PREPARIAMO L’INCONTRO DI CATECHESI
Molto spesso l'attività catechistica si esaurisce nell'incontro di catechesi e non è giusto. L'incontro settimanale non può
essere «il tutto», non può bastare. Ma è chiaro che il catechista gioca in questo incontro le sue carte più importanti:
quell'ora settimanale è sicuramente il fulcro o il punto di partenza di ogni altra attività o iniziativa. Guai allora a farla
vivere ai ragazzi come un'ora di scuola in più, o farli annoiare. Ecco il senso di questa scheda, che vuole
accompagnare il catechista nell'organizzazione di questo momento centrale, dal momento dell'accoglienza a quello
della verifica.
1) L'ACCOGLIENZA
Ogni ragazzo deve sentirsi accolto come una persona unica. «Io ho un mezzo per accogliere bene ogni ragazzo – dice
Severina –: faccio un piccolo diario degli incontri e noto ciò che ognuno mi dice della sua vita personale:
preoccupazioni, compagni, sport preferito, scuola, feste di famiglia. Prima dell'incontro rileggo le mie note, ed è già
un modo di pensare a loro, di prepararmi ad accoglierli. Essi restano meravigliati e felici di accorgersi che io mi
ricordo di loro».
Quando un ragazzo è stato assente, è importante riceverlo con particolare attenzione: «Come stai, Chiara? Ti è
passato il raffreddore?», e dargli qualche informazione sull'incontro precedente: «Abbiamo parlato del regno di Dio
mediante piccoli racconti, le parabole. Se vuoi, puoi chiedere a Giulia di mostrarti il suo quaderno».
Per chiamare i ragazzi con il loro nome fin dai primi incontri, il catechista può mettere loro un tesserino o un'etichetta
autoadesiva. Essi sono abituati ad avere il loro nome segnato e così si conosceranno più in fretta tra di loro.
Prepararsi ad accogliere
Prima di accogliere i ragazzi, il catechista si concede anzitutto alcuni istanti di raccoglimento, per prepararsi con la
dovuta concentrazione e serenità.
Quanto al luogo, che la catechesi si svolga a casa del catechista o dei genitori, nei locali della parrocchia o altrove,
l'importante è che tutti si sentano a loro agio: i ragazzi, ma anche il catechista! Se il catechismo si svolge nei locali
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parrocchiali, il catechista deve creare anche là un ambiente familiare. Può appendere dei poster al muro, invitare i
ragazzi a portare fiori o qualche oggetto adatto per l'angolo di preghiera.
In concreto, alcuni particolari pratici sono essenziali: un ambiente ben sistemato è più accogliente! I tavolini non
debbono essere disposti come a scuola, né il catechista mettersi in cattedra! La catechesi non è la scuola, e questo
comincia dalla disposizione dei tavolini. Se sono messi in cerchio, i ragazzi comunicano più facilmente: si guardano, si
interrogano, si ascoltano e non hanno come unico interlocutore il -cate-prof».
L'accoglienza in ogni incontro
Il giorno dell'incontro, tutto dev'essere pronto un quarto d'ora prima dell'ingresso dei ragazzi nella casa del catechista
o nella sala parrocchiale. Occorre pensare a:
–
verificare che l'ambiente sia pulito e accogliente;
–
accendere il riscaldamento, se è necessario;
–
prevedere il posto di ciascuno;
–
preparare carta, matite, altro materiale occorrente per l'attività e per il tempo della preghiera;
–
portare una Bibbia, il Catechismo, i sussidi, il quaderno di gruppo.
 Quando i ragazzi arrivano a un nuovo incontro non sono più al punto in cui li abbiamo lasciati. Sono accadute tante
cose da allora! Il catechista dedichi qualche minuto, man mano che arrivano, a scambiare notizie, guardare i
quaderni, vedere ciò che hanno portato.
 Dia anche a ciascuno il tempo di preparare il materiale che ha portato.
 Se un ragazzo arriva sistematicamente in anticipo, ci può essere un motivo: ha finito prima un'altra attività, o ha
qualcosa da dire e non sa come fare. È l'occasione di parlare con lui e di associarlo all'incontro affidandogli qualche
incarico: lettura, organizzazione, scrittura al tabellone, ecc.
 È importante che tutti i ragazzi si sentano accolti con bontà e senza evidenti preferenze.
 Quando sono arrivati tutti, si può ancora concedere qualche momento perché si mettano a loro agio, lasciando che si
salutino, che parlino del loro giornaletto preferito, del loro campione sportivo o dei loro giochi. Permettere una breve
chiacchierata è mostrare che la catechesi non è una lezione impartita da un maestro, ma un gruppo di persone che
stanno bene insieme.
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 Se ci sono degli assenti, chieda subito loro notizie e si informi sulla causa della loro assenza.
 Talvolta i genitori accompagnano il proprio figlio e hanno bisogno di parlare al catechista. È possibile
un'informazione rapida; mentre per uno scambio più approfondito si proponga loro un appuntamento, una
telefonata... perché i ragazzi, lasciati soli, farebbero baccano!
Preghiera di una catechista per accogliere i ragazzi Vengo a pregarti, Signore.
Si avvicina il momento in cui mi troverò in mezzo ai ragazzi per parlare di te.
Essi vengono con il desiderio di ritrovarsi, per conoscerti e amarti.
Vorrei che il mio saluto, il mio sorriso, i miei gesti siano i tuoi.
Che le mie riflessioni, le mie parole, i miei silenzi siano quelli giusti.
Che i nostri dialoghi siano ricchi della tua presenza, ricchi di pazienza e di verità.
Che le nostre attività, le nostre scoperte siano semi di luce nel loro cuore.
Aiutami, Signore, a compiere la mia missione di catechista come tu desideri.
«Chi accoglie questo ragazzo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me,
accoglie colui che mi ha mandato» (Luca 9,48)
Preparazione personale a un incontro
Durante una precedente riunione probabilmente il catechista ha già affrontato il tema dei prossimi incontri. Ha
riflettuto con gli altri sugli obiettivi da raggiungere e i mezzi da usare, preso appunti e ricevuto indicazioni per il buon
andamento dell'incontro. È importante che si prepari qualche giorno prima. Troverà tutto ciò di cui ha bisogno per
rinfrescare la memoria nel libro-guida: indicazione degli obiettivi, mezzi da usare, suggerimenti per le attività, scelta
dei canti, preghiere.
Perché l'incontro con i ragazzi riesca bene, il catechista si pone alcune semplici domande: come attirare la loro
attenzione fin dall'inizio? Quali esempi portare per illustrare questo o quel punto? Quali domande posso fare per
raggiungerli nella loro vita?
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La catechesi richiede anche attività manuali, e il catechista deve preparare gli oggetti di cui avrà bisogno. Il catechista
deve sempre avere nella sua borsa: pennarelli, spago, forbici dalla punta arrotondata, pinzatrice, spille, puntine,
scotch, colla, fogli di carta, una candela, un accendino (meglio che i fiammiferi). Inoltre, il suo registratore e cassette
di canti (prevedere batterie di ricambio e una prolunga).
E’ consigliabile che il catechista realizzi in precedenza le attività da proporre: sarà più sicuro di riuscire a farle nel
giorno dell'incontro. Sia una gestualità o un cartellone, è meglio aver provato per non perdere tempo con i ragazzi. Il
catechista prepara gli oggetti necessari all'incontro ed eventualmente prepara fotocopie di una preghiera o di un testo
che vuol lasciare ai ragazzi.
I luoghi ove si svolgono gli incontri di catechismo sono generalmente utilizzati per gruppi molto differenti. È
opportuno adattare al numero dei ragazzi e alle attività proposte. Ecco alcuni punti di riferimento.
Nel momento in cui i fanciulli arrivano, tutto deve essere stato preparato: essi non entrano in un cantiere ma in uno
spazio disposto per loro! Le sedie o i banchi sono previsti in numero sufficiente. Se si preferisce non mettere sedili, si
prevedano tappeti o cuscini per terra. Nel caso vi siano attività manuali da realizzare, si potrà tenere lo spazio
sufficiente perché ciascuno possa svolgerle. L'animatore sceglie il punto da dove può essere visto bene da tutti e
prevede, se necessario, una sonorizzazione. Non si mette mai in controluce. I fanciulli fanno fatica a sostenere lo
sguardo degli altri (risate, smorfie, boccacce...). La disposizione in circolo, se è più indicata per i grandi, può mettere
in imbarazzo i piccoli. È preferibile una disposizione più lineare o ad arco di circolo. Se si dispone di diapositive o di
video da far vedere si starà attenti che gli schermi siano a un'altezza sufficiente per essere visti da tutti.
Nel caso in cui il luogo sia vastissimo per il gruppo, si può sia delimitare lo spazio con dei pannelli, sia orientare
l'assemblea in modo che i fanciulli guardino verso un muro o un angolo che non sia troppo lontano da loro. Se il
gruppo è piuttosto considerevole, bisognerà disporre passaggi sufficientemente larghi perché si possa circolare più
facilmente.
La decorazione della sala sarà accogliente: le luci, i fiori sono sempre i benvenuti. Una croce, un'immagine o una
statua posta in evidenza indicherà l'identità della riunione.
Dopo aver preparato l'aspetto pedagogico e materiale dell'incontro di catechesi, è bene che il catechista dedichi un
po' di tempo per riflettere, notare ciò che lo tocca personalmente e lasciarsi permeare dalla parola di Dio.
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«Signore, io prego come se tutto dipendesse da te, e nello stesso tempo lavoro come se tutto dipendesse da me»
(Sant'Ignazio di Loyola). Affido a Dio il mio lavoro con loro, invoco lo Spirito Santo e gli chiedo che ci conduca
insieme. Prego per ognuno dei ragazzi che mi sono stati affidati.
Preghiera di un catechista
«Ecco, Signore, ho fatto del mio meglio per preparare
ciò che desidero che i ragazzi scoprano di te e il modo di comportarmi.
Ora donami tu le parole giuste e gli atteggiamenti che suscitino in loro il desiderio di seguirti».
2) LO SVOLGIMENTO DELL'INCONTRO
Dopo il momento dell'accoglienza, il catechista inizia il vero incontro di catechesi.
I ragazzi sono sistemati attorno al grande tavolo con le loro cose: libri, quaderni, pennarelli. Per creare uno stacco con
quello che hanno fatto prima, il catechista può invitarli a eseguire una canzoncina: i ragazzi cantano volentieri ed è un
buon mezzo per iniziare la seduta. Di solito se la cavano molto bene nel canto. Un registratore preparato in
precedenza verrà in aiuto del catechista che non sia a suo agio con il canto. Ma un buon mezzo è anche quello di fare
un attimo di silenzio: «Ci siamo riuniti qui perché desideriamo incontrarci tra di noi e con l'amico Gesù, per
conoscerlo meglio. Prendiamoci qualche istante per pensare a lui...».
È importante rinfrescare la memoria dei ragazzi richiamando l'incontro precedente. Così il catechista può rendersi
conto di quello che ricordano, di ciò che li ha colpiti, se hanno domande da fare. Eventualmente potrà rilevare il
legame tra le due sedute.
Poi conviene spiegare come si svolgerà l'incontro, indicarne il contenuto e l'obiettivo: così si motivano i ragazzi, che si
sentono più sicuri. «Le sedute non sono tutte uguali – dice Chiara –, perciò conviene che i ragazzi sappiano in
anticipo quello che si farà. Questo li aiuta a trovare punti di riferimento e a situarsi nel tempo. Per esempio: "Oggi
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scopriremo un testo del Vangelo e lo metteremo in scena; ciascuno potrà notare tutto ciò che ha scoperto;
termineremo con una preghiera"».
Destare l'attenzione
Annunciare il programma permette di giustificare e di destare l'attenzione. Dice Raffaella, 21 anni, studentessa di
Lettere: «I primi minuti sono decisivi. Mi accorgo quasi subito se il menù è gradito, se i ragazzi sono interessati, se ho
saputo destare il loro appetito!».
Competenza personale
Ecco alcuni atteggiamenti del catechista che favoriscono la riuscita dell'incontro:
 parlare lentamente e chiaramente favorisce la calma e l'ascolto;
 aspettare che tutti ascoltino per dare una spiegazione o un ordine;
 per farsi capire da tutti, conviene che un ordine sia sentito e visto: «Prendete il canto a pagina 42» e nello stesso
tempo far vedere il libro a quella pagina;
 instaurare un rito di silenzio (alzare la mano per parlare, mettere un dito davanti alla bocca) favorisce la calma e il
rispetto reciproco;
 fare soltanto una domanda alla volta;
 preferire le domande «aperte» a quelle che richiedono soltanto un «sì» o un «no» in risposta.
Atteggiamenti del catechista che non favoriscono la riuscita dell'incontro:
 parlare in fretta e forte provoca eccitazione e rumore;
 minacciare senza mai eseguire compromette l'autorità (ma è meglio non minacciare.
 fare promesse e non mantenerle distrugge la credibilità;
 lasciare tempi morti favorisce il rumore, gli spostamenti, il chiasso.
Il cuore dell'incontro
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Il catechista ha ricevuto i ragazzi; in poche parole ha ricordato quanto si è fatto nell'incontro precedente e annuncia
come si svolgerà quello di oggi. Ora può cominciare. La conoscenza di Gesù è il cuore dell'incontro di catechesi.
Come indica l'etimologia della parola «catechesi», si tratta di «far risuonare», un Lieto Messaggio: Gesù Cristo, il Figlio
di Dio, è venuto ad abitare tra gli uomini, è morto, è risorto, è vivo. La sua vita e la sua parola sono la via alla felicità
promessa da Dio.
Sull'esempio di molti altri credenti, di tutti i tempi e di tutti i luoghi, il catechista è il testimone di questo Lieto
Messaggio. I ragazzi sono invitati a ricevere questa parola, a lasciarla «risuonare» in se stessi, a viverla e a
testimoniarla a loro volta. Questi aspetti della catechesi si esprimono tradizionalmente con tre parole latine: traditio,
receptio, redditio. La fede viene trasmessa (traditio), viene ricevuta (receptio), colui che la riceve può a sua volta
proclamarla e testimoniarla (redditio). Ecco l'oggetto della catechesi.
Una grande varietà di mezzi pedagogici
Gli itinerari di catechesi propongono per ogni incontro uno o più svolgimenti già sperimentati con successo con
gruppi di ragazzi. Essi intrecciano:
 il tempo dell'insegnamento su Gesù, sui racconti evangelici, sulla vita della Chiesa;
 un tempo sulla vita cristiana: come fare per amare secondo il Vangelo, come entrare in un rapporto di fede con Dio,
come fare per perdonare;
 un tempo di iniziazione alla vita spirituale: imparare a pregare, scoprire il significato delle varie celebrazioni liturgiche.
Per ciascuno di questi aspetti vengono proposti mezzi diversi. Tuttavia, un certo numero di essi sono costanti: lettura
e comprensione di un testo, in particolare di un testo biblico, testimonianze del catechista o di una persona invitata,
conoscenza di un testimone, riflessione su avvenimenti ed esperienze della vita quotidiana dei ragazzi. Gli itinerari di
catechesi cercano di equilibrare questi diversi elementi e il catechista, soprattutto se principiante, troverà molto utile
seguire le piste che gli sono indicate.
I diversi momenti di un incontro
L'esperienza ci insegna che vi sono degli accorgimenti e delle avvertenze da tenere presenti per i vari momenti
dell'incontro di catechesi.
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 L'attenzione dei ragazzi è di breve durata. Essi ricordano il 10% di quello che fanno ed esprimono. Si devono dunque
usare con loro mezzi pedagogici vari e dinamici e accettare poi che ciascuno proceda con il proprio ritmo.
 Ogni incontro di catechismo comprenderà alcune sequenze di diversa lunghezza (da cinque a quindici minuti circa).
Potrà esservi:
–
un momento di accoglienza: sistemazione, parola personale a ciascuno, scambio di notizie;
–
un momento di lancio del tema: presentazione del tema del giorno, richiamo delle scoperte fatte l'ultima
volta, messa in comune della ricerca realizzata fra i due incontri (niente paura di far fare qualche ricerca tra i loro
compagni o in famiglia);
–
un momento di ascolto: testo biblico, testimonianze di cristiani, vita di un santo;
–
proiezione di una videocassetta, di un montaggio audiovisivo;
–
il tempo delle domande, nel gruppo si instaura un dialogo;
–
un momento di appropriazione e di ri-espressione di ciò che è stato scoperto, attraverso disegni, gesti,
pannelli... Questo è un tempo di espressione molto utile per i ragazzi;
–
un momento di interiorizzazione: preghiera, canti.
Questi diversi «momenti» non si succedono sempre nello stesso ordine. Non è obbligatorio che ci siano tutti ogni
volta. Devono essere previsti prima dell'incontro catechistico.
Inserire l'incontro nel contesto degli avvenimenti
Quando è possibile, è sempre bene collegarsi con gli avvenimenti o i momenti che colpiscono di più i ragazzi e
inserire l'incontro in quel contesto: una grande festa liturgica (Natale, Pasqua, Pentecoste...), un avvenimento
familiare (battesimo di un fratellino o di un compagno), la preparazione ai sacramenti (Eucaristia, Riconciliazione).
Ma anche un avvenimento di cui tutti parlano, collegarsi a uno spettacolo televisivo, a un personaggio che loro
conoscono bene.
Quando un ragazzo fa una domanda
Nel susseguirsi degli incontri, il catechista e i ragazzi crescono insieme. Il dialogo nel gruppo è indispensabile. Per
instaurarsi, ha bisogno di condizioni favorevoli: tempo, libertà di esprimersi, volontà di ascoltarsi a vicenda.
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I ragazzi fanno domande molto diverse, che non richiedono la stessa considerazione. Per il catechista è abbastanza
facile rispondere a richieste di spiegazione di un testo, se ha preparato l'incontro. Per le domande generali di cultura,
sulla storia della Chiesa, sui dogmi, ecc., il catechista non è tenuto a essere una «enciclopedia ambulante»: può
rispondere subito se è in grado di farlo, e può differire la risposta per pensarci meglio o documentarsi.
Talvolta una domanda ne nasconde altre più intime ed esistenziali che il ragazzo non osa fare apertamente,
l'importante è che il catechista se ne accorga e aiuti il ragazzo a porre la vera domanda. Bisogna ascoltare un ragazzo
che fa la domanda. Guardarlo in volto: i gesti, l'espressione del volto sono talvolta più eloquenti delle parole.
Alcune domande nascono spesso all'improvviso e ci disturbano perché non rientrano nel quadro da noi previsto. Un
ragazzo che ha avuto l'impressione di non essere ascoltato rischia però di ripiegarsi su se stesso e di non fare più
domande. E’ necessario individuare chi pone la domanda e come è interessato ad essa.
Per esempio, quando un ragazzo chiede se si è obbligati a credere in Dio lo fa perché:
–
può sentirsi costretto dai genitori ad aderire a una fede che non condivide;
–
può cercare di verificare ciò che ha sentito dire altrove;
–
può preferire sentirsi rispondere «sì» anziché dover scegliere egli stesso;
–
o può, molto semplicemente, esprimere il suo dubbio e il suo desiderio di libertà.
Quello che viene chiesto rimanda a un desiderio, a una ricerca o a una delusione. È in causa l'affettività del ragazzo
non meno della sua intelligenza. Ascoltare la domanda al livello in cui è posta, suppone la conoscenza di quel ragazzo
e il rispetto di quello che è. Questo si realizza a poco a poco, durante l'anno.
A volte è utile riformulare la domanda: «Se ho capito bene, vuoi dire che...»; oppure possiamo «girarla» al gruppo:
«Tu, Nicola, chiedi perché Gesù, che faceva tanto del bene, è stato condannato a morte; e voi che ne pensate?».
3) I COMPITI DEL CATECHISTA
«Quando si riesce a sorprenderli, a interessarli su quello che si dirà, la partita è quasi vinta – dice Maria Rosa – perciò
un po' di messa in scena non fa male, al contrario!».
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Durante l'incontro, il catechista è a servizio dei ragazzi per aiutarli a scoprire Dio. Ora attivo e ora passivo, presente e
discreto, un buon catechista sorprende i suoi ragazzi per agganciare la loro attenzione, suggerisce, incoraggia; rilancia
senza mai sostituirsi, risponde alle domande senza tuttavia monopolizzare la parola.
«Quando i ragazzi mi ascoltano in silenzio mentre racconto un fatto della Bibbia, so che l'incontro riuscirà bene e che
saranno reattivi – dice Pietro, catechista in una parrocchia di città –. L'essenziale è riuscire a conquistare fin dal
principio la loro attenzione».
A servizio dei ragazzi nel testimoniare
Quali che siano i mezzi usati e la qualità degli itinerari, il catechista è anzitutto un testimone. Se si impegna in prima
persona, con la sua parola, il suo comportamento, il suo rapporto con i ragazzi, la catechesi non resta soltanto un
insegnamento, ma diventa una relazione. Nulla può sostituire la parola viva tra due persone.
Testimoniare non significa voler convincere tutti e sempre, a qualunque costo. È soltanto cercare di dire la verità con
l'aiuto di Dio. La fede non è questione di opinione, è questione di fiducia. Dio chiama tutti i ragazzi. Per dire di sì, essi
devono certamente imparare tante nozioni, ma devono anche aver fiducia in coloro che hanno risposto prima di loro.
Testimoniare è dire «io...», ed è importante dirlo; ma, attenzione, non «Io e basta»! La personalità del catechista, il suo
modo di credere non devono essere invadenti. Egli deve permettere ai ragazzi di dire la loro parola, di scoprire essi
stessi il modo di esprimere la fede. L'«io» del catechista è una parola umile, una parola di servo, servo di una Parola
più grande della sua, e servo dei ragazzi che gli sono stati affidati.
A servizio dei ragazzi nel farli crescere
La cosa più importante è che i ragazzi facciano le loro scoperte ed esprimano quello che scoprono. Il catechista può
spiegare una parola, dare un suggerimento, una testimonianza personale per ravvivare lo scambio, ma evita di
perdersi in spiegazioni superflue. «Io sono a servizio dei ragazzi – dice Anna, 43 anni – e cerco di capire che cosa
vogliono dire, chiedo chiarimenti se non ho capito bene, ma evito di influenzarli».
Si devono accogliere le riflessioni e le testimonianze di fede. Il catechista è anche il testimone dell'assimilazione della
parola di Dio da parte dei ragazzi. Di mano in mano che approfondiscono il testo, si interrogano, fanno osservazioni,
accostamenti e danno testimonianza della loro fede.
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«Quei momenti in cui i ragazzi sono entrati nella parola di Dio, si interrogano e fanno osservazioni personali, sono
molto importanti per me – pensa Andrea –. È come una nascita. Una piccola parola di un ragazzo che sta crescendo:
è fragile, maldestra, ma c'è e ha voglia di crescere. Il mio compito consiste nell'incoraggiarla a crescere, a svilupparsi...
Un po' come il giardiniere che vede spuntare i primi germogli”.
4) COME GESTIRE LE SITUAZIONI DIFFICILI
Ci sono giorni nei quali «Buon giorno, come va?» ottiene una risposta negativa, piena di sofferenza, di ribellione, di
domande.
Accogliere l'imprevisto
«Domenica è morto mio papà!», esclama Pina con le lacrime agli occhi. «Se Dio esiste, perché permette che tanti
bambini muoiano di fame?», protesta Mario, sconvolto da un servizio sulla siccità in Africa.
Altre volte il catechista non ha nemmeno il tempo di salutare che il ragazzo ha già annunciato: «Ho una sorellina! Si
chiama Katia! L'ho vista ieri all'ospedale con papà! È alta così!».
Tristi o lieti che siano gli avvenimenti, non è pensabile che il catechista cominci l'incontro come se nulla fosse
accaduto. Deve consolare quelli che piangono, gioire con quelli che sono nella gioia e unire il gruppo a tali
sentimenti. Le vicende vissute da uno di loro alimentano la riflessione e la preghiera del gruppo.
Lasciar parlare i ragazzi
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L'importante è far parlare i ragazzi di ciò che sta loro a cuore, riflettere con loro e nutrire la loro fede. La digressione
può durare qualche minuto o anche tutto l'incontro, se il catechista ritiene che sia ancora più importante del
programma. «Alcuni mesi fa – racconta Andrea – un tragico incidente di montagna, una valanga, travolse alcuni
ragazzi. Era impensabile non parlarne a catechismo. Era la prima volta che i ragazzi si trovavano davanti alla morte di
loro coetanei e ne erano sconvolti. Abbiamo passato l'incontro a parlare della morte e della speranza cristiana nella
Risurrezione. Una lezione eccellente!”.
Come superare le immancabili difficoltà
Nell'incontro di catechesi possono presentarsi varie difficoltà. Spesso derivano dagli stessi ragazzi.
 Sono numerosi. In questo caso cerchiamo di fare dei sottogruppi. Per esempio, per studiare un testo, per realizzare
un'attività.
 Non sono molto motivati. Affidiamo loro qualche responsabilità: preparare l'angolo della preghiera, tenere il
quaderno del gruppo, riporre il materiale...; prepariamo spesso un elemento di sorpresa; proponiamo svariate attività
espressive.
 Sono chiassosi. Elaboriamo insieme un regolamento del gruppo e consideriamo i ragazzi responsabili della sua
applicazione; proponiamo loro qualche attività in cui possano muoversi: mimi, gestualità.
 Sono timidi. Prevediamo un breve tempo di riflessione personale prima di una discussione di gruppo; proponiamo a
ciascuno di venire a dire la propria risposta all'orecchio del catechista, rispettando così i diversi ritmi dei ragazzi.
 Hanno grossi problemi sociali o psicologici. Sono disabili: è necessaria una pedagogia adatta al loro caso. In ogni
diocesi, presso l'Ufficio catechistico diocesano, si può trovare qualche persona specializzata in pedagogia catechistica
che potrà aiutarvi.
Capita che il catechista si scoraggi
Una volta o l'altra, durante l'anno, il catechista ha l'impressione di non farcela, che i ragazzi non ritengono nulla, che
non cambia niente. La sua buona volontà è messa a dura prova, le motivazioni sfumano e la tentazione di
abbandonare il campo è grande. Tra il 1° febbraio e il 15 marzo è normale! Sono tutti stanchi, l'inverno non finisce
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più, si ha l'impressione che tutto resti fermo. Non bisogna inquietarsi, ma farsi appoggiare, aspettare Pasqua e
pensare che il tempo di Quaresima e il deserto vanno bene insieme.
Sdrammatizzare. Capita spesso ai catechisti di attraversare queste fasi di scoraggiamento. La realtà è diversa
dall'idea che se n'erano fatta. «Non immaginavo che fosse così difficile, non ho più idee, mi sento vuoto», qualcuno si
lamenta. «Ho voglia di piantare tutto!». Per non arrivare a queste conclusioni, appena sente acuto lo scoraggiamento,
il catechista deve avere la franchezza di parlarne nel gruppo dei catechisti alla riunione mensile. Tale riunione è fatta
anche per quello: per rialzare il morale e trovare insieme le soluzioni. Il catechista può parlarne a tu per tu con il
responsabile o con il parroco. Anche lui ha sofferto questo genere di scoraggiamento, è inevitabile, e saprà aiutare a
superarlo. Insieme, è sempre più facile trovare i mezzi per risolverlo.
Non tirare troppo la corda. «I momenti in cui ci si sente più fragili a causa della stanchezza o delle preoccupazioni
sono inevitabili. Allora è meglio dare il cambio con dolcezza anziché tirare troppo la corda a rischio di spezzarla più
tardi».
Saper resistere. «Secondo me, non si dirà mai abbastanza che fare catechesi è tanto un'esperienza personale
quanto un'esperienza con i ragazzi come Chiesa. Essa rimanda alle domande fondamentali, all'intimo della fede. Fare
catechesi sconvolge, disturba ed è normale che il catechista abbia bisogno di imparare a tenere duro durante l'anno,
soprattutto se è principiante. Di qui l'importanza di escogitare rimedi come, per esempio, interventi esterni o riunione
di due gruppi per un incontro».
Preghiera del catechista scoraggiato
(meditazione sul Salmo 33)
«Benedirà il Signore in ogni tempo». Ma oggi non è proprio il tempo di benedirti, Signore. È troppo grigio! Ne ho
abbastanza di questi ragazzi che non ascoltano,
di queste riunioni serali che mi rubano il sonno, di questo tema sul perdono che mi sconvolge.
Come benedirti in ogni tempo, Signore, in questo tempo in cui ho voglia di lasciare la catechesi?
Guarda il mio smarrimento. Guarda la mia impotenza davanti ai ragazzi, guarda la mia stanchezza,
guarda come tu sconvolgi la mia vita. Allora, aiuto, non mi abbandonare! Dammi luce perché possa trovare la
soluzione. Metti sulla mia strada coloro che mi aiuteranno a uscire da questo momento grigio.
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Nel mio intimo io so che tu sei la Luce, e che posso confidare nel tuo aiuto.
Credo di poterti benedire in ogni tempo, anche se è grigio!
“Ruote di scorta”. «Quando comincio a sentirmi stanca perché il trimestre è lungo o perché sono "in panne", invito
una persona esterna. Niente di meglio di un incontro dei ragazzi con un delegato della Caritas diocesana o un
sacerdote che è stato missionario in Africa. I loro orizzonti si aprono, le domande fioccano e chiedono un altro
incontro!».
«Molto spesso, durante l'anno, sostituisco una catechista che ha bisogno di respirare un po'. Sono un poco la "ruota di
scorta" dei catechisti principianti. Il potersi aiutare a vicenda è uno dei vantaggi di lavorare in gruppo. Naturalmente,
non bisogna che tale situazione si prolunghi troppo, ma il catechista ha il diritto di "staccare" una o due volte l'anno!».
Una catechesi diversa. Se il catechista sente la stanchezza, la sentono anche i ragazzi. Perché non uscire dai
«sentieri battuti» e organizzare una visita a una chiesa, andare in pellegrinaggio a un santuarietto vicino o visitare un
museo?
Rendersi graditi ai ragazzi. «Ho cominciato a sentirmi veramente a mio agio nella catechesi quando ho capito che
bisognava rendersi graditi ai ragazzi. Se mi capita di essere già un po' stanca del mio gruppo, invento qualcosa, parlo
di cose che sono sicura che i ragazzi conoscono bene, propongo degli indovinelli, spiego il significato di alcuni loro
nomi, li faccio sorridere, chiedo a qualcuno di raccontare una cosa simpatica o buffa. Bisogna farlo in modo
spontaneo, non forzato, altrimenti i ragazzi se ne accorgono. Ma io devo vederli con più simpatia e loro devono
essere più orgogliosi di me. Bisogna riuscirci, perché non si può reggere a lungo un gruppo che non ti accetta».
Come superare le situazioni critiche
Avete preparato tutto bene, siete pronti a fare un bell'incontro sulla parabola del «figlio prodigo», avete chiaro il
messaggio che intendete trasmettere. Ma fin dall'inizio vi accorgete che la seduta non andrà come pensavate.
Oggi i ragazzi sono irrequieti, ridono per niente, bisticciano, fanno sciocchezze. La loro giornata è stata lunga, hanno
fatto una partita al pallone, sono eccitati dalla prospettiva di una festa scolastica. Le ragazze chiacchierano, ridono e
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parlano forte. I ragazzi si muovono, si danno calci sotto il tavolo e gomitate ai fianchi. L'importante è cominciare a
calmarli.
 Un canto per distenderli. Farli cantare è uno dei mezzi migliori per calmarli: un canto allegro e stimolante all'inizio, poi
un canto più tranquillo, più grave. Talvolta basta un ritornello. Cantare distende, rilassa, ed è possibile che dopo aver
cantato cinque buoni minuti i ragazzi si siano calmati e possano seguire con interesse la storia del «figlio prodigo».
 Raccontare una storia. Se il catechista ha doti di narratore, può conquistare la loro attenzione: «Mentre venivo qui, ho
visto qualcosa di straordinario...». I ragazzi dimenticano il loro nervosismo e si distendono.
 Rilassarsi. Se gli adulti hanno bisogno di rilassarsi per passare da un'attività all'altra, quanto più i ragazzi! Come
pensare che possano passare senza intervallo da un pomeriggio a scuola a un incontro di catechesi?
Giorni «con» e giorni «senza». Può darsi che, anche dopo il gioco, la merenda, i canti e le storie, non sia il caso di
impegnare i ragazzi nel commento di un testo o in un tema impegnativo, perché non sono capaci di grande
concentrazione. È meglio allora che il catechista resti attivo, racconti una storia, un avvenimento della Chiesa... Il
«figlio prodigo» sarà per un'altra volta, quando saranno capaci di seguire con attenzione.
«Alzino la mano!». Quando i ragazzi sono irrequieti, come fare per ottenere un minimo di silenzio per cominciare
l'incontro? Un modo abbastanza efficace è quello democratico: invitarli ad alzare la mano quando sono disposti. Una
dopo l'altra, le mani si alzano e si stabilisce un certo silenzio. Anche i più irrequieti, i più restii, finiscono per cedere
davanti alla volontà generale. Spetta al catechista valutare se i ragazzi sono capaci di dominarsi e di votare in qualche
modo la «ripresa del lavoro»!
Separare i chiacchieroni. «Purché Giulia non venga, mi disturba tutto l'incontro con le sue chiacchiere!». A tutti i
catechisti capita di fare un giorno questo tipo di preghiera, perché i ragazzi chiacchieroni costituiscono un grosso
problema. Quando parlano con il vicino, impediscono agli altri di ascoltare e disturbano il gruppo; quando prendono
la parola, non la smettono più!
«Non soltanto le ragazzine sono chiacchierone – protesta Maria –. Posso assicurarvi che certi ragazzi, quando si
mettono a chiacchierare... Ricordo il piccolo Luciano, 8 anni, che non la smetteva di parlare al vicino, facendogli
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domande e commenti su tutto, cercando di far ridere gli altri e dicendo stupidaggini... L'ho subito messo accanto a
una ragazzina molto calma, alla quale non osava parlare».
Affidare una responsabilità. Una soluzione consiste nell'affidare una responsabilità al chiacchierone: avviare o
fermare il registratore, scrivere sulla lavagna, o anche dare la parola: «Arturo darà la parola agli uni e agli altri. Voi
alzate la mano». Il chiacchierone resta occupato e l'incontro può continuare.
Parlare sottovoce. Un'altra possibilità è quella di parlare sottovoce con l'indice sulla bocca. Nel giro di due minuti, il
chiacchierone si accorge che il volume sonoro del catechista è diminuito, e resta imbarazzato. Smette di parlare e
capisce il messaggio. Se dopo un paio di minuti non ha capito nulla, cambiare procedimento!
Manifestare una «santa collera». Fingere collera e dire con voce ferma: «Ora basta, non ne posso più! Smettetela
immediatamente di parlare!» sorprende i ragazzi chiacchieroni, li intimidisce e il resto dell'incontro può probabilmente
continuare tranquillo. Ma è un mezzo da usare con moderazione se non si vuole che perda di efficacia o di essere
definita «la signora che grida»!
Scrivere anziché parlare. Un'altra astuzia consiste nel far scrivere ai ragazzi quello che hanno da dire. “Quando i
ragazzi sono chiacchieroni e non riescono a concentrarsi, preferisco farli scrivere anziché parlare, col rischio che
qualcuno monopolizzi la parola. Poi do la parola a ciascuno, a turno. Così sono sicura che tutti hanno parlato
durante l'incontro”.
Il signore o la signora «Io-so-tutto». Capita che ci sia chi possiede una grande erudizione e può rispondere alla
maggior parte delle domande del catechista. Primo ad alzare la mano e a rispondere immediatamente, non lascia agli
altri il tempo di esprimersi. A forza di monopolizzare la parola e l'attenzione con la sua erudizione, finisce per stancare
tutti, compreso il catechista. Il signore o la signora «Io-so-tutto» hanno sul gruppo lo stesso effetto dei chiacchieroni.
Come farlo tacere?
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Parola a gettoni. Anche se i loro interventi sono pertinenti, parlando troppo impediscono agli altri di esprimersi. Un
rimedio può essere quello di stabilire una specie di contratto con loro: hanno diritto a un numero limitato di
interventi. Quando il numero è esaurito, devono tacere.
La clessidra. Per gli «Io-so-tutto» il catechista può anche ricorrere a una piccola clessidra per limitare il loro tempo di
parlare. Il ragazzo parla finché la clessidra non si svuota, poi passa il turno. Mentre parla, non deve essere interrotto
da nessuno.
I «superdotati». Ci sono anche dei ragazzi molto intelligenti, sensibili, preparati, capaci di prendere spesso la parola
per rispondere a una domanda, esprimere un parere pertinente, fare un'osservazione molto fine... Insomma, un
ragazzo «completo», «superdotato in catechismo», diranno i compagni. Che cosa fare con un ragazzo così? Non si può
certo fargli saltare una classe, perché il programma va svolto e comunque il problema ritornerebbe identico anche in
un altro gruppo. Il catechista può invitare questo ragazzo a mettere le sue doti a servizio degli altri. Nel gruppo di
catechismo il primo valore non sono l'intelligenza e il rendimento, ma la capacità di ascolto, di servizio, di bontà, e
ognuno è chiamato a fare la sua parte. Il catechista può coinvolgerlo, affidandogli l'incarico di dare la parola, per
esempio. Il ragazzo sarà attivo in un altro modo, non più rispondendo, ma permettendo agli altri di esprimersi.
II ragazzo che non parla. Se è un problema un ragazzo chiacchierone, altrettanto lo è un ragazzo troppo timido. Il
primo parla troppo, l'altro non parla mai. Ci sono ragazzi dei quali il catechista conosce appena il suono della voce,
che sembrano smarriti quando il catechista li guarda. Che fare con ragazzi simili? Incoraggiarli a parlare o lasciarli
tranquilli? Come fare perché un ragazzo timido prenda la parola?
•
Metterlo a suo agio. Il catechista deve usare tutti i mezzi per mettere il timido a suo agio. Quando arriva, lo
saluta calorosamente, gli fa i complimenti per il suo vestito, il suo quaderno, si interessa dei suoi giochi, della sua
famiglia. Durante l'incontro gli propone di leggere un passo del Vangelo o la preghiera che ha preparato durante la
settimana. Dopo la lettura lo elogia, lo rassicura, lo incoraggia.
•
Altri modi di esprimersi. Difficilmente il timido prende la parola davanti agli altri, ma si esprime, per esempio,
con il disegno. Gli è più facile commentare ciò che ha fatto che rispondere a una domanda nel gruppo. Spetta al
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catechista scoprire i mezzi espressivi del ragazzo, senza forzarlo a prendere la parola. Il timido può essere molto
raccolto nel momento della preghiera, fare un'osservazione piena di sensibilità, anche se prima non ha aperto bocca.
Attenzione: talvolta la timidezza nasconde un malessere, difficoltà familiari o relazionali, e il catechista dev’essere
discreto e prudente.
Livelli diversi. Spesso nel primo anno di catechismo i ragazzi sono a livelli molto diversi di cultura cristiana. Alcuni
vengono da famiglie praticanti, e conoscono già bene il significato delle varie feste cristiane, conoscono i racconti
dall'Antico e del Nuovo Testamento, mentre altri non hanno mai sentito parlare né di Dio, né di Gesù Cristo. Con
una simile diversità di livello, il compito del catechista non è facile.
I ragazzi già iniziati alla fede rischiano di annoiarsi se il catechista ricomincia da capo a parlarne; se invece la
suppone, quelli che ne sono totalmente digiuni si sentono superati e non osano fare domande. In generale, nel giro di
qualche mese queste differenze si attenuano e coloro che non avevano alcuna conoscenza cristiana agli inizi, ora si
trovano un po' più a loro agio.
Un'astuzia può essere questa: nei primi incontri si invitano i più informati a parlare agli altri di Dio o di Gesù. È la
prima volta che sono chiamati a rispondere della loro fede, e si accorgono che la fede non è una cosa ovvia, perché
alcuni loro compagni la ignorano. Si sentono valorizzati da questa prima testimonianza e non hanno la sensazione di
perdere tempo. Quanto agli altri, è importante che imparino dai loro compagni, e non solo dal catechista.
Tuttavia, se dopo qualche mese sussistono ancora differenze rilevanti, sarà bene parlarne con il responsabile
dell'anno e si potrà pensare a un cambio di gruppo.
Ristabilire l'ordine. I ragazzi fanno chiasso, il catechista non riesce a ristabilire un minimo di ordine. La catechesi
diventa un incubo.
Tutti i catechisti hanno provato almeno una volta questo senso di panico, per non riuscire a dominare il chiasso che
aumenta, l'indisciplina che cresce e si allarga. Se il catechista si trova in questa situazione, si tranquillizzi: non è il
primo a soffrirne, e ci sono dei mezzi per superarla!
•
La regola d'oro. È importante non trascurare il problema, dicendosi che passerà. Ma non passa affatto e a un
certo punto è il catechista che «passa» e si scoraggia. Il catechista che si sente soverchiato dai ragazzi e non riesce più
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a mantenere l'ordine, deve parlarne subito al responsabile per esaminare insieme ciò che non va e affrettarsi a
rimediarvi. È un problema vitale per lui e per i ragazzi.
Forse è dovuto a un momento di stanchezza passeggera, per cui si perde autorità sui ragazzi e si lascia correre.
•
L'unione fa la forza. Talvolta il catechista non ha l'autorità naturale sufficiente per dominare il gruppo ed
evitare sbandamenti. Spesso è sufficiente chiedere a un altro catechista che abbia una buona esperienza di
partecipare a qualche incontro per riprendere fiducia e ripartire col piede giusto.
•
«Calmati e poi ritorna!». Se la situazione è resa troppo difficile da un ragazzo molto irrequieto, il catechista
non è obbligato a tenerlo durante la seduta. “L'anno scorso Mauro era quanto mai indisciplinato. Non la smetteva di
provocare gli altri per fare chiasso. L'ho escluso un paio di volte dicendogli con calma: "Ascolta, Mauro, io penso che
tu abbia bisogno di uscire e di fare un giro in cortile per calmarti. Quando ti sentirai meglio tornerai per riflettere con
noi". Si è molto calmato quando ha capito che sarebbe rimasto fuori se non adottava un comportamento
accettabile”. In questi casi, però, accertarsi che il ragazzo non rimanga senza il controllo di un adulto.
Genitori o ragazzi ostili alla catechesi. Genitori ostili. Ci sono ragazzi che desiderano andare a catechismo, ma i
loro genitori sono contrari. Queste situazioni sono delicate e richiedono tatto. La cosa migliore è senza dubbio
incontrare quei genitori e, senza giudicare le loro opinioni, cercare con loro la soluzione migliore perché il ragazzo
possa frequentare serenamente l'anno di catechesi.
Normalmente occorre il consenso dei genitori o del responsabile legale per iscrivere un ragazzo: lui da solo non
potrebbe farlo. «Il mio compagno può venire anche lui oggi, solo una volta per vedere?». Certo, può venire. Anzi, è
già seduto in mezzo agli altri. Va bene per una volta, ma non per due. Se vuole ritornare, i suoi genitori devono
essere d'accordo e venirlo a iscrivere.
fr Ragazzi ostili. Può accadere che un ragazzo venga perché costretto e che il suo atteggiamento negativo influisca
sugli altri. Bisogna cercare di capire da dove deriva tale ostilità, se dai genitori o dal ragazzo stesso. Anche allora, è
necessario parlare. Senza giudicare il ragazzo, bisogna lasciargli esprimere le sue reazioni di ribellione o di disaccordo,
altrimenti esse verranno fuori un momento o l'altro.
Ragazzi troppo spesso assenti. Assenze giustificate e no. Normalmente, il catechista dev'essere avvertito in
precedenza dell'assenza di un ragazzo: nel momento dell'iscrizione è stato detto chiaro ai genitori che le assenze
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dovevano essere segnalate, sia per rispetto al catechista, sia per ragioni di sicurezza e di assicurazione. Tuttavia ci
sono genitori che dimenticano questa norma e non avvertono il catechista dell'assenza del loro figlio. Dopo l'incontro,
se un ragazzo è stato assente senza giustificazione, il catechista telefona ai genitori e fa loro capire la necessità di
avvertire.
Le parrocchie sono normalmente assicurate per i ragazzi che accolgono al catechismo e sono giuridicamente
responsabili di loro durante le ore in cui sono supposti presenti. Il principio di responsabilità della scuola si applica
alla catechesi. Come un insegnante, anche il catechista segna i ragazzi assenti, giustificati o no, e telefona ai genitori
dei non giustificati, dopo l'incontro, per essere sicuro che il ragazzo non abbia «marinato» la scuola!
5) IL CONGEDO
La fine dell'incontro va curata come l'accoglienza all'inizio.
Normalmente, il catechista non assegna un «compito» per la volta dopo, ma può proporre ai ragazzi di farsi
raccontare dai genitori del loro battesimo, chiedere loro perché hanno scelto quel nome al loro ragazzo. Possono
anche finire a casa il disegno o la decorazione del loro quaderno.
Il catechista assegna piccole responsabilità: chi porterà un dolce, le candele, i fiori per la prossima volta? Può dare
qualche indicazione, un invito per i genitori, ricorda un appuntamento e «libera» i ragazzi con una parola affettuosa
per ognuno: «Coraggio, Ludovico, impara bene la tua parte»; «Auguri, Remo, per la tua partita...»; «Grazie, Luisa, per
il tuo ottimo dolce»...
Con l'aiuto di qualche ragazzo, rimette la sala in ordine. Magari c'è qualcuno che indugia: forse cerca un orecchio
attento per parlare di qualcosa che lo preoccupa.
... e dopo l'incontro? la verifica!
È bene «fare il punto» per migliorare il proprio servizio catechistico. Annotiamo sul nostro «diario» le reazioni dei
ragazzi (convinzioni, domande, gesti, preghiera...) e il modo in cui noi abbiamo vissuto quell'incontro.
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6) LA VALUTAZIONE
A un certo punto dell'anno, o ad anno terminato, è utilissimo, per non dire indispensabile, verificare l'andamento
degli incontri. Questo non vuol dire che il catechista debba giudicare se stesso o i ragazzi per misurarne così la
«riuscita». La valutazione consiste piuttosto nel rivedere l'andamento nel suo insieme ed esaminare ogni cosa a testa
riposata e con un po' più di distacco. «Rileggere quanto si vive in un gruppo di catechismo è scoprire l'azione dello
Spirito e la fedeltà di Dio per ciascuno» (A.M. Aitken)
Come rileggere gli incontri di catechismo?
Per agganciare veramente i ragazzi, i catechisti devono conoscerli, seguire i loro progressi e riflettere sulla pedagogia
seguita. Per cui dedicare un po' di tempo a rivedere gli incontri di catechismo è essenziale.
Valutazione delle diverse tappe del catechismo
Il catechista ripassa il «film» degli incontri e si interroga sullo svolgimento delle diverse tappe: l'accoglienza, il
contenuto dell'incontro, l'attività pedagogica, la preghiera, la conclusione, ed eventualmente la preparazione ai
sacramenti.
Quali difficoltà si sono incontrate? I ragazzi hanno interiorizzato il messaggio, la Buona Notizia di ogni incontro? Il
passaggio da una tappa all'altra è stato chiaramente annunciato? Il collegamento delle varie tappe è riuscito? Non si
poteva fare diversamente?
Valutare il progresso dei ragazzi. Prima di ogni valutazione, il catechista verifica gli assenti giustificati e quelli non
giustificati, si chiede se ha sempre telefonato o contattato i genitori per avere notizie.
Valutare il gruppo. Il catechista si pone alcune domande di ordine generale: i ragazzi sono stati attenti? Hanno preso
la parola tutti, almeno una volta? C'è stata una disciplina sufficiente? La parola ha circolato bene? Si sono ascoltati?
Rispettati? Capiti? C'è stato qualche minuto di scambio riuscito?
Si può valutare la fede dei ragazzi?
Alla domanda: chi è vicino e chi è lontano da Dio, non c'è risposta. I Vangeli ci avvertono a sufficienza su questo
punto: la fede non è riducibile alla forma, e i veri peccatori non sono sempre quelli che lo sembrano! Voler valutare la
fede degli altri è un atteggiamento da fariseo, cioè da non credente! Al massimo, si possono distinguere in qualcuno i
frutti di una vita cristiana condotta nello Spirito.
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Conclusione: non si può valutare la fede dei ragazzi. Ma la catechesi deve insegnare a ciascuno a esaminare se stesso
ascoltando la Buona Novella. In questo tirocinio, essa può fissarsi degli obiettivi precisi che sono valutabili .
I singoli ragazzi. Se il catechista non può valutare la fede di un ragazzo, può tuttavia valutare le sue conoscenze:
conosce il nome degli evangelisti? I grandi momenti dell'anno liturgico? Può anche valutare ciò che il ragazzo è
capace di fare: ascoltare un racconto e ripeterlo, dire che cosa lo ha colpito della Parola di Dio, se partecipa ai canti e
ai gesti delle celebrazioni, ecc. Può valutare ciò che ogni ragazzo ha vissuto, e chiedersi se si accorge che si trova a
disagio nel gruppo: capisce ciò di cui si parla? Gli sono stati proposti mezzi espressivi più adatti a lui (disegno, ritaglio,
mimo...)? Viene di malavoglia? Ha difficoltà in famiglia? Spesso è bene che il catechista parli con i genitori.
Valutazione personale del catechista
Il catechista deve anche valutare se stesso come educatore nel corso dei diversi tempi dell'incontro.
•
Ho accolto bene i ragazzi?
I ragazzi hanno dimostrato di accettarmi volentieri?
•
Ho preparato a sufficienza gli incontri?
•
Ho spiegato in modo chiaro, semplice, simpatico le cose più difficili?
•
Ho risposto alle domande che mi hanno fatto?
•
Ci sono stati dei tempi morti? Perché?
•
Mi è stato possibile usare alcune tecniche gradite ai ragazzi?
•
Ho fatto qualcosa di originale?
•
Ho favorito l'appartenenza alle altre realtà parrocchiali?
Come è stato l'aggancio e il coinvolgimento dei genitori?
•
Che cosa avrei potuto fare per migliorare il dialogo e l'amicizia nel mio gruppo?
•
Come sono riusciti i momenti della preghiera?
•
Ho pregato per il mio gruppo?
•
Mi è stato possibile incontrare i ragazzi al di fuori del momento della riunione?
Questa valutazione può sembrare piuttosto fastidiosa al catechista principiante. Ma è un buon allenamento che
permette di migliorare la propria pedagogia e la qualità dei futuri incontri.
Una valutazione da parte dei ragazzi
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Alla fine dell'anno si possono anche distribuire ai ragazzi dei questionari per conoscere le loro opinioni e le loro
attese, per sapere che cosa hanno preferito, che cosa è stato più significativo per loro.
La valutazione nel gruppo dei catechisti
Nelle riunioni dei catechisti, queste valutazioni sono preziosissime: se vengono messe in comune, permettono uno
scambio fruttuoso. Riflessioni, domande, difficoltà, esperienze riuscite vengono allora condivise.
Per un bilancio si possono usare dei questionari di valutazione. Costruiteli insieme soprattutto per misurare le
necessità e le attese dei catechisti.
Chiedetevi in particolare:
Il libro, le guide, i sussidi che abbiamo adottato sono stati utili? Sufficientemente completi? Facili da usare?
Le nostre riunioni di preparazione hanno dato elementi sufficienti per animare l'incontro con i ragazzi?
Analizziamo se gli obiettivi di fondo sono stati raggiunti: la crescita nella fede dei ragazzi, la loro lenta iniziazione
cristiana, la preparazione immediata o remota ai sacramenti, Gesù Cristo al centro di ogni incontro, l'uso della Parola
di Dio regolare, costante...
Quali sono state le vostre soddisfazioni e le vostre difficoltà quest'anno? Quali sono le nostre attese per l'anno
prossimo?
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1 prepariamo l`incontro di catechesi