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OLOGIA
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DAGOG
GICA DEI G
GENITORI
Torrino 2014
Un ringraziamento a:
Gabriele Bianchi – Dirigente dell’I.C. via Ricasoli Torino
Hanno collaborato:
Olga Chirone, Barbara Cicci, Sabrina Colangelo, Sandra Di Scianni, Cecilia Ferreri, Olimpia
Fittipaldi, Anna Maria Passaggio, Alessia Rastello, Maria Zincato – Insegnanti I.C.
via Ricasoli
Enrico Marchi, Daniela Truffo – CeSeDi
Augusta Moletto, Riziero Zucchi – Metodologia Pedagogia dei Genitori”
1
INDICE
Introduzione ………………………………………………………………….pag.
3
Parte I
CON I NOSTRI OCCHI …………………………………………………… pag.
5
L’approdo della “Pedagogia dei genitori” all’I C via Ricasoli……………..pag.
8
Ciao sono Rocco…………………………………………………………….. pag.
10
Clarissa… con i nostri occhi………………………………………………… pag
16
Parte II
GENITORI E INSEGNANTI INSIEME…………………………………….. pag.
19
Insieme per crescere … crescere insieme nell’I C via Ricasoli………….pag.
21
Progetto A.S. 2013-2014 ………………………………………………….....pag. 22
Pochi semini, ma un buon inizio…………………………………………….pag.
24
Un arcobaleno di storie ……..………………………………………………..pag. 25
Compagni di viaggio e di ricerca…………………………………………….pag
50
Non eravamo a scuola, eravamo su una nuvola…………………………..pag.
55
Parte III
INSIEME PER RIFLETTERE………………………………………………. Pag
59
Un seminario per seminare. Esperienze significative a scuola ………….pag
60
Focus Group: Idee per una buona scuola………………………………… pag
65
2
Augusta Moletto Riziero Zucchi
METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI
“Pedagogia dei Genitori”, valorizzazione delle competenze e delle conoscenze educative della famiglia, nasce a
Torino in seguito ad attività che sottolineano il protagonismo dei cittadini che si impegnano ad essere operatori
sociali di salute mentale in una dinamica di reciprocità, alimentata dalla messa in discussione dei rapporti
interpersonali. Alcuni principi derivano dalla pratica delle assemblee di Attività Terapeutica Popolare, nate a
Modena, condotte a Torino dal 1978, in cui i genitori hanno parte attiva, prendendo la parola in pubblico e
testimoniando i loro percorsi educativi.
La fecondità del protagonismo dei genitori, come cittadini attivi e primi conoscitori dei loro figli, fa sì che siano
utilizzati come formatori all’interno delle scuole dal 1995, data in cui sono formalizzati i principi e la metodologia
Pedagogia dei Genitori.
Questo metodo si diffonde a livello nazionale e internazionale, contribuendo alla formazione dei professionisti
che si occupano di rapporti umani: insegnanti, educatori, medici, giudici, assistenti sociali, ecc.
Istituzioni scolastiche, ASL, Enti Locali adottano la Metodologia Pedagogia dei Genitori per l’aggiornamento
dei propri operatori e per iniziative di aggregazione sociale.
Dal 2001 al 2004, Pedagogia dei Genitori diventa Progetto europeo, inserito nel programma di educazione
permanente Socrates Grundtvig 2, al quale partecipano Associazioni di genitori italiani, francesi e scozzesi. Dal
2007 al 2009 la Comunità Europea approva il Progetto Dalla parte delle famiglie-Pedagogia dei Genitori con la
partnership di Francia, Grecia, Italia.
Pedagogia dei Genitori sottolinea che:
la famiglia è componente essenziale e insostituibile dell’educazione. Spesso le viene attribuito un
ruolo debole e passivo che induce alla delega ai cosiddetti esperti. La famiglia possiede risorse e
competenze che devono essere riconosciute dalle altre agenzie educative.
La Metodologia evidenzia la dignità dell’azione pedagogica dei genitori come esperti educativi, mediante
iniziative mirate a promuovere la conoscenza e la diffusione di Pedagogia dei Genitori. Si realizza mediante le
seguenti azioni:
 Raccolta, pubblicazione e diffusione delle narrazioni dei percorsi educativi dei genitori
 Formazione da parte dei genitori degli esperti e dei professionisti che si occupano di rapporti
umani (insegnanti, medici, educatori, giudici, assistenti sociali, ecc.)
 Presentazione dei principi scientifici riguardanti Pedagogia dei Genitori tramite ricerche, studi,
convegni e seminari.
Pedagogia dei Genitori si esprime attraverso:
 la pedagogia della responsabilità: la famiglia adempie ai compiti dell’educazione e ne risponde al mondo
 la pedagogia dell’identità: l’amore dei genitori fa sviluppare una consapevolezza che permette alla
persona di riconoscersi
 la pedagogia della speranza: la speranza dei genitori è l’anima del progetto di vita, del pensami adulto
 la pedagogia della fiducia: la fiducia della famiglia fa nascere e sostiene le potenzialità del figlio
 la pedagogia della crescita: i genitori sono attori e testimoni del percorso di sviluppo del figlio.
Pedagogia dei Genitori propone il Patto educativo scuola, famiglia, sanità, promosso dall’Ente Locale in cui i
genitori assumono un ruolo attivo grazie al riconoscimento delle loro competenze.
Le linee guida e le basi epistemologiche della Metodologia Pedagogia dei Genitori sono contenute nel saggio
A.Moletto R.Zucchi, La Metodologia Pedagogia dei genitori. Valorizzare il sapere dell’esperienza. Maggioli
editore, 2013.
Per informazioni:
 [email protected]
www.pedagogiadeigenitori.info
3
INTRODUZIONE
Sinergie educative
Il fascicolo, strumento di impegno formativo e didattico, documenta un itinerario educativo di una
scuola nella sua elaborazione, evidenziando i passaggi funzionali alla sua realizzazione.
Affronta uno dei problemi più attuali, la relazione genitori insegnanti. Il deperimento dei Decreti
delegati lascia senza soluzioni un confronto che dovrebbe esser costruttivo, ma che rischia di
diventare conflittuale. La mancanza di chiarezza nelle competenze di scuola e famiglia determina
continue invasioni di campo. La Metodologia Pedagogia dei Genitori è un contributo operativo alla
realizzazione del patto educativo basato sui rispettivi ruoli. L’esperienza è ventennale e si realizza
in varie parti d’Italia. A Torino coinvolge alcune scuole, una di queste è l’IC di Via Ricasoli.
Il Comitato per l’integrazione scolastica di Torino promuove la Metodologia diffondendola nelle
scuole e in altri ambiti educativi come associazioni, comuni, parrocchie, ecc. Nella rivista Handicap
& Scuola la sezione Pedagogia dei Genitori presenta i contributi scientifici, le narrazioni dei genitori
e le esperienze effettuate.
La Casa degli insegnanti sostiene attivamente la Metodologia. E’ un luogo in cui si realizza la
solidarietà tra coloro che hanno a cuore il futuro della scuola per ripartire con nuove energie in
una situazione sociopolitica che appare ostile all’educazione e alla pedagogia. Nella casa degli
insegnanti si comunicano progetti realizzati e realizzabili. La condivisione si effettua in ambiti reali
e virtuali, le stanze; in uno spazio di queste trova posto la Metodologia Pedagogia dei Genitori. Il
luogo viene definito RES: Risorse Educative Sociali, per valorizzare gli autori della formazione:
docenti e genitori. Lo scopo è collegare gli educatori di riferimento, perché, attraverso il
riconoscimento della reciproca vocazione , progettino e lottino insieme.
Il Forum regionale per l’educazione del Piemonte promuove e valorizza le esperienze di buona
scuola. Il contenuto del fascicolo è legato agli ideali che ispirano questa attività. Partendo dalla
scuola, dalla sua positività e dai suoi successi, reagisce alla logica dello sfascio, facendo
emergere l’impegno e l’energia degli insegnanti, la loro attività e la loro soggettività. Il Forum
realizza un’opera di resistenza civile che porta al recupero dei valori educativi per contrastare i
tagli e la svalorizzazione dell’educazione, mascherata da riforme.
Il fascicolo viene realizzato grazie all’intervento del Centro servizi didattici della Provincia di
Torino (CESEDI) che propone itinerari formativi per arricchire la scuola piemontese e costruire
itinerari di eccellenza che collegano l’istituzione scolastica alla società.
Un po’ di storia
L’esperienza presentata dalla pubblicazione nasce nelle aule dell’Università. La genitorialità non è
spesso trattata in ambito accademico; in un laboratorio le lezioni riguardano le competenze e le
conoscenze dei genitori, il patto educativo scuola famiglia; genitori propongono gli itinerari
educativi compiuti coi figli come strumento formativo. E’ la Metodologia Pedagogia dei Genitori. In
una studentessa nasce il desiderio di realizzare quell’alleanza con le famiglie, quando avrà
raggiunto il sogno di esser maestra. Nell’itinerario professionale conosce molte scuole e
tenacemente propone la Metodologia. E’ alle prime armi ma la sua convinzione e l’impegno
convincono i colleghi che accettano di sperimentare la proposta.
Con i nostri occhi
La maestra attualmente insegna all’IC di Via Ricasoli di Torino e presenta l’esperienza al Gruppo
di lavoro di istituto per l’integrazione. Il laboratorio all’università era di pedagogia speciale e forse
ha creato degli interessi: l’allieva di allora ha scelto di esser insegnante di sostegno e lo fa con
passione. Coinvolge le colleghe e propone Con i nostri occhi, la presentazione dei figli con
disabilità da parte dei genitori. Il Decreto della Giunta Regionale del 29 luglio 2013 sul profilo di
funzionamento degli alunni in situazione di handicap richiede alla famiglia un’analoga
presentazione. I colleghi accettano e la proposta fatta ai genitori si trasforma in una serie di
narrazioni che presentano i figli, partendo dalla positività e dall’itinerario di crescita. Il fascicolo ne
propone due esempi
4
L’esperienza nelle classi
La Metodologia parte dalla disabilità nell’anno scolastico 2012 – 2013, nell’anno seguente viene
rivolta a tutti i genitori e si amplia a più classi, tre della primaria e una della secondaria di I grado
dove vengono attivati i Gruppi di narrazione.
L’esperienza della prima B mette in luce la positività ma anche la difficoltà di creare una cultura
della partecipazione costruttiva e paritaria dei genitori. Abituati ad esser interpellati nell’emergenza
faticano a capire l’importanza di presentare i figli con i loro occhi,m creando alleanza con i docenti
e reti di genitorialità collettiva.
Nella classe seconda A il percorso della Metodologia è inserito all’interno di un progetto didattico:
la relazione tra la storia generale e la storia personale. L’allievo come persona viene individuato
all’interno di un percorso che vede la famiglia protagonista della sua crescita e in possesso di una
conoscenza che la scuola deve interpellare. I gruppi di narrazione sono funzionali alla relazione tra
i genitori, ma anche alla raccolta di saperi sul figlio. L’itinerario nella classe è significativo come
percorso di integrazione tra culture diverse. La genitorialità è universale, ma viene espressa in
lingue differenti. L’insegnante ha individuato il figlio alunno come interfaccia tra le culture e
facilitatore dell’integrazione della madre. Per un’ulteriore integrazione a conclusione dell’itinerario
viene organizzata una festa per figli e famiglie: Gastronomia dei genitori. Il cibo come espressione
della cultura della famiglia e fattore di collegamento tra i popoli.
L’esperienza nella classe quarta A è caratterizzata da una doppia testimonianza, delle insegnanti e
di una madre, e riproduce la convergenza delle due professionalità e l’esigenza di un incontro.
Appare urgente la necessità di creare occasioni di collegamento per una genitorialità in veloce
cambiamento. Poter fare il punto sulla propria situazione nel confronto con le altre famiglie e
proporre nuove solidarietà interfamiliari.
L’esperienza della Metodologia nella secondaria di I grado, classe prima B, propone il valore della
costruzione di una base comune per l’incontro docenti genitori. Insegnanti e famiglie testimoniano
la sorpresa e la gioia di scoprire quanto il dichiarare in una situazione di estremo rispetto il loro
esser genitori o l’essere figli serva ad unirli. Avvertono la comune vocazione formativa: l’azione di
crescita per il figlio alunno, in questo consiste il patto educativo scuola famiglia.
Riflettere sull’esperienza
La Metodologia Pedagogia dei Genitori può esser intesa come progetto, ma è l’instaurarsi
di una cultura che coinvolge le relazioni tra docenti e genitori, crea un clima di fiducia tra le
figure formative di riferimento. E’ necessario monitorare questo processo, formalizzarlo,
presentarlo alla collettività, richiedendo l’apporto di figure esterne alla scuola in grado di
valutare e valorizzare l’itinerario.
Viene organizzato un Seminario rivolto agli insegnanti, alle famiglie della scuola e a tutto il
territorio, dove genitori e docenti presentano il percorso effettuato, chiedendo agli esperti
una validazione del percorso per analizzare il percorso e i risultati inserendoli in un quadro
scientifico e pedagogico. Gli itinerari che realizzano il patto educativo scuola famiglia sono
patrimonio della istituzione che li attua, ma anche soluzioni generalizzabili per altre
situazioni.
Un’ulteriore analisi viene condotta all’interno dei Focus group preparatori della quinta
conferenza sulla scuola organizzata dal Forum regionale per l’educazione e la scuola del
Piemonte. Esperti di educazione del Gruppo Abele interpellano il Dirigente scolastico e
alcuni tra i docenti e i genitori che hanno dato vita alla Metodologia. Ne scaturisce un
dialogo vivace e intenso porta alla relazione acclusa nella pubblicazione.
5
PARTE I
CON I NOSTRI OCCHI
6
Augusta Moletto Riziero Zucchi
“Con i nostri occhi”
Strumento della Metodologia Pedagogia dei Genitori è la presentazione del figlio scritta dalla
famiglia. Ogni individuo è caratterizzato da una personalità, frutto della sua vicenda umana e
delle sue esperienze.
I genitori sono esperti del figlio: una conoscenza di tipo genetico evolutivo, caratterizzata dalla
specificità e dall’unicità della persona, basata sull’itinerario compiuto assieme a lui. Lo scopo
della presentazione è la condivisione della conoscenza del figlio e dei compagni di classe, in
modo da costruire una genitorialità diffusa.
I genitori usano il linguaggio della quotidianità, lo presentano ai docenti e agli altri genitori in
termini evolutivi, seguendo il processo di crescita giorno per giorno. Si integra in questo modo la
rete tra le agenzie che contribuiscono allo sviluppo della personalità dell’allievo, ciascuna con le
sue competenze e specificità. I genitori presentano il figlio con l’immediatezza e l’empatia che li
contraddistingue. Danno una visione a tutto tondo della sua soggettività, indicandone le
caratteristiche, le preferenze, le relazioni all’interno della famiglia, le amicizie, le capacità che ha
sviluppato e le sue potenzialità, elementi che solo lo stretto rapporto, come quello tra genitore e
figlio, può far emergere. Non nascondono difficoltà o problemi, ma non li enfatizzano e
propongono la personalità del figlio nella sua complessità.
Pedagogia dei Genitori sostiene metodologicamente la presentazione della famiglia, base per il
patto educativo nel quale le competenze dei genitori e degli insegnanti si alleano nell’interesse
del figlio-alunno. E’ strumento prezioso, elaborato secondo le caratteristiche, le esigenze e gli
interessi del ragazzo, posto in primo piano con nome e cognome.
Le presentazioni possono contenere alcune foto e le seguenti informazioni:
CHI SONO?
LE COSE CHE MI PIACCIONO
LE COSE CHE TROVO DIFFICILI
MODI COI QUALI COMUNICO
MODI COI QUALI PUOI AIUTARMI
QUELLO CHE DEVI CONOSCERE DI ME (il superamento delle difficoltà)
QUELLO CHE VOGLIO TU SAPPIA DI ME (il contributo alla crescita degli altri)
Con i nostri occhi è strumento utile a favorire la continuità nel passaggio da un ordine di scuola
all’altro, ma non solo. Nel percorso di integrazione degli alunni in situazione di handicap,
Pedagogia dei Genitori propone di affiancare alla diagnosi la presentazione del figlio Con i nostri
occhi, in sintonia con le indicazioni legislative che evidenziano la dignità pedagogica delle scelte
dei genitori. La presentazione fornisce ai docenti, ai compagni, alle altre famiglie e agli esperti i
mezzi per interagire con la bimba o il bimbo con difficoltà. L'integrazione degli allievi
diversamente abili, secondo la normativa, inizia con la diagnosi medica, fondamentale dal punto
di vista riabilitativo, ma non per l'ambito educativo, dato che l’insegnamento interviene sugli
elementi positivi. La persona è un’unità in cui tutto è connesso nell’interazione tra organi,
funzioni e capacità. E’ quanto indica l’ICF (International Classification of Functioning) approvato
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001, in cui si raccomanda di passare da un
modello unicamente medico a un modello sociale basato sulla persona.
7
8
L’APPRODO DELLA “PEDAGOGIA DEI GENITORI”
ALL’ISTITUTO COMPRENSIVO VIA RICASOLI
Anno scolastico 2012-2013
Nell’anno scolastico 2012-2013 il Gruppo di Lavoro per l'Integrazione dell’Istituto
Comprensivo Via Ricasoli ha proposto il progetto “Pedagogia dei genitori”, condotto dai
Professori Zucchi e Moletto. Insegnanti e genitori dei bambini in situazione di handicap
sono stati invitati a partecipare a tre incontri da marzo a maggio, presso il plesso Muratori,
per condividere, attraverso la narrazione, esperienze, competenze e responsabilità
educative. La partecipazione dei genitori è stata significativa anche se ridotta e
discontinua. È stato possibile realizzare, insieme ad alcune famiglie, un libricino di
presentazione di alcuni bambini da affiancare ai documenti istituzionali, utile soprattutto
nel passaggio fra i diversi ordini di scuola.
Questa esperienza ha rappresentato l'inizio di un percorso di riflessione e formazione che
ha portato la Metodologia Pedagogia dei Genitori nel POF dell’Istituto.
9
Ciao
10
Sono Rocco!
Sono un figlio
Sono un fratello
Sono un nipote...
11
Mi piace:
dipingere
ascoltare la musica
guardare le foto e le illustrazioni dei libri
ascoltare filastrocche e racconti
adoro la pizza e la coca- cola
mi piacciono i massaggi alle mani con creme
ed oli profumati
12
Per me è difficile:
controllare la mia iperattività
rispondere prontamente agli input verbali
mangiare e vestirmi da solo
collaborare e mostrare interesse
salire e scendere le scale
fare a meno del pannolone
13
Posso comunicare con te solo
attraverso:
i PECS
la LIS nella sua forma base
i gesti
le varie espressioni del mio viso
14
Puoi aiutarmi:
incoraggiandomi sempre, perché sono un po'
svogliato e anche quando capisco le consegne
mi rifiuto di farle
proteggendomi dai pericoli perché non ne ho
coerenza
motivandomi a fare sempre cose stimolanti
perché ho enormi deficit attentivi
insegnandomi ad essere più autonomo nelle
prassie di abbigliamento, igiene e di
alimentazione
15
Ciò che devi assolutamente
conoscere di me:
la mia visione è parziale perché sono nato con
un’agenesia al bulbo oculare destro
ho un basso grado di intersoggettività e
un’incapacità nell’attesa
Le mie giornate devono essere scandite da
un’agenda setting
ho delle stereotipìe: batto spesso le mani,
quando sono seduto sulla sedia o sul divano mi
muovo avanti e indietro con la schiena
Cosa voglio che sappiate di me:
Le mie difficoltà sono aumentate man mano che
crescevo e mi relazionavo con gli altri, ma sono
stato fortunato perché ho incontrato
professionisti che credono nelle mie potenzialità
residue e mi amano...e si sa l'amore è il motore
principale di tutto. Non smettete mai di credere in
me e se mi vorrete bene io ne vorrò a voi.
16
CLARISSA… CON I NOSTRI OCCHI
CHI SONO
Mi chiamo Clarissa, ho 11 anni e gli occhi azzurri e
grandi che esprimono la mia gioia e la mia
tristezza.
Sono una bambina molto dolce e amorevole con
tutti.
Sono una figlia, una cugina, una nipote,
un’AMICA!!!!
COSE CHE MI PIACCIONO
Mi piacciono i bambini piccoli e mi diverto a
giocare con loro.
Mi piace ascoltare la musica, cantare e ballare.
Mi piace fare i puzzle e giocare a carte con i miei
amici.
Mi piacciono tanto gli animali. Ho un gatto nero
che si chiama Wally e mi piace coccolarlo e
giocare con lui ... però non mi piace quando mi
graffia!
SO FARE TANTE COSE
So pattinare, andare in bici, cavalcare e sciare.
Adoro nuotare e fare i tuffi: in acqua sono un
pesciolino!
Sono molto felice di saper scrivere e leggere anche
se è faticoso per me.
Mi lavo e mi vesto da sola e aiuto ad apparecchiare
la tavola.
17
COSE CHE TROVO DIFFICILI
Trovo difficile fare le cose da sola, ma se tu
mi vuoi aiutare io sono molto contenta.
Trovo difficile capire quello che mi dici se
parli a lungo e troppo veloce.
Vorrei raccontarti tanto di me ma ho difficoltà
a ricordare le cose che faccio, anche
quando sono appena successe.
Non riesco a stare concentrata a lungo su un'attività però la
vicinanza di un adulto mi dà sicurezza.
COME MI PUOI AIUTARE
Parla in modo semplice e assicurati che io
abbia capito quello che mi dici.
Ascoltami con attenzione e, se puoi, aiutami ad
esprimere i miei pensieri.
RENDIMI PARTECIPE DI TUTTO. Sii paziente
con me, stammi vicino e incoraggiami a fare
tante cose nuove.
COSE CHE VOGLIO TU SAPPIA DI ME
Sono un’amica speciale per tutti. Sono generosa, so tenere i segreti
e mi piace stare in compagnia.
Ho tanta voglia di crescere:
aiutami ad affrontare le mie difficoltà !!!
18
19
PARTE II
GENITORI E INSEGNANTI
INSIEME
20
Augusta Moletto Riziero Zucchi
GRUPPI DI NARRAZIONE
Nessuno insegna a nessuno,
tutti imparano da tutti.
Paulo Freire
Strumento della Metodologia Pedagogia dei Genitori, ha l’obiettivo di coscientizzare i genitori,
valorizzare e raccogliere le narrazioni degli itinerari educativi compiuti coi figli.
Partecipano i genitori e tutti coloro che sono interessati alla Metodologia: insegnanti, studenti,
educatori, amministratori, operatori sanitari, medici, giudici, assistenti sociali, ecc., portando la
propria esperienza di come educano o di come sono stati educati.
Ogni partecipante responsabilmente narra solo quello che egli vuole gli altri sappiano, racconta
liberamente l’itinerario educativo compiuto come genitore o come figlio, la sua crescita, gli episodi
più significativi, il carattere, il comportamento, senza schemi prefissati, partendo dalla propria
esperienza. Non vi sono dichiarazioni di ordine generale, si narrano situazioni vissute e
sperimentate.
I Gruppi di narrazione si attuano a livello territoriale, nelle scuole (classe, gruppo di classi, istituto),
nelle associazioni, nelle parrocchie, ecc.
Nei Gruppi non vi sono conduttori o esperti, alcuni partecipanti si assumono la responsabilità del
buon funzionamento:
✓ illustrano i principi della Metodologia Pedagogia dei Genitori
✓ garantiscono la continuità
✓ assicurano gli spazi e calendarizzano gli incontri
✓ sollecitano le presenze
✓ fanno in modo che ciascuno narri a turno senza esser interrotto e mentre uno parla tutti gli
altri ascoltano
✓ raccolgono le narrazioni per eventuali pubblicazioni
✓ curano una relazione su quanto esposto nei gruppi, leggendola come continuità nella
riunione successiva, testimonianza del valore educativo delle riflessioni dei partecipanti.
I componenti dei Gruppi narrano oralmente gli itinerari di crescita, in seguito:
- si invita chi ha narrato a scrivere quanto esposto
- le narrazioni vengono lette collettivamente e raccolte dai responsabili
- le riunioni proseguono su temi educativi scelti dai partecipanti: ognuno narra come li ha
affrontati secondo la propria esperienza
- periodicamente il gruppo approfondisce le componenti teoriche della Metodologia
- a distanza di un certo periodo si aggiornano gli itinerari di crescita
- i partecipanti presentano pubblicamente le narrazioni nelle istituzioni in cui sono attivi i gruppi
(scuole, associazioni, parrocchie, ecc.)
- gli itinerari raccolti vengono diffusi a livello più vasto, col consenso dei partecipanti, come
testimonianza delle competenze educative della famiglia.
I Gruppi di narrazione permettono ai partecipanti di acquisire la consapevolezza delle competenze
educative dei genitori e della necessità della loro valorizzazione. Le narrazioni hanno valore
sociale: la loro pubblicazione e diffusione sono testimonianza di cittadinanza attiva, rendono
visibile il capitale sociale costituito dall’educazione familiare e sono opportunità per la
professionalizzazione degli esperti che si occupano di rapporti umani.
Le riunioni periodiche dei Gruppi di narrazione permettono la costruzione di reti territoriali di
genitorialità collettiva e l’attuazione del patto intergenerazionale.
21
“INSIEME PER CRESCERE … CRESCERE INSIEME”
NELL’ISTITUTO COMPRENSIVO VIA RICASOLI
Anno scolastico 2013-2014
Il patto educativo scuola-famiglia attraverso la metodologia della Pedagogia dei
Genitori
L’Istituto Comprensivo Via Ricasoli di Torino ha iniziato la collaborazione con i Professori
Zucchi e Moletto e l’avventura con la Metodologia Pedagogia dei Genitori nel 2013,
organizzando una serie di incontri dedicati alle famiglie degli alunni con handicap. È stata
una proposta nata dall’esigenza di coinvolgere in modo più attivo le famiglie di questi
bambini, offrendo loro uno spazio di dialogo, confronto e condivisione per cercare di
attenuare le sensazioni di solitudine e isolamento che troppo spesso fanno parte della loro
quotidianità. L’esperienza è stata positiva anche se la partecipazione piuttosto ristretta e si
è conclusa con la produzione congiunta, da parte di mamme e insegnanti, del libretto “Con
i nostri occhi”, per alcuni bambini in passaggio fra ordini di scuola diversi. Questo
documento ha accompagnato i documenti di rito nell’iscrizione alla nuova scuola ma,
durante la sua elaborazione, ha offerto numerosi spunti di riflessione, condivisione e
confronto fra scuola e famiglia.
Il lavoro fatto è stato presentato all’ultimo Collegio Docenti dell’anno scolastico (21 giugno
2013) insieme ai principi metodologici della Pedagogia dei Genitori. Il progetto ha
incuriosito molti insegnanti dell’Istituto e quest’anno sono stati attivati i percorsi di
narrazione in quattro classi, tre della Scuola Primaria (1^B, 2^A e 4^A) e una della Scuola
Media (1^B). I genitori che hanno partecipato agli incontri si sono dimostrati coinvolti e
disponibili; si è creato un buon clima che ha portato tutti a parlare e condividere con gli
altri la propria esperienza. La faticosa organizzazione del menage famigliare ha reso
difficile la partecipazione di alcuni genitori agli incontri; inoltre le difficoltà linguistiche delle
famiglie straniere hanno talvolta intimidito mamme e papà che non hanno buona
padronanza della lingua italiana.
Il bilancio generale è stato positivo e il percorso delle classi si è concluso con un seminario
dal titolo “Un seminario per seminare … esperienze significative a scuola” tenutosi il 9
giugno 2014 presso l’auditorium dell’Istituto .
Il Progetto sulla Metodologia dei genitori è entrato nel POF e nel PAI del nostro Istituto, a
testimoniare l’intenzione, scaturita dalla necessità, di una svolta importante: scuola e
famiglia devono camminare INSIEME, complici nel percorso di crescita di ogni bambino.
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Progetto A.S. 2013-2014
“INSIEME PER CRESCERE … CRESCERE INSIEME”
METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI
OBIETTIVI DEL PROGETTO:
- Responsabilizzare e valorizzare i genitori nel loro ruolo di Educatori
- Consolidare l’alleanza educativa scuola-famiglia
- Condividere percorsi di crescita e scelte educative per costruire una genitorialità diffusa e
ovviare alla solitudine delle famiglie
ESPERTI: Professor Riziero Zucchi e Professoressa Augusta Moletto
CLASSI COINVOLTE:
Scuola Primaria Muratori: 1^B, 2^A, 4^A
Scuola Media Rosselli: 1^B
INCONTRI:
Tre incontri di un’ora e mezza con i genitori di ciascuna classe, per un totale di 12 incontri
(18 ore complessive).
23
DATE INCONTRI 1^B
murat
ori
2^A
murat
ori
4^A
murat
ori
1^B
rossell
i
12/02/
14
18/12/
13
6/02/1
4
21/01/
14
h
17.3019.00
h
17.0019.00
h
17.0019.00
h
17.0019.00
25/03/
14
22/01/
14
27/03/
14
18/02/
14
h
17.0019.00
h
17.0019.00
h
17.0019.00
h
17.0019.00
29/04/
14
10/03/
14
29/05/
14
25/03/
14
h
17.0019.00
h
17.0019.00
h
17.0019.00
h
17.0019.00
24
Pochi semini ma un buon inizio
L’ESPERIENZA IN 1^B Scuola Muratori
Abbiamo proposto il percorso “Insieme per crescere” ai genitori della nostra classe prima,
spiegando loro che l’intento era quello di conoscersi, condividere e confrontare
esperienze, creare un clima di fiducia fra scuola e famiglie ma anche fra tutte le famiglie
della classe, per costruire una comunità che sapesse accogliere tutti per iniziare al
meglio questo cammino di cinque anni insieme.
Al primo incontro hanno partecipato sei mamme e ciascuna ha raccontato un ricordo bello
del proprio figlio; sono stati narrati pezzi di vita delle famiglie e dei bambini, e si è creato
un bel clima di complicità emotiva. Inaspettatamente le mamme che hanno parlato di più
sono state quelle straniere, a dispetto delle difficoltà linguistiche. Ci sembrava di essere
partiti bene e speravamo che all’incontro successivo il numero di genitori sarebbe
aumentato. Invece si è presentata una sola mamma, e così pure al terzo e ultimo incontro.
Sebbene le nostre aspettative riguardo il coinvolgimento delle famiglie fossero state
disattese, gli obiettivi di conoscenza, condivisione e costruzione del patto educativo sono
stati ugualmente raggiunti, anche con una sola persona. Abbiamo avuto la prova che
anche con un solo “semino” è stato possibile cominciare a “seminare” un approccio
diverso nella relazione scuola famiglia. Speriamo che il prossimo anno riusciremo a
coinvolgere un maggior numero di genitori, anche grazie al fatto che il gruppo classe è
davvero affiatato.
L’insegnamento principale è stato quello di VALORIZZARE sempre l’esperienza, anche se
piccola, perché anche pochi semini hanno rappresentato un buon inizio che ha dato i suoi
frutti. E l’intento è sicuramente quello di continuare a seminare.
25
Un arcobaleno di storie
L’ESPERIENZA IN II^ A Scuola Muratori
Il progetto di storia ha collegato in una dimensione di solidarietà intergenerazionale
genitori e figli. La classe è formata da bambini provenienti da diverse nazionalità e alcuni
genitori hanno dichiarato la loro difficoltà a intervenire in lingua italiana nei Gruppi di
narrazione per raccontare gli itinerari educativi da loro compiuti con i figli.
Le insegnanti hanno redatto schede che i bambini hanno proposto ai genitori tramite la
loro lingua madre. Le risposte sono state scritte in italiano e i genitori si sono basati su
quanto scritto per proporre i dati essenziali sui figli. L’esperienza dimostra come questa
modalità rafforza la sicurezza dei genitori che si sono lanciati nella narrazione, andando al
di là delle indicazioni contenute nella scheda.
PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO STORIA
VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF. ZUCCHI CI
RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI OCCHI”
SARA’ IMPORTANTE PARTECIPARE AGLI INCONTRI DEI GRUPPI DI NARRAZIONE
DEL 18 DICEMBRE 2013, 22 GENNAIO 2014 E DEL 10 MARZO 2014 ALLE ORE 17.00
APPUNTATEVI QUESTE DATE, ORGANIZZATEVI IN MODO CHE AD OGNI INCONTRO
SIA SEMPRE PRESENTE ALMENO UN GENITORE PER OGNI BAMBINO.
SEGNATE CON UNA X A QUALI E A QUANTI INCONTRI PENSATE DI ESSERE
PRESENTI:
18 DICEMBRE 2013 22 GENNAIO 2014 10 MARZO 2014 A TUTTI GLI INCONTRI
SAREBBE BELLO AVERVI TUTTI A TUTTI GLI APPUNTAMENTI
GRAZIE
LE MAESTRE
PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO STORIA
VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF. ZUCCHI CI
RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI OCCHI”
VI ASPETTIAMO NUMEROSI AL PRIMO INCONTRO
MERCOLEDI’ 18 DICEMBRE 2013 ALLE ORE 17.00 NELLA NOSTRA AULA
GRAZIE
LE MAESTRE
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PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO
STORIA
VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF.
ZUCCHI CI RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI
OCCHI”
VI ASPETTIAMO NUMEROSI AL SECONDO INCONTRO
MERCOLEDI’ 22 GENNAIO 2014 ALLE ORE 17.00 NELLA NOSTRA AULA
GRAZIE
LE MAESTRE
PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
I BAMBINI DELLA II A “CON I LORO OCCHI” RACCONTERANNO LA LORO STORIA
VOI GENITORI CON IL NOSTRO AIUTO E LA SUPERVISIONE DEL PROF.
ZUCCHI CI RACCONTERETE LA STORIA DEI VOSTRI FIGLI “CON I VOSTRI
OCCHI”
LUNEDI’ 10 MARZO 2014 ALLE ORE 17.00 NELLA NOSTRA AULA
VI ASPETTIAMO NUMEROSI AL TERZO INCONTRO DOVE PARLEREMO
“ CON I VOSTRI E I NOSTRI OCCHI DELLE REGOLE”
GRAZIE
LE MAESTRE
30
PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
Anno scolastico 2013-2014 classe IIA Scuola Muratori
ALLA FESTA FINALE DEL 6 GIUGNO CI SALUTEREMO CON LA
“GASTRONOMIA DEI GENITORI”
ogni famiglia porterà un piatto tipico e importante nella propria vita
racconta brevemente perché:
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______________________________________________________ Grazie LE MAESTRE
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IL GIRO DEL MONDO… CON LA GASTRONOMIA DEI GENITORI
PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
Anno scolastico 2013-2014 classe II A Scuola Muratori
ALLA FESTA FINALE DEL 6 GIUGNO CI SALUTEREMO CON LA
“GASTRONOMIA DEI GENITORI”
ogni famiglia porterà un piatto tipico e importante nella propria vita
racconta brevemente perché:
Si riportano integralmente alcuni testi ……
DAVIDE S. “Gogos”
Per noi quando facciamo gogos è un momento in cui ognuno ha il suo compito: chi mi
passa gli ingredienti, chi mette lo zucchero a velo e chi impasta. È un momento in cui i
bambini sentono di aver partecipato a fare una cosa buona da mangiare e mi hanno
aiutata, divertendoci molto.
MAESTRA BARBARA “Torta alle pere e cioccolato”
La torta della domenica: un fine pasto atteso con l’acquolina in bocca poiché non c’erano
molti dolci in casa e di solito una fetta da mettere in cartella per la merenda del giorno
dopo, cioè il lunedì.
MICHELE “Parmigiana”
Ho preparato la parmigiana di melanzane perché rappresenta la mia infanzia e il mio
legame con la mia nonna che viveva in Calabria ed era il suo benvenuto a “casa”.
CARLOTTA “Gnocchetti alla sarda”
Io porto un piatto tipico della terra di origine di mia mamma, cioè la Sardegna, più
precisamente Iglesias: gnocchetti alla sarda. Ogni volta che mangio questo piatto o ne
sento parlare mi riporta indietro nel tempo e mi ricorda la mia nonna, che ora non c’è più,
che lo preparava ogni domenica a pranzo.
32
ALBERTO “Torta di nocciole”
Abbiamo portato la torta di nocciole perché è un dolce tipico delle Langhe, terra a cui
Fabio, il papà di Alberto, è molto legato, in quanto il nonno Dario era nativo di quelle terre
così affascinanti.
ANDREA “Friselle con le mandorle e taralli con glassa di zucchero”
Le friselle con le mandorle vengono fatte nel periodo natalizio; sono biscotti che vengono
mangiati possibilmente con parenti e amici con e senza tè. I taralli con glassa di zucchero
sono dolci che vengono fatti nel periodo di Pasqua.
ADRIAN “involtini”
Gli involtini ricordano la nostra famiglia, il nostro luogo dove siamo nati la Romania. Gli
involtini sono fatti con verza, uva e mici.
JONATHAN “Pansit”
Il nostro piatto tipico si chiama Pansit (spaghetti di riso), è composto da carne, verdure
(fagiolini, carote, cipolla, aglio e spaghetti di riso). Questo cibo è molto importante e
significativo per noi perché è sempre presente ad ogni festa, come battesimo,
ringraziamento e specialmente nei compleanni perché esiste la credenza che mangiando
il pansit si allunghi la vita.
SARAH “Meat Pie”
Il meat Pie uno snack fatto con farina, margarina,sale acqua, lievito, noce moscata, latte,
carne trita (vitello), patate, cipolle e carote.
Ho scelto questo piatto perché quando ero piccola si portava a casa dai matrimoni insieme
agli oggetti di ricordo (bomboniere). Per i bambini era sempre festa in quanto non era una
cosa che la mamma preparava a casa. Per far stare buoni i bambini ed aiutarli ad
aspettare il momento di mangiare al ricevimento si dava questo snack. Adesso lo si trova
ovunque da comprare, per noi era una rarità che si gustava ad ogni morso fino alla fine. 33
PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
Anno scolastico 2013-2014
Caro genitore di _____________________classe IIA Scuola Muratori raccontaci la
tua esperienza fatta a scuola con le maestre nei Gruppi di narrazione dove hai
raccontato della nascita del tuo bambino, di cosa gli piace o non gli piace, delle
regole della tua famiglia.
Grazie LE MAESTRE
Si riportano integralmente alcune testimonianze
Buongiorno, io sono la mamma di Martina.
È stato un incontro davvero piacevole, io e altre mamme abbiamo raccontato la nascita e
le regole dei nostri figli: io, parlando di Martina mi sono emozionata perché non avendo
passato un’infanzia felice tra problemi e dispiaceri, parlare di lei e della sua nascita per me
è stata la gioia più bella che potesse capitarmi. Ogni mamma appunto ha parlato della
propria esperienza, anche le maestre hanno parlato della loro esperienza ed è stato un
momento piacevole, come sentirsi in famiglia e raccontare un pezzo della propria vita,
come siamo cresciuti noi, le nostre regole e le regole che abbiamo dato ai nostri figli.
Martina ha delle regole, ma io cerco di non farle mancare nulla. Io ho avuto poco, ma tanto
amore da mia mamma che era contemporaneamente mamma e papà, ma anche
dispiaceri e ricordi tristi.
Termino dicendo alle nostre maestre GRAZIE per questa esperienza.
CON I NOSTRI OCCHI - PEDAGOGIA DEI GENITORI
E’ un’esperienza bellissima ed emozionante vivendo in una società dove si va sempre di
fretta, ognuno per i fatti propri. Io personalmente non riconoscevo un genitore da un altro,
né a mettere il volto di un bimbo vicino a quello del genitore, tranne la rappresentante di
classe.
Come prima cosa ho avuto modo di conoscere gli altri genitori, condividere le emozioni
vissute durante la gravidanza, la nascita dei nostri figli.
Ho avuto l’occasione di conoscere gli insegnanti sotto altri aspetti (come madri, figlie ecc)
e capire a fondo il fatto che insieme siamo co-educatori dei nostri figli.
34
Parlando dell’educazione che noi genitori abbiamo ricevuto dai nostri genitori, ho scoperto
che in alcune parti dell’Italia (nel paese d’origine della maestra Sandra) il modo di vivere
ed educare nella comunità sono gli stessi; dove i figli sono di tutti e non solo dei genitori il
rispetto è sempre alla base di ogni comunità, famiglia e relazioni oltre alle regole da
rispettare.
Ho avuto modo di vedere che tutte le cose che vedevo in mia figlia sia in senso positivo
che negativo concordano con ciò che gli insegnanti vedono in lei e questo aiuta nella
ricerca di soluzioni nelle questioni negative che vanno corrette. Io ero molto preoccupata
su questo aspetto, in quanto, essendo cresciuta in una comunità dove si aveva gli occhi di
tutti sui bambini e i difetti e le problematiche non passavano inosservate. Io temevo di
sbagliare o di non capire fino in fondo, ma grazie a questi incontri, anche se ho perso
l’ultimo incontro, sono più tranquilla e serena.
C’è un ottimo dialogo con gli insegnanti. Qualcosa che ho imparato dai miei genitori
crescendo e che ora capisco meglio essendo diventata genitore, è che non bisogna mai
negare o coprire i nostri figli quando si comportano male; perché, oltre a non essere di
aiuto per i nostri figli, diamo automaticamente dei bugiardi agli insegnanti e incitiamo
inconsapevolmente i nostri figli a continuare su quella strada.
I nostri figli sono i doni più belli della vita e il futuro della società. Sta a noi genitori, in
quanto primi educatori, collaborare con gli insegnanti per far di loro i grandi di domani, per
far sì che alle domande “chi è vostro figlio?”, “cosa gli piace e cosa trova difficile?” le
nostre risposte non siano in disaccordo con quelle degli insegnanti.
In questi incontri ho anche avuto modo di rivivere la mia infanzia fino a oggi, di scoprire
che molte delle cose che credevo aver dimenticato sono ancora vive dentro di me.
Mamma di Sarah
Il progetto di Storia “Insieme per Crescere” che abbiamo fatto di questo anno con le
maestre è andato molto bene e è stato molto interessante.
Il primo incontro, per raccontare la nascita, il carattere e le abitudini dei nostri figli è stato
emozionante e commovente e mi sembra che siamo tornati al passato. Il secondo e terzo
incontro riguardava le regole per ogni famiglia. E’ stato utile per i bambini e anche per noi
genitori d capire cosa c’è da rispettare e prendere in considerazione. Chi ci aiuta a
educare con serenità, così ai bambini fin da piccoli rimane in testa il valore di una regola
da prendere e rispettare, e durerà tutta la vita…
Ringrazio le maestre che ci hanno dato questa possibilità di partecipare al programma che
hanno fatto quest’anno.
Mamma di Jonathan
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PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
classe IIA Scuola Muratori – I.C. Via Ricasoli (TO)
PERCHE’ FARE STORIA PARTENDO DALLA STORIA PERSONALE
Le insegnanti della II A della Scuola Muratori hanno deciso di partecipare all’attività “Con i
nostri occhi” coinvolgendo le famiglie convinte che l’insegnamento della storia parta dal
racconto della storia personale di ogni alunno. Si è pensato che il racconto della propria
storia sarebbe stato più ricco e completo con l’aiuto dei genitori.
Partire dalla realtà odierna cercando di capire che ciò che siamo noi oggi, dipende da un
passato e indipendentemente dalla nostra volontà ogni gesto è influenzato da esso.
Braudel affermava che: “Cercare di conoscere il passato equivale più che mai a cercare di
conoscere se stessi”
Nei primi anni della scuola primaria la storia può essere proposta solo dopo un graduale
avvicinamento alle sue dimensioni, ai suoi codici, alle competenze e alle conoscenze che
esige: un avvicinamento che parta dal vissuto reale e quotidiano di ogni soggetto. É in
questa prospettiva che la storia personale, rappresenta un valido percorso propedeutico e
introduttivo alle successive acquisizioni.
E’ essenziale che i bambini possano raccontare e raccontarsi, farli sentire parte attiva nel
gruppo classe e quindi partecipi di una comunità unita dai legami relazionali ed emotivi
indotti dalla condivisione di una serie di esperienze e di finalità comuni, tra cui quella di
imparare singolarmente e insieme.
L’esperienza di storia personale permette di svolgere in concreto una vera e propria
indagine storiografica (anche se molto semplificata).
Contribuisce all’introduzione di concetti molto importanti che per quest’età sono tutt’altro
che banali:
▪ La necessità di reperire i dati indispensabili per ricostruire il passato: nozione di
fonte.
▪ Concetto di cambiamento.
▪ Consolidamento e sviluppo di nozioni temporali (riordino sequenze nella loro
scansione cronologica);
▪ Fornire capacità al bambino in merito ad alcuni problemi che l’indagine storiografica
sempre presenta (possibili e diverse interpretazioni di uno stesso evento).
▪ Elementi fondamentali per coinvolgere i bambini nella pratica sono la
DISCUSSIONE e il CONFRONTO.
▪ Se la sfida a cui sono chiamati gli insegnanti è formare i cittadini del domani, è
indispensabile la formazione di capacità critica
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Mappa percorso
1. Presentazione attività all’interno della prima assemblea di classe
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2. Preparazione e inserimento nei diari dell’invito agli incontri
3. Invito realizzato anche in lingua rumena e araba
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4. Raccolta l’adesione di gran parte delle famiglie si è inserito nei diari l’invito al primo
incontro.
5. A chiusura del primo incontro si è chiesto ai genitori di provare a scrivere un ricordo
del proprio figlio. Vista la presenza di un gran numero di famiglie straniere si è
pensato di organizzare una traccia di intervista da fare ai genitori per aiutarli a
raccontare dei propri figli con il loro aiuto.
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6. In classe si lavorava sul concetto di famiglia facendo creare i “ritratti di famiglia” con
la schede di lavoro: “La galleria della mia famiglia vista con i miei occhi”, ritratti
che sono stati fatti anche a casa con l’aiuto dei genitori: “La galleria della mia
famiglia vista con gli occhi di mamma e papà”. Insieme agli alunni si è poi
riflettuto sulle differenze dei ritratti “con i miei occhi” e i ritratti con “gli occhi di
mamma e papà”.
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7. Gli alunni hanno disegnato la propria famiglia e provato a raccontarla
in un piccolo testo.
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8. Il 22 gennaio si è tenuto il secondo incontro, dove le famiglie presenti, molto
numerose, hanno letto le interviste sulla nascita dei loro figli. E’ stato un incontro
commovente in cui si ci è lasciati con il compito di raccontare le “regole di casa” e
descrivere con il proprio figlio “Con i nostri occhi”.
9. Aspettando il terzo ed ultimo incontro in classe si è lavorato sulle regole a scuola,
sul perché ci sia bisogno di regole, sulla loro importanza … creando con gli allievi
una scheda su cui scrivere e disegnare le cinque regole più importanti. La stessa
scheda è stata preparata per aiutare le famiglie a raccontare le regole di casa.
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10. Il 10 marzo, durante l’ultimo incontro, le famiglie hanno letto e raccontato le regole
della loro famiglia e “con i nostri occhi”.
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Gastronomia dei genitori
Quest’ultimo incontro si è concluso con la voglia di rivedersi, è stato proposto di
incontrarsi il 6 giugno con la “Gastronomia dei genitori”, momento per condividere
piatti tipici importanti per le famiglie. Anche per quest’ultimo incontro sono state
preparate delle schede di lavoro dove scrivere e raccontare il piatto tipico.
ALLA FESTA FINALE DEL 6 GIUGNO CI SALUTEREMO CON LA
“GASTRONOMIA DEI GENITORI”
Ogni famiglia porterà un piatto tipico e importante nella propria vita
Racconta brevemente perché:_________
11. Il 6 giugno alla sera tutte le famiglie con le insegnanti si sono ritrovate per leggere e
raccontare l’importanza per la propria famiglia del piatto preparato per la serata, ci
sono stati momenti di commozione che hanno contribuito a saldare il gruppo che ha
poi espresso il vivo desiderio di continuare il percorso della pedagogia dei genitori
anche per il prossimo anno scolastico. La serata si è conclusa con la degustazione
…
…. E la consegna ai genitori del fascicolo rilegato con il racconto della storia
del proprio figlio:
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12. Il 9 giugno si è tenuto presso il nostro Istituto un seminario sulla pedagogia dei
genitori e per l’occasione è stato chiesto ai genitori della classe di raccontare per
scritto l’esperienza vissuta negli incontri. All’interno del seminario sono state lette
alcune testimonianze. Anche per quest’ultimo lavoro è stato pensata una scheda
con la traccia del lavoro da svolgere:
PROGETTO DI STORIA “INSIEME PER CRESCERE”
Anno scolastico 2013-2014
Caro genitore di _____________________classe IIA Scuola Muratori ci racconti la tua
esperienza fatta a scuola con le maestre nei gruppi di narrazione dove hai raccontato della
nascita del tuo bambino, di cosa gli piace o non gli piace, delle regole della tua famiglia.
Grazie LE MAESTRE
➢ Conclusioni
Quest’anno scolastico ormai terminato ha lasciato in ogni attore partecipante a
questo evento un segno indelebile, lo si poteva cogliere negli sguardi dei genitori
come in quelli dei colleghi, la scoperta dell’altro come parte di se, conoscersi
raccontandosi.
Quest’avventura ha favorito e promosso la partecipazione dei genitori alla vita del
gruppo classe e della scuola nel suo insieme. In un momento in cui le scuole
spesso sono in difficoltà a rendere i genitori partecipi questi incontri, il cercare
insieme di ricostruire la storia personale dei propri figli ha aiutato a sentirsi attori
partecipi alla costruzione del futuro dei “nostri bambini”.
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Compagni di viaggio e di ricerca
L’ESPERIENZA IN 4^A Scuola Muratori
Mi sono avvicinata alla “Pedagogia dei Genitori” essenzialmente guidata da tre motivi:
❖ L’immensa stima che ho sempre nutrito per il Professore, che ebbi modo di conoscere
ormai quasi venticinque anni fa ad un convegno, dove lui con l’entusiasmo che lo
caratterizza,
promuoveva
nelle
scuole
elementari
della
nostra
città
le
“Feste
dell’Accoglienza”, rivolte particolarmente ai bambini delle future prime e alle loro famiglie;
❖ erano diversi anni che constatavo l’esiguità degli incontri tra genitori ed insegnanti. Al di là
delle assemblee di classe, colloqui individuali ufficiali e non, altro non c’era. Mi viene per
fortuna in aiuto una proposta “stuzzicante” di una giovane ed entusiasta collega. Aderisco in
modo certo, veloce e convinto!
❖ Come professionista dell’istruzione e dell’educazione, sento – oggi più che mai – la
necessità di affrontare ed evidentemente non da sola, la questione educativa: l’educazione
non termina mai, diceva Sant’Agostino, e ciò rende il mondo “una grande scuola” e tutti gli
uomini “compagni di viaggio e di ricerca”.
Presento allora alla prima assemblea la proposta ai genitori, i quali la accolgono con molto favore,
recependone subito l’importanza. Ricordo ancora l’intervento di una mamma: “In questo particolare
momento della mia vita avrei proprio bisogno di incontri così”.
Parte così nella nostra scuola “Insieme per crescere…crescere insieme”; la mia classe, una
quarta, segue un percorso di tre incontri. Quattro mamme, più un papà particolarmente
emozionato, due insegnanti, si aprono subito agli altri, raccontando ciò che di positivo c’è nella
relazione con i propri figli, alla luce soprattutto del ricordo dei primi anni di vita, quelli fondamentali
per la vita di un essere umano: è così bello, dolce narrare la vita ed avere qualcuno che in silenzio
ti ascolta, e soprattutto, ti capisca. Nel secondo incontro, e lo trovo originalissimo, genitori ed
insegnanti si raccontano come figli: nel nostro continuo e reciproco educare/educarci, ripensare
alle nostre radici risulta inevitabile, indispensabile, liberante. Con estrema lucidità, appassionata
ricerca di verità, benevolenza (bene-volere= “volere il bene”), leggiamo, ascoltiamo, momenti di
vita
51
formidabili, condividiamo sentimenti, fortissime emozioni. La narrazione continua nell’ultimo
incontro, dove profonda e dolorosissima emerge la realtà dei genitori separati: davanti a sfide e
problemi non possiamo stare a guardare.
Operatori della scuola e famiglie, anche attraverso momenti di incontro come questi, possono e
devono necessariamente dialogare, condividere, tentare vie e soluzioni nuove, alla ricerca di uno
stile, di un modo di essere, perché si sa, l’educazione non termina mai.
A conclusione di queste riflessioni segue il contributo di pensieri ed esperienze di una mamma,
che unitamente ad altri interventi, ha dato luce, senso, arricchimento ad un percorso di
conoscenza e di crescita che mi auguro vivamente possa continuare ancora negli anni a venire.
52
Il ruolo della famiglia d’origine nell’educazione
Il ruolo della famiglia d’origine nell’educazione è inestimabile perché primario e insostituibile La
famiglia (compresi i nonni e i familiari significativi) dando nutrimento affettivo e morale dando
calore e sostegno fa sì che all’interno di essa si giochi gran parte della possibilità del nuovo
individuo di adattarsi al sistema sociale, culturale, naturale.
Posso dire che tutti i saperi tramandati dai miei familiari hanno avuto un ruolo decisivo nella
formazione e nell’evoluzione della persona umana ben individuata che sono oggi: una persona
matura e autonoma, una persona che si trova bene nella società in cui è inserita, una persona in
grado di relazionarsi con gli altri con l’ambiente sociale in cui è inserita, una persona in grado di
relazionarsi al presente, ricordando il passato, pensando al futuro.
Ho avuto un’infanzia felice per certi versi un po’ a mo’ di ‘mulino bianco’. Si faceva tutto in casa,
dal pane alle torte alle marmellate. C’erano sempre tanti cani gatti e altri ancora. Si poteva stare
dimentichi con un filo di erba tra i denti nel cortile o nell’orto o nel frutteto o nel giardinetto dei fiori
a fantasticare sulle nuvole e non era mai tempo sprecato.
Per altri versi un’infanzia meno felice: ero la maggiore di cinque sorelle con in più mio fratello. Mia
madre era severissima (nelle partite a scacchi pure!). Di mio padre mi ricordo certe favole sulle
ginocchia. Mi ricordo soprattutto la sua autorevolezza: bastava solo uno sguardo! Poi a un certo
punto qualcosa con lui è andato storto. Ha preso il vizio dell’alcool. E ho avuto modo di assistere
alla sua “trasformazione”: del padre attento e complice non è rimasta traccia. Poi è mancato. Fine.
Così ho appreso (ero ormai adolescente) che la vita, senza colpi, ti può solcare delle ferite
indelebili. Oggi penso che comunque la vita sia giusta in ogni cosa (gioie e dolori compresi).
L’assenza del padre nella primissima infanzia di Donata le ha ridotto probabilmente un po’ la
possibilità di maturazione. Io ho fatto del mio meglio nel fare da madre (cioè trasmettere l’amore
per la vita, dare calore, fiducia) e fare da padre (cioè trasmettere beni morali – ciò che è giusto e
ciò che no, ciò che è consentito e ciò che no, ciò che è vero e ciò che è falso)e beni materiali) ma
questo è venuto un po’ meno. D’altronde cavarmela da sola (egregiamente, e con una figlia a
carico e un mutuo da pagare) è poco in confronto a mia madre. Da sola ne ha tirato su sei di figli
facendo loro conseguire almeno il liceo, occupandosi della casa, della terra e lavorando. Oppure
mia nonna che ha cresciuto sempre da sola (mio nonno è mancato per malattia) undici figli, e è
vissuta dal 1901 al 1989, un lasso di tempo dove c’è stato di tutto: la rivolta del 1907, le due guerre
mondiali, la rivoluzione del ’89… Comunque l’educazione beh, sì… per i miei ritmi sregolati per via
del troppo lavoro, vi è stata la conseguenza di troppa permissività. Però oggi attraverso Mario (il
nostro faro) Donata ha la fortuna di poter recuperare. Ha un aiuto in più per capire che ci sono
norme, regole, vincoli che vanno rispettati. E’ importante l’interagire dei membri della famiglia con
le altre persone e istituzioni che formano i sistemi, i sovrasistemi e i sottosistemi sociali in cui essi
sono inseriti… Anche se i valori sono gli stessi, mi rendo conto che l’educazione di mia madre era
diversa. Sono cambiati i tempi. E’ cambiata la società! Sono cambiati i metodi (a volte si delega
l’educazione agli esterni – accidenti ai www – motori di ricerca!). bisogna mettersi in discussione,
magari perché incerti sul da farsi. Bisogna fare squadra (educatori e educandi). A volte i ragazzi
non sanno dove vanno, cosa fanno, come fanno… Mi auguro di indurre mia figlia a trovare un
domani una direzione a cui tendere, che si prefissi obiettivi da raggiungere. Mi auguro perché noto
nella Donata questa ricerca di gratificazione immediata, che è una vera trappola per me genitore
iperprotettivo…
Sentiamo spesso: c’è la crisi o non c’è. C’è anche la crisi del tempo: le tecnologie della
comunicazione avanzata fanno diventare il presente l’unica dimensione significativa.
Qualcuno nominava anche la colonizzazione del tempo. C’è anche la crisi della famiglia
odierna, per via dei rapidi cambiamenti le persona ricercano il successo sociale e
economico, fama, aspetti che danneggiano le relazioni interpersonali, di conseguenza tali
genitori scompensano la personalità dei figli. Per fortuna non bisogna generalizzare!
Come tanti altri, Mario è molto presente anche nel ruolo – educativo scolastico (partecipa
alle assemblee, aiuta nei compiti, ecc.).
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Talvolta sentiamo parlare di segni di degrado della nostra società, di mancanza di valori. Però,
pure mia madre o mia nonna, spesso dicevano: “Uffa, voi giovani… ai miei tempi…”. Forse a volte
i valori hanno bisogno di una rilettura che magari ci può far scoprire aspetti che le generazioni
precedenti non avevano colto… Nella famiglia si improntano i primi comportamenti religiosi. Mi
ricordo i digiuni (saltuari) di un giorno intero senza mangiare e bere fino al calar del sole. Tante
volte riuscivo e credo che prendere consapevolezza dei propri limiti, anche fisici, possa avere il
suo ruolo benefico… (Beh, con Donata non ho ancora provato). Che i bambini di oggi siano molto
più avanti di noi alla loro età, lo sapevo… un giorno di punto in bianco domanda di Donata:
“Mamma mi chiedo perché viviamo se tanto un giorno dobbiamo morire?” Colta alla sprovvista ho
aperto e chiuso la bocca un paio di volte… per me la fede (sono ortodossa) è un valore. Invece
Donata un giorno mi ha detto che voleva diventare cattolica come i suoi compagni… Lei aveva le
ali seppur piccole. Ho permesso che spiccasse il volo.
L’educazione in famiglia avviene anche involontariamente. Come quando dovendo andare a
votare dissi: “Non mi ricordo dov’è il seggio”, e Donata: “Ma come è vicino alla mia pediatra”. E’
bello insegnare a essere cittadini attivi che si impegnano a espletare i loro diritti.
Un importante sapere tramandato dai miei è il saper fare con le mani cioè il lavoro manuale. Un
detto di Gandhi sottolinea che per quanto importante sia il lavoro intellettuale nel disegno della
vita, nessun uomo dovrebbe essere esentato dal lavoro manuale, per cui ho molto apprezzato il
progetto delle bambole nella scuola.
Per quanto riguarda la cultura mia mamma non mi faceva perdere una gita, uno spettacolo. Era di
larghe aperture, molto all’avanguardia dei suoi tempi. Poi, anziché tramandare, ho dovuto
acquisire insieme a Donata. Fare una specie di due in uno (generazioni). Come quando io e
Donata abbiamo preso il bus City Sight Torino e abbiamo fatto i turisti nella nostra città! Oppure tre
in uno. Come quando io, Donata e la nonna (pure le zie) siamo andate alla Mole Antonelliana. Che
spasso! Dopo un paio di ore di girovagare mia madre si era addormentata beatamente al piano
terra su una poltrona, con le note di qualche ignoto compositore nelle cuffie. Prima ci aveva inferto
il colpo di grazia con la richiesta di salire con l’ascensore in cima alla Mole per vedere il panorama
(lei è molto malata di cuore e altro). Le avevo chiesto: “Ma te la senti” e lei. “Ma sì andiamo a
vedere cosa c’è lassù”. L’ho quasi invidiata per quella infantile voglia di conoscere, conservata nel
tempo.
Io nell’infanzia ho avuto una marea di cugini, circa una quarantina. Sfortunatamente Donata ne ha
solo quattro e tutti lontani. Essendo pure figlia unica, spero di riuscire a insegnarle la tolleranza,
una grande qualità. Tolleranza verso i difetti, ma anche verso i pregi altrui. Tolleranza sui modi di
essere e vivere. Per quello che riguarda i gusti musicali non ci sono riuscita. Io alla sua età
ascoltavo rapita Edith Piaf. Donata me l’ha bocciata subito come proposta musicale indecente.
Eppure io ci sto con i suoi One Direct.
L’insegnamento più profondo dei miei, il valore che più mi sta a cuore è la semplicità. Essere
modesti, amare le cose genuine e apprezzare le persone semplici per quello che sono dentro,
sono pregi, non difetti.
Donata
Il momento più bello della mia vita è quello in cui ho tenuto in braccio per la prima volta mia figlia.
In seguito vi sono stati altri bei momenti e ovviamente anche quelli meno belli.
Prima che Donata nascesse, quando mi capitava di vedere certi capricci di qualche bambina,
dicevo, e ne ero veramente convinta: “Io educherò spartanamente i miei figli!” Una volta avuta
Donata tante cose sono cambiate e chissà perché anche l’ottica al riguardo è cambiata.
Provengo da un piccolo paese e, salvo mio fratello, sono la più grande di cinque sorelle. Ho dovuto
presto rimboccarmi la maniche, diventare una sorta di mammina per le altre più piccole. Non
ricordo di aver avuto molte regole dai miei. Semmai dovevo elaborarle io e impartirle alle mie
sorelle. Spesso mia madre mi esonerava dalla scuola per stare con loro; ciò non mi impediva di
essere un’ottima allieva; mio padre non era mai presente e dopo qualche anno è mancato. Forse è
per questo che ho sempre avuto difficoltà nel dare e far rispettare le regole a Donata, essendo o
troppo permissiva o troppo severa…
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L’arrivo di Donata, dopo quasi dieci anni di matrimonio, ha coinciso con una grave crisi coniugale.
Speravo l’avessimo superata, invece… fine del matrimonio. Donata aveva un anno e mezzo.
Ed eccoci: io e Donata, Donata e io. Abbiamo attraversato insieme una girandola di emozioni e
vissuti nei successivi sei anni. Donata ha avuto dei periodi bui; pian piano ne è venuta fuori. Poi le
nostre strade si sono incrociate con quella di Mario. Ed è cambiato tutto… in bene sicuramente.
Siamo diventati una famiglia unita e affiatata. Oggi Donata è decisamente una ragazza più serena,
più solare e sicuramente più ubbidiente.
Donata ha un sano senso dell’umorismo, è un tratto di famiglia, assomigliamo a mia madre. Ci
piace l’ironia, l’autoironia, le battute, gli scherzetti… insomma, ci piace ridere… Donata è anche
molto affettuosa, coccolona, sensibile. A differenza di mia madre, della quale mi ricordo più le
sberle che le carezze (ciò nonostante le farei un piedistallo se potessi per onorarla), io sono stata
decisamente l’opposto, molto coccolona, persin troppo…
Sono tanti i più bei ricordi di Donata…
Come quello del lettino. Aveva meno di un anno. Quel pomeriggio stavo pulendo la cucina.
Siccome era un po’ di intralcio, ho messo Donata nella camera da letto, però nel suo lettino.
Nemmeno il tempo di incominciare a trafficare nel lavandino, che me la sono ritrovata attaccata
alla mia gamba! Mi è venuto un colpo! Non parlava ancora così le ho detto: “Donata adesso la
mamma ti riporta nel lettino e tu le fai vedere come sei scesa giù”. Detto, fatto, ho assistito a bocca
letteralmente aperta, alla sua tecnica di scavalcare il parapetto alto del lettino, per scivolare poi coi
piedini per terra. Le ho chiesto di rifare il tutto e sono riuscita pure a farle la foto con la pancia
buttata di peso in equilibrio precario sulla ringhiera. Non camminava ancora saldamente sulle sue
gambe, eppure riusciva a evadere.
Oppure lo svezzamento del ciuccio verso i due anni. Faceva caldo, stavamo sul balcone. Io mi
spremevo il cervello per capire come potevo dissuaderla dal continuo ciucciare, quando abbiamo
sentito all’improvviso un miagolio lagnoso di un piccolo gattino nel cortile. Ho avuto un lampo, ho
detto: “Donata senti che pianto disperato, povero gattino, probabilmente si è perso e è tutto solo.
Non vuoi dare il tuo ciuccio al micetto? Tu puoi farne a meno”. Dopo un attimo di esitazione glielo
lanciò dal balcone con le sue manine e non ha mai più chiesto il ciuccio…
Anche la conquista della mutandine! Prima dei tre anni, appena tornata dal nido, disse: “Mamma
non voglio più il pannolino, gli altri bambini non lo mettono più”. L’ho
assecondata e, sacrosanta verità, non ha mai fatto pipì a letto nemmeno di notte. Una vera
conquista per tutte e due.
La richiesta di una valigia propria per le vacanze. Non aveva ancora quattro anni. L’ho
accontentata perché è importante affermare la propria indipendenza e la propria personalità. C’è
anche la foto con lei che se la trascina goffamente, ‘sta valigia…
L’insegnamento della generosità…Circa sei anni. Una sera mi disse, molto afflitta: “Mamma, ho
litigato con la mia amica e ha detto che non mi invitava al suo compleanno, però possiamo, per
favore comprarle stasera un regalo che glielo voglio dare domani a scuola per farle capire che io le
voglio bene lo stesso…” Beh, a volte, più che sentire i saggi, dovremmo sentire i bambini…
Vivido anche il suo primo giorno di catechismo. Sono fiera di lei, perché, con la sua
determinazione, alla fine l’ha spuntata. Io sono ortodossa, lei…cattolica (scelta nostra maturata
nell’arco di tre anni).
Sono tantissimi i momenti belli di Donata. E meno male. Perché è risaputo che i bambini, con un
sorriso, possono far brillare anche una giornataccia!
Una mamma della 4^ A
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Non eravamo a scuola, eravamo su una nuvola
L’ESPERIENZA IN 1^B Scuola Rosselli
Insieme per crescere: un ricordo felice con i propri figli
La proposta dei gruppi di narrazione ricevuta dalla scuola mi aveva molto incuriosito: “Insieme per
crescere. Per parlare di noi e dei nostri ragazzi”
Due regole:
1) raccontare solo i ricordi belli che ritenevamo di volere condividere,
2) ascoltare con attenzione le parole di ognuno, senza interrompere e giudicare.
Eravamo seduti intorno ad un grande tavolo, nell’aula docenti della scuola Rosselli: un gruppo
eterogeneo di persone, con lavori diversi, età diverse ed esperienze di vita diverse ma, alla fine,
uguali nel piacere di trovarsi a condividere qualcosa con gli altri.
Uno per volta abbiamo cominciato a presentarci e a raccontare.
Il primo argomento proposto era molto semplice: un momento felice con i propri figli.
Mentre ascoltavo le altre persone, nella mia testa scorrevano spontanei, uno dopo l’altro, i ricordi.
Attimi di gioia strappati alla routine di tutti i giorni. Giornate di vacanza al mare.
Gite impreviste fuori porta.
Momenti di festa in famiglia.
E poi ancora: il primo giorno di scuola, il primo passo, il primo dentino, la prima volta della parola
“mamma”.
Fedele alla regola numero 1, come in un film, rivedevo la mia vita in “indietro veloce”, fermandomi
solo per riascoltare una risata, per rivivere un abbraccio, una corsa su un prato o una capriola.
E così, fra tutti, ho scelto uno dei primi momenti felici che ho condiviso con i miei figli: la loro
nascita.
Chiedo scusa, ma questo ricordo inizia con un compagno difficile: il dolore.
Malgrado tutte le favole che si sentono in giro o che si possono raccontare ad una donna che
attende il primo figlio, il dolore prima e durante il parto esiste ed è così grande che può essere
eclissato solo grazie alla felicità più intensa: abbracciare il proprio figlio.
Vedere finalmente la piccola “creatura” e rendersi conto, piano piano, che è reale.
Sentire il “suo” peso sul proprio petto.
Assaporare il “suo” odore.
Contarne le dita.
Sentirne il calore.
E ancora ...
Accarezzare le spalle, la schiena, i piedini.
Seguire il profilo delle orecchie e del naso.
Rendersi conto che è perfetto, esattamente come te lo eri immaginato.
Vederlo per la prima volta eppure riconoscerlo immediatamente: è proprio lui, tuo “figlio”.
Lo scrivo sorridendo ma questa emozione non è legata, come si potrebbe pensare, al primo figlio.
Può ripetersi ancora: le “stesse” sensazioni eppure differenti, nuove, scritte per sempre nei miei
ricordi.
E’ strano, ma la nascita dei miei figli è stampata a fuoco in me, attraverso milioni di brevi scene di
vita e allo stesso tempo è come un unico solo indimenticabile ricordo: sicuramente il migliore della
mia vita.
Per concludere questo breve racconto posso scrivere che ho molto apprezzato l’occasione di
incontrarci e di “raccontarci” in un ambiente davvero inedito: la scuola. Ripeterò senza dubbio
l’esperienza di ascolto e di condivisione se ci saranno altre occasioni in futuro.
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Partecipare al gruppo di narrazione alla scuola media di mio figlio è stato per me come ricevere un
regalo. Immaginate di ricevere un pacco dono inaspettato: vi mettono in mano questo pacchetto e
siete sorpresi, vi chiedete tra l’altro: ”Come me lo sono meritato?”, lo scartate - che emozione –
guardandolo vi pare subito bello, proprio bello! Mentre lo rigirate tra le mani capendo com’è fatto
considerate che è di buona fattura, senz’altro di valore e poi accidenti se fa per voi! E’ proprio
giusto per voi! E sorridete tutti contenti…
Questo è un po’ quello che è successo a me! Al primo incontro sono entrata senza sapere cosa
aspettarmi. Ero arrivata trafelata, reduce da una giornata impegnativa e non avevo ancora fatto
mente locale sul perché ci trovassimo tutti lì. Forse avevo in mente l’ultima assemblea di classe e
mentre prendevo posto tra gli altri, mi predisponevo al tipo di atteggiamento che si adatta in
genere a queste occasioni: un minimo di attenzione, una postura ne’ troppo rigida ne’ proprio
floscia, il pensiero che ogni tanto torna al tempo che passa, visto che la cena non si cucinerà da
sola!
E invece: sorpresa! Comincia il giro del cerchio: una mamma legge ciò che si è presa la briga di
scrivere a casa. Il brano racconta di lei, del suo passato, della sua vita , diversa dalla mia.
Contiene i suoi pensieri che non coincidono con i miei. Le differenze però non mi paiono
importanti. Nessuno si aspetta che dica la mia su quello che racconta, non devo darle consigli:
posso solo ascoltarla.
Dopo pochi minuti dall’inizio io sono già avvinta. Non c’è più orologio né cena: sono dentro un
tempo speciale.
Ho bisogno di un fazzoletto per asciugare un minimo le lacrime che scendono copiosamente, poi
di un secondo e di un terzo, ma intanto non smetto di sorridere: ho deciso che così va bene! Mi
concedo il permesso di emozionarmi pubblicamente e attraverso la mia emozione partecipo
all’intensità, alla bellezza, all’importanza della via degli altri.
Una mamma della 1^B
Mi chiamo Patrizia e sono mamma di due splendidi figli, uno di 18 e l’altro di 12 anni.
Mi hanno chiesto di esprimere un parere sulla mia esperienza riguardo questa iniziativa “crescere
insieme”.
Devo confessare che dopo il mio primo incontro ero piuttosto scettica al riguardo; non capivo
l’utilità di dover parlare dei miei problemi con persone pressoché estranee, senza avere la minima
possibilità che da quelle riunioni potesse scaturire alcun vantaggio per nessuno.
Invece, dopo essere andata al secondo incontro (più per senso del dovere che per altro), mi sono
accorta che qualcosa stava cambiando. Il mio giudizio si stava modificando e a un tratto mi sono
resa conto che non era tempo perso quello passato a parlare delle nostre esperienze come
genitori, dei problemi con i nostri figli adolescenti.
Ho iniziato a confrontarmi con le altre storie più o meno drammatiche della mia e mi ha fatto un
gran bene!!!
E’ confortante rendersi conto che ognuno di noi ha delle preoccupazioni di cui doversi far carico,
ma che non è l’unico al mondo a doverlo fare, in questi incontri ho incominciato a capire che, uno
stesso problema, può essere affrontato in tanti modi diversi, la mia mente si è aperta a soluzioni
alternative, nuove e forse migliori di quelle che avevo immaginato.
Per questo motivo spero che la scuola, attraverso la professoressa che ha proposto l’iniziativa,
possa anche il prossimo anno organizzare un nuovo percorso di “crescere insieme” perché, come
ha detto qualcuno in una delle riunioni: ”al mondo c’è ancora un sacco di brava g ente” e noi ne
facciamo parte.
Grazie, a presto.
una mamma della 1^ B
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Buongiorno,
sono la mamma di due ragazzi di 16 e 12 anni. Ho partecipato a tutti e tre gli incontri proposti
dall’insegnante.
Non avevo la più pallida idea di cosa si facesse o di cosa si parlasse durante gli incontri.
Mi sono piaciuti, abbiamo raccontato dei nostri figli, forse per alcuni la chiacchierata è servita come
valvola di sfogo, anche se non era quello lo scopo, ma se per qualche persona ha avuto un effetto
positivo, va bene così.
Il rimando di questo percorso è certamente positivo, si conoscono meglio i genitori della propria
classe e anche i professori che partecipano.
Mi piacerebbe proseguire anche nel prossimo anno scolastico.
Il mio scritto è molto sintetico poiché non amo scrivere e faccio molta fatica.
Una mamma della 1^B
Sono stata figlia e alunna, ora mamma e insegnante, ho combattuto su tutti i due fronti e ancora
adesso mi lecco le ferite.
Allevare un figlio che fatica!... Insegnare che fatica!....
Vai a parlare con i professori dei tuoi figli e ti descrivono un estraneo, parli con i genitori dei tuoi
alunni e ti guardano come se tu parlassi loro di un alieno. E poi pensi, rifletti, cerchi di capire e alla
fine sei confusa e non capisci più niente, sei un bravo genitore? A sentire gli insegnanti dei tuoi
figli, assolutamente no, …almeno sarai un buon insegnante?...neanche per sogno, ne hai la
sicurezza quando osservi le facce inquisitorie dei genitori dei tuoi alunni.
E’ normale, dicono tutti, è difficile essere genitori; è normale dicono i colleghi, i genitori difendono
sempre i loro figli…… come sono cambiati i tempi.
Basta! Io non ci sto più voglio sottrarmi a questo gioco dell’incomprensione!
Un anno fa conosco il Prof. Zucchi; per me è stata una folgorazione, proprio come quando si
prende la scossa; stava parlando per me, le sue parole mi hanno fatto capire che dovevo agire,
mentre parlava io già pensavo a come impostare l’accoglienza dei nuovi alunni di prima e dei loro
genitori .
Primi giorni di settembre, telefonata del Preside: “Professoressa nella sua classe c’è un’alunna la
cui famiglia è stata inserita in un progetto speciale, mi spiace ma deve andare al convegno ecc.
ecc.”.
Vado, non conosco nessuno, non ho nessuna voglia, a scuola ho mille cose da fare, mi siedo al
fondo della sala e spero di filarmela al più presto.
Già dopo il primo intervento, capisco che non avrei perso neanche una parola, anche loro
parlavano proprio solo per me. Vengono raccontate varie esperienze proiettano filmati, discussioni.
Ma allora è possibile cambiare e siamo noi insegnanti a dover agire! Basta, friggo sulla sedie devo
tornare a scuola, parlare con i colleghi, organizzare.
Già al primo consiglio di classe delle prime, parte la sperimentazione, non ho pratica, improvviso:
faccio predisporre le aule con le sedie in cerchio. Introduco brevemente e lascio soli i genitori per
mezz’ora con il compito di mettersi a coppie e presentarsi al compagno. Quando rientro trovo
un’atmosfera distesa, amichevole e la pausa aperitivo è d’obbligo. E’ fatta! Si è creato un clima
disteso anche tra noi insegnanti , siamo scesi dalla cattedra e tra un salatino e un bicchiere di vino
parliamo dei nostri ragazzi.
Non basta, è ora di passare alla fase due: i Gruppi di narrazione .
Organizzo tre incontri, distribuisco il calendario e aspetto con ansia.
Finalmente arriva il giorno del primo incontro.
Se devo descrivere l’atmosfera che si è creata durante quegli incontri l’aggettivo che più si addice
è “surreale”, non eravamo a scuola, eravamo su una nuvola, non eravamo genitori e insegnanti,
ma eravamo persone adulte che non aspettavano altro di raccontarsi,
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sfogarsi, trovare conferme, parlare dei propri figli, ma anche di se stessi. Il tempo scorreva veloce,
non avevamo voglia di andarcene, ci piaceva stare insieme.
Ma come sono cari i genitori di questi miei alunni…. L’anno scolastico è finito in un lampo, gli alieni
sono spariti, al loro posto ci sono i miei ragazzi con le loro storie con le loro famiglie che mi
porterò sempre nel cuore.
Un’insegnante della 1^B
RIFLESSIONI
Gli incontri di Pedagogia dei genitori tenuti tra il mese di gennaio e marzo sono stati per
me un'esperienza non soltanto formativa dal punto di vista professionale, ma soprattutto
un'esperienza ricca di significati e di emozioni.
Proprio così, emozioni! Non è facile descrivere il clima creato durante quei tre incontri, ma
ci proverò...
Innanzitutto la presenza dei genitori degli allievi è cresciuta nel tempo e si è creata una
sintonia: abbiamo tutti percepito la meraviglia sentendo il clima positivo che si diffondeva
tra i partecipanti. Eravamo in una stanza, ma non vi erano barriere, anzi eravamo tutti
accomunati dall'amore, proprio così dall'amore per i propri figli. Gradualmente cresceva la
consapevolezza di poter ascoltare in silenzio e allo stesso tempo di soffermarsi a parlare
dei propri sentimenti ...le emozioni di ognuno, erano così vive da sentirle sulla propria
pelle, permettendoci anche il lusso di versare una lacrima... Siamo abituati a correre,
correre sempre tra mille impegni di lavoro, le incombenze, scadenze, eppure lì il tempo si
è fermato: potevamo esprimere, ognuno nel rispetto dei sentimenti altrui, quello che
avevamo nell'animo a proposito della nostra esperienza di essere figlio o genitore.
Quando ho cominciato a parlare di mia figlia mi sono sentita vicina ancora di più ai genitori
dei miei allievi, parlavo delle mie emozioni liberamente e percepivo il sorriso delle altre
mamme, e mentre ascoltavo loro, quelle parole arrivavano al cuore. …..
Non vi eran o barriere tra gli insegnanti e i genitori, ma e vi era condivisione e vicinanza:
non si parlava di categorie, giudizi e voti, ma abbiamo condiviso ricordi, paure e anche
dolori...Eravamo davvero vicini nella stessa stanza, genitori e professori insieme.
Ci siamo lasciati con un sorriso e con il cuore più leggero, con la speranza dell'inizio di un
nuovo percorso insieme, di una nuovo atteggiamento, di una vicinanza troppo importante
per fare bene e per contare sull'aiuto reciproco.
Questa vicinanza è stata costruttiva perché ci siamo guardati con occhi diversi anche
successivamente, abbiamo recuperato umanità nel nostro rapporto tra insegnanti e
genitori. Io ho percepito maggiore fiducia da parte dei genitori con i quali avevo condiviso
questi incontri, perché non vi erano barriere e diffidenze. E allo stesso tempo mi sono
soffermata di più a riflettere su ogni mio allievo, perché i genitori mi avevano trasmesso
qualcosa in più per comprendere le varie situazioni...
Si è aperto un canale molto importante...
Soltanto in questo modo si possono porre le basi di una costruttiva collaborazione tra
scuola e famiglia, perché non siamo due mondi separati, ma persone che vogliono aiutare
i ragazzi a crescere e formarsi nel miglior modo possibile, svolgendo al meglio i differenti
nostri ruoli, ma Insieme.
Un’insegnante della 1^B
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PARTE III
INSIEME PER RIFLETTERE
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Lunedì 9 giugno 2014
Presso Auditorium della Scuola Media Rosselli, Via Ricasoli 15 Torino
Un seminario … per seminare
esperienze significative a scuola
Formazione teorica sulla Pedagogia dei Genitori e i gruppi di narrazione
Interventi:
Forum Regionale della Scuola e dell’Educazione: Domenico Chiesa
Gruppo Abele: Grazia Liprandi e Angelo Elia
Casa degli Insegnanti: Maddalena Zan
Comitato per l’Integrazione Scolastica: Marisa Faloppa
Metodologia Pedagogia dei Genitori: presentazione del testo a cura di Augusta
Moletto e Riziero Zucchi
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REPORT SEMINARIO
“LA PEDAGOGIA DEI GENITORI ALL’I.C. VIA RICASOLI”
Presso Auditorium I.C. Via Ricasoli
9 giugno 2014
FORUM REGIONALE DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE
Domenico Chiesa
La scuola oggi é vista e descritta come un ostacolo, ovvero il luogo della prestazione e
della competizione. Davanti a una scuola siffatta naturalmente i ragazzi cambiano. Si crea
il mito degli insegnanti seri e severi che bocciano a fronte di quelli buoni che abbassano
l'ostacolo. La scuola dovrebbe invece insegnare ai ragazzi a costruire la scala per
superare gli ostacoli della vita. La scuola attuale deve dunque essere cambiata e
rigenerata attraverso un lavoro sull'umanità mediato dalla narrazione.
E' certo che gli allievi possano essere educati solo da persone con umanità. Soprattutto gli
insegnanti devono lavorare su questa loro dimensione. Questo é il senso del lavoro di
sperimentazione attuato durante l'anno scolastico 2013/14 in questa scuola.
L'esperienza della Metodologia Pedagogia dei Genitori é fortemente centrata sul
procedimento della narrazione perché quello é il momento in cui l'emotività e la razionalità
si incontrano. Le emozioni aprono la porta alla razionalità nella misura in cui la razionalità
senza emozioni non esiste. Non c'è apprendimento senza dimensione emotiva.
GRUPPO ABELE
Grazia Liprandi
Un anno e mezzo fa il MIUR aveva lanciato una sorta di sfida attraverso una nota che
recitava “La scuola ha una sfida da affrontare ovvero quella di coinvolgere in modo attivo i
genitori”, le parole chiave erano Corresponsabilità e Cooperazione.
La parola Corresponsabilità chiede agli adulti di essere in grado di dare risposte insieme.
Quest'ultimo aspetto non é scontato. Le intelligenze messe in gioco sono quelle che
vengono agite dalla comunità educante. In questo senso anche gli insegnanti devono
abituarsi ad avere l'umiltà di imparare ad ascoltare le opinioni degli adulti che hanno
cresciuto i ragazzi fino al momento in cui essi giungono nel nostro ordine di scuola e ci
vengono affidati.
La pedagogia dei genitori crea spazi alternativi e stravolge le dinamiche ormai troppo
rigide del rapporto fra gli adulti all'interno dell'istituzione scolastica.
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GRUPPO ABELE
Angelo Elia
Le situazioni complesse danno modo di fare esperienze. Le formazioni fatte in giro per
l'Italia ci hanno dato modo di percepire l'entusiasmo di colleghi che aiutano ad uscire dal
pessimismo che spesso ci condiziona.
Il senso di queste attività é riuscire a donare nuova linfa alla professione di insegnante. La
relazione con i genitori é un aspetto difficilissimo da affrontare. Il trucco é non aver paura
di contaminarsi, dando agli altri un pezzo della propria esperienza per affrontarne un'altra.
Non servono normative, leggi e altri aspetti burocratici, servono insegnanti che abbiano
voglia di fare e di mettersi in gioco.
LA CASA DEGLI INSEGNANTI
Maddalena Zan
La nostra Associazione è articolata per Stanze. La collaborazione col professor Zucchi ha
dato avvio alla sperimentazione della Metodologia Pedagogia dei Genitori. Il primo
incontro ha gettato la basi per un successivo seminario. Al Convegno di Cantalupa, dopo
una presentazione è ,stato proposto di fare un Gruppo di narrazione fra gli insegnanti che
liberamente volevano partecipare. Veniva chiesto di raccontarsi o come figli o come
genitori. Tutti avevano modo di parlare e gli altri ascoltavano senza commenti di sorta.
L'assenza del commento conduce alla libertà autentica di espressione. Ci cono state
moltissime emozioni fra persone che si conoscevano pochissimo. Quando l'attività del
Gruppo é conclusa gli effetti permangono. Ciò che si crea é un riconoscimento affettivo
profondo fra i partecipanti che si rinnova anche a distanza di tempo. Descrivere il rapporto
d'amore verso il proprio figlio attraverso una narrazione consente il crearsi di un rapporto
privilegiato anche fra insegnanti e genitori. La metodologia é nata per i bambini con
bisogni educativi speciali ma é assolutamente applicabile nelle metodologie con allievi
normodotati. L'entusiasmo riscontrato nel lavoro di quest'anno é stata contagiosa ed
estremamente formativa per tutti coloro che hanno partecipato.
COMITATO PER L'INTEGRAZIONE SCOLASTICA
Marisa Foloppa
L'associazione che rappresento lavora sulle tematiche per individuare le radici storiche
della Pedagogia dei genitori e associare l'attività con lo scandaglio volto a rinnovare la
scuola odierna. Negli anni '80 il lavoro di comunicazione rispetto alle dinamiche di
accoglienza dei ragazzi con disabilità e delle loro famiglie presso le istituzioni scolastiche
veniva condotto insieme a genitori di ex allievi. Non é importante chiedere soluzioni agli
altri ma confrontare elementi di conoscenza, lavorare anche con i servizi del territorio per
fare prevenzione. I bisogni educativi speciali sono oggetto di sequenze interminabili di
documenti ufficiali che afferiscono sempre ai bisogni connessi a certificazioni e poca
attenzione a reciproco ascolto. Non é possibile in una classe gestire un progetto educativo
individualizzato e bisogni educativi speciali. Occorre lavorare ad una didattica inclusiva,
insieme a un rapporto autentico e proficuo con le famiglie, può consentire di insegnare
qualsiasi cosa a qualsiasi persona. Trovare il nucleo di senso é incrociare il bisogno
individuale al lavoro di classe. Occorre pensare i ragazzi con un occhio al loro futuro
adulto sul territorio. Questo é fondamentale per i ragazzi con disabilità complesse ma
appare altrettanto fondamentale per tutti i ragazzi che passano dalle nostre aule.
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La continuità é fondamentale, il passaggio di informazioni non deve essere tentativo di
accaparrarsi clientela, piuttosto volontà di condividere realmente le informazioni, senza
giudizi o pregiudizi. Servono anche spazi informali nei quali svolgere attività
profondamente inclusive volte alla condivisione di esperienze con le famiglie e
collaborazione fra genitori, educatori e operatori del territorio. Per metterli al mondo li
raccontiamo ad una comunità che accogliendo e conoscendo il racconto si appropria di
una parte del vissuto di quel ragazzo, ne fa tesoro, impara a “conoscerlo” e sentirsene
responsabile. Anche in questo modo si fa prevenzione.
La città di Torino ha dato un apporto straordinario per i ragazzi con disabilità da parte di
insegnanti di sostegno comunali. Quest'organico sta morendo secondo una procedura che
la relatrice ritiene dissennata. La collaborazione tra insegnanti e famiglie e enti territoriali
può essere la soluzione più praticabile ed efficace.
METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI
Augusta Moletto
Alle scuole Superiori e anche alle Medie quasi sempre i genitori vengono convocati a
scuola solo a fronte di casi gravi e mai per aspetti positivi legati al proprio figlio. C'é un
metodo di lavoro che parte dalla richiesta ad ogni genitore di presentare il proprio figlio.
Chiedere loro di raccontare liberamente il proprio figlio non é discriminante perché la
dimensione narrativa accomuna qualunque genitore, si può ovviare anche al modo della
narrazione in caso di difficoltà linguistiche. Il passaggio successivo é quello della scrittura.
Scrivere é conservare e diffondere, creare un bene comune, condividere.
Allevare bene un figlio equivale a creare un Bene comune, non é una faccenda privata.
Anche gli esperti come giudici, assistenti sociali, educatori e altre professionalità legate
alla cerchia dell'esperienza legata alla vita dei minori possono grazie a questa attività
riscoprire la presenza di un gruppo di persone che hanno modo di collaborare e lavorare
in modo competente per i propri figli.
Dalle narrazioni emergono i valori in atto proposti dai genitori per allevare i figli: la
pedagogia dell’identità, della fiducia, della speranza, della crescita. Si può parlare anche di
pedagogia dell'inadeguatezza: i genitori si sentono inadeguati perché devono adattare i
loro interventi a persone in continuo cambiamento.
Si è lavorato sulla presentazione dei propri figli da parte dei genitori e in seguito alla
stesura di brevi testi in seguito all'esperienza.
La collaborazione proficua fornisce frutti significativi consequenziali anche solo nel
discorso relativo alla questione legata al rispetto delle regole. I genitori nei Gruppi di
narrazione mettono in comune le regole date ai figli e poi le collegano a quelle della
scuola.
METODOLOGIA PEDAGOGIA DEI GENITORI
Riziero Zucchi
Durante la pianificazione dell'attività di quest'anno presso IC Ricasoli credo che scelta
vincente sia stata quella di non rendere obbligatorio il Seminario, è talmente importante da
dover esser scelta consapevole. Oggi siamo in tanti qui, in un momento concitato dell'anno
scolastico in cui gli impegni si accavallano, eppure abbiamo trovato il tempo per esserci.
Il successo formativo dipende dall'accordo fra docenti e genitori. Occorre scoprire il fatto
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che anche la famiglia lavora sull'ambito cognitivo e fin dai primi momenti di vita del
bambino imposta tutta una serie di presupposti che saranno funzionali all'apprendimento.
Occorre che le famiglie siano consapevoli del proprio potenziale e del proprio ruolo
cognitivo sullo sviluppo del proprio figlio. Il riferimento è all’attività di strutturazione
prelinguistica del bambino(scaffolding) fatta dalle famiglie e studiata da Bruner nel suo
libro“Il linguaggio del bambino”.
La scuola deve riconoscere l’importanza formativa della famiglia e individuare la differenza
dell’approccio tra i genitori e gli insegnanti. Il rapporto familiare procede per diadi, il
raspporto strettissimo madre figlio. La scuola invece attua nei confronti degli allievi un
atteggiamento sociale. Questo é uno dei punti di incomprensione fra docenti e genitori. Il
genitore a scuola deve diventare genitore sociale e non chiedere attenzione diadica
all'insegnante. Occorre spiegare questo aspetto a docenti e famiglie.
I genitori migranti hanno una grandissima risorsa che proviene dalla loro dimensione
culturale. Provengono da famiglie contadine per cui l'adulto ha ancora un ruolo importante.
Oggi hanno una risorsa, il rispetto per l’adulto educatore, che noi abbiamo perso. Nella
nostra società si assiste all'infantilizzazione dell'adulto ed all’adultizzazione dei minori con
risultato l'assoluta assenza di una solida figura di riferimento. In questo senso i genitori
migranti possono essere fondamentali strumenti di condivisione formativa. Nei Gruppi di
narrazione presentano la propria esperienza educativa, mettendola in comune con le altre
famiglie. L’educazione non è un fatto privato. Il figlio é un bene comune ed appartiene al
mondo.
Segue la lettura delle testimonianze proposte da docenti e insegnanti dell'IC Ricasoli che
hanno partecipato all'attività svolta.
Conclusioni di Domenico Chiesa
L'incontro ha sancito la consapevolezza delle parti coinvolte nel progetto di poter svolgere
un'azione educativa solo attraverso la realizzazione di una vera intesa e collaborazione.
Quali sono le condizioni che posso aiutarci a comprendere la necessità autentica di
lavorare insieme?
•
•
•
•
Riconoscersi reciprocamente competenti (i genitori e gli insegnanti)
Comprendere che ciascuna delle parti é in grado di aiutare l'altra (nessuna delle
due fornisce soluzioni ma l'azione combinata di entrambe porta a buoni risultati)
Comprendere la scuola come un luogo ponte tra la dimensione privata della
famiglia e quella pubblica della comunità esterna. Un luogo dove sia possibile per il
ragazzo sentirsi coccolato ma anche messo di fronte alle proprie responsabilità per
crescere in modo armonico ed essere davvero pronto ad affrontare la dimensione
pubblica di se stesso nel confronto con la comunità esterna, il riferimento è alla
formula educativa di Mario Tortello: Pensami adulto.
Non aver paura di mettere in gioco la propria emotività attraverso il racconto di sé
che è condivisione ma anche rielaborazione delle proprie esperienze in un'ottica di
personale maturazione che scandisce in modo significativo un miglioramento
graduale nei rapporti con gli altri.
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Forum regionale per l’educazione e la scuola
Focus in preparazione della V Conferenza
“Crescere insieme --- Insieme per crescere”
Metodologia Pedagogia dei Genitori, Gruppi di narrazione
Istituto Comprensivo via Ricasoli – Torino
Il patto educativo scuola-famiglia attraverso la Metodologia Pedagogia dei Genitori
Sintesi a cura di
Grazia Liprandi e Angelo Elia - Gruppo Abele Scuola
APPROFONDIMENTI
Gli attori coinvolti e la comunicazione/condivisione tra docenti e tra docenti e
genitori
Attori principali di questa esperienza sono stati genitori e maestre con la condivisione del
dirigente scolastico. La percezione è di essere di fronte ad una modalità diversa nella
relazione scuola-famiglia. Nelle singole realtà-classi dove si è lavorato, aiutati da questa
metodologia, il rapporto formale e puramente istituzionale si è trasformato in un ambiente
comunitario, dove non si lavora a compartimenti stagni, nell’impegno educativo, ma come
alleati per un unico fine.
Le strategie della scuola
Collegamento tra esperienza/e descritta/e e scelte strategiche che la scuola ha compiuto
per sostenere il miglioramento dell’apprendimento.
Alcuni dati di contesto:il 40% dei bambini/ragazzi sono stranieri. 34 sono gli alunni disabili
inseriti, più BES e ADHD (15 certificati alle medie). Il contesto quindi è ricco e variegato.
Molti genitori hanno ancora difficoltà ad esprimersi in Italiano.
Il progetto è stato realizzato in 4 classi (3 elementari e 1 medie).
La scuola, ai suoi vari livelli, recepisce le “buone prassi” che alcuni suoi soggetti disponibili
e motivati sperimentano, le elabora e le istituzionalizza (POF).
Buoni i rapporti con il territorio: l’ASL e la circoscrizione (con cui è attivo il progetto
triennale “le mani che lavorano”) e le collaborazioni con altre scuole o associazioni come
MAMRE per l'accoglienza (a volte anche solo per tradurre in italiano…).
Alla conclusione dell’anno scolastico si è svolto un convegno dove sono stati presentati i
risultati del progetto “Pedagogia dei genitori”.
Chi l’ha conosciuto e sperimentato la ripropone…
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Raccontare l'esperienza...
Avvio, sviluppi, punti di svolta
Due anni fa un'insegnante ha pensato di portare nella scuola un'esperienza conosciuta
durante i suoi studi universitari, e con la collaborazione del gruppo G.L.I. (Gruppo di
Lavoro sull’inclusione – interna alla scuola), sono nati i gruppi di narrazione coi genitori.
Si è iniziato con la commissione H ma si é diffusa su tanti altri livelli. Ha coinvolto e
permesso di dare più calore a quello che di stava facendo in modo spezzettato.
L’idea iniziale è quella di dare alle famiglie uno “spazio” dove incontrarsi, confrontarsi,
dove sia possibile una crescita comune: INSIEME PER CRESCERE
Il progetto, che si sviluppa in tre incontri, inizialmente è stato attivato in due classi: uno in
una prima elementare, uno in una prima media (dove c’era una bambina seguita dal
progetto PIPPI nato nell’università di Padova ma presente anche a Torino, per prevenire
l’allontanamento di minori dalla famiglia). Partendo da lei é nato un gruppo di narrazione:
nel primo incontro erano solo in 4. Nell’incontro successivo tante altre mamme hanno
portato una condivisione profonda commuovendo tutti, partendo, come attività, dal lasciare
qualcosa di scritto ai propri figli.
Nel primo incontro con i genitori di una 1^ ci si è conosciuti attraverso giochi teatrali e
questa prima proposta ha fatto partire meglio anche la classe.
Quel di più che fa star bene anche noi, che non lascia l'amaro in bocca.
I risultati
Segnali di cambiamento percepiti dai protagonisti dell’esperienza, elementi per
comprendere i risultati
Questa esperienza ha facilitato l’incontro e la comunicazione. Nelle classi si dovrebbe
narrare di più, sarebbe anche più divertente: raccontarsi per scoprire aspetti comuni.
“Il mio problema è anche quello di altri, e a volte quelli degli altri sono più faticosi”
Anche il coinvolgimento degli insegnanti è stato profondo e commovente.
Il clima che si instaura tra genitori e docenti è molto profondo, alla pari.
Le narrazioni sono di grandissimo valore.
C’è l’impressione di avere immensi patrimoni di genitorialità da valorizzare.
Accettare il sapere dei genitori fa cadere le barriere, crea un clima positivo e può essere di
aiuto per conoscersi oltre i ruoli, per venirsi incontro e capirsi di più. Per condividere.
Anche gli insegnanti sono genitori.
A volte confrontandosi scopri che in altre parti del mondo, su certi aspetti di vita, abbiamo
modalità simili. E questo è bello. E poi scopri il valore delle varie narrazioni, la loro
ricchezza.
Attraverso questa metodologia si è fatto un salto di qualità: superare la soggezione di
fronte ad una narrazione collettiva, magari un po’ imprecisa ma comunque significativa.
Anche alcuni papà hanno partecipato.
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Sembra di tornare alla dimensione della “comunità del cortile” come un tempo (senza i
“pettegolezzi”…).
Determinanti, in questo, sono stati gli stimoli proposti dagli insegnanti.
Col tempo si apprezzano anche i nostri ruoli.
Difficoltà incontrate e strategie per affrontarle
Dall'alto le scuole ricevono disposizioni per l’inclusione ma nessuna risorsa adeguata al
contesto. I bambini certificati non riescono ad essere seguiti se il contesto classe é di 25
alunni.
L’attenzione all’inclusione “paga”?
A volte si ha l’impressione che negli istituti dove questa si realizza più compiutamente per
contro alcune famiglie “tolgono” i loro figli per iscriverli in altre scuole, con l’illusione che li
ci sia “qualcosa di meglio”. Ma anche l’opposto: i genitori di un bambino disabile,
informandosi, scelgono la nostra scuola, perché per loro è la più accogliente, anche se
arrivano da lontano.
Alcuni credono che la classe multietnica o con bimbi segnalati sia peggiore ma é
esattamente il contrario. In una classe di 26 con 14 stranieri, 1 bimbo con disabilità grave
e altri segnalati, tutto é più "normale", com'è la vita.
E i tutti crescono imparando ad apprendere dall'esperienza e dal confronto con la vita. In
sintesi una classe multiculturale è “spettacolare”. I bambini crescono più in fretta. Sono
meravigliosi.
Forse l’opinione pubblica dovrebbe essere più informata. Bisognerebbe dare più
riconoscimento a queste esperienze. Fare più comunicazione.
E’ stato faticoso coinvolgere le famiglie all’inizio: per mancanza di tempo, per una certa
fatica a capire la proposta, ma anche una certa timidezza, in particolare dai genitori
stranieri, le adesioni erano poche. Quando poi i genitori presenti raccontano la loro
esperienza, altri si aggiungono e il coinvolgimento aumenta.
Punti di forza e di debolezza per un bilancio complessivo dell’esperienza compresa la sua
condivisione
Punti di forza
-
Gli attori coinvolti si impegnano, avendo speranza di migliorare le relazioni , e
danno il meglio di se, anche i dirigenti
Un metodo per far maturare la genitorialità, per attivare nuove energie anche per il
territorio
Uno strumento per ridimensionare i conflitti
Possibilità di far esprimere, di coinvolgere tutti: da chi ha meno risorse, e a volte più
problemi, a chi ha più strumenti per esprimersi
Un buon “tavolo” di confronto purché si sia “alla pari”
C’è un continuo rimando anche per gli insegnanti che a volte possono verificare
concretamente il proprio impegno
Favorisce l’alleanza educativa ma anche l’aggregazione
Dà la possibilità ad alcuni genitori di trovare uno spazio all’interno della scuola
Attiva la relazione amicale tra soggetti con ruoli diversi nel contesto scolastico. Crea
una bella alchimia che nasce da un silenzio che ascolta veramente
Si sta bene
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-
-
Con un po’ di pazienza e se ben presentata questa proposta può coinvolgere la
maggioranza dei colleghi insegnanti
Ci si rende conto che questo modo di lavorare “paga”
Lo “spazio” della narrazione permette di sciogliere eventuali difficoltà, e capire di
più, quindi accettare: la narrazione diventa strumento di accoglienza
In alcuni partecipanti il livello emotivo positivo è intenso
-
Le proposte della scuola vengono accettate meglio, aumenta anche la fiducia
Favorisce una certa “professionalità genitoriale”
E’ una “buona pratica”
-
Punti di debolezza
-
A volte è faticoso coinvolgere i colleghi
C’è necessità di più incontri
Se questa proposta non è ben presentata (colleghi, dirigenti, genitori,..) può essere
sottovalutata
Nella scuola italiana ci sono troppo pochi spazi di “profondità”, poca
immedesimazione. E anche le Università, i ricercatori, non si accorgono delle
potenzialità di questa proposta
La logica del cambiamento
In questa scuola c’è stato un salto di qualità: per molte mamme di altri paesi il timore era di
non parlare bene e non scrivere bene: raccontare era difficile. Allora si sono proposte delle
tracce, delle domande precise che il bambino poneva alla mamma e al papà.
C'è un livello di integrazione che non si vede ma é grandissimo: quando queste due cose
non sono chiare diventano conflitto.
Si percepisce anche il “cambiamento antropologico” che caratterizza molti capi d’istituto.
Prima dirigente chiuso nel suo ufficio d'avorio. Ora possiamo quasi dire un dirigente coi
“piedi scalzi”, un dirigente che “aderisce” alla terra, al territorio, al sociale. Questo fa
pensare che forse le scelte verranno sempre più dal basso.
C’è una conoscenza non solo quantitativa della realtà, ma anche qualitativa.
Oggi è quasi obbligatorio mettere i piedi per terra nel territorio perché le risorse sono
scarse e c’è necessità di fare un buon lavoro. E lo si può fare solo se si é radicati e
presenti al contesto.
Noi siamo convinti che la scuola debba essere pubblica e tutti in quest'ottica lavoriamo. La
buona fama che s'è fatta la nostra scuola è proprio sull'accoglienza.
A volte i conflitti scuola famiglia scaturiscono da scelte che i docenti fanno secondo un
preciso stile educativo che i genitori però non comprendono e vedono come imposizione:
ad esempio “la frutta a merenda”oppure “la divisa”.
Trovare la modalità giusta é fondamentale: lo spazio della narrazione permette di
sciogliere dei nodi.
Accettare il sapere dei genitori permette di favorire l'accettazione dell’insegnante da parte
delle famiglie.
In questi gruppi si racconta il positivo dell’essere genitori.
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Questo aiuta a superare la solitudine tra le famiglie e comprendere i lati migliori di se
stessi e dei propri figli.
Ricaduta didattica: con occhi diversi i genitori guardano tutta la proposta scolastica. I toni
cambiano.
Solo partendo dal riconoscimento dei vari ruoli c'è accettazione.
Una variazione sul tema: l’esperienza della classe II A
FARE STORIA con i bambini partendo dalla storia personale raccontata dai genitori.
Le insegnanti della II A della Scuola Muratori hanno deciso di partecipare all’attività “Con i
nostri occhi” in collaborazione con i Prof.ri Moletto e Zucchi coinvolgendo le famiglie
convinte che l’insegnamento della storia parta dal racconto della storia personale di ogni
alunno. Si è pensato che il racconto della propria storia sarebbe stato più ricco e completo
con l’aiuto dei genitori. Le famiglie sono state coinvolte nei Gruppi di narrazione in cui
hanno esposto gli itinerari educativi compiuti coi figli. Per i genitori stranieri che avevano
difficoltà con la lingua italiana è stato proposto un questionario con domande semplici che
è servito loro come traccia per presentare i figli all’interno del Gruppo di narrazione.
CONCLUSIONI
Pedagogia dei Genitori è un esperienza interessante e arricchente dal punto di vista
professionale, è uno strumento che si presta utilmente per le politiche di inclusione e
integrazione, uno strumento per creare “ponti”, per riprendere in mano un po' di
democrazia: una politica per il “bene comune”.
Nessuno insegna a nessuno,
tutti imparano da tutti.
Paulo Freire
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