S P E T TAC O L I LIRICA Lunedì 31 Marzo 2003 19 Scelte artistiche felici, eccellenti i cantanti:trionfale «prima» al Politeama per il «Viaggio» Rossini,che festa a Reims! Magnifico allestimento a Lecce,con il «cameo» di Banfi LECCE - Mancano ancora due opere alla conclusione della stagione lirica leccese La figlia del reggimento ed il Rinaldo, per la precisione potrebbe quindi apparire prematuro accennare ad un bilancio. Tuttavia ci pare di poter affermare che Il viaggio a Reims potrebbe ben essere considerato l’avvenimento dell’anno e, non soltanto per il capoluogo salentino. Katia Ricciarelli fu poco meno di vent’anni fa - nel 1984, per la precisione - nel cast eccezionale che la coppia Abbado-Ronconi assortì riportando sulle scene in epoca moderna l’opera rossiniana al Festival di Pesaro. Memore di quella circostanza pertanto, ha inteso proporre anche da noi la «prima opera» che Rossini compose in Francia e che, per volere dell’autore, all’epoca, ebbe solo quattro repliche. Un impegno organizzativo non indifferente che la Ricciarelli - impareggiabile «direttore artistico» che auspicabilmente i pugliesi dovrebbero gelosamente conservarsi - ha assolto in maniera esemplare. Si sa che per l’occasione l’incoronazione di re Carlo X, avvenuta appunto a Reims nel giugno del 1825 - - sulla piazza parigina erano disponibili i migliori cantanti dell’epoca, ed il compositore ne tenne conto, realizzando quella che si può in un certo senso definire un’opera «corale». I personaggi sono numerosissimi e per ciascuno sono profuse «arie» mirabili e momenti d’insieme di straordinaria efficacia. Occorreva perciò mettere insieme un gruppo di cantanti tutti di pari livello a seconda dei rispettivi impegni e la Ricciarelli c’è riuscita, fra l’altro proponendo accanto ad artisti di sperimentata validità anche giovani di sicure qualità, con un occhio particolare infine a quanto di meglio il sempre più ricco vivaio delle «voci pugliesi» poteva offrire, arricchendo il tutto con la «chicca» della presenza di Lino Banfi. Il risultato - sul piano vocale, e più generalmente musicale - è stato impeccabile, anzi esaltante, ma sostenuto da un apparato teatrale di primissimo ordine. Rossini - per celebrare appunto l’incoronazione del re - aveva optato per la forma della «cantata scenica», ma la vicenda trasformata in libretto da Luigi Balocchi, si presta ad una eventuale elaborazione teatrale legata alla felicità di intuizioni di chi cura la regia e conseguentemente l’allestimento. E va detto subito che Beppe De Tomasi - del quale ricordiamo tante altre riuscite regie stavolta ha superato se stesso, ottenendo risultati eccezionali. Centrata ci è parsa l’idea di ricreare un’ambientazione cromaticamente vincolata sul bianco e nero con vasta gamma di tonalità intermedie, sì che l’azione - peraltro resa vivacissima e ricca di piccole gag, divertenti e sempre mantenute nei limiti di un raffinato buongusto - pareva richiamare i primi film rivista (citiamo per tutti Le fanciulle delle follie) giunti in Italia dagli Usa nell’immediato dopoguerra. Ed in quest’ottica ha operato per le coreografie, con la consueta bravura, Fredy Franzutti. Ricco movimento, definizione esatta del carattere dei singoli personaggi, ed un apparato scenico molto ben realizzato da Sauro Maurizi e Stefano Ortolano, hanno conferito dall’inizio alla fine alla rappresentazione un tono di livello altissimo e di grande efficacia. Non meno determinanti i bellissimi costumi creati da Artemio che ha lavorato benissimo sul bianco e nero, riservandosi per il finale una rutilante esplosione di colori. L’intera compagnia di canto si è calata in maniera esemplare nello spirito della realizzazione. Tutti parevano divertirsi, loro ancor prima del pubblico, nel ridar vita alla tenue vicenda - un gruppo di nobili in viaggio per Reims per assistere alla incoronazione e «bloccati» alle terme di Plombieres - vivacizzando con coinvolgente sincerità le beghe, le gelosie, le seduzioni, le delusioni e le profferte, che infiorano con incalzante ritmo (non sarebbe Rossini del resto) musicale e teatrale tutta l’opera. Un vero «lavoro di squadra» attuato con slancio e risultati che il pubblico ha più che calorosamente apprezzato. Roberta Canzian, Annarita Gemmabella, Rossella Bevacqua, Denia Mazzola, Danilo Formaggia, Cataldo Caputo (giovanissimo e promettente), Simone Alberghini, Carlos Esquivel, Luigi De Donato, Paolo Bordogna, Domenico Colaianni, Francesco Zingariello, Valeria Lombardi, Maria Scogna, Caterina Novak, Nicola Sette, Giovanni Guarino, Vincenzo Sarinelli: questo l’elenco di quanti hanno dato vita al riuscito spettacolo, legando i loro nomi ad una delle realizzazioni più significative che da qualche anno sono andate in scena in Puglia. Ovviamente il tutto è stato amalgamato con mano sicura e raffinato senso stilistico dalla direzione efficace di Carlo Palleschi, che si è mossa in una feconda alternanza di mordenti ed abbandoni realizzati nel pieno rispetto dello spirito rossiniano, ben servito dall’orchestra «T.Schipa» e dall’ottimo coro istruito da Emanuela Di Pietro. Last but not least, il "cameo" A BARI L’8. Niccolò tra pop e canzone d’autore Fabi,la cura del tempo per le cose che contano abi dott. Niccolò, 35enne romano, laureato in lettere con tesi in filologia romanza, non tradisce. Buonsenso e poesia insieme, lentezza e riscoperta delle cose importanti: il suo album La Cura del Tempo è un album che entra senza fretta (in Lentamente c’è esattamente la metafora erotica a cui state pensando), un lavoro che, ad ogni nuovo ascolto, svela uno dei misteri nascosti in ogni verso, proprio come i grandi pezzi dei cantautori storici (De Gregori, Fossati e affini) di cui Fabi raccoglie a pieno merito il testimone. Un Fabi saggio, che fugge la vanità dell’«applauso del mondo», e coccola il beneficio del dubbio come valore. «Un album denso? Credo di essere abbastanza "denso" di natura - commenta Niccolò - con il passare degli anni metti a fuoco le cose e le riflessioni nascono spontanee. Oggi mi piace mettere in evidenza gli aspetti più emotivi del mio modo di cantare piuttosto che nasconderli dietro arrangiamenti intriganti e accattivanti». Niccolò Fabi Il singolo «E non è...» elenca una serie di cose da escludere (la vittoria, la rivalsa, la finzione di essere meglio). Cosa resta di importante? «E’ già importante far delle sottrazioni nella vita. La crescita di una persona deve includere delle esclusioni e delle scelte altrimenti cosa si cresce a fare? E come girare sul grande raccordo anulare attorno a Roma, vedere tutte le uscite e decidere, per esclusione, quale prendere». Buonsenso e tranquillità: antidoti per sopravvivere? «Non voglio fare l’elogio della lentezza. Non ho detto che la lentezza è meglio della velocità: ognuno, però, ha il suo ritmo». Un pezzo che è un elenco di dubbi, e che si chiede «se un ricco può governare», lo ha chiamato «Senza Prudenza». Perché? «Mettere sempre tutto in discussione aiuta a restare vivi. E’ essenziale oggi uscire dall’ovvio per esaminare i punti di vista. E’ chiaro che la canzone in questione ha una valenza politica, ma nel mondo tutti facciamo politica. Il riferimento non è solo ed esclusivamente al caso Berlusconi». Cosa è cambiato dagli anni dell’ironia di «Capelli» e di «Dica»? «Ho fatto per sei anni il mestiere di cantante ed ho capito come preservarmi e proteggermi da un lavoro che ogni giorno rischia di deluderti. Ora mi sento più esperto». Vieni dai locali dal vivo. Che opinione hai della gente che incontri oggi quando suoni? «Il mio campione è limitato. Io incontro gente che ha a cuore i temi di cui parlo nelle mie canzoni; ci saranno molti altri che vorranno cose diverse». La guerra? «E’ una necessità dell’uomo; molte volte nella storia la guerra è stata "utile" a mettere in discussione delle certezze. Nonostante questo esame storico, però, non riesco a giustificare questo conflitto. Questa guerra non ha nessun motivo plausibile». Musicalmente parlando, cosa ti incuriosisce oggi? «Mi interessano diverse cose, ma penso che nella nuova generazione, gli autori migliori siano Bersani e Silvestri. Molti mescolano l’elettronica con i suoni asiatici e via discorrendo. Mi sembrano forzature: preferisco ascoltare del buon jazz». F Lucio Palazzo conclusivo che ha appunto visto Lino Banfi - applauditissimo e subissato da richieste di autografi - nelle vesti di Re Carlo X. A fine spettacolo, rivolgendosi al pubblico, Banfi ha detto: «Non potevo non accogliere l’invito di un’amica come Katia e sono venuto senza sapere bene cosa dovevo fare. Pensavo di dover anche cantare... e non voglio deludervi». E, da quel consumato uomo di palcoscenico qual è, si è esibito in uno stentoreo «Je suis le Roi», che certamente sarebbe piaciuto a Rossini! Nicola Sbisà Qui a destra una scena del «Viaggio a Reims», di Rossini applaudito a lungo l’altra sera a Lecce. Più a destra Lino Banfi nei panni del re Carlo X (Massimino Photo) TEATROTEAM. Domani sera a Bari lo scatenato gruppo catalano Camut,la vita è ritmo caliente Da Barcellona percussionisti e ballerini uniti dal dinamismo l potere ipnotico delle percussioni tra musica e danza. La vida es ritmo è lo spettacolo della Camut Band, prodotto dal Teatro della Tosse, che andrà in scena domani sera alle 21, nell’ambito della rassegna «Starparade», al Teatroteam di Bari. La Camut Band si formano a Barcellona nel 1995 da un’idea dei fratelli Rafael e Luis Mendez, danzatori e percussionisti, e del ballerino e percussionista Tony Espanol (leader del gruppo di danza africana Cae Ma Deila), ai quali si aggiungeranno il danzatore Guillem Alonso e Jordi Satorra. Esordiscono con lo spettacolo Entre pies y manos ed ottengono un clamoroso successo di critica e pubblico che consente loro di vincere il prestigioso premio «Fad» a Barcellona. Due anni dopo la costituzione della compagnia, mettono in scena lo spettacolo Keatoniania (una sorta di sogno di Buster Keaton). Quattro anni fa la Camut Band decide di rea- I Luis Mendez in uno spettacolare balzo Uno show di straordinario impatto, visivo e musicale, incentrato sull’essenza stessa delle percussioni SOLARIS di Steven Soderbergh - Interpreti: George Clooney, Natasha McElhone, Jeremy Davies, - Fantascienza - USA, 2003 ospesa nel silenzio ovattato dello spazio siderale, l’astronave che conduce lo scienziato Chris Kelvin sul pianeta Solaris è proiettata nell’universo da una irresistibile forza centrifuga, contraria a quella che lo spinge nei recessi più riposti della sua psiche. Lo spazio esplorato si è rivelato infatti un campo di forze intelligenti che stimolano in lui ricordi rimossi, facendo riaffiorare un passato carico di dolore e affetti, che invano egli ha cercato di soffocare. È questo il tema affascinante dell’omonimo romanzo di Stanislaw Lem da cui trent’anni fa circa Andrej Tarkowski ricavò il suo enigmatico capolavoro e al quale ha attinto ora l’americano Steven Soderbergh per questa sua nuova versione: ammirevole in primo luogo per la spregiudicatezza con cui taglia corto su un dilemma che si ri- S lizzare La vida es ritmo. Lo spettacolo ottiene importanti consensi tanto da essere proposto in diversi paesi del mondo: America, Canada, e Germania, tra i più imprtanti. I cinque poliedrici artisti catalani propongono una singolare performance di danza e ritmo allo stato puro, senza l’innesto di nessuna parola. Che la vita sia ritmo, come recita il titolo dello spettacolo, lo dimostrano i cinque catalani sul palco: in oltre un’ora di spettacolo si mescolano sapientemente vari tipi di sonorità: ritmi jazz e africani, tip tap, cenni alla moderna jungle e, ovviamente, il flamenco, un ritmo a cui gli artisti spagnoli non possono assolutamente rinunciare. Anche se la compagnia è composta da due percussionisti e tre ballerini, tra loro esiste una interscambiabilità di ruoli, segno di una completa assenza di limite tra il movimento della danza e quello della musica. Durante la performance, oltre che danzare, i cinque diventano veri PRIMEFILM. Un po’confuso il «Solaris» di Steven Soderbergh Nel silenzio dell’eternità Clooney a zonzo nello spazio in cerca di se stesso propone per ogni film ricavato da opere letterarie o per ogni remake. Diremo perciò che questo Solaris non ha (intelligentemente) nulla da spartire con ambedue i suoi referenti, letterario e cinematografico, è un film autonomo, più vicino a certe tematiche esistenzialiste - l’ineluttabilità del destino - che a quelle canoniche legate alla fantascienza, cui pure inevitabilmente rimanda. Il protagonista è dolorosamente oppresso dal ricordo del suicidio della moglie amata e afflitto dal dolore per la recente morte dell’amico dal quale era stato sollecitato alla missione spaziale cui si era accinto per indagare intorno a fatti inspiegabili avvenuti sul pia- George Clooney neta Solaris e ritrovarsi poi - una volta entrato nel campo magnetico del pianeta «intelligente» - in un mondo di ricordi, da quello evocato non meno che dal suo struggente desiderio di rivivere l’amore per la moglie suicida. La memoria si concretizza in visioni allucinate affiorate dal suo vissuto, con l’immagine della moglie, fantasma invitante e nel contempo sfuggente, che lo induce a ripercorrere il passato. Circoscritto nello spazio relativamente angusto dell’astronave, con la compagnia di altri due astronauti che ben poco aiuto sembrano potergli dare, Kelvin è irrimediabilmente solo, visitato dai suoi fantasmi, fantasma infine e- e propri generatori di ritmo: danzano su enormi tamburi o utilizzano espedienti davvero singolari come il danzare sulla sabbia. Un movimento che dà vita ad un singolare suono conducibile allo skretch fatto sui dischi in vinile. Un’altra singolarità è rappresentata dallo strumento nigeriano l’«udu» in grado di sprigionare dei suoni molto particolari. Anche il ritmo delle percussioni, bonghi, casse di legno, bidoni di latta, raggiungono velocità elevatissime come del resto il ritmo della danza. Una forza ipnotica e un’abilità tecnica che non potra lascire indifferente il pubblico pugliese. Suggestioni forti quindi, prodotte senza l’apporto di nessun accogimento tecnologico. Gli unici effetti speciali messi in campo sono solo piedi, mani e tutto ciò che gli artisti riescono a creare al momento, un ritmo sofisticato che affonda le proprie radici nella più recondita tribalità umana. (Nicola Morisco) gli stesso. La realtà è forse un sogno nel quale crediamo di muoverci con una autonomia costantemente smentita da forze più grandi che ci sovrastano. Il suo amore appassionato per la moglie scomparsa è il motivo conduttore del film, che si accampa sempre più fino a vanificare quello cui la forse ingannevole etichetta di fantascienza applicata alla sua storia dovrebbe ricondurci e suggerisce i momenti più carichi di pathos di Solaris. Soderbergh elude però la trappola dell’enfasi, del lirismo: il suo film si risolve in definitiva in un «dialogo» a due, deliberatamente severo nel non concedere nulla allo spettatore (a meno che non si voglia ritenere una concessione il nudo in penombra del protagonista), sfidando il rischio, non sempre aggirato, di una certa freddezza, stranamente contrastante perciò con il suo leit motiv. Forse anche perché George Clooney e Natasha McElhone, pur bravi, lasciano solo di tanto in tanto trasparire il loro dram(v.att.) ma nascosto. IN PILLOLE Grande Fratello, ottava prova ancora litigi e tensioni Ottava prova settimanale per gli abitanti della casa del «Grande Fratello». Questa volta saranno messe alla prova le capacità di coordinazione motoria dei concorrenti, che dovranno superare quattro esercizi diversi: tiro a segno, tiro al cesto, palloncini, barca a vela, utilizzando l’attrezzatura necessaria fornita dall’organizzazione del programma.In sede di valutazione,il «Grande fratello» terrà conto non soltanto del risultato finale, ma anche dell’impegno mostrato dai ragazzi nel corso della settimana. Gli abitanti della casa, che hanno scommesso il 50% del loro budget settimanale, hanno accolto la prova con entusiasmo, nonostante le numerose tensioni che hanno opposto la coppia formata da Pasquale e da Victoria al resto dei ragazzi. Proprio ieri, infatti, la coppia di giovani ha avuto uno scontro con gli altri ragazzi, a proposito della lista della spesa e della scelta di mandare Marianella nella suite.L’insofferenza nei confronti dei due è sentita soprattutto da Floriana e da Claudia.Ma sono forti anche gli scontri tra Victoria e Pasquale:i due mostrano sempre maggiori problemi di comunicazione e di tolleranza. Difficile superare una BMW. Anche quando è ferma. CONCESSIONARIA BMW Auto e Moto - MINI Ultramotor MATERA - Via delle Fiere - (Nuova Zona P.A.I.P. 2) - Tel. 0835.386333 Piacere di guidare