Isabella Merzagora
Professore Straordinario di Criminologia
GLI UOMINI VIOLENTI
E IL TRATTAMENTO
CRIMINOLOGICO
Torino, 14/11/2013
Allarme o scandalo?
FEMMINICIDI 2000-2011
(Fonte: EURES ANSA)
Anno
Omicidi totali
Femminicidi
V.A.
% sul totale
degli omicidi
Femminicidi
famiglia V.A.
% sul totale
famiglia
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
754
584
610
668
705
597
618
630
610
590
530
551
199
181
186
199
184
138
181
145
147
173
158
170
26,4
31,0
30,5
29,8
26,1
23,1
29,3
23,0
24,1
29,3
29,8
30,9
132
124
141
142
126
98
134
96
104
132
110
120
66,3
68,5
75,8
71,4
68,5
71,0
74,0
66,2
70,7
76,3
69,6
70,6
Già 81 nel primo semestre 2013
Nel 66,3% dei casi omicidi di coppia
(2000/2011), di cui in particolare:
0,1
17,6
7
41,6
Coniuge/Convivente
Partner/Amante
Ex coniuge/partner
Partner omosex
Genere autori e vittime
18
Donne
Uomini
66
67
16
Autori
Vittime
Fonte: Elaborazione dati Eures-Ansa
Le differenze di genere
nell’uxoricidio
L’uomo uccide:
La donna uccide:
• per ragioni di dominio e
possesso;
• al momento della
separazione coniugale ed
affettiva
• In casi di costante
maltrattamento da
parte del partner
Non solo omicidio, ma anche …
violenza nei rapporti col coniuge
28%
oggetti scagliati contro il coniuge
12%
spinte 28%
morsi, pugni, calci 14%
minaccia con armi o coltelli 9%
uso di armi e coltelli 9%
ceffoni 23%
Ricerca statunitense, Gelles, Strauss,
Steinmetz, 1980
In Italia
% forme di violenza subite dalle donne italiane
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di
si
re
v
io
sa
pe len
za
ri
ca
pe
lli
3,9
6,6
6,8
25,2
47,8
48,6
63,4
Elaborazione dati Istat
Non solo l’uccisione:
a) La violenza psicologica
subìta dal 43, 2% delle donne italiane.*
• Apprezzamenti offensivi
• Disistima
• Isolamento
*indagine Istat, 2007
Per inciso
• La violenza psicologica è solo maschile?
Ma l’isolamento è discriminante
anche per l’autore
Teoria criminologica del legame sociale:
•
•
•
•
L’attaccamento ad altri
L’impegno in attività convenzionali
Il coinvolgimento in mete approvate
L’adesione a norme condivise
Impediscono il ricorso al crimine
b) La violenza trasversale: i figli
• La violenza assistita: children witnessing violence
• cioè la violenza -fisica, verbale, sessuale, psicologicacompiuta su figure vicine al minore e a cui egli assista o anche
solo che gli siano riportate. Per il bambino, questo tipo di
abuso risulta essere un’esperienza emotiva minacciosa quanto
difficilmente comprensibile, e con ripercussioni psicologiche
molto gravi
c) La violenza economica
Dover dipendere in tutto e per tutto dal
marito, che arriva anche a sequestrare lo
stipendio della moglie (qualora a questa
sia permesso di lavorare), dandole la
possibilità di usufruirne col contagocce, o
per esempio rifiutando di concederle un
libretto d’assegni o una carta di credito.
d) La violenza sessuale
• Il debito coniugale
• I casi di acquaitance rape e data rape
• Rapporti non graditi, Internet
e) Lo stalking
Appostamento, inseguimento, ricerca
molesta di contatto e/o
comunicazione che talora evolve in
modi particolarmente violenti
QUALCOSA SI PUO’ FARE
(soprattutto se il Ministro non si accorge
che c’è ancora l’Anno Sabbatico)
Non esiste il “tipo d’autore”
• COSE DA MATTI;
• UOMINI DI UN SOLO DELITTO;
• NON POSSO VIVERE SENZA DI TE;
• CRONACHE DI MORTI ANNUNCIATE, infine, sono quei
casi in cui l’omicidio è il dramma finale di una lunga teoria di
maltrattamenti, prepotenze, violenze, accompagnate da una salda
sottocultura di discriminazione di genere e di sostegno alla
violenza, che a sua volta trae alimento dalla messa in atto di
tecniche di neutralizzazione, cioè di quelle auto-giustificazioni
per il comportamento deviante che consentono al soggetto di
neutralizzare appunto il conflitto con la morale sociale e dunque
il rimorso.
Le teorie
La cultura
• Seneca: al padre soltanto spetta il diritto di uccidere
• Statuto di Lucca, 1563: si potevano frustare, percuotere,
ledere e castigare mogli, figli e domestici, purché non se ne
provocasse la morte o lesioni personali gravi
• Il codice napoleonico: il marito deve protezione alla
moglie che, come contropartita, gli promette obbedienza
• 587 C.P.: Chiunque cagiona la morte del coniuge, della
figlia o della sorella nell’atto in cui ne scopre la illegittima
relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa
recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la
reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace
chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona,
che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la
figlia o con la sorella.
La teoria culturale
• Una lunga storia
• I ruoli trasmessi in famiglia
• Gli stereotipi
• Farsi rispettare e magari servire
• Eccetera …
•
•
•
•
•
•
•
•
“Operatore: Così, il fatto che sua moglie e i bambini se ne siano andati è stata
una vera e propria sorpresa per lei
Marito: Certo, naturalmente è stata una sorpresa.
O: E la polizia? Cos’hanno fatto?
M: Mi hanno portato alla stazione di polizia. Mi hanno accusato. Non ho mai
sentito che sia successo prima. Quel che succede all’interno di casa tua non
sono fatti loro!
O: Così sei stato accusato. Questo sembra voler dire che hai infranto la legge.
M: Infranto la legge?
O: Qual’è l’imputazione?
M: Sono stato accusato per aver aggredito mia moglie. E questo non ha senso.
Voglio dire, mio padre non è stato mai imputato per aver aggredito mia madre,
eppure si picchiavano anche loro. E’ stata una sorpresa per me e sarebbe stata
una sorpresa anche per un sacco di altri uomini che conosco. I ragazzi con cui
lavoro hanno scontri in famiglia, ne parlano spesso, nei termini di aver
disciplinato le loro mogli. Essere imputato per aver fatto un po’ d’ordine in
casa mia! Questo è quanto cercavo di fare”
NON TUTTI,
NATURALMENTE
Il ciclo dell’abuso e
l’identificazione con l’aggressore
• “Nulla può superare il dolore dell’anima di quello
che ha subito i tormenti di un altro tormentatore, e
che ora scopre in sé il desiderio di infliggere lui
stesso dolore ad altri” (Peter Kurten, il Vampiro di
Dusseldorf, 1913-29, 9 omicidi).
• Il resilient child
• Quanti? La suggestione delle percentuali
Non lasciarmi
• Patologie dell’attaccamento
• Integrazione mancata fra oggetto buono e oggetto
cattivo: puttane e madonne
• La rabbia sarebbe la risposta più tipica e ricorrente alla
separazione dalla madre, ma i bambini separati dalla madre
osservati da Bowlby alternano la ricerca di contatto a scoppi
d’ira, che avrebbero la funzione di impedire un ulteriore
allontanamento della figura materna, ma che –soprattutto con
le figure di attaccamento successive- avranno invece l’esito
esattamente contrario di favorire l’abbandono, in una spirale
di timore dell’abbandono ⇒ rabbia ⇒ minaccia di
abbandono ⇒ e nuovamente rabbia aggressiva.
• Il momento della separazione come momento a rischio
(stalking)
• Persino la gravidanza
• Love addiction
• La “cultura del machismo” non è un buon affare
neppure per gli uomini: ci si aspetta che siano così
forti e indipendenti da non dover chiedere aiuto (poi
però non sanno stare senza una donna), non possono
mostrare momenti di debolezza, la tenerezza va
dosata e mai rivolta a persone dello stesso genere
pena l’infamante accusa di omosessualità, si pretende
che un uomo non pianga….
• … dev’essere una faticaccia.
• Il guaio è che allora, al posto delle lacrime, il modo di
mostrare la sofferenza è quello eteroaggressivo: non
si piange, si picchia.
Oppure il problema sta sull’altro
versante?
Propensione alle vittimizzazione:
1. Il ruolo dell’educazione
2. L’incapacità appresa
3. La mancanza di risorse e di alternative
La criminodinamica
• Tecniche di neutralizzazione
• Moral disengagement
Le tecniche di neutralizzazione (1)
•
Sykes e Matza:
1.
2.
3.
4.
5.
La negazione della propria responsabilità
La minimizzazione del danno provocato
La negazione della vittima
La condanna di coloro che condannano
Il richiamo a ideali più alti
Le tecniche di neutralizzazione (2)
•
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Bandura:
La giustificazione morale
L’etichettamento eufemistico
Il confronto vantaggioso
Il dislocamento delle responsabilità
La diffusione o diluizione della responsabilità
La non considerazione o distorsione delle
conseguenze
7. L’attribuzione di colpa alla vittima
8. La deumanizzazione della vittima
Chi sono i Barbablù
• Una patologia sottoculturale
• La tautologia psichiatrica
Caratteristiche riscontrate
• socialmente svantaggiati;
• vittime di abusi infantili o testimoni di
maltrattamenti in famiglia;
• precedenti comportamenti violenti all’interno
della relazione o in precedenti relazioni;
• numerosi fallimenti relazionali;
• intendere una relazione intima come proprietà,
con un desiderio di controllo esclusivo;
• avere armi a disposizione;
• precedenti penali, non solo relativi alla violenza
domestica, ma anche per altri crimini;
• presenza di disturbi psichiatrici o, più spesso,
hanno problemi legati all’abuso di sostanze.
Baldry, 2006
PER ESEMPIO
Il trattamento degli
autori di violenza
alle partners
CONVENZIONE
DAP/UNIVERSITA’
Caratteristiche comuni dei
principali modelli trattamentali
• I modelli si dichiarano per la maggior parte
profemministi
• Contengono elementi cognitivocomportamentali
• Compaiono tecniche di skill training
• Responsabilizzare l’autore
• Durata consigliata del trattamento: da 24 a 32
sedute
• L’importanza della professionalità degli
operatori
• Il debriefing per gli operatori
Attenzione!
La quasi totalità degli studiosi e degli
operatori, e le diverse linee-guida
elaborate, sconsigliano approcci quali
la terapia di coppia, il counseling
familiare e quello di coppia che
tendono a “spartire” equamente la
responsabilità della violenza fra
entrambi i soggetti coinvolti
dimenticando che in questi casi c’è
una vittima ed un colpevole
.
Austin, Dankworth, 1999.
Babcock, Green, Robie, 2002.
O’Leary, 2002
I programmi di trattamento in Europa
• Il 18 e il 19 novembre del 2004 si é svolto a Strasburgo il
Seminario dal titolo “Il trattamento terapeutico degli
uomini autori di violenze all’interno della famiglia”. In
quell’occasione i partecipanti si sono accordati per la
costituzione di un gruppo di specialisti europei, per
l’organizzazione di incontri periodici, e sulla necessità di
creare nei Paesi membri strutture permanenti per le
vittime e gli autori di violenza. Hanno inoltre affermato
che il trattamento degli uomini violenti corrisponde ad
una richiesta delle vittime della violenza stessa, e che il
trattamento degli autori rappresenta un mezzo per
ridurre la recidiva.
• Il Seminario ha visto la partecipazione di numerosi
esperti che hanno riferito dei progetti in atto nei loro
paesi in materia; assente l’Italia.
La Dichiarazione dei principi e degli
standard minimi della pratica dei
programmi per gli autori di violenza
domestica e i servizi associati per le donne*
Riserva una particolare attenzione al reclutamento, alla preparazione,
alle competenze degli operatori:
• necessità di specifiche conoscenze deontologiche e giuridiche
relativamente alle norme in materia di violenza domestica e di
protezione delle vittime
• dal punto di vista deontologico, si raccomanda di mantenere chiare
relazioni professionali con i “clienti”, evitando qualsiasi rapporto
sociale, economico, sessuale, ed anzi escludendo che gli operatori
lavorino con soggetti che conoscevano personalmente o da cui erano
già conosciuti.
• Sono richieste specifiche competenze relative alla conduzione dei
gruppi
*Strasburgo, 2004
Work with Perpetrators of Domestic
Violence in Europe – WWP (Lavoro
con gli Autori di Violenza in Europa)
Ha elaborato le “Linee guida per lo sviluppo di
standard per i programmi che operano
con uomini autori di violenza domestica”.
In esordio, il documento avverte che “La
produzione di standard è necessaria per
garantire la qualità del lavoro e, più in
particolare, per assicurare la priorità alla
sicurezza delle vittime e far sì che gli interventi
non comportino conseguenze negative per le
compagne e i partecipanti”.
Che fare? (1)
•
La criminogenesi:
1. La cultura della discriminazione e
dell’ineguaglianza di genere;
2. Gli antecedenti precoci del ciclo
dell’abuso e delle patologie
dell’attaccamento
Che fare? (2)
• La criminodinamica:
Le tecniche di neutralizzazione
Il Metodo
• Programmi “profemministi”
• cosa si intenda per abuso, quale sia la sua visione dei
rapporti e dei ruoli di genere, se ritengono che la violenza
sia un modo accettabile di regolazione dei conflitti,
rammentando anche che la violenza non è solo quella
fisica, e sarà cura dell’operatore farlo comprendere al
soggetto sollecitandolo a riferire, e quindi prendere
consapevolezza, della violenza sessuale, di quella indiretta,
delle azioni di controllo ed isolamento, restrizione
dell’autonomia, eccetera.
• “rivisitare” la biografia del soggetto per capire la sua
esposizione –in famiglia, nel gruppo dei pari, ecc.- al
contagio sottoculturale, e fino a che punto l’identità sia
modellata sullo stereotipo
• la comunicazione di contenuti non violenti e non
prevaricatori servirà ad offrire un’identità alternativa, con
anche la puntualizzazione dei benefici del non doversi
sempre mostrare scevri da debolezza e del poter chiedere
aiuto senza “perdere la faccia”.
• le prigioni sono luoghi in cui la sottocultura della
discriminazione di genere è particolarmente diffusa, e
dunque il mero confronto con i valori degli altri detenuti,
senza il contraltare di valori alternativi, può solo rinforzare
le convinzioni alla base del comportamento di abuso.
La famiglia
• “Come venivano espresse le emozioni nella vostra
famiglia?”
• “Come risolvevano i conflitti i vostri genitori?”
• “Come esprimevano la collera tuo padre e tua
madre?”
• “Cosa facevano quando erano arrabbiati?”
• “Come ti sentivi tu in quei frangenti?”
• “Da bambino, quel’era la frase che ricordate di
aver sentito più spesso dai genitori?”
• “Che insegnamento hai tratto da quelle esperienze
nell’educazione dei tuoi figli?”
Le tecniche di neutralizzazione
e la responsabilizzazione
• “Che scuse mi sono inventato?”, “Come ho
spiegato il comportamento dopo averlo
agito?”, “Come ho definito gli effetti
dell’azione sulla vittima?”
• IL PUNTO DI VISTA DELLA VITTIMA
E LE REGISTRAZIONI
• Il contratto di partecipazione
• Il gruppo
• La durata
• La storia di vita
• La pericolosità
• Contatti con le vittime
• Mulietnicità
• La patologia psichiatrica e l’abuso di
sostanze
• La fine della sedute
GLI OPERATORI
• Una preparazione specifica e
specificatamente criminologica
• Deontologia
• Debriefing
Un auspicio per concludere
• Per le modifiche culturali (forse) bastano i
corsi e i congressi, per quelle pratiche ci
vogliono le leggi
• La bontà e l’insufficienza dell’intervento
penale
GRAZIE
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Gli uomini violenti e il trattamento criminologico