Una croce
anche
per loro
VITA NEL MONDO
Una richiesta al ministero della Salute
perché vengano informate
le coppie che si trovano
a perdere un figlio prima della nascita
della possibilità prevista dalla legge
di seppellire quel bambino.
Un piccolo gesto di pietà
che aiuta i genitori
ad elaborare il lutto
e trovare consolazione nella tragedia
48
febbraio 2011
E’
stata presentata al ministero della Sanità una lettera firmata da oltre
5000 mamme che, spesso in base
alla loro tragica esperienza, chiedono una corretta informazione
per tutte le coppie che disgraziatamente si trovano a perdere un
figlio prima della nascita, il cosiddetto “aborto spontaneo” e
non sanno che il corpicino del
bambino può essere reso alla famiglia e seppellito a norma di
legge.
Nel sito web che raccoglie le
firme della petizione, si leggono
racconti strazianti e lettere di solidarietà. E’ un iniziativa meritevole, che apre la finestra su
un’associazione medica, nominata “Ciao Lapo Onlus”, che
aiuta le donne a partire dall’evidenza (quanto imbarazzante è
questo approccio!) che il feto è
un figlio. L’associazione – non
un’associazione pro-life, non
un’associazione religiosa – si
prende carico delle donne o
delle coppie che hanno avuto la
tragedia di perdere un bambino
prima della nascita. Dolore censurato, negato dai media, sottovalutato dai parenti e amici
(“Dai, siete giovani, ne farete un
altro”!”). CiaoLapo è stata fondata da due genitori, entrambi
medici a seguito della morte endouterina del loro secondo figlio, allo scopo di fornire ai
BAMBINI NON NATI: L’ONORE E LA PIETA’
“I
l Bambino di Betlemme dirige il nostro sguardo verso
tutti i bambini sofferenti
ed abusati nel mondo, i nati come
i non nati”
Il riferimento di Benedetto XVI
alla sofferenza dei bambini per il
contesto speciale nel quale è stato
pronunciato – l’omelia della notte
di Natale dell’anno 2006 – assume
una straordinaria importanza e
una grande profondità, come
quella di un amore tenace e forte,
l’amore di una madre, la Madre
Chiesa appunto, per tutti i suoi
figli e specialmente per quelli più
sofferenti, più piccoli e indifesi.
E’ a questo amore che l’associazione Difendere la vita con Maria,
con la fondazione Ut vitam habeant e l’associazione Donum Vitae,
fanno riferimento per rivolgere a tutti l’annuncio
del Convegno “Bambini non nati: l’onore e la
pietà”, in programma per dal 25 al 27 marzo
prossimi a Roma presso il Pontificio Ateneo Re-
genitori in lutto un aiuto strutturato e un supporto basato sulle
prove di efficacia. Si tratta di medici, psicologi e ostetriche che si
prendono carico di questo dolore.
Leggiamo nel loro sito:
“Aspettavamo Lapo, il nostro secondo figlio, per il 25 Marzo del
2006. La gravidanza era stata
considerata perfettamente fisiologica, i controlli segnalavano un
bambino grosso e dalle guance
paffute (”questo bambino è
bello come un angelo, guardate
che guance e che gambe che ha”
sono le parole che hanno accompagnato l’ultima ecografia di
controllo, fatta tre giorni prima
della sua morte). “Mi dispiace
non c’è battito”. Il nostro bambino tondo e vivace ha smesso di
vivere due settimane prima di
quella data, ed è nato fermo e
perfetto, il 13 marzo del 2006.
Quando abbiamo perso Lapo
siamo stati proiettati in una sorta
di dimensione parallela. Ci è
gina Apostolorum in via degli Aldobrandeschi 190.
Si articolerà su tre giorni:
- venerdì 25 marzo con la grande
apertura serale del convegno alla
Basilica di S. Maria Maggiore
- sabato 26 con molti argomenti
sul tavolo: La questione della salvezza dei non battezzati (Marco
Doldi); I bambini non nati nella preghiera e nella liturgia (Eugenio Sapori); Una pastorale per la vita
(cardinal Elio Sgreccia); La legislazione italiana, aspetti, interpretazioni, possibilità (Luciano Eusebi);
L’obiezione di coscienza (Maria
Luisa Di Pietro); La questione antropologica e il ruolo della donna
(Marisa Orecchia); Vita e società:
prassi e prospettive (Luciano Bresciani); “Ogni volta che avete fatto
queste cose a uno solo di questi miei fratelli,
l’avete fatto a me”
- domenica 27 con le conclusioni e l'incontro con
Benedetto XVI
stato detto di tornare a casa, non
pensarci più, e appena possibile,
provare un’altra gravidanza. Tornati a casa a braccia vuote e con
il cuore pieno di incredulità e dolore, ci siamo sentiti soli, e non
siamo riusciti a trovare nessuno
che potesse aiutarci ad affrontare questo lutto nel migliore dei
modi. Sbigottiti da questa solitudine e dall’assenza di risorse
(libri, articoli, specialisti etc…)
abbiamo quindi pensato che la
morte di un figlio durante la gravidanza o dopo il parto fosse così
rara da non necessitare di cure e
di sostegno. Ci abbiamo messo
qualche giorno, (e molte notti insonni…) per capire che non era
vero nulla.”
Certo, ogni donna e ogni coppia ha un suo percorso e un suo
modo di reagire e di affrontare il
dramma, ma bisogna riconoscere
che di dramma si tratta, ed un
dramma non censurabile, che necessita di elaborare un lutto, di
trovare una compagnia, di non
negare l’evidenza della morte.
Una volta Ernest Hemingway fu
sfidato a scrivere una storia
quanto più possibile breve, e lui
amando la competizione e carico
di umanità scrisse il seguente
apologo in 6 parole che definì “il
romanzo più breve della storia”:
“Baby shoes, never used; for
sale” (“Scarpe da bambino, mai
usate. In vendita”). Aveva capito
che nella perdita del bambino,
tanto più nascosta quanto
espressa in 6 parole, è presente
un mondo, un romanzo! E aveva
capito che la perdita non fa distinzioni di età per essere terribile, neanche quando l’età il
mondo non ha iniziato a contarla, perché non ancora sopraggiunta la nascita.
Il governo francese ha di recente varato una legge con cui il
feto morto può addirittura essere iscritto nel libretto di famiglia, essere sepolto e ricevere un
nome; e la sepoltura è un diritto
riconosciuto anche dalla legge
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febbraio 2011
VITA NEL MONDO
S
PMA. OLTRE 30MILA I NATI IN PROVETTA
ono 31.791 dal 2005 ad oggi
i bambini nati in Italia con
tecniche di procreazione assistita, secondo i dati raccolti dal
Registro nazionale italiano della
Procreazione medicalmente assistita (PMA) attivo presso l’Istituto
Superiore di Sanità.
«Anche se il Registro italiano è stato istituito da
soli 5 anni, può già vantare una copertura nazionale
di tutti i dati - ha affermato Giulia Scaravelli, responsabile del Registro, in occasione di un convegno su
questo tema all’Iss - e un buon sistema di diffusione
degli stessi».
Dal 2005 infatti, ha precisato l’esperta, «il Registro ha raccolto e diffuso dati su 288.685 mila
cicli di trattamento di procreazione medicalmente
assistita, applicati a 213mila 336 coppie e su
31mila791 bambini nati».
Sul sito web dell’Iss, ha inoltre ricordato Scaravelli, ’i cittadini possono consultare la lista di tutti
i centri operanti sul territorio nazionale ed avere
informazioni sui servizi offerti e le diverse tecniche
utilizzate. Ogni anno poi una relazione dettagliata
sugli esiti e l’efficacia dell’applicazione delle tecniche di riproduzione assistita con le gravidanze ottenute e il numero di nati viene pubblicata sia in
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febbraio 2011
italiana e con particolare attenzione dalla regione Lombardia.
Perché è giusto che si smetta di
chiamarlo “feto” perché è un
bambino, come ogni mamma sa
bene.
Esistono altre associazioni che
si occupano di aiuto al lutto prenatale (es. l’associazione Il Dono).
E questi momenti di umanità meritano la massima attenzione perché aiutano chi è disperato a non
restare solo; la cultura postmoderna, capace di negare la realtà
in nome dell’ideologia, invece
vede il bambino non ancora
nato, se ne compiace, lo descrive,
lo magnifica con le ecografie e
tante storie sdolcinate ma poi,
quando
diventa
scomodo,
quando avviene un dramma, sa
rapidamente voltarsi dall’altra
parte, abbandonare la donna in
lutto e negare l’evidenza.
Certo, sono relativamente
poche le persone che vengono
un Report cartaceo che via
web".
Secondo i dati sono 8.476 le
coppie italiane che nel 2008 (ultimo dato disponibile) hanno
fatto i bagagli per approdare in
un’altra regione a caccia della
cicogna. Il 23% degli aspiranti mamme e papà, ovvero quasi una coppia su quattro, ha deciso di spostarsi per ricorrere a tecniche di procreazione
medicalmente assistita, scegliendo prevalentemente
un centro del Nord Italia. «C’e’ una grande migrazione interregionale - spiega Scaravelli - soprattutto
dal Meridione verso il Nord del Paese".
A spingere le coppie in cerca di un figlio a lasciare
la propria regione e spostarsi altrove «due fattori
determinanti. Da un lato la voglia di affidarsi a centri con il più alto numero di cicli, attratti come si è da
poli di eccellenza. Dall’altro, però, c’è’ il solito ’gap’
che fa del nostro un Paese a due velocità. "Il 65%
delle coppie che decide di spostarsi - dice l’esperta migra verso centri pubblici, realtà quasi assenti in alcune regioni come Sicilia e Lazio». Quei pochi centri
pubblici presenti sul territorio hanno poi «liste d’attesa lunghissime - aggiunge Scaravelli - così in molti
preferiscono andare altrove». Finendo per gravare
ancor di più sulle casse della propria Regione.
soccorse per questi traumi, e
spesso preferiscono vivere anche
il percorso di consapevolezza e
lutto con riservatezza.
Ma quanto ci piacerebbe vivere in un mondo in cui chi fa del
bene merita le prime pagine e in
cui i racconti di vita vera surclas-
sano quelli delle fantasie di chi
preferisce immaginare una vita
perfetta, utopica, capace di far
sparire la vita alla prima imperfezione o dispiacere, perché tutto,
anche il proprio limite, lo vive
con terrore e fobia.
CARLO BELLIENI
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