SETTEMBRE 2015 ANNO X N. 171
“Così tra questa immensità s’annega il pensier mio
e il naufragar m’è dolce in questo mare.” Leopardi
EDITORIALE
NEL CUORE LA MORTE
Quanti episodi tragici, di estrema, incomprensibile inattesa violenza che vedono protagonisti giovani e spesso anche giovanissimi.
Ludovico Caiazza, 32 anni, il rapinatore della gioielleria di
Roma che ha ucciso un uomo, che poi si è tolto la vita in prigione; Gianluca Mereu, 22 anni, che per un attacco di rabbia e di
follia viene condotto in Questura e da una finestra si getta trovando così la morte; Lamberto Luccaccioni, 16 anni, Lorenzo Toma, 19 anni, che muoiono in seguito all’assunzione di pasticche di ecstasy
fuori e dentro le discoteche: il giovane albanese di Sant’Angelo in Vado – paese della nostra stessa
provincia – che ‘sgozza’ un altro ragazzo, e tanti altri piccoli e grandi avvenimenti. Ilaria, 16 anni di
Messina, morta in spiaggia… Tanti gesti sostenuti, sembra da un incontrollabilie impulso all’azione,
alla reazione, effettuati sempre più in modo compulsivo, ripetitivo, ossessionante. Senza un perché.
Peraltro non si dice mai, o quasi mai, che sono tutti avvenimenti dentro i quali scorre spesso un fiume di droga. Chissà perché non se ne parla, non se ne vuol parlare?
Comunque sono giovani che fanno intendere, che fortemente vogliono far capire al mondo degli
adulti, che sono dentro una realtà piena di ansia, di paura, di rabbia. Dove tutto sembra che sia andato male, che sia andato rovinandosi, distruggendosi, dalla sera alla mattina, senza accorgersene,
d’improvviso, che nulla e niente valga la pena, che sul terreno resta solo un grande innominabile
dolore. Gli adulti sembra non possano e non riescano a capire, a comunicare, tanto è grande ormai la
distanza, l’incomunicabilità tra essi e i figli, gli studenti e i giovani in genere.
Allora questi giovani fanno da soli, si sentono e vogliono essere soli, costruire la loro vita con le loro
sole mani, contro tutto e tutti. Sfidano apertamente le poche regole rimaste in piedi, si arrogano il
diritto di pensare e di dire qualunque cosa gli passi per la testa, di iniziare rapporti e di interromperli a piacinmento, di promettere e di togliere ogni promessa, decidere se essere uomo o donna o
entrambi. Sono impuniti e impunibili. Annoiati, pensano che la vita sia inutile, superflua, matrigna,
Tutti questi ragazzi invece hanno un cuore che sanguina. Non è vero che tutto rimane senza un motivo, senza un perché. Tutti questi giovani, più di ogni altro giovane e più degli adulti, hanno un grido:
è il grido, il dediderio della felicità.
Ma la felicità non nasce da sola, non vaga sperduta nell’aria del cielo: essa va insegnata ed educata, va
amata, vissuta, con volontà e sacrificio, con forza e coraggio. Ossia ci vogliono dei padri.
Durante una discussione un giorno un nostro ragazzo chiese: “se siamo in una società senza padri
allora cosa facciamo?”
Io risposi che non è vero. Non è mai vero che non esistano più padri, occorre cercarli, occorre trovarli
un poco più in là se mancano quelli vicini. Dio non ti lascia mai solo, soprattutto non ti lascia senza
padri.
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carissimo silvio...
Oggi la giornata è stata tutta piena delle parole che ci hai detto ieri....
appena arrivata a casa ho scritto sul quaderno quello che ci avevi detto, non ne volevo perdere neanche una virgola (mentre eravamo a tavola mi ero vergognata di tirare fuori il mio
quadernino...)
E’ vero, oggi mi sono accorta che veramente tante volte faccio una certa cosa con le figlie
non chiedendomi se sia il loro vero bene ma solo facendo
così perchè loro pensino che sono una buona madre....
E mi sono venute in mente persone da cui temo di essere
giudicata una madre non buona...fino a ieri non capivo
perchè mi dicevi che io avevo questo problema....
Oggi sono tutta piena della voglia di offrire tutto, che
niente vada perso, delle sfighe e delle fragilità e delle
cose belle...
Mi hai di nuovo fatto ripartire, tu e le tue domande difficili, a cui non so mai rispondere...
Grazie Silvio perchè mi guardi come mi guarda Dio,
perchè dici che la nostra storia è bella (poi un giorno me
lo spieghi cos’ha di bello secondo te) quando invece a me
sembra che tanti ci guardano come due matti che si sono rovinati la vita....
Anch’io voglio il tuo sguardo....
Grazie perchè mi fai sentire abbracciata con una forza sovrumana, grazie che ti pieghi sul
nostro nulla, che hai pietà della nostra debolezza e te ne curi così tanto....fino a stare con noi
così tanto tempo ripetendoci tante volte le cose che
facciamo fatica a capire.
Grazie per i giudizi sui fatti della nostra vita.
Ti abbraccio,
ti voglio bene, da una delle tue figlie più cresciute
(di età) dell’Imprevisto.
Tua figlia di fatto
p.s. a tutti i santuari dove vado prego per te, Mariella
Carlotti e Paolo Cevoli che così tanto avete reso più
leggera la mia vita.
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IL NUOVO TINGOLO !
MACHE’ SE STA PROprI BEN
In questi mesi stiamo vivendo delle grandi novità, perché stiamo iniziando a frequentare la sede nuova. Per adesso ci stiamo solo tre giorni alla settimana: il lunedì, il
martedì e il giovedì, dalla mattina dopo le pulizie fino alle sei e mezza.
Questa sede si trova a due o tre chilometri dalla città, sulle colline in campagna, con
un ampio balcone circondato da un lato dalla montagna e dall’altro dal mare, dove
tutti i giorni possiamo vedere le sfumature del suo colore e il sole che si riflette in
esso. Per esempio un giorno abbiamo visto il cielo scurirsi, alzarsi il vento, le onde
infrangersi sugli scogli e infine la nascita di un vero e proprio temporale. Queste
sono le bellezze della natura che tante, troppe volte non ce ne rendiamo conto, ma
poi quando capitano davanti ai nostri occhi rimaniamo senza fiato!
Quando veniamo qua molte cose cambiano ad esempio i lavori; nella sede vecchia
quasi sempre facciamo gli stessi, mentre qua essendo anche una struttura molto più
grande e alle volte un po’ più dispersiva, facciamo lavori diversi, come il giardinaggio. Infatti abbiamo un grande giardino che ha bisogno di essere curato, quindi ci siamo dovute rimboccare le maniche per farlo rinascere: tagliando le siepi, sradicando
le erbacce e per nostra fortuna è toccato a Laura il compito di tagliare il prato dove
in questo periodo i ragazzi della Più in Là stanno costruendo un campo da pallavolo e
noi non vediamo l’ora di approfittare di questo regalo che ci hanno fatto i nostri amici
della comunità. Anche perché è un’attività che ci piace molto dandoci l’occasione di
stringere di più fra noi, facendo gruppo e muoverci e “sfogarci” in modo sano.
Questa sede prima era un hotel poi è stato chiuso per qualche anno e quando noi
siamo arrivate era molto sporco così abbiamo iniziato a pulire per renderlo più abitabile in vista del nostro futuro arrivo. Ci sono tante cose da fare qua e da una parte è
una cosa che ci piace perché ci tiene impegnate e ogni giorno abbiamo la possibilità
di sperimentarci in un compito nuovo. Ad esempio avendo un’ampia cucina con accessori professionali ogni giorno cuciniamo con più gusto creando nuove pietanze…
infatti siamo delle buongustaie!!!
Non possiamo negare che questa fatica si sente, ma poi tornando al nostro Tingolo e
fermandoci un attimo a pensare alla giornata ci ritroviamo soddisfatte.
Noi facciamo un po’ fatica a sentirci a casa nostra perché siamo più affezionate al
Tingolo, ma piano piano ci stiamo legando anche alla sede nuova.
MICHELA, DILETTA, TIZIANA, ILARY
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Testimonianza A Cervinia
-luglio 2015-
Non avevo mai visto Silvio e sapevo poco
del suo lavoro ed ho voluto scrivere queste
poche righe perchè mi ha stupito molto.
Mi è sembrato di capire che il segreto della sua “terapia” sia la sua certezza che tutta
la vita, con le sue difficoltà e drammaticità,
consiste in un rapporto tra sè e Chi la realtà la fa o - come ci ha detto lui - Chi ce la
dona.
La sua proposta alle ragazze è in primo
luogo quella di provare a vivere anche
loro questo rapporto personale, senza farsi
sconti. Che proposta assolutamente originale ho pensato! Oggi come oggi, nel 2015, c’è ancora qualcuno che
parla di Dio e che lo propone a tutti - a me come alle sue ragazze - come possibilità di vivere di più, di vivere
meglio.
Ho immaginato che le ragazze potessero essere rimaste spiazzate come lo sono stato io da questa proposta, da
questo modo di intendere la strada per vivere una vita piena, allontanandosi dalle gravi difficoltà che le hanno
portate ad incontrarlo.
Tutti noi siamo come le ragazze che sto ascoltando, ho pensato durante l’incontro, ed abbiamo tutti bisogno
di scoprire che Qualcuno ci vuole, che c’è un bene per noi dentro la realtà, che la vita è più di quella ci accade.
Bello risentire con tanta certezza che la vita è questo rapporto. Sono grato di averlo sentito testimoniare da
Silvio e aver sentito dalle ragazze come la vita può così rinascere in qualsiasi situazione.
Matteo (Genova)
Care Ilaria, Ilary, Federica,
Cari Silvio e Grazia,
grazie per aver fatto un lungo viaggio Pesaro-Cervinia e ritorno per
incontrarci! Tante sono le cose che mi hanno colpito parlando con
voi e sentendo le vostre testimonianze, mi soffermo su una in particolare. Il mattino seguente all’incontro ci siamo radunati sulla terrazza dell’albergo per recitare la preghiera del mattino, le Lodi. Vi ho
visto arrivare e ho sentito Silvio che diceva ‘Venite a vedere una cosa
bellissima’ mentre vi accompagnava dove noi stavamo per iniziare la preghiera. Io mi sono messa vicino a voi
con il libretto delle Lodi, in modo che anche voi poteste seguire la preghiera. Una di voi si è messa a fare qualche foto e poi quando abbiamo iniziato a cantare l’Inno
‘Prima che sorga l’alba’ Silvio vi ha detto sottovoce ‘Ascol-
Non so chi di voi avesse già sentito queste preghiere, recitate con quel tono particolare, all’unisono, in ‘recto tono’, in
modo da cercare il più possibile che la voce di ognuno non
prevalga ma salga a Dio come una voce sola.
Non so neanche chi di voi abitualmente preghi, vi ho però
viste attente, docili all’invito di Silvio a guardare e ascoltare.
Ho pensato che il vostro punto di forza, che vi rende capaci
dopo pochi mesi di comunità di parlare di voi con la libertà
e la sincerità che ci avete testimoniato, è in questo rapporto
pienamente educativo tra l’iniziativa di Silvio, e degli altri
educatori, che vi indicano dove guardare per farvi scoprire qualcosa di bello ed importante, e la vostra libertà che accetta l’invito e si impegna a cercare di capire dov’è il bello e il vero.
E l’invito che vi viene rivolto non è preceduto da troppe spiegazioni, in modo che voi possiate guardare con
i vostri occhi, facendo vibrare il vostro cuore, ognuna secondo le proprie inclinazioni e desideri.
Silvio nell’incontro della sera aveva detto che lui cerca di invitarvi a guardare dove lui guarda. Ecco, la mattina alle Lodi ho capito di più cosa voleva dire.
Un abbraccio
Alessandra (Genova)
Ciao Silvio, ero a Cervinia la sera in cui hai
presentato le ragazze che sono da te in comunita’.
Sono rimasta colpita dal loro modo nuovo di
guardare la realta’, che hanno intuito possibile
stando con te e i tuoi amici.
Di quello che hai detto tu, ricordo 2 cose che
ho fatto mie:
una è che i ragazzi non devono guardare te
come sei e quello che hai, ma devono
guardare dove guardi tu.
L’ altra è che prima di loro tu vuoi bene ai loro genitori.
Così insegni ai ragazzi a guardare i loro genitori non per quello che i loro poveri occhi vedono, ma per la
croce e la grande sofferenza che si portano dietro.
Grazie!
Donatella
Non mi sarei mai aspettato che la scintilla del loro
“fuoco sempre acceso” fosse una cosa così semplice (che nessuno oggi fa): scoprire, continuamente
e insieme, che quello che accade, accade comunque e sempre come dono. E capisco di più grazie a
loro che questo è proprio il lavoro di tutta la vita,
sia loro che mia.
Mauro (Genova)
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TESTIMONIANZA in ABRUZZO
-un incontro-
L’INGANNO FELICE
Oggi 29 Luglio io, Andrea M. , Jacopo F. , Alessandro, Fabrizio Rossi e Silvio siamo andati
a fare testimonianza a Prati di Tivo, un paesino in Abruzzo.
Ad accoglierci un gruppo di giovani provenienti da diverse città come Roma, Napoli e
alcuni scout tutti in vacanza a visitare il famoso Gran Sasso, uno dei monti più alti degli
Appennini; non era una cosa grande solo per loro, ma anche per noi avendo la possibilità
di testimoniare qualcosa di importante e di visitare anche il grande monte.
Siamo partiti alle due del pomeriggio, il viaggio è stato lungo e in tre ore siamo riusciti a
occupare il tempo parlando di quello che pensavamo di questa piccola avventura, e tra
tante risate e tanti discorsi siamo riusciti ad arrivare carichi per il grande evento.
Appena siamo arrivati eravamo un po’ stanchi dal viaggio ma la bellezza di vedere il
Gran Sasso ci ha riempiti di gioia!
Ad aspettarci c’era Don Eugenio, un prete bergamasco amico di Silvio, che due anni fa
aveva già visitato la nostra comunità.
Alle 18:00 abbiamo iniziato le nostre testimonianze, Silvio ha raccontato come funziona
la comunità, come si svolgono le giornate e quello che gli operatori cercano di insegnarci.
Dopo di lui fu il nostro turno, raccontammo di noi, di quello che eravamo prima e di chi
stiamo diventando oggi.
La verità? È stato bellissimo perché era la prima volta che parlavo in pubblico, ed ero
tanto agitato, ma poi continuando a parlare ero anche più tranquillo con me stesso, sentivo che tutto quello che dicevo era per dare un aiuto a tutti e attraverso la mia storia
ho rivisto quello che ero prima rimanendo soddisfatto di quello che sono oggi dopo un
anno e mezzo di comunità. Dopo ci fu la messa, dove il prete durante la predica usò il
termine “farsi”, spiegando che farsi non si intendeva solo con la “droga”, ma che farsi sta
a significare sentirsi e credersi “soli”.
Al momento della cena eravamo tutti al tavolo per gustarci un ottimo banchetto, li
con i miei compagni ci siamo ritrovati in un momento molto bello, perché ogni minuto
le persone ci facevano domande facendoci vedere la curiosità e la voglia di cercare un
aiuto e un consiglio per affrontare le cose più facilmente, ed essere tranquilli anche con
loro stessi.
Dopo cena abbiamo salutato tutti e siamo partiti dopo di che andando a letto pensavo
quanto questa esperienza è stata importante per me.
Murilo
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laureata
Davanti all’attuale emergenza educativa, la mia tesi vuole focalizzarsi sul valore del progetto educativo volto al reinserimento sociale. In particolare voglio confrontare il progetto educativo attuato nelle comunità terapeutiche con quello
nelle carceri.
Per realizzare tale confronto, è necessario fare cenno sulla devianza, in quanto è l’elemento comune in entrambi i contesti
educativi.
Il mio obiettivo è che la devianza non risulti come il centro della problematica educativa, ma bensì evidenziare come essa
sia la conseguenza di un disagio radicato nel profondo della persona.
Ciò che desidero far emergere, è il fatto che al centro del contesto educativo, non c’è il deviante ma innanzitutto una persona nel suo valore autentico.
Tale valore desidero evidenziarlo anche nella figura dell’educatore, in quanto esso non è determinato appena dalle capacità che ha nella sua valenza educativa, ma innanzitutto dalla coscienza che ha di se stesso nel considerarsi come strumento e non come fonte di salvezza per chi ha davanti.
Nel secondo capitolo sarà specificato il tipo di progetto educativo che si attua in comunità terapeutica e nel carcere, in
modo tale da permettere che emergano sia le diversità dovute dal fatto che si tratta di due contesti differenti, ma anche
dimostrando il nesso comune che consiste nel valore educativo che abbia come fine il reinserimento sociale. Nell’ultimo
capitolo risalterà l’aspetto del reinserimento sociale inteso come scopo di un progetto educativo che permetta all’utente
e/o detenuto, la scoperta del vero se stesso indipendentemente dal proprio passato. Si tratta di un percorso che vuole
evidenziare come dentro uno sguardo umano e di valore verso l’uomo, dalla devianza si possa attuare una rieducazione
volta a un reinserimento sociale che ridona speranza e vita nuova. Infine, sempre nel terzo e ultimo capitolo, saranno
messe in luce due realtà educative che fanno esperienza del significato di un progetto educativo volto al reinserimento:
comunità terapeutica “L’Imprevisto” e la coop. sociale “Giotto” del carcere “Due Palazzi”.
Happ
Birthday
GIANCHI: 3/9
Tanti auguri Gianchi, anche in questo periodo
ci hai dimostrato che vale la pena rialzarzi dopo
una grande caduta. Avere la consapevolezza che
tu ci sei nonostante i nostri molteplici errori è
una cosa grande. Come è grande la speranza
che ogni volta riponi in noi. Come dice Silvio,
la pazienza e il bene che ci metti nel prenderti
cura di noi, viene dall’ alto, dietro c’è una grandissima esperienza e noi per il nostro futuro,
partendo già da ora, ne faremo un grande tesoro. TANTI AUGURI DALLE TUE FIGLIE!
VALERIO: 19/9
Auguri Valerio... attraverso la tua persona riesci a trasmetterci ciò che il
nostro cuore gridava già da sempre: che
siamo destinati a qualcosa di grande
ed è nostro dovere prenderci cura della
nostra vita. E’ con questo messaggio che
ogni giorno ci indichi la strada ed è per
questo che desideriamo camminare con
un vero gigante al nostro fianco.
10
Silvio Cattarina, responsabile della comunità “L’Imprevisto”, in un’intervista, disse: “Molte comunità preferiscono partire dal passato, puntando su uno specifico lavoro psicologico. Noi invece partiamo dal desiderio di incontrare qualcosa
di grande che ti ha sempre cercato, atteso, voluto e che ti viene incontro”.
Silvio Cattarina, va con la memoria a un episodio di alcuni anni, quando l’ex vescovo di Pesaro visitò comunità. «In
quell’occasione – ricorda Cattarina – si rivolse ai ragazzi chiedendo: “Che cos’è la comunità per voi?”. I ragazzi si sbizzarrirono nel dare risposte. Poi il vescovo spiegò: “La comunità è quel luogo dove il tuo nome risuona con un accento
speciale, unico”.Ecco, la vera grande questione è essere chiamati per nome. Come diceva una vecchia frase: “I giovani
non sono vasi da riempire. Sono fuochi da accendere”» .
Nicola Boscoletto, responsabile della cooperativa “Giotto” del carcere di Padova, in un’ intervista disse: “Il fatto è che,
alla fin fine, quello che da dignità a una persona è proprio il lavoro, non la danno né il linguaggio né l’origine familiare
né l’educazione: la dignità in quanto tale viene soltanto dal lavoro. Mangiamo quel che guadagniamo, manteniamo la
nostra famiglia con quel che guadagniamo, non importa se poco o molto. Se è molto, tanto meglio: possiamo però possedere anche una fortuna ma se non lavoriamo la dignità crolla. Chi è disoccupato, nei momenti di solitudine si sente
un disgraziato perché non si guadagna la vita. “
Questi due pezzi di testimonianza, sono la portata che desidero emerga in questo percorso di tesi nell’elaborazione del
Marigona
significato del progetto educativo volto al reinserimento sociale dentro uno sguardo umano.
MASSIMO: 28/9
Sei una colonna portante di questo percorso,
ogni giorno attraverso il tuo sorriso ci porti la
realtà delle cose, a volte dura, ma spesso necessaria. perchè tu hai visto cose che noi comuni
mortali non potremmo neanche immaginare!!
AUGURI MASSIMO!!
ANDREA M: 26/9
Auguri Andrea, per mesi abbiamo visto
solo una parte di te, ma ormai da un pò
di tempo finalmente vediamo il tuo impegno, la tua voglia di crescere, di diventare un uomo e sappi che su di noi puoi
contare!!
JACOPO STROZZINI: 11/9
Auguri Jacopo, dopo tutto questo
tempo passato insieme, fatto di gioie,
fatica, emozioni e dolori, hai visto
cosa è giusto per te. Hai imparato a
fidarti e a farti guidare verso qualcosa
di grande: “ LA VITA”. TANTISSIMI
AUGURI!!
LUCA: 4/9
Con la tua voglia di crescere, scoprire e
assaporare cose nuove della vita, ci spingi
a non mollare mai. Fra una sbirciatina qua
e un’origliata là ormai sei quello che sa più
cose in comunità. Quindi ti auguriamo di
fare esperienza di tutto ciò che scopri e fare
grandi cose per la tua vita. TANTI AUGURI LUCA!!
MURILO PIRAS: 16/9
Auguri Murilo, ora che hai imparato ad
essere te stesso e riesci a portarci il vero
Murilo, attraverso la tua spensieratezza,
a volte anche troppa, sai sempre come
strapparci un sorriso. TANTI AUGURI
MURILO!!
11
l’angolo tatzebao
S f o n d o n e ss
TIZ
“OG IANA
RI GI A :
H
DI O BI I LAV
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RE TAR SOGN RIA E IN O
BO
CC CHE STIA!!
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UN CIFICA
“SPE
MARIACHIARA: IL MIO
VESTITO SEMBRA UNO DI
QUELLI “TREMAMAN!!”
TIZIANA: DURANTE UN
GIOCO A QUIZ CON FILIPPO, ALLA DOMANDA
“QUAL E’ LA CAPITALE
DELL’ARGENTINA?” LEI
RISPONDE “SVIZZERA!!”
TIZIANA: DOPO UN’ INTERA
GIORNATA ALL’ OSPEDALE,
TORNA AFFAMATA E DICE
“DEO MANGIA’ TANTO POTIASSO!!”
TIZIANA: MA I
VESTITI SI IMPUZZISCONO
SE RIMANGONO IN ESSICCATOIO??”
E
APITAL
C
A
L
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N
DEL CO I !”
D
“BURUN
ROXANA: GIOCANDO A FIORI E FRUTTI
SCRIVE “BLU TOBALDO”
GIADA: GIOCANDO A FIORI
E FRUTTI SCRIVE SU MESTIERI
“ERBOLAIO”
TIZIANA: L’ OPER
ATORE
CHIEDE COSA N
E PENSIAMO DI TUTTO Q
UESTO
“AVANTI E INDIE
TRO”TRA
LA SEDE NUOVA
E QUESTA
VECCHIA... TIZIA
NA ALZA
LA MANO E DIC
E “SARA’
CHE MI PIACCIO
NO LE
NOVITA’, MA A M
E QUESTI
“TRASLOCAMEN
TI” PIACCIONO!”
BEATRICE: UNA SERA
PARTICOLARMENTE
STANCA “MI SENTO
COME UN ORSO DELLE
IETI!”
FEDERICA: “PIETRO
HA RINNEGATO
GESU’ TRE VOLTE
PRIMA CHE IL CALLO
(GALLO) CANTASSE!”
Periodico de “L’imprevisto” realizzato dalla Comunità terapeutica femminile ”Tingolo”
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settembre 2015