Fiera di Lendinara Presentazione T anti importanti anniversari attraversano il Numero Unico 2015, alcuni legati alle due guerre mondiali, altri all'associazionismo locale, altri ancora a storiche realtà produttive e alla scena musicale lendinarese. Le ricorrenze di spicco iniziano dalla 350esima edizione della fiera di settembre, e per celebrare i tre secoli e mezzo di vita della kermesse nata per omaggiare la Madonna del Pilastrello abbiamo voluto riportare l'articolo pubblicato nel Numero Unico del 1984 e firmato da Angelo Raimondi, storico corrispondente del Gazzettino. Non abbiamo voluto far mancare un richiamo ai due grandi conflitti che hanno solcato il mondo nel ventesimo secolo. In occasione del centenario dall'ingresso dell'Italia nella Prima Guerra mondiale ricordiamo con un articolo di Bepi Bonafin la medaglia d’argento al valor militare Barnaba Tosetto, a quel tempo un decano dei ‘munari dell’Adese’. A settant'anni dalla fine della Seconda Guerra, invece, un racconto “bipartisan” ricorda la morte dei fratelli Marchiori su due fronti avversi; il ricordo è opera del fratello minore Enrico, che, sia pure con una comprensibile riluttanza, ha accettato il nostro invito. Cinquant'anni fa sono avvenuti molti fatti importanti per la comunità lendinarese: nel 1965 sono state fondate la sezione lendinarese dell’Avis ad opera di Gino Favaro e la Polisportiva Città di Lendinara, l'industria alimentare Salca chiuse i battenti e si Pro Loco di Lendinara Città di Lendinara costituì il primo complesso musicale lendinarese in senso moderno, I Fantasmi, che ebbero vita breve ma aprirono la strada ad altre band che si sarebbero formate successivamente. A proposito della chiusura di industrie, sono passati 40 anni esatti dalla chiusura dello jutificio nel 1975, e anche di questo e della crisi del tessile che interessò Lendinara negli anni '70 si fa cenno nell'articolo di Giovanni Vigna dedicato al padre Biagio Vigna e al suo impegno amministrativo. Sulla scia della storia de I Fantasmi raccontiamo anche la vicenda dei The Mister Sound, gruppo nato subito dopo e attivo fin quasi ai giorni nostri, con l'intenzione di ricordare in futuro i tanti altri gruppi che hanno costellato il panorama musicale lendinarese. Anche quest'anno abbiamo voluto dare risalto ad alcuni lendinaresi che hanno fatto carriera in diversi campi e ai neolaureati, valorizzando i talenti locali e gli obiettivi raggiunti da tanti giovani, e riportiamo inoltre alcuni fatti di cronaca, piccole curiosità storiche, documenti e tradizioni nostrane che si spera risultino interessanti. Rivolgiamo un sentito ringraziamento agli sponsor che, malgrado le difficoltà del momento, continuano a sostenere questa pubblicazione, non solo in vista di un ritorno pubblicitario. Un ringraziamento va anche ai collaboratori e autori degli articoli e ad Alvise Bassi, sempre pronto a mettere a disposizione il suo ricco archivio fotografico. Ennio Bellucco Regione del Veneto 350ª Fiera di Lendinara 4 - 13 settembre 2015 350ª In copertina “Alba di Lendinara” di Giulia Marabese 1 350ª Fiera di Lendinara Il saluto del Sindaco C ari Cittadini, cortesi Ospiti, è già passato un anno da quando, Sindaco neo eletto della Città di Lendinara, avevo il privilegio di introdurre alla lettura del Numero Unico redatto per la 349ª edizione della Fiera di Lendinara, augurando a tutti un futuro sereno, proficuo e solidale. Ora, in occasione della presentazione della 350ª edizione del Settembre Lendinarese, a nome mio e dell’Amministrazione Comunale che presiedo, desidero rinnovare questo auspicio, sottolineando con orgoglio che si tratta di un appuntamento che assume una rilevanza provinciale, in virtù del ricco programma e della notevole partecipazione di pubblico. Quest’anno la manifestazione, seppure nel rispetto della tradizione popolare e religiosa della nostra comunità, si caratterizza per rientrare a pieno titolo nell’ambito del progetto di “Lendinara Città Ospitale”, che mira a proporre una Città accogliente e vivibile, che valorizza le proprie ricchezze e peculiarità, promuovendo e tutelando il patrimonio storico, artistico ed architettonico del territorio ed incentivando le attività che contribuiscono alla sviluppo socio-economico della nostra realtà. Progetto che in questi ultimi mesi si è concretizzato in importanti iniziative, quali, ad esempio, l’approvazione dell’Accordo di Partenariato per il Distretto urbano del commercio, l’avvio del Tavolo per la conciliazione dei tempi ed orari delle famiglie e la sottoscrizione del Protocollo d’intesa per la valorizzazione del tessuto culturale e religioso della comunità. E ciò privilegiando gli interventi capaci di generare ricadute positive in un contesto territoriale più ampio di “Area Vasta” con i comuni limitrofi e secondo uno spirito costruttivo che unisce le potenzialità, le idee e le energie di tutti i soggetti coinvolti, siano essi pubblici o privati, associazioni o singoli cittadini. Simbolo di questa importante iniziativa è il logo denominato “Lendinara Città Ospitale – la cultura dei luoghi tra Adige e Adigetto”, che identificherà ed accompagnerà anche i diversi eventi della manifestazione fieristica 2015. Nel ringraziare indistintamente tutti coloro che hanno collaborato per la realizzazione di questa 350ª edizione della Fiera della Città di Lendinara, rinnovo a partecipanti e visitatori l’augurio di un Buon Settembre Lendinarese. Luigi Viaro Il saluto del Presidente della Pro Loco È altamente gratificante essere a guida di una Pro Loco così attiva come quella di Lendinara. Pochi sono stati i weekend liberi da iniziative organizzate da noi direttamente o nelle quali siamo stati importante supporto ad altre associazioni. L’idea è quella di promuovere Lendinara Città Ospitale che diventa un marchio registrato e con il quale si fa riferimento ad un paniere che raccoglie simbolicamente le bellezze artistiche e culturali di Lendinara oltre alle tipicità alimentari. È in questo contesto che assumono particolare significato iniziative come quella della presentazione del biscotto di Lendinara, di uno spettacolo teatrale di danza e maschere per festeggiare i 40 anni di Carnevale, di uno spettacolo di beneficenza a favore delle malattie rare infantili al Teatro Ballarin con tutti i cori della nostra città, di mercatini particolarmente colorati e pittoreschi 2 come quello dei fiori o della zucca, di una festa della birra realizzata in centro storico che ha avuto un successo travolgente, di uno spettacolo di danza e recitazione realizzato all’arco del Castel Trivellin, cornice particolarmente suggestiva e romantica.Tutte attività, insieme a molte altre come la riapertura della Biblioteca Gaetano Baccari, le bande a Villa Marchiori, la stagione teatrale e cinematografica estiva nel giardino interno di Palazzo Pretorio o la Fiera di aprile lungo Riviera Mazzini o altre di carattere sportivo, volte ad evidenziare le potenzialità di Lendinara su più fronti e a rivalutare angoli affascinanti, ma un po’ dimenticati negli ultimi tempi. Ci vogliono perseveranza e dedizione da parte nostra per concretizzare l’idea di Lendinara Citta’ Ospitale, ma anche amore, rispetto e partecipazione da parte di tutti i cittadini. Alda Marchetto S P U AAN L R I OR S NU E ECX C DH I I RE CR EA di Zorzetto Michela Al salone Dirce La bellezza ha diverse forme, colori, intensità. Passione e cortesia contribuiscono alla magica creatività. Dedicato ai giovani, crediamo nei giovani. Processi operativi precisi li aiuteranno a realizzarsi. Lavoro uguale a dignità e gioia t"DDPHMJFO[BMJOHVBTUSBOJFSB t1SPHFUUP t"CJMJUµQSPGFTTJPOBMF t2VBMJUµ t4DJFO[BEFMDPMPSF t&MFHBO[B Uno speciale ringraziamento a tutti coloro che frequentano il Salone Dirce t1BTTJPOF t&OFSHJB t$PNVOJDB[JPOF t"OHPMPMFUUVSB Lendinara (Ro) - Via Baccari, 13/B int. 3 - Tel. 0425.601259 È gradito appuntamento Tonello Simone Pulizia e manutenzione caldaie a gas di ogni marca e tipo. r Manutenzione ordinaria r Compilazione libretto r Compilazione REE TUTTO COMPRESO €100,00 Azienda specializzata nell’installazione di impianti di riscaldamento a Risparmio Energetico!! 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Fiera di Lendinara 1890 circa (Archivio Marchiori) E la Serenissima decretò: “Sia Fiera!” Angelo Raimondi C orreva l’anno 1665 quando il Senato della Serenissima fu chiamato ad esprimere il suo parere su una richiesta che i lendinaresi avevano fatto approdare nientemeno che al Doge. Volevano, questi abitanti di una città lambita dall’Adige e con i resti di un castello che testimoniavano la presenza dei “fieri nemici” estensi, che fosse riconosciuta la possibilità di organizzare un periodo di fiera per “sfruttare”, anche in termini economici, quel grande flusso di gente che ormai da diversi decenni arrivava in città ogni anno l’8 settembre, ricorrenza liturgica della Natività della Madonna: pellegrini salmodianti preci ed orazioni durante le lunghe camminate (estenuanti in quanto potevano durare diversi giorni, notti naturalmente all’addiaccio, fame saziata con misere cose conservate nelle bisacce) chiamati dal richiamo di “eventi prodigiosi”, attribuiti ad una modestissima immagine in legno d’ulivo che un certo Giovanni Borezzo, falegname di poche pretese, era riuscito ad intagliare e sistemare sopra l’ingresso della sua casa sulla quale voleva che la Vergine del Cielo rivolgesse “i suoi occhi benigni” per assicurarne protezione e aiuto materno. Una statuetta che fu però “da bufera divelta dalla sua nicchia in facciata della casa dei Borezzo” e finita, sotto l’incalzare delle folate di un vento impetuoso “al di sopra di una siepe, ritta, immota ed elevata, quasi fosse sostenuta da mano di angeli”. Evento 350ª strepitoso, spiegabile soltanto con la volontà della Madonna di avere, proprio in quel luogo, un tempio a lei dedicato. E questo desiderio celeste alimentò un grande fervore di iniziative: prima venne realizzato, per volere di Lorenzo Malmignati, un capitello con altare dove la statuetta venne custodita per 70 anni, poi – correva l’anno 1577 – l’inizio dei lavori di un “sontuoso tempio”, consacrato nel 1584, quindi quattrocento anni fa proprio in questi giorni. Poi la cerimonia di incoronazione, cantata nell’omonimo poemetto da Giovanni Battista Conti, uno dei grandi personaggi del passato che contribuirono a far sì che a Lendinara fosse affibbiato il titolo di “Atene del Polesine”. Una incoronazione, come dice Bruno Rigobello, (grande conoscitore del passato lendinarese) che portò “tutta Lendinara a fervere di slancio per adornare la chiesa, le strade e per la costruzione sulla piazza di un anfiteatro in legno pieno di sculture” e che la terzina del verso contiano così descrive: “L’un l’altro esorta, ed ogni indugio è tolto il povero travaglia, il ricco dona Ciascuno a prova alla grand’opera è volto” Un lungo elenco di avvenimenti che portarono ad alimentare ed infervorare una devozione ed un culto tra le grandi masse dei credenti e consigliare – come si diceva all’inizio – ai maggiorenti di allora di rivolgere la petizione al grande “conduttore” della repubblica veneziana, il doge, al quale però correva l’obbligo di sentire, prima di decidere, il senato. E fu un parere che batté all’unisono con i desideri dei lendinaresi e così, dal 1666, nei giorni 8, 9 e 10 settembre, è sempre stata “Fiera della Madonna”. Fiera di Lendinara 1890 circa - (Archivio Marchiori) 5 350ª Fiera di Lendinara 8 settembre 1943-1945: due Italie e due fratelli I n occasione del 70° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, abbiamo chiesto a Enrico Marchiori di raccontare gli avvenimenti che interessarono la sua famiglia in quegli anni, dall’armistizio dell’8 settembre ‘43 alla fine del conflitto, con particolare riferimento ai suoi due fratelli Gino e Rodolfo che, su campi avversi, andarono incontro alla morte. Pur riluttante per la delicatezza della vicenda che ha toccato così duramente la sua famiglia, Marchiori ha gentilmente accolto la nostra richiesta e ci ha raccontato quanto segue. 1 - Da sx: Gino, Enrico, Rodolfo e il papà Giacomo Marchiori E ro rientrato a casa la sera del 7 settembre dal Cadore con mia sorella Irma; non posso dimenticare l’annuncio alla radio che era stato firmato l’armistizio e le diverse reazioni dei presenti. Questo ricordo mi si è impresso nella memoria accanto a quello della dichiarazione di guerra fatta da Mussolini e anch’essa da me ascoltata all’età di cinque anni alla radio il 10 giugno 1940. Di cosa volesse dire guerra l’avevo capito quando, a pochi giorni dall’inizio, un certo Rondanin, un giovane che lavorava nel magazzino delle uova e mi faceva spesso giocare, cadde falciato da una mitragliatrice nemica. Quanto è successo in seguito, in particolare la morte di due miei fratelli combattendo ciascuno per una Patria Italia contrapposta all’altra, è stato determinante per come avrei poi voluto impostare il mio rapporto con gli altri. Gino Mio fratello Gino aveva da poco conseguita la maturità scientifica al liceo Paleocapa di Rovigo quando ha partecipato alla Marcia della Giovinezza alla quale aderirono 25.000 giovani, dopo un periodo di addestramento, divisi in 24 battaglioni. La marcia terminò a Padova il 10 ottobre 1940 e i battaglioni vennero sciolti. Circa 1.500 giovani decisero di continuare e con questi Gino, che fu poi a Formia e quindi a Napoli col maggiore Balisti. Il 18 aprile 1941 il Ministero della guerra dispose la costituzione del “Gruppo Battaglioni Giovani Fascisti” come unità del Regio Esercito. Il 19 aprile i volontari prestarono giuramento. Il 21 luglio 1941 il 1° e il 2° battaglione sbarcarono a Tripoli; Gino apparteneva al 1°, comandato dal maggiore Balisti, prima come Caporale Maggiore, poi come Sergente.(1) Gino partecipò alla battaglia di Bir el Gobi dal 3 al 7 dicembre, nella quale il maggiore Balisti venne gravemente ferito. In questa battaglia c’era anche Gino Pavan, altro lendinarese amico d’infanzia di Gino e del quale mantiene il nome il fratello minore nato nel 1945, morto poi in Tunisia. 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Nell’estate del ’43 era a Mestre e così vi furono occasioni di incontro a Venezia con nostro padre Giacomo, col fratello Rodolfo e con me (vedi foto 1 al Lido). L’8 settembre era a Firenze per seguire dei corsi e si trovò automaticamente nell’esercito della Repubblica di Salò. Nei primi mesi del ’44 (probabilmente in gennaio) nostro fratello maggiore Dante, che era in vari nascondigli a Roma come tenente dei Granatieri di Sardegna e quindi come partigiano braccato da tedeschi e repubblichini, riuscì tramite il cugino Tullo Marchiori a incontrare Gino a Firenze. Cercò invano di convincerlo a staccarsi dalla Repubblica di Salò, ma Gino volle restare fedele al giuramento fatto nel ’41 a Mussolini e non al Re. Avendo compreso che l’addestramento a Firenze mirava a preparare alla lotta contro i partigiani, cioè contro italiani (a Firenze nacque infatti la famigerata Decima Mas con a capo Valerio Borghese), Gino entrò nel Battaglione Volontari Bersaglieri(2) e chiese di andare come volontario al fronte jugoslavo e, in una località dell’Emilia Romagna che non ricordo, partecipò attivamente all’istruzione di un gruppo di soldati. Con alcuni di questi (il suo attendente si chiamava Michele) si fermò alcuni giorni a casa a Lendinara tra fine maggio e giugno ’44 per raggiungere poi il fronte jugoslavo nella zona di Tolmino. Nel periodo fino a marzo ’45 venne a casa per due o tre brevi licenze. Nel Battaglione Volontari Bersaglieri Gino era l’ufficiale responsabile della difesa del casello ferroviario 101 nei pressi di Tolmino (ora in territorio Sloveno) da possibili attentati da parte dei partigiani jugoslavi con a capo Tito. Al casello 101 aveva preso il posto di un certo “Empolo” che ancora nel 1988 lo ricor- 350ª dava con grande simpatia. Mi risulta che rifiutava categoricamente di partecipare a rastrellamenti di partigiani in quanto quei territori erano allora italiani. Quanto alla sua “fede fascista” mi raccontavano che da bambino faceva preoccupare i genitori cantando “Bandiera rossa” e fino alla fine aveva rifiutato di prendere la tessera del Partito. Alla fine di aprile gli Alleati avanzavano nel Veneto mentre le truppe di Tito stavano occupando la valle dell’Isonzo. Tra i bersaglieri vi fu una assemblea con votazione per decidere se arrendersi alle truppe di Tito o raggiungere combattendo gli Alleati. Gino si era schierato per la seconda alternativa, ma vinse la prima(3). Nonostante le promesse fatte prima dagli 2 - Gino (il primo a sx) entra a Tolmino con gli altri prigionieri emissari dell’esercito di Tito, i comandanti costrinsero alcuni soldati a dire i nomi di quelli che avevano votato contro la resa. Gli ufficiali che erano stati contrari alla resa vennero portati via a marce forzate. Per molti anni si ebbero solo notizie incerte; solo nel 1960 venne dichiarata la “morte presunta” di Gino. Negli anni più recenti sono state raccolte testimonianze, anche da parte Slovena, e si è accertato che il 5 maggio ’45 Gino, insieme ad altri 78 tra ufficiali e soldati, venne rinchiuso in una grotta nei pressi di Tolmino e l’ingresso fatto crollare con delle mine facendoli morire tutti di fame. Altri vennero fucilati o uccisi in altri modi. C’è una foto dei prigionieri italiani in cammino verso Tolmino nella quale si vede anche Gino. Da anni sono in corso trattative con lo Stato Sloveno per ricuperare le salme. Mi hanno 7 350ª Fiera di Lendinara detto che il nome di Gino e degli altri è già scritto nell’Ossario di Gorizia ma non mi risulta nessuna comunicazione ufficiale di “caduto”. Per legge i soldati della RSI morti nella guerra contro le truppe jugoslave di Tito sono chiamati “infoibati” anche se in realtà molti non sono stati gettati nelle foibe. Una sentenza del tribunale militare di Padova relativa al condono di crimini contro l’umanità e tra questi l’infoibamento, elenca più di 500 uccisi tra i quali un gruppo di bersaglieri nei quali è citato anche Gino. Rodolfo Conseguita la maturità scientifica era entrato come allievo ufficiale all’Accademia Navale di Livorno; terminato il primo anno, nell’estate del ’43 con la nave scuola Amerigo Vespucci era in crociera a Venezia, ove lo incontrai con Gino e con nostro padre. Il comandante della nave venne avvertito tempestivamente di quanto stava avvenendo e quindi la nave era già al largo l’otto settembre e raggiunse Brindisi che era in mano agli Alleati e dopo pochi giorni divenne sede del governo Badoglio del regno italiano del sud. In seguito a Rodolfo, quale allievo ufficiale di Artiglieria Alpina nel ricostituito esercito del Regno, fu offerto di prepararsi per missioni speciali; seguì corsi di paracadutismo, di trasmissioni radio e di lingua inglese. Dopo la liberazione di Roma (5 giugno ’44) fu trasferito a Roma proseguendo l’addestramento. Qui era in con3 - estate '42 - a Roma: Irma in uniforme tatto con Dante, della Croce Rossa, Gino al rientro dalla il nostro fratello Libia maggiore, che ricevette la sua ultima lettera nella quale gli diceva che stava partendo per una missione segreta in Sardegna. La lettera era volutamente postdatata al 13 settembre quando avrebbe dovuto essere già con i partigiani in Val d’Ossola; in effetti dopo la guerra il latore della lettera disse di averla avuta in consegna 8 il l’8 settembre. Con il suo collega Guido Alessandro Voglino di Milano aveva l’incarico di tenere i contatti tra i partigiani della Val D’Ossola, che in quei giorni avevano proclamato la “Repubblica della Val d’Ossola” indipendente dall’occupazione nazifascista, 4 - 4 giugno '44: Dante sta per partecipare e dovevano veall’avanzata degli Alleati verso il Nord nire paracadutati là. Con loro dovevano essere paracadutati anche due cecoslovacchi con il compito di convincere a disertare i connazionali che erano stati arruolati nell’esercito tedesco (“missione Silica 2” ). Uno dei due, Rudolf Hruber, era stato uno degli ideatori del riuscito attentato a Praga nel ’42 al generale SS e Polizia R. Heydrich. La missione era segreta e ovviamente si muovevano con falsi nomi; nel maggio 1944 il Comando militare di Napoli aveva dato a Rodolfo un lasciapassare col nome di “sergente Pasquale”. La sera dell’otto settembre Rodolfo e Voglino si imbarcarono su un aereo partito dall’aeroporto di Brindisi e arrivarono in Sardegna; da qui, credo il giorno 10, fecero un primo tentativo ma l’aereo dovette rientrare in Sardegna. Il giorno 11, tra le 22 e le 23 (vi sono testimonianze leggermente discordanti sull’ora esatta) l’aereo si schiantò contro il monte Cavallaria, secondo alcuni a causa della nebbia, secondo altri colpito dalla contraerea tedesca. Morirono tutti e sono sepolti assieme nel cimitero militare inglese a Trenno, un sobborgo di Milano. Rodolfo avrebbe compiuto vent’anni il 30 ottobre. Fiera di Lendinara 350ª Gli altri membri della famiglia in guerra 1 – Papà Giacomo aveva combattuto tutta la guerra ’15- ’18 prima sul Carso e poi, dopo la ritirata di Caporetto, sull’Adamello. All’inizio della guerra ’40 – ’45 viene richiamato e incaricato della “censura”, prima a Sacile e poi in Sicilia, e infine nel 1943 a Milano. Dopo il 25 luglio 1943 (caduta del fascismo) raggiunge Lendinara e riesce ad evitare l’arruolamento nell’esercito della Repubblica Sociale restando a casa fino al termine della guerra. 2 – Dante appena terminata la scuola ufficiali di Modena, allo scoppio della guerra è schierato sul fronte francese, poi combatte in Jugoslavia (Slovenia e poi Croazia), quindi, alla fine del ’42 viene chiamato con i granatieri di Sardegna a Roma per difendere il re in preparazione della destituzione di Mussolini che avverrà il 15 luglio; nei giorni successivi all’otto settembre partecipa alla difesa di Roma (battaglia di Porta San Paolo) e quindi, continuamente braccato come partigiano e con il compito di tenere i collegamenti tra gli ufficiali dei granatieri, arriva alla liberazione di Roma; in seguito entra come ufficiale degli alpini nel ricostituito esercito del Regno d’Italia del Sud e combatte con le forze alleate risalendo fino alla presa di Bologna e poi in Lombardia. Sarà congedato solo alla fine del ’45. 3 – Irma fino al giugno 1943 fu infermiera della Croce Rossa a Roma, dove anche frequentava Scienze Naturali all’università La Sapienza. Stava preparando la tesi di laurea con un allevamento di rane in una fontana dell’università: la fontana venne distrutta nel bombardamento del 19 luglio 1943 da parte di circa 600 bombardieri americani. Si laureò dopo la guerra con una tesi diversa. Dopo l’otto settembre non tornò a Roma ma operò come infermiera volontaria nell’ospedale di Lendinara, specie soccorrendo i feriti. 1 – In Libia era inviato come ufficiale addetto alla sussistenza anche il cugino e critico d’arte Giuseppe Marchiori. 2– Il Battaglione Volontari Bersaglieri B. Mussolini (B. sta per Bruno, il figlio, non Benito) era il primo battaglione del reggimento bersaglieri “L. Manara” ed era stato costituito il 9 settembre 1943 come primo fra tutti i reparti che stavano costituendo l’esercito della Repubblica Sociale; comandato dal capitano Ezio Mognaschi, viene decorato con la medaglia di bronzo al valor militare, consegnata il 15 dicembre 1944. Il giornale “Bersagliere M”, voce del Battaglione Volontari Bersaglieri pubblica sul numero 13 del dicembre 1944 una foto di Gino con uniforme dell’esercito in una località a 40 km da Gorizia (ritengo a Tolmino) in occasione della visita effettuata il 18 dicembre 1944 dal generale Giovanni Esposito, comandante regionale della Venezia Giulia ai bersaglieri che erano là da 15 mesi. 3 – La ricongiunzione con le forse alleate riuscì invece agli alpini che erano nell’alta valle dell’Isonzo, tra i quali come ufficiale, c’era anche il cugino Giancarlo Venturi. alSantuario www.mobilialsantuario.it mobilificio LENDINARA Largo Carducci 6/B tel./fax 0425.601506 Lendinara (RO) T. 0425 641808 9 350ª Fiera di Lendinara Barnaba Tosetto, munaro d’Adese Medaglia d’argento al valor militare N onostante l’età avanzata e la mutilazione che ha riportato nella prima guerra mondiale, nella quale ha combattuto con grado di sergente nella 156ª compagnia mitragliatrice Fiat, guadagnandosi una medaglia d’argento al valore militare sul campo di battaglia con “annessovi soprassoldo di lire duecentocinquanta”, il decano dei munari d’Adese, ci viene incontro con passo ancora garibaldino e deciso. Ecco la motivazione della concessione della medaglia d’argento al valore militare che custodisce gelosamente con tutti gli altri ricordi della grande guerra: Comandante di sezione mitragliatrici, concorreva con efficacia a ributtare un contrattacco nemico in forze, facendo, con avvedutezza e coraggio, razionare l’uso del fuoco. Il giorno successivo, sotto intenso bombardamento, infondeva, col suo contegno, calma nei suoi dipendenti, finché rimaneva ferito da scheggia di granata. Piave, 27 ottobre 1918”. L’atto di riconoscimento dei suoi meriti fu sanzionato da S.M. il re d’Italia, Vittorio Emanuele III, con suo decreto in data 27 maggio 1920. Cavaliere di Vittorio Veneto, Barnaba Tosetto accetta ben volentieri di conversare con noi di argomenti piacevolissimi di cui egli è uno dei personaggi chiave ancora in vita. “Una volta - dice il vecchio Tosetto - l’Adige era una selva di mulini: si pensi che solamente nel tratto Volta Androna-Barbuglio-Ca’ Morosini se ne contavano più di 50, senza annoverare quegli allineati, in ugual misura, sulla riva opposta del fiume, in territorio padovano”. All’analisi dei fatti, il munaro acquarolo conduceva una esistenza intessuta di sacrificio, di rinunce, di tribolazioni, di assilli, di stenti, come nessun altro lavoratore. Per lui tutti i giorni e le notti trascorrevano uguali. Il suo ritrovo fugace era l’osteria dirimpettaia, ai piedi dell’argine del fiume. Il suo abbigliamento era sempre lo stesso: vestito niveo, viso e capelli incipriati di farina bianca, calzature slacciate o senza stringhe. “Il povero mugnaio d’Adige - sottolinea Barnaba Tosetto - se voleva sopravvivere al suo destino, non poteva rinunciare alla lotta continua contro quattro suoi nemici capitali: il tempo, il fisco, il magistrato delle acque e le insidie funeste del fiume”. Ogni mulino era dotato di due macine: una 10 libera riduzione da “Munari d'Adese” di Bepi Bonafin per la bianca (frumento), l’altra per la gialla (granoturco). Le mole, una fissa e l’altra mobile, erano montate su un albero verticale. Sulle facce a contatto i palmenti (mole) portavano delle scanalature, che servivano a spostare il grano servito dalla tramoggia centrale verso la periferia, via via che lo si macinava. A intervalli d’otto giorni bisognava “battere la mola”, aguzzare la macina di pietra dura. L’operazione richiedeva quattro ore di snervante picchiettio con l’apposito martello, durante le quali non si produceva, con grave perdita di tempo e di guadagno. A macinare un sacco di cereale, del peso di 70 kg, ci si impiegava da un’ora a una giornata, a seconda del volume delle acque del fiume. Quando l’Adige era in terza guardia, i mulini restavano, ovviamente, inattivi. In tempo di piena del fiume si richiedevano vigilanza e avvedutezza a sventarne le insidie tremende, a impedire catastrofiche conseguenze. Le piene dell’Adige avvengono in primavera e in autunno. “Al sopraggiungere della piena, commenta il nostro interlocutore, bisognava rinforzare gli ormeggi con cavi e catene più resistenti assicurati a ogni sorta di validi sostegni conficcati in qualunque settore del cuore dell’arginature: era la volta buona che ti piombavano alle spalle quelli del Magistrato delle acque, i quali ti ripagavano degli affanni con una contravvenzione salata per inosservanza della disposizione di legge che tutela il rispetto e la conservazione delle opere idrauliche, in modo particolare nei casi d’emergenza”. Un mulino, strappato dall’ancoramento dall’onda impetuosa e lasciato in balia dei vortici nella serpentina del letto fluviale, avrebbe provocato tra i confratelli inoperosi a riva l’effetto del tiro d’infilata di una palla di biliardo in uno schieramento ordinato di birilli, con quali disastrose conseguenze lasciamo immaginare al lettore. Durante le piene del fiume non c’era tempo per riposare: bisognava stare continuamente in vedetta, osservare con attenzione tutto e tutti, frugare nell’oscurità con l’occhio cisposo della vecchia lanterna ciondolante sulla superficie del canale, ispezionare in ogni angolo il manufatto, controllare lo svolgersi delle situazioni nello stato d’allarme lungo tutto il percorso del fiume in pianura, da Verona al mare. Anche le beazze (ghiaccio natan- Fiera di Lendinara te), rendevano la vita dura ai munari d’Adese. Le temute conseguenze del disgelo, favorito dall’avvicinarsi della primavera, facevano tremare tutti. Trasportati dalla corrente del fiume, i grossi blocchi di ghiaccio, alcuni dei quali dello spessore di circa mezzo metro, scendevano, incontrollati, a valle. Spentonandosi (urtandosi) a vicenda, come chi è in vena di fare le bizze, alcuni banchi, staccatisi a monte del corso d’acqua pensile, prendevano il largo in una danza esotica, altri incornavano la riva, facendo strage, con la lama affilatissima dei lembi, degli stropari messi a dimora lungo la sponda interna del fiume per aumentare, con le loro radici, la consistenza del terreno degli argini. Guai se uno di questi blocchi di ghiaccio fosse andato a schiantarsi contro uno dei mulini ancorati alla riva dell’Adige! Avrebbe causato un disastro irreparabile, con conseguenza catastrofiche anche per i manufatti disposti in fila sulla stessa linea di direzione. L’impalcatura del mulino era sostenuta dai sandoni, tre per la precisione: il sandon da tera, perché guardava l’argine del fiume; il sandon de mezo, quello centrale; l’antan, quello esterno. Vecchi di secoli, i sandoni, fatti di castagno e di rovere, erano opera d’arte d’antichi calafati e maestri d’ascia. Il casotto di legno con il tetto di canela (canna palustre), oppure di paglia, ultimamente di zinco, oltre ai palmenti che dovevano essere accuratamente bilanciati per evitare usura di macinazione fra di loro durante il moto, dava ricovero al mugnaio. Era la sua casa, la sua abituale residenza. Vi trascorreva il giorno e la notte, sempre pronto a intervenire, a qualunque ora, a liberare la grande ruota, con le pale ricoperte da una verde patina di muschio, che metteva in azione le macine, da impedimenti, incagli, intoppi naturali, o da cause dovute a rivalità tra parenti vicini, a gelosie di mestiere, che ne avessero arrestato il moto. “Le spese per mantenere in efficienza l’impianto, sospira il vecchio Tosetto, erano tante e i guadagni pochi, specialmente in tempi di magra del fiume. Solo per appoggiare la peagna mobile all’argine si pagava allora una tassa annua di lire 4,05 all’Ufficio del Registro di Lendinara. Dei clienti alcuni, i poveri, pagavano in natura: cinque Kg di farina per ogni macinata di cereale del peso di 70 chili; altri, i più abbienti, in denaro. Il servizio veniva fatto a domicilio. Il giro degli affari si svolgeva su un’area 350ª che comprendeva i comuni di Lendinara, Castelguglielmo, San Bellino, Fratta Polesine. Era regolato da un calendario inappuntabile. Si partiva carichi, e si ritornava stracarichi di biade, al posto delle farine depositate presso i destinatari. “Mantenere un uomo fuori di casa tutto il giorno, dall’alba al tramonto, a notte inoltrata, più di qualche volta, con cavallo e carretto, il nostro unico mezzo di trasporto - commenta con amarezza Barnaba - costava non poco”. La spesa quotidiana incideva sensibilmente sul guadagno. “Fortunatamente - rimarca Tosetto con un sospiro di sollievo - il bilancio familiare veniva rinsanguato con il ricavato dal trasporto della ghiaia scaricata dai barconi nelle piarde di Barbuglio e Ca’ Morosini, quando le circostanze lo permettevano. Si lavorava molto, si sgobbava tutto l’anno, si conduceva una vita di sacrifici, di rinunce, di tribolazioni, di gravi e continui disagi, per vivere stentatamente”. 11 350ª Fiera di Lendinara La Carlo Tintore L ’otto marzo 1965 poco più di cinquant’anni fa, chiuse ufficialmente i battenti la Salca, importante industria agroalimentare lendinarese. L’azienda era nata 1941 come Società Anonima (ora sarebbe Società per Azioni); il nome era l’acronimo di Società Anonima Lendinarese Conserve e Affini, e poiché un suo anagramma è ‘scala’, questo oggetto era stato inserito nel logo. Considerato il momento tragico, quello dei cinque soci fondatori, tra cui mio padre, fu certamente un atto di grande coraggio. La Salca è stata una realtà che ha rappresentato per la nostra città una solida opportunità per decine di maestranze, per la maggior parte femminile, che vi avevano trovato lavoro, in un periodo particolarmente difficile. Ma non solo, una industria di trasformazione di prodotti agricoli era l'ideale per una zona come la nostra votata all'agricoltura e all'orticoltura in particolare. Negli ultimi anni di attività dello stabilimento erano occupate, fra operai fissi e stagionali, oltre duecento unità, cui erano da aggiungere una quindicina di impiegati. All’inizio la produzione riguardava solamente marmellate e frutta e verdura essiccate. Terminato il conflitto, nel 1946 furono cambiati i metodi di lavorazione e si iniziò ad ampliare la produzione, cominciando dalle paste alimentari, per passare progressivamente dapprima alle conserve di pomodoro, ai pomidoro pelati, e poi ancora ai sughi pronti e agli estratti per brodo. Da ultimo furono inserite nella lavorazione la frutta candita e le mostarde di vario tipo, che la Salca ha sempre preparato mirando ad un altro livello qualitativo. Commercialmente in quegli anni il portafoglio clienti crebbe in modo consistente e la clientela della Salca era distribuita in quasi tutto il territorio nazionale. All’inizio degli anni sessanta la proprietà fu integralmente ceduta ad una società statunitense, la Dole Corporation. L’acquirente aveva predisposto un piano di riconversione che prevedeva un notevole ampliamento dello stabilimento lendinarese. Purtroppo questo non si verificò e la proprietà americana abbandonò i vari progetti e diede il via alla chiusura totale della fabbrica. Certamente la chiusura della Salca ha rappresentato per la città di Lendinara e per le zone limitrofe una grossa perdita, sia dal punto di vista agricolo che industriale con gravi conseguenze sull’occupazione e sull’economia del territorio. l’edicola di Francesco Strano di Erio Magon Via della Pace, 10/3 45026 LENDINARA (RO) Tel. 348 3666666 Lendinara - Piazza Risorgimento 12 Fiera di Lendinara Albo comunale dei neolaureati I l Forum Giovanile Comunale – organismo di rappresentanza dei giovani tra i 15 e i 30 anni - nell’ambito delle proprie attività si è impegnato nella costituzione e promozione dell’Albo Comunale dei Neolaureati della nostra città. Con questa iniziativa, l’organismo vuole creare una vetrina pubblica e sempre accessibile sul web in cui dare il giusto risalto ai giovani lendinaresi che hanno concluso con successo un percorso di studio universitario. In questo modo verrà a crearsi una risorsa utile per comprendere le competenze presenti nel nostro territorio e le figure professionali pronte ad entrare nel mondo del lavoro, informazioni utili sia per le aziende private che per gli enti pubblici locali che intendano sviluppare nuovi progetti o dotarsi di dipendenti qualificati per sviluppare il proprio business. L’Albo intende quindi offrire una panoramica dei profili accademico-professionali dei giovani neolaureati e divenire mezzo per la condivisione di informazioni, senza però volersi sostituire a strumenti già ben consolidati e votati esclusivamente alla ricerca di proposte di lavoro. Il database, che il Forum intende costruire, potrà essere di grande utilità per una pluralità di scopi che vanno dal riconoscimento del merito ai neolaureati che hanno saputo portare a termine un percorso di studi superiore, alla facilitazione nel processo di ricerca delle risorse umane per aziende ed enti pubblici, fino alla conduzione di ricerche statistiche nell’ambito locale. Il nuovo strumento, così come approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale in data 31 marzo 2015, che ha voluto dare un riconoscimento ufficiale a questa proposta avanzata dal Forum, conterrà al proprio interno una varietà di informazioni che hanno lo scopo di fornire un profilo base del neolaureato in termini di anagrafica e percorso di studi affrontato, per metterne in evidenza le competenze e le potenzialità. Per ogni iscritto, inoltre, saranno presenti i contatti mail o telefonici per poter appro- 350ª Simone Targa - Presidente del Forum Giovani fondire personalmente i dettagli nel caso di particolare interesse. Nello specifico, accanto ai principali dati anagrafici, saranno presentati i dettagli relativi al titolo di studio come la denominazione del corso di laurea, il titolo della tesi, il curriculum studiorum, l’Ateneo frequentato e altre eventuali note specificate dal richiedente. I dati rimarranno visibili nella versione online dell’Albo, inserita nel sito internet istituzionale del Forum, per cinque anni a partire dall’ultimo titolo accademico conseguito, invitando pertanto gli iscritti ad aggiornare i propri dati in seguito all’ottenimento di una laurea di secondo livello, di un master o di un dottorato di ricerca. Sarà cura del Forum gestire e aggiornare le informazioni pubblicate nell’Albo, che a tal fine chiede la collaborazione di tutti i giovani residenti nel Comune per poter fornire uno strumento utile e dinamico alla cittadinanza, con informazioni corrette, complete e sempre aggiornate. A tal riguardo, un ringraziamento particolare deve essere indirizzato al nostro webmaster, Nicolò Canal, che ha seguito la progettazione informatica dei contenuti multimediali e che si occuperà, per questo primo periodo, della gestione della banca dati. Infine, un grande ringraziamento per la collaborazione ed il sostegno ricevuto va ad Ennio Bellucco, che per primo ha iniziato ad occuparsi di questa iniziativa all’interno del Numero Unico, fornendo solide basi su cui innestare uno strumento formale ed istituzionale come il nuovo Albo Comunale dei Neolaureati. Per ogni ulteriore informazione, e per consultare il regolamento completo dell’Albo Comunale dei Neolaureati, si prega di visitare il sito internet istituzionale del Forum Giovanile Comunale di Lendinara all’indirizzo: forumgiovanilelendinara.com 13 350ª Fiera di Lendinara Lendinara domani ….i nuovi laureati lendinaresi Pubblichiamo i volti dei neolaureati e i loro auspici per il futuro Laurea Triennale Chiara Balbo Laurea triennale presso la facoltà DAMS - Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo di Bologna. “Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto” diceva Vincent Van Gogh, il mio percorso di studi infatti non si conclude qui e per poter raggiungere il mio sogno (in quanto tale non posso svelarlo) il biennio magistrale mi aspetta, di sicuro sempre in ambito artistico. Benedetta Ballarin Laurea triennale in Storia dell’Arte presso il DAMS di Bologna I miei progetti futuri sono quelli di diventare insegnante o lavorare in un museo, stare comunque a contatto con le persone e come frase che meglio rappresenta il mio percorso ho scelto “Fa della tua passione un lavoro” Alessandra Bertelli Laurea in Economia e Gestione delle Imprese e degli Intermediari finanziari Università di Ferrara Giulia Ciclamini Laurea triennale in Scienze Psicologiche della Personalità e delle Relazioni Interpersonali. Università degli Studi di Padova Voto: 103/110. La bellezza è in ognuno di noi. La psicologia per me è uno strumento per aiutare le persone a scoprire ciò che di bello hanno dentro di sè e nella propria vita. Giulia Chinaglia Laurea triennale in Economia aziendale Scuola di economia, management statistica Alma Mater Università di Bologna Lorenzo Ferlin Laurea triennale in Economia presso l’Università di Ferrara. 14 Fiera di Lendinara Francesco Girotto 350ª Laurea Triennale in Economia & Management, Università degli Studi di Padova. È una grande soddisfazione aver raggiunto il primo traguardo, che vivo però come nuovo punto di partenza per la Laurea Magistrale in Business Administration che conseguirò sempre a Padova. Il mio motto? “Homo Faber fortunae suae.” Guaratto Riccardo Laurea triennale in Scienze Motorie all’Università Padova. Per il futuro spero di poter trovare lavoro nell'ambito della rieducazione funzionale altrimenti mi piacerebbe molto lavorare nelle scuole o comunque a contatto con i bambini e i giovani. Chiara Incao Laurea triennale di I livello in violino al Conservatorio di Alta Formazione Artistica e Musicale “A. Buzzolla” di Adria. Felice del traguardo raggiunto ed onorata di essere la prima del Buzzolla, proseguirò gli studi per conseguire il II livello. Il mio sogno? Insegnare la musica ai bambini. Marco Lucchiari Laurea triennale in Scienze dell’Architettura presso l’Università IUAV di Venezia, con votazione di 110 su 110 e lode. Bertelli Assicurazioni s.a.s. di Bertelli Giuseppe & C. Agenzia Plurimandataria di Assicurazioni Assicurazioni RATEIZZAZIONI POLIZZE - PRESTITI PERSONALI Via C. Battisti, 16 - 45026 LENDINARA (RO) - Tel. 0425.641384-641910 - Fax 0425.1880222 E-mail: [email protected] 15 350ª Fiera di Lendinara Valentina Montin Laurea triennale in Economia presso l’Università degli studi di Ferrara. Spero di poter arricchire il mio bagaglio culturale sulla base di tutte le esperienze che la vita mi riserverà. In ogni caso ora continuo gli studi sempre in ambito economico. Giovanni Marigliano Laurea triennale in Scienze Biologiche, Università di Ferrara. Sulle aspettative di vita sinceramente ho le idee un po' confuse. Giada Munari Laurea Triennale in Scienze Economiche, Università degli Studi di Padova. Voglio ringraziare la mia famiglia per avermi dato la possibilità di arrivare con grande soddisfazione a questo traguardo. Mi auguro che il mondo del lavoro riservi altrettante soddisfazioni come quelle ricevute durante il mio percorso di studi. Michela Pretto Laurea triennale in Ingegneria Civile e Ambientale all'Università degli Studi di Ferrara. Riccardo Sprocati Laurea triennale in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio Università di Padova, voto 110. Un importante obiettivo ma non certo un traguardo finale. Si continua con la Laurea Magistrale perché l'istruzione oltre ad essere una grande passione è come si suol dire, simile ad una montagna: tanto più alta l'ascesa, tanto più vasto ed affascinante il panorama. Simone Targa Laurea triennale in Economia e Management all’Università degli Studi di Padova, con votazione di 110 e lode. Ora inizierà una nuova esperienza che spero possa arricchirmi ulteriormente sia dal punto di vista accademico che da quello umano, preparandomi al me- glio per le sfide lavorative dei prossimi anni. 16 Fiera di Lendinara 350ª Chiara Toso Diploma di primo livello in Arti Visive - Grafica d’Arte, equivalente ad una Laurea Triennale, all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Ora mi oriento verso la regia e spero veramente di poter dire qualcosa attraverso questo mezzo. Francesco Veronese Laurea triennale in Scienze della Comunicazione Università degli Studi di Verona. Andrea Zuolo Laurea triennale in Ingegneria Meccanica conseguita presso l’Università di Padova NOTIZIE IN BREVE Vincita al lotto Un industriale di Lendinara, trovandosi il 23 del mese scorso a Fratta Polesine, ricavava da una fattura i numeri 11, 74, 12 e 24 che giocava per la ruota di Ve- nezia. I quattro numeri uscivano, ma il giocatore non può ora riscuotere le sessantamila lire che avrebbe vinto perché non essendo pervenute in tempo uti- le all’Intendenza di Finanza di Venezia le matrici dei bollettari, tutte le giocate del banco lotto di Fratta Polesine sono state dichiarate nulle. (Stampa sera del 6/7/38) DESTRO li l RO e r r i a l l C re Sant’Urbano (PD) 0 0429 96075 0429 96075 Car www.destrocarrelli.it Nuovo usato ricambi Corso carrellisti 17 350ª Fiera di Lendinara Laurea Specialistica Alice Bellini Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Ferrara con votazione 110/110 e lode. Ambizione, passione e sacrificio: gli ingredienti essenziali per realizzare un sogno. Primo step Laurea in Medicina raggiunto, ora un nuovo obiettivo si delinea: devo e voglio diventare un chirurgo, possibilmente toracico. Ilaria Bertelli Laurea Magistrale in Giurisprudenza Università degli Studi di Ferrara. Francesca Borgna Laurea Magistrale in Farmacia presso l’Università degli Studi di Padova. Voto 110/110 con lode. Nicolò Canal Laurea Magistrale in Architettura presso lo IUAV di Venezia Alberto Celin Laurea Magistrale in Ingegneria Elettronica delle Telecomunicazioni, Università di Ferrara Francesco Dallagà Laurea Magistrale a ciclo unico in Ingegneria Edile - Architettura Voto 110/110 Università degli Studi di Padova Anna Fasiol Laurea Magistrale in Ingegneria Civile Trasporti presso l’Università degli Studi di Padova 18 Fiera di Lendinara 350ª Margherita Fasiol Laurea Magistrale in Ingegneria Civile Università degli Studi di Padova Elisa Fracassetti Laurea Magistrale in Psicologia Sociale, del Lavoro e della Comunicazione presso Università degli Studi di Padova con votazione 110/110. Nicola Orlando Laurea Magistrale in Ingegneria Civile Università di Ferrara Votazione: 110/110 e lode Diana Sacchetto Laurea magistrale in Farmacia, Universitá degli Studi di Ferrara. Valentina Tolio Laurea in Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Ferrara È l'interesse nei confronti della mente umana e dei suoi misteri, è il desiderio di scavare nella poesia dell'anima umana che mi spingono ogni giorno ad amare la psichiatria! Valentina Tralli Laurea specialistica in Medicina Università di Ferrara Cassandra Venturini Laurea Magistrale in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, con votazione 110/110 e lode. Specializzazione in Storia dell’Arte Moderna (1400-1820), con particolare riguardo per l’arte veneziana del Settecento. 19 350ª Fiera di Lendinara Carlo Tenan, una bacchetta magica Ennio Bellucco C arlo Tenan è una figura notevole di artista di talento nel campo della musica classica che ha avuto la capacità di distinguersi in Italia e all’estero nella sua attività. Nato e cresciuto a Lendinara, la sua particolare sensibilità musicale si è manifestata fin dall'infanzia nell'ambiente familiare. Ha lasciato Lendinara all'età di 20 anni per trasferirsi a Bologna dopo aver vinto il posto stabile di primo oboe dell'orchestra presso il Teatro Comunale di quella città. Questa prima esperienza a Bologna è stata il trampolino di lancio di una carriera che lo ha portato a ricoprire il posto di primo oboe anche presso l'orchestra del Teatro alla Scala di Milano e presso l'orchestra di Santa Cecilia di Roma, sotto la direzione dei più famosi interpreti come Riccardo Muti, Lorin Maazel, Geoges Prêtre e altri. Ma il suo obiettivo principale era sempre stato quello di diventare direttore d'orchestra. Ha continuato quindi a studiare e dopo il diploma in oboe ha conseguito anche quelli in pianoforte, in composizione, in direzione d'orchestra e musica elettronica, ed è riuscito ad arrivare al ruolo da lui preferito, quello di direttore d'orchestra, appunto, nel quale si è consacrato a pieno titolo artista di successo. Per lui parla un curriculum pieno zeppo di incarichi e successi prestigiosi dove ha avuto modo di mostrare tutta la sua preparazione e il suo impegno nell'attività musicale a livello nazionale e internazionale. Carlo Tenan ha infatti diretto alcune tra le più prestigiose orchestre internazionali, tra cui l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Tokyo Philarmonic Orchestra, l'orchestra del Konzerthaus di Berlino, l'Orchestra Sinfonica del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, l'Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l'Orchestra Bruckner di Linz, l'Orchestra Regionale di Toscana, l'Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, e l'Orchestra del Teatro di Innsbruck. I programmi eseguiti sono sempre stati apprezzati per la personale interpretazione stilistica maturata nel tempo, grazie all'attività di assistente e di preparatore nelle produzioni sinfoniche e liriche dirette da Mstislav Rostropovich, Georges Prêtre e Rafael Frühbeck de Burgos. Tenan è attivo anche in veste di compositore, sue partiture sono state segnalate e premiate in diversi concorsi internazionali. Nel 2008 è stato chiamato a insegnare direzione d’orchestra al Conservatorio Santa Cecilia, nel 2009 ha ricoperto il ruolo di docente di tecnica direttoriale e concertazione presso la Scuola dell’Opera Italiana del teatro comunale di Bologna e di docente di lettura partitura presso il conservatorio G.Verdi di Milano; ha diretto il Requiem di Verdi a Montevideo con l’orchestra e il coro di stato dell’Uruguay; nel giugno 2013 ha diretto una sua composizione per orchestra al Konzerthaus di Berlino e nel luglio 2014 è stato il direttore d’orchestra del Petruzzelli in una importante tournée con Uri Caine e Paolo Fresu, infine ha diretto in Giappone, presso il Kyoto Opera Festival, l’opera Madama Butterfly con l’orchestra Filarmonica di Bologna e nel febbraio di quest’anno ha diretto con successo la stessa opera con l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Filiale di Lendinara 20 Fiera di Lendinara 350ª Lendinaresi eccellenti Giovanni Prearo Consegue il diploma di scuola media superiore al Liceo Linguistico Angelo Custode di Rovigo nel 1994. Da sempre appassionato di sport, in particolare di judo, nuoto, atletica leggera, rugby e sci, tutti praticati a livello agonistico, decide di iscriversi all’ISEF e consegue il diploma di Laurea presso l'università di Bologna, in Verona, nel 2000. Già nel 1999 inizia la sua attività lavorativa come Professore di Chinesiologia presso il centro Kinesis di Legnago (VR), affiliato con l’Università di Verona. L’interesse crescente rispetto alla Spina Dorsale fa si che nel 2005 consegua la Laurea in Chiropratica presso il Welsh Institute of Chiropractic, University of Glamorgan, Galles. Nel 2005 ha un’esperienza come Radiologo con il Dr Harding presso l’ospedale di St. Woolos a Newport in Galles. Dal 2006 al 2008 è il Chiropratico della Federazione Italiana Sport Invernali per la Coppa del Mondo di sci alpino e nel 2007 partecipa ai Campionati Mondiali di sci in Svezia. Fra il 2010 e il 2012 lavora con la Beng Rovigo Volley per il campionato di serie B2, con la società sportiva Rugby Rovigo per il campionato italiano di Eccellenza e infine ha curato la preparazione estiva per il Parma FC per il campionato di calcio di serie A 2011/2012 Giuseppe Schivardi Il Capitano di Vascello Giuseppe Schivardi dal 7 settembre assumerà il prestigioso incarico di Naval Attaché, rappresentante della marina militare italiana, presso l'Ambasciata Italiana di Parigi. Dopo il diploma di maturità scientifica conseguito al Paleocapa di Rovigo, ha frequentato i Corsi Normali dell'Accademia Navale nel Corpo di Stato Maggiore. Ha comandato varie unità, tra cui la Seconda Squadriglia Fregate. Ha partecipato a diverse missioni internazionali nel teatro Balcanico e nel Golfo Persico. Ha ricevuto e svolto numerosi e prestigiosi incarichi in ambito NATO e UE. Ha conseguito la laurea specialistica in Scienze Marittime e Navali presso l’Università di Pisa e la laurea in Scienze Politiche con indirizzo internazionale presso l’università di Trieste. Ha frequentato il 21° Corso Normale di Stato Maggiore e il 1° Corso ISSMI presso il Centro Alti Studi Difesa. Nel 1998 ha conseguito il Master in Studi Internazionali Strategico Militari condotto dall'Università di Milano presso il Centro Alti Studi Difesa. È inoltre autore e co-autore di importanti libri e pubblicazioni. Fino ad oggi è stato docente di strategia globale presso l'Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia e ha gestito regolari attività di collaborazione e scambio con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e con il King’s College di Londra. Il suo lavoro lo porta in giro per il mondo, ma il cuore resta a Lendinara, ai suoi campanili, e alle esperienze giovanili nella pallacanestro e negli scout. Zanotto Pasticceria e Caffetteria dal 1969 Lendinara (RO) - Via Cavour, 36 - Tel. 0425 641801 [email protected] 21 350ª Fiera di Lendinara Scrittori lendinaresi Ennio Bellucco Nel panorama culturale lendinarese ben dieci libri hanno visto la luce da settembre dell’anno scorso: Fava, Varliero, Marchetto, tre lendinaresi nella resistenza, storia di tre martiri della resistenza, a cura dell’ANPI, di Pier Luigi Bagatin, Vittorio Tommasin e Milo Vason; Il mio giardino fiorito, poesie della pittrice-poetesssa Annamaria Augusta Baldan; Accadde a Lendinara, di Carlo Tintore, cronache lendinaresi dal ‘20 al ‘45; Memorie di una centenaria, vividi ricordi di anni lontani, a cura di Germana Bragiato; Ginetta, di Ramis Tenan, una storia d’amore sbocciata a Lendinara, sullo sfondo della seconda guerra mondiale; Gente di Scuola, di Anna Maria Pengo, un giallo ambientato nel mondo della scuola; Bar Stazione, di Tania Bacchiega intreccia le storie di tre personaggi che si incontrano ogni giorno nel bar della stazione; Voci della Cavità, di Sergio Magon, poesie, il profumo del tempo di gioventù all’insegna del sogno dell’arte; Stranieri, cosa danno e cosa tolgono allo sport 22 italiano, di Enrico Turcato e Mirko Nuzzolo, analisi degli effetti della presenza di stranieri nello sport italiano. Il volto della Sindone di Carmine Tisbo Fiera di Lendinara Una “stagione particolare”: impegno politico come servizio alla Comunità N el riordinare alcune carte di famiglia, mi sono tornati tra le mani fogli che datano oramai parecchi anni e di cui desidero parlare, unendoli ai miei ricordi. È trascorso un decennio da quando mio padre ci ha lasciato e queste poche righe vogliono ricordarne un impegno politico di cui colgo ancora forte, a distanza di tempo, tutta la ponderazione intesa ad un «Servizio» responsabile. Lendinara era allora reduce da una crisi politica non indifferente (vedi box). Le elezioni del 20 giugno 1976 intendevano riscattare l’Amministrazione Comunale da una gestione provvisoria durata nove mesi. Il dr. Roncisvalle, Commissario Straordinario, portava un nome epico: magra consolazione nel generale fallimento del governo cittadino, esauritosi nella contrapposizione locale di quelle stesse tensioni politiche che altrove avevano generato gli anni di piombo. Protagonisti fino a quel momento erano state persone capaci ma arroccate in un ruolo di “professionisti della politica”, che aveva fatto loro spesso dimenticare motivazioni e ricerca di nuove idee. Mio padre Biagio (detto anche “Bepi”) si accostò come indipendente alla Democrazia Cristiana. Eletto con il massimo delle preferenze (5007) scriveva in un breve discorso programmatico: «Credo nel recupero di quei valori ideali che sono stati il patrimonio della nostra tradizione civile e cristiana e possono diventare il fermento del progetto che i tempi, con tanta drammatica urgenza, richiedono. Che questo rinnovamento sia in atto nel nostro Comune lo dimostra la presenza di numerosi candidati indipendenti, che non rinunciano alla loro autonomia critica; lo conferma l’ingresso nella responsabilità amministrativa della nuova generazione». La metà dei 30 candidati di quella tornata elettorale presenti nelle liste democristiane era meno che trentenne; mio padre risultò il “decano”, a 48 anni, e alla sua prima esperienza! Indubbiamente una scelta coraggiosa, un nuovo corso e volti nuovi che vennero premiati dall’elettorato! Oggi nominiamo con sommesso pudore i Partiti Politici della prima Repubblica; alcuni di essi, come la Democrazia Cristiana, sono vittima di ostracismo, e ciò impedisce di riconoscerne quelle profonde radici di generosità e impegno 350ª Giovanni Vigna che, come in questa occasione, hanno permesso di dare linfa al loro sviluppo. Volle comunque mantenere una propria indipendenza di pensiero e di azione. Nominato assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali, fu scrupoloso ed innovatore in questa funzione pubblica. Ricordo succintamente l’impegno nell’organizzare l’assistenza domiciliare ai malati e agli anziani, novità assoluta per Lendinara, coinvolgendo alcune infermiere professionali, e non solo, in un’azione di volontariato tesa a fornire concreto aiuto alle persone sole ed impossibilitate a svolgere le normali attività quotidiane. Permise il recupero di ‘villa Boggian’ che, destinata ai bambini disabili, trovò finalmente quell’assegnazione cui il lascito del noto pediatra e concittadino l’aveva legata fin dal 1959. Fece acquisire al Comune, destinandolo ad uso di uffici sanitari, Palazzo Petrobelli, una residenza che nel mio immaginario d’infanzia è legata indissolubilmente a due burberi vecchi che amavano la solitudine e foravano lo sfortunato pallone terminato nel loro giardino, quando si giocava a calcio nel piazzale antistante, e si scavalcava il muro per recuperarlo. Sarebbe scorretto trascurare alcuni amici con cui questo approccio politico potè concretizzarsi: Ramis Tenan, che accettò con sincera riluttanza la poltrona di Sindaco e che con generosità mise a disposizione della Giunta il simbolico gettone di presenza che costituiva l’unico provento riconosciuto dallo Stato ai suoi amministratori; Mario Nervanti, divenuto assessore all’Urbanistica, e che a titolo gratuito progettò di fatto interventi socialmente rilevanti, come la Scuola Materna di via Don Minzoni. Un episodio ancora resta scolpito nella mia mente. Riguarda la visita che nel settembre 1977 fece a Lendinara il Patriarca di Venezia, Cardinale Albino Luciani. Dopo la celebrazione liturgica al Santuario del Pilastrello, incontrò le autorità cittadine in Piazza Risorgimento, su di un palco eretto a fianco del Palazzo Comunale. In quell’occasione, poco prima dei discorsi ufficiali, ebbi modo brevemente di “baciare” l’anello episcopale mentre mio padre gli diceva, fuori di cerimoniale, che era il secondo Patriarca di Venezia giunto in visita a Lendinara: il primo era 23 350ª Fiera di Lendinara stato Angelo Roncalli, divenuto in seguito Papa. “Chissà …” terminò, lasciando la frase inconclusa. Rammento ancora lo sguardo serio e carico di disapprovazione con cui il Cardinal Luciani si schernì, rimproverandolo per quel paragone appena abbozzato. Fu poi eletto al soglio pontificio undici mesi dopo, il Papa di settembre: Giovanni Paolo I. Di queste brevi note, che riacquistano vigore nel ricordo, desidero sottolineare l’aspetto etico forse principale: gratuità di Servizio e nessun profitto personale, amministratori della Cosa Pubblica nell’interesse comune. E non è necessario, né possibile, alcun raffronto con i fatti che riempiono l’odierna cronaca quotidiana. Tessuto sociale ed opere pubbliche a Lendinara negli anni 1976-1981 Lendinara all’epoca era, dopo Rovigo ed Adria, il terzo centro più popoloso del Polesine; contava 13.500 abitanti, in calo rispetto al passato. Una forte disoccupazione opprimeva la collettività, conseguenza soprattutto della crisi dell’industria della juta e della canapa degli anni ’60 e ’70, che aveva provocato nel 1975 il fallimento dello Jutificio e Canapificio lendinarese, che dava lavoro a ben 417 dipendenti. Anche per altre aziende del ramo tessile, da poco presenti sul territorio comunale, iniziavano difficoltà gestionali che portarono in pochi anni alla chiusura degli stabilimenti (R.R. Confezioni, già Agodas, con 300 dipendenti; Nuova Generale Confezioni, con 150 dipendenti). Una parziale soluzione alla mancanza di lavoro fu possibile grazie all’impegno congiunto dell’amministrazione comunale e dell’On. Antonio Bisaglia, ministro delle partecipazioni Statali, che riuscirono ad assicurare un piano di ristrutturazione aziendale con un investimento di 5 miliardi di Lire per la costruzione di 3 nuovi stabilimenti capaci di 364 unità dipendenti. Queste furono, tra le altre, ulteriori realizzazioni capaci di incidere nell’ambito sociale e urbanistico della città: l’approvazione di un nuovo Piano Regolatore, con importanti ricadute soprattutto nel settore artigianale e commerciale; l’edificazione di nuove Case Popolari; la costruzione e attivazione del primo Asilo Nido comunale e di una nuova Scuola Materna in via Don Minzoni, con le conseguenti ricadute occupazionali; la costituzione di 5 Consigli di Circoscrizione quali strumenti di partecipazione alla vita pubblica di Centro e Frazioni; l’attivazione dell’assistenza domiciliare agli anziani. Ringrazio Ramis Tenan per i suoi appunti circostanziati da cui ho attinto a piene mani. Ferramenta "Utensileria Colori "Vernici $( $BMMFHBSJ(JPSHJP "FERRAMENTA MINIUTTI" ,ENDINARA6IA3 -ARIA.UOVA! 4EL E&AX EMAIL CALLEGARIFERRAMENTA LIBEROIT 24 Fiera di Lendinara Pietro Pruneddu vince la 2ª edizione del Premio Giornalistico C on un’inchiesta sull’eutanasia, il giovane giornalista Pietro Pruneddu ha vinto la seconda edizione del Premio giornalistico intitolato ad Alberto Mario, Jessie White e Adolfo Rossi per una inchiesta sociale. La premiazione, accolta in sala consiliare, si è svolta il 2 giugno, data nella quale Lendinara ha festeggiato la Repubblica ed il Tricolore, e con essi le figure di Alberto Mario e Giuseppe Garibaldi, che in quel giorno si spensero a distanza di un anno l’uno dall’altro. Gli scritti opera di Alberto Mario, Jessie White e Adolfo Rossi sono rimasti nella storia. Al loro nome si è, quindi, legato il Premio giornalistico lendinarese proposto dalla Biblioteca civica Baccari insieme al Comune di Lendinara, all’Università popolareAuser di Lendinara, con il patrocinio dell’Ordine dei giornalisti del Veneto. “L’intendimento è quello di incoraggiare la realizzazione di inchieste sociali nel territorio italiano da parte di giovani giornalisti, allo scopo di ricordare le figure di insigni giornalisti come Alberto Mario, Adolfo Rossi e Jessie White, che illustrarono il giornalismo italiano occupandosi – in particolare White e Rossi – di inchieste sociali sui temi del lavoro, della condizione femminile, dell’emigrazione e della promozione dei diritti civili e politici” ha spiegato la presidente della Biblioteca Vanna Boraso, alla guida anche della giuria del Premio composta dai membri Ivo Biagianti docente di Storia moderna e di storia della Toscana in età moderna e contemporanea all’Università degli studi di Siena, Paolo Ciampi presidente dell’Associazione stampa toscana, Giovanni D’Alessio consigliere dell’Ordine dei giornalisti del Veneto, la scrittrice e consigliere parlamentare Emilia Sarogni. Gli articoli presentati al Concorso sono stati dieci, tra questi la giuria ha premiato Inchiesta sull’eutanasia, in Italia si fa ma non si dice di Pietro Pruneddu e pubblicato su pagina99 col titolo Lasciare la vita dalla porta sul retro. Originario di Oristano, classe 1985, giornalista professionista e collaboratore di varie testate, Pruneddu ha conquistato la giuria con il suo articolo sull’eutanasia per le sue caratteristiche di interesse, leggibilità e ricchezza di informazioni. Questa la motivazione della giuria con cui è stato assegnato il premio “Il tema, di scottante attualità, che tocca varie 350ª Samantha Martello sensibilità, è trattato con leggerezza di scrittura ma con ricchezza di dati; pur fornendo a tutti, qualsiasi sia l’opinione individuale sull’argomento, profondi spunti di riflessione, l’autore evita di prendere marcatamente posizione, definendo però un quadro preciso sulla situazione italiana. Il linguaggio è immediato e l’articolazione del testo chiara, cosicché la lettura risulta particolarmente interessante”. 25 Caldaie murali a condensazione Anni di Attività ® COSCIENZA ECOLOGICA ASSISTENZA TECNICA AUTORIZZATA di Luigi e Fabio Montin & C snc - BADIA POLESINE (Ro) Via Roma, 249 - Tel. 0425.52083 - Fax 0425.590762 E-mail: [email protected]. MANUTENZIONE DI LEGGE PROGRAMMATE Fiera di Lendinara Morte del generale Farfogna I l sei marzo 1707 moriva a Lendinara il conte generale Simeone Fanfogna.. Era un nobile istriano, generale della Repubblica veneta, che era al comando delle truppe veneziane incaricate di difendere i confini della Repubblica Veneta durante la guerra di successione spagnola. La Francia e la Germania avevano portato i loro combattimenti in Italia e nel gennaio 1706 i francesi s’appressarono a questa parte, ma gli abitanti di Lendinara seppero impedire l’invasione straniera fino a che giunse in aiuto il Fanfogna con truppe regolari. Respinti i francesi, il Fanfogna si acquartierò in Lendinara colle sue truppe per impedire un nuovo tentativo, e qui il 22 maggio di quello stesso anno 1706 venne nominato generalissimo. Colpito in seguito da grave malattia morì a Lendinara il 6 marzo 1707, ed il suo cadavere venne sepolto nella chiesa di S. Francesco, ora soppressa e demolita. 350ª Tratta da Astronomo Lendinarese 1871 Le solenni sue esequie furono illustrate dagli accademici di Lendinara con epigrafi, poesie e con elogio funebre scritto dal padre Taddeo Cattaneo, monaco Olivetano, col titolo - Il guerriero encomiato – che fu stampato nel 1707 in Lendinara coi tipi del Balena. Successivamente il figlio del generale, Giuseppe, che era con lui al momento della morte, tornò a prelevare la salma del padre per portarla a Zara sua patria, ove fu collocata nella chiesa del Monastero delle Benedettine di S. Maria erigendovi un grandioso monumento. Lendinara però non restò priva di un ricordo di quell’illustre guerriero, poiché le reliquie de suoi precordi conservati nell’atrio a tramontana del duomo di Santa Sofia ne attestano la sussistenza e questa lapide marmorea ne avvalora la preziosità del deposito. A Simeone conte di Fanfogna comandante generale delle milizie venete al nobile di Zara della Dalmazia morto qui nella sventura italica alle idi di marzo del'anno 1507 le spoglie già riportate in patria qui è conservato il cuore Premiata Pasticceria “Sanremo” Comm. Olindo Meneghin Badia Polesine (RO) Via S. Giovanni, 22 Tel. 0425.51042 Lendinara (RO) ViaVarliero, 47 Tel. 0425.600979 27 MARTEDÌ 8 settembre VENERDÌ 4 settembre ore 19.00 Palazzetto dello Sport inaugurazione Mostra Mercato in Fiera ore 20.15 Piazza Risorgimento inaugurazione 350ª Fiera del Settembre Lendinarese e presentazione del Numero Unico, della nuova Cartina Geografica del Paniere di Lendinara con il saluto alla Città delle autorità. Piazza Risorgimento ore 21.30 - Piazza Risorgimento “Lendinara Voce & Musica” concorso canoro con Stefano Rizzi SABATO 5 settembre ore 15.30 - Piazza Risorgimento “Associazioni di Volontariato in Piazza a Lendinara”- Centro Servizio Volontariato Rovigo ore 16.30 - Piazza Vittorio Veneto Esibizioni Associazioni Sportive ore 21.00- Piazza S. Marco “1990 momenti-emozioni-risate 2015” rassegna cabarettistica itinerante degl Amici del Cabaret DOMENICA 6 settembre: ore 15.30 “Barcolando” con Avis Comunale Lendinara e i Comuni di San Bellino, Sant’Urbano, Villanova del Ghebbo e Lendinara lungo Riviera Mazzini, Riv. del Popolo e Riv. San Biagio ore 20.00 “Compleanno al Dolcevita con Rita Vox Live” Bar Caffè la Dolcevita - Via S. Sofia ore 21.15 “Sfilata di Moda autunno inverno 2015” - P.zzo Malmignatti in Riviera S. Biagio LUNEDÌ 7 settembre ore 18.30 “A so in te na bota de fero” libro di Paolo Siro Rossi - Caffè Grande ore 21.00 “S. Messa per tutti i Lendinaresi” Santuario B.V. del Pilastrello ore 22.00 “Concerto della Banda Città di Lendinara” sagrato del Santuario B.V. del Pilastrello Programma 350ª Fiera dalle ore 8.30 alle ore 12.30 “Annullo Filatelico Lendinara Città Ospitale” sagrato del Santuario della B.V. del Pilastrello ore 18.30 “Teatro Ballarin: la nuova Stagione di Prosa 2015-2016” con Arteven, Biblioteca Comunale G. Baccari ore 21.15 “Va in scena il Musical...” i più famosi musical danzanti e cantati dal vivo da Grease a Cenerella, Bolliwood, Cantando sotto la Pioggia, tributo a Freddy Mercury, saggio finale di danza del Centro Teatro Danza Corrente di Simonetta Rovere, Piazza Risorgimento MERCOLEDÌ 9 settembre ore 18.30 “Racconti di confine” di Nicholas Naliato con Federico Felloni, Biblioteca Comunale G. Baccari dalle ore 18.00 alle ore 22.00 “Paolo Zanarella, il pianista fuori posto”, Piazzale Kennedy ore 21.30 “Serata Rock” Black Rain, Kismet organizzata dai No More Wars, con punto ristoro Lay-Out-CucinaCamion, Piazza Risorgimento GIOVEDÌ 10 settembre ore 21.00 “E xe robe ca capita” commedia brillante in due atti in dialetto veneto di Gianni Sparapan, compagnia teatrale “Mas-ci e Femene” di Rovigo, Piazza Risorgimento VENERDÌ 11 settembre ore 21.30 “Pink Sonic - The Diamond Inside Tour” Music by Pink Floyd con punto ristoro Lay-Out-Cucina-Camion, Piazza Risorgimento Mostra amatoriale Pink Floyd presso Caffè Grande dalle ore 19.30 alle ore 03.00 “Oktoberfest con birra cruda Lowenbrawn”, Bar Pioppa e Dolcelato SABATO 12 settembre ore 21.30 “OI&B OroIncenso&Birra” concerto con le canzoni di Zucchero, Piazza Risorgimento con punto ristoro a cura di Absolute Cafè dalle ore 19.30 alle ore 03.00 “Oktoberfest con birra cruda Lowenbrawn”, Bar Pioppa e Dolcelato DOMENICA 13 settembre ore 8.30 “Anniversario della Guerra 1915-1918” raduno e ammassamento dei Bersaglieri presso Monumento di Via dei Bersaglieri ore 16.00 Concerto delle Fanfare di Padova e Roccafranca ore 9.00 “Mostra delle auto nuove” concessionarie locali Piazza Risorgimento ore 9-13 e 14-19 “Navigando per l’Adigetto” con la Protezione Civile di Lendinara ore 21.00 “Gruppo spettacolo Peligro” balli latino americani e musical, Piazza Risorgimento ore 23.00 “FUOCHI D’ARTIFICIO PIROMUSICALI” zona Luna Park DOMENICA 20 settembre ore 8.30 “16° Raduno Auto d’epoca” Piazz.le Martiri di Marcinelle, Palazz. dello Sport ore 9.00 “Pellegrinaggio Regionale 2015 - CTG Veneto” Piazzale Martiri di Marcinelle, Palazzetto dello Sport ore 10.30 S. Messa con benedizione degli Autoveicoli e Conducenti Santuario della B.V. del Pilastrello Pro Loco di Lendinara MERCATO FIERISTICO Domenica 6 e 13 - martedì 8 settembre Pro Loco e Sapori del Polesine Lendinara Città di Lendinara ’8 dal 5 all settembre Zona cheria Ex PesVitto rio Piazza Veneto Saranno presenti con i loro piatti tipici: MERCATINO HOBBISMO E ANTIQUARIATO Lendinara - Arquà Pol. - Canaro - Canda - Castelguglielmo Frassinelle - Fratta Pol. - Lusia Domenica 6 e 13 - martedì 8 settembre dal 4 al 13 settembre Mostra Mercato in Fiera Palazzetto dello Sport LUNA PARK Dal 4 al 13 settembre zona Palazzetto dello Sport PUNTI RISTORO MOSTRE ITINERANTI “Le cartoline raccontano: 1900-1950 itinerario storico” di Erio Magon con ANPI Lendinara Ex ufficio IAT Piazza Risorgimento “Bonizza Modolo, opere recenti” mostra di pittura Studio d’arte GS Galleria Signorini “Acqua e luce” del pittore Alberto Cristini - Palazzo Pretorio “Ritrova le tracce antiche” gli esseri umani, le piante e gli animali o la polvere cosmica, tutti danziamo su una melodia misteriosa intonata da un musicista invisibile Centro Studi Professionale per la Danza di Simonetta Rovere, Piazza Risorgimento “Toponomastica: Tracce Femminili in Polesine” promossa dalla Commissione Pari Opportunità di Lendinara, Casa Albergo per Anziani “Modellismo agricolo” del Gruppo Modellisti per Passione Androne di Palazzo Perolari “Mostra Mercato in Fiera” mostra dell’artigianato e del commercio locale - Palazzetto dello Sport Dal 5 al 8 settembre ore 19.30 - Ex Pescheria “Pro Loco e Sapori del Polesine” con le Pro Loco di Lendinara patatine e fritto misto Lusia risotto con la zucca e con le verdure di Lusia Canda gnocchi dolci e al ragù Fratta Polesine risotto e panino con salsiccia Canaro bigoli al torchio e fagioli con salsiccia Frassinelle pepata di cozze Arquà Polesine pinzin, spaghetti e bruschette all’aglio Castelguglielmo linguine ai frutti di mare Salara somarino e crostata di fragole I giorni 6 e 8 settembre anche pranzo dalle ore 12.00 LUNEDÌ 7 settembre ore 20.30 Piazzale Ex Pescheria “Elena Berto in Music” spettacolo musicale Dal 9 al 13 settembre ore 19.30 Piazzale Ex Pescheria “Sagra del Pesce ditta Delfino Bianco di Chioggia VISITE GUIDATE DOMENICA 6 settembre e Domenica 4 ottobre ore 10.30 “Il patrimonio librario ed archivistico della Cittadella della Cultura” DOMENICA 13 settembre ore 16.00 “Lendinara e il giardino di Ca’ Dolfin”, spazio romantico e luogo dell’anima Giuseppe Marchiori e i suoi illustri ospiti: Saba, Wolf Ferrari, Minassian, Birolli, Manzù, e Licini DOMENICA 4 ottobre ore 16.00 “Lendinara disegnata e dipinta” dalle vedute settecentesche di Palazzo Cattaneo agli scorci naturalistici del giardino di Ca’ Dolfin ritratti da celebri artisti appuntamento inserito nel programma regionale del Festival delle Ville Venete 350ª Fiera di Lendinara Feste Patronali AVVISO SACRO Basilica Abbaziale N.S. N .S. del Pilastrello Lendi Lendinara (Ro) 2015 29 Agosto - 6 Setttembree Novena di preparazione Oggn nii ser era ra alllle lle oorre 200::330 S. S. Rosar osar os ario ario e S. S Mes essa ssa pre resi esiieeddut uta da Do D nE En nri rico ico co S Sch ch hib ibuo ibuo uola llaa ((èè ssos o pe os pesa sa la M Meesssa deelle llle ore ore 18 or 1 ,000)) Domenica 6 Setttembre Venerdì 11 Settembre Apertura delle feste Ore 211:000 Neel ssaalo Or lone one dell monnas aste teero ro (die (d ieetro trro il ccam a paani am nile l ) coonfferrennzzaaa: le SS. M SS SS. Meess sse oorre 7:1 :155 - 9: 9 000 - 10: 0 300 1 ::000 - 166:3 12 :300 - 18 1 :000 - 21:0 211::000 Oree 100:330 S Or S.. Messa esssaa Sol o een nnee pressie pres pr iedu dutaa daall Paaddre duta dre Abaate te do om C Crris ris istto isto op ph her Z Zie i li ie lins n ki k osb b “R Rifl iflesssio ioni nii sul u l’ l’impo im mp poortan rttan anzza a deell d l ’E Eucar uccar a esstiia a”” conn S.E E. Mons Monss. Mo A essa Al essa es sand and n ro o Scch hn neeider id der e , Veesc scov ovvo di K ra Ka raga gaanda nda (K nd Kazak zak akis ista taan)) R tttor Re o e de delllla B Baasi silililica ca O e 18:0 Or 188:00 :000 S. S. Messa essa es sa S Sol oolle lenne enne en n prees pr esie iedu duta ta da S S.. E. Mo Mons ns. Lu ns. ns Luig iggi Neegr gri Arcciiive Ar vveessccovvo di di Fer erraara Lunedì 7 Settem mbre Vigilia della Festa Sabato 12 Settembre Giornata dell’ammalato e dell’anziano Ore 15 Or 15::330 Acc ccog oglilien lien e za z in Sa S nt ntuuaari rioo Orre 16 16:00 16:0 :000 S. R Roosa sari ari r o e Sa Sant ntaa Me Mess ssa ssa ss con co on fu funnzzio ione nee loouurrddia dia iana na, pr na na, preessie sie iedu edu d taa da S.E. S. E Moonns. Al Ales essand essa sand n ro ro Sch chneid neeid der er Orre 18 O 1 ::11155 S. S. Meessssa fe fest ssttiivva Oree 211:000 Con Or ncceerrtto in no ono no nor ore re a Ma Mari riaa coon oorrgaano no e violi iolilinnoo io Domenica 13 Settembre SS. Me SS Messse orre 7: Mess 7 15 15 - 9: 9:000 - 100::30 30 112: 2 00 2: 00 - 166::300 - 18: 8:00 8:00 00 - 19: 9:30 30 30 O e 10 Or 10:3 :300 S. :3 S. Me M sssa So S leen nn ne prres esie esie iedu d ta du ta da da Mo M nss. Clau Cllaau udio dio G di Gaatt atttti Orre 18 18:0 :000 S. S. Me Mess s a So ss S lleenn ne prres esie iedu ie duta du taa dal Pad adre re Abat baate te d m Crristo do istto is oph oph p er e Zie ieli l ns li nski kii osb k b SS. Me SS Messsse se or ore 7:1 :155 - 9: 9:00 9:00 0 - 110: 0:000 - 188::000 0: O e 20:3 Or 200:30 :330 C Cooncer nccerto errto ddel e le el l caam mppaane ne del ella laa ccit ittà it tàà Orre 21:0 O 211:000 SS.. Mes essa saa ssol oleen ol enne dei e Len endi ndi dina nare resi esii p es pr esiieedu duttaa ddaa Do duta Don n Maass ssi simo imo G im Gu uer erra r Domenica 20 Settembre MARTEDÌ 8 SETTEMBRE Solennità della Ore Or re 10 1 :330 S. S M Meesssa So ole l nn ne p es pr esie ieedu d ttaa da Natività di Maria SSS. Me Messse oorre re 6: 6:15 155 - 7:1 :15 - 9::00 0 - 100:3 :300 - 12 12:0 :000 116: 6 00 6: 00 - 17: 7:00 - 118: 7:00 8::00 00 - 19: 9 300 - 211::00 0 Ore 10:30 S. MESSA SOLENNE presieduta da S. E. Mons. Francesco Moraglia Patriarca di Venezia SSSS. Me Mess sse orre 7: 7:15 15 - 9:00 15 :00 - 10 :0 10:3 0:3 :30 30 1122::000 - 1166:330 - 188::000 S. Em S. m.. Ca Card rd rd. d. Ve V lasi laasi s o de Pao aolliis SSeegu egu guirà irà ssuul sa ir sagr grat grat ato de dellllllaa chhieesa sa, con l’l’Im co Imma maagi gine gi ne del ne ellaa Madon adon ad onnnaa, la ben la eneeddiz izio ioonnee delle elle maccch el chine inne Ore 18:0 Or 188:000 S. Mess Mess Me sssaa So Sole lenn nn n ne Domenica 27 Settembre Ore 1100:330 S Or S.. Me Messssa sa S So oleen nn ne ne ccoon tu t tt ttii gglli exx chhiier eriic iche hettti,i, paggge getti ttti e ca c nt ntor orin inne,, che ine, he hannnoo fat attoo ser ervi vizi vi izi zioo inn san antu ntu t arrioo 7LSR 7LS LLSR SR RJUDÀ JUDÀ DÀD/ D /HQGL HQGLQDUH QDU DDUHHVH VH Ore 188:0 Or :00 S. S. MES ESSA SSA A SOL OLEN ENNE EN NE pre ressiied edutta da edut da S. E. Moons S. ns. Lu Luci coS Sooraavi vito ito to Dee Fra D ranc nces eschhi Veesc V essccovvo di di Adria driaa - Roovviggo dr Giornata degli automobilisti 30 Fiera di Lendinara 350ª Lendinara tra arte, storia e devozione PROGRAMMA DI ITINERARI GUIDATI - SETTEMBRE E OTTOBRE 2015 Domenica 6 SETTEMBRE, ore 10.30 Il patrimonio librario ed archivistico della Cittadella della Cultura /HUDIÀQDWHHGL]LRQLGHO6HWWHFHQWR Un viaggio nella Lendinara “Atene del Polesine”. Domenica 13 SETTEMBRE, ore 16.00 /HQGLQDUDHLO*LDUGLQRGL&D·'ROÀQVSD]LR romantico e luogo dell’anima Giuseppe Marchiori e i suoi illustri ospiti: Saba, Wolf Ferrari, Minassian, Birolli, Manzù, e Licini * 9LVLWDDO*LDUGLQRGL&D·'ROÀQHDOODVH]LRQH espositiva delle foto d’epoca, seguita dall’ingresso a Palazzo Boldrin per scoprire artisti e letterati legati al critico d’arte lendinarese. Appuntamento inserito nel programma regionale del “Festival delle Ville Venete”. Domenica 20 SETTEMBRE, intera giornata Lendinara delle Sette Chiese - Pellegrinaggio regionale del CTG Veneto Mattino: 6HWWHULÁHVVLRQLSHU6HWWH&KLHVH Dal Santuario del Pilastrello alla Chiesa di San Biagio. Appuntamento ore 9.30, Palazzetto dello Sport Pomeriggio: Lendinara ti ospita. I diversi secoli della storia cittadina attraverso visite e animazioni culturali SUHVVRLO*LDUGLQRGL&D·'ROÀQ3DOD]]R3UHWRULR Palazzo Cattaneo e Palazzo Boldrin. Animazione estiva A nimazione, cosa significa animare? Riporto le parole del Presidente Nazionale CTG ( Centro Turistico Giovanile) Giuseppe Marangoni: “ Difficile far passare un’idea positiva di animazione, come di un’attività che è contro la superficialità con cui è identificata ed anzi serve proprio a far emergere le potenzialità ( molto spesso nascoste), cognitive, espressive, relazionali di una persona e anche di un territorio”. Da qui vorrei partire, dalla parola Animare: ridare anima ad un luogo, ad un territorio, oltre che a persone. E’ quello che l’amministrazione comunale di Lendinara ha permesso affidando anche quest’anno l’animazione a CEDI Turismo & Cultura, dimostrando fiducia e continuità negli anni. Prezioso e Appuntamento ore 15.00, loggia del Caffè Grande Prenotazione obbligatoria: 0425 605667 Domenica 4 OTTOBRE, ore 10.30 Il patrimonio librario ed archivistico della Cittadella della Cultura L’archivio storico comunale. L’immagine della città attraverso antiche mappe e catastici. L’incontro introduce alla visita pomeridiana. Domenica 4 OTTOBRE, ore 16.00 Lendinara disegnata e dipinta** Dalle vedute settecentesche di Palazzo Cattaneo agli VFRUFLQDWXUDOLVWLFLGHO*LDUGLQRGL&D·'ROÀQ ritratti da celebri artisti. Appuntamento inserito nel programma regionale del “Festival delle Ville Venete”. 3XQWRGLSDUWHQ]DSHUWXWWLJOLLWLQHUDUL 3DOD]]R%ROGULQ²&LWWDGHOODGHOOD&XOWXUDYLD*%&RQWL ,QJUHVVR*LDUGLQRGL&D·'ROÀQ0DUFKLRUL½LQWHUR ½ULGRWWR ,QJUHVVRLQWHJUDWR3DOD]]R&DWWDQHRH*LDUGLQRGL&D·'ROÀQ½ LQWHUR½ULGRWWR ,QIRHSUHQRWD]LRQLWHO mail - [email protected] Laura Busson fondamentale è stato inoltre il contributo del gruppo giovani animatori CTG di Lendinara l’Atene del Polesine che non solo d’estate ma anche durante l’anno organizza eventi ed iniziative per i più piccoli conciliando divertimento e valorizzazione del territorio. Un esempio la visita presso il Palazzo Boldrin/ Malmignati , sede degli istituti Culturali di Lendinara ( Biblioteca e Archivi Storici Comunali) e il Mulino al Pizzon di Fratta Polesine con annesso laboratorio del pane. Più di cento iscritti dai tre ai quattordici anni si sono alternati da Giugno ad Agosto: un sicuro segno di freschezza e vitalità, auspicio e garanzia per la prossima edizione. 31 350ª Fiera di Lendinara NOTIZIE IN BREVE Da Lendinara a Rovigo La via attuale per portarsi a Rovigo è la Strada Regionale 88, già statale 499, ed è una via diretta, realizzata negli anni 30, utilizzando un tratto della vecchia via Bragolara. Ma non è stato sempre così comodo raggiungere il capoluogo del Polesine. Racconta L'Astronomo Lendinarese del 1877 che “il comune di Lendinara si trovava circondato da strade pressoché impraticabili. Dopo la chiesa della Madonna e fino al ponte di Santa Lucia sul Ceresolo era difficile impresa transitare coi veicoli a quattro ruote, e indispensabile il così detto sediolo a due ruote e a due cavalli col pericolo continuo di capovolgersi. Nel dicembre 1813 le truppe che qui di frequente erano di passaggio dovettero stendere a tutta strada uno strato di tronchi d’albero per camminare con minor disagio. Terminato questo tratto di strada, se d’estate, si prendeva la via più corta, passando per Bornio, Grompo e Nogarazze, con l’avvertenza di non accellerare di troppo il passo del cavallo per non cadere in qualche pericolo; se d’inverno, si doveva percorrere la via più lunga per Lusia e Concadirame sempre sopra il pericoloso argine dell’Adige. La necessità suggerì di ciottolare nel 1818 il tronco dalla chiesa della madonna al ponte di S.Lucia non potendo provvedere al rimanente perché apparteneva ad altri comuni”. Solo “nel 1851 venne costruita l’attuale provinciale da Badia per Lendinara, Villanova, Costa a Rovigo”. (Astronomo Lendinarese 1877). CNA E LE IMPRESE Il Polesine che sostiene il Polesine Fare impresa, oggi, comporta responsabilità, impegno, tenacia e per questo CNA Rovigo è al fianco delle imprese polesane con l’obiettivo di contribuire alla ripresa economica attraverso lo sviluppo delle piccole imprese, rappresentandone le esigenze e le proposte. CNA ROVIGO è impegnata a dare voce e rappresentanza alle esigenze e ai valori della piccola impresa, che rappresenta la struttura economica del Polesine. CNA ROVIGO rappresenta gli interessi delle imprese polesane valorizzandone le specificità dei sottori e delle categorie professionali, elaborando e attuando iniziative di promozione e formazione economica per i vari ambiti di attività. CNA ROVIGO è vicina alle imprese perché articola la propria presenza in sedi e uffici presenti in tutto il territorio provinciale, con l’obiettivo di garantire consulenza, assistenza, affiancamento. A Lendinara CNA è presente da oltre 35 anni ed è al fianco delle imprese per sostenerle nelle sfide quotidiane a favore della ripresa economica www.cnaro.it 32 NUOVA SEDE: Via G. Garibaldi, 6/a - Lendinara - Tel.0425.601181 - [email protected] Pro Loco di Lendinara Città di Lendinara Regione del Veneto Mostra Mercato in Fiera - Provincia di Rovigo Lendinara-Città-Ospitale 4 - 13 settembre 2015 La tradizionale fiera della Madonna Nera di Lendinara è giunta alla 350ª edizione, mentre la Mostra Mercato, inserita nell'ambito della medesima manifestazione fieristica, è giunta al suo 25° appuntamento.Tra le novità si segnala l'innovativa intitolazione di “Mostra Mercato” affiancata al nuovo logo che identifica il progetto di “Lendinara-Città-Ospitale” che sarà presentato alla cittadinanza il giorno 8 settembre. Nella circostanza si procederà all' “annullo postale” con la vendita delle cartoline di Lendinara riportanti il timbro del logo stesso e realizzato in collaborazione con le Poste Italiane, con presidio davanti al Santuario di Santa Maria del Pilastrello (cartoline già annullate saranno comunque presenti presso il palazzetto dello sport e lo sportello polifunzionale di piazza Risorgimento). Ulteriore elemento di novità è costituito dall'allestimento delle strutture della mostra sia all'interno che all'esterno del palazzetto dello sport, per complessivi 35 espositori di prodotti artigianali, e vari altri. Come l'anno scorso, la parte espositiva sarà accompagnata da un nutrito calendario di incontri serali aperti a tutta la cittadinanza, organizzati allo scopo di approfondire temi molto attuali e particolari riguardanti il mondo del lavoro. Va altresì segnalata la partecipazione delle associazioni di volontariato della città che presentano e promuovono la propria attività. All'interno è poi funzionante un luogo di ristoro costituito da un comodo ed accogliente punto bar-pizzeria. Infine, un servizio inedito offerto da quest'anno è la “Ludoteca” gestita dal CEDI Turismo e Cultura di Rovigo, che come sempre fornisce anche il servizio di segreteria per l'accoglienza. La ludoteca è aperta nei giorni 6-7-8-12-13 settembre, in orari pomeridiani (16.00/19,30) e serali (20.30/23.00). Commissione Pari Opportunità Lendinara ELENCO ESPOSITORI Croce Rossa Italiana punto di Lendinara ASM SET servizi gas Forum Giovani Lendinara CHINAGLIA F.lli vivaisti - Lendinara Gruppo Volontari Protezione Civile Lendinara CASA ALBERGO PER ANZIANI – IPAB - Lendinara GATTI FLAVIO piccoli elettrodomestici per l’igiene della casa - Badia Polesine Pallavolo associazione sportiva Lendinara GT GIRO GENNY macchine caffè – Lendinara Davide impagliatore artigiano GALLERIA SPANGARO - Padova Amministrazione Comunale di Lendinara LENDY TRAVEL agenzia di viaggio - Lendinara LUCCHETTA falegnameria - Lendinara MIOZZO DENIS caminetti e stufe - Badia Polesine NOTTE E DÌ di MAURO MAGNANI materassi - Ferrara PAIATO ALEX falegnameria - Fratta Polesine PAIPER di TIZIANO pizzeria-bar - Lendinara PEGORARO SNC portoni, garage - Villa Estense PD PIZZERIA VIGNOLA pizzeria al taglio – Lendinara PUNTO 3 ARREDAMENTI commercio mobili - Rovigo SESA – coop-Montericco - Este SISTEMAZIONE CASA - Riccardo Ferrari Villadose RO SOL SYSTEM serramenti - Villadose THERMO SERVICE SNC termoidraulica – Barbona PD TIMACO stufe, pellet - Lendinara Triangolo Calzaturiero Villanova d.G. - Fratta - Lendinara ZAMARCO pavimenti - Badia Polesine Ass. AVIS Comunale “Gino Favaro” - Lendinara Associazione Chiarastella - Lendinara Cedi Turismo & Cultura - Lendinara Peter Pan coop gestione nido IL MERCANTE INCONTRA: SABATO 5 al pomeriggio spazio dedicato al Forum Giovani DOMENICA 6 - Premio passaggio generazionale ore 10,00 sala consiliare - al mattino spazio dedicato al Forum Giovani LUNEDÌ 7 Fai più Bella La Tua Casa in collaborazione con Rovigo Banca e Confesercenti: MARTEDÌ 8 al mattino spazio dedicato al Forum Giovani Ore 21 “Alto Polesine Nuovi Orizzonti” con Terenzio Zanini, Gabriele Marchiori - Marco Lazzarato MERCOLEDÌ 9 - Layonees: comunità d’acquisto Relatori Sofia Segantini e Nicola Mandruzzato GIOVEDÌ 10 dott.ssa Princivalli Maria Antonietta general manager Travelling Trader Import\Export: “Piattaforma web per le eccellenze italiane all’estero” con premio a neo laureati VENERDÌ 11 Commissione Pari Opportunità di Lendinara presenta Majulero Soc Coop-Interpreti di conferenza: un progetto di Imprenditoria Femminile “Rosa è Meglio” SABATO 12 ASM –SET servizi energetici orari del Mercante in Fiera Venerdì 4 sett. (inaugurazione) ore 19,00 - 24,00 Sabato 5 settembre ore 16.00 - 24.00 Domenica 6 settembre ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 24.00 Lunedì 7 settembre ore 20,30 - 24.00 Martedì 8 settembre ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 24.00 Mercoledì 9 settembre Giovedì 10 settembre Venerdì 11 settembre Sabato 12 settembre Domenica 13 settembre ore 20.30 - 24.00 ore 20.30 - 24.00 ore 20.30 - 24.00 16.00 - 24.00 ore 10.00 - 12.30 / 15.00 - 24.00 Nel 2015 siamo usciti con due manifesti a Lendinara per ricordare ad ognuno di voi di fare i regolari controlli senologici e del sangue occulto nelle feci, questo perchè la prevenzione rimane la principale arma che abbiamo contro il cancro. L'esecuzione con regolarità di questi controlli consente di individuare precocemente quattro tra le più diffuse forme di tumore in Europa: seno, colon, retto e stomaco. La tua salute è un dono prezioso, ricordati di averne cura. +Y(U[VUPV.HUKVSÄ LENDINARA (Ro) Via G. B. Conti 10 Tel Fax 0425-641490 CASTELMASSA (Ro) P.zza Ragazzi 12/b Tel Fax 0425-840844 seguici su facebook poliambulatorio sant’anna lendinara Fiera di Lendinara 350ª Un garibaldino in America L’avventurosa storia di Andrea “Andrew” Fontana, soldato di Garibaldi e di Lincoln Giorgio Baccaglini I l 9 dicembre 1834 nella chiesa di S. Biagio a Lendinara fu battezzato un bambino, cui furono imposti i nomi di Andrea Antonio Fortunato. Il piccolo, figlio primogenito del commerciante di origine padovana Giacomo Fontana e della lendinarese -di BarbuglioMaria Cristina Manfrin era nato due giorni prima nella casa di famiglia, posta in Contrada Ospitale al numero 287. Il nome Andrea, non molto comune all’epoca, era probabilmente un omaggio al fratello di Giacomo, don Andrea, per 21 anni parroco di S. Sofia, morto nel 1831. Alla fine del 1859 Andrea è allievo ufficiale alla Scuola Militare dell’Italia Centrale, appena costituita a Modena dal generale Manfredo Fanti. In una lettera1 del 28 dicembre indirizzata a Lendinara a Pietro Miotto, il cadetto Fontana, oltre a descrivere con entusiasmo la sua durissima vita in Accademia, racconta all’amico, che è un reduce dell’assedio di Venezia del’49, di una breve licenza trascorsa a Lugano a casa di Alberto Mario (che di Miotto è cugino) durante la quale ha conosciuto il teorico del federalismo Carlo Cattaneo, i patrioti Rosolino Pilo e Francesco Montanari e altre persone “che non è lecito nominare”: Andrea, esule e renitente alla leva è, infatti, consapevole che la sua corrispondenza facilmente sarà oggetto di attenzione da parte della sempre vigile polizia asburgica. La lettera si conclude con una serie di saluti ad amici comuni di Lendinara (tutti, agli occhi degli Austriaci, dei “sovversivi”) e ad una ragazza di Badia, di cui conosciamo solo il cognome, Baviera. Nella tarda primavera del 1860, dopo l’annessione dell’Italia Centrale al Regno Sardo, Andrea uscì dalla Scuola Militare con i galloni di sottotenente, ma, evidentemente, una carriera tranquilla nel Regio Esercito non era nel suo destino. Le notizie delle imprese di Garibaldi nel Regno delle Due Sicilie dovettero aver entusiasmato il giovane ufficiale al punto da indurlo da partire per al Sud per unirsi alle camicie rosse. Forse sulla sua decisione influì anche la notizia della morte in combattimento dei suoi amici Pilo e Montanari. Alla battaglia decisiva, quella del Volturno (1 ottobre 1860) Fontana prese parte con il grado di capitano nel 1° reggimento della divisione Bixio, reparto comandato, e forse non è un caso, da un altro polesano, il tenente colonnello Domenico Piva. Dopo l’incontro di Teano e il conseguente scioglimento del Corpo Volontari Italiani, la maggior parte degli ufficiali garibaldini passò nell’esercito sabaudo: tra essi vi erano anche i superiori diretti del capitano Fontana, cioè Bixio e Piva. Andrea, invece, prese una strada diversa, che lo porterà, letteralmente, dall’altra parte del mondo. Nel 1861 gli Stati Uniti stavano vivendo il periodo più difficile della loro giovane esistenza: 11 stati del Sud, agricoli e favorevoli alla schiavitù, si erano staccati dal governo centrale, di cui non condividevano le scelte economico-sociali. Il neo-eletto presidente Abraham Lincoln tentò in tutti i modi di riallacciare i rapporti con gli stati secessionisti ma quando, il 14 aprile 1861, forte Sumter, un’installazione militare federale posta su un’isola davanti a Charleston nello stato ribelle della South Carolina, fu presa a cannonate dai “sudisti”, la situazione precipitò. Iniziava così, in modo quasi incruento (ci furono solo 5 feriti tra i marines del forte) la guerra di Secessione, il conflitto che con i suoi seicentomila morti risulterà essere il più sanguinoso del XIX secolo. Tanto negli Stati del Nord quanto in quelli del Sud, a fianco delle esigue forze militari regolari, vennero formate in un tempo brevissimo numerose unità di volontari. Nel multietnico stato di New York, il più popoloso tra i 25 rimasti fedeli all’Unione, due esuli mazziniani, il genovese Alessandro Repetti e il lombardo Luigi Tinelli, progettarono di costituire un reggimento formato solo di emigrati italiani: l’unità sarebbe stata intitolata all’Italiano più amato dagli Americani, Garibaldi. Il progetto, però, non andò in porto: i volontari italiani, provenienti in gran parte dal quartiere povero di Brooklyn (o “Broccoli35 350ª Fiera di Lendinara no”, come lo chiamavano loro), furono sufficienti a formare una sola compagnia. L’idea di un reparto di immigrati, una sorta di “legione straniera”, piacque però alle autorità militari newyorkesi e quindi, unendo alla compagnia italiana tre compagnie ungheresi, tre tedesche, una francese, una ispano-portoghese e una svizzera, agli inizi di maggio del 1861 crearono le “Garibaldi Guards”. L’unità, il cui nome ufficiale era 39th New York Volunteers Infantry Regiment, fu posto agli ordini di un esule della Rivoluzione ungherese del 1848, il colonnello Frederick D’Utassy. Repetti, che pur non aveva alcuna esperienza militare, divenne vicecomandante, col grado di tenente colonnello. La divisa di tutto il reggimento rimase quella ideata dal patriota genovese per i suoi volontari italiani: sia i distintivi della giubba che la banda dei pantaloni sarebbero stati di un acceso rosso garibaldino, e in testa, al posto del classico berrettino a visiera che abbiamo visto in tanti film western, i soldati avrebbero portato un “moretto” da bersagliere con le immancabili penne di gallo cedrone. Il 29 maggio 1861 le “Garibaldi Guards”, sfilarono in parata per le vie di New York e, alla presenza del presidente Lincoln in persona, il reggimento ricevette la bandiera di guerra. Anch’essa era un evidente omaggio al nostro Risorgimento: si trattava di un Tricolore con il motto mazziniano (in italiano!) “Dio e Popolo”, ovvero la bandiera della Repubblica Romana del ’49. Tra i soldati passati in rassegna quel giorno dal presidente degli Stati Uniti, c’era anche il nostro Andrea Fontana: l’ex cadetto di Modena, l’ex ufficiale del Volturno era ora tenente della “A company”, la compagnia italiana del reggimento comandata dal capitano Cesare Osnaghi. Non sappiamo né quando né, soprattutto, perché il giovane lendinarese avesse affrontato il viaggio dall’Italia agli Stati Uniti, ma sappiamo che egli fu uno dei pochissimi ufficiali italiani, qualche decina in tutto, ad aver combattuto la guerra di Secessione nelle file unioniste. Il 39° New York si rivelò da subito un reggimento “difficile”: i soldati avevano delle difficoltà a capirsi tra loro e molti ufficiali furono indotti alle dimissioni per contasti col colonnello D’Utassy. Per questi motivi i “Garibaldini” presero parte solo ad un scontro importante, quello sul fiume Bull Run il 21 luglio 1861, restando perlopiù impiegati nella sorveglianza di località strategiche . Nel settembre del 1862, il reggimento fu sorpreso dal nemico nel campo trincerato di Harper’s Ferry in Virginia, e catturato quasi per intero. È curioso notare che tra i reparti sudisti che più si distinsero in questa circostanza ci fosse il 10° reggimento della Louisiana nelle cui file militavano molti ex soldati borbonici: negli Stati Uniti essi si presero così la rivincita sull’odiato avversario del Volturno. La prigionia, per le “Garibaldi Guards” , tra cui il Unione Agricola Polesana s.r.l. www.rigato.net PRODOTTI PER L’AGRICOLTURA L'ORTICOLTURA E IL GIARDINAGGIO Via S. Filippi, 43/45 - LENDINARA Tel. 0425.641173 - Fax 0425.604967 e-mail: [email protected] 36 Fiera di Lendinara nostro Andrea, durò poco: dopo alcune settimane, in seguito ad uno scambio di prigionieri, furono tutti rilasciati ma dovettero impegnarsi a non combattere più per almeno tre mesi. L’accordo fu rispettato e nel periodo in cui il reggimento era a riposo forzato, il tenente Fontana abbandonò l’esercito. Essendo cittadino italiano e quindi non soggetto ad obblighi di leva, poteva dimettersi infatti quando voleva. Anche in questo caso, non sappiamo quali siano state le sue motivazioni: forse era malato, o semplicemente amareggiato oppure, come era successo ad altri prima di lui, dei contrasti col suo comandante l’avevano spinto a questa decisione. A metà novembre del 1863 Andrea, tornato in Italia, si presentò al posto di confine di Pontelagoscuro chiedendo un breve permesso per rientrare a Lendinara dove vivevano ancora l’anziana madre e le sorelle. Le autorità di polizia del Lombardo-Veneto respinsero la domanda di quello che ai loro occhi era un pericoloso sovversivo, ma Andrea non era certo tipo da scoraggiarsi per così poco: entrato clandestinamente in Polesine, raggiunse Lendinara dove ritrovò i familiari e gli amici di un tempo. Qualcuno, però, informò le autorità della sua presenza in paese, ma quando i gendarmi si precipitarono a casa Fontana, Andrea era già ripartito per gli Stati Uniti. All’Archivio di Stato di Rovigo (fondo Del. Prov. Austriaca, anno 1863, busta 1055) sono ancora conservati i verbali degli interrogatori cui il commissario distrettuale Talamini sottopose i familiari di Andrea in quella circostanza. Nel frattempo in America la commissione d’inchiesta che era stata costituita per indagare sulle responsabilità del disastro di Harper’s Ferry concluse non solo che le colpe più gravi erano da addebitare proprio al ruvido colonnello D’Utassy ma scoprì an- ONORANZE FUNEBRI ROSSI di Rossi Francesco e Filippo s.n.c. Via Montegrappa, 2 - Lendinara (RO) Tel. 0425 641542 notturno e festivo Cell. 329 7390251 (Francesco) Cell. 329 7390350 (Filippo) 350ª che che egli non era affatto un nobile esule per motivi patriottici ma un acrobata di circo scappato dai creditori arruolatosi con un nome falso. Ovviamente l’impostore fu posto in congedo immediato, ma quando in seguito si accerterà che l’ufficiale, approfittando della sua posizione, si era anche appropriato di forniture militari per rivenderle, per lui si apriranno le porte del penitenziario di Sing Sing. Intanto, sotto un nuovo comandante, i “Garibaldini” erano diventati uno dei migliori reparti dell’esercito unionista, distinguendosi anche nella decisiva battaglia di Gettysburg, dove un monumento ricorda ancora oggi i caduti del reggimento. A guerra finita Andrea, ritornato alla vita civile, trovò impiego come commesso in un’importante ditta di ombrelli di New York, la Gans Brothers Umbrella Ltd, dove rimase fino all’età della pensione. Il 31 dicembre 1910 Andrea Fontana morì d’infarto nella sede della Gans Brothers dove si era recato per fare gli auguri per l’anno nuovo ai suoi ex colleghi. Della sua morte diede notizia, in un breve articolo del 2 gennaio 1911, anche il prestigioso New York Times. Rimane ancora molto da scoprire della vita, degna di un romanzo, di questo personaggio completamente dimenticato, anche nel suo paese di origine. Di lui a Lendinara restano tuttavia poche ma significative tracce: nell’archivio parrocchiale di S. Biagio c’è il suo atto di nascita, mentre quello di morte, trasmesso dal consolato italiano di New York è trascritto nei registri anagrafici comunali a riprova che, nonostante tutti gli anni trascorsi, Andrea Fontana aveva voluto conservare la cittadinanza italiana. Anche la sua casa natale esiste ancora: si trova sempre nella vecchia Contrada Ospitale che ormai da quasi un secolo si chiama via Monte Grappa. Un sentito ringraziamento all’Ufficio Anagrafe del Comune di Lendinara e a don Massimo Guerra, parroco di S. Biagio, per la cortese collaborazione dimostratami. 1) La lettera manoscritta fu esposta alla mostra sul Risorgimento allestita in Municipio in occasione del Settembre Lendinarese del 1960. La sua collocazione attuale è ignota. [email protected] ZZZRQRUDQ]HIXQHEULURVVLOHQGLQDUDLW 37 350ª Fiera di Lendinara La dinastia estinta Franco Fioravanti U n calda giornata estiva con la mia Panasonic a tracolla. Mi metto in testa di fare alcune foto a villa Marchiori, l’ex sede della ragioneria tanto per intenderci. Mi vien voglia anche di visitare gli scantinati della villa stessa. E cosa ho trovato lì sotto? Un marmo con la seguente dicitura: GINO PANTALEONE nato a Roma il 18 febbraio 1875 morto a Badia Polesine l’11 ottobre 1883 Otto anni l’età della morte, pochi. E chi potrà essere costui? Poco tempo dopo altra visita particolare. Questa volta la curiosità si rivolge alle vecchie tombe di nobili lendinaresi e in quella dei Perolari mi imbatto nuovamente in questo nome, Gino Pantaleone, e scopro che è l’ultimo erede del casato, figlio di Angelo ed Elena nob. Perolari. E allora ripercorriamo i tempi, nonostante le poche notizie disponibili al riguardo. La famiglia trae origine da Modena, passa per Ferrara e arriva alla nostra Lendinara. Ciò è confermato in un atto autografo, celebrato a Ferrara il 30 gennaio 1396, sottoscritto da un certo Jacopo de Perolariis, cittadino di Ferrara, figlio di Facio da Modena, e da una sentenza autografa del 14 dicembre 1478, data in Lendinara, data da Alberto de Perolariis quale luogotenente di Lodovico de Rangoni podestà di Lendinara per Ercole duca di Ferrara. Nel 1623 certamente era aggregata al Consiglio Nobile, risultando dagli Atti Consigliari che Antonio Perolari sedeva fra i consiglieri nel dì 27 dicembre di quell’anno. Pietro Antonio, discendente, per le ragioni di Cornelia Malmignati sua moglie, riportò dal Senato Veneto decreto in data del 9 settembre 1754 l’investitura del Feudo Nobile Estense in Saguedo di quella famiglia; e con decreto 3 marzo 1774 fu rinnovata l’investitura a Ottaviano e Bartolommeo, figli di essa Cornelia, e ai loro successori; di qui derivò alla famiglia Perolari l’aggiunta del cognome Malmignati e l’inquadramento dell’arma. Bartolommeo fu Regolatore della città nel 1778 e dal suo matrimonio con Faustina Baccaglini nasce Pietro Antonio che sarà vice prefetto napoleonico a Rovereto dal 1810 al 1813, dove ristabilisce Ginnasio e sarà rifondatore dell’Accademia degli Agiati. Nel 1814 è podestà di Lendinara. Pietro è anche poeta di ispirazione classicistica e i suoi sonetti saranno raccolti nel 1836 dalla tipografia Merlo di Venezia in un volumetto dal titolo Poesie. Trattano di amore erotico, di guerra, di sentimenti, quale il caro ricordo della madre Faustina, di Lendinara e in particolar modo della Madonna del Pilastrello. Un variegato insieme di rime. Le sorelle Cornelia e Maria Adriana sposano rispettivamente il nobile Lodovico Brillo e un membro della nobile famiglia Leopardi. AUTOCARROZZERIA FERRARI ALDO di Ferrari Franco e Luca snc -&/%*/"3" 7JB1BPMP7FSPOFTF 5FM DBSSGFSSBSJ!MJCFSPJU Reperibile Sabato e Domenica 333.3296526 - 338.8058813 333.3352165 38 t3*1"3";*0/&1"3"#3&;;" t3"%%3*;;"563"46#"/$01307" t7&3/*$*"563"$0/4*45&."5*/50.&53*$0 tSOCCORSO STRADALE t"6504045*565*7" Fiera di Lendinara Dal matrimonio del poeta Pietro Antonio e dalla marchesa Elena Carlotti nascono Pulcheria Faustina, Eugenia Maria, Paride e Ottaviano. Paride, il primo erede maschio, sposa Marianna Cogorani Picinalli (data di morte e stemma della famiglia Picinalli si leggono sulla parete esterna verso sud del Palazzo Perolari), e dal matrimonio nascono Alessandro, colui che nel 1915 dona palazzo Perolari alla cittadinanza, Pietro, Elena ed Ugo. L’unico che fa parlare di sé è Pietro che, a spasso per il mondo, scrive libri; il primo a soli 19 anni ha per titolo Alcune occhiate a Malta (uscito nel 1870), poi nel 1878 Su e giù per la Siria, nel 1882 pubblicò sotto gli auspici dell’editore Treves Il Perù e i suoi tremendi giorni, libro attraente, scritto con brio di forma, e con acume e potenza d’osservanza, giudicato dalla critica nostrana e straniera con una benevolenza più che meritata. Trasportato 350ª dalle vicende della carriera consolare da una terra all’altra, Perolari non ne lascia alcuna senza portarne via l’impronta, come per la sua permanenza in Egitto che ispira L’Egitto senza Egiziani. È vice-console a Tolone quando si suicida il 16 luglio 1886. Potremmo finire qui la storia dato che Alessandro, Pietro e Ugo non si sposano, lasciando svanire nel mondo dei ricordi il nobile casato dei Perolari; terminiamo invece con Elena, colei che fece costruire “ea pontesèa de l’ospedae”; Elena sposa Angelo Pantaleone e dal loro amore nasce Gino...proprio il Gino che ha dato avvio alla nostra storia. Potrebbe portare avanti il nome del casato anche solo da parte di madre, ma un destino crudele lo porta in cielo a soli 8 anni. CURIOSITÀ Rettilineo Ca’ Morosini Per accorrere ad impedire lo straripamento pur troppo spesso minacciato dell’Adige, si doveva valersi della strada ora chiamata delle Carrette Vecchie, bassa di suolo, surtumosa di fondo, ed ombreggiata dalle piante delle fiancheggianti possessioni, quindi penosa nell’estate e quasi impraticabile nell’inverno. La costruzione di una nuova strada era conosciuta indispensabile epperò vari progetti furono intavolati senza mai adottarne alcuno; quando certo Giov. Battista Pighi sortì colla bella proposta di un rettilineo che dalla piazza conducesse all’argine dell’Adige. (sarebbe stato giusto intitolare quella strada Rettilineo Pighi anzché coll’inconcludente nome Rettilineo Carrette) Fu dapprima credu- ta strana e ridicola, ma consideratone in seguito la convenienza, venne accettata, ed incominciati gli studi peritali per l’attuazione nel 1831, a causa degl’insistenti reclami di opposizione avanzati dai proprietari dei fondi che si dovevano tagliare, non ebbe principio il lavoro che nel 1839 e fu terminato nel 1841. (Astronomo Lendinarese 1877) S.R.L. 130%055*&4&37*;* 1&3-"(3*$0-563" -&(/"%""3%&3&*/#"/$"-* 1&--&541&3456'& Sede: Via S. Maria Nuova, 65 - LENDINARA tel. 0425.641176 - tel/fax 0425.641508 Deposito: Via S. Pertini, 15 - San Bellino e-mail: [email protected] Lendinara (Ro) - Via Polesana 2/B Tel. 0425.601862 39 350ª Fiera di Lendinara La nascita della Casa Albergo: la storia e i suoi fondatori Casa Albergo per Anziani di Lendinara L e origini della Casa Albergo per Anziani di Lendinara risalgono ad oltre 160 anni fa, esattamente al 29 agosto 1852, giorno in cui veniva avviata l’attività della “Pia Casa di Ricovero e di Industria della Città di Lendinara”. La sua storia, tuttavia, ha radici ancora più Ritratto del Sign. Paolo Fasiol profonde e lontane nel tempo, che meglio possono essere comprese attraverso la grande generosità del suo primo donatore: il ricco industriale e commerciante Paolo Fasiol. È utile comunque ricordare che già nel 1614, presso la Parrocchia di S.Biagio, fu istituito l’Ospitale delle Orsoline, una struttura riservata alle consorelle vedove, anche con eventuali figli, “che si trovassero in istato miserabile” dell’omonima Confraternita istituita sul finire del ‘500. È nel proseguo rilevante ricordare che la nascita della Casa Albergo si deve per l’appunto innanzitutto, alle opere di beneficenza di alcuni privati cittadini che, attraverso i propri lasciti testamentari, hanno reso possibile la creazione di tale struttura residenziale. Il 2 novembre 1842 Paolo Fasiol, già sopra richiamato, nel suo testamento lascia in eredità un quarto del suo cospicuo patrimonio alle Parrocchie S. Biagio e S. Sofia in Lendinara affinché lo amministrassero a favore dei poveri, in particolare impegnandosi nella creazione di un “asilo di ricovero”. Venne così creato un fondo con “somma capitale di austriache lire 75.645,33 costituita parte in diretti domini e parte in capitali fruttanti l’anno 5%” e venne costituita con l’occasione una Commissione di Beneficenza della Città di Lendinara, che pensò subito di indirizzare la cospicua somma verso la realizzazione di una Casa di Ricovero e d’Industria, per anziani, vedove e orfani. Così si legge da un estratto del testamento di Paolo Fasiol del 5 novembre 1842 rogato dal notaio Stefano Leopardi di Lendinara: “(…) della quarta parte di tutta la facoltà che lascerò al momento della mia morte instituisco li Poveri delle due Parrocchie di Santa Sofia e di S. Biagio di Lendinara; ordinando che questa facoltà per la detta quarta 40 parte debba essere cautamente investita, e sempre conservata, onde degli interessi e rendite che si ritraranno si abbia un annuo fondo perpetuo da distribuirli alli detti Poveri, e ciò in proporzione del numero dei Poveri di dette due Parrocchie. All’Amministrazione e distribuzione delle dette rendite incarico li Rev.di Parrochi Anton’ Angelo e Marc’Antonio De’ Cavanis Capi delle Scuole di Carità istituite in questa Città, e loro successori in munere. Mancando questi Parrochi pro tempore (…) in ogni caso sotto la sorve glianza delle rispettive Fabbricerie, alle quali do il diritto di far eseguire esattamente questa mia disposizione. (…) “ Tra il 1843 e il 1846 fu però difficoltosa la ricerca di un luogo veramente adatto all’edificazione della “Casa di Ricovero”, che venne poi individuato, come ideale, nell’antico ex monastero degli Olivetani della città, risalente al XVI secolo. Ma il monastero non risultò, all’epoca, facile da acquisire, poiché era diventato nel tempo proprietà del Demanio dello Stato Asburgico in seguito al fallimento dell’ultimo suo proprietario privato, il Sig. Mischiati. Un ruolo altrettanto importante ebbe nel 1847, a garanzia e continuità di quanto disposto dal marito Paolo Fasiol, la donazione della vedova, la signora Milani Maria che, con un testamento rinvenibile presso l’archivio storico della casa Albergo, firmò un legato per 18.000 lire. La svolta, finalizzata all’effettivo della Casa, fu data nel settembre del 1850, quando Silvestro Camerini, di Ferrara, dopo aver acquistato dal Demanio dello Stato l’antico monastero degli Olivetani lo donò alla Commissione di Beneficenza del Comune di Lendinara al fine di favorire l’istituzione di una Pia Casa di Ricovero secondo i voleri del defunto Paolo Fasiol, specificando che se non fosse stata fondata o avesse cessato di funzionare, i suoi diretti eredi sarebbero entrati immediatamente in possesso dell’immobile. Importante, per questo, soffermarsi su un estratto del titolo di trasferimento, ove si può leggere quanto segue: “Atto di donazione 10 Settembre 1850 con cui Camerini Silvestro ha trasferito nella Commissione di pubblica Beneficienza di Lendinara l’usufrutto a titolo gratuito di uno Stabile della rendita di £. 193.28 del calcolato valo re di £. 8464.80 sulla cui metà che è di £. 4232.40 si è commisurata l’imposta.” L’IMPIEGATO COMMISURATORE Fiera di Lendinara Con il Decreto della Deputazione Provinciale n. 1609 del 3 marzo 1852 viene ufficialmente autorizzata l’apertura della Pia Casa di Ricovero e d’Industria di Lendinara. In seguito poi all’autorizzazione concessa dal Comune di Lendinara, viene inaugurata l’apertura della Pia Casa di Ricovero il giorno 29 agosto del 1852, con l’iniziale presenza di 24 ricoverati tra maschi e femmine, tutti del Comune di Lendinara. Dopo dieci anni dall’apertura del testamento di Paolo Fasiol, di cui otto spesi nella ricerca e nello sgombero dello stabile e due nei lavori indispensabili a permetterne l’apertura, il personale della Pia Casa risultava così composto: un direttore, un amministratore e un cassiere; un economo con funzioni di segretario; una maestra per la custodia e l’istruzione delle orfane. Questo è in sintesi l’intenso excursus di carattere storico inerente alla nascita della “Casa”, con quanto nel tempo seguito e che, grazie all’intelligenza e generosità di grandi benefattori, hanno reso possibile dar vita a questo importante servizio residenziale, nodo essenziale della rete sociale lendinarese. Una serie di passaggi che hanno portato all’oggi. Un oggi solido, che si specchia nel suo illustre passato, e che da questo trae lo slancio per proseguire il suo impegno di sostegno a favore di chi versa in condizioni di fragilità, per così offrire al territorio servizi sempre più innovativi e all’avanguardia. E, questo, in un’ottica del lavoro per progetti, che, nel porre al centro la persona e i suoi bisogni assistenziali, sanitari e sociali, intende pienamente farsene carico con una visione di tipo olistico onde in tal modo conseguire l’autentico benessere delle persone affidate. 350ª PROGRAMMA EVENTI SETTIMANA DELL’ANZIANO 2015 SABATO 05 SETTEMBRE ORE 10.30 INAUGURAZIONE DELLE MOSTRE Presso Sala la sala Polivalente BUFFET ALL’APERTO ALLE ORE 11.30 Presso il patio esterno LUNEDI’ 07 SETTEMBRE ORE 15.00 Incontro con lo scrittore e giornalista GIOVANNI LUGARESI per una conversazione sul tema “Cent’anni fa la nascita del mito delle Penne Nere” ALPINI: una storia infinita. Presso Sala la Sala Polivalente MARTEDI’ 08 SETTEMBRE ORE 15.00 TOMBOLISSIMA con ricchi premi Presso Sala Maria Milani Fasiol MERCOLEDI’ 09 SETTEMBRE ORE 15.30 SPETTACOLO MUSICALE CON IL “CORO DELA ZUCA” Presso Sala Maria Milani Fasiol VENERDI’ 11 SETTEMBRE ORE 15.30 INCONTRO INTERGENERAZIONALE (con i ragazzi dell’animazione estiva di Lendinara) Presso Sala Maria Milani Fasiol DOMENICA 13 SETTEMBRE ORE 12.00 PRANZO DELL’ANZIANO Presso la Sala Maria Milani Fasiol ROBERTO BISI Partner Azimut AZIMUT CONSULENZA SIM S.P.A. Lendinara - RO - Vicolo Castello, 2/2 Tel. 0425.600021 - Cell. 340 8344785 Fax 0425 600021 - email: [email protected] Foto 2 - Lendinara, anni ‘50 - Il Cortiletto 41 350ª Fiera di Lendinara Gio Battista Malmignati e il suo diario inedito Giovanni Ferracin F iglio di Lorenzo, il quale nel 1509 fece costruire il primo capitello per l’immagine della Madonna. Fratello di Bartolomeo, giureconsulto molto in vista della Repubblica Veneta, cugino del Kavalier Vincenzo, negli ultimi dieci anni di vita, dal 1585 al 1595, annotò giornalmente su un diario le condizioni meteorologiche, i lavori agricoli legati alle stagioni ma soprattutto piccoli avvenimenti locali. Non abbiamo precedenti, per quanto riguarda la nostra zona, di simili cronache che anche se descritte brevemente ci trasportano nella quotidianità di fine 500. Nella scrittura usa termini anche dialettali che si potevano ritrovare nella nostra parlata locale, in particolare nelle nostre campagne, fino a qualche decennio fa. In un manoscritto del 1686 Gio Battista Malmignati è descritto, ormai maturo, come uomo saggio. Ma da giovane, dominato dalla collera uccise un figliolo di Carlo Borromeo, nobile padovano, e perciò fu bandito dall’impero veneziano. Grazie all’intervento del fratello Bartolomeo, giureconsulto molto gradito alla Serenissima Repubblica, dopo quattro anni gli fu tolto il bando. Si dilettò nel piacere dell’agricoltura “e si risolse di vivere una vita quieta e di lasciar queste cose dal mondo”. Abitava in un palazzo dalla parte di San Biagio (attuale Palazzo Perolari) “vastissimo, sarato di muro dove giornalmente si raduna molte recreationj, giuoco di ballare zucchetti et altri giuochi et trattenimenti di ogni conditione e genio di persone in detto cortivo. Vi è poi campi settanta di recinto uniti a detta corte di detto palazzo divisi in giardini, orti, sparesare e bruoli... ripieno detto luogo d’ogni conditione di animali, volattili et anco parte de quadrupedi. E di tutte le qualità di frutti che si possono nominare e ritrovare in quantità fertilissima et abbondante, come pure la sparesara tenuta con grandissima stima per la conditione di quelli e quantità vastissima, basta il dire che nella sua stagione due barchette alla settimana continuamente partono per Venetia cariche di detti sparesi. J. e D. Tintoretto: San Bartolomeo, San Benedetto e il Beato Bernardo Tolomei. Particolare con i committenti Bartolomeo e Gio Battista Malmignati (Santuario B.V. del Pilastrello) 1 zugno 1590 Cavalcai a Roma di palo sopra li Arzeri come cavarzerano per far far alcuni manchi che non sono stati fati et erano meco Federico mio servitore et Ercole Ruffinello batifango, et avendo veduto li manchi di Roma di palo, et volendo passare per andare alla Rasa mi risolsi di non voler montar su il passo su il quale era montato Ercole parendomi cosa pericolosa et tornando in drieto per quella strada medesima ch’io era andato che è una giara quale era coperta dal fiume per un piede di aqua, mancò la terra sotto li piedi del mio cavallo et andassimo tutti dui nel fiume nel magior fondo che li sia e per gratia del Sig.or Dio il cavallo mi condusse apresso un pennello quale era sotto l’aqua e non si vedeva il quale sentito me li atacai et cavati li piedi fuor delle staffe lassai andar il cavallo. Federico mio servitore quale mi era drieto vedendo il pericolo nel qual mi trovava saltò da cavallo per aiutarmi et il cavallo, su il quale era, li andò drieto et mancandoli anco a lui la terra sotto li piedi urtò nella schiena a Federico et lo caciò nel fiume, il quale andò subito a fondo et Ercole per volerlo aiutare andò anco lui a fondo ove si ritrovarno et si abraciarono insieme et se non si lasciavano si anegavano, ma lasciatisi, sorsero et si attacarono anco loro a un penello, et così per grazia et aiuto del Sig.or Dio fossimo liberati da così gran pericolo, del che sempre laudato et ringratiato sia il sig.or Dio, crescete il Fiume. 42 Fiera di Lendinara 350ª 13 agosto 1586 Mercori fu la note sereno il giorno fu vario pioviginò la note et il giorno, ma poi fu caldo. Venero in questa Terra Sigismondo Cattaneo et li Belagini con molti altri il numero non so, per amazar il conte Silvio (Conti ndr) et il sig.or Petrobello, et ghe andorno alla casa di tutti dui, il Conte Silvio si salvò su per li copi, et caciorno fuoco in casa del sig.or Petrobello il quale si salvò anco lui ma tutta la roba di casa se li brusò. Si dete campana a martello ma non si mosse alcuno, venero da Rovigo li Capeleti et con loro andorno il Conte Silvio et molti altri ma li banditi si salvorno con aver menato via le cavalle del sig.or Petrobello. 6 giugno 1593 Domenica fu la note nuvoloso con schiantisi et un poco di piogia et il giorno fu tutto pioviginoso. Vene Podestà novo qual fu il clarissimo sig.or Augustin Cornero et si andò a incontrar la sua mag.ca Clarissima per sino al Barbuglio con sette caroze nelle quali erano molti cittadini et in una parte molte cittadine quale erano andate ad incontrar la clar.ma Podestaressa. Li furono anco molti cittadini quali vennero a cavallo, et li fu fatto dalli soldati a piedi delle salve guarde in più lochi, venero dui nepoti et una neza della sig,ra Jsabetta da Venetia da casa Cortivo. 28 dicembre 1586 Domenica fu la note nuvolo et vento et piogia et il giorno pioviginò quasi sempre, non fu fredo.Andai a S. Agata a veder le mie figliole et portar la buona mano, le quali trovai per grazie del Sig.or Dio sane. Lodato et ringratiato sia la Sua Divina Maestà, li feci bona mano et similmente a Madonna Suor Justina Petrobella et a Madonna Suor Ottavia Malmignata, mia nezza. A queste due monache deti una da quatro lire per una, alle mie figliole deti cinquanta soldi per una. Sia lodato et ringratiato ul Sig.or Dio che mi concede il modo di poter far di queste et altre elemosine. 4 febraro 1587 Mercori fu la note sereno et fredo, il gorno fu buon tempo.Il Clarissimo di Rovigo da Ca’ Zane vene alla Madonna Miracolosa dal Pilastrello, al quale li Magnifici Regulatori con molto altri cittadini andorno a farli Riverentia, er invitarlo alle case loro ma la sua M.C. Volsse desinar dalli Fratti havendosi portato seco buona et onorata provvigione. Si corse alla Quintana molti giovani della Terra, il Clar.mo di Rovigo vene in carozza a veder, ma li stette poco. Corsero assai bene tutti, guadagnò il precio il sig.or Patricio Petrobello con nove botte. Corsero tre lance per uno, et chi rompeva in testa havea tre bote, furno li judici il sig,or cavalier Catti et jo, il precio era una colanina con un pendente. 43 350ª Fiera di Lendinara 50 anni fa Gino Favaro fondava l’Avis Ilaria Bellucco C ompie 50 anni la sezione dell’Avis di Lendinara fondata nel 1965 da Gino Favaro, uomo che in tanti anni di fortissimo impegno ha salvato la vita a centinaia di persone ricoverate nell’ospedale lendinarese. Favaro, che lavorava per l’Enel, si mise a disposizione della comunità totalmente per assicurare donazioni di sangue al nosocomio locale in un’epoca in cui era tutto più difficile. Il dottor Emilio Ferroni, che in quegli anni operava come medico chirurgo e anestesista all’ospedale di Lendinara, ne ricorda l’abnegazione. “Agli inizi l’Avis era solo lui, anima e motore di tutto - racconta - Quando c'era bisogno di sangue per un paziente dell’ospedale, l’anestesista contattava Favaro, che a qualsiasi ora del giorno e della notte rispondeva prontamente e procurava il sangue”. All’epoca le donazioni non avvenivano tramite sacche, ma direttamente dal donatore al ricevente, con la presenza contemporanea di entram- bi. “Favaro inforcava la Vespa e andava a prendere il donatore a casa - prosegue il medico - Benvoluto da tutti, aveva un forte ascendente sulle persone: arrivava alle 2 di notte a casa di uno che stava dormendo dopo aver lavorato tutto il giorno, e questo andava in ospedale senza battere ciglio”. Favaro portava moltissimi donatori, che cercava di tutelare al meglio lottando per ottenere per loro agevolazioni e benefici. All’epoca, infatti, il permesso dal lavoro per poter donare e il riposo post-donazione dovevano essere chiesti come favore al datore di lavoro. Con lui c’era Ermes Zanini, che per molti anni è stato l’unico autista di ambulanza dell’ospedale di Lendinara. “Anche Zanini come Favaro era sempre disponibile a qualsiasi ora, 365 giorni all’anno, nonostante avesse moglie e tre figli – dice Ferroni – Erano una coppia eccezionale, Zanini si muoveva con l’ambulanza per soccorrere un ferito, Favaro con la Vespa per prendere donatori”. Favaro organizzava anche gite e picnic coinvolgendo anche i medici, spesso lo stesso Ferroni, e lotterie che servivano a raccogliere soldi per sostenere il costo delle sacche di sangue, talvolta destinato a rimborsare il datore di lavoro del donatore. “Gino Favaro con la sua attività ha salvato probabilmente centinaia di malati, perché all'ospedale di Lendinara confluivano anche molti pazienti del circondario, anche della bassa padovana – conclude il suo racconto Ferroni – Grazie a lui non abbiamo mai perso un paziente per mancanza di sangue. È un uomo che ha regalato un pezzo della sua vita a Lendinara e all’ospedale”. Salone Donna Più di Lucia e Letizia Lendinara - Via Matteotti, 1/A Tel. 0425.600534 AMBIENTE CLIMATIZZATO Venerdì e Sabato per appuntamento 44 Fiera di Lendinara 350ª Piazza Sant’Anna Ennio Bellucco C ostruita nel 1433 per volontà della contessa Anna Bollato Falconetti, la chiesetta di sant'Anna era inizialmente intitolata a Santa Maria e Sant’Anna. Vi si accedeva però di lato, dove è tuttora un piccolo porticato con alcune date scritte sopra, e ci si arrivava attraverso un vicolo che era a destra del palazzo che insisteva su tutto il resto dell'attuale piazza, fino ad occupare anche una parte del marciapiede. Il palazzo, pure di proprietà della Bollato, era praticamente appoggiato all’attuale facciata della chiesa, c’era solo lo spazio necessario per far passare un carretto per adire l’orto delle adiacenze. Con il tempo il palazzo diventò di proprietà di Ercole Ottoboni, e alla sua morte passò in proprietà della nipote Elsa Ottoboni Toso. Nei primi anni '30 era stato approvato un piano regolatore in base al quale fu deciso l’abbattimento del palazzo, perché occupava spazio del marciapiede e restringeva la visuale di via Garibaldi. I lavori furono presto realizzati, ma la proprietaria ottenne di potersi costruire una casa nell’area delle adiacenze e dell’orto, che fu realizzata su progetto dell’ing. Arturo Baccaglini. Elsa Ottoboni, ultima rappresentante di una famiglia storica del paese, donò il portale d’ingresso del palazzo demolito ai frati cappuccini in ricordo di Ercole Ottoboni. Il restauro del convento con l’utilizzo del portale di marmo del palazzo Ottoboni fu realizzato nel 1967 su progetto a cura dell’Arch. Mario Nervanti. (Fonte: lettera di Maria Teresa Toso Marcello, figlia di Elsa Ottoboni) Portale del convento dei Frati Cappuccini ricavato dalla demolizione del Palazzo Ottoboni Piazza Sant’Anna (1600) foto inizio dei lavori D l I olce Forn o di Sonia e Gianluca Piazza S. Marco, 29 - Lendinara (Ro) - Tel. 0425.641640 Via Cirillo Maliani, 34 - Badia Pol. (Ro) - Tel. 0425.53587 45 350ª Fiera di Lendinara Regolamento della Società Comica Giovanni Ferracin N ei primi anni dell’ottocento a Lendinara non esisteva ancora un teatro stabile, si sarebbe dovuto attendere fino al 1814 perché venisse inaugurato il teatro Ballarin da tutti invocato. Nel frattempo i nostri teatranti locali erano costretti a recitare in teatri ‘artificiali’ allestiti di volta in volta. Ne parla Francesco Nobile nell’introduzione all’opuscolo “Descrizione del nuovo Teatro di Lendinara”, che ricorda che in tempi lontani ne erano stati costruiti nel Palazzo Dolfin, nel Palazzo Pretorio, nel palazzo PerolariMalmignati, nel palazzo Conti e “finalmente, dopo riedificato il palazzo del Comune, detto la Loggia, vi si costruiva quasi ogni anno il nostro teatro artificiale con molto decoro, formando una ringhiera all’intorno della Sala, e ornandola di decenti senarj”. E’ certamente in questa sede che nel 1804 avvengono le rappresentazioni organizzate dalla Società Comica, con un proprio ordinamento che viene inviato ai soci, e che viene qui sotto trascritto. Da notare che viene citato il Bertazzi, che poi sarà socio del Ballarin per la realizzazione del teatro, mentre i Ballarin non sono ancora a Lendinara, vi arriveranno solamente due anni dopo, nel 1806. Il Direttore della Società Comica Al Citt.° Socio Malmignati Giorgio Onde con ogni buon ordine proceda tutto ciò che riguarda le prossime Comiche Rappresentazioni, credo bene avvertirvi Cittadino Socio delle seguenti discipline che voi sarete compiacente di osservare come inerenti anco al già prestabilito nelle due ultime Sessioni da noi tenute. Pmo. Quel socio che per il giorno 29 corr. non avrà mandato nella Sala le 10 Careghe che gli spetta di dare non avrà diritto alcuno a viglietti di Careghe. Lo stesso non potrà pretendere posto alcuno nel Palco degli Associati se non vi avrà per il giorno stesso mandato due Careghe. Sdo. A evitare ogni confusione, ogni Socio dovrà contrassegnare col proprio nome le sue Careghe Tzo. Ogni Socio avrà le proprie Careghe una dietro all’altra in una sola fila per lungo della Sala: in tal modo ogni socio ne avrà una in cadauna fila. 4° Li numeri spettanti ad ogni Socio saranno estratti a sorte Sabato mattina 29 corr. Il primo nome estratto avrà la prima fila in lungo entrando nella Sala, il secondo avrà la seconda, ecc. 5to. Ogni Socio sarà responsabile della persona che avrà fatto entrare col suo viglietto, e dovrà indispensabilmente sopra di questo registrare il nome della persona a cui servirà. 6to. Ogni socio avrà due viglietti a stampa che gli servirà per li suoi posti in Palco. Potrà prestare simili viglietti a persona di sua condizione per farla entrare in sua vece nel Palco. Nessuno però senza la scorta del viglietto che sarà presentato al Custode potrà entrare nel detto Palco. 7°. Ogni socio proibirà ai propri domestici di occupare la sala se prima non sia cominciata la Rappresentazione, e allora non potranno prender posto se non negli andj sotto la Ringhiera. 8°. Il Cittadino Bertazzi Socio farà consegnare a cadaun socio i proprj viglietti il giorno antecedente la Recita. 9°. I Cittadini Gherardini e Bertazzi rimangono depositarj di n. 16 Careghe nella ringhiera superiore. Queste saranno a disposizione dei Soci per servire ai forastieri. Ogni Socio che le ricerca dovrà significare il nome dei forastieri a quali vorrà far servire le Careghe. Sicuro che troverete necessarie, e utili queste discipline, sarete compiacente di uniformarvi con precisione. Ho il piacere di salutarvi con amicizia. Il Direttore Il Seg. Gherardini 46 Fiera di Lendinara 350ª Simonetta Rovere e il Teatro Danza Corrente Marco Scarazzati U na vita spesa nella danza quella di Simonetta Rovere, coregografa e ballerina di Lendinara tra le più apprezzate a livello nazionale . E la consacrazione è arrivata verso la fine dell’anno scorso con l’invito a salire, assieme ad una parte della sua compagnia Teatro Danza Corrente, sul celebre e prestigioso palco del teatro Ariston di Sanremo. Figlia d’arte, fin da piccola le giornate di Simonetta Rovere sono accompagnate dal suono del clarinetto del padre insegnante di musica, e dal ritmo della batteria del fratello, un connubio perfetto tra armonia e ritmo. Inizia quindi fin da giovane lo studio del pianoforte e della danza e si perfeziona con maestri di fama internazionale. Si dedica presto all’insegnamento della danza e della coreografia, fonda a Lendinara il Centro Studi Professionali per la Danza e si specializza in Counselor di Psicoterapia Palcoscenico dell’Ariston iniziando nel contempo importanti collaborazioni con artisti italiani e internazionali della danza, del teatro e del cinema, tra cui Giorgio Albertazzi e Giorgio Celli. Entra a far parte della compagnia del teatro del Lemming, danzando con Thierry Parmentier, mentre continua a studiare le discipline dello spettacolo che lei considera stret- tamente interconnesse, danza, musica, canto, recitazione. Alterna l’attività di insegnante danzando con il Balletto di Roma con la partecipazione a tournée, grazie anche all’incontro con il famoso danzatore André De la Roche, calcando i più importanti teatri italiani, e portando con sé alcune delle sue migliori allieve. Ha partecipato con un lavoro recitato e danzato al festival del cinema di Trieste, alla presenza di Luis Sepulveda e Gianni Minà, che hanno mostrato di apprezzare il suo spettacolo. Con la sua compagnia ha creato importanti musical di successo, da La Favola Mia, tributo musicale alla vita di Renato Zero, a un Fremito d’Ali sulla vita di Padre Pio, a Opera Palladio, ispirato alla vita di Andrea Palladio. Con questo ultimo lavoro ha ideato, prima al mondo, il Cinemusical, una nuova forma di spettacolo, in cui si fondono danza, cinema e teatro. Lo spettacolo Opera Palladio le è valso l’invito a Sanremo, cui ha partecipato assieme ai suoi allievi migliori: Greta Borella, Daniela Meneghesso, Serena Cavalletto, Sara Chinaglia, Alice Pistolin, Giulia Menardo, Irene Rovere, Cristina Timaco, Samantha Zerbinato, Serena Previati, Irene Segantin, Giulia Ciclamini, Giorgia Borella e Alex Galvan. Una bella soddisfazione per Simonetta Rovere, per i suoi allievi e per le sue allieve aver danzato ed essersi fatti apprezzare in un teatro così famoso davanti ad una platea che ospitava più di mille spettatori. Valery Rosa Pois TWIN-SE Simona Ba T rbieri Oscalito A BBRIC La FA INO del L Intimo uomo.donna Abbigliamento Lendinara (Ro) - Via Cavour, 4 - Tel. 0425 642282 - Email: [email protected] 47 350ª Fiera di Lendinara Valle della Buora Claudio Vallerini T ra le frazioni di Ramodipalo e di Salvaterra sorge l’Oasi faunistica Valle della Buora, una singolare area umida di circa 5 ettari di superficie costituita da due grandi corpi idrici artificiali realizzati verso il 2005 dal Consorzio di Bonifica Polesine Adige Canalbianco con finalità di irrigazione e raccolta delle acque di piena. Il terreno agrario sul quale oggi sorge l’Oasi, fino al 2003 uno degli ultimi ambienti naturali dell’altopolesine, transitava su un paleoalveo in fase terminale, ed era costituito da due estesi avvallamenti disposti su entrambi i lati del Canale Valdentro; presumibilmente a causa della mancanza di valore commerciale, in quell’anno fu oggetto di un intervento di bonifica non autorizzato che mirava a trasformarlo in area produttiva. La vigilanza degli ambientalisti, che da tempo monitoravano il pregevole sito naturale anche per via aerea, ha portato all’attuale utilizzo da parte del Consorzio di Bonifica, che lo ha concesso in gestione al WWF Rovigo, autorizzandone un intervento di riforestazione. Dalle antiche carte topografiche esistenti, ma anche dalla ricognizione aerea, si può evincere che tutta l’area dove oggi sorge fu oggetto di importanti opere di bonifica alla fine del 1600, e ancora fino a pochi decenni fa la Buora, localmente denominata La ponta o Val de Brocco, ove stagionalmente vi lavoravano decine di addetti alla raccolta e macerazione della canapa, era considerata un luogo insalubre. Inospitale per abitarvi, indubbiamente, ma privilegiato da pescatori e cacciatori, che là vi trovavano abbondante presenza di tinche, carpe, pescigatto e rane e avifauna migratrice che, a differenza di altrove, trovava un ambiente ricco di incolti, fossi, filari con piante da fusto e arbusti, piante palustri, prati e terreni allagati, un ambiente ideale per l’upupa, il torcicollo, l’usignolo, il rigogolo, ma anche per specie ben più rare quali la schiribilla, il re di quaglie e il tarabuso. Offriva inoltre riparo a mammiferi quali la donnola, la faina, il pipistrello di Dowbenton (pipistrello acquatico) e il il mustiolo (il più piccolo mammifero europeo), mentre tra i rettili era possibile trovare la testuggine palustre europea, il ramarro e la natrice, tutte e 48 tre ancora presenti, seppur con popolazione molto ridotte. Il WWF, nel tentativo di ricostruire quanto esistente in precedenza, ha messo in campo un notevole ed impegnativo Progetto Pilota che, alla fine dei lavori, costituirà per tutto il suo gruppo di tecnici e volontari una preziosa scuola di ricostruzione degli habitat. Dopo una lunga indagine ornitologica effettuata da chi scrive (2006-2008), che ha permesso di identificare oltre 80 specie nidificanti o di passo nell’area, il progetto di ripristino ambientale (curato da Eddy Boschetti, Presidente del WWF Rovigo, dal dott. Gianni Benetti e dal dott. Francesco Crestani) ha visto finalmente la riforestazione delle rive dei due invasi attraverso la messa a dimora di essenze arboree caratteristiche della vegetazione planiziaria locale, ancora sporadicamente presenti ai margini dei coltivi, ma tenendo in particolare considerazione le caratteristiche del paesaggio agrario tradizionale. Gli alberi e gli arbusti sono stati quindi piantati alternandoli in maniera irregolare in modo tale da riprodurre una condizione di effettiva spontaneità, e le varie piante sono state disposte in modo da creare un profilo leggermente sinuoso. Le piantumazioni, alle quali hanno contribuito il WWF realizzando un proprio vivaio in sede (denominato Arca di Noè vegetale), il Consorzio di Bonifica, il Corpo Forestale dello Stato e il Comune di Badia Polesine, sono state effettuate da decine di volontari e hanno comportato la posa di alcune migliaia di piante. Nel tentativo di ricreare i filari esistenti in loco sono state posizionate piante da fusto (quercia, acero campestre, frassino e olmo) nel mezzo delle quali sono stati posizionati arbusti (fusaggine, sambuco, melo, prugnolo selvatico e rosa canina) idonei alla nidificazione e alimentazione della fauna selvatica. Per alcune aree era stata prevista invece la posa di specie vegetali più legate all’acqua quali l’ontano nero, il salice rosso, il salice grigio, il salice da ceste, la tifa e il carice, nella speranza che alcuni uccelli individuati nell’indagine ornitologica potessero finalmente ritornare (attualmente, infatti, nell’invaso maggiore, è presente un discreto canneto dove nidificherebbero il cannareccione, la cannaio- Fiera di Lendinara la, l’usignolo di fiume e il tarabusino). Un progetto affine alla riforestazione ha visto invece la posa di alcuni nidi artificiali per uccelli acquatici, abbastanza numerosi soprattutto nel periodo migratorio, che breve tempo dopo la competente e minuziosa realizzazione da parte di Corrado Carone e la posa da parte del dott. Stefano Ferrari con la sua canoa, ha portato alla presenza, senza però nidificazione, di un esemplare di mignattino (ved. immagine allegata), una visita che ha suscitato una notevole soddisfazione tra i promotori del progetto, anche perché la suddetta specie non era mai stata osservata in precedenza. Le zattere nido artificiali, presenti in tre esemplari, vengono attualmente utilizzate da vari uccelli acquatici (tra i quali il martin pescatore) che le utilizzano come base di osservazione dalle quali lanciarsi in cerca di pesciolini, e sono prese a modello per analoghi progetti di colonizzazione faunistica. È stata inoltre realizzata una pozza per anfibi, in modo da agevolarne lo sviluppo preservandoli dai 350ª predatori, mentre un gruppo di pescasportivi di Trecenta e Ceneselli (Associazione Carpisti Polesani) ha effettuato un monitoraggio accertando la presenza di una decina di specie ittiche, di grandi dimensioni seppur prevalentemente autoctone. In varie occasioni, soprattutto il 25 aprile di ogni anno, giornata delle Oasi WWF, i cancelli vengono aperti e il pubblico accede liberamente, trovando i volontari che li accompagnano, con binocoli e cannocchiali, a osservare gli animali nel loro ambiente. In queste occasioni vengono anche liberati degli animali precedentemente curati al Centro Recupero Animali Selvatici di Canaro, clinica veterinaria diretta dal dott. Luciano Tarricone, convenzionata con l’Amministrazione provinciale di Rovigo. Tra le specie liberate vi sono ricci, poiane, civette, gallinelle d’acqua. Quanto pianificato dalla sinergia di numerose figure che hanno a cuore la salvaguardia dell’ambiente, è dunque visibile oggi in un luogo che si avvicina il più possibile a quello che esisteva fino ad un decennio fa, anche se quello che è andato distrutto non sarà più riproponibile; ma l’esperienza proposta, grazie al Progetto Pilota, rimane un modello per attività simili, che vengono studiate da altre associazioni naturalistiche e presentate in tesi di laurea. Tutto per la pesca sportiva - Pasture Canne a partire da ö5,50 e mulinelli a ö9,00 Riparazione di canne e mulinelli DISTRIBUTORE DI PRODOTTI Piazza Risorgimento, 5 - LENDINARA Tel. 0425.601000 49 350ª Fiera di Lendinara Vita musicale a Lendinara primi anni 60 - I Fantasmi Ramis Tenan C orreva l’anno 1965. In quel periodo imperversavano le canzoni italiane dei vari Festival di Sanremo e quelle inglesi dei Beatles, e nei giovani di allora amanti della musica leggera e con attitudine a suonare qualche strumento musicale pulsava il desiderio di costituire un gruppo musicale; e sulla scia di quelli in voga in quegli anni, su iniziativa del sottoscritto, nel maggio del 1965, nacque il primo complesso totalmente lendinarese, che in un primo momento si chiamò I Fredar. Ne facevano parte, con me alla tastiera, gli amici Carlo Cibotto al basso, Germano Mandruzzato, detto Pua, alla chitarra, Roberto Prearo detto Fischio alla batteria e Franco Gasparetto detto El Biso come cantante. Il repertorio della formazione andava dal genere melodico al rock. Si imparava e si imitava ascoltando i dischi allora in voga e seguendo le partiture musicali che ci facevamo mandare dalla case editrici musicali. Si provava in una saletta del Cinema Teatro Famiglia (ora Mignon) utilizzando un modestissimo impianto di amplificazione e un microfono messi a disposizione dall’amico Torquato Tasso. Poche le attrezzature, poche risorse economiche, ma tanta allegria e tante soddisfazioni. La presentazione ufficiale al pubblico avvenne il 4 giugno 1965 presso il Cinema Famiglia. In quella occasione si esibirono anche il fisarmonicista Franco Mancuso e la cantante Carla Brombin che riscossero moltissimi applausi. Pochi giorni dopo, il 10 giugno, i Fredar organizzarono assieme alle Acli di Lendinara la “Prima rassegna di piccoli cantanti”, che vide la partecipazione di oltre 50 bambini tra i 6 e i 12 anni. Il marengo d’oro messo in palio dal Comune di Lendinara, ad imitazione dello Zecchino d’oro, fu conquistato dalla piccola lendinarese Alessandra Tomanin di sette anni con la canzone “Ogni Volta, ogni volta”. L’anno dopo il complesso prese il nome de I Fantasmi, entrarono e si alternarono nel gruppo altri amici, come Adriano Cibotto e Paolo Ballarin. Contemporaneamente il complesso accompagnava i piccoli cantanti che parteciparono alla seconda e terza edizione del Marengo d’oro. Il gruppo si esibì anche in diversi teatri e centri polesani, Fratta Polesine, Crespino, Rovigo presentando alche altri cantanti apprezzati, come il bravo Sergio Zevio con i brani “Amici miei” e “Granada” e la giovane Carla Brombin con la canzone “Mi sono innamorata”. Nell’ultimo periodo il complesso fu ospite fisso al castello di Valbona e cambiò il nome in The wise men; gli strumenti restavano fissi là per cui non fu più la possibilità di effettuare prove. Quest’ultimo periodo, il migliore, durò circa un anno, e poi, per motivi diversi, lavoro, servizio militare ed altro si sciolse. NOTIZIE IN BREVE Tradizioni scomparse Tutti alla Rotta a mangiare uova Fra le tradizioni dei lendinaresi ormai dimenticate, ricordiamo quella del giorno delle ceneri. Fino a metà degli anni 50, nel mercoledì delle ceneri, che un tempo spesso era anche vacanza, i 50 giovani si recavano a piedi o in bicicletta fino alla Rotta Sabadina, sulla sponda nord dall'Adige, e presso l'osteria del posto andavano a mangiare uova. Non è chiaro il motivo di questa usanza, di cui non resta più alcuna traccia, forse era una specie di trasgressione per la quaresima incipiente, o forse era un'ultima occasione di fare festa in qualche modo prima del periodo quaresimale. Fiera di Lendinara 350ª Vita musicale a Lendinara anni 60 - The Mister Sound Ennio Bellucco D ue giovani appassionati di musica andavano spesso ad ascoltare le prove de I Fantasmi: erano Francesco Marchina e Luigino Rigato, che poi sarebbero stati l’ossatura portante del futuro gruppo The Mister Sound. Dapprima i due, insieme a Germano Mandruzzato (detto Pua) e Gianni Paiola, diedero vita a un complesso che chiamarono The Black Panthers. Abbandonato presto questo nome, a Marchina (voce e chitarra) e Rigato (voce e basso) si unirono Bruno Ravazzolo (batteria) e Paolo Ballarin (tastiera), dando origine al nucleo storico del gruppo The Mister Sound. Attorno a questa formazione base ruotarono nel tempo, via via, Mario Bertoncello, cantante, Maurizio Raimondi alla batteria, Germano Mandruzzato alla chitarra e Franco Berlin alla tastiera. Dopo qualche anno Ballarin Foto di Alvise Bassi e Ravazzolo lasciarono il gruppo e così restarono i due componenti storici, Marchina e Rigato, a cui si aggregarono gli altri citati; ci fu anche la collaborazione saltuaria di Massimo Mandruzzato alla chitarra e di Franco Gasparetto come voce. Gli inizi, come sempre accade, furono difficili, fatti di tanta buona volontà. A eccezione di Ballarin, che aveva fatto studi musicali, tutti i membri della band erano autodidatti. Le prove si tenevano in un capannone di via XXV aprile, ma poi la sede cambiò spesso, con strumenti acquistati a rate firmando tante cambiali. Il genere musicale era il rock melodico anni ’60, canzoni di Gianni Morandi, Equipe 84, Rocks e altri. Ma i The Mister Sound eseguivano anche canzoni composte di proprio pugno, e tra queste il cavallo di battaglia era “Amore sincero” di Marchina e Mandruzzato. Gli anni ’67-’70 sono stati il periodo d’oro, in cui i The Mister Sound suonavano tra l’altro a tutte le feste dell’Unità, dell’Avanti e dell’Amicizia della zona. La loro musica animava anche le serate al Sandalo d’Argento, la sala da ballo di via Perolari in cui erano una presenza fissa. Dopo il 1970 la band si è presa una pausa di qualche anno per impegni vari e ha ripreso l’attività con buon ritmo negli anni ’80. La band si è esibita al teatro Ballarin nel 1985, poco prima che il teatro chiudesse i battenti, poi nel 2008, nell’anno successivo alla riapertura del teatro, tenendo un concerto che ha riscosso un successo strepitoso. Oggi il gruppo è praticamente sciolto, ma i due fondatori Rigato e Marchina sono ancora spesso invitati a esibirsi in feste private, per far rivivere le atmosfere musicali dei mitici anni ’60 in cui i The Mister Sound hanno lasciato il segno nella scena musicale locale. Trattoria & Pizzeria Da Vasco di Bonetti Maria (Sabbry) Via L. Fava, 8 - 45026 Lendinara (RO) Tel. e Fax 0425 641700 ci potete trovare su Facebook alla pagina DA VASCO RISTORANTE PIZZERIA 51 350ª Fiera di Lendinara 50 anni di pallavolo con la Polisportiva Città di Lendinara Ennio Bellucco I l 2015 è un anno speciale anche per la pallavolo lendinarese, poiché la Polisportiva Città di Lendinara compie 50 anni. Fu un gruppo di ragazzi che frequentava la parrocchia di San Biagio a dar vita nel 1965 a una società sportiva per poter praticare in particolare lo sport della pallavolo, partecipando in modo continuativo a tornei e ai campionati ufficiali della federazione. Prima di allora il volley a Lendinara era praticato solo a scuola e nel periodo estivo nelle parrocchie, grazie ai seminaristi in vacanza e alla loro esperienza in collegio. Non è quindi un caso che tra i protagonisti della costituzione della Polisportiva Città di Lendinara all’ombra del campanile di San Biagio ci fossero tre ex seminaristi, Noris (Luciano) Fioravanti detto Fiorin, Osvaldo Cavetti e Franco Marchesin. Assieme a loro, tra gli altri, c'erano Maurizio Ferracin, Romano Tognolo, Gianni Bertazzo, Angelo Busollo, Sergio Manfrinato, Giacomo Mazzali e Graziano Fini che, sotto la guida del cappellano parrocchiale don Licio 52 Boldrin (divenuto famoso qualche anno dopo come protagonista della trasmissione televisiva Rischiatutto), si attivarono per la costituzione della società. La Federazione italiana pallavolo non era ancora presente a Rovigo, e fu necessario andare fino a Trieste per le pratiche necessarie. Due o tre anni dopo si formò il settore femminile con atlete che in precedenza giocavano presso l’Istituto Immacolata come Laura Trevisan, le sorelle Annalisa e Daniela Zorzan, le gemelle Marta e Tosca Malagugini, Renata Mazzucco, Rosa Baccaglini, Carla Viaro, Lidia Santato e altre. In questo periodo factotum della società era Luigi Zorzan, ma in quegli anni iniziali ebbe grande importanza anche la passione e la dedizione del parroco monsignor Giuseppe Casazza, che a volte saltava la messa per accompagnare le squadre nelle trasferte. La società, battezzata come polisportiva, per alcuni anni diede spazio anche a pallacanestro e judo; la pratica del primo sport prese poi altre strade nella realtà locale e l’arte marziale fu abbandonata, mentre il volley restò come sport principe per la polisportiva, praticato ininterrottamente dalla fondazione. L’attività era resa difficile dalla mancanza di impianti idonei: nella bella stagione i ragazzi si allenavano all’aperto, dietro la chiesa, mentre col cattivo tempo e per gli incontri ufficiali usavano la palestra della scuola media “Mario”, in cui lo spazio era a malapena sufficiente. L’ impianto all’aperto fu ricavato usando la terra rossa scartata dal circolo del tennis, che all’avvio di ogni stagione sistemava l’unico campo allora esistente, setacciandola e distendendola sul campo con tanta buona volontà fino a ottenere un risultato dignitoso. Con la società collaborava anche la scuola media, e a prestare il suo operato come medico c’era Saverio D’Amico, allora ancora studente di medicina e insegnante di educazione fisica. Nel 1970, cinque anni dopo la fondazione, fu un evento negativo a condurre a una svolta in Fiera di Lendinara fatto di impianti: un incendio distrusse il cinemateatro parrocchiale, probabile cornice degli esordi teatrali di Carlo Bagno, e su accorata richiesta dei giovani pallavolisti, sostenuti anche da alcuni adulti come Renzo Ghinato, al suo posto venne costruita una piccola palestra che consentì alla polisportiva di 350ª avere a disposizione l’impianto all'aperto e indoor. Ghinato resterà poi da protagonista nella società fino al 1999, occupando nel tempo i vari ruoli di presidente, segretario o semplice consigliere, ma sempre punto di riferimento fondamentale. Nel frattempo, per un fenomeno che interessa tutta la provincia di Rovigo, anche a Lendinara la pallavolo maschile è praticamente sparita e oggi si coniuga quasi solo al femminile. Durante questi 50 anni la società ha avuto alti e bassi, ma ha comunque sempre svolto un ruolo importante nell'educazione di tanti giovani e tante giovani. Sotto il profilo agonistico ha raggiunto sotto la presidenza di Angelo Busollo la serie D sia nel settore maschile che femminile, con atleti esclusivamente lendinaresi, e in anni recenti l'arrivo di un importante sponsor ha consentito di approdare alla serie C. gioielleria donegà lendinaracentrostorico 콯 0425 600649 Il Gioiello dell'Amore 53 350ª 54 Fiera di Lendinara Fiera di Lendinara NOTIZIE IN BREVE 350ª Fuga in acqua Un tempo era pericoloso “andare a morose” in certe piccole frazioni. Ecco il racconto di un “cittadino” (che chiameremo Antonio) che ha avuto una brutta esperienza in questo senso. Siamo alla fine degli anni ’50 Antonio viene invitato ad una festa da ballo in una casa privata a Sabbioni. Ci va, naturalmente col vestito “da festa”, e balla tutta la sera con una delle più belle ragazze del luogo. La faccenda non passa inosservata e i giovani del posto non gradiscono; per fortuna la ragazza a un certo punto si accorge di strani movimenti e quando la festa finisce ed è il momento di tornare a casa, avverte: “Attento, probabilmente ti aspettano sulla via del ritorno”. Antonio si avvia guardingo verso casa e, arrivato in vista della strada arginale, la via obbligata per il ritorno, vede che c’è del movimento, sei o sette persone lo stanno aspettando. È un giovane piuttosto aitante e pensa: “Se fossero un paio, non avrei timore, me la caverei, ma sei o sette sono troppi”. E allora prende una drastica decisione: piano piano, senza farsi scorgere sale sulla strada arginale, la attraversa e scende in acqua, vestito di tutto punto e con la bicicletta, (per fortuna il livello dell’acqua consentiva di camminare) e si avvia, sempre in acqua, verso Lendinara; piano piano, supera con la massima circospezione il punto in cui lo stanno aspettando, e finché non è a una distanza di sicurezza non risale sulla riva, tutto bagnato fradicio, quasi a Ramodipalo. È lecito chiamarsi Denis Il tribunale di Rovigo presieduto dal dott. Domenico Raspini, si è trovato ancora una volta alle prese con la vecchia legislazione fascista in materia di stato civile, particolarmente con l'art. 72 che vieta l'imposizione di nomi stranieri.Al bando era questa volta il nome Denis. La sentenza (omissis) è scaturita da un ricorso presentato da Sante Tomasin da Lendinara, per la rettificazione dell'atto di nascita del figlio natogli il 14 maggio scorso, in quanto l'ufficiale di stato civile aveva rifiutato di imporre al neonato il nome Denis, ritenuto straniero. Il p.m. aveva chiesto che il tribunale respingesse il ricorso del Tomasin “rilevando come il nome Denis sia inglese, in contrasto appunto con l'art. 72 dell'ordinamento dello stato civile”. Il tribunale è stato di diverso avviso e ha emesso in proposito una interessante sentenza, nella quale si precisa che “per nome straniero non debba intendersi qualsiasi nome che tragga origine da una lingua straniera dal momento che sono tanti i nomi ritenuti italiani e in effetti non lo sono per origi- ne e neppure per fonetica. Infatti – prosegue la sentenza – a giudizio del tribunale non debbono considerarsi stranieri: i nomi italianizzati; i nomi che non hanno avuto bisogno di italianizzazione in quanto il loro è già un suono 'italiano'; i nomi stranieri usati in Italia e che non hanno avuto bisogno di italianizzazione perché il loro suono non è ostico alle orecchie italiane. Il nome Denis – conclude la sentenza – appartiene certamente alla terza categoria”. (La Stampa del 22.7.1964) 6LVWHPLG·LUULJD]LRQH 1JB[[BMF,FOOFEZ'5FM (JBDDJBOPDPO#BSVDIFMMB DFOUSPDPNN*M'BSP5FM /86,$9LDGHOO·$UWLJLDQDWR 7HO IXWXUDHQJLQHHULQJ#YLUJLOLRLW 55 350ª Fiera di Lendinara Facciata interna del vecchio ospedale Umberto I, demolita a metà degli anni '70 Per gentile concessione di Bertilla Targa La luna gioca a rimpiattino col campanile - Foto di Alvise Bassi 56