FONDAZIONE DEL SACRO CUORE CESENA SCUOLA PRIMARIA E SCUOLA DELL’INFANZIA Quaderno del 2007/2008 INTRODUZIONE “Già in un piccolo bambino c’è un grande desiderio di sapere e di capire, che si manifesta nelle sue continue domande e richieste di spiegazioni. Sarebbe dunque una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita”. (BENEDETTO XVI) Alla fine di un anno scolastico denso di esperienze e di apprendimenti ci piace riandare alle parole con cui il 21 gennaio Benedetto XVI si è rivolto agli educatori, perché ogni passo del percorso compiuto si iscrive nel desiderio di accompagnare i bambini a trovare risposta alle grandi domande che albergano nel loro cuore. Lo sviluppo dei progetti di classe e di sezione testimonia come gli insegnanti li abbiano condotti a “spalancare” gli occhi sul mondo, perché affiorasse la loro naturale sete di sapere, motivandoli ad acquisire gli strumenti attraverso cui leggere i segni del presente e del passato. In un cammino metodico, ma ricco di suggestioni, i bambini hanno manifestato tutto il loro entusiasmo per il mondo che li circonda e si sono affidati al paziente lavoro di affinamento delle abilità espressive ed interpretative, aprendosi con progressiva consapevolezza, nelle ultime classi della primaria, alle diverse metodologie disciplinari. Nella vivacità dei disegni e delle foto e nella ricchezza dei loro testi ci consegnano in questo quaderno la fatica di un anno che li ha visti crescere e maturare, facendo progressivamente emergere il “piccolo uomo” che è presente in ognuno di loro. La direttrice Paola Ombretta Sternini 3 con il contributo di Classi Prime “Il mondo: un grande libro” STORIA DI UN PICCOLO SEME La nostra avventura nella scuola primaria è iniziata da un piccolo punto: un seme. La nostra prima esperienza è stata proprio la semina: “abbiamo piantato dei semi e dei bulbi nella terra…la loro casa; poi li abbiamo sistemati in un posto caldo e luminoso perché ricevessero i raggi del sole… e infine li abbiamo nutriti con l’acqua”. Abbiamo aspettato pazientemente che quei semini lì sotto la terra si svegliassero. Dopo pochi giorni, è accaduto il miracolo della natura: i nostri semini sono divenuti delle piantine e il nostro bulbo si è trasformato in un meraviglioso fiore. “Che sorpresa” Ieri 14 Febbraio è nato un fiore nel nostro vaso. Il bulbo che avevamo piantato È diventato un meravigliosi fiore bianco. Prima era un piccolo semino, il sole lo ha aiutato a crescere e a diventare grande. (Testo collettivo). 7 8 Nel laboratorio di Scienze abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo amico: CHICCOLINO. Chiccolino è un piccolo seme,come i piccoli semi del quadro “Il Seminatore”di Van Gogh, e ci ha insegnato una grande lezione: basta saper attendere con il cuore e spalancare i propri occhi per scoprire la bellezza e i misteri del mondo. 9 LE NOSTRE USCITE DIDATTICHE: “ANDIAMO ALLA SCOPERTA DEL MONDO” Presso l’azienda agricola “La Quiete del Rio” abbiamo vissuto nuovamente l’ esperienza della semina, in campo aperto. Ci siamo trasformati solo per un giorno in piccoli contadini: dopo aver seminato i nostri chicchi di grano, abbiamo scoperto come si macina la farina e infine, con le nostre manine abbiamo impastato gli ingredienti naturali per fare il pane. È stato un vero piacere tornare a casa con il pane appena sfornato. Lo Gnomo Mentino, invece, ci ha accolti nel suo bosco a Bagno di Romagna. Ci ha condotto nel suo mondo fantastico, ci ha presentato i suoi amici svelandoci il suo più grande desiderio: “toccare la luna e poter guardare dall’alto il mondo”. 10 11 IL VOLO DELLE RONDINI …TRA FANTASIA E REALTÀ Il laboratorio di lettura ci ha guidato sin dalle prime settimane di scuola in mondi meravigliosi. Dalle avventure del mare, vissute dal nostro amico Arcobaleno, siamo stati condotti dalla rondine Nerina a guardare e a desiderare il cielo….Nel laboratorio di Arte abbiamo rappresentato i personaggi incontrati. Arcobaleno e il polipo Ottopiedi ci hanno portato in un magico mondo fatto di bolle, di spirali, di tanti tipi di onde e di forme. Attraverso il disegno e il gioco ci siamo esercitati nel gesto grafico e così abbiamo imparato a scrivere anche in corsivo. La rondine Nerina, invece, ci ha insegnato che c’è sempre un punto da cui si può ricominciare e che la nostra vita è un’avventura piena di curve, imprevisti, zig zag… proprio come il volo delle rondini nei cieli. Il Grande viaggio di questi instancabili uccelli abbiamo scoperto che è simile al nostro e per compiere questa grande avventura occorrono degli amici veri, cioè una compagnia guidata al destino. L’esperienza teatrale, in seguito, ci ha permesso di “entrare nel libro”in modo più profondo. Provocati dalle riflessioni dell’autore, abbiamo recitato, abbiamo inventato delle canzoni utilizzando le filastrocche del testo, ci siamo immedesimati nei personaggi della storia, abbiamo pensato e abbiamo scritto i “nostri testi”. In palestra abbiamo imitato il volo delle rondini, facendo un balletto con la maestra Lilli. Ci siamo davvero divertiti! 12 C’ERA UNA VOLTA LA COSA PIÙ PICCOLA DEL MONDO… Ma qual è la cosa più piccola del mondo? La cosa più piccola del mondo è……un pulcino appena nato! …una conchiglia in fondo al mare, che si apre e si chiude! … una stella luminosa che brilla nel cielo blu! …un chiodino piantato per terra! …una bolla di sapone che si sposta nell’aria! …una cavalletta che salta sull’erba! …una farfalla che vola sui fiori! …un granello di sabbia! …un punto è la cosa più piccola del mondo! Ogni cosa inizia ad un certo punto e noi, anche se non sappiamo cos’è, iniziamo a vederla ..... Ma un punto piccolo o grande? Un punto non è nè piccolo nè grande ...Un punto non ha nessuna dimensione!. È l’inizio di tutto! Il punto è l’inizio di ogni cosa. Anche la vostra avventura nella scuola elementare è cominciata da un punto, cioè in un giorno preciso. Era il 14 settembre!…e cantavamo tutti insieme nel giardino della scuola “Foglio bianco foglio spoglio” Io, il primo giorno di scuola, mi sentivo un puntino. La mia classe, lassù al terzo piano, era un altro puntino molto lontano da me… Ognuno di noi è un piccolo punto, disegnato dalla mano invisibile di Dio, in una pagina del grande libro del mondo.(Brevi testi svolti dai bambini) 13 E SE TU FOSSI UNA RONDINE, COSA FARESTI? Se fossi una rondine,volerei sulle nuvole. …Io farei tante acrobazie. …a me piacerebbe fare le capriole. …io mi lascerei trasportare dal vento. …io volerei velocissima, formando un vortice. …io girerei su me stesso. …io disegnerei tanti cerchi nell’aria. …io scenderei giù in picchiata, come un fulmine! …io mi tufferei dentro le nuvole. …io volerei nel fuoco del tramonto. …io giocherei a nascondino col sole. …io vorrei fare il giro della morte …io volerei attorno alle cime degli abeti. …io volerei nel cielo chiaro. …io volerei tutto il giorno. …io,la sera, mi fermerei sulla cima di un campanile. …io guarderei il mondo dall’alto. …io volerei di notte, verso le stelle. (Brevi testi svolti dai bambini) 14 Anche noi siamo in volo come le rondini… e desideriamo compiere un grande viaggio, insieme ai nostri amici, verso la felicità. Le nostre amicizie Cosa vuol dire essere amici? “Essere amici vuol dire giocare insieme in giardino”; “Essere amici vuol dire prendersi per mano quando si ha paura”; “Io ho il mio amico sempre nel cuore”; “A volte con gli amici si litiga, ma subito dopo si fa pace”; “Amicizia vuol dire perdonare”; “A me piace ridere con il mio amico Giovanni: lui è davvero simpatico”. (Brevi testi dei bambini). Abbiamo imparato che “ la colla dell’amicizia” ci tiene uniti, ma va giorno per giorno alimentata affinché diventi sempre più resistente. Durante quest ’anno scolastico abbiamo conosciuto due amici molto speciali: Marcio e Vitoria. Vivono in Brasile, lontano da noi, ma spesso pensiamo a loro. Ci piacerebbe un giorno averli qui con noi, ma nel frattempo li immaginiamo felici mentre giocano nella loro scuola. Le insegnanti tutor Mirella Amadori Monica Mastrandrea Marina Censoni Le insegnanti specialiste Elisabetta Bazzocchi Nadia Marini Alessandra Mirelli 15 ORA SIAMOPRONTI PER IL GRANDE VOLO NEL CIELO AZZURO: CI VEDIAMO IN SECONDA! 16 17 Classi Seconde “Ali e radici: crescere esplorando il mondo” “ALI E RADICI… BAMBINI ALLA SCOPERTA DEL MONDO” Il nostro viaggio in seconda è partito dalla certezza che la vita è una storia da vivere e da raccontare, un’esperienza che offre e nasconde, che va assaporata e rilanciata. Al cuore c’è stata la consapevolezza di aver di fronte a noi bambini che stanno crescendo e hanno bisogno di acquisire fiducia in sé e di stupirsi di fronte a qualcosa che deve poter apparire meraviglioso ai loro occhi, oggi così offuscati da un numero enorme di stimoli a cui sottostare e da mettere organicamente in ordine.. L’attenzione dunque si è rivolta a superare i blocchi emotivi che spesso impediscono l’apertura al reale, l’attenzione e la crescita del linguaggio e una serena maturazione della personalità. Per questo l’anno scolastico si è aperto con il laboratorio di drammatizzazione volto alla ri-scoperta dei cinque sensi e di un sesto, con cui i bambini sono riusciti ad andare oltre l’apparente e a saper guardare e a muoversi con “gli occhi del cuore”. Da qui i nostri obiettivi: stupirsi di fronte alla realtà cercandone il senso attraverso modi originali di esprimersi. Per favorire lo stupore ci vuole un linguaggio stupendo, per questo ci siamo proiettati sulle fiabe, sulla poesia, coi suoi giochi di rime e di parole, convinte che la vita non è meno ricca di una fiaba; si tratta solo di avere verso di essa un atteggiamento positivo. Quindi abbiamo puntato ad un’educazione verso un’armonica percezione della realtà, favorendo quelle attività che potessero aiutare i bambini ad aprirsi al reale: guardare,toccare, gustare,sentire il profumo dell’essere, ascoltare. Infine, dopo aver scoperto che la realtà è fonte di impressioni ed è ricca di segni, abbiamo cercato le radici nella tradizione locale e nell’esperienza gli elementi primari della realtà: terra, acqua, aria... Tali fattori hanno costituito il nesso con gli elementi portanti della creatività: gli alberi, il vento, il ciclo dell’acqua, le stagioni. Il racconto, il disegno, le esperienze scientifiche, quindi, si sono nutrite di questi contatti consolidando l’esigenza di scoprire e capire i perché e i nessi attraverso il metodo sperimentale. Le fiabe sono piene di questa fisicità, perciò hanno aiutato a farci scoprire l’esperienza elementare dell’esistenza. Chiamando in gioco l’arte, la musica, la fantasia è stato possibile entrare ed uscire dai confini del possibile e di sconfinare in mondi immaginari, con la certezza che il mistero salva la categoria della possibilità. 21 La fiaba ha permesso di capire che qualcosa cambia nella vita, qualcuno ci viene incontro e ci mette a dura prova ma poi si supera e si diventa grandi. È questo il messaggio che abbiamo cercato di dare e l’augurio di riuscita che abbiamo affidato al nostro percorso. Le esperienze vissute sono state tante e tutte sono concorse alla conoscenza e alla comunicazione di quanto appreso attraverso il contatto con la realtà. A volte sono stati proprio i tentativi più piccoli e apparentemente fragili a racchiudere grandi significati, come piccolissime pietre dall’immenso valore. CINQUE FINESTRE + UNA…E IL MONDO SI SPALANCA Esperienza sicuramente molto significativa di questo secondo anno è stata il laboratorio teatrale guidato da Giampiero e Laura Pizzol. Il 22 presupposto, da cui siamo partiti, è stato quello del far prevalere uno sguardo sulla persona prima che una preoccupazione sull’insegnamento di una specifica disciplina. Nostro obiettivo è stato quello di educare all’attenzione, favorendo un’attesa di tutta la persona del bambino verso la realtà, e aiutando i bambini a trovare un senso, un significato alla vita. 23 Essi si sono accorti che c’è un modo personale e originale di rispondere all’incontro con la realtà. I nostri amici esperti hanno creato le condizioni affinché un’esperienza potesse accadere, hanno promosso delle situazioni in cui ognuno potesse trovare un modo personale di rispondere, ma soprattutto ci hanno aiutato a far cogliere ai bambini la ricchezza dei particolari, delle parole, dei gesti, degli oggetti quotidiani. Imprevedibilmente i bambini, anche i più timidi o insicuri, col tempo si sono coinvolti e sono cresciuti. Il lavoro è stato svolto mettendo in primo piano la narrazione. Gli esercizi proposti e i giochi condivisi hanno avuto sempre come riferimento un racconto, diventando così parte organica di una struttura narrativa. La scoperta di una mano, di un volto o di una percezione sensoriale ha tratto origine da esperienze vissute e ha dato luogo a sua volta a nuove storie in cui abbiamo cercato di collocare il senso di quella scoperta. Di qui il lavoro attento sui cinque sensi intesi come finestre aperte sulla realtà, partendo dalle quali si può “entrare e uscire”, portando con sé ciò che si è raccolto. Ci sono cinque strade che vanno sempre usate: guardare e ascoltare, gustare e odorare e poi anche toccare. Son cinque i nostri sensi, ma son smarriti e persi di fronte al gran mistero dell’universo intero. Di fronte al bene e al male ai sogni e alle paure, di fronte alle parole, a Dio e al nostro cuore, ci vuole un sesto senso più tenero e profondo per rendersi un po’ conto di ciò che muove il mondo. Educare i bambini all’attenzione verso la realtà tangibile è stato il primo passo per stabilire una relazione anche con l’invisibile. Infatti il reale ha una dimensione che abbraccia anche cose che non si possono misurare razionalmente, ma si possono sperimentare ragionevolmente: l’amicizia, la paura, il desiderio, la speranza. 24 Di tutto questo vanno cercate le tracce nell’esistenza quotidiana. Ci vuole attenzione per usare l’irrazionale, l’invisibile, il sesto senso, perché bisogna utilizzarlo insieme a tutti gli altri cinque. Il sesto senso è il più piccolo, come Pollicino che era il più piccolo dei suoi fratelli, ma anche il più furbo e il più abile a scoprire i segreti e le sorprese della vita. Ciò ci ha permesso di prendere spunto per lavorare sull’amore e il suo significato attraverso l’utilizzo del cuore come simbolo concreto. Abbiamo capito che se usiamo il sesto senso la vita è più bella. Abbiamo chiesto ai bambini che cos’è per loro il sesto senso; queste sono state le loro risposte: La bocca che dice cose dolci. La mano che decide di stringere quella di un compagno per fare pace. L’amicizia. Il perdono. L’arcobaleno della pace. Il cuore. 25 Ma che cos’è il cuore? Il cuore è quella cosa più rossa di una rosa se ci metti su una mano senti che batte piano. Il cuore è sempre al centro di ogni avvenimento. ci fa meravigliare morire e innamorare. Il cuore è quella cosa di cui comunque sia non si può esser privi perché ci rende vivi. Il cuore è un bel mistero, ma volete sapere il vero? Allora ve lo svelo. Il cuore è un pezzo di cielo! È certo! Non l’hanno mai scoperto medici e scienziati che l’han studiato e aperto. Perché questo nostro cuoricino non è azzurro e non è turchino? Facile: è un pezzo di tramonto quando il cielo di rosso è pronto. Oppure è il colore del focolare attorno al quale a tutti piace stare. Volete con noi stupirvi di quanto è bello il mondo? Guardate il nostro mare e lasciatevi accarezzare. E da oggi ricordate… quel sesto senso tondo che da sempre muove e spalanca il mondo! 26 Il laboratorio si è concluso con la rappresentazione di tre storie, una per classe, attraverso le quali ciascun bambino ha tirato fuori il proprio essere. Ciascuna storia ci ha portato a riflettere più da vicino sull’importanza di ciascuno dei nostri cinque sensi. Zeralda e l’orco Un orco di solito è cattivo… Questo era anche sporco e puzzolente! Grazie all’aiuto di Zeralda e del suo amore per il buon cibo , abbiamo visto che anche un cuore duro può sciogliersi fino a scoprire il valore dell’amicizia e della bontà. 27 La collana di perle di rugiada Dalla principessa che pretendeva la collana di perle di rugiada abbiamo imparato quanto è importante toccare con le mani fino a scoprire che la bellezza è racchiusa nelle piccole cose e non nell’irraggiungibile! Il principe triste Il principe triste ci ha regalato il valore di un sorriso, dono autentico e prezioso,di un amico che accorgendosi della nostra solitudine, ci prende per mano e ci regala la sua amicizia. 28 COM’ È BELLO LEGGERE! Tutti i racconti che sono stati narrati sono stati il tentativo di stimolare nei bambini l’amore e la curiosità per la lettura e soprattutto per dar forma alla storia che conta più di tutte: quella della nostra vita. Tutto il nostro lavoro è stato accompagnato dalla lettura di tante fiabe classiche, a partire dalla “Sirenetta” con cui abbiamo inaugurato l’anno scolastico, fino a arrivare alla grande opera di Carlo Collodi: “Le avventure di Pinocchio”. Quanto ci è piaciuto quel buffo burattino! Quante birichinate ha combinato! Spesso abbiamo immaginato di essere quei personaggi e… 29 ALLA RICERCA DELLE NOSTRE RADICI: LA NOSTRA STORIA…DENTRO UNA GRANDE STORIA Una mattina, entrati in aula, siamo rimasti colpiti da una strana cesta di paglia… La maestra Emanuela ci ha invitati a sederci e l’ha aperta… Tanti vecchi oggetti hanno cominciato a parlare attraverso la sua bocca e ci hanno raccontato la sua storia, cominciata tra le mura di un vecchio mulino, attraverso nonno Pietro e nonna Anna, nel lontanissimo 1900. Di quel periodo la maestra conserva tanti ricordi, vecchie foto e strane cose del passato. Raccontando la sua vita ci ha insegnato che anche la nostra affonda le radici nel passato e che per ricostruirla dobbiamo ricorrere ai TESTIMONI (i genitori, i nonni…) e alle FONTI. Così è iniziato il nostro viaggio dentro la STORIA. Poi, abbiamo fatto finta che…quegli oggetti volessero parlarci del passato: sentite cos’hanno detto attraverso i nostri testi: Buongiorno, sono un vecchio fonendoscopio, amico del dottor Cerreoni. Quando accarezzavo la pancia di Emanuela mi sembrava di essere in una montagna con l’erba liscia! Mi metteva gioia sentire vivi i suoi bambini dentro il suo ventre! Ora che mi trovo in questa classe, sono sporco del rosso fiammante del passato, mi sento molto vecchio e la mia forma è quasi uguale a quella di un bicchiere, con un buco al centro. Il mio colore è marrone schiarito e sono pieno di solchi mangiati dai tarli. Sul fondo del mio piedistallo la crosta della vernice se ne sta andando e il mio colore non è più quello di prima. Il buco centrale è la parte più importante: era lui 30 che dava l’allarme giusto al dottore, perché sentiva il battito del cuore. Il mio sostituto ora è un computer: con un tracciato e una telecamera fa l’ecografia!Io non servo più! Ciao, io sono un vecchio lume a petrolio; la mia pancia è di ceramica bianca con dei fiori azzurri, verdi, gialli e blu. Al centro sta una corona un po’ imbrunita, con una manovella per regolare la fiamma e una miccia di colore marrone. Un’ampolla trasparente protegge dal fuoco. Una volta ero un compagno speciale di nonno Pietro e di nonna Anna. Al calar del sole, quando il buio regnava, nonna Anna mi accendeva per fare i conti e in quel momento ero io che governavo la luce! Inoltre io mi illuminavo quando nonno Pietro e nonna Anna raccontavano storie stupefacenti ai loro figli, prima di andare a letto! Ora, però, mi hanno sostituito con la lampadina elettrica e io non servo più; sono diventato un soprammobile! Non è finita qui; la settimana successiva è venuto a trovarci nonno Renato e, grazie ai suoi racconti e a delle vecchie foto del passato, abbiamo imparato come vivevano, come si vestivano, come viaggiavano, come si lavavano i nostri bisnonni. Abbiamo capito che una volta la vita era molto semplice, non c’erano le comodità di oggi, ma i bambini giocavano e si divertivano come noi anche se avevano paura della guerra! 31 L’USCITA ALLA ROCCA: VISITA AL MUSEO DELL’ARTE CONTADINA C’è un posto sul colle Garampo, in cui possiamo scoprire tanto della civiltà contadina: la rocca Malatestiana. Qui abbiamo visto la casa romagnola, con il caminetto, il tagliere, i vecchi attrezzi per lavorare la terra… Quanto sudore e quanta fatica hanno fatto i nostri bisnonni per ricavare i frutti della terra! Abbiamo scoperto che c’erano dei maceri in cui si coltivava la canapa, una pianta che seccata al sole e lavorata al telaio dava vita a delle stoffe un po’ruvide ma calde e avvolgenti! Alcuni paesi ricordano questa coltivazione: Macerone, Bagnarola, Cannucceto… Noi li vediamo quando andiamo al mare! IN CITTÀ… TUTTO HA UNA STORIA: VISITA ALLA BIBLIOTECA MALATESTIANA A poco a poco tutto è stato più chiaro: se vogliamo scoprire la storia dobbiamo cercare le tracce vere del passato. Quindi, come grandi archeologi ed esploratori, siamo usciti dalle mura della scuola e siamo andati ad “INTERROGARE” alcune fonti, come la biblioteca malatestiana. 32 COSA VI HA COLPITO?… Di questa uscita ci hanno colpito i libri incatenati e i codici che erano nella stanza delle opere d’arte; quei libri sono scritti così bene che noi credevamo fossero stati scannerizzati, invece sono stati scritti a mano dai monaci benedettini, detti amanuensi. Abbiamo “strabuzzato” gli occhi di fronte ad un libro che ha in prima pagina una grande lettera decorata a mano, in azzurro e oro: è una lettera maiuscola che illustra l’ultima di cena di Gesù con gli apostoli. Abbiamo capito che in passato si scriveva solo a mano e molto bene, che Novello Malatesta era il Signore di Cesena nel 1450, che i cesenati amavano molto leggere e studiare e perciò che la nostra città era di grande cultura rispetto alle altre. E per finire abbiamo scoperto che Cesena è stata la città di ben tre papi! Che onore! 33 VISITA AL PALAZZO COMUNALE Venerdi 16 maggio siamo andati in Comune; non ci crederete ma ci ha accolti niente meno che il sindaco Giordano Conti! Proprio lui ci ha spiegato a cosa serve il Comune e la sua antica storia e noi, ormai esperti nella ricerca delle tracce, gli abbiamo fatto molte domande. Lui ha risposto a tutte con tanta pazienza! 34 LA NOSTRA CITTÀ: UN GROVIGLIO DI FORME GEOMETRICHE. Camminando lungo le vie della città ci siamo accorti che i palazzi, la cattedrale, le case… occupano uno spazio che può essere riempito. Abbiamo scoperto che questo spazio occupato si chiama volume e che la realtà è piena di forme geometriche piane e solide. I palazzi hanno la stessa forma delle scatole, così con molte, portate da casa, abbiamo realizzato la nostra città fantastica, costruendo la piazza, la fontana, la cattedrale… una Cesena in miniatura! 35 IO SONO FRUTTO DELL’AMORE DI DIO E HO UNA STORIA: E’COMINCIATA DAL MIO PAPA’ E DALLA MIA MAMMA! A Dio Padre e ai nostri genitori abbiamo voluto dire “ grazie”per la vita che ci hanno donato, realizzando un libretto in occasione della loro festa. Contiene i nostri testi, una bella foto, la poesia che abbiamo imparato, il nostro amore, i nostri bei disegni. Come potremmo vivere senza di loro? Mamma e papà vi vogliamo tanto bene! Grazie, Dio! Sei un grande papà! Testo: “ Il mio Geppetto…. Il mio papà” Il mio papà si chiama Marco. È un bell’uomo coi capelli ricci ed ha gli occhiali, ha il viso tondo e cicciotto e da piccola dormivo sopra di lui. È un uomo muscoloso, ha gli occhi blu, la bocca grandicella e il naso a patata. È un tipo molto allegro e a volte dice delle barzellette molto divertenti. Gioca a baseball, alla sera guarda la televisione fino a mezzanotte, legge spesso il giornale ed è un appassionato di sci. Alla mattina guarda il telegiornale. Di lui mi piace quando mi fa il solletico e io rido a squarciagola. Non sempre mi piace quando mi sgrida e quando è nervoso a causa del suo lavoro. Io e lui non ci divertiamo tanto insieme perché lui viene quando stiamo per andare a letto e mi dispiace per questo. Ricordo quella volta quando io e lui eravamo nel letto insieme e lui russava: io non riuscivo a chiudere occhio, era divertentissimo! Caro papà voglio dirti che tu sei come un rubino nel mondo del mio cuore. Ti voglio bene papà! “La mia fatina….” Quando Dio decise di creare la mia mamma la fece bellissima, con i capelli rosso scuro e gli occhi grandi e marroni, le orecchie bene aperte. La mia mamma si chiama Daniela ed è dolcissima, ma quando s’infuria diventa un vero vichingo. 36 Per crearla speciale Dio ha preso dal cane la dolcezza, dal cobra la velocità, dall’elefante la forza, dalla volpe la furbizia. Tu, mamma, sei come il sole che splende nel cielo. Cara mamma voglio dirti che sei la mamma più brava del mondo. MARIA, È LA MAMMA DI GESÙ ED È LA MAMMA DI TUTTI NOI! Nel mese di maggio abbiamo voluto dire il nostro grazie alla Mamma del cielo, dedicandole le nostre Ave Maria del mattino e dei bellissimi piccoli altari, dedicati a lei! Speriamo che le piacciano! 37 I NOSTRI LABORATORI ARTE E IMMAGINE In ognuno di noi… un volto da scoprire! Durante il laboratorio di arte e immagine, siamo stati coinvolti dalla maestra Susi in un’attività molto divertente: ognuno di noi ha osservato per un paio di minuti il volto del proprio compagno di banco e poi l’ha disegnato all’interno di una cornice colorata,realizzata da noi bambini. È stato entusiasmante imparare a fare i ritratti ! Quanti particolari, quanti elementi unici e speciali caratterizzano il volto di ognuno di noi! Abbiamo scoperto che l’espressione degli occhi, delle sopracciglia e della bocca ci svelano le emozioni e gli stati d’animo che noi proviamo in un determinato momento. Attraverso questa esperienza visiva abbiamo imparato a cogliere e a trasferire sul foglio da disegno il bello che è presente nel volto di ciascuno di noi e ad apprezzarlo in quanto dono di Dio. 38 Il mondo: che meraviglia! La bellezza della natura e dei suoi elementi ha rapito il nostro sguardo. La meraviglia suscitata dall’osservazione dell’ “amico” albero che cambia l’abito con l’alternarsi delle stagioni e la visione di alberi disegnati da artisti come C. Monet e P. Mondrian in stagioni diverse,ci hanno insegnato a disegnare gli alberi. Con l’aiuto della maestra Susi, che ci ha fatto notare la particolarità di alcune parti dell’albero, come le radici e i rami, ci siamo resi conto che anche noi , come dei “piccoli artisti in erba” possiamo utilizzare la nostra matita e i colori per celebrare la bellezza del creato così come ci appare. IL LABORATORIO DI SCIENZE Uscendo abbiamo scoperto che il mondo è bello e che la realtà, nei suoi 4 elementi (acqua, aria, terra e fuoco), è tutta da scoprire ed esplorare. Nel laboratorio di scienze ci siamo appassionati e le nostre curiosità, le nostre domande sono state lo spunto per ricercare le risposte a quegli aspetti della realtà che più ci incuriosivano e per sperimentare più da vicino, in classe, col metodo del vero scientifico. Maestra, perché le navi galleggiano anche se sono di ferro e tanto grandi? Ma, qual è la forma dell’acqua? La pioggia come si forma? Per39 ché le piante non possono vivere senza terra? Cosa succede a una pianta se non la si annaffia? Abbiamo imparato che bisogna osservare molto e con grande attenzione per giungere alla verità! Siamo riusciti a fare esperimenti che ci potessero aiutare a conoscere la realtà e abbiamo capito che in tutte le grandi scoperte si procede per ipotesi, le quali vanno verificate fino a giungere finalmente, come un vero scienziato, alla scoperta e alla sua regola. E tutto ciò che è passato attraverso l’esperienza si è impresso nella nostra memoria. UNA BELLA LEZIONE D’INGLESE Questa è stata una delle lezione più divertenti delle maestre d’inglese! Dopo aver appreso il lessico relativo a cibi e bevande, abbiamo eseguito dei piccoli dialoghi a coppie. Ognuno di noi, a turno, ha nominato e messo in un cestino i cibi e le bevande che preferisce. Che pacchia! I cibi e le bevande: apples, sandwiches, bananas, orange – juice, cheese, chocolate, water. Lorenzo: What do you like? Camilla: I like apples, sandwiches, chocolate and water. Lucia: What do you like? Riccardo: I like orange – juice and apples. 40 LE NOSTRE USCITE da Mastro Nocciola Le nostre uscite ci hanno spalancato gli occhi e il cuore, ci siamo resi conto che il mondo è bello e che tutta la realtà è da scoprire, esplorare ed ammirare. Nella bottega di mastro Nocciola tutto sembrava magico, non avevamo mai visto così tanti giochi in una stanza. Ogni cosa era meravigliosa!!! Niente Playstation, niente Game boy, videogiochi o mostri, ma solamente giochi costruiti con le mani, con materiale di recupero, con tanta fantasia, forme e colori!!! alla Biblioteca dei ragazzi Alla Biblioteca Malatestiana dei ragazzi abbiamo scoperto che leggere è un gioco meraviglioso e che il libro è un posto speciale dove poter volare con le ali della fantasia. Le storie mi piacciono perché sento parole nuove, perchè sono lunghe e buffe, perché a volte fanno ridere, perché mi fanno sognare… è bello qui!... In questo silenzio i libri parlano.!!! 41 alla mostra della Luce Alla mostra: “La Luce, gli occhi, il significato” abbiamo potuto apprezzare quanto sia importante, fra tutti i cinque sensi, quello della vista, uno strumento formidabile di esplorazione della realtà, il quale ti permette di conoscere proprio attraverso l’occhio: la realtà, l’inclinazione della luce, le tonalità dei colori, la profondità del paesaggio. a Ridracoli Infine il lungo e senza fine viaggio della nostra gocciolina d’acqua, tra mari e monti,ci ha portato alla nostra gita finale alla Diga di Ridracoli. È stato veramente affascinante navigare sul battello e vedere da vicino l’immensità e la forza racchiusa in quella goccia d’ acqua!Insieme abbiamo scoperto che: L’acqua non è mai solo una cosa: è fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio… è dolce, salata, salmastra… è luogo su cui ci si ferma e su cui si viaggia… è piacere e paura, nemica ed amica… è confine ed infinito… è cambiamento e immutabilità, ricordo ed oblio… è musica e poesia… Principio e Fine Il nostro viaggio è terminato… I nostri occhi si sono spalancati catturando segreti e meraviglie, le nostre conoscenze si sono arricchite, il nostro cuore si è riempito di emozioni e carezze… Ed ora che abbiamo capito che siamo speciali non per quello che abbiamo, ma per quello che siamo, eccoci pronti per un altro grande salto e per nuove conquiste: arrivederci in terza!!! Le insegnanti tutor: Bravaccini Elena, Casali Emanuela, Corbelli Sara Le insegnanti specialiste Ambrosini Susi, Baiardi Simona, Bazzocchi Elisabetta, Meldoli Marina, Valzania Raffaella. 42 Classi Terze “Ad occhi spalancati” Classi terze: “Ad occhi spalancati” Il progetto di questo 3º anno scolastico è partito dal desiderio di condurre il bambino ad accorgersi della bellezza attorno a sé, ed a riempirgli gli occhi di infinito desiderio. Gli occhi spalancati sulla luce ci fanno incontrare il mondo… e quella luce arriva dritto al nostro cuore, curioso e desideroso di scoprire e conoscere. “L’occhio guarda… è l’unico che può accorgersi della bellezza… la bellezza si vede perché è viva quindi reale”. OCCHI SPALANCATI SULLE RADICI DELL’UOMO La stessa luce illuminò un giorno lontano gli occhi del primo uomo comparso sulla terra e lo costrinse a “guardare” e a “guardarsi”. I bambini sono stati così introdotti allo studio della storia riflettendo sul fatto che il cuore dell’uomo lo rende creatura unica e superiore ad ogni altro essere vivente. Il senso religioso è ciò che lo caratterizza. Le stelle che noi guardiamo in cielo sono le stesse che ha guardato l’uomo primitivo. “La notte che ho visto le stelle non volevo più dormire, volevo salire là in alto per vedere… e per capire” (C. Chieffo) “Immagina un uomo primitivo che sta guardando le stelle, immerso nel buio e nel silenzio della notte”. 45 Un uomo si trova fuori dalla sua caverna perché non riesce a dormire, anche se è stanco dopo aver cacciato tutto il giorno. Si sente piccolo di fronte a tutto quel blu e a tutti quei puntini gialli che gli sembrano tanti lontani fuocherelli. La stagione sta cambiando: sta arrivando la primavera, infatti si sente il profumo dei fiori, fuori si sta bene e lui non sente freddo. La sua mente pensa e si chiede: “Cosa c’è lassù? Ci sarà un mondo più bello? Ci saranno altri uomini?” Si domanda come fanno le stelle a stare attaccate al cielo e come fanno a fare tutta quella luce. Poi ad un certo punto pensa: “Se una stella mi cade addosso, cosa faccio?!” L’uomo si sente confuso e allora entra nella sua caverna e prende il suo flauto. Esce fuori e comincia a suonare; la musica lo fa sentire bene. Il nostro viaggio alla scoperta dell’uomo è iniziato alla ricerca di fonti per ricostruire la storia personale di ciascun bambino… riempiendo la scatola della memoria. 46 Abbiamo poi, attraverso diapositive, foto e una visita al museo, scoperto come si viveva ai tempi dei nonni, dei bisnonni e come era la nostra città. Con la narrazione abbiamo cercato di ricostruire l’inizio dell’avventura umana attraverso i segni, le tracce, i fossili, i libri, le immagini… e tutto ciò che, di volta in volta, i bambini portavano a scuola. Grazie alla visita al Museo di archeologia della nostra città, in cui il paleontologo ci ha accompagnato all’interno, tracciando le fasi evolutive dell’uomo primitivo, i bambini hanno capito, manipolando loro stessi la creta, che l’uomo diventa uomo vero quando inizia a fare, con molta cura, cose che solo l’uomo sa fare. Il cammino è proseguito cercando di cogliere il modo in cui l’uomo è diventato cosciente delle cose intorno a lui e di se stesso. Prendendo spunto da questo sono stati svolti diversi lavori trasversalmente che ci hanno permesso di rispondere alla domanda: “Chi è l’uomo?” ricorrendo all’arte, alla musica, al canto… 47 I bambini, grazie alla lettura delle “Avventure di Pokonaso”, si sono calati nell’epoca preistorica, e attraverso le avventure divertenti, fantastiche ed emozionanti del protagonista hanno conosciuto come vivevano i bambini ai tempi della preistoria. Si sono immedesimati nei primi uomini raccontandoci le loro avventure. Immagina di essere anche tu una bambina che vive nella preistoria con babbo e mamma in una confortevole caverna. Vivo in una confortevole caverna insieme a mamma e papà, ai piedi di una montagna molto alta, che si chiama Vetta Tonante, perché quando c’è un temporale con tuoni e fulmini la montagna rimbomba. Vicino alla nostra ci sono molte altre caverne dove vivono gli altri componenti della tribù. Insieme facciamo molte attività come raccogliere frutti e andare a caccia, che ci serve sia per mangiare che per fabbricare vestiti. Mia mamma, insieme alle altre donne, cuce le pelli degli animali con un osso appuntito, mentre mio babbo va nel bosco con i suoi amici per cacciare, per raccogliere la legna e per procurarsi delle buone pietre focaie. Questa mattina mi sono svegliata presto, dopo aver dormito tanto sulle mie comode foglie secche in un angolino della mia caverna, poi sono corsa dalla mamma per sapere cosa c’era di buono a colazione e ho trovato una deliziosa bistecca riscaldata sul fuoco e una ciotola con latte di mammut. 48 Appena finito di mangiare, sono andata a trovare la mia amica Occhiazzurri, che è una bambina molto gentile e allegra, con due bellissimi occhi azzurri. Lei ha avuto la bellissima idea di andare a pescare insieme, così ci siamo procurate una canna da pesca e siamo andate al fiume tutte felici e piene di entusiasmo. Siamo riuscite a pescare cinque trote e quattro grandi lucci ed eravamo molto orgogliose. Tornando a casa, all’improvviso abbiamo visto davanti a noi un orso feroce che voleva mangiarci. Terrorizzate, siamo corse via e lasciato il cestino dei pesci all’orso. Per fortuna non ci ha inseguite perché si è messo a mangiare i pesci e noi siamo tornate a casa sane e salve. Tanto tempo fa, vivevo con Babbo e Mamma in una caverna al limite della brughiera. La nostra caverna era piccola, all’ingresso c’era la “cucina” con una buca per conservare il cibo per l’inverno, e nelle due cavità più profonde c’era lo spazio per dormire. Ogni giorno andavo con i miei genitori a raccogliere le bacche e le radici per il pasto del giorno. Mamma mi insegnava a riconoscere quelle commestibili. Passavo il resto della giornata a fare castelli di sabbia e argilla mentre la mamma cucinava le radici o conciava le pelli. Babbo invece passava molto tempo a raccogliere la legna. Un giorno nella brughiera vidi un cespuglio che si muoveva, dimenticando le raccomandazioni dei miei genitori mi allontanai da loro, incuriosita. 49 Camminavo piano per non fare rumore chiedendomi cosa mai ci potesse essere. Con le mani spostai i rami e rimasi sorpresa nel vedere un piccolo cucciolo peloso. Lo presi in braccio e corsi felice a farlo vedere a Babbo e Mamma. La mamma, che mi stava cercando, mi corse incontro felice, ma la sua espressione divenne preoccupata appena vide cosa avevo in braccio. Mi spiegò che il mio amico era un orso e probabilmente la sua mamma lo stava cercando. Perciò, era pericoloso tenerlo! Stavo già piangendo quando Babbo mi disse che lo potevo tenere perché la sua mamma era morta. Mi dispiacque per la sua mamma ma ero felice di avere un nuovo amico! Da quel gorno i miei castelli venivano continuamente distrutti da Willy ma questo non mi dispiaceva!!! Mi chiamo Piccolo Fuoco e vivo con la mia famiglia ( Babbo, Mamma e mia sorella Spicchio di Luna) in una confortevole caverna, durante l’Era Glaciale. Con noi vive anche il mio cucciolo: è un piccolo di tigre dai denti a sciabola, rimasto solo nella brughiera, che ho adottato e ho chiamato Artiglio. Nelle grotte vicino a noi abitano altre famiglie, fra cui quella dei miei amici Piede Corto e Ciuffo Bianco. Ogni giorno, appena alzati, dopo aver bevuto una bella ciotola di latte di mammut, aiutiamo i nostri genitori nelle faccende: raccattare la legna, raccogliere mirtilli, bacche e more, modellare vasi, scodelle e piatti di argilla (che poi verranno cotti), pulire la caverna, cercare pietre focaie. La parte più divertente è quando Babbo mi chiede di andare a caccia o a pesca con lui. Nel tempo che rimane ci divertiamo a giocare a nascondino nella brughiera, a fare i tuffi nel fiume e a lottare con Artiglio. Un giorno abbiamo deciso di fare una spedizione sulla Grande Montagna di Ghiaccio che si trova ai margini della brughiera. Così, con mia sorella, i miei amici e Artiglio, senza dire niente ai nostri genitori, ci siamo incamminati verso la montagna. Arrivati sul ripido sentiero di ghiaccio, improvvisamente è apparsa davanti a noi l’entrata di una caverna. All’inizio eravamo un po’ incerti se entrare o non, perché dentro era molto buio. Per fortuna, come sempre, avevo in tasca una piccola pietra focaia. Infatti il mio nome, Piccolo Fuoco, me l’hanno dato i miei genitori perché fin da piccolo mi è sempre piaciuto il fuoco e ho voluto imparare prestissimo ad accenderlo. Quindi, grazie alle lezioni di Babbo, ho acceso una fiaccola. La luce e il calore del fuoco ci hanno fatto coraggio e siamo entrati. Davanti a noi è apparso uno spettacolo meraviglioso: enormi ghiac50 cioli attaccati al soffitto, specchi di ghiaccio sulle pareti, lastre scivolose e brillanti sul pavimento. Abbiamo iniziato a correre e a pattinare felici, sgranocchiando gustosi ghiaccioli. Ad un tratto è successo il disastro: gli urli e le grida di gioia hanno provocato una valanga. Dall’alto sono iniziati a cadere grossi massi di ghiaccio e noi eravamo terrorizzati. Quando tutto si è fermato, nessuno si era fatto male, ma l’entrata della grotta era bloccata. Ci siamo messi a piangere, perché la fiaccola si era spenta e avevamo fame, freddo e tanta paura di non uscire mai più. Fortunatamente abbiamo visto un’apertura in alto, sulla parete di ghiaccio. Io ho spiegato al piccolo Artiglio che doveva arrampicarsi e andare a chiamare aiuto. Però passava il tempo e non si sentiva arrivare nessuno. Perciò eravamo sempre più tristi e impauriti. Io pensavo che forse Artiglio si era perso o era stato divorato da qualche belva feroce. Finalmente abbiamo sentito dei rumori: i nostri genitori erano arrivati e chiamavano: ”Bambini, dove siete?” e noi tutti insieme: “Siamo qui!” Così hanno iniziato a spostare i massi e ci hanno tirati fuori. Io ho abbracciato Mamma e Babbo e anche Artiglio, perché era stato bravissimo. Poi Mamma mi ha avvolto in una calda pelliccia di mammuth e siamo tornati a casa. È stata un’avventura molto emozionante e mi ha insegnato che è bello esplorare posti nuovi, ma bisogna essere prudenti e soprattutto non bisogna andare via da soli senza avvisare i genitori. 51 ”: Okkibuffi, un piccolo mammut che vive nella preistoria, ha tanti amici… anche tu fai facilmente amicizia? Racconta la tua esperienza. Io non faccio amicizia facilmente, perché sono una bambina timida e introversa, ma poi quando conosco meglio le persone che ho intorno, divento espansiva e la timidezza sparisce. Gli ambienti nuovi e le persone estranee mi mettono a disagio. Il tono della mia voce diventa basso e incerto e spesso non trovo le parole giuste per iniziare una conversazione, Quando mi trovo con dei bambini della mia età, che non conosco, in genere aspetto che siano loro a presentarsi per primi o ad invitarmi a giocare. A volte, invece cerco di attirare la loro attenzione mostrando un gioco o un oggetto che tengo in mano, oppure facendo ruote o verticali delle quali vado fiera. Per “rompere il ghiaccio”, i giochi che solitamente aiutano me e i bambini in generale a socializzare, sono quelli che facevano anche i nostri genitori: strega in alto, strega impalata, strega comanda colore, nascondino e la “mitica” settimana. Che divertimento! No! Io non sono un bambino che fa facilmente amicizia, perché sono un po’ timido. Quando mi trovo in un ambiente nuovo, con persone sconosciute cerco sempre di essere molto educato e calmo anche se il mio carattere è un po’ vivace, infatti se ci sono dei miei coetanei aspetto sempre che siano loro a prendere l’iniziativa per giocare, ma quando poi ci conosciamo meglio i giochi che propongo sono: schiaccialimoni oppure il calcio, che è quello che preferisco. 52 Io non faccio facilmente amicizia con i bambini e per me è più facile con le femmine. Quando mi trovo in un ambiente nuovo cerco di fare amicizia prestissimo, anche se sono un po’ timida. Invito i bambini a giocare con me e propongo, per “rompere il ghiaccio”, Nascondino, Puzza, Strega comanda colore, Strega in alto e Strega impalata. È sempre bello conoscere e stare con amici nuovi, anche se i miei preferiti sono i miei amici del cuore. 53 Molto interessante è stata la gita al Parco Archeologico della Terramara di Montale, dedicato alla valorizzazione della civiltà della terramare, tipici villaggi della pianura padana che attorno alla metà del II millennio a.C. diedero luogo ad una delle più significative realtà culturali dell’età del bronzo europeo. Il parco, realizzato nel luogo stesso in cui sorgeva uno di questi antichi abitati, riunisce in un’unica proposta la valorizzazione degli scavi archeologici e la ricostruzione a grandezza naturale di una parte del villaggio con le fortificazioni, le abitazioni, gli arredi, le armi, gli utensili di 3.500 anni fa. Il percorso di visita è stato un’ esperienza di ricerca che ha coinvolto le classi nel ripercorrere, tappa per tappa, il lavoro dallo scavo alla ricerca in laboratorio. 54 Il nostro studio è continuato: dalla preistoria alla storia vera e propria. Insieme abbiamo scoperto come intorno alle acque di alcuni fiumi svilupparono la loro storia i più antichi popoli del mondo: i Sumeri, i Babilonesi, gli Ittiti, gli Assiri… e per finire la grande civiltà degli Egizi. L’interesse, la curiosità che hanno sempre dimostrato durante le lezioni di questo anno, sono culminate con la visita al Museo Egizio di Bologna dove ogni bambino ha “spalancato gli occhi” sulle antichità egizie rimanendone affascinato. Grazie a tutte queste esperienze, i bambini hanno visto, toccato, provato e capito, che la storia è vera, che l’hanno fatta gli uomini, le donne, i bambini di tanto tempo fa. 55 OCCHI SPALANCATI SULL’ORIZZONTE Il fiume… come la vita “Il fiume” è un tema che è stato riproposto ai bambini in diversi contesti: il fiume in STORIA, intorno al quale sono nate le prime civiltà; il fiume in GEOGRAFIA, ambiente naturale ricco di vita vegetale e animale; il fiume in SCIENZE, che dona all’uomo l’acqua, un bene prezioso; il fiume in MUSICA, ascoltato attraverso le note di un brano musicale. Abbiamo “raccontato” il fiume come metafora della vita… e da qui sono nati i nostri testi, i nostri pensieri, le nostre poesie, i nostri racconti, i nostri disegni, le nostre chiacchierate, le nostre escursioni e passeggiate… che avventura! La goccia d’acqua Abbiamo immaginato di colorare una goccia d’acqua mentre sgorga dalla sorgente, poi abbiamo provato a seguirla nel suo percorso verso il mare. Attenzione, non perdiamola di vista! GOCCIA DI SORGENTE GOCCIA DI FIUME GOCCIA DI MARE Ne ha fatta di strada la nostra gocciolina! 56 INVENTIAMO UNA POESIA Immagina di essere quella goccia d’acqua. Racconta la tua avventura dalla sorgente al mare. Sono una goccia d’acqua e mi chiamo Rosy. Abitavo con altre gocce in una nuvola che il vento portava in giro per il mondo. Un giorno la nuvola è diventata tutta buia e io mi sono spaventata e agitata. Ad un certo punto ho visto una luce fortissima seguita da un rumore assordante ed ho iniziato a precipitare giù verso la terra, insieme a tutte le altre. Ho sbattuto violentemente contro la roccia di una montagna…. Ahi, che botta! Poi abbiamo incominciato a filtrare nella terra fino ad uno strato che ci ha bloccate. Abbiamo iniziato a spingere ai lati dove c’era una piccola fessura che pian piano è diventata un buchino, da cui siamo uscite. Siamo scese saltando e rincorrendoci per un lungo tratto. In lontananza abbiamo visto qualcosa che brillava e man mano che ci avvicinavamo diventava sempre più grande: era il mare! E la nostra avventura finiva lì, tra tantissime gocce d’acqua e tutte insieme abbiamo festeggiato allegramente. C’era una volta una goccia d’acqua che era intrappolata in una diga. Dopo molti anni il sole che era stato a guardarla, la fece evaporare, la sfortunata goccia cominciò a sentirsi leggera e salì piano piano in cielo. La goccia urlava e si dimenava, cercava di scendere e ritornare nella diga, a casa sua, ma non ci riuscì: aveva paura di morire. 57 In cielo una nuvola la raccolse e quando fu fra le sue braccia vide tutte le goccioline che aveva conosciuto: le sue amiche! Fecero una gran festa! Dopo quell’incontro così emozionante le guardò dalla testa ai piedi e notò che qualcosa era cambiato nel loro aspetto. Le sue amiche le raccontarono che quello che stava succedendo a loro stava capitando anche a lei: erano diventate vapore. Le dissero anche che questa trasformazione era del tutto normale e che era il ciclo della loro vita: il ciclo dell’acqua! Così si misero ad aspettare il giorno in cui sarebbero di nuovo scese sulla terra sottoforma di gocce d’acqua. La gocciolina aspettò e aspettò per molto tempo e…l’attesa divenne noiosa. Un bel giorno di settembre un nuvolone oscurò il cielo limpido. Che terrore provò la goccia! Le amiche la confortarono. Il momento della caduta era arrivato, il gruppetto avventuroso si buttò per primo e poi anche lei. .La goccia da questa avventura imparò molte cose e la sua vita continuò nello stesso modo tante volte…..era una vita in continua trasformazione e bellissima!! Sono una goccia di acqua di sorgente , limpida e brillante, ma ora mi trovo in mezzo al mare. Un tempo ero rinchiusa dentro a una buia montagna, fino a quando un bel giorno trovai un’apertura dalla quale sgorgai all’esterno. Ero felicissima perchè finalmente vidi la luce, poi caddi in un torrente. Mi divertivo un mondo perché saltavo, ballavo, superavo le mie sorelle gocce e correvo fino a quando arrivai in pianura, in un viaggio verso il mare Superai tante città e vidi alcuni pesciolini cadere nella rete dei pescatori. Il torrente era diventato un fiume largo e profondo e correva ed io con lui. Finalmente sfociai nel mare e vidi uno spettacolo unico al mondo: tanti cavalli e pesci di tutte le forme e di tutti i colori, rossi, gialli, viola, rosa, blu …. Feci anche amicizia con Pippo e Nemo, due pesci pagliacci fratelli. Un giorno mi invitarono a cena a casa loro; mangiammo alghe e omini nudi, poi andammo a dormire. Il giorno seguente Pippo, Nemo ed io decidemmo di giocare a nascondino nel mare, ma io non riuscivo mai a trovarli perché si erano nascosti nella bocca di Carletto lo squaletto. Io mi allontanai e non li vidi più perché la corrente mi trasportò lontano, lontano, in mezzo al mare. 58 Il cammino del fiume Ci siamo poi accorti che il percorso del fiume assomiglia tanto al cammino dell’uomo: la goccia che sgorga dalla sorgente è il bambino che nasce alla vita. La goccia che diventa ruscello, poi torrente, poi fiume è il bambino cresce e diventa uomo. Il fiume che viaggia di giorno e di notte, scende verso la pianura, percorre valli e boschi meravigliosi, ma attraversa anche luoghi aridi e silenziosi: è la vita dell’uomo fatta di momenti duri e di momenti lieti, di fatiche e di gioie. Le acque del fiume che all’orizzonte incontrano quelle del mare, si confondono con loro: è quello che accade alla nostra vita, nell’abbraccio col Padre si compie il NOSTRO DESTINO. PASSEGGIATA AL FIUME SAVIO Abbiamo “accompagnato” il fiume in un breve tragitto del suo percorso; raccontiamo. I nostri occhi hanno visto… … un piccolo canale che scorreva rapidamente sul suo solco, piante alte e fiorite, gli arbusti bassi e verdi, orme tracciate da animali misteriosi, un campo di fieno, un piccolo e limpido stagno, girini accompagnati da rane, innocui e curiosi scorpioni d’acqua, uno strato di terra fangoso e ghiaioso… La nostre orecchie hanno ascoltato… ….il melodioso cinguettìo degli uccellini, lo scroscio dell’acqua fresca del canale, il gracidare delle rane saltellanti, il leggero fruscìo delle foglie verdi, lo scricchiolìo del fieno pestato, il silenzio del bosco… Il nostro naso ha annusato… ….il dolce profumo dei fiori variopinti, l’odore del fieno appena tagliato, il profumo delle foglie verdi come uno smeraldo, l’odore dell’acqua fresca, il profumo di piante come il timo… Le nostre mani hanno toccato… … le lisce foglie degli arbusti bassi, l’acqua fresca, il liscio fusto del fieno. 59 Sorgente di vita Ci siamo poi accorti che dicendo la parola “FIUME” si apre un mondo ricco di vita: la roccia, il ruscello, il torrente, la cascata, la discesa, la valle, il bosco, il ponte, il paese, la città, le piante, i pesci, gli animali, i sassi, i rami, i detriti, le barche, i pescatori, il sole, la pioggia, la foce, il mare. Se si vede anche una sola di queste cose, i nostri sguardi tornano indietro e salgono su, su, dove tutto è cominciato e dove la vita sgorga in ogni istante: è la sorgente. Anche l’ultima curva del fiume, lontana chilometri e chilometri, dipende da quella sorgente, è il suo punto di partenza e di riferimento. E se un giorno qualcuno mettesse un tappo in quel buco sulla roccia…che cosa accadrebbe? Racconta inventando una storia fantastica. C’era una volta un allevatore che ogni mattina si trovava la cantina allagata. Un bel giorno decise di andare a chiudere la sorgente. 60 Si procurò un tappo enorme e si incamminò. Dopo alcune ore di cammino arrivò alla sorgente e la tappò. Dopo mesi e mesi di siccità non c’era più acqua e l’allevatore non sapeva dove procurarsela. Decise allora di andare a togliere il tappo. Quando giunse alla sorgente, provò e riprovò e alla fine ci riuscì. Così capì che al mondo ci sono cose da accettare così come sono. Un giorno, un alpinista stufo del fiume che scorreva tra gli alberi, che gl’impediva il passaggio, seguì il corso fino alla sorgente. Il malvagio alpinista voleva mettere fine alla storia del fiume e decise così di metterci un tappo gigante di sughero, per chiudere il buco. Il flusso si bloccò. L’uomo soddisfatto scappò di corsa per non farsi notare dai pescatori che erano nelle vicinanze. I pescatori infatti, sfortunatamente non videro l’uomo, si accorsero però che il livello dell’acqua si abbassava. I pesci fortunatamente non morirono perché furono trascinati proprio dall’ultima corrente. Dovettero metterci anche un po’ del loro impegno però per raggiungere il mare e salvarsi! I pescatori, per risolvere il caso chiamarono la polizia che indagando, scoprì il furfante. Gli agenti si recarono immediatamente alla sorgente per togliere il tappo, ma la pressione dell’acqua era talmente forte che quando lo tolsero li bagnò tutti. Il fiume tornò a scorrere nell’alveo e dopo un po’ anche i pesci ritornarono. L’alpinista venne arrestato e il problema rimediato. C’era una volta un contadino che abitava in una casa dentro ad un bosco. Egli era povero ed aveva tre figli maschi: Marco, Giacomo e Francesco. Il più grande, Marco, non sopportava il fatto che suo padre si spaccasse la schiena nel coltivare i campi con tanto impegno e poi, le piene del fiume distruggessero il suo lavoro. Un giorno, all’ alba, mentre i suoi fratelli e il padre ancora dormivano, Marco prese una bottiglia di vino, gli tolse il tappo e lo mise dentro una bisaccia, insieme ad un tozzo di pane. Poi si incamminò verso il punto dove nasceva la sorgente. Una volta arrivato tolse il tappo dalla bisaccia e con forza brutale lo incastrò nell’ apertura della roccia e bloccò l’uscita dell’ acqua. Tornando a casa sgranocchiò il tozzo di pane con felicità. Passarono i giorni e si vide la differenza: gli ortaggi andavano a male, i pesci morivano e anche la vegetazione cambiava a vista d’occhio e il povero contadino non aveva idea di cosa fosse successo. 61 Quel poveretto non riusciva a mantenere la famiglia poichè il suo mangiare erano ortaggi e pesci e come medicine utilizzava erbe medicinali. Marco si era pentito di aver bloccato la sorgente e decise di dire tutto al padre, il quale, molto deluso, decise di non rivolgergli mai più la parola. Marco allora si incamminò nuovamente verso la sorgente e faticosamente tolse il tappo poi ritornò a casa. Lo disse al padre che lo abbracciò e gli disse: “ Sono fiero di te!” La vegetazione ridiventò rigogliosa e nacquero altri pesci, l’orto del contadino diventò più bello di prima. In seguito il contadino e i suoi figli vissero in pace finchè egli morì, ma questa è un’altra storia! Immagina di scoprire una sorgente da cui, anziché acqua, sgorga… Era una bella giornata estiva, c’era il sole, così io e la mia famiglia decidemmo di andare al mare. A metà mattina io e mia sorella andammo a fare il bagno vicino agli scogli per vedere se c’erano pesci e granchi. Arrivate vicino ad un grande scoglio, ci accorgemmo che lì sopra era attaccata una grossa conchiglia. Ho cercato di staccarla dallo scoglio e subito si è aperta una specie di porticina da dove è fuoriuscita una cascata di caramelle. Quel magico scoglio era pieno di caramelle che cadevano in fondo al mare, era la sorgente di quelle dolci meraviglie! Ogni volta che torno su quello scoglio spero sempre di ritrovare quella sorgente……. Ma forse è stato solo un sogno! A volte accadono cose davvero strane! Quando apri il rubinetto del lavandino ti aspetti di veder uscire fresca acqua, magari che proviene da una fresca sorgente alpina, ma quella mattina però, dal mio rubinetto uscirono bolle. Bolle piccole, bolle grandi, bolle colorate, bolle trasparenti e profumate. Ho pensato:”Forse sto sognando!” e con un dito ne ho rotta una e mi sono bagnata. Per la stanza viaggiavano tante sfere, e le bolle, viste da vicino, non erano vuote, ma contenevano ognuna qualcosa. A guardar bene si poteva intravedere l’immagine di un ricordo, un pensiero, oppure un’emozione. Ogni bolla era un piccolo mondo vivo. In una bolla ho visto la stella che mi ha scaraventato sulla terra nove anni fa, in un’altra una farfalla meravigliosa e in un’altra un futuro bellissimo. 62 Ogni bolla saliva pian piano verso l’alto per poi scoppiare e sparire per sempre. Ad un certo punto dal rubinetto è uscita di nuovo acqua fresca, e tutto è tornato come prima! Non potete immaginare cosa mi è accaduto l’ altro giorno!” Mentre stavo passeggiando in un fitto bosco di castagni ho udito un fruscio. Mi sono avvicinata piano, piano al rumore e …. non potete immaginare la mia delusione quando ho visto sgorgare dalla terra un ruscello coperto di schiuma. “ Ma com’è possibile che sgorghino fiumi già inquinati!?! “ Mi sono detta. Ho deciso di attraversare il fiume per scoprire cosa c’era dall’altra parte; ho appoggiato il piede su un sasso e sono scivolata cadendo nel ruscello schiumoso. Sono stata travolta, sono finita sott’acqua, stavo quasi affogando….meno male che sono riuscita a mettermi in piedi e a tornare dalla mamma. Strada facendo, però, mi sono accorta che invece di piangere ridevo, ridevo, ridevo. Quando la mamma mi ha sentita ridere a crepa pelle non rusciva a capire cosa fosse successo. Le ho spiegato che ero caduta in un ruscello e lei mi ha chiesto di vederlo. Quando siamo arrivate alla sorgente la mamma ha arricciato il naso… l’odore dell’acqua era veramente strano. La mamma ne ha assaggiato un po’ e ha urlato: BIRRA !!!! ….Ecco perché avevo la “ridarola”… ero ubriaca !!! E l’acqua Leggendo insieme questa poesia abbiamo “sentito” un ritmo scandito da tre lettere, che la trasforma in una bella danza:come un serpente, l’acqua del FIUME nasce, sgorga, scende, scivola, scroscia… 63 come in un abbraccio, l’acqua del LAGO è larga, lunga, lenta, luminosa, sciolta, silenziosa… come sopra un letto ondeggiante, l’acqua del MARE muore, non muore mai, è calma, è immensa… Abbiamo concluso il nostro percorso “Il fiume come la vita” recandoci insieme a Ridracoli. All’Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli ci siamo “immersi” in una bellissima avventura nel percorso “Acqua e Vita”, scoprendo cose affascinanti sulla comparsa dell’acqua nella terra e sulle sue proprietà e caratteristiche. L’escursione con il battello ci ha divertiti molto e abbiamo visto paesaggi e vegetazioni particolari. Questa gita ci ha fatto vedere coi nostri occhi e toccare con le nostre mani da vicino tutto ciò che durante l’anno scolastico abbiamo studiato sui libri. È stata un’avventura emozionante! OCCHI SPALANCATI SULLA NATURA Dall’ulivo all’olio Quest’anno abbiamo scoperto l’albero di ulivo e l’olio ricavato dai suoi frutti. Abbiamo studiato la pianta, la sua origine, dove si coltiva, il fiore ed il frutto e come da questa piccola drupa si ricavi l’olio. Abbiamo visto come l’ulivo ed i suoi frutti venivano utilizzati dalle varie civiltà ed il significato che gli attribuivano: gli atleti greci si cospargevano di olio prima di iniziare il combattimento, per essere più luminosi e belli, ma soprattutto più forti; con i rami di ulivo i Romani incoronavano i cittadini più meritevoli; i Fenici diffusero l’uso della lampada ad olio. Per noi Cristiani, invece, ha un grande valore religioso e lo utilizziamo per amministrare alcuni Sacramenti. 64 Trasformando le nostre aule in laboratori abbiamo verificato, con alcuni esperimenti, le sue caratteristiche: l’untuosità dell’olio al tatto, l’insolubilità dell’olio in acqua e… il riconoscimento del sapore dell’olio! Abbiamo assaggiato il pane con l’olio: che bontà! Il 6 Novembre ci siamo recati al frantoio Turchi di Balignano, dove i bambini hanno potuto vedere direttamente come avviene la trasformazione delle olive in olio. L’odore forte della sansa ci ha accompagnato in tutte le sue fasi: la frangitura, la gramolatura, l’imbottigliamento. Il signor Turchi ci ha raccontato la storia di quelle due pesantissime macine e di come, di generazione in generazione, vengono fatte funzionare dal 1400. 65 Questo racconto ci ha fatto pensare ai nostri nonni e a quello che anche loro ci possono raccontare di interessante. Tornati a casa tutti i bambini li hanno intervistati ed hanno raccolto storie bellissime sull’uso dell’olio. Così anche questa esperienza ci ha aiutato a capire meglio le nostre origini e tradizioni. 66 INTERVISTA AD UNA PERSONA ANZIANA Ricostruiamo la storia dell’olio d’oliva NOME: Laura. ETA’: 73 anni. DOVE HA VISSUTO: ha vissuto a Faenza, in campagna. COME USI L’ OLIO: usa l’olio per cucinare, per friggere e per preparare cose squisite. COME LO USAVI: lo usava solo per condire l’insalata. LO HA SEMPRE USATO SOLO PER MANGIARE? Sì, lo ha usato solo per mangiare. FRIGGERE? COSA? Friggere le patatine e le cotolette alla milanese. LO HAI USATO ANCHE PER ALTRE COSE? QUALI? Sì, per fare la sfoglia, lo spalmo sopra il panetto. HAI QUALCHE RICORDO PARTICOLARE RIGUARDO ALL’OLIO? Da piccola quando andava a scuola le facevano bere l’olio di ricino che era cattivo. QUAL’È IL TUO PRIMO RICORDO LEGATO ALL’OLIO? Ricorda che le hanno fatto assaggiare l’olio di ricino. DOVE TENEVI L’OLIO? L’ olio era tenuto dentro gli orci in cantina. DOVE LO TIENI ADESSO? Nella dispensa dentro alle bottiglie che si comprano nei negozi alimentari o al supermercato. NOME: nonno Agostino ETA’: 87 anni. DOVE HA VISSUTO: da ragazzo in campagna. COME USI L’ OLIO: per condire e per cuocere. COME LO USAVI: lo usavo solo per condire. LO HA SEMPRE USATO SOLO PER MANGIARE? Sì. FRIGGERE? COSA?. No, per friggere si usava lo strutto. LO HAI USATO ANCHE PER ALTRE COSE? QUALI? No, l’ho sempre usato solo in cucina. HAI QUALCHE RICORDO PARTICOLARE RIGUARDO ALL’OLIO? Ricordo che quando ero piccolo una damigiana d’olio doveva bastare per tutta la famiglia, per tutto l’anno. QUAL’È IL TUO PRIMO RICORDO LEGATO ALL’OLIO? Ricordo che la mamma lo usava per condire. DOVE TENEVI L’OLIO? Nel vetro, in cantina. DOVE LO TIENI ADESSO? Nelle bottiglie di vetro. 67 Io, oggi pomeriggio, ho fatto una breve intervista a mia nonna per ricostruire la storia dell’olio d’oliva. Mia nonna si chiama Maria e ha 71 anni. La sua infanzia l’ha trascorsa in una piccola casa nelle campagne di Cesenatico. Era il periodo della guerra, c’era molta povertà e scarsità di cibo. La sua famiglia, numerosa, mangiava sempre le stesse cose; il cibo fatto in casa veniva condito o cotto con lardo e strutto. L’olio, si usava solo per condire le pietanze di festa come il Natale o la Pasqua. Loro lo usavano poco perché era molto costoso e nella loro zona veniva prodotto in modeste quantità quindi era molto difficile da acquistare. Il suo papà, solitamente, andava una volta all’anno a comprarlo: se lo faceva mettere in un contenitore di latta e questo doveva essere utilizzato almeno almeno per un anno intero. Per mia nonna era una gran festa poter mangiare una fetta di pane con olio e sale. Infatti, quando succedeva era molto felice. Passarono gli anni e mia nonna diventò adulta: cambiarono le abitudini e le condizioni di vita. Aveva cibo a volontà e poteva condire e cucinare con tutto l’olio che voleva; tanto più che mia nonna diventò una cuoca eccellente. Sapeva usare l’olio per preparare piatti prelibati come ottimi fritti di pesce, patatine, arrosti ecc…., utilizzava olio extravergine d’oliva in bottiglie di vetro. Oggi la nonna è anziana, la sua unica passione sono i nipoti: ha abbandonato i fornelli ma non il suo prezioso olio! OCCHI SPALANCATI ALLA BELLEZZA La bellezza narrata attraverso la lettura di racconti, brani e libri d’autore Partendo dal presupposto che si legge per vivere un’avventura, per capire le storie degli uomini, per mettere a confronto la propria esperienza con quella dei protagonisti, per crescere e scoprire, per imparare la Storia… quest’anno abbiamo letto “Le avventure di Pokonaso”di John Grant,un testo che fin dalle prime pagine ha incuriosito e appassionato i bambini portandoli a calarsi nell’epoca preistorica. E’ stato interessante, attraverso momenti di dialogo e riflessione, cogliere insieme il senso della storia che per mesi li ha accompagnati tra un’avventura e l’altra, in un lavoro dettagliato e ricco, tanto da creare insieme il quaderno di Pokonaso. 68 La bellezza disegnata, dipinta, modellata attraverso le nostre mani, nell’arte Il tema della preistoria è stato occasione di approfondimento di un lavoro che ha portato i bambini alla realizzazione di alcuni manufatti utilizzando varie tecniche (graffito, incisione, lavoro con la terracotta…) in un lavoro trasversale con la storia e “Le avventure di Pokonaso”. I bambini sono stati guidati anche alla scoperta e all’uso dei colori attraverso esperienze grafico-pittoriche e alla lettura di alcune opere d’arte significative. 69 La bellezza ascoltata e raccontata attraverso melodiose note e canti Anche la musica che è nata con l’uomo e lo accompagna da sempre, è stata occasione di approfondimento del tema della preistoria. I bambini hanno cercato di imitare gli uomini delle caverne cantando e suonando con rudimentali strumenti. In seguito è partito un lavoro sull’ascolto di semplici brani per gustarne la bellezza e leggerne i significati più profondi. La bellezza espressa attraverso il linguaggio del corpo e dei suoi movimenti I bambini con attività coinvolgenti sono stati accompagnati a “muoversi” come gli uomini primitivi, strisciando, rotolando, arrampicandosi, saltando, prendendo consapevolezza dei pericoli e delle necessità che gli uomini dovevano affrontare ogni giorno. Il corpo è stato poi utilizzato per comunicare situazioni e stati d’animo propri dei bambini. La bellezza recitata sopra un palcoscenico che ci ha resi protagonisti Molto gradito da parte degli alunni è stato il laboratorio espressivoteatrale con l’esperto G. Pizzol, scrittore, attore e regista. E’ stato interessante vedere come i bambini sono riusciti a sviluppare sempre più, lezione dopo lezione, la capacità comunicativa, mediante la rappresentazione corporea e quella espressiva nel contesto delle dinamiche di gruppo. Le esperienze fatte ogni volta (esercizi, giochi, riflessioni…) hanno richiesto sempre la disponibilità a mettersi in gioco: ascoltando, interpretando, imparando ad interagire col gruppo mettendo da parte il timore di essere giudicati, la timidezza, l’imbarazzo… 70 Sono state poi messe in scena tre storie sull’acqua che con semplicità, impegno, partecipazione e tanta emozione hanno permesso a tutti i bambini di vivere un’esperienza bella, toccante e significativa. Le insegnanti tutor Vania Pederiva, Tisselli Simona, Piraccini Cristina, Monica Boschetti Le insegnanti specialiste Nadia Marini, Marina Meldoli 71 Classi Quarte “Il mondo mi racconta la sua bellezza” Il progetto annuale è iniziato con la lettura del Cantico delle Creature e dei passaggi più significativi della vita di San Francesco d’Assisi. Le attività nelle quali siamo stati coinvolti all’interno delle discipline hanno accresciuto in noi il desiderio di conoscere, e suscitato stupore e meraviglia di fronte a tutto ciò che è bello. SCIENZE, ITALIANO, ARTE 75 Cosa serve per vedere? Vedere è un incontro tra il mondo e un uomo. Il mondo tutto intero aspetta di essere guardato da un uomo curioso. Tutto: le stelle e il sole, il piano e i neri monti, de’ venti le parole, il sussurrar de’ fonti, l’azzurro mar, le aiuole, gli alberi all’aura pronti, le bige lande sole, le aurore ed i tramonti, tutto il mio cuore intende, tutto il cuor vede e ascolta or per la prima volta; e meraviglia prende a questo cuor, io sento, del suo sommovimento. G. Pascoli Con il cuore… Per vedere serve la luce, servono gli occhi, il cervello e... il cuore. Il cuore è capace di vedere la bellezza del tramonto, l’alba, i prati… di ascoltare suoni, rumori… Il cuore sa gioire, piangere, meravigliarsi e commuoversi, anche di fronte alle piccole cose del mondo. Stella Stellina la notte si avvicina….. M piace molto osservare le stelle. Ammirare il cielo notturno è davvero uno spettacolo emozionante, perché lo sguardo si perde nell’Universo. Una sera d’estate, mentre mi trovavo al campo scout con gli esploratori, tutti eravamo con lo sguardo all’insù: c’era un numero infinito di stelle che brillavano tremolanti. Noi cercavamo di riconoscere le costellazioni… 76 Quali colori e particolari scegli per rappresentare la bellezza della realtà, e perché? Rappresenta con il disegno la bellezza. Nel mio quadro, che intitolo: “La bellezza della montagna”, metto in primo piano un paese fatto di case piccole, bianche e gialle, con i rossi tetti spioventi e con i balconi ricoperti di fiori colorati di viola, rosso e rosa. Al cento del quadro c’è un laghetto. L’acqua è azzurra e trasparente e riflette il verde cupo degli alberi che lo circondano. All’orizzonte fanno da cornice alte montagne dalle cime innevate. Il cielo è azzurro e limpido. L’aria è riscaldata dal sole rosseggiante. Mi piacciono molto le montagne e il silenzio interrotto solo dal rumore del vento. 77 L’OPEN DAY Onde di luce entrano nei tuoi occhi aperti e si trasformano in forme, colori, movimenti; conosci il mondo e dai un nome alle cose. In modo misterioso, quello che hai visto ti emoziona, ti fa arrabbiare e piangere, ti fa felice, ti stupisce e ti fa desiderare un’altra avventura. Ti fa ricordare, ti fa muovere, ti fa correre incontro a qualcuno, ti fa affezionare. A nulla servirebbero luce, occhi e cervello, se il tuo cuore curioso non desiderasse conoscere sempre più. Durante l’Open Day ai bambini che ci sono venuti a trovare abbiamo mostrato il lavoro svolto in scienze riproponendo alcuni esperimenti fatti in classe con la maestra coinvolgendoli attivamente nelle attività spiegate. Loro, incuriositi, sono rimasti affascinati dagli esperimenti sulla luce. 78 Going shopping In occasione dell’Open Day gli alunni di 4ªB hanno presentato un’attività di role play in lingua inglese come espressione di un divertente lavoro sullo shopping. Inizialmente i bambini hanno imparato a conoscere e ad utilizzare la sterlina e, in un secondo tempo, hanno acquisito le strutture necessarie per poter fare acquisti in inglese, superando le difficoltà che spesso un turista incontra in terra straniera. Tali conoscenze sono state poi impiegate per costruire brevi dialoghi che i bambini hanno interpretato con spontaneità e un pizzico di fantasia. Il momento si è concluso con la recita di una simpatica filastrocca. In the clothes shop Shop assistant: good morning. Customer: good morning. Shop assistant: can I help you? Customer: yes, please. How much is the t-shirt? Shop assistant: It’s five pounds ninety- five. Customer: here you are. Shop assistant: thank you. Bye- Bye. Customer: goodbye. I bambini recitano una rhyme Sandra Hop is in a shop. She wants to buy some bread. Instead she spends her money, On fifty jars of honey. Isn’t that funny? 79 OGNI COSA HA UNA STORIA Il laboratorio di teatro ha affinato anche il nostro modo di guardare e vedere. Ogni cosa, anche la più piccola e all’apparenza insignificante, ha suscitato in stupore e meraviglia. Ci siamo immedesimati nella realtà che ci circonda e l’abbiamo raccontata. 80 La foglia di castagno ci racconta… Ciao, sono una foglia di castagno e mi chiamo Pungolina. Come puoi notare, ora, sono marroncina con alcune sfumature verdi. Ho il margine seghettato, in certe parti sono rotta, perché i ricci, cadendo, mi hanno ammaccata, e la neve che è scesa in questi giorni mi ha un po’ consumata. Ho una forma particolare, a seggiola. Prima di essere raccolta da Federica stavo comodamente adagiata ai piedi del mio papà castagno. Nel bosco, attorno a me, c’era un paesaggio incantevole: alberi con sfumature arancioni, dorate, marroncine e rubino. Accanto c’era un amico a me tanto caro: la mazza di tamburo, con la quale ho trascorso alcuni pomeriggi chiacchierando piacevolmente. Quando mi trovavo in alto, appesa al mio ramo amico, mi divertivo un sacco ad ascoltare le storie del bosco che il mio papà mi narrava di sera, prima di addormentarmi. Di notte l’ululato dei lupi mi metteva paura, ma per fortuna io, con le mie sorelline, ci stringevamo in un abbraccio forte forte. Sull’albero mi divertivo molto a stare in capannelli con le altre foglioline e chiacchierare di ciò che facevamo durante il giorno, mi piaceva osservare il tramonto ed essere inondata dalla luce del sole. Il vento mi cullava dolcemente, e insieme alle mie sorelline facevo il girotondo. Il mio ultimo ballo è stato triste, perché sapevo che non avrei più rivisto il mio papà. Ciao, io sono una castagna, ormai sono vecchia, perché senza il mio albero non posso più nutrirmi. E’ stato un forte vento autunnale a farmi cadere. Da giovane ho vissuto un sacco di avventure. Quando ero piccola mi sentivo sola al mondo, ma un giorno sentii una voce che mi diceva: “Ciao, io sono il riccio, quello che ti avvolge e ti protegge!”. Così trascorsi intere giornate a parlargli. Ma un brutto giorno un vento improvviso mi fece precipitare giù, a terra. Per fortuna il mio riccio si stringeva a me. All’improvviso un raggio di luce mi avvolse, e senza accorgermene mi ritrovai a terra. Tutto intorno a me era giallo, verde, rosso e marrone e qua e là si vedevano sassi ricoperti di muschio. Quel mondo mi piaceva moltissimo. 81 Ad un tratto sentii delle voci: erano alcuni uomini; per fortuna non mi raccolsero,così continuai ad essere avvolta dal mio riccio caldo e morbido. Poi una mattina mi svegliai dentro una sporta insieme ad altre castagne; allungando l’occhio, però, scorsi il mio morbido riccio. Ad un tratto mi ritrovai dentro un negozio, sentivo freddo e mi sentivo sola: il mio riccio ora non c’era più. In quel negozio pensavo ai miei passatempi preferiti: quando c’era il vento e io dondolavo come sull’ altalena, chiacchieravo con le altre castagne... In quel cesto sentivo suoni e rumori strani rispetto a quelli che c’erano nel bosco. Mi sentivo triste e un solo desiderio nel cuore: tornare nel mio bosco, dalle mie amiche e dal mio morbido amico riccio. Non so come, mi sono svegliata dopo una lunga nottata e mi sono ritrovata in un’aula piena di bambini festante un po’ chiassosi. Sentiamo cos’hanno da raccontarmi!. Ciao, sono la castagna Trilla. Sono di colore marroncino. Da una parte sono panciuta e dall’altra magrolina. Quando ero ancora appesa con le mie sorelle e i miei fratelli non vedevo né ascoltavo, però sentivo le coccole che mi faceva il mio papà. Lui si chiama Custi. Ho un fratello che si chiama Netti e una sorella di nome Bea. Io ero attaccata a una fogliolina di nome Pungolino, e a un’altra di nome Pepita. Quando caddi a terra finalmente mi sbarazzai del guscio e vidi il paesaggio: era incantevole. C’erano alberi di tutti i tipi e animali che salivano sulle piante. Purtroppo uno sparo mi risvegliò da quel sonno incantato: era stata aperta la caccia al cinghiale. Di sera giocavo a lotta con Netti e Bea, ci divertivamo moltissimo. Un giorno però mi raccolsero e… addio fratellini. Poi la nonna di Francesca mi comprò e ora eccomi qui sul tuo astuccio. Il mio desiderio è quello di non finire nella pancia di qualcuno. 82 Le stagioni e le ricorrenze ci hanno suggerito pensieri e poesie. Il vento gelido dell’inverno Spesso in inverno si leva il vento ed è per me un motivo di grande spavento. Vento gelido e vento forte che può spalancare le porte e portare all’interno la notizia dell’inverno! Inverno Nelle fredde mattine d’inverno scende la nebbia e al suo interno sbuffi di vento silenziosi hanno sostituito il canto degli uccelli così graziosi. La neve, cadendo pian pianino, insieme alla brina e al ghiaccio invernale ha ricoperto i tetti, le strade e ogni cartello stradale. Ovunque è bianco e incantato, non si ode più nessun suono: è arrivato l’ inverno che come sempre è triste e molto silenzioso .ma può essere anche favoloso. Il mio papà… Caro papà, ti scrivo in occasione della tua festa. Con te mi piace fare tante cose, ma le più belle sono guardare la televisione insieme, sciare, correre e giocare a calcio. Di te mi piace il tuo modo di scherzare e soprattutto come mi accarezzi. Tra le tante esperienze vissute insieme ricordo con particolare gratitudine quando mi hai portato al Cermis, e insieme abbiamo affrontato l’Olimpia. Grazie papà! 83 PER PARLARE DI ME Ascoltando la lettura della maestra de Le lettere di Tolkien i bambini hanno conosciuto un modo diverso e divertente per parlare di loro e vivere fantastiche avventure. Immagina di essere Babbo Natale e racconta le tue avventure nella Notte Santa. Come ogni anno è arrivata la Notte Santa e devo partire per portare i doni che tutti aspettano. E come ogni anno mi accorgo che la barba è più bianca e la pancia è cresciuta. Mi chiedo:“Riusciranno le renne a trasportarmi?” Senza pensare troppo vado nella fabbrica dove devo prendere il sacco contenente i doni per i bambini, e solo allora scopro che gli gnomi sono tutti ammalati e non hanno finito di preparare i regali. “Ormai è tardi, devo partire, ma come posso fare?”penso tra me e me. Gli unici che possono aiutarmi sono gli elfi, ma con loro ho litigato perché mi hanno detto che la mia pancia assomiglia a un pallone. Piuttosto che chiamarli, quest’anno salto il giro, tanto ormai nessuno crede più a Babbo Natale. Quindi mi metto comodo sulla mia poltrona a dormire. Mentre dormo, sogno un bambino che con aria sognante, affacciato alla finestra, aspetta l’arrivo di ciò che tanto ha desiderato. Allora mi sveglio e dico: “Chi se ne importa se ci sono molti bambini che non credono in me; basta che uno solo ci creda! Chiamo subito gli elfi!” Giunti al mio richiamo mi aiutano ad impachettare tutti i regali. E anche quest’anno, forse un po’ in ritardo, potrò partire per distribuire i doni. Caro diario, oggi ti parlo di un mio caro amico Caro diario, oggi ti voglio parlare del mio amico Agostino. Questo mio amico ha il volto tondo e paffuto e un’espressione allegra. Ha i capelli castani e corti, gli occhi vivaci e sul naso regolare si appoggiano un paio di occhiali rossi e neri che lo rendono simpatico. Il suo modo un po’ goffo di muoversi e di correre mi fa sorridere. Agostino ha un carattere tranquillo e mite, generalmente è cordiale con tutti, però quando qualcosa non gli sta bene si arrabbia un po’. È 84 anche generoso e aiuta volentieri i compagni. La sua principale passione è il rugby, e gli piace così tanto che gioca in una squadra a Cesena. È anche un tifoso di calcio e segue particolarmente l’Inter; inoltre colleziona anche le figurine dei calciatori come me e spesso ce le scambiamo. La nostra amicizia è nata in prima elementare quando l’ho conosciuto. In particolare gli sono diventato amico quando siamo stati vicini di banco. Anche se non ci vediamo spesso dopo la scuola quando ci troviamo insieme ci piace giocare a calcio o alla Play-Station. A volte a ricreazione giochiamo con le carte di Yu-gi-oh. Ad Agostino poi piace molto mangiare e quando a ricreazione vede qualcuno dei compagni che mangia qualcosa che gli piace gliene chiede sempre un pezzo. Anche se io, a differenza di Agostino, tifo per Milan gli sono molto amico, e per me è importante la sua amicizia perché sto bene con lui. Mi piacerebbe vederlo di più il pomeriggio e adesso che c’è il sole e la stagione è più mite penso che lo inviterò a casa mia e, caro diario, mi divertirò molto insieme a lui! Ciao diario, ti presento i miei amici Caro diario, ti voglio descrivere due miei amici, il primo di cui parlo è Massi. Massi è il mio migliore amico, ci siamo conosciuti all’asilo, ma ora frequentiamo scuole diverse. I suoi capelli sono castano scuro, i suoi occhi sono verdognoli-marroni e belli grossi, la sua bocca è carnosa e un poco rovinata. Ha il naso piccolo e a punta e il collo lungo. La sua corporatura è normale, ma è molto alto (più di me!) e porta gli occhiali. Di Massi mi piace il suo carattere gentile. Insieme abbiamo fatto molte cose, tra cui una divertente è stata inseguire gli insetti e catturarli, oppure, a volte, con un po’ di fortuna, abbiamo imprigionato delle lucertole. Insieme abbiamo anche giocato con “Klaus”, il cane di Massi, abbiamo giocato a computer, con il Nintendo, con gli animali , con i dinosauri e anche con i gormiti. Noi ci vediamo, se tutto va bene, una volta al mese. L’ultima cosa che ti racconto, caro diario, è che ieri, 19 aprile 2008, Massi con suo babbo Marco sono andati con il motore a sbattere contro una macchina. Massi si è rotto un’arteria, si è schiacciato il fegato e un polmone; di suo padre non ho ancora avuto notizie. Il secondo bambino che ti voglio descrivere, diario mio, è Giovanni, il mio secondo migliore amico. 85 Lui viene a scuola con me e, normalmente, ci frequentiamo tutti i giorni, a parte la domenica. I suoi capelli sono neri, i suoi occhi marrone scuro e la sua bocca è bella carnosa; le sue guance sono sempre rosse come il fuoco e ha il naso un po’ schiacciato. È un po’ robusto e è alto di statura. Di Giovanni a me piace il carattere: buono, educato e scherzoso, anche se è un bel po’ permaloso.. Insieme abbiamo fatto tante cose, come giocare con i suoi gatti, fare i compiti, andare in bicicletta, e a scuola abbiamo giocato con il computer e con il Game-boy. Abbiamo giocato con i gormiti, visto le cassette e i DVD e qualche film; abbiamo giocato anche con gli animali. Che amici fantastici! STORIA, GEOGRAFIA Le materie di studio e le letture fatte in classe ci hanno coinvolto e appassionato, ampliando le nostre conoscenze e ispirando i nostri testi. Così abbiamo creato storie fantastiche e avventurose. Immagina di essere un Egiziano… Cosa faresti durante lo straripamento del Nilo? Usa la fantasia e le informazioni che possiedi grazie allo studio della storia Mi chiamo Taita sono un semplice contadino che vive in una capanna costruita con paglia e legno. Il campo che il faraone mi ha dato ha la forma di un quadrato e si trova nel Basso Egitto vicino al Delta del Nilo. Siamo a fine estate e molti miei amici si sono alzati presto per andare a pescare. Mi hanno invitato e più tardi li raggiungerò. Mi affaccio ad una finestra e mi accorgo che il Nilo sta straripando: l’acqua invade tutto, anche il mio campo. Essa trascina con sé tanto fango scuro. La mia casa è difesa da un argine che la circonda ed io non ho paura dell’inondazione. In questo momento sono molto contento perché so che la terra diventerà fertile ed io potrò seminare frumento per il pane ed orzo per la birra. Occorrerà però attendere che le acque si ritirino. Preparo così i miei bagagli per partire verso Luxor dove si sta costruendo la piramide di Cheope che dicono sia la più grande dell’Egitto. Anch’io darò il mio aiuto a questo lavoro. 86 Quando il Nilo si sarà ritirato tornerò qui dalla mia famiglia e riprenderò il lavoro nei campi. Sono un Ebreo di nome Diego, la mia casa si trova su una sponda del Nilo. Gli Egizi non mi hanno ancora scoperto. Questa mattina ho seminato del grano, raccolto un po’ di papiro e ho piantato due palme da dattero. Ieri il fiume Nilo ha straripato e visto che non voglio aspettare fino ad Ottobre per seminare, ho anticipato la semina del grano in un terreno più alto in modo che l’ acqua non mi porti via il raccolto. Il nostro popolo è stato fatto schiavo dagli Egizi. I pochi Ebrei rimasti liberi stanno fuggendo in Mesopotamia che, vista la situazione, si è alleata con noi. Io sono l’ unico Ebreo rimasto ancora in Egitto, libero . Domani “i padroni” verranno a controllare che in questo territorio non ci sia più nessuno del mio popolo, perciò sonò costretto a trasferirmi e abbandonare il mio campo seminato che mentre sarò via crescerà e sarà pronto per essere mietuto al mio ritorno. Con una zattera giungo in Mesopotamia e scorgo degli Egizi che stanno distruggendo tutto. Accorro al palazzo reale dove si trova il re persiano e lì trovo anche dei miei amici e altri Ebrei. I guerrieri Egizi abbandonano il territorio conquistato lasciando un messaggio: Noi, preoccupati, abbiamo capito che gli Egizi vogliono ucciderci perchè il messaggio annuncia: “Presto morirete”. Dopo aver letto il messaggio chiamiamo gli artigiani migliori e insieme a loro inventiamo un oggetto molto strano: la catapulta, essa servirà per distruggere le mura e aprirci un varco. Appena finito di costruire questa prima macchina, ne costruiremo altre nove, prendendo alcuni soldati del re: 50 spadaccini, 30 magazzinieri, 40 picchieri, 30 cavalieri, 15 balestrieri e 60 arcieri. Caricate le catapulte con dei massi partiremo all’attacco utilizzando barche per il trasporto. Invochiamo il nostro dio, perché ci assista nella nostra missione: con la morte del faraone il popolo sarà libero e io potrò tornare alla mia casa. Sono un marinaio fenicio e sto navigando verso la Sicilia con un carico prezioso. Devo stare molto attento ai possibili pericoli, e spiare continuamente il mare… 87 Sono Aulo, un marinaio fenicio. Sto osservando la mia nave e tanti sono i pensieri che si agitano nella mia testa. Dovrò affrontare un viaggio lungo e pericoloso, soprattutto in questo periodo dell’anno. Siamo in autunno e da un giorno all’altro potrebbero arrivare i temporali. La nostra nave Fortuna, è splendida con la sua vela rettangolare, la chiglia robusta e grossa e la pancia capiente. Supera di poco i sessanta piedi di lunghezza e i quindici piedi di larghezza, con il suo profilo snello e la prua allungata ricorda un airone che sta per prendere il volo sul pelo dell’acqua. La nave è stracarica; siamo riusciti a stivare tremila anfore oltre ai braccialetti, le collane e le numerose stoffe ancora maleodoranti perché tinte con la porpora. Il vento è favorevole; l’equipaggio è pronto e così partiamo per la Sicilia. Lasciamo alle nostre spalle il porto di Berito e davanti a noi c’è soltanto il mare aperto. Il cuoco Marco cucina splendidamente e la compagnia fra noi è allegra: E’ passato già un mese ed è una notte buia e senza luna, ma il cielo è rischiarato da migliaia di stelle. Cerco di riconoscere le costellazioni e facendo questo gioco trascorro una notte insonne. Davanti a me il mare è azzurro e immobile. Improvvisamente si trasforma in un mostro terrificante, con onde alte come un palazzo, pronte ad inghiottire la nostra nave. Il timoniere urla di ammainare le vele e io penso che il carico eccessivo non ci aiuterebbe a superare la tempesta. Trascorriamo due giorni di delirio; le voci dei marinai si danno ordini da un capo all’altro della nave ed io cerco disperatamente un porto e ordino di gettare in mare mille anfore. Il mare si calma come una belva che si addormenta; le coste della Sicilia sono poco distanti dalla barca. Il silenzio regna assoluto sul ponte della nave e i marinai sono stremati. Improvvisamente si sente un urlo…poi due…poi tre, quattro e poi cinque la nostra gioia invade l’immensità del mare. Raggiungiamo la costa dell’isola e un gruppo di uomini ci attende per le trattative commerciali. Lo scambio dei prodotti avviene in un clima di gioia. Carichiamo oro e metalli; il guadagno questa volta è stato minore perché il mare ci ha rubato una parte della nostra merce…ma la nostra vita vale molto di più dell’oro! Prima di imbarcare recitiamo questa preghiera: “Grande dea Venere, signora degli dei, nata dalla schiuma del mare, protettrice dei navigatori, veglia su di noi, assicuraci un viaggio tranquillo e un approdo veloce…”. 88 Immagina di essere Teseo alle prese col labirinto Sono Arianna, figlia di Minasse, principessa cretese e vi voglio raccontare una storia che riguarda la mia famiglia, in particolar modo mio fratello: il Minotauro. Mio padre non poteva permettersi che quel mostro andasse in giro per le strade a spaventare la gente, allora fece costruire un labirinto per rinchiuderlo all’ interno. Ogni anno il Minotauro pretendeva sette ragazzi e sette ragazze per mangiarseli. Mio padre cercò qualcuno che placasse la sua ira, ma non lo trovò. Un giorno un principe chiamato Teseo sbarcò nelle nostre terre per uccidere il Minotauro. Era armato di tutto punto sia per difendersi che per attaccare. Lo ospitammo nel nostro palazzo. Il giorno dopo gli spiegammo dov’era il labirinto e che ci si perdeva facilmente. Legai il capo di un filo a Teseo che si poteva così inoltrare nel labirinto senza problemi. Con sé aveva: una spada, uno scudo e degli schinieri . Io lo portai al labirinto con il filo legato, e lo attesi fuori per delle ore, sperando bene. Dopo un po’si intravide un’ombra: era Teseo! A cena mi raccontò l’accaduto: disse che quando entrò nel labirinto c’erano in tutti gli angoli ragni e ragnatele. Ci disse anche che era tutto buio e che c’era ogni tanto una finestrella che faceva entrare uno spiraglio di luce. Poi ci raccontò che a un certo punto sentì dei passi pesanti e vide un’ombra molto grande e spaventosa: era il Minotauro. Appena lo vide tirò fuori la spada e mirò lo stomaco con un colpo secco e preciso, poi scappò via. Nel ritorno vide delle ossa disseminate, delle collane e altri oggetti appartenuti ai ragazzi sacrificati. Immagina di essere Ulisse di fronte al mare con un’inesauribile voglia di partire… Sono Ulisse, un guerriero greco, e mi trovo in una sperduta isola. Devo essere arrivato qui subito dopo la grande guerra contro la città di Troia! La mia nave è stata affondata e adesso chissà… Dove sono i miei compagni? Aspetta, sento che qualcuno si sta avvicinando. Ma è Zeto, il generale!!! “È bello rivederti!” esclamo. Zeto mi dice: “So dove sono gli altri, c’è anche il musicista Michelaj.” “Bene, andiamo!”. Mentre ci incamminiamo incontriamo un enorme mostro con due corna, la faccia da toro, le zampe da capra, la coda da serpente e con il corpo umano. È un Chimerotauro!!!!! 89 “Non abbiamo armi e poi siamo in due” urlo a Zeto. Lui mi risponde: ”Gli altri sono usciti ad accendere il fuoco e stanno cercando di fabbricare armi con il martello di Patefix. Arriveranno a momenti.” “Ma non hanno il ferro! Cosa usano, il legno?” chiedo. “Hanno trovato due casse piene di ferro che erano nella nostra nave!” mi risponde il generale. “Noi scappiamo!!!” urlo. E mentre fuggiamo dal Chimerotauro ecco i nostri amici che accorrono in nostra difesa. Ma la mossa di difesa non dura per molto. Il mostro con la coda brucia tutte le armi (dalla coda può sputare fuoco)! Mentre corriamo troviamo una grotta e ci nascondiamo lì. Dopo poco quella creatura mostruosa ci trova. In quel momento un gigante e maleodorante essere esce dalla grotta e inizia a “mangiarsi” il Chimerotauro. Noi tutti corriamo e andiamo alla tana che hanno trovato i miei compagni e che io non conoscevo. Di notte cerchiamo provviste per il nostro viaggio, vogliamo tornare a Itaca, alla nostra madre-patria. Abbiamo costruito una zattera! Il giorno dopo, con le provviste, partiamo sulla zattera. Ma che sfortuna! Dall’acqua sono spuntati: Scilla e Cariddi. Si dice che siano due creature immortali. Non abbiamo armi, ma Minerva costringe Nettuno a scacciarli, per ora, in un vortice d’acqua. Quel tornado non risucchia anche noi, ma ci spinge addosso all’isola vicina e la zattera si spacca! Ahimè, tutti stiamo piangendo il nostro amico Geraldin, che conosceva meglio la rotta del viaggio. Visto che sta iniziando a piovere ci nascondiamo in una grotta. Dopo un po’ di tempo, però, arriva un figlio di Nettuno, il ciclope Polifemo!!!! Chiude l’uscita con enorme masso e porta dentro la caverna il suo gregge di pecore. Appena vede che ci siamo anche noi, prende due dei nostri compagni e se li mangia. “Ho un’idea straordinaria!” dico a bassa voce. “Facciamo bere al mostro del vino preparato prima di partire e che sono riuscito a salvare dopo lo naufragio sull’isola. Così si addormenterà e noi con quel tronco enorme laggiù lo accecheremo”. Mentre beve, il ciclope si addormenta, noi lentamente prendiamo il tronco e in silenzio glielo conficchiamo nell’occhio. Prima avevamo spostato il masso che bloccava l’uscita e adesso, sotto le pecore, scappiamo, ma ad un certo punto Nixomind urla: “Michelaj, no!” Il musicista è stato ucciso anche se il ciclope era cieco. Correndo troviamo una nave. Era dei nostri amici!!! I ciclopi, purtroppo, li hanno uccisi tutti! 90 Saliamo sulla nave e mentre navighiamo Nettuno lancia una maledizione e una ninfa di nome Calipso ci cattura! Prima uccide tutti i miei amici, mi ipnotizza e mi costringe a servirla. Minerva chiede al cugino di Nettuno, dio del vento, di aiutarmi. Allora Eolo manda in mio soccorso Pegaso, che può andare anche sott’acqua. Il cavallo alato imprigiona la ninfa e mi porta fino a casa. Ora sto abbracciando Telemaco, mio figlio, e Penelope, mia moglie. D’ora in poi vivrò in pace. Immagina di essere Heinrich Schliemann e racconta la sua straordinaria scoperta Decisi di scavare in una zona pianeggiante sulla costa del Mare Egeo, in Asia Minore. I miei due amici ed io lavorammo dall’alba al tramonto sotto il sole cocente. Dopo giorni di fatica vedemmo qualcosa di appuntito venir fuori dalla buca scavata. Provammo a tirare, ma non riuscimmo ad estrarre quella pietra dal terreno. Era quasi mezzanotte e tornammo nelle nostre tende a dormire. Ad un certo punto iniziò a piovere. Il violento acquazzone portò via molta terra e pulì lo scavo. Con grande meraviglia e dopo un attento studio, capimmo che l’oggetto appuntito era la cima di una torre: avevamo scoperto i resti di una città antica! Lavorammo per mesi e mesi e portammo alla luce molte armi di bronzo: corazze, scudi, spade ed elmi. Trovammo anche dei gioielli e degli oggetti come calici e scodelle. Tornati al nostro paese andammo a rileggere le descrizioni dell’Iliade. La città che avevamo portato alla luce doveva essere quella di Troia. La nostra scoperta era straordinaria! 91 LE NOSTRE USCITE E LE ESPERIENZE PIU’ BELLE Al museo egizio Mentre andavo al Museo Egizio ero emozionato. Passeggiavo lungo le strade di Bologna e le piramidi e il deserto di sabbia fine facevano da cornice ai miei sogni ad occhi aperti. Con la guida, la maestra e i compagni ho seguito la visita del Museo. C’erano tante bacheche contenenti reperti colorati. La guida ci ha spiegato che gli Egiziani credevano in una seconda vita oltre la morte. Nel viaggio che ogni defunto faceva per raggiungere l’oltretomba portava con sé: cibo e oggetti utilizzati in vita. Sono rimasto colpito dalla presenza di un sarcofago contenente una mummia di 5000 anni fa. … 92 UN NUOVO AMICO (Progetto di continuità tra scuola materna e primaria) Una mattina speciale Ieri a scuola sono venuti a trovarci i bambini dell’asilo, perché anche loro il prossimo anno frequenteranno la scuola elementare. Ci siamo riuniti in palestra, e li abbiamo accolti con: “ Il canto della felicità”. Una maestra suonava la chitarra e un’altra faceva i gesti della canzone. I bambini, entusiasti, si sono alzati in piedi e hanno mimato i gesti e cantato. I loro volti erano pieni di gioia. Poi abbiamo rappresentato una storia chi racconta il viaggio che compie Mr. Morf per cercare un amico. 93 Alla fine ogni bambino dell’asilo ha scelto un alunno più grande, così il prossimo anno avrà già un amico e si sentirà meno solo e impaurito nel momento dell’ingresso nella “scuola dei grandi”. Io sono stata scelta da Nicole, una bambina un po’ timida ma simpatica. Ha i capelli castani e gli occhi verdi. In mano stringeva un cuore diviso in due parti. In una parte ho scritto il mio nome e nell’altra Nicole ha scritto il suo, poi ce li siamo scambiati. Insieme ci siamo recate in giardino per fare merenda. Alla fine è andata a casa con la sua nonna. Spero di rivederla il prossimo anno! IL VESCOVO CI E’ VENUTO A TROVARE… I nostri bambini quest’anno hanno ricevuto la Prima Comunione, e come gesto di benvenuto e manifestazione di affettuosa amicizia hanno offerto al vescovo il pane e l’uva da cui si ricava il vino. Gesù stesso ha detto di sé: “Io sono il pane della vita”. Il pane è il simbolo di ogni nutrimento e di ogni cura che l’uomo ha per la sua vita e per quella dei suoi simili: a chi non ha nulla offriamo anzitutto pane, perché possa vivere, perchè possa sperare nel futuro. Il pane è vita, e Gesù vuole farci capire che è Lui la fonte della vita. Lui ci nutre, Lui vuole che abbiamo una vita piena ed eterna. Tutti abbiamo bisogno di questa amicizia di Dio, che ci aiuta a prendere le decisioni giuste. Gesù con il suo corpo ed il suo sangue ci nutre, così diventiamo persone buone. 94 UN MOMENTO INDIMENTICABILE: L’INCONTRO CON IL PAPA Ieri davanti al Papa mi sono emozionato. Benedetto VI mi è anche passato davanti. Quando ci ha salutato il mio cuore si è riempito di gioia, una gioia grande, molto grande. La cosa che mi ha colpito di più sono stati i suoi occhi: pieni di amore e penetranti. Al ritorno, con gli amici, ci siamo scambiati sensazioni e pensieri. Che giornata! Le insegnanti tutor Maria Elena Campana, Fabiola Orlandi Le insegnanti specialiste Elisabetta Bazzocchi, Nadia Marini 95 Classi Quinte “Sulla strada per la felicità” All’inizio del quinto anno della scuola primaria si vivono sentimenti molto intensi: le maestre ricordano com’erano piccoli, gli alunni, non tanto tempo prima, poi ci si preoccupa di aver consegnato loro gli strumenti per proseguire gli studi. I bambini guardano con un certo timore l’avvicinarsi della fine di un lungo percorso che li ha visti in rapporto con le maestre e i compagni e si trovano davanti l’incognita del futuro, quando passeranno ad un altro tratto del loro percorso di alunni: la scuola secondaria! Noi abbiamo avuto una grande fortuna, maestre e alunni, quella di aver sempre cercato di guardare col cuore e di intravedere una strada buona per ciascuno di noi. Durante i nostri cinque anni è stato seguito un percorso molto intenso, testimoniato da tante tappe ben documentate, ma sempre sotto la guida della realtà, di ciò che appare sotto i nostri occhi quotidianamente e ci offre la possibilità di scoprire, indagare, riconoscere e seguire. Abbiamo perciò iniziato l’ultima tappa del cammino su questa strada, che è sempre stata molto ricca ma anche faticosa, consapevoli che anche attraverso le difficoltà e persino nell’errore si può crescere andando incontro ad un destino senz’altro buono, anche se misterioso. Il nostro progetto annuale, pertanto, non poteva che intitolarsi: SULLA STRADA PER...LA FELICITÀ! 99 La partenza prevedeva che una strada ci fosse, e questa si è subito imposta ai nostri occhi: la nostra scuola compie vent’anni, quindi si va tutti a Roma per consegnare l’opera nelle mani del Papa e per ritrovare i segni della nostra storia nelle antichità romane e nelle catacombe prima, e in San Pietro poi, ed ecco che il cammino comincia con la scoperta di avere delle radici, di essere un popolo. Ecco cosa hanno scritto i nostri alunni: Titolo: Caro Papa Benedetto, mercoledì 17 ottobre ero in Piazza San Pietro con i miei compagni e le mie maestre. Le racconto le mie emozioni, i miei pensieri e quello che ho provato davanti a Lei. Caro Papa Benedetto, mercoledì ero con i miei compagni e le mie maestre in Piazza San Pietro per l’Udienza. Io ero molto ansiosa di vederla, perché sono venuta a Roma per Lei. Appena Lei è arrivato nella corsia vicino a me, ho provato felicità. Come se avessi trovato il tesoro più grande della mia vita. Piazza San Pietro, con tutta quella gente accumulata, mi ha fatto capire che nel mondo esistono tanti fedeli. È stata bella la Sua Udienza, le Sue parole erano frecce d’amore che colpivano la gente, non avevo mai sentito parole così belle, dolci e armoniose in vita mia. Sono stata molto felice di essere stata lì quel giorno, non me lo scorderò mai. Quando ha chiamato la mia scuola io ho urlato ed esultato per far sentire che eravamo lì presenti, pronti a farci sentire. Piazza San Pietro era diventata un formicaio in ascolto del loro Re. Quando Lei parlava, oppure quando è arrivato, io mi sono resa conto di quanto siamo piccoli e fragili in confronto a Dio. Questo pellegrinaggio è stata una cosa molto utile, perché ho capito meglio il senso della vita, posso dirle che la sua Udienza è stata molto bella, sono proprio stata felicissima. All’Udienza io non capivo molto bene, ma quando ci hanno nominati eravamo felici perché Lei sapeva di noi. Io ero dietro la transenna, Lei mi ha visto, ne sono certo, avevo degli occhiali da sole, o forse me li ero tolti in segno di rispetto. Quando Lei è passato, la mia mamma, che era con me per vivere quel momento particolare, si è messa a piangere dalla commozione. La cosa importante è che mi sono divertito con Lei e con i miei amici che mi hanno molto aiutato. Le auguro tutte le Udienze così! Papa Benedetto, sei il migliore! 100 Caro Papa Benedetto, quando è arrivato in Piazza ero pieno di gioia perché non avevo mai visto un Papa. Purtroppo non eravamo molto vicino alle transenne e quindi non riuscivo a vederla bene da vicino, però ho seguito l’Udienza anche se non ho capito bene cosa ha detto, ma guardavo il megaschermo perché la vedevo più grande! Quando l’ho vista ho immaginato di vedere Gesù che camminava nelle strade e noi con i rami di palme che li sventolavamo. Quando siamo andati alle tombe dei Papi ho guardato molto bene la tomba di Papa Giovanni Paolo II, e in Cattedrale ho guardato l’altare dove lei dice la Messa; abbiamo anche toccato il piede della statua di bronzo di San Pietro, quella col piede consumato. Arrivati in Piazza San Pietro non vedevo l’ora che Lei arrivasse e, nella lunga e impaziente attesa, abbiamo cantato, chiacchierato e fatto fotografie. Più il tempo passava e più noi eravamo impazienti ed emozionati! Appena L’abbiamo vista nello schermo abbiamo cominciato a far festa perché il momento tanto atteso era arrivato ed io ero prontissima a festeggiarLa ed ascoltarLa. Dopo l’Udienza, che ho cercato di capire meglio che potevo, hanno cominciato a presentare i gruppi cominciando dalla Francia e arrivando fino all’Italia. Quando ci hanno chiamato, per farci vedere da Lei abbiamo sventolato dei fazzoletti gialli e io mi sono sentita molto felice. Grazie di questa splendida giornata! 101 Caro Papa Benedetto, era già la terza volta che Ti vedevo, ma le emozioni erano tante comunque. Quando parlavi, le Tue erano parole dolci e affettuose, come le parole di Giovanni Paolo II. I tuoi occhi mi hanno dato compassione, perché abbracciavano tutta la piazza e confidava a tutti l’amore che hai dentro di te. Quando ci hai chiamato eravamo pieni di gioia tanto da urlare e cantare, perché il cuore ci dice chi amare, e soprattutto di amare il mondo intero. Ti ho visto e volevo correre e abbracciarti, perché dentro il mio cuore c’è Dio, come nel tuo, caro Papa, la stessa cosa, ma tu la sai usare e noi solo ogni tanto, l’importante è pentirsi di quello che abbiamo fatto di sbagliato o di poco buono. Volevo stringere la tua mano, la mano con cui hai fatto tutto e con cui perdoni. I miei occhi vedono e si commuovono davanti a lei, Santità, così come mi è successo quando siamo andati nelle catacombe e a vedere le tombe dei Papi e a pregare davanti alla tomba di Giovanni Paolo II, che è stato per tutti un grande, grandissimo amico. Lei rimarrà impresso nel mio cuore, perché anche lei ha seguito Giovanni Paolo II nei suoi viaggi e nelle sue preghiere. Non riuscivo a fare altro che pensarla e essere lì vicino a lei, mentre parlava con amore a tutti, anche in altre lingue per farsi capire. Eravamo seduti nelle sedie della Piazza San Pietro ad ascoltare la confusione della gente, dopo un po’ mi sono girata e ho visto una quantità di persone che arrivava dai paesi lontani, venuta a Roma per sentirLa parlare. Dopo mezz’ora è iniziata una musica da messa e ho visto, con grande stupore, Lei, per la prima volta! EccoLa nello schermo con la Sua macchina bianca e con le Sue guardie del corpo! Mi piacevano le cupole e gli obelischi attorno ed ero molto curiosa di sapere dov’era la Sua camera! Dopo, Lei, ha chiamato tutte le scuole che c’erano e, quando chiamò la nostra, tutti noi sventolavamo dei fazzolettini gialli! Un po’ mi vergognavo di cantare la canzone “Lui mi ha dato”, perché cantare a voce alta davanti alla gente è una cose che io non lo faccio quasi mai! Dopo un po’ ho guardato lo schermo, ho chiuso gli occhi, poi li ho riaperti e mi sono detta: “E’ un miracolo! Sono a Roma! Sono davanti al Papa!”. 102 A me questa avventura a Roma è piaciuta moltissimo, soprattutto incontrare Lei. Caro Papa Benedetto, la settimana scorsa finalmente L’ho vista da vicino. Aspettavo questo momento da tantissimi giorni, ero eccitatissima e non vedevo l’ora. Appena siamo entrati, dopo aver fatto i controlli, io e le mie maestre e i miei compagni abbiamo preso subito posto. La prima cosa che mi è rimasta impressa è stato vedere le tante colonne da cui eravamo circondati, poi le grandi fontane, la cupola e tante altre belle cose. L’anno scorso c’ero già stata, ma mi ricordavo la piazza molto più piccola. La più grande emozione è stata vederLa mentre passava con l’automobile e le Sue guardie del corpo. Mi batteva il cuore ad una velocità assurda, ho provato sensazioni bellissime di amore, amicizia, pace. Quando tutti ci siamo seduti ho tirato fuori tutte le cose brutte che avevo dentro di me così mi sono “purificata”. Appena ha iniziato a parlare, fino alla fine ho pensato a quanta fortuna ho avuto nell’incontrarLa. E’ stato un grande onore vederLa. Quando sono arrivato in San Pietro, mi sono sentito avvolto da un velo di felicità, come un mucchio di piume. Anche se ero già stato una volta in Piazza, quando ci sono rientrato sono caduto nell’oblio più profondo; il cerchio della spianata mi avvolgeva come il vento, mi sono sentito a casa: sicuro da tutto e da tutti. 103 Nell’attesa mi chiedevo dove tu fossi, mentre noi aspettavamo seduti. Quando finalmente sei arrivato, non ho capito più niente, tra urla, schiamazzi e persone che sventolavano fazzoletti, compresi noi con tovagliolini “giallo Vaticano”. Poi , quando ci hai nominato, è scoppiato il petardo: ci siamo alzati e gridavamo come pazzi sventolando fazzoletti e cantando “I cieli”. Come fai a conoscere tutte le lingue con cui ci hai raccontato di Sant’ Eusebio? Ti prego di proteggere i miei cari e tutti coloro che credono in Dio. Se puoi, un giorno, potresti venire a scuola? Spero di ritornare a Roma presto! Caro Papa, per me è stato un onore e una grande gioia vederti fra tutta quella folla che si trovava nella grande Piazza S. Pietro... un’ emozione senza paragoni! Quando ti ho intravisto, il mio cuore è esploso dalla commozione, perchè non capita spesso di vedere il “vicario” del nostro Salvatore Gesù Cristo. Nell’attesa del tuo arrivo, tutti noi abbiamo tenuto il fiato sospeso e, quando sei arrivato a bordo della tua “Papa-Mobile”, abbiamo urlato come dei pazzi. E’ stato molto interessante e piacevole ascoltare la tua catechesi e questa occasione mi ha permesso di imparare cose nuove. Oggi avrei avuto dottrina, ma la lezione non è andata persa, perchè la tua è stata e sarà sicuramente quella che rimarrà per sempre nel mio cuore. L’eco della tua voce in Piazza S. Pietro mi ha molto colpito, perchè ho ripensato a Gesù quando predicava ai suoi discepoli e alle folle. Terminata la catechesi, hai incominciato a salutare tutti i gruppi presenti in piazza e, quando ci hai chiamati, tutta la Fondazione del Sacro Cuore è salita come un razzo sulle sedie e ha sventolato i fazzoletti e i cappellini urlando a più non posso fino a perdere la voce...però ne è valsa la pena. Nel pomeriggio caro Benedetto, abbiamo visitato le tombe dei tuoi predecessori ed è stato molto affascinante, soprattutto mi ha colpito quella di S. Pietro per la sua maestosità. Abbiamo anche cantato per te la canzone “I cieli” e sono sicuro che ogni volta che la canterò il mio pensiero tornerà a te. Per me vederti e sentirti è stata una esperienza bellissima e una emozione veramente grande. Un saluto dal profondo del mio cuore. 104 IL LABORATORIO DI TEATRO: IL MAGO DI OZ Al ritorno da Roma, i bambini hanno fatto un altro incontro, quello con Giampiero Pizzol e il teatro. In classe con le maestre era stato letto “Il Mago di Oz”, dal quale si è capito che per essere felici bisogna avere una compagnia che sostiene nei momenti di fatica, condivide la gioia, aiuta a dare il giudizio vero su ciò che accade. Ancora i nostri alunni non sapevano che, però, è necessario imparare e a guardare, per seguire la compagnia, imparare a mettere i passi nei passi di chi ci precede e di cui ci si fida: tutto questo aiuta la ragione a riconoscere la verità di sé e delle cose. Al termine dello spettacolo favoloso preparato per i genitori e per i bambini che dovranno cominciare il prossimo anno la scuola primaria, sono stati proposti alcuni titoli di testi nei quali i bambini hanno raccolto la propria esperienza in rapporto con l’opera che avevano creato: Primo titolo: Pizzol ci ha detto: “Alle volte per trovare un tesoro bisogna fare un viaggio e tornare per scoprire che il tesoro siamo noi, perché ognuno di noi è un tesoro” descrivi te stesso cercando di far uscire il tesoro che è in te. Io sono una bambina poco tranquilla e sono brava a fare i disegni e i calcoli di matematica. Sono spesso sola, ma a tutti gli amici che mi stanno attorno voglio bene, sono una bambina un po’ chiacchierona 105 anche se con chi non conosco faccio fatica a parlare (sono timida, in un certo senso). Per le mie amiche sono simpatica. Ho una grande amica e il collegamento con lei è fortissimo. Non posso avere tutti i giorni i miei amici vicino a me, però ogni tanto ci invitiamo a casa mettendoci d’accordo tra di noi. Sono una bambina che vuol scoprire tutto, ma senza gli amici mi sento sola, anche se ho tanti fratelli e i genitori. Secondo me, il tesoro che ho è la capacità di stare in collegamento con gli altri. L’amicizia, è il collegamento, senza amici non puoi fare niente, nessuno ti può aiutare. Sono una bambina di dieci anni, sono piccola e magra nel fisico e ho i capelli e occhi castani. Il mio carattere è aperto, nel senso che riesco a farmi un nuovo amico quando voglio e stare in compagnia di tutti. Ma sono estremamente permalosa: basta farmi un piccolo scherzo che me la prendo. Poi faccio pace abbastanza in fretta perché, anche se vado a giocare con qualcun altro, sento il bisogno di fare pace poco dopo che ho litigato: perché essere in lite con qualcuno non mi piace. Sono una brava amica perché riesco a capire e consolare le persone quando ne hanno bisogno. Sono anche una di quelle persone che 106 alcuni chiamano sapientoni o secchioni! Questa è una cosa che non mi piace molto. Ma lo stesso voglio bene a tutti i miei amici, molti dei quali sono in altre classi! Quindi, forse, la cosa più bella é il tesoro che è in me: è il fatto di avere un sacco di amici e di stare in compagnia di tutti! Secondo titolo: “C’è un tempo per andare e un tempo per tornare, nel mezzo ci sta il viaggio e ci vuol molto coraggio...la vita è dappertutto, verso il bello e oltre il brutto, a ogni passo c’è un traguardo per il cuore e per lo sguardo, che sia Oz o casa mia basta aver chiara la via, e un amico qui al tuo fianco che ti aiuta se sei stanco” ti è mai capitato di essere sostenuto da un amico nel tuo cammino? Racconta 107 Nel mio cammino verso la felicità mi è successo molto spesso di essere sostenuta. Una persona alla quale voglio un mare di bene è la mia dada Mascia. Lei mi chiede sempre se vado bene a scuola, mi dà sempre dei gran bacini, mi chiede se i miei compagni mi prendono in giro, perché lei lo sa se sto male. La dada Mascia ha conquistato il mio cuore. Terzo titolo: “Tutto il mondo è una gran casa con la luce sempre accesa. Anche a scuola c’è una casa, c’è dovunque sei attesa, dove c’è una compagnia che ti indica la via e ti riempie di allegria”. Descrivi e racconta questi anni di scuola, i momenti in cui hai capito che stavi vivendo così I momenti in cui sono stato bene a scuola sono tanti, adesso ne racconterò qualcuno. In seconda siamo stati in gita a Collodi, la città di Pinocchio, era grandissima e anche se non ho fatto le foto, nella mia mente c’è ancora un bel ricordo. Le gite sono le cose che mi hanno fatto stare in particolar modo molto bene con i compagni e le maestre, la gita a Roma di quest’anno mi è piaciuta di più di tutte le altre, il ricordo più bello che ho di quella città è il Foro romano, pieno di cose che costituivano il Foro nell’antica Roma; una cosa che mi ha colpito era il Tempio di Romolo e Remo, il Colosseo e le lastre di pietra con le scritte in latino. Poi , a parte le gite, le volte in cui ero felice era quando imparavo, e imparo, cose nuove:in quei momenti mi sento allegro! A scuola ho imparato a stare con amici e compagni diversi, ho imparato a stare bene anche se sono triste e anche a ricreazione sono contento di aver imparato a fare dei giochi belli e in società, invece che da solo. A scuola in questi anni sono stato bene: grazie alla scuola ho imparato molte cose. Io, che sono in quinta, trascorrendo tutti questi anni di scuola ho scoperto che stavo vivendo una vita speciale, che non dimenticherò mai. Oggi è dicembre, il cinque, e siamo quasi a Natale; fra un anno, neanche, io sarò alle medie e mi mancherà questa scuola, molto, e le mie maestre. Le mie maestre mi hanno insegnato tutto e adesso sono pronto per le medie, poi il liceo...in prima mi ricordo che la maestra Carla ci portava sempre a scuola le lettere dell’alfabeto fatte di cartone. Mi ricordo anche che quando eravamo arrivati alla lettera M la maestra mancava perché aveva avuto un incidente, proprio quando dovevamo fare la lettera del mio nome! Solo dopo, quando c’era ricreazione, io e gli altri l’abbiamo vista arrivare con la lettera M! Mi ricordo ancora che 108 avevamo fatto il Trenino Carduino con tutti i vagoni, e dentro i vagoni c’erano tutte le letterine con i caratteri minuscoli e maiuscoli in corsivo e stampato. In seconda ricordo che avevamo fatto le tabelline, mamma mia , quanto erano difficili! Mi ricordo che quando la maestra me le chiedeva io, sotto il banco, contavo con le dita: io sentivo, ma non vedevo, quante erano le dita e dicevo il numero. In terza abbiamo cominciato a studiare, e anche quello era difficile!... Infine eccoci in quinta, l’anno di scuola più difficile delle elementari. Io ho scoperto che la vita è molto difficile e impegnativa, ma anche divertente: per fortuna ho tanti amici che mi sostengono quando sono triste! Il primo giorno di scuola non avevo ancora capito che stavo per incamminarmi in una strada molto più felice, ma anche difficile. Dopo due-tre giorni avevo già cominciato a fare amicizia con i miei compagni e a prendere confidenza con le maestre, così inizia il mio cammino verso la felicità della vita. Un altro passo è stato in terza: abbiamo incominciato a studiare e le prime volte era difficile! Sono così arrivato a questo momento in cui la maestra ci sta preparando a fare un gra- 109 dino altissimo e io inizierò così a vivere la mia vita non più guardando il passato ma voltando gli occhi in avanti a guardare il futuro. A me la scuola è sempre piaciuta, ma ci sono stati momenti in cui ho capito che la mia maestra e i miei compagni mi vogliono bene. Per esempio, in terza la maestra ha portato una torta e abbiamo fatto le frazioni. La maestra ci aveva detto:”Adesso dobbiamo fare un gioco e voi potete parlare, partecipare e divertirvi”. In questa occasione mi sono sentita amata, perché abbiamo lavorato insieme. Oppure il primo giorno della prima: eravamo tutti molto eccitati e le maestre ci hanno detto che cominciava un’avventura. Poi ci hanno portato in treno e abbiamo cominciato il nostro viaggio. Non mi dimenticherò mai quel giorno, e adesso che sono in quinta mi dispiace lasciare le mie insegnanti. Un’altra bella cosa è stata la gita in Val Camonica, dove abbiamo visto i graffiti e abbiamo dormito insieme; lì mi sono sentita bene e amata dai miei compagni. Anche la gita a Roma, che abbiamo fatto all’inizio dell’anno, è stata stupenda e ho capito che la fatica del viaggio e quella dell’attesa in Piazza San Pietro è stata combattuta dalla nostra amicizia ed è affidata a Gesù. Questi cinque anni mi sono piaciuti tanto e non vedo l’ora di scoprire cose nuove in quest’ultimo anno! Prima di iniziare le elementari, la scuola mi sembrava una cosa da grande, una cosa brutta, noiosa, un’esperienza che non poteva essere condivisa con gli amici, ma solo con carta ed inchiostro. Ma adesso che ci penso è una magnifica esperienza, è una casa che ti accoglie a braccia aperte anche quando sgarri. I compagni, le maestre e la stessa scuola si possono definire come una grande famiglia. Ci sono state esperienze che mi hanno caricata di energia e che mi hanno aiutata a capire come mi devo comportare davanti a certe situazioni. Mi hanno aiutata i litigi e sono quasi contenta di averli fatti, perché ho imparato da essi ad immedesimarmi nella persona con cui litigo. Ma le esperienze più belle sono state le gite. In quinta, per esempio, sono andata a Roma e ci sono stata due giorni e una notte, durante la quale alcuni miei compagni hanno organizzato un “party notturno” e mi hanno criticata perché non ci volevo andare. Il giorno seguente abbiamo fatto pace e da questo litigio ho imparato due cose; la prima è di non portare rancore anche dopo che i fatti sono accaduti e la seconda è che non mi deve interessare ciò che gli altri dicono o pensano di me. Un’altra bella esperienza è stata la gita alla “Casa delle farfalle” in prima elementare; un momento così importante che ho ancora in 110 testa tutti i particolari: le rane, le farfalle e i loro colori, e perfino una tarantola. Questa uscita mi ha convinta ad iniziare il lungo e meraviglioso sentiero delle elementari. E non voglio neanche pensare a quando lascerò la scuola per andare alle medie…infatti non ho ancora imparato a pensare al futuro, ma a vivere il presente. Sono un’alunna della classe quinta e questo è il mio ultimo anno alla scuola primaria del Sacro Cuore. Questi anni per me sono stati indimenticabili; ci sono stati molti momenti in cui mi sono sentita felice, perché con una compagnia accanto che ti sostiene, non si può essere mai tristi. Per esempio, in prima, il primo giorno di scuola le maestre ci hanno accolto con caramelle e dolcetti nel cortile della scuola, ci hanno regalato un fischietto, come quello di un macchinista del treno, visto che in quell’anno (e poi anche in quelli seguenti) il Carduino, il piccolo treno, ci avrebbe accompagnato lungo il nostro viaggio. Ci hanno condotti poi nelle nostre classi, dove abbiamo cominciato a conoscerci. In quel momento mi sono sentita felicissima. In terza siamo andati per due giorni in Valcamonica. Il primo giorno, appena arrivati, abbiamo portato le valigie in camera, e siamo andati poi in un parco naturale per vedere le incisioni che gli uomini preistorici avevano inciso su grandi massi: è stato emozionante. 111 Tornati in albergo, dopo cena siamo rientrati nelle nostre camere: io ero in stanza con Anna e la mia migliore amica Lucia. La notte fu magnifica; poi per svegliarmi la mattina seguente, mi hanno buttata giù dal letto. Il secondo giorno siamo andati in un centro didattico sugli uomini preistorici: ci hanno fatto fare diverse attività. Quella è stata proprio una gita fantastica. Con i miei amici mi sono trovata molto bene perchè ogni volta che mi sentivo giù… loro mi tiravano su! Fin dall’asilo sapevo che la scuola sarebbe stata una casa con persone che ti aiutano ad andare avanti. Adesso, quando ripenso al primo giorno delle elementari, mi viene voglia di tornare indietro nel tempo per rivivere quei momenti ormai passati. In prima avevo un’opinione diversa sulle mie insegnati, ora le sento come parte della mia famiglia. Questi quattro anni di scuola sono passati velocemente e se penso che il prossimo anno, a settembre, dovrò iniziare le medie, mi viene già la tremarella per le descrizioni delle professoresse e dei professori fatte da alcuni miei conoscenti; anche se penso che un po’ di severità ci voglia per mettere le cose in regola. In questo periodo scolastico mi ricordo dei momenti, in particolare, che mi hanno fatto sentire a mio agio. La mia prima interrogazione: quel giorno di terza ero agitatissimo, ma con l’aiuto della maestra ho fatto un grande passo avanti, e adesso è la cosa che mi viene meglio. Ora i rapporti con i compagni vanno molto meglio di quando alcuni, negli anni precedenti, mi prendevano un giro, e spero che continui a essere così. Mi dispiace lasciare questa scuola, a cui mi ero affezionato, ma dopotutto il cammino della vita non si interrompe con una porta chiusa, ma una aperta: le medie. 112 LA LINGUA ITALIANA come è fatta, come funziona, cosa posso fare con le parole Ciò che ci permette di esprimere il nostro pensiero attraverso testi e poesie, fiabe e racconti...è la lingua italiana. Quest’anno è stato completato il lavoro di conoscenza del funzionamento della lingua attraverso una profonda analisi del testo, della frase e di ogni sintagma, composto a sua volta da parole che hanno una precisa funzione, che si legano tra di loro, si richiamano e si sostituiscono perché il parlare e lo scrivere siano sempre più corretti. L’analisi, quindi, si è arricchita ed ha stabilito un contatto tra quello che si è studiato e quello che si conoscerà a partire dal prossimo anno, perché i bambini hanno capito che ciò che accadrà a settembre sarà la crescita della conoscenza e l’appropriarsi del gusto di imparare. Ecco, quindi, come si svolge l’analisi morfologica. Un aspetto della lingua italiana a noi caro: LA POESIA Fin dal primo anno della scuola primaria sono state lette filastrocche e poesie, perché esse sono un aspetto importante della capacità dell’uomo di consegnare a una forma particolare dei contenuti importanti. Quest’anno sono state lette e imparate poesie di grandi autori della letteratura italiana, primi fra tutti Giovanni Pascoli e Giacomo Leopardi. L’approccio a questi poeti è avvenuto secondo la modalità a noi cara dell’incontro, prima di tutto con una persona, un uomo che ha avuto una storia, ha vissuto tempi e luoghi particolari. Dopo aver conosciuto i nostri personaggi siamo andati alla ricerca dei posti in cui hanno vissuto, perciò ci siamo recati a Casa Pascoli e Villa Torlonia e a Casa Leopardi, sul Colle dell’Infinito, a Recanati. Di Giovanni Pascoli abbiamo imparato a conoscere la campagna che tanto amava e gli affetti familiari così turbati dalla morte del padre, imparando a commuoverci e a lasciare spazio alle parole delle sue poesie, leggendo X Agosto, Il gelsomino notturno, La mia sera, Novembre, Orfano, Sera d’ottobre e provando anche noi a descrivere le stesse situazioni o i sentimenti provati davanti agli spettacoli della natura. 113 Di Giacomo Leopardi sono state lette parti de Il passero solitario, L’infinito; sono state ricavate da alcune poesie molto lunghe alcune immagini che testimoniano la sete di felicità del poeta, che è anche la nostra, prendendo versi da La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio; sono state riconosciute le domande di ogni uomo di fronte alla grandezza del creato, in Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Ne sono venute fuori bellissime poesie e testi: IL NOSTRO MONDO Là nella casa lontana lontana l’ora picchietta nell’orologio, il tempo passa, non si ferma mai ma nelle case non c’è vita oramai. Ora è mattina e il sole sveglia i suoi pallidi raggi e il cielo azzurro si guarda allo specchio come se avesse un bell’aspetto. E quei bambini lì nelle strade giocano a palla durante l’estate. LE STAGIONI Le stagioni si rincorrono come cane e gatto, prima l’inverno gelido e freddo, il suo freddo intenso come una spina ti trafigge il cuor. Poi piano piano si scioglie, spuntano come rinati fiori e primavera, i peschi in fiore: ballerine che fan notare la bellezza, e rondini volano via; così farà la primavera. Piano piano si sbriciolerà per lasciar il palco all’estate piena di frutti come l’arcobaleno, ma anche di caldo ove le creature al fiume corron assetate. Poi l’aria diventa sempre più fredda, le foglie di mille colori sfavillano, 114 ogni tanto qualche foglia cade perché il suo cuoricino s’è fermato, là le tane sono piene di cibo. Le rondini volano via insieme all’aria calda e tiepida, come un uragano arriva l’inverno, lasciando alberi spogli biancastri, così l’andare delle stagioni che si rincorrono nei secoli, all’infinito! SOGNI Un bambino è là, solo e sereno, coccolato nel suo morbido giaciglio. Dorme, dorme sognando di volare sempre più in là verso un mondo sereno e infinito. Dorme, dorme coccolato riscaldato dal suo letto sognando di aver nuova dimora e di attraversare mondi interi. MARE Bussa il mare alla mia porta: avanza, si ritira. Bussa il mare alla mia porta, mi chiama, mi supplica, implora rifugio. Un grande fragore invade la baia. Poi nulla. E mi affaccio e vedo il mare. Tranquillo. Mansueto. E sembra ignorare quel che nella notte è accaduto 115 MAMMA Materna, mi accoglie sempre a braccia aperte. Colma di gioia immortale, di amore infinito. Il suo sguardo Penetra nella mia anima, mi trafigge il cuore. Severa e dolce Al tempo stesso, se sbaglio mi perdona lo stesso. SOLE Il sole, concreto, impalpabile. Essenza della vita, portatore dell’origine eppure anche della fine. Stella immensa, divina, unico vero gioiello del Creato. Stai lassù, inafferrabile, eterno Tu incontrastabile essere perfetto, ci rimembri la nostra impotenza. IL MIO GIARDINO È bello riposarsi nel proprio cortile, all’ombra di un albero in una domenica d’estate. Il sole mi riscalda coi suoi raggi Che passano appena attraverso La spessa chioma degli alberi. Il silenzio è totale Interrotto soltanto dal festoso Cinguettio degli uccellini. Un lieve venticello rinfresca l’aria, muovendo le fronde degli alberi: uno spettacolo stupendo! 116 PIOGGIA D’AUTUNNO C’è un gran silenzio c’è una lieve pioggia c’è una nebbia leggera c’è un vento fresco. Odore di bagnato Odore di abete Profumo di muschio Gusto agrodolce. La nebbia ti avvolge E la pioggia confonde Tutto è silenzioso E malinconico nel vento autunnale. Nella brezza mattutina Urla di bambini Dalle tegole cadono Gocce fini. Dalla bocca escono Nuvole di vapore Dagli alberi pendono Rami come persone malate. Nell’aria Una polvere magica Ricopre i pini Di un senso di calma. LA CASCATA. Shuuu! Shuuu! Zampilla l’ acqua gemmea di una cascata. Pura e senza macchie sembra una colomba in volo Che annuncia: La primavera è tornata! Shuuu! Shuuu! Continua a cantare la cascata, ma è un canto triste perché è malata! In lontananza odo il suo lamento: è un singhiozzare continuo, pieno di dolore. Quando a casa ritorno, pazientemente ripenso a quel continuo lamento che nel cuor mio è rimasto. 117 Quando scende la sera, in casa mia, tutti ci riuniamo. La cena è un momento felice, ma la luce e il calore del sole stanno finendo. Qualche risata e poi a dormire. Anche il cielo va a dormire, come me chiude i suoi grandi occhi e “accende” i sogni. Mentre mi metto il pigiama c’è un bel tramonto. Da casa mia si vede Bertinoro e il tramonto è rosa, arancione e ha un pelo d’ azzurro che sta quasi svanendo. Il sole si riposa, scende dietro le case e lascia il posto alla luna, bianca e brillante. È strana la sera perché appena arriva è come se cambiasse qualcosa: arriva il buio e il mondo si addormenta! Una cosa che mi piace è il bacio della buonanotte; è come la luna che arriva e saluta la terra e che poi le deve rimanere accanto per tutta la silenziosa notte. Poi mi ritiro in camera mia e ripenso alla giornata. È un bel momento! Ripenso alla giornata e un po’ mi dispiace che sia finita però so anche che ce ne saranno tante altre, forse più belle. Prego e spengo la luce e mi diverto a sentire gli ultimi rumori! 118 Un pilastro per arrivare alla conoscenza del mondo: LA MATEMATICA Aritmetica e geometria destano sempre molta preoccupazione, ma devono essere viste come lo strumento attraverso cui esplorare e conoscere il mondo. Quest’anno c’è stato un argomento che ha appassionato molto gli alunni: le espressioni. Una catena di operazioni che seguono regole precise e utilizzano le parentesi è stata vista come la possibilità di raccontare il testo del problema e poter giungere alla risoluzione mettendo ordine nel ragionamento e negli atti risolutivi. È stato importante conoscere questa forma di linguaggio, che ha dato ordine e ha sottoposto all’uso della ragione la propria ipotesi di risoluzione. Ecco un esempio: Allo stesso modo anche la conoscenza delle forme si è arricchita, perché è stata introdotta la conoscenza del cerchio. Le osservazioni su questa particolare forma geometrica sono state oggetto di discussione, di conoscenza attraverso analogie e trasformazioni, di sperimentazione, cercando di rispondere alle domande: ma è vero che il cerchio racchiude la maggior quantità di spazio possibile? Posso usare indifferentemente le parole circonferenza e cerchio? Cos’è il numero fisso 3,14? Chi ha scoperto queste cose? In questo modo si sono intrecciate la geometria e la storia antica, la leggenda della Regina Didone e la lingua italiana, che entra nella geometria e dà a ciascuna parola un significato preciso: 119 Le discipline che fanno conoscere la nostra realtà e noi: STORIA, SCIENZE E GEOGRAFIA Siamo partiti da una strada, quella per la ricerca della felicità, ma subito ci siamo trovati su strade vere: a partire dal viaggio a Roma abbiamo imparato che le strade della nostra Patria sono antichissime, che si sono sviluppate in un territorio abitato da uomini come noi che hanno cercato di soddisfare il loro bisogno di essere felici dando risposte concrete. Siamo partiti, in geografia, con la conoscenza dell’Italia, attraverso lo studio delle Regioni, accorgendoci così che tutti i viaggi fatti con la scuola, la famiglia, gli amici, ci hanno fatto conoscere il paese in cui viviamo ancora prima di studiarlo a scuola: è scattato il riconoscimen120 to di ciò che sapevamo già, ma questa volta con la consapevolezza di imparare. L’impatto con i monumenti dell’antica Roma visitati all’inizio dell’anno ha fatto nascere la passione per le nostre origini, perciò dopo lo studio della Grecia siamo arrivati finalmente a conoscere il modo di vivere e di rispondere ai propri bisogni che la storia dell’Italia, dai Sette Re di Roma alla caduta dell’Impero romano, ci insegna. Molti nomi: Senato, Repubblica, Magistrati, rappresentanti del popolo... sono pre- 121 senti anche nella nostra vita quotidiana, così subito si è accesa la curiosità, nel sentirli ricordare e utilizzare anche dal sussidiario. La storia forma la coscienza di appartenere ad un popolo che ha dato risposte alle sollecitazioni della realtà; la nostra storia, intersecata dal Cristianesimo 122 che ha fatto irruzione nell’Impero romano per opera di San Pietro e San Paolo, da noi conosciuti anche in Religione e incontrati nelle Catacombe di San Sebastiano e nella Basilica vaticana, ha coinvolto i bambini in uno studio ragionevole dei fatti, costruito sulla verità toccata con mano e riconosciuta vera. Infine lo studio del nostro corpo, a partire dalla più piccola cellula fino al funzionamento del cuore, per arrivare alla nascita di un nuovo essere umano all’interno del grembo materno, ci ha portati a imparare che il nostro corpo è sacro e come tale va trattato, fino alla cura per 123 l’alimentazione e all’igiene, perchè questo tempio sacro siamo noi: il corpo e tutto ciò che esso ci permette di fare, pertanto, va rispettato, custodito, amato fin dall’inizio della sua esistenza, come ci testimonia ogni giorno la gravidanza della nostra maestra Nicoletta. Abbiamo imparato anche da chi è più esperto di noi come si cura e come è fatto il nostro corpo: la mamma di Jacopo, dottoressa Raffaella, ci ha insegnato come si custodiscono la bocca i denti e perché è importante essere accurati nell’igiene; il dottor Enrico Ricci, cardiologo, ha fatto vedere il cuore, come funziona e quale importante lavoro compie ogni istante per noi; la Prof. Manuela Scarpellini ci ha insegnato che maschi e femmine sono diversi e ugualmente importanti, perciò occorre molto rispetto per sé e per gli altri, fin dal concepimento. Abbiamo potuto quindi riconoscere e affermare che siamo un dono eccezionale di un Altro che ci fa. CRESCERE ACCORGENDOCI DI CRESCERE: VERSO LA SCUOLA MEDIA Alla fine di un percorso di cinque anni, all’inizio del quale si è piccoli e al termine del quale ci si scopre cresciuti, è fondamentale che esista la consapevolezza di ciò che è accaduto. La strada è una sola, è veramente il cammino verso la felicità. I nostri alunni si sono accorti di ciò che è successo loro, con la consapevolezza commisurata alla propria maturità e al cammino fatto. Questi lavori ne sono testimonianza: Io mi ricordo ancora il primo giorno di scuola, quando ero piccola e sdentata. Nei primi giorni di scuola ero sempre attaccata a Giulia e mi divertivo a giocare con lei, perché eravamo compagne dall’asilo; addirittura ho saltato un anno di materna per stare con lei! Ci volevamo molto bene. I compiti che ci dava la maestra erano molto facili e divertenti, mi divertivo molto. Poi mi ricordo ancora quando ho fatto un abaco in più per Giuseppe perché lui non aveva i tappi di sughero. In prima,in seconda e in terza è andato tutto bene… però in quarta e in quinta un disastro! Alcune compagne non la smettevano di prendermi in giro e ho vissuto molti mesi di solitudine e nessuno mi voleva più. Però tutto è passato ed è ora di pensare al presente e tra poco farò un grande passaggio che mi cambierà la vita. Ho un po’ paura delle scuole medie, e pensare che alcuni miei compagni non li vedrò più mi dispiace. 124 Un grande passo devo fare Alle scuole medie devo andare. Tutto sarà cambiato perfino il compito sarà trasformato. Fra poco dovrò partire e dovrò essere gentile Allora partiamo! Le scuole medie ci stanno aspettando E sta iniziando un nuovo anno. Non dobbiamo piangere ma dobbiamo essere felici perché ci siamo divertiti! Mi dispiace lasciare le scuole elementari, però dopotutto le scuole medie non sono terribili: le scuole si giudicano dagli insegnanti, non da come sono fatte. Tutto dobbiamo provare, e allora: scuola media, stiamo arrivando! La scuola elementare mi è piaciuta un sacco. Qualche volta è stata faticosa, ma le paure e le fatiche mi hanno fatto imparare tante cose. In prima è stato tutto molto semplice,ma un giorno la maestra ha detto: “Domani c’è la prima verifica” e tutti erano impauriti. Adesso se ci dice che c’è una verifica mi vien da ridere ripensando alla sensazione di quella volta. Sono molto affezionata a tutto e voglio vivere al meglio questi ultimi mesi. Oggi in classe ne abbiamo parlato e secondo Elisa c’è già un po’ di paura delle medie. Invece secondo me dobbiamo goderci il più possibile le elementari, e quando arriveremo alle medie, diremo se sono più complicate e più “paurose” oppure no. Secondo me uno deve vivere al meglio un momento, senza pensare troppo alle cose che gli accadranno. Presto dovrò lasciare la scuola primaria, ma per i miei compagni non mi dispiace perché loro vengono con me quasi tutti; per la maestra invece mi dispiace un sacco perché lei rimane qua (di certo la verrò a trovare). Penso che l’ ultimo giorno sarà bello e triste contemporaneamente perché lascerò la scuola primaria, ma comincerò un nuovo cammino: le medie! 125 Di sicuro piangeremo tutti. Ci penso, a volte, a chi piangerà e chi no (la maestra sicuramente). La scuola elementare mi mancherà moltissimo!! Che belle le elementari! Tutti dicono che sono facilissime, ma secondo me chi dice così non sa quello che provano i bambini quando sono nella fase della scuola primaria. Io come tutti i miei compagni ho fatto un cambiamento molto grande dalla prima alla seconda alla terza, alla quarta e, per finire, la fase più grande di cambiamento: la QUINTA! Io non vorrei mai cambiare insegnante perchè mi piace la mia, ormai però mi dovrò staccare, passare alla fase del TERRORE: la scuola MEDIA!!!!! Le mie maestre dicono che la scuola media, quando ci si prende la mano, e’ facilissima. Il mio primo giorno di scuola e’ stato bellissimo però per me nello stesso tempo brutto, un incubo, perchè dicevo dentro di me:<<Adesso? Cosa facciamo? Io sto con mia mamma: me la porto a scuola! Che idea!>>. Ma non funzionò perchè ovviamente mi dovevo abituare a stare da sola con la mia maestra e i miei compagni. Che dispiacere! Ora sono in quinta e non voglio staccarmi dai miei compagni e insegnante: e’ tutto il contrario. Io come preferenze o “spreferenze” non ho nessuno , perché sono tutti miei amici. All’inizio delle elementari avevo una “nemica”. Ora io e lei siamo molto amiche: stiamo in banco insieme, giochiamo insieme… La mia scuola e’ come la mia “casa”, mi sono affezionata. Mi mancherà tanto, però saprò di essere in una nuova “casa”che sicuramente mi accoglierà volentieri. Di questo ne sono sicura: l’ultimo giorno di scuola piangerò come una matta! E anche di un’ altra cosa ne sono sicura: andrò a trovare la mia maestra. Spero che quando sarò grande la incontrerò ai supermercati, negozi… e ci metteremo a chiacchierare un po’, proprio come è successo a mia mamma, anche se lei non ha avuto molto piacere! Scuola elementare, maestra, compagni: MI MANCHERETE!!! 126 Questi cinque anni di elementari sono stati fantastici. Sono stati molto piacevoli e io ho visto il mio grande cambiamento dal primo giorno di scuola fino ad oggi. In tutti questi anni, oltre al divertimento, c’è sempre stata la fatica di imparare cose nuove. Era difficile in prima imparare a scrivere, contare e leggere; era difficile in terza imparare a studiare. Ma dietro la fatica c’ è quel gusto di essere riusciti a superare gli ostacoli, anche i più difficili. Io dalla prima alla quinta, passo per passo, ho subito un grande cambiamento. Da piccola io non avevo la capacità di formulare pensieri intelligenti. Invece adesso ne sono capace. Da piccola non sapevo apprendere le cose complicate. Adesso ne sono capace. Da piccola non sapevo amare come un adulto. Io che sono cresciuta ce la faccio. Da piccola non conoscevo fino in fondo Gesù. Adesso che sono cresciuta lo conosco meglio e per me Lui è il mio più grande amico. Io sono cresciuta sia di mente sia di cuore. Ma vorrei dire una cosa. In questi ultimi mesi di scuola mi sento strana. Non sono più quella bambina capace di amare; non sono più quella bambina capace di esprimersi bene e di prendere bei voti. Mi sento diversa, un “ mostro”. Sarà l’agitazione per l’abbandono di questa scuola, sarà il mio cambiamento… qualunque cosa sia vorrei tornare in me stessa. Io alle elementari mi sono sentita bene, accolta piacevolmente e affettuosamente. La scuola elementare io la paragono ad una casa accogliente, calorosa e istruttiva. Tutto, qui, mi è caro: la maestra, i miei compagni, la bidella, gli oggetti scolastici, le segretarie…Infatti, mi dispiace molto andare via da questa dimora. La mia classe è molto bella e scatenata. Siamo in 18 e ci vogliamo tutti bene, anche se molte volte litighiamo. Non stiamo mai zitti e siamo burloniTutti siamo cambiati. Io ci sono affezionata, e mi dispiacerà molto lasciarli perché saremo divisi, alle medie. 127 Mi ritengo super pronta a fare il salto delle medie, anche se sarà molto duro, ma sarà importante. Sono sicurissima che io alle medie starò bene e manterrò i miei bei voti. Le elementari sono state fantastiche, abbastanza semplici, divertenti e anche piacevoli. Negli ultimi tempi i ragazzi più grandi che conosco e che frequentano le scuole medie, mi hanno detto che sono belle ma faticose. Io non sono spaventata, perché penso di andare abbastanza bene a scuola, però penso che sarà più duro di adesso… ma questo si vedrà! Sono molto emozionata all’idea di cambiare scuola, di conoscere nuove cose e persone, di fare nuove esperienze; ma allo stesso tempo sono un po’ triste di non vedere più alcuni dei miei compagni che non verranno nella mia stessa scuola, ma cercherò di tenermi comunque in contatto con loro. Mi mancheranno molto le maestre con le quali ho un grosso legame, ma in particolare con la maestra Federica con cui ho più confidenza. L’ultimo giorno di scuola primaria sarà triste, ma lo supereranno tutti. Con un po’ di nostalgia non dimenticherò mai questa scuola… La scuola sta finendo e noi, i bambini di classe quinta, ci stiamo preparando per una nuova avventura e stiamo compiendo un grande passo di maturità. Per me, e credo anche per tutti i miei compagni, è difficile pensare di dover lasciare la scuola primaria dove abbiamo trascorso cinque anni di duro impegno raggiungendo una grande preparazione, per cominciare una grande esperienza, anche se più dura o più impegnativa, ma so che ce la faremo. Le maestre non saranno le stesse, non rimedieranno a tutti i nostri problemi e non troveremo più un legame così grande come lo è stato con le insegnanti delle scuole elementari. Mi aspetto che i compiti saranno di più, tutto cambierà ma noi bambini dobbiamo dare il meglio di noi stessi per farcela. Adesso però mi devo godere questi ultimi giorni della scuola primaria, perché non ci saranno più le stesse maestre che mi sostengono in ogni cosa o gli stessi amici: mi voglio divertire e trascorrere questi momenti con spensieratezza. La scuola primaria sembra che sia passata “volando”; sono stati degli anni veramente divertenti, splendidi ma anche faticosi. Però gli ultimi mesi di scuola sembrano non passare mai; sono un po’ preoccu128 pata perché tutte le mie amiche che sono già alle medie mi dicono: “Ti danno un sacco di compito, le professoresse sono severissime”. La mia maestra, però, vedendoci preoccupati, ci dice spesso: “Tranquilli, se studiate con costanza, ce la farete!”. Allora io in quei momenti mi sento incoraggiata, e trovo la forza per andare avanti senza avere paura, anche se sono consapevole che le maestre non saranno più le stesse. So che avrò nostalgia di questa scuola e dei compagni che lascio, ma comunque ne incontrerò altri alle medie con i quali farò amicizia. Le elementari sono state molto belle, tranquille, soprattutto io e i miei compagni più la maestra siamo stati molto amici. Mi ricordo ancora, come se fosse ieri il primo giorno di scuola, quando le maestre Federica, Carla e Nicoletta ci hanno diviso per classi, e mi sembra troppo poco ringraziarle per tutto quello che hanno fatto per me e per i miei compagni; e soprattutto grazie alla maestra Federica che ci ha insegnato ad essere tutti amici e uniti tra di noi come anelli di una catena, che hanno bisogno l’uno dell’altro per sostenersi e per poter vivere in armonia. Questi cinque anni di scuola trascorsi insieme sono stati supermegafantastici. Se penso invece alla scuola secondaria non provo paura, né ansia per gli ultimi giorni della scuola primaria, ma ho timore di perdere alcuni miei amici. Io non credo che mi troverò male alle medie, però per andare bene a scuola ed ottenere buoni voti c’è solo una parola: studiare! E ne sono consapevole. Le insegnanti tutor Carla Agostini, Nicoletta Tonelli, Federica Zoffoli Le insegnanti specialiste Elisabetta Bazzocchi, Nadia Marini, Raffaella Valzania 129 Progetti sportivi PSICOMOTRICITÀ IN PALESTRA: SIAMO ENTRATI NEL MONDO DELLA FANTASIA CON UNA MISTERIOSA CHIAVE MAGICA (CLASSI I) Il laboratorio di psicomotricità realizzato nel primo quadrimestre ,è stato un momento di gioco che ha facilitato il movimento e la corporeità dei nostri bambini. Il progetto è stato articolato attraverso percorsi nei quali sono stati sperimentati materiali diversi. I bambini hanno iniziato a scoprirsi prima singolarmente, poi a coppie e infine con l’intero gruppo. Con la chiave magica siamo entrati nel mondo del……. 133 PROGETTI SPORTIVI L’attività sportiva è uno strumento importante nel processo educativo del bambino ,perché attraverso attività costruttive di gruppo, impara il rispetto dei ruoli ,accetta le regole e valuta le proprie capacità in funzione di mete comuni. MINI-VOLLEY (CLASSI III-IV-V) È bastato un pallone, una rete e tanta voglia di stare insieme! Con la pallavolo si vola, ogni volta che giochiamo! Grazie alla collaborazione degli istruttori della Volley Club di Cesena abbiamo avuto la possibilità di divertirci, imparare a giocare a scuola, cimentandoci in bellissime partite di mini-volley. 134 CALCIO ( CLASSI IV-V) 11 contro 11, 5 contro 5, perfino 2 contro 2 il calcio è riuscito a coinvolgere tutti! Tiri, parate, difesa e contropiede, bastano poche parole e tutti abbiamo indossato le scarpette per rincorrere un pallone. La nostra istruttrice Stefy ci ha insegnato con tanta pazienza e creatività le tecniche di gioco, attraverso staffette e giochi. MINI-BASKET (CLASSI II-III-IV) Con il pallone in mano le nostre classi sono entrate in campo per riuscire a centrare il canestro. È stato bello giocare insieme rafforzando la nostra amicizia e sperimentando nuove proposte motorie. 135 BICI SCUOLA Alla Settima edizione di BICISCUOLA, l’iniziativa de La Gazzetta dello Sport rivolta alla scuole italiane, con un record assoluto di partecipazione (4.100 classi iscritte, fra elementari e medie inferiori), la classe 5A si è classificata al primo posto con un plastico e una canzone sull’alimentazione realizzata dai bambini in collaborazione con la maestra Carla. I bambini hanno potuto così partecipare alla tappa del Giro, a stretto contatto con i campioni più celebrati e hanno avuto modo di cimentarsi in gimkane e giochi in bici sul rettilineo d’arrivo, con premi speciali assegnati ai primi tre di ogni prova. 136 EDUCAZIONE STRADALE I bambini di 4 e 5 in collaborazione con i Vigili Urbani di Cesena hanno realizzando un progetto di educazione stradale cimentandosi in un percorso con la bicicletta nel cortile scolastico (classi IV) e attraverso un percorso ciclabile adiacente alla scuola (classi V). 137 Vita d’Istituto UDIENZA DAL PAPA PER IL VENTENNALE DELLA FONDAZIONE DEL SACRO CUORE 18 ottobre 2007 141 OPEN DAY 24 novembre 2007 142 PRESEPE VIVENTE 20 dicembre 2007 143 BENEDIZIONE PASQUALE DEL VESCOVO ANTONIO 13 marzo 2008 144 VIA CRUCIS VERSO L’ABBAZIA DEL MONTE 17 marzo 2008 145 Foto di classe 1A 1B 1C 2A 2B 2C 3A 3B 3C 4A 4B 5A 5B 5C Scuola dell’infanzia “La mia storia dentro una grande storia” LA SCUOLA DELL’INFANZIA RACCONTA… “LA MIA STORIA DENTRO UNA GRANDE STORIA” La scelta del nostro progetto si è posta come obiettivo l’introduzione del bambino alla realtà e la crescita della sua identità. La realtà ha, infatti, per il piccolo una potente attrattiva ed egli nasce predisposto a leggerla, capirla, attraverso un’esperienza umana interessante, che mette al centro l’io con tutto il suo carico di desideri, aspirazioni, attrattive, domande e un adulto che sappia accoglierlo e accompagnarlo nel suo diventare grande. Pertanto ha portato alla ribalta la natura, con cui il bambino s’impatta continuamente, in tutte le sue dimensioni, tanto da decidere di esplorarla fino a riconoscerne tutti i pezzi per ricondurli ad un senso: la Creazione è meravigliosa ed è frutto di un progetto d’amore di Dio per ognuno di noi. Non abbiamo puntato a grandi obiettivi ma al movente nascosto in ogni momento della vita di sezione, ad ogni occasione d’incontro, ad ogni cambiamento stagionale, per cui abbiamo chiamato esperienze scientifiche quelle che sono state proposte attraverso un interrogatorio diretto dai bambini all’esperta Ziachichi, compagna e guida dentro questa nostra avventura. In questo intento educativo ha trovato spazio, quest’anno, l’incontro con alcuni bisnonni della casa protetta di Macerone, quali testimoni di un tempo passato, di tradizioni che sono ancora radice dei nostri valori. Attraverso vari momenti d’incontro: la festa degli Angeli, lo scambio dei canti e dei doni, in occasione del Natale, e una giornata vissuta insieme per spiegare ai piccoli l’identità e l’uso di alcuni vecchi oggetti trovati, come per magia, dentro una stinta valigia di cartone posta al centro del salone, i bisnonni, interrogati dal nostro animatore Roberto Fabbri, hanno permesso ai bambini di scoprire come si viveva una volta, recuperando le antiche tradizioni , avviandoli alla comprensione del concetto del tempo che passa e che cambia le persone, le abitudini e le cose, loro stessi… I silenzi, gli sguardi compiaciuti e i racconti degli anziani ospiti, intrisi di voglia di giocare con le bambole e le palle di pezza e di ascoltare le storie attorno al fuoco (la ròla), hanno trovato dimora nella mente e nel cuore dei bimbi e dei maestri, favorendo il confronto, la curiosità e il ri-trovarsi nelle narrazioni degli anziani con gli stessi desideri e la stessa voglia di felicità. A questo punto è stato facile meravigliarsi del fatto che la nostra storia stia dentro una grande Storia. 159 I bambini hanno trovato equilibrio e piacere anche dentro il laboratorio di psicomotricità, in cui la dottoressa Marcella Ortali ha stimolato e guidato i bambini a controllare e a ri-scoprire le emozioni, favorendo una migliore conoscenza di sé e della propria “casa interiore”. Infine il laboratorio di drammatizzazione, condotto da Roberto Fabbri, ha stimolato le dinamiche di crescita attraverso riflessioni e rielaborazioni di atteggiamenti e comportamenti, nonché il recupero di valori e tradizioni. L’espressione personale è stata fortemente sollecitata attraverso la narrazione, l’improvvisazione e la drammatizzazione della storia La fabbrica di cioccolato, che si è tenuta nel parco della scuola ed ha segnato il termine di questo meraviglioso anno alla scuola dell’infanzia. Emanuela Casali Consulente pedagogica, Scuola Infanzia I LABORATORI ATTIVATI Il laboratorio di psicomotricità, condotto dalla dott.ssa Marcella Ortali 160 Il laboratorio di pittura, condotto dal pittore Giuseppe Bertolino Il laboratorio di scienze, condotto dall’insegnante Carla Agostini Il laboratorio di drammatizzazione, condotto da Roberto Fabbri 161 I MOMENTI PIÙ BELLI La festa degli Angeli custodi L’incontro, a scuola e nella casa protetta, con i bisnonni 162 La nostra recita di Natale: “Racconti e tradizioni del Natale” al teatro Victor Il Carnevale con: “ I tre porcellini” 163 L’incontro con il vescovo per la benedizione pasquale La visita alla Madonna del Popolo nel mese di maggio 164 LE NOSTRE USCITE Alla mostra: “Gli occhi, la luce e il significato” Dal pasticciere Luciano per scoprire la lavorazione del cioccolato 165 All’azienda agricola di Valbonella DI SEZIONE IN SEZIONE… GLI INSEGNANTI RACCONTANO LE ESPERIENZE PIÙ SIGNIFICATIVE SEZIONE 3 ANNI “DELFINI” Quando comincia un nuovo anno scolastico ci si domanda sempre: cosa facciamo, cosa proponiamo ai bambini? È una domanda lecita e indispensabile perché occorre predisporre un cammino da far percorrere ai bambini. Durante il percorso del laboratorio di scienze: “Quattro stagioni, 5 sensi + 1” sono emerse altre domande: come conosce il bambino? Come lo aiutiamo a crescere sviluppando la sua ragione? Come si può destare in lui il desiderio di imparare? Cosa lo colpisce e lo muove verso ciò che vive quotidianamente? È lo stupore che lo desta e lo fa muovere verso ciò di cui fa esperienza. Infatti la nostra avventura ha visto come protagonisti bambini capaci di stupirsi di fronte a ciò che accadeva davanti ai loro occhi, sempre protesi a cogliere il minimo particolare dell’esperienza appena 166 cominciata. Così facendo il laboratorio di scienze li ha portati a tener desto lo sguardo e ha suscitato in loro domande sul perché le foglie cambiano colore, o su come si forma il vapore e poi la pioggia, ecc… Il gioco della scoperta del vapore allo specchio ha permesso loro di cogliere questo aspetto tipico della stagione invernale e di assimilarlo facendolo proprio, tanto è vero che a casa qualcuno lo ha riproposto e riprovato per la gioia delle mamme (che si sono ritrovate a dover pulire tutti gli specchi di casa!). Ma non è finita qui! Il nostro viaggio è continuato con l’arrivo della primavera e l’esplosione dei suoi colori, delle farfalle e della rinascita della natura che abbiamo visto, giorno dopo giorno, attraverso le piante di zucchine; che stupore vedere la vita dentro un piccolo semino rosso! E dove ci ha portato questa avventura? Ad osservare, guardare, ammirare, toccare, vedere e a conoscere i cam167 biamenti stagionali, in particolar modo ad entrare nella realtà che ci circonda attraverso il metodo scientifico. Così facendo, toccando e lasciandoci toccare dalla realtà ci siamo accorti del sensibile ma anche dell’invisibile: della mano di Qualcun altro che fa tutte le cose! SEZIONE 4 ANNI “SOLE” I bambini e le insegnanti della Sezione dei mezzani, in questo anno scolastico, hanno dato forma ad un’esperienza che è nata dal confronto quotidiano con il reale attraverso lo scorrere del tempo. Tempo che i bambini, destati da una proposta significativa come la lettura animata di un quadro alla Pinacoteca Comunale, hanno riconosciuto nello scorrere lento e paziente delle stagioni. Così i personaggi del mito greco, Persefone e Kore, sono divenuti mediatori straordinari nel rapporto con la realtà che ci circonda. Hanno stimolato e favorito gli occhi curiosi e vivaci dei bambini nei confronti del mondo naturale che ci circonda. E’ stato uno scoprire l’autunno, l’inverno, la primave168 ra e l’estate con le loro caratteristiche peculiari, un evidenziare le differenze, un fare paragoni ed un verificare ipotesi, supportati dalla possibilità costante di osservare ciò che l’ambiente esterno metteva a nostra disposizione. Non è stato un impartire lezioni, ma uno scoprire insieme ciò che la natura ha da offrire attraverso domande e curiosità che hanno dato ai bambini la possibilità di conoscere e fare proprie le cose, attraverso l’esperienza del laboratorio di scienze che ci ha aiutato in maniera trasversale a sperimentare con i cinque sensi le caratteristiche peculiari di ogni stagione. Tante esperienze ci hanno spalancato e stupito: l’esperienza del gusto e dell’olfatto, con l’assaggio dei frutti di stagione, della musica, con l’ascolto di brani d’autore “Le quattro stagioni” di Vivaldi, del tatto, con la manipolazione di vari materiali per creare l’albero di ogni stagione. SEZIONE 5 ANNI “ARCOBALENO” Uno dei percorsi più significativi, di quest’anno, che ha maggiormente coinvolto e incuriosito i bambini, è stato quello sul “tempo”. Li abbiamo stimolati attraverso alcune domande: ‘Cos’è il tempo?’, ‘Se dico tempo, dico?’… Dalle risposte date sono emersi diversi significati di tempo: tempo come successione di eventi, tempo musicale e tempo meteorologico. “Ma quanto dura il tempo?” “Poco come un battito di mani… un battito di ali, una goccia di pioggia,… dura molto come un applauso lungo lungo, come un giro della terra attorno al sole”. “Ma quanto dura un giro della terra attorno al sole e quello attorno a se stessa?”. 169 Il giorno, la notte, la luce, i colori, il gioco di ombre, il buio e le nostre paure, i nostri sogni, le stagioni, i mesi e gli anni sono stati gli argomenti nati spontaneamente da un succedersi di stimoli, domande e curiosità. Poi da una conversazione in aula, che ha messo in luce le conoscenze dei bambini su vari momenti storici, è nato il desiderio di costruire una linea del tempo: dal Big Bang ai giorni nostri. Gli insegnanti Sezione 3 anni Cinzia Baldacci, Alberto Braschi, Erika Cangini Sezione 4 anni Alice Casadei, Elisa Alessandri, Alessandra Mirelli Sezione 5 anni Daniela Onofri, Alessandra Argenta 170 LE TRE SEZIONI: FOTO DI GRUPPO 171 INDICE Introduzione Classi Prime p. 3 “Il mondo: un grande libro” 5 Classi Seconde “Ali e radici: crescere esplorando il mondo” 19 Classi Terze “Ad occhi spalancati” 43 Classi Quarte “Il mondo mi racconta la sua bellezza” 73 Classi Quinte “Sulla strada per la felicità” 97 Progetti sportivi 131 Vita d’Istituto 139 Foto di classe 147 Scuola dell’infanzia 157 173 Finito di stampare nella Stilgraf di Cesena nel mese di maggio 2008