Manifesto futurista pubblicato sulla Gazzetta del Popolo il 7 settembre 1938 – Anno XVI. Nello stesso anno, ad agosto, Albissola diventava Capitale della Ceramica in Italia. La poetica del Manifesto si incarna nella figura di Tullio d’Albissola, il quale porta nella ceramica l’estetica della macchina e le forze cosmetiche di stati d’animo aviatorili. “Noi futuristi vogliamo fare: la ceramica multitattile; delle simultaneità ceramiche di stati d’animo contrastanti o armonizzanti usando linee forza, toni privi di verismo, forme e colori non narrativi né descrittivi, ma suggestivi; strade o piazze d’oroceramico; vasti e autentici cieli di ceramica irrigati d’acque fresche e grondanti di profumi fiori e sole da vendere.” Marinetti, con la collaborazione di Tullio d’Albissola, riportò al centro una periferia che, in quegli anni, dimostrò la sua importanza. Albissola, centro creativo, da dove si diffusero originali ricerche, tra le quali l’invenzione di libri metallici in lito-latta, realizzati nello stabilimento di Zinola, con testi poetici, scritti dallo stesso Tullio e da Marinetti. Tra i testi più conosciuti “L’anguria lirica”, realizzato in collaborazione con Bruno Munari, che si occupò della grafica delle pagine di latta. Tra i rappresentanti della ceramica futurista, Fillia è uno dei migliori. Si ricorda per tre straordinari “aereovasi”, delicate sculture costituite da semplici elementi geometrici compenetrati, dipinti con colori evanescenti. All’interno della Colonia Fara di Chiavari sono presenti due “aeropitture” di Demetrio Ghiringhelli. Dipinte ad olio, nel 1936. Collocate nei due accessi dell’edificio, uno rappresenta un’allegoria della guerra coloniale; l’altro sembra ispirato ad una parata di aerei pronti all’attacco, che scendono in picchiata con acrobazie a spirale. Aereopittura, quindi, non solo per la tecnica utilizzata, ma anche un gioco di parole per rappresentare la tematica aerea. Palazzo delle Poste. La Spezia. Si tratta della lavorazione a mosaico più importante della Liguria futurista. Opera di Prampolini e Fillia, realizzata nel 1933. Punto di forte coerenza con la situazione evolutiva delle arti decorative in Liguria, il mosaico, severo nelle sue linee e privo di decorazione, si inserisce in una cornice di alluminio, ad andamento serpentino; la superficie decorata è interrotta, al suo interno, da affioramenti del sottostante muro in mattoni per dare l’impressione di essere un mosaico antico ritrovato per caso. Il tema del mosaico si riferisce alle comunicazioni terrestri e marittime, telegrafiche, telefoniche ed aeree.