ORIENTAL TOTALE
Come direbbe Wanna Marchi, questo numero quattro di Oriental Beat è totale. Totale come le cassette che
mi ascolto in macchina ultimamente: “Apocalypse Dudes” dei Turbonegro e “Rock and Roll” dei Motorhead
sullo stesso nastro del primo album dei Clash... I Turbonegro tornano per un breve tour: Svezia, Norvegia,
Germania? Si sta organizzando un pulmino con il Comune di Limbiate per raggiungere Euroboy e amici.
Evento del secolo: Luca mio cugggino che parla di calcio mercato con Spillo Altobelli! Ebbene si, Luca è
entrato nel giro che conta e si appresta a diventare manager della Salernitana. Ora che Oriental è stata
recensita positivamente ovunque conto di fare 1000 copie. Vi sto prendendo per il culo scemi. L’altro giorno
ho letto su un vecchio numero di The Punk che la tiratura della fanza in questione era 500 copie. Ma a chi
cazzo le vendi 500 copie di una fanzine? Io faccio tra le cento e le 150 copie, ne regalo 120, ne perdo 10, ne
vendo altre 20. E’ per questo che ora metto la pubblicità, tanto più che non posso neanche fare le fotocopie
gratis... Comunque ringrazio gente tipo il Metius degli STP o Andrea Valentini che hanno provveduto a
mettersi in contatto con il sottoscritto. Valentini ha beccato il mio indirizzo da qualche parte e mi ha scritto
per chiedermi la fanza. Una cosa che in pratica non fa nessuno. Pseudo punk compresi. Addirittura il Metius
mi ha mandato una mail dai toni a dir poco entusiastici offrendosi per un intervista! L’intervista se l’è meritata
e ne è uscito un capolavoro. L’idea è quella di coinvolgere in questa fanzine gente che ha qualcosa da
dire. Gli altri mi fanno pena. Ecco perché ho chiesto al Porna di scrivere la recensione del concerto degli
Hard-Ons; sapevo che gli australiani sono uno dei suoi gruppi preferiti (insieme a Slayer e Ramones) e che
quindi avrebbe raccontato un sacco di cose interessanti. Poi ho confermato a centrocampo Massilanciasassi,
davvero un fuoriclasse nello scrivere di punk rock. Avrebbe dovuto scendere in campo anche Manuel Cossu
che però ha smarrito la recensione dell’album di Joey... Gli ho chiesto di rifarla, ma mi ha risposto che non era
abbastanza lucido! I Ramones fanatics leggono Oriental Beat comunque. Come mi disse tempo fa lo stesso
Manuel: “Oriental Beat: la fanzine del cuore”. Sto già scrivendo l’editoriale anche se non è ancora arrivato il
pezzo grosso: quattro chiacchiere con Alex Vargiu. Il romano ha risposto al mio appello dicendosi realmente
interessato alle domande, ma poi è sparito. Speriamo si faccia vivo nei prossimi giorni... (l’intervista c’è!).
Sappiate che se avete in mano questa fanzine è anche grazie a Andrea Giovanni Bertolasi che la impagina
e cura il sito; lo spazio internet è ancora in fase di allestimento, ma l’idea è quella di metterci le foto e alcune
cose che, per un motivo o per l’altro, non compaiono su questi fogli. Null’altro da dire. Ciao arrivederci.
CAZZI MIEI
Queste righe raccontano più o meno quello che mi è successo negli ultimi quindici giorni (ossia dall’uscita di
Oriental Beat #3 alla fine del festival di San Remo). Come saprete tutti avevo distrutto la macchina di famiglia;
beh, mi sono/abbiamo comprato una Fiat Tipo usata. I Derozer cantano “pacco che pacco quest’auto è
proprio un pacco...”, io il pacco non dovrei averlo preso. Ma si sa, un’auto usata è sempre usata... Finalmente
ho cambiato casa; ora la famiglia Bisceglia abita in centro a Limbiate e ieri sera ho già incontrato degli zarri
paura che popolano la piazzetta qui sotto. Io li ho visti che con la macchina in corsa aprivano la portiera.
Speravo scaricassero un cadavere oppure trascinassero uno sfigato, ma niente di tutto ciò. Solo buffoncelli.
Ovviamente la fase precedente all’entrata in una casa nuova è il trasloco. Dio cane che fatica. Ho imparato
una cosa: quando acquisti un appartamento nuovo di zecca scordati che l’ascensore funzioni perché viene
azionato solo dopo che tutti gli abitanti sono entrati a casa loro. Quindi i divani e i frigoriferi te li devi portare in
spalla. Ora impieghiamo un pò di tempo per descrivere l’abbigliamento di mio cugggino Luca durante questi
giorni di lavori forzati. Nei primi due giorni ha indossato la sua sobria tuta dell’Italia guadagnata coi punti
dell’IP. Il meglio è arrivato al sabato. Pantalone della tuta Adidas nero con fasce arancioni, telefono cellulare
attaccato alla cintura-ma dato che con la tuta la cintura non va bene, il cellulare era attaccato all’elastico della
tuta. Adesso tenetevi forte. Maglietta della salute bianca e sopra serafino (gli ignoranti tra voi sappiano che
tale capo d’abbigliamento è una maglietta di cotone con bottoni sul collo) aperto. Luca orgoglioso mi faceva
notare anche la sua pettinatura tipo albanese sbarcato a Brindisi. Luca è un grande perchè ha lavorato duro e
quando un pazzo limbiatese (vi assicuro che a Limbiate di malati di mente ce ne sono tanti, qui avevamo una
clinica psichiatrica) gli ha chiesto: “ma cosa state costruendo?”, lui gli ha risposto: “un centro commerciale”.
Questa è la mentalità che mi piace. Centri commerciali ovunque, in culo ai Punkreas (se non capite a cosa
mi sto riferendo dovete ascoltarvi “Sfratto”) e viva Carcarlo Pravettoni, la mente più lucida del capitalismo
italiano. A parte gli scherzi, quando tirerò fuori il mio trattato di scienza politica e affini vi parlerò anche dei
centri commerciali, oltre che dei gruppi di interesse, della NATO, di Silvio Berlusconi... Quest’anno sono
riuscito a seguire l’inizio del Festival di San Remo e buona parte della puntata finale. Felice che siano stati
premiati i Matia Bazar perché il tastierista ha rispolverato la vecchia pianola a tracolla che usava il buon
Sandy Marton. Piccola digressione temporale: qualche hanno fa Sandy Marton ha intervistato per Italia Uno
Bettino Craxi, uno scontro tra titani in pratica. Seconda al Festival è arrivata Alexia che porco dio spacca
veramente anche quando non canta “ti amo, ti amo, i love you”... Terzo Gino Paoli che acchiappa sempre
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- andatevi ad ascoltare la sua collaborazione con i Bluebeaters. Tutti attendevano un duello Benigni vs.
Ferrara che ovviamente non c’è stato. Il comico ha detto che Pippo Baudo ha il cazzo finto e i capelli veri e
che Silvio Berlusconi più semplicemente non ha il cazzo per niente. Poi Benigni è partito con una scarica di
buonismo esagerato. Non so ancora se mi ha convinto o no, però la canzone che ha cantato mi è proprio
piaciuta. Io mi chiedo: ma perché il festival non l’hanno presentato direttamente la Ventura e Fiorello? Dio
cane, i dinosauri della televisione italiana non si estinguono mai. Le due bonazze ignoranti m’hanno rotto
i coglioni: l’anno prossimo a presentare il festival ci vado io e, al posto della Arcuri e di quell’altra, porto
la mia fidanzata e la sua amica che oltre a essere fighe sanno anche l’italiano. Chiaramente se ho visto il
festival significa che non sono andato al concerto dei Darlington, ma pazienza. Certo, un gruppo che intitola
un disco “Louder Than Morrisey” merita comunque. Incompetenti che non siete altro, “Louder Than Bombs” è
un album degli Smiths e Morrisey era il cantante di questi. Se vi capitasse di accendere la radio sintonizzatevi
sui 96.1 di Radio Disc Jockey; se siete svegli avrete notato che le iniziali sono DJ, come Radio Dee Jay.
E’ infatti Claudio Cecchetto il padrone di questa emittente dedita esclusivamente al sound degli anni 70 e
80. Richie Family, Boney M., Tracy Spencer, Rick Astley... Una goduria poi quando trasmettono Blondie e
Bangles! Invece ho beccato un paio di cose interessanti su “Patchanka Live” di Radio Popolare. Un live de I
Giardini Di Mirò di cui avevo parlato nella recensione de La Mini nel numero scorso. Le mie previsioni sono
state ovviamente confermate: i Giardini Di Mirò non fanno per me, troppo intellettualoidi... Un pomeriggio la
mia morosa mi ha chiamato dicendomi che c’erano i Bad Religion. Eccitazione. Jay Bentley intervistato e
valanga di canzoni dall’ultimo CD. “The Process Of Belief” è un titolo riferito al processo di apprendimento
che non è naturale, ma determinato dalla cultura dominante. Jay spiega sta roba e poi dice che il Bentley
di vent’anni fa non crederebbe minimamente al Bentley di oggi... Definitivamente impazzito ho partecipato
a delle conferenze sul rock. Non vi sto prendendo per il culo sta volta. La prima era su rock e politica
e il relatore ha fatto ascoltare “Holiday In Cambodia”. Io che sono uno scassa cazzo sono intervenuto
immediatamente raccontando l’aneddoto della Levi’s e di Biafra, ma le mie parole non sono state comprese
forse... Minchia che palle, alla fine hanno messo su anche “Imagine”. Invece il giovedì seguente c’era un
tipo che suonava la tastiera negli Area, band storica del progressive italiano. Il ragazzone ha detto che
quando hanno messo in piedi il gruppo volevano spaccare il culo a tutti. Come premessa è ok. Dopo ha
citato Tommaso Labranca che nelle sue teorie sul trash parla anche di alcuni gruppi dei ‘70 come i Jetro Tull.
Trash non è il prodotto, ma il procedimento per giungere ad esso. Il tastierista degli Area finisce purtroppo
per perdersi in cazzate come il jazz e la musica etnica. Per aprire la serata ha fatto ascoltare “Satisfaction”
degli Stones suonata da Otis Redding e a un certo punto ha messo un pezzo degli Area intitolato “Lobotomia”
che ti spacca i timpani e porco dio. Ha detto che era un brano creato per distruggere. Evidentemente
qualche intuizione geniale l’hanno avuta anche questi fricchettoni... Data la delusione precedente, con
questo hippy mi sono risparmiato uscite geniali. Però una professoressa si diceva preoccupata per l’assenza
dell’avanguardia al giorno d’oggi e una ragazza scema -che la scorsa volta aveva richiesto un brano di
Hendrix o Santana- si chiedeva dove andrà a finire il rock e, per essere attuale, invitava a resistere... Mi
sembra sia tutto per ora. Solo cazzi miei per sempre.
MUSIC AGAINST NATIONS
Oggi sono rimasto sconvolto all’ascolto di una cassettina regalatami da Andrea Giovanni Bertolasi; si tratta
di una compilation di pezzi inviatagli da Tommaso Labranca, autore del libro “Andy Warhol era un coatto”. Si
parte alla grande con un brano di Michele Pecora, “Era Lei”, in cui l’autore canta “innamorarsi è perdere la
libertà” e poi va con un ritornello da Festival Bar di qualche decennio fa (ultimamente ho trovato il sette: vinile
rosso e aereoplanino che trascina il nome!!!). Dopo è il turno di Wanna Marchi con il brano “D’accordo” che
grida “nella vita non contano i soldi, cosa conta? nella vita conta l’amore!”. Certo che i soldi che ha rubato
sicuramente li ha dati ai poveri per amore... Ovviamente tutto ciò su una base tipo “Jovanotti For President”.
A proposito, probabilmente farò un numero di Oriental dedicato esclusivamente a quell’album di Lorenzo
Cherubini. Dovreste ascoltarvi Milly Carlucci che canta “Now Or Never”, “o Sole Mio” mezzo in italiano e
mezzo in inglese su una base suonata con la pianola Bontempi. Vi ricordate Mauro Repetto, la vera anima
degli 883? “Voglia di Cosce e di Sigaretta” è un suo pezzo solista. “Ste cameriere cerbiatte puttane” è un
verso niente male. “Culi e coriandoli di calze e tacchi” mi sembra una bella immagine... Questa canzone è
un opera d’arte di strada. “Due banditi senza baci né soldi, pellegrini in questa città con una fame di Baggio
è forte”. Chi? Mauro Repetto e Nikki, si quello de “L’ultimo Bicchiere”, sono sicuro, si tratta di lui. Sapete da
dove è stato preso l’inno di Forza Italia? Dall’inno dell’Unione Sovietica. “Forza Italia per essere liberi, per
fare e per crescere”. Altro che orgoglio Oi!, i seguaci di Silvio si che sono orgogliosi di appartenere al Partito.
Patrizia Pellegrino ci ha regalato una bella “Bang”, “all’improvviso ho visto il mondo girare e ho fatto bang”.
“Il cuore ha fatto bang, che botta”. Siamo molto vicini a certi brani alla Heather Parisi. Ombretta Colli oltre a
essere la moglie di Giorgio Gaber è anche Presidente della Provincia di Milano. “Io C’ho Paura” è sua: “una
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donna non è mica un oggetto...” e “Mario vuole che vada a sentire la musica da lui, io c’ho paura, io c’ho
paura”. Francamente di una appartenente a Forza Italia Presidente della Provincia che canta ste cose io
c’ho paura. Il lato B si apre con “La Ballata di Fantozzi”: “sveglia e caffè, barba e bidet, presto che perdo il
tram”, “crocefisso in sala mensa no...”, “per il megadirettore galattico... una bella poltrona in pelle umana...”,
quella del ragioniere. Fantozzi fa rima con strozzi, “come strozza bene lei!”. Insomma, un classico. “He asked
me, parlez vous francais?” è un pezzaccio dance a firma Baccora. Ma ora veniamo al vero brano cult della
compilation. Andrea Giovanni mi aveva messo al corrente dell’esistenza di questa canzone facendomene
leggere il testo pubblicato dalla fanzine Abastor. “Muscolo Rosso” di Cicciolina, un singolo rarissimo con
prezzi molto alti sul mercato dei collezionisti. Se non sbaglio una versione autografata veniva venduta a
250.000 lire... “Voglio il cazzo vestita di pelle, il cazzo più duro del muro, il cazzo nel buco del culo, il cazzo
che mi sfonderà insieme a me schizzerà”, questo è il ritornello. Ora prendete i vostri dischi di GG Allin
e vendeteli per comprarvi questa chicca. “Tu che sembri un manichino, tira fuori il cazzo tuo, ti faccio
un pompino”. A Cicciolina risponde Felice Caccamo con “Gira La Palla”, ma è poca roba rispetto alla
gemma precedente. Degna di un certo interesse è invece “Camicia Verde” di Sergio Bosato; atmosfere
celtiche per l’inno della Padania, popolo di deficienti. “verde negli occhi miei... verde di rabbia del figlio
del regime...”. “Verde speranza... senza arroganza, ma con sapienza...”. La Lega Nord muoveva pesanti
accuse a Berlusconi in parlamento anni addietro, ora è lì a farsi prendere in giro dal Cavaliere di Arcore.
Poi, movimento anti Roma per eccellenza, ora è alleato con Gianfranco Fini, vecchio gallo del Fronte della
Gioventù. “Verde che ispirerà il popolo sovrano?”, ma imparate l’italiano. Scusate, mi sono lasciato andare...
Penultimo gioiello della cassetta è un pezzo dance di Sener Arica, credo il Double You delle piramidi - come
direbbe mio cugggino. Per certi versi è accostabile ad Abr Diab, noto agitatore delle notti di Baghdad, ma
questo Sener mi sebra più hardcore. Porta il dolce in tavola Wilma De Angelis con “Una Sera Al Pam Pam”.
“al Pam Pam,, al Pam Pam, ore liete si trascorreran’...”
IO, LA TELEVISIONE E QUELLO CHE CI CIRCONDA
Il bello della tele è che col telecomando le togli la parola quando vuoi. Comandi tu. Per fortuna. In questi
giorni mi dà più fastidio del solito; in giro c’è un sacco di odio, ma la mattina sullo schermo ci sono solo belle
signore che parlano di spaghetti e santi guaritori. Cambiando orario i programmi sono diversi, ma la sostanza
non cambia. Tutti vogliono essere ricchi sfondati e allora ecco Gerry Scotti che ti fa diventare milionario. Che
sorrisi del cazzo. Io non sono per niente serio e neanche incazzato con il mondo; l’ho già detto prima che
con un colpo di telecomando fai quello che vuoi. E la TV non si accende da sola. Però oggi ho letto la lettera
di La Malfa (un politico vecchio, credo ex repubblicano) al Corriere in cui si lamentava del Blob della sera
precedente. In pratica hanno trasmesso, tra tette e culi, immagini dell’olocausto seguite da sprazzi di guerra
in Palestina. Il politico è indignato per l’accostamento dell’azione militare israeliana al massacro nazista e si
dice preoccupato per il potere persuasivo della tele che potrebbe convincere gli italiani che gli israeliani si
stiano comportando come i tedeschi dello zio Adolf. Allora fin quando in televisione ci sono solo soldi e culi
(cose che adoro, sia chiaro) tutto va bene, se invece viene trasmessa la disperazione c’è da preoccuparsi.
Il problema non sono Michele Cucuzza e Gerry Scotti che poveracci fanno il loro mestiere. Il guaio sono
quelli che li strumentalizzano, proprio come tenta di fare La Malfa (ma come lui ce ne sono migliaia). Tutti
sanno che l’olocausto è stata una triste cosa e che i raid israeliani (questo purtroppo non lo sanno proprio
tutti perché è storia recente) sono una faccenda ugualmente triste, ma di altra natura. Ma sono, ripeto,
ugualmente tristi. Invece le tette e i culi sono allegri. Non è che per caso, prima di tutto, ai tipi di Blob interessa
sottolineare questo aspetto del mondo, senza stare a pensare troppo a Hitler? Per entrare nello specifico
della guerra tra Israele e palestinesi dico solo una paio di cose, anche perché è una storia che non finirà
mai. Subire uno, due, tre attentati al giorno deve essere esasperante. Gli israeliani di destra (ma anche i
più progressisti, vedi Peres) non ce la facevano più e sono andati all’assalto. Sbagliando ovviamente tutto
perché è impensabile fermare il terrorismo andando a uccidere con i tank. Come potete ben vedere Hitler
non c’entra niente perché in questo caso non c’è nessun “Mein Kampf” di mezzo. Comunque una delle
grandi cazzate fatte dall’esercito ebraico è stata quella di numerare i prigionieri, proprio come fecero i nazisti.
Per quanto riguarda i palestinesi c’è da dire che hanno diritto a un loro stato, tanto più che sono di più
degli israeliani. Questo non significa però avere l’autorizzazione a farsi saltare in aria nelle discoteche e
nei ristoranti, e secondo me Mr. Arafat è un bel pò responsabile di questo. Spero di avervi rotto i coglioni
abbastanza.
???
Henry Fiat’s Open Sore - “Hits Mot Folkgrupp” - Ken Rock Rec:. 4,5 euro. Hives - “Main Offender” - Sweet
Nothing Rec: 5,50 euro. Manges - “Mandy” - 608 Kisses: 4,5 euro. Hellacopters - “City Slang” - Munster Rec:
5,50 euro. No, non ho cominciato a usare Oriental Beat come mezzo per vendere dischi, questo è solo un
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estratto del catalogo Incognito, una immensa distro crucca con prezzi ragionevoli. Pubblicità? Macche! E’
che l’altro giorno Enrico mi ha detto che qualcuno ha avuto da ridire sul prezzo (4 euro, circa 8.000 lire)
del 7” degli Stinking... Allora, tranquilli e vediamo un pò che si può dire a proposito. Direi che nel 2002 si
può smettere di pensare che i singoli italiani debbano costare per forza 5.000 lire. Anni fa, quando i dischi
li compravo (pochi a dir la verità) e basta, c’era questa specie di legge che imponeva il suddetto prezzo e
quando uscì il singolo dei Crummy Stuff su una fanza lessi che 7.000 lire erano troppe. Avevo 18 anni e a
18 anni, oltre a volere essere punk nello spirito, sei anche facilmente influenzabile; in cuor mio, nella mia
cameretta, concordai ampiamente col fanzinaro in questione. Due considerazioni: a) ero piccino e non capivo
niente, b) si parla del 1998 più o meno. Ma scherziamo?!? Per essere punk rocker bisogna per forza essere
scemi e perdere soldi? Non sto a fare l’avvocato dell’Outsider Rec. perché non ne hanno bisogno, quindi
acchiappo il discorso alla larga senza presentarvi conti precisi. Far uscire un disco come quello costa una
barca di soldi. Nessuno obbliga nessuno a stampare dischi esteticamente fighi, ognuno spende quanto
vuole e fa quello che vuole. Proprio per questo motivo, se per te un disco venduto a 4 euro è troppo
caro non comprarlo, magari prova a fartelo regalare. Altrimenti non rompere i coglioni con le menate punk.
Personalmente preferisco spendere 2.000 lire in più e avere un prodotto gradevole piuttosto che un vinile
con il centrino bianco e una copertina di carta igienica. E’ vero che è la musica quello che conta, ma io i
dischi oltre ad ascoltarli, li guardo anche - li tengo sugli scaffali come soprammobili. Se poi siete di quelli che
pretendono il sette italiano a cinque mila lire e poi comprate i dischi americani per il triplo, sappiate che Miguel
Basetta vi ritiene dei coglioni di prima categoria. Cos’è, le band italiane sono inferiori alle altre? Avete visto
i prezzi che ho messo all’inizio della column? Un disco degli Henry Fiat costa quel che costa, nonostante la
Ken Rock non sia una label “pettinata”. I prezzi della Munster sono un pò più altini della media, ma avete visto
che confezioni butta fuori? E poi, sapete cos’è l’inflazione? Il pane, la benzina, il latte sicuramente costano
più oggi che cinque anni fa. I dischi invece per voi devono continuare a costare 5.000 lire, per sempre.
Svegliatevi.
CELLULOIDE, FICTION, TV...
Al martedì sera non perdetevi “Carabinieri”! Canale Cinque in prima serata ci spara questa fiction di serie
A; l’orgoglio dell’Arma. Le tette della Arcuri. Un gusto nell’inquadrare il seno della bella che definire trash
è poco, immagino le erezioni dei sessantenni. Una recitazione che a tratti ricorda quella di alcuni miei
timidi compagni alle scenette della scuola elementare. Poi la Candy Candy di turno: Martina Colombari
che se stesse zitta risulterebbe perfino bella nei suoi semplici abiti da catalogo Postalmarket. La moglie
di Costacurta fa l’infermiera figlia del maresciallo, ambita preda sessuale di tutti i caramba della caserma.
Ieri avevamo la puntata natalizia; a un certo punto la Colombari ha estratto da un cassetto della casa della
caserma un bel centrino rosso con pigne e trifoglio che neanche mia nonna ne ha uno così zingaro. E poi che
cazzo ci fa un centrino nel cassetto di una caserma? Poi il papà della Manuela Arcuri ha spedito alla figlia in
divisa una bella spilla a forma di foglia morta. Credo che qualunque donzella in caso di un regalo natalizio del
genere ucciderebbe il padre e poi ne confesserebbe pubblicamente l’omicidio. Guardatelo vi prego, questo
telefilm merita davvero. Un film uscito l’anno scorso che ho affittato recentemente e mi ha divertito parecchio
è “Comunidad”. Un esercizio pulp ambientato in Spagna. Una sfigatissima agente immobiliare entra in
possesso di un tesoro custodito in un appartamento abitato da un cadavere... Peccato che il condominio sia
popolato da sinistri personaggi che vogliono mettere le mani sui soldini; il migliore è il tipo ciccione vestito
da Guerre Stellari che si masturba davanti alla finestra. Un pò di cinismo e qualche scena splatter per un
film che a scoppio ritardato ti lascia qualcosa. Se siete dei veri punk rocker dovete beccarvi “Ho Sparato A
Andy Warhol”. E’ la storia della tipa che ha ferito a pistolettate il maestro della pop art. Tra loser, lesbiche
e drag queen si respira alla grande l’atmosfera drogata di quel periodo. Poi tutto l’arredamento argentato
della Factory era troppo figo. Nella colonna sonora vengono sparate di fila “Kick Out The Jam” degli MC5 e
“Summertime Blues” rifatta dai Blue Cheer! A proposito di Andy Warhol: Rai Tre alle due di notte è riuscita
a trasmettere “Lonesome Cowboy”. Data l’ora assurda sono crollato a metà film (era sabato sera e prima mi
ero bevuto due birre quindi coma totale - se state pensando: “perché non lo hai registrato pirla?” sappiate che
non sono pirla ma ho il videoregistratore rotto) ma mi è bastato vedere la scena in cui due cowboy discutono
di permanente e mash (si, proprio come fanno le vostre fidanzate) per dormire felice. Telepiù ha trasmesso
“Oscenità e Furore”, film documentario sui Sex Pistols. Io - che notoriamente sono figo - lo avevo già visto
al cinema in edizione originale, ma gustarmelo sul divano mi ha fatto apprezzare di più l’intera faccenda. I
Sex Pistols! Serve altro? Loro sono lo spettacolo. Poi se ci aggiungete gli scontri del carnevale giamaicano
(quelli di “White Riot” dei Clash), un dinosauro che mangia un tipo sosia di Bruno Chiodi e il sadomasochismo
ottenete “Oscenità e Furore” a firma Julian Temple. E sempre grazie a Telepiù (e a mi cugggino Luca che
me li ha registrati) ho visto “Selvaggia” e “Casanova”. “Selvaggia” è un porno di lusso con Selen diretto da
Joe D’Amato. Vorrebbe essere un pò in stile giallo, ma non ci riesce perché secondo me un film porno non
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può avere una trama. Chi se ne frega della trama. Comunque Selen qui arriva nei panni di psicologa trovata
svenuta per strada! Molto meglio “Casanova” con Siffredi (modello di vita per mio cugggino che sta pensando
di allestire un sito internet di sole fotografie di cazzi, quindi inviatemi pure le vostre foto che io le giro a lui).
Rocco e sua sorella hanno paura di aver perso il loro fascino e entrano in crisi ricordando i bei tempi. Siffredi
con vestiti d’epoca fa un paio di numeri con una tipa piccina: la gira dalle gambe e se la tromba a testa in
giù! Alla fine tutto torna normale: Rocco si sfonda una troia, ma soprattutto sua sorella si tromba Stalliano
con un bel mullet biondo. La scena che mi ha gasato di più è quella con la segretaria di Rocco e l’amica che
scopano in piscina con un cazzo finto. Tornando invece alla televisione per rincoglioniti vorrei soffermarmi
un attimo sulla figura di Maria De Filippi. Le due tre trasmissioni che conduce sono assurde, ma la cosa
più interessante è la sua presunta relazione con Paola Barale. Non so se vi siete accorti che la Barale
(sfigatissima quando voleva imitare Madonna...) è sparita da Canale 5; beh, pare sia stata silurata da
Costanzo proprio per evitare scandali... La De Filippi lesbica!!! La De Filippi con quel ciccione di Costanzo!!!
Che schifo. Nel programma pomeridiano della Maria ci sono dei bellocci ignoranti tipo quello della pubblicità
della Compagnia delle Indie. Oggi ce n’era uno che si vantava di aver recitato in due film erotici e faceva il
bullo spiegando la differenza tra erotismo e pornografia; però si lamentava della bassezza delle produzioni
e in pratica ha fatto un appello in diretta per partecipare a qualche film più grosso. Sarebbe bello se Tinto
Brass gli proponesse un provino, ma il maestro di “Paprika” e “La Chiave” vuole passare a cose più estreme
quindi... Le tipe di “Uomini & Donne” fanno di tutto per conquistare gli uomini in studio: una aveva in testa
un casco di frutta, un’altra le ali e una sembrava uscita da un porno di serie Z. Quando hanno cominciato a
ballare uno dei bellocci di turno si è messo anche a fare la break dance, ma non era allenato ed è rimasto
bloccato all’interno dello studio. Speriamo non lo lascino lì poverino. Tanto per concludere in bellezza vi
racconto dell’ultimo film che ho visto al cinema: “Panic Room”. La bella Jodie Foster divorzia e va a vivere
con la figlia sfigata (che all’inizio indossa una t-shirt di Sid Vicious!) in un appartamento galattico dalle parti
di Central Park a New York. Dato che sono sfigate, già la prima notte una banda di ladri (sfigati pure loro) va
a render loro visita. Per scappare ai criminali madre e figlia si rifugiano nella claustrofobica panic room, ossia
un bunker nascosto... Capito l’ambaradan? Secondo me fa più paura visto a casa che al cinema. Notate che
il primo furfante inquadrato è il tipo di colore: film razzista? No perché alla fine il negro è il più buono dei tre
ed è l’unico a finire in manette, gli altri due schiattano.
CALIFANO UBER ALLES
Scusate, ma riflettendo sulle mie column su Franco Califano mi sono reso conto di non avervi detto tutta la
verità. Da dove viene la mia infatuazione per il Califfo? Tutto è cominciato un pò di anni fa: Bassa Fedeltà
del maggio 1998. E’ grazie ai Groovers (tra l’altro uno dei due è il Pierpaolo Vettori che ci ha regalato la
versione struggente di “Danny Says” con la rima Dee Dee-book of history) che sono entrato in contatto con il
mondo di Califano e leggendo quell’articolo mi rendo conto che anche il taglio del discorso è simile... Chi se
ne frega. Uno dei maggiori hit di Califano me l’ha passato recentemente mio cugggino che si è comprato da
un marocchino “Stasera Canto Io”, doppio CD uscito recentemente. Ovviamente al disco è seguito un mega
tour ripreso anche dalle TV nazionali; una cronista ha chiesto al Califfo: “Ma Califano ha scritto più canzoni di
quante donne ha avuto?”. Risposta: “Ho avuto più donne delle canzoni che ho scritto”. Sappiate che il Califfo
ha scritto più canzoni dei Ramones; lui ha scoperto i Ricchi & Poveri e ha firmato un grosso successo di
Mia Martini... Ah, tra il pubblico dei concerti c’era anche Rosario Fiorello; ma voi lo sapevate che Fiorello era
cocainomane? Io no. Chi ha vinto il campionato scorso? La Roma. Che squadra tiene il Califfo? La Roma.
Ascoltatevi “Il Tifoso”. Fede giallo rossa. “fino a domenica sono come un uomo in coma, mi può resuscitare
solo la Roma...”. “Lei non sta bene, il pupo c’ha la bua? A lei le passa, il pupo so’ cazzi sua!”. La signora
Califano sa però come conquistare il suo uomo: “me fa eccita’ a parlare della Roma e quant’è boia quando
si mette addosso quel tanga mezzo giallo e mezzo rosso... “. Qualche metafora calcistica? “Le faccio una
discesa tra le tette, e glielo vado a buttare sotto al sette”. “Manco chiudo gli occhi. Lei si sveglia e con la
mano cerca, trova e piglia. E ricomincia: Grazie Roma! Ma te ne vai affanculo?!? Che sei scema?!?... Gli
inquilini si sono rotti il cazzo de grazie Roma e della formazione...”. Purtroppo la sconfitta. “Falcao era un
gatto che faceva miao!”. “La Roma ha perso? Che, è colpa tua?”. Califano porta la moglie al ristorante. Un
uomo. “Pensavo l’Europa o morte... ma ce li avrà i soldi Ciarrapico?”. Se non l’avete ancora fatto, leggetevi
“Il Cuore Nel Sesso”. Consiglio di Basetta.
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L’ORA DI ITALIANO
Ho ripescato questa poesia scritta da me in quinta elementare
e ho deciso di proporvela. Spero vi piaccia...
Ok,
le cose vanno bene oggi
va bene
ho sparato a Andy Warhol stanotte
così,
se volete sapere come fare il rock and roll
mi dispiace,
ma è troppo tardi!
e mi sento bene
perché ho nascosto il suo corpo
e si,
ho ucciso Andy Warhol stanotte...
Dedicata a quelli che non capiscono un cazzo e a quelli che credono
di avere capito tutto. Ah, quasi dimenticavo; la maestra mi ha messo “bravissimo”!
GLI HARD-ONS E IL PORNACCHIONE
Questa è la recensione dello show degli Hard-Ons del 16 febbraio al Perché No? di Verbania. Dato che è
troppo bella ho pensato bene di inserirla qui invece che tra tutte le altre. Sapete, io nel 1993 avevo solo
quattordici anni e ascoltavo i Sepultura, i Ramones e i 99 Posse... Il Pornacchione andava già a vedere gli
Hard-Ons! Alla fine del suo racconto Porna si sbilancia dicendo ciò che per lui è punk (questo concerto) e
ciò che non lo è; concordo pienamente con lui anche se non c’ero. Il Porna è un vero fan degli Hard-Ons, il
Porna, come già detto un’altra volta, è un vero punk rocker.
(Pornacchione) Gli Hard-Ons sono uno dei miei gruppi preferiti, di sicuro nei primi cinque della mia scaletta
(ciao Manges!) personale, se non addirittura secondi dietro ai Ramones (ciao Manuel!), a seconda del periodo. Che cosa rappresentano gli Hard-Ons per me? Molto! Nel ‘93 (quando li ho scoperti) riuscivano a farmi
sognare spiagge assolate, party della madonna, tipe fighissime e facili, quando invece avevo campi di granoturco e boschi, feste patronali, tipe cessose e paolotte. Sono stati la colonna sonora della mia prima vacanza
in Spagna- dove ho messo in pratica i loro testi- e del periodo più divertente e spensierato della mia vita. Dei
grandi in tutto, nella musica (ovviamente!), nel look, nelle copertine dei dischi, nella loro grandiosa attitudine
e anche nella loro immensa tamarragine. Quindi non potevo perdere l’occasione di vedermeli per la quarta
volta, dopo Padova nel maggio 2001. Appena ho visto l’interno del Perché No?, ho capito che per il sottoscritto sarebbe stata una serata fantastica, perché (No?) la saletta adibita a concerto era piccola e il palco
praticamente inesistente. Arrivano gli Hard-Ons e si confermano dei grandi perché si ricordano di me dopo
otto mesi, mi salutano e sono felici, e io con loro! Per tutta la serata si cercherà da entrambe le parti di
arrivare al dialogo, ma la non comunicabilità stroncherà ogni tentativo anche se voluto. Novità importante è
la defezione del batterista/cantante storico Keish che secondo il sottoscritto influirà sul concerto e sul futuro,
non solo a livello musicale. Arriva il merchandising ed io inizio a sudare per l’emozione nel vedere tanti tesori
di fronte a me. Non so cosa comprare e quanto spendere e quindi trascino nelle mie paranoie chi mi sta
attorno. Alla fine scelgo e compro un mega felpozzo con teschiazzo posteriore e forse i primi due sette pollici,
costringo i miei amici negli acquisti a me più convenienti e alla fine, dopo aver risolto il grande dilemma, mi
sento libero e aspetto felice l’inizio del concerto. Iniziano i Killjoint che io non vedevo da una cifra di tempo.
Di loro mi ricordo che erano uno di gruppi più sputtanati per via della musica e della loro attitudine. Beh, la
musica può essere soggettiva, ma i ragazzi con cui ho parlato stasera non mi sembravano affatto dei tipi
che se la tirano, anzi erano ben disposti a parlare soprattutto dei bei tempi andati, tipo il concerto degli HardOns -gruppo che loro seguono da sempre- del ‘93 all “Sforzesca” di Vigevano. Il loro concerto come è stato?
Ma forse mi esaltavano di più una volta, quando erano più “blasfemi”, mentre stasera mi sembravano più
scontati, ma forse ero io che ero impreparato. Breve pausa per dare il tempo agli Hard-Ons per prepararsi ed
io, ammetto, sono caricatissimo. Non vedo l’ora che inizino perché ho voglia matta di scaricarmi con le loro
canzoni, dopo una settimana particolarmente stressante di lavoro. Arrivano sul palco e l’immagine è la solita:
il chitarrista (e adesso cantante!) Blackie è con i soliti bermuda, maglietta, scarpe da tennis basse e capelli
lunghi, mentre il bassista Ray è in jeans (una volta aveva i pantaloni di velluto!) e maglietta, ma stranamente
non è a piedi nudi come in tutte le altre occasioni in cui li avevo visti! Il nuovo batterista è a torso nudo e
pantaloncini (che a fine concerto fumeranno per il troppo sudore). Iniziano a suonare e d’istinto mi tuffo come
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un suino morto sul pubblico nella saletta - risulterà essere il primo tuffo della serata! Sono stato io! Si proprio
io! Wow che figo! Parte così il marasma di spintoni, tuffi e canti in coro che andrà avanti per tutto il concerto,
un pò di casino tra amici, ma un casino non tamarro -se non fosse per qualche colpo alle spalle di Lavinaro
(Ignoranti & Fieri ‘zine). Eccoli lì gli Hard-Ons sul palco che si sbattono e si divertono come sempre dopo una
cifra di anni che sono in giro e anche in un posto piccolo come questo, loro che in passato hanno suonato nei
palazzetti con gruppi famosi e davanti a tanta gente. Le canzoni proposte stasera provengono da quasi tutti
gli album che gli Hard-Ons hanno fatto, anche se per il sottoscritto quelle provenienti dai primi quattro album
hanno un valore musicale/affettivo più forte rispetto alle altre. “Where Did She Come From”, “Don’t Wanna
See You Cry”, “I Do I Do I Do”, “Sit Beside You”, “What Am I Supposed To Do” e “Something About You”
hanno dato vita a un mio karaoke personale che mi ha lasciato letteralmente senza voce a fine concerto. Sia
al Tunnel nel ‘99 che a Padova e stasera, nonostante le mie richieste, le mie preferite “Throw It In” e “Missing
You/Missing Me” non sono state eseguite. Peccato. Hanno però fatto una canzone nuova di cui non conosco
il titolo che mi è piaciuta parecchio in cui, secondo il mio orecchio pre-diluviano, sono riusciti ancor meglio
a convogliare e a dosare nella giusta maniera le molte influenze musicali del gruppo. A fine concerto scatta
il momento del ripiglio e del sorseggiamento delle ultime birre prima del viaggio di ritorno. Lavinaro intanto
regala a Blackie le foto fatte con loro a Padova, lui ringrazia e Lavinaro prendendo la palla al balzo gli dice
che per contraccambiare può mettere le foto fatte con noi sul prossimo disco, lui sorride, prende la foto
e copre tutti tranne che me e dice che metterà soltanto me! Il Pornacchione può così sognare per cinque
secondi! E’ il momento di andare ed iniziano così i saluti al gruppo, ai roadie che già conoscevo e agli amici,
non prima però di aver fatto fumare a Ray e al batterista una canna con il Messicano. Torno così bello
caricato e felice alla Base Madre di Cantù, contento di aver visto un vero concerto punk dal punto di vista
attitudinale e cioè sincero, schietto e altamente energetico alla faccia di tutti quei gruppi e concerti di plastica
che vanno alla grande adesso, che potranno anche suonare e credere di essere punk, ma alla fine sono solo
dei fighetti modaioli!!! Concludendo, voi potreste dire che io non capisco un cazzo di punk, io vi rispondo che
voi non capite un cazzo di musica!!! Sucatemelo stronzi! Porna Fucks.
PLAYLIST PRIMAVERA 2002
REVOLVERS - A TRIBUTE TO CLICHES - il titolo la dice tutta...
DRAGONS - ROCK LIKE FUCK - avete presente il rock and roll?
TRAVOLTAS - DO IT AGAIN - andranno su MTV?
MANGES - RUMBLE IN CHINATOWN - New York, Miguel sta arrivando
TURBONEGRO - APOCALYPSE DUDES - I got nothing to lose
NEIL YOUNG - HEY HEY MY MY - rock and roll will never die
BASTET - LOVE BUG - faranno un disco col produttore dei Poison...
JOEY RAMONE - DON’T WORRY ABOUT ME - I got knocked down, but I’ll get up
IL RAS DEL QUARTIERE - altro che “Puerto Escondido”...
VELVET UNDERGROUND - LIVE AT MAX’S - una goduria
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Alex Vargiu è un personaggio “storico” del punk italiano. Agli inizi degli anni 80 suonava il basso nei Bloody
Riot, band romana tornata (e immediatamente sparita) sulle scene l’anno scorso per qualche concerto
“promozionale” (era uscita la loro autobiografia), e durante i ‘90 ha fatto dei dischi assurdi con i Bingo. Devo
ammettere che Vargiu mi ha sempre affascinato, tanto più dopo la lettura delle sue parole nel già citato libro dei
Bloody Riot. Qualcuno mi aveva detto che Alex non avrebbe mai risposto alle mie domande; come potete ben
vedere l’intervista l’abbiamo fatta e Vargiu ha raccontato un bel pò di cose interessanti.
1. Dunque, devo cominciare con le scuse per avere acquistato solo di recente “Close Up”. I singoli dei
Bingo li ho consumati, poi vi ho lasciato da parte per un pò. Perchè un disco così tosto ha impiegato
secoli per uscire? Tanto più che la band è morta prima della sua uscita...
Alex: Siamo entrati in sala verso la fine del ‘97 con l’intenzione di registrare una ventina di brani, cinque dei quali hanno
visto la luce nel singolo della Rapid Pulse, e sulla compilation
della Hate Records, gli altri sarebbero serviti per il nostro album, sennonché mi sono accorto che a forza di scorrere su e giù il nastro, rimaneva sulla testina del registratore parte dell’ossido magnetico dove sono contenuti
i dati analogici, in poche parole avevo comprato un nastro di merda che si smagnetizzava ad ogni ascolto. In
un primo tempo credevo che fossero le mie orecchie, avevo bevuto come al solito, ma la qualità della dinamica
diminuiva troppo di frequente, e mi ero rotto il cazzo di ritoccare l’equalizzazione, cercando di non lasciare
che il tecnico del suono prendesse il sopravvento, ho fatto la cosa più banale, prendere dell’ovatta con dello
spirito e pulire la testina, cazzo era piena di merda! In conclusione sono arrivato a riversare le singole tracce
da analogico in digitale, ma il prodotto era ormai sfinito, ed evidente era la differenza di qualità tra i pezzi
sulla compilation e quelli del singolo mixati per ultimi, quella roba era diventata così disgustosamente lo-fi che
quando sono uscito dalla sala a notte inoltrata, così deluso e sconvolto, credo di aver lasciato i nastri in una
cabina telefonica, anche se solo da un paio d’anni mi sono accorto con certezza di averli persi. Comunque
dopo qualche mese ho scelto un’altra sala e finalmente abbiamo registrato l’album, ma i problemi erano dietro
l’angolo. Quando la settimana dopo vado per mettere la voce, il fonico parte per un tour, passano i mesi e gli
altri della band mi pongono una condizione; firmare un contratto con un produttore che non aveva mai ascoltato
i Bingo, e so per certo non ha mai ascoltato un disco di new wave. Non sto qui a farla lunga su un personaggio
molto discutibile, ma del quale non mi frega un cazzo, mi dispiace per Manolo ed Alessandro che hanno creduto
che fare del punk rock in Italia, per giunta in inglese, potesse essere solo una fonte di guadagno, mentre io
già mi vedevo derubato dei brani, o costretto a pagare cifre enormi per registrazioni fatte in studi costosissimi.
Come era successo ai Trancefusion che si sono fatti scippare quello che senza dubbio sarebbe stato il miglior
album di punk n’ roll Italiano, cazzo, sarò paranoico, ma a certe promesse non ho mai creduto, sono troppo realista e conosco il modo per diventare un musicista professionista in questo paese di merda. Così sono rimasto
solo e senza un motivo per concludere le registrazioni. Ho sempre creduto che una band si costruisce intorno
ad un rapporto di amicizia e quando ciò viene meno sia impossibile continuare, sarò un idealista, certamente
vivendo alla giornata sono sempre pronto a mandare tutto all’aria, senza rimpianti. “Close Up” non sarebbe
mai uscito se non mi avessero convinto, dopo estenuanti discussioni, quei pochi amici, come Pierluigi Bella,
Luca Olla ed altri che hanno creduto fosse giusto far ascoltare un disco che tutto sommato in alcuni brani è
formidabile.
2. Il bondage: passione, ossessione, depravazione o cos’altro?
Alex: Solo un gioco, una mascherata divertente, come un carnevale per adulti: “I don’t know wrong from right,
I’m a boy full of romance, but all day and all night, I’ve got a pain in my pants”... queste sono le mie strofe in
“Exorcise my cock”.
3. Che ne pensi degli Homoplastik che hanno scopiazzato la vostra copertina per il 10” “Livin
Bondage”?
Alex: Dovresti chiederlo a loro se realmente si sono sentiti ispirati dalla copertina dell’album dei Bingo. Io trovo
una notevole differenza, se osservi le foto di “Close Up” il maschio è sottomesso, al contrario delle immagini
del disco degli Homoplastic. Non ho mai parlato con Matteo Donda delle nostre copertine, ma credo che ci
sia una sostanziale differenza di finalità nella scelta delle immagini. Per quanto riguarda il mio disco, nei testi
di alcune canzoni come “Telephone addict” “Love for idiot” e “Jerkin’ around” il maschio è un povero idiota
che confonde il sesso con i sentimenti, succube di sogni erotici, un romantico che si innamora delle prostitute.
Ho trovato divertente esaltare questo aspetto con delle immagini dirette anche se concettualmente il titolo
dell’album sintetizza un sentimento di frustrazione in senso lato, non solo sessuale.
4. Oltre alle mille band della capitale dedite al 77, c’è qualche band in Italia che ti piace?
Alex: Questa è una domanda che non sopporto. E’ ipocrita tirare giù una fila di nomi cercando di non fare torto a
qualcuno. Per questo motivo voglio fare un solo nome, il migliore, il gruppo che da quattro anni mi fa emozionare
ALEX VARGIU
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ogni volta che l’ascolto, ovvero i Chronics di Bologna.
5. Che dici, il punk rock italico sta meglio ora di vent’anni fa?
Alex: Economicamente é molto meglio ora che prima, si viene pagati per figurare come un gruppo punk sul
manifesto. Vent’anni fa quel termine veniva usato dalla maggioranza del pubblico e dei cultori della musica per
giudicare con disprezzo chi non era un virtuoso dello strumento. Ma ora che il rock per le masse è degenerato, ed
anche il rumore ha trovato un suo pubblico, sarebbe ragionevole ridefinire il termine punk, che secondo me trova
la sola ragione di esistere per un uso della catalogazione di un genere musicale. I posti dove fare concerti sono
diversi da prima, l’approccio con il pubblico di conseguenza è cambiato, suonare in una discoteca pub e sedersi
ad un tavolo a fine concerto e bere tranquillamente una birra non è la stessa cosa come salire su un palco dove il
pubblico si aspetta del blues spaccapalle o della musica popolare con chitarre acustiche e tamburelli. Per questo
immaginare qualcosa che abbia avuto la capacità di cambiare in meglio dopo tanto tempo, è come figurarsi un
parente malato dopo vent’anni di cure, un corpo morto e defunto che torna in vita come uno zombie. E’ insensato
un paragone solo per quattro dischi in comune, credo che gli stimoli che spingono un ragazzo che vent’anni
fa non era neanche uno schizzo di sperma a formare un gruppo di punk rock siano molto diversi da allora.
Credo che i ragazzi di oggi stiano vivendo una realtà tutta loro, o perlomeno lo voglio sperare, perché odio le
persone nostalgiche quanto gli incontinenti di retorica, e sono dell’idea che non sia necessario ed utile fare paralleli
soprattutto nei loro confronti. Non faccio parte di quella schiera di parassiti, pedofili, che amano plasmare le giovani
menti dei pischelli. Se io fossi un minorenne non darei retta a chi ha più di trent ‘anni, e mi sentirei molto incazzato
ad essere paragonato a qualcosa di vecchio e sepolto.
6. Domanda d’obbligo: che ti è rimasto dei Bloody Riot? Io ho visto un pezzo del vostro ultimo show a
Milano e devo dire che è stato pauroso... Aneddoti a riguardo?
Alex: I Bloody Riot non sono riusciti ad essere quel che avrei voluto, e per questo non mi è rimasto niente. Gran
parte del materiale pubblicato è stato composto da Lorenzo, mentre io, quando ho capito che l’hard core tirava
molto e che Roberto non riusciva a cantare i miei pezzi stile settantasette, mi sono fatto indietro. Era inutile
scimmiottare i Pistols, questo era il concetto deterrente per quelli che come me erano un po’ indietro con i tempi,
magari copiare i Clash era più conveniente, visto che la sinistra si era accorta che il punk poteva far comodo per
recuperare consensi, ma il gruppo è nato con la volontà ben precisa di manifestarsi contro la politica, contro il
nazionalismo, la retorica e la menzogna, a favore del teppismo e dell’autodeterminazione. Questo è stato il motivo
per cui salivo sul palco, finalmente avevo la possibilità di dire ciò che pensavo nel modo più diretto. I Bloody Riot
sono stati per me un megafono per stordire le orecchie ed esprimere la mia frustrazione, solo dopo aver girato un
po’ per l’Italia mi sono accorto che musicalmente mi sentivo vuoto e i testi delle ultime canzoni erano demagogici.
Ho suonato a Milano solo perché mi ero messo in testa di far cantare a Jello Biafra un paio di canzoni dei Dead
Kennedys, cosa che mi è riuscita di fare a Roma al concerto successivo, quello è stato il mio ultimo show con i
Bloody. Poi dopo i fatti di Genova non trovo una ragione per cantare “spacca tutto, distruggi tutto, fotti la tua vita”,
quando la polizia ha lasciato che la città venisse distrutta per avere una giustificazione per massacrare un po’ di
gente. Non voglio essere usato, distorto, il messaggio doveva essere chiaro, ma ora non lo è più, sarà stupido
quello che sto per dire, ma Giuliani me lo sento un po’ sulla coscienza.
7. Disegni ancora? Se non sbaglio facevi il pittore di scenografia...
Alex: Ho passato tre mesi in un istituto di ragioneria a “studiare” i Promessi Sposi e fare esercizi di dattilografia,
era la mia fine. Quando una mattina, facendo sega a scuola, ho conosciuto una ragazza con una cartellina piena
di disegni a matita, da quel giorno ho fatto di tutto per farmi trasferire in un qualsiasi liceo artistico. Ero cosi felice
e puntuale al suono della campanella, disposto a sacrificarmi in nome dello studio per la prima volta, perché era
tutto molto eccitante, ed ero realmente intenzionato a diventare un’artista, un pittore, e le doti non mi mancavano,
finché non ho conosciuto la fica e la droga, e tutto è cambiato, è morto Sid Vicious, ed ho cominciato a perdere la
testa dietro le cazzate sul punk. Mentre stavo finendo gli studi mi ero fatto l’idea che solo i figli di papà, e i lecca
culo dei professori diventassero degli artisti, ed ero pronto a fare il muratore, solo per puro caso ho conosciuto un
mezzo bandito che aveva uno scalcinato studio di cartellonistica stradale, senza cesso, e senza pavimento, una
baracca sul fiume Aniene, a due passi da San Basilio. Era sempre pubblicità abusiva, e molte volte mi sono trovato
in brutte situazioni. Comunque quella è stata la svolta, avevo ogni tipo di responsabilità, eccetto guidare il camion,
così a vent’anni avevo cambiato già diversi laboratori, fino ad arrivare a lavorare nel mondo dello spettacolo come
pittore di scenografia, ma il periodo non era dei migliori e si trattava sempre più spesso di lavori salutari tra una
produzione e l’altra, nel mezzo tanta fame, e troppe leccate di culo da sostenere, che quando mi si è presentata l
‘occasione di lavorare con un contratto, ho preferito andarmene in giro come fattorino privato con il vespino, l’estate
sotto il sole e l’inverno sotto l’acqua. Sono forse dodici anni che non dipingo, riempire metri quadri di colori e
sfumature sicuramente mi manca, se dovessi perdere il lavoro, andrò a disegnare in strada, visto che quel mestiere
ora è stato soppiantato dal computer.
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8. Che fanno ora gli altri due Bingo? Esistono ancora i Cosmonauti?
Alex: A Roma le voci girano, è innegabile che io sappia più di quello che dovrei e vorrei sapere, ma quei due li
ho persi di vista dal giorno del nostro ultimo concerto, e posso dirti senza ipocrisia che non me ne frega un cazzo
di cosa stiano facendo.
9. Chi sono i Dissuaders? Sempre e solo 77?
Alex: Quando ho registrato il singolo dei Rock n’ Roll Class, sono rimasto colpito dal modo di portare il tempo
sul charleston di Daniele, ho pensato che quello strano modo di suonare la batteria potesse esaltare il mio modo
altrettanto strano di suonare la chitarra. Sai per anni ho suonato solo il basso, ho composto i brani con il basso, ed
ho affinato un gusto per la parte ritmica piuttosto che per la melodica come il resto dei chitarristi fanno, e quando
mi sono trovato senza gruppo, ho pensato subito a Daniele, ma la ricerca di un bassista è stata lunga, volevo una
persona equilibrata, basta esaltati, e non è stato facile trovarla. Ora a Marco dei Real Swinger, che per il primo
periodo con i Dissuader si è sacrificato al basso, si è aggiunto Stefano dei Killtime, così da pochi mesi siamo una
formazione con due chitarre, e stiamo sviluppando un maggior senso melodico ai brani. E’ ovvio che componendo
da solo, i Dissuader non si discostano molto dai Bingo se non nel sound che è più rock n’ roll, forse la mia voce è
meno peggio di prima, se poi qualcuno non ha mai ascoltato i Bingo, come paragone, il punk forse questa volta
mi va un po’ stretto, il rock n’ roll, come gli anni settanta ci hanno insegnato è molto meglio.
10. Salto all’indietro. I Bloody Riot avevano un pezzo intitolato “Anarchia per l’Italia”. Ti interessa la
politica?
Alex: Certamente non sono apolitico, so benissimo che il mondo gira attorno alla politica economica, per cui
preferisco una amministrazione piuttosto che un’altra. “Anarchia per l’Italia” era una delle prime canzoni, una delle
tante scartate col tempo, era cantata in inglese e non avevo dato troppo peso alle cazzate che Roberto aveva
scritto, se non per l’ultima strofa che mi ha sempre fatto accapponare la pelle, perché è copiata ad uno slogan
fascista in voga sui muri negli anni settanta. Ho lasciato che registrasse quel testo, perché è stato impossibile
fargli cambiare idea, ho evitato cose peggiori come la stella a cinque punte sulla copertina ed altre cazzate del
genere, per cui è stato abbastanza stressante arrivare fino in fondo e riuscire a farci pubblicare un libro che
secondo me nella sua ingenuità è delirante.
11. Ma perché a Roma siete così estremi? Voglio dire, tutti intrippati con la provocazione, i gruppi europei
dei seventies, concerti-bordello (tipo quello al Leoncavallo). Negli ‘80 tutti erano buoni e pacifisti e voi
andavate in giro a distruggere (la storia che racconta Philopat...). Influenze del Papa?
Alex: Ti sei mai chiesto perché il punk negli anni settanta è stato ignorato a Napoli, a Reggio Calabria, in Sicilia?
La violenza è troppo elevata in certe zone e Roma è geograficamente la linea di confine ad ogni forma di
avanguardia estrema, oltre il quale esiste solo il compromesso come mezzo di sopravvivenza, e molti punks
delle periferia di Roma hanno adottato il modo di vivere dei coatti, dei malandrini, pur di ottenere uno spazio,
e quel modo di atteggiarsi a duri ha fatto colpo anche sulle nuove generazioni, che vivono ora una città meno
violenta e più tollerante, e non si sa perché stanno sempre incazzati. Prendi ad esempio i ragazzi che frequentano
i centri sociali, loro sono molto più duri negli atteggiamenti dei vecchi cari fricchettoni che hanno vissuto gli anni
di piombo. Ai ragazzi in questa città manca lo scontro fisico, e vivono molto di retorica, senza rendersi conto degli
sforzi che ci sono voluti per ridurre la violenza in strada. Il desiderio di un’identità comune in questa città ha ancora
radici nel provincialismo, la sera il centro storico è invaso da burini che vivono a trenta, quaranta chilometri dalla
città, e cercano di parlare in romanesco atteggiandosi a coatti borgatari. D’altronde anche voi nordisti avete le
vostre colpe, paragonandoci sempre a personaggi come Thomas Milian. Sarà difficile dissuadere i romani che
salgono al nord a non ostentare le proprie origini, siamo tamarri e finiremo per crederlo con onore.
12. Ma quello che racconti nella biografia dei Bloody Riot è tutto vero? Le seghe con la divisa di tuo padre,
l’avventura con il ricchione...
Alex: E’ strano, non sei la prima persona che mi chiede se sia vero che a dieci anni mi masturbavo di fronte
allo specchio, come se sputtanarsi in questo modo portasse dei vantaggi al punto di mentire. Credo di aver fatto
bene a raccontare pochi aneddoti, cazzo, credevo che spipparsi nei modi più strani fosse una cosa comune a
quella età, che quel senso di puro narcisimo fosse per gli adolescenti il primo sentimento di indipendenza dal
mondo adulto. Mentre nessuno ha dubitato della storia del frocio, che ha finito per discriminarmi come omofobico
e fascista. Avrei voluto vederli questi universitari del cazzo, che non tollerano certi linguaggi, se a sedici anni,
vestiti in pelle, di notte alla stazione, avessero accettato di fare qualche pompino. Ma credo che con le loro barbe
lunghe non avrebbero tirato il cazzo a nessuno.
13. Per concludere. Il boss della Rave Up ha detto che il punk rock è una delle poche cose per cui vale la
pena vivere. Concordi?
Alex: Ha! ha! ha! ha! ha! ha! Dove ha letto questa cazzata? Su una t-shirt comprata via internet? C’è forse
qualcosa per cui non vale la pena vivere?
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Johnny Thunders. Chitarrista delle New York Dolls, leader degli Heartbreakers, punk rocker di razza.
Quest’intervista è tratta dal “Buscadero” n. 44 del gennaio 1985 ed è stata catturata da tal Massimo
Scabbia. In quel periodo Johnny ha fatto un tour di tre date in Italia; non vorrei dire una cazzata, ma
alcune canzoni di quei concerti sono finite sul doppio CD della Jungle uscito qualche anno fa. Poche
battute, sicuramente interessanti.
Johnny Thunders
you can’t put your arms around a memory
Inizia Johnny.
Mi piace l’Europa, era un pezzo che volevo venire in Italia. Vivo ormai stabilmente a Parigi, ci sto bene,
dopo un primo periodo di ambientamento. Ricordo che quando sono arrivato, in ogni caso non era tutto
ok...
Che mi dici della tua sfaccettata discografia; in questo ultimo periodo, diciamo un paio d’anni, da
quando sei in Europa, non si contano più le immissioni di vinile sul mercato...
Il mio vero nuovo album dai tempi di “So Alone” uscirà i prossimo gennaio su MCA in Inghilterra. Per il
resto ti posso dire che “Hurt Me” non era nulla più che una serie di provini, “In Cold Blood” erano delle
sessioni newyorchesi trafugate dallo studio, e che delle cassette non ne so assolutamente nulla. Soltanto
“Live At The Lyceum” è un lavoro che ho personalmente autorizzato. Ripeto, il mio nuovo disco uscirà per
la MCA e l’ho registrato quest’estate tra Londra e New York.
Che ne pensi di “Red Patent Leather”, il disco postumo per la New Rose delle Dolls?
E’ un’idea di Syl (Sylvain, ndr). Artisticamente il materiale è buono, anche se la qualità sonora è pessima;
ed io attualmente sto molto attento alla qualità tecnica dei miei dischi, specie dopo le immissioni su cui
non mi è stato possibile esercitare un controllo.
Come ricordi quel periodo con le bambole? Che mi dici della separazione e del periodo con
Malcom McLaren? Quali sono i tuoi rapporti con Johansen (il cantante delle Dolls, ndB)? Vi siete
mai riuniti per suonare insieme?
Ti dico che sono ancora entusiasta pensando al periodo trascorso con le New York Dolls, sono stati
momenti intensi. Eravamo molto giovani all’epoca, c’era chi speculava sulla nostra amicizia e a noi
interessava soprattutto suonare... Pe questo non abbiamo mai concluso molto economicamente...
McLaren, poi, era un vero bastardo. Un essere così non è degno di stare al mondo (cazzo, Johnny è
morto e McLaren è ancora vivo e conta soldi!, ndB). Con David i rapporti sono buoni: talvolta ci sentiamo,
lo scorso anno abbiamo persino suonato insieme, in Belgio, un paio di date. C’erano anche Sylvain e
Nolan.
Come? Vuoi dire che le Dolls si sono ricostituite?
Si, mancava solo Killer (Arthur Kane, ndr). Ci siamo divertiti moltissimo, volevamo continuare la tournee
per qualche tempo, suonare in Francia, ma abbiamo deciso che se la cosa fosse diventata stabile si
sarebbero creati troppi problemi. In ogni modo Syl è rimasto con me fino a qualche mese fa, abbiamo
suonato tutta l’estate insieme e mi ha aiutato nella produzione del mio nuovo disco.
E con gli Heartbreakers originali? Come mai il disco live è stato fatto con loro e questa sera suoni
con un altro gruppo?
Walter, Billy e Jerry stanno sempre a New York. Io manco praticamente da due anni, se si fa eccezione
per un paio di settimane quest’estate quando lavoravo al mio disco. Li ho invitati a Londra per quell’unica
data, in Marzo. Abbiamo pure inciso qualcosa per il mio nuovo 33, poi se ne sono tornati a casa. Siamo
amici, prima o poi ci rincontreremo. Insieme ci siamo divertiti e ci divertiamo molto.
Dove abitavi, quand’eri giovane, a New York?
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I’m still Young, io sono giovane, amico. Comunque stavo a Manhattan, sono nato nel ‘54 e devo la mia
scelta artistica a Keith Richards e Bo Diddley: i miei maestri e ispiratori...
Veramente me ne sono accorto...
Quando avevo 14 anni smisi di andare a scuola: era il ‘68, passavo tutto il tempo ad ascoltare gli Stones
e con David ci ritrovavamo nella mia cantina per rifare i loro pezzi. Ma durò poco... Qualche mese dopo
consumavo quello che eravamo riusciti a reperire di Bo Diddley. Si può dire che “Mona” è stata la prima
canzone che ho imparato a suonare seriamente sulla chitarra...
Il soul, il country, non ti hanno mai interessato?
Amo il rock and roll, mi piace Chuck Berry, non ho niente a che fare con la musica country, mentre
il Detroit sound di marca Motown mi ha sempre affascinato; più che tutto, ciò che mi ha conquistato
è stata la forza delle composizioni in quanto tali: la mia versione di “Do You Love Me” è semplice da
constatare, è molto diversa da come la suonerebbe un negro...
Che mi dici del ritorno ad un suono scarno, secco, psichedelico, al recupero dei sixties, all’amore
dei nuovi gruppi per gente come Stooges, Dolls...
Veramente sta accadendo questo in America? E’ inutile che mi fai dei nomi di bands: non conosco
nessuno, manco ormai da due anni, e poi non ascolto molte cose contemporanee.
Come passi il tuo tempo libero?
Innanzi tutto il cinema: lo seguo molto, praticamente cerco di vedere quasi tutto quello che esce. Cosa
preferisco? Onestamente: il cinema americano; il mio best-movie dell’anno è “Scarface”, stupendo!
A questo punto la chiacchierata si fa decisamente scherzosa: io ironizzo sul fatto che Johnny sia
ormai accasato, con tanto di fidanzata. Gli dico che Johansen a Montreuax, girava con quattro
donne...
Che vuoi che ti dica... Ai tempi delle Dolls le poche ragazzine che riuscivamo a rimorchiare se le beccava
tutte David...
A proposito: l’hai sentito il suo nuovo lavoro?
Qualcosa. Penso non sarà molto di tuo gusto...
Direi di no...
Non piace neanche a me. Alla nostra età il ruolo di cult musician con pochi soldi in tasca ci sta scomodo.
Personalmente, la mia scelta l’ho fatta; David starà facendo la sua, ma ti assicuro che è sempre un good
guy...
Da “Rock Magazine” del Gennaio 1989 ho invece recuperato queste entusiasmanti righe...
“I New York Dolls si sfasciarono non tanto per il fallimento dell’impresa quanto per le differenze che
esistevano fra noi. Solo io ero interessato veramente ai New York Dolls. Non ci rimaneva altro da fare
che morire...” (Notate bene: tre Dolls sono sepolti... ndB)
“Avevamo troppe cose intorno a noi che ci distraevano. Le donne, le droghe, gli alcolici. L’eroina è stata
la mia compagna più fedele per lungo tempo. Oggi non so cosa pensare di me. Ho perso molti amici, ed
ho conosciuto la solitudine nelle sue varie forme. Per un lungo periodo della mia vita non sapevo dove
andare. Non avevo un rifugio mentale e fisico nel quale ripararmi”.
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Possono piacere o non piacere, ma sicuramente sono un pilastro del punk rock italico. Che ci crediate o no,
sappiate che è stato il Metius a contattare me e non io a cercare lui! Quest’intervista è una figata, leggete e
poi fatemi sapere.
gimme gimme some ...
stp
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.Dato che sto pensando alle domande da farvi ascoltando i Velvet
Underground ditemi qualcosa su Lou Reed e soci. Pensate siano stati
davvero importanti per il punk rock?
La prima volta che ascoltai un brano dei Velvet Underground fu un mercoledì
sera della metà degli anni Ottanta: era “Heroin” e devo ammettere che colpì
piuttosto duro la sensibilità di questo giovanotto alla febbrile scoperta del
rock’n’roll. Dopo il definitivo coinvolgimento col punk, avvenuto qualche anno
prima, mi feci sedurre da quelli che la stampa inglese definiva i “nuovi Sex
Pistols”, i Jesus and Mary Chain. Avevo il primo sette pollici (la torrida “Upside
down”, che aveva come retro la cover di “Vegetable man” di Syd Barrett) e il primo EP, “Never understand”.
Beh, i Velvet rimisero i JAMC al loro posto, quello di abili manipolatori di idee altrui. Questo mi incoraggiò
ulteriormente nella mia personale ricerca dei suoni originali che avevo intrapreso qualche tempo prima con
Cramps e Fuzztones: stavo riscoprendo gli originali delle cover che questi proponevano nei loro preziosi
discottini, sporcandomi definitivamente le mani rovistando nei bidoni dell’immondizia della storia del rock.
Inevitabile arrivare così agli Stooges, che scoppiarono una bomba al napalm nella mia instabile mente.
Tornando ai Velvet, devo ammettere che fino a qualche anno fa per me esisteva solo il primo album, oggi
invece mi piace quasi tutto e anche il Lou Reed di “Trasformer” rientra nella mia personale Top 100… Il loro
punto più basso fu la reunion di un po’ di tempo fa, dove Lou fece battere le mani a tempo suonando “Heroin”
manco fosse “Live is life”. Ad ogni buon conto, credo sia roba piuttosto interessante, forse anche “punk” dal
punto di vista concettuale. Sono però convinto che a un fan dei Queers o degli UK Subs possa sembrare
inutile pattume intellettuale. Gli Strokes, ovviamente, non la pensano così…
.I Velvet erano di New York proprio come i Ramones e mille altri. Ma voi ci siete mai stati a New
York? Io ci vado ad agosto in vacanza, se avete consigli sparate...
C’è una canzone degli Electric Frankenstein, “It’s all moving faster”, che fotografa con estrema precisione
la situazione attuale di New York City: la città, grazie alla politica del sindaco Giuliani, è stata ripulita
accuratamente. La “tolleranza zero” ha tolto dalla strada i malviventi ma ha anche costretto i padroni dei club
a sottostare a leggi pesantissime, costringendoli a ristrutturazioni che molti di loro non potevano affrontare.
Tantissimi club di rock si sono trasformati così in tranquilli ristoranti alla moda; i quartieri che una volta
erano abitati dagli artisti grazie ai bassi costi degli affitti sono stati bonificati da barboni, tossici e puttane e
sono diventati care zone residenziali per yuppie. Nulla di male, se ti piacciono i fighetti alla moda. La prima
volta che andai a NYC era il 1988 e in certe parti dei Village ti sembrava realmente di “camminare sul lato
selvaggio”. La volta dopo, nel ’90, mi beccai un concerto di Sylvain Sylvain, ex NY Dolls, e dei Fleshtones
(quest’ultimo in una tavola calda!). Oggi i pochi locali che programmano concerti rock’n’roll, principalmente a
Bleecher o intorno a St. Mark, sembrano dei Fort Apache assediati dal rampatismo trendy. Ad ogni modo, un
turista alla caccia di rock’n’roll può ancora divertirsi parecchio, facendo shopping (il glitter rock sta tornando
alla grande e le magliette delle Dolls te le tirano letteralmente dietro) o scrutando il Village Voice alla
ricerca di qualche bel concerto. Con Stiv ci siamo stati per mixare “Sin” e abbiamo visto i Backyard Babies,
supportati dalla nuova band di Howie Pyro (‘na sòla); la stessa sera, grazie a Sal Canzonieri che conosce
tutti, ma proprio tutti, abbiamo chiacchierato con Joey Ramone (RIP), Phil Caivano dei Monster Magnet e
Sean dei Toilet Boys. Tra il pubblico c’era anche H.D. Manitoba (che ha un locale nella Lower EastSide,
una birreria dove fa anche suonare). Ah, una tipa ha abbordato Stiv perché indossava la maglietta dei
Turbonegro: “they’re fantastic!”. Stiv, che non conosce l’inglese, mi ha rivolto uno sguardo implorante,
chiedendo cosa avesse detto. Io, ovviamente, gli ho riferito che la tipa odiava i pelati e che lo considerava
una testa di cazzo. In seguito ho cercato disperatamente di dragarmela ma la mia t-shirt degli Shandon non
era all’altezza delle aspettative! La sera dopo abbiamo visto i Nashville Girls, il gruppo dove suona oggi,
tra gli altri, Kid Congo Powers: ho scoperto, con un certo orrore, che è una checca mannara incredibile!
L’ultima volta, nel giugno 2001, mi sono visto per due volte in una settimana Dee Dee Ramone, che tra l’altro
presentava il suo romanzo “Chelsea Hotel Horror”, e le ottime Candy Ass, un gruppo femminile devoto al
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culto delle Runaways. Il consiglio che do a tutti è di trovare una camera dalla parti dei Village (vedete se c’è
posto al leggendario Carlton Arms, tre la Terza e la Venticinquesima, perché costa meno del Chelsea ma
in compenso è 1.000 volte più divertente), comprate il Village Voice e bazzicate attorno a St. Mark facendo
regolari puntatine a Wowsville, che è appena dietro l’angolo: è un negozio di dischi e altre cazzate gestito da
dei tipi spagnoli collegati con la Munster Records.
.Tornando ai Ramones e ai mille altri: il vostro primo sette era un tributo alla grande mela dei
seventies. poi avete virato verso l’hard alla svedese. Raccontate pure cosa vi è successo da
“Johnny Danger” a “Sin, Temptation and Pain...
In effetti, gli STP erano una tribute band dei Ramones, una specie di scherzo inventato apposta per la festa
di compleanno di una nostra comune amica. Il primo singolo del 1995 contiene le prime canzoni scritte da
noi che risentono pesantemente dell’influenza dei fratellini. Il gruppo suonava bene, ci si divertiva e così
Stiv e io abbiamo deciso di abbandonare le band con cui fino ad allora suonavamo (Bag One e Stolen
Cars), permettendo alle altre nostre passioni musicali di venire allo scoperto. I Ramones hanno continuato
ugualmente a essere lo “spirito guida”, ma sono spuntate le brutte facce di qualche altro centinaio di band
che negli ultimi quindici anni hanno caratterizzato la nostra esistenza. Il fatto che contemporaneamente
gli Hellacopters proponessero un suono vicino al nostro è un fatto puramente incidentale. Nella nostra
collezione di dischi, accanto ai Ramones, ai Clash, Dead Boys, Heartbrakers e ai Social Distortion ci sono
da sempre gli Stones, i Motorhead, gli AC/DC, gli Hanoi Rocks, Alice Cooper, Bowie, gli Who… Si sono
in seguito aggiunti i New Bomb Turks, i Motley Crue (portati in dote dal nostro batterista Danny Boy), i
D-generation, i Black Halos, gli AFI, i Turbonegro. Roba sublime e zozzume inenarrabile, il tormento e
l’estasi. Inevitabile che il nostro suono risentisse di queste influenze.
.Oltre al già citato primo singolo mi piacciono molto i due 7 su Safety Pin e Rapid Pulse. come
siete entrati in contatto con le due etichette? E i Dead Boys e i Bingo?
L’incontro con Kike, il corpulento boss della Safety Pin è un episodio piuttosto divertente dei nostri primi
giorni di vita. Il Donda ci chiese se fossimo interessati ad aprire per i disgraziatissimi Pleasure Fuckers, il
gruppo di Kike, in un centro sociale di San Giuliano Milanese. Accettamo con gioia nonostante non avessimo
il bassista. Reclutammo tre giorni prima Pretty Paul, che una settimana dopo doveva portare all’altare la sua,
allora amata, fidanzata (il matrimonio è naufragato nel giro di un paio d’anni, ma l’episodio del concerto non
mi sembra sia stato citato negli atti di separazione). Metà del soundcheck lo feci io, suonando all’infinito le
tre note di “Louie Louie”, perché Paul era in clamoroso ritardo. Quando arrivò, provammo un paio di pezzi che
Paul non aveva ancora imprato troppo bene, cioè “Natural Born Loser” e “I Need Lunch” dei Dead Boys.
Kike, che era già clamorosamente ubriaco (alla fine della serata, a furia di Cuba Libre, al bar non si trovava
una goccia di rum nemmeno a pagarla come champagne!), ci disse che voleva quei due pezzi per un
singolo sulla sua nuova etichetta. La serata finì in maniera disastrosa, alcolicamente sopra il limite di guardia
(guidai io il pulmino fino a casa, cosa che non si ripeté mai più) con Kike che ci prometteva mari e monti.
Incredibilmente, il disco uscì (un anno e mezzo dopo) e ci ritrovammo in un catalogo che comprendeva,
gente come Hellacopters, Gluecifer e Humpers. Tra l’altro questo disco l’ho trovato in negozi di dischi di New
York e Stoccolma… Con la Rapid Pulse le cose andarono in maniera più tranquilla: Jim, il boss, ascoltò
il pezzo incluso nella compil’ punk di Hate e decise di fare un doppio singolo in duplex con i Bingo. Noi
consegnammo il master due mesi dopo, i Bingo un anno e mezzo dopo. Dio li punì, facendo sì che il loro lato
saltasse su tutte le copie, impedendo di fatto l’ascolto. Tutte le recensioni parlarono solo di noi… ah, ah, ah!
.In Italia avete fatto due lp su Hangover e ora uscirete su Ammonia. Francamente la label di
Cattaruzza mi sembra più figa, l’Ammonia più per ragazzini... non che abbia qualcosa contro i
ragazzini, sia chiaro! Come mai questo passaggio?
Il Catta è stato il primo a credere in noi, ci ha reso ricchi e famosi, amati dalle donne e dai concessionari di
vetture costose e gli saremo sempre grati (ogni natale gli spediamo il panettone e una bottiglia di vino dolce).
Purtroppo, le sue possibilità di promozione del materiale sono per definizione piuttosto limitate. Abbiamo
così scelto un’etichetta indipendente al 100%, gestita da persone che realmente amano gli STP e con delle
ambizioni più consistenti, tipo spedire il disco alle riviste per le recensioni. In confidenza, se i ragazzini
acquistassero di più i nostri dischi saremmo più che felici…
.Come STP siete in giro da più di cinque anni. Pensate sia cresciuta la scena? Ma soprattutto vi
frega qualcosa della medesima?
Nonostante in Italia la sfiga regni sovrana a ogni livello, gli STP hanno saputo sopravvivere dignitosamente.
Non apparteniamo naturalmente a nessuna scena in particolare (e, visto la consistenza di certe situazioni,
ne siamo piuttosto felici) ma siamo riusciti a radunare attorno a noi una bella massa di imbecilli, che amano
il rock’n’roll e tutto quello che ne consegue senza troppe menate. Ci sono i punk rocker che hanno scoperto
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che c’è vita oltre ai Queers, i metallari meno inquadrati, i glamster più attenti, i fanatici dell’hard alla svedese
e un sacco di belle donne attirate dal nostro strafottente sex appeal… E’ un piccolo mondo abitato da gente
bellissima.
.Dubito viviate di musica. Che fate nella vita? E’ vero che tu Metius scrivi per un giornale di
motori? E Stiv ha aperto un negozio a Como...
Purtroppo, dopo il fallimento della nostra ditta di disinfestazione e derattizzazione, che funzionava benissimo
ma che non ci lasciava molto tempo libero, abbiamo dovuto trovarci delle occupazioni che ci permettessero
di avere il tempo di suonare. Oggi entrambi siamo inseriti in un programma di recupero per ex-carcerati: io
costruisco bamboline in pasta di sale, Stiv è commesso in una salumeria macrobiotica. Paul invece vende
alcool fatto in casa ai pensionati e Casey Cooper ha trovato un lavoro part-time presso una nota ditta
farmaceutica, dove si sottopone a test con farmaci sperimentali.La notizia che io sono giornalista è stata
messa in giro per screditarmi agli occhi del pubblico da un gruppo concorrente che vuole a tutti i costi
prendere il nostro posto sul trono di re dello speedglam!
.Con Red Ronnie che avete combinato?
Red Ronnie è una simpatica testa di cazzo, poco interessato alla musica e assolutamente indifferente
a quello che dice il suo interlocutore, chiunque esso sia. Si vanta di essere un esperto di rock’n’roll ma
quando gli ho nominato Vince Taylor, autore di “Brand New Cadillac” non aveva la minima idea di cosa stessi
parlando. Ad ogni modo, apparire una volta in televisione, qualsiasi televisione, fa conoscere la band più di
mille buone recensioni. Aneddoto: lo stesso giorno c’era come ospite un famoso gruppo metal italiano che
non si può nominare… A Red Ronnie hanno ritirato la patente per eccesso di velocità e a turno si sono rotti
tutti i computer dello studio (ti sto dicendo queste cose toccandomi i maroni!). Un dubbio ha attraversato le
nostre menti: e se fossimo noi a portare sfiga? Fammi sapere se ti succede qualcosa dopo la pubblicazione
di quest’intervista.
.Questa domanda l’ho scopiazzata da Punk Planet: se poteste scegliere di suonare in un festival
con altre tre band chi scegliereste?
Il mio tour dei sogni sarebbe con Turbonegro e Pansy Division: credo non ci annoierebbe mai, nemmeno in
bagno. Defunti i Ramones, i Dead Boys e gli Hanoi Rocks, eliminati i gruppi con cui abbiamo già suonato
(Gluecifer, New Bombs Turk, Hives, RFTC…) la scelta si restringe. Direi che aprire per i Kiss potrebbe essere
una buona esperienza. O gli AC/DC. Per rimanere più terra terra forse anche i Toilet Boys: ho letto che a
Londra hanno incendiato un locale con i loro fuochi d’artificio!
.Un giorno forse avrete dei figli. che li racconterete degli STP? Nel 2020 parlare di rock and
roll...
Guarda che negli STP siamo solo amici e non corre tra di noi nessuna relazione seria… Non abbiamo certo
intenzione di avere dei bambini! Spero vada bene. Aloha from Hell.
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discografia:
johnny danger 7” - ghoul records
split stp/changin men 7” - ghoul records
natural born loser 7” - safety pin records
split stp/bingo 2x7” - rapid pulse records
i miss your lies 7” - hang over records
split stp/electric frankenstein 7” - hang over records
the supersound of thee stp LP - hang over records
sin temptation and pain LP - hang over records
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CONCERTI
MERDONALS - LOS FASTIDIOS - Rainbow - 16 febbraio
Porco dio. Se arrivate al Rainbow per un concerto accertatevi che sotto al cartello indicante il prezzo per
l’ingresso non ci sia la sigla s.c. Significa senza consumazione. Uno paga sette euro per uno show e in
più deve aggiungerci minimo altri tre euro per la birra. A proposito, quella più economica è la Heineken
in lattina - non fatevi fregare prendendo quella alla spina o in bottiglia. La formazione della spedizione di
stasera è minima e efficiente: io, Enrico e Andrea Giovanni Bertolasi. Siamo qui per i Klasse Kriminale che
ovviamente non suonano. Una inculata di serata; e pensare che sul Corriere avevo letto “Carnevale street
punk al Rainbow” commuovendomi alla vista della foto dei Klasse... Effettivamente qui è carnevale in tutti
i sensi: c’è il peggio della gioventù milanese. I Merdonals fanno schifo, che si dedichino ad altro. “Questa
è per Joey” e partono con la peggior versione di “Blitzkrieg Bop” sentita in tutta la mia vita. Poi è il turno
dei Los Fastidios con la nuova line-up. La retorica degli skinhead non la sopporto più. Vi assicuro che sono
anch’io antifascista, antirazzista e a favore della classe operaia, ma quelle puttanate sulla rivoluzione nelle
strade non le canterei mai. Ascoltare “Vecchio Skinhead” senza vedere Mendez sul palco è come ascoltare
“Blitzkrieg Bop” fatta dai Merdonals. Fuori uno dei punkafesta diciottenni diventa amico di Enrico. Il punk
è ubriaco da fare schifo, ci offre più volte vino e birra... Si appoggia alla macchina di Claudio rischiando
di graffiarla con tutte le sue borchie; Enrico gli dice: “non vorrei sembrare un nazi, ma puoi toglierti dalla
macchina!?!”. Il tipo obbedisce temendo un pestaggio! Dopo parlano un pò di musica. Lui dice di essere
amico dei Merdonals, noi manco li conosciamo di nome per fortuna. Siamo rimasti alle New York Dolls. Al
nome New York Dolls il punk risponde: “mica sono da buttare le New York Dolls!” e poi aggiunge che anche
gli Stooges sono fighi. Forse non è tanto scemo come sembra. Cantando “Oi! Fatti una risata” ci dirigiamo
verso il Bulk dove doveva esserci un concerto emo. Il posto invece è deserto e ce ne torniamo a casa. Una
merda di serata e Enrico è anche incazzato col Milan.
OCCULT - TIDFALL - DARK FUNERAL - Indian’s Saloon - 19 febbraio
Non sono ancora impazzito del tutto quindi non starò a recensirvi tutti i concerti metal a cui lavoro. Però
oggi è stata una giornata incredibile... Il manager che segue la maggior parte delle band black e death in
tour (quindi anche Dark Funeral e amici) in Europa ha deciso di fottersi i soldi di circa venti date e fuggire!!!
Si tratta di ventimila euro, secondo me proprio poco per perdere il lavoro e soprattutto rischiare la vita. Il
cantante dei Dark Funeral infatti ha dedicato a Marco (questo il nome del ladro) una canzone che si chiama
più o meno (scusate, ma non ne sono sicuro) “Hate Murder”. Capite, questi energumeni adoratori di Satana
vogliono tagliarli la gola al caro Marco. Questo il primo aneddoto, il secondo per me è ancora meglio. Alla fine
dello show entra nel locale Pino Scotto; di Pino ho già parlato la volta scorsa (tra l’altro ho confuso l’urlo con il
grido, ma il concetto non cambia). Non so come, Dani (bassista dei Minnies, occupante del Bulk nonché mio
prode compare nelle avventure metal) comincia a parlare con Pino. Il Re dei metal italiani dice che appena
è entrato e ha visto i tipi vestiti di nero con le facce di Satana si è toccato i coglioni. Poi parte in free-style.
I giovani di oggi ascoltano merda perché non hanno la possibilità di entrare in contatto con il rock and roll.
Quindi, o ascoltano i Lunapop oppure, se va bene, i Limp Bizzichit! “Ma che cazzo ci provano in sta musica i
ragazzi?” (Riferito al metal estremo). “Io li darei duecento chili di cocaina, ma perché non pensano a
scopare invece che a queste stronzate?”. Pino ormai è lanciatissimo. Ma interviene l’amico (credo anche lui
membro dei Vanadium): “tre cose sono importanti: la figa, la droga e il rock and roll”. Non vi sto raccontando
cazzate, sia chiaro. Continua Pino: ”settimana scorsa abbiamo visto un bel concerto: Henry Rollins. Cazzo,
un collo così e tre elementi alle spalle. Ha fatto un concerto pauroso, ha fuso i Pantera, i Motley Crue, i
Motorhead... Grande”. Scusatemi, ma io sono ancora esaltato e ora mi sto sul serio ascoltando i Vanadium,
“Seventheaven”.
PINK PANTHERS - STINKING POLECATS - RETARDED - C.S. Vittoria - 23 febbraio
Stamattina mi sono svegliato e su Disco Radio ho ascoltato prima le Bangles e poi Sandy Marton con un
pezzo esagerato: “Camel By Camel” con un riff di tastiera arabeggiante tipo quello di “Come Out And Play”
degli Offspring. Già questo basta per farvi capire che giornata figa è stata oggi. Tanto più che Oriental
Beat #3 è comparsa nelle strade pronta a fare strage di cuori. Vabbè va, passiamo al concerto... Minchia
il Vittoria riesce a riempirsi sempre anche senza mettere i manifesti dei concerti in giro. Bello pieno anche
stasera. Arrivo quando le Pink Panthers stanno suonando i Ramones. Con loro suona anche Dario dei
Good Ol’Boys; figo tre donne e un maschio, mi piace sul serio. Dato che mi perdo in baci e abbracci con
tutti non seguo il loro show. Attendo comunque il CD. Gli Stinking aprono con un brano nuovo, “Pretty Girl”
- singolo su Outsider Rec. Partono un pò in sordina, ma poi si riprendono e sparano “Hippy Girl” che qui al
Vittoria va proprio bene. Nel frattempo dei tipi di colore ballano felici dicendo Marocco, Marocco. Alla faccia
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di Bin Laden e seguaci. I Retarded di sicuro non saranno mai il mio gruppo preferito; suonano benissimo,
si sbattono un cifro (soprattutto Nardi, uno con le palle), ma mancano di quel qualcosa in più. Però hanno
fatto la ballatona che c’è sul loro split con gli Apers quindi per stasera li promuovo. Nota bene: durante il
concerto di Paco e soci si è scatenata una bella rissa da film di Bud Spencer e ovviamente il 90% delle
persone davanti al palco si è spostato verso il ring. Alle due saluto tutti.
STP - PSYCHOTONES - LEECHES....- Blunt records Como - 23 febbraio
(Massilanciasassi)Per l’inaugurazione della Blunt records (negozio di dischi punk rock e di abbigliamento
skate) i proprietari Stiv e Andrea avevano pensato ad un bel concerto in strada davanti al negozio. Detto
fatto, ottenuta non si sa come una specie di autorizzazione e contattati una decina di gruppi più o meno
interessanti alle 15 si inizia a montare la strumentazione su di un palco improvvisato. Pian piano intanto inizia
ad arrivare un bel pò di gente e cosa strana per Como inizia a crearsi una bella atmosfera con un sacco di
confusione e di birre per terra. Visto il numero dei gruppi e il fatto che il concerto si sarebbe dovuto svolgere
dalle 16 alle 18 si decide di far suonare solo 2 pezzi a gruppo, nessun problema naturalmente, è una festa.
Alle quattro in punto gli STP salgono sul palco e la gente non sa più dove mettersi, la strada è interamente
occupata da mandrie di pistolini ,punk rockers, alternativi ecc ecc...;insomma il casino aumenta. “Lazy Lisa”
è l’hit con cui i novaresi attaccano, il pubblico apprezza, anche io. Si continua con “Stp” canzone omonima
e potente. Ma dopo sole due pezzi i nostri abbandonano la scena passando il testimone ai Crazy Dogs e al
loro hc melodico cattivello. Due pezzi anche per i nostri, le ragazzine impazziscono per il cantante, io gonfio
di birra mi accovaccio. Mi rialzo ed ecco sul palco gli ormai celeberrimi Succo Marcio e il loro power-poprock. Un solo pezzo per i Succo, infatti terminata la prima canzone ecco comparire i nostri amici vigili e i loro
compari poliziotti (che però si tengono in disparte). Il vigile capo a cavalcioni della sua motoretta prima ordina
di sospendere tutto e minaccia di chiudere il negozio, poi assume un aria bonaria e inizia a scherzare (“anche
a me piace suonare la ghitarra, è bello”) e a fingersi comprensivo (“adesso andate al parco e continuate
li’”); la gente ammutolisce, gli organizzatori contrattano. Dopo 10 minuti il verdetto: “questo concerto non sa
da continuare, la gente blocca il passaggio delle macchine, la delusione è tangibile e cosi un pò a turno
continuiamo a scassre il cazzo al vigile (che tra le altre cose ha il mullet) ma niente da fare. La mandria poi
inizia a scemare e quindi neanche di un accenno di rivolta vi posso raccontare. Tutto finisce cosi, a culo si
potrebbe dire, ma che si doveva fare? Aspetto risposte.
THE RETANOS - ? - HOMOPLASTIK - Centro Giovanile Chiasso - 2 marzo
Che male c’è a recensire i concerti in cui suono anch’io? Il punto di domanda di sopra significa che il nostro
gruppo prima si chiamava Himmler, poi per due giorni Stukas e adesso chissà... Per quanto riguarda il
viaggio posso solo dirvi che Pornacchione mi è venuto a prendere a Lomazzo e arrivati al casello di Como
si è reso conto di aver dimenticato a casa il portafoglio con i documenti. Quindi rotta verso Satan House
che scopro essere ubicata davanti a un altare con la Madonna. Arrivati al centro giovanile Donda riesce a
convincermi a portare dentro il posto il suo ampli. Minchia, è due giorni che sembro un mulo. Voi lo avete
mai fatto un trasloco? Gli show in questo posto li organizzano Massi e Lavinaro di Ignoranti & Fieri quindi
complimenti a loro perché la serata è andata proprio bene. Nota: ho visto nel locale una scritta “Basetta
Culo”. Mi dispiace, lo so che vorreste mettervi con me perché sono bello e intelligente, ma ho la fidanzata.
Guardatevi bene intorno, sicuramente ci saranno altri ragazzoni attraenti almeno quanto me! I The Retanos
(nome orrendo, compete con Razzi Totali) hanno delle belle canzoni, ma sono piccini e l’inesperienza un pò
si vede. Il migliore è il chitarrista, diventerà un figo. Noi abbiamo fatto un casino della madonna, non credo
abbiamo suonato bene - ma ci siamo divertiti come si deve. Gli Homoplastik. Probabilmente l’unico gruppo
italiano che almeno dal punto di vista musicale si discosta un tantino dalla media... Candela gioca a fare Iggy
Pop, ma, siccome ci riesce tanto bene da sembrare vero, viene perdonato. Poi quando si è lasciato cadere
in avanti è diventato il mio idolo. E minchia suonano sempre “Communist Radio”, una delle poche canzoni
del punk “minore” che veramente mi fa impazzire. E’ bello suonare da ste parti perché almeno non si vedono
le solite facce.
DARLINGTON - GOOD OLD BOYS - RETARDED - Deposito Bulk
(Massilanciasassi)Indeciso ma non troppo se andarmi a vedere gli International Noise Conspiracy (che
suonavano la stessa sera a Milano) alla fine causa soldi scelgo di recarmi direttamente al Garibaldi (Massi, il
concerto era al Bulk!, ndB). Il menu della serata prevede un gruppo metal contro due pop punk , chi vincerà?
Arrivo verso le 11 e i Good old boys stanno ancora facendo i suoni, fin da subito noto che la chitarra ha un
suono strano, ne avrò conferma dopo pochi minuti. Il concerto infatti parte poco dopo, saranno state le 11
30 e l’intro Turbonegriano chiarisce fin da subito che musica fanno i nostri: hard rock’n’roll di svedese ma
soprattutto amerigana memoria(vedi Nashville pussy). Peccato per i suoni a mio giudizio terribili, per il resto
il Pianola è sempre il migliore. Finito il metal si parte con il pop punk. Intanto il Garibaldi (dio cane Massi!,
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ndB) si è riempito all’inverosimile, straripa letteralmente. I Retarded li guardo poco o niente, non mi piacciono
molto, ad ogni modo suonano bene e sono il gruppo più seguito di tutta la serata. Io all’esterno chiacchero
piacevolmente con chi conosco ma soprattutto con un Mod ubriaco di crema alcolica (non chiedetemi cosa
sia) e uno Skinhead mio amico di vecchia data. Rientro che i Darlingtons sono già sul palco e hanno fatto
un paio di pezzi; musicalmente niente di speciale, punk rock non velocissimo e molto pop. Hanno comunque
una discreta grinta e il batterista (già coi Queers di qualche hanno fa) è davvero eccezionale, potente e
cazzuto. A rianimare un po’ la serata ci pensa un rissa appena accennata tra una parte del pubblico e
punkabbestia ubriachi, le solite cose, ad ogni modo niente sangue. Tirando le conclusioni direi che ho visto
di meglio ma anche di peggio. Nota negativa, come mai la birra al Garibaldi è cosi cara?
F-MINUS - Deposito Bulk - 22 marzo
Mio cugggino Luca con la maglietta della Salernitana e il cantante della band di supporto con la maglia
ufficiale del Napoli. Come suggerisce Enrico con una citazione che più figa non si può: “Clash Of
Civilizations”. Non c’entrano niente né i Clash né il Clash Of Titans (grande festival metal del passato). E’
una teoria di Huntington. Disgraziati, non gli Huntingtons cattolici uguali (ma non è vero) ai Ramones che
vi ascoltate voi; Huntington è un politologo... Perdonatemi queste digressioni, ma sto ascoltando i Kiss
in questo momento - il lato B di “Alive”. L’entrata del Bulk è deprimente, tutto buio... Minchia, ma perché
un concerto del genere non lo fanno allo Smokerz? La band di spalla è un quartetto di macho-core. Che
cazzo è il macho-core? Boh, l’ha detto Corrado a Enrico. I miei prodi compari si sono scolati una bottiglia di
vino per festeggiare l’hit di Cicciolina “Muscolo Rosso” ascoltato a tutto volume nel parcheggio del cimitero
monumentale. Gli F-Minus sono anche bravi, ma fanno hardcore quindi dopo tre canzoni andiamo via.
CHROMOSOMES - La Skaletta - 23 marzo
(Massilanciasassi)Da Cantù si parte in 3 alle 8.I miei compagni di viaggio sono il Messicano e Lavi (Ignoranti
e fieri), giusto per tenervi informati. Il viaggio è tranquillo, si discute di cazzate e punk rock, come sempre.
Alla radio passano il nuovo singolo degli Oasis, davvero niente male. Fiducioso imbocco la Cisa che tra curve
e lavori in corso mi fa bestemmiare alla grande. Alle 11 siamo a Spezia, alle 11 e 15 sto bevendo vino fuori
da una “Skaletta” straripante, mi piace. Non chiedetemi a che ora iniziano a suonare i (Massi non si ricorda
il nome della prima band, ma almeno sta volta sa dove si trova!, ndB) proprio non so. Io non li conoscevo e
non mi sono piaciuti, il Messicano aveva il demo e non gli sono piaciuti, i conti tornano. Personalità sotto i
tacchi. Non seguo tutto il concerto perché impegnato con i miei compari in operazioni riguardanti adesivi e
persone a cui attaccarli, non molto, lo so, ma divertente assai. Quando iniziano i Chromosomes il discorso
cambia e la mia attenzione si riaccende, i livornesi infatti mi piacciono un sacco. Loro sono in giro da anni
,hanno un attitudine genuina (che apprezzo) e i loro dischi sono tutti interessanti, cosa rara qui in Italia.
Inutile dirvi che dal vivo sono godibilissimi, fanno grandi cose con tre voci intrecciate e con melodie solari e
accattivanti, da vedere. Suonano quasi tutti i pezzi dell’ ultimo cd e in più qualche brano nuovo in italiano.
Intanto sotto il palco il padrone di casa Manuel e il mio compare Lavinaro fanno del loro meglio per animare
la serata e tra stage diving improvvisati e lazzi di vario genere ci riescono alla grande. Da notare poi la scelta
delle cover da parte dei livornesi: due estratte da colonne sonore(“Io sto con gli ippopotami” e “Grease”),
qualcuna degli immancabili Ramones e perfino 3 e dico 3 pezzi dei grandissimi Hard-ons (durante i quali
mi scateno). Una gioia per tutti. Alla fine la soddisfazione di gruppo e pubblico è palpabile. Finito il concerto
la serata comunque continua e chiacchiero un pò con tutti ma soprattutto con un amico di Manuel, mi
sembra Paolo, con cui discuto di rock australiano (che piace a entrambi) e del continente in generale; il mio
conversatore vorrebbe portarsi a casa un canguro, io preferisco i koala, decisamente. Tra una balla e l’altra
comunque arrivano le 3 e mezzo e dato che dovrò guidare almeno per 3 ore, mi impongo e costringo i miei
compagni (tutti un po’ alticci) a lasciare la Skaletta. Il viaggio di ritorno è stressante e straziante: Montagne,
nebbia e sonno. Unica nota positiva la sosta all’Autugrill dove oltre a rifocillarmi sgraffigno una cassetta,
“Nebraska” di Springsteen; non il massimo ma vi giuro che non c’era di meglio. Arrivo a casa alle sette, mi
butto sul letto e inserisco nello stereo il corpo del reato. Sarà il boss a guidarmi nel mondo dei sogni.
LEECHES - TRACCIA ZERO - STP - Transilvania di Como - 28 marzo
Anche se nelle dimensioni è più ristretto, il Transilvania di Como è brutto almeno quanto quello di Milano...
Ma che ci sarà di bello nell’arredare un posto in modo così tarro? Orrore? Boh. Purtroppo mi perdo i Leeches,
band comasca in cui militano Mone (Bocca Chiusa e Orange Juice), Massi (Orange Juice pure lui, poi
Himmler/Stukas e Los Durates) e il Messicano (prima soldato rivoluzionario per Marcos, poi trombettista per
i Brugerja)... Visti già un’altra volta comunque, posso dirvi che fanno più o meno rock and roll punk - ma
non mi sbilancio. Mentre i Traccia Zero suonano io mi intrattengo con il Metius che mi racconta che dalla
fine della sua adolescenza ha problemi con la memoria... I Traccia Zero fanno un pò punk rock e un pò
hardcore finto melodico; a un certo punto suonano “American Jesus” e il Metius mi dice: “sembra un pezzo
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dei Bad Religion”!!! Gli STP sono stati talmente rapiti dal fascino dei Backyard Babies che in pratica scrivono
e suonano proprio come i nordici di “Makin Enemies...”. Le canzoni nuove però mi sembrano più belle di
quelle di “Sin, Temptation and Pain”. Aspetto il disco fiducioso anche se so che non ci sarà mai più una
“Queen Of The Town”.
IMPOSSIBILI - LOS CINGHIOS - Vittoria - 13 aprile
(Massilanciasassi)Arrivo tardi sul posto e dei Chighios vedo solo un paio di pezzi, mi bastano. Punk rock
mischiato ad hc e a qualcos’altro, insomma niente di interessante. Sinceramente neanche gli Impossibili mi
interessano più di tanto ma era un bel po’ che non li vedevo e cosi eccomi qui. I 3 milanesi attaccano con
il loro vecchio e scorrettissimo hit “Malata tumorale”, ma i suoni sono assai mosci e il gruppo(purtroppo)
pure. Il concerto comunque continua ma tutto pare svogliato, insomma anche la voglia di casinare stasera
sembra alloggiare altrove. Gli Impossibili poi sono la brutta copia del divertente gruppo di 4 o 5 anni fa,
certo sanno ancora rendersi simpatici con battute degeneri e grossolane ma la carica e la spontaneità che li
contraddistingueva è ormai svanita(e poi diciamolo le scenette a imitazione dei Manowar hanno fatto il loro
tempo). Ad ogni modo segnalo la divertente versione di “Non puoi restare per sempre bambino” diventata per
l’occasione “Non puoi restare per sempre Taverna” con il Taverna stesso impegnato in svariati e improbabili
stage diving. I pezzi migliori(che poi sono quelli più vecchi) sono comunque eseguiti verso la fine, e cosi
ecc “Odio lo Straight Edge”, “Cani Blu”, “risento la tua lagna in busta” ecc ecc.... Insomma canzoni che
nonostante tutto mi fanno ritornare a 15,16 anni(che poi è l’età in cui mi ascoltavo il loro demo)e alla
spensieratezza che mi accompagnava in quel periodo( va bè, viva i luoghi comuni), ma oltre alla nostalgia c’è
veramente poco... Tornando a casa mi ascolto gli X-Ray Specks e i Rolling Stones, una boccata di ossigeno
dopo una serata del genere.
HARDFEELINGS - TRAVOLTAS - Piacenza - 14 aprile
Oggi non è stata proprio una bella giornata però quando siamo partiti da Sesto eravamo seguiti dalla
macchina del Grande Fratello quindi tranquilli. Io ero venuto per gli Stinking che però non hanno suonato,
pazienza... Greg si è accorto anche dell’alone viola che avevo intorno a me - come quello dell’AIDS, però non
ho l’AIDS- ero solo un pò sotto. Povero Greg, mi ha detto che lavora in mezzo alle risaie come conta zanzare
e che non va ai concerti perché nessuno lo accompagna; ci vorrebbe un bus che passa dalle province d’Italia
per portare i punk ai concerti. Stasera ho scoperto che i Travoltas, nonostante il loro chitarrista ciccione,
hanno venduto 70.000 copie di dischi... Bravi! SMS di Pasquale l’infermiere: “Travoltas fanno muovere il
culetto con sta miscela di Beach Boys e Ramones”. Secondo me più che i Ramones ricordano i Blur, come
giustamente faceva notare il Camanzi. Francamente preferisco i Blur quando suonano pezzi tipo “Charmless
Man” ai Travoltas che fanno “Little Honda”. Notate che dal nulla è spuntato Matteo Donda che appena
arrivato ha sentito il numero di targa della sua Volvo carro funebre invocato dal palco... Per far contento
Donda, ma anche tutti voi, dico che ora mi sto ascoltando i Bingo. Se ho capito bene gli Hard Feelings
sono imparentati con i Revelators; questi tre ciccioni suonano rock and roll zozzo con la slide guitar - sono
bravi. Tra l’altro il bassista indossava un cappello da cowboy di paglia. Enrico coglie l’occasione per dire
“fuckin great” all’amico degli Hard Feelings perché il cowboy sul palco è ridicolo quasi quanto il chitarrista dei
Nobodys col cappello da sceriffo autografato da Kirk Hammet (il messicano dei Metallica). E’ tutto.
LAZY BONES - STINKING POLECATS - TRAVOLTAS - Thunder Road - 25 aprile
Figa i Lazy Bones, figa Flower Punk Rock, figa Miccetta... Sono in quattro i Lazy Bones e attaccano con i due
pezzi sulla famosa compilation a fiori; io quelle canzoni, non me ne vergogno, le ho ascoltate un milione di
volte! Il cantante è molto marinaio, o profugo. Beat punk ‘96. Miccetta mi ha detto due volte: “Questo è punk
‘96”. C’è solo una caduta di tono dovuta ai troppi brani suonati, ma il tutto viene salvato dalla terza canzone
presa dal CD con i fiori e i porcellini. Comunque è stato triste il proclama: “Flower Punk Rock” pronunciato
a inizio spettacolo... Quando siamo arrivati (io, Andrea Giovanni Bertolasi, Claudio e Enrico Camanzi) siamo
stati accolti dagli Stinking che subito hanno notato il mio tentato mullet. Anche Cris ha optato per una sorta
di street mullet, però ragazzi si pronuncia mallet, non mullet. Ok, volete chiamarlo in italiano? Allora dite
“scoiattolo”. Il numero della serata lo fa Cristian che non si accorge di avere l’ampli in stand-by! Nessuno,
dico nessuno, lo aveva notato. Tanto siamo tutti abituati a concerti in cui non si sente un cazzo!!! Le canzoni
nuove sono esagerate, andate alle recensioni per i particolari. I Travoltas li avevo già visti e che palle, va
bene una volta - ma la seconda no...
PSYCHOTONES - LOOSE - BALLBASTER -Vortex - 28 aprile
(Massilanciasassi)Dopo un pomeriggio passato alla radio ad ascoltare “tutto il calcio minuto per minuto” (oggi
è la penultima di campionato, ma lo scudetto si deciderà settimana prossima, forza Inter!) e una serata a
sclerare in pizzeria (i clienti del locale dove lavoro sono probabilmente le persone più ignoranti al mondo), è
solo verso le dieci che in compagnia di amici mi avvio verso il concerto, contento ma soprattutto curioso di
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sentirmi i Ballbaster che a quel che ho capito erano la backing band del compianto Johnny Thunders. Arrivo
tardi e mi perdo gli Psychotones, poco male li avevo visti solo un paio di settimane prima. Ad ogni modo se
suonano dalle vostre parti andateveli ad ascoltare, una garanzia. La serata è comunque un pochetto triste,
i partecipanti saranno si e no una cinquantina, quelli interessati forse la metà; ad ogni modo sono presenti
un sacco di figure interessanti: il cantante degli Humpers (per chi non lo sapesse grande band di punk rock
americano) in vacanza in Italia e ospite dei Temporal Sluts, i Temporal Sluts stessi (per chi non lo sapesse
gruppo comasco in giro da una decina d’anni), il Mone ,il Messicano e Danilo tagliola(Per chi non lo sapesse
gente poco raccomandabile); insomma un turbinio di voci e colori. Ma veniamo ai Loose, di nome già li
conoscevo e mi dicono che vengono da Macerata, immediatamente decido che mi stanno simpatici. Iniziano
a suonare e sono pure bravi, rock ‘n’roll sullo stile di Radio Birdman e MC5 ma con una spiccata personalità
(insomma non copiano nessuno).Bello poi l’uso dell’organo e veramente spettacolare il suono delle chitarre.
L’età media del gruppo non è certo bassa (il chitarrista dai lunghi capelli bianchi sarà sulla 40ntina) ma la
grinta c’è, e si vede. Verso la fine poi sparano un paio di cover (Stooges e Mc5) e in qualcuno si accende
anche una goccia di entusiasmo, inizio a preoccuparmi. Finito il loro concerto gli americani salgono quasi
immediatamente sul palco e dopo cinque minuti di pausa partono pure loro, lo fanno bene. Il primo pezzo
infatti miscela AC/DC e Sex Pistols, accattivante. Già dalle canzoni successive mi accorgo però che c’è
qualcosa che non va, i nostri infatti pur suonando da dio sono troppo rock ,troppo legati ,troppo poco
selvaggi. Niente di male naturalmente, ma un po’ di amaro in bocca rimane, soprattutto per quello che
potrebbero essere (vista la tecnica e la presenza). Il concerto comunque scorre via veloce, con il bassista
tamarro a petto nudo e bandiera americana in testa, il chitarrista sosia di Keith Richard e il cantante dalle
movenze spastiche. Concludono con una cover di Johnny Thunders, bella e sentita. Io approvo e saluto.
PHUZZ - GAMITS - RETARDED - TRAVOLTAS - Indian’s Saloon - 29 aprile
Delirio totale di serata. Due aggettivi per due band sul palco stasera: ruffiani i Retarded, professionali i
Travoltas. I Retarded sono ruffiani perché il pezzo nuovo che hanno fatto stasera è da MTV e Paco ha detto
che, appunto, stanno diventando ruffiani. I Travoltas non mi esaltano per niente ma sul palco tra spettacolo
e suoni sono esagerati e Lanciasassi, che di musica ne capisce, li ha fatti diventare professori... A me piace
solo “Do It Again” comunque. Gli Stinking paccano anche stasera perché Cristian non ha voce. Attenzione:
avevano ragione i piacentini - si pronuncia “mullet”, lo ha confermato una tipa del Colorado in giro coi Gamits
credo. Osservazione acuta di Pippo Bog: il femminile del mullet è il fullet. Poi Enrico è diventato amico di
una ragazza che era seduta al banchetto dei Travoltas, ma nessuno la conosceva. A parte che parlava tutte
le lingue, ci ha detto di essere calabrese. Quando Luca le ha chiesto “Crotone?” la pupa lo ha mandato a
cagare... Poi lo ha baciato. Le abbiamo chiesto che cazzo faceva nella vita. “Lavoro coi Verdena e con gli
Shandon al check-in dell’aeroporto di Bergamo”. Ma che c’azzecca? Ricordando gli Shandon Enrico attacca
a cantare “Noi Oi!” e i ragazzi sono uniti. Poeta della serata è Cristian perchè quando - parlando del loro
tour - gli chiedo: “e l’America?” risponde: “l’America è lontana...”. Lacrime d’emozione. Stasera è contento
Massilanciasassi perché ci sono un sacco di ciccioni nei gruppi e a lui piacciono le band di grassoni. I Phuzz
non sembrano male, ma ho ascoltato solo un paio di canzoni- molto pop. I Gamits invece si confermano
seguaci del Green Day sound. Bella raga.
LITTLE TONY - Festa degli uccelli Montorfano - 1 maggio
(Massilanciasassi)Montorfano è un piccolo paesiello tra Como e Cantù e ogni anno vi si tiene una fantastica
fiera di pennuti. Poiché però per richiamare un pubblico più giovane c’è bisogno di rock, gli organizzatori
hanno invitato ad esibirsi il Tony nazionale (l’anno scorso c’erano i Ricchi e Poveri). Dopo aver sborsato due
euri per entrare (comprando i biglietti da un bagarino..) mi dirigo al volo verso il loco dove l’evento sta per
iniziare. La scena che mi si para davanti agli occhi è raccapricciante, una Woodstock per artigiani brianzoli
(over 50) + qualche giovane tamarro dallo sguardo vuoto, tutti ammassati e rumorosi. Intanto inizia a piovere.
Io cerco di avvicinarmi il più possibile al palco sul quale una scritta in polistirolo recita “Rock ’n’ Roll”, in estasi
contemplo. Tony comunque non è tipo da far aspettare e così alle 16 in punto eccolo sul palco a dispensar
buone parole e ringraziamenti. Abito ridicolo ma misurato (giacca verde e camicia nera), grinta d’altri tempi.
Parte subito all”attacco con “Johnny Be Good”, la massa approva, qualcuno balla. Io invece ci rimango
un poco male, il nostro infatti canta su una base pre -registrata e con lui ci sono solo due chitarristi,
l’effetto è straziante. Dopo l’inizio al fulmicotone Little si calma e ci concede un paio di ballate(tra cui la
bellissima “Riderà”), andrà avanti cosi per tutto il concerto alternando pezzi veloci a lentacci strappalacrime.
Da notare la presenza sul palco di due giovani ballerine (pettegolezzi dicono che una è addirittura la figli dello
showman) che sculettando e ballando susciteranno più di un caloroso commento tra vecchi e meno vecchi.
Il concerto comunque continua tranquillo con un Tony pronto a cambiarsi d’abito e a arringare la folla con
perle del tipo “sta piovendo ma noi siamo più forti”. Accanto a lui è presente pure il fratello chitarrista (Enrico)
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che talmente preso dal concerto continua a guardare l’orologio e a suonare con una voglia invidiabile. Dopo
45 minuti anche io decido di averne abbastanza e sotto una pioggia sempre più irritante prendo silenzioso
congedo da questa grande gloria del Rock italiano.
GERSON - STP - RC5 - ZEKE - Rainbow - 4 maggio
Arriviamo al Rainbow e fuori dal club ci sono decine di hot-rods parcheggiati... Attaccano i Gerson, ma
sono proprio noiosi nel loro atteggiarsi a rocker e il cantane imita Ligabue. Complimenti allo street-mullet del
bassista comunque. Andrea dei Jabs mi chiede di fare suonare la sua band a Milano e così organizzo loro
una data in camera mia per 2.000.000 di lire! Gli STP finiranno per salvare la serata al sottoscritto; potenti
e tamarri come al solito con il Metius che sfoggia delle mutande da antologia. Gli RC5 hanno il loro perché;
all’inizio sembrano molto “australiani” e per le prime canzoni sono felice sotto al palco. Poi mi rompo e vado
a bere anche se la loro versione di “Judy Is A Punk” è stata proprio carina. Secondo me il chitarrista degli
RC5 suona anche nei Dragons, ma tanto i gialli sono tutti uguali... Quando gli Zeke accendono gli ampli è
già casino. Il bassista è un pastore e Enrico suggerisce: “quello non sa neanche chi è, crede di essere Nixon
durante il Watergate”. I primi dieci minuti sono distruttivi, poi cagano il cazzo. Per me sono troppo veloci e
quando rallentano sono troppo metallari. Non so se mi spiego. Il cantante è ovviamente un drogato e quando
parla non si capisce niente, poveraccio-proprio non ce la fa. Il più serio di tutti risulta essere il chitarrista
sempre celato dietro i suoi occhiali da figo. Igor Maradona pesta come un ossesso, ha fatto bene a lasciare i
Maradonas per unirsi agli Zeke... Suonano una ventina di canzoni in mezz’ora e poi se ne vanno.
DEROZER - PORNO RIVISTE - BAD RELIGION - Bologna - 7 maggio
Dopo essere stati “chiusi dentro” per un bel pò di tempo i Derozer sono tornati! E sono sempre più vecchi... Si
parte da Limbiate in quattro: io, mio cugggino Luca e suo fratello Lucio e Andrea Giovanni Bertolasi. Il viaggio
scorre via tranquillo, colonna sonora: Abr Diab, Caterina Caselli, Ramones e Bad Religion. In macchina
Luca ci parla un pò di pedagogia e un pò di calcio e automobili... Ricordiamo il mullet del bomber Skuravich
e facciamo una sosta per raccoglierci. Al Palatenda incontriamo Mendez e i suoi amici. Mendez racconta
di avventure di Digos e skinhead veneti, poi ci dice che ha ripreso a bere perché è ricominciato il tour,
infine confessa di volersi fare prete. Ci raggiunge Pasquale l’infermiere che è sempre bello nonostante abbia
abbandonato l’acconciatura Bob Marley. Io e Berto durante il concerto dei Derozer rimaniamo fuori in attesa
di entrare a scrocco (sappiate che l’impresa è più che riuscita!). Il posto e semivuoto ma con le Porno Riviste i
kids si scaldano. “Siamo noi, siamo noi, la rovina dell’Italia siamo noi...”. Sono insopportabili, ma Mendez dice
che sono dei bravi ragazzi... I Bad Religion sono un pò sotto tono e penalizzati da una acustica indecente.
Il batterista (ex Suicidal Tendencies!) esagera con contro tempi vari e rompe il cazzo. Anyway sono sempre
bravi. Partono con “Suffer”, “Punk Rock Song” e arrivano con “American Jesus” e “21st Century Digital Boy”.
In mezzo ci sono “You”, “Change Of Idea”, “Modern Man”... Durante la nostra attesa fuori dal Palatenda ho
avuto la possibilità di assistere a un intervista a Brian Baker (chitarra nei Bad Religion e eroe con i Minor
Threat). Baker ha detto che la sua convivenza sul palco con Mr.Brett era “pesante” e quindi il boss della
Epitaph è rimasto a casa. Tuttavia si dice contento per il fatto di avere il capo della sua etichetta a tutti gli
effetti nella band perché rende più snelle le faccende “manageriali”. Inoltre aggiunge che Mr.Brett scrive
ottime canzoni e rende i pezzi di Greg Graffin ancora più belli. Cosa ascolta secondo voi Baker? Country!
Johnny Cash, Hank Williams... Per quanto riguarda il punk rock solo roba vecchia: Black Flag e Minutemen.
Brian è convinto che l’esplosione commerciale del punk rock era inevitabile e parla bene anche dei Blink 182
dicendo però di non riconoscersi assolutamente nei loro testi. Più o meno è tutto, la prossima volta prometto
di portare anch’io un registratore così da chiedere ai Bad Religion come ci si sente ad essere vecchi e non
avere più capelli. Ma forse questo può dirmelo anche Spasio.
SICK OF IT ALL - Leoncavallo - 11 maggio
Lo avete mai visto il videoclip di “Stepdown” dei Sick? E’ comico: un tipo illustra i vari modi possibili di
ballare l’hardcore newyorchese. Potete scegliere tra il “mulinello”, il “pizzaiolo” e per concludere in bellezza
non potete non partecipare alla “pila umana”! Ah questi bruti... Sono potentissimi i Sick Of It All e quasi mi
piacciono; mi era anche venuta la mezza idea di imboscarmi nel loro tour bus e tornare con loro a New York.
Prima hanno suonato anche altre due band, forse erano i Waterdown e i Rise Against-ma non li ho cagati
minimamente perché non avevano le sirene sul palco come i SOIA. Peccato per le transenne perché senza
lo spettacolo sarebbe stato ancora più hardcore. Per la cronaca: un cappellino dei Sick costa la bellezza
di 25 euro! In un momento di semi lucidità Vandalo, leggendo Oriental #3, ha specificato le sue teorie sul
punk rock: i cloni dei Ramones non suonano punk rock. Mi sembra chiaro il punto, ma io non me la sento di
condividere questa tesi- è troppo radicale!
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MANGES - Piacenza - 17 maggio
Luca Miccetta mi ha fatto vedere la foto di Lucy B.! Sembra proprio innamorato il Miccetta... Manuel invece
ha mostrato orgoglioso il suo nuovo tatuaggio “Ramones” fatto nelle carceri speciali di Spezia. I Manges
sul palco fanno il loro lavoro, ma si sente male; nonostante tutto, totali come al solito. A un certo punto il
Sig. Mass dice anche “bella lì”; ma da quando in qua in Liguria si usa sto slang?!? Io sto un pò seduto a
chiacchierare, poi mi alzo e giro tra i punx presenti alla festa. A fine serata avrò bevuto 75 cl. di birra e
una coca cola in bottiglia comprata solo perché al Formenti piacciono le bottiglie di coca cola... Ovviamente
seguirà un’interminabile pisciata in autostrada. I Manges faranno un bel tour in America con Jughead alla
chitarra; io spero vivamente che Jughead continui ad andare in giro vestito da deficiente come ha fatto a
settembre scorso a Spezia. E’ sicuramente un buon modo per fare strage di cuori. E i Manges sono il classico
gruppo che fa strage di cuori. Matteo sul palco si dimena come un bambino a cui hanno tolto i giocattoli,
Manuel si immerge in Marky Ramone tanto da suonare con la gobba, Caredda tenta di spaccarmi la testa
con la chitarra più volte e quando non ha in mano lo strumento fa il verso a Joey, Mass è il più figo perché ha
sul giubbino una toppa con su scritto qualcosa tipo “Jesus is my master”. Roviniamoci tutti ascoltando “Road
To Ruin”.
LETTURE
KRIMINAL CLASS #4
Dunque, ho già parlato di Kriminal sul numero uno di Oriental. Questa uscita vede protagonista Jello Biafra
con uno dei suoi discorsetti (tra l’altro pare stiano arrivando i Dead Kennedys in tour...); poi ci sono Business,
addirittura attori in un film, Franziska - amici di quel vecchio di Aitken, e Citizen Fish. Nelle recensioni
compaiono anche Stinking, Retarded e STP, ma sono schiacciati dagli scarponi di centinaia di kids. Solito
formato quotidiano e pappardelle Oi! allegate.
FANZASTIC #7
Ricordo che il primo numero di questa fanza mi aveva fatto cagare. Ora che ho letto l’intervista agli
Atomsmashers sono più contento, mi è proprio piaciuta. A proposito: anche a me fanno cagare i Pensione
Libano e i Peter Punk, ma non me ne frega un cazzo se fanno i soldi. Poi per quanto riguarda il cambio di
nome degli Atom si dice in giro che sia stato Greg Lowery a imporlo... Un pò povere le recensioni: davvero
pochi dischi e solo due concerti del cazzo (i mitici Derozer - si, alla radio una volta ho sentito questo aggettivo
riferito a Cesco e compagnia! e Impossibili al Circolone di Legnano). Io ero convinto che Chuck Schuldiner
suonasse nei Testament, non nei Death. Comunque, pace all’anima sua.
(Alessandro de Meo - via Cavour 41/c - 22078 - Turate -CO)
6:00 A.M. #2
Una rivista di skate su Oriental Beat?!? Ma si dai, il photo editor di 6:00 A.M. è il Formenti e il capoccia è
Basilico, star nel video degli Shandon. Perché l’ho comprata? Nello spazio musica ci trovate un articolo sui
Cramps a firma Taveboy, seguono due pagine dedicate a Tom Waits. Nel reparto stronzate a caso c’è anche
il mullet del mese. Il tipo nella foto non lavorerà mai al Blue Oyster perché è già impegnato al BoBo Club di
Palazzolo Milanese, noto ritrovo per soli maschi gay.
ROCK SOUND SPECIALE PUNK #9
In pratica gli speciali punk di Rock Sound escono in contemporanea con Oriental Beat... Io voglio cominciare
a vedere il mio nome su queste pagine così i ragazzini potranno finalmente capire che sulle riviste vengono
presi per il culo. Io li prendo per il culo esplicitamente così forse si svegliano e la smettono di comprare i
dischi con le bermuda larghe, magari passano all’hardcore del Number One... Sto delirando, lo so. Dunque,
lasciando perdere il CD allegato - davvero brutto, vediamo un pò cosa salvare. C’è una bella foto dei Damned
dei tempi d’oro in cui sfoggiano gloriosamente la loro demenza, poi un ritrattino di Fat Mike e consorte che
sono proprio carini insieme - beati loro. Veramente tosto l’articolo sui Cramps con uno scatto dei quattro da
erezione (c’è Candy Del Mar); Andrea Pazienza occupa spazio anche qui - di questo film ne hanno parlato
proprio tutti, da Rumore a Sette - e ci sono state anche un sacco di polemiche perché tenta di rendere
romantica un’epoca drogata e violenta, quella delle contestazioni della fine dei ‘70. Joe Queer a pagina 29
promette di ritirarsi dalla scena, io non ci credo. Grande Legs McNeil che racconta del mio Punk preferito,
quello della New York dei 70s. Le etichette intervistate in questo #9 sono due colossi del rock and roll:
Munster e Crypt. Gli Zeke vanno in giro orgogliosi delle loro influenze black metal, dio cane io non ce la
faccio più di vedere Immortal e Marduk dal vivo... Dio schifoso, ne hanno messa di carne sul fuoco quelli di
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Rock Sound. Per quanto riguarda l’Italia c’è un report minimale dei Crummy Stuff sulla scena sudamericana
conosciuta dai milanesi grazie al loro tour; la disperazione mi assale quando vedo band come Boldoz
Dogs e Stupid Family. Comunque, dato che per Rock Sound è obbligatorio inserire qualcosa che abbassa
clamorosamente il tiro del tutto, dovete beccarvi il poster dei Moravagine. Con quelle facce ( e soprattutto col
cappello peruviano) è impossibile che capiscano qualcosa di punk e affini.
TOO MUCH JUNKIE BUSINESS #3
Arrivata dritta nella mia casella postale la terza uscita di Valentini. Che cazzo devo dire? Che è una fanza
perfetta? Un’attitudine figa, un’intervista a Chris D. dei Flesh Eaters in cui si parla anche delle bellezze del
cinema made in Italy (dalla Loren a Asia Argento), una recensione come si deve di Oriental Beat... Ora prego
il Sig. Valentini di rivolgersi a mio cugggino Luca per parlare dei Motley Crue; Luca vive di Motley Crue e
ascolta solo “Dr. Feelgood” e “Theatre Of Pain”. Spero di leggere presto la chiacchierata col tipo dei Music
Machine perché li ho riscoperti ultimamente e la loro versione di “Hey Joe” è soporifera! Dio cane il concerto
dei Menace; io potrei raccontare di quello dei Vice Squad, ma lasciamo perdere... Ora sto ascoltando anch’io
gli Stones: “Beggar’s Banquet”. Valentini ministro del rock and roll. ([email protected])
RAMONA #2
Fanzine made in Las*Pezia - indovinate che c’è dentro? Ramones, Happy Days, Rock and Roll, Ramones.
Insomma, diciamo la verità, non è proprio granché. Che significa “Non criticate” nell’editoriale? Se critico
“Ramona” non significa che critico tutta la gente che vive di punk rock! Ok per le storie su Cochran e Little
Richard perché io del rock and roll dei ‘50 ne so poco e niente, però le interviste alle band punk rock sono
proprio povere! Le domande sono le solite e le risposte sono più che telegrafiche. C’è anche una bella foto
di Dee Dee e la vera storia di Happy Days presa da Internet. Non so più che dire. (Paolo Ottonari - via Tito
Speri 30 - 19123 La Spezia)
SAN SALVADUR BASKET NEWSLETTER #7
Ero sdraiato sul mio lettuccio ascoltando un volume a caso di “Back From The Grave” con il giornale in mano
quando suona il postino (non so da voi, ma da me suona solo una volta...). Cosa trovo nella busta? La fanza
del basket di Gabriele Bellone! Gabriele è molto più figo di Greg, ricorda l’arcangelo che appare durante le
partite di Fantozzi... Contro il Calabroni Gabriele ha segnato ben 12 punti! Ma oltre a stare in campo, Gabriele
si preoccupa anche del tifo e richiede 10 tamburi e 20 ragazzi per la partita con la Valpellicce. C’è anche il
faccia a faccia in stile Le Iene tra i due cestisti Wolf e Rambo. Un must. (Cercate Gabriele a casa di Dan
Peterson)
DISCHI
AAVV - WHAT STUFF (Iloki)
Allora, questo disco è datato 1990, ma lo recensisco perché solo ora sono entrato in possesso della versione
in vinile. Avevo alcuni di questi pezzi perché me li aveva duplicati Pasquale l’infermiere. Qui sopra ci sono
grandi band californiane (credo vengano tutti da lì) come Germs e Dils con i loro primi singoli. La qualità è
decisamente alta e “Round n’ Round” dei Germs è incredibile. Sicuramente alcune di queste canzoni sono
già presenti su “Killed By Death” e simili (ad esempio “Alcoholiday” dei Kaos), ma in questo contesto sono
molto più fighe.
AAVV - BULLET PROOF POEMS (Desert Inn)
Un tributo ai Dogs D’Amour su un’etichetta di Treviso? Si, ed è uscito anche un pò di tempo fa. Le band?
Mica si scherza qui: Jeff Dahl, Black Halos, American Heartbreak... Signori, non sarò un mega fan dei Dogs
(io sono innamorato di Michael Monroe, non posso tradirlo), però posso tranquillamene dire che loro erano il
rock and roll, quello dei Rolling Stones di “Sticky Fingers”, degli Heartbreakers di “One Track Mind”, dei Guns
And Roses di “It’s So Easy”... Così, al volo -dopo un primo ascolto, faccio vincere gli Highschool Hellcats con
“Gipsy Blood” ulteriormente punkizzata... Il premio per la foto più tamarra del secolo va al Sig. Jany James di
Parma che, se davvero va a comprare il prosciutto vestito in quel modo, diventa il mio idolo all’istante
AAVV - MUSIC FOR TRUCKERS (La Skaletta)
Questa volta ho toppato. Recensisco questa compila con un anno di ritardo... Una bella accozzaglia (nel
senso buono questa volta) - anzi un calderone di band transitate dal CBGBs ligure; dal surf dei Surfin Lungs
(la mia preferita) allo scum dei Nerds - credo tutti pezzi editi comunque. Definitivamente da autoradio.
ANNA & THE PSYCHOMEN/SBIRROS - SPLIT
Singolo sponsorizzato dalla Troma? Pare di si... Gli Psychomen suonano pop punk un pò grezzo senza
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regalarci nulla di memorabile. Nonostante il nome bruttissimo, gli Sbirros di Napoli vincono il match perché
più spregiudicati, più garage, più No-Talents. Dimenticavo di dirvi che entrambi i gruppi hanno una signorina
alla voce.
AMULET - FREEDOM FIGHTERS (Bitzcore)
A parte il fatto che quando estrai il CD dalla custodia ti ritrovi la pubblicità del merchandise dei Turbonegro, il
primo gruppo a cui pensi quando metti su “Freedom...” sono proprio loro: i Turboniggaz! Poi l’album prende
una piega strana, comincia a fare zig zag tra l’hard punk svedese e, scusate, l’hardcore. E’ questo piccolo
particolare che lascia l’amaro in bocca perché i pezzi rock and roll sono decisamente apocalittici.
BARRACUDAS - THIS AIN’T MY TIME (Sanctuary)
(Massilanciasassi)Antologia che ripercorre tutta la carriera dei Barracudas, soffermandosi anche su singoli
e rarità (oltre che sulle canzoni estratte dai loro non numerosissimi album). I primi pezzi comunque con
la loro miscela di punk-rock, Beach boys e pop sono sicuramente i migliori per freschezza e impatto.
Non è comunque da buttare anche il materiale successivo che presenta canzoni più lente e “complicate”.
Forse l’unico difetto che ci trovo è l’eccessiva lunghezza (43 pezzi), ma se avete la pazienza e il tempo di
ascoltarvelo tutto vedrete che di cagate non ce ne sono e che i due cd valgono i soldi che dovrete spendere
per portarveli a casa. Ottimo il libretto con la storia e le foto.
BLACK HALOS - ST (Safety Pin)
Una band esagerata, null’altro da dire. “Sell Out Love” è presente sul CD uscito di recente per la Sub Pop,
l’altra canzone è una cover eccezionale. I gruppi per me dovrebbero tutti suonare così perché il punk è
questo.
BOOTLEG BILL - TREASURE LOVE OF TRASH (Scarey)
Da quello che ho capito Bootleg Bill è un strano personaggio; si registra dischi quasi completamente da solo,
fa testi volgari e provocatori ed è fissato con pornografia e tettone. Dato che della sua passione per figa e
culi vari non me ne frega niente veniamo alla musica;.immaginate una mistura di punk rock veloce e grezzo
(ma ben suonato), un pizzico di classico rock americano, qualche riff metal e tanto rock ‘n’ roll(nella sua
accezione più ampia) e avrete un’idea della musica presente su questo CD. Ah non spaventatevi, la qualità
della registrazione è ottima (niente low-fi qui), se vi interessa: [email protected]
D-GENERATION - NO WAY OUT (Rockville)
Le canzoni presenti su questo sette sono prese dall’LP omonimo della band di New York. E’ datato 1993 ed è
molto meglio dell’altro loro singolo in mio possesso (su Munster). Non credo sia molto semplice da trovare...
Io li adoro; se non li avete mai ascoltati sappiate che questi D-Generation sono figli della loro città, la mecca
del punk rock.
DEE DEE RAMONE - BORN TO LOSE (Woimasointu)
Grazie all’intraprendenza del Camanzi riusciamo ad avere in Italia questo gioiello. Quelli che sanno tutto di
punk rock (gente tipo Fabrizio dei Crooks e Massilanciasassi) dicono che il Chris Spedding che suona la
chitarra in sto sette pollici è un guru del punk 77, ha anche prodotto i Vibrators tra gli altri! Due pezzi per
Dee Dee: il classico degli Heartbreakers e la sua “Hop Around” con sua moglie (almeno credo) alla voce. Per
sempre Ramones.
DIVISION OF LAURA LEE - BLACK CITY (Burning Heart)
Questi tipi hanno fatto un tour con gli International Noise Conspiracy e musicalmente non si discostano
molto da loro. Fate suonare agli Hives “Raw Power” degli Stooges, metteteci lo spirito degli MC5, aggiungete
quell’aria un pò intellettuale che hanno band come International e Make Up e avrete più o meno questo disco.
Minchia se ne sto scrivendo di stronzate... Davvero bella la copertina, proprio di gusto.
DUANE PETERS & THE HUNNS - WAYWARD BANTAMS (Disaster)
Ma perché il buon Duane ha due band identiche? Peters è un personaggio assurdo - si dice che un pò di
tempo fa la Epitaph gli avesse regalato una quantità industriale di fumo per evitare che si ubriacasse durante
il tour. Il risultato? Si è fumato duecento canne e poi ha ripreso a ubriacarsi! Comunque ora beve solo latte.
Le tredici canzoni di questo album sono un simpatico e sentito omaggio ai Clash, agli Stiff Little Fingers e agli
U.S. Bombs... Un buon disco, magari un pò monotono, ma con Texas Terri come ospite.
DUMBERS - LOVE SOUNDS FOR A LITTLE ROMANCE
Bravi, musicalmente nulla da dire; si sono ascoltati i Peawees e forse hanno anche capito il trucco. Però
io non sopporto le pin-ups, Elvis e le etichette tipo 60s pop and roll. Poi i Dumbers devono essere proprio
giovani e dalla foto sul retro del CD non sembrano proprio dei rocker... Cazzo, siete bravi - lasciate perdere
le stronzate di facciata - suonate punk rock e basta.
ORIENTAL BEAT 4
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GIULIANO PALMA - GP (V2)
Ma si dai, non storcete il naso... Ma voi ascoltate solo punk rock? Io si, però ogni tanto mi concedo qualcosa
di diverso, tipo questo CD dell’ex voce dei Casino Royale - che prima facevano ska, poi roba da fighetti
alternativi e poi si sono sciolti. Qui ci sono un pò di pezzi rocksteady, qualcosa di simile al soul e poi qualche
canzonetta all’italiana con basi trendy... L’album si chiude con una cover dei Clash proprio bella. Rilassante.
HIGHSCHOOL DROPOUTS/DARLINGTON - SPLIT (Daytime Dilemma)
Gli Highschool fanno un passo avanti rispetto al loro precedente 7; si sono avvicinati ancora di più al
Ramones sound, pare usino anche le Mosrite... Dei due pezzi preferisco “Sanitarium” che comunque,
togliendo i riff di chitarra alla Johnny anni 80, ricorda molto di più i Riverdales che i Ramones. Il tutto è
prodotto dal Sig. Luca Rancati. Per gli Highschool sono in arrivo altri due singoli e soprattutto un CD su
Wynona; staremo a vedere. I Darlington sono proprio bruttini... intendo fisicamente. Di loro so poco, queste
due canzoni sono però vecchiotte. Forse di tutte le band che finiscono in “ton” sono i più simpatici. Meglio
“Jim Beam” rispetto al primo pezzo perché è pop triste e in una giornata di pioggia come oggi va bene.
JOEY RAMONE - DON’T WORRY ABOUT ME (Sanctuary)
Brividi. Il disco postumo del Re del rock and roll. Che i fan di Elvis non rompano i coglioni. Questo potrebbe
essere un album dei Ramones cazzo. I Ramones di “Mondo Bizarro” per l’esatezza. Invece è il buon Joey
con un manipolo di amici. Shernoff dei Dictators, Daniel Rey, Marc Bell, Jerry dei Misfits, il Capitano dei
Damned, Helen Love. Joey è il Re, non Elvis. Joey.
OXYMORON - FEED THE BREED (Knock Out)
Ovviamente questo CD l’ho avuto gratis. Me lo sono fatto regalare (da chi sono cazzi miei!) perché ero
curioso di ascoltare la band più presente sui giubbini dei punx sedicenni che soggiornano al sabato di fronte
al McDonald di Corso Ticinese. A dir la verità ho visto una foto di Lars dei Rancid in cui anche lui aveva
la scritta Oxymoron sul chiodo... Gli Oxymoron fanno Oi! punk, ma non ne sono proprio sicuro. Alcuni lo
chiamano “street punk”, comunque non hanno il piglio rock and roll dei loro compari più famosi Rancid. Alla
lunga, come dice Massi, sgrulla la minchia.
PHUZZ - JUSTINE (Filthy)
(Massilanciasassi)Solo tre pezzi su questo cd regalatomi dal simpatico e ciccione cantante dopo il loro
concerto all’Indian’s Saloon (vedi recensioni concerti). Piacevolissimo punk-rock semplice e molto melodico
con chitarre leggerine e melodie un pò power-pop e un pò Mr.T Experience. Se vi interessa il genere il cd è
valido.
PSYCHOTONES - INTRODUCING... (Nicotine)
Questo singolo è il felice proseguimento del discorso che gli Psychotones hanno cominciato col loro primo 7
uscito, se non erro, un paio di anni addietro. I comaschi suonano un garage punk più o meno alla Nomads e
sembra riscuotano un discreto successo in Austria... Diventeranno famosi?
RADIO BIRDMAN - THE ESSENTIAL... 1974-78 (Sub Pop)
(Massilanciasassi)Compilation con 22 canzoni per farvi un idea di quel gran gruppo che furono i Birdman,
inutile certo se già li conoscete ma ottima se non li avete mai sentiti. Ma che musica suonavano i nostri?
Grande rock ’n’ roll sicuramente, tra il Punk degli esordi e il suono malato di Detroit; ma questa è una storia
che ormai saprete a memoria. Gli australiani avevano comunque uno stile fortemente personale basato su
melodie non semplicissime e impreziosito dal suono caldo dell’organo hammond. Grande anche la copertina,
interamente argentata, e il libretto con la solita storia e le foto (belle). Nota curiosa, se odorate l’interno del
cd vedrete che sa di buono.
REVOLVERS - A TRIBUTE TO CLICHES (People Like You)
Guardi le facce dei tipi e la prima band che ti viene in mente sono i Backyard Babies, forse il gruppo più
trendy del momento... Cazzo, questi Revolvers sono meglio. Provenienti da Dusseldorf, sono una costola dei
già noti Happy Revolvers recensiti nel numero uno di Oriental. Grandi perché ripescano “Ain’t Got No Sense”
dei Teenage Head e ancora più grandi perché in “Rock And Roll Is Dead” sembrano un incrocio tra i Dogs
D’Amour e David Bowie.
STINKING POLECATS - PRETTY GIRL (Outsider)
Gli Stinking sono uno dei miei gruppi preferiti, non è mistero. I signori Outsider sono due miei amici, tutti lo
sanno. Quindi questo sette lo faccio recensire a qualcun’altro... No va, ci penso io. Due brani, un inedito e un
vecchio pezzo riarrangiato - vinile giallo trasparente, copertina fighissima di cartone pesante, foglio interno
patinato. 500 copie numerate a mano, quindi muovetevi!!! “Pretty Girl” è una pop punk song precisa, breve,
melodica e tutte le tipe non riescono a togliersi Paco dalla testa. “You’re Not Mine”è ancora più figa della
versione sul CD perché è suonata con ancora più classe. Comprare.
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STINKING POLECATS/TRAVOLTAS - SPLIT (Wynona)
Su CD i Travoltas non sembrano i Blur come dal vivo... La prima canzone è 100% Blink 182, poi passano
a un suono molto power pop alla Weezer (“Buddy Holly”, presente?) per chiudere con dei coretti alla
Beach Boys. Quattro pezzi sono anche sopportabili. Passiamo ai re del pop punk Stinking Polecats. Le loro
canzoni sono belle complicate, altro che LA-RE-MI e via... Cupi, romanticoni, emo, pure rock and roll in certi
passaggi. E il ritornello di “I’ll Wait For You”? Altro che Travoltas...
SMOGTOWN - DOMESTICVIOLENCELAND (Disaster)
L’etichetta di Duane Peters butta fuori il CD di questi Smogtown. Quando Formenti me l’ha regalato mi ha
detto: “Fanno quel punk rock un pò ubriacone...”; non aveva tutti i torti. Mettete nelle mani di una band rock
and roll tipo gli Humpers l’ultimo LP dei Rancid e otterrete questo “Domestic...”. Solita roba, ma fatta bene.
Secondo me a gruppi del genere fa bene vivere in California tra skater e surfer, li salva da quell’odiosa aria
street-oi! che si respira in giro.
SMUGGLERS - USELESS ROCKER (Wynona)
Tre pezzi su picture disc per i gli eroi canadesi. Vi ho mai raccontato di mio cugino quello canadese che fa
il ninja? Prossimamente dai... Tra punk rock, garage e pop questo sette diverte e fa ballare. Di solito si dice:
“adatto a party selvaggi”. La cosa più figa è il tipo sulla Vespa con la toppa dei D.O.A.
SONIC DOLLS - WE LOVED YOU... (Booze)
Torna il Taverna come discografico e tornano i Sonic Dolls come punk rocker più vecchi e brutti d’Europa.
Vinile bianco e confezione pregio - tre canzoni. Il lato A è meno pop del previsto e ricorda i Saints di “(I’m)
Stranded” e “Demolition Girl”. Purtroppo si gira il disco e il livello scende: una cover dei Mulligan Stu (ma ne
avevamo proprio bisogno?) e “Carbona Not Glue”. Auf Wiedersehen!
WEEZER - ST (Geffen)
(Massilanciasassi)Innanzitutto figa la copertina. Foto dei nostri su sfondo verde padania, solo per questo un
10. Il disco poi è ottimo: fresco, melodico e con un suono curato ma per nulla invadente. Certo, il punk rock
con questi ben poco ci azzecca, ma ogni tanto è bello concedersi anche a qualcosa di diverso no? E poi
sentitevi l’iniziale “Don’t let me go” e la successiva “Photograph” due bombe, una dietro l’altra. Power pop
direttamente dal nuovo millennio, questo sono i Weezer di oggi e non spaventatevi se avete visto il video
e vi a fatto cagare, quello è il pezzo più noioso dell’album. Ok ok lo so, non volete spendere i soldi per
comprarvelo ( e fate bene con quello che lo paghereste) ma non vi preoccupate, basta scrivere al Basetta
che ve lo copia lui. Una gioia per le orecchie.
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ORIENTAL TOTALE Come direbbe Wanna Marchi, questo numero