MINISTERO DELL’INTERNO DIPARTIMENTO DEI VIGILI DEL FUOCO DEL SOCCORSO PUBBLICO E DELLA DIFESA CIVILE Guida su Terreno non Preparato “La competenza non ha surrogati; la buona volontà, il coraggio, lo spirito di sacrificio, l’ingegno estemporaneo non servono molto, anzi in mancanza di competenza possono essere nocivi. Agli uomini di buona volontà è promessa la pace sulla terra, ma nelle situazioni di emergenza guai a chi si fida dei soccorritori che dispongono solo di buona volontà.” Primo Levi 1 Corso Guida su Terreno non Preparato Finalità del corso Approfondire conoscenza e uso di autoveicoli progettati per la locomozione fuoristrada, mirata ad accrescere il bagaglio tecnico del Vigile del Fuoco che, sempre più frequentemente, a causa della particolare morfologia del territorio su cui si trova ad operare, viene continuamente messo a dura prova per: - spegnimento di incendi boschivi; - soccorso a persone; - nelle calamità naturali; - penetrazione in zone impervie. 2 Obiettivi del Corso Al termine della settimana ognuno di voi sarà in grado di conoscere : - le cinque caratteristiche tipiche di un fuoristrada; - le caratteristiche dei vari ostacoli e tecniche di superamento; le caratteristiche dei terreni cedevoli ed a scarsa aderenza; la manovra di sicurezza; la meccanica di base di un veicolo 4x4. 3 Obiettivi del Corso e di completare un percorso : - superando i vari ostacoli applicando le corrette tecniche di guida; - assumendo la corretta posizione di guida; ottimizzando l’uso di frizione, cambio, riduttore, ecc.; applicando le manovre di sicurezza; recuperando e trainando un veicolo; garantendo la sicurezza degli occupanti e del veicolo. 4 Struttura del corso Lunedì Teoria Prime note di tecnica per l’approccio al veicolo fuoristrada; caratteristiche e preparazione del veicolo 4x4. Posizione di guida. Comportamento del veicolo 4x4 senza e con trazione integrale inserita; traiettorie. Area test: Applicazione di quanto trattato in aula, prime prove di guida e presa dimestichezza del mezzo. Martedì Teoria Trasmissione del moto. Trazione integrale inseribile, trazione integrale permanente. Concetto di massima pendenza; salita, linea di massima pendenza, manovra di sicurezza. Discesa. Sospensioni. Pneumatici. Area test: Manovra di sicurezza. Salita. Discesa. 5 Struttura del corso Mercoledì Teoria: Ostacoli naturali: dossi, buche, twist, tronchi massi gradini, solchi, fenditure, trincee, terreni coperti; inclinazione laterale. Area test: Applicazione di quanto trattato in aula. Superamento ostacoli in sequenza in circuito. Giovedì Teoria: Scarsa aderenza su terra, ghiaia, neve, ghiaccio anche in passaggi in laterale, fango. Recupero veicolo. Guado. Area test: Applicazione di quanto trattato in aula. 6 Struttura del corso Venerdì ESAMI FINALI: - test di valutazione teorica (scheda quiz) - prova pratica (percorso che prevede il superamento dei vari ostacoli trattati durante il corso). 7 Guida su Terreno non Preparato Il corso ha una durata di cinque giorni, con orario: lunedì – giovedì ore 08,00 - 17,00 (pausa ore 09,30 – 09,40 / pranzo ore 12,30 – 13,30) venerdì 08,00 – 14,00 (pause ore 09,30 – 09,40 / 12,30 – 13,00) 8 Buon lavoro 9 CARATTERISTICHE DI UN VEICOLO FUORISTRADA Al termine di questa lezione sarete in grado di individuare e conoscere: • • • • • struttura portante profilo inferiore trazione sospensioni rapporti di trasmissione 10 STRUTTURA PORTANTE La struttura portante è spesso formata da un telaio a longheroni e traverse alla quale sono ancorati sia la carrozzeria sia gli organi meccanici. Traverse Longheroni 11 SCOCCA PORTANTE La carrozzeria svolge la funzione di “ossatura” del veicolo, per questo viene rinforzata nei punti critici di maggiore sollecitazione con l’ausilio di lamiere opportunamente dimensionate. 12 PROFILO INFERIORE I parametri caratteristici di un veicolo fuoristrada sono: • ANGOLO DI ATTACCO • ANGOLO DI USCITA • ANGOLO DI DOSSO • ALTEZZA MINIMA DA TERRA • ANGOLO DI RIBALTAMENTO LATERALE • LUCE DA TERRA • MASSIMO GRADINO AFFRONTABILE • ALTEZZA MASSIMA DI GUADO AFFRONTABILE 13 ANGOLO DI ATTACCO • Espresso in gradi individua la capacità del mezzo di affrontare una rampa partendo dal piano orizzontale senza che la parte anteriore interferisca con il terreno. • Tale angolo può diventare angolo di uscita se si affronta l’ostacolo in retromarcia. 14 ANGOLO DI USCITA • Espresso in gradi individua la capacità del mezzo di superare una rampa partendo dal piano orizzontale, senza che la parte posteriore, più sporgente del veicolo, interferisca con il terreno. • Tale angolo può diventare angolo di attacco se si affronta l’ostacolo in retromarcia. 15 ANGOLO DI DOSSO • È l’angolo che bisogna considerare affinchè il veicolo non tocchi il terreno con la parte inferiore. 16 ALTEZZA MINIMA DA TERRA • E’ la distanza minima tra il suolo ed il punto più basso del veicolo. • E’ genericamente individuata ottimale per i mezzi leggeri una distanza non inferiore ai 20 cm. Altezza minima da terra h 17 ANGOLO DI RIBALTAMENTO LATERALE Individua il limite del mezzo nell’affrontare un passaggio inclinato oltre il quale si ha il ribaltamento. 18 LUCE A TERRA Spazio compreso tra la parte inferiore del veicolo ed il suolo, compreso fra la ruota anteriore e quella posteriore dello stesso lato. Luce a terra 19 MASSIMO GRADINO AFFRONTABILE Altezza massima di un ostacolo superabile senza che questo vada ad urtare con il mezzo. 20 ALTEZZA MASSIMA DI GUADO Limite massimo della profondità dell’acqua che il mezzo può affrontare in sicurezza. Questo limite varia da veicolo a veicolo, non oltrepassare mai i limiti forniti dal costruttore. Tutti i mezzi (se non specificatamente indicato) sia leggeri sia pesanti non sono anfibi ma tollerano temporaneamente il passaggio in acqua o fango. 21 TRAZIONE INTEGRALE I veicoli leggeri con quattro ruote motrici si definiscono vetture a trazione integrale e si dividono in due grandi gruppi: • a trazione integrale inseribile, detti anche veicoli part time • a trazione integrale permanente, detti anche veicoli full time 22 SOSPENSIONI Funzione: - assorbire le asperità del terreno e rendere confortevole la marcia, - garantire la massima aderenza delle ruote sul terreno. Importante è l’escursione (allungamento)che il sistema di sospensioni è capace di garantire. Maggiore è l’escursione, migliore è l’aderenza della ruota sul terreno sconnesso. 23 RAPPORTI TRASMISSIONE MOTO La trasmissione del moto alle ruote è abbinata all’uso di un riduttore al cambio. Il riduttore agisce su tutte le marce, demoltiplicando i rapporti rispetto al normale. Su alcuni veicoli fuoristrada il riduttore è sostituito con un primo rapporto molto corto detto primino. 24 25 POSIZIONE DI GUIDA Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere: - corretta regolazione del sedile, - corretta posizione degli arti, - corretta posizione delle mani sul volante. 26 POSIZIONE DI GUIDA Regola primaria nella guida in fuoristrada è: SICUREZZA INNANZI TUTTO - Tutti gli occupanti del veicolo devono avere le cinture di sicurezza sempre allacciate. - I finestrini devono essere alzati per evitare possibili infortuni al viso. 27 POSIZIONE DI GUIDA Sedile regolato in modo da consentire: - di premere in modo corretto i pedali (fino in fondo), - giusta distanza del busto dal volante (postura di guida raccolta, avambraccio che forma un angolo retto quando impugna il volante ), - schienale in posizione pressoché verticale (migliore visibilità, migliore valutazione degli ostacoli, mantenimento in asse delle vertebre). Il piede sinistro deve essere ben appoggiato sul pianale a lato della pedaliera, mai sul pedale della frizione. 28 POSIZIONE DI GUIDA POSIZIONE DELLE MANI DURANTE LA GUIDA • La corona del volante deve essere impugnata rispettando la posizione delle ore 10 e 10 oppure delle 09 e 15 se le “razze” del volante non permettono la prima posizione, • i pollici vanno poggiati sul volante e mai all’interno. 29 POSIZIONE DI GUIDA 30 POSIZIONE DI GUIDA POSIZIONE DELLE MANI DURANTE LA MANOVRA DI RETROMARCIA • Se abbiamo la possibilità di effettuare la manovra di retromarcia girando all’indietro il busto, la mano sinistra deve essere posta in alto al centro della corona, con il pollice, solo in questo caso, che abbraccia quest’ultima. • Se ciò non fosse possibile, la manovra dovrà essere effettuata sfruttando gli specchi retrovisori esterni, mantenendo quindi le mani nella posizione delle “10 e 10” oppure “09 e 15”. 31 POSIZIONE DI GUIDA 32 POSIZIONE DI GUIDA IMPOSTAZIONE DELLE MANI NELL’AFFRONTARE UNA CURVA. Ipotesi di curva verso destra: la mano destra si sposta verso la mano sinistra, quando la mano destra è vicina alla sinistra, impugna la corona del volante e “tira” verso destra, mentre la sinistra rilascia leggermente la corona, così fino al completamento della curva. 33 POSIZIONE DI GUIDA IMPOSTAZIONE DELLE MANI NELL’AFFRONTARE UNA CURVA. Nel rientrare non dobbiamo far scivolare la corona del volante fra le mani, ma accompagnarlo. 34 35 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere: - concetto di aderenza, - comportamento del veicolo in curva: Traiettorie. 36 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA CONCETTO DI ADERENZA Il veicolo per avanzare deve trasferire il moto generato dal motore sul terreno. Questo avviene per mezzo della catena cinematica. L’attrito tra il pneumatico ed il terreno è l’ultima fase di questo trasferimento. 37 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA CONCETTO DI ADERENZA • ADERENZA (grip): resistenza che il fondo stradale, oppone al movimento delle ruote. Essa dipende dal tipo di superficie su cui si muove il veicolo. • L’aderenza si calcola moltiplicando il peso del veicolo per il coefficiente d’aderenza o d’attrito. • Il coefficiente d’attrito è la resistenza che i vari materiali e le diverse superfici oppongono al movimento. 38 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA CONCETTO DI ADERENZA COEFFICIENTI DI ATTRITO O ADERENZA (VALORI INDICATIVI) • • • • • • • Fondo ghiacciato Fondo con neve sciolta Fondo con fango Fondo asfaltato bagnato Fondo asfaltato liscio Fondo asfaltato ruvido Fondo asfaltato uniforme e granuloso 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,8 39 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA CONCETTO DI ADERENZA • Aderenza Longitudinale: forza che si sviluppa in senso longitudinale all’asse del pneumatico. Consente di avanzare, accelerare e frenare. • Aderenza Laterale o trasversale: forza che permette al veicolo di sterzare. 40 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA TRAIETTORIE • Ruote anteriori: utilizzano l’aderenza laterale per sterzare e l’aderenza longitudinale per frenare. • Ruote posteriori motrici: utilizzano in prevalenza aderenza longitudinale per avanzare e frenare; 41 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA A.Longitudinale TRAIETTORIE A.Trasversale Un veicolo che ha tutte e quattro le ruote motrici, utilizza sempre sulle ruote posteriori aderenza longitudinale per avanzare, su quelle anteriori utilizza entrambe le aderenze, longitudinale e laterale, perché le ruote anteriori sono sia motrici sia direzionali. 42 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA TRAIETTORIE • Il comportamento di un veicolo fuoristrada con trazione integrale inseribile, nel momento in cui si muove con il solo ausilio della trazione sull’asse posteriore, è quello tipico di un’autovettura a trazione posteriore. • Percorrendo una curva a bassa velocità, le ruote rotoleranno lungo la traiettoria che corrisponde all’angolo di sterzata. • Con l’aumento della velocità, il veicolo tenderà al “sovrasterzo”. 43 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA TRAIETTORIE Comportamento del veicolo in curva, con trazione sull’asse anteriore inserita. Per effetto delle due aderenze, longitudinale e laterale, che vanno ad agire sull’asse anteriore, il veicolo nell’affrontare una curva: - a velocità moderata avrà un effetto “neutro”, - con l’aumento della velocità si avrà una propensione al “sottosterzo”. L’effetto sovrasterzo e sottosterzo aumentano con l’aumentare della velocità. 44 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA TRAIETTORIE • Un fuoristrada a trazione integrale permanente ha un comportamento, su strada, “neutro”. • Nel momento in cui su di un veicolo a trazione integrale permanente, si blocca il differenziale centrale, ha un comportamento simile ad un fuoristrada a trazione integrale inserita. 45 COMPORTAMENTO DEL VEICOLO FUORISTRADA TRAIETTORIE TRAZIONE SULLE RUOTE POSTERIORI TRAZIONE SULLE QUATTRO RUOTE 46 47 LA CATENA CINEMATICA Al termine di questa lezione sarete in grado di individuare e conoscere: l’insieme degli organi meccanici che permettono il trasferimento del moto dal motore alle ruote in un veicolo fuoristrada. 48 LA CATENA CINEMATICA La catena cinematica è l’insieme degli organi meccanici che permettono il trasferimento del moto dal motore alle ruote. In un veicolo fuoristrada tradizionale gli organi che la compongono sono: • il motore • il cambio • il gruppo di ripartizione/riduzione • i giunti • gli alberi di trasmissione • i differenziali • i semiassi • i mozzi 49 LA CATENA CINEMATICA Motore Riduttore/ ripartitore Cambio Albero di trasmissione Semiassi Semiassi Giunti Albero di trasmissione Differenziale anteriore Differenziale posteriore 50 IL MOTORE • Il motore è l’organo che crea il movimento. Con il suo funzionamento si ottiene la trasformazione del moto lineare in moto rotatorio. Ciò avviene per mezzo dell’albero motore, il quale lo invia al cambio. • La maggior parte dei veicoli fuoristrada adotta motori a gasolio. 51 IL MOTORE I motori a gasolio sono preferiti: • per la notevole coppia disponibile a bassi regimi • per la maggiore robustezza e quindi durata • per le basse velocità di rotazione • per il minor pericolo d’incendio e di scoppio • per il minore tasso di inquinamento • per consumi contenuti • per le minori problematiche in presenza d’acqua • per un maggior effetto di freno motore dovuto alla maggior compressione 52 IL CAMBIO • Il cambio è un dispositivo attraverso il quale viene inviato alle ruote un numero di giri inferiore, uguale o superiore rispetto a quello trasmesso dal motore. • Nel veicolo fuoristrada il cambio è posto tra la frizione ed il gruppo di riduzione ripartizione. 53 GRUPPO DI RIPARTIZIONE/RIDUZIONE Il gruppo di ripartizione/riduzione è un dispositivo che permette di trasmettere e suddividere, la motricità all’asse posteriore ed all’asse anteriore. Nei veicoli a “trazione integrale permanente”, il ripartitore è sostituito da un differenziale centrale. 54 GRUPPO DI RIPARTIZIONE/RIDUZIONE • Il riduttore è un meccanismo che demoltiplica ulteriormente il moto tra l’albero motore e le ruote, permettendo di avere a disposizione un numero doppio di marce. • L’inserimento del riduttore, salvo diversa indicazione della casa costruttrice del veicolo, deve avvenire rigorosamente a veicolo fermo. 55 RIDUZIONE AI MOZZI O RIDUZIONE LATERALE Per aumentare la forza motrice, alcuni veicoli fuoristrada adottano un’ulteriore riduzione posta sui mozzi delle ruote (riduzione ai mozzi o riduzione laterale). 56 I GIUNTI La soluzione tecnica adottata per consentire all’albero di trasmissione di poter girare e variare la propria inclinazione è l’adozione di un sistema di giunzione chiamato giunto cardanico o giunto a crociera. 57 I GIUNTI Il giunto cardanico è formato da un pezzo metallico a forma di croce, chiamato crociera, imperniato su due forcelle perpendicolari fra loro. Con il variare dell’inclinazione, cambia la distanza tra ponte e transfert per questo motivo sull’albero di trasmissione è posto un altro tipo di giunto, chiamato giunto o manicotto scorrevole. 58 I GIUNTI Nel ponte anteriore, le ruote motrici sono anche sterzanti, spesso hanno un’inclinazione molto accentuata rispetto ai semiassi. Per risolvere il problema, la maggioranza delle case costruttrici monta sull’asse anteriore dei giunti detti omocinetici. 59 I GIUNTI I fuoristrada possono esser dotati di particolari giunti, costituiti da un anello poligonale in gomma stretto fra due flange. Giunto elastico 60 IL DIFFERENZIALE Il moto dal gruppo ripartizione/riduzione passa, attraverso gli alberi di trasmissione, ai due differenziali: posteriore e anteriore. 61 IL DIFFERENZIALE • Nel veicolo fuoristrada a trazione integrale inseribile sono presenti due differenziali, uno sull’asse posteriore e uno sull’asse anteriore. • Nel veicolo fuoristrada a trazione integrale permanente, essendo la forza motrice sempre ripartita su tutte e quattro le ruote, sono presenti tre differenziali, poiché, come già detto, il differenziale centrale sostituisce il gruppo di ripartizione del moto tra gli alberi di trasmissione. 62 IL DIFFERENZIALE Blocco manuale - Autobloccante Il bloccaggio del differenziale viene attuato quando la sua azione risulta non funzionale per la marcia in fuoristrada. Ruota con aderenza Ruota priva di aderenza Ruota con aderenza Ruota priva di aderenza Il bloccaggio viene ottenuto mediante l’applicazione di particolari dispositivi che entrano in funzione azionati dal conducente (bloccaggio manuale) o in modo automatico (autobloccante). 63 IL DIFFERENZIALE Blocco manuale - Autobloccante DIFFERENZIALE BLOCCABILE O MECCANICO (blocco manuale) Differenziale che può essere bloccato solo con un comando azionato dal conducente. Rende solidale i due semiassi di uno stesso ponte (blocco 100%). DIFFERENZIALE AUTOBLOCCANTE Differenziale con sistema automatico di bloccaggio (senza l’intervento del conducente) che interviene quando una delle ruote di uno stesso ponte supera una certa percentuale di slittamento rispetto all’altra. (poiché i differenziali autobloccanti si attivano anche in curva, la percentuale di “blocco” va dal 25% al 40%) 64 IL SEMIASSE Il semiasse, o semi albero, posto trasversalmente al senso di marcia, è l’elemento che collega ciascuna ruota motrice alla scatola del differenziale. Semiasse installato su sospensione a ponte rigido Semiasse installato su sospensione a ruote indipendenti 65 I MOZZI A RUOTA LIBERA • I mozzi a ruota libera, utilizzati nei veicoli a trazione inseribile, rendono le ruote, non in trazione, svincolate dagli organi della catena cinematica. • Si riducono così rumore, vibrazioni, usura degli organi meccanici interessati e consumo di carburante. 66 SCHEMA MOZZI A RUOTA LIBERA disinseriti inseriti 67 68 LA TRAZIONE INTEGRALE Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere: - Le caratteristiche di un veicolo a trazione integrale inseribile (part time) - Le caratteristiche di un veicolo a trazione integrale permanente (full time) 69 LA TRAZIONE INTEGRALE I veicoli a trazione integrale si dividono in due grandi gruppi: • A trazione integrale inseribile, detti anche veicoli part time • A trazione integrale permanente, detti anche veicoli full time. 70 TRAZIONE INTEGRALE INSERIBILE • Marcia normale: solo un albero di trasmissione trasmette movimento al relativo asse (generalmente il posteriore). • Trazione integrale inserita: anche l’altro asse riceve il movimento (generalmente l’anteriore). L’intero sistema di trasmissione contribuisce all’avanzamento del veicolo. 71 TRAZIONE INTEGRALE INSERIBILE Lo schema più diffuso di veicolo a trazione integrale è quello con motore anteriore, trazione normale posteriore, trazione anteriore inseribile, gruppo di ripartizione/riduzione all’uscita, o separato, dal cambio. 72 TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE • Trazione integrale permanente: entrambi gli alberi, trasmettono il movimento ai relativi assi, l’intero sistema di trasmissione contribuisce costantemente all’avanzamento del veicolo. • Adottando questo sistema è indispensabile la presenza di un terzo differenziale, detto anche differenziale centrale o longitudinale. • Il terzo differenziale ha anche la funzione di ripartitore. 73 Differenziale anteriore Ruota priva di trazione Ruota senza aderenza Terzo differenziale attivo Ruota priva di trazione Ruota priva di trazione Differenziale posteriore 74 Differenziale anteriore Ruota priva di trazione Terzo differenziale bloccato Ruota senza aderenza X Ruota con trazione Ruota con trazione Differenziale posteriore 75 TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE 76 TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE 77 TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE Terzo differenziale, quali sono le ragioni? • Differenti velocità di rotazione dei due assi che percorrono una curva: - impongono all’asse più lento un’andatura maggiore, - conseguenti forti sollecitazioni meccaniche, - perdita della traiettoria. 78 TRAZIONE INTEGRALE PERMANENTE Terzo differenziale, quali sono le ragioni? La presenza del terzo differenziale serve a “differenziare” le diverse velocità di rotazione degli assi, consentendo di affrontare una curva su terreno preparato, senza alcuna sollecitazione o perdita di direzionalità. 79 TRAZIONE INTEGRALE INSERIBILE - PERMANENTE Curva su un terreno con buon coefficiente di aderenza: il comportamento di un veicolo a trazione integrale permanente con terzo differenziale bloccato E’ IDENTICO al comportamento di un veicolo a trazione integrale inseribile con trazione inserita. 80 TRAZIONE INTEGRALE INSERIBILE - PERMANENTE Percorso con fondo a scarsa aderenza Trazione integrale inserita o terzo differenziale “bloccato”: tutte le sollecitazioni degli organi meccanici, causate dalla mancata differenza di rotazione tra gli assi, sono scaricate attraverso lo slittamento delle ruote consentito dalla scarsa aderenza del fondo. 81 TRAZIONE INTEGRALE INSERIBILE - PERMANENTE • Veicolo a trazione integrale inseribile è d’obbligo inserire la trazione, solo ed esclusivamente, quando si viaggia su terreno non preparato. • Veicolo a trazione integrale permanente è d’obbligo bloccare il differenziale centrale quando si viaggia su un terreno non preparato. 82 83 TECNICHE DI GUIDA SUPERAMENTO OSTACOLI Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere: - Le tecniche di superamento di salite e discese - Le manovre particolari di sicurezza 84 SALITE • • • • • Durante la marcia in fuoristrada, la presenza di salite e discese impone spesso la ricognizione a piedi, accorgimento che consente di: rimuovere eventuali ostacoli lungo il percorso (sassi, rami, tronchi,ecc), valutare la consistenza del terreno verificandone l’aderenza, valutare la reale pendenza, conoscere la morfologia del percorso, Scegliere il giusto rapporto. 85 LINEA DI MASSIMA PENDENZA Dopo la ricognizione è necessario individuare la traiettoria da percorrere che dovrà sovrapporsi, per quanto è possibile, alla linea di massima pendenza. 86 LINEA DI MASSIMA PENDENZA Affrontando una pendenza andiamo a modificare la distribuzione del peso che grava sugli assi del mezzo: in salita l’asse anteriore si alleggerirà ed il posteriore sarà gravato di un peso maggiore. 87 LINEA DI MASSIMA PENDENZA Se la traiettoria non corrisponde alla linea di massima pendenza (in funzione dell’inclinazione che il veicolo assume): • • • • ripartizione dei pesi diversa su tutte le ruote, precario stato di equilibrio, limitazione all’avanzamento in salita, alta probabilità rischio di ribaltamento. E’ bene ricordare che quando si affronta una salita, è imperativo mantenere la marcia scelta fino al raggiungimento della cima. 88 SALITA - DISCESA Distribuzione dei pesi VETTURA IN PIANO VETTURA IN SALITA 250 kg 250 kg 150 kg 150 kg 250 kg 250 kg 350 kg 350 kg Peso equilibrato sugli assali Avantreno alleggerito Retrotreto appesantito Linea di massima pendenza = miglior punto di equilibrio possibile 89 SALITA - DISCESA Distribuzione dei pesi VETTURA IN SALITA 150 kg VETTURA IN SALITA CON TRAIETTORIA DIAGONALE ALLA LINEA DI MASIMA PENDENZA 150 kg 100 kg 350 kg 350 kg Avantreno alleggerito 200 kg 300 kg 400 kg Retrotreto appesantito Spostamento dei pesi sulle ruote a valle con perdita di aderenza alle ruote a monte Traiettoria diagonale alla linea di massima pendenza = alto rischio di ribaltamento laterale 90 SALITA - DISCESA La pendenza viene convenzionalmente indicata in gradi o % 22,5° o 50% 45° o 100% 10 mt 5 mt 10 mt Salita di 10 mt di dislivello, con punto di arrivo a 10 mt perpendicolare dal punto di inizio. 10 mt Salita di 5 mt di dislivello, con punto di arrivo a 10 mt perpendicolare dal punto di inizio. All’aumentare della pendenza si determina un considerevole aumento di peso dovuto alla resistenza opposta dalla salita. Prendendo ad esempio il nostro veicolo a cui abbiamo attribuito un peso di 1000 kg, si calcola che affrontando una pendenza del 100% si ha un aumento di peso (resistenza) di circa 700 kg !!! 91 MANOVRA DI SICUREZZA Percorrendo una salita, se il veicolo non è più in grado di procedere e si è fermato: - si dovrà tornare al punto di partenza in condizioni di massima sicurezza, - affrontare nuovamente la salita correggendo l’errore. 92 MANOVRA DI SICUREZZA Per tornare al punto di partenza in retromarcia, esiste una particolare manovra, chiamata: “manovra di sicurezza” di semplice esecuzione ma che richiede attenzione, coordinamento ed evita momenti di “folle”. 93 MANOVRA DI SICUREZZA Veicolo fermo lungo la salita: • spegnere il motore qualora non fosse già accaduto • Premere contemporaneamente il freno e la frizione • Inserire la retromarcia • Rilasciare la frizione 94 MANOVRA DI SICUREZZA Rilasciare lentamente il pedale del freno: - accertarsi che la retromarcia sia effettivamente inserita (controllare visivamente la leva del cambio). - Il veicolo deve rimanere fermo, letteralmente “appeso” al cambio Controllare che le ruote siano allineate al veicolo 95 MANOVRA DI SICUREZZA • Posizionare la mano sinistra sulla sommità del volante • Voltasi per controllare la visibilità • Con i piedi distanti dai pedali, effettuare la messa in moto • A motore acceso iniziare la discesa - I piedi devono rimanere lontani dai pedali - Se necessario dare un po’ di gas per garantire direzionalità al veicolo 96 TELEGRAFATA La manovra si effettua premendo e rilasciando ritmicamente il pedale dell’acceleratore con la stessa intensità e durata: • spostamento del pesi sul veicolo dall’asse posteriore a quello anteriore e viceversa, • la veloce accelerazione del pneumatico, scarica il fango trattenuto nella scolpitura del battistrada del pneumatico. 97 TELEGRAFATA Si provoca lo spostamento dei pesi dall'asse posteriore a quello anteriore durante la fase di rilascio ( A ), e da quello anteriore a quello posteriore nella fase di accelerazione ( B ). A B 98 REMATA La manovra si effettua ruotando lo sterzo alternatamente da sinistra verso destra e da destra verso sinistra: • Spostamento dei pesi da destra verso sinistra e viceversa, • Le “spalle” dei pneumatici vanno a “lavorare” meglio sul terreno aumentando l’impronta a terra. 99 REMATA Con questa tecnica si sfrutta lo spostamento dei pesi, in senso laterale: -da sinistra verso destra quando si sterza a sinistra, -da destra verso sinistra quando si sterza a destra. VOLANTE A SINISTRA = IL PESO SI SPOSTA A DESTRA VOLANTE A DESTRA = VOLANTE AL CENTRO = IL PESO SI SPOSTA A SINISTRA EQUILIBRIO DEI PESI 100 ATTENZIONE QUESTE DUE MANOVRE VANNO SEMPRE EFFETTUATE DURANTE IL SUPERAMENTO DI UNA SALITA, MAI IN DISCESA. 101 DISCESE Affrontando una discesa è opportuno mantenere sempre il veicolo lungo la linea di massima pendenza - Ricognizione - 102 DISCESE Non bisogna premere la frizione o azionare energicamente il freno. Il piede sinistro deve essere saldamente appoggiato sul pianale, posizione utile anche per trattenere il pilota ben saldo al sedile. 103 DISCESE Scelta del giusto rapporto del cambio Un rapporto lungo (con riduttore inserito) è da preferire ad uno troppo corto, a bassa velocità i pneumatici non riescono a mantenere l’aderenza, tendendo a scivolare, mentre a velocità superiore la presa sarà migliore. 104 DISCESE In caso di perdita di aderenza la manovra opportuna è quella di dare un po’ di gas: - riporta peso sul retrotreno, - permette di riprendere aderenza sull’asse posteriore, - consente una migliore direzionalità del mezzo. 105 106 SOSPENSIONI Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere le tipologie, le funzioni, le caratteristiche, i pregi e i difetti delle sospensioni. 107 SOSPENSIONI Sospensione: insieme degli elementi che consentono di ancorare le ruote al telaio o alla carrozzeria portante del veicolo. PONTE RIGIDO CON ELEMENTI ELASTICI A MOLLA A BALESTRA CON ELEMENTI ELASTICI A MOLLA ELICOIDALE RUOTE INDIPENDENTI CON ELEMENTI ELASTICI A BARRA DI TORSIONE 108 SOSPENSIONI A PONTE RIGIDO La sospensione a ponte rigido è costituita da una struttura tubolare, nella cui parte centrale si trova una “boccia” (dove alloggiano gli ingranaggi del differenziale), all’interno si trovano i semiassi alle cui estremità sono poste le ruote. - catena cinematica più semplice, - minor numero di giunti, - semplicità di costruzione, - facilità di manutenzione - solidità 109 SOSPENSIONI A PONTE RIGIDO 110 SOSPENSIONE A RUOTE INDIPENDENTI - Nella sospensione a ruote indipendenti i semiassi destro e sinistro non sono solidali gli uni agli altri. - Il differenziale è ancorato al telaio del veicolo, per trasferire il moto alle ruote occorrono giunti di collegamento sia con il differenziale sia con le ruote. 111 SOSPENSIONE A RUOTE INDIPENDENTI 112 PREGI E DIFETTI • Nelle sospensioni a ponte rigido gli organi meccanici che trasferiscono il moto alle ruote sono sempre solidali tra loro, consentendo una maggior escursione alle ruote e permettendo di avere, sul terreno sconnesso, tutte le ruote a terra con indiscutibile vantaggio per la mobilità in fuoristrada. • Nelle sospensioni a ruote indipendenti, avendo una minore escursione e quindi una minore capacità di adattarsi al fondo, a parità di difficoltà, le ruote possono anche staccarsi da terra. 113 PREGI E DIFETTI • Nella marcia veloce su sterrati o su piste, sui veicoli equipaggiati con ponte rigido, gli ostacoli incontrati da una ruota, comportano il movimento dell’intero ponte con conseguente influenza negativa sulla ruota non interessata dall’ostacolo. • Le ruote indipendenti hanno il vantaggio di non subire interferenze tra loro, garantendo una maggiore stabilità. 114 PREGI E DIFETTI • Sui veicoli dotati di sospensione a ponte rigido, l’altezza minima da terra può risultare inferiore rispetto a quelli equipaggiati con sospensioni a ruote indipendenti, ma rimane invariata quando il veicolo è caricato. 115 PREGI E DIFETTI • Le ruote indipendenti, avendo fissate al telaio la maggior parte degli organi componenti le sospensioni, hanno un’altezza minima da terra più elevata, ma varia in funzione del carico. 116 GLI ELEMENTI ELASTICI Sono elementi, inseriti tra la sospensione ed il telaio, suddivisi in tre tipologie: • molla a balestra • molla elicoidale • barra di torsione 117 GLI ELEMENTI ELASTICI MOLLA A BALESTRA • La molla a balestra, o molla semiellittica, è formata dall’unione di tante foglie d’acciaio di lunghezza sempre minore, unite insieme da staffe. • La foglia più grande alle estremità è dotata di due occhielli attraverso i quali è ancorata al telaio. 118 GLI ELEMENTI ELASTICI MOLLA A BALESTRA • Quando la molla a balestra è costituita da più foglie sovrapposte e di lunghezza differente si parla di “balestra semiellittica”. • Quando la molla a balestra è costituita da una foglia singola di spessore variabile, o da due o più foglie sovrapposte, ma non in contatto tra loro se non nella zona centrale, si parla di “balestra parabolica”. La molla a balestra è un elemento elastico molto robusto, di concezione costruttiva semplice, accetta con disinvoltura forti carichi. 119 GLI ELEMENTI ELASTICI MOLLA ELICOIDALE • E’ costituita da una barra d’acciaio armonico avvolto a spirale. • Le molle elicoidali conferiscono al veicolo un notevole comfort di marcia, una notevole escursione, garantendo un’ottima aderenza a terra. 120 GLI ELEMENTI ELASTICI BARRA DI TORSIONE • La barra di torsione è costituita da una robusta barra d’acciaio armonico a sezione circolare. • Nella parte posteriore, ogni barra, è unita ad una traversa per mezzo di un accoppiamento scanalato (mille righe). • La traversa è saldamente ancorata al telaio. • Nella parte anteriore, la barra è ancorata al braccio oscillante della sospensione. • All’atto del fissaggio, la barra di torsione viene “precaricata”. 121 AMMORTIZZATORI L’ammortizzatore ha la funzione di smorzare rapidamente le vibrazioni del veicolo, ridurre le oscillazioni delle ruote, evitare il sollevamento delle stesse dal terreno. 122 AMMORTIZZATORI Gli ammortizzatori, assieme alle molle, aiutano a ridurre: - sobbalzi, - rollio, - oscillazione, - picchiata in frenata, - appoppamento in accelerazione. Smorzando le oscillazioni della molla, l'ammortizzatore: - mantiene le ruote a contatto con l'asfalto, - stabilizza i movimenti della carrozzeria, - garantisce il comfort di guida. 123 SISTEMI DI ANCORAGGIO: BARRA STABILIZZATRICE - Permette il collegamento delle ruote al telaio o alla scocca. - Consente la libera escursione verticale del molleggio. - Evita moti longitudinali e trasversali tra assi e struttura. 124 125 PNEUMATICI Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere le caratteristiche e la tipologia dei pneumatici. 126 PNEUMATICI Caratteristiche : - buona capacità di rotolamento, - scarsa resistenza all'avanzamento, - buone doti di adattabilità al terreno, - robusta costruzione specie sulle spalle, - buona durata, - silenziosità dì marcia, - prezzo contenuto. Queste doti sono in buona parte assolte dai moderni pneumatici tranne che per quella che più ci interessa: la perfetta aderenza di uno stesso pneumatico a tutti i tipi di terreno. Abbiamo quindi pneumatici specializzati per la marcia su: asfalto, fango, neve, ghiaccio, sabbia, eccetera. 127 PNEUMATICI Tradizionali Pregi: robusta costruzione, ottima tenuta laterale, fianchi molto resistenti, prezzo contenuto. Difetti: normalmente rigidi, poco resistenti alla usura, rotolamento faticoso, scarsa adattabilità al terreno, nessuna possibilità di variare la superficie di impronta a terra. Radiali Pregi: ottimo rotolamento, buona resistenza alla usura, ottima capacità di adattamento al terreno, ottima aderenza, possibilità di variare l'impronta a terra agendo sulla pressione di gonfiaggio. Difetti: fianchi deboli, scarsa tenuta laterale, costo elevato. 128 PNEUMATICI Caratteristiche dei pneumatici specializzati per vari tipi di terreno Pneumatici da fango: - scolpitura del battistrada profonda, - disegno autopulente, - trazione nei due sensi di marcia e sulla battuta esterna delle fiancate. Pneumatico da sabbia: - scolpitura poco profonda, - disegno studiato per evitare l’azione di fresatura del manto sabbioso. 129 PNEUMATICI Caratteristiche dei pneumatici specializzati per vari tipi di terreno Pneumatico da roccia: -grande resistenza dei fianchi. Pneumatico da neve: - scolpitura profonda a solchi ravvicinati, - evidente scolpitura laterale. Soluzioni intermedie offrono buone prestazioni ma difficilmente raggiungono l'ottimo, tuttavia su tipi di terreno a tipologia variabile, queste soluzioni hanno spesso dato i migliori risultati. 130 PNEUMATICI SOTTOGONFIAGGIO Il sottogonfiaggio, assolutamente da evitare nella marcia stradale, si rileva invece utile se non indispensabile nella marcia in fuoristrada, quando ricorrono alcune situazioni particolari: PERCORSO ACCIDENTATO circa il 10% Leggero sottogonfiaggio per aumentare l'area di contatto e migliorare la capacita di "assorbimento“ degli urti della struttura. TERRENO CEDEVOLE fino al 50% circa Riducendo la pressione di gonfiaggio, e quindi la pressione di contatto al suolo, diminuisce l’affondamento e migliora la capacita di trazione. Per limitate percorrenze e velocità molto basse (15/20 km/h), il pneumatico radiale permette di ridurre la pressione la prevista. 131 PNEUMATICI SOTTOGONFIAGGIO SABBIA riduzione massima 30% Una riduzione maggiore della pressione di esercizio comporta scarsi incrementi della capacità di trazione e si rischia di affaticare la struttura del pneumatico. FANGO E NEVE riduzione massima 30% Terreni fangosi o innevati sono spesso caratterizzati da condizioni di compattazione, cedevolezza ed aderenza poco omogenee. Sarà quindi utile valutare omogeneità e capacità di aderenza offerte dallo strato di terreno sottostante, per ridurre la pressione in maniera opportuna. Uno dei limiti alla riduzione della pressione e il pericolo di slittamento o stallonamento del pneumatico sul cerchio, possibilità che cresce con il miglioramento dell'aderenza. 132 133 TECNICHE DI GUIDA SUPERAMENTO OSTACOLI OSTACOLI NATURALI TECNICHE DI SUPERAMENTO, MANOVRE PARTICOLARI E DI SICUREZZA Al termine di questa lezione sarete in grado di : - conoscere il twist, la pendenza laterale, il solco, tronchi, massi, dosso, buche; - le tecniche di superamento 134 TWIST Il “TWIST” è la posizione che si determina quando il veicolo si trova con le ruote diagonalmente opposte prive di aderenza, annullando la motricità. In piano non crea particolari pericoli, in pendenza i rischi sono maggiori. 135 TWIST TECNICHE DI SUPERAMENTO In piano: • imprimere al veicolo la forza di inerzia sufficiente per oltrepassare l’ostacolo. • Se in dotazione, utilizzare il dispositivo di blocco del differenziale posteriore. L’inserimento del blocco del differenziale deve avvenire con le ruote ferme ed in linea con il senso di marcia 136 (mai sterzate). TWIST In salita il veicolo smette di avanzare e tende a retrocedere violentemente. Non appena il veicolo ritroverà aderenza, si avrà un brusco balzo in avanti con forti sollecitazioni agli organi di trasmissione. • Tecnica per superare questo ostacolo: sfruttare una leggera forza d’inerzia, anticipando il “twist” con una modesta accelerata. 137 TWIST • In discesa l’azione frenante del motore diventa nulla, il veicolo compie un balzo in avanti, non essendo più trattenuto dall’aderenza, diventando ingovernabile. • Tecnica per superare questo ostacolo: frenare leggermente prima e durante il passaggio, annullando così l’effetto indesiderato del differenziale. 138 PENDENZA LATERALE ATTENZIONE !!! LE INDICAZIONI DATE PER QUESTO TIPO DI OSTACOLO SONO DI CARATTERE INFORMATIVO, POICHE’, IL SUPERAMENTO DI TALE SITUAZIONE E’ DA CONSIDERARSI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE IN ASSENZA DI ALTERNATIVE ED IN CASO DI ESTREMA NECESSITA’. In caso di terreni a scarsa aderenza, neve, ghiaccio, erba bagnata, il passaggio in pendenza laterale non va mai affrontato. 139 PENDENZA LATERALE Detta anche angolo di ribaltamento laterale: è il limite del mezzo nell’affrontare un passaggio in laterale. Dipende sostanzialmente dalla posizione del baricentro nel veicolo 140 PENDENZA LATERALE Bilanciamento del peso Spostare i pesi a monte soprattutto quelli che provocano un aumento del baricentro del veicolo. In alternativa si scaricano dal mezzo. 141 PENDENZA LATERALE Interventi sul percorso Quando il passaggio rappresenta un rischio elevato, è opportuno scavare una piccola trincea, sufficientemente larga per contenere le ruote a monte. 142 PENDENZA LATERALE Interventi sul percorso Si può costruire di una struttura di sostegno (un tronco con dei picchetti) per le ruote a valle. 143 PENDENZA LATERALE Misure di sicurezza Assicurazione del veicolo con corde e fettucce (se possibile meglio due punti di assicurazione) 144 PENDENZA LATERALE La pendenza laterale va affrontata a velocità bassa e costante. Il veicolo, quando incontra un fondo a scarsa aderenza tende a scivolare a valle. L'unica manovra possibile consiste nello sterzare verso valle, cercando così di contrastare la tendenza del veicolo a scivolare. 145 PENDENZA LATERALE Quando la scarsa aderenza del terreno o il ristretto spazio di manovra ne impediscono l'esecuzione è necessario fermarsi immediatamente assicurare il veicolo e procedere al recupero. 146 PENDENZA LATERALE USO DEL BLOCCO DEL DIFFERENZIALE Durante l'esecuzione di passaggi con pendenza laterale accentuata non bisogna azionare in alcun modo il blocco del differenziale sugli assi. 147 SOLCO LONGITUDINALE • Se profondo, è opportuno non entrarvi; non vi sono difficoltà ad entrare nei solchi, non è altrettanto facile uscirne. • La tecnica per uscire dai solchi profondi è togliere gas al momento della sterzata per favorire l’aderenza laterale del pneumatico. 148 SOLCO TRASVERSALE Tecnica di attraversamento del solco trasversale: - approccio diagonale, entrare nel solco con una ruota alla volta, si avranno sempre tre ruote che esercitano lo sforzo di trazione; - velocità ridotta per evitare che le parti più esposte del veicolo possano entrare in contatto con il terreno in modo brusco. 149 SOLCO TRASVERSALE Se il solco è di grande dimensione si dovrà ridurre la larghezza o la profondità della fenditura, cercando di riempirla con materiale di fortuna. 150 TRONCHI - MASSI • Nell’affrontare questi ostacoli, il conducente deve prendere in considerazione per prima cosa le dimensioni degli stessi, dimensioni che non devono interferire con il profilo inferiore del veicolo. • In presenza di massi, e non potendoli evitare, se le dimensioni lo consentono, si superano passandoci sopra direttamente con le ruote, avendo l’accortezza di controllarne la discesa per evitare possibili urti con il profilo inferiore del veicolo. 151 TRONCHI - MASSI Nel caso in cui l’ostacolo sia un tronco la tecnica di superamento è identica a quella utilizzata per i solchi trasversali, avvicinandosi a bassa velocità e diagonalmente, per superarlo con una ruota alla volta. 152 TRONCHI - MASSI Se le dimensioni sono superiori, occorrerà costruire una piccola rampa di avvicinamento ed un’eventuale di uscita, procedendo poi a bassa velocità. 153 DOSSO Il dosso è un ostacolo costituito da una breve e ripida salita, seguita da un’altrettanta breve e ripida discesa, con il culmine accentuato. • Prima del superamento di questo ostacolo, effettuare una ricognizione a piedi. 154 DOSSO La prima verifica consiste nel valutare l’angolo di attacco; il veicolo dovrà possedere un angolo compatibile con quello che si forma fra il terreno e la rampa di salita. 155 DOSSO La seconda consiste nel verificare l’angolo di dosso, … ed infine verificare l’angolo di uscita. 156 DOSSO L’avvicinamento alla rampa deve avvenire a bassa velocità, accelerando dolcemente appena le ruote cominciano a salire. Fase di avvicinamento: procedere a bassa velocità Fase di attacco: accelerare 157 DOSSO Nel momento in cui si noterà che l’avantreno del veicolo comincia a scendere, alleggerire la pressione sull’acceleratore in modo da consentire la discesa dal dosso, limitando l’utilizzo dei freni (tanto meno frizione ed acceleratore). Fase di superamento: rilascio Fase di uscita 158 BUCHE Sono da considerarsi buche quelle di dimensioni tali da contenere un veicolo. Le buche di grandi dimensioni si possono paragonare a dossi rovesciati, valgono quindi le regole descritte per il superamento del dosso. 159 BUCHE La ricognizione a piedi è indispensabile non solo per valutare gli angoli e la consistenza del fondo, specie se in presenza di acqua, ma soprattutto ad accertarsi che le dimensioni della buca siano tali da contenere il veicolo, al fine di evitare contemporanee interferenze con il profilo inferiore dello stesso.(con probabile sollevamento da terra delle ruote). Angolo di dosso Angolo di dosso Angolo di attacco Angolo di uscita Dimensione della buca Se ci si trova di fronte a terreno cedevole è sconsigliato procedere. 160 161 TECNICHE DI GUIDA SUPERAMENTO OSTACOLI FONDI A SCARSA ADERENZA Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere le caratteristiche e le tecniche di superamento dei fondi a scarsa aderenza. 162 FONDI A SCARSA ADERENZA Rappresentano la condizione più frequente nella guida in fuoristrada. Le tipologie principali sono: - il fango, - la sabbia, - l’erba bagnata, - la neve, - il ghiaccio. 163 FONDI A SCARSA ADERENZA FANGO E SABBIA La tecnica per superare un fondo a scarsa aderenza in presenza di fango o sabbia (pur essendo due fondi diversi la tecnica è simile), è quella di raggiungere una velocità tale da consentire il galleggiamento del veicolo, velocità che dovrà essere mantenuta costante fino al superamento dell’ostacolo. 164 FONDI A SCARSA ADERENZA Nel caso in cui non si riesca a procedere, evitare di accelerare . Innestare la retromarcia e ritentare con maggior decisione, inserendo una marcia più alta. 165 FONDI A SCARSA ADERENZA Il sistema empirico per migliorare l’aderenza è quello di sgonfiare leggermente i pneumatici, aumentandone così l’impronta al suolo. Attenzione: pressioni troppo basse porterebbero la gomma a uscire dal cerchio (stallonamento). Nel superamento di un tratto fangoso, sarà utile l’esecuzione delle manovre di remata e telegrafata. 166 FONDI A SCARSA ADERENZA ERBA BAGNATA - NEVE – GHIACCIO • Procedere a velocità moderata e con estrema prudenza, decelerando in anticipo ed usando con la massima dolcezza il freno. • Accortezza che deve essere maggiore se si percorre un tratto ghiacciato. • In caso di neve o ghiaccio, le catene sono d’obbligo e montate sempre su tutte le ruote motrici. 167 FONDI A SCARSA ADERENZA ERBA BAGNATA - NEVE - GHIACCIO • Una particolare attenzione è richiesta in presenza di discese o salite. • In presenza di neve, e ancor più con ghiaccio, basta una piccola pendenza per rendere estremamente difficile la marcia. 168 169 RECUPERO DEL VEICOLO Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere le tecniche e le attrezzature per la manovra di recupero degli automezzi. 170 RECUPERO DEL VEICOLO In caso di arresto del veicolo, dovuto alle più svariate ragioni: - Intervenire in soccorso con uno o più veicoli di pari o superiori dimensioni. - E’ indispensabile disporre di idonea attrezzatura, è sconsigliato l’utilizzo di “mezzi di fortuna”. - E’ consigliabile dotare il veicolo di presidi, anteriori e posteriori, di adeguata resistenza, opportunamente fissati al longherone del telaio, con un carico di rottura pari almeno al doppio del peso del veicolo. 171 RECUPERO DEL VEICOLO Il fissaggio al gancio, del presidio di collegamento tra i veicoli, deve avvenire mediante un “grillo”, anch’esso con le stesse caratteristiche del gancio traino. 172 RECUPERO DEL VEICOLO E’ assolutamente sconsigliato l’utilizzo di cavi di acciaio per il traino del veicolo, in caso di rottura diventano estremamente pericolosi. Attualmente si utilizzano cinghie in poliestere. Caratteristica della cinghia è quella di avere un elevato carico di rottura sia a strappo che a tensione 173 RECUPERO DEL VEICOLO È consigliabile una cinghia di almeno 10 MT. di lunghezza, al fine di consentire al veicolo trainante un’adeguata distanza da quello in panne. - La cinghia va unita al grillo sempre dalla parte del perno - Il perno di non va avvitato completamente. 174 RECUPERO DEL VEICOLO Recupero classico o recupero lineare (recupero singolo) - È opportuno essere il più possibile allineati con la linea di tiro. - Agganciare i due veicoli, mettere in tensione la cinghia. - La partenza del veicolo trainante deve essere dolce ma decisa. SI NO Il veicolo soccorso deve agevolare l’operazione mantenendo le ruote allineate e dando motricità alle stesse. 175 RECUPERO DEL VEICOLO Recupero a strappo Veicolo intrappolato dal fango o dalla sabbia - Il veicolo soccorritore si porta il più vicino possibile a quello da soccorrere. - La cinghia viene lasciata lenta, a terra, tra i due veicoli, ( il veicolo soccorritore potrà raggiungere una velocità tale da consentigli di “strappare” il veicolo dall’impaccio. 176 RECUPERO DEL VEICOLO Recupero doppio in serie Recupero doppio affiancato Il veicolo soccorritore deve, possibilmente, effettuare il recupero agganciando il mezzo da trainare alla parte posteriore del veicolo. 177 RECUPERO DEL VEICOLO IL VERRICELLO TIPOLOGIE DI VERRICELLO: • MECCANICO • IDRAULICO • ELETTRICO • MANUALE 178 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO MECCANICO - IDRAULICO - Azionati - Adatti dal motore del veicolo, mediante una presa di forza. ad impieghi gravosi. In caso di avaria del motore non sono utilizzabili. 179 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO ELETTRICO - Peso ed ingombro contenuto. - Facile installazione. - Costante manutenzione. - Tempo di funzionamento estremamente limitato. In caso di avaria del motore è possibile utilizzare il verricello elettrico ancora per alcuni minuti 180 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO MANUALE - Buone prestazioni e grande versatilità di impiego. - Pregio di poter esercitare la forza in qualunque direzione. - Lento recupero del cavo. - Utilizzo abbastanza faticoso. 181 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO Dotazione indispensabile accessori: • guanti da lavoro, • cinghia di ancoraggio “ancor winch”, • grilli adeguati al tiro del verricello, • almeno una taglia, • security pad, • calzatoia ruote. 182 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO Il verricello deve essere utilizzato solo per autosoccorso. La portata deve essere adatta al peso del veicolo. È molto utile per spostare oggetti pesanti che ostacolano la marcia. 183 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO - Direzione di tiro: perpendicolare. - Svolgere il cavo fino al giro più interno del rullo del verricello - Operare con il cavo avvolto con un minimo di quattro o cinque giri attorno al rullo, 184 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO Ancoraggio ad un albero o ad una grossa pietra: utilizzare sempre un “ancor winch”. Taglia: - consente di correggere la linea di tiro, obbligandola nella posizione più favorevole, - consente di raddoppiare la forza di tiro di un verricello. 185 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO Tiro semplice Tiro con utilizzo della taglia Security pad 186 RECUPERO DEL VEICOLO VERRICELLO Nel caso in cui il verricello viene impropriamente utilizzato per recuperare un altro veicolo, è opportuno che, il veicolo dotato di verricello, sia adeguatamente frenato mediante utilizzo di calzatoie, ancorato ad altri veicoli o “punti fissi” (piante, massi, ecc.). 187 188 GUADO Al termine di questa lezione sarete in grado di conoscere le caratterestiche e le tecniche di superamento del guado: 189 GUADO Regole da osservare: • sondare il corso d’acqua prima di entrarvi col veicolo, • in caso di guado profondo i finestrini devono essere lasciati aperti (abbandono rapido del veicolo), • cinture slacciate (per facilitare un eventuale evacuazione dell’abitacolo). • accertarsi che le parti elettriche siano ben protette, • individuare l’altezza della presa d’aria del motore (filtro), non deve penetrare acqua nel filtro. • Prevedere più punti d’uscita 190 GUADO 191 GUADO • entrare in acqua diagonalmente a favore di corrente, con innestata una marcia bassa, • mantenere una velocità costante, • in presenza di massi sporgenti dall’acqua procedere passando a monte dell’ostacolo. SI NO 192 GUADO 193 GUADO • una volta usciti, procedere per un breve tratto con il pedale del freno premuto, • controllare che il radiatore sia libero da fango o foglie. 194 195