Emigrazione Il biglietto per questa grande avventura l’avevo staccato l’autunno dello scorso anno insieme al Prof. Alberto Devoto (Università di Cagliari), che ricopre da qualche anno l’importantissimo incarico di Addetto Scientifico presso l’Ambasciata d’Italia a Washington. Il buon ‘’feeling’ instauratosi immediatamente tra di noi mi fu di grande incoraggiamento per proseguire nella definizione di un progetto ambizioso che aveva come scopo primario quello di portare la nostra isola nel palcoscenico più visibile, Manhattan, proprio in occasione della nostra “festa nazionale”. Per alcuni anni ho partecipato, in rappresentanza dei Sardi, a numerosi eventi organizzati da altre associazioni italiane, o da Regioni in prima persona, e ogni volta mi sono chiesto se mai anche i Sardi avessero, un giorno, potuto essere protagonisti. Tra l’altro, mi piace sottolineare che i Sardi riscuotono tanta simpatia, lo sento dire sempre ovunque. Gli scambi di idee con il Prof. Devoto mi convinsero che era arrivata l’ora, per questo evento, bastava osare di più, la collaborazione di tutti era assicurata. D’altronde non si poteva tradire la fiducia che l’Assessorato al Lavoro aveva riposto nel Circolo Shardana. C’era da individuare una bella sala al centro di New York, un posto altrettanto in vista nel New Jersey e, cosa molto importante, un teatro che facesse al caso nostro, perché parte del progetto era, appunto, portare dalla Sardegna un gruppo teatrale che recitasse in Sardo. Il tutto però da realizzare con il budget previsto approvato dall’Assessorato al Lavoro. Era finalmente arrivato il momento di accontentare i numerosi Sardi che da tempo reclamavano qualcosa di molto visibile, per non essere sempre secondi agli altri gruppi regionali. Con l’aiuto di Daniela Puglielli, titolare virtuosa dell’agenzia Accent-PR con sede nel New Jersey e a Milano, il lavoro si é protratto per mesi, fino a che non é uscito il primo comunicato stampa, che ci ha proiettati ben oltre i confini del nostro Circolo: a New York, in Italia, in Sardegna e naturalmente su Internet (Yahoo! News). A quel punto non ci potevamo permettere la minima pausa o tentennamento. Furono spediti inviti a tante persone, dai singoli soci del Circolo, a imprenditori del mondo italiano e americano, a gente del mondo dell’arte e spettacolo, della TV, della stampa specializzata. Nel frattempo cercavo anche di districarmi nel mondo dell’export sardo, in quanto, per far quadrare i conti, occorreva anche l’aiuto di sponsor. Con mia grande sorpresa ne avevo trovato subito alcuni ben lieti di darmi una mano; in fondo, per loro, i nostri eventi rappresentavano una forma di promozione gratuita. E cosi si é arrivati al fatidico giorno, venerdì 30 Aprile. Gli splendidi locali della New York Academy of Science si prestavano benissimo al nostro progetto. Con una dose extra di nervosismo, in tre-quattro ore siamo riusciti ad adornare i locali con dei bellissimi poster della Sardegna, con eleganti composizioni floreali, il sottofondo musicale appena percettibile; all’entrata abbiamo sistemato, un bel tavolo con abbondante materiale pubblicitario inviatoci dalla Regione, tra cui una bellissima rivista, “Sardegna” che ognuno ha pensato bene di portarsi via. Nel gran tavolo principale, invece, le tante LUGLIO 2006 • 75) “Sa Die de sa Sardigna” a Manhattan e Jersey City Successo del progetto Sardegna da scoprire realizzato dal circolo Shardana - Il contributo del prof. Alberto Devoto, addetto scientifico dellAmbasciata dItalia - Manifestazioni per far conoscere lIsola Commedia in limba di Antonio Garau a Broadway belle cose offerte: vini pregiati, mirto formaggi gustosi, la bottarga (che é sparita in un baleno), il delizioso torrone Pruneddu di Tonara, andato anch’esso a ruba (sotto lo sguardo assai compiaciuto di Antonello Pruneddu, venuto appositamente per festeggiare assieme ad un gruppo di Sardi); i deliziosi dolci offerti da una ditta sarda, e quelli freschi portati la sera prima direttamente dall’isola dai vacanzieri al seguito dei teatranti. Non poteva ovviamente mancare un assaggio di malloreddus al sugo di salsiccia, preparato dal bravo chef Antonello Ghessa. L’incontro era stato organizzato con la formula di “Open House”: la gente viene, si ferma, assaggia, chiacchiera e poi, solitamente, dopo una mezz’ora va via. Ma dopo quattro ore abbiamo dovuto soccombere all’invito dei responsabili del locale: il tempo a nostra disposizione era abbondantemente scaduto e agli invitati si é dovuto educatamente comunicare che la festa era finita. I partecipanti erano veramente tanti e, di qualità: Sardi, Italiani, Americani, alcuni venuti da Washington, Boston, e anche da località molto più distanti. Dalla lontana città Winnipeg, nel Canada, ci ha onorato con la sua presenza il geometra Antonio Spanu, emozionatissimo, a dir poco (“ho scelto davvero l’occasione migliore per visitare New York, e partecipare a questa grande festa, incontrare tantissimi conterranei, sono commosso come non mai”). Oltre a Sardi di vecchia immigrazione, ne sono venuti tanti anche di recente immigrazione, quella tecnologica, “cervelli” sardi sbarcati a New York per studio e ricerca. Prodotti delle scuole sarde, che prestano la loro opera in alcune delle più note istituzioni di New York; chi in ospedali rinomati (Columbia Presbyterian, Mount Sinai, St. Vincents’, Sloan-Kettering, Flushing), chi in scuole famose (New York University, Columbia). Per chi non lo sapesse, infatti, a rappresentare la Sardegna a New York ci sono al momento medici specializzati in Cardiochirurgia, Pediatria, Neuropsichiatria Infantile, Psicologia, Neurochirurgia, Cardiologia, direttori di Ospedali, Biologi impegnati in alta ricerca, manager di informatica, di finanza, di gastronomia. Uno dei ViceConsoli quasi non credeva che la lontana isola (che spesso non appare nemmeno nelle cartine dell’Italia che talvolta sono raffigurate nelle insegne di alcuni negozi e ristoranti italo-americani; fatto molto strano, ma vero) avesse un così alto numero di studiosi negli Stati Uniti. Davanti ad un pubblico attentissimo, é spettato al Professor Devoto illustrare i punti storici salienti de “Sa Die de sa Sardigna”. Era una cosa piacevole vedere tante persone interessate anche alle vicende storiche della nostra isola, e che, contemporaneamente, mostravano di gradire assai i prodotti gastronomici offerti, a riprova dell’alta qualità di ciò che di meglio la Sardegna produce. A Jersey City, grossa città dirimpetto a Manhattan, da un paio d’anni esiste il Museo Italiano dell’Emigrazione, ospitato in una semplice e dignitosa palazzina a tre piani: il posto ideale per la seconda tappa del nostro viaggio. É stata una “Open House” sulla falsariga del giorno precedente. Ma stavolta il pubblico era diverso: oltre ai numerosi Sardi del New Jersey, gran parte dei partecipanti era formata da italo-americani e americani amanti di tutto ciò che é Italia. Erano presenti anche alcuni importatori del ramo eno-alimentare operanti nello stato del New Jersey. I locali erano molto accoglienti, elegantemente addobbati con immagini bellissime di panorami sardi. Il pubblico ha naturalmente gustato tutte le delizie offerte, come si era verificato la sera prima a Manhattan. Dopo il mio breve saluto di benvenuto ai presenti in rappresentanza della comunità sarda, ha parlato il Prof. Alberto Devoto, riepilogando il significato della festa e mettendo in risalto alcuni aspetti della Sardegna moderna, la ricerca in primo luogo. Il Dr. Paolo Toschi, Console del New Jersey, ha tenuto a sottolineare l’ ottima organizzazione e la proficua attività pro-Sardegna e pro-Italia del Circolo Shardana,, “ai cui eventi vado sempre con tanto piacere, anche perché, 25 oltre alla simpatica compagnia, offrono sempre le delizie gastronomiche che abbiamo qui oggi”. Ma la ciliegina sulla torta era l’evento di domenica 30. Molti Sardi si sono ritrovati, a Broadway, per un appuntamento a dir poco indimenticabile: la performance in Sardo di una divertente commedia di Antonio Garau, “Cicciu Fruschedda”. Il teatro era gremitissimo, oltre il lecito, in quanto oltre ai Sardi hanno partecipato alcuni professori universitari di lingue romanze, studenti e simpatizzanti della Sardegna, attratti da questa occasione più unica che rara. Ognuno aveva a disposizione il libretto con il testo in Sardo, Italiano e Inglese; ma per coloro che non capivano il Sardo non c’era problema alcuno, era sufficiente seguire attentamente la gestualità, spettacolare, dei componenti il cast del Teatro Tragodia (di Mogoro): Virginia Garau, Giuseppe Onnis, Nicola Melis, Agostina Maccioni, Paolo Garau, Caterina Peddis. Gli applausi scroscianti, in diversi momenti dello spettacolo, hanno apposto il sigillo del successo a questa grande performance. Era presente, attratta dalla pubblicità delle ultime settimane, anche Rai International, che ha effettuato un servizio molto interessante. Mentre gli spettatori si trattenevano per il rinfresco, il gruppo dei teatranti si é riversato su Times Square, con ancora indosso i costumi di scena, tra la curiosità della moltitudine dei passanti. All’entrata del teatro restava affissa, bene in vista, la locandina di “Ciicciu Fruschedda”, con accanto la Bandiera dei Quattro Mori. Numerosi passanti, incuriositi, si fermavano a guardare quella insolita bandiera; alcuni Sardi, a “guardia”, con un bel sorriso, come per bilanciare la comprensibile difficoltà di comunicazione, spiegavano che si trattava del vessillo della Sardegna, la perla del Mediterraneo. Forse qualcuno si é ricordato di quel vessillo sardo, che alcuni mesi fa era stato elegantemente sfoggiato dagli atleti sardi durante la corsa maratona di New York. La comunità sarda é rimasta molto soddisfatta delle manifestazioni sarde, anzi raggiante; in particolar modo quelle persone di età più avanzata e quelli alter che in Sardegna non hanno la fortuna di andare molto spesso. Tornando indietro col pensiero, ho ripercorso questi mesi di incessante lavoro; mi sono soffermato anche su alcuni momenti di mezzo sconforto, quando cominciavo a rendermi conto che il tanto atteso progetto “New York, Sardegna da scoprire” forse era una cosa più grande di me. Grazie tante al mio caro amico compaesano Efisio Floris, che non mi ha fatto mai mancare il supporto materiale e morale, sin dall’inizio. Grazie naturalmente anche all’Assessorato al Lavoro che ha creduto nelle nostre capacità, nella nostra voglia impellente di fare qualcosa per la Sardegna. Il bilancio delle manifestazione é andato ben oltre le aspettative, ci ha ripagato ampiamente e può costituire il giusto stimolo per il prossimo futuro. Tutto al fine di permettere al nord-America di “scoprire” finalmente la Sardegna e che essa possa essere visitata da un numero sempre maggiore di viaggiatori. Con Alberto Devoto ci siamo detti arrivederci a Luglio, in Sardegna, in occasione di un altro piccolo-grande evento, il seminario Sardegna-USA Scambi Globali. Il viaggio continua... Bruno Orrù