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lettere in redaz ione
CHI DIFENDE
IL DIFENSORE?
Concordo pienamente con
quanto esposto da Gabriele
Giraldi nel racconto “Colpevole per eccesso di difesa”
pubblicato a pagina 30 del
numero scorso. Il problema è
di sempre: chi interviene a favore di un altro (minacciato
di stupro, violenza, percosse
ecc.) rischia di andare incontro a guai tremendi. La carcerazione comporta rischi non
indifferenti e la sola contiguità con delinquenti è una tremenda punizione oltre che
umiliazione! È proprio necessario imprigionare chi ha rischiato la propria vita e ha comunque compiuto un atto
eroico? Si consideri quanti individui veramente pericolosi
vengono lasciati liberi (il pluriomicida Izzo-delitto del Circeo ne è stato un caso esemplare). Da parte del magistrato è un atto dovuto privare il
soggetto della sua libertà?
Oppure dovrebbero valere altre considerazioni?
Lettera firmata (maggio)
IL MARCIAPIEDE
DI VIA CECCHI
Dopo aver, come di consueto, letto “Zona Nove” mi sono ripromessa di segnalare
un’anomalia che già da tempo si presenta in zona. Anche
dopo il “rifacimento del manto stradale” peraltro inutile in
quella via, in via Cecchi angolo via Maestri del lavoro, lo
scorso inverno è stato rifatto
il giardinetto. Direi un buon
lavoro, però c’è un particolare:
già la via Cecchi non ha marciapiedi sufficientemente larghi per far passare una carrozzina e si deve percorrere la
sede stradale. Alla fine della
via comunque il marciapiede
si allarga, peccato però che
manchino le discese sino alla
fine della via. In quel punto
c’è l’ingresso del parco e parecchia gente spinge mezzi
del genere, carrozzine sia con
bambini che con invalidi.
Speravamo che con i lavori
del giardinetto avrebbero ovviato al disagio. Forse aspettano l’incidente perché come
sicuramente saprete la via è
trafficata e la curva tra le due
vie è quasi cieca.
Anna Mani (maggio)
PROMESSE PUBBLICHE
E VIRTÙ PRIVATE
Sono un lettore di “Zona
Nove” che con le sue critiche
può costituire pur sempre
uno stimolo per coloro che devono portare a termine le cose progettate, sbandierate ai
quattro venti, iniziate e spesso lasciate incompiute. Abito
di fronte alla ex Manifattura
Tabacchi che, secondo quanto
sbandierato dai politici al potere (come si può rilevare dalla lettura dei proclami sul
Web) entro il 2010 doveva essere un eccelso esempio di ri-
qualificazione grazie all’intervento di capitali pubblici e privati. Da tempo cartelli di grandi dimensioni e un punto vendita in loco, invitano a comperare appartamenti di particolare pregio promettendo che il sito sarà anche caratterizzato da
tanti servizi come supermercato, asilo nido, casa per anziani,
verde pubblico e appartamenti
per studenti della vicina Università. Ad oggi del faraonico
progetto, a suo tempo oggetto
dell’intervento personale del
nostro premier e di Bossi (c’erano le elezioni!) risulta ancora in
alto mare. Non si vedono lavori
in corso e quei pochi lavori che
sono stati fatti per il Centro
Sperimentale Cinematografico
non risultano portati a termine. Con l’occasione mi permetto anche di segnalare due casi
umani che meriterebbero di essere additati a tutti per la loro
eroicità. Il primo riguarda un
signore, ormai di una certa età,
che accudisce da sempre un
fratello del tutto invalido, al
quale dedica tutto il suo tempo
con uno spirito di sacrificio degno di grande ammirazione.Il
secondo riguarda una coppia di
insegnanti. Molti anni fa lei
venne colpita da una malattia
dalla quale non è mai più guarita tanto che viene portata in
giro su una sedia a rotelle. Il
marito si è sempre dedicato alla moglie con una abnegazione
encomiabile, senza mai lamentarsi, senza mai disperarsi.
Ogni volta che lo si incontra risponde al saluto sempre con un
sorriso. Mi direte che accudire i
propri cari sia un dovere, ma in
una Società sempre più egoista
e spesso incattivita dalle difficoltà, l’esempio di questi due
“veri signori” che con abnegazione assoluta dedicano la loro
esistenza ai propri cari, sicuramente sfortunati, merita di essere segnalato a tutti almeno
come esempio da ammirare e
da imitare. Credo valga la pena
segnalare al vostri lettori anche fatti positivi.
Filippo Pantano (maggio)
LA BANCA DEL
SENSO VIETATO
Nonostante siano piu di due
anni che esiste davanti alla
banca Ornato/Bauer il cartello
di “senso vietato”, giorno dopo
giorno i furbi continuano a fregarsene come si può vedere
dalla foto a destra. Vanno in
banca tranquillamente a fare i
loro comodi e dei vigili nemmeno l’ombra. Penso che se qualcuno al suo ritorno si trovasse
sul parabrezza una bella contravvenzione la prossima volta
starebbe piu attento.
Antonio Squeo (maggio)
IL MIO PENSIERO
SUL 25 APRILE
Volevo condividere un pensiero. È venerdi pomeriggio, al ritorno dall’ufficio (più annoiato
che stanco) passo a salutare
mia madre e c’è una certa eufo-
ria: stanno leggendo il Vs. speciale sul 25 Aprile e, tra gli altri, c’è un articolo del sig. Longhi che commenta una foto di
ci siamo mai conosciuti. Ma, conoscendo il mio carattere e
quello dei miei famigliari, dubito che fosse lì perché avesse
Il Fabricun della Bicocca
ispondo, come richiesto dalla lettera del Sig. Stefano
R
Farina, che sul numero scorso scriveva a proposito dell’insediamento in zona di italiani provenienti dalla Libia circa un secolo fa.
La Bicocca prima dell’insediamento della Pirelli, non aveva
un agglomerato urbano ben definibile. Il centro dell’abitato
infatti era circoscritto intorno alla Bicocca degli Arcimboldi.
Le poche cascine erano disseminate in una vasta area agricola, come si può notare dalla fotografia da Lei fornita; dalla
quale inoltre si può rilevare quale era il territorio che circondava Niguarda. Estese coltivazioni di granturco, frumento,
erba da fieno e lunghi filari di gelsi “murun”, a testimonianza che la bachicultura era ancora molto attiva nel niguardese dei primi decenni del XX secolo.
Riguardo all’imponente costruzione che nella fotografia fà da
sfondo al paesaggio, si tratta di un complesso urbano di tipo
popolare, progettato nel 1906 e realizzato tra il 1908 e il 1911
dall’Istituto per le case popolari. È ancora esistente, quindi
centenario, situato tra la via Ponale e viale Suzzani. Questo
nucleo abitativo popolare rappresentava per la Bicocca, in
campo sociale culturale e umano quello che per Niguarda
era il fenomeno cooperativo. Questo complesso, edificato (a
quel tempo) in mezzo a una distesa sconfinata di campi coltivati, doveva apparire molto più grande della sua reale dimensione (del resto già imponente per conto suo), da qui l’arcinoto appellativo di “Fabricun” (fabbricato grande). Tra i
miei ricordi del tempo di guerra, uno risale alla primavera
del 1944, quando durante una delle ormai inutili incursioni
aeree angloamericane “El fabricun” fu colpito da alcune bombe causando fortunatamente solo danni senza vittime.
Mentre invece a qualche chilometro di distanza bombe dello
stesso tipo e stessa provenienza centrarono la scuola elementare di Gorla massacrando centinaia di bambini.Alla fine del
conflitto mondiale, nel 1945, la parte lesionata dalle bombe
fu restaurata e oggi la si può individuare dalla diversità delle cornici ornamentali delle finestre. Per quanto riguarda i
profughi ero a conoscenza per aver letto e sentito dire che con
le prime famiglie in prevalenza di operai, “El fabricun” ospitava anche alcuni profughi turchi. Mentre dalla sua informativa pare che invece si tratti di profughi italiani provenienti
dalla Libia. Quindi non posso che prendere atto delle sue preziose informazioni e ringraziandola. Con stima le porgo i
miei migliori saluti.
Sergio Bernasconi (maggio)
• Oltre a queste righe di Bernasconi, rimandiamo i lettori alla lettura di un articolo a cura di Angelo Longhi a pagina 24
del numero di “Zona Nove” del novembre 2009 (lo recuperate
sul sito internet www.niguarda.eu tra le pagine dedicate al
giornale) riferito proprio al “Fabricun” e ai molti oppositori al
regime fascista che ci vissero, ricordati ancor oggi da una lapide posta all’ingresso di via Ponale 66. L.A.
partigiani scattata in Via Palanzone. Io da quella via ci sono
appena passato in moto, ma in
quella foto, nella stessa via, c’è
un certo sig. Ettore di cui non ci
si ricorda il cognome. Chinato e
con il fucile in spalla, come tutti gli altri. Era mio nonno, si
chiamava Repossi Ettore e non
vero significato di questa ricorrenza. Almeno per noi.
Luca Ghezzi (maggio)
• Grazie mille dell’informazione e delle belle parole. Sarà contento Angelo Longhi che sta collezionando per il giornale sempre nuove testimonianze sulle
epiche barricate partigiane di
Niguarda. Vedrà che la cercherà alla sua email: [email protected]. LA
POSTA POCO
DISPOSTA
Maleducazione e la poca voglia di lavorare di molti addetti all’ufficio postale di viale Suzzani. Per un prelievo
dal libretto addirittura l’impiegato si è rifiutato di compilare il modulo, cosa mai accaduta in via Cicerone dove gli
impiegati sono sempre gentili
e disponibili. Ogni volta che
mi reco a viale Suzzani, sopratutto il pomeriggio perchè
è l’unico aperto, è tutta una
discussione con gli impiegati,
ripeto poco cortesi e lavativi, e
le persone anziane come ho
notato molto spesso ne pagano le conseguenze.
Enrico Antonelli (maggio)
• Non è l’unico ad avere avuto
la stessa impressione. LA
PRONTO SOCCORSO
PICCOLO MA EFFICIENTE
Desidero segnalare con piacere il piccolo ma efficiente pronto soccorso della Multimedica
a cui ho dovuto ricorrere. Vi ho
incontrato cortesia, efficienza
e professionalità. Lo posso dire
a ragion veduta in quanto per
la particolare tipologia del mio
caso vi ho dovuto trascorrere
10 ore. Ancora un grazie a tutto il personale.
M. Teresa Gardini (maggio)
UN GESTO
D’AMORE
Come ex dipendente Atm ho
letto con piacere e orgoglio la
lettera intitolata “Un gesto
d’amore”, in cui si parla dell’autista del bus 42 che aspetta e
aiuta a salire un anziano viaggiatore. Non credo accadrà, ma
speriamo che quel mio collega
non venga richiamato perché
ciò che ha fatto non è previsto
dal regolamento.
Marco Vittori (maggio)
una vocazione per le pistole...
Era lì perchè voleva un futuro
migliore per sé e per la sua famiglia. E io adesso passo nella
stessa via e sbuffo perchè ho finito i soldi della ricarica del cellulare. Grazie nonno, grazie ai
suoi amici e grazie “Zona Nove”
per aver reso meno retorico il
BENE DI GIORNO
MALE DI NOTTE
Non ho trovato il “giardino delle lavande”, di cui parla una lettera sul numero scorso, posto in
via Cicerone, per cui credo si
faccia riferimento al piccolo
parco giochi comunale (circa
1000 mg) sito in via Paolo
Santagostino. Questo parchetto è circondato per tre lati dal
condominio Adriana e il quarto
lato, lungo circa 40 metri, costeggia, separato da uno stretto
marciapiede, la carreggiata di
via P. Santagostino dove, in
continuazione transitano vetture e moto. Questo spazio è, di
giorno, gioiosamente frequentato da mamme e bambini,ma
a mio parere, anche per esperienza personale, non sicuro
per i bambini che vi giocano,
separati dai pericoli della strada da qualche cespuglio di fiori e lavanda. Purtroppo quando è sera, questo luogo diventa
ritrovo di gruppi di più o meno
giovani che imperversano con
schiamazzi e urla. Per questo
da anni si richiede al Comune
la recinzione del parco prospiciente la strada e la chiusura
serale della stessa, come avviene nella maggior parte dei
parchi giochi. Ad esempio i
parchi di via Monterotondo,
via L. della Pila n°14, via Lanfranco della Pila angolo Suzzani, ecc. Ora di fronte all’ennesimo rifiuto di intervento
da parte del Comune a causa
delle “scarse risorse economiche” e al non più sopportabile
disagio notturno, il condominio Adriana decide di sostenere la spesa della recinzione, operazione che in Comune chiamano “operazione
alla riqualificazione dell’aria di gioco”. Il parco è e
rimane proprietà del Comune aperto al pubblico, gestito dal Comune che ne detta il regolamento d’uso.
Lettera firmata (maggio)
IN RICORDO
DI ARRIGONI
È passato un mese dalla atroce morte di Vittorio Arrigoni e
vorrei tenere acceso il suo ricordo. Ricordo il giorno del
suo funerale. A Porta Garibaldi prendo il treno delle 13
e 13. Il paesaggio è verde e rilassante, ma ho un cuore gonfio di dolore, quanta ingiustizia nelle notti del mondo.
Scendo a Bulciago, piccolo
paese sulle colline brianzole,
un cielo aperto, un sole caldo,
una piccola invasione di persone, bandiere della pace,
bandiere palestinesi e kefie.
Sono al palazzetto dello sport,
è qui che arriverà la salma di
Vittorio, accolta da applausi.
La bara è coperta dalla bandiera della pace, dal libro
scritto da lui e dal suo indimenticabile cappello. Inizia la
funzione religiosa, parla, tra
gli altri, Monsignor Capucci,
ma quando la Banda degli
Ottoni intona “Bella Ciao” il
mio cuore ha emozioni antiche e sento sciogliersi la tensione. Non trattengo le lacrime, amare e dolci allo stesso
tempo. Saluto questo fratello
che ha saputo tradurre i sentimenti di tanti con grande
umiltà: un ragazzo che credeva nei diritti umani, un ragazzo senza confini, un ragazzo che diceva “Restiamo umani”. Gandhi diceva: “L’uomo è
dove è il suo amore, non il suo
corpo”. Addio Vittorio Arrigoni, addio Vik. Qui cerchiamo
di restare umani.
Nicoletta Delfino (maggio)
tel. e fax. 02/39662281 – e-mail: [email protected]
un nuovo libro di
Augusto Cominazzini
un nuovo libro di
Luigi Allori
“Alter penser
cont el coo in di nivôl”
“Da Charlot a Totò”
(Altri pensieri con la testa nelle nuvole)
Quarta raccolta delle poesie in dialetto milanese
pubblicate su “Zona Nove”
Disponibile in redazione
Lombardia
Lombardia
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La storia della gag cinematografica ovvero l’invenzione
della comica finale, passando attraverso Max Linder,
Mack Sennett, Ridolini, Buster Keaton, Harold Lloyd,
Harry Langdon, Stanlio e Ollio, i Fratelli Marx,
Woody Allen, Jacques Tati.
Disponibile in redazione
Lombardia
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ONA NOVE 27
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