i n P R O S P E T T I VA P E R S O N A M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E E C U LT U R A Anno XLI - n.8 novembre-dicembre 2014 Reg. n. 119 del 17-10-1974 - Tribunale di Teramo - R.O.C. n. 5615 “Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1/ TE” Cincinnato, chi era costui? Nostalgia di onestà Chiunque abbia studiato un po’ di storia romana, ricorderà Lucio Quinzio Cincinnato (V sec. a.C) che, dopo aver ricoperto le cariche di Console e di Dittatore, si ritirò in campagna vivendo dei prodotti della terra.Quando gli domandarono perché avesse lasciato la città e gli onori che legittimamente gli spettavano, rispose semplicemente che la Patria non aveva più bisogno di lui. La storia lo ha tramandato come esempio di virtù, rettitudine e semplicità di costumi. Dal suo esempio è nato anche un modo di dire: “essere un Cincinnato” ossia essere una persona semplice, onesta e disinteressata, che nonostante i meriti acquisiti, si ritira a una modesta vita privata. Nel nostro Paese, però, nessuno lo ricorda più. Infatti nella vita politica degli ultimi 50 anni pochi sono stati coloro che, dopo aver servito il Paese si sono ritirati a vita privata o in ruoli di secondo piano. I più non mollano la poltrona e la democrazia rischia grosso. Che le decisioni fossero prese ‘in alta sede’, in barba alle regole di un normale paese “democratico”, era già noto da tempo. Poi sono cominciati i discorsi (spesso veritieri) sul complottismo, citando le strane riunioni internazionali del gruppo Bilderberg ( al vertice del gruppo si sono succeduti 12 italiani tra cui Monti, Letta, Prodi, Scaroni, Draghi, Tremonti, Ambrosetti, Siniscalco, Rodolfo De Benedetti , Passera), con la connessa idea che in Europa e, su più ampia scala, si sia instaurata una “dittatura finanziaria” con a capo la Goldman Sachs ( Draghi, Prodi, Tononi, Gianni Letta e Monti) e la Deutsche Bank (Amato ne è stato advisor), nonché il FMI che interviene pesantemente sulle scelte economiche anche del governo Renzi, invitandolo a drastici tagli sulle pensioni. I segnali che arrivano da più direzioni sembrano dimostrarci che le decisioni importanti, come i cambi di vertici politici e le politiche monetarie vengono prese da un numero sempre più ristretto di persone che, di pari passo, restringono anche l’accesso alla ricchezza da parte dei “comuni mortali” (pensate al vertiginoso aumento delle tasse). L’idea democratica che chiunque possa mettersi in gioco, in un libero mercato, è illusoria, fasulla e persino ridicola. La competenza oggi, nonostante i proclami, non paga ma va di moda invece, e paga moltissimo, il servilismo. Se si vuole arrivare, si deve rinunciare alla propria libertà e creatività e concedersi anima e corpo ad uno dei gaglioffi di turno, che dimora in eleganti palazzi di vetro. Chi poi abbia conquistato un posto nell’Empireo da nessuno sarà convinto a tornare a coltivare il “campicello” di Cincinnato, tutt’al più andrà al Parlamento Europeo, alla Corte Costituzionale, alla Corte di Cassazione, al CSM.... Cincinnato oltre che dimenticato come personaggio lo è anche come comportamento politico: i D’Alema, i Casini, le Bindi, i Letta, i Vendola, i Bossi, i Calderoli, i Berlusconi, i Buttiglione, i Cesa, i Prodi, i De Mita, i Monti, i Giuliano Amato, i Mastella, i senatori a vita, fanno finta di non aver capito la lezione. D’altra parte quando uno ha assaporato il potere politico, non riesce più a farne a meno. Ha scritto circa 15 anni fa Alberoni a tal proposito: “È come una droga o una passione amorosa. Perché la tua vita cambia, sale di grado..”.e non puoi tornare indietro!Intanto nella nostra Italia la democrazia boccheggia, soffre di asfissia e di linfa vitale. Manca il ricambio e la sovranità popolare viene evitata: ( penso alla riforma delle Province e del Senato, alla discussa legge elettorale). Manca il confronto sociale e all’interno dei partiti si vogliono eliminare tutti quelli che non aderiscono al pensiero del capo. In pratica le riforme sono trasformazioni attuate per eliminare il voto, le scelte, le preferenze popolari, incoraggiando astensione massiccia e disaffezione. Nell’Empireo politico i segnali di malessere provenienti dal basso non pervengono e la corruzione non è mai vista fino a che non tintinnano le manette. Cosa possiamo chiedere al Bambinello? Illuminare i politici affinchè facciano un passo indietro per favorire il ricambio e assumere onestamente lo stile di Cincinnato. Se sapessero servire il Paese alla bisogna, avremmo una speranza di rinnovamento della democrazia e anche di ripresa economica per la nostra Italia. Politikon Un tipo alternativo: Charles Péguy Proprio un bel tipo questo Pèguy, illustre francese celebrato a Teramo per il centenario della morte, sempre in lotta contro le ingiustizie del mondo, schierato con i deboli e gli oppressi, ma non schierato mai abbastanza con le correnti culturali e politiche del suo tempo, anzi, spesso in contrasto con tutte, indomito ed idealista, come la figura eroica che ammirava fra tutte, cioè Giovanna d’Arco. Ma un uomo di cultura, che cerca la verità e che non è disposto a patteggiare su niente, né tantomeno ad accodarsi ad un partito o una bandiera, non può avere vita facile, e perciò dovrebbe scegliere la solitudine, o comunque starsene lontano dalla vita sociale. Invece lui no, fonda riviste (Les cahiers de la Quinzaine) , difende Dreyfus nel famoso ‘affaire’, critica i socialisti per aver perso per strada le loro idee originarie, e infine rimprovera la chiesa, lui che non è religioso, di essersi trincerata dietro una liturgia, un catechismo, cerimoniali e procedure, invece di uscire all’aperto a lottare e ad annunciare il cristianesimo a tutti. E addirittura finirà per dissociarsi anche dalla famiglia per abbracciare la fede, illuminato dalla Madonna di Chartres, a cui dedica versi estenuanti ed appassionati, pochi anni prima di morire in battaglia, proprio allo scoppio della Grande Guerra. Ha scritto molto, sia in prosa sia in versi e la cosa più stupefacente è che le sue analisi politiche e sociali sono di una modernità estrema, sembrano scritte oggi per questo nostro mondo così corrotto ed ingiusto. Qualche flash qua e là: - liberale è il contrario di modernista (cioè di chi non pensa liberamente ma solo politically-correct) - la povertà è dignitosa, e non è una vergogna, la miseria invece è la mancanza di rispetto per sé e per gli altri - ma quella che preferisco e che sembra fatta apposta per i super impegnati frettolosi è ‘le cose fatte male sono reazionarie’, cioè, oltre al danno effettivo, riportano lentamente la società allo stato autoritario, al potere dell’arroganza di pochi su molti. Consiglio della sera: non è facile procurarsi i testi di Pèguy, molti sono solo in francese, ma, se vi capita, leggetene qualche pagina, sono corroboranti, come gli integratori alimentari! Lucia Pompei, alternativa a tutti i lettori e alle loro famiglie Buon Natale e Buon Anno Fiocco rosa È nata Beatrice Danese, figlia di Giacomo e Silvia Spinoso. Auguri ai genitori ma soprattutto ai nonni: Attilio Danese, direttore del nostro giornale, e Giulia Paola Di Nicola Appunti e spunti 2 Charles Péguy. Un’anima carnale La commemorazione di Charles Péguy, a cento anni dalla morte, si è concretizzata, a Teramo, in una serie di iniziative: la mostra, allestita nella Sala espositiva del Comune, la proiezione del film “Giovanna d’Arco”, basato su una pièce dell’autore, a cura del Salotto Culturale “Prospettiva Persona”; l’incontro sui temi dell’economia, alla luce del volume “Il Denaro”; la rappresentazione teatrale costruita sui testi dello scrittore “Péguy e la speranza”, un tema molto caro all’autore dopo la conversione. L’evento più rilevante è stato il convegno “Non si era mai parlato così cristiano”, una giornata di studio che ha avuto come relatori scrittori, giornalisti e docenti universitari venuti da diverse città italiane. Moderatori dei lavori Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese (Università di Chieti), coordinatori dell’intero ciclo di eventi. I relatori hanno illustrato i vari aspetti della vita e della personalità di Péguy, rendendo l’immagine di un uomo che costruisce il proprio pensiero con un intenso e assiduo travaglio interiore, proteso verso la ricerca della verità nella realtà concreta in cui vive. Il ragazzo e poi il giovane di modeste origini rimane sempre legato ai problemi e alle sofferenze della gente umile, sia quando da non credente aderisce al partito socialista, sia dopo la conversione al cristianesimo: è una strana figura di socialista cristiano, in un’epoca in cui il mondo socialista e quello cattolico sono radicalmente opposti. Péguy ha un atteggiamento fortemente critico nei confronti del socialismo e della rivoluzione, i cui principi, peraltro, non sconfesserà mai; egli mantiene fino in fondo la fedeltà alla gente umile, costituita da persone “vere”, carnali, con i loro bisogni e le loro speranze, e rivendica la dignità e la bellezza del lavoro “ben fatto”, e la dignità di lavoratori che trovano nel lavoro la loro gioia e la radice del loro essere. Péguy non si può definire personalista, in quanto non ci dà una sua concezione della persona, ma è personalista perché vede e rispetta ogni altro individuo come persona. Egli considera la rivoluzione un elemento essenziale nello sviluppo della società, ma per lui la rivoluzione non si identifica con la lotta di classe, bensì con la costruzione di una “città armoniosa”, nata dal rigore e dall’impegno dei cittadini responsabili. Sul piano religioso Péguy dopo un’infanzia in cui ha ricevuto un’educazione cristiana, diventa ateo, ma a 34 anni si converte; vive una esperienza di confine, la condizione lacerante di chi si trova sulla soglia e non sa rinunciare né alla sicurezza dell’interno, di una chiesa che protegge ma impone riti e dogmi, né all’aperture dell’esterno, della libertà di pensiero e di giudizio. Per questa condizione “bivalente” è considerato una sorta di traditore dai compagni socialisti ed è soggetto alla riprovazione dei cattolici perché non accetta gli aspetti della religione ufficiale (matrimonio religioso, battesimo dei figli), in nome di un profondo rispetto per le convinzioni della moglie. Inoltre rivendica con forza la propria libertà di pensiero e di scelta di fronte a una struttura ecclesiastica chiusa a ogni novità, mentre rifiuta il formalismo, l’autoritarismo, la devozione esteriore e il cieco bigottismo di molta parte dei cattolici del tempo (il “Partito dei devoti”). Tuttavia Péguy è un devoto, devoto alla Madonna di Chartres, dove si reca in pellegrinaggio, ma la sua religiosità è interiore, è slancio mistico verso il mistero divino. Per lui il cristianesimo non è una struttura, ma una esperienza viva, un messaggio di speranza basato sulla concreta “verità” di un Dio che si è fatto uomo ed è vissuto come uomo per salvare il mondo. Emilia Perri KO Game. Un bel giochetto dei nostri giorni “Correva l’anno 1971 quando quel geniaccio di Stanley Kubrick tirò fuori dalla scatola magica del suo subcosciente precognitivo quell’indimenticabile film che è “Arancia Meccanica”. Ambientato in un’epoca indefinibile posta in un futuro immaginario e chiaroveggente il film ha per protagonista il degrado di una società spietata, corrotta e paranoide. La stessa che guida, monta, smonta e rimonta, lasciandola alla fine asservita al potere, la violenza del personaggio principale: uno stralunato, surreale, perfetto Malcom Mc Dowell (tanto per fare un po’ di storia del cinema), chiamato ad interpretare la vita di un giovane “capobranco” e dei suoi accoliti, campioni della più gratuita, velleitaria e scellerata crudeltà, nello sballo generale e nella ricerca quindi di sole emozioni super estreme. Triste paragone con tutto quello cui assistiamo oggi, incluso “il KO Game” consistente nell’aggredire a sorpresa una qualsiasi persona (preferiti, logicamente, anziani e donne ) prendendola alle spalle e picchiandola fino a farla andare in terra, per poi scappare. Ai malcapitati, qualche volta pestati in modo irreparabile, non resta che sperare ed attendere che dall’indiffe- renza generale nasca un soccorritore. Anche questo ci è stato mostrato dalla grande madre TV: bello spettacolo e, soprattutto, bell’esempio! I “media” indugiano troppo su tale genere di cose come l’efferata valanga di femminicidi con tutti i dettagli quotidiani, senza il minimo scrupolo che questa reiterazione possa destabilizzare psicologicamente gli spettatori, specie i più giovani e, qualche volta, anche ispirarli. Ma in che mondo viviamo? Siamo minacciati da tutte le parti eppure restiamo ben saldi sulle nostre posizioni. C’è chi veglia e chi dorme, chi mangia e chi digiuna, chi vive da nababbo in eterna vacanza e chi ha fame e freddo nelle residenze di cartone sotto i ponti. C’è chi si rimpinza di soldi per lavori immaginari e chi il lavoro lo sogna solo di notte. C’è chi dice di pensare agli altri ma in realtà se ne infischia altamente. E poi, per fortuna, ci sono ancora, qua e là, Madri Terese, Raul Follerau vari, che, perseverando nella loro follia, continuano, come Atlante, a sorreggere in equilibrio il nostro tormentato e minuscolo pianeta. abc Un magico Natale con Woody Allen Molto ‘parlato’ l’ultimo film di Woody Allen, Magic in the Moonlight, del genere che ormai non si fa più, ed in linea con le vecchie, memorabili pellicole, parlate anch’esse, come ‘A piedi nudi nel parco’ (Jane FondaRedford) o ‘Insieme a Parigi’ (Holden-Hepburn); ma regge bene perché la sceneggiatura è assai raffinata ed elegante, e la cornice scenografica è un’incantata Costa Azzurra degli anni ’20. In ville immerse in un verde profondo, tra mare e sentieri rigogliosi di fiori, si muovono illusionisti, sensitive, temporali minacciosi ed ectoplasmi ‘allo yogurth’, in un delizioso intreccio di sentimenti e ripicche, incredulità e passione. L’ormai quasi ottantenne Woody continua ad inventare sullo schermo un magico mondo fatto di ingenuità e sogni, un mondo dove la ragione non basta a spiegare tutto, dove si può anche, per amore, rinunciare a ricchezze, viaggi, gioielli e bei vestiti per vivere una vita più modesta, ma più gioiosa e divertente. Ma questo non capita quasi mai nel mondo reale, direte voi, e purtroppo è vero: ragione di più per godersi due ore di nostalgico romanticismo, accompagnato dall’irresistibile melodia di Cole Porter (You do something to me….riesci ad ipnotizzarmi…) capace, da sola, di farti sentire di trent’anni più giovane. La protagonista è Emma Stone, nuova musa del regista , giovane e già 2 la tenda n. 8 novembre-dicembre 2014 così brava, il cui unico limite è forse quello di ricordare un po’ la Mia Farrow degli anni migliori…, non parliamo poi di Colin Firth che, perdonatemi la licenza, è uno schianto, e comunque tutto il cast è di buon livello.Infine, il film è in linea con l’ultima produzione di Allen, un rifugio nella fantasia e nell’imponderabile e magari non è tra i suoi capolavori ma, volete sognare un po’? Siete stufi delle tante, troppe commediole italiane, tutte carine più o meno allo stesso modo, tutte così caserecce? Avete voglia di lustrini e di film‘pezzi di torta’ (come diceva Hitchcock dei suoi)? Allora correte a vederlo Lucymovie NATALE 3 Buon Natale.... tra sacro e profano Si è diffusa, pertanto, l’idea che la tradizione/reliNé carne né pesce gione imponga di mangiare pesce per la vigilia, La vigilia del Natale, per la religione cattolica, è uno dei momenti più sacri dell’anno e il divieto di mangiare carne è un richiamo a consumare cibo austero, o ad astenersi completamente dal cibo, in segno di rispetto e di devozione: un tempo significava “non mangiare carne” in quanto unico cibo di lusso che veniva consumato saltuariamente e riservato spesso alla festa.Oggi tale precetto si traduce nel mangiare pesce, uno degli alimenti più lussuosi e più costosi e più legati alla festa…E il bello in tutto ciò è che molti di noi dicono di farlo perchè sono cattolici e tengono a seguire la tradizione cristiana che impone di non mangiare carne per la vigilia. piuttisto che astenersi da alimenti lussuosi in modo da consacrare la giornata a Dio. Ben sappiamo, però, che il Natale è un business e se venisse seguita davvero la tradizione/religione verrebbero spesi meno soldi: ecco quindi che la tradizione viene adeguata in modo da trasformare un giorno tradizionalmente austero, fatto di quasi digiuno e di riflessione, in un giorno in cui si consuma pesce alimento costoso e raffinato…La vera tradizione/religione è stata profondamente modificata ed ha perso ogni suo significato senza che nessuno se ne sia accorto: tutti contenti, anzi, convinti di seguire la tradizione e di essere religiosamente a posto!! Nella notte di Natale Io scrivo nella mia dolce stanzetta, d’una candela al tenue chiarore, ed una forza indomita d’amore muove la stanca mano che si affretta. Come debole e dolce il suon dell’ore! Forse il bene invocato oggi m’aspetta. Una serenità quasi perfetta calma i battiti ardenti del mio cuore. Notte fredda e stellata di Natale, sai tu dirmi la fonte onde zampilla Improvvisa la mia speranza buona? E’ forse il sogno di Gesù che brilla nell’anima dolente ed immortale del giovane che ama, che perdona? Umberto Saba E così è Natale, per i deboli e i forti, per i ricchi e i poveri, il mondo è così sbagliato. E così è Natale, per i neri e i bianchi, per i gialli e i rossi, smettiamola di combattere. Buon Natale e felice anno nuovo. Speriamo sia un buon anno, senza timori né paure. John Lennon e Yoko Ono Il canto della Vergine Austerity Vendesi capanna Cedesi bue con asinello Pastori licenziati Re magi appiedati Spenta la cometa Giuseppe emigrante Maria badante Quest’anno che macello! Tra crisi e tasse Come nasce il Bambinello? Anonimo Tra le palme volando, angeli santi, fermate i rami, che il mio bimbo dorme. Voi palme di Betlem, che irosi muovono i furiosi venti risuonanti: il frastuono sedate, fate piano, fermate i rami ché il mio bimbo dorme. Il pargolo divino s’è sfinito a piangere chiedendo in terra pace: quietar vuole nel sonno il lungo pianto. Angeli santi che volando andate, fermate i rami ché il mio bimbo dorme. Lope de Vega Buttati che è morbido! Per molti la pubblicità non è che un’invadente rompitasche e, peggio, un ambiguo suggeritore subliminale condizionante. E sarà pure. Ma quanto è meno nociva di tanti altri messaggi , spettacoli di violenza, di indifferenza , di anticultura su vasta scala? E allora, paradossalmente, è il caso di dire piuttosto “disintossichiamoci con la pubblicità!” che una volta dava perfino una mano alla disciplina familiare esortando “… e dopo Carosello…tutti a nanna!”, chiara dedica ai bambini e chiara fiducia che se pure avessero chiesto qualcosa non sarebbe stata la morte di nessuno. Gli “spot” di oggi mantengono l’orientamento a proporre situazioni positive. Immeritato, in proposito, il ridicolo di cui si coprì una certa marca il cui messaggio mostrava un quadretto di famiglia in costante idillio. Meglio far vedere come siamo conciati oggi? Oppure accettare la “happy family” almeno come pacificante visione? Come a tranquillizzare che forse, da qualche parte, ancora può esistere? Siamo sollecitati in tante direzioni e quella al consumo non è di certo, in questo momento, la peggiore … magari potessimo assecondarla, sarebbe collabo- rare alla salvezza di un paese in recessione come il nostro. E invece per molti è già tanto augurarsi un panettone come quello che il bambino della “reclame” mette nel caminetto affinchè Babbo Natale possa scendere su qualcosa di morbido. La Kermesse pubblicitaria è, tuttavia, serrata e speranzosa… Chi se lo può permettere potrà prelevare qualche idea dalle mille che ci declina un celebre “megastore” nordeuropeo proponendoci allo scopo questa scenetta: è la Notte Santa e, sulla colonna sonora di “Immagination”, deliziosa canzoncina cantata da una caricaturale voce maschile, entra in scena uno scatenato cagnetto travestito da renna che raggiunge il gruppo dei bambini di casa e va ad accanirsi (alla lettera) con i decori dell’abete mentre i piccoli, ben svegli e padroni della situazione, scartano i regali in un portentoso tafferuglio generale. Ma ecco arrivare i genitori assonnati e spauriti. C’è quasi un’inversione dei ruoli tra i grandi e i piccoli, poi tutto culmina nella gioia generale. Rapida, allegra e piena di … Natale! abc Il Presepe per Natale un libro e... Presentato il 6 dicembre ad Ortona il libro di Enrico Di Carlo “Il Presepe dell’Anima. Suggestioni e melodie del Natale abruzzese”. Il libro, con prefazione di mons. Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, compie un viaggio nell’anima e nella storia del presepe abruzzese. Un viaggio che racconta una “favola” senza tempo che nasce dal ricordo personale dell’autore del presepe domestico, guidato dall’esempio e dall’affetto del proprio genitore. Un rapporto - quello padre-figlio che molto ha influito anche in letterati come d’Annunzio, Titta Rosa e Pomilio. Per quanto riguarda l’aspetto storico vero e proprio, l’Abruzzo – che ebbe il primo presepe vivente, due anni dopo quello di Greccio, nel 1225 ben distingue i propri presepi da quelli napoletani: “Ben più sobria è la realtà rappresentata. Qui i personaggi non sono allegri e scanzonati perché da sempre raffigurano il mondo contadino e pastorale, dedito a una quotidianità meno variegata di quella partenopea”. Il volume è corredato da un Dvd, “Gesù Bambine nasce”, in cui sono raccolte diciannove pastorali abruzzesi, eseguite da “Abruzzo EthnOrchestra”, diretta da Mario Canci: musiche della cultura popolare eseguite con gli strumenti tradizionali e tipici del nostro territorio, zampogna, piffero, flauti pastorali, chitarra battente, mandolino, “ddù bbotte” e fisarmonica. ...una visione A Torricella Sicura (Te) aperto l’8 dicembre come ogni anno, il meraviglioso Presepe etnografico “Le genti della Laga”, ideato e realizzato da Gino Di Benedetto con ammirevole dedizione e passione. Un appuntamento natalizio che puntualmente ricrea personaggi, luoghi e suggestioni del Natale. Una visita al presepe è un tuffo nel passato, un recupero della semplicità del vivere, occasione di riflessione su quanto il ‘progresso’ (sic!) ha snaturato un evento così fondamentale per la vita degli uomini di buona volontà la tenda n. 8 novembre-dicembre 2014 3 PARLIAMO DI... 4 La guerra che verrà non è la prima.Grande guerra:1914-2014 Titolo e sottotitolo della mostra inaugurata il 4 ottobre al Mart di Rovereto (TN) descrivono il progetto e l’allestimento del designer catalano Martì Guizè con la direzione di Cristiana Collu e la collaborazione di storici, studiosi d’Arte, scrittori, artisti, fotografi. Il titolo è l’incipit della poesia di Brecht che stabilisce un continuum tra passato e presente proprio attraverso il fil rouge della guerra: “La guerra che verrà/non è la prima. Prima/ci sono state altre guerre./Alla fine dell’ultima/c’erano vincitori e vinti./ Fra i vinti la povera gente/faceva la fame. Fra i vincitori/faceva la fame la povera gente/egualmente.” La narrazione di cento anni di eventi bellici partendo dal primo conflitto mondiale si snoda attraverso un percorso artistico che trova il suo fulcro in opere di pittura e di letteratura del Futurismo, l’espressione più appassionata dell’interventismo nel primo decennio del Novecento, corredato ed arricchito da documenti originali di giornali, manifesti, incitamenti all’azione di Marinetti, lettere e cartoline, per espandersi a testimonianze di altro timbro, di grandi personaggi come D’Annunzio e Ungaretti o di anonimi soldati morti al fronte nella quotidianità di una dura vita di trincea. E poi ancora verbali, diari, cronache, locandine di film, incisioni, accanto a reperti militari come elmi, scarponi, gavette, cartucce, perfino le sovrascarpe di paglia che i soldati indossavano a 3.700 metri di altezza venute alla luce con lo scioglimento dei ghiacci delle montagne del Trentino-Alto Adige e FriuliVenezia Giulia. Il cromatismo acceso dei dipinti di Depero (la cui casa-museo si trova a Rovereto), le tonalità tricolori di Balla, i nodi materici di Severini, gli intrecci magmatici di Bucci,l’energia comunicativa di Boccioni e Severini ma anche la smaterializzazione fantastica di Chagall con immagini oniriche mettono a confronto una visione trionfalistica ed oleografica del potere con una più moderata e lieve o addirittura con una demitizzante rappresentazione attraverso l’ironia,la parodia ed il sarcasmo di vignette illustrate da artisti dell’epoca. Le opere del passato si coniugano con quelle recenti che narrano i conflitti contemporanei, da quelli del Vietnam a quelli palestinesi, bosniaci e dell’Iraq, attraverso installazioni, foto o video proiettati con continuità, per dire che la narrazione del male non si è mai interrotta e non ha fine. Particolarmente potente ed evocativa l’installazione di Paolo Ventura, “Il reggimento che va sotto terra”, con 300 soldati che in marcia sprofondano nel fango, passo dopo passo, a significare i tanti militi privi di identità sacrificati “sull’altare della patria” senza la dignità di un lutto. Grandiosa la serie completa delle 15 xilografie di Sandow Birk, di oltre due metri e mezzo l’una, che raccontano la guerra in Iraq. Devastante nel suo macabro realismo la rappresentazione della guerra che penetra nelle case, diventando scenario domestico nella quotidianità del male, nell’opera di Gohar Dasti “Today’s life and war”. L’obiettivo dell’allestimento, chiarisce la direttrice del museo, non è “mettere in mostra la guerra per dire: guardate, ecco l’orrore, ma non ci appartiene perché è passato” E’ piuttosto il monito che “il disumano fa parte di noi, se non ci prendiamo questa responsabilità, non riusciremo mai a superarlo”. Elisabetta Di Biagio Cinema e Storia 9 x 10 Novanta Una serie di nove piccoli film da dieci minuti dà il titolo al lungometraggio collettivo che celebra il 90° compleanno del glorioso Istituto Luce. 9x10 Novanta, presentato tra gli applausi alla 71ª Mostra di Venezia nella sezione Venice Days - Giornate degli Autori, è stato proiettato in prima regionale lunedì 24 novembre a Teramo nella multisala Smeraldo nell’ambito della rassegna d’essai ‘Alternativa Cinema’ curata dalla giornalista Anna Fusaro, e ci piace parlarne perché un giovane musicista teramano, il compositore e violista Luca D’Alberto, ha creato la colonna sonora per il Girotondo, uno dei nove cortometraggi della regista palermitana Costanza Quatriglio. Nel 2014 l’Istituto Luce ha compiuto 90 anni. Una lunga storia, che ha accompagnato l’Italia attraverso il cinema con quel patrimonio di immagini unico al mondo che è l’Archivio Luce. Per festeggiare il proprio compleanno l’Istituto Luce ha commissionato ad alcuni tra i più apprezzati nuovi autori la realizzazione di piccoli film, ognuno di 10 minuti. Unica consegna vincolante, avvalersi esclusivamente delle immagini dell’Archivio, scelte tra le migliaia di ore di filmati che esso custodisce. Così Istituto Luce Cinecittà presenta 9x10 Novanta: «L’insieme di questi film brevi costituisce un album di narrazioni diverse. I film rac- contano del primo giorno di una guerra, e di invocazioni di pace; di crolli e di ricostruzioni; memorie di paesaggi e realtà (forse) perdute; miracoli, superstizioni e sogni. Si parla di condizione delle donne, di sessualità, del significato di una canzone, della Luna. Ci sono la favola e il diario, la fantastoria e la poesia, le parole di grandi scrittori accanto alle voci di persone comuni. Con personaggi reali e storici, e personaggi di pura finzione. Un quadro eterogeneo, un gioco combinatorio di incroci, contrasti, analogie. Con in comune il filo delle immagini dell’Archivio. E forse non solo. Si parla e vede molto di qualcosa che si potrebbe chiamare Italia. Non un Paese storicizzato, ma l’Italia come è (o non è) oggi, vista attraverso sequenze spesso girate quando i registi non erano neppure nati. Il Paese del presente con le immagini del suo passato. Si possono fare diverse cose con un tesoro. Lo si può sotterrare, oppure ostentarlo, lo si può spendere o disperdere. O ci si può disegnare una mappa. Il gioco di 9x10 Novanta disegna una mappa per entrare nell’immenso tesoro dell’Archivio Luce, raccontando come esso sia un imprescindibile serbatoio non solo di conoscenza della Storia, ma di fantasie, e di cinema». Nove corti di dieci minuti per un lungometraggio di novanta minuti. Novanta come gli anni del Luce. Una mostra e un libro Le Madonne in terracotta Nell’ambito dell’inaugurazione della mostra “Le Madonne in terracotta di Nocella - La scuola di scultura figula tra arte e devozione popolare”, allestita nel museo Archeologico Nazionale di Campli, il 7 dicembre, è stata presentata un’anteprima della pubblicazione di Nicolino Farina che ha lo stesso nome ed è la fonte ispiratrice della mostra stessa. Il volume ripercorre l’intero excursus dell’antica scuola figula del borgo camplese, approfondisce un argomento finora trattato solo marginalmente, e nella realtà del tutto inedito, individuando e catalogando tutte le statue attribuibili alla scuola di Nocella e ponendo particolare attenzione allo studio della tecnica realizzativa e del senso artisti- 4 la tenda n.8 novembre-dicembre 2014 Arte e Storia co. Fin dal Medioevo Nocella sviluppa un’importante produzione di terracotta, realizzando soprattutto rinomate stoviglie, fregi,decori e bassorilievi di utilizzo architettonico. Ma è solo alla fine del Quattrocento,con l’avvento della scuola, avviata dallo scultore Silvestro dell’Aquila, che a Nocella si comincia a sviluppare una produzione statuaria in terracotta e numerose sono le statue presenti nel circondario di Campli e nei comuni limitrofi. La pubblicazione impreziosisce il patrimonio ecclesiale della Diocesi di Teramo-Atri e restituisce alla teramanità e alla cultura italiana, uno spaccato d’arte abruzzese che testimonia una grande devozione popolare. CONVEGNO Sull’onda del grande successo del film Il giovane favoloso, si terrà dall’11 al 13 febbraio 2015 un seminario di studi sul rapporto tra Divinangelo De Praediis e Giacomo Leopardi. Il convegno si terrà, come da tradizione, presso la Fondazione Pini-Gelsomini nel convento delle Suore Casoratine di Acerra. Il seminario promette di essere interessante, data la scoperta di un inedito di De Praediis riguardante una lettera inviatagli dal Recanatese che accenna alle sue problematiche riguardanti i suoi occasionali rapporti d’amore. Per informazioni contattare la Fondazione PiniGelsomini: www. depraediis/casoratine.org TERAMO E DINTORNI 5 Italo Rodomonti è... nel suo Universo È venuto a mancare, a 88 anni, Italo Rodomonti, artista teramano di fama mondiale ed esponente di spicco della ‘Space Art’. Definito artista spaziale perché l’Astronomia permea da sempre la sua visione interstellare e “il linguaggio universale dell’arte diventa in lui linguaggio sull’Universo” (Carlo Chenis). Amico fraterno di Von Braun, l’artefice del volo umano sulla Luna, socio della International Association for Astronomical Artists, Italo Rodomonti nelle sue opere sorprende per le invenzioni figurative senza mai rinunciare al tema che ha ispirato una vita di lavoro e di ricerca, lo spazio e l’Universo. Fin dalle prime prove pittoriche, muove da esperienze d’avanguardia e, quando in Italia si impongono i tardi epigoni della cultura nobilissima del Novecento e della rivisitazione della tradizione, Italo Rodomonti, già famoso negli USA, si avventura nelle sperimentazioni più ardite, in contemporanea con le romantiche e radicali ricerche della pittura americana. Quando Pollock stupisce il mondo e insieme a Gorky e Moterwel inaugura la straordinaria stagione dell’espressionismo astratto, Italo Rodomonti sperimenta quantisticamente l’impossibile. Via i pennelli, via la tavolozza, via l’armamentario fino ad allora scontato del fare pittura. Spazio a nuovi strumenti, nuove tecniche, nuove visioni. Egli innova, si inserisce d’istinto nella koinè della sperimentazione che non è solo tecnica, è anche fenomenologica con l’addentrarsi in un mondo dove nulla è più certo e sicuro, dove il linguaggio trova inedite dimensioni rappresentative dell’infinito reale. Scienza e Arte trovano nella sua pittura una felice sintesi e, la divulgazione della scienza“grazie anche all’Arte spaziale ed all’utilizzo del linguaggio della luce, delle dimensioni cosmiche e della matematica, vuole essere un mio omaggio personale a quanti dedicano la propria vita alla ricerca della verità. Costoro sono il nostro più prezioso tesoro”. È suo il posto di primo piano in quella corrente artistica denominata Space Art che conosce nel mondo pochi protagonisti di così assoluto prestigio. Le opere di Italo Rodomonti sono negli USA, in Germania, Grecia, a Parigi e, ovviamente a Teramo, sua città natale, e in Abruzzo. da Nicola Facciolini Bicentenario della Biblioteca ‘Delfico’ In occasione del suo Bicentenario la Biblioteca provinciale ‘Dèlfico’ di Teramo presenta una doppia mostra: una storicodocumentaria e una con fotografie ed opere di artisti della città di Teramo che interpretano la biblioteca. L’esposizione, inaugurata giovedì 4 dicembre, rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2015. La Mostra storica e documentaria La “Dèlfico” in due secoli di storia. Documenti immagini opere d’arte espone libri, fotografie, lettere, missive, atti notarili, documen- ti tra i più disparati, ripartiti in dieci sezioni cronologiche, raccontano la storia della principale istituzione culturale del nostro territorio, passando in rassegna le fasi salienti del suo percorso bicentenario. Dalla nascita segnata dal lascito di Melchiorre Dèlfico, alle cessioni delle biblioteche claustrali, ai luoghi che hanno ospitato i libri e gli scaffali, senza dimenticare i bibliotecari, le persone che hanno reso possibile la sua vita (tra altri il ruolo chiave svolto da Luigi Savorini). Un libro in ...negozio Sabato 6 dicembre, presso Il Design (Largo Melatini 27 - Teramo), si è svolta la presentazione del nuovo libro di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese “Perchè sposarsi?” viaggio tra obblighi convenienze e scelte liberanti. (Ed. San Paolo, Milano 2014). Loredana Ioannoni ha introdotto gli interventi di: Don Aleandro Cervellini (Responsabile ufficio famiglia – Diocesi di Teramo) e di Maurizio Bernardelli Curuz Guerrieri (giornalista, critico d’arte, Direttore della rivista Stile Arte).Un modo simpatico e ‘positivo’ di animare un negozio di design per arredamento. Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato. J. La Motta Vetrina della Libreria Cattolica- Teramo, via della verdura La Libreria Cattolica offre le novità editoriali nazionali ed internazionali a prezzi vantaggiosi All’interno sono inoltre in vendita vestiti per la Prima Comunione, semplici ed economici, oggetti dell’artigianato POC (Piccola Opera Caritas) di Giulianova adatti per regali e bomboniere. Si ricorda che è disponibile un punto Internet, è attivo il servizio fax, fotocopie, ricarica dei cellulari, carte telefoniche internazionali e pagamento utenze varie. OSSERVATORIO TERAMANO Miracolo teramano Bilancio di fine anno. È diventato oramai un luogo comune. Dal condominio all’officina è tutto bilancio, è tutto arido linguaggio di cifre, spesso il cartaceo finisce in uno scaffale polveroso fra le cose che si spera non servano più. Tuttavia ci sono altri bilanci che andrebbero fatti o tracciati:quelli di una “cara” amministrazione che conclude un anno e ne apre subito un altro sperando che le questioni da affrontare siano meno spinose, che insomma si possa sperare al meglio. Propositi, tanti buoni propositi per Teramo città o Teramo capoluogo. Una città che sta cercando, fra mille difficoltà ed in mezzo ad una crisi che resta sotto gli occhi di tutti, di ritrovare la strada forse persa o di riprendere un cammino interrotto.In ogni caso la città di Teramo ha messo in cantiere tante occasioni di riflessione. Rotonde, parchi giochi, la rivoluzione del traffico (via Irelli, senso unico a metà circonvallazione) che si spera apporti benefici, parcheggi dovunque e comunque senza dimenticare (fatta salva l’operosità della Tercoop) che Teramo città o Teramo capoluogo è rimasta l’unica a non dotarsi ancora di parcometri inventato da Carlton Magee, un giornalista statunitense, nel 1932. L’idea nacque ricercando un dispositivo che regolasse in maniera automatica la sosta degli autoveicoli nei parcheggi pubblici particolarmente affollati. In Italia la grande diffusione dei parchimetri si è avuta tra gli anni ‘80 e ‘90; dagli anni 2000 è in fase di sviluppo un miglioramento tecnologico del prodotto, con l’affiancamento di altri sistemi di pagamento (di tipo elettronico ed informatico). Insomma un primo passo avanti viene fatto: pensate il caro mezzo pubblico per trasporto urbano non penetrerà più in via Irelli ma continuerà il suo percorso utilizzando una rotonda mobile, andando a confluire sul ponte che collega la città a Piazza Garibaldi. Un evento storico per la sua portata dopo che ai più pareva decisamente strano che il traffico venisse, da una circonvallazione, “inserito” in centro urbano. Ma va così. E poi resta sul tappeto lo spinoso problema degli istituti di credito teramani. Non godono di ottima salute, si lasciano alle spalle una storia che ha caratterizzato l’anno che finisce in archivio, un anno negativo con bilanci ripianati da banche di fuori regione.Ed ecco che allora il 2015 si presenta con un fardello pesante, con un cesto di sacrifici per i teramani, di incognite su lavoro, occupazione e quant’altro. Un inizio di nuovo anno in salita. Con qualche cruccio alla teramana, con qualche affanno, con qualche situazione delicata da dipanare. Non bisogna però farsi prendere dallo stato depressivo. Bisogna lottare, continuare a combattere perché probabilmente “il meglio è passato” per cui saremo costretti ad “allungare il sugo” (pratica usuale una volta quando si presentava un ospite non annunciato a tavola) per procedere. A lume di naso. Senza riferimento, senza punti concreti. Non è una bella prospettiva. Ma essere qui a parlarne è già un miracolo. Un miracolo teramano. Gustavo Bruno “S pr ch CA ap tur ne TOYOTA Di Ferdinando Vieni nel nostro salone per scegliere la tua nuova Toyota! V. CAMELI 15/23 - TERAMO (TE) Tel. 0861 242312 Fax. 0861 244034 [email protected] la tenda novembre-dicembre 2014 Ne se co fin Cu La se ter es 5 MOLESKINE - GENNAIO 2015 6 Società “P.Riccitelli’ Salotto culturale Patrocinio Fondazione Tercas gennaio dicembre 2014 PROSA Via Niccola Palma 33- Teramo SALA di LETTURA mercoledì 7 Reading a cura di Lucia Pompei venerdì 9 Lectura Dantis- Inferno a cura di Benedetto Di Curzio mercoledì 14 La Grande Guerra a cura di Emilia Perri e Elisabetta Di Biagio venerdì 16 Lectura Dantis- Inferno a cura di Benedetto Di Curzio gennaio ore 17.45 mercoledì 21 Letteratura inglese e cinema “Becoming Jane” a cura di Luciana Pennelli venerdì 23 Lectura Dantis- Inferno a cura di Benedetto Di Curzio mercoledì 28 Gabriel Marcel e la musica a cura di Giovanni Botta venerdì 30 Lectura Dantis- Inferno a cura di Benedetto Di Curzio Teatro Comunale - Teramo martedì 20 gennaio ore 21 mercoledì 21 gennaio ore 17/ ore 21 Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello con Umberto Orsini Regia di Roberto Valerio CONCERTI Aula Magna Convitto Nazionale “M. Delfico”- Te giovedì 22 gennaio ore 21:00 Progetto Brahms Orchestra Sinfonica Abruzzese Massimo Quarta direttore e violino solista J. Brahms -Concerto per violino e orchestra in Re Magg. op. 77- Sinfonia n. 1 in do min. op. 68 Sala San Carlo -Te lunedì 2 febbraio 2015 ore 21:00 Fabio Di Stefano pianoforte Musiche di Schubert, Brahms, Liszt U.P.M. Auguri per un anno migliore Università popolare Medioadriatica Sala Ventilij Caraciotti-via Torre bruciata Teramo - ore 17.00 23 dicembre 2014 Concerto Orchestra “B. Marcello” GENNAIO 13 gennaio 2015 La prima Guerra mondiale e i canti di... trincea Coro degli alpini Alberto Chiarini opere in mostra fino al 25 gennaio Inaugurata il 13 dicembre, presso la Pinacoteca civica di Teramo, la mostra antologica delle opere di Alberto Chiarini, pittore teramano, scomparso ventisei anni or sono. Finalmente! La città, tanto cara al nostro, rende compiutamente omaggio ad un artista che si inserisce a pieno titolo tra i più illustri pittori locali ed è degno di una consacrazione a livello nazionale. Visitando la mostra di Alberto Chiarini, si avverte una religiosità di affetti che si libera e vibra, quasi che sia lui stesso presente, col suo sorriso buono, la natura esuberante, la sapienza dell’arte, a dirci, ad insegnarci come si legge un quadro. Alberto tende a chiarire, a decantare il mondo attorno a sé fino a raffigurarlo in modo essenziale e schematico ma profondamente palpitante di vita. Il tratto volutamente primitivo, tipico del tempo del ‘Pastore bianco’ gruppo di cui fece parte e col quale inneggiò alla natura, all’autenticità delle espressioni artistiche- ricordiamo che con questo i nostri pittori si opposero al guasto dilagare della’pop art’ in una celebre Biennale di Venezia - il tratto giunge alla purezza trasparente di cielo, di finissima linea- 6 la tenda n. 8 novembre-dicembre 2014 rità delle sue essenziali prospettive. Sono finestre semiaperte che sottintendono sguardi nascosti, occhi curiosi tra usci spalancati sul mondo, il piccolo mondo del quartiere con figure spesso inespresse eppure presenti. C’è in questo una compiutezza d’arte per la simmetria studiata e perfetta dei punti pittorici nell’opera, dei vuoti e dei pieni, dell’armonia delle linee. E siamo nell’incanto dei suoi colori: decisi, possenti, usati in modo sapiente, portano a forti contrasti, ad avvolgenti effetti di luce. Non eroismo, non mito nell’arte di Alberto ma la quotidianità nella tenerezza di chi ama rintracciare orme di passato, di chi ha memoria e vuole avere ‘memoria dell’uomo’. Nella plasticità della figura e dei visi, vivificati dalla personalità multiforme del suo pennello, c’è una passione mai sopita, presente come i sogni intatti di una gioventù non consumata. La mostra è stata curata da Marco Chiarini, figlio dell’artista, e da Umberto Palestini, critico d’arte e patròn delle esposizioni che si tengono nei locali dell’ARCA, a Teramo. 20 gennaio 2015 Ebola: tra allarmi e inefficienze Pierluigi Tarquini 27 gennaio 2015 La meccanica del di sotto Filippo Flocco Associazione ‘Benedetto Marcello’ Sabato 20 dicembre ore 21,00 Auditorium Parco della Scienza Orchestra Sinfonica “B. Marcello” “Gran Concerto di Auguri” Andrea Concetti baritono Federico Paci - direttore Ballerini della scuola di danza “Dance Works” Musiche di: Verdi, Ciaikovski, Rossini, Smetana, Mozart, Strauss jr. Domenica 25 gennaio 2015 ore 17,30 Auditorium San Carlo - Te Quartetto d’Archi “Koinè” Musiche di: Bazzini, Dvorak,Brahms. ZURIGO Gentile Lea Norma sas Via Paris 16 - 64100 Teramo Tel. 0861.245441 - 0861.240755 Fax 0861.253877 CULTURA 7 Cristina Campo, "trappista della perfezione" Cristina Campo (pseudonimo di Vittoria Guerrini), nasce a Bologna nel lità e cristianesimo, ama la fiaba, le misteriose atmosfere delle “Mille e una 1923, trascorre gli anni della guerra a Firenze, dove resta fino al 1955, e notte” di cui si nutriva da bambina quando la salute cagionevole ( aveva un poi a Roma dove suo padre è chiamato per dirigere il Conservatorio di S. difetto cardiaco congenito) le impediva di frequentare studi regolari e i Cecilia. Donna dall’intensa vita interiore si trovò al centro di quella rivo- suoi coetanei.Le lettere , numerosissime, sono strumento fondamentale di luzione culturale e spirituale che seguì il Concilio Vaticano II, fatto che un dialogo ininterrotto con gli amici lontani, opera che nasce spontanea acuirà, per il suo carattere difficile sempre alla ricerca della verità e della ma allo stesso tempo perfettamente letteraria: importantissime le “Lettere perfezione, quel travaglio interiore che si risolverà con l’adesione alla fede a Mita” ( a Margherita Pieracci Harwell) che arrivano fino al 1975 e sono cattolica e l’orrore per l’omologazione della società di massa, così come il una sintesi di tutti i suoi interessi intellettuali, affettivi, emotivi; dalla batsuo rigoroso ossequio alla tradizione la porterà a scrivere pagine molto taglia in difesa della liturgia in latino all’attenzione al paesaggio e ai colori dure sull’abbandono del latino nella pratica liturgica. La da cui emana spesso un’intuizione estetica o letteraria, Campo amava dire di sé: “Scrisse poco, e vorrebbe aver scritto una stretta corrispondenza tra mondo esteriore e mondo Devota come ramo meno”, in realtà, poco non scrisse a giudicare dalle sue pagine interiore. Per la Campo il paesaggio è realtà e simbolo, curvato da molte nevi che trattano degli argomenti più disparati: soltanto da poco di lui si nutre la poesia, è come un libro da leggere in svaallegra come falò sono state raccolte in sillogi soprattutto dalla casa editrice riati modi dove si può assaporare il Bello con sensi natuper colline d’oblio, Adelphi. La motivazione che spinge la scrittrice è tutta nelle rali e soprannaturali, così come la sua stagione prediletta su acutissime lamine sue parole: “nella poesia la figura preesiste all’idea da calarvi in bianca maglia d’ortiche, è la primavera simbolo di rinascita, stagione dell’anima, dentro. Per cui essa può seguire un poeta domestica e favolosa, tempo dei miracoli. ti insegnerò, mia anima, familiare e inquietante, spesso un’immagine della prima infanzia, Cristina non ha mai smesso di leggere Dante assimilanquesto passo d’addio... il nome strano di un albero, l’insistenza di un gesto. Essa aspetta done la visione spirituale e il lessico, disseminando simcon pazienza che la rivelazione la colmi”. Sensibile traduttrice boli e ricordi danteschi nelle sue poesie e nelle sue e commentatrice di autori tedeschi e inglesi è autrice di affascinanti saggi prose, la sua poesia è piena di cose, di realtà che riportano alla che stanno sempre all’incrocio fra poesia, tradizione, fiabe, costume, reli- Commedia: l’Amore che il Creatore ha per la Creazione, la lezione del gione, in una costante indagine sulle forme della vita intellettuale e reli- Vangelo che pulsa di quel mistero liturgico in cui si manifesta la discesa giosa, in una ricerca di saggezza in cui l’erudizione diventa continuo eser- dell’Eterno nel tempo. I suoi versi, disseminati in tutte le pieghe della sua cizio mistico. La sua estrema passione per la bellezza, la perfezione, la produzione letteraria, sono espressione di un fortissimo bisogno di conisola rispetto alla vita culturale degli anni ’50 - ’60 e in questo periodo fondersi con l’essenza del mondo, di ritornare alla rarefatta e austera traconosce l’opera di Simone Weil per la quale Cristina Campo ha un imme- dizione della liturgia bizantina di cui fu una commossa e consenziente diato trasporto aderendo, quasi totalmente, al pensiero della scrittrice seguace. Dalle sue poesie emana quel rigore, quell’ansia di assoluto che la francese. porta ad integrarsi nel segreto del mondo soprannaturale, nell’emozione Per entrare nel mondo spirituale della Campo è indispensabile conside- dell’infinita bellezza del Tutto dove la parola perde la sua connotazione rare il rapporto che per lei esiste tra leggere e scrivere, il modo con cui si abituale per divenire primordiale espressione della meraviglia che riempie accosta alla scrittura in una speculare reciprocità fra leggere e scrivere, l’uomo davanti al mistero dell’essere parte dell’universo: ascoltare e parlare per cui la sua biografia intellettuale non è altro che un Dell’anima ben poco prolungato momento di conversazione: i suoi saggi, le sue lettere sono un sappiamo. Berrà forse dai bacini continuo colloquiare con le opere letterarie da lei predilette. I libri sono delle concave notti senza passi, sentiti da lei come un privilegio concesso da Dio all’uomo, come occasioni poserà sotto aeree piantagioni da selezionare con attenzione, da non sciupare perchè attraverso di loro germinate dai sassi... si compie un ininterrotto percorso di formazione interiore ed estetica. La O Signore e fratello! ma di noi sua volontà risoluta, rigorosa di sottrarsi agli archivi della storia letteraria sopra una sola teca di cristallo la porta al culto del segreto, alla passione per la clandestinità, all’uso dello popoli studiosi scriveranno pseudonimo che difende il suo sé dalle apparenze. Ama particolarmente forse, tra mille inverni: la dolcezza del tempo autunnale in cui la stagione estiva declina con colori “nessun vincolo univa questi morti dorati: “Si ripiegano i bianchi abiti estivi/ e tu discendi sulla meridiana,/ dolce nella necropoli deserta” Ottobre, e sui nidi./ Trema l’ultimo canto nelle altane/ dove sole era l’ombra ed Cristina Campo si trova al centro di quella crisi esistenziale che ha travaombra il sole,/ tra gli affanni sopiti./ E mentre indugia tiepida la rosa/ l’amara gliato gran parte del ‘900 e non ha saputo, o voluto, omologarsi con il suo bacca già stilla il sapore/ dei sorridenti addii.” Ama le suggestioni emozio- tempo per il concetto altissimo che ebbe della letteratura, al contrario dei nanti dell’Oriente come Samarcanda, le vie di Bassora, la via di Damasco suoi contemporanei. dove si fondono, in comunione con l’illuminazione di San Paolo, orientaModesta Corda G. Rossini: La pietra del paragone Il 26 settembre 1812 va in scena al Teatro alla Scala di Milano La pietra del paragone, una nuova opera di Gioacchino Rossini , composta su libretto di Luigi Romanelli. Questo “melodramma giocoso” (opera buffa , ma con tratti e sfumature seri e sentimentali) riscuote subito un grande successo, tanto da rimanere in cartellone per 53 repliche. Viene rappresentata anche in altri teatri europei, ma poi cade nell’oblio, fino alla “Rossini renaissance” del XX secolo.Il librettista ha tratteggiato in maniera efficace i caratteri dei protagonisti: tre vedove (non più giovanissime) Fulvia, Aspasia e Clarice, che si contendono la mano del conte Asdrubale, ricco scapolo; il giornalista senza scrupoli Macrobio; il poeta privo di talento Pacuvio; il cavalier Giocondo, amico fedele di Asdrubale. La musica rossiniana accompagna le varie situazioni con la dirompente vitalità che contraddistingue l’autore fin dalle sue prime prove, sottolineando gli stati d’animo dei protagonisti, con il sapiente uso sia degli strumenti solisti sia dell’insieme orchestrale. Il maestro pesarese con questa opera superava il concetto di opera buffa come farsa musicale, sia col tratteggiare musicalmente la psicologia dei perso- naggi sia sperimentando modalità stilistiche nuove rispetto alle composizioni precedenti. La vicenda, ricca di colpi di scena e travestimenti, si svolge nella villa di campagna del conte Asdrubale, dove ciascuna delle tre donne cerca di conquistare il padrone di casa, che però non riesce a fare una scelta. Ciascuno degli altri personaggi vuole ottenere qualche vantaggio: il giornalista cerca, invano, di raccomandarsi al cavalier Giocondo , mentre il poeta legge una sua lirica a Fulvia (Ombretta sdegnosa), ma non riesce a convincere Macrobio a pubblicarla. Clarice, che è veramente innamorata, pensa a voce alta (Quel dirmi, oh Dio) e il conte le fa eco, inscenando una schermaglia amorosa (Conte mio) senza che sappia decidersi. Asdrubale, spalleggiato dall’amico Giocondo e aiutato dal maestro di casa Fabrizio, decide poi di inscenare una prova, appunto una “pietra di paragone”, per vedere se le donne abbiano per lui sentimenti sinceri o lo corteggino per le sue ricchezze. La sua misoginia lo porta ad essere sospettoso verso le donne, che considera tutte ingannatrici.(segue a p. 8) Emilia Perri la tenda n . 8 novembre-dicembre 2014 7 SATURA LANX 8 Gusto letterario Omero, Odissea Il polimorfismo omerico non si manifesta solo nella manifestando un filosofico distacco dal passato ed al contempo cura con cui l’autore traccia i profili dei principali attori delle vicende godendo del suo presente : “Noi due - egli dice - seguitiamo a bere e epiche, ma anche nell’incisività con la quale plasma personaggi appa- mangiare nella capanna dilettandoci nel ricordo delle nostre miserevoli rentemente secondari, figure appartate che sembrano puramente fun- pene: perché pure delle proprie sofferenze si diletta un uomo che moltissimo zionali all’operato dei protagonisti. abbia sofferto e vagato”. Eumeo si rivela di stirpe regale, L’Odissea è un poema creato sugli antagonismi: figlio di un uomo che regnava su un’isola delle ‘C’è un’isola che dicono Siria Poseidone è il nume che più osteggiò Odisseo e (…). Lì ci son due città (…) e Cicladi. Paragonata alle vicende inventate da Odisseo l’eroe, a sua volta, deve combattere contro i giovani su ambedue regnava mio padre nel libro precedente, la storia del fedele servitore può e arroganti pretendenti che minano il suo ruolo di sembrare più scarna ma non meno affascinante. Le Ctesio figlio di Ormeno, simile sovrano: divina protervia contro umana perseveparole del narratore evidenziano la ferocia di un agli eterni’ ranza e giovanile arroganza contro pazienza e astumondo lontano da quello degli dei e degli eroi, cioè zia nate dall’esperienza e dalla sofferenza. Nel quello della pirateria, che compare nelle fantasmagoOmero, Odissea XV 403 passim muovere i fili che lo uniscono alle sue creature, mai riche elucubrazioni di Odisseo, ma che nell’amara però Omero fu riguardoso quanto nel caso del porcaro Eumeo; egli digressione di Eumeo si tinge di realismo. Le memorie del porcaro insiste nel definirlo nobile e per ben tredici volte nel corso della sono quelle di un fanciullo che trascorreva una serena esistenza, cirseconda parte del poema, si rivolge direttamente a lui (“tu dicevi por- condato da affetti familiari. Eumeo parla di una specie di nutrice, una caro Eumeo”), evidenziando un legame particolare tra personaggio e donna fenicia “bella e alta, esperta di opere splendide” che si occupava poeta, forse nato dalla profonda empatia, dalla partecipazione di anche di lui. Per descrivere questa enigmatica figura, Omero ricorre Omero alla condizione di servitù di Eumeo. La figura del porcaro ad una formula usata in precedenza per la dea Atena, come nel XIII esula da qualsivoglia tradizione letteraria che vede il servo passiva- libro si manifesta ad Odisseo, prima di trasformarlo in un mendicante mente legato al destino del suo padrone. Egli è dotato di una precisa irriconoscibile (“la dea Atena (…) somigliava nella figura ad una donna coscienza sociale che gli conferisce dignità pari a quella di un uomo bella e alta, esperta di opere splendide”). La reiterazione formulare nel libero. Vive in perpetua riconoscenza nei confronti di Laerte ed XV libro è forse usata , per contrasto, al fine di far risaltare la malaAnticlea, genitori di Odisseo ed è grato agli dei per ciò che è (“gli dei fede dell’ancella che approfitta della fiducia del re e dell’ingenuità beati mi fanno prosperare il lavoro in cui persevero: di questo mangio e bevo del fanciullo. Il poeta costruisce intorno a questo torbido personage offro doni a chi merita onori”). Il suo particolare status gli permette di gio un’atmosfera sensuale e malsana che culmina in un’esplicita accogliere l’eroe greco nella sua capanna e trattarlo secondo le più scena di sesso tra la donna e un pirata fenicio (“la sedussero gli scaltri nobili regole dell’ospitalità; avoca anche a sé il diritto di interrogarlo Fenici. Dapprima, mentre lavava, uno di loro si congiunse con lei presso sulle sue origini e sulla sua provenienza, ascoltando il fantastico rac- la concava nave nel letto e in amore”). Al congiungimento carnale fa conto dell’eroe in incognito. seguito il tradimento: la donna si accorda con i pirati per derubare i Il XV libro delinea ancor meglio carattere e funzione di questo per- suoi padroni e rapire il loro figlioletto. Lo scabro e lucido racconto di sonaggio. E’ infatti il nobile servo che descrive il caos che regna nella Eumeo nulla concede all’esteriorità emotiva. L’amarezza del porcaro reggia di Odisseo e pone l’accento sulla rassegnazione di Penelope, si sovrappone alla memoria del fanciullo quando, con disarmante persa nei suoi pensieri e nel rifiuto psicologico del presente:” Dalla innocenza, parla del rapimento, del viaggio in nave, del distacco dalla padrona - afferma il porcaro - non accade di udire una parola dolce, un sua terra e della morte improvvisa della donna fenicia: “Artemide saetgesto affettuoso da quando la sciagura, voglio dire quegli uomini prepoten- tatrice colpì quella donna: come una rondine di mare stramazzò con un ti, si è abbattuta sulla casa”. Nelle appassionate parole dell’uomo si tonfo della sentina. La buttarono in mare perché fosse pasto alle foche e ai avverte il rimpianto per un mondo perduto, costruito sull’armonia tra pesci”. Il fedele servitore di Odisseo ha solamente il mare quale testipadroni e servi legati ad una medesima sorte (“i servi hanno un gran mone muto e imparziale delle sue sofferenze interiori; l’uomo concebisogno di parlare e di informarsi su ogni cosa e di mangiare e di bere alla de a se stesso e al suo ascoltatore un unico momento di abbandono, presenza della padrona, e poi anche di portarsi in campagna qualcosa, un chiudendo il suo racconto: “Io restavo solo e affranto in cuore”, un eterdono di quelli che sempre scaldano l’anima ai servi”). Facendo leva sulla no e sconsolato attimo di struggimento con il quale l’uomo può consensibilità dell’uomo, Odisseo lo spinge a parlare di lui e il porcaro si vivere, mostrando una serenità propria solo degli spiriti più nobili. immerge nei suoi ricordi senza mai scadere nel sentimentalismo, B.D.C. (segue da p. 7- La pietra di paragone) Nella letteratura (e nella vita) si riscontrano numerosi esempi di giovani ricchi o nobili che si fingono poveri per corteggiare delle ragazze; spesso lo fanno per metterle alla prova, a volte per prendersi un momento di libertà dalla fidanzata o dalla moglie senza compromettersi. Asdrubale, dunque, si traveste, fingendosi un suo creditore, e con un improbabile linguaggio reclama sei milioni che gli sarebbero dovuti. A quel punto tutti si allontanano e solo Clarice gli offre i suoi beni e la sua mano. Ma non appena si scopre che si trattava di una “pietra del paragone” Fulvia e la baronessa decidono di vendicarsi del conte e incitano Macrobio e Pacuvio a sfidarsi a duello e a sfidare il conte. Il conte però non accetta e perdona i due (prima fra voi coll’armi), mentre Clarice vuole a sua volta mettere Redazione Sala di Lettura - Via N. Palma, 33 - Teramo Tel. 0861.243307 [email protected] Direttore responsabile Attilio Danese Via Torre Bruciata, 17 64100 Teramo Tel. 0861.244763 - Fax 0861.245982 e-mail: [email protected] alla prova Asdrubale; decide perciò di impersonare il fratello militare e si presenta travestita da soldato, suscitando l’interesse delle altre due donne. Quando il finto militare afferma di voler portare via la sorella Clarice, il conte si rende conto di amare la donna e rivela i suoi sentimenti (Ah, se destarti in seno). Clarice rivela la sua identità (Voi Clarice) e i due si perdonano reciprocamente, mentre Pacuvio e Macrobio affermano che ci penseranno bene prima di sposare una vedova. La Tenda vivrà con il tuo abbonamento: annuale 15 euro, sostenitore 20 euro, cumulativo con la rivista “Prospettiva persona” 37 euro c/c n. 10759645 intestato a CRP, Via N. 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