FONDAZIONE DEL SACRO CUORE
CESENA
SCUOLA PRIMARIA
E
SCUOLA DELL’INFANZIA
Quaderno del 2007/2008
INTRODUZIONE
“Già in un piccolo bambino c’è un grande desiderio di
sapere e di capire, che si manifesta nelle sue continue
domande e richieste di spiegazioni. Sarebbe dunque
una ben povera educazione quella che si limitasse a
dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da
parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita”.
(BENEDETTO XVI)
Alla fine di un anno scolastico denso di esperienze e di apprendimenti ci piace riandare alle parole con cui il 21 gennaio Benedetto XVI
si è rivolto agli educatori, perché ogni passo del percorso compiuto si
iscrive nel desiderio di accompagnare i bambini a trovare risposta alle
grandi domande che albergano nel loro cuore.
Lo sviluppo dei progetti di classe e di sezione testimonia come gli
insegnanti li abbiano condotti a “spalancare” gli occhi sul mondo, perché affiorasse la loro naturale sete di sapere, motivandoli ad acquisire
gli strumenti attraverso cui leggere i segni del presente e del passato.
In un cammino metodico, ma ricco di suggestioni, i bambini hanno
manifestato tutto il loro entusiasmo per il mondo che li circonda e si
sono affidati al paziente lavoro di affinamento delle abilità espressive
ed interpretative, aprendosi con progressiva consapevolezza, nelle ultime classi della primaria, alle diverse metodologie disciplinari.
Nella vivacità dei disegni e delle foto e nella ricchezza dei loro testi
ci consegnano in questo quaderno la fatica di un anno che li ha visti
crescere e maturare, facendo progressivamente emergere il “piccolo
uomo” che è presente in ognuno di loro.
La direttrice
Paola Ombretta Sternini
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con il contributo di
Classi Prime
“Il mondo:
un grande libro”
STORIA DI UN PICCOLO SEME
La nostra avventura nella scuola primaria è iniziata da un piccolo
punto: un seme.
La nostra prima esperienza è stata proprio la semina: “abbiamo
piantato dei semi e dei bulbi nella terra…la loro casa; poi li abbiamo
sistemati in un posto caldo e luminoso perché ricevessero i raggi del
sole… e infine li abbiamo nutriti con l’acqua”. Abbiamo aspettato pazientemente che quei semini lì sotto la terra si svegliassero. Dopo pochi
giorni, è accaduto il miracolo della natura: i nostri semini sono divenuti delle piantine e il nostro bulbo si è trasformato in un meraviglioso
fiore.
“Che sorpresa”
Ieri 14 Febbraio è nato un fiore nel nostro vaso.
Il bulbo che avevamo piantato
È diventato un meravigliosi fiore bianco.
Prima era un piccolo semino,
il sole lo ha aiutato a crescere
e a diventare grande. (Testo collettivo).
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Nel laboratorio di Scienze abbiamo fatto la conoscenza di un nuovo
amico: CHICCOLINO.
Chiccolino è un piccolo seme,come i piccoli semi del quadro “Il
Seminatore”di Van Gogh, e ci ha insegnato una grande lezione: basta
saper attendere con il cuore e spalancare i propri occhi per scoprire la
bellezza e i misteri del mondo.
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LE NOSTRE USCITE DIDATTICHE:
“ANDIAMO ALLA SCOPERTA DEL MONDO”
Presso l’azienda agricola “La Quiete del Rio” abbiamo vissuto nuovamente l’ esperienza della semina, in campo aperto. Ci siamo trasformati solo per un giorno in piccoli contadini: dopo aver seminato i nostri
chicchi di grano, abbiamo scoperto come si macina la farina e infine, con
le nostre manine abbiamo impastato gli ingredienti naturali per fare il
pane. È stato un vero piacere tornare a casa con il pane appena sfornato.
Lo Gnomo Mentino, invece, ci ha accolti nel suo bosco a Bagno di
Romagna. Ci ha condotto nel suo mondo fantastico, ci ha presentato i
suoi amici svelandoci il suo più grande desiderio: “toccare la luna e
poter guardare dall’alto il mondo”.
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IL VOLO DELLE RONDINI …TRA FANTASIA E REALTÀ
Il laboratorio di lettura ci ha guidato sin dalle prime settimane di
scuola in mondi meravigliosi. Dalle avventure del mare, vissute dal
nostro amico Arcobaleno, siamo stati condotti dalla rondine Nerina a
guardare e a desiderare il cielo….Nel laboratorio di Arte abbiamo rappresentato i personaggi incontrati. Arcobaleno e il polipo Ottopiedi ci
hanno portato in un magico mondo fatto di bolle, di spirali, di tanti tipi
di onde e di forme. Attraverso il disegno e il gioco ci siamo esercitati
nel gesto grafico e così abbiamo imparato a scrivere anche in corsivo.
La rondine Nerina, invece, ci ha insegnato che c’è sempre un punto
da cui si può ricominciare e che la nostra vita è un’avventura piena di
curve, imprevisti, zig zag… proprio come il volo delle rondini nei cieli.
Il Grande viaggio di questi instancabili uccelli abbiamo scoperto che è
simile al nostro e per compiere questa grande avventura occorrono
degli amici veri, cioè una compagnia guidata al destino.
L’esperienza teatrale, in seguito, ci ha permesso di “entrare nel
libro”in modo più profondo. Provocati dalle riflessioni dell’autore,
abbiamo recitato, abbiamo inventato delle canzoni utilizzando le filastrocche del testo, ci siamo immedesimati nei personaggi della storia,
abbiamo pensato e abbiamo scritto i “nostri testi”. In palestra abbiamo
imitato il volo delle rondini, facendo un balletto con la maestra Lilli.
Ci siamo davvero divertiti!
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C’ERA UNA VOLTA LA COSA PIÙ PICCOLA DEL MONDO…
Ma qual è la cosa più piccola del mondo?
La cosa più piccola del mondo è……un pulcino appena nato!
…una conchiglia in fondo al mare, che si apre e si chiude!
… una stella luminosa che brilla nel cielo blu!
…un chiodino piantato per terra!
…una bolla di sapone che si sposta nell’aria!
…una cavalletta che salta sull’erba!
…una farfalla che vola sui fiori!
…un granello di sabbia!
…un punto è la cosa più piccola del mondo!
Ogni cosa inizia ad un certo punto e noi, anche se non sappiamo
cos’è, iniziamo a vederla .....
Ma un punto piccolo o grande?
Un punto non è nè piccolo nè grande ...Un punto non ha nessuna
dimensione!.
È l’inizio di tutto! Il punto è l’inizio di ogni cosa.
Anche la vostra avventura nella scuola elementare è cominciata da
un punto, cioè in un giorno preciso. Era il 14 settembre!…e cantavamo
tutti insieme nel giardino della scuola “Foglio bianco foglio spoglio”
Io, il primo giorno di scuola, mi sentivo un puntino. La mia classe,
lassù al terzo piano, era un altro puntino molto lontano da me…
Ognuno di noi è un piccolo punto, disegnato dalla mano invisibile
di Dio, in una pagina del grande libro del mondo.(Brevi testi svolti dai
bambini)
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E SE TU FOSSI UNA RONDINE, COSA FARESTI?
Se fossi una rondine,volerei sulle nuvole.
…Io farei tante acrobazie.
…a me piacerebbe fare le capriole.
…io mi lascerei trasportare dal vento.
…io volerei velocissima, formando un vortice.
…io girerei su me stesso.
…io disegnerei tanti cerchi nell’aria.
…io scenderei giù in picchiata, come un fulmine!
…io mi tufferei dentro le nuvole.
…io volerei nel fuoco del tramonto.
…io giocherei a nascondino col sole.
…io vorrei fare il giro della morte
…io volerei attorno alle cime degli abeti.
…io volerei nel cielo chiaro.
…io volerei tutto il giorno.
…io,la sera, mi fermerei sulla cima di un campanile.
…io guarderei il mondo dall’alto.
…io volerei di notte, verso le stelle. (Brevi testi svolti dai bambini)
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Anche noi siamo in volo come le rondini… e desideriamo compiere un grande viaggio, insieme ai nostri amici, verso la felicità.
Le nostre amicizie
Cosa vuol dire essere amici?
“Essere amici vuol dire giocare insieme in giardino”;
“Essere amici vuol dire prendersi per mano quando si ha paura”;
“Io ho il mio amico sempre nel cuore”;
“A volte con gli amici si litiga, ma subito dopo si fa pace”;
“Amicizia vuol dire perdonare”;
“A me piace ridere con il mio amico Giovanni: lui è davvero simpatico”. (Brevi testi dei bambini).
Abbiamo imparato che “ la colla dell’amicizia” ci tiene uniti, ma va
giorno per giorno alimentata affinché diventi sempre più resistente.
Durante quest ’anno scolastico abbiamo conosciuto due amici molto speciali: Marcio e Vitoria. Vivono in Brasile, lontano da noi, ma
spesso pensiamo a loro. Ci piacerebbe un giorno averli qui con noi, ma
nel frattempo li immaginiamo felici mentre giocano nella loro scuola.
Le insegnanti tutor
Mirella Amadori
Monica Mastrandrea
Marina Censoni
Le insegnanti specialiste
Elisabetta Bazzocchi
Nadia Marini
Alessandra Mirelli
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ORA SIAMOPRONTI PER IL GRANDE VOLO
NEL CIELO AZZURO: CI VEDIAMO IN SECONDA!
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Classi Seconde
“Ali e radici:
crescere esplorando il mondo”
“ALI E RADICI… BAMBINI ALLA SCOPERTA DEL MONDO”
Il nostro viaggio in seconda è partito dalla certezza che la vita è una
storia da vivere e da raccontare, un’esperienza che offre e nasconde,
che va assaporata e rilanciata.
Al cuore c’è stata la consapevolezza di aver di fronte a noi bambini che stanno crescendo e hanno bisogno di acquisire fiducia in sé e di
stupirsi di fronte a qualcosa che deve poter apparire meraviglioso ai
loro occhi, oggi così offuscati da un numero enorme di stimoli a cui
sottostare e da mettere organicamente in ordine..
L’attenzione dunque si è rivolta a superare i blocchi emotivi che
spesso impediscono l’apertura al reale, l’attenzione e la crescita del linguaggio e una serena maturazione della personalità.
Per questo l’anno scolastico si è aperto con il laboratorio di drammatizzazione volto alla ri-scoperta dei cinque sensi e di un sesto, con
cui i bambini sono riusciti ad andare oltre l’apparente e a saper guardare e a muoversi con “gli occhi del cuore”.
Da qui i nostri obiettivi: stupirsi di fronte alla realtà cercandone il
senso attraverso modi originali di esprimersi.
Per favorire lo stupore ci vuole un linguaggio stupendo, per questo
ci siamo proiettati sulle fiabe, sulla poesia, coi suoi giochi di rime e di
parole, convinte che la vita non è meno ricca di una fiaba; si tratta solo
di avere verso di essa un atteggiamento positivo.
Quindi abbiamo puntato ad un’educazione verso un’armonica
percezione della realtà, favorendo quelle attività che potessero aiutare
i bambini ad aprirsi al reale: guardare,toccare, gustare,sentire il profumo dell’essere, ascoltare.
Infine, dopo aver scoperto che la realtà è fonte di impressioni ed è
ricca di segni, abbiamo cercato le radici nella tradizione locale e nell’esperienza gli elementi primari della realtà: terra, acqua, aria... Tali
fattori hanno costituito il nesso con gli elementi portanti della creatività: gli alberi, il vento, il ciclo dell’acqua, le stagioni.
Il racconto, il disegno, le esperienze scientifiche, quindi, si sono
nutrite di questi contatti consolidando l’esigenza di scoprire e capire i
perché e i nessi attraverso il metodo sperimentale.
Le fiabe sono piene di questa fisicità, perciò hanno aiutato a farci
scoprire l’esperienza elementare dell’esistenza.
Chiamando in gioco l’arte, la musica, la fantasia è stato possibile
entrare ed uscire dai confini del possibile e di sconfinare in mondi
immaginari, con la certezza che il mistero salva la categoria della possibilità.
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La fiaba ha permesso di capire che qualcosa cambia nella vita, qualcuno ci viene incontro e ci mette a dura prova ma poi si supera e si
diventa grandi. È questo il messaggio che abbiamo cercato di dare e
l’augurio di riuscita che abbiamo affidato al nostro percorso.
Le esperienze vissute sono state tante e tutte sono concorse alla
conoscenza e alla comunicazione di quanto appreso attraverso il contatto con la realtà. A volte sono stati proprio i tentativi più piccoli e
apparentemente fragili a racchiudere grandi significati, come piccolissime pietre dall’immenso valore.
CINQUE FINESTRE + UNA…E IL MONDO SI SPALANCA
Esperienza sicuramente molto significativa di questo secondo anno
è stata il laboratorio teatrale guidato da Giampiero e Laura Pizzol. Il
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presupposto, da cui siamo partiti, è stato quello del far prevalere uno
sguardo sulla persona prima che una preoccupazione sull’insegnamento di una specifica disciplina.
Nostro obiettivo è stato quello di educare all’attenzione, favorendo
un’attesa di tutta la persona del bambino verso la realtà, e aiutando i
bambini a trovare un senso, un significato alla vita.
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Essi si sono accorti che c’è un modo personale e originale di rispondere all’incontro con la realtà.
I nostri amici esperti hanno creato le condizioni affinché un’esperienza potesse accadere, hanno promosso delle situazioni in cui ognuno potesse trovare un modo personale di rispondere, ma soprattutto ci
hanno aiutato a far cogliere ai bambini la ricchezza dei particolari, delle
parole, dei gesti, degli oggetti quotidiani. Imprevedibilmente i bambini, anche i più timidi o insicuri, col tempo si sono coinvolti e sono cresciuti. Il lavoro è stato svolto mettendo in primo piano la narrazione.
Gli esercizi proposti e i giochi condivisi hanno avuto sempre come riferimento un racconto, diventando così parte organica di una struttura
narrativa. La scoperta di una mano, di un volto o di una percezione sensoriale ha tratto origine da esperienze vissute e ha dato luogo a sua
volta a nuove storie in cui abbiamo cercato di collocare il senso di quella scoperta. Di qui il lavoro attento sui cinque sensi intesi come finestre
aperte sulla realtà, partendo dalle quali si può “entrare e uscire”, portando con sé ciò che si è raccolto.
Ci sono cinque strade
che vanno sempre usate:
guardare e ascoltare,
gustare e odorare
e poi anche toccare.
Son cinque i nostri sensi,
ma son smarriti e persi
di fronte al gran mistero
dell’universo intero.
Di fronte al bene e al male
ai sogni e alle paure,
di fronte alle parole,
a Dio e al nostro cuore,
ci vuole un sesto senso
più tenero e profondo
per rendersi un po’ conto
di ciò che muove il mondo.
Educare i bambini all’attenzione verso la realtà tangibile è stato il
primo passo per stabilire una relazione anche con l’invisibile. Infatti il
reale ha una dimensione che abbraccia anche cose che non si possono
misurare razionalmente, ma si possono sperimentare ragionevolmente:
l’amicizia, la paura, il desiderio, la speranza.
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Di tutto questo vanno cercate le tracce nell’esistenza quotidiana. Ci
vuole attenzione per usare l’irrazionale, l’invisibile, il sesto senso, perché bisogna utilizzarlo insieme a tutti gli altri cinque. Il sesto senso è il
più piccolo, come Pollicino che era il più piccolo dei suoi fratelli, ma
anche il più furbo e il più abile a scoprire i segreti e le sorprese della
vita.
Ciò ci ha permesso di prendere spunto per lavorare sull’amore e il
suo significato attraverso l’utilizzo del cuore come simbolo concreto.
Abbiamo capito che se usiamo il sesto senso la vita è più bella.
Abbiamo chiesto ai bambini che cos’è per loro il sesto senso; queste sono state le loro risposte:
La bocca che dice cose dolci.
La mano che decide di stringere quella di un compagno per fare pace.
L’amicizia.
Il perdono.
L’arcobaleno della pace.
Il cuore.
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Ma che cos’è il cuore?
Il cuore è quella cosa
più rossa di una rosa
se ci metti su una mano
senti che batte piano.
Il cuore è sempre al centro
di ogni avvenimento.
ci fa meravigliare
morire e innamorare.
Il cuore è quella cosa di cui
comunque sia
non si può esser privi
perché ci rende vivi.
Il cuore è un bel mistero,
ma volete sapere il vero?
Allora ve lo svelo.
Il cuore è un pezzo di cielo!
È certo!
Non l’hanno mai scoperto
medici e scienziati
che l’han studiato e aperto.
Perché questo nostro cuoricino
non è azzurro e non è turchino?
Facile: è un pezzo di tramonto
quando il cielo di rosso è pronto.
Oppure è il colore del focolare
attorno al quale a tutti piace stare.
Volete con noi stupirvi
di quanto è bello il mondo?
Guardate il nostro mare
e lasciatevi accarezzare.
E da oggi ricordate… quel sesto senso tondo
che da sempre muove e spalanca il mondo!
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Il laboratorio si è concluso con la rappresentazione di tre storie, una
per classe, attraverso le quali ciascun bambino ha tirato fuori il proprio
essere. Ciascuna storia ci ha portato a riflettere più da vicino sull’importanza di ciascuno dei nostri cinque sensi.
Zeralda e l’orco
Un orco di solito è cattivo… Questo era anche sporco e puzzolente! Grazie all’aiuto di Zeralda e del suo amore per il buon cibo , abbiamo visto che anche un cuore duro può sciogliersi fino a scoprire il
valore dell’amicizia e della bontà.
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La collana di perle di rugiada
Dalla principessa che pretendeva la collana di perle di rugiada
abbiamo imparato quanto è importante toccare con le mani fino a scoprire che la bellezza è racchiusa nelle piccole cose e non nell’irraggiungibile!
Il principe triste
Il principe triste ci ha regalato il valore di un sorriso, dono autentico e prezioso,di un amico che accorgendosi della nostra solitudine, ci
prende per mano e ci regala la sua amicizia.
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COM’ È BELLO LEGGERE!
Tutti i racconti che sono stati narrati sono stati il tentativo di stimolare nei bambini l’amore e la curiosità per la lettura e soprattutto per
dar forma alla storia che conta più di tutte: quella della nostra vita.
Tutto il nostro lavoro è stato accompagnato dalla lettura di tante
fiabe classiche, a partire dalla “Sirenetta” con cui abbiamo inaugurato
l’anno scolastico, fino a arrivare alla grande opera di Carlo Collodi:
“Le avventure di Pinocchio”.
Quanto ci è piaciuto quel buffo burattino! Quante birichinate ha
combinato! Spesso abbiamo immaginato di essere quei personaggi e…
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ALLA RICERCA DELLE NOSTRE RADICI:
LA NOSTRA STORIA…DENTRO UNA GRANDE STORIA
Una mattina, entrati in aula, siamo rimasti colpiti da una strana
cesta di paglia… La maestra Emanuela ci ha invitati a sederci e l’ha
aperta…
Tanti vecchi oggetti hanno cominciato a parlare attraverso la sua
bocca e ci hanno raccontato la sua storia, cominciata tra le mura di un
vecchio mulino, attraverso nonno Pietro e nonna Anna, nel lontanissimo 1900.
Di quel periodo la maestra conserva tanti ricordi, vecchie foto e
strane cose del passato. Raccontando la sua vita ci ha insegnato che
anche la nostra affonda le radici nel passato e che per ricostruirla dobbiamo ricorrere ai TESTIMONI (i genitori, i nonni…) e alle FONTI.
Così è iniziato il nostro viaggio dentro la STORIA.
Poi, abbiamo fatto finta che…quegli oggetti volessero parlarci del
passato: sentite cos’hanno detto attraverso i nostri testi:
Buongiorno, sono un vecchio fonendoscopio, amico del dottor
Cerreoni. Quando accarezzavo la pancia di Emanuela mi sembrava
di essere in una montagna con
l’erba liscia! Mi metteva gioia
sentire vivi i suoi bambini dentro il suo ventre!
Ora che mi trovo in questa
classe, sono sporco del rosso
fiammante del passato, mi
sento molto vecchio e la mia
forma è quasi uguale a quella
di un bicchiere, con un buco al
centro.
Il mio colore è marrone
schiarito e sono pieno di solchi
mangiati dai tarli.
Sul fondo del mio piedistallo la crosta della vernice se ne
sta andando e il mio colore
non è più quello di prima.
Il buco centrale è la parte più importante: era lui
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che dava l’allarme giusto al dottore, perché sentiva il battito del
cuore.
Il mio sostituto ora è un computer: con un tracciato e una telecamera fa l’ecografia!Io non servo più!
Ciao, io sono un vecchio lume a petrolio; la mia pancia è di ceramica bianca con dei fiori azzurri, verdi, gialli e blu. Al centro sta una
corona un po’ imbrunita, con
una manovella per regolare la
fiamma e una miccia di colore
marrone. Un’ampolla trasparente protegge dal fuoco.
Una volta ero un compagno speciale di nonno Pietro e
di nonna Anna. Al calar del
sole, quando il buio regnava,
nonna Anna mi accendeva per
fare i conti e in quel momento
ero io che governavo la luce!
Inoltre io mi illuminavo
quando nonno Pietro e nonna
Anna raccontavano storie stupefacenti ai loro figli, prima di
andare a letto!
Ora, però, mi hanno sostituito con la lampadina elettrica
e io non servo più; sono diventato un soprammobile!
Non è finita qui; la settimana successiva è venuto a trovarci nonno
Renato e, grazie ai suoi racconti e a delle vecchie foto del passato,
abbiamo imparato come vivevano, come si vestivano, come viaggiavano, come si lavavano i nostri bisnonni.
Abbiamo capito che una volta la vita era molto semplice, non
c’erano le comodità di oggi, ma i bambini giocavano e si divertivano
come noi anche se avevano paura della guerra!
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L’USCITA ALLA ROCCA:
VISITA AL MUSEO DELL’ARTE CONTADINA
C’è un posto sul colle Garampo, in cui possiamo scoprire tanto
della civiltà contadina: la rocca Malatestiana. Qui abbiamo visto la
casa romagnola, con il caminetto, il tagliere, i vecchi attrezzi per lavorare la terra…
Quanto sudore e quanta fatica hanno fatto i nostri bisnonni per
ricavare i frutti della terra!
Abbiamo scoperto che c’erano dei maceri in cui si coltivava la
canapa, una pianta che seccata al sole e lavorata al telaio dava vita a
delle stoffe un po’ruvide ma calde e avvolgenti!
Alcuni paesi ricordano questa coltivazione: Macerone, Bagnarola,
Cannucceto… Noi li vediamo quando andiamo al mare!
IN CITTÀ… TUTTO HA UNA STORIA:
VISITA ALLA BIBLIOTECA MALATESTIANA
A poco a poco tutto è stato più chiaro: se vogliamo scoprire la storia dobbiamo cercare le tracce vere del passato. Quindi, come grandi
archeologi ed esploratori, siamo usciti dalle mura della scuola e siamo
andati ad “INTERROGARE” alcune fonti, come la biblioteca malatestiana.
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COSA VI HA COLPITO?…
Di questa uscita ci hanno colpito i libri incatenati e i codici che
erano nella stanza delle opere d’arte; quei libri sono scritti così bene
che noi credevamo fossero stati scannerizzati, invece sono stati scritti
a mano dai monaci benedettini, detti amanuensi.
Abbiamo “strabuzzato” gli occhi di fronte ad un libro che ha in
prima pagina una grande lettera decorata a mano, in azzurro e oro: è
una lettera maiuscola che illustra l’ultima di cena di Gesù con gli apostoli. Abbiamo capito che in passato si scriveva solo a mano e molto
bene, che Novello Malatesta era il Signore di Cesena nel 1450, che i
cesenati amavano molto leggere e studiare e perciò che la nostra città
era di grande cultura rispetto alle altre.
E per finire abbiamo scoperto che Cesena è stata la città di ben tre
papi! Che onore!
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VISITA AL PALAZZO COMUNALE
Venerdi 16 maggio siamo andati in Comune; non ci crederete ma ci
ha accolti niente meno che il sindaco Giordano Conti!
Proprio lui ci ha spiegato a cosa serve il Comune e la sua antica
storia e noi, ormai esperti nella ricerca delle tracce, gli abbiamo fatto
molte domande. Lui ha risposto a tutte con tanta pazienza!
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LA NOSTRA CITTÀ:
UN GROVIGLIO DI FORME GEOMETRICHE.
Camminando lungo le vie della città ci siamo accorti che i palazzi,
la cattedrale, le case… occupano uno spazio che può essere riempito.
Abbiamo scoperto che questo spazio occupato si chiama volume e che
la realtà è piena di forme geometriche piane e solide.
I palazzi hanno la stessa forma delle scatole, così con molte, portate da casa, abbiamo realizzato la nostra città fantastica, costruendo
la piazza, la fontana, la cattedrale… una Cesena in miniatura!
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IO SONO FRUTTO DELL’AMORE DI DIO E HO UNA STORIA:
E’COMINCIATA DAL MIO PAPA’ E DALLA MIA MAMMA!
A Dio Padre e ai nostri genitori abbiamo voluto dire “ grazie”per
la vita che ci hanno donato, realizzando un libretto in occasione della
loro festa. Contiene i nostri testi, una bella foto, la poesia che abbiamo
imparato, il nostro amore, i nostri bei disegni.
Come potremmo vivere senza di loro?
Mamma e papà vi vogliamo tanto bene!
Grazie, Dio! Sei un grande papà!
Testo:
“ Il mio Geppetto…. Il mio papà”
Il mio papà si chiama Marco.
È un bell’uomo coi capelli ricci ed ha gli occhiali, ha il viso tondo
e cicciotto e da piccola dormivo sopra di lui.
È un uomo muscoloso, ha gli occhi blu, la bocca grandicella e il
naso a patata.
È un tipo molto allegro e a volte dice delle barzellette molto divertenti. Gioca a baseball, alla sera guarda la televisione fino a mezzanotte, legge spesso il giornale ed è un appassionato di sci. Alla mattina guarda il telegiornale.
Di lui mi piace quando mi fa il solletico e io rido a squarciagola.
Non sempre mi piace quando mi sgrida e quando è nervoso a causa
del suo lavoro.
Io e lui non ci divertiamo tanto insieme perché lui viene quando
stiamo per andare a letto e mi dispiace per questo. Ricordo quella
volta quando io e lui eravamo nel letto insieme e lui russava: io non
riuscivo a chiudere occhio, era divertentissimo!
Caro papà voglio dirti che tu sei come un rubino nel mondo del
mio cuore. Ti voglio bene papà!
“La mia fatina….”
Quando Dio decise di creare la mia mamma la fece bellissima,
con i capelli rosso scuro e gli occhi grandi e marroni, le orecchie
bene aperte.
La mia mamma si chiama Daniela ed è dolcissima, ma quando
s’infuria diventa un vero vichingo.
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Per crearla speciale Dio ha preso dal cane la dolcezza, dal cobra
la velocità, dall’elefante la forza, dalla volpe la furbizia.
Tu, mamma, sei come il sole che splende nel cielo.
Cara mamma voglio dirti che sei la mamma più brava del mondo.
MARIA, È LA MAMMA DI GESÙ
ED È LA MAMMA DI TUTTI NOI!
Nel mese di maggio abbiamo voluto dire il nostro grazie alla
Mamma del cielo, dedicandole le nostre Ave Maria del mattino e dei
bellissimi piccoli altari, dedicati a lei! Speriamo che le piacciano!
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I NOSTRI LABORATORI
ARTE E IMMAGINE
In ognuno di noi… un volto da scoprire!
Durante il laboratorio di arte e immagine, siamo stati coinvolti
dalla maestra Susi in un’attività molto divertente: ognuno di noi ha
osservato per un paio di minuti il volto del proprio compagno di banco
e poi l’ha disegnato all’interno di una cornice colorata,realizzata da
noi bambini.
È stato entusiasmante imparare a fare i ritratti ! Quanti particolari,
quanti elementi unici e speciali caratterizzano il volto di ognuno di noi!
Abbiamo scoperto che l’espressione degli occhi, delle sopracciglia
e della bocca ci svelano le emozioni e gli stati d’animo che noi proviamo in un determinato
momento.
Attraverso questa esperienza visiva abbiamo imparato a cogliere
e a trasferire sul foglio
da disegno il bello che è
presente nel volto di ciascuno di noi e ad apprezzarlo in quanto
dono di Dio.
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Il mondo: che meraviglia!
La bellezza della natura e dei suoi elementi ha rapito il nostro
sguardo.
La meraviglia suscitata dall’osservazione dell’ “amico” albero che
cambia l’abito con l’alternarsi delle stagioni e la visione di alberi disegnati da artisti come C. Monet e P. Mondrian in stagioni diverse,ci
hanno insegnato a disegnare gli alberi.
Con l’aiuto della maestra Susi, che ci ha fatto notare la particolarità di alcune parti dell’albero, come le radici e i rami, ci siamo resi
conto che anche noi , come dei “piccoli artisti in erba” possiamo utilizzare la nostra matita e i colori per celebrare la bellezza del creato
così come ci appare.
IL LABORATORIO DI SCIENZE
Uscendo abbiamo scoperto che il mondo è bello e che la realtà, nei
suoi 4 elementi (acqua, aria, terra e fuoco), è tutta da scoprire ed
esplorare.
Nel laboratorio di scienze ci siamo
appassionati e le nostre curiosità, le
nostre domande sono state lo spunto
per ricercare le risposte a quegli
aspetti della realtà che più ci incuriosivano e per sperimentare più da vicino, in classe, col metodo del vero
scientifico.
Maestra, perché le navi galleggiano anche se sono di ferro e tanto
grandi? Ma, qual è la forma dell’acqua? La pioggia come si forma? Per39
ché le piante non possono vivere senza terra? Cosa succede a una
pianta se non la si annaffia?
Abbiamo imparato che bisogna osservare molto e con grande
attenzione per giungere alla verità! Siamo riusciti a fare esperimenti
che ci potessero aiutare a conoscere la realtà e abbiamo capito che in
tutte le grandi scoperte si procede per ipotesi, le quali vanno verificate fino a giungere finalmente, come un vero scienziato, alla scoperta e
alla sua regola. E tutto ciò che è passato attraverso l’esperienza si è
impresso nella nostra memoria.
UNA BELLA LEZIONE D’INGLESE
Questa è stata una delle lezione più divertenti delle maestre
d’inglese! Dopo aver appreso il lessico relativo a cibi e bevande,
abbiamo eseguito dei piccoli dialoghi a coppie. Ognuno di noi, a turno,
ha nominato e messo in un cestino i cibi e le bevande che preferisce.
Che pacchia!
I cibi e le bevande: apples, sandwiches, bananas, orange – juice,
cheese, chocolate, water.
Lorenzo: What do you
like?
Camilla: I like apples,
sandwiches, chocolate
and water.
Lucia: What do you
like?
Riccardo: I like orange
– juice and apples.
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LE NOSTRE USCITE
da Mastro Nocciola
Le nostre uscite ci hanno spalancato gli occhi e il cuore, ci siamo
resi conto che il mondo è bello e che tutta la realtà è da scoprire, esplorare ed ammirare. Nella
bottega
di
mastro
Nocciola tutto sembrava
magico, non avevamo
mai visto così tanti giochi
in una stanza. Ogni cosa
era
meravigliosa!!!
Niente Playstation, niente Game boy, videogiochi
o mostri, ma solamente
giochi costruiti con le
mani, con materiale di
recupero, con tanta fantasia, forme e colori!!!
alla Biblioteca dei ragazzi
Alla Biblioteca Malatestiana dei ragazzi abbiamo scoperto che leggere è un gioco meraviglioso e che il libro è un posto speciale dove
poter volare con le ali della fantasia.
Le storie mi piacciono perché sento parole nuove, perchè sono lunghe e buffe, perché a volte fanno ridere, perché mi fanno sognare… è
bello qui!... In questo silenzio i libri parlano.!!!
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alla mostra della Luce
Alla mostra: “La Luce, gli occhi, il significato” abbiamo potuto
apprezzare quanto sia importante, fra tutti i cinque sensi, quello della
vista, uno strumento formidabile di esplorazione della realtà, il quale
ti permette di conoscere proprio attraverso l’occhio: la realtà, l’inclinazione della luce, le tonalità dei colori, la profondità del paesaggio.
a Ridracoli
Infine il lungo e senza fine viaggio della nostra gocciolina d’acqua,
tra mari e monti,ci ha portato alla nostra gita finale alla Diga di
Ridracoli. È stato veramente affascinante navigare sul battello e vedere da vicino l’immensità e la forza racchiusa in quella goccia d’
acqua!Insieme abbiamo scoperto che:
L’acqua non è mai solo una cosa:
è fiume, è mare, è lago, stagno, ghiaccio…
è dolce, salata, salmastra…
è luogo su cui ci si ferma e su cui si viaggia…
è piacere e paura, nemica ed amica…
è confine ed infinito…
è cambiamento e immutabilità, ricordo ed oblio…
è musica e poesia…
Principio e Fine
Il nostro viaggio è terminato… I nostri occhi si sono spalancati catturando segreti e meraviglie, le nostre conoscenze si sono arricchite,
il nostro cuore si è riempito di emozioni e carezze… Ed ora che abbiamo capito che siamo speciali non per quello che abbiamo, ma per quello che siamo, eccoci pronti per un altro grande salto e per nuove conquiste:
arrivederci in terza!!!
Le insegnanti tutor:
Bravaccini Elena, Casali Emanuela, Corbelli Sara
Le insegnanti specialiste
Ambrosini Susi, Baiardi Simona,
Bazzocchi Elisabetta, Meldoli Marina, Valzania Raffaella.
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Classi Terze
“Ad occhi spalancati”
Classi terze: “Ad occhi spalancati”
Il progetto di questo 3º anno scolastico è partito dal desiderio di
condurre il bambino ad accorgersi della bellezza attorno a sé, ed a riempirgli gli occhi
di infinito desiderio.
Gli
occhi
spalancati sulla
luce ci fanno incontrare il mondo… e quella luce arriva dritto
al nostro cuore,
curioso e desideroso di scoprire
e conoscere.
“L’occhio
guarda… è l’unico che può accorgersi della bellezza… la bellezza si
vede perché è viva quindi reale”.
OCCHI SPALANCATI SULLE RADICI DELL’UOMO
La stessa luce illuminò un giorno lontano gli occhi del primo uomo
comparso sulla terra e lo costrinse a “guardare” e a “guardarsi”.
I bambini sono stati così introdotti allo studio della storia riflettendo sul fatto che il cuore dell’uomo lo
rende creatura unica e superiore ad
ogni altro essere vivente.
Il senso religioso è ciò che lo
caratterizza. Le stelle che noi guardiamo in cielo sono le stesse che ha guardato l’uomo primitivo.
“La notte che ho visto le stelle non
volevo più dormire, volevo salire là in
alto per vedere… e per capire” (C.
Chieffo)
“Immagina un uomo primitivo
che sta guardando le stelle, immerso
nel buio e nel silenzio della notte”.
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Un uomo si trova fuori dalla sua caverna perché non riesce a dormire, anche se è stanco dopo aver cacciato tutto il giorno.
Si sente piccolo di fronte a tutto quel blu e a tutti quei puntini gialli che gli sembrano tanti lontani fuocherelli.
La stagione sta cambiando: sta arrivando la primavera, infatti si
sente il profumo dei fiori, fuori si sta bene e lui non sente freddo.
La sua mente pensa e si chiede: “Cosa c’è lassù? Ci sarà un mondo
più bello? Ci saranno altri uomini?”
Si domanda come fanno le stelle a stare attaccate al cielo e come
fanno a fare tutta quella luce.
Poi ad un certo punto pensa: “Se una stella mi cade addosso, cosa
faccio?!”
L’uomo si sente confuso e allora entra nella sua caverna e prende
il suo flauto.
Esce fuori e comincia a suonare; la musica lo fa sentire bene.
Il nostro viaggio alla scoperta dell’uomo è iniziato alla ricerca di
fonti per ricostruire la storia personale di ciascun bambino… riempiendo la scatola della memoria.
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Abbiamo poi, attraverso diapositive, foto e una visita al museo, scoperto come si viveva ai tempi dei nonni, dei bisnonni e come era la
nostra città.
Con la narrazione abbiamo cercato di ricostruire l’inizio dell’avventura umana attraverso i segni, le tracce, i fossili, i libri, le immagini… e tutto ciò che, di volta in volta, i bambini portavano a scuola.
Grazie alla visita al Museo di archeologia della nostra città, in cui
il paleontologo ci ha accompagnato all’interno, tracciando le fasi evolutive dell’uomo primitivo, i bambini hanno capito, manipolando loro
stessi la creta, che l’uomo diventa uomo vero quando inizia a fare, con
molta cura, cose che solo l’uomo sa fare.
Il cammino è proseguito cercando di cogliere il modo in cui l’uomo
è diventato cosciente delle cose intorno a lui e di se stesso. Prendendo
spunto da questo sono stati svolti diversi lavori trasversalmente che ci
hanno permesso di rispondere alla domanda: “Chi è l’uomo?” ricorrendo all’arte, alla musica, al canto…
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I bambini, grazie alla lettura delle “Avventure di Pokonaso”, si
sono calati nell’epoca preistorica, e attraverso le avventure divertenti,
fantastiche ed emozionanti del protagonista hanno conosciuto come
vivevano i bambini ai tempi della preistoria. Si sono immedesimati nei
primi uomini raccontandoci le loro avventure.
Immagina di essere anche tu una bambina che vive nella preistoria con babbo e mamma in una confortevole caverna.
Vivo in una confortevole caverna insieme a mamma e papà, ai piedi
di una montagna molto alta, che si chiama Vetta Tonante, perché quando c’è un temporale con tuoni e fulmini la montagna rimbomba.
Vicino alla nostra ci sono molte altre caverne dove vivono gli altri
componenti della tribù.
Insieme facciamo molte attività come raccogliere frutti e andare a
caccia, che ci serve sia per mangiare che per fabbricare vestiti.
Mia mamma, insieme alle altre donne, cuce le pelli degli animali
con un osso appuntito, mentre mio babbo va nel bosco con i suoi amici
per cacciare, per raccogliere la legna e per procurarsi delle buone pietre focaie.
Questa mattina mi sono svegliata presto, dopo aver dormito tanto
sulle mie comode foglie secche in un angolino della mia caverna, poi
sono corsa dalla mamma per sapere cosa c’era di buono a colazione e
ho trovato una deliziosa bistecca riscaldata sul fuoco e una ciotola con
latte di mammut.
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Appena finito di mangiare, sono andata a trovare la mia amica
Occhiazzurri, che è una bambina molto gentile e allegra, con due bellissimi occhi azzurri.
Lei ha avuto la bellissima idea di andare a pescare insieme, così ci
siamo procurate una canna da pesca e siamo andate al fiume tutte felici e piene di entusiasmo. Siamo riuscite a pescare cinque trote e quattro grandi lucci ed eravamo molto orgogliose.
Tornando a casa, all’improvviso abbiamo visto davanti a noi un
orso feroce che voleva mangiarci.
Terrorizzate, siamo corse via e lasciato il cestino dei pesci all’orso. Per fortuna non ci ha inseguite perché si è messo a mangiare i pesci
e noi siamo tornate a casa sane e salve.
Tanto tempo fa, vivevo con Babbo e Mamma in una caverna al limite della brughiera. La nostra caverna era piccola, all’ingresso c’era la
“cucina” con una buca per conservare il cibo per l’inverno, e nelle due
cavità più profonde c’era lo spazio per dormire.
Ogni giorno andavo con i miei genitori a raccogliere le bacche e le
radici per il pasto del giorno. Mamma mi insegnava a riconoscere
quelle commestibili. Passavo il resto della giornata a fare castelli di
sabbia e argilla mentre la mamma cucinava le radici o conciava le
pelli.
Babbo invece passava molto tempo a raccogliere la legna. Un giorno nella brughiera vidi un cespuglio che si muoveva, dimenticando le
raccomandazioni dei miei genitori mi allontanai da loro, incuriosita.
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Camminavo piano per non fare rumore chiedendomi cosa mai ci potesse essere. Con le mani spostai i rami e rimasi sorpresa nel vedere un
piccolo cucciolo peloso. Lo presi in braccio e corsi felice a farlo vedere a Babbo e Mamma. La mamma, che mi stava cercando, mi corse
incontro felice, ma la sua espressione divenne preoccupata appena
vide cosa avevo in braccio.
Mi spiegò che il mio amico era un orso e probabilmente la sua
mamma lo stava cercando. Perciò, era pericoloso tenerlo! Stavo già
piangendo quando Babbo mi disse che lo potevo tenere perché la sua
mamma era morta.
Mi dispiacque per la sua mamma ma ero felice di avere un nuovo
amico! Da quel gorno i miei castelli venivano continuamente distrutti
da Willy ma questo non mi dispiaceva!!!
Mi chiamo Piccolo Fuoco e vivo con la mia famiglia ( Babbo,
Mamma e mia sorella Spicchio di Luna) in una confortevole caverna,
durante l’Era Glaciale.
Con noi vive anche il mio cucciolo: è un piccolo di tigre dai denti
a sciabola, rimasto solo nella brughiera, che ho adottato e ho chiamato Artiglio. Nelle grotte vicino a noi abitano altre famiglie, fra cui quella dei miei amici Piede Corto e Ciuffo Bianco.
Ogni giorno, appena alzati, dopo aver bevuto una bella ciotola di
latte di mammut, aiutiamo i nostri genitori nelle faccende: raccattare
la legna, raccogliere mirtilli, bacche e more, modellare vasi, scodelle
e piatti di argilla (che poi verranno cotti), pulire la caverna, cercare
pietre focaie. La parte più divertente è quando Babbo mi chiede di
andare a caccia o a pesca con lui. Nel tempo che rimane ci divertiamo
a giocare a nascondino nella brughiera, a fare i tuffi nel fiume e a lottare con Artiglio.
Un giorno abbiamo deciso di fare una spedizione sulla Grande
Montagna di Ghiaccio che si trova ai margini della brughiera. Così,
con mia sorella, i miei amici e Artiglio, senza dire niente ai nostri genitori, ci siamo incamminati verso la montagna.
Arrivati sul ripido sentiero di ghiaccio, improvvisamente è apparsa davanti a noi l’entrata di una caverna. All’inizio eravamo un po’
incerti se entrare o non, perché dentro era molto buio.
Per fortuna, come sempre, avevo in tasca una piccola pietra
focaia. Infatti il mio nome, Piccolo Fuoco, me l’hanno dato i miei genitori perché fin da piccolo mi è sempre piaciuto il fuoco e ho voluto
imparare prestissimo ad accenderlo.
Quindi, grazie alle lezioni di Babbo, ho acceso una fiaccola. La
luce e il calore del fuoco ci hanno fatto coraggio e siamo entrati.
Davanti a noi è apparso uno spettacolo meraviglioso: enormi ghiac50
cioli attaccati al soffitto, specchi di ghiaccio sulle pareti, lastre scivolose e brillanti sul pavimento.
Abbiamo iniziato a correre e a pattinare felici, sgranocchiando
gustosi ghiaccioli.
Ad un tratto è successo il disastro: gli urli e le grida di gioia hanno
provocato una valanga. Dall’alto sono iniziati a cadere grossi massi di
ghiaccio e noi eravamo terrorizzati. Quando tutto si è fermato, nessuno si era fatto male, ma l’entrata della grotta era bloccata.
Ci siamo messi a piangere, perché la fiaccola si era spenta e avevamo fame, freddo e tanta paura di non uscire mai più.
Fortunatamente abbiamo visto un’apertura in alto, sulla parete di
ghiaccio.
Io ho spiegato al piccolo Artiglio che doveva
arrampicarsi e andare a
chiamare aiuto. Però
passava il tempo e non si
sentiva arrivare nessuno. Perciò eravamo sempre più tristi e impauriti.
Io pensavo che forse
Artiglio si era perso o
era stato divorato da
qualche belva feroce.
Finalmente abbiamo sentito dei rumori: i nostri genitori erano
arrivati e chiamavano: ”Bambini, dove siete?” e noi tutti insieme:
“Siamo qui!”
Così hanno iniziato a spostare i massi e ci hanno tirati fuori.
Io ho abbracciato Mamma e Babbo e anche Artiglio, perché era
stato bravissimo. Poi Mamma mi ha avvolto in una calda pelliccia di
mammuth e siamo tornati a casa.
È stata un’avventura
molto emozionante e mi
ha insegnato che è bello
esplorare posti nuovi,
ma bisogna essere prudenti e soprattutto non
bisogna andare via da
soli senza avvisare i
genitori.
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”:
Okkibuffi, un piccolo mammut che vive nella preistoria, ha tanti
amici… anche tu fai facilmente amicizia? Racconta la tua esperienza.
Io non faccio amicizia facilmente, perché sono una bambina timida
e introversa, ma poi quando conosco meglio le persone che ho intorno,
divento espansiva e la timidezza sparisce.
Gli ambienti nuovi e le persone estranee mi mettono a disagio. Il
tono della mia voce diventa basso e incerto e spesso non trovo le parole giuste per iniziare una conversazione,
Quando mi trovo con dei bambini della mia età, che non conosco,
in genere aspetto che siano loro a presentarsi per primi o ad invitarmi
a giocare.
A volte, invece cerco
di attirare la loro attenzione mostrando un
gioco o un oggetto che
tengo in mano, oppure
facendo ruote o verticali
delle quali vado fiera.
Per “rompere il
ghiaccio”, i giochi che
solitamente aiutano me e
i bambini in generale a
socializzare, sono quelli che facevano anche i nostri genitori: strega in
alto, strega impalata, strega comanda colore, nascondino e la “mitica”
settimana. Che divertimento!
No! Io non sono un bambino che fa facilmente amicizia, perché
sono un po’ timido.
Quando mi trovo in un ambiente nuovo, con persone sconosciute cerco sempre di essere molto educato e calmo anche se il mio
carattere è un po’ vivace,
infatti se ci sono dei
miei coetanei aspetto
sempre che siano loro
a prendere l’iniziativa
per giocare, ma quando poi ci conosciamo
meglio i giochi che propongo sono: schiaccialimoni oppure il calcio,
che è quello che preferisco.
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Io non faccio facilmente
amicizia con i bambini e per
me è più facile con le femmine.
Quando mi trovo in un
ambiente nuovo cerco di fare
amicizia prestissimo, anche se
sono un po’ timida. Invito i
bambini a giocare con me e
propongo, per “rompere il
ghiaccio”, Nascondino, Puzza, Strega comanda colore, Strega in alto e Strega impalata.
È sempre bello conoscere e stare con amici nuovi, anche se i miei
preferiti sono i miei amici del cuore.
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Molto interessante è stata la gita al Parco Archeologico della
Terramara di Montale, dedicato alla valorizzazione della civiltà della
terramare, tipici villaggi della pianura padana che attorno alla metà del
II millennio a.C. diedero luogo ad una delle più significative realtà culturali dell’età del bronzo europeo. Il parco, realizzato nel luogo stesso
in cui sorgeva uno di questi antichi abitati, riunisce in un’unica proposta la valorizzazione degli scavi archeologici e la ricostruzione a grandezza naturale di una parte del villaggio con le fortificazioni, le abitazioni, gli arredi, le armi, gli utensili di 3.500 anni fa.
Il percorso di visita è stato un’ esperienza di ricerca che ha coinvolto le classi nel ripercorrere, tappa per tappa, il lavoro dallo scavo
alla ricerca in laboratorio.
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Il nostro studio è continuato: dalla preistoria alla storia vera e propria. Insieme abbiamo scoperto come intorno alle acque di alcuni fiumi
svilupparono la loro storia i più antichi popoli del mondo: i Sumeri, i
Babilonesi, gli Ittiti, gli Assiri… e per finire la grande civiltà degli
Egizi. L’interesse, la curiosità che hanno sempre dimostrato durante le
lezioni di questo anno, sono culminate con la visita al Museo Egizio di
Bologna dove ogni bambino ha “spalancato gli occhi” sulle antichità
egizie rimanendone affascinato.
Grazie a tutte queste esperienze, i bambini hanno visto, toccato,
provato e capito, che la storia è vera, che l’hanno fatta gli uomini, le
donne, i bambini di tanto tempo fa.
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OCCHI SPALANCATI SULL’ORIZZONTE
Il fiume… come la vita
“Il fiume” è un tema che è stato riproposto ai bambini in diversi
contesti: il fiume in STORIA, intorno al quale sono nate le prime
civiltà; il fiume in GEOGRAFIA, ambiente naturale ricco di vita vegetale e animale; il fiume in SCIENZE, che dona all’uomo l’acqua, un
bene prezioso; il fiume in MUSICA, ascoltato attraverso le note di un
brano musicale.
Abbiamo “raccontato” il fiume come metafora della vita… e da qui
sono nati i nostri testi, i nostri pensieri, le nostre poesie, i nostri racconti, i nostri disegni, le nostre chiacchierate, le nostre escursioni e passeggiate… che avventura!
La goccia d’acqua
Abbiamo immaginato di colorare una goccia d’acqua mentre sgorga dalla sorgente, poi abbiamo provato a seguirla nel suo percorso
verso il mare. Attenzione, non perdiamola di vista!
GOCCIA
DI SORGENTE
GOCCIA
DI FIUME
GOCCIA
DI MARE
Ne ha fatta di strada la nostra gocciolina!
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INVENTIAMO UNA POESIA
Immagina di essere quella goccia d’acqua.
Racconta la tua avventura dalla sorgente al mare.
Sono una goccia d’acqua e mi chiamo Rosy.
Abitavo con altre gocce in una nuvola che il vento portava in giro
per il mondo.
Un giorno la nuvola è diventata tutta buia e io mi sono spaventata
e agitata. Ad un certo punto ho visto una luce fortissima seguita da un
rumore assordante ed ho iniziato a precipitare giù verso la terra, insieme a tutte le altre. Ho sbattuto violentemente contro la roccia di una
montagna…. Ahi, che botta!
Poi abbiamo incominciato a filtrare nella terra fino ad uno strato
che ci ha bloccate. Abbiamo iniziato a spingere ai lati dove c’era una
piccola fessura che pian piano è diventata un buchino, da cui siamo
uscite. Siamo scese saltando e rincorrendoci per un lungo tratto.
In lontananza abbiamo visto qualcosa che brillava e man mano che
ci avvicinavamo diventava sempre più grande: era il mare! E la nostra
avventura finiva lì, tra tantissime gocce d’acqua e tutte insieme abbiamo festeggiato allegramente.
C’era una volta una goccia d’acqua che era intrappolata in una
diga. Dopo molti anni il sole che era stato a guardarla, la fece evaporare, la sfortunata goccia cominciò a sentirsi leggera e salì piano
piano in cielo. La goccia urlava e si dimenava, cercava di scendere
e ritornare nella diga, a casa sua, ma non ci riuscì: aveva paura di
morire.
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In cielo una nuvola la raccolse e quando fu fra le sue braccia vide
tutte le goccioline che aveva conosciuto: le sue amiche! Fecero una
gran festa! Dopo quell’incontro così emozionante le guardò dalla testa
ai piedi e notò che qualcosa era cambiato nel loro aspetto. Le sue amiche le raccontarono che quello che stava succedendo a loro stava capitando anche a lei: erano diventate vapore. Le dissero anche che questa
trasformazione era del tutto normale e che era il ciclo della loro vita:
il ciclo dell’acqua!
Così si misero ad aspettare il giorno in cui sarebbero di nuovo
scese sulla terra sottoforma di gocce d’acqua. La gocciolina aspettò e
aspettò per molto tempo e…l’attesa divenne noiosa. Un bel giorno di
settembre un nuvolone oscurò il cielo limpido. Che terrore provò la
goccia! Le amiche la confortarono. Il momento della caduta era arrivato, il gruppetto avventuroso si buttò per primo e poi anche lei. .La
goccia da questa avventura imparò molte cose e la sua vita continuò
nello stesso modo tante volte…..era una vita in continua trasformazione e bellissima!!
Sono una goccia di acqua di sorgente , limpida e brillante, ma ora
mi trovo in mezzo al mare.
Un tempo ero rinchiusa dentro a una buia montagna, fino a quando un bel giorno trovai un’apertura dalla quale sgorgai all’esterno.
Ero felicissima perchè finalmente vidi la luce, poi caddi in un torrente.
Mi divertivo un mondo perché saltavo, ballavo, superavo le mie sorelle gocce e correvo fino a quando arrivai in pianura, in un viaggio verso
il mare Superai tante città e vidi alcuni pesciolini cadere nella rete dei
pescatori. Il torrente era diventato un fiume largo e profondo e correva ed io con lui.
Finalmente sfociai nel mare e vidi uno spettacolo unico al mondo:
tanti cavalli e pesci di tutte le forme e di tutti i colori, rossi, gialli,
viola, rosa, blu ….
Feci anche amicizia con Pippo e Nemo, due pesci pagliacci fratelli.
Un giorno mi invitarono a cena a casa loro; mangiammo alghe e
omini nudi, poi andammo a dormire. Il giorno seguente Pippo, Nemo
ed io decidemmo di giocare a nascondino nel mare, ma io non riuscivo mai a trovarli perché si erano nascosti nella bocca di Carletto lo
squaletto. Io mi allontanai e non li vidi più perché la corrente mi trasportò lontano, lontano, in mezzo al mare.
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Il cammino del fiume
Ci siamo poi accorti che il percorso del fiume assomiglia tanto al cammino dell’uomo: la goccia che sgorga
dalla sorgente è il bambino che nasce
alla vita.
La goccia che diventa ruscello,
poi torrente, poi fiume è il bambino
cresce e diventa uomo. Il fiume che
viaggia di giorno e di notte, scende
verso la pianura, percorre valli e
boschi meravigliosi, ma attraversa
anche luoghi aridi e silenziosi: è la
vita dell’uomo fatta di momenti duri e
di momenti lieti, di fatiche e di gioie.
Le acque del fiume che all’orizzonte incontrano quelle del mare, si
confondono con loro: è quello che accade alla nostra vita, nell’abbraccio col Padre si compie il NOSTRO DESTINO.
PASSEGGIATA AL FIUME SAVIO
Abbiamo “accompagnato” il fiume in un breve tragitto del suo
percorso; raccontiamo.
I nostri occhi hanno visto…
… un piccolo canale che scorreva rapidamente sul suo solco, piante alte e fiorite, gli arbusti bassi e verdi, orme tracciate da animali
misteriosi, un campo di fieno, un piccolo e limpido stagno, girini
accompagnati da rane, innocui e curiosi scorpioni d’acqua, uno strato di terra fangoso e ghiaioso…
La nostre orecchie hanno ascoltato…
….il melodioso cinguettìo degli uccellini, lo scroscio dell’acqua fresca
del canale, il gracidare delle rane saltellanti, il leggero fruscìo delle foglie
verdi, lo scricchiolìo del fieno pestato, il silenzio del bosco…
Il nostro naso ha annusato…
….il dolce profumo dei fiori variopinti, l’odore del fieno appena
tagliato, il profumo delle foglie verdi come uno smeraldo, l’odore dell’acqua fresca, il profumo di piante come il timo…
Le nostre mani hanno toccato…
… le lisce foglie degli arbusti bassi, l’acqua fresca, il liscio fusto
del fieno.
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Sorgente di vita
Ci siamo poi accorti che dicendo la parola “FIUME” si apre un
mondo ricco di vita: la roccia, il ruscello, il torrente, la cascata, la
discesa, la valle, il bosco, il ponte, il paese, la città, le piante, i pesci,
gli animali, i sassi, i rami, i detriti, le barche, i pescatori, il sole, la pioggia, la foce, il mare.
Se si vede anche una sola di queste cose, i nostri sguardi tornano
indietro e salgono su, su, dove tutto è cominciato e dove la vita sgorga
in ogni istante: è la sorgente.
Anche l’ultima curva del fiume, lontana chilometri e chilometri,
dipende da quella sorgente, è il suo punto di partenza e di riferimento.
E se un giorno qualcuno mettesse un tappo in quel buco sulla
roccia…che cosa accadrebbe?
Racconta inventando una storia fantastica.
C’era una volta un allevatore che ogni mattina si trovava la cantina allagata.
Un bel giorno decise di andare a chiudere la sorgente.
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Si procurò un tappo enorme e si incamminò.
Dopo alcune ore di cammino arrivò alla sorgente e la tappò.
Dopo mesi e mesi di siccità non c’era più acqua e l’allevatore non
sapeva dove procurarsela. Decise allora di andare a togliere il tappo.
Quando giunse alla sorgente, provò e riprovò e alla fine ci riuscì.
Così capì che al mondo ci sono cose da accettare così come sono.
Un giorno, un alpinista stufo del fiume che scorreva tra gli alberi,
che gl’impediva il passaggio, seguì il corso fino alla sorgente. Il malvagio alpinista voleva mettere fine alla storia del fiume e decise così di
metterci un tappo gigante di sughero, per chiudere il buco. Il flusso si
bloccò. L’uomo soddisfatto scappò di corsa per non farsi notare dai
pescatori che erano nelle vicinanze. I pescatori infatti, sfortunatamente non videro l’uomo, si accorsero però che il livello dell’acqua si
abbassava. I pesci fortunatamente non morirono perché furono trascinati proprio dall’ultima corrente. Dovettero metterci anche un po’ del
loro impegno però per raggiungere il mare e salvarsi!
I pescatori, per risolvere il caso chiamarono la polizia che indagando, scoprì il furfante.
Gli agenti si recarono immediatamente alla sorgente per togliere il
tappo, ma la pressione dell’acqua era talmente forte che quando lo tolsero li bagnò tutti. Il fiume tornò a scorrere nell’alveo e dopo un po’
anche i pesci ritornarono. L’alpinista venne arrestato e il problema
rimediato.
C’era una volta un contadino che abitava in una casa dentro ad un
bosco.
Egli era povero ed aveva tre figli maschi: Marco, Giacomo e
Francesco.
Il più grande, Marco, non sopportava il fatto che suo padre si
spaccasse la schiena nel coltivare i campi con tanto impegno e poi, le
piene del fiume distruggessero il suo lavoro.
Un giorno, all’ alba, mentre i suoi fratelli e il padre ancora dormivano, Marco prese una bottiglia di vino, gli tolse il tappo e lo mise
dentro una bisaccia, insieme ad un tozzo di pane.
Poi si incamminò verso il punto dove nasceva la sorgente.
Una volta arrivato tolse il tappo dalla bisaccia e con forza brutale lo incastrò nell’ apertura della roccia e bloccò l’uscita dell’ acqua.
Tornando a casa sgranocchiò il tozzo di pane con felicità.
Passarono i giorni e si vide la differenza: gli ortaggi andavano a
male, i pesci morivano e anche la vegetazione cambiava a vista
d’occhio e il povero contadino non aveva idea di cosa fosse successo.
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Quel poveretto non riusciva a mantenere la famiglia poichè il suo
mangiare erano ortaggi e pesci e come medicine utilizzava erbe medicinali.
Marco si era pentito di aver bloccato la sorgente e decise di dire
tutto al padre, il quale, molto deluso, decise di non rivolgergli mai più
la parola.
Marco allora si incamminò nuovamente verso la sorgente e faticosamente tolse il tappo poi ritornò a casa.
Lo disse al padre che lo abbracciò e gli disse: “ Sono fiero di te!”
La vegetazione ridiventò rigogliosa e nacquero altri pesci, l’orto
del contadino diventò più bello di prima.
In seguito il contadino e i suoi figli vissero in pace finchè egli morì,
ma questa è un’altra storia!
Immagina di scoprire una sorgente da cui, anziché acqua, sgorga…
Era una bella giornata estiva, c’era il sole, così io e la mia famiglia decidemmo di andare al mare.
A metà mattina io e mia sorella andammo a fare il bagno vicino
agli scogli per vedere se c’erano pesci e granchi.
Arrivate vicino ad un grande scoglio, ci accorgemmo che lì sopra
era attaccata una grossa conchiglia. Ho cercato di staccarla dallo scoglio e subito si è aperta una specie di porticina da dove è fuoriuscita
una cascata di caramelle.
Quel magico scoglio era pieno di caramelle che cadevano in fondo
al mare, era la sorgente di quelle dolci meraviglie!
Ogni volta che torno su quello scoglio spero sempre di ritrovare
quella sorgente……. Ma forse è stato solo un sogno!
A volte accadono cose davvero strane! Quando apri il rubinetto del
lavandino ti aspetti di veder uscire fresca acqua, magari che proviene
da una fresca sorgente alpina, ma quella mattina però, dal mio rubinetto uscirono bolle. Bolle piccole, bolle grandi, bolle colorate, bolle
trasparenti e profumate.
Ho pensato:”Forse sto sognando!” e con un dito ne ho rotta una e
mi sono bagnata.
Per la stanza viaggiavano tante sfere, e le bolle, viste da vicino, non
erano vuote, ma contenevano ognuna qualcosa. A guardar bene si
poteva intravedere l’immagine di un ricordo, un pensiero, oppure
un’emozione. Ogni bolla era un piccolo mondo vivo.
In una bolla ho visto la stella che mi ha scaraventato sulla terra
nove anni fa, in un’altra una farfalla meravigliosa e in un’altra un
futuro bellissimo.
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Ogni bolla saliva pian piano verso l’alto per poi scoppiare e sparire per sempre. Ad un certo punto dal rubinetto è uscita di nuovo
acqua fresca, e tutto è tornato come prima!
Non potete immaginare cosa mi è accaduto l’ altro giorno!”
Mentre stavo passeggiando in un fitto bosco di castagni ho udito
un fruscio.
Mi sono avvicinata piano, piano al rumore e …. non potete immaginare la mia delusione quando ho visto sgorgare dalla terra un ruscello coperto di schiuma.
“ Ma com’è possibile che sgorghino fiumi già inquinati!?! “ Mi
sono detta.
Ho deciso di attraversare il fiume per scoprire cosa c’era dall’altra parte; ho appoggiato il piede su un sasso e sono scivolata cadendo
nel ruscello schiumoso.
Sono stata travolta, sono finita sott’acqua, stavo quasi affogando….meno male che sono riuscita a mettermi in piedi e a tornare dalla
mamma.
Strada facendo, però, mi sono accorta che invece di piangere ridevo, ridevo, ridevo.
Quando la mamma mi ha sentita ridere a crepa pelle non rusciva
a capire cosa fosse successo.
Le ho spiegato che ero caduta in un ruscello e lei mi ha chiesto di
vederlo.
Quando siamo arrivate alla sorgente la mamma ha arricciato il
naso… l’odore dell’acqua era veramente strano.
La mamma ne ha assaggiato un po’ e ha urlato: BIRRA !!!!
….Ecco perché avevo la “ridarola”… ero ubriaca !!!
E l’acqua
Leggendo insieme questa poesia abbiamo “sentito” un ritmo scandito da tre lettere, che la trasforma in una bella danza:come un serpente, l’acqua del FIUME nasce, sgorga, scende, scivola, scroscia…
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come in un abbraccio, l’acqua del LAGO è larga, lunga, lenta, luminosa, sciolta, silenziosa…
come sopra un letto ondeggiante, l’acqua del MARE muore, non
muore mai, è calma, è immensa…
Abbiamo concluso il nostro percorso “Il fiume come la vita” recandoci insieme a Ridracoli. All’Idro Ecomuseo delle Acque di Ridracoli
ci siamo “immersi” in una bellissima avventura nel percorso “Acqua e
Vita”, scoprendo cose affascinanti sulla comparsa dell’acqua nella terra
e sulle sue proprietà e caratteristiche.
L’escursione con il battello ci ha divertiti molto e abbiamo visto
paesaggi e vegetazioni particolari.
Questa gita ci ha fatto vedere coi nostri occhi e toccare con le nostre
mani da vicino tutto ciò che durante l’anno scolastico abbiamo studiato sui libri.
È stata un’avventura emozionante!
OCCHI SPALANCATI SULLA NATURA
Dall’ulivo all’olio
Quest’anno abbiamo scoperto l’albero di ulivo e l’olio ricavato dai
suoi frutti.
Abbiamo studiato la pianta, la sua origine, dove si coltiva, il fiore
ed il frutto e come da questa
piccola drupa si ricavi l’olio.
Abbiamo visto come l’ulivo ed i suoi frutti venivano utilizzati dalle varie civiltà ed il
significato che gli attribuivano:
gli atleti greci si cospargevano
di olio prima di iniziare il combattimento, per essere più luminosi e belli, ma soprattutto più
forti; con i rami di ulivo i
Romani incoronavano i cittadini più meritevoli; i Fenici diffusero l’uso della lampada ad
olio. Per noi Cristiani, invece,
ha un grande valore religioso e
lo utilizziamo per amministrare
alcuni Sacramenti.
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Trasformando le nostre aule in laboratori abbiamo verificato, con alcuni esperimenti, le
sue caratteristiche: l’untuosità
dell’olio al tatto, l’insolubilità
dell’olio in acqua e… il riconoscimento del sapore dell’olio!
Abbiamo assaggiato il pane
con l’olio: che bontà!
Il 6 Novembre ci siamo recati al frantoio Turchi di Balignano, dove
i bambini hanno potuto vedere direttamente come avviene la trasformazione delle olive in olio. L’odore forte della sansa ci ha accompagnato in tutte le sue fasi: la frangitura, la gramolatura, l’imbottigliamento.
Il signor Turchi ci ha raccontato la storia di quelle due pesantissime
macine e di come, di generazione in generazione, vengono fatte funzionare dal 1400.
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Questo racconto ci ha fatto pensare ai nostri nonni e a quello che
anche loro ci possono raccontare di interessante.
Tornati a casa tutti i bambini li hanno intervistati ed hanno raccolto storie bellissime sull’uso dell’olio.
Così anche questa esperienza ci ha aiutato a capire meglio le nostre
origini e tradizioni.
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INTERVISTA AD UNA PERSONA ANZIANA
Ricostruiamo la storia dell’olio d’oliva
NOME: Laura.
ETA’: 73 anni.
DOVE HA VISSUTO: ha vissuto a Faenza, in campagna.
COME USI L’ OLIO: usa l’olio per cucinare, per friggere e per preparare cose squisite.
COME LO USAVI: lo usava solo per condire l’insalata.
LO HA SEMPRE USATO SOLO PER MANGIARE? Sì, lo ha usato
solo per mangiare.
FRIGGERE? COSA? Friggere le patatine e le cotolette alla milanese.
LO HAI USATO ANCHE PER ALTRE COSE? QUALI? Sì, per fare
la sfoglia, lo spalmo sopra il panetto.
HAI QUALCHE RICORDO PARTICOLARE RIGUARDO ALL’OLIO? Da piccola quando andava a scuola le facevano bere l’olio di
ricino che era cattivo.
QUAL’È IL TUO PRIMO RICORDO LEGATO ALL’OLIO? Ricorda che le hanno fatto assaggiare l’olio di ricino.
DOVE TENEVI L’OLIO? L’ olio era tenuto dentro gli orci in cantina.
DOVE LO TIENI ADESSO? Nella dispensa dentro alle bottiglie
che si comprano nei negozi alimentari o al supermercato.
NOME: nonno Agostino
ETA’: 87 anni.
DOVE HA VISSUTO: da ragazzo in campagna.
COME USI L’ OLIO: per condire e per cuocere.
COME LO USAVI: lo usavo solo per condire.
LO HA SEMPRE USATO SOLO PER MANGIARE? Sì.
FRIGGERE? COSA?. No, per friggere si usava lo strutto.
LO HAI USATO ANCHE PER ALTRE COSE? QUALI? No, l’ho
sempre usato solo in cucina.
HAI QUALCHE RICORDO PARTICOLARE RIGUARDO ALL’OLIO? Ricordo che quando ero piccolo una damigiana d’olio doveva
bastare per tutta la famiglia, per tutto l’anno.
QUAL’È IL TUO PRIMO RICORDO LEGATO ALL’OLIO? Ricordo che la mamma lo usava per condire.
DOVE TENEVI L’OLIO? Nel vetro, in cantina.
DOVE LO TIENI ADESSO? Nelle bottiglie di vetro.
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Io, oggi pomeriggio, ho fatto una breve intervista a mia nonna per
ricostruire la storia dell’olio d’oliva.
Mia nonna si chiama Maria e ha 71 anni.
La sua infanzia l’ha trascorsa in una piccola casa nelle campagne
di Cesenatico.
Era il periodo della guerra, c’era molta povertà e scarsità di cibo.
La sua famiglia, numerosa, mangiava sempre le stesse cose; il cibo
fatto in casa veniva condito o cotto con lardo e strutto. L’olio, si usava
solo per condire le pietanze di festa come il Natale o la Pasqua. Loro
lo usavano poco perché era molto costoso e nella loro zona veniva prodotto in modeste quantità quindi era molto difficile da acquistare.
Il suo papà, solitamente, andava una volta all’anno a comprarlo:
se lo faceva mettere in un contenitore di latta e questo doveva essere
utilizzato almeno almeno per un anno intero.
Per mia nonna era una gran festa poter mangiare una fetta di pane
con olio e sale. Infatti, quando succedeva era molto felice.
Passarono gli anni e mia nonna diventò adulta: cambiarono le abitudini e le condizioni di vita.
Aveva cibo a volontà e poteva condire e cucinare con tutto l’olio
che voleva; tanto più che mia nonna diventò una cuoca eccellente.
Sapeva usare l’olio per preparare piatti prelibati come ottimi fritti di
pesce, patatine, arrosti ecc…., utilizzava olio extravergine d’oliva in
bottiglie di vetro.
Oggi la nonna è anziana, la sua unica passione sono i nipoti: ha
abbandonato i fornelli ma non il suo prezioso olio!
OCCHI SPALANCATI ALLA BELLEZZA
La bellezza narrata attraverso la lettura di racconti, brani e
libri d’autore
Partendo dal presupposto che si legge per vivere un’avventura, per
capire le storie degli uomini, per mettere a confronto la propria esperienza con quella dei protagonisti, per crescere e scoprire, per imparare la Storia… quest’anno abbiamo letto “Le avventure di Pokonaso”di
John Grant,un testo che fin dalle prime pagine ha incuriosito e appassionato i bambini portandoli a calarsi nell’epoca preistorica. E’ stato
interessante, attraverso momenti di dialogo e riflessione, cogliere insieme il senso della storia che per mesi li ha accompagnati tra
un’avventura e l’altra, in un lavoro dettagliato e ricco, tanto da creare
insieme il quaderno di Pokonaso.
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La bellezza disegnata, dipinta, modellata attraverso le nostre mani,
nell’arte
Il tema della preistoria è stato occasione di approfondimento di un
lavoro che ha portato i bambini alla realizzazione di alcuni manufatti
utilizzando varie tecniche (graffito, incisione, lavoro con la terracotta…) in un lavoro trasversale con la storia e “Le avventure di Pokonaso”. I bambini sono stati guidati anche alla scoperta e all’uso dei
colori attraverso esperienze grafico-pittoriche e alla lettura di alcune
opere d’arte significative.
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La bellezza ascoltata e raccontata attraverso melodiose note e canti
Anche la musica che è nata con l’uomo e lo accompagna da sempre, è stata occasione di approfondimento del tema della preistoria. I
bambini hanno cercato di imitare gli uomini delle caverne cantando e
suonando con rudimentali strumenti.
In seguito è partito un lavoro sull’ascolto di semplici brani per
gustarne la bellezza e leggerne i significati più profondi.
La bellezza espressa attraverso il linguaggio del corpo e dei suoi
movimenti
I bambini con attività coinvolgenti sono stati accompagnati a “muoversi” come gli uomini primitivi, strisciando, rotolando, arrampicandosi, saltando, prendendo consapevolezza dei pericoli e delle necessità
che gli uomini dovevano affrontare ogni giorno.
Il corpo è stato poi utilizzato per comunicare situazioni e stati
d’animo propri dei bambini.
La bellezza recitata sopra un palcoscenico che ci ha resi protagonisti
Molto gradito da parte degli alunni è stato il laboratorio espressivoteatrale con l’esperto G. Pizzol, scrittore, attore e regista. E’ stato interessante vedere come i bambini sono riusciti a sviluppare sempre più,
lezione dopo lezione, la capacità comunicativa, mediante la rappresentazione corporea e quella espressiva nel contesto delle dinamiche di
gruppo.
Le esperienze fatte ogni volta (esercizi, giochi, riflessioni…) hanno
richiesto sempre la disponibilità a mettersi in gioco: ascoltando, interpretando, imparando ad interagire col gruppo mettendo da parte il
timore di essere giudicati, la timidezza, l’imbarazzo…
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Sono state poi messe in scena tre storie sull’acqua che con semplicità, impegno, partecipazione e tanta emozione hanno permesso a tutti
i bambini di vivere un’esperienza bella, toccante e significativa.
Le insegnanti tutor
Vania Pederiva, Tisselli Simona, Piraccini Cristina, Monica Boschetti
Le insegnanti specialiste
Nadia Marini, Marina Meldoli
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Classi Quarte
“Il mondo mi racconta
la sua bellezza”
Il progetto annuale è iniziato con la lettura del Cantico delle Creature e dei passaggi più significativi della vita di San Francesco
d’Assisi.
Le attività nelle quali siamo stati coinvolti all’interno delle discipline hanno accresciuto in noi il desiderio di conoscere, e suscitato stupore e meraviglia di fronte a tutto ciò che è bello.
SCIENZE, ITALIANO, ARTE
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Cosa serve per vedere?
Vedere è un incontro tra il mondo e un uomo. Il mondo tutto intero
aspetta di essere guardato da un uomo curioso.
Tutto: le stelle e il sole,
il piano e i neri monti,
de’ venti le parole,
il sussurrar de’ fonti,
l’azzurro mar, le aiuole,
gli alberi all’aura pronti,
le bige lande sole,
le aurore ed i tramonti,
tutto il mio cuore intende,
tutto il cuor vede e ascolta
or per la prima volta;
e meraviglia prende
a questo cuor, io sento,
del suo sommovimento.
G. Pascoli
Con il cuore…
Per vedere serve la luce, servono gli occhi, il cervello e... il cuore.
Il cuore è capace di vedere la bellezza del tramonto, l’alba, i prati…
di ascoltare suoni, rumori… Il cuore sa gioire, piangere, meravigliarsi
e commuoversi, anche di fronte alle piccole cose del mondo.
Stella Stellina
la notte si avvicina…..
M piace molto osservare le stelle. Ammirare il cielo notturno è davvero uno spettacolo emozionante, perché lo sguardo si perde
nell’Universo.
Una sera d’estate, mentre mi trovavo al campo scout con gli esploratori, tutti eravamo con lo sguardo all’insù: c’era un numero infinito
di stelle che brillavano tremolanti. Noi cercavamo di riconoscere le
costellazioni…
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Quali colori e particolari scegli per rappresentare la bellezza
della realtà, e perché? Rappresenta con il disegno la bellezza.
Nel mio quadro, che intitolo: “La bellezza della montagna”, metto
in primo piano un paese fatto di case piccole, bianche e gialle, con i
rossi tetti spioventi e con i balconi ricoperti di fiori colorati di viola,
rosso e rosa.
Al cento del quadro c’è un laghetto. L’acqua è azzurra e trasparente e riflette il verde cupo degli alberi che lo circondano.
All’orizzonte fanno da cornice alte montagne dalle cime innevate.
Il cielo è azzurro e limpido. L’aria è riscaldata dal sole rosseggiante.
Mi piacciono molto le montagne e il silenzio interrotto solo dal
rumore del vento.
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L’OPEN DAY
Onde di luce entrano nei tuoi occhi aperti e si trasformano in forme,
colori, movimenti; conosci il mondo e dai un nome alle cose.
In modo misterioso, quello che hai visto ti emoziona, ti fa arrabbiare e piangere, ti fa felice, ti stupisce e ti fa desiderare un’altra avventura. Ti fa ricordare, ti fa muovere, ti fa correre incontro a qualcuno, ti
fa affezionare. A nulla servirebbero luce, occhi e cervello, se il tuo
cuore curioso non desiderasse conoscere sempre più.
Durante l’Open Day ai bambini che ci sono venuti a trovare abbiamo mostrato il lavoro svolto in scienze riproponendo alcuni esperimenti fatti in classe con la maestra coinvolgendoli attivamente nelle
attività spiegate. Loro, incuriositi, sono rimasti affascinati dagli esperimenti sulla luce.
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Going shopping
In occasione dell’Open Day gli alunni di 4ªB hanno presentato
un’attività di role play in lingua inglese come espressione di un divertente lavoro sullo shopping. Inizialmente i bambini hanno imparato a
conoscere e ad utilizzare la sterlina e, in un secondo tempo, hanno
acquisito le strutture necessarie per poter fare acquisti in inglese, superando le difficoltà che spesso un turista incontra in terra straniera. Tali
conoscenze sono state poi impiegate per costruire brevi dialoghi che i
bambini hanno interpretato con spontaneità e un pizzico di fantasia. Il
momento si è concluso con la recita di una simpatica filastrocca.
In the clothes shop
Shop assistant: good morning.
Customer: good morning.
Shop assistant: can I help you?
Customer: yes, please. How much is the t-shirt?
Shop assistant: It’s five pounds ninety- five.
Customer: here you are.
Shop assistant: thank you. Bye- Bye.
Customer: goodbye.
I bambini
recitano una rhyme
Sandra Hop is in a shop.
She wants to buy some bread.
Instead she spends her money,
On fifty jars of honey.
Isn’t that funny?
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OGNI COSA HA UNA STORIA
Il laboratorio di teatro ha affinato anche il nostro modo di guardare
e vedere. Ogni cosa, anche la più piccola e all’apparenza insignificante, ha suscitato in stupore e meraviglia. Ci siamo immedesimati nella
realtà che ci circonda e l’abbiamo raccontata.
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La foglia di castagno ci racconta…
Ciao, sono una foglia di castagno e mi chiamo Pungolina.
Come puoi notare, ora, sono marroncina con alcune sfumature
verdi. Ho il margine seghettato, in certe parti sono rotta, perché i ricci,
cadendo, mi hanno ammaccata, e la neve che è scesa in questi giorni
mi ha un po’ consumata.
Ho una forma particolare, a seggiola.
Prima di essere raccolta da Federica stavo comodamente adagiata ai piedi del mio papà castagno.
Nel bosco, attorno a me, c’era un paesaggio incantevole: alberi
con sfumature arancioni, dorate, marroncine e rubino. Accanto c’era
un amico a me tanto caro: la mazza di tamburo, con la quale ho trascorso alcuni pomeriggi chiacchierando piacevolmente.
Quando mi trovavo in alto, appesa al mio ramo amico, mi divertivo un sacco ad ascoltare le storie del bosco che il mio papà mi narrava di sera, prima di addormentarmi. Di notte l’ululato dei lupi mi metteva paura, ma per fortuna io, con le mie sorelline, ci stringevamo in
un abbraccio forte forte.
Sull’albero mi divertivo molto a stare in capannelli con le altre
foglioline e chiacchierare di ciò che facevamo durante il giorno, mi
piaceva osservare il tramonto ed essere inondata dalla luce del sole.
Il vento mi cullava dolcemente, e insieme alle mie sorelline facevo
il girotondo.
Il mio ultimo ballo è stato triste, perché sapevo che non avrei più
rivisto il mio papà.
Ciao, io sono una castagna, ormai sono vecchia, perché senza il
mio albero non posso più nutrirmi. E’ stato un forte vento autunnale a
farmi cadere.
Da giovane ho vissuto un sacco di avventure. Quando ero piccola
mi sentivo sola al mondo, ma un giorno sentii una voce che mi diceva:
“Ciao, io sono il riccio, quello che ti avvolge e ti protegge!”. Così trascorsi intere giornate a parlargli. Ma un brutto giorno un vento
improvviso mi fece precipitare giù, a terra. Per fortuna il mio riccio si
stringeva a me.
All’improvviso un raggio di luce mi avvolse, e senza accorgermene
mi ritrovai a terra.
Tutto intorno a me era giallo, verde, rosso e marrone e qua e là si
vedevano sassi ricoperti di muschio. Quel mondo mi piaceva moltissimo.
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Ad un tratto sentii delle voci: erano alcuni uomini; per fortuna non
mi raccolsero,così continuai ad essere avvolta dal mio riccio caldo e
morbido.
Poi una mattina mi svegliai dentro una sporta insieme ad altre
castagne; allungando l’occhio, però, scorsi il mio morbido riccio.
Ad un tratto mi ritrovai dentro un negozio, sentivo freddo e mi sentivo sola: il mio riccio ora non c’era più.
In quel negozio pensavo ai miei passatempi preferiti: quando c’era
il vento e io dondolavo come sull’ altalena, chiacchieravo con le altre
castagne... In quel cesto sentivo suoni e rumori strani rispetto a quelli
che c’erano nel bosco.
Mi sentivo triste e un solo desiderio nel cuore: tornare nel mio
bosco, dalle mie amiche e dal mio
morbido amico riccio. Non so come,
mi sono svegliata dopo una lunga
nottata e mi sono ritrovata in
un’aula piena di bambini festante
un po’ chiassosi.
Sentiamo cos’hanno da raccontarmi!.
Ciao, sono la castagna Trilla.
Sono di colore marroncino. Da una
parte sono panciuta e dall’altra
magrolina. Quando ero ancora
appesa con le mie sorelle e i miei
fratelli non vedevo né ascoltavo, però sentivo le coccole che mi faceva
il mio papà. Lui si chiama Custi. Ho un fratello che si chiama Netti e
una sorella di nome Bea.
Io ero attaccata a una fogliolina di nome Pungolino, e a un’altra di
nome Pepita.
Quando caddi a terra finalmente mi sbarazzai del guscio e vidi il
paesaggio: era incantevole. C’erano alberi di tutti i tipi e animali che
salivano sulle piante. Purtroppo uno sparo mi risvegliò da quel sonno
incantato: era stata aperta la caccia al cinghiale. Di sera giocavo a
lotta con Netti e Bea, ci divertivamo moltissimo. Un giorno però mi
raccolsero e… addio fratellini.
Poi la nonna di Francesca mi comprò e ora eccomi qui sul tuo
astuccio.
Il mio desiderio è quello di non finire nella pancia di qualcuno.
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Le stagioni e le ricorrenze ci hanno suggerito pensieri e poesie.
Il vento gelido dell’inverno
Spesso in inverno
si leva il vento
ed è per me un motivo
di grande spavento.
Vento gelido e vento forte
che può spalancare le porte
e portare all’interno
la notizia dell’inverno!
Inverno
Nelle fredde mattine d’inverno scende la nebbia
e al suo interno sbuffi di vento silenziosi
hanno sostituito il canto degli uccelli così graziosi.
La neve, cadendo pian pianino,
insieme alla brina e al ghiaccio invernale
ha ricoperto i tetti, le strade e ogni cartello stradale.
Ovunque è bianco e incantato,
non si ode più nessun suono:
è arrivato l’ inverno che come sempre è triste e molto silenzioso
.ma può essere anche favoloso.
Il mio papà…
Caro papà, ti scrivo in occasione della tua festa.
Con te mi piace fare tante cose, ma le più belle sono guardare la
televisione insieme, sciare, correre e giocare a calcio.
Di te mi piace il tuo modo di scherzare e soprattutto come mi accarezzi. Tra le tante esperienze vissute insieme ricordo con particolare
gratitudine quando mi hai portato al Cermis, e insieme abbiamo
affrontato l’Olimpia.
Grazie papà!
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PER PARLARE DI ME
Ascoltando la lettura della maestra de Le lettere di Tolkien i bambini hanno conosciuto un modo diverso e divertente per parlare di loro e
vivere fantastiche avventure.
Immagina di essere Babbo Natale e racconta le tue avventure nella
Notte Santa.
Come ogni anno è arrivata la Notte Santa e devo partire per portare i doni che tutti aspettano.
E come ogni anno mi accorgo che la barba è più bianca e la pancia è cresciuta. Mi chiedo:“Riusciranno le renne a trasportarmi?”
Senza pensare troppo vado nella fabbrica dove devo prendere il
sacco contenente i doni per i bambini, e solo allora scopro che gli
gnomi sono tutti ammalati e non hanno finito di preparare i regali.
“Ormai è tardi, devo partire, ma come posso fare?”penso tra me
e me.
Gli unici che possono aiutarmi sono gli elfi, ma con loro ho litigato perché mi hanno detto che la mia pancia assomiglia a un pallone.
Piuttosto che chiamarli, quest’anno salto il giro, tanto ormai nessuno crede più a Babbo Natale.
Quindi mi metto comodo sulla mia poltrona a dormire. Mentre
dormo, sogno un bambino che con aria sognante, affacciato alla finestra, aspetta l’arrivo di ciò che tanto ha desiderato.
Allora mi sveglio e dico: “Chi se ne importa se ci sono molti bambini che non credono in me; basta che uno solo ci creda! Chiamo subito gli elfi!”
Giunti al mio richiamo mi aiutano ad impachettare tutti i regali.
E anche quest’anno, forse un po’ in ritardo, potrò partire per distribuire i doni.
Caro diario, oggi ti parlo di un mio caro amico
Caro diario,
oggi ti voglio parlare del mio amico Agostino.
Questo mio amico ha il volto tondo e paffuto e un’espressione allegra. Ha i capelli castani e corti, gli occhi vivaci e sul naso regolare si
appoggiano un paio di occhiali rossi e neri che lo rendono simpatico.
Il suo modo un po’ goffo di muoversi e di correre mi fa sorridere.
Agostino ha un carattere tranquillo e mite, generalmente è cordiale
con tutti, però quando qualcosa non gli sta bene si arrabbia un po’. È
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anche generoso e aiuta volentieri i compagni. La sua principale passione è il rugby, e gli piace così tanto che gioca in una squadra a
Cesena.
È anche un tifoso di calcio e segue particolarmente l’Inter; inoltre
colleziona anche le figurine dei calciatori come me e spesso ce le
scambiamo. La nostra amicizia è nata in prima elementare quando l’ho
conosciuto. In particolare gli sono diventato amico quando siamo stati
vicini di banco.
Anche se non ci vediamo spesso dopo la scuola quando ci troviamo
insieme ci piace giocare a calcio o alla Play-Station. A volte a ricreazione giochiamo con le carte di Yu-gi-oh. Ad Agostino poi piace molto
mangiare e quando a ricreazione vede qualcuno dei compagni che
mangia qualcosa che gli piace gliene chiede sempre un pezzo.
Anche se io, a differenza di Agostino, tifo per Milan gli sono molto
amico, e per me è importante la sua amicizia perché sto bene con lui.
Mi piacerebbe vederlo di più il pomeriggio e adesso che c’è il sole
e la stagione è più mite penso che lo inviterò a casa mia e, caro diario,
mi divertirò molto insieme a lui!
Ciao diario, ti presento i miei amici
Caro diario,
ti voglio descrivere due miei amici, il primo di cui parlo è Massi.
Massi è il mio migliore amico, ci siamo conosciuti all’asilo, ma ora
frequentiamo scuole diverse.
I suoi capelli sono castano scuro, i suoi occhi sono verdognoli-marroni e belli grossi, la sua bocca è carnosa e un poco rovinata. Ha il
naso piccolo e a punta e il collo lungo.
La sua corporatura è normale, ma è molto alto (più di me!) e porta
gli occhiali. Di Massi mi piace il suo carattere gentile. Insieme abbiamo fatto molte cose, tra cui una divertente è stata inseguire gli insetti
e catturarli, oppure, a volte, con un po’ di fortuna, abbiamo imprigionato delle lucertole. Insieme abbiamo anche giocato con “Klaus”, il
cane di Massi, abbiamo giocato a computer, con il Nintendo, con gli
animali , con i dinosauri e anche con i gormiti.
Noi ci vediamo, se tutto va bene, una volta al mese. L’ultima cosa
che ti racconto, caro diario, è che ieri, 19 aprile 2008, Massi con suo
babbo Marco sono andati con il motore a sbattere contro una macchina. Massi si è rotto un’arteria, si è schiacciato il fegato e un polmone;
di suo padre non ho ancora avuto notizie.
Il secondo bambino che ti voglio descrivere, diario mio, è
Giovanni, il mio secondo migliore amico.
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Lui viene a scuola con me e, normalmente, ci frequentiamo tutti i
giorni, a parte la domenica. I suoi capelli sono neri, i suoi occhi marrone scuro e la sua bocca è bella carnosa; le sue guance sono sempre
rosse come il fuoco e ha il naso un po’ schiacciato.
È un po’ robusto e è alto di statura.
Di Giovanni a me piace il carattere: buono, educato e scherzoso,
anche se è un bel po’ permaloso..
Insieme abbiamo fatto tante cose, come giocare con i suoi gatti,
fare i compiti, andare in bicicletta, e a scuola abbiamo giocato con il
computer e con il Game-boy.
Abbiamo giocato con i gormiti, visto le cassette e i DVD e qualche
film; abbiamo giocato anche con gli animali.
Che amici fantastici!
STORIA, GEOGRAFIA
Le materie di studio e le letture fatte in classe ci hanno coinvolto e
appassionato, ampliando le nostre conoscenze e ispirando i nostri testi.
Così abbiamo creato storie fantastiche e avventurose.
Immagina di essere un Egiziano… Cosa faresti durante lo straripamento del Nilo? Usa la fantasia e le informazioni che possiedi
grazie allo studio della storia
Mi chiamo Taita sono un semplice contadino che vive in una capanna costruita con paglia e legno. Il campo che il faraone mi ha dato ha
la forma di un quadrato e si trova nel Basso Egitto vicino al Delta del
Nilo. Siamo a fine estate e molti miei amici si sono alzati presto per
andare a pescare. Mi hanno invitato e più tardi li raggiungerò.
Mi affaccio ad una finestra e mi accorgo che il Nilo sta straripando: l’acqua invade tutto, anche il mio campo. Essa trascina con sé
tanto fango scuro.
La mia casa è difesa da un argine che la circonda ed io non ho
paura dell’inondazione. In questo momento sono molto contento perché so che la terra diventerà fertile ed io potrò seminare frumento per
il pane ed orzo per la birra. Occorrerà però attendere che le acque si
ritirino. Preparo così i miei bagagli per partire verso Luxor dove si sta
costruendo la piramide di Cheope che dicono sia la più grande
dell’Egitto. Anch’io darò il mio aiuto a questo lavoro.
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Quando il Nilo si sarà ritirato tornerò qui dalla mia famiglia e
riprenderò il lavoro nei campi.
Sono un Ebreo di nome Diego, la mia casa si trova su una sponda
del Nilo.
Gli Egizi non mi hanno ancora scoperto. Questa mattina ho seminato del grano, raccolto un po’ di papiro e ho piantato due palme da
dattero.
Ieri il fiume Nilo ha straripato e visto che non voglio aspettare fino
ad Ottobre per seminare, ho anticipato la semina del grano in un terreno più alto in modo che l’ acqua non mi porti via il raccolto.
Il nostro popolo è stato fatto schiavo dagli Egizi. I pochi Ebrei
rimasti liberi stanno fuggendo in Mesopotamia che, vista la situazione,
si è alleata con noi.
Io sono l’ unico Ebreo rimasto ancora in Egitto, libero .
Domani “i padroni” verranno a controllare che in questo territorio non ci sia più nessuno del mio popolo, perciò sonò costretto a trasferirmi e abbandonare il mio campo seminato che mentre sarò via crescerà e sarà pronto per essere mietuto al mio ritorno.
Con una zattera giungo in Mesopotamia e scorgo degli Egizi che
stanno distruggendo tutto. Accorro al palazzo reale dove si trova il re
persiano e lì trovo anche dei miei amici e altri Ebrei. I guerrieri Egizi
abbandonano il territorio conquistato lasciando un messaggio:
Noi, preoccupati, abbiamo capito che gli Egizi vogliono ucciderci
perchè il messaggio annuncia: “Presto morirete”. Dopo aver letto il
messaggio chiamiamo gli artigiani migliori e insieme a loro inventiamo un oggetto molto strano: la catapulta, essa servirà per distruggere le mura e aprirci un varco.
Appena finito di costruire questa prima macchina, ne costruiremo
altre nove, prendendo alcuni soldati del re: 50 spadaccini, 30 magazzinieri, 40 picchieri, 30 cavalieri, 15 balestrieri e 60 arcieri.
Caricate le catapulte con dei massi partiremo all’attacco utilizzando barche per il trasporto.
Invochiamo il nostro dio, perché ci assista nella nostra missione:
con la morte del faraone il popolo sarà libero e io potrò tornare alla
mia casa.
Sono un marinaio fenicio e sto navigando verso la Sicilia con un
carico prezioso. Devo stare molto attento ai possibili pericoli, e
spiare continuamente il mare…
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Sono Aulo, un marinaio fenicio. Sto osservando la mia nave e tanti
sono i pensieri che si agitano nella mia testa. Dovrò affrontare un
viaggio lungo e pericoloso, soprattutto in questo periodo dell’anno.
Siamo in autunno e da un giorno all’altro potrebbero arrivare i temporali. La nostra nave Fortuna, è splendida con la sua vela rettangolare, la chiglia robusta e grossa e la pancia capiente. Supera di poco i
sessanta piedi di lunghezza e i quindici piedi di larghezza, con il suo
profilo snello e la prua allungata ricorda un airone che sta per prendere il volo sul pelo dell’acqua. La nave è stracarica; siamo riusciti a
stivare tremila anfore oltre ai braccialetti, le collane e le numerose
stoffe ancora maleodoranti perché tinte con la porpora. Il vento è favorevole; l’equipaggio è pronto e così partiamo per la Sicilia. Lasciamo
alle nostre spalle il porto di Berito e davanti a noi c’è soltanto il mare
aperto. Il cuoco Marco cucina splendidamente e la compagnia fra noi
è allegra: E’ passato già un mese ed è una notte buia e senza luna, ma
il cielo è rischiarato da migliaia di stelle. Cerco di riconoscere le
costellazioni e facendo questo gioco trascorro una notte insonne.
Davanti a me il mare è azzurro e immobile. Improvvisamente si trasforma in un mostro terrificante, con onde alte come un palazzo, pronte ad inghiottire la nostra nave. Il timoniere urla di ammainare le vele
e io penso che il carico eccessivo non ci aiuterebbe a superare la tempesta. Trascorriamo due giorni di delirio; le voci dei marinai si danno
ordini da un capo all’altro della nave ed io cerco disperatamente un
porto e ordino di gettare in mare mille anfore.
Il mare si calma come una belva che si addormenta; le coste della
Sicilia sono poco distanti dalla barca. Il silenzio regna assoluto sul
ponte della nave e i marinai sono stremati. Improvvisamente si sente un
urlo…poi due…poi tre, quattro e poi cinque la nostra gioia invade
l’immensità del mare.
Raggiungiamo la costa dell’isola e un gruppo di uomini ci attende
per le trattative commerciali. Lo scambio dei prodotti avviene in un
clima di gioia.
Carichiamo oro e metalli; il guadagno questa volta è stato minore
perché il mare ci ha rubato una parte della nostra merce…ma la nostra
vita vale molto di più dell’oro!
Prima di imbarcare recitiamo questa preghiera: “Grande dea
Venere, signora degli dei, nata dalla schiuma del mare, protettrice dei
navigatori, veglia su di noi, assicuraci un viaggio tranquillo e un
approdo veloce…”.
88
Immagina di essere Teseo alle prese col labirinto
Sono Arianna, figlia di Minasse, principessa cretese e vi voglio raccontare una storia che riguarda la mia famiglia, in particolar modo
mio fratello: il Minotauro. Mio padre non poteva permettersi che quel
mostro andasse in giro per le strade a spaventare la gente, allora fece
costruire un labirinto per rinchiuderlo all’ interno. Ogni anno il
Minotauro pretendeva sette ragazzi e sette ragazze per mangiarseli.
Mio padre cercò qualcuno che placasse la sua ira, ma non lo trovò. Un
giorno un principe chiamato Teseo sbarcò nelle nostre terre per uccidere il Minotauro. Era armato di tutto punto sia per difendersi che per
attaccare. Lo ospitammo nel nostro palazzo. Il giorno dopo gli spiegammo dov’era il labirinto e che ci si perdeva facilmente. Legai il capo
di un filo a Teseo che si poteva così inoltrare nel labirinto senza problemi. Con sé aveva: una spada, uno scudo e degli schinieri . Io lo portai al labirinto con il filo legato, e lo attesi fuori per delle ore, sperando bene. Dopo un po’si intravide un’ombra: era Teseo! A cena mi raccontò l’accaduto: disse che quando entrò nel labirinto c’erano in tutti
gli angoli ragni e ragnatele. Ci disse anche che era tutto buio e che
c’era ogni tanto una finestrella che faceva entrare uno spiraglio di
luce. Poi ci raccontò che a un certo punto sentì dei passi pesanti e vide
un’ombra molto grande e spaventosa: era il Minotauro. Appena lo vide
tirò fuori la spada e mirò lo stomaco con un colpo secco e preciso, poi
scappò via. Nel ritorno vide delle ossa disseminate, delle collane e altri
oggetti appartenuti ai ragazzi sacrificati.
Immagina di essere Ulisse di fronte al mare con un’inesauribile
voglia di partire…
Sono Ulisse, un guerriero greco, e mi trovo in una sperduta isola.
Devo essere arrivato qui subito dopo la grande guerra contro la città
di Troia!
La mia nave è stata affondata e adesso chissà…
Dove sono i miei compagni?
Aspetta, sento che qualcuno si sta avvicinando. Ma è Zeto, il generale!!!
“È bello rivederti!” esclamo.
Zeto mi dice: “So dove sono gli altri, c’è anche il musicista
Michelaj.” “Bene, andiamo!”.
Mentre ci incamminiamo incontriamo un enorme mostro con due
corna, la faccia da toro, le zampe da capra, la coda da serpente e con
il corpo umano. È un Chimerotauro!!!!!
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“Non abbiamo armi e poi siamo in due” urlo a Zeto.
Lui mi risponde: ”Gli altri sono usciti ad accendere il fuoco e stanno cercando di fabbricare armi con il martello di Patefix. Arriveranno
a momenti.”
“Ma non hanno il ferro! Cosa usano, il legno?” chiedo.
“Hanno trovato due casse piene di ferro che erano nella nostra
nave!” mi risponde il generale.
“Noi scappiamo!!!” urlo.
E mentre fuggiamo dal Chimerotauro ecco i nostri amici che accorrono in nostra difesa. Ma la mossa di difesa non dura per molto.
Il mostro con la coda brucia tutte le armi (dalla coda può sputare
fuoco)!
Mentre corriamo troviamo una grotta e ci nascondiamo lì. Dopo
poco quella creatura mostruosa ci trova. In quel momento un gigante
e maleodorante essere esce dalla grotta e inizia a “mangiarsi” il
Chimerotauro.
Noi tutti corriamo e andiamo alla tana che hanno trovato i miei
compagni e che io non conoscevo. Di notte cerchiamo provviste per il
nostro viaggio, vogliamo tornare a Itaca, alla nostra madre-patria.
Abbiamo costruito una zattera!
Il giorno dopo, con le provviste, partiamo sulla zattera. Ma che
sfortuna! Dall’acqua sono spuntati: Scilla e Cariddi. Si dice che siano
due creature immortali. Non abbiamo armi, ma Minerva costringe
Nettuno a scacciarli, per ora, in un vortice d’acqua. Quel tornado non
risucchia anche noi, ma ci spinge addosso all’isola vicina e la zattera
si spacca! Ahimè, tutti stiamo piangendo il nostro amico Geraldin, che
conosceva meglio la rotta del viaggio. Visto che sta iniziando a piovere ci nascondiamo in una grotta. Dopo un po’ di tempo, però, arriva un
figlio di Nettuno, il ciclope Polifemo!!!! Chiude l’uscita con enorme
masso e porta dentro la caverna il suo gregge di pecore. Appena vede
che ci siamo anche noi, prende due dei nostri compagni e se li mangia.
“Ho un’idea straordinaria!” dico a bassa voce. “Facciamo bere al
mostro del vino preparato prima di partire e che sono riuscito a salvare dopo lo naufragio sull’isola. Così si addormenterà e noi con quel
tronco enorme laggiù lo accecheremo”.
Mentre beve, il ciclope si addormenta, noi lentamente prendiamo
il tronco e in silenzio glielo conficchiamo nell’occhio. Prima avevamo
spostato il masso che bloccava l’uscita e adesso, sotto le pecore, scappiamo, ma ad un certo punto Nixomind urla: “Michelaj, no!”
Il musicista è stato ucciso anche se il ciclope era cieco. Correndo
troviamo una nave. Era dei nostri amici!!! I ciclopi, purtroppo, li
hanno uccisi tutti!
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Saliamo sulla nave e mentre navighiamo Nettuno lancia una maledizione e una ninfa di nome Calipso ci cattura!
Prima uccide tutti i miei amici, mi ipnotizza e mi costringe a servirla. Minerva chiede al cugino di Nettuno, dio del vento, di aiutarmi.
Allora Eolo manda in mio soccorso Pegaso, che può andare anche
sott’acqua. Il cavallo alato imprigiona la ninfa e mi porta fino a casa.
Ora sto abbracciando Telemaco, mio figlio, e Penelope, mia moglie.
D’ora in poi vivrò in pace.
Immagina di essere Heinrich Schliemann e racconta la sua straordinaria scoperta
Decisi di scavare in una zona pianeggiante sulla costa del Mare
Egeo, in Asia Minore.
I miei due amici ed io lavorammo dall’alba al tramonto sotto il sole
cocente.
Dopo giorni di fatica vedemmo qualcosa di appuntito venir fuori
dalla buca scavata. Provammo a tirare, ma non riuscimmo ad estrarre
quella pietra dal terreno.
Era quasi mezzanotte e tornammo nelle nostre tende a dormire.
Ad un certo punto iniziò a piovere. Il violento acquazzone portò via
molta terra e pulì lo scavo.
Con grande meraviglia e dopo un attento studio, capimmo che
l’oggetto appuntito era la cima di una torre: avevamo scoperto i resti
di una città antica!
Lavorammo per mesi e mesi e portammo alla luce molte armi di
bronzo: corazze, scudi, spade ed elmi.
Trovammo anche dei gioielli e degli oggetti come calici e scodelle.
Tornati al nostro paese andammo a rileggere le descrizioni
dell’Iliade. La città che avevamo portato alla luce doveva essere quella di Troia.
La nostra scoperta era straordinaria!
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LE NOSTRE USCITE E LE ESPERIENZE PIU’ BELLE
Al museo egizio
Mentre andavo al Museo Egizio ero emozionato. Passeggiavo
lungo le strade di Bologna e le piramidi e il deserto di sabbia fine facevano da cornice ai miei sogni ad occhi aperti.
Con la guida, la maestra e i compagni ho seguito la visita del
Museo. C’erano tante bacheche contenenti reperti colorati. La guida ci
ha spiegato che gli Egiziani credevano in una seconda vita oltre la
morte. Nel viaggio che ogni defunto faceva per raggiungere l’oltretomba portava con sé: cibo e oggetti utilizzati in vita. Sono rimasto colpito dalla presenza di un sarcofago contenente una mummia di 5000
anni fa. …
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UN NUOVO AMICO
(Progetto di continuità tra scuola materna e primaria)
Una mattina speciale
Ieri a scuola sono venuti a trovarci i bambini dell’asilo, perché
anche loro il prossimo anno frequenteranno la scuola elementare. Ci
siamo riuniti in palestra, e li abbiamo accolti con: “ Il canto della felicità”. Una maestra suonava la chitarra e un’altra faceva i gesti della
canzone. I bambini, entusiasti, si sono alzati in piedi e hanno mimato i
gesti e cantato. I loro volti erano pieni di gioia. Poi abbiamo rappresentato una storia chi racconta il viaggio che compie Mr. Morf per cercare un amico.
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Alla fine ogni bambino dell’asilo ha scelto un alunno più grande,
così il prossimo anno avrà già un amico e si sentirà meno solo e
impaurito nel momento dell’ingresso nella “scuola dei grandi”.
Io sono stata scelta da Nicole, una bambina un po’ timida ma simpatica. Ha i capelli castani e gli occhi verdi. In mano stringeva un
cuore diviso in due parti. In una parte ho scritto il mio nome e nell’altra Nicole ha scritto il suo, poi ce li siamo scambiati. Insieme ci siamo
recate in giardino per fare merenda.
Alla fine è andata a casa con la sua nonna. Spero di rivederla il
prossimo anno!
IL VESCOVO CI E’ VENUTO A TROVARE…
I nostri bambini quest’anno hanno ricevuto la Prima Comunione, e
come gesto di benvenuto e manifestazione di affettuosa amicizia hanno
offerto al vescovo il pane e l’uva da cui si ricava il vino.
Gesù stesso ha detto di sé: “Io sono il pane della vita”.
Il pane è il simbolo di ogni nutrimento e di ogni cura che l’uomo ha
per la sua vita e per quella dei suoi simili: a chi non ha nulla offriamo
anzitutto pane, perché possa vivere, perchè possa sperare nel futuro.
Il pane è vita, e Gesù vuole farci capire che è Lui la fonte della vita.
Lui ci nutre, Lui vuole che abbiamo una vita piena ed eterna.
Tutti abbiamo bisogno di
questa amicizia di Dio, che ci
aiuta a prendere le decisioni
giuste. Gesù con il suo corpo ed
il suo sangue ci nutre, così
diventiamo persone buone.
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UN MOMENTO INDIMENTICABILE:
L’INCONTRO CON IL PAPA
Ieri davanti al Papa mi sono emozionato. Benedetto VI mi è anche
passato davanti. Quando ci ha salutato il mio cuore si è riempito di
gioia, una gioia grande, molto grande. La cosa che mi ha colpito di più
sono stati i suoi occhi: pieni di amore e penetranti. Al ritorno, con gli
amici, ci siamo scambiati sensazioni e pensieri. Che giornata!
Le insegnanti tutor
Maria Elena Campana, Fabiola Orlandi
Le insegnanti specialiste
Elisabetta Bazzocchi, Nadia Marini
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Classi Quinte
“Sulla strada per la felicità”
All’inizio del quinto anno della scuola primaria si vivono sentimenti molto intensi: le maestre ricordano com’erano piccoli, gli alunni, non tanto tempo prima, poi ci si preoccupa di aver consegnato loro
gli strumenti per proseguire gli studi. I bambini guardano con un certo
timore l’avvicinarsi della fine di un lungo percorso che li ha visti in
rapporto con le maestre e i compagni e si trovano davanti l’incognita
del futuro, quando passeranno ad un altro tratto del loro percorso di
alunni: la scuola secondaria! Noi abbiamo avuto una grande fortuna,
maestre e alunni, quella di aver sempre cercato di guardare col cuore e
di intravedere una strada buona per ciascuno di noi. Durante i nostri
cinque anni è stato seguito un percorso molto intenso, testimoniato da
tante tappe ben documentate, ma sempre sotto la guida della realtà, di
ciò che appare sotto i nostri occhi quotidianamente e ci offre la possibilità di scoprire, indagare, riconoscere e seguire. Abbiamo perciò iniziato l’ultima tappa del cammino su questa strada, che è sempre stata
molto ricca ma anche faticosa, consapevoli che anche attraverso le difficoltà e persino nell’errore si può crescere andando incontro ad un
destino senz’altro buono, anche se misterioso.
Il nostro progetto annuale, pertanto, non poteva che intitolarsi:
SULLA STRADA PER...LA FELICITÀ!
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La partenza prevedeva che una strada ci fosse, e questa si è subito
imposta ai nostri occhi: la nostra scuola compie vent’anni, quindi si va
tutti a Roma per consegnare l’opera nelle mani del Papa e per ritrovare i segni della nostra storia nelle antichità romane e nelle catacombe
prima, e in San Pietro poi, ed ecco che il cammino comincia con la scoperta di avere delle radici, di essere un popolo.
Ecco cosa hanno scritto i nostri alunni:
Titolo: Caro Papa Benedetto, mercoledì 17 ottobre ero in Piazza
San Pietro con i miei compagni e le mie maestre. Le racconto le mie
emozioni, i miei pensieri e quello che ho provato davanti a Lei.
Caro Papa Benedetto, mercoledì ero con i miei compagni e le mie
maestre in Piazza San Pietro per l’Udienza. Io ero molto ansiosa di
vederla, perché sono venuta a Roma per Lei. Appena Lei è arrivato
nella corsia vicino a me, ho provato felicità. Come se avessi trovato il
tesoro più grande della mia vita. Piazza San Pietro, con tutta quella
gente accumulata, mi ha fatto capire che nel mondo esistono tanti fedeli. È stata bella la Sua Udienza, le Sue parole erano frecce d’amore che
colpivano la gente, non avevo mai sentito parole così belle, dolci e
armoniose in vita mia.
Sono stata molto felice di essere stata lì quel giorno, non me lo
scorderò mai.
Quando ha chiamato la mia scuola io ho urlato ed esultato per far
sentire che eravamo lì presenti, pronti a farci sentire.
Piazza San Pietro era diventata un formicaio in ascolto del loro Re.
Quando Lei parlava, oppure quando è arrivato, io mi sono resa conto
di quanto siamo piccoli e fragili in confronto a Dio.
Questo pellegrinaggio è stata una cosa molto utile, perché ho capito meglio il senso della vita, posso dirle che la sua Udienza è stata
molto bella, sono proprio stata felicissima.
All’Udienza io non capivo molto bene, ma quando ci hanno nominati eravamo felici perché Lei sapeva di noi. Io ero dietro la transenna, Lei mi ha visto, ne sono certo, avevo degli occhiali da sole, o forse
me li ero tolti in segno di rispetto.
Quando Lei è passato, la mia mamma, che era con me per vivere
quel momento particolare, si è messa a piangere dalla commozione.
La cosa importante è che mi sono divertito con Lei e con i miei
amici che mi hanno molto aiutato.
Le auguro tutte le Udienze così!
Papa Benedetto, sei il migliore!
100
Caro Papa Benedetto, quando è arrivato in Piazza ero pieno di
gioia perché non avevo mai visto un Papa. Purtroppo non eravamo
molto vicino alle transenne e quindi non riuscivo a vederla bene da
vicino, però ho seguito l’Udienza anche se non ho capito bene cosa ha
detto, ma guardavo il megaschermo perché la vedevo più grande!
Quando l’ho vista ho immaginato di vedere Gesù che camminava
nelle strade e noi con i rami di palme che li sventolavamo.
Quando siamo andati alle tombe dei Papi ho guardato molto bene
la tomba di Papa Giovanni Paolo II, e in Cattedrale ho guardato
l’altare dove lei dice la Messa; abbiamo anche toccato il piede della
statua di bronzo di San Pietro, quella col piede consumato.
Arrivati in Piazza San Pietro non vedevo l’ora che Lei arrivasse e,
nella lunga e impaziente attesa, abbiamo cantato, chiacchierato e fatto
fotografie. Più il tempo passava e più noi eravamo impazienti ed emozionati! Appena L’abbiamo vista nello schermo abbiamo cominciato a
far festa perché il momento tanto atteso era arrivato ed io ero prontissima a festeggiarLa ed ascoltarLa. Dopo l’Udienza, che ho cercato di
capire meglio che potevo, hanno cominciato a presentare i gruppi
cominciando dalla Francia e arrivando fino all’Italia. Quando ci
hanno chiamato, per farci vedere da Lei abbiamo sventolato dei fazzoletti gialli e io mi sono sentita molto felice. Grazie di questa splendida
giornata!
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Caro Papa Benedetto, era già la terza volta che Ti vedevo, ma le
emozioni erano tante comunque.
Quando parlavi, le Tue erano parole dolci e affettuose, come le
parole di Giovanni Paolo II. I tuoi occhi mi hanno dato compassione,
perché abbracciavano tutta la piazza e confidava a tutti l’amore che
hai dentro di te.
Quando ci hai chiamato eravamo pieni di gioia tanto da urlare e
cantare, perché il cuore ci dice chi amare, e soprattutto di amare il
mondo intero.
Ti ho visto e volevo correre e abbracciarti, perché dentro il mio
cuore c’è Dio, come nel tuo, caro Papa, la stessa cosa, ma tu la sai
usare e noi solo ogni tanto, l’importante è pentirsi di quello che abbiamo fatto di sbagliato o di poco buono. Volevo stringere la tua mano, la
mano con cui hai fatto tutto e con cui perdoni.
I miei occhi vedono e si commuovono davanti a lei, Santità, così
come mi è successo quando siamo andati nelle catacombe e a vedere le
tombe dei Papi e a pregare davanti alla tomba di Giovanni Paolo II,
che è stato per tutti un grande, grandissimo amico.
Lei rimarrà impresso nel mio cuore, perché anche lei ha seguito
Giovanni Paolo II nei suoi viaggi e nelle sue preghiere.
Non riuscivo a fare altro che pensarla e essere lì vicino a lei, mentre parlava con amore a tutti, anche in altre lingue per farsi capire.
Eravamo seduti nelle sedie della Piazza San Pietro ad ascoltare la
confusione della gente, dopo un po’ mi sono girata e ho visto una quantità di persone che arrivava dai paesi lontani, venuta a Roma per
sentirLa parlare.
Dopo mezz’ora è iniziata una musica da messa e ho visto, con
grande stupore, Lei, per la prima volta!
EccoLa nello schermo con la Sua macchina bianca e con le Sue
guardie del corpo!
Mi piacevano le cupole e gli obelischi attorno ed ero molto curiosa di sapere dov’era la Sua camera!
Dopo, Lei, ha chiamato tutte le scuole che c’erano e, quando chiamò la nostra, tutti noi sventolavamo dei fazzolettini gialli! Un po’ mi
vergognavo di cantare la canzone “Lui mi ha dato”, perché cantare a
voce alta davanti alla gente è una cose che io non lo faccio quasi mai!
Dopo un po’ ho guardato lo schermo, ho chiuso gli occhi, poi li ho
riaperti e mi sono detta: “E’ un miracolo! Sono a Roma! Sono davanti al Papa!”.
102
A me questa avventura a Roma è piaciuta moltissimo, soprattutto
incontrare Lei.
Caro Papa Benedetto,
la settimana scorsa finalmente L’ho vista da vicino. Aspettavo questo momento da tantissimi giorni, ero eccitatissima e non vedevo l’ora.
Appena siamo entrati, dopo aver fatto i controlli, io e le mie maestre e
i miei compagni abbiamo preso subito posto. La prima cosa che mi è
rimasta impressa è stato vedere le tante colonne da cui eravamo circondati, poi le grandi fontane, la cupola e tante altre belle cose. L’anno
scorso c’ero già stata, ma mi ricordavo la piazza molto più piccola.
La più grande emozione è stata vederLa mentre passava con
l’automobile e le Sue guardie del corpo. Mi batteva il cuore ad una
velocità assurda, ho provato sensazioni bellissime di amore, amicizia,
pace.
Quando tutti ci siamo seduti ho tirato fuori tutte le cose brutte che
avevo dentro di me così mi sono “purificata”. Appena ha iniziato a
parlare, fino alla fine ho pensato a quanta fortuna ho avuto
nell’incontrarLa. E’ stato un grande onore vederLa.
Quando sono arrivato in San Pietro, mi sono sentito avvolto da un
velo di felicità, come un mucchio di piume.
Anche se ero già stato una volta in Piazza, quando ci sono rientrato
sono caduto nell’oblio più profondo; il cerchio della spianata mi avvolgeva come il vento, mi sono sentito a casa: sicuro da tutto e da tutti.
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Nell’attesa mi chiedevo dove tu fossi, mentre noi aspettavamo seduti.
Quando finalmente sei arrivato, non ho capito più niente, tra urla,
schiamazzi e persone che sventolavano fazzoletti, compresi noi con
tovagliolini “giallo Vaticano”.
Poi , quando ci hai nominato, è scoppiato il petardo: ci siamo alzati e gridavamo come pazzi sventolando fazzoletti e cantando “I cieli”.
Come fai a conoscere tutte le lingue con cui ci hai raccontato di
Sant’ Eusebio?
Ti prego di proteggere i miei cari e tutti coloro che credono in Dio.
Se puoi, un giorno, potresti venire a scuola?
Spero di ritornare a Roma presto!
Caro Papa, per me è stato un onore e una grande gioia vederti fra
tutta quella folla che si trovava nella grande Piazza S. Pietro... un’
emozione senza paragoni!
Quando ti ho intravisto, il mio cuore è esploso dalla commozione,
perchè non capita spesso di vedere il “vicario” del nostro Salvatore
Gesù Cristo.
Nell’attesa del tuo arrivo, tutti noi abbiamo tenuto il fiato sospeso
e, quando sei arrivato a bordo della tua “Papa-Mobile”, abbiamo
urlato come dei pazzi.
E’ stato molto interessante e piacevole ascoltare la tua catechesi e
questa occasione mi ha permesso di imparare cose nuove. Oggi avrei
avuto dottrina, ma la lezione non è andata persa, perchè la tua è stata
e sarà sicuramente quella che rimarrà per sempre nel mio cuore.
L’eco della tua voce in Piazza S. Pietro mi ha molto colpito, perchè
ho ripensato a Gesù quando predicava ai suoi discepoli e alle folle.
Terminata la catechesi, hai incominciato a salutare tutti i gruppi
presenti in piazza e, quando ci hai chiamati, tutta la Fondazione del
Sacro Cuore è salita come un razzo sulle sedie e ha sventolato i fazzoletti e i cappellini urlando a più non posso fino a perdere la voce...però
ne è valsa la pena.
Nel pomeriggio caro Benedetto, abbiamo visitato le tombe dei tuoi
predecessori ed è stato molto affascinante, soprattutto mi ha colpito
quella di S. Pietro per la sua maestosità. Abbiamo anche cantato per te
la canzone “I cieli” e sono sicuro che ogni volta che la canterò il mio
pensiero tornerà a te.
Per me vederti e sentirti è stata una esperienza bellissima e una
emozione veramente grande.
Un saluto dal profondo del mio cuore.
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IL LABORATORIO DI TEATRO: IL MAGO DI OZ
Al ritorno da Roma, i bambini hanno fatto un altro incontro, quello
con Giampiero Pizzol e il teatro. In classe con le maestre era stato letto
“Il Mago di Oz”, dal quale si è capito che per essere felici bisogna
avere una compagnia che sostiene nei momenti di fatica, condivide la
gioia, aiuta a dare il giudizio vero su ciò che accade. Ancora i nostri
alunni non sapevano che, però, è necessario imparare e a guardare, per
seguire la compagnia, imparare a mettere i passi nei passi di chi ci precede e di cui ci si fida: tutto questo aiuta la ragione a riconoscere la
verità di sé e delle cose.
Al termine dello spettacolo favoloso preparato per i genitori e per i
bambini che dovranno cominciare il prossimo anno la scuola primaria,
sono stati proposti alcuni titoli di testi nei quali i bambini hanno raccolto la propria esperienza in rapporto con l’opera che avevano creato:
Primo titolo: Pizzol ci ha detto: “Alle volte per trovare un tesoro
bisogna fare un viaggio e tornare per scoprire che il tesoro siamo
noi, perché ognuno di noi è un tesoro” descrivi te stesso cercando
di far uscire il tesoro che è in te.
Io sono una bambina poco tranquilla e sono brava a fare i disegni
e i calcoli di matematica. Sono spesso sola, ma a tutti gli amici che mi
stanno attorno voglio bene, sono una bambina un po’ chiacchierona
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anche se con chi non conosco faccio fatica a parlare (sono timida, in
un certo senso). Per le mie amiche sono simpatica. Ho una grande
amica e il collegamento con lei è fortissimo. Non posso avere tutti i
giorni i miei amici vicino a me, però ogni tanto ci invitiamo a casa mettendoci d’accordo tra di noi.
Sono una bambina che vuol scoprire tutto, ma senza gli amici mi
sento sola, anche se ho tanti fratelli e i genitori. Secondo me, il tesoro che
ho è la capacità di stare in collegamento con gli altri. L’amicizia, è il collegamento, senza amici non puoi fare niente, nessuno ti può aiutare.
Sono una bambina di dieci anni, sono piccola e magra nel fisico e
ho i capelli e occhi castani. Il mio carattere è aperto, nel senso che riesco a farmi un nuovo amico quando voglio e stare in compagnia di
tutti. Ma sono estremamente permalosa: basta farmi un piccolo scherzo che me la prendo.
Poi faccio pace abbastanza in fretta perché, anche se vado a giocare con qualcun altro, sento il bisogno di fare pace poco dopo che ho
litigato: perché essere in lite con qualcuno non mi piace.
Sono una brava amica perché riesco a capire e consolare le persone quando ne hanno bisogno. Sono anche una di quelle persone che
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alcuni chiamano sapientoni o secchioni! Questa è una cosa che non mi
piace molto. Ma lo stesso voglio bene a tutti i miei amici, molti dei
quali sono in altre classi!
Quindi, forse, la cosa più bella é il tesoro che è in me: è il fatto di
avere un sacco di amici e di stare in compagnia di tutti!
Secondo titolo: “C’è un tempo per andare e un tempo per tornare,
nel mezzo ci sta il viaggio e ci vuol molto coraggio...la vita è dappertutto, verso il bello e oltre il brutto, a ogni passo c’è un traguardo per il cuore e per lo sguardo, che sia Oz o casa mia basta
aver chiara la via, e un amico qui al tuo fianco che ti aiuta se sei
stanco” ti è mai capitato di essere sostenuto da un amico nel tuo
cammino? Racconta
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Nel mio cammino verso la felicità mi è successo molto spesso di
essere sostenuta. Una persona alla quale voglio un mare di bene è la mia
dada Mascia. Lei mi chiede sempre se vado bene a scuola, mi dà sempre
dei gran bacini, mi chiede se i miei compagni mi prendono in giro, perché lei lo sa se sto male. La dada Mascia ha conquistato il mio cuore.
Terzo titolo: “Tutto il mondo è una gran casa con la luce sempre
accesa. Anche a scuola c’è una casa, c’è dovunque sei attesa, dove
c’è una compagnia che ti indica la via e ti riempie di allegria”.
Descrivi e racconta questi anni di scuola, i momenti in cui hai capito che stavi vivendo così
I momenti in cui sono stato bene a scuola sono tanti, adesso ne racconterò qualcuno. In seconda siamo stati in gita a Collodi, la città di
Pinocchio, era grandissima e anche se non ho fatto le foto, nella mia
mente c’è ancora un bel ricordo. Le gite sono le cose che mi hanno
fatto stare in particolar modo molto bene con i compagni e le maestre,
la gita a Roma di quest’anno mi è piaciuta di più di tutte le altre, il
ricordo più bello che ho di quella città è il Foro romano, pieno di cose
che costituivano il Foro nell’antica Roma; una cosa che mi ha colpito era il Tempio di Romolo e Remo, il Colosseo e le lastre di pietra con
le scritte in latino.
Poi , a parte le gite, le volte in cui ero felice era quando imparavo,
e imparo, cose nuove:in quei momenti mi sento allegro!
A scuola ho imparato a stare con amici e compagni diversi, ho
imparato a stare bene anche se sono triste e anche a ricreazione sono
contento di aver imparato a fare dei giochi belli e in società, invece
che da solo. A scuola in questi anni sono stato bene: grazie alla scuola ho imparato molte cose.
Io, che sono in quinta, trascorrendo tutti questi anni di scuola ho
scoperto che stavo vivendo una vita speciale, che non dimenticherò
mai. Oggi è dicembre, il cinque, e siamo quasi a Natale; fra un anno,
neanche, io sarò alle medie e mi mancherà questa scuola, molto, e le
mie maestre.
Le mie maestre mi hanno insegnato tutto e adesso sono pronto per
le medie, poi il liceo...in prima mi ricordo che la maestra Carla ci portava sempre a scuola le lettere dell’alfabeto fatte di cartone. Mi ricordo anche che quando eravamo arrivati alla lettera M la maestra mancava perché aveva avuto un incidente, proprio quando dovevamo fare
la lettera del mio nome! Solo dopo, quando c’era ricreazione, io e gli
altri l’abbiamo vista arrivare con la lettera M! Mi ricordo ancora che
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avevamo fatto il Trenino Carduino con tutti i vagoni, e dentro i vagoni
c’erano tutte le letterine con i caratteri minuscoli e maiuscoli in corsivo e stampato. In seconda ricordo che avevamo fatto le tabelline,
mamma mia , quanto erano difficili! Mi ricordo che quando la maestra
me le chiedeva io, sotto il banco, contavo con le dita: io sentivo, ma
non vedevo, quante erano le dita e dicevo il numero. In terza abbiamo
cominciato a studiare, e anche quello era difficile!...
Infine eccoci in quinta, l’anno di scuola più difficile delle elementari. Io ho scoperto che la vita è molto difficile e impegnativa, ma
anche divertente: per fortuna ho tanti amici che mi sostengono quando sono triste!
Il primo giorno di scuola non avevo ancora capito che stavo per
incamminarmi in una strada molto più felice, ma anche difficile. Dopo
due-tre giorni avevo già cominciato a fare amicizia con i miei compagni e a prendere confidenza con le maestre, così inizia il mio cammino
verso la felicità della vita. Un altro passo è stato in terza: abbiamo
incominciato a studiare e le prime volte era difficile! Sono così arrivato a questo momento in cui la maestra ci sta preparando a fare un gra-
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dino altissimo e io inizierò così a vivere la mia vita non più guardando
il passato ma voltando gli occhi in avanti a guardare il futuro.
A me la scuola è sempre piaciuta, ma ci sono stati momenti in cui
ho capito che la mia maestra e i miei compagni mi vogliono bene. Per
esempio, in terza la maestra ha portato una torta e abbiamo fatto le
frazioni. La maestra ci aveva detto:”Adesso dobbiamo fare un gioco e
voi potete parlare, partecipare e divertirvi”. In questa occasione mi
sono sentita amata, perché abbiamo lavorato insieme. Oppure il primo
giorno della prima: eravamo tutti molto eccitati e le maestre ci hanno
detto che cominciava un’avventura. Poi ci hanno portato in treno e
abbiamo cominciato il nostro viaggio. Non mi dimenticherò mai quel
giorno, e adesso che sono in quinta mi dispiace lasciare le mie insegnanti. Un’altra bella cosa è stata la gita in Val Camonica, dove abbiamo visto i graffiti e abbiamo dormito insieme; lì mi sono sentita bene e
amata dai miei compagni. Anche la gita a Roma, che abbiamo fatto
all’inizio dell’anno, è stata stupenda e ho capito che la fatica del viaggio e quella dell’attesa in Piazza San Pietro è stata combattuta dalla
nostra amicizia ed è affidata a Gesù.
Questi cinque anni mi sono piaciuti tanto e non vedo l’ora di scoprire cose nuove in quest’ultimo anno!
Prima di iniziare le elementari, la scuola mi sembrava una cosa da
grande, una cosa brutta, noiosa, un’esperienza che non poteva essere
condivisa con gli amici, ma solo con carta ed inchiostro. Ma adesso
che ci penso è una magnifica esperienza, è una casa che ti accoglie a
braccia aperte anche quando sgarri. I compagni, le maestre e la stessa scuola si possono definire come una grande famiglia.
Ci sono state esperienze che mi hanno caricata di energia e che mi
hanno aiutata a capire come mi devo comportare davanti a certe situazioni. Mi hanno aiutata i litigi e sono quasi contenta di averli fatti, perché ho imparato da essi ad immedesimarmi nella persona con cui litigo.
Ma le esperienze più belle sono state le gite. In quinta, per esempio, sono andata a Roma e ci sono stata due giorni e una notte, durante la quale alcuni miei compagni hanno organizzato un “party notturno” e mi hanno criticata perché non ci volevo andare.
Il giorno seguente abbiamo fatto pace e da questo litigio ho imparato due cose; la prima è di non portare rancore anche dopo che i fatti
sono accaduti e la seconda è che non mi deve interessare ciò che gli
altri dicono o pensano di me.
Un’altra bella esperienza è stata la gita alla “Casa delle farfalle”
in prima elementare; un momento così importante che ho ancora in
110
testa tutti i particolari: le rane, le farfalle e i loro colori, e perfino una
tarantola. Questa uscita mi ha convinta ad iniziare il lungo e meraviglioso sentiero delle elementari.
E non voglio neanche pensare a quando lascerò la scuola per
andare alle medie…infatti non ho ancora imparato a pensare al futuro, ma a vivere il presente.
Sono un’alunna della classe quinta e questo è il mio ultimo anno
alla scuola primaria del Sacro Cuore. Questi anni per me sono stati
indimenticabili; ci sono stati molti momenti in cui mi sono sentita felice, perché con una compagnia accanto che ti sostiene, non si può essere mai tristi.
Per esempio, in prima, il primo giorno di scuola le maestre ci
hanno accolto con caramelle e dolcetti nel cortile della scuola, ci
hanno regalato un fischietto, come quello di un macchinista del treno,
visto che in quell’anno (e poi anche in quelli seguenti) il Carduino, il
piccolo treno, ci avrebbe accompagnato lungo il nostro viaggio. Ci
hanno condotti poi nelle nostre classi, dove abbiamo cominciato a
conoscerci. In quel momento mi sono sentita felicissima.
In terza siamo andati per due giorni in Valcamonica. Il primo giorno, appena arrivati, abbiamo portato le valigie in camera, e siamo
andati poi in un parco naturale per vedere le incisioni che gli uomini
preistorici avevano inciso su grandi massi: è stato emozionante.
111
Tornati in albergo, dopo cena siamo rientrati nelle nostre camere: io
ero in stanza con Anna e la mia migliore amica Lucia. La notte fu
magnifica; poi per svegliarmi la mattina seguente, mi hanno buttata
giù dal letto. Il secondo giorno siamo andati in un centro didattico
sugli uomini preistorici: ci hanno fatto fare diverse attività. Quella è
stata proprio una gita fantastica.
Con i miei amici mi sono trovata molto bene perchè ogni volta che
mi sentivo giù… loro mi tiravano su!
Fin dall’asilo sapevo che la scuola sarebbe stata una casa con persone che ti aiutano ad andare avanti.
Adesso, quando ripenso al primo giorno delle elementari, mi viene
voglia di tornare indietro nel tempo per rivivere quei momenti ormai
passati.
In prima avevo un’opinione diversa sulle mie insegnati, ora le
sento come parte della mia famiglia.
Questi quattro anni di scuola sono passati velocemente e se penso
che il prossimo anno, a settembre, dovrò iniziare le medie, mi viene già
la tremarella per le descrizioni delle professoresse e dei professori fatte
da alcuni miei conoscenti; anche se penso che un po’ di severità ci
voglia per mettere le cose in regola.
In questo periodo scolastico mi ricordo dei momenti, in particolare, che mi hanno fatto sentire a mio agio.
La mia prima interrogazione: quel giorno di terza ero agitatissimo,
ma con l’aiuto della maestra ho fatto un grande passo avanti, e adesso è la cosa che mi viene meglio.
Ora i rapporti con i compagni vanno molto meglio di quando alcuni, negli anni precedenti, mi prendevano un giro, e spero che continui
a essere così.
Mi dispiace lasciare questa scuola, a cui mi ero affezionato, ma
dopotutto il cammino della vita non si interrompe con una porta chiusa, ma una aperta: le medie.
112
LA LINGUA ITALIANA
come è fatta, come funziona, cosa posso fare con le parole
Ciò che ci permette di esprimere il nostro pensiero attraverso testi
e poesie, fiabe e racconti...è la lingua italiana. Quest’anno è stato completato il lavoro di conoscenza del
funzionamento della lingua attraverso una profonda analisi del testo,
della frase e di ogni sintagma, composto a sua volta da parole che
hanno una precisa funzione, che si
legano tra di loro, si richiamano e si
sostituiscono perché il parlare e lo
scrivere siano sempre più corretti.
L’analisi, quindi, si è arricchita ed
ha stabilito un contatto tra quello
che si è studiato e quello che si
conoscerà a partire dal prossimo
anno, perché i bambini hanno capito
che ciò che accadrà a settembre sarà
la crescita della conoscenza e l’appropriarsi del gusto di imparare.
Ecco, quindi, come si svolge l’analisi morfologica.
Un aspetto della lingua italiana a noi caro: LA POESIA
Fin dal primo anno della scuola primaria sono state lette filastrocche e poesie, perché esse sono un aspetto importante della capacità dell’uomo di consegnare a una forma particolare dei contenuti importanti.
Quest’anno sono state lette e imparate poesie di grandi autori della letteratura italiana, primi fra tutti Giovanni Pascoli e Giacomo Leopardi.
L’approccio a questi poeti è avvenuto secondo la modalità a noi
cara dell’incontro, prima di tutto con una persona, un uomo che ha
avuto una storia, ha vissuto tempi e luoghi particolari. Dopo aver conosciuto i nostri personaggi siamo andati alla ricerca dei posti in cui
hanno vissuto, perciò ci siamo recati a Casa Pascoli e Villa Torlonia e
a Casa Leopardi, sul Colle dell’Infinito, a Recanati.
Di Giovanni Pascoli abbiamo imparato a conoscere la campagna
che tanto amava e gli affetti familiari così turbati dalla morte del padre,
imparando a commuoverci e a lasciare spazio alle parole delle sue poesie, leggendo X Agosto, Il gelsomino notturno, La mia sera, Novembre,
Orfano, Sera d’ottobre e provando anche noi a descrivere le stesse
situazioni o i sentimenti provati davanti agli spettacoli della natura.
113
Di Giacomo Leopardi sono state lette parti de Il
passero solitario, L’infinito; sono state ricavate da
alcune poesie molto lunghe alcune immagini che
testimoniano la sete di felicità del poeta, che è anche
la nostra, prendendo versi da La quiete dopo la
tempesta, Il sabato del villaggio; sono state riconosciute le domande di ogni uomo di fronte alla grandezza del creato, in Canto notturno di un pastore
errante dell’Asia. Ne sono venute fuori bellissime poesie e testi:
IL NOSTRO MONDO
Là nella casa lontana lontana
l’ora picchietta nell’orologio,
il tempo passa, non si ferma mai
ma nelle case non c’è vita oramai.
Ora è mattina e il sole sveglia i suoi pallidi raggi
e il cielo azzurro si guarda allo specchio
come se avesse un bell’aspetto.
E quei bambini lì nelle strade
giocano a palla durante l’estate.
LE STAGIONI
Le stagioni si rincorrono come cane e gatto,
prima l’inverno gelido e freddo,
il suo freddo intenso
come una spina
ti trafigge il cuor.
Poi piano piano si scioglie,
spuntano come rinati fiori e primavera,
i peschi in fiore: ballerine che fan notare la bellezza,
e rondini volano via;
così farà la primavera.
Piano piano si sbriciolerà per lasciar il palco
all’estate piena di frutti come l’arcobaleno,
ma anche di caldo ove le creature
al fiume corron
assetate.
Poi l’aria diventa sempre più fredda,
le foglie di mille colori sfavillano,
114
ogni tanto qualche foglia cade
perché il suo cuoricino s’è fermato,
là le tane sono piene di cibo.
Le rondini volano via insieme all’aria calda e tiepida,
come un uragano arriva l’inverno,
lasciando alberi spogli biancastri,
così l’andare delle stagioni
che si rincorrono nei secoli, all’infinito!
SOGNI
Un bambino è là,
solo e sereno,
coccolato nel suo morbido giaciglio.
Dorme, dorme
sognando di volare sempre più in là
verso un mondo sereno e infinito.
Dorme, dorme
coccolato
riscaldato
dal suo letto
sognando di aver nuova dimora
e di attraversare mondi interi.
MARE
Bussa il mare alla mia porta:
avanza, si ritira.
Bussa il mare alla mia porta,
mi chiama, mi supplica, implora rifugio.
Un grande fragore invade la baia.
Poi nulla.
E mi affaccio e vedo il mare.
Tranquillo. Mansueto.
E sembra ignorare quel che
nella notte è accaduto
115
MAMMA
Materna,
mi accoglie sempre a braccia aperte.
Colma di gioia immortale,
di amore infinito.
Il suo sguardo
Penetra nella mia anima,
mi trafigge il cuore.
Severa e dolce
Al tempo stesso,
se sbaglio mi perdona lo stesso.
SOLE
Il sole,
concreto, impalpabile.
Essenza della vita,
portatore dell’origine
eppure anche della fine.
Stella immensa, divina,
unico vero gioiello del Creato.
Stai lassù, inafferrabile, eterno
Tu incontrastabile essere perfetto,
ci rimembri la nostra impotenza.
IL MIO GIARDINO
È bello riposarsi nel proprio cortile,
all’ombra di un albero
in una domenica d’estate.
Il sole mi riscalda coi suoi raggi
Che passano appena attraverso
La spessa chioma degli alberi.
Il silenzio è totale
Interrotto soltanto dal festoso
Cinguettio degli uccellini.
Un lieve venticello rinfresca l’aria,
muovendo le fronde degli alberi:
uno spettacolo stupendo!
116
PIOGGIA D’AUTUNNO
C’è un gran silenzio
c’è una lieve pioggia
c’è una nebbia leggera
c’è un vento fresco.
Odore di bagnato
Odore di abete
Profumo di muschio
Gusto agrodolce.
La nebbia ti avvolge
E la pioggia confonde
Tutto è silenzioso
E malinconico nel vento autunnale.
Nella brezza mattutina
Urla di bambini
Dalle tegole cadono
Gocce fini.
Dalla bocca escono
Nuvole di vapore
Dagli alberi pendono
Rami come persone malate.
Nell’aria
Una polvere magica
Ricopre i pini
Di un senso di calma.
LA CASCATA.
Shuuu! Shuuu! Zampilla l’ acqua gemmea di una cascata.
Pura e senza macchie sembra una colomba in volo
Che annuncia: La primavera è tornata!
Shuuu! Shuuu! Continua a cantare la cascata,
ma è un canto triste perché è malata!
In lontananza odo il suo lamento:
è un singhiozzare continuo, pieno di dolore.
Quando a casa ritorno,
pazientemente ripenso
a quel continuo lamento
che nel cuor mio è rimasto.
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Quando scende la sera, in casa mia, tutti ci riuniamo.
La cena è un momento felice, ma la luce e il calore del sole stanno
finendo. Qualche risata e poi a dormire.
Anche il cielo va a dormire, come me chiude i suoi grandi occhi e
“accende” i sogni.
Mentre mi metto il pigiama c’è un bel tramonto.
Da casa mia si vede Bertinoro e il tramonto è rosa, arancione e ha
un pelo d’ azzurro che sta quasi svanendo.
Il sole si riposa, scende dietro le case e lascia il posto alla luna,
bianca e brillante.
È strana la sera perché appena arriva è come se cambiasse qualcosa: arriva il buio e il mondo si addormenta!
Una cosa che mi piace è il bacio della buonanotte; è come la luna
che arriva e saluta la terra e che poi le deve rimanere accanto per tutta
la silenziosa notte.
Poi mi ritiro in camera mia e ripenso alla giornata.
È un bel momento!
Ripenso alla giornata e un po’ mi dispiace che sia finita però so
anche che ce ne saranno tante altre, forse più belle.
Prego e spengo la luce e mi diverto a sentire gli ultimi rumori!
118
Un pilastro per arrivare alla conoscenza del mondo:
LA MATEMATICA
Aritmetica e geometria destano sempre molta preoccupazione, ma
devono essere viste come lo strumento attraverso cui esplorare e conoscere il mondo. Quest’anno c’è stato un argomento che ha appassionato molto gli alunni: le espressioni. Una catena di operazioni che seguono regole precise e utilizzano le parentesi è stata vista come la possibilità di raccontare il testo del problema e poter giungere alla risoluzione mettendo ordine nel ragionamento e negli atti risolutivi. È stato
importante conoscere questa forma di linguaggio, che ha dato ordine e
ha sottoposto all’uso della ragione la propria ipotesi di risoluzione.
Ecco un esempio:
Allo stesso modo anche la conoscenza delle forme si è arricchita,
perché è stata introdotta la conoscenza del cerchio. Le osservazioni su
questa particolare forma geometrica sono state oggetto di discussione,
di conoscenza attraverso analogie e trasformazioni, di sperimentazione,
cercando di rispondere alle domande: ma è vero che il cerchio racchiude la maggior quantità di spazio possibile? Posso usare indifferentemente le parole circonferenza e cerchio? Cos’è il numero fisso 3,14?
Chi ha scoperto queste cose?
In questo modo si sono intrecciate la geometria e la storia antica, la
leggenda della Regina Didone e la lingua italiana, che entra nella geometria e dà a ciascuna parola un significato preciso:
119
Le discipline che fanno conoscere la nostra realtà e noi:
STORIA, SCIENZE E GEOGRAFIA
Siamo partiti da una strada, quella per la ricerca della felicità, ma
subito ci siamo trovati su strade vere: a partire dal viaggio a Roma
abbiamo imparato che le strade della nostra Patria sono antichissime,
che si sono sviluppate in un territorio abitato da uomini come noi che
hanno cercato di soddisfare il loro bisogno di essere felici dando risposte concrete.
Siamo partiti, in geografia, con la conoscenza dell’Italia, attraverso
lo studio delle Regioni, accorgendoci così che tutti i viaggi fatti con la
scuola, la famiglia, gli amici, ci hanno fatto conoscere il paese in cui
viviamo ancora prima di studiarlo a scuola: è scattato il riconoscimen120
to di ciò che sapevamo già, ma questa volta con la consapevolezza di
imparare.
L’impatto con i monumenti dell’antica Roma visitati all’inizio dell’anno ha fatto nascere la passione per le nostre origini, perciò dopo lo
studio della Grecia siamo arrivati finalmente a conoscere il modo di
vivere e di rispondere ai propri bisogni che la storia dell’Italia, dai Sette
Re di Roma alla caduta dell’Impero romano, ci insegna. Molti nomi:
Senato, Repubblica, Magistrati, rappresentanti del popolo... sono pre-
121
senti anche nella nostra vita quotidiana, così subito si è accesa la curiosità, nel sentirli ricordare e utilizzare anche dal sussidiario. La storia
forma la coscienza di appartenere ad un popolo che ha dato risposte alle
sollecitazioni della realtà; la nostra storia, intersecata dal Cristianesimo
122
che ha fatto irruzione nell’Impero romano per opera di San Pietro e San
Paolo, da noi conosciuti anche in Religione e incontrati nelle Catacombe di San Sebastiano e nella Basilica vaticana, ha coinvolto i bambini in uno studio ragionevole dei fatti, costruito sulla verità toccata
con mano e riconosciuta vera.
Infine lo studio del nostro corpo, a partire dalla più piccola cellula
fino al funzionamento del cuore, per arrivare alla nascita di un nuovo
essere umano all’interno del grembo materno, ci ha portati a imparare
che il nostro corpo è sacro e come tale va trattato, fino alla cura per
123
l’alimentazione e all’igiene, perchè questo tempio sacro siamo noi: il
corpo e tutto ciò che esso ci permette di fare, pertanto, va rispettato,
custodito, amato fin dall’inizio della sua esistenza, come ci testimonia
ogni giorno la gravidanza della nostra maestra Nicoletta. Abbiamo
imparato anche da chi è più esperto di noi come si cura e come è fatto
il nostro corpo: la mamma di Jacopo, dottoressa Raffaella, ci ha insegnato come si custodiscono la bocca i denti e perché è importante essere accurati nell’igiene; il dottor Enrico Ricci, cardiologo, ha fatto vedere il cuore, come funziona e quale importante lavoro compie ogni istante per noi; la Prof. Manuela Scarpellini ci ha insegnato che maschi e
femmine sono diversi e ugualmente importanti, perciò occorre molto
rispetto per sé e per gli altri, fin dal concepimento.
Abbiamo potuto quindi riconoscere e affermare che siamo un dono
eccezionale di un Altro che ci fa.
CRESCERE ACCORGENDOCI DI CRESCERE:
VERSO LA SCUOLA MEDIA
Alla fine di un percorso di cinque anni, all’inizio del quale si è piccoli e al termine del quale ci si scopre cresciuti, è fondamentale che esista la consapevolezza di ciò che è accaduto. La strada è una sola, è
veramente il cammino verso la felicità. I nostri alunni si sono accorti di
ciò che è successo loro, con la consapevolezza commisurata alla propria maturità e al cammino fatto.
Questi lavori ne sono testimonianza:
Io mi ricordo ancora il primo giorno di scuola, quando ero piccola e sdentata. Nei primi giorni di scuola ero sempre attaccata a Giulia
e mi divertivo a giocare con lei, perché eravamo compagne dall’asilo;
addirittura ho saltato un anno di materna per stare con lei! Ci volevamo molto bene. I compiti che ci dava la maestra erano molto facili e
divertenti, mi divertivo molto. Poi mi ricordo ancora quando ho fatto
un abaco in più per Giuseppe perché lui non aveva i tappi di sughero.
In prima,in seconda e in terza è andato tutto bene… però in quarta e
in quinta un disastro!
Alcune compagne non la smettevano di prendermi in giro e ho vissuto molti mesi di solitudine e nessuno mi voleva più. Però tutto è passato ed è ora di pensare al presente e tra poco farò un grande passaggio che mi cambierà la vita. Ho un po’ paura delle scuole medie, e pensare che alcuni miei compagni non li vedrò più mi dispiace.
124
Un grande passo devo fare
Alle scuole medie devo andare.
Tutto sarà cambiato
perfino il compito sarà trasformato.
Fra poco dovrò partire
e dovrò essere gentile
Allora partiamo!
Le scuole medie ci stanno aspettando
E sta iniziando un nuovo anno.
Non dobbiamo piangere
ma dobbiamo essere felici
perché ci siamo divertiti!
Mi dispiace lasciare le scuole elementari, però dopotutto le scuole
medie non sono terribili: le scuole si giudicano dagli insegnanti, non da
come sono fatte. Tutto dobbiamo provare, e allora:
scuola media, stiamo arrivando!
La scuola elementare mi è piaciuta un sacco.
Qualche volta è stata faticosa, ma le paure e le fatiche mi hanno
fatto imparare tante cose.
In prima è stato tutto molto semplice,ma un giorno la maestra ha
detto: “Domani c’è la prima verifica” e tutti erano impauriti. Adesso
se ci dice che c’è una verifica mi vien da ridere ripensando alla sensazione di quella volta.
Sono molto affezionata a tutto e voglio vivere al meglio questi ultimi mesi.
Oggi in classe ne abbiamo parlato e secondo Elisa c’è già un po’
di paura delle medie. Invece secondo me dobbiamo goderci il più possibile le elementari, e quando arriveremo alle medie, diremo se sono
più complicate e più “paurose” oppure no.
Secondo me uno deve vivere al meglio un momento, senza pensare
troppo alle cose che gli accadranno.
Presto dovrò lasciare la scuola primaria, ma per i miei compagni
non mi dispiace perché loro vengono con me quasi tutti; per la maestra
invece mi dispiace un sacco perché lei rimane qua (di certo la verrò a
trovare).
Penso che l’ ultimo giorno sarà bello e triste contemporaneamente
perché lascerò la scuola primaria, ma comincerò un nuovo cammino:
le medie!
125
Di sicuro piangeremo tutti.
Ci penso, a volte, a chi piangerà e chi no (la maestra sicuramente).
La scuola elementare mi mancherà moltissimo!!
Che belle le elementari! Tutti dicono che sono facilissime, ma
secondo me chi dice così non sa quello che provano i bambini quando
sono nella fase della scuola primaria.
Io come tutti i miei compagni ho fatto un cambiamento molto grande dalla prima alla seconda alla terza, alla quarta e, per finire, la fase
più grande di cambiamento: la QUINTA!
Io non vorrei mai cambiare insegnante perchè mi piace la mia,
ormai però mi dovrò staccare, passare alla fase del TERRORE: la
scuola MEDIA!!!!!
Le mie maestre dicono che la scuola media, quando ci si prende la
mano, e’ facilissima.
Il mio primo giorno di scuola e’ stato bellissimo però per me nello
stesso tempo brutto, un incubo, perchè dicevo dentro di me:<<Adesso?
Cosa facciamo? Io sto con mia mamma: me la porto a scuola! Che
idea!>>.
Ma non funzionò perchè ovviamente mi dovevo abituare a stare da
sola con la mia maestra e i miei compagni.
Che dispiacere!
Ora sono in quinta e non voglio staccarmi dai miei compagni e
insegnante: e’ tutto il contrario.
Io come preferenze o “spreferenze” non ho nessuno , perché sono
tutti miei amici.
All’inizio delle elementari avevo una “nemica”. Ora io e lei siamo
molto amiche: stiamo in banco insieme, giochiamo insieme…
La mia scuola e’ come la mia “casa”, mi sono affezionata. Mi mancherà tanto, però saprò di essere in una nuova “casa”che sicuramente mi accoglierà volentieri.
Di questo ne sono sicura: l’ultimo giorno di scuola piangerò come
una matta!
E anche di un’ altra cosa ne sono sicura: andrò a trovare la mia
maestra.
Spero che quando sarò grande la incontrerò ai supermercati, negozi… e ci metteremo a chiacchierare un po’, proprio come è successo a
mia mamma, anche se lei non ha avuto molto piacere!
Scuola elementare, maestra, compagni:
MI MANCHERETE!!!
126
Questi cinque anni di elementari sono stati fantastici. Sono stati
molto piacevoli e io ho visto il mio grande cambiamento dal primo
giorno di scuola fino ad oggi.
In tutti questi anni, oltre al divertimento, c’è sempre stata la fatica
di imparare cose nuove.
Era difficile in prima imparare a scrivere, contare e leggere; era
difficile in terza imparare a studiare.
Ma dietro la fatica c’ è quel gusto di essere riusciti a superare gli
ostacoli, anche i più difficili.
Io dalla prima alla quinta, passo per passo, ho subito un grande
cambiamento.
Da piccola io non avevo la capacità di formulare pensieri intelligenti.
Invece adesso ne sono capace.
Da piccola non sapevo apprendere le cose complicate.
Adesso ne sono capace.
Da piccola non sapevo amare come un adulto.
Io che sono cresciuta ce la faccio.
Da piccola non conoscevo fino in fondo Gesù.
Adesso che sono cresciuta lo conosco meglio e per me Lui è il mio
più grande amico.
Io sono cresciuta sia di mente sia di cuore.
Ma vorrei dire una cosa. In questi ultimi mesi di scuola mi sento
strana. Non sono più quella bambina capace di amare; non sono più
quella bambina capace di esprimersi bene e di prendere bei voti. Mi
sento diversa, un “ mostro”.
Sarà l’agitazione per l’abbandono di questa scuola, sarà il mio
cambiamento… qualunque cosa sia vorrei tornare in me stessa.
Io alle elementari mi sono sentita bene, accolta piacevolmente e
affettuosamente.
La scuola elementare io la paragono ad una casa accogliente,
calorosa e istruttiva.
Tutto, qui, mi è caro: la maestra, i miei compagni, la bidella, gli
oggetti scolastici, le segretarie…Infatti, mi dispiace molto andare via
da questa dimora.
La mia classe è molto bella e scatenata. Siamo in 18 e ci vogliamo
tutti bene, anche se molte volte litighiamo.
Non stiamo mai zitti e siamo burloniTutti siamo cambiati.
Io ci sono affezionata, e mi dispiacerà molto lasciarli perché saremo divisi, alle medie.
127
Mi ritengo super pronta a fare il salto delle medie, anche se sarà
molto duro, ma sarà importante. Sono sicurissima che io alle medie
starò bene e manterrò i miei bei voti.
Le elementari sono state fantastiche, abbastanza semplici, divertenti e anche piacevoli.
Negli ultimi tempi i ragazzi più grandi che conosco e che frequentano le scuole medie, mi hanno detto che sono belle ma faticose.
Io non sono spaventata, perché penso di andare abbastanza bene a
scuola, però penso che sarà più duro di adesso… ma questo si vedrà!
Sono molto emozionata all’idea di cambiare scuola, di conoscere
nuove cose e persone, di fare nuove esperienze; ma allo stesso tempo
sono un po’ triste di non vedere più alcuni dei miei compagni che non
verranno nella mia stessa scuola, ma cercherò di tenermi comunque in
contatto con loro.
Mi mancheranno molto le maestre con le quali ho un grosso legame, ma in particolare con la maestra Federica con cui ho più confidenza. L’ultimo giorno di scuola primaria sarà triste, ma lo supereranno tutti.
Con un po’ di nostalgia non dimenticherò mai questa scuola…
La scuola sta finendo e noi, i bambini di classe quinta, ci stiamo
preparando per una nuova avventura e stiamo compiendo un grande
passo di maturità. Per me, e credo anche per tutti i miei compagni, è
difficile pensare di dover lasciare la scuola primaria dove abbiamo
trascorso cinque anni di duro impegno raggiungendo una grande preparazione, per cominciare una grande esperienza, anche se più dura o
più impegnativa, ma so che ce la faremo.
Le maestre non saranno le stesse, non rimedieranno a tutti i nostri
problemi e non troveremo più un legame così grande come lo è stato
con le insegnanti delle scuole elementari.
Mi aspetto che i compiti saranno di più, tutto cambierà ma noi
bambini dobbiamo dare il meglio di noi stessi per farcela.
Adesso però mi devo godere questi ultimi giorni della scuola primaria, perché non ci saranno più le stesse maestre che mi sostengono
in ogni cosa o gli stessi amici: mi voglio divertire e trascorrere questi
momenti con spensieratezza.
La scuola primaria sembra che sia passata “volando”; sono stati
degli anni veramente divertenti, splendidi ma anche faticosi. Però gli
ultimi mesi di scuola sembrano non passare mai; sono un po’ preoccu128
pata perché tutte le mie amiche che sono già alle medie mi dicono: “Ti
danno un sacco di compito, le professoresse sono severissime”. La mia
maestra, però, vedendoci preoccupati, ci dice spesso: “Tranquilli, se
studiate con costanza, ce la farete!”. Allora io in quei momenti mi
sento incoraggiata, e trovo la forza per andare avanti senza avere
paura, anche se sono consapevole che le maestre non saranno più le
stesse. So che avrò nostalgia di questa scuola e dei compagni che
lascio, ma comunque ne incontrerò altri alle medie con i quali farò
amicizia.
Le elementari sono state molto belle, tranquille, soprattutto io e i
miei compagni più la maestra siamo stati molto amici. Mi ricordo
ancora, come se fosse ieri il primo giorno di scuola, quando le maestre
Federica, Carla e Nicoletta ci hanno diviso per classi, e mi sembra
troppo poco ringraziarle per tutto quello che hanno fatto per me e per
i miei compagni; e soprattutto grazie alla maestra Federica che ci ha
insegnato ad essere tutti amici e uniti tra di noi come anelli di una catena, che hanno bisogno l’uno dell’altro per sostenersi e per poter vivere in armonia. Questi cinque anni di scuola trascorsi insieme sono stati
supermegafantastici.
Se penso invece alla scuola secondaria non provo paura, né ansia
per gli ultimi giorni della scuola primaria, ma ho timore di perdere
alcuni miei amici. Io non credo che mi troverò male alle medie, però
per andare bene a scuola ed ottenere buoni voti c’è solo una parola:
studiare! E ne sono consapevole.
Le insegnanti tutor
Carla Agostini, Nicoletta Tonelli, Federica Zoffoli
Le insegnanti specialiste
Elisabetta Bazzocchi, Nadia Marini, Raffaella Valzania
129
Progetti sportivi
PSICOMOTRICITÀ IN PALESTRA:
SIAMO ENTRATI NEL MONDO DELLA FANTASIA
CON UNA MISTERIOSA CHIAVE MAGICA (CLASSI I)
Il laboratorio di psicomotricità realizzato nel primo quadrimestre ,è
stato un momento di gioco che ha facilitato il movimento e la corporeità dei nostri bambini.
Il progetto è stato articolato attraverso percorsi nei quali sono stati
sperimentati materiali diversi.
I bambini hanno iniziato a scoprirsi prima singolarmente, poi a coppie e infine con l’intero gruppo.
Con la chiave magica siamo entrati nel mondo del…….
133
PROGETTI SPORTIVI
L’attività sportiva è uno strumento importante nel processo educativo del bambino ,perché attraverso attività costruttive di gruppo, impara il rispetto dei ruoli ,accetta le regole e valuta le proprie capacità in
funzione di mete comuni.
MINI-VOLLEY (CLASSI III-IV-V)
È bastato un pallone, una rete e tanta voglia di stare insieme!
Con la pallavolo si vola, ogni volta che giochiamo!
Grazie alla collaborazione degli istruttori della Volley Club di Cesena abbiamo avuto la possibilità di divertirci, imparare a giocare a
scuola, cimentandoci in bellissime partite di mini-volley.
134
CALCIO ( CLASSI IV-V)
11 contro 11, 5 contro 5, perfino 2 contro 2 il calcio è riuscito a
coinvolgere tutti! Tiri, parate, difesa e contropiede, bastano poche parole e tutti abbiamo indossato le scarpette per rincorrere un pallone.
La nostra istruttrice Stefy ci ha insegnato con tanta pazienza e creatività le tecniche di gioco, attraverso staffette e giochi.
MINI-BASKET (CLASSI II-III-IV)
Con il pallone in mano le nostre classi sono entrate in campo per
riuscire a centrare il canestro.
È stato bello giocare insieme rafforzando la nostra amicizia e sperimentando nuove proposte motorie.
135
BICI SCUOLA
Alla Settima edizione di BICISCUOLA, l’iniziativa de La Gazzetta
dello Sport rivolta alla scuole italiane, con un record assoluto di partecipazione (4.100 classi iscritte, fra elementari e medie inferiori), la
classe 5A si è classificata al primo posto con un plastico e una canzone sull’alimentazione realizzata dai bambini in collaborazione con la
maestra Carla.
I bambini hanno potuto così partecipare alla tappa del Giro, a stretto contatto con i campioni più celebrati e hanno avuto modo di cimentarsi in gimkane e giochi in bici sul rettilineo d’arrivo, con premi speciali assegnati ai primi tre di ogni prova.
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EDUCAZIONE STRADALE
I bambini di 4 e 5 in collaborazione con i Vigili Urbani di Cesena
hanno realizzando un progetto di educazione stradale cimentandosi in
un percorso con la bicicletta nel cortile scolastico (classi IV) e attraverso un percorso ciclabile adiacente alla scuola (classi V).
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Vita d’Istituto
UDIENZA DAL PAPA PER IL VENTENNALE
DELLA FONDAZIONE DEL SACRO CUORE
18 ottobre 2007
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OPEN DAY
24 novembre 2007
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PRESEPE VIVENTE
20 dicembre 2007
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BENEDIZIONE PASQUALE
DEL VESCOVO ANTONIO
13 marzo 2008
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VIA CRUCIS VERSO L’ABBAZIA DEL MONTE
17 marzo 2008
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Foto di classe
1A
1B
1C
2A
2B
2C
3A
3B
3C
4A
4B
5A
5B
5C
Scuola dell’infanzia
“La mia storia
dentro una grande storia”
LA SCUOLA DELL’INFANZIA RACCONTA…
“LA MIA STORIA DENTRO UNA GRANDE STORIA”
La scelta del nostro progetto si è posta come obiettivo l’introduzione del bambino alla realtà e la crescita della sua identità.
La realtà ha, infatti, per il piccolo una potente attrattiva ed egli
nasce predisposto a leggerla, capirla, attraverso un’esperienza umana
interessante, che mette al centro l’io con tutto il suo carico di desideri,
aspirazioni, attrattive, domande e un adulto che sappia accoglierlo e
accompagnarlo nel suo diventare grande.
Pertanto ha portato alla ribalta la natura, con cui il bambino
s’impatta continuamente, in tutte le sue dimensioni, tanto da decidere
di esplorarla fino a riconoscerne tutti i pezzi per ricondurli ad un senso:
la Creazione è meravigliosa ed è frutto di un progetto d’amore di Dio
per ognuno di noi.
Non abbiamo puntato a grandi obiettivi ma al movente nascosto in
ogni momento della vita di sezione, ad ogni occasione d’incontro, ad
ogni cambiamento stagionale, per cui abbiamo chiamato esperienze
scientifiche quelle che sono state proposte attraverso un interrogatorio
diretto dai bambini all’esperta Ziachichi, compagna e guida dentro questa nostra avventura.
In questo intento educativo ha trovato spazio, quest’anno, l’incontro con alcuni bisnonni della casa protetta di Macerone, quali testimoni di un tempo passato, di tradizioni che sono ancora radice dei
nostri valori.
Attraverso vari momenti d’incontro: la festa degli Angeli, lo scambio dei canti e dei doni, in occasione del Natale, e una giornata vissuta insieme per spiegare ai piccoli l’identità e l’uso di alcuni vecchi
oggetti trovati, come per magia, dentro una stinta valigia di cartone
posta al centro del salone, i bisnonni, interrogati dal nostro animatore
Roberto Fabbri, hanno permesso ai bambini di scoprire come si viveva una volta, recuperando le antiche tradizioni , avviandoli alla comprensione del concetto del tempo che passa e che cambia le persone, le
abitudini e le cose, loro stessi…
I silenzi, gli sguardi compiaciuti e i racconti degli anziani ospiti,
intrisi di voglia di giocare con le bambole e le palle di pezza e di ascoltare le storie attorno al fuoco (la ròla), hanno trovato dimora nella
mente e nel cuore dei bimbi e dei maestri, favorendo il confronto, la
curiosità e il ri-trovarsi nelle narrazioni degli anziani con gli stessi desideri e la stessa voglia di felicità. A questo punto è stato facile meravigliarsi del fatto che la nostra storia stia dentro una grande Storia.
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I bambini hanno trovato equilibrio e piacere anche dentro il laboratorio di psicomotricità, in cui la dottoressa Marcella Ortali ha stimolato e guidato i bambini a controllare e a ri-scoprire le emozioni, favorendo una migliore conoscenza di sé e della propria “casa interiore”.
Infine il laboratorio di drammatizzazione, condotto da Roberto
Fabbri, ha stimolato le dinamiche di crescita attraverso riflessioni e rielaborazioni di atteggiamenti e comportamenti, nonché il recupero di
valori e tradizioni.
L’espressione personale è stata fortemente sollecitata attraverso la
narrazione, l’improvvisazione e la drammatizzazione della storia La
fabbrica di cioccolato, che si è tenuta nel parco della scuola ed
ha segnato il termine di questo meraviglioso anno alla scuola dell’infanzia.
Emanuela Casali
Consulente pedagogica, Scuola Infanzia
I LABORATORI ATTIVATI
Il laboratorio
di psicomotricità,
condotto
dalla dott.ssa
Marcella Ortali
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Il laboratorio
di pittura,
condotto
dal pittore
Giuseppe Bertolino
Il laboratorio
di scienze,
condotto
dall’insegnante
Carla Agostini
Il laboratorio
di drammatizzazione,
condotto da
Roberto Fabbri
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I MOMENTI PIÙ BELLI
La festa degli Angeli custodi
L’incontro, a scuola e nella casa protetta, con i bisnonni
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La nostra recita di Natale:
“Racconti e tradizioni del Natale” al teatro Victor
Il Carnevale con: “ I tre porcellini”
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L’incontro con il vescovo per la benedizione pasquale
La visita alla Madonna del Popolo nel mese di maggio
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LE NOSTRE USCITE
Alla mostra: “Gli occhi, la luce e il significato”
Dal pasticciere Luciano per scoprire la lavorazione del cioccolato
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All’azienda agricola di Valbonella
DI SEZIONE IN SEZIONE…
GLI INSEGNANTI RACCONTANO
LE ESPERIENZE PIÙ SIGNIFICATIVE
SEZIONE 3 ANNI “DELFINI”
Quando comincia un nuovo anno scolastico ci si domanda sempre:
cosa facciamo, cosa proponiamo ai bambini? È una domanda lecita e
indispensabile perché occorre predisporre un cammino da far percorrere ai bambini.
Durante il percorso del laboratorio di scienze: “Quattro stagioni, 5
sensi + 1” sono emerse altre domande: come conosce il bambino?
Come lo aiutiamo a crescere sviluppando la sua ragione? Come si può
destare in lui il desiderio di imparare? Cosa lo colpisce e lo muove
verso ciò che vive quotidianamente?
È lo stupore che lo desta e lo fa muovere verso ciò di cui fa esperienza.
Infatti la nostra avventura ha visto come protagonisti bambini
capaci di stupirsi di fronte a ciò che accadeva davanti ai loro occhi,
sempre protesi a cogliere il minimo particolare dell’esperienza appena
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cominciata. Così facendo il laboratorio di scienze li ha portati a tener
desto lo sguardo e ha suscitato in loro domande sul perché le foglie
cambiano colore, o su come si forma il vapore e poi la pioggia, ecc…
Il gioco della scoperta del vapore allo specchio ha permesso loro di
cogliere questo aspetto tipico della stagione invernale e di assimilarlo
facendolo proprio, tanto è vero che a casa qualcuno lo ha riproposto e
riprovato per la gioia delle mamme (che si sono ritrovate a dover pulire tutti gli specchi di casa!).
Ma non è finita qui! Il nostro viaggio è continuato con l’arrivo della
primavera e l’esplosione dei suoi colori, delle farfalle e della rinascita
della natura che abbiamo
visto, giorno dopo giorno,
attraverso le piante di zucchine; che stupore vedere la vita
dentro un piccolo semino
rosso!
E dove ci ha portato questa avventura? Ad osservare,
guardare, ammirare, toccare,
vedere e a conoscere i cam167
biamenti stagionali, in particolar modo ad entrare nella realtà che ci
circonda attraverso il metodo scientifico.
Così facendo, toccando e lasciandoci toccare dalla realtà ci siamo
accorti del sensibile ma anche dell’invisibile: della mano di Qualcun
altro che fa tutte le cose!
SEZIONE 4 ANNI “SOLE”
I bambini e le insegnanti della Sezione dei mezzani, in questo anno
scolastico, hanno dato forma ad un’esperienza che è nata dal confronto quotidiano con il reale attraverso lo scorrere del tempo. Tempo che i
bambini, destati da una proposta significativa come la lettura animata
di un quadro alla Pinacoteca Comunale, hanno riconosciuto nello scorrere lento e paziente delle stagioni.
Così i personaggi del mito
greco, Persefone e Kore, sono divenuti mediatori straordinari nel rapporto con la realtà che ci circonda.
Hanno stimolato e favorito gli
occhi curiosi e vivaci dei bambini
nei confronti del mondo naturale
che ci circonda. E’ stato uno scoprire l’autunno, l’inverno, la primave168
ra e l’estate con le loro caratteristiche
peculiari, un evidenziare le differenze, un fare paragoni ed un verificare
ipotesi, supportati dalla possibilità
costante di osservare ciò che
l’ambiente esterno metteva a nostra
disposizione. Non è stato un impartire lezioni, ma uno scoprire insieme
ciò che la natura ha da offrire attraverso domande e curiosità che hanno dato ai bambini la possibilità di
conoscere e fare proprie le cose, attraverso l’esperienza del laboratorio
di scienze che ci ha aiutato in maniera trasversale a sperimentare con i
cinque sensi le caratteristiche peculiari di ogni stagione.
Tante esperienze ci hanno spalancato e stupito: l’esperienza del gusto e dell’olfatto, con l’assaggio dei
frutti di stagione, della musica, con
l’ascolto di brani d’autore “Le quattro stagioni” di Vivaldi, del tatto, con
la manipolazione di vari materiali per creare l’albero di ogni stagione.
SEZIONE 5 ANNI “ARCOBALENO”
Uno dei percorsi più significativi, di quest’anno, che ha maggiormente coinvolto e incuriosito i bambini, è stato quello sul “tempo”.
Li abbiamo stimolati attraverso alcune domande: ‘Cos’è il tempo?’,
‘Se dico tempo, dico?’…
Dalle risposte date sono emersi diversi significati di tempo: tempo
come successione di eventi, tempo musicale e tempo meteorologico.
“Ma quanto dura il tempo?” “Poco come un battito di
mani… un battito di ali, una
goccia di pioggia,… dura molto come un applauso lungo
lungo, come un giro della terra
attorno al sole”.
“Ma quanto dura un giro
della terra attorno al sole e
quello attorno a se stessa?”.
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Il giorno, la notte, la luce, i
colori, il gioco di ombre, il buio e le
nostre paure, i nostri sogni, le stagioni, i mesi e gli anni sono stati gli
argomenti nati spontaneamente da
un succedersi di stimoli, domande e
curiosità.
Poi da una conversazione in
aula, che ha messo in luce le conoscenze dei bambini su vari momenti storici, è nato il desiderio di
costruire una linea del tempo: dal Big Bang ai giorni nostri.
Gli insegnanti
Sezione 3 anni
Cinzia Baldacci, Alberto Braschi, Erika Cangini
Sezione 4 anni
Alice Casadei, Elisa Alessandri, Alessandra Mirelli
Sezione 5 anni
Daniela Onofri, Alessandra Argenta
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LE TRE SEZIONI: FOTO DI GRUPPO
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INDICE
Introduzione
Classi Prime
p. 3
“Il mondo: un grande libro”
5
Classi Seconde “Ali e radici: crescere esplorando il mondo” 19
Classi Terze
“Ad occhi spalancati”
43
Classi Quarte “Il mondo mi racconta la sua bellezza”
73
Classi Quinte “Sulla strada per la felicità”
97
Progetti sportivi
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Vita d’Istituto
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Foto di classe
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Scuola dell’infanzia
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Finito di stampare nella Stilgraf di Cesena
nel mese di maggio 2008
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SCUOLA PRIMARIA