Iscriviti all’Associazione Amici di ONA NOVE Socio ordinario Euro 10 (Euro 5 per studenti e pensionati), Sostenitore Euro 25. Per iscriversi rivolgersi presso la sede del giornale in via Val Maira 4. TA EBAO Per la vostra pubblicità su questo giornale telefonate a Flaviano Sandonà Tel/Fax/Segr. 02/39662281 Cell. 335.1348840 Pagina riservata ai lettori lettere in redaz ione CHI DIFENDE IL DIFENSORE? Concordo pienamente con quanto esposto da Gabriele Giraldi nel racconto “Colpevole per eccesso di difesa” pubblicato a pagina 30 del numero scorso. Il problema è di sempre: chi interviene a favore di un altro (minacciato di stupro, violenza, percosse ecc.) rischia di andare incontro a guai tremendi. La carcerazione comporta rischi non indifferenti e la sola contiguità con delinquenti è una tremenda punizione oltre che umiliazione! È proprio necessario imprigionare chi ha rischiato la propria vita e ha comunque compiuto un atto eroico? Si consideri quanti individui veramente pericolosi vengono lasciati liberi (il pluriomicida Izzo-delitto del Circeo ne è stato un caso esemplare). Da parte del magistrato è un atto dovuto privare il soggetto della sua libertà? Oppure dovrebbero valere altre considerazioni? Lettera firmata (maggio) IL MARCIAPIEDE DI VIA CECCHI Dopo aver, come di consueto, letto “Zona Nove” mi sono ripromessa di segnalare un’anomalia che già da tempo si presenta in zona. Anche dopo il “rifacimento del manto stradale” peraltro inutile in quella via, in via Cecchi angolo via Maestri del lavoro, lo scorso inverno è stato rifatto il giardinetto. Direi un buon lavoro, però c’è un particolare: già la via Cecchi non ha marciapiedi sufficientemente larghi per far passare una carrozzina e si deve percorrere la sede stradale. Alla fine della via comunque il marciapiede si allarga, peccato però che manchino le discese sino alla fine della via. In quel punto c’è l’ingresso del parco e parecchia gente spinge mezzi del genere, carrozzine sia con bambini che con invalidi. Speravamo che con i lavori del giardinetto avrebbero ovviato al disagio. Forse aspettano l’incidente perché come sicuramente saprete la via è trafficata e la curva tra le due vie è quasi cieca. Anna Mani (maggio) PROMESSE PUBBLICHE E VIRTÙ PRIVATE Sono un lettore di “Zona Nove” che con le sue critiche può costituire pur sempre uno stimolo per coloro che devono portare a termine le cose progettate, sbandierate ai quattro venti, iniziate e spesso lasciate incompiute. Abito di fronte alla ex Manifattura Tabacchi che, secondo quanto sbandierato dai politici al potere (come si può rilevare dalla lettura dei proclami sul Web) entro il 2010 doveva essere un eccelso esempio di ri- qualificazione grazie all’intervento di capitali pubblici e privati. Da tempo cartelli di grandi dimensioni e un punto vendita in loco, invitano a comperare appartamenti di particolare pregio promettendo che il sito sarà anche caratterizzato da tanti servizi come supermercato, asilo nido, casa per anziani, verde pubblico e appartamenti per studenti della vicina Università. Ad oggi del faraonico progetto, a suo tempo oggetto dell’intervento personale del nostro premier e di Bossi (c’erano le elezioni!) risulta ancora in alto mare. Non si vedono lavori in corso e quei pochi lavori che sono stati fatti per il Centro Sperimentale Cinematografico non risultano portati a termine. Con l’occasione mi permetto anche di segnalare due casi umani che meriterebbero di essere additati a tutti per la loro eroicità. Il primo riguarda un signore, ormai di una certa età, che accudisce da sempre un fratello del tutto invalido, al quale dedica tutto il suo tempo con uno spirito di sacrificio degno di grande ammirazione.Il secondo riguarda una coppia di insegnanti. Molti anni fa lei venne colpita da una malattia dalla quale non è mai più guarita tanto che viene portata in giro su una sedia a rotelle. Il marito si è sempre dedicato alla moglie con una abnegazione encomiabile, senza mai lamentarsi, senza mai disperarsi. Ogni volta che lo si incontra risponde al saluto sempre con un sorriso. Mi direte che accudire i propri cari sia un dovere, ma in una Società sempre più egoista e spesso incattivita dalle difficoltà, l’esempio di questi due “veri signori” che con abnegazione assoluta dedicano la loro esistenza ai propri cari, sicuramente sfortunati, merita di essere segnalato a tutti almeno come esempio da ammirare e da imitare. Credo valga la pena segnalare al vostri lettori anche fatti positivi. Filippo Pantano (maggio) LA BANCA DEL SENSO VIETATO Nonostante siano piu di due anni che esiste davanti alla banca Ornato/Bauer il cartello di “senso vietato”, giorno dopo giorno i furbi continuano a fregarsene come si può vedere dalla foto a destra. Vanno in banca tranquillamente a fare i loro comodi e dei vigili nemmeno l’ombra. Penso che se qualcuno al suo ritorno si trovasse sul parabrezza una bella contravvenzione la prossima volta starebbe piu attento. Antonio Squeo (maggio) IL MIO PENSIERO SUL 25 APRILE Volevo condividere un pensiero. È venerdi pomeriggio, al ritorno dall’ufficio (più annoiato che stanco) passo a salutare mia madre e c’è una certa eufo- ria: stanno leggendo il Vs. speciale sul 25 Aprile e, tra gli altri, c’è un articolo del sig. Longhi che commenta una foto di ci siamo mai conosciuti. Ma, conoscendo il mio carattere e quello dei miei famigliari, dubito che fosse lì perché avesse Il Fabricun della Bicocca ispondo, come richiesto dalla lettera del Sig. Stefano R Farina, che sul numero scorso scriveva a proposito dell’insediamento in zona di italiani provenienti dalla Libia circa un secolo fa. La Bicocca prima dell’insediamento della Pirelli, non aveva un agglomerato urbano ben definibile. Il centro dell’abitato infatti era circoscritto intorno alla Bicocca degli Arcimboldi. Le poche cascine erano disseminate in una vasta area agricola, come si può notare dalla fotografia da Lei fornita; dalla quale inoltre si può rilevare quale era il territorio che circondava Niguarda. Estese coltivazioni di granturco, frumento, erba da fieno e lunghi filari di gelsi “murun”, a testimonianza che la bachicultura era ancora molto attiva nel niguardese dei primi decenni del XX secolo. Riguardo all’imponente costruzione che nella fotografia fà da sfondo al paesaggio, si tratta di un complesso urbano di tipo popolare, progettato nel 1906 e realizzato tra il 1908 e il 1911 dall’Istituto per le case popolari. È ancora esistente, quindi centenario, situato tra la via Ponale e viale Suzzani. Questo nucleo abitativo popolare rappresentava per la Bicocca, in campo sociale culturale e umano quello che per Niguarda era il fenomeno cooperativo. Questo complesso, edificato (a quel tempo) in mezzo a una distesa sconfinata di campi coltivati, doveva apparire molto più grande della sua reale dimensione (del resto già imponente per conto suo), da qui l’arcinoto appellativo di “Fabricun” (fabbricato grande). Tra i miei ricordi del tempo di guerra, uno risale alla primavera del 1944, quando durante una delle ormai inutili incursioni aeree angloamericane “El fabricun” fu colpito da alcune bombe causando fortunatamente solo danni senza vittime. Mentre invece a qualche chilometro di distanza bombe dello stesso tipo e stessa provenienza centrarono la scuola elementare di Gorla massacrando centinaia di bambini.Alla fine del conflitto mondiale, nel 1945, la parte lesionata dalle bombe fu restaurata e oggi la si può individuare dalla diversità delle cornici ornamentali delle finestre. Per quanto riguarda i profughi ero a conoscenza per aver letto e sentito dire che con le prime famiglie in prevalenza di operai, “El fabricun” ospitava anche alcuni profughi turchi. Mentre dalla sua informativa pare che invece si tratti di profughi italiani provenienti dalla Libia. Quindi non posso che prendere atto delle sue preziose informazioni e ringraziandola. Con stima le porgo i miei migliori saluti. Sergio Bernasconi (maggio) • Oltre a queste righe di Bernasconi, rimandiamo i lettori alla lettura di un articolo a cura di Angelo Longhi a pagina 24 del numero di “Zona Nove” del novembre 2009 (lo recuperate sul sito internet www.niguarda.eu tra le pagine dedicate al giornale) riferito proprio al “Fabricun” e ai molti oppositori al regime fascista che ci vissero, ricordati ancor oggi da una lapide posta all’ingresso di via Ponale 66. L.A. partigiani scattata in Via Palanzone. Io da quella via ci sono appena passato in moto, ma in quella foto, nella stessa via, c’è un certo sig. Ettore di cui non ci si ricorda il cognome. Chinato e con il fucile in spalla, come tutti gli altri. Era mio nonno, si chiamava Repossi Ettore e non vero significato di questa ricorrenza. Almeno per noi. Luca Ghezzi (maggio) • Grazie mille dell’informazione e delle belle parole. Sarà contento Angelo Longhi che sta collezionando per il giornale sempre nuove testimonianze sulle epiche barricate partigiane di Niguarda. Vedrà che la cercherà alla sua email: [email protected]. LA POSTA POCO DISPOSTA Maleducazione e la poca voglia di lavorare di molti addetti all’ufficio postale di viale Suzzani. Per un prelievo dal libretto addirittura l’impiegato si è rifiutato di compilare il modulo, cosa mai accaduta in via Cicerone dove gli impiegati sono sempre gentili e disponibili. Ogni volta che mi reco a viale Suzzani, sopratutto il pomeriggio perchè è l’unico aperto, è tutta una discussione con gli impiegati, ripeto poco cortesi e lavativi, e le persone anziane come ho notato molto spesso ne pagano le conseguenze. Enrico Antonelli (maggio) • Non è l’unico ad avere avuto la stessa impressione. LA PRONTO SOCCORSO PICCOLO MA EFFICIENTE Desidero segnalare con piacere il piccolo ma efficiente pronto soccorso della Multimedica a cui ho dovuto ricorrere. Vi ho incontrato cortesia, efficienza e professionalità. Lo posso dire a ragion veduta in quanto per la particolare tipologia del mio caso vi ho dovuto trascorrere 10 ore. Ancora un grazie a tutto il personale. M. Teresa Gardini (maggio) UN GESTO D’AMORE Come ex dipendente Atm ho letto con piacere e orgoglio la lettera intitolata “Un gesto d’amore”, in cui si parla dell’autista del bus 42 che aspetta e aiuta a salire un anziano viaggiatore. Non credo accadrà, ma speriamo che quel mio collega non venga richiamato perché ciò che ha fatto non è previsto dal regolamento. Marco Vittori (maggio) una vocazione per le pistole... Era lì perchè voleva un futuro migliore per sé e per la sua famiglia. E io adesso passo nella stessa via e sbuffo perchè ho finito i soldi della ricarica del cellulare. Grazie nonno, grazie ai suoi amici e grazie “Zona Nove” per aver reso meno retorico il BENE DI GIORNO MALE DI NOTTE Non ho trovato il “giardino delle lavande”, di cui parla una lettera sul numero scorso, posto in via Cicerone, per cui credo si faccia riferimento al piccolo parco giochi comunale (circa 1000 mg) sito in via Paolo Santagostino. Questo parchetto è circondato per tre lati dal condominio Adriana e il quarto lato, lungo circa 40 metri, costeggia, separato da uno stretto marciapiede, la carreggiata di via P. Santagostino dove, in continuazione transitano vetture e moto. Questo spazio è, di giorno, gioiosamente frequentato da mamme e bambini,ma a mio parere, anche per esperienza personale, non sicuro per i bambini che vi giocano, separati dai pericoli della strada da qualche cespuglio di fiori e lavanda. Purtroppo quando è sera, questo luogo diventa ritrovo di gruppi di più o meno giovani che imperversano con schiamazzi e urla. Per questo da anni si richiede al Comune la recinzione del parco prospiciente la strada e la chiusura serale della stessa, come avviene nella maggior parte dei parchi giochi. Ad esempio i parchi di via Monterotondo, via L. della Pila n°14, via Lanfranco della Pila angolo Suzzani, ecc. Ora di fronte all’ennesimo rifiuto di intervento da parte del Comune a causa delle “scarse risorse economiche” e al non più sopportabile disagio notturno, il condominio Adriana decide di sostenere la spesa della recinzione, operazione che in Comune chiamano “operazione alla riqualificazione dell’aria di gioco”. Il parco è e rimane proprietà del Comune aperto al pubblico, gestito dal Comune che ne detta il regolamento d’uso. Lettera firmata (maggio) IN RICORDO DI ARRIGONI È passato un mese dalla atroce morte di Vittorio Arrigoni e vorrei tenere acceso il suo ricordo. Ricordo il giorno del suo funerale. A Porta Garibaldi prendo il treno delle 13 e 13. Il paesaggio è verde e rilassante, ma ho un cuore gonfio di dolore, quanta ingiustizia nelle notti del mondo. Scendo a Bulciago, piccolo paese sulle colline brianzole, un cielo aperto, un sole caldo, una piccola invasione di persone, bandiere della pace, bandiere palestinesi e kefie. Sono al palazzetto dello sport, è qui che arriverà la salma di Vittorio, accolta da applausi. La bara è coperta dalla bandiera della pace, dal libro scritto da lui e dal suo indimenticabile cappello. Inizia la funzione religiosa, parla, tra gli altri, Monsignor Capucci, ma quando la Banda degli Ottoni intona “Bella Ciao” il mio cuore ha emozioni antiche e sento sciogliersi la tensione. Non trattengo le lacrime, amare e dolci allo stesso tempo. Saluto questo fratello che ha saputo tradurre i sentimenti di tanti con grande umiltà: un ragazzo che credeva nei diritti umani, un ragazzo senza confini, un ragazzo che diceva “Restiamo umani”. Gandhi diceva: “L’uomo è dove è il suo amore, non il suo corpo”. Addio Vittorio Arrigoni, addio Vik. Qui cerchiamo di restare umani. Nicoletta Delfino (maggio) tel. e fax. 02/39662281 – e-mail: [email protected] un nuovo libro di Augusto Cominazzini un nuovo libro di Luigi Allori “Alter penser cont el coo in di nivôl” “Da Charlot a Totò” (Altri pensieri con la testa nelle nuvole) Quarta raccolta delle poesie in dialetto milanese pubblicate su “Zona Nove” Disponibile in redazione Lombardia Lombardia Lombardia La storia della gag cinematografica ovvero l’invenzione della comica finale, passando attraverso Max Linder, Mack Sennett, Ridolini, Buster Keaton, Harold Lloyd, Harry Langdon, Stanlio e Ollio, i Fratelli Marx, Woody Allen, Jacques Tati. Disponibile in redazione Lombardia Lombardia ONA NOVE 27