CRES SCEREE INSIIEME … INS SIEME PER C CRESCERE MEETODO OLOGIIA PED DAGO OGIA DEI D GEENITO ORI CRES SCEREE INSIIEME … INS SIEME PER C CRESCERE METTODO OLOGIA A PED DAGOG GICA DEI G GENITORI Torrino 2014 Un ringraziamento a: Gabriele Bianchi – Dirigente dell’I.C. via Ricasoli Torino Hanno collaborato: Olga Chirone, Barbara Cicci, Sabrina Colangelo, Sandra Di Scianni, Cecilia Ferreri, Olimpia Fittipaldi, Anna Maria Passaggio, Alessia Rastello, Maria Zincato – Insegnanti I.C. via Ricasoli Enrico Marchi, Daniela Truffo – CeSeDi Augusta Moletto, Riziero Zucchi – Metodologia Pedagogia dei Genitori” 1 INDICE Introduzione ………………………………………………………………….pag. 3 Parte I CON I NOSTRI OCCHI …………………………………………………… pag. 5 L’approdo della “Pedagogia dei genitori” all’I C via Ricasoli……………..pag. 8 Ciao sono Rocco…………………………………………………………….. pag. 10 Clarissa… con i nostri occhi………………………………………………… pag 16 Parte II GENITORI E INSEGNANTI INSIEME…………………………………….. pag. 19 Insieme per crescere … crescere insieme nell’I C via Ricasoli………….pag. 21 Progetto A.S. 2013-2014 ………………………………………………….....pag. 22 Pochi semini, ma un buon inizio…………………………………………….pag. 24 Un arcobaleno di storie ……..………………………………………………..pag. 25 Compagni di viaggio e di ricerca…………………………………………….pag 50 Non eravamo a scuola, eravamo su una nuvola…………………………..pag. 55 Parte III INSIEME PER RIFLETTERE………………………………………………. Pag 59 Un seminario per seminare. Esperienze significative a scuola ………….pag 60 Focus Group: Idee per una buona scuola………………………………… pag 65 2 Augusta Moletto Riziero Zucchi METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI “Pedagogia dei Genitori”, valorizzazione delle competenze e delle conoscenze educative della famiglia, nasce a Torino in seguito ad attività che sottolineano il protagonismo dei cittadini che si impegnano ad essere operatori sociali di salute mentale in una dinamica di reciprocità, alimentata dalla messa in discussione dei rapporti interpersonali. Alcuni principi derivano dalla pratica delle assemblee di Attività Terapeutica Popolare, nate a Modena, condotte a Torino dal 1978, in cui i genitori hanno parte attiva, prendendo la parola in pubblico e testimoniando i loro percorsi educativi. La fecondità del protagonismo dei genitori, come cittadini attivi e primi conoscitori dei loro figli, fa sì che siano utilizzati come formatori all’interno delle scuole dal 1995, data in cui sono formalizzati i principi e la metodologia Pedagogia dei Genitori. Questo metodo si diffonde a livello nazionale e internazionale, contribuendo alla formazione dei professionisti che si occupano di rapporti umani: insegnanti, educatori, medici, giudici, assistenti sociali, ecc. Istituzioni scolastiche, ASL, Enti Locali adottano la Metodologia Pedagogia dei Genitori per l’aggiornamento dei propri operatori e per iniziative di aggregazione sociale. Dal 2001 al 2004, Pedagogia dei Genitori diventa Progetto europeo, inserito nel programma di educazione permanente Socrates Grundtvig 2, al quale partecipano Associazioni di genitori italiani, francesi e scozzesi. Dal 2007 al 2009 la Comunità Europea approva il Progetto Dalla parte delle famiglie-Pedagogia dei Genitori con la partnership di Francia, Grecia, Italia. Pedagogia dei Genitori sottolinea che: la famiglia è componente essenziale e insostituibile dell’educazione. Spesso le viene attribuito un ruolo debole e passivo che induce alla delega ai cosiddetti esperti. La famiglia possiede risorse e competenze che devono essere riconosciute dalle altre agenzie educative. La Metodologia evidenzia la dignità dell’azione pedagogica dei genitori come esperti educativi, mediante iniziative mirate a promuovere la conoscenza e la diffusione di Pedagogia dei Genitori. Si realizza mediante le seguenti azioni: Raccolta, pubblicazione e diffusione delle narrazioni dei percorsi educativi dei genitori Formazione da parte dei genitori degli esperti e dei professionisti che si occupano di rapporti umani (insegnanti, medici, educatori, giudici, assistenti sociali, ecc.) Presentazione dei principi scientifici riguardanti Pedagogia dei Genitori tramite ricerche, studi, convegni e seminari. Pedagogia dei Genitori si esprime attraverso: la pedagogia della responsabilità: la famiglia adempie ai compiti dell’educazione e ne risponde al mondo la pedagogia dell’identità: l’amore dei genitori fa sviluppare una consapevolezza che permette alla persona di riconoscersi la pedagogia della speranza: la speranza dei genitori è l’anima del progetto di vita, del pensami adulto la pedagogia della fiducia: la fiducia della famiglia fa nascere e sostiene le potenzialità del figlio la pedagogia della crescita: i genitori sono attori e testimoni del percorso di sviluppo del figlio. Pedagogia dei Genitori propone il Patto educativo scuola, famiglia, sanità, promosso dall’Ente Locale in cui i genitori assumono un ruolo attivo grazie al riconoscimento delle loro competenze. Le linee guida e le basi epistemologiche della Metodologia Pedagogia dei Genitori sono contenute nel saggio A.Moletto R.Zucchi, La Metodologia Pedagogia dei genitori. Valorizzare il sapere dell’esperienza. Maggioli editore, 2013. Per informazioni: [email protected] www.pedagogiadeigenitori.info 3 INTRODUZIONE Sinergie educative Il fascicolo, strumento di impegno formativo e didattico, documenta un itinerario educativo di una scuola nella sua elaborazione, evidenziando i passaggi funzionali alla sua realizzazione. Affronta uno dei problemi più attuali, la relazione genitori insegnanti. Il deperimento dei Decreti delegati lascia senza soluzioni un confronto che dovrebbe esser costruttivo, ma che rischia di diventare conflittuale. La mancanza di chiarezza nelle competenze di scuola e famiglia determina continue invasioni di campo. La Metodologia Pedagogia dei Genitori è un contributo operativo alla realizzazione del patto educativo basato sui rispettivi ruoli. L’esperienza è ventennale e si realizza in varie parti d’Italia. A Torino coinvolge alcune scuole, una di queste è l’IC di Via Ricasoli. Il Comitato per l’integrazione scolastica di Torino promuove la Metodologia diffondendola nelle scuole e in altri ambiti educativi come associazioni, comuni, parrocchie, ecc. Nella rivista Handicap & Scuola la sezione Pedagogia dei Genitori presenta i contributi scientifici, le narrazioni dei genitori e le esperienze effettuate. La Casa degli insegnanti sostiene attivamente la Metodologia. E’ un luogo in cui si realizza la solidarietà tra coloro che hanno a cuore il futuro della scuola per ripartire con nuove energie in una situazione sociopolitica che appare ostile all’educazione e alla pedagogia. Nella casa degli insegnanti si comunicano progetti realizzati e realizzabili. La condivisione si effettua in ambiti reali e virtuali, le stanze; in uno spazio di queste trova posto la Metodologia Pedagogia dei Genitori. Il luogo viene definito RES: Risorse Educative Sociali, per valorizzare gli autori della formazione: docenti e genitori. Lo scopo è collegare gli educatori di riferimento, perché, attraverso il riconoscimento della reciproca vocazione , progettino e lottino insieme. Il Forum regionale per l’educazione del Piemonte promuove e valorizza le esperienze di buona scuola. Il contenuto del fascicolo è legato agli ideali che ispirano questa attività. Partendo dalla scuola, dalla sua positività e dai suoi successi, reagisce alla logica dello sfascio, facendo emergere l’impegno e l’energia degli insegnanti, la loro attività e la loro soggettività. Il Forum realizza un’opera di resistenza civile che porta al recupero dei valori educativi per contrastare i tagli e la svalorizzazione dell’educazione, mascherata da riforme. Il fascicolo viene realizzato grazie all’intervento del Centro servizi didattici della Provincia di Torino (CESEDI) che propone itinerari formativi per arricchire la scuola piemontese e costruire itinerari di eccellenza che collegano l’istituzione scolastica alla società. Un po’ di storia L’esperienza presentata dalla pubblicazione nasce nelle aule dell’Università. La genitorialità non è spesso trattata in ambito accademico; in un laboratorio le lezioni riguardano le competenze e le conoscenze dei genitori, il patto educativo scuola famiglia; genitori propongono gli itinerari educativi compiuti coi figli come strumento formativo. E’ la Metodologia Pedagogia dei Genitori. In una studentessa nasce il desiderio di realizzare quell’alleanza con le famiglie, quando avrà raggiunto il sogno di esser maestra. Nell’itinerario professionale conosce molte scuole e tenacemente propone la Metodologia. E’ alle prime armi ma la sua convinzione e l’impegno convincono i colleghi che accettano di sperimentare la proposta. Con i nostri occhi La maestra attualmente insegna all’IC di Via Ricasoli di Torino e presenta l’esperienza al Gruppo di lavoro di istituto per l’integrazione. Il laboratorio all’università era di pedagogia speciale e forse ha creato degli interessi: l’allieva di allora ha scelto di esser insegnante di sostegno e lo fa con passione. Coinvolge le colleghe e propone Con i nostri occhi, la presentazione dei figli con disabilità da parte dei genitori. Il Decreto della Giunta Regionale del 29 luglio 2013 sul profilo di funzionamento degli alunni in situazione di handicap richiede alla famiglia un’analoga presentazione. I colleghi accettano e la proposta fatta ai genitori si trasforma in una serie di narrazioni che presentano i figli, partendo dalla positività e dall’itinerario di crescita. Il fascicolo ne propone due esempi 4 L’esperienza nelle classi La Metodologia parte dalla disabilità nell’anno scolastico 2012 – 2013, nell’anno seguente viene rivolta a tutti i genitori e si amplia a più classi, tre della primaria e una della secondaria di I grado dove vengono attivati i Gruppi di narrazione. L’esperienza della prima B mette in luce la positività ma anche la difficoltà di creare una cultura della partecipazione costruttiva e paritaria dei genitori. Abituati ad esser interpellati nell’emergenza faticano a capire l’importanza di presentare i figli con i loro occhi,m creando alleanza con i docenti e reti di genitorialità collettiva. Nella classe seconda A il percorso della Metodologia è inserito all’interno di un progetto didattico: la relazione tra la storia generale e la storia personale. L’allievo come persona viene individuato all’interno di un percorso che vede la famiglia protagonista della sua crescita e in possesso di una conoscenza che la scuola deve interpellare. I gruppi di narrazione sono funzionali alla relazione tra i genitori, ma anche alla raccolta di saperi sul figlio. L’itinerario nella classe è significativo come percorso di integrazione tra culture diverse. La genitorialità è universale, ma viene espressa in lingue differenti. L’insegnante ha individuato il figlio alunno come interfaccia tra le culture e facilitatore dell’integrazione della madre. Per un’ulteriore integrazione a conclusione dell’itinerario viene organizzata una festa per figli e famiglie: Gastronomia dei genitori. Il cibo come espressione della cultura della famiglia e fattore di collegamento tra i popoli. L’esperienza nella classe quarta A è caratterizzata da una doppia testimonianza, delle insegnanti e di una madre, e riproduce la convergenza delle due professionalità e l’esigenza di un incontro. Appare urgente la necessità di creare occasioni di collegamento per una genitorialità in veloce cambiamento. Poter fare il punto sulla propria situazione nel confronto con le altre famiglie e proporre nuove solidarietà interfamiliari. L’esperienza della Metodologia nella secondaria di I grado, classe prima B, propone il valore della costruzione di una base comune per l’incontro docenti genitori. Insegnanti e famiglie testimoniano la sorpresa e la gioia di scoprire quanto il dichiarare in una situazione di estremo rispetto il loro esser genitori o l’essere figli serva ad unirli. Avvertono la comune vocazione formativa: l’azione di crescita per il figlio alunno, in questo consiste il patto educativo scuola famiglia. Riflettere sull’esperienza La Metodologia Pedagogia dei Genitori può esser intesa come progetto, ma è l’instaurarsi di una cultura che coinvolge le relazioni tra docenti e genitori, crea un clima di fiducia tra le figure formative di riferimento. E’ necessario monitorare questo processo, formalizzarlo, presentarlo alla collettività, richiedendo l’apporto di figure esterne alla scuola in grado di valutare e valorizzare l’itinerario. Viene organizzato un Seminario rivolto agli insegnanti, alle famiglie della scuola e a tutto il territorio, dove genitori e docenti presentano il percorso effettuato, chiedendo agli esperti una validazione del percorso per analizzare il percorso e i risultati inserendoli in un quadro scientifico e pedagogico. Gli itinerari che realizzano il patto educativo scuola famiglia sono patrimonio della istituzione che li attua, ma anche soluzioni generalizzabili per altre situazioni. Un’ulteriore analisi viene condotta all’interno dei Focus group preparatori della quinta conferenza sulla scuola organizzata dal Forum regionale per l’educazione e la scuola del Piemonte. Esperti di educazione del Gruppo Abele interpellano il Dirigente scolastico e alcuni tra i docenti e i genitori che hanno dato vita alla Metodologia. Ne scaturisce un dialogo vivace e intenso porta alla relazione acclusa nella pubblicazione. 5 PARTE I CON I NOSTRI OCCHI 6 Augusta Moletto Riziero Zucchi “Con i nostri occhi” Strumento della Metodologia Pedagogia dei Genitori è la presentazione del figlio scritta dalla famiglia. Ogni individuo è caratterizzato da una personalità, frutto della sua vicenda umana e delle sue esperienze. I genitori sono esperti del figlio: una conoscenza di tipo genetico evolutivo, caratterizzata dalla specificità e dall’unicità della persona, basata sull’itinerario compiuto assieme a lui. Lo scopo della presentazione è la condivisione della conoscenza del figlio e dei compagni di classe, in modo da costruire una genitorialità diffusa. I genitori usano il linguaggio della quotidianità, lo presentano ai docenti e agli altri genitori in termini evolutivi, seguendo il processo di crescita giorno per giorno. Si integra in questo modo la rete tra le agenzie che contribuiscono allo sviluppo della personalità dell’allievo, ciascuna con le sue competenze e specificità. I genitori presentano il figlio con l’immediatezza e l’empatia che li contraddistingue. Danno una visione a tutto tondo della sua soggettività, indicandone le caratteristiche, le preferenze, le relazioni all’interno della famiglia, le amicizie, le capacità che ha sviluppato e le sue potenzialità, elementi che solo lo stretto rapporto, come quello tra genitore e figlio, può far emergere. Non nascondono difficoltà o problemi, ma non li enfatizzano e propongono la personalità del figlio nella sua complessità. Pedagogia dei Genitori sostiene metodologicamente la presentazione della famiglia, base per il patto educativo nel quale le competenze dei genitori e degli insegnanti si alleano nell’interesse del figlio-alunno. E’ strumento prezioso, elaborato secondo le caratteristiche, le esigenze e gli interessi del ragazzo, posto in primo piano con nome e cognome. Le presentazioni possono contenere alcune foto e le seguenti informazioni: CHI SONO? LE COSE CHE MI PIACCIONO LE COSE CHE TROVO DIFFICILI MODI COI QUALI COMUNICO MODI COI QUALI PUOI AIUTARMI QUELLO CHE DEVI CONOSCERE DI ME (il superamento delle difficoltà) QUELLO CHE VOGLIO TU SAPPIA DI ME (il contributo alla crescita degli altri) Con i nostri occhi è strumento utile a favorire la continuità nel passaggio da un ordine di scuola all’altro, ma non solo. Nel percorso di integrazione degli alunni in situazione di handicap, Pedagogia dei Genitori propone di affiancare alla diagnosi la presentazione del figlio Con i nostri occhi, in sintonia con le indicazioni legislative che evidenziano la dignità pedagogica delle scelte dei genitori. La presentazione fornisce ai docenti, ai compagni, alle altre famiglie e agli esperti i mezzi per interagire con la bimba o il bimbo con difficoltà. L'integrazione degli allievi diversamente abili, secondo la normativa, inizia con la diagnosi medica, fondamentale dal punto di vista riabilitativo, ma non per l'ambito educativo, dato che l’insegnamento interviene sugli elementi positivi. La persona è un’unità in cui tutto è connesso nell’interazione tra organi, funzioni e capacità. E’ quanto indica l’ICF (International Classification of Functioning) approvato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001, in cui si raccomanda di passare da un modello unicamente medico a un modello sociale basato sulla persona. 7 8 L’APPRODO DELLA “PEDAGOGIA DEI GENITORI” ALL’ISTITUTO COMPRENSIVO VIA RICASOLI Anno scolastico 2012-2013 Nell’anno scolastico 2012-2013 il Gruppo di Lavoro per l'Integrazione dell’Istituto Comprensivo Via Ricasoli ha proposto il progetto “Pedagogia dei genitori”, condotto dai Professori Zucchi e Moletto. Insegnanti e genitori dei bambini in situazione di handicap sono stati invitati a partecipare a tre incontri da marzo a maggio, presso il plesso Muratori, per condividere, attraverso la narrazione, esperienze, competenze e responsabilità educative. La partecipazione dei genitori è stata significativa anche se ridotta e discontinua. È stato possibile realizzare, insieme ad alcune famiglie, un libricino di presentazione di alcuni bambini da affiancare ai documenti istituzionali, utile soprattutto nel passaggio fra i diversi ordini di scuola. Questa esperienza ha rappresentato l'inizio di un percorso di riflessione e formazione che ha portato la Metodologia Pedagogia dei Genitori nel POF dell’Istituto. 9 Ciao 10 Sono Rocco! Sono un figlio Sono un fratello Sono un nipote... 11 Mi piace: dipingere ascoltare la musica guardare le foto e le illustrazioni dei libri ascoltare filastrocche e racconti adoro la pizza e la coca- cola mi piacciono i massaggi alle mani con creme ed oli profumati 12 Per me è difficile: controllare la mia iperattività rispondere prontamente agli input verbali mangiare e vestirmi da solo collaborare e mostrare interesse salire e scendere le scale fare a meno del pannolone 13 Posso comunicare con te solo attraverso: i PECS la LIS nella sua forma base i gesti le varie espressioni del mio viso 14 Puoi aiutarmi: incoraggiandomi sempre, perché sono un po' svogliato e anche quando capisco le consegne mi rifiuto di farle proteggendomi dai pericoli perché non ne ho coerenza motivandomi a fare sempre cose stimolanti perché ho enormi deficit attentivi insegnandomi ad essere più autonomo nelle prassie di abbigliamento, igiene e di alimentazione 15 Ciò che devi assolutamente conoscere di me: la mia visione è parziale perché sono nato con un’agenesia al bulbo oculare destro ho un basso grado di intersoggettività e un’incapacità nell’attesa Le mie giornate devono essere scandite da un’agenda setting ho delle stereotipìe: batto spesso le mani, quando sono seduto sulla sedia o sul divano mi muovo avanti e indietro con la schiena Cosa voglio che sappiate di me: Le mie difficoltà sono aumentate man mano che crescevo e mi relazionavo con gli altri, ma sono stato fortunato perché ho incontrato professionisti che credono nelle mie potenzialità residue e mi amano...e si sa l'amore è il motore principale di tutto. Non smettete mai di credere in me e se mi vorrete bene io ne vorrò a voi. 16 CLARISSA… CON I NOSTRI OCCHI CHI SONO Mi chiamo Clarissa, ho 11 anni e gli occhi azzurri e grandi che esprimono la mia gioia e la mia tristezza. Sono una bambina molto dolce e amorevole con tutti. Sono una figlia, una cugina, una nipote, un’AMICA!!!! COSE CHE MI PIACCIONO Mi piacciono i bambini piccoli e mi diverto a giocare con loro. Mi piace ascoltare la musica, cantare e ballare. Mi piace fare i puzzle e giocare a carte con i miei amici. Mi piacciono tanto gli animali. Ho un gatto nero che si chiama Wally e mi piace coccolarlo e giocare con lui ... però non mi piace quando mi graffia! SO FARE TANTE COSE So pattinare, andare in bici, cavalcare e sciare. Adoro nuotare e fare i tuffi: in acqua sono un pesciolino! Sono molto felice di saper scrivere e leggere anche se è faticoso per me. Mi lavo e mi vesto da sola e aiuto ad apparecchiare la tavola. 17 COSE CHE TROVO DIFFICILI Trovo difficile fare le cose da sola, ma se tu mi vuoi aiutare io sono molto contenta. Trovo difficile capire quello che mi dici se parli a lungo e troppo veloce. Vorrei raccontarti tanto di me ma ho difficoltà a ricordare le cose che faccio, anche quando sono appena successe. Non riesco a stare concentrata a lungo su un'attività però la vicinanza di un adulto mi dà sicurezza. COME MI PUOI AIUTARE Parla in modo semplice e assicurati che io abbia capito quello che mi dici. Ascoltami con attenzione e, se puoi, aiutami ad esprimere i miei pensieri. RENDIMI PARTECIPE DI TUTTO. Sii paziente con me, stammi vicino e incoraggiami a fare tante cose nuove. COSE CHE VOGLIO TU SAPPIA DI ME Sono un’amica speciale per tutti. Sono generosa, so tenere i segreti e mi piace stare in compagnia. Ho tanta voglia di crescere: aiutami ad affrontare le mie difficoltà !!! 18 19 PARTE II GENITORI E INSEGNANTI INSIEME 20 Augusta Moletto Riziero Zucchi GRUPPI DI NARRAZIONE Nessuno insegna a nessuno, tutti imparano da tutti. Paulo Freire Strumento della Metodologia Pedagogia dei Genitori, ha l’obiettivo di coscientizzare i genitori, valorizzare e raccogliere le narrazioni degli itinerari educativi compiuti coi figli. Partecipano i genitori e tutti coloro che sono interessati alla Metodologia: insegnanti, studenti, educatori, amministratori, operatori sanitari, medici, giudici, assistenti sociali, ecc., portando la propria esperienza di come educano o di come sono stati educati. Ogni partecipante responsabilmente narra solo quello che egli vuole gli altri sappiano, racconta liberamente l’itinerario educativo compiuto come genitore o come figlio, la sua crescita, gli episodi più significativi, il carattere, il comportamento, senza schemi prefissati, partendo dalla propria esperienza. Non vi sono dichiarazioni di ordine generale, si narrano situazioni vissute e sperimentate. I Gruppi di narrazione si attuano a livello territoriale, nelle scuole (classe, gruppo di classi, istituto), nelle associazioni, nelle parrocchie, ecc. Nei Gruppi non vi sono conduttori o esperti, alcuni partecipanti si assumono la responsabilità del buon funzionamento: ✓ illustrano i principi della Metodologia Pedagogia dei Genitori ✓ garantiscono la continuità ✓ assicurano gli spazi e calendarizzano gli incontri ✓ sollecitano le presenze ✓ fanno in modo che ciascuno narri a turno senza esser interrotto e mentre uno parla tutti gli altri ascoltano ✓ raccolgono le narrazioni per eventuali pubblicazioni ✓ curano una relazione su quanto esposto nei gruppi, leggendola come continuità nella riunione successiva, testimonianza del valore educativo delle riflessioni dei partecipanti. I componenti dei Gruppi narrano oralmente gli itinerari di crescita, in seguito: - si invita chi ha narrato a scrivere quanto esposto - le narrazioni vengono lette collettivamente e raccolte dai responsabili - le riunioni proseguono su temi educativi scelti dai partecipanti: ognuno narra come li ha affrontati secondo la propria esperienza - periodicamente il gruppo approfondisce le componenti teoriche della Metodologia - a distanza di un certo periodo si aggiornano gli itinerari di crescita - i partecipanti presentano pubblicamente le narrazioni nelle istituzioni in cui sono attivi i gruppi (scuole, associazioni, parrocchie, ecc.) - gli itinerari raccolti vengono diffusi a livello più vasto, col consenso dei partecipanti, come testimonianza delle competenze educative della famiglia. I Gruppi di narrazione permettono ai partecipanti di acquisire la consapevolezza delle competenze educative dei genitori e della necessità della loro valorizzazione. Le narrazioni hanno valore sociale: la loro pubblicazione e diffusione sono testimonianza di cittadinanza attiva, rendono visibile il capitale sociale costituito dall’educazione familiare e sono opportunità per la professionalizzazione degli esperti che si occupano di rapporti umani. Le riunioni periodiche dei Gruppi di narrazione permettono la costruzione di reti territoriali di genitorialità collettiva e l’attuazione del patto intergenerazionale. 21 “INSIEME PER CRESCERE … CRESCERE INSIEME” NELL’ISTITUTO COMPRENSIVO VIA RICASOLI Anno scolastico 2013-2014 Il patto educativo scuola-famiglia attraverso la metodologia della Pedagogia dei Genitori L’Istituto Comprensivo Via Ricasoli di Torino ha iniziato la collaborazione con i Professori Zucchi e Moletto e l’avventura con la Metodologia Pedagogia dei Genitori nel 2013, organizzando una serie di incontri dedicati alle famiglie degli alunni con handicap. È stata una proposta nata dall’esigenza di coinvolgere in modo più attivo le famiglie di questi bambini, offrendo loro uno spazio di dialogo, confronto e condivisione per cercare di attenuare le sensazioni di solitudine e isolamento che troppo spesso fanno parte della loro quotidianità. L’esperienza è stata positiva anche se la partecipazione piuttosto ristretta e si è conclusa con la produzione congiunta, da parte di mamme e insegnanti, del libretto “Con i nostri occhi”, per alcuni bambini in passaggio fra ordini di scuola diversi. Questo documento ha accompagnato i documenti di rito nell’iscrizione alla nuova scuola ma, durante la sua elaborazione, ha offerto numerosi spunti di riflessione, condivisione e confronto fra scuola e famiglia. Il lavoro fatto è stato presentato all’ultimo Collegio Docenti dell’anno scolastico (21 giugno 2013) insieme ai principi metodologici della Pedagogia dei Genitori. Il progetto ha incuriosito molti insegnanti dell’Istituto e quest’anno sono stati attivati i percorsi di narrazione in quattro classi, tre della Scuola Primaria (1^B, 2^A e 4^A) e una della Scuola Media (1^B). I genitori che hanno partecipato agli incontri si sono dimostrati coinvolti e disponibili; si è creato un buon clima che ha portato tutti a parlare e condividere con gli altri la propria esperienza. La faticosa organizzazione del menage famigliare ha reso difficile la partecipazione di alcuni genitori agli incontri; inoltre le difficoltà linguistiche delle famiglie straniere hanno talvolta intimidito mamme e papà che non hanno buona padronanza della lingua italiana. Il bilancio generale è stato positivo e il percorso delle classi si è concluso con un seminario dal titolo “Un seminario per seminare … esperienze significative a scuola” tenutosi il 9 giugno 2014 presso l’auditorium dell’Istituto . Il Progetto sulla Metodologia dei genitori è entrato nel POF e nel PAI del nostro Istituto, a testimoniare l’intenzione, scaturita dalla necessità, di una svolta importante: scuola e famiglia devono camminare INSIEME, complici nel percorso di crescita di ogni bambino. 22 Progetto A.S. 2013-2014 “INSIEME PER CRESCERE … CRESCERE INSIEME” METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI OBIETTIVI DEL PROGETTO: - Responsabilizzare e valorizzare i genitori nel loro ruolo di Educatori - Consolidare l’alleanza educativa scuola-famiglia - Condividere percorsi di crescita e scelte educative per costruire una genitorialità diffusa e ovviare alla solitudine delle famiglie ESPERTI: Professor Riziero Zucchi e Professoressa Augusta Moletto CLASSI COINVOLTE: Scuola Primaria Muratori: 1^B, 2^A, 4^A Scuola Media Rosselli: 1^B INCONTRI: Tre incontri di un’ora e mezza con i genitori di ciascuna classe, per un totale di 12 incontri (18 ore complessive). 23 DATE INCONTRI 1^B murat ori 2^A murat ori 4^A murat ori 1^B rossell i 12/02/ 14 18/12/ 13 6/02/1 4 21/01/ 14 h 17.3019.00 h 17.0019.00 h 17.0019.00 h 17.0019.00 25/03/ 14 22/01/ 14 27/03/ 14 18/02/ 14 h 17.0019.00 h 17.0019.00 h 17.0019.00 h 17.0019.00 29/04/ 14 10/03/ 14 29/05/ 14 25/03/ 14 h 17.0019.00 h 17.0019.00 h 17.0019.00 h 17.0019.00 24 Pochi semini ma un buon inizio L’ESPERIENZA IN 1^B Scuola Muratori Abbiamo proposto il percorso “Insieme per crescere” ai genitori della nostra classe prima, spiegando loro che l’intento era quello di conoscersi, condividere e confrontare esperienze, creare un clima di fiducia fra scuola e famiglie ma anche fra tutte le famiglie della classe, per costruire una comunità che sapesse accogliere tutti per iniziare al meglio questo cammino di cinque anni insieme. Al primo incontro hanno partecipato sei mamme e ciascuna ha raccontato un ricordo bello del proprio figlio; sono stati narrati pezzi di vita delle famiglie e dei bambini, e si è creato un bel clima di complicità emotiva. Inaspettatamente le mamme che hanno parlato di più sono state quelle straniere, a dispetto delle difficoltà linguistiche. Ci sembrava di essere partiti bene e speravamo che all’incontro successivo il numero di genitori sarebbe aumentato. Invece si è presentata una sola mamma, e così pure al terzo e ultimo incontro. Sebbene le nostre aspettative riguardo il coinvolgimento delle famiglie fossero state disattese, gli obiettivi di conoscenza, condivisione e costruzione del patto educativo sono stati ugualmente raggiunti, anche con una sola persona. Abbiamo avuto la prova che anche con un solo “semino” è stato possibile cominciare a “seminare” un approccio diverso nella relazione scuola famiglia. Speriamo che il prossimo anno riusciremo a coinvolgere un maggior numero di genitori, anche grazie al fatto che il gruppo classe è davvero affiatato. L’insegnamento principale è stato quello di VALORIZZARE sempre l’esperienza, anche se piccola, perché anche pochi semini hanno rappresentato un buon inizio che ha dato i suoi frutti. E l’intento è sicuramente quello di continuare a seminare. 25 Un arcobaleno di storie L’ESPERIENZA IN II^ A Scuola Muratori Il progetto di storia ha collegato in una dimensione di solidarietà intergenerazionale genitori e figli. La classe è formata da bambini provenienti da diverse nazionalità e alcuni genitori hanno dichiarato la loro difficoltà a intervenire in lingua italiana nei Gruppi di narrazione per raccontare gli itinerari educativi da loro compiuti con i figli. Le insegnanti hanno redatto schede che i bambini hanno proposto ai genitori tramite la loro lingua madre. Le risposte sono state scritte in italiano e i genitori si sono basati su quanto scritto per proporre i dati essenziali sui figli. L’esperienza dimostra come questa modalità rafforza la sicurezza dei genitori che si sono lanciati nella narrazione, andando al di là delle indicazioni contenute nella scheda. PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO STORIA VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF. ZUCCHI CI RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI OCCHI” SARA’ IMPORTANTE PARTECIPARE AGLI INCONTRI DEI GRUPPI DI NARRAZIONE DEL 18 DICEMBRE 2013, 22 GENNAIO 2014 E DEL 10 MARZO 2014 ALLE ORE 17.00 APPUNTATEVI QUESTE DATE, ORGANIZZATEVI IN MODO CHE AD OGNI INCONTRO SIA SEMPRE PRESENTE ALMENO UN GENITORE PER OGNI BAMBINO. SEGNATE CON UNA X A QUALI E A QUANTI INCONTRI PENSATE DI ESSERE PRESENTI: 18 DICEMBRE 2013 22 GENNAIO 2014 10 MARZO 2014 A TUTTI GLI INCONTRI SAREBBE BELLO AVERVI TUTTI A TUTTI GLI APPUNTAMENTI GRAZIE LE MAESTRE PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO STORIA VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF. ZUCCHI CI RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI OCCHI” VI ASPETTIAMO NUMEROSI AL PRIMO INCONTRO MERCOLEDI’ 18 DICEMBRE 2013 ALLE ORE 17.00 NELLA NOSTRA AULA GRAZIE LE MAESTRE 26 27 28 29 PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO STORIA VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF. ZUCCHI CI RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI OCCHI” VI ASPETTIAMO NUMEROSI AL SECONDO INCONTRO MERCOLEDI’ 22 GENNAIO 2014 ALLE ORE 17.00 NELLA NOSTRA AULA GRAZIE LE MAESTRE PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO STORIA VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF. ZUCCHI CI RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI OCCHI” LUNEDI’ 10 MARZO 2014 ALLE ORE 17.00 NELLA NOSTRA AULA VI ASPETTIAMO NUMEROSI AL TERZO INCONTRO DOVE PARLEREMO “ CON I VOSTRI E I NOSTRI OCCHI DELLE REGOLE” GRAZIE LE MAESTRE 30 PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” Anno scolastico 2013-2014 classe IIA Scuola Muratori ALLA FESTA FINALE DEL 6 GIUGNO CI SALUTEREMO CON LA “GASTRONOMIA DEI GENITORI” ogni famiglia porterà un piatto tipico e importante nella propria vita racconta brevemente perché: _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________________ ______________________________________________________ Grazie LE MAESTRE 31 IL GIRO DEL MONDO… CON LA GASTRONOMIA DEI GENITORI PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” Anno scolastico 2013-2014 classe II A Scuola Muratori ALLA FESTA FINALE DEL 6 GIUGNO CI SALUTEREMO CON LA “GASTRONOMIA DEI GENITORI” ogni famiglia porterà un piatto tipico e importante nella propria vita racconta brevemente perché: Si riportano integralmente alcuni testi …… DAVIDE S. “Gogos” Per noi quando facciamo gogos è un momento in cui ognuno ha il suo compito: chi mi passa gli ingredienti, chi mette lo zucchero a velo e chi impasta. È un momento in cui i bambini sentono di aver partecipato a fare una cosa buona da mangiare e mi hanno aiutata, divertendoci molto. MAESTRA BARBARA “Torta alle pere e cioccolato” La torta della domenica: un fine pasto atteso con l’acquolina in bocca poiché non c’erano molti dolci in casa e di solito una fetta da mettere in cartella per la merenda del giorno dopo, cioè il lunedì. MICHELE “Parmigiana” Ho preparato la parmigiana di melanzane perché rappresenta la mia infanzia e il mio legame con la mia nonna che viveva in Calabria ed era il suo benvenuto a “casa”. CARLOTTA “Gnocchetti alla sarda” Io porto un piatto tipico della terra di origine di mia mamma, cioè la Sardegna, più precisamente Iglesias: gnocchetti alla sarda. Ogni volta che mangio questo piatto o ne sento parlare mi riporta indietro nel tempo e mi ricorda la mia nonna, che ora non c’è più, che lo preparava ogni domenica a pranzo. 32 ALBERTO “Torta di nocciole” Abbiamo portato la torta di nocciole perché è un dolce tipico delle Langhe, terra a cui Fabio, il papà di Alberto, è molto legato, in quanto il nonno Dario era nativo di quelle terre così affascinanti. ANDREA “Friselle con le mandorle e taralli con glassa di zucchero” Le friselle con le mandorle vengono fatte nel periodo natalizio; sono biscotti che vengono mangiati possibilmente con parenti e amici con e senza tè. I taralli con glassa di zucchero sono dolci che vengono fatti nel periodo di Pasqua. ADRIAN “involtini” Gli involtini ricordano la nostra famiglia, il nostro luogo dove siamo nati la Romania. Gli involtini sono fatti con verza, uva e mici. JONATHAN “Pansit” Il nostro piatto tipico si chiama Pansit (spaghetti di riso), è composto da carne, verdure (fagiolini, carote, cipolla, aglio e spaghetti di riso). Questo cibo è molto importante e significativo per noi perché è sempre presente ad ogni festa, come battesimo, ringraziamento e specialmente nei compleanni perché esiste la credenza che mangiando il pansit si allunghi la vita. SARAH “Meat Pie” Il meat Pie uno snack fatto con farina, margarina,sale acqua, lievito, noce moscata, latte, carne trita (vitello), patate, cipolle e carote. Ho scelto questo piatto perché quando ero piccola si portava a casa dai matrimoni insieme agli oggetti di ricordo (bomboniere). Per i bambini era sempre festa in quanto non era una cosa che la mamma preparava a casa. Per far stare buoni i bambini ed aiutarli ad aspettare il momento di mangiare al ricevimento si dava questo snack. Adesso lo si trova ovunque da comprare, per noi era una rarità che si gustava ad ogni morso fino alla fine. 33 PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” Anno scolastico 2013-2014 Caro genitore di _____________________classe IIA Scuola Muratori raccontaci la tua esperienza fatta a scuola con le maestre nei Gruppi di narrazione dove hai raccontato della nascita del tuo bambino, di cosa gli piace o non gli piace, delle regole della tua famiglia. Grazie LE MAESTRE Si riportano integralmente alcune testimonianze Buongiorno, io sono la mamma di Martina. È stato un incontro davvero piacevole, io e altre mamme abbiamo raccontato la nascita e le regole dei nostri figli: io, parlando di Martina mi sono emozionata perché non avendo passato un’infanzia felice tra problemi e dispiaceri, parlare di lei e della sua nascita per me è stata la gioia più bella che potesse capitarmi. Ogni mamma appunto ha parlato della propria esperienza, anche le maestre hanno parlato della loro esperienza ed è stato un momento piacevole, come sentirsi in famiglia e raccontare un pezzo della propria vita, come siamo cresciuti noi, le nostre regole e le regole che abbiamo dato ai nostri figli. Martina ha delle regole, ma io cerco di non farle mancare nulla. Io ho avuto poco, ma tanto amore da mia mamma che era contemporaneamente mamma e papà, ma anche dispiaceri e ricordi tristi. Termino dicendo alle nostre maestre GRAZIE per questa esperienza. CON I NOSTRI OCCHI - PEDAGOGIA DEI GENITORI E’ un’esperienza bellissima ed emozionante vivendo in una società dove si va sempre di fretta, ognuno per i fatti propri. Io personalmente non riconoscevo un genitore da un altro, né a mettere il volto di un bimbo vicino a quello del genitore, tranne la rappresentante di classe. Come prima cosa ho avuto modo di conoscere gli altri genitori, condividere le emozioni vissute durante la gravidanza, la nascita dei nostri figli. Ho avuto l’occasione di conoscere gli insegnanti sotto altri aspetti (come madri, figlie ecc) e capire a fondo il fatto che insieme siamo co-educatori dei nostri figli. 34 Parlando dell’educazione che noi genitori abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ho scoperto che in alcune parti dell’Italia (nel paese d’origine della maestra Sandra) il modo di vivere ed educare nella comunità sono gli stessi; dove i figli sono di tutti e non solo dei genitori il rispetto è sempre alla base di ogni comunità, famiglia e relazioni oltre alle regole da rispettare. Ho avuto modo di vedere che tutte le cose che vedevo in mia figlia sia in senso positivo che negativo concordano con ciò che gli insegnanti vedono in lei e questo aiuta nella ricerca di soluzioni nelle questioni negative che vanno corrette. Io ero molto preoccupata su questo aspetto, in quanto, essendo cresciuta in una comunità dove si aveva gli occhi di tutti sui bambini e i difetti e le problematiche non passavano inosservate. Io temevo di sbagliare o di non capire fino in fondo, ma grazie a questi incontri, anche se ho perso l’ultimo incontro, sono più tranquilla e serena. C’è un ottimo dialogo con gli insegnanti. Qualcosa che ho imparato dai miei genitori crescendo e che ora capisco meglio essendo diventata genitore, è che non bisogna mai negare o coprire i nostri figli quando si comportano male; perché, oltre a non essere di aiuto per i nostri figli, diamo automaticamente dei bugiardi agli insegnanti e incitiamo inconsapevolmente i nostri figli a continuare su quella strada. I nostri figli sono i doni più belli della vita e il futuro della società. Sta a noi genitori, in quanto primi educatori, collaborare con gli insegnanti per far di loro i grandi di domani, per far sì che alle domande “chi è vostro figlio?”, “cosa gli piace e cosa trova difficile?” le nostre risposte non siano in disaccordo con quelle degli insegnanti. In questi incontri ho anche avuto modo di rivivere la mia infanzia fino a oggi, di scoprire che molte delle cose che credevo aver dimenticato sono ancora vive dentro di me. Mamma di Sarah Il progetto di Storia “Insieme per Crescere” che abbiamo fatto di questo anno con le maestre è andato molto bene e è stato molto interessante. Il primo incontro, per raccontare la nascita, il carattere e le abitudini dei nostri figli è stato emozionante e commovente e mi sembra che siamo tornati al passato. Il secondo e terzo incontro riguardava le regole per ogni famiglia. E’ stato utile per i bambini e anche per noi genitori d capire cosa c’è da rispettare e prendere in considerazione. Chi ci aiuta a educare con serenità, così ai bambini fin da piccoli rimane in testa il valore di una regola da prendere e rispettare, e durerà tutta la vita… Ringrazio le maestre che ci hanno dato questa possibilità di partecipare al programma che hanno fatto quest’anno. Mamma di Jonathan 35 PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” classe IIA Scuola Muratori – I.C. Via Ricasoli (TO) PERCHE’ FARE STORIA PARTENDO DALLA STORIA PERSONALE Le insegnanti della II A della Scuola Muratori hanno deciso di partecipare all’attività “Con i nostri occhi” coinvolgendo le famiglie convinte che l’insegnamento della storia parta dal racconto della storia personale di ogni alunno. Si è pensato che il racconto della propria storia sarebbe stato più ricco e completo con l’aiuto dei genitori. Partire dalla realtà odierna cercando di capire che ciò che siamo noi oggi, dipende da un passato e indipendentemente dalla nostra volontà ogni gesto è influenzato da esso. Braudel affermava che: “Cercare di conoscere il passato equivale più che mai a cercare di conoscere se stessi” Nei primi anni della scuola primaria la storia può essere proposta solo dopo un graduale avvicinamento alle sue dimensioni, ai suoi codici, alle competenze e alle conoscenze che esige: un avvicinamento che parta dal vissuto reale e quotidiano di ogni soggetto. É in questa prospettiva che la storia personale, rappresenta un valido percorso propedeutico e introduttivo alle successive acquisizioni. E’ essenziale che i bambini possano raccontare e raccontarsi, farli sentire parte attiva nel gruppo classe e quindi partecipi di una comunità unita dai legami relazionali ed emotivi indotti dalla condivisione di una serie di esperienze e di finalità comuni, tra cui quella di imparare singolarmente e insieme. L’esperienza di storia personale permette di svolgere in concreto una vera e propria indagine storiografica (anche se molto semplificata). Contribuisce all’introduzione di concetti molto importanti che per quest’età sono tutt’altro che banali: ▪ La necessità di reperire i dati indispensabili per ricostruire il passato: nozione di fonte. ▪ Concetto di cambiamento. ▪ Consolidamento e sviluppo di nozioni temporali (riordino sequenze nella loro scansione cronologica); ▪ Fornire capacità al bambino in merito ad alcuni problemi che l’indagine storiografica sempre presenta (possibili e diverse interpretazioni di uno stesso evento). ▪ Elementi fondamentali per coinvolgere i bambini nella pratica sono la DISCUSSIONE e il CONFRONTO. ▪ Se la sfida a cui sono chiamati gli insegnanti è formare i cittadini del domani, è indispensabile la formazione di capacità critica 36 Mappa percorso 1. Presentazione attività all’interno della prima assemblea di classe 37 2. Preparazione e inserimento nei diari dell’invito agli incontri 3. Invito realizzato anche in lingua rumena e araba 38 39 4. Raccolta l’adesione di gran parte delle famiglie si è inserito nei diari l’invito al primo incontro. 5. A chiusura del primo incontro si è chiesto ai genitori di provare a scrivere un ricordo del proprio figlio. Vista la presenza di un gran numero di famiglie straniere si è pensato di organizzare una traccia di intervista da fare ai genitori per aiutarli a raccontare dei propri figli con il loro aiuto. 40 41 6. In classe si lavorava sul concetto di famiglia facendo creare i “ritratti di famiglia” con la schede di lavoro: “La galleria della mia famiglia vista con i miei occhi”, ritratti che sono stati fatti anche a casa con l’aiuto dei genitori: “La galleria della mia famiglia vista con gli occhi di mamma e papà”. Insieme agli alunni si è poi riflettuto sulle differenze dei ritratti “con i miei occhi” e i ritratti con “gli occhi di mamma e papà”. 42 43 7. Gli alunni hanno disegnato la propria famiglia e provato a raccontarla in un piccolo testo. 44 8. Il 22 gennaio si è tenuto il secondo incontro, dove le famiglie presenti, molto numerose, hanno letto le interviste sulla nascita dei loro figli. E’ stato un incontro commovente in cui si ci è lasciati con il compito di raccontare le “regole di casa” e descrivere con il proprio figlio “Con i nostri occhi”. 9. Aspettando il terzo ed ultimo incontro in classe si è lavorato sulle regole a scuola, sul perché ci sia bisogno di regole, sulla loro importanza … creando con gli allievi una scheda su cui scrivere e disegnare le cinque regole più importanti. La stessa scheda è stata preparata per aiutare le famiglie a raccontare le regole di casa. 45 46 47 10. Il 10 marzo, durante l’ultimo incontro, le famiglie hanno letto e raccontato le regole della loro famiglia e “con i nostri occhi”. 48 Gastronomia dei genitori Quest’ultimo incontro si è concluso con la voglia di rivedersi, è stato proposto di incontrarsi il 6 giugno con la “Gastronomia dei genitori”, momento per condividere piatti tipici importanti per le famiglie. Anche per quest’ultimo incontro sono state preparate delle schede di lavoro dove scrivere e raccontare il piatto tipico. ALLA FESTA FINALE DEL 6 GIUGNO CI SALUTEREMO CON LA “GASTRONOMIA DEI GENITORI” Ogni famiglia porterà un piatto tipico e importante nella propria vita Racconta brevemente perché:_________ 11. Il 6 giugno alla sera tutte le famiglie con le insegnanti si sono ritrovate per leggere e raccontare l’importanza per la propria famiglia del piatto preparato per la serata, ci sono stati momenti di commozione che hanno contribuito a saldare il gruppo che ha poi espresso il vivo desiderio di continuare il percorso della pedagogia dei genitori anche per il prossimo anno scolastico. La serata si è conclusa con la degustazione … …. E la consegna ai genitori del fascicolo rilegato con il racconto della storia del proprio figlio: 49 12. Il 9 giugno si è tenuto presso il nostro Istituto un seminario sulla pedagogia dei genitori e per l’occasione è stato chiesto ai genitori della classe di raccontare per scritto l’esperienza vissuta negli incontri. All’interno del seminario sono state lette alcune testimonianze. Anche per quest’ultimo lavoro è stato pensata una scheda con la traccia del lavoro da svolgere: PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE” Anno scolastico 2013-2014 Caro genitore di _____________________classe IIA Scuola Muratori ci racconti la tua esperienza fatta a scuola con le maestre nei gruppi di narrazione dove hai raccontato della nascita del tuo bambino, di cosa gli piace o non gli piace, delle regole della tua famiglia. Grazie LE MAESTRE ➢ Conclusioni Quest’anno scolastico ormai terminato ha lasciato in ogni attore partecipante a questo evento un segno indelebile, lo si poteva cogliere negli sguardi dei genitori come in quelli dei colleghi, la scoperta dell’altro come parte di se, conoscersi raccontandosi. Quest’avventura ha favorito e promosso la partecipazione dei genitori alla vita del gruppo classe e della scuola nel suo insieme. In un momento in cui le scuole spesso sono in difficoltà a rendere i genitori partecipi questi incontri, il cercare insieme di ricostruire la storia personale dei propri figli ha aiutato a sentirsi attori partecipi alla costruzione del futuro dei “nostri bambini”. 50 Compagni di viaggio e di ricerca L’ESPERIENZA IN 4^A Scuola Muratori Mi sono avvicinata alla “Pedagogia dei Genitori” essenzialmente guidata da tre motivi: ❖ L’immensa stima che ho sempre nutrito per il Professore, che ebbi modo di conoscere ormai quasi venticinque anni fa ad un convegno, dove lui con l’entusiasmo che lo caratterizza, promuoveva nelle scuole elementari della nostra città le “Feste dell’Accoglienza”, rivolte particolarmente ai bambini delle future prime e alle loro famiglie; ❖ erano diversi anni che constatavo l’esiguità degli incontri tra genitori ed insegnanti. Al di là delle assemblee di classe, colloqui individuali ufficiali e non, altro non c’era. Mi viene per fortuna in aiuto una proposta “stuzzicante” di una giovane ed entusiasta collega. Aderisco in modo certo, veloce e convinto! ❖ Come professionista dell’istruzione e dell’educazione, sento – oggi più che mai – la necessità di affrontare ed evidentemente non da sola, la questione educativa: l’educazione non termina mai, diceva Sant’Agostino, e ciò rende il mondo “una grande scuola” e tutti gli uomini “compagni di viaggio e di ricerca”. Presento allora alla prima assemblea la proposta ai genitori, i quali la accolgono con molto favore, recependone subito l’importanza. Ricordo ancora l’intervento di una mamma: “In questo particolare momento della mia vita avrei proprio bisogno di incontri così”. Parte così nella nostra scuola “Insieme per crescere…crescere insieme”; la mia classe, una quarta, segue un percorso di tre incontri. Quattro mamme, più un papà particolarmente emozionato, due insegnanti, si aprono subito agli altri, raccontando ciò che di positivo c’è nella relazione con i propri figli, alla luce soprattutto del ricordo dei primi anni di vita, quelli fondamentali per la vita di un essere umano: è così bello, dolce narrare la vita ed avere qualcuno che in silenzio ti ascolta, e soprattutto, ti capisca. Nel secondo incontro, e lo trovo originalissimo, genitori ed insegnanti si raccontano come figli: nel nostro continuo e reciproco educare/educarci, ripensare alle nostre radici risulta inevitabile, indispensabile, liberante. Con estrema lucidità, appassionata ricerca di verità, benevolenza (bene-volere= “volere il bene”), leggiamo, ascoltiamo, momenti di vita 51 formidabili, condividiamo sentimenti, fortissime emozioni. La narrazione continua nell’ultimo incontro, dove profonda e dolorosissima emerge la realtà dei genitori separati: davanti a sfide e problemi non possiamo stare a guardare. Operatori della scuola e famiglie, anche attraverso momenti di incontro come questi, possono e devono necessariamente dialogare, condividere, tentare vie e soluzioni nuove, alla ricerca di uno stile, di un modo di essere, perché si sa, l’educazione non termina mai. A conclusione di queste riflessioni segue il contributo di pensieri ed esperienze di una mamma, che unitamente ad altri interventi, ha dato luce, senso, arricchimento ad un percorso di conoscenza e di crescita che mi auguro vivamente possa continuare ancora negli anni a venire. 52 Il ruolo della famiglia d’origine nell’educazione Il ruolo della famiglia d’origine nell’educazione è inestimabile perché primario e insostituibile La famiglia (compresi i nonni e i familiari significativi) dando nutrimento affettivo e morale dando calore e sostegno fa sì che all’interno di essa si giochi gran parte della possibilità del nuovo individuo di adattarsi al sistema sociale, culturale, naturale. Posso dire che tutti i saperi tramandati dai miei familiari hanno avuto un ruolo decisivo nella formazione e nell’evoluzione della persona umana ben individuata che sono oggi: una persona matura e autonoma, una persona che si trova bene nella società in cui è inserita, una persona in grado di relazionarsi con gli altri con l’ambiente sociale in cui è inserita, una persona in grado di relazionarsi al presente, ricordando il passato, pensando al futuro. Ho avuto un’infanzia felice per certi versi un po’ a mo’ di ‘mulino bianco’. Si faceva tutto in casa, dal pane alle torte alle marmellate. C’erano sempre tanti cani gatti e altri ancora. Si poteva stare dimentichi con un filo di erba tra i denti nel cortile o nell’orto o nel frutteto o nel giardinetto dei fiori a fantasticare sulle nuvole e non era mai tempo sprecato. Per altri versi un’infanzia meno felice: ero la maggiore di cinque sorelle con in più mio fratello. Mia madre era severissima (nelle partite a scacchi pure!). Di mio padre mi ricordo certe favole sulle ginocchia. Mi ricordo soprattutto la sua autorevolezza: bastava solo uno sguardo! Poi a un certo punto qualcosa con lui è andato storto. Ha preso il vizio dell’alcool. E ho avuto modo di assistere alla sua “trasformazione”: del padre attento e complice non è rimasta traccia. Poi è mancato. Fine. Così ho appreso (ero ormai adolescente) che la vita, senza colpi, ti può solcare delle ferite indelebili. Oggi penso che comunque la vita sia giusta in ogni cosa (gioie e dolori compresi). L’assenza del padre nella primissima infanzia di Donata le ha ridotto probabilmente un po’ la possibilità di maturazione. Io ho fatto del mio meglio nel fare da madre (cioè trasmettere l’amore per la vita, dare calore, fiducia) e fare da padre (cioè trasmettere beni morali – ciò che è giusto e ciò che no, ciò che è consentito e ciò che no, ciò che è vero e ciò che è falso)e beni materiali) ma questo è venuto un po’ meno. D’altronde cavarmela da sola (egregiamente, e con una figlia a carico e un mutuo da pagare) è poco in confronto a mia madre. Da sola ne ha tirato su sei di figli facendo loro conseguire almeno il liceo, occupandosi della casa, della terra e lavorando. Oppure mia nonna che ha cresciuto sempre da sola (mio nonno è mancato per malattia) undici figli, e è vissuta dal 1901 al 1989, un lasso di tempo dove c’è stato di tutto: la rivolta del 1907, le due guerre mondiali, la rivoluzione del ’89… Comunque l’educazione beh, sì… per i miei ritmi sregolati per via del troppo lavoro, vi è stata la conseguenza di troppa permissività. Però oggi attraverso Mario (il nostro faro) Donata ha la fortuna di poter recuperare. Ha un aiuto in più per capire che ci sono norme, regole, vincoli che vanno rispettati. E’ importante l’interagire dei membri della famiglia con le altre persone e istituzioni che formano i sistemi, i sovrasistemi e i sottosistemi sociali in cui essi sono inseriti… Anche se i valori sono gli stessi, mi rendo conto che l’educazione di mia madre era diversa. Sono cambiati i tempi. E’ cambiata la società! Sono cambiati i metodi (a volte si delega l’educazione agli esterni – accidenti ai www – motori di ricerca!). bisogna mettersi in discussione, magari perché incerti sul da farsi. Bisogna fare squadra (educatori e educandi). A volte i ragazzi non sanno dove vanno, cosa fanno, come fanno… Mi auguro di indurre mia figlia a trovare un domani una direzione a cui tendere, che si prefissi obiettivi da raggiungere. Mi auguro perché noto nella Donata questa ricerca di gratificazione immediata, che è una vera trappola per me genitore iperprotettivo… Sentiamo spesso: c’è la crisi o non c’è. C’è anche la crisi del tempo: le tecnologie della comunicazione avanzata fanno diventare il presente l’unica dimensione significativa. Qualcuno nominava anche la colonizzazione del tempo. C’è anche la crisi della famiglia odierna, per via dei rapidi cambiamenti le persona ricercano il successo sociale e economico, fama, aspetti che danneggiano le relazioni interpersonali, di conseguenza tali genitori scompensano la personalità dei figli. Per fortuna non bisogna generalizzare! Come tanti altri, Mario è molto presente anche nel ruolo – educativo scolastico (partecipa alle assemblee, aiuta nei compiti, ecc.). 53 Talvolta sentiamo parlare di segni di degrado della nostra società, di mancanza di valori. Però, pure mia madre o mia nonna, spesso dicevano: “Uffa, voi giovani… ai miei tempi…”. Forse a volte i valori hanno bisogno di una rilettura che magari ci può far scoprire aspetti che le generazioni precedenti non avevano colto… Nella famiglia si improntano i primi comportamenti religiosi. Mi ricordo i digiuni (saltuari) di un giorno intero senza mangiare e bere fino al calar del sole. Tante volte riuscivo e credo che prendere consapevolezza dei propri limiti, anche fisici, possa avere il suo ruolo benefico… (Beh, con Donata non ho ancora provato). Che i bambini di oggi siano molto più avanti di noi alla loro età, lo sapevo… un giorno di punto in bianco domanda di Donata: “Mamma mi chiedo perché viviamo se tanto un giorno dobbiamo morire?” Colta alla sprovvista ho aperto e chiuso la bocca un paio di volte… per me la fede (sono ortodossa) è un valore. Invece Donata un giorno mi ha detto che voleva diventare cattolica come i suoi compagni… Lei aveva le ali seppur piccole. Ho permesso che spiccasse il volo. L’educazione in famiglia avviene anche involontariamente. Come quando dovendo andare a votare dissi: “Non mi ricordo dov’è il seggio”, e Donata: “Ma come è vicino alla mia pediatra”. E’ bello insegnare a essere cittadini attivi che si impegnano a espletare i loro diritti. Un importante sapere tramandato dai miei è il saper fare con le mani cioè il lavoro manuale. Un detto di Gandhi sottolinea che per quanto importante sia il lavoro intellettuale nel disegno della vita, nessun uomo dovrebbe essere esentato dal lavoro manuale, per cui ho molto apprezzato il progetto delle bambole nella scuola. Per quanto riguarda la cultura mia mamma non mi faceva perdere una gita, uno spettacolo. Era di larghe aperture, molto all’avanguardia dei suoi tempi. Poi, anziché tramandare, ho dovuto acquisire insieme a Donata. Fare una specie di due in uno (generazioni). Come quando io e Donata abbiamo preso il bus City Sight Torino e abbiamo fatto i turisti nella nostra città! Oppure tre in uno. Come quando io, Donata e la nonna (pure le zie) siamo andate alla Mole Antonelliana. Che spasso! Dopo un paio di ore di girovagare mia madre si era addormentata beatamente al piano terra su una poltrona, con le note di qualche ignoto compositore nelle cuffie. Prima ci aveva inferto il colpo di grazia con la richiesta di salire con l’ascensore in cima alla Mole per vedere il panorama (lei è molto malata di cuore e altro). Le avevo chiesto: “Ma te la senti” e lei. “Ma sì andiamo a vedere cosa c’è lassù”. L’ho quasi invidiata per quella infantile voglia di conoscere, conservata nel tempo. Io nell’infanzia ho avuto una marea di cugini, circa una quarantina. Sfortunatamente Donata ne ha solo quattro e tutti lontani. Essendo pure figlia unica, spero di riuscire a insegnarle la tolleranza, una grande qualità. Tolleranza verso i difetti, ma anche verso i pregi altrui. Tolleranza sui modi di essere e vivere. Per quello che riguarda i gusti musicali non ci sono riuscita. Io alla sua età ascoltavo rapita Edith Piaf. Donata me l’ha bocciata subito come proposta musicale indecente. Eppure io ci sto con i suoi One Direct. L’insegnamento più profondo dei miei, il valore che più mi sta a cuore è la semplicità. Essere modesti, amare le cose genuine e apprezzare le persone semplici per quello che sono dentro, sono pregi, non difetti. Donata Il momento più bello della mia vita è quello in cui ho tenuto in braccio per la prima volta mia figlia. In seguito vi sono stati altri bei momenti e ovviamente anche quelli meno belli. Prima che Donata nascesse, quando mi capitava di vedere certi capricci di qualche bambina, dicevo, e ne ero veramente convinta: “Io educherò spartanamente i miei figli!” Una volta avuta Donata tante cose sono cambiate e chissà perché anche l’ottica al riguardo è cambiata. Provengo da un piccolo paese e, salvo mio fratello, sono la più grande di cinque sorelle. Ho dovuto presto rimboccarmi la maniche, diventare una sorta di mammina per le altre più piccole. Non ricordo di aver avuto molte regole dai miei. Semmai dovevo elaborarle io e impartirle alle mie sorelle. Spesso mia madre mi esonerava dalla scuola per stare con loro; ciò non mi impediva di essere un’ottima allieva; mio padre non era mai presente e dopo qualche anno è mancato. Forse è per questo che ho sempre avuto difficoltà nel dare e far rispettare le regole a Donata, essendo o troppo permissiva o troppo severa… 54 L’arrivo di Donata, dopo quasi dieci anni di matrimonio, ha coinciso con una grave crisi coniugale. Speravo l’avessimo superata, invece… fine del matrimonio. Donata aveva un anno e mezzo. Ed eccoci: io e Donata, Donata e io. Abbiamo attraversato insieme una girandola di emozioni e vissuti nei successivi sei anni. Donata ha avuto dei periodi bui; pian piano ne è venuta fuori. Poi le nostre strade si sono incrociate con quella di Mario. Ed è cambiato tutto… in bene sicuramente. Siamo diventati una famiglia unita e affiatata. Oggi Donata è decisamente una ragazza più serena, più solare e sicuramente più ubbidiente. Donata ha un sano senso dell’umorismo, è un tratto di famiglia, assomigliamo a mia madre. Ci piace l’ironia, l’autoironia, le battute, gli scherzetti… insomma, ci piace ridere… Donata è anche molto affettuosa, coccolona, sensibile. A differenza di mia madre, della quale mi ricordo più le sberle che le carezze (ciò nonostante le farei un piedistallo se potessi per onorarla), io sono stata decisamente l’opposto, molto coccolona, persin troppo… Sono tanti i più bei ricordi di Donata… Come quello del lettino. Aveva meno di un anno. Quel pomeriggio stavo pulendo la cucina. Siccome era un po’ di intralcio, ho messo Donata nella camera da letto, però nel suo lettino. Nemmeno il tempo di incominciare a trafficare nel lavandino, che me la sono ritrovata attaccata alla mia gamba! Mi è venuto un colpo! Non parlava ancora così le ho detto: “Donata adesso la mamma ti riporta nel lettino e tu le fai vedere come sei scesa giù”. Detto, fatto, ho assistito a bocca letteralmente aperta, alla sua tecnica di scavalcare il parapetto alto del lettino, per scivolare poi coi piedini per terra. Le ho chiesto di rifare il tutto e sono riuscita pure a farle la foto con la pancia buttata di peso in equilibrio precario sulla ringhiera. Non camminava ancora saldamente sulle sue gambe, eppure riusciva a evadere. Oppure lo svezzamento del ciuccio verso i due anni. Faceva caldo, stavamo sul balcone. Io mi spremevo il cervello per capire come potevo dissuaderla dal continuo ciucciare, quando abbiamo sentito all’improvviso un miagolio lagnoso di un piccolo gattino nel cortile. Ho avuto un lampo, ho detto: “Donata senti che pianto disperato, povero gattino, probabilmente si è perso e è tutto solo. Non vuoi dare il tuo ciuccio al micetto? Tu puoi farne a meno”. Dopo un attimo di esitazione glielo lanciò dal balcone con le sue manine e non ha mai più chiesto il ciuccio… Anche la conquista della mutandine! Prima dei tre anni, appena tornata dal nido, disse: “Mamma non voglio più il pannolino, gli altri bambini non lo mettono più”. L’ho assecondata e, sacrosanta verità, non ha mai fatto pipì a letto nemmeno di notte. Una vera conquista per tutte e due. La richiesta di una valigia propria per le vacanze. Non aveva ancora quattro anni. L’ho accontentata perché è importante affermare la propria indipendenza e la propria personalità. C’è anche la foto con lei che se la trascina goffamente, ‘sta valigia… L’insegnamento della generosità…Circa sei anni. Una sera mi disse, molto afflitta: “Mamma, ho litigato con la mia amica e ha detto che non mi invitava al suo compleanno, però possiamo, per favore comprarle stasera un regalo che glielo voglio dare domani a scuola per farle capire che io le voglio bene lo stesso…” Beh, a volte, più che sentire i saggi, dovremmo sentire i bambini… Vivido anche il suo primo giorno di catechismo. Sono fiera di lei, perché, con la sua determinazione, alla fine l’ha spuntata. Io sono ortodossa, lei…cattolica (scelta nostra maturata nell’arco di tre anni). Sono tantissimi i momenti belli di Donata. E meno male. Perché è risaputo che i bambini, con un sorriso, possono far brillare anche una giornataccia! Una mamma della 4^ A 55 Non eravamo a scuola, eravamo su una nuvola L’ESPERIENZA IN 1^B Scuola Rosselli Insieme per crescere: un ricordo felice con i propri figli La proposta dei gruppi di narrazione ricevuta dalla scuola mi aveva molto incuriosito: “Insieme per crescere. Per parlare di noi e dei nostri ragazzi” Due regole: 1) raccontare solo i ricordi belli che ritenevamo di volere condividere, 2) ascoltare con attenzione le parole di ognuno, senza interrompere e giudicare. Eravamo seduti intorno ad un grande tavolo, nell’aula docenti della scuola Rosselli: un gruppo eterogeneo di persone, con lavori diversi, età diverse ed esperienze di vita diverse ma, alla fine, uguali nel piacere di trovarsi a condividere qualcosa con gli altri. Uno per volta abbiamo cominciato a presentarci e a raccontare. Il primo argomento proposto era molto semplice: un momento felice con i propri figli. Mentre ascoltavo le altre persone, nella mia testa scorrevano spontanei, uno dopo l’altro, i ricordi. Attimi di gioia strappati alla routine di tutti i giorni. Giornate di vacanza al mare. Gite impreviste fuori porta. Momenti di festa in famiglia. E poi ancora: il primo giorno di scuola, il primo passo, il primo dentino, la prima volta della parola “mamma”. Fedele alla regola numero 1, come in un film, rivedevo la mia vita in “indietro veloce”, fermandomi solo per riascoltare una risata, per rivivere un abbraccio, una corsa su un prato o una capriola. E così, fra tutti, ho scelto uno dei primi momenti felici che ho condiviso con i miei figli: la loro nascita. Chiedo scusa, ma questo ricordo inizia con un compagno difficile: il dolore. Malgrado tutte le favole che si sentono in giro o che si possono raccontare ad una donna che attende il primo figlio, il dolore prima e durante il parto esiste ed è così grande che può essere eclissato solo grazie alla felicità più intensa: abbracciare il proprio figlio. Vedere finalmente la piccola “creatura” e rendersi conto, piano piano, che è reale. Sentire il “suo” peso sul proprio petto. Assaporare il “suo” odore. Contarne le dita. Sentirne il calore. E ancora ... Accarezzare le spalle, la schiena, i piedini. Seguire il profilo delle orecchie e del naso. Rendersi conto che è perfetto, esattamente come te lo eri immaginato. Vederlo per la prima volta eppure riconoscerlo immediatamente: è proprio lui, tuo “figlio”. Lo scrivo sorridendo ma questa emozione non è legata, come si potrebbe pensare, al primo figlio. Può ripetersi ancora: le “stesse” sensazioni eppure differenti, nuove, scritte per sempre nei miei ricordi. E’ strano, ma la nascita dei miei figli è stampata a fuoco in me, attraverso milioni di brevi scene di vita e allo stesso tempo è come un unico solo indimenticabile ricordo: sicuramente il migliore della mia vita. Per concludere questo breve racconto posso scrivere che ho molto apprezzato l’occasione di incontrarci e di “raccontarci” in un ambiente davvero inedito: la scuola. Ripeterò senza dubbio l’esperienza di ascolto e di condivisione se ci saranno altre occasioni in futuro. 56 Partecipare al gruppo di narrazione alla scuola media di mio figlio è stato per me come ricevere un regalo. Immaginate di ricevere un pacco dono inaspettato: vi mettono in mano questo pacchetto e siete sorpresi, vi chiedete tra l’altro: ”Come me lo sono meritato?”, lo scartate - che emozione – guardandolo vi pare subito bello, proprio bello! Mentre lo rigirate tra le mani capendo com’è fatto considerate che è di buona fattura, senz’altro di valore e poi accidenti se fa per voi! E’ proprio giusto per voi! E sorridete tutti contenti… Questo è un po’ quello che è successo a me! Al primo incontro sono entrata senza sapere cosa aspettarmi. Ero arrivata trafelata, reduce da una giornata impegnativa e non avevo ancora fatto mente locale sul perché ci trovassimo tutti lì. Forse avevo in mente l’ultima assemblea di classe e mentre prendevo posto tra gli altri, mi predisponevo al tipo di atteggiamento che si adatta in genere a queste occasioni: un minimo di attenzione, una postura ne’ troppo rigida ne’ proprio floscia, il pensiero che ogni tanto torna al tempo che passa, visto che la cena non si cucinerà da sola! E invece: sorpresa! Comincia il giro del cerchio: una mamma legge ciò che si è presa la briga di scrivere a casa. Il brano racconta di lei, del suo passato, della sua vita , diversa dalla mia. Contiene i suoi pensieri che non coincidono con i miei. Le differenze però non mi paiono importanti. Nessuno si aspetta che dica la mia su quello che racconta, non devo darle consigli: posso solo ascoltarla. Dopo pochi minuti dall’inizio io sono già avvinta. Non c’è più orologio né cena: sono dentro un tempo speciale. Ho bisogno di un fazzoletto per asciugare un minimo le lacrime che scendono copiosamente, poi di un secondo e di un terzo, ma intanto non smetto di sorridere: ho deciso che così va bene! Mi concedo il permesso di emozionarmi pubblicamente e attraverso la mia emozione partecipo all’intensità, alla bellezza, all’importanza della via degli altri. Una mamma della 1^B Mi chiamo Patrizia e sono mamma di due splendidi figli, uno di 18 e l’altro di 12 anni. Mi hanno chiesto di esprimere un parere sulla mia esperienza riguardo questa iniziativa “crescere insieme”. Devo confessare che dopo il mio primo incontro ero piuttosto scettica al riguardo; non capivo l’utilità di dover parlare dei miei problemi con persone pressoché estranee, senza avere la minima possibilità che da quelle riunioni potesse scaturire alcun vantaggio per nessuno. Invece, dopo essere andata al secondo incontro (più per senso del dovere che per altro), mi sono accorta che qualcosa stava cambiando. Il mio giudizio si stava modificando e a un tratto mi sono resa conto che non era tempo perso quello passato a parlare delle nostre esperienze come genitori, dei problemi con i nostri figli adolescenti. Ho iniziato a confrontarmi con le altre storie più o meno drammatiche della mia e mi ha fatto un gran bene!!! E’ confortante rendersi conto che ognuno di noi ha delle preoccupazioni di cui doversi far carico, ma che non è l’unico al mondo a doverlo fare, in questi incontri ho incominciato a capire che, uno stesso problema, può essere affrontato in tanti modi diversi, la mia mente si è aperta a soluzioni alternative, nuove e forse migliori di quelle che avevo immaginato. Per questo motivo spero che la scuola, attraverso la professoressa che ha proposto l’iniziativa, possa anche il prossimo anno organizzare un nuovo percorso di “crescere insieme” perché, come ha detto qualcuno in una delle riunioni: ”al mondo c’è ancora un sacco di brava g ente” e noi ne facciamo parte. Grazie, a presto. una mamma della 1^ B 57 Buongiorno, sono la mamma di due ragazzi di 16 e 12 anni. Ho partecipato a tutti e tre gli incontri proposti dall’insegnante. Non avevo la più pallida idea di cosa si facesse o di cosa si parlasse durante gli incontri. Mi sono piaciuti, abbiamo raccontato dei nostri figli, forse per alcuni la chiacchierata è servita come valvola di sfogo, anche se non era quello lo scopo, ma se per qualche persona ha avuto un effetto positivo, va bene così. Il rimando di questo percorso è certamente positivo, si conoscono meglio i genitori della propria classe e anche i professori che partecipano. Mi piacerebbe proseguire anche nel prossimo anno scolastico. Il mio scritto è molto sintetico poiché non amo scrivere e faccio molta fatica. Una mamma della 1^B Sono stata figlia e alunna, ora mamma e insegnante, ho combattuto su tutti i due fronti e ancora adesso mi lecco le ferite. Allevare un figlio che fatica!... Insegnare che fatica!.... Vai a parlare con i professori dei tuoi figli e ti descrivono un estraneo, parli con i genitori dei tuoi alunni e ti guardano come se tu parlassi loro di un alieno. E poi pensi, rifletti, cerchi di capire e alla fine sei confusa e non capisci più niente, sei un bravo genitore? A sentire gli insegnanti dei tuoi figli, assolutamente no, …almeno sarai un buon insegnante?...neanche per sogno, ne hai la sicurezza quando osservi le facce inquisitorie dei genitori dei tuoi alunni. E’ normale, dicono tutti, è difficile essere genitori; è normale dicono i colleghi, i genitori difendono sempre i loro figli…… come sono cambiati i tempi. Basta! Io non ci sto più voglio sottrarmi a questo gioco dell’incomprensione! Un anno fa conosco il Prof. Zucchi; per me è stata una folgorazione, proprio come quando si prende la scossa; stava parlando per me, le sue parole mi hanno fatto capire che dovevo agire, mentre parlava io già pensavo a come impostare l’accoglienza dei nuovi alunni di prima e dei loro genitori . Primi giorni di settembre, telefonata del Preside: “Professoressa nella sua classe c’è un’alunna la cui famiglia è stata inserita in un progetto speciale, mi spiace ma deve andare al convegno ecc. ecc.”. Vado, non conosco nessuno, non ho nessuna voglia, a scuola ho mille cose da fare, mi siedo al fondo della sala e spero di filarmela al più presto. Già dopo il primo intervento, capisco che non avrei perso neanche una parola, anche loro parlavano proprio solo per me. Vengono raccontate varie esperienze proiettano filmati, discussioni. Ma allora è possibile cambiare e siamo noi insegnanti a dover agire! Basta, friggo sulla sedie devo tornare a scuola, parlare con i colleghi, organizzare. Già al primo consiglio di classe delle prime, parte la sperimentazione, non ho pratica, improvviso: faccio predisporre le aule con le sedie in cerchio. Introduco brevemente e lascio soli i genitori per mezz’ora con il compito di mettersi a coppie e presentarsi al compagno. Quando rientro trovo un’atmosfera distesa, amichevole e la pausa aperitivo è d’obbligo. E’ fatta! Si è creato un clima disteso anche tra noi insegnanti , siamo scesi dalla cattedra e tra un salatino e un bicchiere di vino parliamo dei nostri ragazzi. Non basta, è ora di passare alla fase due: i Gruppi di narrazione . Organizzo tre incontri, distribuisco il calendario e aspetto con ansia. Finalmente arriva il giorno del primo incontro. Se devo descrivere l’atmosfera che si è creata durante quegli incontri l’aggettivo che più si addice è “surreale”, non eravamo a scuola, eravamo su una nuvola, non eravamo genitori e insegnanti, ma eravamo persone adulte che non aspettavano altro di raccontarsi, 58 sfogarsi, trovare conferme, parlare dei propri figli, ma anche di se stessi. Il tempo scorreva veloce, non avevamo voglia di andarcene, ci piaceva stare insieme. Ma come sono cari i genitori di questi miei alunni…. L’anno scolastico è finito in un lampo, gli alieni sono spariti, al loro posto ci sono i miei ragazzi con le loro storie con le loro famiglie che mi porterò sempre nel cuore. Un’insegnante della 1^B RIFLESSIONI Gli incontri di Pedagogia dei genitori tenuti tra il mese di gennaio e marzo sono stati per me un'esperienza non soltanto formativa dal punto di vista professionale, ma soprattutto un'esperienza ricca di significati e di emozioni. Proprio così, emozioni! Non è facile descrivere il clima creato durante quei tre incontri, ma ci proverò... Innanzitutto la presenza dei genitori degli allievi è cresciuta nel tempo e si è creata una sintonia: abbiamo tutti percepito la meraviglia sentendo il clima positivo che si diffondeva tra i partecipanti. Eravamo in una stanza, ma non vi erano barriere, anzi eravamo tutti accomunati dall'amore, proprio così dall'amore per i propri figli. Gradualmente cresceva la consapevolezza di poter ascoltare in silenzio e allo stesso tempo di soffermarsi a parlare dei propri sentimenti ...le emozioni di ognuno, erano così vive da sentirle sulla propria pelle, permettendoci anche il lusso di versare una lacrima... Siamo abituati a correre, correre sempre tra mille impegni di lavoro, le incombenze, scadenze, eppure lì il tempo si è fermato: potevamo esprimere, ognuno nel rispetto dei sentimenti altrui, quello che avevamo nell'animo a proposito della nostra esperienza di essere figlio o genitore. Quando ho cominciato a parlare di mia figlia mi sono sentita vicina ancora di più ai genitori dei miei allievi, parlavo delle mie emozioni liberamente e percepivo il sorriso delle altre mamme, e mentre ascoltavo loro, quelle parole arrivavano al cuore. ….. Non vi eran o barriere tra gli insegnanti e i genitori, ma e vi era condivisione e vicinanza: non si parlava di categorie, giudizi e voti, ma abbiamo condiviso ricordi, paure e anche dolori...Eravamo davvero vicini nella stessa stanza, genitori e professori insieme. Ci siamo lasciati con un sorriso e con il cuore più leggero, con la speranza dell'inizio di un nuovo percorso insieme, di una nuovo atteggiamento, di una vicinanza troppo importante per fare bene e per contare sull'aiuto reciproco. Questa vicinanza è stata costruttiva perché ci siamo guardati con occhi diversi anche successivamente, abbiamo recuperato umanità nel nostro rapporto tra insegnanti e genitori. Io ho percepito maggiore fiducia da parte dei genitori con i quali avevo condiviso questi incontri, perché non vi erano barriere e diffidenze. E allo stesso tempo mi sono soffermata di più a riflettere su ogni mio allievo, perché i genitori mi avevano trasmesso qualcosa in più per comprendere le varie situazioni... Si è aperto un canale molto importante... Soltanto in questo modo si possono porre le basi di una costruttiva collaborazione tra scuola e famiglia, perché non siamo due mondi separati, ma persone che vogliono aiutare i ragazzi a crescere e formarsi nel miglior modo possibile, svolgendo al meglio i differenti nostri ruoli, ma Insieme. Un’insegnante della 1^B 59 PARTE III INSIEME PER RIFLETTERE 60 Lunedì 9 giugno 2014 Presso Auditorium della Scuola Media Rosselli, Via Ricasoli 15 Torino Un seminario … per seminare esperienze significative a scuola Formazione teorica sulla Pedagogia dei Genitori e i gruppi di narrazione Interventi: Forum Regionale della Scuola e dell’Educazione: Domenico Chiesa Gruppo Abele: Grazia Liprandi e Angelo Elia Casa degli Insegnanti: Maddalena Zan Comitato per l’Integrazione Scolastica: Marisa Faloppa Metodologia Pedagogia dei Genitori: presentazione del testo a cura di Augusta Moletto e Riziero Zucchi 61 REPORT SEMINARIO “LA PEDAGOGIA DEI GENITORI ALL’I.C. VIA RICASOLI” Presso Auditorium I.C. Via Ricasoli 9 giugno 2014 FORUM REGIONALE DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE Domenico Chiesa La scuola oggi é vista e descritta come un ostacolo, ovvero il luogo della prestazione e della competizione. Davanti a una scuola siffatta naturalmente i ragazzi cambiano. Si crea il mito degli insegnanti seri e severi che bocciano a fronte di quelli buoni che abbassano l'ostacolo. La scuola dovrebbe invece insegnare ai ragazzi a costruire la scala per superare gli ostacoli della vita. La scuola attuale deve dunque essere cambiata e rigenerata attraverso un lavoro sull'umanità mediato dalla narrazione. E' certo che gli allievi possano essere educati solo da persone con umanità. Soprattutto gli insegnanti devono lavorare su questa loro dimensione. Questo é il senso del lavoro di sperimentazione attuato durante l'anno scolastico 2013/14 in questa scuola. L'esperienza della Metodologia Pedagogia dei Genitori é fortemente centrata sul procedimento della narrazione perché quello é il momento in cui l'emotività e la razionalità si incontrano. Le emozioni aprono la porta alla razionalità nella misura in cui la razionalità senza emozioni non esiste. Non c'è apprendimento senza dimensione emotiva. GRUPPO ABELE Grazia Liprandi Un anno e mezzo fa il MIUR aveva lanciato una sorta di sfida attraverso una nota che recitava “La scuola ha una sfida da affrontare ovvero quella di coinvolgere in modo attivo i genitori”, le parole chiave erano Corresponsabilità e Cooperazione. La parola Corresponsabilità chiede agli adulti di essere in grado di dare risposte insieme. Quest'ultimo aspetto non é scontato. Le intelligenze messe in gioco sono quelle che vengono agite dalla comunità educante. In questo senso anche gli insegnanti devono abituarsi ad avere l'umiltà di imparare ad ascoltare le opinioni degli adulti che hanno cresciuto i ragazzi fino al momento in cui essi giungono nel nostro ordine di scuola e ci vengono affidati. La pedagogia dei genitori crea spazi alternativi e stravolge le dinamiche ormai troppo rigide del rapporto fra gli adulti all'interno dell'istituzione scolastica. 62 GRUPPO ABELE Angelo Elia Le situazioni complesse danno modo di fare esperienze. Le formazioni fatte in giro per l'Italia ci hanno dato modo di percepire l'entusiasmo di colleghi che aiutano ad uscire dal pessimismo che spesso ci condiziona. Il senso di queste attività é riuscire a donare nuova linfa alla professione di insegnante. La relazione con i genitori é un aspetto difficilissimo da affrontare. Il trucco é non aver paura di contaminarsi, dando agli altri un pezzo della propria esperienza per affrontarne un'altra. Non servono normative, leggi e altri aspetti burocratici, servono insegnanti che abbiano voglia di fare e di mettersi in gioco. LA CASA DEGLI INSEGNANTI Maddalena Zan La nostra Associazione è articolata per Stanze. La collaborazione col professor Zucchi ha dato avvio alla sperimentazione della Metodologia Pedagogia dei Genitori. Il primo incontro ha gettato la basi per un successivo seminario. Al Convegno di Cantalupa, dopo una presentazione è ,stato proposto di fare un Gruppo di narrazione fra gli insegnanti che liberamente volevano partecipare. Veniva chiesto di raccontarsi o come figli o come genitori. Tutti avevano modo di parlare e gli altri ascoltavano senza commenti di sorta. L'assenza del commento conduce alla libertà autentica di espressione. Ci cono state moltissime emozioni fra persone che si conoscevano pochissimo. Quando l'attività del Gruppo é conclusa gli effetti permangono. Ciò che si crea é un riconoscimento affettivo profondo fra i partecipanti che si rinnova anche a distanza di tempo. Descrivere il rapporto d'amore verso il proprio figlio attraverso una narrazione consente il crearsi di un rapporto privilegiato anche fra insegnanti e genitori. La metodologia é nata per i bambini con bisogni educativi speciali ma é assolutamente applicabile nelle metodologie con allievi normodotati. L'entusiasmo riscontrato nel lavoro di quest'anno é stata contagiosa ed estremamente formativa per tutti coloro che hanno partecipato. COMITATO PER L'INTEGRAZIONE SCOLASTICA Marisa Foloppa L'associazione che rappresento lavora sulle tematiche per individuare le radici storiche della Pedagogia dei genitori e associare l'attività con lo scandaglio volto a rinnovare la scuola odierna. Negli anni '80 il lavoro di comunicazione rispetto alle dinamiche di accoglienza dei ragazzi con disabilità e delle loro famiglie presso le istituzioni scolastiche veniva condotto insieme a genitori di ex allievi. Non é importante chiedere soluzioni agli altri ma confrontare elementi di conoscenza, lavorare anche con i servizi del territorio per fare prevenzione. I bisogni educativi speciali sono oggetto di sequenze interminabili di documenti ufficiali che afferiscono sempre ai bisogni connessi a certificazioni e poca attenzione a reciproco ascolto. Non é possibile in una classe gestire un progetto educativo individualizzato e bisogni educativi speciali. Occorre lavorare ad una didattica inclusiva, insieme a un rapporto autentico e proficuo con le famiglie, può consentire di insegnare qualsiasi cosa a qualsiasi persona. Trovare il nucleo di senso é incrociare il bisogno individuale al lavoro di classe. Occorre pensare i ragazzi con un occhio al loro futuro adulto sul territorio. Questo é fondamentale per i ragazzi con disabilità complesse ma appare altrettanto fondamentale per tutti i ragazzi che passano dalle nostre aule. 63 La continuità é fondamentale, il passaggio di informazioni non deve essere tentativo di accaparrarsi clientela, piuttosto volontà di condividere realmente le informazioni, senza giudizi o pregiudizi. Servono anche spazi informali nei quali svolgere attività profondamente inclusive volte alla condivisione di esperienze con le famiglie e collaborazione fra genitori, educatori e operatori del territorio. Per metterli al mondo li raccontiamo ad una comunità che accogliendo e conoscendo il racconto si appropria di una parte del vissuto di quel ragazzo, ne fa tesoro, impara a “conoscerlo” e sentirsene responsabile. Anche in questo modo si fa prevenzione. La città di Torino ha dato un apporto straordinario per i ragazzi con disabilità da parte di insegnanti di sostegno comunali. Quest'organico sta morendo secondo una procedura che la relatrice ritiene dissennata. La collaborazione tra insegnanti e famiglie e enti territoriali può essere la soluzione più praticabile ed efficace. METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI Augusta Moletto Alle scuole Superiori e anche alle Medie quasi sempre i genitori vengono convocati a scuola solo a fronte di casi gravi e mai per aspetti positivi legati al proprio figlio. C'é un metodo di lavoro che parte dalla richiesta ad ogni genitore di presentare il proprio figlio. Chiedere loro di raccontare liberamente il proprio figlio non é discriminante perché la dimensione narrativa accomuna qualunque genitore, si può ovviare anche al modo della narrazione in caso di difficoltà linguistiche. Il passaggio successivo é quello della scrittura. Scrivere é conservare e diffondere, creare un bene comune, condividere. Allevare bene un figlio equivale a creare un Bene comune, non é una faccenda privata. Anche gli esperti come giudici, assistenti sociali, educatori e altre professionalità legate alla cerchia dell'esperienza legata alla vita dei minori possono grazie a questa attività riscoprire la presenza di un gruppo di persone che hanno modo di collaborare e lavorare in modo competente per i propri figli. Dalle narrazioni emergono i valori in atto proposti dai genitori per allevare i figli: la pedagogia dell’identità, della fiducia, della speranza, della crescita. Si può parlare anche di pedagogia dell'inadeguatezza: i genitori si sentono inadeguati perché devono adattare i loro interventi a persone in continuo cambiamento. Si è lavorato sulla presentazione dei propri figli da parte dei genitori e in seguito alla stesura di brevi testi in seguito all'esperienza. La collaborazione proficua fornisce frutti significativi consequenziali anche solo nel discorso relativo alla questione legata al rispetto delle regole. I genitori nei Gruppi di narrazione mettono in comune le regole date ai figli e poi le collegano a quelle della scuola. METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI Riziero Zucchi Durante la pianificazione dell'attività di quest'anno presso IC Ricasoli credo che scelta vincente sia stata quella di non rendere obbligatorio il Seminario, è talmente importante da dover esser scelta consapevole. Oggi siamo in tanti qui, in un momento concitato dell'anno scolastico in cui gli impegni si accavallano, eppure abbiamo trovato il tempo per esserci. Il successo formativo dipende dall'accordo fra docenti e genitori. Occorre scoprire il fatto 64 che anche la famiglia lavora sull'ambito cognitivo e fin dai primi momenti di vita del bambino imposta tutta una serie di presupposti che saranno funzionali all'apprendimento. Occorre che le famiglie siano consapevoli del proprio potenziale e del proprio ruolo cognitivo sullo sviluppo del proprio figlio. Il riferimento è all’attività di strutturazione prelinguistica del bambino(scaffolding) fatta dalle famiglie e studiata da Bruner nel suo libro“Il linguaggio del bambino”. La scuola deve riconoscere l’importanza formativa della famiglia e individuare la differenza dell’approccio tra i genitori e gli insegnanti. Il rapporto familiare procede per diadi, il raspporto strettissimo madre figlio. La scuola invece attua nei confronti degli allievi un atteggiamento sociale. Questo é uno dei punti di incomprensione fra docenti e genitori. Il genitore a scuola deve diventare genitore sociale e non chiedere attenzione diadica all'insegnante. Occorre spiegare questo aspetto a docenti e famiglie. I genitori migranti hanno una grandissima risorsa che proviene dalla loro dimensione culturale. Provengono da famiglie contadine per cui l'adulto ha ancora un ruolo importante. Oggi hanno una risorsa, il rispetto per l’adulto educatore, che noi abbiamo perso. Nella nostra società si assiste all'infantilizzazione dell'adulto ed all’adultizzazione dei minori con risultato l'assoluta assenza di una solida figura di riferimento. In questo senso i genitori migranti possono essere fondamentali strumenti di condivisione formativa. Nei Gruppi di narrazione presentano la propria esperienza educativa, mettendola in comune con le altre famiglie. L’educazione non è un fatto privato. Il figlio é un bene comune ed appartiene al mondo. Segue la lettura delle testimonianze proposte da docenti e insegnanti dell'IC Ricasoli che hanno partecipato all'attività svolta. Conclusioni di Domenico Chiesa L'incontro ha sancito la consapevolezza delle parti coinvolte nel progetto di poter svolgere un'azione educativa solo attraverso la realizzazione di una vera intesa e collaborazione. Quali sono le condizioni che posso aiutarci a comprendere la necessità autentica di lavorare insieme? • • • • Riconoscersi reciprocamente competenti (i genitori e gli insegnanti) Comprendere che ciascuna delle parti é in grado di aiutare l'altra (nessuna delle due fornisce soluzioni ma l'azione combinata di entrambe porta a buoni risultati) Comprendere la scuola come un luogo ponte tra la dimensione privata della famiglia e quella pubblica della comunità esterna. Un luogo dove sia possibile per il ragazzo sentirsi coccolato ma anche messo di fronte alle proprie responsabilità per crescere in modo armonico ed essere davvero pronto ad affrontare la dimensione pubblica di se stesso nel confronto con la comunità esterna, il riferimento è alla formula educativa di Mario Tortello: Pensami adulto. Non aver paura di mettere in gioco la propria emotività attraverso il racconto di sé che è condivisione ma anche rielaborazione delle proprie esperienze in un'ottica di personale maturazione che scandisce in modo significativo un miglioramento graduale nei rapporti con gli altri. 65 Forum regionale per l’educazione e la scuola Focus in preparazione della V Conferenza “Crescere insieme --- Insieme per crescere” Metodologia Pedagogia dei Genitori, Gruppi di narrazione Istituto Comprensivo via Ricasoli – Torino Il patto educativo scuola-famiglia attraverso la Metodologia Pedagogia dei Genitori Sintesi a cura di Grazia Liprandi e Angelo Elia - Gruppo Abele Scuola APPROFONDIMENTI Gli attori coinvolti e la comunicazione/condivisione tra docenti e tra docenti e genitori Attori principali di questa esperienza sono stati genitori e maestre con la condivisione del dirigente scolastico. La percezione è di essere di fronte ad una modalità diversa nella relazione scuola-famiglia. Nelle singole realtà-classi dove si è lavorato, aiutati da questa metodologia, il rapporto formale e puramente istituzionale si è trasformato in un ambiente comunitario, dove non si lavora a compartimenti stagni, nell’impegno educativo, ma come alleati per un unico fine. Le strategie della scuola Collegamento tra esperienza/e descritta/e e scelte strategiche che la scuola ha compiuto per sostenere il miglioramento dell’apprendimento. Alcuni dati di contesto:il 40% dei bambini/ragazzi sono stranieri. 34 sono gli alunni disabili inseriti, più BES e ADHD (15 certificati alle medie). Il contesto quindi è ricco e variegato. Molti genitori hanno ancora difficoltà ad esprimersi in Italiano. Il progetto è stato realizzato in 4 classi (3 elementari e 1 medie). La scuola, ai suoi vari livelli, recepisce le “buone prassi” che alcuni suoi soggetti disponibili e motivati sperimentano, le elabora e le istituzionalizza (POF). Buoni i rapporti con il territorio: l’ASL e la circoscrizione (con cui è attivo il progetto triennale “le mani che lavorano”) e le collaborazioni con altre scuole o associazioni come MAMRE per l'accoglienza (a volte anche solo per tradurre in italiano…). Alla conclusione dell’anno scolastico si è svolto un convegno dove sono stati presentati i risultati del progetto “Pedagogia dei genitori”. Chi l’ha conosciuto e sperimentato la ripropone… 66 Raccontare l'esperienza... Avvio, sviluppi, punti di svolta Due anni fa un'insegnante ha pensato di portare nella scuola un'esperienza conosciuta durante i suoi studi universitari, e con la collaborazione del gruppo G.L.I. (Gruppo di Lavoro sull’inclusione – interna alla scuola), sono nati i gruppi di narrazione coi genitori. Si è iniziato con la commissione H ma si é diffusa su tanti altri livelli. Ha coinvolto e permesso di dare più calore a quello che di stava facendo in modo spezzettato. L’idea iniziale è quella di dare alle famiglie uno “spazio” dove incontrarsi, confrontarsi, dove sia possibile una crescita comune: INSIEME PER CRESCERE Il progetto, che si sviluppa in tre incontri, inizialmente è stato attivato in due classi: uno in una prima elementare, uno in una prima media (dove c’era una bambina seguita dal progetto PIPPI nato nell’università di Padova ma presente anche a Torino, per prevenire l’allontanamento di minori dalla famiglia). Partendo da lei é nato un gruppo di narrazione: nel primo incontro erano solo in 4. Nell’incontro successivo tante altre mamme hanno portato una condivisione profonda commuovendo tutti, partendo, come attività, dal lasciare qualcosa di scritto ai propri figli. Nel primo incontro con i genitori di una 1^ ci si è conosciuti attraverso giochi teatrali e questa prima proposta ha fatto partire meglio anche la classe. Quel di più che fa star bene anche noi, che non lascia l'amaro in bocca. I risultati Segnali di cambiamento percepiti dai protagonisti dell’esperienza, elementi per comprendere i risultati Questa esperienza ha facilitato l’incontro e la comunicazione. Nelle classi si dovrebbe narrare di più, sarebbe anche più divertente: raccontarsi per scoprire aspetti comuni. “Il mio problema è anche quello di altri, e a volte quelli degli altri sono più faticosi” Anche il coinvolgimento degli insegnanti è stato profondo e commovente. Il clima che si instaura tra genitori e docenti è molto profondo, alla pari. Le narrazioni sono di grandissimo valore. C’è l’impressione di avere immensi patrimoni di genitorialità da valorizzare. Accettare il sapere dei genitori fa cadere le barriere, crea un clima positivo e può essere di aiuto per conoscersi oltre i ruoli, per venirsi incontro e capirsi di più. Per condividere. Anche gli insegnanti sono genitori. A volte confrontandosi scopri che in altre parti del mondo, su certi aspetti di vita, abbiamo modalità simili. E questo è bello. E poi scopri il valore delle varie narrazioni, la loro ricchezza. Attraverso questa metodologia si è fatto un salto di qualità: superare la soggezione di fronte ad una narrazione collettiva, magari un po’ imprecisa ma comunque significativa. Anche alcuni papà hanno partecipato. 67 Sembra di tornare alla dimensione della “comunità del cortile” come un tempo (senza i “pettegolezzi”…). Determinanti, in questo, sono stati gli stimoli proposti dagli insegnanti. Col tempo si apprezzano anche i nostri ruoli. Difficoltà incontrate e strategie per affrontarle Dall'alto le scuole ricevono disposizioni per l’inclusione ma nessuna risorsa adeguata al contesto. I bambini certificati non riescono ad essere seguiti se il contesto classe é di 25 alunni. L’attenzione all’inclusione “paga”? A volte si ha l’impressione che negli istituti dove questa si realizza più compiutamente per contro alcune famiglie “tolgono” i loro figli per iscriverli in altre scuole, con l’illusione che li ci sia “qualcosa di meglio”. Ma anche l’opposto: i genitori di un bambino disabile, informandosi, scelgono la nostra scuola, perché per loro è la più accogliente, anche se arrivano da lontano. Alcuni credono che la classe multietnica o con bimbi segnalati sia peggiore ma é esattamente il contrario. In una classe di 26 con 14 stranieri, 1 bimbo con disabilità grave e altri segnalati, tutto é più "normale", com'è la vita. E i tutti crescono imparando ad apprendere dall'esperienza e dal confronto con la vita. In sintesi una classe multiculturale è “spettacolare”. I bambini crescono più in fretta. Sono meravigliosi. Forse l’opinione pubblica dovrebbe essere più informata. Bisognerebbe dare più riconoscimento a queste esperienze. Fare più comunicazione. E’ stato faticoso coinvolgere le famiglie all’inizio: per mancanza di tempo, per una certa fatica a capire la proposta, ma anche una certa timidezza, in particolare dai genitori stranieri, le adesioni erano poche. Quando poi i genitori presenti raccontano la loro esperienza, altri si aggiungono e il coinvolgimento aumenta. Punti di forza e di debolezza per un bilancio complessivo dell’esperienza compresa la sua condivisione Punti di forza - Gli attori coinvolti si impegnano, avendo speranza di migliorare le relazioni , e danno il meglio di se, anche i dirigenti Un metodo per far maturare la genitorialità, per attivare nuove energie anche per il territorio Uno strumento per ridimensionare i conflitti Possibilità di far esprimere, di coinvolgere tutti: da chi ha meno risorse, e a volte più problemi, a chi ha più strumenti per esprimersi Un buon “tavolo” di confronto purché si sia “alla pari” C’è un continuo rimando anche per gli insegnanti che a volte possono verificare concretamente il proprio impegno Favorisce l’alleanza educativa ma anche l’aggregazione Dà la possibilità ad alcuni genitori di trovare uno spazio all’interno della scuola Attiva la relazione amicale tra soggetti con ruoli diversi nel contesto scolastico. Crea una bella alchimia che nasce da un silenzio che ascolta veramente Si sta bene 68 - - Con un po’ di pazienza e se ben presentata questa proposta può coinvolgere la maggioranza dei colleghi insegnanti Ci si rende conto che questo modo di lavorare “paga” Lo “spazio” della narrazione permette di sciogliere eventuali difficoltà, e capire di più, quindi accettare: la narrazione diventa strumento di accoglienza In alcuni partecipanti il livello emotivo positivo è intenso - Le proposte della scuola vengono accettate meglio, aumenta anche la fiducia Favorisce una certa “professionalità genitoriale” E’ una “buona pratica” - Punti di debolezza - A volte è faticoso coinvolgere i colleghi C’è necessità di più incontri Se questa proposta non è ben presentata (colleghi, dirigenti, genitori,..) può essere sottovalutata Nella scuola italiana ci sono troppo pochi spazi di “profondità”, poca immedesimazione. E anche le Università, i ricercatori, non si accorgono delle potenzialità di questa proposta La logica del cambiamento In questa scuola c’è stato un salto di qualità: per molte mamme di altri paesi il timore era di non parlare bene e non scrivere bene: raccontare era difficile. Allora si sono proposte delle tracce, delle domande precise che il bambino poneva alla mamma e al papà. C'è un livello di integrazione che non si vede ma é grandissimo: quando queste due cose non sono chiare diventano conflitto. Si percepisce anche il “cambiamento antropologico” che caratterizza molti capi d’istituto. Prima dirigente chiuso nel suo ufficio d'avorio. Ora possiamo quasi dire un dirigente coi “piedi scalzi”, un dirigente che “aderisce” alla terra, al territorio, al sociale. Questo fa pensare che forse le scelte verranno sempre più dal basso. C’è una conoscenza non solo quantitativa della realtà, ma anche qualitativa. Oggi è quasi obbligatorio mettere i piedi per terra nel territorio perché le risorse sono scarse e c’è necessità di fare un buon lavoro. E lo si può fare solo se si é radicati e presenti al contesto. Noi siamo convinti che la scuola debba essere pubblica e tutti in quest'ottica lavoriamo. La buona fama che s'è fatta la nostra scuola è proprio sull'accoglienza. A volte i conflitti scuola famiglia scaturiscono da scelte che i docenti fanno secondo un preciso stile educativo che i genitori però non comprendono e vedono come imposizione: ad esempio “la frutta a merenda”oppure “la divisa”. Trovare la modalità giusta é fondamentale: lo spazio della narrazione permette di sciogliere dei nodi. Accettare il sapere dei genitori permette di favorire l'accettazione dell’insegnante da parte delle famiglie. In questi gruppi si racconta il positivo dell’essere genitori. 69 Questo aiuta a superare la solitudine tra le famiglie e comprendere i lati migliori di se stessi e dei propri figli. Ricaduta didattica: con occhi diversi i genitori guardano tutta la proposta scolastica. I toni cambiano. Solo partendo dal riconoscimento dei vari ruoli c'è accettazione. Una variazione sul tema: l’esperienza della classe II A FARE STORIA con i bambini partendo dalla storia personale raccontata dai genitori. Le insegnanti della II A della Scuola Muratori hanno deciso di partecipare all’attività “Con i nostri occhi” in collaborazione con i Prof.ri Moletto e Zucchi coinvolgendo le famiglie convinte che l’insegnamento della storia parta dal racconto della storia personale di ogni alunno. Si è pensato che il racconto della propria storia sarebbe stato più ricco e completo con l’aiuto dei genitori. Le famiglie sono state coinvolte nei Gruppi di narrazione in cui hanno esposto gli itinerari educativi compiuti coi figli. Per i genitori stranieri che avevano difficoltà con la lingua italiana è stato proposto un questionario con domande semplici che è servito loro come traccia per presentare i figli all’interno del Gruppo di narrazione. CONCLUSIONI Pedagogia dei Genitori è un esperienza interessante e arricchente dal punto di vista professionale, è uno strumento che si presta utilmente per le politiche di inclusione e integrazione, uno strumento per creare “ponti”, per riprendere in mano un po' di democrazia: una politica per il “bene comune”. Nessuno insegna a nessuno, tutti imparano da tutti. Paulo Freire 70