i n P R O S P E T T I VA P E R S O N A
M E N S I L E D I I N F O R M A Z I O N E E C U LT U R A
Anno XLI - n.8 novembre-dicembre 2014
Reg. n. 119 del 17-10-1974 - Tribunale di Teramo - R.O.C. n. 5615
“Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1/ TE”
Cincinnato, chi era costui? Nostalgia di onestà
Chiunque abbia studiato un po’ di storia romana, ricorderà Lucio
Quinzio Cincinnato (V sec. a.C) che, dopo aver ricoperto le cariche di
Console e di Dittatore, si ritirò in campagna vivendo dei prodotti della
terra.Quando gli domandarono perché avesse lasciato la città e gli onori
che legittimamente gli spettavano, rispose semplicemente che la Patria
non aveva più bisogno di lui. La storia lo ha tramandato come esempio di virtù, rettitudine e
semplicità di costumi. Dal suo esempio è nato
anche un modo di dire: “essere un Cincinnato”
ossia essere una persona semplice, onesta e
disinteressata, che nonostante i meriti acquisiti,
si ritira a una modesta vita privata.
Nel nostro Paese, però, nessuno lo ricorda più.
Infatti nella vita politica degli ultimi 50 anni
pochi sono stati coloro che, dopo aver servito il
Paese si sono ritirati a vita privata o in ruoli di
secondo piano. I più non mollano la poltrona e
la democrazia rischia grosso. Che le decisioni
fossero prese ‘in alta sede’, in barba alle regole
di un normale paese “democratico”, era già
noto da tempo. Poi sono cominciati i discorsi
(spesso veritieri) sul complottismo, citando le
strane riunioni internazionali del gruppo
Bilderberg ( al vertice del gruppo si sono succeduti 12 italiani tra cui
Monti, Letta, Prodi, Scaroni, Draghi, Tremonti, Ambrosetti, Siniscalco,
Rodolfo De Benedetti , Passera), con la connessa idea che in Europa e,
su più ampia scala, si sia instaurata una “dittatura finanziaria” con a capo
la Goldman Sachs ( Draghi, Prodi, Tononi, Gianni Letta e Monti) e la
Deutsche Bank (Amato ne è stato advisor), nonché il FMI che interviene
pesantemente sulle scelte economiche anche del governo Renzi, invitandolo a drastici tagli sulle pensioni.
I segnali che arrivano da più direzioni sembrano dimostrarci che le decisioni importanti, come i cambi di vertici politici e le politiche monetarie
vengono prese da un numero sempre più ristretto di persone che, di pari
passo, restringono anche l’accesso alla ricchezza da parte dei “comuni
mortali” (pensate al vertiginoso aumento delle tasse). L’idea democratica
che chiunque possa mettersi in gioco, in un libero mercato, è illusoria,
fasulla e persino ridicola. La competenza oggi, nonostante i proclami, non
paga ma va di moda invece, e paga moltissimo, il servilismo. Se si vuole
arrivare, si deve rinunciare alla propria libertà e creatività e concedersi
anima e corpo ad uno dei gaglioffi di turno, che dimora in eleganti palazzi
di vetro. Chi poi abbia conquistato un posto nell’Empireo da nessuno sarà
convinto a tornare a coltivare il “campicello” di
Cincinnato, tutt’al più andrà al Parlamento
Europeo, alla Corte Costituzionale, alla Corte
di Cassazione, al CSM.... Cincinnato oltre che
dimenticato come personaggio lo è anche come
comportamento politico: i D’Alema, i Casini, le
Bindi, i Letta, i Vendola, i Bossi, i Calderoli, i
Berlusconi, i Buttiglione, i Cesa, i Prodi, i De
Mita, i Monti, i Giuliano Amato, i Mastella, i
senatori a vita, fanno finta di non aver capito la
lezione. D’altra parte quando uno ha assaporato il potere politico, non riesce più a farne a
meno. Ha scritto circa 15 anni fa Alberoni a tal
proposito: “È come una droga o una passione
amorosa. Perché la tua vita cambia, sale di
grado..”.e non puoi tornare indietro!Intanto
nella nostra Italia la democrazia boccheggia,
soffre di asfissia e di linfa vitale. Manca il
ricambio e la sovranità popolare viene evitata: ( penso alla riforma delle
Province e del Senato, alla discussa legge elettorale). Manca il confronto
sociale e all’interno dei partiti si vogliono eliminare tutti quelli che non
aderiscono al pensiero del capo. In pratica le riforme sono trasformazioni
attuate per eliminare il voto, le scelte, le preferenze popolari, incoraggiando astensione massiccia e disaffezione. Nell’Empireo politico i segnali di
malessere provenienti dal basso non pervengono e la corruzione non è mai
vista fino a che non tintinnano le manette.
Cosa possiamo chiedere al Bambinello? Illuminare i politici affinchè facciano un passo indietro per favorire il ricambio e assumere onestamente
lo stile di Cincinnato. Se sapessero servire il Paese alla bisogna, avremmo
una speranza di rinnovamento della democrazia e anche di ripresa economica per la nostra Italia.
Politikon
Un tipo alternativo: Charles Péguy
Proprio un bel tipo questo Pèguy, illustre francese
celebrato a Teramo per il centenario della morte,
sempre in lotta contro le ingiustizie del mondo,
schierato con i deboli e gli oppressi, ma non schierato mai abbastanza con le correnti culturali e politiche
del suo tempo, anzi, spesso in contrasto con tutte,
indomito ed idealista, come la figura eroica che
ammirava fra tutte, cioè Giovanna d’Arco. Ma un
uomo di cultura, che cerca la verità e che non è
disposto a patteggiare su niente, né tantomeno ad
accodarsi ad un partito o una bandiera, non può
avere vita facile, e perciò dovrebbe scegliere la solitudine, o comunque starsene lontano dalla vita sociale.
Invece lui no, fonda riviste (Les cahiers de la
Quinzaine) , difende Dreyfus nel famoso ‘affaire’, critica i socialisti per aver perso per strada le loro idee
originarie, e infine rimprovera la chiesa, lui che non
è religioso, di essersi trincerata dietro una liturgia, un
catechismo, cerimoniali e procedure, invece di uscire
all’aperto a lottare e ad annunciare il cristianesimo a
tutti.
E addirittura finirà per dissociarsi anche dalla famiglia per abbracciare la fede, illuminato dalla
Madonna di Chartres, a cui dedica versi estenuanti
ed appassionati, pochi anni prima di morire in battaglia, proprio allo scoppio della Grande Guerra.
Ha scritto molto, sia in prosa sia in versi e la cosa più
stupefacente è che le sue analisi politiche e sociali
sono di una modernità estrema, sembrano scritte oggi
per questo nostro mondo così corrotto ed ingiusto.
Qualche flash qua e là:
- liberale è il contrario di modernista (cioè di chi non
pensa liberamente ma solo politically-correct)
- la povertà è dignitosa, e non è una vergogna, la
miseria invece è la mancanza di rispetto per sé e
per gli altri - ma quella che preferisco e che sembra
fatta apposta per i super impegnati frettolosi è ‘le
cose fatte male sono reazionarie’, cioè, oltre al
danno effettivo, riportano lentamente la società
allo stato autoritario, al potere dell’arroganza di
pochi su molti.
Consiglio della sera: non è facile procurarsi i testi di
Pèguy, molti sono solo in francese, ma, se vi capita,
leggetene qualche pagina, sono corroboranti, come
gli integratori alimentari!
Lucia Pompei, alternativa
a tutti i lettori e alle loro
famiglie
Buon Natale e
Buon Anno
Fiocco rosa
È nata Beatrice Danese,
figlia di Giacomo e Silvia Spinoso.
Auguri ai genitori ma soprattutto
ai nonni: Attilio Danese, direttore
del nostro giornale, e Giulia Paola
Di Nicola
Appunti e spunti
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Charles Péguy. Un’anima carnale
La commemorazione di Charles Péguy, a cento anni dalla morte, si è
concretizzata, a Teramo, in una serie di iniziative: la mostra, allestita
nella Sala espositiva del Comune, la proiezione del film “Giovanna
d’Arco”, basato su una pièce dell’autore, a cura del Salotto Culturale
“Prospettiva Persona”; l’incontro sui temi dell’economia, alla luce del
volume “Il Denaro”; la rappresentazione teatrale costruita sui testi dello
scrittore “Péguy e la speranza”, un tema molto caro all’autore dopo la conversione. L’evento più rilevante è stato il convegno “Non si era mai parlato
così cristiano”, una giornata di studio che ha avuto come relatori scrittori,
giornalisti e docenti universitari venuti da diverse città italiane.
Moderatori dei lavori Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese
(Università di Chieti), coordinatori dell’intero ciclo di eventi. I relatori
hanno illustrato i vari aspetti della vita e della personalità di Péguy, rendendo l’immagine di un uomo che costruisce il proprio pensiero con un
intenso e assiduo travaglio interiore, proteso verso la ricerca della verità
nella realtà concreta in cui vive. Il ragazzo e poi il giovane di modeste origini rimane sempre legato ai problemi e alle sofferenze della gente umile,
sia quando da non credente aderisce al partito socialista, sia dopo la conversione al cristianesimo: è una strana figura di socialista cristiano, in
un’epoca in cui il mondo socialista e quello cattolico sono radicalmente
opposti. Péguy ha un atteggiamento fortemente critico nei confronti del
socialismo e della rivoluzione, i cui principi, peraltro, non sconfesserà
mai; egli mantiene fino in fondo la fedeltà alla gente umile, costituita da
persone “vere”, carnali, con i loro bisogni e le loro speranze, e rivendica
la dignità e la bellezza del lavoro “ben fatto”, e la dignità di lavoratori che
trovano nel lavoro la loro gioia e la radice del loro essere. Péguy non si
può definire personalista, in quanto non ci dà una sua concezione della
persona, ma è personalista perché vede e rispetta ogni altro individuo
come persona. Egli considera la rivoluzione un elemento essenziale nello
sviluppo della società, ma per lui la rivoluzione non si identifica con la
lotta di classe, bensì con la costruzione di una “città armoniosa”, nata dal
rigore e dall’impegno dei cittadini responsabili. Sul piano religioso Péguy
dopo un’infanzia in cui ha ricevuto un’educazione cristiana, diventa ateo,
ma a 34 anni si converte; vive una esperienza di confine, la condizione
lacerante di chi si trova sulla soglia e non sa rinunciare né alla sicurezza
dell’interno, di una chiesa che protegge ma impone riti e dogmi, né
all’aperture dell’esterno, della libertà di pensiero e di giudizio. Per questa
condizione “bivalente” è considerato una sorta di traditore dai compagni
socialisti ed è soggetto alla riprovazione dei cattolici perché non accetta
gli aspetti della religione ufficiale (matrimonio religioso, battesimo dei
figli), in nome di un profondo rispetto per le convinzioni della moglie.
Inoltre rivendica con forza la propria libertà di pensiero e di scelta di
fronte a una struttura ecclesiastica chiusa a ogni novità, mentre rifiuta il
formalismo, l’autoritarismo, la devozione esteriore e il cieco bigottismo
di molta parte dei cattolici del tempo (il “Partito dei devoti”). Tuttavia
Péguy è un devoto, devoto alla Madonna di Chartres, dove si reca in pellegrinaggio, ma la sua religiosità è interiore, è slancio mistico verso il
mistero divino. Per lui il cristianesimo non è una struttura, ma una esperienza viva, un messaggio di speranza basato sulla concreta “verità” di un
Dio che si è fatto uomo ed è vissuto come uomo per salvare il mondo.
Emilia Perri
KO Game. Un bel giochetto dei nostri giorni
“Correva l’anno 1971 quando quel geniaccio di Stanley Kubrick tirò fuori
dalla scatola magica del suo subcosciente precognitivo quell’indimenticabile film che è “Arancia Meccanica”. Ambientato in un’epoca indefinibile
posta in un futuro immaginario e chiaroveggente il film ha per protagonista
il degrado di una società spietata, corrotta e paranoide. La stessa che
guida, monta, smonta e rimonta, lasciandola alla fine asservita al potere, la
violenza del personaggio principale: uno stralunato, surreale, perfetto
Malcom Mc Dowell (tanto per fare un po’ di storia del cinema), chiamato
ad interpretare la vita di un giovane “capobranco” e dei suoi accoliti, campioni della più gratuita, velleitaria e scellerata crudeltà, nello sballo generale e nella ricerca quindi di sole emozioni super estreme.
Triste paragone con tutto quello cui assistiamo oggi, incluso “il KO Game”
consistente nell’aggredire a sorpresa una qualsiasi persona (preferiti, logicamente, anziani e donne ) prendendola alle spalle e picchiandola fino a
farla andare in terra, per poi scappare. Ai malcapitati, qualche volta pestati
in modo irreparabile, non resta che sperare ed attendere che dall’indiffe-
renza generale nasca un soccorritore. Anche questo ci è stato mostrato
dalla grande madre TV: bello spettacolo e, soprattutto, bell’esempio! I
“media” indugiano troppo su tale genere di cose come l’efferata valanga di
femminicidi con tutti i dettagli quotidiani, senza il minimo scrupolo che
questa reiterazione possa destabilizzare psicologicamente gli spettatori,
specie i più giovani e, qualche volta, anche ispirarli.
Ma in che mondo viviamo? Siamo minacciati da tutte le parti eppure restiamo ben saldi sulle nostre posizioni. C’è chi veglia e chi dorme, chi mangia
e chi digiuna, chi vive da nababbo in eterna vacanza e chi ha fame e freddo
nelle residenze di cartone sotto i ponti. C’è chi si rimpinza di soldi per lavori immaginari e chi il lavoro lo sogna solo di notte. C’è chi dice di pensare
agli altri ma in realtà se ne infischia altamente. E poi, per fortuna, ci sono
ancora, qua e là, Madri Terese, Raul Follerau vari, che, perseverando nella
loro follia, continuano, come Atlante, a sorreggere in equilibrio il nostro
tormentato e minuscolo pianeta.
abc
Un magico Natale con Woody Allen
Molto ‘parlato’ l’ultimo film di Woody Allen, Magic in the Moonlight, del
genere che ormai non si fa più, ed in linea con le vecchie, memorabili pellicole, parlate anch’esse, come ‘A piedi nudi nel parco’ (Jane FondaRedford) o ‘Insieme a Parigi’ (Holden-Hepburn); ma regge bene perché
la sceneggiatura è assai raffinata ed elegante, e la cornice scenografica è
un’incantata Costa Azzurra degli anni ’20.
In ville immerse in un verde profondo, tra mare e sentieri rigogliosi di
fiori, si muovono illusionisti, sensitive, temporali minacciosi ed ectoplasmi ‘allo yogurth’, in un delizioso intreccio di sentimenti e ripicche, incredulità e passione.
L’ormai quasi ottantenne Woody continua ad inventare sullo schermo un
magico mondo fatto di ingenuità e sogni, un mondo dove la ragione non
basta a spiegare tutto, dove si può anche, per amore, rinunciare a ricchezze, viaggi, gioielli e bei vestiti per vivere una vita più modesta, ma
più gioiosa e divertente. Ma questo non capita quasi mai nel mondo
reale, direte voi, e purtroppo è vero: ragione di più per godersi due ore di
nostalgico romanticismo, accompagnato dall’irresistibile melodia di Cole
Porter (You do something to me….riesci ad ipnotizzarmi…) capace, da
sola, di farti sentire di trent’anni più giovane.
La protagonista è Emma Stone, nuova musa del regista , giovane e già
2 la tenda n. 8 novembre-dicembre 2014
così brava, il cui unico
limite è forse quello di
ricordare un po’ la Mia
Farrow degli anni migliori…, non parliamo poi di
Colin Firth che, perdonatemi la licenza, è uno
schianto, e comunque
tutto il cast è di buon
livello.Infine, il film è in
linea con l’ultima produzione di Allen, un rifugio
nella fantasia e nell’imponderabile e magari non
è tra i suoi capolavori ma, volete sognare un po’? Siete stufi delle tante,
troppe commediole italiane, tutte carine più o meno allo stesso modo,
tutte così caserecce? Avete voglia di lustrini e di film‘pezzi di torta’ (come
diceva Hitchcock dei suoi)?
Allora correte a vederlo
Lucymovie
NATALE
3
Buon Natale.... tra sacro e profano
Si è diffusa, pertanto, l’idea che la tradizione/reliNé carne né pesce
gione imponga di mangiare pesce per la vigilia,
La vigilia del Natale, per la religione cattolica, è
uno dei momenti più sacri dell’anno e il divieto di
mangiare carne è un richiamo a consumare cibo
austero, o ad astenersi completamente dal cibo, in
segno di rispetto e di devozione: un tempo significava “non mangiare carne” in quanto unico cibo
di lusso che veniva consumato saltuariamente e
riservato spesso alla festa.Oggi tale precetto si traduce nel mangiare pesce, uno degli alimenti più
lussuosi e più costosi e più legati alla festa…E il
bello in tutto ciò è che molti di noi dicono di farlo
perchè sono cattolici e tengono a seguire la tradizione cristiana che impone di non mangiare carne
per la vigilia.
piuttisto che astenersi da alimenti lussuosi in
modo da consacrare la giornata a Dio. Ben sappiamo, però, che il Natale è un business e se venisse seguita davvero la tradizione/religione verrebbero spesi meno soldi: ecco quindi che la tradizione viene adeguata in modo da trasformare un
giorno tradizionalmente austero, fatto di quasi
digiuno e di riflessione, in un giorno in cui si consuma pesce alimento costoso e raffinato…La vera
tradizione/religione è stata profondamente modificata ed ha perso ogni suo significato senza che
nessuno se ne sia accorto: tutti contenti, anzi,
convinti di seguire la tradizione e di essere religiosamente a posto!!
Nella notte di Natale
Io scrivo nella mia dolce stanzetta,
d’una candela al tenue chiarore,
ed una forza indomita d’amore
muove la stanca mano che si affretta.
Come debole e dolce il suon dell’ore!
Forse il bene invocato oggi m’aspetta.
Una serenità quasi perfetta
calma i battiti ardenti del mio cuore.
Notte fredda e stellata di Natale,
sai tu dirmi la fonte onde zampilla
Improvvisa la mia speranza buona?
E’ forse il sogno di Gesù che brilla
nell’anima dolente ed immortale
del giovane che ama, che perdona?
Umberto Saba
E così è Natale, per i deboli e i forti, per i
ricchi e i poveri, il mondo è così sbagliato. E
così è Natale, per i neri e i bianchi, per i
gialli e i rossi, smettiamola di combattere.
Buon Natale e felice anno nuovo. Speriamo
sia un buon anno, senza timori né paure.
John Lennon e Yoko Ono
Il canto della Vergine
Austerity
Vendesi capanna
Cedesi bue con asinello
Pastori licenziati
Re magi appiedati
Spenta la cometa
Giuseppe emigrante
Maria badante
Quest’anno che macello!
Tra crisi e tasse
Come nasce il
Bambinello?
Anonimo
Tra le palme volando,
angeli santi,
fermate i rami,
che il mio bimbo dorme.
Voi palme di Betlem,
che irosi muovono
i furiosi venti
risuonanti:
il frastuono sedate,
fate piano,
fermate i rami
ché il mio bimbo dorme.
Il pargolo divino
s’è sfinito
a piangere chiedendo
in terra pace:
quietar vuole nel sonno
il lungo pianto.
Angeli santi
che volando andate,
fermate i rami
ché il mio bimbo dorme.
Lope de Vega
Buttati che è morbido!
Per molti la pubblicità non è che un’invadente rompitasche e, peggio, un ambiguo suggeritore subliminale condizionante. E sarà pure. Ma quanto è meno
nociva di tanti altri messaggi , spettacoli di violenza,
di indifferenza , di anticultura su vasta scala? E allora, paradossalmente, è il caso di dire piuttosto
“disintossichiamoci con la pubblicità!” che una volta
dava perfino una mano alla disciplina familiare esortando “… e dopo Carosello…tutti a nanna!”, chiara
dedica ai bambini e chiara fiducia che se pure avessero chiesto qualcosa non sarebbe stata la morte di
nessuno. Gli “spot” di oggi mantengono l’orientamento a proporre situazioni positive. Immeritato, in
proposito, il ridicolo di cui si coprì una certa marca
il cui messaggio mostrava un quadretto di famiglia in
costante idillio. Meglio far vedere come siamo conciati oggi? Oppure accettare la “happy family” almeno come pacificante visione? Come a tranquillizzare
che forse, da qualche parte, ancora può esistere?
Siamo sollecitati in tante direzioni e quella al consumo non è di certo, in questo momento, la peggiore
… magari potessimo assecondarla, sarebbe collabo-
rare alla salvezza di un paese in recessione come il
nostro. E invece per molti è già tanto augurarsi un
panettone come quello che il bambino della “reclame” mette nel caminetto affinchè Babbo Natale
possa scendere su qualcosa di morbido.
La Kermesse pubblicitaria è, tuttavia, serrata e speranzosa… Chi se lo può permettere potrà prelevare
qualche idea dalle mille che ci declina un celebre
“megastore” nordeuropeo proponendoci allo scopo
questa scenetta: è la Notte Santa e, sulla colonna
sonora di “Immagination”, deliziosa canzoncina cantata da una caricaturale voce maschile, entra in
scena uno scatenato cagnetto travestito da renna
che raggiunge il gruppo dei bambini di casa e va ad
accanirsi (alla lettera) con i decori dell’abete mentre
i piccoli, ben svegli e padroni della situazione, scartano i regali in un portentoso tafferuglio generale.
Ma ecco arrivare i genitori assonnati e spauriti. C’è
quasi un’inversione dei ruoli tra i grandi e i piccoli,
poi tutto culmina nella gioia generale. Rapida, allegra e piena di … Natale!
abc
Il Presepe
per Natale
un libro e...
Presentato il 6 dicembre ad
Ortona il libro di Enrico Di
Carlo “Il Presepe dell’Anima.
Suggestioni e melodie del Natale
abruzzese”.
Il libro, con prefazione di mons.
Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, compie un
viaggio nell’anima e nella storia
del presepe abruzzese. Un viaggio
che racconta una “favola” senza
tempo che nasce dal ricordo personale dell’autore del presepe
domestico, guidato dall’esempio e
dall’affetto del proprio genitore.
Un rapporto - quello padre-figlio che molto ha influito anche in letterati come d’Annunzio, Titta
Rosa e Pomilio. Per quanto
riguarda l’aspetto storico vero e
proprio, l’Abruzzo – che ebbe il
primo presepe vivente, due anni
dopo quello di Greccio, nel 1225 ben distingue i propri presepi da
quelli napoletani: “Ben più sobria è
la realtà rappresentata. Qui i personaggi non sono allegri e scanzonati
perché da sempre raffigurano il
mondo contadino e pastorale, dedito
a una quotidianità meno variegata
di quella partenopea”. Il volume è
corredato da un Dvd, “Gesù
Bambine nasce”, in cui sono raccolte diciannove pastorali abruzzesi,
eseguite
da
“Abruzzo
EthnOrchestra”, diretta da Mario
Canci: musiche della cultura
popolare eseguite con gli strumenti tradizionali e tipici del
nostro territorio, zampogna, piffero, flauti pastorali, chitarra battente, mandolino, “ddù bbotte” e
fisarmonica.
...una visione
A Torricella Sicura (Te) aperto l’8
dicembre come ogni anno, il
meraviglioso Presepe etnografico
“Le genti della Laga”, ideato e realizzato da Gino Di Benedetto con
ammirevole dedizione e passione.
Un appuntamento natalizio che
puntualmente ricrea personaggi,
luoghi e suggestioni del Natale.
Una visita al presepe è un tuffo
nel passato, un recupero della
semplicità del vivere, occasione di
riflessione su quanto il ‘progresso’
(sic!) ha snaturato un evento così
fondamentale per la vita degli
uomini di buona volontà
la tenda n. 8 novembre-dicembre 2014
3
PARLIAMO DI...
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La guerra che verrà non è la prima.Grande guerra:1914-2014
Titolo e sottotitolo della mostra inaugurata il 4 ottobre al Mart di Rovereto
(TN) descrivono il progetto e l’allestimento del designer catalano Martì
Guizè con la direzione di Cristiana Collu e la collaborazione di storici, studiosi d’Arte, scrittori, artisti, fotografi. Il titolo è l’incipit della poesia di
Brecht che stabilisce un continuum tra passato e presente proprio attraverso
il fil rouge della guerra:
“La guerra che verrà/non è la prima. Prima/ci sono state altre guerre./Alla fine
dell’ultima/c’erano vincitori e vinti./ Fra i vinti la povera
gente/faceva la fame. Fra i vincitori/faceva la fame la
povera gente/egualmente.”
La narrazione di cento anni di eventi bellici partendo
dal primo conflitto mondiale si snoda attraverso un
percorso artistico che trova il suo fulcro in opere di
pittura e di letteratura del Futurismo, l’espressione più
appassionata dell’interventismo nel primo decennio
del Novecento, corredato ed arricchito da documenti
originali di giornali, manifesti, incitamenti all’azione di
Marinetti, lettere e cartoline, per espandersi a testimonianze di altro timbro,
di grandi personaggi come D’Annunzio e Ungaretti o di anonimi soldati
morti al fronte nella quotidianità di una dura vita di trincea. E poi ancora
verbali, diari, cronache, locandine di film, incisioni, accanto a reperti militari
come elmi, scarponi, gavette, cartucce, perfino le sovrascarpe di paglia che i
soldati indossavano a 3.700 metri di altezza venute alla luce con lo scioglimento dei ghiacci delle montagne del Trentino-Alto Adige e FriuliVenezia
Giulia. Il cromatismo acceso dei dipinti di Depero (la cui casa-museo si
trova a Rovereto), le tonalità tricolori di Balla, i nodi materici di Severini, gli
intrecci magmatici di Bucci,l’energia comunicativa di Boccioni e Severini ma
anche la smaterializzazione fantastica di Chagall con immagini oniriche
mettono a confronto una visione trionfalistica ed oleografica del potere con
una più moderata e lieve o addirittura con una demitizzante rappresentazione attraverso l’ironia,la parodia ed il sarcasmo di vignette illustrate da artisti
dell’epoca. Le opere del passato si coniugano con quelle recenti che narrano
i conflitti contemporanei, da quelli del Vietnam a quelli palestinesi, bosniaci
e dell’Iraq, attraverso installazioni, foto o video proiettati con continuità, per dire che la narrazione del male
non si è mai interrotta e non ha fine. Particolarmente
potente ed evocativa l’installazione di Paolo Ventura,
“Il reggimento che va sotto terra”, con 300 soldati che
in marcia sprofondano nel fango, passo dopo passo, a
significare i tanti militi privi di identità sacrificati
“sull’altare della patria” senza la dignità di un lutto.
Grandiosa la serie completa delle 15 xilografie di
Sandow Birk, di oltre due metri e mezzo l’una, che
raccontano la guerra in Iraq. Devastante nel suo macabro realismo la rappresentazione della guerra che penetra nelle case, diventando scenario
domestico nella quotidianità del male, nell’opera di Gohar Dasti “Today’s life
and war”.
L’obiettivo dell’allestimento, chiarisce la direttrice del museo, non è “mettere
in mostra la guerra per dire: guardate, ecco l’orrore, ma non ci appartiene
perché è passato” E’ piuttosto il monito che “il disumano fa parte di noi, se
non ci prendiamo questa responsabilità, non riusciremo mai a superarlo”.
Elisabetta Di Biagio
Cinema e Storia
9 x 10 Novanta
Una serie di nove piccoli film da dieci minuti dà il titolo al lungometraggio collettivo che celebra il 90° compleanno del glorioso Istituto
Luce. 9x10 Novanta, presentato tra gli applausi alla 71ª Mostra di
Venezia nella sezione Venice Days - Giornate degli Autori, è stato proiettato in prima regionale lunedì 24 novembre a Teramo nella multisala Smeraldo nell’ambito della rassegna d’essai ‘Alternativa Cinema’
curata dalla giornalista Anna Fusaro, e ci piace parlarne perché un
giovane musicista teramano, il compositore e violista Luca
D’Alberto, ha creato la colonna sonora per il Girotondo, uno dei nove
cortometraggi della regista palermitana Costanza Quatriglio.
Nel 2014 l’Istituto Luce ha compiuto 90 anni. Una lunga storia, che
ha accompagnato l’Italia attraverso il cinema con quel patrimonio di
immagini unico al mondo che è l’Archivio Luce. Per festeggiare il proprio compleanno l’Istituto Luce ha commissionato ad alcuni tra i più
apprezzati nuovi autori la realizzazione di piccoli film, ognuno di 10
minuti. Unica consegna vincolante, avvalersi esclusivamente delle
immagini dell’Archivio, scelte tra le migliaia di ore di filmati che esso
custodisce.
Così Istituto Luce Cinecittà presenta 9x10 Novanta: «L’insieme di
questi film brevi costituisce un album di narrazioni diverse. I film rac-
contano del primo giorno di una guerra, e di invocazioni di pace; di
crolli e di ricostruzioni; memorie di paesaggi e realtà (forse) perdute;
miracoli, superstizioni e sogni. Si parla di condizione delle donne, di
sessualità, del significato di una canzone, della Luna. Ci sono la favola
e il diario, la fantastoria e la poesia, le parole di grandi scrittori accanto alle voci di persone comuni. Con personaggi reali e storici, e personaggi di pura finzione. Un quadro eterogeneo, un gioco combinatorio
di incroci, contrasti, analogie. Con in comune il filo delle immagini
dell’Archivio. E forse non solo. Si parla e vede molto di qualcosa che
si potrebbe chiamare Italia. Non un Paese storicizzato, ma l’Italia
come è (o non è) oggi, vista attraverso sequenze spesso girate quando
i registi non erano neppure nati. Il Paese del presente con le immagini
del suo passato. Si possono fare diverse cose con un tesoro. Lo si può
sotterrare, oppure ostentarlo, lo si può spendere o disperdere. O ci si
può disegnare una mappa. Il gioco di 9x10 Novanta disegna una
mappa per entrare nell’immenso tesoro dell’Archivio Luce, raccontando come esso sia un imprescindibile serbatoio non solo di conoscenza
della Storia, ma di fantasie, e di cinema».
Nove corti di dieci minuti per un lungometraggio di novanta minuti.
Novanta come gli anni del Luce.
Una mostra e un libro
Le Madonne in terracotta
Nell’ambito dell’inaugurazione della mostra “Le
Madonne in terracotta di Nocella - La scuola di scultura figula tra arte e devozione popolare”, allestita nel
museo Archeologico Nazionale di Campli, il 7
dicembre, è stata presentata un’anteprima della
pubblicazione di Nicolino Farina che ha lo stesso
nome ed è la fonte ispiratrice della mostra stessa.
Il volume ripercorre l’intero excursus dell’antica
scuola figula del borgo camplese, approfondisce
un argomento finora trattato solo marginalmente,
e nella realtà del tutto inedito, individuando e
catalogando tutte le statue attribuibili alla scuola
di Nocella e ponendo particolare attenzione allo
studio della tecnica realizzativa e del senso artisti-
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la tenda n.8 novembre-dicembre 2014
Arte e Storia
co. Fin dal Medioevo Nocella sviluppa un’importante produzione di terracotta, realizzando
soprattutto rinomate stoviglie, fregi,decori e bassorilievi di utilizzo architettonico. Ma è solo alla
fine del Quattrocento,con l’avvento della scuola,
avviata dallo scultore Silvestro dell’Aquila, che a
Nocella si comincia a sviluppare una produzione
statuaria in terracotta e numerose sono le statue
presenti nel circondario di Campli e nei comuni
limitrofi. La pubblicazione impreziosisce il patrimonio ecclesiale della Diocesi di Teramo-Atri e
restituisce alla teramanità e alla cultura italiana,
uno spaccato d’arte abruzzese che testimonia una
grande devozione popolare.
CONVEGNO
Sull’onda del grande successo del
film Il giovane favoloso, si terrà dall’11
al 13 febbraio 2015 un seminario di
studi sul rapporto tra Divinangelo De
Praediis e Giacomo Leopardi. Il convegno si terrà, come da tradizione,
presso la Fondazione Pini-Gelsomini
nel convento delle Suore Casoratine
di Acerra. Il seminario promette di
essere interessante, data la scoperta
di un inedito di De Praediis riguardante una lettera inviatagli dal
Recanatese che accenna alle sue problematiche riguardanti i suoi occasionali rapporti d’amore. Per informazioni contattare la Fondazione PiniGelsomini:
www. depraediis/casoratine.org
TERAMO E DINTORNI
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Italo Rodomonti è... nel suo Universo
È venuto a mancare, a 88 anni, Italo
Rodomonti, artista teramano di fama mondiale ed esponente di spicco della ‘Space
Art’. Definito artista spaziale perché
l’Astronomia permea da sempre la sua
visione interstellare e “il linguaggio universale dell’arte diventa in lui linguaggio
sull’Universo” (Carlo Chenis).
Amico fraterno di
Von
Braun, l’artefice del volo
umano sulla Luna, socio della
International Association for
Astronomical Artists, Italo
Rodomonti nelle sue opere
sorprende per le invenzioni
figurative senza mai rinunciare al tema che ha ispirato una
vita di lavoro e di ricerca, lo
spazio e l’Universo. Fin dalle
prime prove pittoriche, muove da esperienze d’avanguardia e, quando in Italia si
impongono i tardi epigoni della cultura
nobilissima del Novecento e della rivisitazione della tradizione, Italo Rodomonti,
già famoso negli USA, si avventura nelle
sperimentazioni più ardite, in contemporanea con le romantiche e radicali ricerche
della pittura americana. Quando Pollock
stupisce il mondo e insieme a Gorky e
Moterwel inaugura la straordinaria stagione dell’espressionismo astratto, Italo
Rodomonti sperimenta quantisticamente
l’impossibile. Via i pennelli, via la tavolozza, via l’armamentario fino ad allora scontato del fare pittura. Spazio a nuovi strumenti, nuove tecniche, nuove visioni. Egli
innova, si inserisce d’istinto nella koinè
della sperimentazione che non è solo tecnica, è anche fenomenologica
con l’addentrarsi in un mondo
dove nulla è più certo e sicuro, dove il linguaggio trova
inedite dimensioni rappresentative dell’infinito reale.
Scienza e Arte trovano nella
sua pittura una felice sintesi
e, la divulgazione della scienza“grazie anche all’Arte spaziale ed all’utilizzo del linguaggio della luce, delle dimensioni cosmiche e della matematica, vuole essere
un mio omaggio personale a quanti dedicano
la propria vita alla ricerca della verità.
Costoro sono il nostro più prezioso tesoro”. È
suo il posto di primo piano in quella corrente artistica denominata Space Art che
conosce nel mondo pochi protagonisti di
così assoluto prestigio. Le opere di Italo
Rodomonti sono negli USA, in Germania,
Grecia, a Parigi e, ovviamente a Teramo,
sua città natale, e in Abruzzo.
da Nicola Facciolini
Bicentenario della Biblioteca ‘Delfico’
In occasione del suo Bicentenario la
Biblioteca provinciale ‘Dèlfico’ di Teramo
presenta una doppia mostra: una storicodocumentaria e una con fotografie ed
opere di artisti della città di Teramo che
interpretano la biblioteca. L’esposizione,
inaugurata giovedì 4 dicembre, rimarrà
aperta fino al 31 gennaio 2015.
La Mostra storica e documentaria La
“Dèlfico” in due secoli di storia. Documenti
immagini opere d’arte espone libri, fotografie, lettere, missive, atti notarili, documen-
ti tra i più disparati, ripartiti in dieci sezioni cronologiche, raccontano la storia della
principale istituzione culturale del nostro
territorio, passando in rassegna le fasi
salienti del suo percorso bicentenario.
Dalla nascita segnata dal lascito di
Melchiorre Dèlfico, alle cessioni delle
biblioteche claustrali, ai luoghi che hanno
ospitato i libri e gli scaffali, senza dimenticare i bibliotecari, le persone che hanno
reso possibile la sua vita (tra altri il ruolo
chiave svolto da Luigi Savorini).
Un libro in ...negozio
Sabato 6 dicembre, presso Il Design (Largo Melatini
27 - Teramo), si è svolta la presentazione del nuovo
libro di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese
“Perchè sposarsi?” viaggio tra obblighi convenienze e scelte liberanti. (Ed. San Paolo, Milano 2014). Loredana
Ioannoni ha introdotto gli interventi di: Don
Aleandro Cervellini (Responsabile ufficio famiglia –
Diocesi di Teramo) e di Maurizio Bernardelli Curuz
Guerrieri (giornalista, critico d’arte, Direttore della
rivista Stile Arte).Un modo simpatico e ‘positivo’ di
animare un negozio di design per arredamento.
Eravamo così poveri che a
Natale il mio vecchio usciva di
casa, sparava un colpo di pistola
in aria, poi rientrava in casa e
diceva: spiacente ma Babbo
Natale si è suicidato.
J. La Motta
Vetrina della Libreria Cattolica- Teramo, via della verdura
La Libreria Cattolica offre le novità editoriali nazionali ed internazionali a prezzi vantaggiosi
All’interno sono inoltre in vendita vestiti per la Prima Comunione, semplici ed economici,
oggetti dell’artigianato POC (Piccola Opera Caritas) di Giulianova adatti per regali e bomboniere. Si ricorda che è disponibile un punto Internet, è attivo il servizio fax, fotocopie,
ricarica dei cellulari, carte telefoniche internazionali e pagamento utenze varie.
OSSERVATORIO TERAMANO
Miracolo teramano
Bilancio di fine anno. È diventato oramai un luogo
comune. Dal condominio all’officina è tutto bilancio, è
tutto arido linguaggio di cifre, spesso il cartaceo finisce
in uno scaffale polveroso fra le cose che si spera non
servano più. Tuttavia ci sono altri bilanci che andrebbero fatti o tracciati:quelli di una “cara” amministrazione
che conclude un anno e ne apre subito un altro sperando che le questioni da affrontare siano meno spinose,
che insomma si possa sperare al meglio. Propositi, tanti
buoni propositi per Teramo città o Teramo capoluogo.
Una città che sta cercando, fra mille difficoltà ed in
mezzo ad una crisi che resta sotto gli occhi di tutti, di
ritrovare la strada forse persa o di riprendere un cammino interrotto.In ogni caso la città di Teramo ha
messo in cantiere tante occasioni di riflessione.
Rotonde, parchi giochi, la rivoluzione del traffico (via
Irelli, senso unico a metà circonvallazione) che si spera
apporti benefici, parcheggi dovunque e comunque
senza dimenticare (fatta salva l’operosità della Tercoop)
che Teramo città o Teramo capoluogo è rimasta l’unica
a non dotarsi ancora di parcometri inventato da
Carlton Magee, un giornalista statunitense, nel 1932.
L’idea nacque ricercando un dispositivo che regolasse
in maniera automatica la sosta degli autoveicoli nei parcheggi pubblici particolarmente affollati. In Italia la
grande diffusione dei parchimetri si è avuta tra gli anni
‘80 e ‘90; dagli anni 2000 è in fase di sviluppo un
miglioramento tecnologico del prodotto, con l’affiancamento di altri sistemi di pagamento (di tipo elettronico
ed informatico). Insomma un primo passo avanti viene
fatto: pensate il caro mezzo pubblico per trasporto
urbano non penetrerà più in via Irelli ma continuerà il
suo percorso utilizzando una rotonda mobile, andando
a confluire sul ponte che collega la città a Piazza
Garibaldi. Un evento storico per la sua portata dopo
che ai più pareva decisamente strano che il traffico
venisse, da una circonvallazione, “inserito” in centro
urbano. Ma va così. E poi resta sul tappeto lo spinoso
problema degli istituti di credito teramani. Non godono di ottima salute, si lasciano alle spalle una storia che
ha caratterizzato l’anno che finisce in archivio, un anno
negativo con bilanci ripianati da banche di fuori regione.Ed ecco che allora il 2015 si presenta con un fardello
pesante, con un cesto di sacrifici per i teramani, di
incognite su lavoro, occupazione e quant’altro. Un inizio di nuovo anno in salita. Con qualche cruccio alla
teramana, con qualche affanno, con qualche situazione
delicata da dipanare. Non bisogna però farsi prendere
dallo stato depressivo. Bisogna lottare, continuare a
combattere perché probabilmente “il meglio è passato”
per cui saremo costretti ad “allungare il sugo” (pratica
usuale una volta quando si presentava un ospite non
annunciato a tavola) per procedere. A lume di naso.
Senza riferimento, senza punti concreti. Non è una
bella prospettiva. Ma essere qui a parlarne è già un
miracolo. Un miracolo teramano.
Gustavo Bruno
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Società “P.Riccitelli’
Salotto culturale
Patrocinio Fondazione Tercas gennaio dicembre 2014
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SALA di LETTURA
mercoledì 7
Reading
a cura di Lucia Pompei
venerdì 9
Lectura Dantis- Inferno
a cura di Benedetto Di Curzio
mercoledì 14
La Grande Guerra
a cura di Emilia Perri e
Elisabetta Di Biagio
venerdì 16
Lectura Dantis- Inferno
a cura di Benedetto Di Curzio
gennaio ore 17.45
mercoledì 21
Letteratura inglese e cinema
“Becoming Jane”
a cura di Luciana Pennelli
venerdì 23
Lectura Dantis- Inferno
a cura di Benedetto Di Curzio
mercoledì 28
Gabriel Marcel e la musica
a cura di Giovanni Botta
venerdì 30
Lectura Dantis- Inferno
a cura di Benedetto Di Curzio
Teatro Comunale - Teramo
martedì 20 gennaio
ore 21
mercoledì 21 gennaio
ore 17/ ore 21
Il giuoco delle parti
di Luigi Pirandello
con Umberto Orsini
Regia di Roberto Valerio
CONCERTI
Aula Magna Convitto
Nazionale “M. Delfico”- Te
giovedì 22 gennaio ore 21:00
Progetto Brahms
Orchestra Sinfonica
Abruzzese
Massimo Quarta
direttore e violino solista
J. Brahms -Concerto per violino e orchestra
in Re Magg. op. 77- Sinfonia n. 1 in do min.
op. 68
Sala San Carlo -Te
lunedì 2 febbraio 2015
ore 21:00
Fabio Di Stefano
pianoforte
Musiche di Schubert, Brahms, Liszt
U.P.M.
Auguri per un anno migliore
Università popolare Medioadriatica
Sala Ventilij Caraciotti-via Torre bruciata Teramo - ore 17.00
23 dicembre 2014
Concerto
Orchestra “B. Marcello”
GENNAIO
13 gennaio 2015
La prima Guerra mondiale
e i canti di... trincea
Coro degli alpini
Alberto Chiarini
opere in mostra fino al 25 gennaio
Inaugurata il 13 dicembre, presso la Pinacoteca
civica di Teramo, la mostra antologica delle
opere di Alberto Chiarini, pittore teramano,
scomparso ventisei anni or sono. Finalmente!
La città, tanto cara al nostro, rende compiutamente omaggio ad un artista che
si inserisce a pieno titolo tra i più
illustri pittori locali ed è degno di
una consacrazione a livello nazionale. Visitando la mostra di
Alberto Chiarini, si avverte una
religiosità di affetti che si libera e
vibra, quasi che sia lui stesso presente, col suo sorriso buono, la
natura esuberante, la sapienza
dell’arte, a dirci, ad insegnarci
come si legge un quadro. Alberto
tende a chiarire, a decantare il
mondo attorno a sé fino a raffigurarlo in modo essenziale e schematico ma profondamente palpitante di vita. Il tratto volutamente primitivo,
tipico del tempo del ‘Pastore bianco’ gruppo di
cui fece parte e col quale inneggiò alla natura,
all’autenticità delle espressioni artistiche- ricordiamo che con questo i nostri pittori si opposero al guasto dilagare della’pop art’ in una celebre Biennale di Venezia - il tratto giunge alla
purezza trasparente di cielo, di finissima linea-
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la tenda n. 8 novembre-dicembre 2014
rità delle sue essenziali prospettive.
Sono finestre semiaperte che sottintendono
sguardi nascosti, occhi curiosi tra usci spalancati sul mondo, il piccolo mondo del quartiere
con figure spesso inespresse eppure presenti.
C’è in questo una compiutezza
d’arte per la simmetria studiata
e perfetta dei punti pittorici
nell’opera, dei vuoti e dei pieni,
dell’armonia delle linee. E
siamo nell’incanto dei suoi
colori: decisi, possenti, usati in
modo sapiente, portano a forti
contrasti, ad avvolgenti effetti
di luce. Non eroismo, non mito
nell’arte di Alberto ma la quotidianità nella tenerezza di chi
ama rintracciare orme di passato, di chi ha memoria e vuole
avere ‘memoria dell’uomo’.
Nella plasticità della figura e
dei visi, vivificati dalla personalità multiforme
del suo pennello, c’è una passione mai sopita,
presente come i sogni intatti di una gioventù
non consumata.
La mostra è stata curata da Marco Chiarini,
figlio dell’artista, e da Umberto Palestini, critico d’arte e patròn delle esposizioni che si tengono nei locali dell’ARCA, a Teramo.
20 gennaio 2015
Ebola: tra allarmi
e inefficienze
Pierluigi Tarquini
27 gennaio 2015
La meccanica del di sotto
Filippo Flocco
Associazione
‘Benedetto Marcello’
Sabato 20 dicembre ore 21,00
Auditorium Parco della Scienza
Orchestra Sinfonica “B. Marcello”
“Gran Concerto di Auguri”
Andrea Concetti baritono
Federico Paci - direttore
Ballerini della scuola di danza
“Dance Works”
Musiche di: Verdi, Ciaikovski, Rossini,
Smetana, Mozart, Strauss jr.
Domenica 25 gennaio 2015
ore 17,30
Auditorium San Carlo - Te
Quartetto d’Archi “Koinè”
Musiche di: Bazzini, Dvorak,Brahms.
ZURIGO
Gentile Lea Norma sas
Via Paris 16 - 64100 Teramo
Tel. 0861.245441 - 0861.240755
Fax 0861.253877
CULTURA
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Cristina Campo, "trappista della perfezione"
Cristina Campo (pseudonimo di Vittoria Guerrini), nasce a Bologna nel lità e cristianesimo, ama la fiaba, le misteriose atmosfere delle “Mille e una
1923, trascorre gli anni della guerra a Firenze, dove resta fino al 1955, e notte” di cui si nutriva da bambina quando la salute cagionevole ( aveva un
poi a Roma dove suo padre è chiamato per dirigere il Conservatorio di S. difetto cardiaco congenito) le impediva di frequentare studi regolari e i
Cecilia. Donna dall’intensa vita interiore si trovò al centro di quella rivo- suoi coetanei.Le lettere , numerosissime, sono strumento fondamentale di
luzione culturale e spirituale che seguì il Concilio Vaticano II, fatto che un dialogo ininterrotto con gli amici lontani, opera che nasce spontanea
acuirà, per il suo carattere difficile sempre alla ricerca della verità e della ma allo stesso tempo perfettamente letteraria: importantissime le “Lettere
perfezione, quel travaglio interiore che si risolverà con l’adesione alla fede a Mita” ( a Margherita Pieracci Harwell) che arrivano fino al 1975 e sono
cattolica e l’orrore per l’omologazione della società di massa, così come il una sintesi di tutti i suoi interessi intellettuali, affettivi, emotivi; dalla batsuo rigoroso ossequio alla tradizione la porterà a scrivere pagine molto taglia in difesa della liturgia in latino all’attenzione al paesaggio e ai colori
dure sull’abbandono del latino nella pratica liturgica. La
da cui emana spesso un’intuizione estetica o letteraria,
Campo amava dire di sé: “Scrisse poco, e vorrebbe aver scritto
una stretta corrispondenza tra mondo esteriore e mondo
Devota come ramo
meno”, in realtà, poco non scrisse a giudicare dalle sue pagine
interiore. Per la Campo il paesaggio è realtà e simbolo,
curvato da molte nevi
che trattano degli argomenti più disparati: soltanto da poco
di lui si nutre la poesia, è come un libro da leggere in svaallegra come falò
sono state raccolte in sillogi soprattutto dalla casa editrice
riati modi dove si può assaporare il Bello con sensi natuper colline d’oblio,
Adelphi. La motivazione che spinge la scrittrice è tutta nelle
rali e soprannaturali, così come la sua stagione prediletta
su acutissime lamine
sue parole: “nella poesia la figura preesiste all’idea da calarvi
in bianca maglia d’ortiche, è la primavera simbolo di rinascita, stagione dell’anima,
dentro. Per cui essa può seguire un poeta domestica e favolosa,
tempo dei miracoli.
ti insegnerò, mia anima,
familiare e inquietante, spesso un’immagine della prima infanzia,
Cristina non ha mai smesso di leggere Dante assimilanquesto passo d’addio...
il nome strano di un albero, l’insistenza di un gesto. Essa aspetta
done la visione spirituale e il lessico, disseminando simcon pazienza che la rivelazione la colmi”. Sensibile traduttrice
boli e ricordi danteschi nelle sue poesie e nelle sue
e commentatrice di autori tedeschi e inglesi è autrice di affascinanti saggi prose, la sua poesia è piena di cose, di realtà che riportano alla
che stanno sempre all’incrocio fra poesia, tradizione, fiabe, costume, reli- Commedia: l’Amore che il Creatore ha per la Creazione, la lezione del
gione, in una costante indagine sulle forme della vita intellettuale e reli- Vangelo che pulsa di quel mistero liturgico in cui si manifesta la discesa
giosa, in una ricerca di saggezza in cui l’erudizione diventa continuo eser- dell’Eterno nel tempo. I suoi versi, disseminati in tutte le pieghe della sua
cizio mistico. La sua estrema passione per la bellezza, la perfezione, la produzione letteraria, sono espressione di un fortissimo bisogno di conisola rispetto alla vita culturale degli anni ’50 - ’60 e in questo periodo fondersi con l’essenza del mondo, di ritornare alla rarefatta e austera traconosce l’opera di Simone Weil per la quale Cristina Campo ha un imme- dizione della liturgia bizantina di cui fu una commossa e consenziente
diato trasporto aderendo, quasi totalmente, al pensiero della scrittrice seguace. Dalle sue poesie emana quel rigore, quell’ansia di assoluto che la
francese.
porta ad integrarsi nel segreto del mondo soprannaturale, nell’emozione
Per entrare nel mondo spirituale della Campo è indispensabile conside- dell’infinita bellezza del Tutto dove la parola perde la sua connotazione
rare il rapporto che per lei esiste tra leggere e scrivere, il modo con cui si abituale per divenire primordiale espressione della meraviglia che riempie
accosta alla scrittura in una speculare reciprocità fra leggere e scrivere, l’uomo davanti al mistero dell’essere parte dell’universo:
ascoltare e parlare per cui la sua biografia intellettuale non è altro che un
Dell’anima ben poco
prolungato momento di conversazione: i suoi saggi, le sue lettere sono un
sappiamo. Berrà forse dai bacini
continuo colloquiare con le opere letterarie da lei predilette. I libri sono
delle concave notti senza passi,
sentiti da lei come un privilegio concesso da Dio all’uomo, come occasioni
poserà sotto aeree piantagioni
da selezionare con attenzione, da non sciupare perchè attraverso di loro
germinate dai sassi...
si compie un ininterrotto percorso di formazione interiore ed estetica. La
O Signore e fratello! ma di noi
sua volontà risoluta, rigorosa di sottrarsi agli archivi della storia letteraria
sopra una sola teca di cristallo
la porta al culto del segreto, alla passione per la clandestinità, all’uso dello
popoli studiosi scriveranno
pseudonimo che difende il suo sé dalle apparenze. Ama particolarmente
forse, tra mille inverni:
la dolcezza del tempo autunnale in cui la stagione estiva declina con colori
“nessun vincolo univa questi morti
dorati: “Si ripiegano i bianchi abiti estivi/ e tu discendi sulla meridiana,/ dolce
nella necropoli deserta”
Ottobre, e sui nidi./ Trema l’ultimo canto nelle altane/ dove sole era l’ombra ed Cristina Campo si trova al centro di quella crisi esistenziale che ha travaombra il sole,/ tra gli affanni sopiti./ E mentre indugia tiepida la rosa/ l’amara gliato gran parte del ‘900 e non ha saputo, o voluto, omologarsi con il suo
bacca già stilla il sapore/ dei sorridenti addii.” Ama le suggestioni emozio- tempo per il concetto altissimo che ebbe della letteratura, al contrario dei
nanti dell’Oriente come Samarcanda, le vie di Bassora, la via di Damasco suoi contemporanei.
dove si fondono, in comunione con l’illuminazione di San Paolo, orientaModesta Corda
G. Rossini: La pietra del paragone
Il 26 settembre 1812 va in scena al Teatro alla Scala di Milano La pietra
del paragone, una nuova opera di Gioacchino Rossini , composta su
libretto di Luigi Romanelli. Questo “melodramma giocoso” (opera buffa
, ma con tratti e sfumature seri e sentimentali) riscuote subito un grande successo, tanto da rimanere in cartellone per 53 repliche. Viene rappresentata anche in altri teatri europei, ma poi cade nell’oblio, fino alla
“Rossini renaissance” del XX secolo.Il librettista ha tratteggiato in maniera efficace i caratteri dei protagonisti: tre vedove (non più giovanissime)
Fulvia, Aspasia e Clarice, che si contendono la mano del conte
Asdrubale, ricco scapolo; il giornalista senza scrupoli Macrobio; il poeta
privo di talento Pacuvio; il cavalier Giocondo, amico fedele di
Asdrubale. La musica rossiniana accompagna le varie situazioni con la
dirompente vitalità che contraddistingue l’autore fin dalle sue prime
prove, sottolineando gli stati d’animo dei protagonisti, con il sapiente
uso sia degli strumenti solisti sia dell’insieme orchestrale. Il maestro
pesarese con questa opera superava il concetto di opera buffa come
farsa musicale, sia col tratteggiare musicalmente la psicologia dei perso-
naggi sia sperimentando modalità stilistiche nuove rispetto alle composizioni precedenti.
La vicenda, ricca di colpi di scena e travestimenti, si svolge nella villa di
campagna del conte Asdrubale, dove ciascuna delle tre donne cerca di
conquistare il padrone di casa, che però non riesce a fare una scelta.
Ciascuno degli altri personaggi vuole ottenere qualche vantaggio: il giornalista cerca, invano, di raccomandarsi al cavalier Giocondo , mentre il
poeta legge una sua lirica a Fulvia (Ombretta sdegnosa), ma non riesce a
convincere Macrobio a pubblicarla. Clarice, che è veramente innamorata,
pensa a voce alta (Quel dirmi, oh Dio) e il conte le fa eco, inscenando una
schermaglia amorosa (Conte mio) senza che sappia decidersi. Asdrubale,
spalleggiato dall’amico Giocondo e aiutato dal maestro di casa Fabrizio,
decide poi di inscenare una prova, appunto una “pietra di paragone”, per
vedere se le donne abbiano per lui sentimenti sinceri o lo corteggino per
le sue ricchezze. La sua misoginia lo porta ad essere sospettoso verso le
donne, che considera tutte ingannatrici.(segue a p. 8)
Emilia Perri
la tenda n . 8 novembre-dicembre 2014
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SATURA LANX
8
Gusto letterario
Omero, Odissea Il polimorfismo omerico non si manifesta solo nella manifestando un filosofico distacco dal passato ed al contempo
cura con cui l’autore traccia i profili dei principali attori delle vicende godendo del suo presente : “Noi due - egli dice - seguitiamo a bere e
epiche, ma anche nell’incisività con la quale plasma personaggi appa- mangiare nella capanna dilettandoci nel ricordo delle nostre miserevoli
rentemente secondari, figure appartate che sembrano puramente fun- pene: perché pure delle proprie sofferenze si diletta un uomo che moltissimo
zionali all’operato dei protagonisti.
abbia sofferto e vagato”. Eumeo si rivela di stirpe regale,
L’Odissea è un poema creato sugli antagonismi:
figlio di un uomo che regnava su un’isola delle
‘C’è un’isola che dicono Siria
Poseidone è il nume che più osteggiò Odisseo e (…). Lì ci son due città (…) e
Cicladi. Paragonata alle vicende inventate da Odisseo
l’eroe, a sua volta, deve combattere contro i giovani su ambedue regnava mio padre nel libro precedente, la storia del fedele servitore può
e arroganti pretendenti che minano il suo ruolo di
sembrare più scarna ma non meno affascinante. Le
Ctesio figlio di Ormeno, simile
sovrano: divina protervia contro umana perseveparole del narratore evidenziano la ferocia di un
agli eterni’
ranza e giovanile arroganza contro pazienza e astumondo lontano da quello degli dei e degli eroi, cioè
zia nate dall’esperienza e dalla sofferenza. Nel
quello della pirateria, che compare nelle fantasmagoOmero, Odissea XV 403 passim
muovere i fili che lo uniscono alle sue creature, mai
riche elucubrazioni di Odisseo, ma che nell’amara
però Omero fu riguardoso quanto nel caso del porcaro Eumeo; egli digressione di Eumeo si tinge di realismo. Le memorie del porcaro
insiste nel definirlo nobile e per ben tredici volte nel corso della sono quelle di un fanciullo che trascorreva una serena esistenza, cirseconda parte del poema, si rivolge direttamente a lui (“tu dicevi por- condato da affetti familiari. Eumeo parla di una specie di nutrice, una
caro Eumeo”), evidenziando un legame particolare tra personaggio e donna fenicia “bella e alta, esperta di opere splendide” che si occupava
poeta, forse nato dalla profonda empatia, dalla partecipazione di anche di lui. Per descrivere questa enigmatica figura, Omero ricorre
Omero alla condizione di servitù di Eumeo. La figura del porcaro ad una formula usata in precedenza per la dea Atena, come nel XIII
esula da qualsivoglia tradizione letteraria che vede il servo passiva- libro si manifesta ad Odisseo, prima di trasformarlo in un mendicante
mente legato al destino del suo padrone. Egli è dotato di una precisa irriconoscibile (“la dea Atena (…) somigliava nella figura ad una donna
coscienza sociale che gli conferisce dignità pari a quella di un uomo bella e alta, esperta di opere splendide”). La reiterazione formulare nel
libero. Vive in perpetua riconoscenza nei confronti di Laerte ed XV libro è forse usata , per contrasto, al fine di far risaltare la malaAnticlea, genitori di Odisseo ed è grato agli dei per ciò che è (“gli dei fede dell’ancella che approfitta della fiducia del re e dell’ingenuità
beati mi fanno prosperare il lavoro in cui persevero: di questo mangio e bevo del fanciullo. Il poeta costruisce intorno a questo torbido personage offro doni a chi merita onori”). Il suo particolare status gli permette di gio un’atmosfera sensuale e malsana che culmina in un’esplicita
accogliere l’eroe greco nella sua capanna e trattarlo secondo le più scena di sesso tra la donna e un pirata fenicio (“la sedussero gli scaltri
nobili regole dell’ospitalità; avoca anche a sé il diritto di interrogarlo Fenici. Dapprima, mentre lavava, uno di loro si congiunse con lei presso
sulle sue origini e sulla sua provenienza, ascoltando il fantastico rac- la concava nave nel letto e in amore”). Al congiungimento carnale fa
conto dell’eroe in incognito.
seguito il tradimento: la donna si accorda con i pirati per derubare i
Il XV libro delinea ancor meglio carattere e funzione di questo per- suoi padroni e rapire il loro figlioletto. Lo scabro e lucido racconto di
sonaggio. E’ infatti il nobile servo che descrive il caos che regna nella Eumeo nulla concede all’esteriorità emotiva. L’amarezza del porcaro
reggia di Odisseo e pone l’accento sulla rassegnazione di Penelope, si sovrappone alla memoria del fanciullo quando, con disarmante
persa nei suoi pensieri e nel rifiuto psicologico del presente:” Dalla innocenza, parla del rapimento, del viaggio in nave, del distacco dalla
padrona - afferma il porcaro - non accade di udire una parola dolce, un sua terra e della morte improvvisa della donna fenicia: “Artemide saetgesto affettuoso da quando la sciagura, voglio dire quegli uomini prepoten- tatrice colpì quella donna: come una rondine di mare stramazzò con un
ti, si è abbattuta sulla casa”. Nelle appassionate parole dell’uomo si tonfo della sentina. La buttarono in mare perché fosse pasto alle foche e ai
avverte il rimpianto per un mondo perduto, costruito sull’armonia tra pesci”. Il fedele servitore di Odisseo ha solamente il mare quale testipadroni e servi legati ad una medesima sorte (“i servi hanno un gran mone muto e imparziale delle sue sofferenze interiori; l’uomo concebisogno di parlare e di informarsi su ogni cosa e di mangiare e di bere alla de a se stesso e al suo ascoltatore un unico momento di abbandono,
presenza della padrona, e poi anche di portarsi in campagna qualcosa, un chiudendo il suo racconto: “Io restavo solo e affranto in cuore”, un eterdono di quelli che sempre scaldano l’anima ai servi”). Facendo leva sulla no e sconsolato attimo di struggimento con il quale l’uomo può consensibilità dell’uomo, Odisseo lo spinge a parlare di lui e il porcaro si vivere, mostrando una serenità propria solo degli spiriti più nobili.
immerge nei suoi ricordi senza mai scadere nel sentimentalismo,
B.D.C.
(segue da p. 7- La pietra di paragone)
Nella letteratura (e nella vita) si riscontrano numerosi esempi di
giovani ricchi o nobili che si fingono poveri per corteggiare delle
ragazze; spesso lo fanno per metterle alla prova, a volte per prendersi un momento di libertà dalla fidanzata o dalla moglie senza compromettersi. Asdrubale, dunque, si traveste, fingendosi un suo creditore, e con un improbabile linguaggio reclama sei milioni che gli
sarebbero dovuti. A quel punto tutti si allontanano e solo Clarice gli
offre i suoi beni e la sua mano. Ma non appena si scopre che si trattava di una “pietra del paragone” Fulvia e la baronessa decidono di
vendicarsi del conte e incitano Macrobio e Pacuvio a sfidarsi a
duello e a sfidare il conte. Il conte però non accetta e perdona i due
(prima fra voi coll’armi), mentre Clarice vuole a sua volta mettere
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alla prova Asdrubale; decide perciò di impersonare il fratello militare e si presenta travestita da soldato, suscitando l’interesse delle
altre due donne. Quando il finto militare afferma di voler portare
via la sorella Clarice, il conte si rende conto di amare la donna e
rivela i suoi sentimenti (Ah, se destarti in seno). Clarice rivela la sua
identità (Voi Clarice) e i due si perdonano reciprocamente, mentre
Pacuvio e Macrobio affermano che ci penseranno bene prima di
sposare una vedova.
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