DOCUMENTO DI RIFLESSIONI DEL MONDO IMMOBILIARE
DOPO LE ELEZIONI REGIONALI DEL 3-4 APRILE
Condòmini e proprietari di casa rappresentano più del 70 per cento della popolazione italiana. Ogni
intervento - legislativo e non - sul settore immobiliare tocca pertanto nel vivo, uno per uno, la quasi totalità
dei cittadini italiani.
Si tratta di persone attente a ben valutare l'atteggiamento di politici ed amministratori nazionali e
locali ogniqualvolta questi ultimi si interessino del bene nel quale essi hanno investito i risparmi della propria
vita.
In questo quadro, l'effetto prodotto dalla legge finanziaria 2005 su condòmini, proprietari di casa e
risparmiatori dell'edilizia, è stato quello di seminare sconcerto e preoccupazione, anche al di là delle effettive
conseguenze delle misure in essa contenute (che a nostro avviso, oltretutto, di nessun reale giovamento
saranno per le casse erariali).
Gli esempi sono tanti, ma due spiccano fra gli altri. Sono state introdotte norme basate su codici
fiscali e scambio di altri dati senza nessuna discriminazione nell'ambito della categoria (tutta ed in quanto
tale criminalizzata, e penalizzata), e si è fatta consolidare la convinzione che sugli affitti sia stata introdotta
una vera e propria minimum tax, che ha addirittura indotto proprietari ad innalzare i canoni di locazione per
difendersi dalla possibilità di accertamenti di cui alla nuova normativa. E' stata poi prevista una complessa
procedura di revisione del classamento degli immobili che nell'opinione pubblica è stata colta come
l'imposizione, da parte del Governo, di un aumento generalizzato delle rendite catastali.
Ma la Finanziaria di quest'anno non è l'unico esempio di provvedimenti negativi nei confronti del
mondo immobiliare.
Deve sottolinearsi che gli appartenenti al mondo immobiliare hanno immediatamente fatto la
considerazione - di fronte alle facilitazioni previste dai provvedimenti sulla competitività - che chi si era
opposto alla diminuzione delle tasse per tutti, e quindi in particolare per i proprietari di casa, era riuscito ad
ottenerla per sé. E questo, mentre nessuna attenzione - nello stesso provvedimento - si è riservata
all'incentivazione dei servizi alla famiglia o alla diffusione del portierato, anche come elemento di sicurezza
sociale.
Vi è poi stata - meno recentemente - la questione dell'attribuzione delle funzioni catastali ai Comuni.
Richiesta a gran voce dall'associazione dei Comuni, la misura, pur riconosciuta come pericolosa dal
Governo (per l'evidente effetto di aumento delle imposte erariali e locali sulla casa che essa avrebbe
prodotto), non è stata dal Governo medesimo chiaramente e recisamente rifiutata: ci si è limitati ad un rinvio
del problema, con tutte le conseguenze in termini di incertezza prodotta sui cittadini interessati. Altrettanto nel mentre il Ministero delle Attività produttive ha proposto alla Presidenza del Consiglio un disegno di legge
che imporrebbe forti spese a condòmini e proprietari per norme di "sicurezza" per gli ascensori tutte italiane
(non imposte, cioè, dall'UE) - si è solo rinviata all'1.7 di quest'anno l'estensione agli immobili ad uso diverso
di costosi adempimenti finora previsti solo per gli impianti dell'abitativo (estensione disposta in modo - tra
l'altro - costituzionalmente illegittimo, sulla base di una delega che non dava tale potere alla norma delegata
e, comunque, sulla base di una relazione che diceva il contrario della disposta estensione). E, al Senato, la
discussione generale (in corso) sulla riforma del condominio è stata aperta da una relazione con indicazioni
preoccupanti.
Ancora, l'annosa questione degli sfratti. Si riteneva che una inequivoca pronuncia della Corte
Costituzionale - che ha sancito l'illegittimità di qualsiasi intervento legislativo di sospensione delle esecuzioni
di rilascio - avrebbe costituito un più che sufficiente fondamento, per il Governo, per rifiutare con nettezza
qualsiasi ipotesi di blocco. Anche su questo tema, tuttavia, i proprietari hanno dovuto assistere - nello scorso
autunno - ad una gestione debole, in Parlamento, di tale partita, a fronte delle cicliche, strumentali richieste
di blocco degli sfratti provenienti da forze istituzionali, economiche e sindacali ad esso palesemente
interessate.
Da ultimo, non può non citarsi - fra le cause di disorientamento di condòmini, proprietari di casa e
risparmiatori dell'edilizia in genere - il problema del fascicolo del fabbricato. Anche in questo caso,
nonostante una sentenza della Corte Costituzionale - che ha bocciato l'istituzione del libretto casa da parte
della Regione Campania -, non si è fatta una scelta chiara contraria a questo obbligo inutile e costoso. Anzi,
la Regione Lazio - essendosi, invece, acquetata la Regione Campania - è arrivata al punto di approvare una
delibera in tal senso a pochi giorni dalle elezioni, creando sgomento nei cittadini interessati, che hanno poi
concorso a determinare la sconfitta della Giunta Storace (i professionisti senza lavoro che quel libretto
buroindotto reclamano da 10 anni, non hanno evidentemente compensato la perdita).
Gli esempi richiamati descrivono il quadro che avevano dinanzi agli occhi - e ben saldo nella propria
memoria - condòmini e proprietari di casa che sono andati a votare nelle elezioni regionali del 3 e 4 aprile: i
risultati sono stati conseguenti, e già le nostre Organizzazioni ne avevano avuto sentore, anche perché i
maldestri interventi attuati (pure artatamente enfatizzati) non potevano che portare a questo, come noi stessi
avevamo tempestivamente previsto e segnalato.
Oggi come oggi, i risultati di cui si è detto impongono una seria riflessione, che induca a scelte
chiare sui problemi della casa e comunque a toccare con più attenzione (oltre che dopo attente
consultazioni) un settore di per sé molto sensibile ad ogni novità, anche per le negative esperienze che da
tempo esso vive. E per prima, quella di patire sui propri bilanci familiari l’ICI, l'unica patrimoniale oggi
esistente in Italia (un corpo estraneo nell'ambito di un sistema tributario uniformato alla reddittualità), con la
conseguenza che l'eccessiva tassazione - otto mesi di fitto se ne vanno oggi in imposizione fiscale, erariale
e locale - ha annullato gli investimenti a titolo reddituale (nessuno investe più in immobili abitativi, se non di
nicchia, per ritrarne un reddito), con conseguenti tensioni sul mercato delle locazioni, sia sotto il profilo della
rarefazione dell'offerta che sotto il profilo dell'andamento dei canoni. A contenere i quali servirebbe solo
un'azione fiscale che incentivasse le ristrutturazioni dei centri storici tramite un'accorta politica degli oneri
concessori comunali e che incentivasse altresì il ricorso ai contratti regolamentati (agevolati, transitori, per
universitari), mentre a nulla servirebbe incentivare forme di proprietà estranee alla tradizione italiana della
piccola proprietà privata, così come a nulla servirebbe costruire nuovi alloggi, prima - almeno - di avere
bonificato l'enorme patrimonio di edilizia pubblica oggi detenuto da occupanti abusivi, morosi professionisti e
soggetti con rilevanti capacità reddituali (lo stesso alto numero di aspiranti ad assegnazioni di alloggi in
questo settore è in gran parte indotto dal convincimento che, una volta entrati in una casa popolare, nulla poi
di fatto si corrisponda più all'ente proprietario).
La presente riflessione - prendendo spunto, come detto, dai risultati delle elezioni del 3 e 4 aprile e
dai provvedimenti in materia edilizia che le hanno precedute - vuole essere un responsabile contributo che le
nostre Organizzazioni - nel tenersi a disposizione per ogni chiarimento o informativa fosse ritenuta
opportuna - offrono alle forze politiche sia di maggioranza che di opposizione perché la politica abitativa
abbia ad avviarsi, in futuro, su basi precise e sicure, in un quadro di coerenza che riguardi tutti gli aspetti (a
cominciare da quello fiscale e da quello normativo) di cui si compone.
CONFEDILIZIA
Corrado Sforza Fogliani
APPC
Leandro Gatto
CON L’ADESIONE DI
UNIONCASA
Flavio Sanvito
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