FOTO DI ELISABETTA ERRANI EMALDI 1 LHUNDRUP DHECHEN (GRANDE BENEDIZIONE) Soggetto e sceneggiatura di Elisabetta Errani Emaldi (S.I.A.E.) Copyright 2011. All rights reserved SOTTOTITOLO L'esperienza di tre amici nell'esplorazione di Kathmandu e dei suoi incantevoli templi, a contatto con misteriosi monaci tibetani ed eventi esoterici, nel monastero di Kopan sulla collina del sole, alla ricerca dell'illuminazione. Quando il Dharma si trasforma in una spada di diamante che apre i cuori e vi semina luce. Copyright Valid for life Document on Real Time Timestamping Server Status : "Successfully deposited" FILENAME : DEP634599874451093750PDF.SCENEGGIATURALHUNDRUPDHECHEN(1).pdf 2 Personaggi 1. Elisabetta, italiana, cinquantenne. 2. Serena, dottoressa, cinquantacinquenne, italiana, amica di Elisabetta. 3. Franco, ex giudice in pensione, marito di Serena, settantatreenne. 4. Rosina, madre di Elisabetta, settantaseienne. 5. Alcuni passanti, un conduttore di bus. 6. Alcuni passeggeri, cinque ragazzi, un autista con taxi. 7. Due guardie nepalesi. 8. Gopal, avvocato nepalese, amico di Franco, quarantenne. 9. Autista di taxi. Kumari Devi, la Dea bambina, nepalese. 10. Gruppo dei francesi, descritti nella Scena 16. 11. Un taxi tutto sbaraccato, con autista nepalese. 12. Due guardie nepalesi in divisa militare, un gruppo di monaci. 13. Thubten Khedup, monaco tibetano quarantenne, segretario. 14. Due giovani monaci tibetani, sui venti. 15. Alcuni bambini, donne e uomini nepalesi. 16. Jolanda, quarantenne spagnola, divide la stanza con Elisabetta a Kopan 17. Karen Vslham, monaca svedese, sui quaranta. 176 studenti 18. Neil Houston, monaco, maestro australiano, sui 45 anni. 19. Tre passanti. 20. Un gatto tigrato. 21. Alcune persone sedute sotto un albero. 22. Un monaco, una giovane negra, un giovane con capelli lunghi. 23. Una donna europea, sui quaranta, robusta. 24. Lama Charo, bambino nepalese, di nove anni. 25. Quattro donne, due monaci bambini, quattro uomini. 26. Due monaci. 27. Tutti i monaci del monastero. 28. Una coppia di americani. 29. Lama Lhundrup Rigsel, tibetano sui settanta. 30. Dottoressa Eva, sui trentasei anni, svedese. 31. Monaci bambini. 32. Una ragazza che suona il campanello. 33. Un monaco. 34. Due operai e due donne anziane nepalesi, quattro persone. 35. Una neonata di cinque mesi, un prete, un gruppo di persone. 36. Un uomo e una donna in attesa. 37. Un indiano sui cinquanta, con barba e turbante bianco. 38. Un gruppo di saggi con vesti e lunghe barbe bianche 39. Due donne nepalesi, alcuni bambini, un bufalo. 40. Tre donne e due uomini nepalesi, due bambini, due bufali. 41. Gruppo nepalese di persone di tutte le età. 42. Una monaca sui ventidue anni svedese e tre monaci bambini. 43. Un monaco sui trent’anni, tibetano. 44. Gruppi di monaci in dibattito. 45. Due bambini nepalesi di sette e cinque anni. 3 46. Una religiosa mendicante, due uomini e una donna. 47. Alcune persone. Scena 102. Una coppia. 47. Due monaci tibetani 49. Un monaco tibetano. 50. Vecchio monaco tibetano, ottantenne. 51. Un monaco. Una coppia di nepalesi 52. Un taxi con autista nepalese. 53. Alcune donne tibetane con vesti tradizionali. 54. Alcuni uomini nepalesi. 55. Vari autisti di taxi. 56. Una donna italiana sui trent’anni. 57. Un Buddha, un Re, una Regina e cortigiani. 58. Uomini, donne e neonati. Copyright Valid for life Document on Real Time Timestamping Server Status : "Successfully deposited" FILENAME : DEP634599874451093750PDF.SCENEGGIATURALHUNDRUPDHECHEN(1).pdf 4 0. Prima dei titoli Dissolvenza in apertura (dissolve to fade-in), lo schermo è nero, appare una dicitura in arancione. Il Buddha, meditando sul modo di liberare l’umanità dall’oppressione del dolore, giunse a questa verità: quando l’uomo consegue il suo fine più alto, dissolvendo nell’universale tutto ciò che è individuale, si libera dalla servitù del dolore. Tagore L’anima del Cristo è la vita dell’universo. La coscienza dell’unità è il corpo di Cristo, il soffio dell’amore il suo sangue. Inayatkhan Dissolvenza in chiusura (dissolve to fade-out). A intervallo scorrono i titoli su panoramica della stanza da letto, primi piani degli oggetti nella stanza e di Elisabetta. 1. Mattino. Casa di Elisabetta. Stanza da letto 10 - 08 - 2001. Stanza ampia di colore bianco, con grande letto in ottone, tenda di raso di color avorio che cade sulla spalliera del letto, raccolta in cima da un drappo in batik, fantasia bordeaux e avorio. Sulla tenda di raso è fissata in posizione centrale un’icona greca con Madonna e Bambino. Tendaggi al finestrone del balcone, in eguale tessuto bordeaux avorio. Mobili in smalto bianco, con specchiere celesti. Enorme sedia di vimini e tavolino smaltati di bianco, in stile indonesiano, con sopra una grossa Bibbia bordeaux su cui arde una candela bianca. Elisabetta, media altezza, longilinea, viso rotondo, occhi e capelli neri a caschetto, sui cinquant’anni, è seduta sulla sedia indonesiana, indossa un kimono di seta color argento con ricami cinesi in nero e arancione, ha le mani giunte. ELISABETTA: - Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo come era nel principio, e ora, e sempre, nei secoli dei secoli. Amen... Prego il Cristo, la Madonna, il Buddha e tutta la gerarchia divina affinché io possa compiere la mia parte nel Lavoro Unico, con abnegazione, innocuità e giusta parola. Prego per la pace nel mondo e la felicità dell’umanità.. Om many padme hum! Om many padme hum! Om many padme hum! Nammioho- renghe-chio! Nam-mioho-renghechio! Nam-mioho-renghe-chio! Chiude sul titolo / Main Title: 5 Lhundrup Dhechen (Grande Benedizione) 2. Esterno. Mese di maggio 2001. Arena di Verona al tramonto. Franco veste un paio di pantaloni e un maglione dello stesso colore blu scuro, con camicia bianca, è un uomo sui settanta, alto, magro, viso lungo, capelli bianchi argento. Serena, la moglie, indossa un paio di pantaloni verde malva con maglione giallo, sui cinquantacinque anni, media altezza, magra, viso rotondo, occhi celesti e capelli biondi che le cadono sulle spalle. La coppia sta entrando nell’arena di Verona. FRANCO: - Serena, hai telefonato a quella tua amica che hai conosciuto a bordo di una nave sette anni fa? I raggi del sole al tramonto illuminano l’arena di riflessi colorati. SERENA: - Si, Elisabetta mi ha detto di ringraziarti per i fogli dell’iscrizione che le hai spedito. FRANCO: - (fermandosi ) Allora, si iscriverà al corso di studi e meditazione al monastero di Kopan per il mese di novembre? Franco riprende a camminare salendo alcuni scalini nell’arena. SERENA: - Si, lei era pronta a partire anche l’anno scorso, se non avessimo dovuto recarci in Cina. Mentre Franco si siede a guardare il tramonto dietro le mura dell’arena, Serena lo raggiunge e gli si siede accanto. SERENA: - Era tutta entusiasta quando le ho detto che, dopo il ritiro nel monastero, le avremmo fatto visitare Kathmandu e i dintorni. FRANCO: - (pensieroso) Sono curioso di conoscere questa misteriosa Elisabetta che scrive sceneggiature sulle sue esperienze paranormali. SERENA: - Rimarrai stupito, lei ha sogni premonitori, quindi prima di partire dovrò informarmi se ha previsto qualche disavventura. Chiude su primo piano della coppia, mentre Franco con espressione scettica mette un braccio sulle spalle della moglie e la fissa serio come se avesse detto un’eresia. Dissolvenza incrociata (dissolve to fade-over). 3. Interno. 17 maggio 2001 . Mattino, stanza da letto di Elisabetta. 6 Elisabetta indossa un kimono nero e rosso, è seduta sulla sedia indonesiana, ha le mani giunte. ELISABETTA: - (prega) Om many padme hum! Om many padme hum! Om many padme hum! Nam-mioho-renghe-chio! Nam-mioho-renghechio! Nam-mioho-renghe-chio! Si alza e va a sdraiarsi sul letto, mette le mani sul cuore, chiude gli occhi, si rilassa. ELISABETTA: - (voce fuori campo) Caro maestro interiore, vuoi dirmi se troverò mai un produttore per le mie sceneggiature? All’improvviso Elisabetta ha una visione: Vede centinaia di campi di grano maturo, che si estendono all’orizzonte e un piccolo spazio di erba verde brillante, poi appare il Cristo in una lunga veste bianca, che le sorride, mentre dalle sue mani alzate verso il cielo azzurro spiccano il volo due colombe bianche. Elisabetta si siede sul letto sorpresa a riflettere sulla visione, mentre alcune lacrime di gioia le solcano il volto. ELISABETTA: - (voce fuori campo off screen) Caro Gesù, ti amo tanto, grazie di cuore per il tuo prezioso messaggio e per aver affermato: “Chiedete e otterrete; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”. Probabilmente Gesù intende dirmi che sto seminando bene, quindi avrò un buon raccolto, anche se immagino che dovrò avere pazienza e pregare molto. 4. Esterno. Cinque giugno 2001. Casa di Elisabetta. Giardino. Ore diciannove. Elisabetta, che indossa un vestito lungo a fantasia, esce di casa con il cordless in mano, attraversa il giardino e va a sedersi sotto il gazebo, dove c’è un tavolino con quattro sgabelli in cemento bianco di stile neoclassico, un lampione e un grosso pino che innalza i suoi rami verso il cielo. Il sole è ancora alto, gli uccelli cinguettano nel silenzio della sera. ELISABETTA: - (digita un numero) Pronto, Serena. SERENA: - Ciao Elisabetta, dimmi! ELISABETTA: - Serena, hai saputo della strage della famiglia reale del Nepal, il primo giugno, nel palazzo reale di Kathmandu? SERENA: - Già, io e Franco siamo preoccupati per la rivolta popolare che è in corso, da quando Birendra, il fratello del re, è andato al potere. ELISABETTA: - (brontola) Speriamo che questa guerriglia finisca prima di novembre, altrimenti dovremo rinunciare al nostro viaggio. 7 SERENA: - (sospirando) Lo voglio sperare, noi abbiamo degli amici nepalesi, quindi siamo in ansia anche per loro. ELISABETTA: - Immagino! Ma senti, dal momento che entro il 15 di giugno dobbiamo pagare la prenotazione al monastero di Kopan, che cosa avete deciso di fare? SERENA: - (decisa) Prenotiamo comunque, sperando che nei prossimi tre mesi la situazione in Nepal si normalizzi. ELISABETTA: - D’accordo, ora ti lascio, salutami Franco e digli che non vedo l’ora di conoscerlo. SERENA: - Sarà fatto, un abbraccio! Chiude su primo piano (close up) di Elisabetta, mentre pensierosa posa il cordless sul tavolo. 5. Esterno. Pomeriggio soleggiato. Quindici ottobre 2001. Casa di Elisabetta. Giardino. Un sole autunnale distribuisce i suoi raggi intorno e fra i rami degli alberi, le foglie colorate cadono danzando lentamente alla spinta di leggere folate di vento. Ovunque brillano, sotto cascate di luci, le foglie morte sul tappeto verde nel giardino. Rosina ed Elisabetta sono in giardino, sedute al tavolo, sotto il gazebo di fronte al lampione stile neoclassico. Rosina ha settantasei anni, media altezza, robusta, viso rotondo, occhi scuri, capelli mossi e castani, indossa un vestito a giacca scuro con una maglietta giallo limone. L’anziana donna fissa la figlia preoccupata; lei indossa un paio di pantaloni neri e un maglione rosso. ROSINA: - Io non ti capisco, dopo l’attentato alle Torri Gemelle avresti dovuto rinunciare a intraprendere un viaggio così rischioso. ELISABETTA: - Senti mamma, per il momento la guerriglia maoista in Nepal si è calmata, poi dopo l’undici settembre i controlli negli aeroporti sono raddoppiati. LA MADRE: - (nervosa) Ma insomma, Elisabetta, il mondo intero ha smesso di viaggiare in aereo, ci sarà poi un motivo! ELISABETTA: - (sospira) Non c’è ragione di preoccuparsi, io non ho sognato niente di cui allarmarmi, vedrai che andrà tutto bene. Rosina riflette pensierosa. ELISABETTA: - Ti ricordi l’anno scorso prima di partire per l’Australia, per ben due volte ho sognato che sarei rimasta bloccata all’aeroporto di Sydney e così è successo, perché Ornella perse il passaporto. 8 ROSINA: - Ma si, tanto non mi ascolti. ELISABETTA: - Senti mamma, si sa che i Lama tibetani hanno poteri di veggenza. ROSINA: - (stanca) Allora? ELISABETTA: - Il sei ottobre ho ricevuto un email dal monastero di Kopan, in cui i monaci assicuravano che, dopo i gravi attentati all’America, avevano interpellato il loro Maestro spirituale, Lama Zopa Rimpoche, a proposito della sicurezza del viaggio in Nepal e lui aveva risposto di riferirci che tutto sarebbe andato bene. ROSINA: - (tranquillizzandosi) Speriamo bene! Chiude su primo piano (close up) delle due donne, mentre Elisabetta sorride felice. 6. Interno casa di Elisabetta. 18 ottobre 2001. Mattino, stanza da letto. Elisabetta sta camminando in un campo verde, quando vede il Cristo che, insieme a un gruppo di persone, le va incontro sorridendo. Sta dormendo nel suo letto, indossa una camicia da notte arancione, si sveglia all’improvviso, si siede sul letto pensierosa. ELISABETTA: - (voce fuori campo off screen) Santo cielo, ora che ci penso, il 24 giugno nel dormiveglia ho visto la Madonna che lavorava nel mio campo di grano. Il 16 settembre, ho sognato Padre Pio, che mi fissava serio, poi si metteva la tunica e andava all’altare a pregare. Il 15 ottobre ho sognato due grandi elefanti che procedevano uno davanti all’altro con grossi carichi, poi la scena è cambiata e ho visto Padre Pio che raggiungeva ansimando la cima di una montagna. Già, e l’altra notte, tra il sonno e la veglia, ho visto alcuni monaci tibetani che volavano via da me ed ho avuto la sensazione che mi abbiano dettato qualcosa nel sonno. Elisabetta si alza in piedi pensierosa e va a sedersi sulla sedia indonesiana. Chiude su un suo primo piano (close up) mentre sorride felice. 7. Primo Novembre. Interno, esterno stazione di Verona. Pomeriggio soleggiato. Nella stazione si ode una voce all’altoparlante che annuncia la partenza di un treno. Elisabetta, che indossa un paio di pantaloni e maglietta color ruggine, sciarpa e giacca a vento con cappuccio neri, spinge 9 un carrello con una valigia e una borsa fuori dal deposito bagagli, quando vede Serena con due codini legati da elastici rossi, pantaloni dello stesso colore, camicetta bianca e gilet sportivo scuro, che le va incontro. SERENA: - Ciao, Elisabetta!! Elisabetta blocca il carrello nel corridoio, mentre le passano davanti alcune persone con borse da viaggio. ELISABETTA: - (felice) Ciao Serena, lo sai che non ci vediamo da sette anni, ma tu non sei cambiata affatto, mi sembri una ragazzina. Le due amiche si abbracciano commosse. SERENA: - Complimenti, anche tu sei la stessa di sette anni fa, ma dove ti sei cacciata, io e Franco ti aspettavamo fuori dalla stazione. ELISABETTA: - (spingendo il carrello) Hai ragione, ma da quando ci sono stati gli attentati alle Torri Gemelle, tutto è diventato più complicato al deposito bagagli. Elisabetta segue l’amica fuori dalla stazione. SERENA: - Già dimenticavo, ci sono due poliziotti che controllano tutto, quindi hai dovuto fare la fila. ELISABETTA: - Senti Serena, io non ho sognato niente di allarmante che riguardi il nostro viaggio in Nepal, e tu? SERENA: - Nemmeno io, quindi credo che potremo stare tranquille, non dovremo subire le minacce di qualche terrorista. Raggiungono il pullman per l’aeroporto, fermo davanti alla stazione, mentre Franco, che indossa pantaloni e maglione scuro con giacca a vento rossa va loro incontro sorridendo. FRANCO: - Ciao Elisabetta! SERENA: - Ti presento mio marito. ELISABETTA: - (stringendogli la mano) Finalmente ho l’onore di conoscerti, so che sei stato un giudice importante! FRANCO: - (sorridendo) Adesso sono in pensione, quindi mi dedico a tutt’altro. Prende la valigia di Elisabetta e la passa al conduttore del pullman, un uomo alto, attraente, magro, in divisa e cappello, che la sistema nel portabagagli e chiude lo sportello. Tutti salgono. 10 Chiude, mentre il pullman si mette in moto e parte. 8. Al tramonto, esterno, aeroporto di Verona. Decollo dell’aereo. Un sole invernale scende all’orizzonte, mentre l’aereo prende velocità sulla pista e s’alza verso il cielo rosa argento. Chiude su inquadratura dell’aereo che diventa sempre più piccolo e s’allontana trai i colori delicati d’un tramonto invernale. 9. Mattino del 2 novembre, ore sette. A bordo aereo in volo per il Nepal. Tutti dormono, da alcuni oblò aperti entra la luce del giorno, quando si ode la voce di un hostess fare un annuncio in varie lingue. HOSTESS: - Gentili signore e signori, il capitano e l’equipaggio vi augurano un buongiorno, fra poco verrà servita la colazione. L’arrivo a Kathmandu è previsto per le ore undici e trenta. Temperatura prevista venti gradi. Alcuni passeggeri sbadigliano. Serena e Franco sono seduti alcune fila più avanti di Elisabetta. Le luci all’interno dell’aereo si accendono. Serena raggiunge Elisabetta. SERENA: - Allora, hai dormito bene? ELISABETTA: - (mezz’addormentata) Certo, e voi? SERENA: - Non c’è male! ELISABETTA: - Ti dispiace se più tardi ti farò compilare i miei moduli per lo sbarco in Nepal? SERENA: - (seria) Ah, già è vero: hai grossi problemi alla vista, non preoccuparti ti farò io da scrivano quando ne avrai bisogno. ELISABETTA: - Ti ringrazio di cuore, cercherò di sdebitarmi in qualche modo. SERENA: - (seria) Figurati. 10. Mezzogiorno soleggiato. Esterno. Aeroporto di Kathmandu. Dall’aeroporto escono Franco ed Elisabetta che spingono ognuno un carrello pieno di valigie, seguiti da Serena e altri passeggeri pure con valigie. I tre amici si fermano sul marciapiede e, dopo il passaggio di un’auto, attraversano la strada. All’improvviso un gruppo di cinque ragazzi tutti sudati, con ciabatte, pantaloncini corti, magliette 11 sporche e stinte, piombano veloci sui carrelli, afferrano le valigie e s’avviano ad un taxi. RAGAZZI: - (gridando) Taxi, taxi! I tre amici non hanno il tempo di protestare, quindi lasciano i carrelli vuoti e seguono i cinque monelli, che già stanno caricando i bagagli sul taxi. I RAGAZZI: - (allungano le mani e implorano) Rupie! Rupie! Elisabetta e Franco distribuiscono delle rupie ai ragazzi, che corrono via gridando e urlando nella loro lingua. FRANCO: - (all’autista ) How much does it cost to go to Manaslu Hotel? (Quanto costa raggiungere il Manaslu Hotel)? L’UOMO: - (mal vestito e sudato) Only three hundred rupie! (solo trecento rupie!) FRANCO: - (salendo) Andiamo! Elisabetta e Serena saltano sul taxi tutto scassato e sporco, che parte rombando, tra strade di campagne arate, con poca vegetazione. Infine rallenta la corsa, mentre entra nella città di Kathmandu, per strade strette affollate, piene di negozi, mercati, animali ecc. Chiude mentre il taxi procede lento fra un gruppo di donne nepalesi che vestono stupendi sari colorati. 11. Esterno Manaslu Hotel. Il Manaslu Hotel sembra un palazzo, è tutto bordeaux con rifiniture in bianco, sul davanti si estende un prato verde quadrato, circondato di piante tropicali e statue orientali, in fondo al giardino un tempio indù con altre statue sacre. All’entrata dell’hotel c’è una tettoia con un rampicante e magnifiche piante in fiore. Il taxi entra nel giardino,procede e gira davanti all’entrata e si ferma, due guardie in divisa verde con cappello escono dall’hotel, aprono gli sportelli alle donne sorridendo. Franco estrae il portafoglio dalla tasca dei pantaloni e paga il tassista. Mentre le due donne escono ringraziando, le due guardie chiudono gli sportelli e vanno a scaricare i bagagli degli ospiti e li portano all’ufficio informazioni. Franco scende dal taxi. FRANCO: - (alle due donne) Faccio portare i bagagli nelle nostre stanze, poi andiamo a pranzare! Mentre Franco, preceduto dalle due guardie, entra nell’Hotel, Elisabetta guarda il giardino incantata. 12 SERENA: - Bello, vero? ELISABETTA: - (sorridendo) Incantevole! SERENA: - Il giardino posteriore dell’hotel Manaslu è ancora più bello, c’è anche un pollaio con galline, fagiani e uccelli dalle penne colorate IL TASSISTA: - (andandosene) Bye, bye! Chiude su inquadratura (shot) delle due donne, mentre ricambiano il saluto sorridendo e agitando le mani. Dissolvenza Dissolve to. 12. alone. Ufficio informazioni. Bar. Interno ristorante. Le due donne stanno per entrare, quando le guardie aprono loro la porta sorridendo. Il salone, di fronte all’ufficio informazioni, è uno splendore: soffitti bianchi rifiniti in oro, salotto in legno con divani in pelle, sul pavimento e sui mobili grandi e piccole statue dorate, indù e buddiste, alle pareti quadri appesi con pitture sacre dai colori vivaci. Sul muro di fronte al salotto un grande quadro con il Re e la Regina che sorridono felici. ELISABETTA: - (sussurra) Che tristezza se penso che solo pochi mesi fa sono stati giustiziati con tanta crudeltà insieme a tutta la famiglia reale. Proseguono e entrano nel bar che è tutto in legno nero, come il ristorante alle cui pareti sono appese alcune antiche finestre tipiche nepalesi, lavorate a mano, come il soffitto e le lampade. Alternati alle finestre quadri dai colori vivaci con divinità Indù e Buddiste. I tre amici sono seduti ad un tavolo, vicini ad un camino spento, stanno gustando una zuppa di verdure, quando Elisabetta sposta il vaso con fiori dal centro del tavolo e lo sostituisce col cestino del pane. ELISABETTA: - Sai Franco, sarà un onore incontrare il tuo amico Gopal e mi addolora pensare che è stato picchiato e rinchiuso più volte nelle galere nepalesi. FRANCO: - (serio) È un bravo avvocato che rischia la sua vita per delle buone cause, poi insegna anche i diritti umani all’università di Kathmandu! SERENA: - Franco ha incontrato Gopal parecchi anni fa a Strasburgo, proprio durante un corso sui diritti umani. FRANCO: - Pensa, Gopal era di casta bramina, ma è stato escluso, quando ha sposato una fanciulla di casta inferiore. Elisabetta ascolta curiosa. 13 SERENA: - Ha mandato il figlio e la moglie in America, per proteggerli, poi ha dichiarato “Il mio paese ha bisogno di me, quindi io resto in Nepal”. SERENA: - (spostando la scodella) Poco tempo fa l’hanno picchiato e abbandonato sanguinante con alcune ossa rotte in mezzo alla strada! FRANCO: - (preoccupato) Sta per uscire un libro che Gopal ha scritto sui diritti umani, per insegnare al suo popolo come difendersi dalle ingiustizie. Ho paura purtroppo che, per questo, finisca ancora una volta in galera. Chiude su primo piano (close up) dei tre amici. ELISABETTA: - Trovo sia un uomo straordinario! 13. Esterno. Pomeriggio. Giardino posteriore dell’Hotel Manaslu. Il sole del pomeriggio illumina il grande giardino al cui centro si erige una piramide nera di ferro a gradini, con sopra la statua di Ganesh (statua indù con testa di elefante). Al centro del giardino tavolini e sedie in ferro battuto, dove Franco e Gopal sono seduti a chiacchierare (Gopal è un uomo attraente alto, robusto, capelli e barba nere e ricci, viso rotondo occhi scuri, piccoli occhiali da vista, pantaloni neri con maglione verde, camicia chiara). In fondo, davanti al giardino, una tettoia al cui centro sta un grande tavolo rettangolare con sedie di legno scolpite, festoni rossi e gialli, ad ogni angolo statue sacre indù, a sinistra della costruzione il pollaio, a destra un tempio Indù con fontane e statue suggestive, tutt’intorno canne e alberi tropicali. Elisabetta e Serena escono dall’hotel, da una antica porta di legno tutta lavorata a mano. ELISABETTA: - Serena, la statua di Ganesh cosa rappresenta? Stacco su primo piano della testa di Ganesh, posta sopra la piramide. SERENA: - Il dio della conoscenza e della prosperità. Si avvicinano al tavolo di Franco e Gopal, che come le vede, si alza in piedi. GOPAL: - (stringendo la mano a Serena) Sono felice di rivederti in Nepal, Serena!. GOPAL: - Tu devi essere Elisabetta, Franco mi ha parlato di te nell’ultimo messaggio e-mail che mi ha spedito da Verona. ELISABETTA: - (stringendogli la mano emozionata) Franco e Serena mi hanno raccontato tante cose straordinarie su di te, perciò conoscerti è un grande onore. 14 GOPAL: - (felice) Figurati! Si siedono sotto il sole caldo del pomeriggio, intorno gli uccelli cinguettano, corvi e cornacchie volano sul prato verde gracchiando incuranti delle loro presenze. FRANCO: - (curioso) Come va la situazione politica al momento? GOPAL: - (serio) Il mese scorso ha avuto luogo, in un clima cordiale, il primo incontro tra esponenti del governo nepalese e dei ribelli maoisti. FRANCO: - Da quello che ho trovato in internet, pare che sia il primo incontro da quando il partito maoista ha scatenato una cruenta rivolta nel paese. GOPAL: - Già, tra le richieste dei maoisti figurano l’abolizione della monarchia costituzionale e l’approvazione di una costituzione repubblicana. SERENA: - Ci saranno altri incontri? GOPAL: - Sì, da quando il primo ministro Sher Boahadur Demba e il leader maoista Kamal Dalil si sono accordati nei colloqui di pace, i guerriglieri si sono astenuti da attacchi massicci contro le forze di sicurezza. FRANCO: - (fissa Gopal ) Speriamo che questa tregua duri! GOPAL: - (sospirando ) La situazione in Nepal è grave, quindi ho paura che la pace non duri a lungo. All’improvviso una cornacchia vola sull’albero vicino alla piramide gracchiando nervosa e dibattendo le ali contro i rami, allora Gopal fissa gli amici serio. GOPAL: - (sibila) Una leggenda nepalese afferma che quando una cornacchia si comporta così, ci saranno notizie poco piacevoli. ELISABETTA: - (seria) Speriamo che sia solo una leggenda. SERENA: - (sussultando) E sarebbe meglio, viste le prospettive. I quattro scoppiano a ridere divertiti, in quel mentre si presenta un cameriere con cabaret, teiera, tazze e alcune bibite. Chiude su inquadratura del cameriere, mentre serve i quattro personaggi. 14 Esterno. 3 novembre. Centro Kathmandu. Durbar Square. Esterno, interno palazzo della Kumari Devi. 15 Sono le nove. Il sole splende alto ed illumina la favolosa piazza di Durbar Square, dove discorrono turisti e nepalesi spensierati e allegri. Un taxi con i tre amici si ferma davanti alla piazza; Elisabetta indossa un paio di pantaloni attillati neri, con una maglietta rossa e occhiali neri. Serena un paio di pantaloni e corpetto sportivo verde malva con camicetta bianca, tiene i capelli stretti in due codine. Le due amiche scendono dal taxi, mentre Franco, pantaloni neri e maglione verde, paga il tassista, esce, chiude la portiera e le raggiunge. SERENA: - Elisabetta, andiamo a visitate la Kumari Chowk, dimora della dea vivente, la bambina che è stata scelta da una particolare casta indù per il suo coraggio e altre qualità. ELISABETTA: - Ho visto un documentario tempo fa, che parlava della Kumari Devi! I tre attraversano la piazza. FRANCO: - Le Kumari vengono scelte dall’età di quattro anni alla pubertà e devono avere 32 qualità fisiche, incominciando dal colore degli occhi, dalla forma dei denti, dal suono della voce, ecc... SERENA: - Riguardo a questo personaggio, vengono fornite due interpretazioni; secondo la prima, si tratterrebbe dell’incarnazione della dea vergine, Kanya Kumari. FRANCO: - In base alla seconda interpretazione più verosimile, non saremmo di fronte ad una incarnazione, ma ad una “rappresentazione vivente” della dea Taleju o di Durga… ELISABETTA: - (sorridendo) Infatti, i nomi di queste tre dee fanno parte dei 72 nomi di Parvati, sposa di Shiva. Elisabetta s’incanta a guardare i templi di Shiva e Vishnu (panoramica (pan shot) di ciò che vede) poi si gira e si trova di fronte al palazzo della dea vivente, ammira le sculture lignee delle finestre e le porte sulla facciata laterale dell’antico palazzo, di rara finezza architettonica. SERENA: - (fissando Elisabetta) Il palazzo della dea vivente fu costruito nel 1757 per desiderio del Re, Jaya Prakash Malla, infatti la Kumari è ritenuta la protettrice della Dinastia dei Malla. ELISABETTA: - (avviandosi all’interno del palazzo) So che agli occhi dei buddisti appare come la personificazione del “principio femminile della Conoscenza o del Potere”. FRANCO: - (segue Elisabetta) Il palazzo è un gioiello dell’architettura e dell’artigianato nevari. 16 La corte interna, di dimensione ridotte, è ornata di numerose finestre scolpite a merletti di legno lavorato. I tre amici vedono la Kumari alla finestra. Stacco (cut to) su primo piano della Kumari alla finestra. Il suo volto è truccato, la fronte quasi interamente coperta di uno strato di simrik rosso, gli occhi allungati con tratti neri di khol. Il suo sguardo è fisso, l’espressione impassibile, non sorride mai. Elisabetta estrae la macchina fotografica e sta per scattare una foto, quando la Kumari se ne va in tutta fretta. SERENA: - (brontola) Elisabetta, non lo sai che è proibito fotografarla? ELISABETTA: - (seria) Scusate, non lo sapevo! Per quanto ne so la Kumari è un personaggio d’origine buddhista, vero? FRANCO: - (mentre escono) Certo, esempio stupefacente della compenetrazione delle due religioni e della tolleranza in materia, caratteristica della popolazione e dei dirigenti nepalesi. Panoramica di Durbar Square. ELISABETTA: - Magnifico esempio di fratellanza. 15. Esterno. Kathmandu. Durbar Square. Mentre i tre amici passeggiano tra i templi di Durbar Square, circondati da uomini, donne e bambini nepalesi che giocano intorno rumorosi e felici, Elisabetta scatta delle foto. SERENA: - Con i gravi problemi che hai alla vista, come fai a inquadrare gli oggetti? ELISABETTA: - (sorride) Vado ad intuito, infatti riesco a scattare comunque delle belle foto. FRANCO: - Mi domando come fai a scrivere sceneggiature al computer? Elisabetta si ferma a fotografare un tempio. ELISABETTA: - Riesco a vedere la tastiera, ma posso leggere sul monitor solo con l’aiuto di una lente di ingrandimento, facendo ovviamente una certa fatica. I due amici fissano Elisabetta preoccupati, ma lei sdrammatizza. 17 ELISABETTA: - Io non soffro per questo, la vedo come un’esperienza che mi serve per evolvere più in fretta, quindi non mi arrendo di fronte alle difficoltà, ma le affronto e le supero. SERENA: - (felice) Complimenti! FRANCO: - Elisabetta, cosa trattano le tue sceneggiature? SERENA: - Elisabetta scrive le sue esperienze paranormali. Franco fissa l’amica stupito, allora lei interviene. ELISABETTA: - Avanti, mettetevi in posa, che vi faccio una foto in mezzo a questi magnifici templi. Franco e Serena si abbracciano teneramente, allora Elisabetta scatta la foto. ELISABETTA: - (scherzando) Con quello che ci vedo spero di non avervi tagliato fuori la testa. Serena e Franco la fissano preoccupati. Elisabetta esplode in una risata fragorosa, che contagia anche gli amici. Chiude su panoramica (pan shot) di Durbar Square, mentre i passanti puntano curiosi i loro occhi sui tre amici che ridono divertiti. 16. Interno Manaslu Hotel. Notte: ore quattro del quattro novembre. Stanza da letto. Una stanza con due letti, un quadro alla parete con le campagne sconfinate del Nepal, una grande finestra che dà sul giardino posteriore dell’hotel, che illumina un salottino composto da due poltrone comode e un tavolino. Due grandi abat-jour sui comodini e uno dello stesso tipo sulla scrivania. Elisabetta, che indossa una camicia da notte color salmone, ha la seguente visione durante il dormiveglia: vede due monaci tibetani, con teste rasate e tuniche bordeaux e arancione che volano via alzandosi verso il soffitto e spariscono. ELISABETTA: - (voce fuori campo off screen) Santo cielo, anche ieri notte ho avuto la visione dei monaci che volavano via da me e svanivano verso il soffitto, la stessa che mi è capitata per alcune notti anche a casa. Si alza in piedi, va alla finestra, sposta la tenda: (panoramica shot di ciò che vede dalla finestra) lampioni accesi che illuminano il magnifico giardino. Poi lascia andare la tenda, socchiude gli occhi e in flash back ha visione di un gruppo di persone che le sorride (sarà il 18 gruppo di undici francesi, sei donne e cinque uomini, incluso il monaco, che incontrerà e riconoscerà nel monastero). ELISABETTA: - (voce fuori campo off screen): Santa Maria, mi sta ritornando in mente un sogno flash, dove ho visto un gruppo di persone che mi sorridevano, tra cui ricordo un giovane uomo alto, magro, dai lunghi capelli neri e un monaco, magro, dal viso lungo, occhi vispi. Chiude su primo piano (close up) di Elisabetta, mentre si siede sulla poltrona a riflettere. Descrizione degli undici personaggi che hanno un ruolo nella storia: JEAN FRANCOIS, monaco francese alto, magro, dal viso lungo, occhi vispi, capelli rasati, trentenne. WILLY, alto, magro, viso lungo, capelli e occhi neri, aspirante monaco, trentenne. DENIS, sui quarantacinque anni, magro, media altezza, viso rotondo, occhi azzurri, occhiali da vista, barba e baffi, pochi capelli biondi. ALAIN, aspirante monaco, basso, magro, viso rotondo, occhi chiari, stempiato con capelli castani, occhiali da vista. FRANK, alto, magro, viso lungo, occhi scuri, capelli castani corti. MARIE, piccola e magra, viso lungo, occhi scuri, taglio dei capelli a caschetto, color castano rosso. MIREILLE, cinquantenne, molto giovanile, magra, altezza media, viso rotondo, occhi scuri, capelli ricci e corti. CATHERINE, quarantenne, alta, robusta, viso lungo, occhi scuri, capelli lisci castani. ISABELLE, venticinquenne, media altezza, sul robusto, capelli e occhi scuri LENA, ventiseienne, alta, magra, capelli corti, viso lungo, occhi e capelli scuri. LETIZIA, venticinquenne, media altezza, magra, capelli rossi corti, viso rotondo, occhi chiari. 17. Mattino 4 novembre. Ore dieci. Esterno. In taxi attraverso le vallate di Swayambunath e sulla collina dove si erige il monastero di Kopan. È una splendida giornata di sole. Un taxi sgangherato attraversa alcuni villaggi degradati e sporchi, lasciando dietro di sé una scia di polvere, su strade piene di buche che portano sulla collina, dove si 19 erge il monastero di Kopan. (Stacco interno taxi - cut to): l’autista e i tre amici sobbalzano in continuazione sotto le tremende scosse provocate dalle buche sulla strada. ELISABETTA: - (sghignazza) Siamo sicuri di arrivare al monastero con tutte le ossa a posto? FRANCO: - (brontola) Me lo auguro, anche perché voi dovrete stare tutti i santi giorni del mese nella posizione del fior di loto. ELISABETTA: - (curiosa) Perché tu no? FRANCO: - (sghignazza) A me una comoda sedia per la mia povera schiena non me la toglie nessuno. Stacco sul taxi che imbocca una strada asfaltata e sale sbuffando intorno alla collina di Kopan. ELISABETTA: - (seria) Incominciamo bene! Chiude su panoramica (pan shot) del taxi in lontananza che sale rumoroso, intorno al monastero di Kopan sulla collina, con sotto terrazze di campagna arata che si estendono in lontananza, costellate di casette con orti e giardini. 18. Esterno. Il taxi entra dentro il Kopan Monastery. Il taxi raggiunge l’entrata principale del monastero, due guardie nepalesi vestite con divise militari verdi e cappello intimano l’alt, l’autista dice qualcosa in nepalese e le guardie si spostano e lasciano entrare il taxi, che prosegue e si ferma davanti al bar del monastero. Tutti scendono, l’autista va ad aprire il portabagagli, i tre aiutano l’uomo a scaricare i bagagli, infine Franco paga l’uomo, che sorridendo sale sul taxi e parte a marcia indietro verso l’uscita. Elisabetta guarda davanti a sé (cut to stacco su ciò che vede Elisabetta) un gruppo di monaci che scendono dalle scale scherzando tra di loro. Le scale sono circondate da enormi mura, sopra le quali si erige il gompa dei monaci, dipinto in bianco bordato di bordeaux (come tutte le altre costruzioni sulla collina.). Ad ogni angolo del tetto del gompa statue e oggetti sacri in oro. La costruzione ha grandi finestre con un balcone in legno bordeaux, ricoperto da tettoia in oro. Appeso sotto il balcone un drappo bianco con tre simboli uguali in blu. Sulla destra, al fianco della costruzione, una tettoia con di fronte un’enorme pipal (il famoso albero del Buddha, dalle foglie a forma di cuore). Sotto le mura di fronte ad Elisabetta una costruzione con un tetto bianco a punta, la parte inferiore del muro è giallo e quello superiore lavorato in bordeaux e arancione, all’interno un’enorme ruota della preghiera, in metallo dorato, con grosse scritte, continua 20 a girare lentamente su sé stessa e ad ogni giro si ode un trillo di campanello. Attaccata alla costruzione della ruota della preghiera, un’altra più bassa, adibita ad infermeria. Tutto intorno altre costruzioni. I tre amici lasciano le valigie davanti al bar e vanno all’ufficio che si trova di fronte alle mura sopra le quali si erge il grande albero. Un monaco tibetano (sui quaranta, media altezza, robusto, occhi scuri, viso rotondo, capelli rasati a zero, indossa una tunica bordeaux e arancione) esce dall’ufficio sorridendo. IL MONACO: - Benvenuti a Kopan, io sono Thubten Khedup, l’addetto all’ufficio accoglienza. I TRE AMICI: - (sorridendo) Buongiorno! Il monaco indica un pacco di moduli su un tavolo contornato da panchine in legno scuro, fuori, vicino alla finestra. IL MONACO: - Per favore, ciascuno di voi compili uno di quei fogli, poi venite in ufficio a pagare e vi farò accompagnare nelle vostre stanze. Mentre il monaco torna in ufficio, i tre amici si siedono di fronte alle mura, Franco prende un modulo e comincia a compilarlo, Serena ne prende due. SERENA: - Elisabetta, dammi il tuo passaporto, così, mentre io compilo questi fogli, tu mediti sul pipal, il famoso albero dalle foglie a forma di cuore, sotto il quale il Buddha raggiunse l’illuminazione. Elisabetta fissa il grande albero di fronte a lei sopra le mura, poi prende il passaporto dalla sua borsa da viaggio, lo posa sul tavolo. ELISABETTA: - Si chiama anche fico delle pagode e, dal momento che niente succede per caso, il Buddha scelse le fronde del maestoso albero per qualche ragione. Serena smette di scrivere e fissa Elisabetta. ELISABETTA: - Probabilmente, intendeva suggerire all’umanità di meditare per portare il cuore alla maturazione. FRANCO: - (ridendo con sarcasmo) Non male come interpretazione. 19. Esterno. Viale che sale alle stanze. Interno corridoio e stanza da letto. Elisabetta e Serena, con i loro bagagli a mano, seguono due giovani monaci che portano le loro valigie, lungo una salita che costeggia a destra il gompa dei monaci; a sinistra una fila di nove piccoli stupa, 21 sovrastante una magnifica vallata, che si estende per chilometri di campi, terrazze e villaggi che splendono sotto il sole. Grossi alberi circondano la collina intorno al monastero. ELISABETTA: - Serena, dove hanno portato Franco? SERENA: - Dall’altra parte del monastero, nella stessa costruzione dove andremo a mangiare. Pensa, sono in quattro in una stanza. Elisabetta s’incanta a guardare le migliaia di bandierine della preghiera sulla collina, alla sua destra dietro al gompa, che volano sotto la spinta leggera del vento. SERENA: - Suggestiva la collina dove sventolano le bandierine della preghiera, vero? ELISABETTA: - Molto! Intanto i due monaci scendono con le valigie giù per una scala che costeggia una vecchia costruzione di fianco ad una nuova. SERENA: - (indicando la vecchia costruzione) Guarda, Franco ed io abbiamo dormito in quella vecchia costruzione per quindici giorni, anni fa. Elisabetta la guarda, poi si affretta a seguire i monaci che nel frattempo stanno salendo su una scala che entra nella nuova costruzione. Le amiche entrano nel lungo e largo corridoio, in fondo al quale, sotto una grande vetrata che si specchia sulla vallata sottostante, c’è un bel salotto. Intanto i due monaci posano le valigie accanto alla seconda stanza sulla sinistra, poi uno di loro mette nella toppa la chiave, apre la porta. UN MONACO: - Ecco, questa è la vostra stanza. Il corso inizia domani. I due monaci se ne vanno sorridendo. LE DUE AMICHE: - Grazie di cuore! ELISABETTA: - (mentre entrano) Carini questi monaci! Serena non risponde, osserva la stanza, stacco su ciò che vede (cut to what she see): due letti con piumini a fantasia sotto ad una grande finestra con inferriata, che si specchia sulla vallata, il terzo letto vicino alla porta, una scrivania, due comodini, non ci sono armadi, ma una credenza (tutti i mobili in legno), poi Serena apre la porta del bagno e vede la caldaia. SERENA: - (felice) Magnifico, ero preoccupata che non ci fosse l’acqua calda! 22 ELISABETTA: - (trascinando le valigie all’interno) Già, pensa che hai insistito tanto perché portassi il sacco a pelo e ora per fortuna non ne avrò bisogno. SERENA: - (uscendo dal bagno) Meglio essere previdenti, piuttosto che patire il freddo. Elisabetta apre i tre sportelli inferiori della credenza, uno è occupato da una piccola valigia. ELISABETTA: - Serena, quale vuoi dei due? Chiude mentre Serena mette una valigia sul letto vicino all’entrata. SERENA: - Occupali tu, io la mia roba la lascio nelle valigie poi la metto sotto il letto. 20. Esterno. Pomeriggio. Passeggiata per una strada sterrata fra case sporche e degradate. Fontana tra le colline. I tre amici scendono lungo una strada sterrata piena di buche, fra case sporche e degradate, tra colline con terrazze arate e campi sotto il sole di novembre: Serena porta sulle spalle uno zainetto argentato. Lungo la strada alcuni bambini mal vestiti e sporchi giocano allegramente, mentre le donne e gli uomini osservano curiosi i tre stranieri passare. Alcune anatre bevono in un rigagnolo d’acqua putrefatta, che costeggia la strada nel villaggio degradato e puzzolente. ELISABETTA: - (seria) Quanta povertà e degrado regna in questo villaggio! SERENA: - Purtroppo non vedo miglioramenti da sette anni fa, tutto mi si presenta come allora. ELISABETTA: - (borbotta) Che tristezza! FRANCO: - (sbraita) Per me è una grossa delusione, spero di riuscire a far approvare alcuni piani per aiutare i bambini orfani. ELISABETTA: - Franco, io sono orgogliosa di avere un amico come te e so che tu riuscirai a fare approvare quei progetti di assistenza. FRANCO: - (curioso) Per quale motivo credi che i miei progetti saranno approvati? ELISABETTA: - (sorridendo) Tutti i progetti che non si fanno per fini egoistici ma per il bene della comunità avranno successo. SERENA: - Elisabetta crede nell’aiuto della provvidenza, vero? 23 ELISABETTA: - Certo! FRANCO: - (scettico) Speriamo bene! ELISABETTA: - (fissando la strada che scende) Scusa Franco, quanto tempo si impiega a piedi per raggiungere Boudhanath? FRANCO: - Circa trequarti d’ora. In quel mentre Serena vede (stacco su ciò che vede cut to) ad alcuni metri, sopra la strada, una fontana, dove tre contadine nepalesi con sari colorati stanno lavando indumenti in catini e riempiendo d’acqua otri di metallo. SERENA: - Guardate che belle quelle tre contadine! Elisabetta estrae la macchina fotografica dalla borsa e scatta una foto. FRANCO: - Elisabetta, perché non ti metti gli occhiali da vista, quando scatti le foto? ELISABETTA: - Porto sempre lenti a contatto. 21. Esterno Boudhanath. Interno stupa. I tre amici stanno percorrendo una strada stretta, che porta alla piazza di Boudhanath, costeggiata ai due lati da case, quando dietro una curva appare la parte centrale dello stupa, in tutto il suo splendore. ELISABETTA: - Che meraviglia! I tre raggiungono la piazza e si fermano ad ammirare lo stupa bianco, che punta verso il cielo con il suo pinnacolo in oro, sulla cui parte inferiore sono disegnati gli occhi celesti del Buddha, immersi tra lo sfavillio dorato, che brilla sotto i raggi del sole. Migliaia di bandierine della preghiera danzano al vento sopra lo stupa. Bambini, pellegrini e turisti girano intorno all’enorme stupa spingendo le ruote della preghiera che cigolano rumorose. Tutto intorno alla piazza ci sono centinaia di negozietti pieni di souvenir. Da un negozio di cassette si ode una musica orientale con voce cinese che canta il mantra “Om mani padme hum”. I tre amici s’avviano ad entrare all’interno dello stupa, fra fedeli che vanno e vengono. Di fronte all’entrata, al secondo piano di scale alla base della cupola, due elefanti bianchi splendono sotto i raggi del sole, ciascuno porta un manto ricamato in oro sormontato da statue di uomini a colori. I tre amici entrano, Elisabetta si ferma nel piccolo tempio, pieno di ruote della preghiera, sulla sinistra osserva i disegni sul muro del 24 Buddha e delle varie divinità, fa girare alcune ruote della preghiera, poi esce e raggiunge gli amici. ELISABETTA: - Lo stupa non è anche un monumento che racchiude reliquie, oltre a simboleggiare la mente divina degli esseri illuminati? FRANCO: - (mentre salgono) Certo, ma Boudhanath è costruito anche nella forma di un mandala, simbolo dell’universo… SERENA: - (interrompe Franco) La forma dello stupa rappresenta anche i cinque elementi: la base rappresenta la terra, la cupola l’acqua, il pinnacolo il fuoco, la crescente cima del pinnacolo la luce, e la forma della fiamma sulla cima del pinnacolo l’etere. ELISABETTA: - (mentre camminano intorno alla cupola) Ho letto in una guida che, secondo una leggenda, questo stupa è stato costruito da una vecchia signora, che ha chiesto un pezzo di terreno al re per costruirci un santuario per il Buddha. FRANCO: - Il re le promise di darle il pezzo di terra che avrebbe coperto con la pelle di un bufalo d’acqua. SERENA: - (sorridendo) La donna tagliò la pelle del bufalo in piccole strisce e le unì l’una all’altra formando un grosso circolo, che diventò la circonferenza dello stupa. Chiude su panoramica (pan shot) dello stupa. 22. Verso sera. Esterno monastero, scala che sale alla stanza. Interno. Corridoio, stanza da letto. Serena, col suo zainetto sulle spalle, ed Elisabetta stanno rientrando da Boudhanath, salgono la scala, entrano nel grande corridoio. Elisabetta bussa alla porta della loro stanza, si ode una voce con accento spagnolo. LA VOCE: - Come in! (entrate!) Elisabetta apre la porta, le due amiche vedono sul letto appoggiato al muro, sotto la grande finestra, seduta nella posizione del fior di loto con una corona in mano, Jolanda: indossa blue-jeans e maglietta bianca, altezza media, magra, viso lungo, occhi chiari, gonfi e lucidi; la donna ha appena pianto, i capelli castani le cadono sulle spalle. Sul comodino un bastoncino d’incenso acceso brucia lasciando una scia di fumo profumato. Come vede le due donne, Jolanda scende dal letto sforzandosi di sorridere. ELISABETTA: - (andandole incontro) Hello, I am Elizabeth , it is a pleasure to meet you! (Ciao, sono Elisabetta, è un piacere conoscerti). 25 Jolanda stringe la mano ad Elisabetta, poi a Serena. JOLANDA: - I am Jolanda, from Spain ! (Sono Jolanda, dalla Spagna) SERENA: - (sorridendo) I am Serena! We are Italian. (Sono Serena, siamo italiane). Il viso di Jolanda si rattrista. JOLANDA: - Scusatemi, stavo pregando per mio figlio, spero che il profumo dell’incenso non vi dia fastidio. Elisabetta e Serena si fissano serie. JOLANDA: - È morto in agosto, in un incidente stradale. Le due amiche fissano Jolanda addolorate. ELISABETTA: - Santo cielo, appena tre mesi fa! Primo piano delle tre donne addolorate. SERENA: - (borbotta) Terribile, immagino quanto devi aver sofferto. 23. Ore 19. Refettorio del monastero. Il refettorio è una grande sala con enorme finestre che danno sulla vallata sottostante, con tavoli e panchine dello stesso colore. Subito dentro ci sono due tavoli, su cui spiccano cesti pieni di ciotole di ferro, grandi pentole piene di zuppa di verdura bollente e canestri di pane con vasetti di marmellata e burro. Vicino all’uscita che dà sul balcone, ci sono due grandi recipienti d’acqua bollente con cesti di tazze di ferro e scatole che contengono the verde e di gelsomino. La sala è piena di gente di tutte le nazionalità, alcuni si servono zuppa ecc., altri sono seduti a mangiare, tutti parlano e discorrono allegramente. Fuori sul balcone i tavoli sono tutti occupati. I tre amici cenano insieme a Jolanda (Franco e Serena sono seduti di fronte a Elisabetta e Jolanda di fronte alla vallata) nel primo tavolo in fondo al balcone che s’affaccia sulla vallata di Kathmandu, in cui sono visibili campi arati, verdi e alcune case di contadini; sullo sfondo la catena montuosa dell’Himalaya al tramonto, nel cielo gli ultimi bagliori dai colori delicati vengono inghiottiti dall’oscurità, un leggero vento caldo sibila intorno, mentre si odono i rumori dei cucchiai che sbattono dentro le ciotole di ferro. FRANCO: - (guardando la catena montuosa) Che meraviglia, la catena montuosa dell’Himalaya, al momento è illuminata dagli ultimi bagliori del tramonto, osservate! 26 Elisabetta e Jolanda si girano ad ammirare il panorama. ELISABETTA: - Allora, Jolanda, che lavoro fai a Valencia? JOLANDA: - (posando il cucchiaio dentro la ciotola, spezza un pezzo di pane) Faccio la cuoca in un ristorante! SERENA: - Per una vegetariana come te non è imbarazzante dover cucinare carne per i clienti? JOLANDA: - (sorridendo) No! FRANCO: - (fissando Elisabetta) Jolanda, sai che Elisabetta ha smesso di mangiare carne da cinque mesi per prepararsi alla vita monastica di Kopan? ELISABETTA: - Non è la sola ragione per cui ho smesso di mangiare carne. SERENA: - (curiosa) E quale sarebbe l’altra ragione? Elisabetta sorride, mentre i tre amici aspettano curiosi. ELISABETTA: - (seria) Per sviluppare il mio terzo occhio. Serena ride divertita, Jolanda riflette. FRANCO: - (stupito) Ho capito bene, vuoi sviluppare il terzo occhio? ELISABETTA: - (fissando Franco) Dovresti leggere il “Trattato del fuoco Cosmico” dettato dal Tibetano per mezzo telepatico alla scrittrice inglese Alice A. Bailey. SERENA: - (curiosa) Cosa suggerisce di fare il Tibetano, per sviluppare il nostro terzo occhio? ELISABETTA: - - Prima di tutto dobbiamo pensare e agire bene, quindi smettere di fumare, bere alcolici e mangiare carne. I tre osservano Elisabetta in silenzio. SERENA: - Come potrei stare senza un grappino ogni tanto e una bella braciola!? FRANCO: - (sghignazza) Figuratevi, se non era per me sarebbe venuta al monastero con una bottiglia di grappa, quando invece è proibito! I tre scoppiano in una risata fragorosa. ELISABETTA: - Non dimenticate che il pensiero è energia, quindi noi esseri umani siamo dei piccoli creatori e, quando pensiamo male, diventiamo martiri delle nostre stesse creazioni. 27 Chiude su primo piano dei quattro, mentre Jolanda e Serena riflettono serie e Franco fissa Elisabetta scettico. 24. Notte, ore 21. Scala che scende ai nove piccoli stupa. Elisabetta si fa luce con una torcia a batterie, mentre scende giù per le scale che portano alla fila degli stupa, seguita da Jolanda, che stringe nelle mani sei candele colorate. Sotto la collina una vallata scura e più in giù miriadi di luci che splendono nei villaggi vicini e nella città di Kathmandu. JOLANDA: - Elisabetta, teniamo un occhio sull’orologio, lo sai che alle ore ventidue dobbiamo essere a letto e spegnere le luci. ELISABETTA: - (mentre stanno raggiungendo gli stupa) Meglio così, altrimenti come faremmo ad essere pronte tutte le mattine alle 5.30? Davanti agli stupa c’è una lunga vetrina con tanti sportelli dove bruciano candele colorate. Jolanda porge tre candele ad Elisabetta. JOLANDA: - Queste candele sono per te, accendile perché i tuoi desideri possano avverarsi. ELISABETTA: - (sorpresa prende le candele) Ti ringrazio di cuore, la bianca la offro per la pace nel mondo, la verde perché possa trovare un produttore per le mie sceneggiature, la gialla perché la mia vista non cali, poiché sono già al limite. Jolanda sorride e s’appresta ad accendere le sue candele, che ha messo dentro alla vetrina, poi passa l’accendino ad Elisabetta che fa altrettanto. Chiude, su primo piano (close up) delle due donne, mentre pregano sotto voce con le mani giunte. LE DUE DONNE: - (pregano) Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum! 25. Notte tra il quattro e il cinque novembre. Stanza da letto. Nel dormiveglia Elisabetta ode una voce dolce di donna. LA DONNA: - Tre colombe! Poi ha una visione: Vede il Cristo in una lunga veste celeste, piegato su un campo di grano intento al lavoro. 28 Mentre alcuni raggi lunari entrano dalla grande finestra e delineano i corpi delle tre donne nei loro letti, Elisabetta si siede sul letto, osserva le compagne che dormono. ELISABETTA: - (voce fuori campo off screen) Caro Gesù, grazie per il tuo messaggio e per il prezioso aiuto! Chiude su primo piano (close up) di Elisabetta che sorride felice. 26. Mattino del cinque novembre. Stanza da letto delle tre donne. Elisabetta è seduta sul suo letto, indossa una camicia da notte color salmone, prende dal comodino un paio di occhiali da vista e se li mette, di fronte a lei sempre seduta sul suo letto Jolanda, in un pigiama bianco, Serena ne veste uno rosa con dei fiori, con sopra un maglione e una sciarpa. JOLANDA: - (avvicinandosi alle due donne) Elisabetta, interessante il tuo sogno delle tre colombe e del Cristo che lavora nel campo! SERENA: - Ma tu mi hai raccontato anche che per ben due volte a distanza di anni hai sognato il Cristo che ti insegnava alla lavagna, prima di sapere che avresti frequentato un corso di filosofia buddista. ELISABETTA: - Certo, sia nel 1997 che nel 1999, una ventina di giorni prima che Roberta mi chiedesse se volevo frequentare i corsi, ho sognato di essere sola col Cristo in un’aula vuota, dove egli mi insegnava alla lavagna. SERENA: - È certamente incredibile che, per ben due volte a distanza di alcuni anni, tu sogni il Cristo che ti insegna alla lavagna e, guarda caso, ti si presenta l’occasione di frequentare un corso di filosofia buddhista. ELISABETTA: - (seria) Ora che sono qui nel monastero di Kopan per fare un altro corso, il Cristo mi fa capire che sta lavorando nel mio campo di grano. Jolanda ascolta sbigottita. SERENA: - Immagino che ti stia aiutando perché tu possa apprendere il più possibile per una buona semina. ELISABETTA: - Immagino sia così! SERENA: - Probabilmente sarà con le tue sceneggiature che domani, quando diventeranno dei film, seminerai luce, quindi avrai un buon raccolto. ELISABETTA: - (riflettendo) Ormai ho capito che il Cristo ed il Buddha provengono dalla stessa fonte divina. 29 JOLANDA: - Interessante! ELISABETTA: - Dobbiamo ammettere che tutte le religioni, quando insegnano l’amore e la fratellanza, provengono dalla stessa fonte. SERENA: - (sbotta) Purtroppo le divisioni sono prodotte dai limiti umani. ELISABETTA: - Sono d’accordo, e credo che un giorno, quando l’uomo sarà evoluto abbastanza, ci sarà una religione sola per l’intera umanità. Primo piano delle tre donne che si fissano. JOLANDA: - Speriamo! 27. 5 novembre Esterno. Interno Gompa, ore 17,00. Il sole splende alto nel cielo. Tutto attorno boschetti di bambù, grossi alberi tra cui alcuni di frangipane in fiore, che puntano i loro rami e fronde verso un cielo azzurro e limpido. Migliaia di cinguettii risuonano sulla collina di Kopan. Elisabetta, Serena e Jolanda hanno un pacco di libri racchiuso in una custodia arancione, come tutti quelli che entrano nel gompa. La prima veste una tuta bordeaux, la seconda pantaloni verdi chiaro con maglione chiaro ricamato, la terza blue-jeans e maglione blu, camminano intorno al gompa tra la gente che si dirige al meeting. All’entrata le tre donne si tolgono le scarpe come tutti gli altri e le lasciano fuori dalla porta rimanendo con i calzini, poi in silenzio entrano e si fermano ad osservare sulla soglia, (stacco su cut to ciò che osservano): soffitto del gompa in un verde - blu, sorretto da sei colonne bordeaux come i bordi che ornano la grande sala, che racchiudono disegni in oro, arancione, verde, blu, marrone, giallo. La sala è piena di cuscini quadrati bordeaux con sopra altri più piccoli rotondi, dove già molte persone siedono in attesa. In fondo alla sala su un piano rialzato, sopra un reliquario, le fotografie di Lama Zopa Rinpoche, Lama Yeshe e dell’attuale Dalai Lama, con statue del Buddha e altre divinità, al centro un bellissimo trono dipinto negli stessi colori già descritti sopra, poco lontano un magnifico gong, ai due lati del gompa fila di finestre con tende gialle dai disegni in oro. Primo piano (close up) di Franco, seduto su una sedia vicino ad una finestra con il suo pacco di libri dentro la custodia arancione sulle ginocchia, mentre le tre donne lo guardano e ridono divertite, poi s’avviano fra le persone già sedute e vanno a sedersi nella posizione del fior di loto, sul lato sinistro del gompa, vicino al piano rialzato, dove Elisabetta nota sei donne francesi che stanno preparandosi ad usare dei registratori con cuffie, per la traduzione. 30 Mentre la gente entra numerosa, l’attenzione di Elisabetta cade anche sul monaco francese Jean Francois che sta provando il microfono di fronte alle francesi, infine Elisabetta viene distratta dall’arrivo di quattro uomini che le passano davanti sorridendo, il primo è Willy con i suoi lunghi capelli, poi Alain, Denis, Frank. ELISABETTA: - (voce fuori campo - voice off screen) Sono gli stessi uomini che ho incontrato nel sogno flash, l’ultima notte nel Manaslu Hotel. Elisabetta ha un flash back del gruppo di persone che ha visto nel sogno. Sul palco di fianco al trono c’è una porta aperta, entra Karen, una monaca di media altezza, magra, capelli rasati, viso lungo, occhi chiari, sui quaranta, seguita dal monaco Neil, il maestro. È alto, robusto, viso lungo, occhi scuri, sui quarantacinque anni. Tutti i presenti (176 persone, da tutto il mondo) si alzano in piedi a mani giunte, i due monaci si prostrano davanti alla statua del Buddha, tre volte, e la maggior parte degli ospiti, inclusa Jolanda, seguono l’esempio. Elisabetta e Serena osservano in silenzio e non si scompongono. LA MONACA: - (prendendo il microfono) Benvenuti al monastero di Kopan, io sono Karen, noi faremo la meditazione e le preghiere della sera insieme. Se sarà il caso, vi informerò sui movimenti dei maoisti in Nepal e anche sulla guerra in Afganistan. KAREN: - (girandosi verso Neil e sorridendogli) Noi siamo stati soddisfatti dell’insegnamento del venerabile Neil l’anno scorso, quindi l’abbiamo chiamato dall’Australia, anche per voi. Chiude su panoramica (pan - shot) del maestro, che si inchina davanti agli ospiti, mentre tutti applaudono vigorosamente. 28. Esterno. Ore 19,30. Uscita dal refettorio. Piazzale davanti al gompa dei monaci. Scala che porta alla ruota della preghiera. Interno locale dove gira la ruota della preghiera. Gli ultimi bagliori vengono coperti dal buio della sera, alcune luci attorno al monastero si accendono. Dal gompa dei monaci, che si trova di fronte al refettorio, si odono recitazioni di mantra, canti rauchi, suoni di corni e cembali. Elisabetta e Serena escono dal refettorio, con altri ospiti, che s’allontanano in varie direzioni; mentre le due donne s’avviano al piazzale del gompa, Elisabetta tira fuori la torcia dalla borsa accendendola. SERENA: - Mi hai detto che hai quasi finito la terza sceneggiatura, ma chi te lo fa fare, con i problemi gravi che hai alla vista? 31 ELISABETTA: - (sorridendo) Purtroppo ho raggiunto il limite minimo di un totale di tre decimi con lenti a contatto, nei due occhi. Le due donne si avvicinano alla scala che scende alla ruota della preghiera, tra i canti dei monaci. SERENA: - Insomma, tu dovresti smettere di scrivere al computer, rischi quel po’ di vista che ti è rimasta. Elisabetta riflettendo si appoggia al muretto vicino alle scale, con il grande albero di pipal alle spalle, dà un’occhiata alla vallata sottostante, dove splendono in lontananza miriadi di luci, mentre ad intervallo si ode il campanello della ruota della preghiera sotto di lei, tra il coro dei monaci. ELISABETTA: - Non sarà la vista che m’impedirà di raccontare le mie esperienze e di dare un messaggio d’amore all’umanità, attraverso gli insegnamenti del Cristo e del Buddha. SERENA: - (sorpresa) Complimenti, lady di ferro! Le due amiche scoppiano in una risata fragorosa. ELISABETTA: - Non mi sono mai sentita una vittima per il mio handicap visivo, ma l’ho sempre accettato come un’esperienza karmica che mi serve per crescere più in fretta e sviluppare facoltà sopite. SERENA: - (perplessa) Quindi, intendi dire che l’handicap visivo c’è, ma per te è come se non ci fosse, perché l’accetti. ELISABETTA: - (sorridendo) Indovinato. SERENA: - Stai mettendo in pratica l’insegnamento buddista! ELISABETTA: - Comunque, ho constatato che gli insegnamenti del Cristo e del Buddha sono similari. SERENA: - (curiosa) Cosa intendi? ELISABETTA: - Cristo, sacrificando se stesso sulla croce, ha indicato la via che l’uomo deve percorrere per amore dell’umanità. SERENA: - (seria) Capisco, intendi affermare che ognuno di noi, per raggiungere l’illuminazione, deve sacrificarsi per il bene dell’umanità. ELISABETTA: - (staccandosi dal muretto) Esatto! Le due amiche s’avviano alla scala, intanto alcune persone passano loro accanto sorridendo, esse ricambiano, poi scendono le scale verso la ruota della preghiera. Sulla soglia le due donne osservano (stacco su 32 ciò che vedono) i muri e il soffitto pieni di dipinti dai colori vivaci, con il Buddha e altre divinità buddiste; mentre entrano, notano appesa al muro centrale una mensola con dozzine di scodelle di ferro piene d’acqua. SERENA: - Quando vorrai fare delle offerte al Buddha, verrai qui a riempire le tazze di acqua. Elisabetta sorride, poi segue la ruota che continua a girare su se stessa e Serena la imita. Piano americano (medium shot) delle due donne. ELISABETTA: - (recita sottovoce) Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum! 29. Sei novembre. Mattino, ore cinque e un quarto. Stanza da letto. La stanza è quasi buia, perché la tenda copre una parte della finestra, donde alcuni raggi argentati della luna risplendono sul letto di Serena. La sveglia sul comodino sotto la finestra segna le 5,15. Quando squilla, Jolanda si sveglia di scatto e la spegne, Elisabetta e Serena si girano nel letto. Jolanda prende la torcia dal cassetto del comodino e l’accende e se ne va in bagno, intanto si ode il suono di una campanella che continua a suonare sempre più forte. Elisabetta si siede sul letto sbadigliando e tira la tenda, i colori dell’alba appaiono in tutto il loro splendore in fondo alla vallata tra gli alberi, avvolti nell’oscurità. Jolanda esce dal bagno, al buio si toglie la camicia da notte e si infila un paio di blue-jeans e una maglietta colorata. JOLANDA: - (sussurra ad Elisabetta) Buongiorno! Elisabetta saluta con la mano tra un sbadiglio e l’altro, mentre Jolanda esce in tutta fretta. Intanto dal gompa dei monaci risuonano recitazioni di mantra, canti rauchi, suoni di corni e cembali. Serena scende dal letto, con calzamaglia, maglione e sciarpa, che si toglie rimanendo in pigiama e accende la luce. SERENA: - Accidenti, quel campanello mi ha svegliato! ELISABETTA: - (sorridendo) Questa è la ragione per cui l’hanno suonato! Serena sbadiglia, mentre va a preparare del caffè solubile. SERENA: - Come mai non sei andata a prostrarti ai trentacinque Buddha con Jolanda? 33 ELISABETTA: - Con i problemi che ho avuto alla retina, rischio di peggiorare la situazione, ma tu perché non vai? Serena mette del caffè solubile in due tazze. SERENA: - Non ci credo nelle prostrazioni. Piuttosto, quando sono incominciati i tuoi problemi alla vista? Intanto l’acqua bolle e Serena la versa nelle due tazze. ELISABETTA: - Sono nata con una grave miopia, che a trentatre anni è degenerata, provocando lesioni al centro della retina nei due occhi. SERENA: - (addolorata) Santo cielo, che sfortuna! Serena le porge una tazza di caffè. ELISABETTA: - Purtroppo per molto tempo, finché il sangue non si è riassorbito, ho visto un mondo deforme. SERENA: - (inorridita ) Deve essere stato terribile! ELISABETTA: - (sorridendo) Già, quando guardavo in faccia alla gente, vedevo dei visi deformi, sembravano appartenere a dei mostri. Elisabetta beve un po’ di caffè. SERENA: - (seria) Come hai fatto a superare quei momenti? ELISABETTA: - Se non avessi letto gli insegnamenti del Cristo e del Buddha, da cui ho imparato molto, probabilmente mi sarei suicidata. SERENA: - (beve un sorso di caffè) Ma tu mi hai anche detto che poco tempo fa ti hanno fatto due laser nell’occhio sinistro, perché nell’altro non si può più intervenire. ELISABETTA: - Purtroppo si, dopo tutto, a causa della degenerazione sotto la retina, si sono formate delle macule, che mi avrebbero portato alla cecità, se non fosse arrivato un laser speciale dall’America. SERENA: - Per fortuna! ELISABETTA: - Alle 6,30 abbiamo la meditazione, sarà meglio che ci vestiamo. Chiude su primo piano delle due donne, mentre si affrettano a riordinare la stanza. 30. Pomeriggio. Ore 15,00. Interno gompa. 34 Dalle finestre aperte raggi di sole illuminano l’interno, dove sono seduti sul pavimento (su cuscini) gli ospiti provenienti da tutto il mondo. Solo una decina, incluso Franco, sono sedute su sedie appoggiate al muro vicino all’entrata, intente ad ascoltare la lezione. Karin siede di fianco al maestro vicino alla colonna. Il Venerabile Neil è seduto sul suo trono, maneggia alcuni fogli, a cui dà un’occhiata, rimane un attimo in silenzio, sfoglia un libro. (Inquadrature alternate dei volti del maestro, del pubblico e delle immagini della scena 30 bis che segue dopo il racconto del maestro) IL MAESTRO: - (leggendo) La storia di Shakyamuni inizia in paradiso, dove il grande Bodhisattva esaminò il mondo sottostante, per scegliere il momento e il luogo opportuni per la sua ultima nascita. Si decise per la città di Kapilavastu, capitale del clan Sakya. Il re capo del clan Sakya, Suddhodana, e sua moglie Maya furono scelti quali genitori adatti. Allora il grande Bodhisattva discese dal paradiso Tusita, pienamente conscio e consapevole ed entrò nel grembo di Maya. Certi resoconti riferiscono come il grande Bodhisattva assunse le sembianze di un grande elefante bianco che apparve alla regina Maya in sogno e le entrò in grembo dal fianco. Il principe crebbe nel lusso e nell’abbondanza, una sola cosa gli era proibita, di uscire dal palazzo, per non doversi trovare a contatto con la povertà, la malattia e la sofferenza. Siddharta si sposò, ebbe dei figli. Tutti i piaceri delle arti e dei sensi erano a sua disposizione. Avvenne che il principe cominciò a sentirsi irrequieto, relegato nei suoi palazzi da suo padre a causa della predizione di un asceta di nome Asita che disse al re che suo figlio aveva soltanto due destini possibili; se fosse rimasto in famiglia sarebbe diventato un sovrano universale, se invece avesse intrapreso una vita di vagabondaggio sarebbe diventato un Buddha pienamente illuminato, che avrebbe condotto alla salvezza innumerevoli esseri. Infine il re permise al principe di uscire, ma si assicurò preventivamente che tutti gli storpi, i mendicanti e gli afflitti fossero allontanati dalle strade. Viaggiando sulla carrozza di Stato e accompagnato dal suo auriga, il principe uscì dal palazzo e percorse le strade per la delizia della popolazione A quel punto gli dei disposero che uno di loro assumesse le sembianze di un vecchio decrepito. Mentre la carrozza attraversava la città, questa apparizione giunse ben in vista del principe e dell’auriga. Siddharta vide la figura curva e tremolante, dai capelli grigi e dall’andatura zoppicante che si sosteneva con un bastone. Il principe rimase sbalordito e da quel giorno volle sapere tutto sulla sofferenza, le malattie, la morte ecc.. I suoi pensieri cominciarono a rivolgersi all’idea di abbandonare tutto per cercare un rimedio a questa afflizione universale. 35 Per la quarta volta si avventurò in città con l’auriga e in questa occasione gli dei inflissero il colpo di grazia. Provocarono la visione di un mendicante vagabondo, che si avvicinò alla carrozza e, interrogato, magnificò le virtù della vita di vagabondaggio, senza averi, intento solo a raggiungere il fine supremo della liberazione definitiva. Siddharta prese la decisione di abbandonare la vita famigliare, prima che il figlio, appena nato, venisse ad accrescere i legami d’affetto e coinvolgimento. A quel punto due poteri celesti opposti esercitarono contemporaneamente la loro influenza. Prima venne Mara, dio del desiderio e della morte, il quale promise che entro sette giorni il principe sarebbe diventato imperatore del mondo se solo fosse rimasto dov’era. In breve e con impazienza Siddharta rifiutò. Mara allora promise che da allora in avanti l’avrebbe seguito come un ombra, aspettando il primo momento di debolezza per confonderlo. Altri dei allora fecero addormentare tutte le guardie, e attutirono gli zoccoli del cavallo e silenziosamente aprirono le porte del palazzo, lasciando andare il principe verso quella che divenne nota come la grande rinuncia. Siddharta aveva 29 anni quando si rase il capo, indossò la veste gialla dell’asceta e si diede alla vita del monaco itinerante. A trentacinque anni, a Uruvela, in una notte di meditazione sotto un albero di pipal, ricevette l’illuminazione piena attraverso tre visioni: nella prima rivide tutte le sue nascite e trasmigrazioni e comprese pertanto che il ciclo della vita è infinito. Nella seconda vide le condizioni attuali del mondo come risultato, costituito di luci e ombre, delle azioni precedenti. Nella terza visione infine colse come il dolore derivi da questo perpetuo movimento di causa ed effetto. 30 Bis. Scene della vita del Buddha che commentano il racconto del maestro. Dissolvenza in apertura fade-in. 1) Il futuro Buddha (un bel giovane, alto magro occhi e capelli scuri) si affaccia dal paradiso, in una veste di luce dorata, guarda giù verso la terra ed esamina alcuni paesi orientali. Decide di nascere nella città di Kapilavastu nell’India nord orientale ai confini del Nepal, capitale del clan Sakya. Il futuro Buddha osserva dall’alto il giardino della maestosa reggia dei suoi futuri genitori, Suddhodana il Re e la Regina Maya del clan Sakya, mentre passeggiano (il Re è uomo alto e imponente, con rigogliosi baffi, folta barba, la Regina è una giovane donna indiana, altezza media, corpo sinuoso, con grandi occhi scuri e lunghi capelli neri). 2) La Regina Maya è stesa sul suo letto quando vede aprirsi la porta e entrare un maestoso elefante bianco, che lentamente le si avvicina senza fare rumore, la fissa negli occhi e l’accarezza dolcemente con la sua proboscide, allora la Regina si alza dal letto e dà inizio ad una 36 danza turbinosa con l’elefante, che si trasforma in un vortice di luce e le entra nel grembo dal fianco. La Regina si sveglia di soprassalto, si guarda intorno e si siede sul letto a riflettere sul sogno. 3) La Regina Maya, incinta, è in viaggio con il suo seguito, quando decide di riposarsi in un parco. Lì in piedi sotto un albero e tenendosi aggrappata ad un ramo, partorisce il futuro Buddha, che le esce dal fianco senza provocare alla madre né dolore né fastidio. Appena uscito, quattro dèi dei paradisi di Brahma accolgono il futuro Buddha in una rete e lo presentano, in piedi, alla madre. Due torrenti d’acqua si riversano dal cielo su madre e figlio. 4) Il Principe Siddharta diventato uomo si aggira nelle sale del palazzo tra banchetti e bellissime damigelle, fra il lusso e l’abbondanza, tra i piaceri dell’arte e dei sensi. 5) Da una finestra della reggia il Re e la Regina guardano il figlio preoccupati, mentre esce dal palazzo sulla carrozza di Stato, accompagnato dal suo auriga. Mentre la carrozza attraversa la città, Siddharta vede una figura curva e tremolante, dai capelli grigi e dall’andatura zoppicante, che si sostiene con un bastone, poi lungo la strada vede storpi, mendicanti e un morto abbandonato sul marciapiede. Il Principe rimane sbalordito e sorpreso da quell’orrenda visione. 6) Il Principe è seduto sotto un albero nel giardino della reggia e, mentre riflette addolorato sulle miserie della vita, ha un flash back dei mendicanti, storpi e ammalati che ha visto in città. 7) Siddharta fa addormentare le guardie e attutire gli zoccoli del cavallo e, dopo che silenziosamente gli hanno aperto le porte del palazzo e lo hanno lasciato uscire, si affretta, sale a cavallo e scompare tra gli alberi in una notte illuminata dalla luna. 8) Siddharta, nella posizione del fior di loto, medita sotto un grande albero di pipal in una foresta, all’alba. Dopo una pausa il maestro raccoglie i fogli sul suo trono e fissa gli studenti. IL MAESTRO: - Bene, ora Karin ha qualcosa da proporvi. Karen si alza in piedi con alcuni fogli in mano e va dal maestro che le allunga il microfono. KAREN: - È raccomandato a tutti di partecipare alle attività di Karma Yoga, cioè lavare i piatti, pulire i bagni comuni ecc. Una lista dove saranno scritti i nomi per i turni di ognuno, sarà appesa fuori dal refettorio. Abbiamo anche bisogno di medici volontari e assistenti per l’infermeria del monastero. 37 SERENA: - (alzando la mano) Io sono una dottoressa e mi presto volentieri. ELISABETTA: - (alzando la mano) Io non sono infermiera ma, se Serena è d’accordo, sarò molto felice di farle da assistente. Altre persone alzano la mano. KAREN: - Bene, presentatevi all’infermeria e compilate una lista con i turni dei medici e degli assistenti. L’infermeria, per chi avesse bisogno, sarà aperta tutti i giorni dall’una alle due. Karen guarda un attimo i fogli che tiene in mano. KAREN: - Ora, insieme, cercheremo di comporre i vari gruppi di discussione sulle lezioni che vi farà il Maestro Neil, che si svolgeranno dalle ore 14,00 alle15,00. Allora incominciamo con Jean Francois che sarà il capo gruppo dei francesi. SERENA: - (alzando la mano) Io, mio marito Franco e la mia amica Elisabetta parliamo francese, quindi potremmo entrare nel loro gruppo. Tutti si girano a fissare curiosi Serena ed Elisabetta. UNA SIGNORA: - Ma quante lingue parlate? Le due amiche sorridono senza rispondere. KAREN: - Ok, molto bene! Panoramica (pan shot) del gompa e dei due monaci. KAREN: - Ora vorrei proporre, a capo degli altri gruppi, studenti ben preparati dell’anno scorso. 31 Cinque e trenta del pomeriggio. Scala esterna che sale al corridoio interno. Stanza da letto delle tre donne. Mentre Serena e Franco salgono le scale, si ode un insistente miagolio; come entrano nel corridoio, trovano un gatto tigrato che va loro incontro miagolando, dando la sensazione di voler comunicare con loro. FRANCO: - (accarezzandolo) Chissà cosa mi diresti adesso se ti capissi, povera bestia! SERENA: - (sorridendo) Mi dà la sensazione che voglia dirci qualcosa, ma purtroppo non conosciamo il linguaggio dei gatti! Mentre il gatto continua a miagolare, Serena raggiunge la porta della stanza. 38 FRANCO: - Ora vado, ci vediamo nel gompa per la meditazione guidata delle ore diciotto. Serena lo saluta con un cenno. Mentre Franco esce, il gatto miagolando s’affretta a seguirlo e Serena osserva la scena sorridendo, poi bussa alla porta e entra nella stanza, dove trova Jolanda ed Elisabetta, ognuna seduta sul proprio letto. JOLANDA: - (angosciata) Purtroppo da come è andato l’incidente, so che mio figlio ha sofferto terribilmente e questa consapevolezza non mi dà pace. Serena si avvicina in silenzio. ELISABETTA: - Puoi non credermi se vuoi, ma so che l’anima scossa dallo shock d’un incidente mortale, esce in fretta dal corpo, quindi non c’è sofferenza. JOLANDA: - (con occhi gonfi e sofferenti) Mi hanno raccontato che durante l’incidente mio figlio si è rannicchiato per proteggersi, ma nell’impatto un ginocchio gli si è piantato nel cuore. Le due amiche si fissano shockate per un attimo. ELISABETTA: - Mia sorella Rossana ha un’amica d’infanzia, che si chiama Katia, a cui è morto il figlio Luca di ventidue anni, carbonizzato in un incidente stradale. Rossana non sapeva come aiutarla, perché non si dava pace pensando alla terribile sofferenza di Luca morto tra le fiamme. Katia però fu risollevata da un sogno che fece l’amica del cuore di Luca; lo sognò che le andava incontro sorridendo, allora lei sorpresa gli disse di correre da sua madre, che soffriva terribilmente per lui. Luca rispose che non poteva andarci perché c’era troppo dolore. Allora l’amica del cuore gli chiese se aveva sofferto molto e Luca rispose felice di no, perché era uscito dal corpo prima dell’incendio. SERENA: - (pensierosa) Quindi lo spirito di Luca avrebbe visto il suo corpo bruciare tra le fiamme, dall’alto, senza soffrirne! JOLANDA: - (fissando Elisabetta ) Straordinario il messaggio di Luca. ELISABETTA: - (soddisfatta) Sono sicura che anche tuo figlio non ha sofferto, ma se vuoi che dall’alto dei cieli sia sereno, pensalo con amore e accettane il trapasso. SERENA: - Ho letto che, se vogliamo che vivano in pace, noi dobbiamo accettare il loro trapasso con amore e non soffrire. JOLANDA: - (rasserenata) Credetemi, mi sento meglio. 39 Chiude su primo piano (close up) delle tre donne, mentre si guardano e sorridono felici. 32. Sette novembre. Mattino 6,30, morning meditation nel gompa. Tutti gli ospiti sono seduti per terra sui cuscini nella posizione del fior di loto e stanno meditando, il gompa è semibuio. Elisabetta sta meditando fra Jolanda e Serena. Karen è seduta nella stessa posizione, sul piano rialzato in fondo al gompa, davanti al microfono a dirigere la meditazione. (Mentre Karen parla, durante la meditazione Elisabetta ha una visione Sc. 33). KAREN: - …Visualizzate la luce e il nettare irradiante, di colore bianco, sgorgare dal cuore del Guru Shakyamuni Buddha. Questi entrino nel vostro corpo, nella vostra mente, purificando malattie, spirito, sofferenza, karma negativo e oscurità. Immaginate che tutto ciò sia portato via da voi, esattamente come lo sporco lascia i panni quando vengono lavati. 33. Durante la meditazione Elisabetta ha questa visione. Vede il Dalai Lama che le va incontro sorridendo e l’abbraccia affettuosamente. Campo medio (MLS) di Elisabetta seduta nella posizione del fior di loro (indossa maglione nero e pantaloni rossi), mentre riapre gli occhi sorpresa, poi sorride felice. Karen suona il gong di fine meditazione. Chiude su panoramica (pan shot), mentre tutti si scompongono e si stirano le membra rilassati. 34. Mattino. Esterno. Giornata di sole. Di fianco al gompa. Di fianco al gompa, sotto un grosso albero che protende i suoi rami verso la vallata, alcune persone guardano discorrendo sotto voce lo splendente paesaggio sotto il sole del mattino. Mentre Elisabetta passa vicino al grande albero, vede Jean Francois , il monaco, e gli va incontro. ELISABETTA: - Bonjour, François! François le sorride. ELISABETTA: - Mi scusi se la disturbo, ma questa mattina, mentre facevo meditazione, sono rimasta colpita da una visione che non mi aspettavo. FRANCOIS: - (curioso) Mi racconti, l’ascolto! 40 ELISABETTA: - (fissando il monaco negli occhi) Veramente ero concentrata su ciò che diceva Karen, perciò sono rimasta molto sorpresa, quando in una visione ho visto il Dalai Lama che mi abbracciava affettuosamente. FRANCOIS: - (sorpreso) Ne sia felice, è certamente un buon segno! ELISABETTA: - (raggiante di felicità) Grazie François, grazie! Inquadratura (shot) dei due personaggi. FRANCOIS: - (sorride e se ne va) Buona giornata e auguri! 35 Esterno. Ufficio informazioni. Cortile del monastero. Interno. Infermeria, ore 13.00. Un monaco (media altezza, magro, viso lungo, occhi scuri) con una chiave in mano, seguito da Serena ed Elisabetta, esce dall’ufficio informazioni, attraversa il cortile del monastero e raggiunge l’infermeria di fianco alla ruota della preghiera, che ad ogni giro fa suonare il trillo della campanella. Apre il lucchetto, poi la porta dell’infermeria e entra. In fondo alla stanza c’è una grande finestra che s’affaccia sulla vallata, un lettino, alcuni sgabelli, due armadietti di vetro pieni di medicine, un lavandino. Ai due lati delle pareti, scaffali di legno appesi, pieni di medicinali in disordine e di libri di medicina in varie lingue; sopra uno degli scaffali due quadri, uno del Dalai Lama e l’altro del Buddha. Di fianco all’entrata sotto una finestra che dà sul cortile, una scrivania con una sedia. IL MONACO: - (con un sorriso sulle labbra) Di solito sono io che mi occupo dell’infermeria, quindi per qualunque cosa chiamatemi. Serena s’avvicina agli scaffali e guarda le medicine. IL MONACO: - Come vede, le medicine sono tutte in vista, basta un’occhiata per trovarle. SERENA: - (sorridendo) Va bene, grazie! Il monaco se ne va. ELISABETTA: - Prima che arrivi qualche paziente, cerchiamo di organizzarci. Serena controlla la data di scadenza di alcune medicine, poi si guarda intorno. SERENA: - (brontola) Quanta polvere, questa infermeria ha bisogno anche di una pulita. 41 ELISABETTA: - (sorridendo) Un’assistente ce l’hai, devi solo dare gli ordini. Serena ride divertita, poi prende la lista dei turni dei medici sulla scrivania e ci dà un’occhiata. SERENA: - (osserva) Sono pochi i medici volontari iscritti in questa lista; se sei d’accordo, quando ce ne sarà bisogno, verremo noi. ELISABETTA: - (dando un’occhiata in giro) Se lei, mia cara dottoressa, si accontenta di una assistente cieca come una talpa, io sono d’accordo. Serena scoppia a ridere per l’ennesima volta. SERENA: - Non avrò problemi, ormai tu sei in grado di usare il terzo occhio. Mentre Elisabetta scoppia a ridere divertita, entra barcollando una giovane negra con capelli ricci che le cadono sulle spalle, media altezza, robusta, bermuda verdi con margherite, maglietta gialla. LA PAZIENTE: - (addolorata) Dottoressa, le ginocchia mi si sono gonfiate, non posso piegarle, mi fanno male. Mentre Elisabetta prende uno sgabello e aiuta la ragazza che si siede piegando lentamente le ginocchia, Serena va a rovistare in uno scaffale tra le medicine. SERENA: - Guarda, sei fortunata, c’è una medicina omeopatica molto efficace. In quel mentre un giovane attraente, alto, magro, con capelli lunghi, s’affaccia alla porta, Elisabetta lo invita ad entrare e lo fa sedere su un altro sgabello, lui le fa vedere un ascesso sul braccio con del pus, intanto Serena ha preso una penna e ha scritto alcune cose sulla scatola della medicina omeopatica. SERENA: - (porgendola alla ragazza) Ecco, ho scritto sulla scatola le modalità d’uso, vedrai che andrà meglio, ma ritorna a farti vedere, OK! LA RAGAZZA: - (alzandosi lentamente dallo sgabello) La ringrazio di cuore, dottoressa. La ragazza se ne va barcollando. Intanto Elisabetta si avvicina ad uno scaffale e prende della tintura. ELISABETTA: - Serena, il signore ha un ascesso sul braccio. Panoramica dei tre. 42 SERENA: - (osserva l’ascesso) Mi dispiace, ma dovrò farle una piccola operazione. 36. Ore venti. Interno gompa. Le luci nel gompa sono accese. Karen e il Venerabile Neil cantano insieme agli studenti per 21 volte il mantra “Om mani padme hum!”. Tutti gli studenti sono seduti nella posizione del fior di loto, hanno il libro delle preghiere chiuso tra le mani o sul cuscino. Jolanda, Elisabetta e Serena sono nel loro solito posto e cantano rilassate. Poi Elisabetta osserva Jean François (stacco sul gruppo e primo piano di Jean François), mentre sereno canta insieme al gruppo dei francesi di fronte a lei, sul piano rialzato, di fianco a Karen e al maestro Venerabile Neil. Stacco su Elisabetta, mentre smette di cantare, chiude gli occhi per un attimo ed ha la seguente visione: vede Jean François caricarsi sulle spalle un enorme e pesante zaino bianco. Elisabetta riapre gli occhi pensierosa e riprende a cantare in coro. La preghiera finisce e, mentre Karen si alza in piedi e prende il microfono in mano, fuori dal gompa si ode un gatto miagolare, insistentemente. KAREN: - (non si scompone) Bene, devo informarvi che da questa sera fino alla fine del corso, dalle ventidue al pranzo di ogni giorno, si dovrà stare in silenzio. La pratica vi aiuterà a focalizzare l’attenzione sullo sviluppo della vostra consapevolezza esteriore e interiore… Intanto il gatto tigrato è entrato nel gompa miagolando sempre più forte e passa tra gli studenti, che ridono divertiti. KAREN: - (brontola, mentre tutti continuano a ridere divertiti) Per favore, qualcuno metta fuori il gatto e chiuda la porta. Qualcuno prende al volo il gatto, che sembra protestare con alcuni miagolii nervosi e ciò provoca un’ennesima risata generale. KAREN: - Prima di augurarvi la buona notte, devo informarvi che nessuno, durante il corso, può lasciare il monastero e siete pregati di frequentare tutte le sessioni. Vi ringrazio per la comprensione. Buona notte. Serena ridendo, mentre tutti escono, racconta a Jolanda ed Elisabetta. SERENA: - Ho sentito dire che l’anima di quel gatto è l’incarnazione di un monaco condannato a girovagare per il monastero, per essersi comportato male in una sua vita precedente. 43 Jolanda ed Elisabetta ridono divertite. ELISABETTA: - Povero animale, sembrava volesse comunicarci qualcosa. Le tre donne s’avviano fuori dal gompa. SERENA: - Jolanda, sono preoccupata, mi chiedo come faremo a tappare la bocca a quella chiacchierona di Elisabetta, adesso che dovremo stare in silenzio. Le tre amiche scoppiano a ridere divertite. ELISABETTA: - (esclama) Senti chi parla! 37. Otto novembre. Mattino soleggiato, ore otto, breakfast. Interno refettorio. Il refettorio è pieno di gente. Ognuno si serve la colazione tra le pentole fumanti di porridge (zuppa di avena) e ceste di piadine fritte e pane. Tutti fanno colazione in silenzio, si odono solo i rumori dei cucchiai nelle scodelle. Franco, Serena, Elisabetta e Jolanda sono seduti al solito tavolo sotto la finestra, che s’affaccia sulla vallata illuminata dal sole del mattino. Mangiano le ultime cucchiaiate di porridge e lasciano da parte le loro ciotole vuote, passano alle piadine fritte che hanno posato sul tavolo e si danno delle occhiate, mentre le spezzano con fatica. Serena sta cercando di fare lo stesso, ma il primo tentativo fallisce, la piadina si allunga. Mentre le tre donne cercano di trattenere le risa, Franco, che vorrebbe rispettare il silenzio, non ci riesce. FRANCO: - (sbraita) Santo cielo Serena… Poi si tappa la bocca con una mano, rendendosi conto di aver attirato l’attenzione delle persone ai tavoli vicini. Mentre Elisabetta sghignazza, con un colpo secco Serena strappa la piadina fritta e la mangia. Jolanda guarda preoccupata i tre, mentre sembrano esplodere in una risata. In quel mentre si ode la campanella che avvisa di prepararsi per la lezione delle 8.30. Chiude su panoramica dei quattro che continuano a masticare la piadina fritta, mentre si fissano in silenzio. 38. Mattino. Interno gompa. Dalle finestre aperte entrano i raggi del sole che illuminano il gompa pieno di studenti seduti sui loro cuscini, intenti ad ascoltare la lezione del maestro Neil, seduto sul suo trono colorato, mentre ogni tanto sfoglia un libro. Di quando in quando qualcuno tossisce, altri si soffiano il naso. Karen assiste alla lezione dal suo solito posto. 44 IL MAESTRO: - Come sapete il Dharma è l’insegnamento spirituale del Buddha Shakyamuni, che diede il primo giro di ruota della dottrina a Benares, con la formula fondamentale delle Quattro Nobili Verità, che sono: Prima: l’esistenza nell’universo fenomenico è inseparabile dalla sofferenza e dal dolore. Seconda: la causa della sofferenza è il desiderio di esistere nel mondo dei fenomeni. Terza: la cessazione della sofferenza si ottiene sradicando ogni desiderio di esistere nel mondo dei fenomeni. Quarta: per cessare di soffrire occorre percorrere il Nobile Ottuplice Sentiero, i cui principi sono: retta opinione, retto movente, retta parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta attenzione e retta meditazione. Appena il maestro ha finito di leggere le Quattro Nobili Verità, si ode fuori del gompa il miagolio del gatto, che si avvicina sempre più alla porta. Esplodono alcune risate, poi il gatto smette all’improvviso di miagolare. IL MAESTRO: - Ecco dunque la formula in forma concisa: 1. Tutta l’esistenza è dolore 2. La vera origine del dolore è stata scoperta. 3 L’estinzione di tale dolore è possibile. 4. La via che conduce all’estinzione del dolore è ottuplice. Considerate alla luce della metafora del Buddha Grande Medico, questo Quattro Verità sono definite così: La prima verità del dolore specifica la malattia. La seconda verità dell’origine mostra la causa della malattia. La terza verità dell’estinzione è la cura. La quarta verità della Via o del Sentiero è la medicina che cura. La formula fondamentale riassume la vera situazione come viene vista da un Buddha Illuminato e viene espressa con l’intento di convincere le persone non illuminate della malattia prevalente, indicando i mezzi per ristabilire la piena salute. All’improvviso si ode per l’ennesima volta il gatto che miagola insistente dietro la porta chiusa del gompa; mentre tutti scoppiano in una risata generale, il maestro sorride divertito. IL MAESTRO: - Insiste perché vuole entrare anche lui ad ascoltare le Quattro Nobili Verità. Chiude, mentre tutti scoppiano in una ennesima risata fragorosa. 45 39. Ore 12.30. Esterno. Refettorio. Cortile del gompa dei monaci. Scale che scendono al negozio del monastero. Elisabetta e Marie escono dal refettorio (la prima indossa una tuta da ginnastica nera rifinita in bianco, la seconda un paio di pantaloni neri e una giacca sportiva verde).Costeggiano il gompa dei monaci, verso la piazza. MARIE: - Hai mangiato bene? ELISABETTA: - (sorridendo) Devo ammettere che il cuoco del monastero è molto bravo! MARIE: - Lo sai, vero, che nelle ultime due settimane del mese dovremo digiunare per una dozzina di giorni? ELISABETTA: - Sì, lo so e credo mi farà bene, anche se so già che mi si abbasserà la pressione. Le due amiche attraversano il cortile del gompa. ELISABETTA: - Trovo siate fortunati ad avere François come capo gruppo. MARIE: - (sorridendo) François è speciale, tempo fa al monastero di Nalanda si è impegnato a trovare i fondi per costruire uno stupa e c’è riuscito, ora sta costruendo anche un nuovo monastero. ELISABETTA: - (sorpresa) Straordinario, però non è facile trovare tanto denaro. MARIE: - (sospira) Per il momento ha avuto una donazione consistente da un suo amico svizzero, ma speriamo bene, perché ce ne vuole ancora molto! ELISABETTA: - Ora capisco! Le due donne scendono le scale che portano al negozio. MARIE: - Che cosa capisci? ELISABETTA: - (pensierosa) L’altra sera durante la preghiera ho avuto una visione di Francois che si caricava sulle spalle un enorme e pesante zaino bianco. Marie riflette un attimo, mentre si avvicinano al negozio. MARIE: - Certo, un fardello pesante materialmente, ma anche spiritualmente, se si considera l’impegno che François ha come monaco verso gli uomini. ELISABETTA: - (conclude mentre s’avvicinano al negozio) Sicuro. 46 40. Ore due. Interno. Corridoio. Salotto di fronte alla vetrata che dà sulla vallata. Un salotto in legno scuro, con due poltrone piccole e due grandi, ricoperte di tessuto rosso e oro, tavolino basso. Sulle pareti alcuni quadri con divinità buddiste. Davanti al salotto grande vetrata con due finestre che danno sulla vallata, attorno alla costruzione alcuni alberi enormi puntano i loro rami verso il cielo azzurro. Il gruppo dei francesi è seduto sulle poltrone, una di fronte all’altra, con tavolino al centro. Elisabetta Franco e Serena raggiungono il gruppo. ELISABETTA, FRANCO E SERENA: - Bonjour à tout le monde! Si ode un altro coro di bonjour da parte del gruppo. Elisabetta sceglie una poltrona all’ombra, Serena e Franco si siedono su un divano vicino a Alain, al sole, dove rimane un posto libero. Appeso ad un’anta della finestra di vetro aperta c’è un paio di blue-jeans stesi ad asciugarsi. Subito dopo, alle due in punto, arriva Francois in tutta fretta e va a sedersi vicino a Serena nell’unico posto libero, al sole. FRANCOIS: - Bene, possiamo incominciare la discussione sulle Quattro Nobili Verità. François prende un lembo del cappuccio della veste che scende sulle sue spalle e con una mano, per proteggersi dal sole, se lo tiene appoggiato alla testa. ELISABETTA: - (si alza in piedi) François, ti prego, vieni a sederti nella mia poltrona all’ombra, è un sacrificio che faccio molto volentieri per te!. FRANCOIS: - (sorpreso) Non ti preoccupare per me, Elisabetta, stai seduta! ELISABETTA: - Insisto, François, è la terza volta che finisci al sole, tu sei qui per aiutarci a capire il Dharma, quindi alzati da quel divano ribollente e vieni all’ombra. Il gruppo scoppia a ridere. François si alza e va a sedersi sulla poltrona mentre Elisabetta va a sedersi al sole. FRANCOIS: - Allora chi è il coraggioso che fa la prima domanda? WILLY: - Possiamo parlare del significato conciso delle Quattro Nobili Verità? FRANCOIS: - Bene, allora che cos’è la Nobile Verità del Dolore? Francois fissa il gruppo aspettandosi una risposta da qualcuno. WILLY: - (riflettendo) La nascita è dolore, la decadenza è dolore, la malattia è dolore, la morte è dolore; trovarsi in situazioni che non piacciono è 47 dolore, la separazione da ciò che piace è dolore, non ottenere ciò che si desidera è dolore. FRANCOIS: - Insomma, i cinque gruppi di personalità dell’attaccamento all’esistenza sono dolore! In quel mentre l’anta della finestra a cui sono appesi i blu jeans si chiude lentamente ed Elisabetta rimane all’ombra; tutti la guardano incantati. ELISABETTA: - Già, come vedete, la provvidenza interviene sempre, quando qualcuno si sacrifica per il proprio fratello. FRANCOIS: - (felice) Ben detto! Ora qualcuno mi spieghi che cos’è la Nobile Verità dell’origine del dolore. CATHERINE: - È la sete di bramosia che provoca la rinascita, insieme con il piacere e l’avidità che cercano delizie qua e là; è la sete di bramosia di piacere sensuale, è la sete di bramosia di un’ulteriore esistenza, è la sete di bramosia di non esistenza. FRANCOIS: - (soddisfatto) Che cos’è allora la Nobile Verità dell’estinzione del dolore? ISABELLE: - È l’estinzione di tale sete di bramosia, il rinunciarvi, l’abbandonarla, la liberazione e il distacco da essa. FRANCOIS: - E infine, che cos’è allora la Nobile Verità della Via che conduce all’estinzione del dolore? ELISABETTA: - È il Nobile Ottuplice Sentiero, vale a dire Retta Opinione, Retta Risoluzione, Retto Parlare, Retto Agire, Retto Modo di Sostentarsi, Retto Sforzo….e gli altri quali sono? Il gruppo scoppia a ridere divertito. FRANCOIS: - (sorridendo) Retta Concentrazione, Retta Meditazione. Franco osserva la finestra che non si è mossa. FRANCO: - (sghignazza) Elisabetta ha dimenticato una parte degli Otto Fattori del Sentiero, ma la provvidenza non l’ha abbandonata ai cocenti raggi del sole. Una risata collettiva risuona nel salotto. SERENA: - (osserva) Franco si prende gioco di Elisabetta ma il vento, oggi, sembra non esserci mai stato. Chiude su panoramica della finestra e degli alberi immobili senza un filo di vento. 48 41. 15 Novembre. Mattino ore 5.10. Interno. Stanza da letto. Si ode il suono di una campanella che continua a suonare sempre più forte. Mentre Serena ed Elisabetta dormono, Jolanda si siede sul letto sbadigliando e tira la tenda, i colori dell’alba appaiono in tutto il loro splendore in fondo alla vallata, tra gli alberi avvolti dall’oscurità; si veste in tutta fretta e va in bagno. Intanto dal gompa dei monaci risuonano recitazioni di mantra, canti rauchi, suoni di corni e cembali, mentre il suono continuo della campanella diminuisce sempre più fino ad estinguersi. Jolanda esce dal bagno, apre la porta della stanza, va fuori e la chiude lentamente. La sveglia che Serena tiene sotto il letto squilla, lei allunga una mano e la spegne. Tra i suoni e i canti dei monaci Elisabetta, si alza in piedi e in camicia da notte si mette a fare il letto. ELISABETTA: - Queste recitazioni di mantra, i canti rauchi e i suoni mattutini di corni e cembali rendono tutto più misterioso. Serena, sbadigliando, scende dal letto, si toglie una calzamaglia, il maglione e la sciarpa con cui ha dormito e rimane in pigiama; arrotola il sacco a pelo che aveva sopra le coperte. SERENA: - Senti, chiacchierona, ti sei dimenticata che bisogna fare silenzio? ELISABETTA: - (brontola) Scusa, mi dimentico, non essendo abituata a queste cose. SERENA: - Se vuoi possiamo parlare, ma vediamo di non disturbare Jolanda, lei ci tiene a rispettare le regole e fare silenzio. Mentre Elisabetta tira la coperta, dal fondo del letto scivola per terra il suo libretto della preghiera. SERENA: - (lo raccoglie e lo sfoglia) Ma questo non è il libretto del sutra del loto della Soka Gakkai? ELISABETTA: - (mentre finisce di fare il letto) Si! Io penso che l’umanità sia un’anima sola con Dio, quindi tutte le religioni, quando insegnano l’amore e la fratellanza, portano alla stessa fonte. Mentre Elisabetta si siede sulla poltrona, Serena sorride sorpresa. SERENA: - Hai ragione! ELISABETTA: - Io la penso come Alice A. Bailey che ha detto: “Il Cristo venne per dare alla vita un senso e un valore, proprio come il Buddha venne per mostrarci chiaramente i falsi valori su cui è edificato il nostro mondo moderno. SERENA: - (riflettendo) Chiaro il messaggio! 49 ELISABETTA: - La Bailey ha anche detto che il Buddha diede le regole per i discepoli in preparazione ai Misteri, mentre Cristo indicò le tappe successive e mostrò i processi d’iniziazione del momento della nuova nascita nel Regno fino a quello della risurrezione finale alla vita. Tra i canti e i suoni dei monaci Serena si alza in piedi e va a preparare i caffè. SERENA: - Ma il sutra del loto cosa c’entra con tutto ciò? ELISABETTA: - Il sutra del loto è il mantra donato al mondo dal Buddha Shakyamuni, la cui essenza è stata rivelata da Nichiren Daishonin, il Buddha originale dell’Ultimo giorno della Legge. Si odono dei passi avvicinarsi alla stanza. SERENA: - (sussurra) Silenzio, sta arrivando Jolanda. Chiude, mentre si apre la porta: entra Jolanda sorridendo, perché intorno non si ode una mosca volare. 42. Mattino. Ore 6.30. Morning meditation. Interno. Gompa. Tutti gli ospiti sono seduti nella posizione del fior di loto. Jolanda, Elisabetta e Serena, con tute da ginnastica colorate, stanno meditando nel loro solito posto. Ogni tanto Jolanda e Serena si soffiano il naso, con qualche colpo di tosse. Si ode tossire e soffiare il naso anche da parte degli altri ospiti. Le tende coprono le finestre, poche luci illuminano il gompa. Karen sta dirigendo la meditazione, mentre Elisabetta ha una visione. KAREN: - (al microfono) Ognuno di voi mediti: devo raggiungere velocemente l’illuminazione, per poter liberare gli innumerevoli tipi di esseri umani dall’inimmaginabile oceano di sofferenza del samsara che è causa di dolore che porta ad una totale impareggiabile illuminazione. Quindi medito per progredire sul sentiero che porta all’illuminazione. Elisabetta è immobile, ha gli occhi chiusi. ELISABETTA: - (voce fuori campo voice off screen)Troverò nel futuro un produttore per le mie sceneggiature? Nella mente Elisabetta vede un gruppo di monaci che sparano in cielo. Elisabetta apre gli occhi confusa, poi riflette cercando di captare il messaggio, mentre Karen continua a parlare lentamente. Poco dopo Elisabetta apre gli occhi e sorride. 50 ELISABETTA: - (voce fuori campo, voice off screen) Ho capito, dovrò chiedere ai monaci di “sparare” in cielo una preghiera per le mie sceneggiature. 43. Pomeriggio, ore 17.00. Esterno. Uscita dal gompa. Salita che porta dal gompa all’ufficio. Elisabetta, Jolanda e Serena escono dal gompa fra gli studenti. È una giornata nuvolosa. Serena si soffia il naso e Jolanda tossisce, Elisabetta tira fuori dalla borsa una scatola di caramelle . ELISABETTA: - Ho una scatola di caramelle per la gola, le divido per tre, ecco prendetele e guarite presto. Girano attorno al gompa LE DUE DONNE: - (le accettano felici ) Grazie Elisabetta! SERENA: - Purtroppo, domani avremo la fila davanti all’infermeria, ci sono parecchi influenzati, soprattutto tra quelli che dormono nelle tende. JOLANDA: - (seria) Di notte fa freddo, dovremo incominciare a chiudere la finestra, altrimenti ti raffredderai anche tu, Elisabetta. Salgono su per la rampa verso gli stupa ELISABETTA: - Non vi preoccupate per me, io resisto, ho la pelle dura. SERENA: - (sghignazza) Ho paura che, se non hai la pelle resistente di un bufalo, sarà difficile che tu possa passare indenne questa ondata di virus. ELISABETTA: - Ci vediamo dopo al refettorio per il the, ora devo andare un attimo in ufficio, ciao! Stacco su (cut to) Elisabetta che s’allontana lasciando le amiche. Chiude, mentre scende lungo la rampa, verso l’ufficio. 44. Esterno. Interno. Ufficio. Elisabetta s’affaccia sulla porta dell’ufficio e vede che il monaco Thubten Khedup sta parlando con una signora robusta, di media altezza, sui quaranta, capelli neri, mossi, occhi scuri, viso paffuto. Elisabetta sta per andarsene. IL MONACO: - Entri pure, stiamo solo facendo quattro chiacchiere. 51 LA DONNA: - (sorridendo) Si, quando posso vengo a fargli perdere del tempo. IL MONACO: - (con un sorriso luminoso) In cosa posso esserle utile? Intanto la signora che è seduta davanti alla scrivania indica una sedia vicino a lei. ELISABETTA: - (sedendosi) Dovrei far recitare una preghiera ai monaci, quindi vorrei sapere chi devo pagare e se si deve partecipare alla cerimonia. LA DONNA: - (eccitata) Signora, la prego, vada alla cerimonia, altrimenti non sa che cosa si perde. IL MONACO: - (sorridendo) Non è obbligatorio, se preferisce andare a meditazione faccia lei, perché la preghiera di solito si svolge dalle 6,00 alle 6.45. ELISABETTA: - Veramente ero indecisa, ma la signora mi ha convinta. La donna sorride compiaciuta. IL MONACO: - Senta, parlerò coi monaci e le farò sapere la data in cui si farà la preghiera, il costo si aggira sulle settantamila rupie. ELISABETTA: - (alzandosi in piedi) Bene, vi ringrazio tutti e due, buona serata. IL MONACO: - Buona serata anche a lei! Chiude su primo piano dei tre mentre si sorridono felici. 45. Ore 21.10. Esterno. Rampa che scende al piazzale. Scale che salgono al gompa dei monaci. Interno gompa. Elisabetta tiene in mano la torcia accesa, mentre scende con Jolanda lungo la rampa che dà sulla vallata, dove i villaggi brillano illuminati da miriadi di luci. JOLANDA: - Ogni volta che chiediamo a Serena di fare una passeggiata con noi, dice che ha freddo, come mai? ELISABETTA: - Dice sempre che il suo sangue scorre più lento del nostro, quindi lei sente freddo anche quando non lo è. Raggiungono le scale del gompa. JOLANDA: - Infatti tutte le sere prima di andare a letto si veste, come fosse al Polo nord. 52 Salgono le scale. ELISABETTA: - (ridendo) Al mattino non viene a colazione, perché trema soltanto al pensiero di dover uscire. JOLANDA: - (seria) Che terribile sentirsi così condizionati dal freddo. Attraversano il piazzale del gompa. ELISABETTA: - Già, come vedi ognuno di noi porta la sua croce, ragion per cui bisogna mettere in pratica il Dharma, per uscire in fretta da questo labirinto di rinascite e sofferenze. Mentre Jolanda riflette, raggiungono l’entrata del gompa, si tolgono le scarpe e le lasciano accanto ad altre, vicino alla porta, ed entrano. Il soffitto del gompa è pieno di disegni e divinità buddiste dai colori sgargianti, in fondo al gompa tre Buddha (uno grande ai cui lati due piccoli), in oro con vesti arancione, contornati da disegni suggestivi. All’interno del gompa ci sono alcuni ospiti che osservano le fotografie di Lama Yeshe e di altri defunti, riposte ai piedi del grande Buddha. Elisabetta segue Jolanda. JOLANDA: - (si ferma e le sussurra all’orecchio) Ora ti faccio vedere dove devi lasciare il mala (rosario), così quando sarà benedetto, andrai a riprenderlo. ELISABETTA: - (sussurra) Oggi Serena e Franco mi hanno detto di aver visto un bellissimo mandala. JOLANDA: - Si! Adesso ti ci porto! Le due donne proseguono sul lato sinistro del gompa e raggiungono un tavolino pieno di oggetti sacri, di fronte al piccolo Buddha. Jolanda indica all’amica il tavolo. JOLANDA: - Ecco, metti il tuo mala in mezzo a quegli oggetti sacri, così domani durante la funzione Lama Lhundrup Rigsel lo benedirà. Elisabetta tira fuori dalla borsa il mala e lo mette sul tavolo tra gli oggetti, poi le due donne passano davanti al grande Buddha, guardandolo interessate e fermandosi davanti al terzo ad ammirare il grande e suggestivo mandala multicolore, sorretto da una base quadrata ricoperta di carta colorata in rosso e blu. Dal soffitto scendono fin quasi sul mandala grossi festoni variopinti. Le due donne osservano il mandala. ELISABETTA: - (sottovoce) Ho letto nel libro di Victoria Le Page intitolato “Shambhala”, che il mandala trasmette conoscenza esoterica a 53 menti iniziate, illuminando i tre piani della realtà: lo spirituale, lo psichico e il fisico. JOLANDA: - Sarei curiosa di sapere che cosa trasmette a noi che non siamo delle iniziate. ELISABETTA: - (sorridendo) Poiché il mandala viene costruito, poi distrutto, ci ricorda che niente dura in eterno, però la sua forma, i suoi colori e la sua bellezza ci trasmettono buona energia. JOLANDA: - Interessante! Panoramica (pan shot) del mandala e delle due donne. ELISABETTA: - (sorridendo) Il mandala, oltre che rappresentare la casa del Buddha, è anche un diagramma che simboleggia l’intero universo ed è usato nelle pratiche meditative. 46. Mattino. 0re 8.30. Teaching (insegnamento). Interno gompa. Le tende sono tirate, dalle finestre si vede un cielo nuvoloso e il vento che soffia, i rami degli alberi danzano contro un cielo variabile con a tratti raggi di sole che illuminano l’interno del gompa. Gli studenti sono seduti sui loro cuscini, intenti ad ascoltare la lezione del maestro Neil, seduto sul suo trono colorato, che ogni tanto sfoglia un libro, dà un’occhiata e continua a parlare al microfono. Qualcuno tossisce, altri si soffiano il naso. Karen assiste alla lezione dal suo solito posto. Elisabetta, Serena e Jolanda ascoltano attente nel loro solito posto. IL MAESTRO: - Allora sappiamo che samsara, nel Buddismo, significa esistenza ciclica; l’involontario e continuo ciclo di nascita e morte causato dall’ignoranza che non comprende la vera natura della realtà. Il maestro rimane un attimo in silenzio, sfoglia un libro, poi continua tra lo stupore impresso sui volti degli astanti.(inquadrature alternate dei volti del maestro e del pubblico e delle immagini della scena che segue, 46 bis) IL MAESTRO: - Il Buddha, nella sua intuizione, percepì che tutti, anche coloro che risiedevano nelle più elevate dimore della beatitudine, erano soggetti a ripetute rinascite. Il samsara era pertanto quanto di peggio potesse esistere. L’inondazione è una similitudine molto azzeccata per la tempesta tumultuosa e avanzante del samsara. 54 Il Buddha a volte definiva il suo insegnamento un passaggio sicuro verso l’altra sponda su una forte zattera. In altre occasioni fece riferimento alla necessità per i suoi monaci di essere isole per se stessi. Indubbiamente il primo insegnamento ai suoi primi discepoli riguardava il modo in cui porre fine definitivamente al processo di rinascita, il modo in cui sfuggire in maniera conclusiva e sicura all’inondazione del samsara. I suoi primi cinque convertiti, dopo la predicazione iniziale al Parco dei Cervi di Benares, divennero tutti Arhat. Erano tutti alla loro ultima nascita, quando il substrato di rinascita venne distrutto. Il samsara, composto da una struttura a tre livelli con cinque o sei regni di esseri viventi, è in un costante stato di travaglio, angoscia e flusso tumultuoso avanzante. Senza sosta, gli esseri attraversano i regni, umano, divino o infernale, perlopiù senza alcuna idea di ciò che sta loro accadendo. L’ignoranza della propria condizione e delle cause che ne stanno alla base alimenta il processo e impedisce a tali esseri di riconoscere la loro terribile situazione. Osservato in tutta la sua lunghezza e profondità, il samsara è pertanto una gigantesca inondazione cosmica di eventi, di esseri che si sollevano e precipitano in un pandemonio perpetuo. Eppure, all’interno dell’apparente confusione, tutto è rigidamente governato da misteriose forze interne che determinano i cicli ripetuti di crescita, declino e dissoluzione. Molte volte il Buddha parlò ai suoi monaci di questo argomento, e il tenore delle sue osservazioni era sempre lo stesso; sempre sottolineava l’enormità del fardello che ciascuno di noi inconsapevolmente trasporta. Una volta disse ai suoi monaci che il samsara è un mondo senza fine e senza principio. Neanche tutti i bastoni e i ramoscelli del continente indiano potrebbero eguagliare il numero di madri e padri che un uomo ha avuto nella sua lunga serie di esistenze. Un’altra volta disse che non era facile trovare un essere che non fosse stato in precedenza madre, padre, fratello, sorella, figlio o figlia di qualcuno. Poi per mettere in risalto il concetto disse che ciascuno dei suoi monaci aveva versato fiumi di lacrime per disperazione e malattia, un volume di lacrime maggiore delle acque di tutti gli oceani. Infine, disse, il cumulo di ossa risultante delle innumerevoli morti di un uomo sarebbe stato altrettanto alto della montagna chiamata Picco dell’Avvoltoio a Rajagrha. 46 bis. Mentre si ode il maestro che racconta (Sc. 46), si vedranno alternate alle varie inquadrature dei volti degli studenti le immagini della scena 46 bis. 1) Dissolvenza in apertura fade-in. 55 Tra incidenti stradali, incendi, scontri di treni, aerei che cadono e navi che affondano in un mare in tempesta si vedono alzarsi dai corpi senza vita gli spiriti di uomini, donne e bambini, dei quali alcuni scendono in vortici scuri oppure di fuoco, altri salgono verso la luce. 2) In un ospedale si vedono alcune madri partorire, altre con il neonato al petto, alcuni neonati ancora in braccio ad infermiere in un pianto dirotto. 3) Gente che lavora la terra sudando e faticando, altri che costruiscono case, minatori che lavorano nelle miniere, operai in fabbriche, marinai che soffrono su una nave nel mare in tempesta. 4) Un campo di battaglia dove gli uomini combattono, con morti e feriti tra esplosioni di bombe, incendi, ecc. 5) Terremoti, maremoti, alluvioni, tempeste, uragani, ecc. 6) Uomini e donne malati che soffrono e muoiono. Uomini che piangono e si disperano, poi un mucchio di ossa umane con crani ecc. 7) Spiriti che cadono tra le fiamme dell’inferno, altri che scompaiono nell’oscurità, altri che s’innalzano alla luce splendente. 8) Infine, tra raggi di luce, appare il Buddha che tiene in mano un grosso libro su cui sta scritto Dharma, sopra un mare liscio come l’olio dove una zattera piena di uomini, donne e bambini fluttua sotto un magnifico arcobaleno. Il maestro osserva gli studenti in silenzio. IL MAESTRO: - Ora riflettete un attimo su ciò che ho detto e, se ci sono domande, sarò lieto di rispondere. 47. Esterno. Interno. Refettorio. Ora di pranzo. Una coda di persone sta facendo la fila per il pranzo. Elisabetta, Franco e Serena lentamente raggiungono i due tavoli all’entrata del refettorio, dove ci sono dei piatti di ferro, ne prendono uno ciascuno e lo asciugano con uno strofinaccio, passano davanti alle fila di pentole fumanti e si servono vari tipi di cibo vegetariano andando a sedersi al loro solito tavolo. Di fianco a loro c’è il tavolo riservato ai monaci, dove stanno pranzando il Venerabile Neil, Karen, Francois. I tre amici vedono arrivare sorridendo il solito bambino di nove anni vestito da monaco, capelli rasati, viso lungo, occhi vispi e intelligenti, con il suo piatto pieno, che va a sedersi fra i monaci, accolto da un coro di saluti. Il bambino felice si siede e incomincia a mangiare. 56 SERENA: - (guardandolo) Lui è il Lama bambino Charo. ELISABETTA: - Già, l’altra sera Karen ci ha raccontato che Charo Lama è un chiaroveggente e ricorda le sue vite precedenti! SERENA: - (soffiandosi il naso) Charo Lama è nato nel villaggio sotto il monastero; appena in grado di muoversi o parlare portò sua madre dall’altra parte del villaggio, entrò con aria sicura in una casa e le presentò la famiglia della sua vita anteriore, affermando: “Questa donna e questi due ragazzi sono stati mia moglie e i miei figli nella mia vita precedente”. Poi, per convincere la madre e la famiglia anteriore, raccontò storie e aneddoti noti soltanto a loro. FRANCO: - (posando la forchetta sul piatto) Serena, hai omesso di raccontare che Charo Lama si fece poi accompagnare al monastero di Kopan e raccontò che lui aveva promesso a Lama Yeshe, nella sua vita precedente, che sarebbe diventato monaco per aiutarlo ad insegnare il Dharma e l’inglese, quindi doveva entrare in monastero per diventare monaco. SERENA: - Già, ma i monaci gli spiegarono che doveva aspettare fino a nove anni per iniziare la vita monastica. ELISABETTA: - Il monastero di Kopan non è stato fondato da Lama Yeshe e Lama Zopa? SERENA: - Sì, certo! Lama Zopa avremo l’onore di conoscerlo alla fine del corso, invece Lama Yeshe è morto in California a soli 49 anni nel 1984. FRANCO: - Elisabetta, avrai sentito parlare di Osel Hita Torres, il bambino nato da un’ordinaria famiglia spagnola.! ELISABETTA: - (sorridendo) Certo, a quanto pare Osel Hita Torres è stato riconosciuto la reincarnazione di Lama Yeshe. Jolanda, arriva con il suo piatto pieno che posa sul tavolo accanto ad Elisabetta, le sfugge uno starnuto. GLI AMICI: - Salute! JOLANDA: - (sedendosi) Speriamo bene! 48. Ore 13.00. Interno. Esterno. Infermeria. Cortile davanti all’ufficio. Il tempo è nuvoloso, raggi di sole spariscono e riappaiono fra nuvole grigie, lanciando scie bianche che come laser colpiscono e trapassano le nuvole nel cielo. Fuori dall’infermeria ci sono otto persone tra cui due monaci di nove o dieci anni, la ragazza negra e il 57 ragazzo con i capelli lunghi (i due pazienti precedenti): alcuni starnutiscono, altri si soffiano il naso, dall’infermeria escono due donne sorridendo. Elisabetta si affaccia sulla porta. ELISABETTA: - Il prossimo per favore! Entrano i due monaci, intanto Serena annota su un registro la visita precedente. Elisabetta fa sedere sugli sgabelli i due monaci, sorride stringendo loro una guancia, essi ridono divertiti. ELISABETTA: - Allora bei fanciulli, che problemi avete? I due monaci fanno capire attraverso dei cenni che parlano solo tibetano, allora Elisabetta esce in tutta fretta. ELISABETTA: - Serena, vado in ufficio a cercare un monaco tibetano che parli inglese! ELISABETTA: - (mentre passa accanto alla ragazza di colore) Come stanno le tue ginocchia? LA RAGAZZA: - (sorridendo) Molto meglio, grazie! ELISABETTA: - (mette una mano sulla spalla del giovane dai capelli lunghi) E il tuo braccio? IL RAGAZZO: - (raggiante) Benissimo, grazie. Chiude, mentre lei s’affretta verso l’ufficio. 49. Ore 14.00. Interno corridoio. Salotto davanti alla vetrata sulla vallata. Tutto il gruppo dei francesi è in attesa, compreso François e Franco. In quel mentre la porta del corridoio si apre e appare Serena con la sua valigetta di pronto soccorso, seguita da Elisabetta. SERENA: - (mentre si avvicinano al gruppo) Scusate per il nostro piccolo ritardo, ma oggi avevamo molti pazienti. François sorride comprensivo. WILLY: - (sghignazza) Non tolleriamo ritardi noi: la prossima volta sarete date in pasto ai cani randagi di Kopan. Una risata generale esplode, mentre le due donne si siedono. ELISABETTA: - Caro Willy, devo ammettere che hai la generosità del monaco, infatti quei poveri cani sono talmente vecchi, che fanno fatica a stare in piedi. 58 Un ennesima risata esplode intorno. FRANCOIS: - Bene, è ora della discussione sul samsara, chi vuole fare la prima domanda? Tutto ad un tratto non si sente una mosca volare. ISABELLE: - Mi ha paralizzato di paura la prospettiva di un passaggio attraverso i regni inferiori. Elisabetta alza la mano, François le fa cenno di parlare. ELISABETTA: - In questo caso credo che la paura ti possa servire a spronarti ad agire bene, per poter così rompere le catene del samsara. ALAIN: - Elisabetta, che cosa intendi con “in questo caso credo che la paura ti serva”? ELISABETTA: - Sono del parere che la paura non serva ad altro che ad impedire la crescita interiore dell’uomo, quindi sarebbe bene eliminarla. DENIS: - (brontola) Non è facile con la prospettiva che la vita è in un costante stato di travaglio, in un ciclo continuo di sofferenza, malattia, morte, rinascita. ELISABETTA: - (fissando il gruppo che pare depresso) Probabilmente state pensando che a questo punto sarebbe meglio spararsi un colpo in testa. Un’ennesima risata esplode intorno. FRANCOIS: - (fra le risa) Sarebbe una buona occasione per cadere nella ruota delle rinascite nei regni inferiori e aggravare la nostra situazione. FRANCO: - (serio) Se riflettiamo, la via c’è per sparire per sempre dalla faccia della terra e dalla rinascita. SERENA: - È possibile soltanto se diventiamo dei Buddha. DENIS: - Il Buddha ci ha donato il Dharma, la spada di diamante, con cui combattere l’ignoranza e trionfare verso la luce. FRANCOIS: - (sorpreso applaude) Bravo Denis, così si fa! Chiude, mentre il gruppo fissa Denis eccitato e tra urla e grida applaude. 50. 17,30, pomeriggio. Interno. Esterno. Ruota della preghiera. Piazzale, ufficio. 59 Ad ogni giro la ruota della preghiera fa suonare una campanella, Elisabetta entra, ci gira intorno tre volte ed esce nel cortile, dove tre monaci tra cui Thubten Khedup, stanno parlando tra di loro in tibetano. Quando quest’ultimo vede Elisabetta, lascia il gruppo e le va incontro. THUBTEN KHEDUP: - Per favore, vuole seguirmi in ufficio. Elisabetta segue il monaco in ufficio, che le fa segno di accomodarsi sulla sedia davanti alla scrivania, mentre anch’egli va a sedersi. THUBTEN KHEDUP: - Allora, domani alle 6,00, ci sarà la funzione. Ma dovremmo sapere se la preghiera sarà per i morti o per il successo di qualche buona causa. ELISABETTA: - (sorride) Veramente non avrei mai pensato di fare recitare una preghiera, ma durante la meditazione ho avuto una visione che mi suggeriva di farlo. IL MONACO: - (fissa Elisabetta) Davvero? ELISABETTA: - Ho quasi terminato la mia terza sceneggiatura, due le ho già spedite a dei produttori, quindi durante la meditazione chiedevo se nel futuro avrei trovato qualcuno interessato. IL MONACO: - (curioso) Di cosa trattano le sue sceneggiature? ELISABETTA: - Sono storie vere, basate su esperienze paranormali e ispirate a concetti filosofici buddisti, per dare un messaggio. IL MONACO: - (stupito) Bene, interessante! ELISABETTA: - (sorridendo) Volevo dirle che durante la meditazione ho visto un gruppo di monaci che sparavano in cielo, con dei fucili. Il monaco scoppia in una risata fragorosa. IL MONACO: - Ora capisco il concetto. ELISABETTA: - (sorridendo) Trovo che il messaggio significhi che è difficile trovare un produttore, perciò devo far “sparare” in cielo dei mantra dai monaci. Piano americano (medium shot), mentre i due scoppiano in una risata. IL MONACO: - Interpretazione molto calzante! 51. Mattino. 17 novembre. Ore 5.55. Esterno. Scale. Rampa che dà sulla vallata all’alba. 60 Si apre la porta del grande corridoio, esce Elisabetta con un paio di pantaloni e maglione nero e uno scialle rosso vino che si arrotola sulle spalle, scende le scale e in tutta fretta sale quelle che portano ai piedi della collina e s’avvia verso il gompa. Sulla rampa dà un’occhiata ai bagliori del sole che sorge all’orizzonte, dietro le colline nella valle, con pallidi colori, rosa - argento, giallo - arancione e oro. Raggi bianchi sbucano tra nebbie vaganti sopra la valle addormentata, poi il si ode il canto di un gallo echeggiare lontano. Chiude su panoramica (pan shot) del sole che sorge 52. Esterno. Piazzale e scale del gompa. Interno. Elisabetta raggiunge le scale, le sale, si toglie le scarpe e le mette vicino ai sandali dei monaci, entra in silenzio e si trova di fronte a quattro lunghe file di monaci (compresa una decina di bambini monaci), seduti nella posizione del fior di loto, con cembali, corni e altri strumenti. Le quattro file di monaci si dividono in due, una di fronte all’altra, separate da un tappeto che porta ai tre Buddha. Si sente gli occhi puntati addosso, ha un attimo d’imbarazzo, poi si prostra tre volte al centro del gompa e va a sedersi su di un cuscino vicino al muro, poco lontano dall’entrata. Un monaco va da lei e le indica un cuscino di fronte a un tavolo nella parte sinistra del gompa; mentre lei va e si siede sul cuscino nella posizione del fior di loto, i monaci cominciano le recitazioni di mantra tra canti rauchi, suoni di corni e cembali; ecc.. (riprese di lei intenta a pregare e dei monaci, mentre cantano, recitano, suonano il corno ed altri strumenti, dissolvenza incrociata a scandire il tempo che trascorre). Finita la funzione, un monaco va da Elisabetta, la invita a seguirlo al centro delle due file di monaci, le mette una kata (sciarpa bianca di seta, che viene offerta ai lama in segno di omaggio e rispetto) intorno al collo. IL MONACO: - Ora si prostri tre volte! Elisabetta si prostra tre volte, poi il monaco le passa due grosse mazzette di rupie. IL MONACO: - Questo è il denaro che ha pagato lei per la funzione, ora passerà da tutti i monaci e distribuirà a ciascuno di loro dieci rupie e il resto li restituirà a me; serviranno per l’insegnamento. ELISABETTA: - (imbarazzata) D’accordo! Poi lo segue tra le fila dei monaci e distribuisce il denaro ringraziando e sorridendo a tutti. Infine il monaco la guida davanti alle foto dei due lama defunti e le fa offrire pure dieci rupie. Un secondo monaco 61 porta due kate ad Elisabetta che le offre ai due lama, mettendole sotto la loro foto, vicino al denaro offerto. Infine di fronte a tutti i monaci, restituisce le due mazzette di rupie rimaste, ringraziando. Viene quindi accompagnata al suo posto mentre entrano alcuni monaci con anfore di metallo piene di latte e riso caldo, che distribuiscono a tutti, compresa Elisabetta a cui vengono serviti una tazza di latte e un piatto pieno di riso; mentre tutti mangiano, Elisabetta beve il latte, ma non mangia. Chiude su panoramica dei monaci, mentre mangiano e bevono in silenzio, seduti nella loro posizione del fior di loto. 53. Ore 7.35 Interno. Stanza da letto, bagno. Elisabetta sta lavando la sua camicia da notte color pesca nel lavandino del bagno, la porta è aperta, quando entrano Serena e Jolanda (la prima veste un paio di pantaloni blu con giacca a vento rossa, l’altra blue jeans e giacca sportiva blu scuro). JOLANDA: - Elisabetta, sei andata a ritirare il tuo mala? ELISABETTA: - (strofinando la camicia) Si, l’ho ritirato dopo la preghiera dei monaci! SERENA: - (curiosa) A proposito com’è andata? ELISABETTA: - (eccitata, mentre stringe la camicia) Una funzione stupenda, c’erano tutti i monaci del monastero, compreso i bambini monaci, che meraviglia, pregherò per ringraziarli tutti! JOLANDA: - Allora venite a far colazione? ELISABETTA: - Stendo la camicia e vengo subito! Serena comincia a camminare avanti e indietro strofinandosi le mani. JOLANDA: - Scommetto che tu hai freddo come al solito, quindi non vieni, vero? SERENA: - (sussurra) Già! Scusatemi! ELISABETTA: - (stendendo la camicia sul filo nel bagno) Va bene Serena, quando torniamo ti portiamo qualcosa da mangiare, altrimenti ti dovremo raccogliere con il cucchiaio. Chiude, mentre Elisabetta e Jolanda escono dalla stanza. Dissolvenza incrociata a simulare le ore che trascorrono. 54. Pomeriggio 0re 14.00 Interno. Corridoio. Salotto di fronte alla vallata. Discussione. 62 Il sole splende, dalle vetrate aperte si odono i canti degli uccelli. Tutto il gruppo è seduto in attesa, manca Mireille. In quel momento si apre la porta vicino al séparé, sulla destra del corridoio, esce Mireille, che s’affretta sorreggendo uno sgabello, che posa accanto al gruppo e ci si siede sopra. MIREILLE: - (sussurra) Scusatemi. ELISABETTA: - (rivolgendosi al gruppo) Che ne direste se, dal momento che alcuni giorni fa abbiamo parlato della formula concisa delle Quattro Nobili Verità, oggi parlassimo di quella amplificata? Si ode un coro di si. FRANCO: - (scherzando sghignazza) Perché no, futura Lama Tenzin! Mentre François, Willy e Serena scoppiano a ridere, Elisabetta fissa Franco. FRANCOIS: - (spiega) Per chi non lo sa, Lama Tenzin significa maestro detentore degli insegnamenti. Una risata generale esplode intorno. ELISABETTA: - (facendo finta di arrabbiarsi) Mi prendi in giro, ma fa in modo che io non ti incontri, quando, nelle prossime vite, prima possibile, sarò davvero un Lama Tenzin! Un’ennesima risata esplode intorno. FRANCOIS: - Bene, ora parliamo dei sedici aspetti delle Quattro Nobili Verità! Che ne dici di incominciare tu, Willy ? WILLY: - (facendo una smorfia) Ciascuna della Quattro Nobili Verità ha quattro generi di significato sussidiario. La prima è la verità del dolore. WILLY: - (girandosi verso Denis ridendo) Caro Denis, a te ora l’onore di continuare! DENIS: - (serio) Cosa dici François, devo obbedire a quello scarica barile? Una risata generale esplode intorno, François annuisce. DENIS: - Allora la natura stessa dell’esistenza è dolorosa; per via della dipendenza di tutte le cose da cause; per via del vuoto; niente è duraturo; perché è impersonale, non si può trovare nessun vero sé. FRANCOIS: - Chi mi parla del secondo significato amplificato, la verità dell’origine? 63 SERENA: - È la causa, perché i semi delle azioni passate diventano cause; è l’origine perché la manifestazione è dovuta a cause immediate; è produzione per via di una serie di apparizione successive; è condizione per via del concorrere di varie condizioni. FRANCOIS: - Bene, ora il terzo significato della verità dell’Estinzione. MARIE: - È cessazione perché i gruppi di personalità si estinguono; è tranquillità perché avidità, odio e illusione si estinguono; è sublime perché non può avvenire nessuna calamità; è via di fuga perché non vi sono ulteriori cause di dolore. ELISABETTA: - (felice Magnifico! FRANCOIS: - (sorridendo) Allora futura Lama Tenzin, qual è il quarto significato della verità del sentiero? Si odono alcune risate. ELISABETTA: - (scherzando fissa il gruppo seria) Invidiosi! ELISABETTA: - (mentre alcuni le sorridono) È la via perché la si percorre verso il nirvana; è il metodo corretto perché è efficace e provvisto di mezzi; è sicurezza perché conduce al nirvana; è liberazione perché produce un’uscita finale verso l’aldilà. FRANCOIS: - (dando un’occhiata all’orologio) Benissimo, per oggi abbiamo terminato, preparatevi, domani parleremo della definizione di ciascuno degli otto fattori del sentiero. ELISABETTA: - (scherzando) Signori, il futuro Lama Tenzin augura un buon pomeriggio a tutti. Chiude, mentre il gruppo scoppia in una risata. 55. Ore 17.20. Uscita dal refettorio. Salita intorno alla collina. Scala che sale sulla collina delle bandierine della preghiera. Franco, Serena ed Elisabetta escono dal refettorio, il bambino Lama Charo correndo passa davanti ai tre, si gira, saluta allegramente e se ne va, mentre Karen lo segue a passi svelti. ELISABETTA: - Che simpatico Lama Charo, è sempre così allegro. SERENA: - Prima, quando ha raggiunto il Maestro al tavolo con la sua tazza di the, era così buffo che tutti sono scoppiati a ridere affascinati. Mentre i tre amici camminano intorno alla collina, s’incontrano con una coppia di americani, con cui scambiano un sorriso. 64 FRANCO: - Serena, hai parlato ad Elisabetta del libro della giornalista Vickie Mackenzie “ Reincarnazione. Il Piccolo Grande Lama”? SERENA: - Già, è un libro di estremo interesse sulla reincarnazione e sulla vita di Lama Yeshe. La giornalista lo conobbe nel 1976 qui a Kopan durante un mese di meditazione. ELISABETTA: - (interessata) Cosa racconta il libro a proposito della reincarnazione di Lama Yeshe? I tre amici raggiungono la scala che porta sulla collina. FRANCO: - Pare che Lama Yeshe nella sua vita precedente fosse una badessa in un monastero di monache. Durante quella vita divenne famosa come grande yoghini, radunando attorno a sé molte monache dotate di realizzazioni spirituali. I tre amici salgono su per la scala che porta sulla collina. SERENA: - Si diceva che la badessa avesse pregato intensamente per rinascere in modo da portare il Buddhismo a persone che dimoravano nell’oscurità spirituale. FRANCO: - Anche Lama Zopa, che divenne poi l’allievo di Lama Yeshe, fu riconosciuto come la reincarnazione del famoso meditatore Lawudo Lama, che trascorse gli ultimi anni della sua vita in una caverna dedicandosi interamente alla vita spirituale, dando consigli ed insegnamenti non solo a coloro che si recavano da lui in cerca di una guida, ma anche agli altri yoghi delle vicine caverne. Anche lui prima di morire promise che sarebbe ritornato per continuare ad aiutare la sua gente. Mentre raggiungono la cima della collina, migliaia di bandierine della preghiera multicolori sventolano al vento. SERENA: - Nel 1965, mentre i due Lama si trovavano al campo rifugiati di Buxaduar, nella loro stanza irruppe la bella e famosa principessa di origine russa, Zina Rachevsky, che si fece avanti e chiese audacemente come si poteva ottenere la pace e la liberazione. ELISABETTA: - (sorridendo) Personaggio fuori del comune la principessa, qualcuno mi ha raccontato che la sua vita era stata in un certo senso straordinaria. Suo padre era un principe Romanov sfuggito alla rivoluzione e la madre una ricca ereditiera americana. Zina crebbe ad Hollywood e diventò un’attrice famosa. Mi hanno anche riferito che la collina di Kopan la comprò lei. FRANCO: - Già, i due Lama diedero a Zina l’insegnamento che tanto desiderava, ella decise di diventare una monaca e acquistò l’appezzamento di terra sulla collina di Kopan. 65 Elisabetta si gira attorno a guardare il magnifico panorama, che ha come sfondo la catena montuosa dell’Himalaya. SERENA: - Lama Yeshe, sapendo che per Zina la miglior soluzione era continuare a fare ritiri di meditazione, la inviò in una grotta sull’Himalaya, dove doveva trascorrere tre anni, recitando tre milioni e seicentomila mantra oltre alle altre pratiche meditative. Elisabetta si gira a guardare le migliaia di bandierine della preghiera che volano al vento, sopra le loro teste. ELISABETTA: - Zina doveva veramente essere fuori dell’ordinario: io sono molto coraggiosa, ma non so se potrei fare una cosa del genere. SERENA: - (sorridendo) Figurati, per noi è già un grosso sacrificio restare con le gambe incrociate, che subito si gonfiano le ginocchia, poi alzarci così presto al mattino è un’altra tragedia. ELISABETTA: - (seria) Ho saputo che Zina è morta giovane, è vero? FRANCO: - Fino alla fine la sua fu una vita drammatica; morì all’improvviso all’età di 42 anni, quando era giunta quasi alla metà del periodo di ritiro nella grotta dell’Himalaya. Alcuni dicono a causa dell’epatite, altri sostengono che avesse mangiato del cibo avvelenato. ELISABETTA: - (riflettendo) Io credo fosse giunta la sua ora, quindi in qualche maniera doveva morire. Serena si incanta a guardare il panorama. FRANCO: - Lama Yeshe si svegliò una mattina alle sei dopo aver sognato che sarebbe morta e subito si fece portare all’aeroporto e trascorse dieci giorni con lei nella grotta. SERENA: - Dopo la morte di Zina, Lama Yeshe la sognò vestita di abiti smaglianti e piena di vita. Lui disse che lei voleva fargli sapere che era andata in un reame puro e che avrebbe avuto una rinascita molto fortunata. ELISABETTA: - (felice) Toccante questa storia! SERENA: - (guardando l’orologio) Oh, santo cielo, è già l’ora della meditazione, diamoci una mossa e continuiamo a martirizzare le nostre ginocchia. Chiude sui tre amici, mentre si affrettano a scendere giù dalla collina. 56. Ore 18,00. Interno gompa. Meditazione. 66 Gli studenti sono quasi tutti seduti nella solita posizione del fior di loto, altri cercano di trovare la posizione per potersi rilassare. Le tre amiche sono immobili al solito posto con gli occhi semichiusi. Karen dà inizio alla meditazione guidata con un colpo di gong. KAREN: - Inspiriamo ed espiriamo nove volte chiudendo con un dito la narice destra, poi ripetiamo la stessa cosa con la narice sinistra, fino a quando la nostra mente si è liberata da ogni pensiero, poi riflettiamo sul fatto che soltanto il dharma aiuta nel momento della morte. Non sarà il denaro ad aiutarci. Nudi e senza niente lasceremo questa vita. Il re e il mendicante vivranno la stessa esperienza nella morte… Elisabetta non segue Karen nella meditazione, si è estraniata e non la ode più, ha un flash back dei monaci nel gompa, mentre pregano tra canti, mantra e suoni dei cembali e altri strumenti, rivede i volti dei monaci bambini con i loro sorrisi pieni d’amore durante la preghiera. ELISABETTA: - (voce fuori campo, off screen) Ringrazio con tutto il cuore i monaci di Kopan e prego con tutta me stessa che essi siano sempre felici e raggiungano velocemente l’illuminazione, diventino dei Buddha e aiutino l’umanità ad uscire in fretta dal samsara. Inaspettatamente Elisabetta ha la visione di un magnifico fior di loto bianco socchiuso che si apre lentamente sul suo cuore girando su se stesso e brilla di luce intensa. Apre gli occhi e raggiante di felicità sorride. Panoramica degli studenti in piena meditazione. KAREN: - ….potremmo morire in ogni momento, quindi solo il Dharma da oggi in avanti può risolvere il problema della sofferenza, morte, rinascita. 57. 19 novembre. Mattino. Ore 5.50. Interno. Stanza da letto. Nella stanza la tende della grande finestra sono aperte, i raggi del sole che sorge la illuminano. Si odono dal gompa i monaci recitare mantra, suonare trombe, cembali, corni e altri strumenti, che si mescolano ai canti degli uccelli e a quello di un gallo che echeggia più volte nella vallata. Elisabetta indossa un paio di pantaloni neri, camicia arancione e corpetto imbottito nero, Serena un paio di pantaloni e giacca a vento blu e bianca; sono sedute nel salottino della stanza e stanno bevendo un caffè. SERENA: - Ieri sera ho incontrato François e mi ha fatto vedere il suo dente del giudizio che gli duole, ma sfortunatamente nell’infermeria non c’è l’antibiotico che gli serve. 67 ELISABETTA: - Non ti preoccupare, ce l’ho io, purtroppo, alcuni giorni prima di partire, mi è stato devitalizzato un dente. SERENA: - (fissando l’amica) E se dopo dovesse farti male, che cosa farai? ELISABETTA: - (sorridendo) Non credo mi farà male. Ma piuttosto come sta Lama Lhundrup, dopo le tue cure e quelle della dottoressa Eva ? SERENA: - (orgogliosa) Adesso sta bene!. ELISABETTA: - (felice) Era da un pò che aveva la tosse, infatti tutte le sere, quando veniva nel gompa a rispondere alle nostre domande sul Dharma, tossiva. SERENA: - (flash back della visita fatta al lama nella Sc. n. 58) Una settimana fa siamo andate a comprare due Kate di seta, abbiamo preso dall’infermeria la cassetta del pronto soccorso e siamo andate da lui. Si è dimostrato amabile e sorridente, poi l’abbiamo visitato. Aveva una forte tosse e siamo state costrette a dargli degli antibiotici. 58. (Flash back di Serena). Interno. Stanza del Lama Lhundrup Rigsel. Lama Lhundrup Rigsel è tibetano, un monaco di media statura, magro, viso rotondo, occhi piccoli a mandorla e scuri, sempre sorridente, capelli rasati. Serena con la valigetta del pronto soccorso ed Eva (una donna magra media altezza, viso lungo, occhi e capelli scuri legati in codini, indossa una gonna a fantasia lunga, con un maglione intonato) entrano in una stanza e si trovano davanti ad un lungo tavolo di legno scuro, in fondo al quale è seduto Lama Lhundrup, che come le vede sorride. Vicino ad una parete della stanza c’è un grande paravento, sui muri un quadro col disegno di un mandala e le foto di Lama Yeshe e Lama Zopa, sui mobili alcune statue sacre, tra cui quella del Buddha. Le due donne si avvicinano e si inchinano una alla volta davanti al Lama, gli offrono le sciarpe, lui col sorriso sulle labbra le prende e gliele mette intorno al collo. Serena apre la valigetta del pronto soccorso e si appresta con la collaborazione di Eva a fargli la visita. Chiude, mentre il Lama ha un colpo di tosse. SERENA: - Pensa che stavo per dirgli che l’antibiotico avrebbe ucciso tutti i virus, poi mi sono trattenuta, pensando che avrei fatto una brutta figura. ELISABETTA: - Per quale motivo avresti dovuto fare brutta figura? SERENA: - (divertita) Come dire a un Lama tibetano che l’antibiotico che deve prendere gli ucciderà migliaia di virus per ristabilirgli la salute, 68 quando il buddismo insegna che non bisogna uccidere neanche un insetto.? ELISABETTA: - (scoppia in una risata fragorosa) Complimenti, molto acuto il tuo pensiero, se tu glielo avessi ricordato, probabilmente non avrebbe preso l’antibiotico. 59. Mattino Ore 6,20. Scale che scendono al gompa dall’interno. Esterno. Balcone di fronte al gompa. Elisabetta, mentre scende le scale, ode il gatto miagolare, sorride, poi lo vede nel corridoio sotterraneo che attraversa il gompa andarle incontro miagolando insistentemente, perciò lei lo raggiunge. ELISABETTA: - (accarezzandolo) Mi sembra che ti lamenti un pò troppo, non hai ancora imparato ad accettare la tua condizione di gatto? Siccome il gatto smette di miagolare e se ne va in silenzio, Elisabetta riflette un attimo stupita. ELISABETTA: - (si alza e mormora tra sé) Povero gatto infelice, sembra aver capito ciò che ho detto, ma probabilmente ha solo bisogno d’affetto. Poi se ne va in cerca di François, sorpassa gruppi di persone che s’avviano al gompa, intanto una giovane donna sorridendo le passa accanto suonando il campanello di richiamo per la meditazione mattutina: ricambia il sorriso della donna allontanandosi JOLANDA: - (la chiama da lontano) Elisabetta! Lei si gira e vede Jolanda che le va incontro. JOLANDA: - Oggi verso l’una si può andare a visitare la stanza con le reliquie di Lama Konchok, informa anche Franco e Serena. ELISABETTA: - Già, il Lama che ha vissuto per molti anni in una caverna recitando un numero impressionante di mantra e prostrandosi un’infinità di volte. JOLANDA: - Pare che tra le sue reliquie vedremo decine di perle e un pezzo di lingua dove è impressa l’immagine di Tara, che hanno trovato tra le ceneri, dopo la cremazione del suo corpo. ELISABETTA: - (allontanandosi) Non ti nascondo che sono molto curiosa. Elisabetta raggiunge il balcone del gompa pieno di studenti che si tolgono le scarpe e s’accingono ad entrarvi, si guarda attorno, vede François appoggiato nell’angolo della balaustra del balcone, assorto a fissare sofferente, con una mano su una guancia, la vallata 69 sottostante avvolta dai raggi del sole mattutino. Lo raggiunge e si appoggia alla balaustra accanto a lui. ELISABETTA: - (estraendo dalla borsetta l’antibiotico e porgendoglielo) François, questo è l’antibiotico di cui hai bisogno, a me non serve, ti prego assumi subito una compressa. FRANCOIS: - (sorridendo con riconoscenza) Grazie, Elisabetta! 60. Mattino. Ore 630. Interno gompa. Meditazione guidata. Mentre gli studenti sono quasi tutti seduti nella solita posizione del fior di loto, cercano di rilassarsi. Le tre amiche sono immobili al solito posto, poi l’attenzione di Serena e Jolanda cade su Elisabetta, che si distoglie dalla posa, apre la borsetta, prende la sua corona e se la mette intorno al collo; le due amiche allora sorridono. ELISABETTA: - (sottovoce) Mediterò con la mia corona benedetta al collo! Karen osserva gli studenti e vedendoli tutti immobili dà inizio alla meditazione guidata con un colpo di gong. KAREN: - (dopo un breve silenzio, scandendo le parole) Meditate sulle seguenti parole di Maitreya Buddha che ha detto: “La sofferenza deve essere conosciuta, la causa deve essere abbandonata, la salute deve essere conquistata e la medicina deve essere presa”. Karen fa una lunga pausa. Elisabetta è immobile, ha gli occhi semichiusi, poi inizia a dondolare lentamente avanti e indietro, all’improvviso ha una visione con gli occhi della mente: vede sul suo cuore la corona trasformarsi in un magnifico mandala, al cui centro sta una rosa bianca radiante di luce che danza lentamente su se stessa. Non si scompone, il suo volto sorride immobile e il suo corpo continua a dondolare lentamente. KAREN: - “La sofferenza deve essere conosciuta, la causa deve essere abbandonata, la salute deve essere conquistata e la medicina deve essere presa”. Dissolvenza Dissolve to. 61. Pomeriggio. Ore 13.30 Esterno. Interno. Cortile. Casa. Stanza delle reliquie di Lama Konchok. È una splendida giornata di sole. Elisabetta, Serena, Jolanda e Franco scendono lungo un sentiero stretto, che porta ad una casetta, sotto il gompa, a strapiombo sopra la vallata sottostante. 70 JOLANDA: - (mentre scendono) Abbiamo dieci minuti di tempo, poi dovremo lasciare il reliquario, per un altro gruppo in visita. SERENA: - Ci basteranno! FRANCO: - Ricordatevi che oggi la discussione con i francesi si farà sotto gli ombrelloni del bar. ELISABETTA: - D’accordo, grazie! I quattro si trovano davanti a un muro con un’entrata che porta in un cortile, al cui interno c’è un piccolo giardino con piante in fiore. Da una porta con una tenda colorata esce un monaco a piedi scalzi. IL MONACO: - (sorridendo) Prego, entrate! I quattro si tolgono le scarpe ed entrano in un piccolo corridoio, poi nella stanza semibuia che contiene le reliquie. Sul muro sinistro una grande foto di Geshe Lama Konchok che sorride, sotto una poltrona piena di kate (sciarpe di seta), al centro una finestra chiusa che dà sulla valle. Appoggiato al muro destro c’è un tavolo con decine di piccole ampolle di vetro dentro cui si vedono centinaia di perle, un pezzo di lingua con sovrimpressa l’immagine di Tara (l’immagine della madre di tutti i Buddha del passato, del presente e del futuro), un occhio eccetera.. Il monaco accende una torcia a pila e illumina la foto del Lama. IL MONACO: - Quella è la foto di Geshe Lama Konchok, che ha lasciato il suo corpo il 15 ottobre scorso. ELISABETTA: - Il tre dicembre festeggerete con una puja il 49esimo giorno del bardo di Lama Konchok, cioè l’ultimo giorno in cui potrebbe essersi reincarnato, vero? Il monaco annuisce, poi passa al tavolo delle reliquie e le illumina con la torcia. IL MONACO: - Tutte queste ampolle contengono centinaia di perle e altre reliquie trovate nelle ceneri di Lama Konchok, dopo la cremazione. ELISABETTA: - Straordinario! IL MONACO: - Nello stupa funerario, tra le ceneri, oltre alle perle abbiamo trovato alcuni capelli neri, il cuore, la lingua e un occhio. Di solito tali organi di alta pratica tantrica non bruciano. FRANCO: - So che avete trovato anche dei resti di ossa, su cui alcune settimane dopo sono cresciute molte piccole perle. 71 IL MONACO: - (serio) Certo! In fila i quatto passano lentamente davanti alle ampolle di vetro e osservano curiosi. IL MONACO: - Molte delle perle si sono moltiplicate e si sono riprodotte in una grande quantità. JOLANDA: - Incredibile! IL MONACO: - (indica delle ampolle) In quelle due ampolle ci sono rispettivamente l’occhio e la lingua, dove l’immagine di Tara sta emergendo lentamente. ELISABETTA: - Tara, la madre di tutti i Buddha del passato, del presente e del futuro! SERENA: - (interessata) Qualcuno mi ha raccontato che durante la cremazione sono apparsi alcuni arcobaleni, che poi si sono dissolti lentamente tra le nuvole. IL MONACO: - (felice) Khenrimpoche Geshe Lhundrup ha detto” È come se il corpo di Geshe Lama Konchok fosse un gioiello prezioso”. Tutti osservano stupiti il monaco, mentre aggancia la torcia sopra il tavolo, poi va ad aprire un cassetto e prende un pacco di foto. IL MONACO: - Ecco, venite vicino a me, vi faccio vedere delle foto di Lama Konchok. Chiude, mentre si radunano intorno al monaco. 62. Pomeriggio. Ore 14.00. Esterno. Sotto l’ombrellone del bar. Di fianco al bar di Kopan, con vista sulla vallata, ci sono due grandi tavoli quadrati con panchine verdi e ombrelloni rossi a frange bianche che volano al vento. Quasi tutto il gruppo è seduto a discorrere, quando Willy si incanta a guardare davanti a lui stupito, allora tutti si girano a guardare curiosi, e vedono giungere Catherine e Letizia con i capelli rasati, allora esplodono grida e urla di consenso. WILLY: - (eccitato) Coraggiose le fanciulle! ELISABETTA: - (stupita) Complimenti ragazze, questo è davvero un buon esempio per Willy; se vuole davvero diventare un monaco, dovrà darsi una mossa. In quel frastuono di grida eccitate, li raggiunge Francois. 72 FRANCOIS: - Bene, ora mi sembra il caso di ricordare le definizioni di ciascuno degli otto fattori del sentiero. Che ne dite? DENIS: - (scherzando) Ma François, lasciaci ammirare le nostre future monache, ti prego, facci respirare un attimo, prima che ci venga un collasso. Una risata echeggia nella vallata. FRANCOIS: - Serena, per favore, corri a prendere una bombola d’ossigeno, perché se mi muoiono, sarà complicato recuperarli dall’inferno. Un’ennesima risata esplode intorno. ELISABETTA: - François, non ho avuto il tempo di chiederti come va il mal di denti, ma dall’energia che sprigioni si direbbe che stai bene, vero? FRANCOIS: - (felice) Per merito tuo, Elisabetta, grazie per l’antibiotico! Tutti applaudono tra grida e urla di gioia. FRANCOIS: - Bene, la nostra risata giornaliera l’abbiamo fatta, adesso qualcuno mi spieghi che cosa si intende per Retto Parlare. LETIZIA: - Il Retto Parlare è l’astenersi dalla falsità, dal discorso malvagio, duro o frivolo. CATHERINE: - Il Retto Agire è astenersi dal togliere la vita, dal rubare e dalla cattiva condotta sessuale FRANCO: - (ridendo) Complimenti alle nostre future monache! Si odono alcune risate. FRANK: - Il Retto Modo di Sostenersi è guadagnarsi da vivere con mezzi appropriati. Lena : - Il Retto Sforzo è impedire la formazione di cattivi pensieri e dissipare quelli già presenti. È produzione di buoni pensieri non ancora sorti e sostentamento di quelli già presenti. ISABELLA: - La Retta Concentrazione è una grande attenzione al corpo, alle sensazioni, alla mente e al Dharma. ALAIN: - La Retta Meditazione è raggiungere e dimorare nelle Quattro Profondità Meditative. WILLY: - Mi pare che abbiate perso due degli otto diamanti dell’Ottuplice Sentiero! 73 FRANCOIS: - Bravo Willy, il tranello c’era, ma solo il tuo orecchio vigile se n’è accorto, complimenti, ora però mi devi dire quali sono, per favore. WILLY: - (riflettendo) Allora avete dimenticato il primo e il secondo diamante dell’Ottuplice Sentiero, i quali sono: Retta Opinione e Retta Risoluzione. Chiude, mentre esplode un applauso. 63. Ore 20.00. Interno gompa. Sessione di meditazione. Visualizzazione di Vajrasattva e della consorte. (È la principale divinità utilizzata dai praticanti di ogni livello del tantra per purificare la mente) Le luci nel gompa sono accese. Karen e il Venerabile Neil cantano insieme agli studenti il mantra di Vajrasattva “The Power of the Remedy” (Il potere del rimedio) in tibetano. Tutti gli studenti sono seduti nella posizione del fior di loto, sorreggono il libro delle preghiere tra le mani e cantano. Elisabetta è in mezzo a Serena e Jolanda, ha il libro chiuso sul cuscino e ascolta il delizioso coro, estasiata. Il canto finisce. KAREN: - (al microfono) Come sapete, Vajrasattva è la principale divinità utilizzata dai praticanti di ogni livello del tantra per purificare la mente. Ora mettete da parte il libro della preghiera e concentratevi sulla meditazione. (Durante la meditazione guidata da Karen, Elisabetta con gli occhi della mente vede ciò che segue nella scena 64). Tutti si preparano, si ode un colpo di gong che dà inizio alla sessione di meditazione. KAREN: - Immaginate che sulla corona della vostra testa, seduti su un fior di loto, ci siano Vajrasattva Padre e Madre. I loro corpi sono bianchi; ognuno ha una faccia e due braccia. Vajrasattva tiene nella mano destra un dorge, simbolo di compassione che distrugge ogni ignoranza, e nella sinistra una campana, simbolo della saggezza; lei ha un coltello curvo e una tazza a forma di scheletro. Si stanno abbracciando. Il padre è adornato con sei grandi sigilli, lei con cinque. Lui è seduto nella posizione di vajra, lei in quella del loto. Pensate che Vajrasattva è il vostro guru, la mente santa di tutti i Buddha, che con la sua grande compassione abbraccia voi insieme a tutti gli esseri senzienti e vi purifica. In questo modo la vostra mente è trasformata dalla devozione al guru, che è la radice di tutte le benedizioni e la realizzazione del sentiero dell’illuminazione. 64. Elisabetta con gli occhi della mente vede ciò che segue: 74 Non avendo mai visto la rappresentazione di Vajrasattva, Elisabetta lo crede un personaggio femminile; poiché è distratta, non ode quando Karen dice di visualizzare Vajrasattva, il padre che abbraccia la madre, sulla corona della sua testa, perciò visualizza solo la madre che lei immagina essere Vajrasattva. Sulla corona della sua testa ha visualizzato la madre seduta su un fior di loto, che all’improvviso precipita, allora il volto di Elisabetta con gli occhi socchiusi si rattrista di colpo; in quel mentre le appare il volto del Cristo addolorato con la corona di spine sulla testa, infine, con la velocità di un fulmine, appare dall’alto un filo di luce bianca che scende a spirale intorno al suo corpo e risale a colpire il centro della fronte, tra gli occhi, dove si esaurisce. Elisabetta avverte una leggera pressione, apre gli occhi di colpo, mentre il cuore le batte forte sul petto. Chiude su primo piano (close up) di Elisabetta mentre riflette perplessa. 65. Ore 21,10. Interno. Corridoio. Stanza da letto. La porta del grande corridoio si apre, entrano Serena Elisabetta e Jolanda. JOLANDA: - (sghignazza) Santo cielo Elisabetta, soltanto a te può capitare di visualizzare la madre senza il padre Vajrasattva, non puoi lamentarti se poi essa precipita giù dalla tua testa. Mentre Elisabetta mette la chiave nella toppa della loro stanza da letto, le tre donne scoppiano in una risata fragorosa. SERENA: - (entrando nella stanza sghignazza) Come hai potuto concentrarti solo sulla consorte di Vajrasattva, quando avresti dovuto meditare sulla coppia? Un’altra risata esplode nella stanza. ELISABETTA: - (brontola) Smettetela di prendermi in giro, mi sono distratta, quindi non ho capito, ma sarà meglio piuttosto riflettere su quello che si è verificato successivamente. JOLANDA: - Poiché Vajrasattva è la principale divinità utilizzata dai praticanti di ogni livello del tantra per purificare la mente, si suppone che la mente di Elisabetta sia stata purificata. SERENA: - (riflettendo) Sulla collina di Kopan c’è una forte energia, io già immaginavo che tu avresti vissuto esperienze eccezionali, ma mi chiedo, cosa c’entra il Cristo con Vajrasattva? 75 ELISABETTA: - Il Cristo e il Buddha provengono dalla stessa fonte, come tutti i rappresentanti delle altre religioni, che insegnano l’amore e la fratellanza. SERENA: - (si siede alla scrivania) Non vedo altra spiegazione, perché purtroppo sono solo gli uomini che fanno separazioni. Elisabetta e Jolanda si siedono sul loro letto. JOLANDA: - Mi chiedo che significhi, questo filo di luce bianca che scende a spirale intorno al tuo corpo e risale nello stesso modo finendo al centro della tua fronte. SERENA: - (sghignazza) Probabilmente la pressione esercitata sulla sua fronte da quel filo di energia bianca, le ha aperto il terzo occhio e purificato la mente. Un’ennesima risata esplode all’interno della stanza. JOLANDA: - (ridendo) Anche il Buddha, in molte raffigurazioni, è rappresentato con il terzo occhio al centro della fronte. ELISABETTA: - Ho letto nel “Trattato del Fuoco Cosmico”, uno dei libri dettato per mezzo telepatico ad Alice Bailey dal Tibetano, che il terzo occhio sarebbe un’energia che si crea al centro della fronte, quando l’uomo ha raggiunto un certo grado d’evoluzione. Serena scherzando prende in giro Elisabetta per l’ennesima volta. SERENA: - Jolanda ci siamo, abbiamo tra di noi un essere molto evoluto. Le tre amiche ridono divertite, poi Elisabetta scherzando si avvicina a Serena con fare minaccioso. ELISABETTA: - (brontola) Serena, se continui ti riduco in una polpetta! SERENA: - (sbraita) Non fare una cosa del genere, altrimenti sono costretta a ritirare le mie parole e pensare piuttosto che sei un’involuta. Dissolvenza. Dissolve to. 66. Sogno. Notte. Interno, stanza da letto. Un gruppo di monaci con tuniche bordeaux e arancione e capelli rasati, sorregge un grosso tronco d’albero, appuntito, e s’avvicina ad una porta spalancandola con un colpo solo. Elisabetta si sveglia, si siede sul letto, la stanza è in penombra, si ode il canto di un gallo echeggiare nella vallata; guarda le amiche che dormono immobili nel loro letto, riflette un attimo e pensa. 76 ELISABETTA: - (voce fuori campo, voice off screen) Santo cielo, questo sogno è una risposta alla preghiera che ho fatto fare ai monaci del monastero. Dal messaggio capisco che con la preghiera “sparata” in cielo, i monaci mi apriranno una porta. Eccezionale! Ma non devo farmi illusioni, chissà quanti anni dovrò aspettare prima che si apra questa benedetta porta. Infatti si sa che il tempo per gli esseri spirituali non è lo stesso di quello per gli uomini. Chiude, mentre Elisabetta sorride felice. 67. Mattino. 20 Novembre. Ore 6.30. Meditation session. Esterno, interno gompa. Elisabetta e Serena (la prima indossa un maglione blu con un paio di pantaloni attillati gialli e scialle intonato, la seconda pantaloni neri con giacca a vento bianca) sono leggermente in ritardo per la sessione di meditazione; raggiungono il gompa. SERENA: - Divertente questo sogno con i monaci che ti spalancano una porta con il tronco appuntito di un albero. ELISABETTA: - (felice) Soprattutto molto significativo! Intanto raggiungono la porta del gompa e notano alcune persone che entrano a piedi scalzi. SERENA: - (brontola) Guardali, e poi vengono da noi a farsi curare. Le due amiche si tolgono le scarpe e rimangono con i calzini. ELISABETTA: - Hai ragione, dovrebbero essere più saggi! Le due donne entrano passando tra le persone già sedute nella posizione del fior di loto e raggiungono il loro posto accanto a Jolanda (indossa blue-jeans con maglione nero e scialle celeste e bianco) e si siedono nella posizione di meditazione. Elisabetta guarda verso il gruppo dei francesi e nota che Willy, Frank e Denis sono assenti. Le tende del gompa sono tirate, i primi raggi del sole irradiano l’interno di luci. Il coro degli uccelli risuona fuori dal gompa. Si odono alcuni colpi di tosse, qualcuno si soffia il naso. All’improvviso Karen suona il gong che echeggia per tutto l’interno e segna l’inizio della sessione meditativa. KAREN: - (al microfono) Chiudete una narice e inspirate - espirate tre volte, ripetete la stessa operazione con l’altra narice finché vi sarete rilassati e avrete liberato la vostra mente da ogni negatività. Karen (imitata da molti compresa Elisabetta) si chiude una narice, inspira ed espira tre volte, ripete la stessa operazione con l’altra narice e continua così più volte. 77 KAREN: - Bene, ora meditate sulle seguenti parole: prendo rifugio nel Buddha, nel Dharma, fino a quando sarò illuminato. Per il merito che creo facendo meditazione possa io diventare un Buddha per salvare tutti gli esseri senzienti. ELISABETTA: - (voce fuori campo, voice off screen) Possa io diventare un Buddha per salvare tutti gli esseri senzienti. Possa io diventare un Buddha per salvare tutti gli esseri senzienti. ELISABETTA: - (seguitando a ripetere) Possa io…. UNA VOCE MASCHILE: - Vuoi diventare un Sakyamuni ? ELISABETTA: - (presa alla sprovvista, scioccata, voce fuori campo voice off screen) No! Io non so se posso chiedere tanto! Davanti agli occhi della mente di Elisabetta appare il Buddha addolorato, con una lacrima che gli scende dall’occhio sinistro. ELISABETTA: - (riprendendosi dalla sorpresa, addolorata, mentre l’immagine del Buddha scompare, voce fuori campo, voice off screen) Dolce Sakyamuni, ti prometto che mi impegnerò con tutta me stessa per diventare come te e salvare tutti gli esseri senzienti dal ciclo della rinascita. Chiude, mentre Elisabetta apre gli occhi e sorride commossa. 68. Mattino. Ore 8.00. Discesa che costeggia il gompa dei monaci di fronte alla vallata. Esterno. Negozio. Bar. Serena e Franco scendono dalla collina. FRANCO: - Domani è il 21 novembre, inizierà il digiuno che durerà dodici giorni, quindi faremo solo un pasto al giorno. SERENA: - (brontola) Io non so se ce la farò a resistere tanti giorni con un pasto solo. FRANCO: - Bene, poi vedremo, intanto però andiamo al bar a farci una scorta di cioccolato, biscotti, salatini eccetera. SERENA: - (ridendo) Facciamo bene, perché sarebbe imbarazzante andare al bar a comprare cibo, quando si sa che c’è il digiuno. FRANCO: - Bene, prepariamoci una buona scorta, perché dodici giorni sono lunghi. Chiude, mentre Serena e Franco entrano nel negozio - bar. 78 69. Ore 8.30. Teaching. Interno gompa. Ripresa interna al gompa, mentre Franco e Serena entrano all’ultimo minuto, senza scarpe, passando tra gli studenti già seduti sui loro cuscini, mentre recitano insieme al maestro la preghiera che seguirà. Franco va a sedersi al solito posto nella sua sedia. Serena raggiunge Elisabetta e Jolanda. Le tende del gompa sono aperte, il sole illumina l’interno. Si odono di continuo colpi di tosse, e studenti che si soffiano il naso, durante la recitazione. Poi altre persone entrano in tutta fretta. Stacco sullo sguardo attento e severo del maestro contrariato, mentre fissa gli ultimi arrivati. IL VENERABILE NEIL: - ...così devo evitare azioni sbagliate, come togliere la vita ad altri. Possa io velocemente ottenere l’illuminazione e possano gli esseri umani che esperimentano le varie sofferenze essere liberati dall’oceanico ciclo delle esistenze. IL VENERABILE NEIL: - (finita la preghiera rimprovera severo) Raccomando ai ritardatari di essere puntuali, in modo da recitare la preghiera tutti insieme prima di iniziare la lezione. Grazie. IL VENERABILE NEIL: - (dopo una pausa apre un libro) Bene, ora vi parlerò della morte, perché possiate ricordare che nulla dura in eterno e che essa può arrivare da un momento all’altro. Non c’è nessun potere nell’universo che possa fermare la morte. Ogni persona nata dovrà morire, anche i grandi Bodhisattvas e gli Yogis, perfino Buddha. Fra cent’anni quasi tutti quelli che sono in vita oggi saranno morti. Non possiamo sfuggire alla morte, non c’è nessun posto dove possiamo andare. Anche se siamo molto ricchi, non possiamo corrompere la morte. Anche se siamo molto forti e pieni di potere, non possiamo sconfiggere la morte. Anche se abbiamo poteri miracolosi e chiaroveggenti, non possiamo evitare la morte. Il maestro fissa gli studenti per un attimo (ripresa di primi piani close up): volti dalle espressioni differenti, alcuni tranquilli, altri cupi e tristi, tra cui quello di Jolanda in lacrime, mentre Elisabetta sorride e Serena guarda il maestro contrariata. IL MAESTRO: - (deciso) L’uomo non può allungare la propria vita, s’avvicina alla morte in ogni momento. Dal momento della nascita in avanti, corriamo incontro alla morte. Mentre il maestro continua a parlare, Serena s’accorge del pianto convulso e silenzioso di Jolanda, che cerca di trattenere i lamenti, ma di tanto in tanto è costretta a soffiarsi il naso. SERENA: - (addolorata sotto voce) Elisabetta, hai visto Jolanda come piange? Elisabetta si gira e vede Jolanda in lacrime. 79 ELISABETTA: - (sussurra) Poverina! Immagino che il maestro le abbia ricordato la morte del figlio. IL MAESTRO: - Anche quando stiamo dormendo o siamo distratti, ci avviciniamo alla morte. Mentre siamo ancora in vita, il tempo libero per praticare il Dharma è estremamente limitato. Infatti, se viviamo settanta, metà li passiamo dormendo, il resto lavorando, mangiando, arrabbiandoci, comprando, viaggiando, guardando la televisione, ecc. Molto poco tempo quindi è usato attualmente per praticare il Dharma, ricordiamoci però che solo il Dharma ci potrà aiutare in tempo di morte. Primo piano delle tre amiche, mentre Jolanda continua a piangere, Serena fissa il maestro contrariata, ed Elisabetta osserva Jolanda con compassione. La lezione è finita; mentre tutti si alzano per uscire, Jolanda se ne va piangendo in tutta fretta fra gli studenti senza aspettare Elisabetta e Serena. Le due amiche raggiungono l’uscita del gompa in silenzio, poi si avviano fra gli studenti verso il refettorio. ELISABETTA: - (seria) L’uomo un giorno dovrà abbandonare i falsi valori su cui è edificato questo mondo, per diventare simile al Cristo e al Buddha come afferma un frammento estratto da un antico catechismo esoterico, dove un maestro domanda al suo discepolo che ha raggiunto l’illuminazione: “Cosa vedi, o Liberato”? SERENA: - (sorprendendo Elisabetta)Vedo molti che soffrono, Maestro, che piangono e chiedono aiuto. ELISABETTA: - (felice) Che farai, o uomo di Pace? SERENA: - Tornerò là donde vengo. ELISABETTA: - Donde vieni, divino Pellegrino? SERENA: - Dal profondo delle tenebre, sono salito alla luce. ELISABETTA: - Dove vai, o Viandante? SERENA: - Torno fra le tenebre, lascio la luce del giorno. ELISABETTA: - Perché, o figlio di Dio? SERENA: - Vado a raccogliere quelli che incespicano all’oscuro, a illuminare loro la via del ritorno. ELISABETTA: - Quando avrà termine il tuo servizio, o Salvatore? 80 SERENA: - Non lo so: finché qualcuno soffre, starò con lui a servirlo. Finito di recitare il colloquio del Maestro e dell’Illuminato, Elisabetta e Serena si fissano felici e scoppiano in una risata. ELISABETTA: - Non immaginavo certo che anche tu sapessi a memoria il dialogo tra il Maestro e l’Illuminato. 70. Ore 12.50 Pomeriggio, Stanza da letto. Jolanda è sdraiata sul letto, ha gli occhi gonfi, si soffia il naso e riflette; in quel mentre si odono dei passi nel corridoio e si sente bussare. JOLANDA: - Avanti! Entrano Serena ed Elisabetta, che la guardano preoccupate. ELISABETTA: - Jolanda, non ti abbiamo visto a pranzo, come mai? JOLANDA: - (soffiandosi il naso nervosa) Scusate ma non avevo fame, me ne starò tutto il pomeriggio in stanza, non andrò alla discussione e neanche alla lezione. SERENA: - Mi sembra una buona idea, perché si discuterà sullo stesso argomento e, conoscendo il Maestro, nella lezione del pomeriggio si ritornerà sul discorso della morte. ELISABETTA: - Jolanda, dedicati alla lettura di quel misterioso libro che hai preso alla libreria del monastero alcuni giorni fa. SERENA: - (scuote la testa) Comunque non capisco perché il Maestro debba continuare a ripeterci gli stessi insegnamenti, anche Franco si è lamentato per questo. ELISABETTA: - (ridendo) Immagino che il Buddha sapesse che noi esseri umani abbiamo la testa dura, infatti egli stesso ripeteva ai suoi monaci gli insegnamenti più volte. Serena prende dal tavolo la sua valigetta del pronto soccorso. SERENA: - (avviandosi verso la porta) Elisabetta, andiamo a curare i nostri pazienti e lasciamo Jolanda riposare in pace! Elisabetta e Serena escono, la porta si chiude. Chiude su primo piano (close up) di Jolanda, mentre scoppia in un pianto dirotto. 71. Pomeriggio Ore 13.00. Interno esterno infermeria. 81 Serena sta controllando le scadenze dei medicinali, Elisabetta ha tirato fuori le medicine da uno scaffale e lo sta spolverando. ELISABETTA: - Vedrai che in pochi giorni l’infermeria sarà in ordine. SERENA: - (sorridendo) Qui a Kopan vola tanta di quella polvere, che poi bisognerà ricominciare da capo. In quel mentre entrano due operai nepalesi, statura media, magri, visi rotondi, occhi tristi, uno sorregge l’altro che zoppica (indossano caschi gialli, camicie e pantaloncini corti da lavoro, sporchi e impolverati). Elisabetta va loro incontro con uno sgabello, l’operaio ferito si siede lentamente, aiutato dall’altro, poi con dei gesti indicano alle due donne il gonfiore, con grossi lividi neri, sulla gamba sinistra. Serena si piega ad esaminare la ferita preoccupata. In quel mentre entrano due anziane donne nepalesi (vestite con sari colorati da lavoro sopra cui portano giacche di lana); una delle due donne si fa avanti, parla in palì (lingua nepalese) all’uomo ferito. LA DONNA: - (traduce) Dice che lavora all’ospedale che stanno costruendo i monaci qua sotto e, mentre scaricava dei massi, uno gli è caduto sulla gamba. Elisabetta fissa la gamba gonfia con grossi lividi; poi osserva l’esile uomo con compassione. ELISABETTA: - Povero uomo, cosa si può fare per lui? Serena si alza e va a cercare dei medicinali nello scaffale. SERENA: - (brontolando) Non molto, purtroppo! Infine ritorna dall’uomo, si abbassa e gli stende delicatamente una crema sulla ferita. SERENA: - (rivolgendosi alla nepalese) Gli dica di farsi portare all’ospedale a fare una radiografia. Mentre la donna traduce, Serena chiude il tubetto della crema e prende una scatola di antidolorifici da uno scaffale. SERENA: - (porgendoli all’uomo) Per favore gli dica di prendere una compressa al mattino e una alla sera, finché finisce la scatola. La nepalese traduce. SERENA: - (rivolgendosi ad Elisabetta) Pover’uomo, qui in Nepal non c’è l’assicurazione che copre gli infortuni. ELISABETTA: - (addolorata) Sicuramente avrà anche molti figli da sfamare! Che tristezza! 82 LA TRADUTTRICE: - Ha detto che ha capito e ringrazia. Elisabetta aiuta l’operaio ad alzare il ferito e li accompagna fuori dall’infermeria, dove ci sono quattro persone in fila che si soffiano il naso e a tratti tossiscono. Elisabetta saluta i due uomini. ELISABETTA: - (rivolgendosi ai pazienti, mentre rientra) Ancora un attimo, per favore. All’interno Elisabetta trova una delle donne stesa sul lettino. SERENA: - (mettendole una mano sullo stomaco) Qui, ha male? 72. Ore 14.00. Discussione sulla morte. Sotto l’ombrellone vicino al bar. Il gruppo è seduto sotto l’ombrellone, in un magnifico giorno di sole, in attesa. Serena, con la valigetta del pronto soccorso, ed Elisabetta chiudono l’infermeria e raggiungono il gruppo, che le accoglie gridando e urlando eccitato. WILLY: - (ridendo) Adesso che le ultime due ruote del carro sono arrivate, possiamo procedere. Un’esplosione di risate echeggia nella valle. ELISABETTA: - (ridendo) “Ancora tu…” ma non è il caso che ti tappi la bocca? Serena ed io abbiamo lavorato, mentre tu ti sei rilassato. Mentre le due donne si siedono negli ultimi due posti rimasti sulla panchina al sole, un’ennesima risata esplode intorno. FRANCOIS: - Ben detto, ora però fate silenzio e qualcuno dia inizio alla discussione. MARIE: - Che ne dite di meditare sull’insegnamento di Sakyamuni, su come fermare la morte? ALAIN: - Il Buddha è partito da casa per trovare le condizioni in cui non vi fossero vecchiaia, malattia e morte. WILLY: - A quanto pare scoprì che una tale condizione esisteva, ma era una condizione che precludeva assolutamente una nascita di qualunque genere. ALAIN: - Infatti la nascita, di qualunque genere, mette in moto il suo arco incorporato di declino e morte. Quando avviene la nascita, ne segue la morte, inevitabilmente. WILLY: - Quindi, senza la nascita niente morte. Pertanto se si arresta la nascita, tutto il resto si arresta per sempre. 83 ELISABETTA: - Permettetemi una parentesi, non pare anche a voi che i due aspiranti monaci, Alain e Willy, si stiano meritando il nobile titolo? Un coro di urla eccitate e applausi echeggia nella valle. Alain e Willy sorridono soddisfatti. FRANCOIS: - (scherzando) Elisabetta, ora però continui tu, dal momento che ti sei presa la libertà di fare una parentesi nel bel mezzo del discorso. ELISABETTA: - (altre urla e grida dei presenti) D’accordo, pago sempre volentieri i miei debiti. FRANCO: - Meglio così, perché, che tu lo voglia o no, con la legge di causa effetto non potresti comunque sfuggire ai tuoi debiti Karmici. FRANCOIS: - Ben detto! Allora Elisabetta, secondo te come si arriva alla non nascita? ELISABETTA: - (riflettendo) Eliminando ciascuno dei dodici anelli a turno, finché si arriva a quello della nascita. FRANCO: - Che ne direste se ora ripetessimo tutti assieme le denominazioni dei dodici anelli, nell’ordine prestabilito? Un coro di consensi si ode intorno. FRANCO: - (incomincia e tutti lo seguono) Allora per eliminare la nascita, bisogna estinguere i dodici anelli: Ignoranza, Composti, Coscienza, Mente e Corpo, Sei Facoltà, Contatto, Sensazione, Desiderio, Attaccamento, Divenire, Nascita o Ricomparsa, Declino o Morte. WILLY: - (preoccupato) Ragazzi, per abbandonare questo mondo di dolore, dobbiamo impegnarci ad affrontare una difficile battaglia e abbattere questi dodici anelli maledetti, altrimenti l’illuminazione ce la possiamo scordare. Chiude su un boato di grida e urla euforiche. 73. 25 novembre. Mattino ore 6.00. Stanza da letto. Si odono le solite recitazioni di mantra e canti tra suoni di corni cembali ecc... Le luci dell’alba si riflettono nella stanza dalla grande finestra. Elisabetta è seduta sulla poltrona di vimini, indossa una tuta da ginnastica blu e bianca, Serena sullo sgabello davanti alla scrivania, veste un paio di pantaloni neri con giacca a vento rossa. Le due donne bevono il caffè. ELISABETTA: - (brontola) Tu e Jolanda siete guarite, ora è il mio turno, ho la parte sinistra della gola che mi fa male. 84 SERENA: - (sbraita) Con un pasto al giorno e con tutti i raffreddati che spargono miriadi di microbi in giro, neanche un elefante ci sarebbe passato indenne. ELISABETTA: - (ridendo) Serena, il mio spirito di ricerca mi spinge a chiederti se anche tu hai avuto esperienze paranormali durante le meditazioni. SERENA: - (pensierosa) No, di nessun tipo! ELISABETTA: - Tu però mi hai detto che, dall’ultima volta che sei stata a Kopan, sei diventata più intuitiva, hai incominciato ad avere sogni premonitori. SERENA: - (sorride, poi racconta, mentre ha un flash back (sc. 74) di ciò che le accadde molti anni prima in meditazione al monastero) . Certo, ora ti racconto un’interessante esperienza che ho avuto in meditazione, durante quel ritiro. Con grande sorpresa ho ricordato un episodio del mio battesimo, quando avevo appena cinque mesi, che rimanda alla reincarnazione. 74. Mattino. Battesimo di Serena. Interno di una chiesa. (Dissolvenza in apertura). Un gruppo di parenti è intorno al prete e ai genitori di Serena (una giovane coppia, sui venticinque anni); la madre tiene in braccio Serena, bimba di cinque mesi, tutta vestita di pizzo bianco. La bimba fissa il gran faccione del prete che si avvicina a lei con la ciotola piena d’acqua. NEONATA: - (voce fuori campo) Non me la butterà negli occhi spero, altrimenti mi metto a piangere, ma se piango che cosa penseranno i parenti di me? Il prete le getta l’acqua benedetta sugli occhi, quindi la neonata scoppia a piangere, intanto il prete prende un libro in mano, la bimba lo nota, smette di piangere, si rasserena e sorride gioiosa. NEONATA: - (voce fuori campo) Che gioia, i libri esistono anche qui, sono salva! Il prete, vedendo l’interesse della neonata, avvicina il libro alle mani della piccola, che raggiante di felicità lo sfoglia delicatamente. NEONATA: - (voce fuori campo) Che meraviglia, ora provo a leggere! La neonata si ferma su una pagina, fissa la scrittura, poi il volto le si rabbuia. NEONATA: - (voce fuori campo) Accidenti, non conosco il carattere di questa scrittura! 85 Disperata per la delusione, la neonata scoppia in un pianto dirotto sotto gli occhi stupiti dei presenti. Dissolvenza. (Dissolve to). 74 bis. Stanza da letto. SERENA: - (fissando Elisabetta) Quando più tardi ho interrogato i parenti superstiti, hanno confermato la mia versione asserendo che il prete, vedendomi sfogliare con tanta venerazione il libro, disse - Diventerà una letterata. ELISABETTA: - (ridendo) Interessante, la tua anima ricordava i libri e anche che sapeva leggerli, quindi non può essere stato che il ricordo di una vita precedente. SERENA: - (fissa Elisabetta e la prende in giro) Sfortunatamente il mio terzo occhio non è sviluppato come il tuo, quindi non posso ricordare le mie vite precedenti attraverso i sogni come fai tu. ELISABETTA: - (scoppia a ridere) Se non la smetti di prendermi in giro, ti picchio! 75. Mattino. Ore 8.00. Interno. Scale e terrazza. Franco (che indossa un paio di pantaloni neri e maglione azzurro) ed Elisabetta salgono le scale per raggiungere il terrazzo, con una tazza di cioccolata calda in mano. ELISABETTA: - Serena dopo la meditazione si è chiusa in camera, dicendo che era troppo freddo per andare in giro. FRANCO: - (mentre rallenta il passo per non fare cadere la cioccolata) Nessuno riesce a farla uscire al mattino, conoscendola è già troppo che esca per fare meditazione. I due amici raggiungono il terrazzo, in alcuni tavoli ci sono delle persone che bevono cioccolata calda in silenzio, mentre ammirano la catena montuosa dell’Himalaya illuminata dal sole del mattino. Franco indica ad Elisabetta l’ultimo tavolo sulla vallata, lontano dalle persone. FRANCO: - (sussurra) Noi vogliamo parlare, basta con il silenzio, quindi appartiamoci là in fondo, di fronte al panorama. Si siedono e sorseggiano la cioccolata. FRANCO: - (indicando un villaggio sotto nella valle, sottovoce) Oggi, durante l’intervallo, vado laggiù in quel villaggio a comprare delle uova fresche, ne vuoi anche tu? ELISABETTA: - (sorridendo) Ti ringrazio Franco, ma io ho deciso che farò il digiuno fino in fondo. Sai, dopo alcuni giorni che lo facevo, ho 86 sognato che tornavo a casa con la valigia vuota e alcuni libri sul Dharma. FRANCO: - (curioso) E che cosa significa secondo te? ELISABETTA: - I precetti e le preghiere servono per purificarci e liberarci del Karma negativo, quindi la valigia vuota indica che, con il digiuno e il dharma, mi libererò dal mio fardello. FRANCO: - (scettico) Continui ad avere esperienze paranormali durante la meditazione? ELISABETTA: - (fissandolo) Stamattina con gli occhi della mente ho avuto una visione, dove osservavo il mondo dall’alto e vedevo campi e montagne verdi. FRANCO: - (curioso) Che cosa significa? ELISABETTA: - (sorridendo) Per me è un messaggio importante, significa che probabilmente vivrò le esperienze terrene guardandole dall’alto, con distacco. FRANCO: - (stupito) Interessante! ELISABETTA: - Ma ora ti dispiace recitarmi l’ultima poesia che hai scritto? Serena mi ha detto che è molto divertente. FRANCO: - (sorride, poi recita sottovoce) Sulla porta del tempio un gatto chiede di entrare. ELISABETTA: - (scoppia a ridere) L’anima sofferente di quel povero gatto reincarnato che si sgola inutilmente per entrare nel tempio a studiare il dharma, ha ispirato un poeta. Chiude su primo piano (close up) dei due amici che scoppiano in una risata fragorosa, e (cut to) stacco sui presenti che si girano a guardare scandalizzati verso chi ha osato disturbare il loro silenzio. 76. Pomeriggio ore 13.00 Porta. Scale. Balcone. Salotto del Venerabile Neil. La porta del grande corridoio si apre, esce Elisabetta, scende le scale, attraversa il piccolo cortile e sale le scale della vecchia costruzione di fronte, raggiunge il balcone, si ferma e attende davanti alla porta del salotto del maestro. In quel mentre arriva un giovane, poi una donna e i tre si guardano stupiti. ELISABETTA: - Ci deve essere un equivoco, non credo che il Venerabile Neil ci abbia dato l’appuntamento alla stessa ora. Prima che i due rispondano, esce il maestro. 87 IL MAESTRO: - (fissando Elisabetta) Mi scusi signora, poiché molti studenti desiderano parlarmi, devo avere fatto un po’ di confusione con gli orari. ELISABETTA: - (guarda i due) Dovrei fare una domanda veloce al maestro, permettete che entri un attimo, per favore? Le due persone gentilmente annuiscono, allora il maestro entra nel salotto con Elisabetta, le fa segno di sedersi sul divano, mentre lui si siede su una sedia di fronte al tavolino. ELISABETTA: - Durante una lezione, lei ha affermato che tutti i trapassati si reincarnano entro il quarantanovesimo giorno; com’è possibile allora che mio padre, morto nel 1989, possa ancora oggi darmi messaggi attraverso i sogni, che diventano premonitori? IL MAESTRO: - (fissandola) Per caso suo padre era un uomo aggressivo, che non aveva fede, che spesso bestemmiava? ELISABETTA: - (sorpresa) Mio padre non era cattivo, ma non aveva fede, si arrabbiava spesso con me e mia madre quando raccontavamo i nostri sogni premonitori, affermando che eravamo due pazze e che le nostre erano solo fantasie. IL MAESTRO: - (serio) Suo padre per i suoi errori è rimasto transitoriamente nello stato di spirito, deve riparare ai suoi debiti karmici e aiutare le persone che ama, come lei e la sua famiglia. ELISABETTA: - (si alza in piedi) Molto spesso mio padre, in sogno, mi ha rivelato cose che poi si sono realizzate; allora non sapevo che i trapassati dovessero reincarnarsi tutti entro il quarantanovesimo giorno. IL MAESTRO: - Già capisco, altrimenti sarebbe stato difficile spiegarsi come possa suo padre ancora oggi inviarle messaggi attraverso il sogno, se si fosse già reincarnato. ELISABETTA: - (sorride felice e prima di uscire dal salotto)Con l’esperienza che ho nel campo, capivo che c’era un equivoco, quindi sono venuta a chiarirlo. Grazie ! Buongiorno! IL MAESTRO: - (mentre esce) Ha fatto bene, i dubbi bisogna sempre chiarirli. Buongiorno! ELISABETTA: - (esce sul balcone e, passando accanto ai due in attesa, ricambia il sorriso affermando) Vi ringrazio di cuore! Buongiorno! 77. Pomeriggio. Ore 18.00 Meditazione guidata. Interno gompa. 88 Gli studenti siedono nella posizione del fior di loto. Dalle finestre la luce del sole illumina il gompa. In lontananza si odono alcuni latrati di cani e il miagolare di un gatto avvicinarsi, poi allontanarsi. Le tre amiche sono sedute al solito posto in meditazione. Mentre si ode la voce di Karen che parla lentamente, Elisabetta ha una visione. Anche Karen è seduta nella posizione di meditazione. KAREN: - (al microfono) … Un altro modo, oltre le quattro Nobili Verità, per capire la natura sofferente del samsara è meditare sulla graduale evoluzione dei Dodici Anelli Indipendenti, come il Guru Shakyamuni ci ha mostrato. Questi sono rappresentati dal disegno simbolico della ruota della vita, chiamata anche i dodici anelli di originazione dipendente. Esso è tenuto nella bocca del Lord della morte, mostrando come tutti gli esseri umani che vivono nei sei reami del samsara sono controllati dalla non permanenza e morte. La ruota è anche tenuta dalle sue mani e piedi, simbolizzando gli esseri umani intrappolati dalla vera sofferenza e la vera causa di sofferenza delusione e Karma... Mentre Elisabetta sta meditando sulle parole di Karen, davanti agli occhi della mente vede il volto di un affascinante indiano (un uomo sui cinquanta, con turbante e magnifica barba bianca, viso rotondo, occhi scuri), che le sorride, poi cambia espressione, la fissa serio e apre la sua bocca come per fare ohooooo!!! Intuisce che l’indiano le sta chiedendo di aprire la sua, allora stupita la apre e sente un leggero pizzicore sulla parte sinistra della gola infiammata, che all’improvviso non le fa più male, infine il volto dell’indiano sparisce con un sorriso. ELISABETTA: - (voce fuori campo voice off screen) Santo cielo, il mal di gola è sparito, l’indiano mi ha guarito! Chiude, su primo piano del volto di Elisabetta che stupita riflette pensierosa. 78. Ore19. 00. Esterno. Interno. Galleria. Scale. Stanza da letto. Elisabetta Serena e Jolanda attraversano la galleria. SERENA: - (brontola) Avresti dovuto implorare l’indiano per il miracolo alla vista! JOLANDA: - (seria) Già, sarebbe stato meglio restare col mal di gola, ma vederci bene!. ELISABETTA: - (brontola mentre raggiungono le scale) Non vi nascondo che la proposta glie l’ho fatta, ma poi mi sono vergognata, ho capito che il mio Karma non mi permette quel miracolo. SERENA: - (mentre salgono le scale) Per quale motivo non dovresti meritarti il miracolo? 89 ELISABETTA: - (spiega) L’indiano ha voluto farmi capire che lui è intervenuto come Provvidenza, perché ho generosamente offerto le mie medicine a chi ne aveva bisogno, senza pensare a me stessa. SERENA: - (mentre entrano nel corridoio) Interessante, chi aiuta gli altri, in realtà aiuta se stesso, ma tu non hai risposto alla mia domanda. Jolanda mette la chiave nella toppa e apre la porta della stanza. ELISABETTA: - Da sempre ho accettato il mio handicap e non soffro per questo, ma credo che, per avere un miracolo, uno se lo deve guadagnare. JOLANDA: - (entrando nella stanza) Come, secondo te? ELISABETTA: - (sorridendo) Impegnandosi ad aiutare il prossimo con amore, senza però aspettarsi nulla in cambio. SERENA: - (pensierosa, mentre va a sedersi alla scrivania) Già, è così che si espia il proprio karma. JOLANDA: - (sdraiandosi sul suo letto) Non solo, ma anche con il digiuno e la preghiera! ELISABETTA: - (allegramente) Brave, siete ragazze colte, quindi avete fatto bingo. Serena e Jolanda scoppiano in una risata. ELISABETTA: - (avvicinandosi alla porta) Io vado a bere un the caldo, ciao! Chiude, mentre apre la porta ed esce. 79. Ore 19.15. Esterno. Gompa dei monaci. Interno. Refettorio. Mentre Elisabetta costeggia il tempio dei monaci, illuminandosi la strada con una torcia, si odono i monaci cantare, con i soliti suoni di corni e cembali, ecc. Infine raggiunge il refettorio e si accoda alla fila di persone che attendono il loro turno per servirsi dal rubinetto di una grossa tanica il the bollente. Nel refettorio, quasi pieno, tutti ridono e discorrono allegramente, mentre bevono il loro the. Elisabetta prende una tazza di ferro da un grosso paniere, apre il rubinetto e la riempie; quando se ne va vede Willy, Catherine, Marie e Alain, seduti ad un tavolo che la salutano pieni di gioia, allora li raggiunge. ELISABETTA: - (sedendosi accanto a Willy) Allora come va il digiuno? CATHERINE: - Speriamo di resistere fino in fondo! Willy ha la barba incolta, gli occhi lucidi, è un pò raffreddato. ELISABETTA: - Willy, ti vedo un pò giù, come mai? 90 WILLY: - (beve un sorso di the, poi brontola) Non sono abituato a questo tipo di vita, è troppo duro per me dovermi alzare alle cinque e trenta del mattino con le ginocchia indolenzite, e poi adesso c’è anche il digiuno! ELISABETTA: - (posando la tazza) Ma senti questo dormiglione, ho notato che spesso non ci sei alla meditazione del mattino. WILLY: - (serio ) Già io protesto, ma il mio corpo è stanco, quindi si ribella e non si alza.. Elisabetta, Catherine, Marie e Alain scoppiano a ridere divertiti. MARIE: - Belle prospettive, per un cuoco aspirante monaco! Un’altra risata esplode intorno. ELISABETTA: - Willy, sei davvero un cuoco? ALAIN: - Sì, fa il cuoco nel monastero di Nalanda! ELISABETTA: - (fissando Willy sorridendo) Comunque sono convinta che, con i capelli rasati e una bella tunica bordeaux arancione, riusciresti a condurre molte anime dalle tenebre alla luce. WILLY: - (mentre si odono alcune risate) Vorrei tanto crederti, io ho ancora molti dubbi che mi assillano. 80. Ore 20.00 Interno. Evening session. Il gompa è illuminato, le tende delle finestre sono aperte. Gli studenti siedono nella posizione del fior di loto. Le tre amiche sono sedute nella posizione di meditazione al solito posto. Tutti seguono in coro Karen al microfono. KAREN: - (canta) Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum! Om mani padme hum!. Om mani padme hum! KAREN: - Ora aprite il libro della preghiera a pagina settantaquattro. Canteremo tutti insieme in tibetano per 21 volte il mantra di Vajrasattva “Il potere del rimedio”. Tutti gli studenti aprono il libro della preghiera alla pagina richiesta, poi Karen dà inizio al canto del mantra. Stacco (cut to) su Elisabetta che ha il libro chiuso sul cuscino, mentre ascolta estasiata il coro in mezzo a Jolanda e Serena che fissano il libro e cantano. Elisabetta ha gli occhi aperti, è rilassata e guarda gli studenti davanti a lei; all’improvviso vede, sopra ognuno dei loro libri, 91 fluttuare il volto etereo di Vajrasattva (il volto è trasparente, occhi a mandorla, rotondo, pieno di pace e dolcezza, sopra alla testa ha una corona, dello stesso colore etereo, trasparente e bianco - azzurrino del volto). Osserva incredula. ELISABETTA: - (voce fuori campo) Che meraviglia, probabilmente se mi giro a guardare nel lato opposto, l’incanto svanisce! Elisabetta si gira a guardare gli studenti nel lato opposto, la scena non cambia, vede lo stesso volto di Vajrasattva che danza lentamente sui libri della preghiera. ELISABETTA: - (voce fuori campo, of screen) Che spettacolo incantevole! Chiude, con panoramica di ciò che vede Elisabetta (gli studenti che cantano, con il volto etereo di Vajrasattva che danza lentamente su tutti i libri della preghiera). 81. Notte. Ore 21.30. Esterno. Scala che scende agli stupa. Jolanda segue Elisabetta, che tiene in mano una torcia accesa, mentre scendono le scale verso gli stupa. JOLANDA: - Cosa ha detto Franco a proposito delle notizie che ha ascoltato alla radio sul Nepal? ELISABETTA: - La tregua purtroppo è finita , il governo nepalese ha dichiarato lo stato di emergenza, in seguito alla serie di sanguinosi attentati, che hanno causato la morte di circa trecento persone. Raggiungono gli stupa, dove ardono decine di candele colorate. JOLANDA: - (brontola) Ho sentito dire che i maoisti combattono anche nelle colline vicino al monastero! Elisabetta posa la torcia sulla lunga vetrina dove ardono le candele. ELISABETTA: - Non ti preoccupare, per il momento io non ho sognato niente di cui allarmarci. Jolanda sorride, mentre Elisabetta estrae dalla borsa sei candele e ne porge tre a Jolanda. ELISABETTA: - Prendi queste, sono per te! JOLANDA: - (felice) Grazie, ne offrirò una per la pace in Nepal! ELISABETTA: - (posando le tre candele dentro la vetrina) Già, preghiamo per la pace nel mondo e la felicità dell’umanità! 92 Jolanda posa le candele accanto a quelle dell’amica dentro la vetrina, poi estrae dalla tasca della sua giacca un accendino e le accende. Chiude, mentre le due donne a mani giunte pregano in silenzio. 82. 26 novembre. Mattino Ore 6.30. Interno Gompa. Le tende sono aperte, la luce del mattino entra a illuminare il gompa semibuio. Gli studenti sono in piedi, attendono l’arrivo di Karen, si ode qualcuno tossire, altri soffiarsi il naso, poi dalla porta sul piano rialzato in fondo al gompa, appare Karen che, in tutta fretta, va a prostrarsi davanti al Buddha tre volte seguita dagli studenti. Poi tutti si siedono nella posizione del fior di loto. Elisabetta guarda il gruppo dei francesi, sono presenti solo le donne e François nella sua posizione per la traduzione. Karen apre il libro della preghiera. KAREN: - A pagina ventuno. KAREN: - (guarda gli studenti, poi inizia la preghiera ) May the supreme jewel bodhichitta, that has not arisen, arise end grow; and may that which has arisen not diminish but increase more and more…. Karen chiude il libro e ne apre un altro. KAREN: - Bene, oggi mediteremo sul karma, però prima di iniziare riflettiamo un attimo su alcune sentenze. La prima è di Padmasambbava che ha affermato: “Niente esiste nel modo che appare, tutto dipende dal nostro Karma”. KAREN: - (osservando gli studenti per un attimo) Najrjuna ha affermato: ”Tutte le azioni del corpo, del discorso e della mente creati con un’intenzione d’ingordigia, d’attrito e d’ignoranza portano alla sofferenza. Tutte le azioni create invece con le intenzioni opposte, amore, compassione e saggezza, portano solo felicità. “Lama Yeshe ha detto: “ Più uno si convince della legge interiore di causa effetto, più energia prende per cambiare e migliorare se stesso e la sua vita”. KAREN: - (osservando i suoi studenti con occhi indagatori) Ora vi spiegherò i quattro schemi del Karma: 1) Il Karma basato su azioni virtuose porta alla felicità, non virtuose porta alla sofferenza. 2) Le impronte karmiche aumentano; ne consegue che il risultato è più grande della causa. Stacco su (cut to) Elisabetta. Il corpo è immobile, gli occhi sono chiusi quando ha la seguente esperienza: approda velocemente, con il suo corpo etereo o mente o spirito, all’interno di una grotta, ha la sensazione che la sua mente galleggi ai piedi di un gruppo di saggi seduti nella posizione del fior di loto e li vede come se stesse galleggiando a pochi centimetri da terra); portano lunghe vesti e 93 barbe bianche: la osservano dall’alto in silenzio. Elisabetta nota su piani di roccia rialzati nella grotta alcuni oggetti e libri antichi, poi tutto sparisce all’improvviso. Apre gli occhi e si guarda intorno. ELISABETTA: - (voce fuori campo voice off screen) Ho la strana sensazione di essere volata con la mente nella frazione di un istante all’interno di quella grotta. KAREN: - 3) Uno non sperimenterà mai il risultato di un Karma senza aver creato la causa. 4) Le cause karmiche create non saranno mai perdute. Chiude mentre Karen osserva gli studenti con spirito indagatore. Nota: le descrizioni del paesaggio, del villaggio e dei personaggi nelle scene seguenti, 83, 84, 85, 86, sono realistiche. Eventualmente le scene seguenti si possono girare nei luoghi reali, su cui si basano le descrizioni. 83. Ore 12.00. Interno monastero. Esterno. Serena ed Elisabetta attendono Franco di fronte al bar del monastero (Serena indossa un paio di pantaloni e corpetto blu con camicia bianca, ha sulle spalle uno zainetto, Elisabetta indossa un paio di pantaloni e corpetto neri con camicetta fucsia). SERENA: - (dà un occhiata all’orologio) È mezzogiorno, ce la faremo a tornare per le quattordici in modo da non perdere la discussione coi francesi? Arriva Franco. ELISABETTA: - Se non ci faranno fuori i maoisti, dovremmo tornare in tempo! Franco sorride mentre i tre si avviano all’uscita del monastero. SERENA: - Tu scherzi., ma Mireille si è rifiutata di venire con noi al villaggio, affermando che François glielo ha sconsigliato, dicendole che era rischioso. ELISABETTA: - Io mi sento tranquilla! FRANCO: - Comunque vi do una buona notizia, in Afganistan i talebani sono vicini ad una resa totale. ELISABETTA: - (felice) Ah, finalmente quei trogloditi sono stati sconfitti! Serena e Franco scoppiano in una risata, mentre i tre amici escono dal monastero e scendono lungo la strada. 94 ELISABETTA: - Se non fossero dei trogloditi non ucciderebbero con tanta crudeltà, saprebbero interpretare il Corano nella maniera giusta, e non si permetterebbero di fare il lavaggio del cervello a degli ignoranti che poi si trasformano in kamikaze. Chiude su panoramica (pan shot) della valle sotto la collina del monastero, con campagna a terrazze, costellata di casette e campi verdi che splendono sotto il sole di mezzo giorno. 84. Esterno. Strada di campagna in mezzo alle colline costeggiata da case. I tre amici camminano lungo una strada polverosa osservando sul bordo una casetta con il tetto ad angolo acuto, un piccolo portico di legno, un’aia antistante, un orto con grandi verdure. Sotto il portico due donne setacciano il grano chiacchierando tra loro, una culla di bambù dondola all’ombra. Sull’aia è disteso il raccolto dove alcuni bambini scorrazzano, dietro la casa sta immobile un bufalo nero. Mentre i tre amici camminano lungo la strada polverosa e piena di buche, si odono echeggiare tra le colline le raffiche di un mitra. FRANCO: - I maoisti si danno da fare anche di giorno! ELISABETTA: - Alla radio non hanno detto che i guerriglieri attaccano soltanto durante la notte? FRANCO: - (ridendo) Come hai sentito, qualcuno si fa notare anche di giorno! Serena ed Elisabetta si fissano serie, mentre passano accanto alle terrazze sulle quali si vede spuntare qualche filo verde. Chiude su panoramica (pan shot) dei tre amici, mentre s’allontanano lungo la strada polverosa in mezzo alle terrazze illuminate dal sole. 85. Esterno. Ponte con strada che s’arrampica sui fianchi di una collina. I tre amici raggiungono un piccolo ponte che attraversa un torrente e si appoggiano alla ringhiera per guardare alcune donne e uomini che lavano accuratamente due bufali sdraiati in mezzo alla corrente; li risciacquano con acqua pulita finché i loro mantelli non diventano di un nero splendente. I due bufali hanno uno sguardo placido e dolce. Poco più sopra due donne, che indossano sari colorati, lavano i panni e li stendono sulle pietre al sole, mentre alcuni bambini sguazzano nudi nelle acque del fiume. ELISABETTA: - Che spettacolo, mi sembra di essere tornata indietro nel tempo! SERENA: - Già, se non fosse per la minaccia dei maoisti che incombe, sarebbe un paradiso. 95 Chiude, mentre i tre amici riprendono a camminare e s’avviano su per la strada in salita. 86. Esterno. Villaggio sulla collina. I tre camminano lungo le strette vie del villaggio, aggirandosi fra le case di pietra, dove donne affaccendate in sari colorati levano il capo sorprese al passaggio dei tre stranieri; quasi ogni casa ha un vitello davanti alla porta; cani pacifici sono sdraiati al sole; da un interno viene il rumore di un telaio, da una finestra si vede un uomo girare a mano una ruota e un lungo filo di lana si dipana nella stanza scura. La viuzza si apre su uno spiano dove troneggiano grandi covoni tra cui becchettano galline e pulcini; due vecchiette rugose e sdentate sorridono. LE DUE DONNE: - (a mani giunte) Namastè! (Salutiamo il Dio che è in voi) I TRE AMICI: - (ricambiando con le mani giunte) Namastè! ELISABETTA: - (mentre proseguono) Franco, mi pare che mi hai detto che Namastè significa “Saluto il dio che è in te!” Giusto? FRANCO: - Certo! ELISABETTA: - È ammirevole udire un saluto così profondo da gente tanto semplice. SERENA: - (mentre entrano in una gran cortile comune) Credo sia un saluto che deriva dalla loro religione induista. Nella grande piazza comune le case sono antiche, sbiadite, ma l’insieme è accogliente e pieno di vita; sembra di entrare in una scena ben fatta di un film sul Medio Evo. C’è la piccola statua di un dio indù, scura, molto consunta, con qualche traccia di giallo zafferano e rosso; sullo schienale è accovacciata un’anatra e altre passeggiano in fila. Accanto a un altro piccolo tempio alcuni bufali. Due bambine attingono acqua alla fontana, una donna fila davanti a casa, su un telaio all’aperto. A una porta compare una ragazza con un sari colorato, un’altra si affaccia a una finestra incorniciata da legno scuro traforato con arte. Dentro un grande catino una mamma versa da una brocca lucente l’acqua con cui lava un bambino. Elisabetta e Serena scattano una foto, allora il bimbo e la donna ridono felici. ELISABETTA: - Dai volti delle donne e dei bambini traspaiono una tranquillità e una gioia inimmaginabili. SERENA: - Sono poveri, ma felici! 96 I tre amici raggiungono un piccolo tempio di fronte ad un grande albero e osservano un vecchio e un bambino sulla porta del tempio di Shiva. IL VECCHIO E IL BAMBINO: - (giungendo le mani) Namastè! I TRE AMICI: - (giungono le mani e, inchinandosi, ricambiano il saluto incantati) Namastè! Dalla valle, dalla parte di Kathmandu, arriva l’eco dì una raffica di mitra. FRANCO: - I maoisti stanno sparando contro il Medio Evo! Chiude, su panoramica dei tre personaggi che s’avviano lungo la strada in discesa. 87. 28 novembre. Ore 5.45 Mattino, stanza da letto. Dalla grande finestra si vedono i bagliori dell’alba illuminare il cielo nero. I canti e le recitazioni dei mantra accompagnati da suoni di corni, cembali, ecc. risuonano intorno. Serena si sta mettendo un paio pantaloni verdi e un maglione bianco, poi va a scaldare l’acqua per il caffè solubile. Elisabetta sta facendo il letto (indossa pantaloni bianchi con maglione rosso a ricami bianchi). ELISABETTA: - (mentre finisce di sistemare il letto) Ho un messaggio per te, Jolanda e Willy, da parte del mio maestro interiore. SERENA: - (sghignazza) Da quando in qua hai il maestro interiore? ELISABETTA: - (seria) Se è per questo ce l’abbiamo tutti! SERENA: - (ridendo) Come mai che il mio non si fa vivo? ELISABETTA: - (ride di gusto) La sera, quando vai a letto, dovresti provare a contattarlo. Però devi stare attenta, perché spesso le risposte provengono anche da fonti maligne o dalle tue illusioni. SERENA: - (curiosa) Allora spiegami come devo fare a cogliere solo il messaggio del maestro. ELISABETTA: - (sedendosi sulla poltrona di vimini) All’inizio devi rilassarti, poi gli farai delle domande, vedrai che prima o dopo, sempre che tu riesca a rilassarti davvero, ti risponderà con delle immagini. SERENA: - (stupita le porge una tazza di caffè) Interessante! ELISABETTA: - Quando avrai stabilito un contatto e saprai rilassarti bene, vedrai che sarà lui ad inviarti i messaggi, se lo riterrà opportuno. Ma 97 bisogna stare molto attenti all’interpretazione, altrimenti intenderai fischi per fiaschi. Serena si siede alla scrivania, sorseggia il caffè pensierosa. SERENA: - Ma come fai a essere sicura che il messaggio non arrivi da fonti maligne o dalle tue illusioni? ELISABETTA: - Ci vuole molta esperienza e pazienza. All’inizio, sarebbe bene che tu ti scriva le immagini che ti vengono trasmesse e ci creda solo quando si realizzano. SERENA: - (delusa) Accidenti, non è mica facile! ELISABETTA: - Niente è facile nella vita, ma quando avrai imparato a purificare i tuoi pensieri, il maligno e le illusioni saranno eliminati, allora le risposte verranno solo dal tuo maestro. SERENA: - Il tuo maestro interiore, che messaggio ti ha dato per me? ELISABETTA: - (seria) Mi ha fatto vedere che tu scendevi le scale! SERENA: - (brontola) Che cosa significa? ELISABETTA: - Scendere le scale indica che, se non fai attenzione, andrai incontro a problemi di salute. Si sentono dei passi in corridoio, poi entra Jolanda. SERENA: - Jolanda, Elisabetta ha un messaggio per te, dal suo maestro interiore. JOLANDA: - (sorpresa sorride) Qual è il messaggio? ELISABETTA: - Nell’immagine che mi ha inviato, tu tenevi un cane nero al guinzaglio, quindi significa che sai controllare i tuoi istinti negativi. Complimenti!. JOLANDA: - (raggiante di felicità) Ringrazia il tuo maestro per me. Ma come fai a interpretare così bene le immagini che ti manda? ELISABETTA: - (sorride) È il frutto di molti anni di riflessione, studio ed esperienza sui messaggi che mi ha inviato per mezzo delle immagini. SERENA: - (sghignazza) Jolanda ti prego, vedi di non farti sfuggire quella bestia dal guinzaglio. Esplode una risata. ELISABETTA: - C’è poco da sghignazzare, ricordatevi piuttosto che, quando siamo pronti, la verità viene da dentro di noi. 98 ELISABETTA: - (si alza in piedi ed esce dalla stanza) Vi saluto bambine, vado a prendermi un latte caldo. 88. Ore 6.20 Interno refettorio. Il refettorio è quasi vuoto quando Elisabetta entra, prende una tazza di ferro dal grande cesto, s’avvicina al bollitore d’acqua, la riempie aggiungendovi del latte in polvere. Quando va per sedersi ad un tavolo, vede Willy che le fa segno di andare a sedersi al suo tavolo di fronte alle finestre; mentre lei lo raggiunge, si ode la campana che chiama gli studenti per l’ora della meditazione. Elisabetta si siede di fronte a Willy. ELISABETTA: - Dobbiamo muoverci se vogliamo arrivare in tempo per la seduta di meditazione! Willy è trasandato, ha la barba lunga, gli occhi stanchi e infossati, è raffreddato. WILLY: - (con voce roca) Elisabetta non sto bene, ho anche il mal di gola e io, purtroppo, non ho la fortuna di trovare un maestro indiano che mi guarisce. Elisabetta sorridendo posa la tazza sul tavolo e cerca qualcosa nella borsa che porge a Willy. ELISABETTA: - Grazie all’affascinante maestro indiano mi sono rimaste queste caramelle per il mal di gola, che ora serviranno a te. WILLY: - (felice) Fantastico, della buona causa effetto creata dal guru indiano raccolgo i frutti anch’io. Elisabetta e Willy sono rimasti soli nel refettorio, le luci si spengono, la sala viene illuminata dalle luci dell’alba che entrano dalle finestre. ELISABETTA: - (dando un’occhiata all’orologio) Willy, siamo in ritardo per la meditazione! WILLY: - Non me la sento di andare, ti prego, rimani qui e parlami delle tue vite precedenti, come mi hai promesso. ELISABETTA: - (bevendo un sorso del suo latte) Senti Willy, stanotte ho avuto un messaggio per te dal mio maestro interiore. WILLY: - (curioso) Racconta! ELISABETTA: - Nella visione, tu salivi tentennando su per una scala pericolante, ma poi ne raggiungevi un’altra di cemento armato ed entravi in un tempio. 99 WILLY: - (serio) Che significa? ELISABETTA: - (beve un po’ di latte) La prima parte della visione rispecchia la tua situazione momentanea, cioè l’indecisione, aggravata dai problemi di salute, dal digiuno, eccetera. WILLY: - (impaziente) E la seconda parte del messaggio? ELISABETTA: - (sorridendo) Salire in cima alla scala di cemento e entrare nel tempio sulla collina significa raggiungere il tuo scopo. WILLY: - (felice) Intendi dire che abbatterò tutti i dubbi e infine diventerò monaco? ELISABETTA: - (ammette) Il messaggio è chiaro, i tuoi dubbi derivano dall’insicurezza provocata dalla tua debolezza fisico-mentale attuale e dalle varie difficoltà aggiunte. WILLY: - (raggiante di felicità si alza in piedi)Interessante! Ma ora mi sento stanco, devo andare a stendermi sul letto. Chiude. Elisabetta si alza in piedi e s’avviano all’uscita. 89. Esterno. Intorno alla collina. Scala che scende all’edificio delle donne. WILLY: - (mentre camminano intorno alla collina) Elisabetta, hai veramente ricordato alcune delle tue vite precedenti? ELISABETTA: - Veramente io non le ho ricordate, ma le ho sognate. WILLY: - (curioso) Interessante, ma come fai a riconoscere una vita precedente in sogno? ELISABETTA: - È molto semplice, di solito in sogno hai un corpo femminile o maschile diverso da quello attuale, ma dentro di te sai con certezza che in quel corpo ha abitato il tuo spirito. WILLY: - Straordinario! Elisabetta e Willy raggiungono la scaletta che scende all’edificio delle donne sopra al gompa. WILLY: - (mentre scendono la scala) Posso chiederti quante vite precedenti hai ricordato attraverso il sogno? ELISABETTA: - Come minimo una dozzina! I due si avvicinano alla balaustra che dà sulla valle. WILLY: - Posso sapere alcuni dei periodi in cui sei vissuta? 100 ELISABETTA: - (sorridendo) Allora, all’età della pietra ero un uomo molto robusto e selvaggio, ho poi vissuto due vite nel periodo romano, in una delle quali ero una schiava, nell’altra la moglie di un ricco mercante… In quel mentre si odono alcune raffiche di mitra echeggiare nella valle. WILLY: - Santo cielo, i maoisti si stanno avvicinando! ELISABETTA: - (fissando Willy) Io spero che questi maoisti abbiano il buon senso di non attaccare il monastero. 90. Mattino. Ore 8.30 Interno gompa. Gli studenti sono tutti intenti ad ascoltare il Venerabile Neil. IL VENERABILE NEIL: - (agitandosi sul trono) La vita è sofferenza, anche quando siamo felici sappiamo che la cosa non durerà a lungo e quindi non siamo contenti del tutto. Tutti siamo alla ricerca della felicità. Questa non si trova in un’auto nuova, un nuovo abito, una nuova moglie o al supermercato. Ci aspettiamo troppo da queste cose e dopo un po’ ci deluderanno come le precedenti. Il buddismo, a differenza delle altre religioni, ha un metodo per la ricerca della felicità: la saggezza che dà il giusto valore alle cose grazie al fatto che possiamo vedere la loro vera natura di non permanenza. Per il principio di causa effetto tutto ciò che nasce o si crea è destinato a morire o finire. Quindi, come prima regola, non dobbiamo affezionarci troppo alle cose, alle persone, a noi stessi. Pensiamo invece a coltivare la nostra mente sottile che resterà dopo la morte. Per metterla in luce e permetterle di esprimersi bisogna meditare per cercare di controllare la mente grossolana, la “scimmia ubriaca” dei nostri pensieri, e farla tacere. È davvero imbarazzante e frustrante che noi, che ci consideriamo fini intelletti, capaci di studi difficili, di usare il computer ecc., non riusciamo a meditare più di 3 minuti senza che ci si affaccino alla mente mille pensieri sciocchi. Il lavoro dell’anima in meditazione consiste nel renderla tanto positiva da impressionare la mente e in tal modo condurre l’uomo a uniformarsi al piano eterno. Quindi meditiamo sul Dharma, sulle vite precedenti che qualcuno ricorda, sulla morte e su ciò che verrà subito dopo per non essere impreparati.Il maestro osserva gli studenti per un attimo, dà un occhiata al suo orologio da polso. IL MAESTRO: - Bene, abbiamo pochi minuti per alcune domande, prego! 101 Mentre il maestro attende qualcuno che faccia una domanda, stacco su (cut to) Elisabetta e Serena. SERENA: - (sottovoce) Elisabetta, ti è mai capitato che il maestro, mentre fa lezione, risponda a una domanda che ti fai mentalmente in quel momento? ELISABETTA: - (sorride) Certo, alcune volte, sono arrivata a pensare che il Venerabile Neil riesca a leggere nel pensiero. SERENA: - (sorridendo) Non ci crederai ma è quello che ho pensato anch’io! Stacco su (cut to)Franco seduto sulla sedia in fondo vicino al muro, mentre alza la mano. IL MAESTRO: - Prego! FRANCO: - Vorrei, se fosse possibile, fare una domanda non attinente con la lezione di oggi! IL MAESTRO: - Mi dica. FRANCO: - Mi sono chiesto spesso per quale motivo molti si prostrano davanti al Buddha, quando credo che egli non si aspetti questo da noi. IL MAESTRO: - Vede, la prostrazione non si fa al Buddha, ma al suo insegnamento, al Dharma. IL MAESTRO: - (dando un’occhiata all’orologio) Bene è l’ora di pranzo, concludiamo con la preghiera dell’offerta del cibo. Chiude su panoramica (pan shot) degli studenti, mentre aprono il loro libro della preghiera. 91. Mezzogiorno. Interno. Corridoio del refettorio, davanti alla bacheca, dove si leggono le notizie. Un gruppo di persone sta leggendo un foglio appeso alla bacheca e scritto in inglese, Serena esce dal gruppo, poi vede Franco che le va incontro. FRANCO: - Hai letto le notizie dell’ambasciata americana? Escono dal rumoroso corridoio, dove si ode il rumore di piatti, cucchiai e gente che parla provenire dal refettorio. SERENA: - (preoccupata) La situazione si sta aggravando, purtroppo, anche a Kathmandu! 102 FRANCO: - (brontola) Già, i ribelli maoisti hanno distrutto una fabbrica di coca-cola, assalito due emittenti radio televisive e due caserme, provocando morti e feriti. S’avviano verso la collina della preghiera. SERENA: - Che peccato! FRANCO: - (ricorda) Lo sa Elisabetta che hanno dato il permesso di telefonare a casa, per tranquillizzare i parenti, che probabilmente saranno in allarme dopo le notizie sulla guerriglia in Nepal? SERENA: - Sì, l’ho informata io, ha detto che questa sera telefonerà a sua madre. La coppia cammina intorno alla collina. FRANCO: - Allora, domani andiamo con Willy e Denis a Boudhanath a comprare le pillole preziose che fanno i monaci a Dharamsala in India? SERENA: - Ma se andiamo, siamo costretti a marinare la seduta di discussione! FRANCO: - Willy ha già chiesto il permesso anche per noi a Francois! SERENA: - Fantastico, con queste belle giornate di sole ci farà bene una bella camminata fino a Boudhanath. Chiude, mentre Franco abbraccia la moglie felice. 92. Ore 13.00. Interno infermeria. All’interno dell’infermeria Serena sta misurando la pressione ad Elisabetta; quando ha finito, la fissa preoccupata. SERENA: - (brontola) Insomma Elisabetta, sei sull’orlo di un collasso, devi riprendere a mangiare, è la seconda volta che ti provo la pressione, ce l’hai sempre a settanta, e la minima non si vede. ELISABETTA: - (tirandosi giù la manica del maglione) Figurati, adesso faccio come te e Franco che vi scambiate le merendine di nascosto con aria di cospiratori carbonari. SERENA: - (scoppia a ridere divertita, poi sghignazza) Questa battuta non è tua! ELISABETTA: - (ridendo) Ci credo bene che non è mia, ti ho sentito che la dicevi a Franco, mentre ti passava delle barrette energetiche. 103 SERENA: - Elisabetta non sto scherzando, stai rischiando di brutto! ELISABETTA: - (spolverando uno scaffale) Guarda che io mi sento appena un po’ intontita e mi chiedo come mai, perché, se avessi fatto un digiuno a casa, a quest’ora avrei terribili giramenti di testa. In quel mentre entra una giovane monaca che tiene fra le mani un lungo rosario di turchese; è sui vent’anni, alta, magra, rasata a zero, occhi chiari. LA MONACA: - (seria) Scusate, ho trentanove di febbre e mal di gola. Serena prende dallo scaffale un vaso, lo mette sulla scrivania, ne estrae delle pillole che mette in un fazzoletto di carta, poi gliele porge. SERENA: - Ingerisci tre pillole dopo i pasti principali, finché le hai finite. ELISABETTA: - (smettendo di spolverare lo scaffale) Sei svedese, vero? La monaca annuisce sorridendo. SERENA: - Da quanti anni manchi da casa? LA MONACA: - Da tre anni, da quando sono rimasta colpita dagli insegnamenti del Buddha, quindi sono diventata monaca. ELISABETTA: - Mi chiedo come possano aver reagito i tuoi genitori di fronte alla tua scelta. LA MONACA: - (sorridendo) Veramente ho informato mia madre solo dopo. SERENA: - (stupita) Oh, santo cielo, e come ha reagito di fronte al fatto compiuto? LA MONACA: - (sorridendo) Ho telefonato dicendo:” Mamma, indovina che cosa ho fatto?” e lei mi ha risposto che qualunque cosa avessi fatto, poiché si trattava di una mia scelta, andava bene. SERENA: - Carina tua madre, probabilmente un’altra si sarebbe arrabbiata. ELISABETTA: - Già, anche Karen venne al monastero con il fidanzato e fu attratta dal Dharma, quindi lasciò il fidanzato e si fece monaca. SERENA: - Già, pare che molti monaci siano accomunati dallo stesso destino, infatti anche il Venerabile Neil ha raccontato che andò in un monastero per dissuadere un amico dal diventare monaco, ma rimase folgorato dagli insegnamenti. ELISABETTA: - (sorridendo) Già, il Dharma ha un grande potere, anche Willy è andato al monastero per fare il cuoco, e adesso è un aspirante monaco. 104 Chiude, mentre nell’infermeria entrano tre monaci bambini, Elisabetta va loro incontro e uno di essi apre la bocca indicandole un dente che gli duole. 93. Ore 17.00 Interno, ufficio del telefono. Elisabetta entra nell’ufficio del telefono: sotto la finestra c’è una poltrona ricoperta di broccato arancione con ricami in oro, di fronte una scrivania dove un monaco sta lavorando al computer, alle pareti alcune immagini sacre, di fronte all’entrata in fondo una tenda gialla con tre rombi rossi in perpendicolare. ELISABETTA: - (rivolgendosi al monaco) Mi scusi, posso fare una telefonata in Italia? IL MONACO: - (indicando la tenda) Prego signora, si accomodi dietro quella tenda! Elisabetta entra e si siede davanti al telefono e osserva con interesse il bellissimo mandala appeso alla parete, poi alza la cornetta e digita un numero. Dall’altra parte del telefono si odono alcuni squilli. LA MADRE: - Pronto! ELISABETTA: - Ciao mamma, come stai? LA MADRE: - (eccitata) Che sorpresa, mi avevi detto che avresti telefonato solo il cinque di dicembre dopo l’uscita dal monastero. ELISABETTA: - Hai ragione, di solito non si può telefonare dal monastero, ma poiché al momento in Nepal ci sono focolai di guerriglia, volevo dirti di non preoccuparti, perché sono al sicuro. LA MADRE: - D’accordo! Sai, ho sognato che lavoravi nel monastero, e tutti affermavano che eri brava, ma stai davvero lavorandovi? ELISABETTA: - (ride ) Sì, sto facendo un po’ di volontariato all’infermeria con Serena. LA MADRE: - (felice) Sei davvero brava allora! ELISABETTA: - Mi raccomando, se senti delle notizie sulla guerriglia in Nepal, non allarmarti, perché se la situazione dovesse aggravarsi, torno a casa. Ti abbraccio, ciao! LA MADRE: - Ti abbraccio anch’io, a presto! Chiude, mentre Elisabetta riattacca sorridendo. 105 94. ore 21.10 Ruota della preghiera. Gompa dei monaci. Ad ogni giro della ruota della preghiera si ode un campanello suonare; Elisabetta e Jolanda le girano intorno, pregando sottovoce, poi al terzo giro escono nel cortile e, mentre passeggiano sotto le mura del gompa dei monaci, odono le loro grida in dibattito. ELISABETTA: - Jolanda, ti andrebbe di salire al gompa ad osservare i monaci in dibattito? Jolanda segue l’amica che s’avvia su per le scale che portano al piazzale del gompa. JOLANDA: - Andiamo pure, ma dovremo accontentarci di osservarli, poiché il dibattito sul Dharma lo fanno nella loro lingua. Mentre arrivano in cima alla scala, le urla e le grida aumentano. ELISABETTA: - Interessanti questi dibattiti, una maniera intelligente per imparare l’uno dall’altro l’insegnamento del Buddha. Le due donne si trovano di fronte a decine di gruppi di monaci, che gridano, urlano, ridono, discutono, gesticolano ecc.; alcuni sono seduti per terra nella posizione del fior di loto, altri in piedi. Jolanda ne indica un gruppo ad Elisabetta. JOLANDA: - Se osservi quel gruppo, ti accorgerai che qualcuno fa la domanda e il più preparato risponde per primo. ELISABETTA: - (osservando il gruppo) Immagino che, se qualcuno dà una risposta sbagliata, gli altri intervengono e discutono sull’errore. JOLANDA: - Una maniera molto efficace per imparare in fretta e memorizzare i testi sacri.. Chiude, su primi piani di singoli, di gruppi dei monaci e panoramica della piazza piena di monaci in dibattito. 95. 29 novembre Ore 14.00 Esterno. Boudhanath. Elisabetta, Serena, Franco, Willy e Denis vestiti sportivamente, stanno camminando lungo la strada rumorosa e trafficata da pedoni e automobili che suonano il clacson senza controllo, che porta all’entrata dello stupa Boudhanath. ELISABETTA: - Willy, poco fa la dottoressa della farmacia, che mi ha prescritto le pillole preziose, mi ha assicurato che fanno molto bene, è vero? 106 WILLY: - Certo, però ricordati, che vanno preparate in una notte di luna piena e si beve l’intruglio un’ora prima dell’alba, dopo aver recitato un mantra. ELISABETTA: - Interessante! SERENA: - Nelle indicazioni c’è scritto che si schiacciano e, dopo averle messe in un piccolo recipiente, si aggiunge un pò d’acqua bollente e poi si copre. Intanto i cinque raggiungono l’arco, da dove si entra nello stupa. DENIS: - Ricordatevi che le pillole preziose vanno schiacciate al buio, e ricoperte, perché non devono vedere la luce. SERENA: - (sbraita) Misteriose dell’intruglio di una strega! queste pillole, sono più laboriose Una risata esplode intorno, mentre i cinque si fermano davanti alla strada trafficata, ad osservare l’arco della porta di Boudhanath di fronte a loro (arco con disegni sacri multicolori in rilievo). Al di là della porta emerge una parte dello stupa, che splende sotto il sole del pomeriggio. Chiude, su panoramica dell’arco e dello stupa. 96. Esterno. Passaggio sotto l’arco. Attorno allo stupa. Intorno al grande stupa turisti e nepalesi si fermano a mercanteggiare nei vari negozi; alcuni bambini giocano allegri, mentre altri fanno girare le ruote della preghiera, fra note di musiche sacre che echeggiano intorno. I cinque amici passano sotto l’arco e raggiungono lo stupa. DENIS: - Andiamo a bere qualcosa nel piccolo bar sotto lo stupa? FRANCO E SERENA: - (allontanandosi) Noi dobbiamo comprare qualcosa, ci incontriamo alle due e trenta sotto l’arco, così torniamo al monastero insieme. Elisabetta segue Willy e Denis che camminano intorno allo stupa. Denis entra in uno stretto negozio dove vendono delle bibite, mentre Willy ed Elisabetta stanno fuori e lo vedono, mentre prende in mano una coca cola. DENIS: - Vi offro io da bere, cosa volete? ELISABETTA E WILLY: - Coca-cola, grazie! 107 Denis esce con tre bottiglie di coca cola aperte e ne offre una a ciascuno degli amici, che bevono dalla bottiglia. Elisabetta vede due bambini scalzi, sporchi e vestiti con pantaloni corti e maglietta sudicia (uno di circa sette anni, l’altro più o meno di cinque), che fissano la coca cola che sta bevendo, con le mani sui fianchi. ELISABETTA: - (smettendo di bere)Volete la coca-cola? Essi annuiscono seri, Elisabetta sorridendo passa la bottiglia della cocacola quasi piena al più piccolo. ELISABETTA: - Un po’ ciascuno, ok! Il piccolo beve avidamente, poi passa la bottiglia al più grande che ingurgita il resto della bibita in un secondo. IL BAMBINO GRANDE: - (tendendo una mano) Money! Money! Elisabetta mossa da compassione apre la borsa e offre a ciascuno di loro dieci rupie, essi di colpo strappano il denaro dalle sue mani con avidità, lei sorride, poi segue gli amici che intanto si sono allontanati. Mentre li raggiunge, sente qualcuno che le tira il maglione, quando si gira vede il bambino più grande. IL BAMBINO: - (grida) More money! ELISABETTA: - (severa) Sorry, no more! Mentre i tre amici guardano stupiti il ragazzo che insiste arrabbiato seguendo i tre con la mano tesa, arriva anche il piccolo. IL PICCOLO: - (serio allungando la mano) Money! Money ! Money! I tre scoppiano in una risata fragorosa, che non intimidisce i due bambini. Panoramica della scena con i due bambini che insistono. DENIS: - (sghignazza) Ho paura che, se non gli diamo altro denaro, non molleranno l’osso. Dissolvenza. Dissolve to. 97. 30 novembre. Mattino 0re 8.30. Teaching. Interno gompa. Le tende sono aperte, dalle finestre si vede un cielo luminoso, un vento leggero soffia tra i rami degli alberi che danzano dolcemente. I raggi del sole illuminano l’interno del gompa. Ripresa da dentro il gompa, mentre gli studenti lasciano le scarpe fuori dalla porta e entrano con il loro porta libri arancione e aspettano in piedi l’entrata del Venerabile Neil, il quale arriva sorridendo, seguito da Karen. 108 I due si prostrano tre volte davanti alla statua del Buddha, all’unisono con la maggior parte degli studenti, mentre Elisabetta e Serena si astengono. Infine, tutti si siedono sui loro cuscini, pronti ad ascoltare la lezione del maestro Neil, che è seduto sul suo trono colorato e sfoglia un libro. Qualcuno tossisce, altri si soffiano il naso. Karen assiste alla lezione dal suo solito posto. IL MAESTRO: - Sono spiacente di dovervi informare che, purtroppo, Lama Thubten Zopa Rinpoche non può tornare al monastero come vi era stato promesso. Un coro di proteste echeggia intorno. Il Venerabile Neil osserva gli studenti per un attimo. IL MAESTRO: - Bene, per ottenere velocemente tutte le realizzazioni nel sentiero verso l’illuminazione, si incomincia con il generare la Bodhicitta e, per farlo, prima di tutto si deve riconoscere ogni essere senziente come nostra madre. Proprio perché la natura della mente è senza fine, la trasmigrazione involontaria del ciclo di nascita e morte causato dall’ignoranza è senza fine e le nostre vite precedenti non si contano; è necessario fare uno sforzo per spezzare questo ciclo infinito di sofferenza, morte e rinascita, meditando sulle qualità che genereranno il Bodhicitta e metterle in pratica. Una volta maturata la motivazione altruistica che aspira a liberare tutti gli esseri dalla sofferenza, si mediterà sulle qualità del Bodhisattva (letteralmente, colui la cui coscienza è diventata intelligenza, o buddhi; colui al quale manca solo un’incarnazione per divenire buddha perfetto). Una volta messe in pratica, ci si impegnerà a ottenere l’illuminazione, unicamente per liberare tutti gli esseri senzienti dal samsara. Meditando, quindi, sulle qualità del Buddha e messe in pratica, si diventerà un risvegliato, un essere completamente illuminato che ha superato tutti i difetti mentali e ha realizzato l’onniscienza unita all’infinita compassione. Il Venerabile Neil fissa i suoi studenti con sguardo indagatore. IL MAESTRO: - (muovendosi e gesticolando dal suo tron) Mi pare che, per raggiungere l’illuminazione e diventare un Buddha, ci sia una mole di lavoro infinito da portare a termine sul lungo sentiero, quindi vi auguro un buon lavoro e vi invito a non perdere tempo e a mettervi immediatamente all’opera fin da ora, auguri! Il maestro osserva con sguardo severo gli studenti, poi sorride e chiude il libro. IL MAESTRO: - Ora, se ci sono domande, sarò lieto di rispondere. 109 98. Ore 13.50. Esterno. Intorno alla collina e scala che sale sulla collina della preghiera. Elisabetta e Serena girano intorno alla collina, poi salgono su per la scala che porta in cima. SERENA: - Non mi sento bene oggi, dovrò misurarmi la pressione, forse è aumentata. Elisabetta si ferma a metà scala e guarda Serena sotto di lei. ELISABETTA: - Questa notte il mio maestro interiore mi ha mostrato che stavo in piedi sopra un precipizio! SERENA: - (brontola) Ti sta avvisando che, se non metti fine al digiuno, precipiterai nel vuoto. ELISABETTA: - (girandosi dà un’occhiata al panorama) Tra alcuni giorni il digiuno è finito! Elisabetta riprende a salire. SERENA: - Stanotte ci sarà la luna piena, quindi prepareremo l’intruglio con la pillola preziosa. ELISABETTA: - (mentre raggiungono la cima) Hai letto che strani ingredienti contengono quelle pillole preziose? SERENA: - (sorridendo) Si, mi pare che ci siano oro purificato, estratto di turchese e di perla, insomma tra erbe e minerali, cinquanta ingredienti diversi. ELISABETTA: - (fermandosi sull’ultimo scalino e girandosi verso Serena) Sarà meglio avvisare Jolanda, nel caso che domani mattina ci scopra a dare i numeri. 99. Esterno. Ore 14.00. Sulla collina delle bandierine. Il gruppo dei francesi e Franco sono seduti in cerchio sul prato verde sopra la collina, sotto un sole pallido e migliaia di bandiere della preghiera, che sventolano spinte da un leggero vento. Una leggera foschia invade la valle sottostante. Elisabetta e Serena raggiungono il gruppo e vanno a sedersi in cerchio fra Marie e Franco. FRANCOIS: - Allora, chi vuole dare inizio alla discussione? ELISABETTA: - (prendendo dalla borsa un libro e una lente d’ingrandimento) Che ne direste se ognuno di noi leggesse dal Dhamma-Pada un versetto della Legge? Un coro di urla e grida di consenso echeggia intorno. 110 FRANCOIS: - D’accordo! ELISABETTA: - (passando il libro ad Alain) Voglio dare la possibilità al più timido del gruppo di dare inizio alla lettura. Mentre il gruppo grida e urla eccitato, Alain con un timido sorriso apre il libro, lo sfoglia. ALAIN: - (cercando di nascondere l’emozione) “Egli mi ha ingiuriato, egli mi ha vinto, egli mi ha derubato”: in coloro che accolgono tali pensieri, l’odio non si placa. Il gruppo applaude eccitato, mentre Alain passa il libro a Willy. WILLY: - “Egli mi ha ingiuriato, egli mi ha battuto, egli mi ha vinto, egli mi ha derubato”: in coloro che non accolgono tali pensieri, si placa l’odio. FRANK: - L’attenzione è il sentiero conducente all’immortalità, la distrazione è il sentiero della morte; gli attenti non muoiono, i disattenti sono già come morti. MIREILLE: - Costoro che sono esperti nell’esercizio dell’attenzione, avendo ciò chiaramente riconosciuto, gioiscono di essere attenti, rallegrandosi di appartenere agli eletti. MARIE: - Cresce la gloria dell’uomo attento, che ha realizzato se stesso, che è raccolto in sé, le cui azioni sono pure, che opera con ponderazione, che vive continente e secondo la Legge. SERENA: - Mediante l’elevazione interiore, il controllo e il dominio di sé, il saggio edifichi un’isola che l’alluvione non sommerga. ELISABETTA: - (leggendo con una lente d’ingrandimento) L’uomo accorto, allorché con l’attenzione scaccia la disattenzione, salito sull’alta terrazza della saggezza, sereno, contempla gli stolti, gente turbata dal dolore, come chi è salito in cima alla montagna guarda la gente giù in pianura. FRANCO: - Attento fra i disattenti, ben sveglio tra gli addormentati, egli, giudizioso, procede distanziando gli altri come un corsiere distanzia il ronzino. ISABELLA: - Non badi ai torti altrui, non a ciò che altri avrebbero dovuto fare o non fare: osservi, piuttosto, ciò che egli ha fatto o non ha fatto. LENA: - Come si possono intrecciare molte collane da un mucchio di fiori, così pure molte buone cose possono essere compiute da un mortale, una volta che sia nato. 111 CATHERINE: - Fintanto che il male compiuto non giunge a maturazione (non dà frutto), lo sciocco lo considera come se fosse miele, ma, quando esso matura, allora lo sciocco soggiace al dolore. Catherine passa il libro a Denis. WILLY: - (sghignazza) Che ne dite di fare un applauso di incoraggiamento all’ultima ruota del carro? Un’esplosione di risate echeggia intorno, mentre Denis osserva tutti severo, poi sfoglia il libro. DENIS: - (ridendo) Fate attenzione, perché questo versetto che leggerò è dedicato a un gruppo di stolti. Un’ennesima esplosione di risa, urla e grida di proteste risuona intorno. DENIS: - (schiarendosi la voce) Gli sciocchi, privi di intendimento, vanno con se stessi come con un nemico, compiendo azioni cattive che portano loro frutti amari. Chiude sul gruppo, mentre protesta ridendo, gridando e facendo schiamazzo. 100. Ore 21.10. Interno stanza da letto. La stanza è buia, alcuni raggi luminosi entrano dalla finestra. Elisabetta è seduta sulla sedia di vimini Si ode un colpo secco, poi un urlo di Serena. ELISABETTA: - (preoccupata) Avanti Serena, non mi dire che ti sei schiacciata un piede, al posto della pillola preziosa. Si ode l’ennesimo colpo e un altro grido. ELISABETTA: - (saltando in piedi) Santo cielo, Serena, vuoi dirmi cosa stai combinando? SERENA: - (mentre traffica nel buio) Ma cosa rompi anche tu, queste pillole preziose sono durissime, per romperle ho dovuto usare un sasso. ELISABETTA: - (scoppia a ridere divertita, poi sghignazza) Dal grido che hai fatto, ho pensavo che avessi sbagliato il bersaglio e ti fossi schiacciata un piede. SERENA: - (continuando a trafficare) La vuoi finire di prendermi in giro, la prossima volta la pillola te la prepari da sola. 112 Si odono dei rumori di tazze, dell’acqua bollire, poi Serena accende la luce. In terra accanto al suo letto ci sono un fazzoletto di carta e un sasso. SERENA: - (raccogliendo le due cose) In quelle pillole ci sarà dell’oro, del turchese e non so che altro ben di Dio, ma erano più dure del cemento. In quel mentre Elisabetta chiude gli occhi, ha una visione: vede un cane bianco che sta bevendo il preparato della pillola preziosa nella sua tazza. ELISABETTA: - (riapre gli occhi e si alza in piedi brontolando) Santo cielo Serena, ho appena chiuso gli occhi per un momento e ho avuto la visione di un cane bianco che stava bevendo il mio intruglio. Serena scoppia in una risata, mentre Elisabetta va a controllare e nota che il fazzoletto di carta che Serena ha messo sopra la sua tazza si è imbevuto di liquido. Allora prende un altro fazzoletto asciutto e spegne la luce. ELISABETTA: - Tu sghignazzi, ma il mio maestro interiore con quel messaggio mi ha avvisata in tempo prima che tutto l’intruglio fosse assorbito dal fazzoletto. Elisabetta accende la luce e mostra il fazzoletto con una grossa chiazza marrone a Serena. ELISABETTA: - Guarda un po’ tu! SERENA: - (mentre fissa il fazzoletto) Ora capisco il messaggio, il fazzoletto bianco caduto nell’intruglio era rappresentato dal cane che beveva. ELISABETTA: - Interessante, vero? SERENA: - (pensierosa) Eccezionale, piccola strega! ELISABETTA: - Pensa che questo tipo di messaggio simbolico, il Tibetano lo chiama la voce del silenzio. Chiude, mentre Serena fissa Elisabetta pensierosa. 101. 1 Dicembre. Ore 12.30 Esterno. Uscita dal refettorio. Il sole di mezzogiorno illumina la collina di Kopan e le valli che la circondano. Elisabetta, Franco e Serena (la prima indossa una giacca bordeaux con sciarpa e pantaloni neri, il secondo pantaloni blu e maglione giallo, la terza, pantaloni rossi con giacca a vento rossa e bianca) escono dal refettorio, e si fermano sul terrazzo di fronte alla valle. 113 ELISABETTA: - Franco, vuoi recitarmi il tuo ultimo haiku! FRANCO: - Sul sentiero di Kopan un nibbio e foglie d’acero. Colori d’autunno! Alcune persone vanno e vengono. ELISABETTA: - (felice) Complimenti, molto carino! FRANCO: - (sorridendo) Veramente ho saputo che all’alba, dopo aver ingurgitato l’intruglio, hai avuto un lampo di genio che ti ha ispirata a scrivere un pensiero. ELISABETTA: - (scoppia a ridere divertita) Credo che la pillola preziosa mi abbia alzato la pressione, perché mi sento forte come un leone. Gli amici scoppiano a ridere. FRANCO: - (brontola) Non cambiare discorso e declamami quel pensiero, per favore! ELISABETTA: - (sorridendo) Dall’universo infinito scaturisce un mandala di luce, il Dharma che illumina l’umanità addormentata, strappandola alla corsa senza fine della ruota del samsara! FRANCO: - (sorpreso) Hai avuto un illuminazione dalla pillola preziosa! Mentre scoppiano in una risata arriva Jolanda tutta eccitata. JOLANDA: - Sapeste cosa mi è successo? SERENA: - (curiosa) Racconta! Mentre Jolanda racconta ha il flash back della scena 102. JOLANDA: - Ero sulla terrazza a pranzare e, mentre stavo per addentare una fetta di pizza, un nibbio è sceso in picchiata su di me e me l’ha strappata via, terrorizzandomi per lo spavento, sotto lo sguardo stupito di alcune persone.102. Esterno. Terrazzo all’ultimo piano del refettorio. Jolanda è seduta sull’ultimo tavolo, con un piatto di ferro e un pezzo di pizza; di fronte alla vallata, la catena montuosa dell’Himalaya, illuminata dal sole di mezzo giorno. Nel tavolo vicino una coppia sta bevendo un the, mentre medita sul panorama. Jolanda prende in mano la pizza e sta per addentarla, quando all’improvviso un nibbio vola in picchiata su di lei strappandogliela, Jolanda urla terrorizzata, mentre l’uccello vola nel vuoto e la coppia sorride sorpresa. 114 SERENA: - (sorridendo) Anche ai nibbi di Kopan piace la pizza! ELISABETTA: - (scherzando) Sei stata fortunata che non ti ha strappato via un dente! Scoppiano in una risata. FRANCO: - (sbraita) Sì figurati, fra un po’ il nibbio le strappava la lingua! 103. Ore 13.00. Bar-negozio. Esterno. Interno. Infermeria. Elisabetta con una kata in mano, seguita da Serena, esce dal barnegozio del monastero. SERENA: - (mentre attraversano il cortile) Allora domani prenderai rifugio nel Buddha Dharma e il Lama Lhundrup Rigsel ti darà un nome in tibetano. ELISABETTA: - (sorridendo) Già, ed io gli offrirò questa kata che egli poi mi metterà intorno al collo. SERENA: - Io non prenderò il rifugio, però verrò a vedere la cerimonia. Le due amiche raggiungono l’infermeria, Serena apre la porta. SERENA: - Elisabetta, prepara il braccio che ti misuro la pressione, sono curiosa di vedere se la pillola preziosa te l’ha alzata. Elisabetta si tira su la manica del giaccone del braccio destro e Serena le prova la pressione. SERENA: - Vedo con piacere che da settanta ti è salita a novanta. ELISABETTA: - L’avevo immaginato, ma ora vediamo come va la tua, prima che arrivi qualche paziente! Elisabetta l’aiuta a misurarsi la pressione. SERENA: - Mi sono sentita male per alcuni giorni, ma oggi, dopo la pillola preziosa, mi sento bene. ELISABETTA: - Spesso hai il problema della pressione alta, probabilmente non avresti dovuto prendere la pillola preziosa. SERENA: - (dà un’occhiata preoccupata) Santo cielo, ho la pressione altissima, e non me ne sono accorta! ELISABETTA: - (seria) Quanto ce l’hai? 115 SERENA: - (togliendosi la fascia) Centottanta! Se viene qualcuno, fallo aspettare che ritorno subito, il tempo di andare in stanza a prendere una pillola per abbassarla. Chiude, mentre Serena esce in tutta fretta dall’infermeria. 104. Ore 12.30. 2 Dicembre. Uscita dal monastero. Esterno monastero. Sentiero sul precipizio che porta ad una pineta. Elisabetta e Franco escono dalla porta del monastero: lei indossa una tuta da ginnastica bordeaux e bianca, Franco pantaloni neri e maglione rosso. Si avviano lungo un sentiero che costeggia il burrone. FRANCO: - (protesta) Sono un poò contrariato, perché, ogni volta che desidero fare una passeggiata con Serena, non ne ha voglia, poi avrei voluto incontrare Lama Zopa, che purtroppo non ha potuto tornare. ELISABETTA: - (ammirando lo splendido panorama sotto di lei) Beh, Tolstoj ha detto: “La felicità non dipende dagli avvenimenti esteriori, ma dalla maniera con la quale li consideriamo”. I due amici proseguono sul sentiero tortuoso sopra la valle piena di alture e colline con terrazze arate e casette di contadini riscaldate da un sole luminoso. FRANCO: - (sorpreso) Complimenti Elisabetta, molto significativa questa massima di Tolstoj. ELISABETTA: - (guardando incantata il panorama sotto di lei) Sai, nella libreria del monastero ho trovato il libro “Reincarnazione. Il piccolo grande Lama” di cui mi avete parlato tu e Serena. Franco si ferma un attimo sul sentiero, dà un’occhiata alla valle che splende sotto il sole di mezzogiorno. FRANCO: - Hai letto come Lama Zopa ha trovato la reincarnazione di Lama Yeshe? ELISABETTA: - (seguendo Franco) Lama Yeshe aveva promesso a Lama Zopa di ritornare sulla terra, per continuare la sua opera, volta a guidare gli esseri senzienti al di fuori del ciclo incontrollato di nascita e morte. FRANCO: - Proprio per questo, Lama Zopa faceva molta attenzione ai suoi sogni; in uno particolarissimo e vivido, gli era apparso Lama Yeshe che affermava che stava per prendere un’altra forma umana. 116 ELISABETTA: - Già, aveva udito i lamenti dei discepoli afflitti, quindi non poteva più restare nel reame della beatitudine, ignorando le loro suppliche. FRANCO: - In un sogno successivo, Lama Yeshe gli mostrò una piccola creatura dagli occhi luminosi e penetranti, che camminava carponi sul pavimento di una sala di meditazione, era un maschio ed era un occidentale. I due amici lasciano il sentiero sulla valle e entrano in un boschetto di pini. ELISABETTA: - Quando si recò in Spagna all’Osel-Ling nell’autunno del 1985, vide Osel che si muoveva carponi sul pavimento del gompa, la scena e il bimbo erano gli stessi visti in sogno. FRANCO: - Ed era un occidentale, come aveva visto nel suo sogno premonitore. ELISABETTA: - (entusiasta) Toccante questa storia tra Lama Zopa e il suo prezioso Guru, vero? Primo piano dei due. FRANCO: - Straordinaria direi! Dissolvenza. Dissolve to. 105. 2 Dicembre. Ore 15.00, Esterno. Sotto l’albero che dà sulla valle di Kathmandu. Di fianco al gompa. Il gruppo dei francesi, Elisabetta e Serena sono seduti sotto l’enorme albero di fianco al gompa che dà sulla valle di Kathmandu e, mentre parlano e ridono tra di loro nell’attesa di entrare nel gompa per il voto (rifugio nel Buddha), sopraggiunge Franco. FRANCO: - Scusate, ma volevo sapere se vi siete preparati per il voto, perché ho saputo che Lama Lhundrup vi interrogherà sulla definizione di “pilastro”, secondo la Verità Relativa e la Verità Assoluta. Elisabetta e Willy costernati si alzano in piedi. ELISABETTA E WILLY: - Cosa? ELISABETTA: - (mentre Franco li fissa serio) E cosa c’entra il pilastro con la Verità Relativa e la Verità Assoluta? Una risata collettiva esplode intorno echeggiando nella valle. 117 FRANCO: - (serio ) Non c’è niente da ridere, se volete la risposta, bene, altrimenti me ne vado e farete brutta figura con il Lama Lhundrup. Un coro di urla e grida spinge Franco a rivelare la risposta FRANCO: - Allora, secondo la Verità Relativa, il pilastro è una colonna che regge il soffitto. Secondo la Verità Assoluta non esiste nessun pilastro e il soffitto crollerà da un momento all’altro. Un’altra risata collettiva esplode intorno, poi Willy tranquillizzato, mentre Franco continua a ridere divertito. si siede ELISABETTA: - (brontolando) Franco, vatti a far friggere, mi hai quasi fatto venire una sincope con i tuoi scherzi balordi. 106. Ore 15.30. Esterno. Interno gompa. Voto: rifugio nel Buddha. Una cinquantina di persone sono sedute sui cuscini. Elisabetta, Jolanda e Serena sono ai loro posti, Willy è seduto poco lontano. Il Lama Lhundrup Rigsel è seduto sul trono, poco lontano c’è un monaco che lo assiste. IL LAMA: - Le ragioni per cui bisogna prendere il rifugio nel Buddha Dharma sono: 1) Paura della sofferenza nei tre reami bassi e in tutto il samsara. 2)Convinzione che il Buddha, il Dharma e il Sangha hanno il potere di proteggerci. 3) Compassione per tutti gli esseri che trasmigrano. Il Buddha mostra la via, il Dharma è il vero rifugio, il Sangha sono i seguaci. Voi dovreste guardare a voi stessi come pazienti che cercano il consiglio di tutta la conoscenza medica del Lord Buddha, il suo insegnamento come medicina. Quando si prende rifugio nel Dharma, si deve evitare di ferire gli altri intenzionalmente. I cinque rami dei voti di un completo upasika sono l’evitare di: 1. uccidere; 2. prendere ciò che non è stato dato; 3. avere una condotta sessuale scorretta; 4. dire bugie; 5. bere alcolici. IL LAMA: - (osservando gli studenti) Bene, ora recitiamo insieme la preghiera di rifugio e generazione di bodhicitta. UN CORO DI VOCI: - Fino all’illuminazione prendo rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha. Per i meriti accumulati grazie alla pratica della 118 generosità e delle altre perfezioni, possa io ottenere lo stato di un Buddha per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Il Lama recita una preghiera in tibetano, poi prende nella mano destra un dorge e sulla sinistra una campana e agita i due oggetti in aria pronunciando parole sacre in tibetano. SERENA: - (a bassa voce) Elisabetta, il Lama sta agitando un dorge, sai è uno strumento rituale a forma di scettro a cinque raggi che simbolizza la compassione. Stacco su primo piano del dorge, poi su Elisabetta. ELISABETTA: - (sussurra) Interessante, ma io sento anche il suono di una campana. Stacco su primo piano della campana, poi su Serena. SERENA: - (sorridendo) Già, la campana è uno strumento rituale che simbolizza la vacuità, la saggezza suprema, la vera natura dell’esistenza. ELISABETTA: - (conclude) Molto interessante! Seguito dagli studenti, il Lama comincia una serie di preghiere in tibetano, mentre un monaco passa tra le persone con un porta incenso sorretto da tre catene, che fa dondolare, avanti e indietro lasciando scie di fumo e profumo d’incenso. Finito il giro con l’incenso, il monaco ritorna con un contenitore pieno di riso e ne distribuisce un pò a tutti i presenti. Il Lama ripete il rituale, prende ancora nella mano destra il dorge e nella sinistra la campana e agita i due oggetti in aria pronunciando parole sacre in tibetano. Ad un certo punto gli studenti all’unisono si gettano il riso sopra la testa, che cade sulle loro spalle e per terra, come una cascata. Poco dopo l’assistente del Lama passa tra gli studenti a distribuire foglietti con i nomi che sono stati loro assegnati, ne consegna uno anche ad Elisabetta, e continua a distribuirli a Willy, poi ad altri. Elisabetta dà un occhiata al nome. SERENA: - (curiosa, sotto voce) Allora che nome ti è stato dato? ELISABETTA: - (le passa il foglietto dicendo) Io non leggo il tibetano, dopo la cerimonia andrò da Thubten Khedup per farmelo tradurre e insegnarmi la pronuncia. SERENA: - (restituendo il foglietto) Lhundrup Dhechen, allora Lhundrup sappiamo che è il nome del Lama, ma Dhechen è arabo per me! Elisabetta sorride, si alza in piedi e insieme a Willy segue gli studenti che vanno a mettersi in fila per offrire, uno alla volta, la kata al Lama. 119 Intanto Serena e altri con la macchina fotografica hanno raggiunto la posizione migliore per scattare foto. Willy ed Elisabetta sono tra i primi. Willy si inginocchia davanti al Lama sorridendo (tra i flashes delle foto che scattano Serena e gli altri), gli porge la kata e, dopo che il Lama gliela restituisce mettendogliela intorno al collo, si alza e se ne va, lasciando il posto ad Elisabetta e alla lunga fila di studenti che la segue. Chiude, mentre Elisabetta si inginocchia davanti al Lama porgendogli la kata, egli la prende sorridendo e gliela mette intorno al collo. 107. Ore 17.10. Davanti all’ufficio. Esterno. Interno ufficio. Elisabetta sta andando verso l'ufficio, quando vede il monaco Thubten Khedup in compagnia di un altro uscire dall’ufficio. Li raggiunge. ELISABETTA: - (porgendo il foglio a Thubten Khedup) Mi scusi se la disturbo, mi farebbe la cortesia di tradurmi il nome che mi hanno dato durante la cerimonia del rifugio nel Buddha Dharma? Il monaco prende il foglietto, sorride e ritorna nell’ufficio, Elisabetta e l’altro monaco lo seguono. I due monaci vanno dietro alla scrivania e leggono il foglio. THUBTEN KHEDUP: - Si pronuncia Digein, in tibetano significa Grande Benedizione! ELISABETTA: - (eccitata) Davvero significa Grande Benedizione? THUBTEN KHEDUP: - (sorridendo) Certo! ELISABETTA: - (fissando i due monaci) Voi non ci crederete, quand’ero a casa ho invocato spesso una benedizione per le mie sceneggiature, ma adesso sono io che addirittura divento la Grande Benedizione. I due monaci fissano Elisabetta con sguardi radiosi. THUBTEN KHEDUP: - (allegramente) Questo è un buon segno, deve essere felice! ELISABETTA: - Ho scritto tre sceneggiature con insegnamenti filosofici buddisti, non so se troverò mai un produttore. THUBTEN KHEDUP: - Secondo me, lei ce la farà! ELISABETTA: - (felice) Volevo dirle che, quando tornerò a casa, scriverò una sceneggiatura sul buddismo e sulle esperienze che ho vissuto qui al monastero, dal titolo Lhundrup Dhechen (Grande Benedizione). 120 Primo piano (close up) dei tre, mentre sorridono. THUBTEN KHEDUP: - Sono sicuro che avrà davvero grandi benedizioni! 108. Ore 17.55 Esterno. Scale esterne e interne e galleria che porta al gompa dal lato opposto. Mentre si ode suonare la campanella che richiama gli studenti alla meditazione delle ore 18.00, si apre la porta del corridoio che dà sulle stanze delle donne, escono Serena, Elisabetta e Jolanda. JOLANDA: - Senti, Grande Benedizione, sarà meglio che ti imprima bene nella mente il nome Lhundrup Dhechen e bada bene a non dimenticarlo. Mentre scendono dalle scale le tre donne scoppiano in una risata. ELISABETTA: - Non credo che lo dimenticherò! JOLANDA: - Meglio così perché, quando sarai morta e ti troverai nel bardo per la rinascita, qualcuno ti chiamerà: Lhundrup Dhechen! Lhundrup Dhechen! ELISABETTA: - (curiosa) Che cosa dovrei fare allora? JOLANDA: - (ridendo) Dovrai affrettarti a seguire colui che ti chiama, così ti aiuterà a rinascere nei reami superiori. ELISABETTA: - (felice) Grazie Jolanda, è un informazione d’estrema importanza, ti sono debitrice! Ma ora sono preoccupata per Serena e Franco. Le tre donne camminano nel sottopassaggio e escono dal lato opposto del gompa. SERENA: - (curiosa) Per quale motivo sei preoccupata per me e Franco? ELISABETTA: - (scherzando sghignazza) Voi due non avete preso il rifugio nel Buddha, quindi nessuno vi aiuterà e probabilmente cadrete nei reami bassi. Mentre camminano di fianco al gompa, le tre amiche ridono divertite. JOLANDA: - (scherzando) Non ti preoccupare Serena, sarò io l’eroina che verrà nel bardo a tirarti fuori dall’inferno. Un’altra risata echeggia intorno. ELISABETTA: - (sghignazza) Sempre che Jolanda sia nel mondo delle anime, quando giungerà il vostro momento. 121 109. Ore 18.00. Interno gompa. Meditation session. Gli studenti sono seduti nella solita posizione del fior di loto. La porta del gompa è socchiusa. Elisabetta, Serena e Jolanda siedono al loro posto, in posizione di meditazione, quando odono il gatto passare sotto la finestra miagolando. ELISABETTA: - Serena, sta arrivando il gatto all’attacco! Mentre il gatto gira intorno al gompa miagolando, Serena sorride. KAREN: - (in piedi davanti al microfono) Ringraziamo di cuore tutti i volontari che hanno dato molto e che continueranno a farlo fino all’ultimo giorno del corso. Gli studenti applaudono. KAREN: - Sono spiacente di comunicarvi che, purtroppo, la guerriglia dei maoisti si sta avvicinando sempre di più al monastero, quindi il corso di meditazione previsto dopo questo è stato cancellato. Mentre gli studenti vociferano tra di loro preoccupati per la notizia, il gatto entra nel gompa miagolando di continuo. KAREN: - (brontola) Per favore qualcuno metta fuori il gatto e chiuda la porta. Mentre il gatto sembra protestare miagolando ancora più forte, si ode la porta del gompa chiudersi di colpo tra alcune risate. KAREN: - Purtroppo dal sette all’otto di dicembre, ci sarà anche uno sciopero generale, quindi per quelli che devono fissare le loro partenze verrà al monastero un agente di viaggio per risolvere i loro problemi. All’interno del gompa tutti parlano tra di loro concitati. KAREN: - Bene, ora facciamo silenzio e meditiamo sul vuoto. Karen colpisce il gong e il suono echeggia nella sala dando inizio alla seduta di meditazione. KAREN: - Atisha ha affermato: “Qualunque cosa voi percepiate, qualunque cosa voi proclamiate, non c’è niente che non provenga dalla vostra mente. Capite, questa realizzazione di mente è vuoto. Comprendere la non dualità della realizzazione di mente e di vuotezza è saggezza. Meditazione è la continua concentrazione in questa saggezza senza nessuna distrazione”. Mentre Karen parla, Elisabetta in meditazione sta riflettendo sul nome Lhundrup Dhechen 122 ELISABETTA: - (voce fuori campo, voice off screen) Ringrazio di cuore la Gerarchia Divina per il meraviglioso nome, Lhundrup Dhechen ossia Grande Benedizione. Elisabetta all’improvviso vede davanti agli occhi della mente un bellissimo angelo che, mentre le sorride, risplende di luce, ha un volto da bambino, occhi chiari, riccioli d’oro e grandi ali bianche, che poi svanisce. KAREN: - Buone azioni accumulano meriti e saggezza, mentre voi realizzate dal punto di vista di questa meditazione, che ogni altra cosa è come un’illusione. 110. 3 Novembre. Ore 6.00. Interno. Stanza da letto. Elisabetta indossa una tuta da ginnastica blu e bianca, finisce di fare il letto, poi dà un’occhiata fuori dalla finestra, dove i bagliori dell’alba esplodono nel cielo nero del mattino. Si odono le solite recite dei mantra dei monaci accompagnate da suoni di cembali, corni, ecc. Serena, che sta sonnecchiando con il sacco a pelo sopra le coperte e una sciarpa al collo, apre gli occhi. SERENA: - Buongiorno! ELISABETTA: - Come stai, dormigliona? SERENA: - (sedendosi sul letto) Non troppo bene, oggi non verrò a meditazione! ELISABETTA: - Ultimamente ne hai saltate parecchie di meditazioni! Serena scende dal letto e va a preparare il caffè. SERENA: - Cosa ci vuoi fare, la mia pressione non smette più di salire. ELISABETTA: - (scherzando) Ti darò un colpo in testa, così te l’abbasso di colpo. SERENA: - (ridendo) Se fosse così facile ti direi di farlo, ma ho paura che mi ritroverei con un brutto bernoccolo, un problema in più da risolvere. Serena porta il caffè ad Elisabetta. SERENA: - Tu, piuttosto, non hai sognato che risalivo le scale? Elisabetta si siede nella sedia di vimini, pensierosa, sorseggia un po’ di caffè. 123 ELISABETTA: - No mi dispiace, però ho sognato che mi veniva consegnato un vestito dello stesso colore bordeaux delle monache e una kata arancione. SERENA: - (scandalizzata) Santo cielo Elisabetta, non significherà che diventerai una monaca? ELISABETTA: - (ridendo) No, per carità, non sono pronta a rinchiudermi in un monastero, posso dirti che si tratta di un sogno simbolico, che si interpreta da solo, quindi non mi pronuncio. SERENA: - (fissandola) Ah, brava, così mi lasci da sola a spremermi le meningi! ELISABETTA: - (sorridendo) Rifletti e capirai il significato del sogno, è così che si impara a interpretare. 111. - 3 Dicembre. Puja (cerimonia religiosa di offerta) in onore del quarantanovesimo giorno del bardo di Lama Konchok. Ore 13,30. Esterno interno gompa dei monaci. La puja in onore di Lama Konchok ha richiamato al monastero uomini e donne nepalesi e centinaia di monaci e monache dai monasteri vicini, quindi una lunga fila di pellegrini si snoda dalle scale davanti al monastero fino all’entrata secondaria. Mentre la gente entra lentamente, Elisabetta e Jolanda sono in fila davanti all’entrata secondaria, che dà direttamente ai tre Buddha. Si tolgono le scarpe per entrare, tra i canti e i suoni che provengono dall’interno. JOLANDA: - Con questi problemi di guerriglia maoista, ritornerete subito in Italia? ELISABETTA: - (seria) Se non sarà rischioso, resteremo a Kathmandu fino all’undici di dicembre, poi Franco e Serena partiranno per remote spiagge tailandesi, ed io tornerò in Italia. La fila prosegue, Elisabetta e Jolanda entrano nel gompa trovandosi di fronte a una schiera di monaci e monache seduti nella posizione del loto che cantano e suonano cembali corni, eccetera. Al centro del gompa, ai due lati del corridoio, due file di monaci sempre seduti nella posizione di meditazione indossano cappelli con grandi pennacchi gialli, in fondo alle due file spicca un’enorme gong variopinto. Elisabetta e Jolanda vanno ad offrire la loro kata e la depositano sul mucchio davanti alla foto di Lama Konchok, poi si inchinano davanti ai tre Buddha e seguono lo stretto passaggio tra le monache e le finestre del lato sinistro del gompa che le porterà all’uscita. 124 Chiude su panoramica, mentre Elisabetta e Jolanda attraversano lo stretto passaggio in mezzo a una fila di persone che vanno verso l’uscita principale del gompa. 112. Ore 1.00. 4 novembre. Esterno. Stupa. Ruote della preghiera. Serena e Franco passano davanti alle piccole ruote della preghiera sottostanti gli stupa facendole girare, quando arriva Mireille. MIREILLE: - Vi stavo cercando, Francois mi ha detto che vi aspetta sulla collina della preghiera, per l’ultimo incontro e per salutarci. FRANCO: - Già, sarà meglio salutarci oggi perché domani François deve andare a Kathmandu, per fissare la vostra partenza per l’India. MIREILLE: - (allontanandosi) Ditelo anche ad Elisabetta e venite subito perché non abbiamo molto tempo, alle 15.00 ci sarà l’iniziazione di Cenrezig. SERENA: - (spingendo una ruota della preghiera) Domani mattina ci sarà una preghiera organizzata dagli studenti, che durerà parecchie ore, per supplicare lunga vita al Lama Lhundrup Rigsel e al Lama Zopa. FRANCO: - Sarà bene salutare tutti gli amici oggi, perché domani partiremo appena troveremo un taxi per scendere a Kathmandu. Chiude mentre si allontanano. 113. Ore 13.30. Esterno sulla collina della preghiera. Il gruppo dei francesi è seduto in cerchio sul prato della collina, sotto centinaia di file di bandiere della preghiera che sventolano, spinte da un leggero vento, sotto un sole pallido. Si odono dei passi salire le scale, poi appaiono Franco, Serena ed Elisabetta che vanno ad inserirsi nel cerchio e si siedono a gambe incrociate. All’interno del cerchio sul prato verde ci sono bevande, biscotti, cioccolato, caramelle, ecc. François prende fuori dalla tasca della sua tunica delle rupie. FRANCOIS: - Bene, vi ringrazio tutti di cuore per l’offerta che avete fatto a favore della costruzione del monastero a Nalanda in Francia. François inizia a distribuire cinquanta rupie ad ognuno. ELISABETTA: - (prendendole) François, per quale motivo ci distribuisci questo denaro? FRANCOIS: - (continuando a distribuirlo) Con questo gesto simbolico, intendo affermare che il denaro offerto col cuore, in qualche modo ritorna indietro al mittente. 125 ELISABETTA: - (sorridendo) Posso restituirtelo? FRANCOIS: - Se ti fa piacere. Elisabetta allunga le cinquanta rupie a François e altri seguono il suo esempio. ELISABETTA: - François, quello che hai appena affermato per me è una grande verità! Il gruppo fissa Elisabetta, François sorride compiaciuto. FRANCOIS: - Donate sempre ai bisognosi e vedrete che in qualche modo, ciò che avete donato vi sarà restituito dalla provvidenza con gli interessi. ELISABETTA: - Purché sia fatto col cuore e senza aspettarsi niente in cambio, altrimenti l’offerta non ha valore. FRANCOIS: - È chiaro! ELISABETTA: - Io posso, se volete, raccontarvi uno dei tanti esempi che mi sono capitati, che mi hanno convinta di questa eccezionale realtà. ALCUNI: - (gridano) Racconta.! Racconta! Elisabetta mentre racconta ha il flash back della scena 114. 114. Interno ristorante. All’interno di un ristorante, Elisabetta e alcuni amici (due uomini e una donna) si alzano dal tavolo, quando una donna sui cinquanta, media altezza, magra occhi scuri capelli corti brizzolati, che indossa una lunga veste nera, dal cui braccio sinistro penzola una dozzina di croci bianche sostenute da altrettanti fili dello stesso colore, si avvicina al gruppo con la mano tesa; i tre amici di Elisabetta le passano davanti ignorandola, lei invece prende dal portamonete un pugno di monete e gliele lascia cadere sulla mano; la donna si mette il denaro in tasca, poi si sfila una croce dal braccio e gliela mette al collo e se ne va sorridendo, sotto lo sguardo dei tre amici. ELISABETTA: - Quella sera i miei amici mi costrinsero a seguirli al casinò, io vinsi parecchio denaro e pagai anche il taxi per il ritorno, perché essi avevano perso tutto il denaro che avevano in tasca. WILLY: - (sorridendo) Il Buddha ha affermato: “ Chi parli oppure operi con mente serena, lui segue la felicità, come l’ombra che non si diparte”. FRANCOIS: - Chi parli oppure operi con mente corrotta, lui segue la sventura come la ruota segue il piede dell’animale che traina il veicolo. 126 Il gruppo applaude esultante. Chiude mentre tutti festeggiano mangiando e bevendo allegramente. 115. Interno. corridoio. Stanza. Elisabetta mette la chiave nella toppa della porta e entra, trova Jolanda sdraiata sul letto che sta leggendo e, come la vede, chiude il libro. JOLANDA: - Elisabetta, non vai a fare l’iniziazione di Cenrezig? ELISABETTA: - (prendendo qualcosa dal comodino) Non me la sento, tu mi hai detto che dopo l’iniziazione si deve recitare una preghiera, due volte al giorno per sempre, con la responsabilità che, se non la si fa, il Lama Lhundrup potrebbe ammalarsi o anche morire. JOLANDA: - Così dicono! ELISABETTA: - Jolanda, sai chi rappresenta Cenrezig? JOLANDA: - (sorridendo) Cenrezig è una divinità, un’emanazione del Buddha che rappresenta la compassione universale. ELISABETTA: - Interessante! Andrò comunque a vedere la cerimonia, ma tu non la fai l’iniziazione? JOLANDA: - L’ho già fatta in Spagna! ELISABETTA: - (andandosene) Vado di fretta, devo andare a comprare i biglietti per partecipare all’estrazione della copia in miniatura dello stupa che François ha fatto costruire a Nalanda. Chiude, mentre Elisabetta esce e chiude la porta. 116. Esterno. Intorno al gompa. Degli studenti. Interno. Elisabetta passa davanti all’entrata posteriore del gompa, dove c’è un vecchio monaco, magro, basso, con la schiena curva, viso rotondo occhi scuri e vispi, che non parla inglese, con una caraffa d’acqua, che appena vede Elisabetta le fa un gesto come per offrirle dell’acqua. ELISABETTA: - (voce fuori campo voice off screen ) Sei molto gentile ma, anche se volessi bere, senza bicchiere come farei? Il monaco la fissa serio e insistendo muove la caraffa verso di lei, facendo cadere un po’ d’acqua per terra. ELISABETTA: - (andandosene verso l’entrata principale) Grazie, non ho sete! 127 Il monaco rattristato la fissa puntando per l’ennesima volta la caraffa verso di lei, mentre si allontana. Elisabetta entra nel gompa, dove ci sono una trentina di persone, fa un giro guardandosi intorno, poi, non trovando la persona che cerca, esce. Quando l’anziano monaco la vede ritornare, sorride felice, e le va incontro con la caraffa e sta per versarle l’acqua sui piedi, ma Elisabetta unisce velocemente le mani vicino al recipiente e riesce appena in tempo a prendere l’acqua prima che cada. In quel mentre arriva Catherine che va dal monaco e si fa versare l’acqua nelle mani, poi la sorseggia, quindi va sul prato e la sputa. ELISABETTA: - (stupita con l’acqua nelle mani) Scusami Catherine, per quale motivo sorseggi quell’acqua e la sputi fuori? CATHERINE: - (sorridendo) Serve per purificarci! ELISABETTA: - (ridendo divertita) Ah, ma allora è acqua benedetta! ELISABETTA: - (sorseggia l’acqua benedetta e la va a sputare sotto un albero, poi fissa il monaco che le sorride raggiante) Ah, finalmente ci siamo capiti! 117. Ore 15,00. Iniziazione Cenrezig. Interno gompa. Una trentina di persone sono raggruppate davanti al lama Lhundrup Rigsel e recitano tutte assieme un mantra in tibetano. Elisabetta è seduta come tutti nella posizione del loto. Un monaco passa con un porta incenso che continua a dondolare avanti e indietro tra le persone, lasciando una scia di fumo grigio e profumo d’incenso. Il Lama Lhundrup tiene nella mano destra il dorge e nella sinistra la campana e, mentre recita un mantra in tibetano, agita i due oggetti. ELISABETTA: - ( voce fuori campo, voice off screen) Sento un gran desiderio di fare l’iniziazione, ma avrei dovuto comprare una kata da offrire al Lama. Mentre il monaco ritorna con una ciotola di riso e ne distribuisce a tutti, Elisabetta si rivolge a Cenrezig. ELISABETTA: - (voce fuori campo) Cenrezig, se vuoi che faccia l’iniziazione, fa in modo che trovi una kata da offrire al Lama Lhundrup Rigsel. Intanto il monaco si avvicina ad Elisabetta e le dà del riso, infine tutti si gettano il riso sopra la propria testa. All’improvviso si ode lo scricchiolio della porta del gompa che si apre, Elisabetta si gira a guardare e vede Serena che entra e lascia la porta aperta andando a sedersi accanto a lei. SERENA: - (sussurrando sotto voce) Ho un gran mal di testa, ma sono venuta comunque! 128 IL LAMA: - (dal suo trono, finita la preghiera in tibetano, al microfono) Ora prendete un chicco di riso, mettetelo sulla testa e visualizzatelo come se fosse un fiore. Elisabetta raccoglie un chicco di riso e lo mette in testa a Serena, la quale fa lo stesso con Elisabetta. Il Lama riprende a recitare dei mantra in tibetano seguito dagli studenti. SERENA: - ( voce fuori campo) Non ne posso più di questo terribile mal di testa, adesso mi alzo e vado a prendere un’aspirina. IL LAMA RIGSEL: - Con questo gesto vi libero dai mali fisici. Il Lama riprende a recitare in tibetano. SERENA: - (, voce fuori campo voice off screen) Strani poteri che ha il Lama Lhundrup Rigsel, bravo, mi ha mandato via quest’orribile mal di testa! Mentre il Lama Lhundrup continua a recitare in tibetano, sempre seguito dagli studenti, il monaco versa nelle mani dei futuri iniziati acqua e zafferano benedetti, che ognuno sorseggia per un attimo sputandoli poi nelle mani e mettendoseli sopra la testa. ELISABETTA: - (confessa sottovoce) Serena, se avessi una kata farei l’iniziazione di Cenrezig. Serena sorpresa si mette una mano nella tasca dei pantaloni e prende fuori una kata. SERENA: - Ecco, l’ho appena comprata! ELISABETTA: - (sorpresa e felice, sottovoce) Santo cielo, è un miracolo di Cenrezig! SERENA: - Per quale motivo? ELISABETTA: - (sussurra) Prima ho chiesto a Cenrezig di farmi avere una kata, se voleva che prendessi l’iniziazione. SERENA: - (fissandola) Anch’io ho qualcosa d’incredibile da raccontarti dopo l’iniziazione. In quel mentre il monaco versa l’acqua e lo zafferano nelle mani delle due amiche che ripetono ciò che hanno fatto gli altri. Mentre il Lama continua a recitare i mantra in tibetano, ritorna il monaco con una statua di Cenrezig bianca (circa mezzo metro), che posa sulla testa di tutti i presenti, poi raggiunge le due amiche, quindi va per posarla in testa a Serena, che gli fa segno di no, ma il monaco non l’ascolta e gliela posa sulla testa spingendoci lievemente sopra; Serena 129 contrariata fa una smorfia, il monaco non ci fa caso, poi passa la statua sulla testa di Elisabetta che sorride. SERENA: - (brontola sottovoce, mentre il monaco si allontana) Per fortuna che quella statua di Cenrezig non è di marmo, ma di burro di jak, altrimenti adesso avrei un bernoccolo. ELISABETTA: - (trattenendo le risa a fatica) Sicuramente ti avrebbe soltanto abbassato le corna. Serena si gratta la testa e fissa Elisabetta facendole due occhiacci, poi ride divertita. Infine il Lama Lhundrup agita in aria il dorge e la campana. Chiude, mentre gli iniziati si mettono in fila indiana per offrire la kata al Lama. 118. Ore 17.30. Esterno. Scale. Passeggiata sul balcone intorno al gompa sulla valle. Elisabetta e Serena salgono su per le scale che portano sul balcone intorno al gompa. SERENA: - Credimi Elisabetta, il mio mal di testa era terribile, è bastato che il Lama Lhundrup pronunciasse quelle parole per farmelo andare via. ELISABETTA: - (ammette) Si sa che i Lama e i monaci, dopo una vita di rinunce, sacrifici e meditazioni, possono fare e vedere cose che l’uomo normale non si sogna nemmeno. SERENA: - Purtroppo l’uomo spesso è scettico, non crede neanche ai suoi occhi.. ELISABETTA: - (sorride) Io so che, mentre l’essere umano evolve, le sue capacità interiori si sviluppano sempre più, ma se regredisce, così avverrà anche per i suoi poteri paranormali. Le due amiche salgono sul balcone. SERENA: - Già, ogni cosa si deve guadagnare a duro prezzo. Passeggiano lungo il balcone sopra la valle. ELISABETTA: - Solo lavorando seriamente sulla nostra mente, scacciando i cattivi pensieri e coltivando quelli altruistici, possiamo salire verso la luce. Serena si appoggia al muretto del balcone, contempla la valle illuminata da un sole pallido sopra nuvole bianche. 130 SERENA: - Tu mi hai detto che il Tibetano ha affermato: “Ogni gradino della via deve essere scavato nella roccia dall’uomo stesso e non vi è via breve o facile per passare dalle tenebre alla luce.” Chiude, mentre Elisabetta e Serena si fissano pensierose. 119. Mattino. 5 dicembre. Esterno. Interno Gompa dei monaci. Cerimonia per la suprema immortalità del Lama Lhundrup e del Lama. Zopa organizzata dai 176 studenti del corso. Elisabetta, Serena e Jolanda stanno raggiungendo il gompa, fra monaci e monache che vanno e vengono, tra canti e suoni. SERENA: - La cerimonia per la suprema immortalità del Lama Lhundrup e del Lama Zopa durerà parecchie ore, quindi non potremo restare fino alla fine. Raggiungono le scale, si tolgono le scarpe e le lasciano accanto a decine di altre. ELISABETTA: - Per me va bene! Le tre amiche entrano e vanno a sedersi su tre cuscini nella parte sinistra del gompa riservata agli studenti, che già occupano i loro posti. Vicino agli studenti alcune file di monaci bambini e adulti seduti di fronte al corridoio. Sulla destra, dall’altra parte del corridoio, altre file di monaci e monache. Dal soffitto del gompa pendono centinaia di festoni luccicanti. Mentre tutti cantano un mantra in tibetano, entrano tre monaci, tra cui il Venerabile Neil, che indossano tuniche gialle, hanno sulle spalle un manto luccicante blu a quadri multicolori, sciarpa bianca legata dietro la testa che copre il mento e la bocca, cappelli gialli con pennacchio. I tre vanno a rendere omaggio al Lama Lhundrup seduto sul suo trono, infine si siedono sulla sinistra nella posizione del fior di loto. Tra recite, canti e suoni di cembali, corni ecc., entrano danzando lentamente cinque monaci mascherati, con tuniche sgargianti, stesso modello, stessa fantasia, ma dai colori diversi, maschere e cappelli formati da rombi, con al centro un cono di fili colorati. Mentre danzano sembrano marionette che si muovono a scatti e si avvicinano lentamente al Lama suonando piccoli tamburi multicolori dalle lunghe frange. Stacco su Elisabetta, mentre osserva accanto a lei un gruppo di monaci bambini che suonano sorridendo grosse conchiglie emettendo forti suoni Chiude, mentre i cinque monaci danzando e suonando i loro piccoli tamburi raggiungono il Lama Lhundrup e gli si inchinano davanti rendendogli onore, poi uno alla volta escono danzando dal gompa. 131 120. Ore 12.30. Interno. Stanza da letto. Elisabetta e Serena stanno terminando di fare le loro valigie sono aperte sui letti, Jolanda è seduta alla scrivania, ha un libretto tra le mani che sta leggendo, (stacco sul libretto bianco con il titolo in blu “The Bodhisattva Vows”). ELISABETTA: - Jolanda, tu quando parti? JOLANDA: - Ho il volo prenotato per il sette e sono un po’ preoccupata per lo sciopero. SERENA: - Non devi preoccuparti, Karen ha detto che, se ci saranno dei problemi, i monaci vi porteranno all’aeroporto. JOLANDA: - Speriamo bene! JOLANDA: - (agitando il libretto) Elisabetta, questo è il libretto con la preghiera che devi recitare per tutta la vita. ELISABETTA: - (guardandolo) “ Il voto del Bodhisattva”, bene dopo vado a comprarlo, grazie! SERENA: - Elisabetta, la libreria apre dopo la cerimonia della suprema immortalità in onore del Lama Lhundrup, inoltre ti ricordo che il taxi ci sta aspettando all’uscita del monastero. JOLANDA: - Elisabetta, intanto ti regalo il mio, poi andrò a comprarmene un altro, però mi devi promettere di non dimenticare di recitare la preghiera. ELISABETTA: - (sorridendo) Puoi starne certa, Jolanda! JOLANDA: - Già, sarebbe una dimenticanza da irresponsabile! ELISABETTA: - (mentre sta terminando la valigia) Diventare un Bodhisattva è un’impresa ardua, senza preghiera è ancora peggio, poi, se non la recito, rischio la vita del Lama, quindi non c’è via di scampo! Jolanda e Serena sorridono, infine Jolanda mette il libretto dentro la valigia di Elisabetta. JOLANDA: - Lo credo bene, per diventare un Bodhisattva ci vogliono molte vite di sacrificio, infatti egli rappresenta il Capo di tutte le religioni, il Maestro dei Maestri e degli Angeli. ELISABETTA: - Già, sarà una dura battaglia! Comunque Jolanda, ti ringrazio con tutto il cuore per il libretto, però io vorrei pagartelo. JOLANDA: - (brontola) Non ti ci provare mica! 132 Serena chiude la valigia. ELISABETTA: - (sorridendo) D’accordo, grazie! Infine Elisabetta si siede sulla valigia piena zeppa e la chiude. Serena ed Elisabetta mettono le valigie fuori dalla porta e indossano la giacca a vento. SERENA: - (a malincuore) Jolanda, è arrivato il momento del fatidico addio! Le tre amiche si abbracciano commosse, poi Elisabetta e Serena escono in silenzio dalla stanza, infine si affacciano sulla porta. ELISABETTA E SERENA: - Jolanda, buona fortuna! JOLANDA: - (sorridendo) Anche a voi! Jolanda guarda la porta chiudersi di colpo. Chiude su primo piano di Jolanda, mentre il suo volto si rabbuia di colpo. 121. Ore 1.00. Esterno. Porta del grande corridoio. La porta si apre, escono Elisabetta e Serena con le loro valigie e, mentre scendono per le scale, arriva un monaco, l’assistente d’ufficio di Thubten Khedup, con una coppia di nepalesi. ELISABETTA: - Mi scusi, posso disturbarla? IL MONACO: - (sorridendo) Sì, mi dica! ELISABETTA: - Per cortesia mi saluti Thubten Khedup, purtroppo non posso aspettare la fine della cerimonia per salutarlo personalmente. IL MONACO: - (sorridendo)Molto volentieri, ma chi devo dire che lo saluta? ELISABETTA: - (ridendo) Gli dica che lo saluta Lhundrup Dhechen, l’italiana che scrive sceneggiature, sono sicura che ricorderà chi sono. IL MONACO: - (stringe la mano ad Elisabetta e Serena) D’accordo, buon viaggio! 122. Esterno. Davanti al Bar. Davanti al bar c’è un pulmino nero, Franco passa le valigie all’autista che le mette dietro nel portapacchi. Elisabetta e Serena stanno parlando con Isabelle e Alain che sono seduti nelle panchine sotto gli ombrelloni. 133 ELISABETTA: - Alain, ti faccio tanti auguri per la tua carriera di monaco! ALAIN: - (sorridendo ) Voglio diventare monaco, ma sono spesso assillato da dubbi. ELISABETTA: - (sorridendo) In queste cose non ci vuole fretta, quando il tuo cuore sarà pronto ti farà un fischio e allora non ci saranno più dubbi! Una risata esplode intorno. FRANCO: - (avvicinandosi) Il taxi ci sta aspettando! Isabelle e Alain si alzano e abbracciano gli amici. SERENA: - Salutateci François e il resto del gruppo! FRANCO: - Buona permanenza in India! I tre amici salgono sul pulmino e chiudono le portiere; mentre il taxi va a marcia indietro, i due francesi salutano con la mano e i tre li ricambiano. Chiude, mentre il pulmino esce dal portone del monastero a marcia indietro e le due guardie in divisa verde salutano. 123. Sette dicembre. Pomeriggio. Esterno. Giardino Manaslu Hotel. Un sole caldo splende sopra il giardino, alcuni uccelli volano cinguettando tra gli alberi. Elisabetta e Franco sono seduti ad un tavolino, sopra il quale stanno del the e dei biscotti. FRANCO: - (sospirando) Fortunatamente oggi è il secondo e ultimo giorno di sciopero, che ci costringe in hotel, domani ci faremo una lunga passeggiata fino allo Swayabunath stupa. ELISABETTA: - (beve del the, posa la tazza) Che solfa restare qui segregati, ma meglio che rischiare la pelle. In quel mentre Serena esce dall’hotel sbuffando nervosa. FRANCO: - (mentre lei li raggiunge e si siede al tavolo) Allora hai telefonato a tuo padre? SERENA: - (servendosi del the in una tazza) Papà sta meglio, ma c’è Alba, sua moglie, che ha dei problemi. FRANCO: - (addolorato) Santo cielo, che cos’ha? 134 SERENA: - (sospirando) Purtroppo nel giro di alcune settimane è dimagrita una decina di chili, si sospetta un tumore, le hanno trovato una grossa macchia scura allo stomaco. Elisabetta ascolta addolorata. FRANCO: - Povera Alba, se non c’è lei a sostenere tuo padre con tutti gli acciacchi che ha, voglio sapere cosa potremo fare noi? ELISABETTA: - Ma chi è che sospetta il tumore, il dottore?. SERENA: - Si, però non hanno ancora finito di fare gli accertamenti, infatti solo il 28 di dicembre ci saranno i risultati delle analisi. ELISABETTA: - Allora ci sono ancora delle speranze! Serena pensierosa beve un sorso di the, poi posa la tazza. SERENA: - Spero di non dover interrompere le nostre vacanze in Thailandia. FRANCO: - Speriamo bene! 124. Otto dicembre. Mattino. Interno. Manaslu Hotel. Corridoio. Stanza da letto di Serena e Franco. In fondo al lungo corridoio la porta di una stanza si apre, esce Elisabetta (indossa un paio di pantaloni neri e un maglione nero con fiori rossi, una giacca a vento nera, al braccio la borsa) e bussa alla porta accanto. FRANCO: - Avanti! Elisabetta entra e vede Serena a letto. ELISABETTA: - Santo cielo Serena, che fai a letto? Dopo due giorni chiusi in hotel a causa dello sciopero, dovresti aver voglia di uscire! SERENA: - Voi andate a visitare il Monkey Temple e divertitevi a salire i 365 gradini, io l’ho già visto e poi non sto bene! FRANCO: - (mentre si mette la giacca a vento) Elisabetta, se tu avessi la diarrea, te la sentiresti di salire 365 scalini, con le scimmie che ti rincorrono fino in cima allo Swayabunath stupa? ELISABETTA: - (seria) Povera Serena, ora capisco il problema! FRANCO: - Senti dottoressa, non vuoi che ti chiami un medico? SERENA: - (abbozzando un sorriso) Avanti, toglietevi di mezzo, prima che perda la pazienza. 135 Chiude, mentre Elisabetta e Franco escono dalla stanza sorridendo. 125. Salita che porta allo Swayabunath stupa sulla collina. Ripresa di Elisabetta e Franco che camminano lungo la strada in salita, con lo stupa di Swayabunath che splende in lontananza sotto il sole del mattino in cima alla collina. 126. Di fronte all’entrata di Swayabunath stupa e salita dei 365 scalini. Elisabetta e Franco si fermano sotto un grande albero in mezzo alla strada, nel traffico, ad osservare la magnifica porta che si erge davanti a loro (stacco su panoramica di ciò che vedono): due colonne rettangolari, con disegni in bassorilievo di fior di loto e degli occhi del Buddha. Le due colonne sostengono una tettoia dorata che sorregge due statue di cerbiatti sdraiati, con al centro la ruota della Legge. Sul muro sotto la tettoia, due animali sdraiati al cui centro sta un Buddha in oro e veste arancione. Poco lontano dalla porta, si erge una costruzione colorata con una grande ruota della preghiera, che ad ogni giro emette il suono di una campanella. Al di là della porta sotto le fronde di grandi alberi, spiccano tre grandi Buddha vivacemente pitturati e due leoni bianchi in pietra. Attorno alla porta e lungo la scalinata statue di animali colorate e centinaia di piccoli stupa bianchi. Stacco sui due amici, mentre passano sotto la porta e proseguono verso i tre Buddha. ELISABETTA: - Visione incantevole! FRANCO: - Davvero suggestiva! Elisabetta si avvicina alla statua del leone, di fronte al Buddha vestito di rosso. ELISABETTA: - Sai, il Leone delle nevi rappresenta il coraggio e l’assenza di paura dell’Illuminato. I due amici iniziano a salire le scale che portano allo stupa sulla collina. FRANCO: - Infatti il Buddha viene raffigurato fra otto leoni, due per ogni angolo del trono. Mentre salgono, incontrano alcune donne tibetane nel loro costume tradizionale che scendono. 136 ELISABETTA: - Franco, mi racconteresti l’incredibile storia del contatto con Tara, che ti è capitata in Tibet, nella città di Shigatse, all’interno del grandioso complesso monastico di Tashilhumpo? Continuano a salire su per i 365 gradini che portano allo stupa. FRANCO: - Allora, Tara era una principessa indiana che raggiunse l’illuminazione in giovane età. ELISABETTA: - Nella religione buddhista Tara è colei che libera, rappresenta l’espressione femminile della compassione attiva del Buddha. FRANCO: - Tara è la principale manifestazione femminile dell’illuminazione. ELISABETTA: - È anche la madre di tutti i Buddha del passato, del presente e del futuro. Franco si appoggia al muretto che costeggia la scala e ha un flash back di ciò che gli capitò nel tempio di Tashilhumpo; scena 127. 127. Mattino. Tibet. Shigatse, interno del grandioso complesso monastico di Tashilhumpo. All’interno del complesso monastico di Tashilhumpo, Franco cammina lentamente ammirando con grande stupore le colossali tombe d’oro dei Panchen Lama, incastonate da mille gioielli, poi entra in un’enorme stanza con centinaia di Buddha del futuro, in oro su sfondo rosso, tra cui uno enorme, alto sedici metri, in rame laminato d’oro. Franco abbacinato da quel luccicare, sopraffatto dalla maestà e ricchezza dello spettacolo che gli si para davanti, esce in un cortile che dà in una buia sala di preghiera, dove scopre una piccola cappella con tre statue di Tara (due verdi al cui centro una bianca). Il tempio è vuoto e silenzioso; mentre Franco ammira le tre statue, ha un fremito. FRANCO: - (voce fuori campo) Che strano, sento una forte energia percorrermi tutto! In quel mentre nota su una delle due statue di Tara verdi un sorriso pieno di simpatia. FRANCO: - (ode una voce femminile dentro di lui, voce fuori campo, voice off screen) Ben arrivato, sono contenta che tu sia qui, sapevo che saresti venuto. Franco è incredulo e nello stesso tempo commosso, quando vede che anche l’altra Tara verde gli sorride, ma con una espressione meno felice. 137 FRANCO: - (ode ancora dentro la sua mente la stessa voce, voce fuori campo) Povero ragazzo, sei stato bravo a venire fin qui, ma quanta strada hai ancora da fare! Franco guarda la Tara bianca che le appare assorta in una dimensione remota. FRANCO: - (ode la stessa voce, voce fuori campo) Non puoi capire, io non sono qui, ormai sono andata al dì là. Chiude, mentre Franco guarda le tre Tare col cuore in tumulto, pieno di gratitudine ed affetto. ELISABETTA: - (stupita) Hai vissuto una straordinaria esperienza mistica! I due riprendono a salire le scale. FRANCO: - Profondamente colpito al cuore, sentivo che dovevo offrire qualcosa a Tara, allora sono andato col taxi al mio albergo a prendere la kata che mi avevano donato al monastero di Sara. ELISABETTA: - Serena mi ha raccontato che, quando sei ritornato, il monastero era chiuso, vero? FRANCO: - (fissandola) Già, ma un monaco, quando gli ho spiegato che dovevo offrire la kata a Tara, si è commosso e mi ha aperto. ELISABETTA: - Tara, poi, ha parlato ancora alla tua mente? Franco sorride e ha un flash back; scena 128. 128. Monastero di Tashilhumpo. Mattino, giornata di sole. Franco entra nella cappella con la kata in mano, si avvicina alle tre Tare, nota con stupore che Tara verde continua a sorridergli, ha un sussulto, poi ode il suo cuore battere forte, allora posa la kata ai piedi delle tre Tare e si affretta ad uscire; scende da una scalinata deserta e, mentre sta per raggiungere l’uscita del monastero, ode provenire dai tetti del complesso monastico arcani suoni di corni. Franco si gira ad osservare il monastero avvolto dal misterioso suono che echeggia intorno, poi esce e il suono dei corni cessa come d’incanto. Chiude il flash back, mentre Franco stupito tende l’orecchio nel silenzio di mezzogiorno. ELISABETTA: - Franco, se tu me lo permetti, scriverò questa tua straordinaria esperienza nella mia prossima sceneggiatura dal titolo “Lhundrup Dhechen.” 138 FRANCO: - (felice) Certo, quando tornerò in Italia, ti spedirò una fotocopia del racconto che ho scritto nel mio diario. ELISABETTA: - (fissandolo) “L’esperienza massima è l’incontro con il mistero”. Così ha affermato Einstein. Io so che ha ragione. Franco sorride, mentre la sua attenzione cade su alcune scimmie che con il sedere scivolano giù verso di loro sopra lo scorrimano che porta allo stupa. FRANCO: - Elisabetta, guarda quelle scimmie che scendono sullo scorrimano! Stacco su ciò che vedono, infine su Elisabetta, mentre osserva divertita. ELISABETTA: - Se continueranno a scendere in quel modo, qualche volta si vedranno le scintille sotto il loro sedere spelacchiato. Franco scoppia in una risata. Chiude su inquadratura (shot) dello stupa sulla collina, sotto il sole brillante del mattino. 129. Intorno al Swayabunath stupa e panorama di Kathmandu. Di fronte alle scale, sopra un piedistallo rotondo di pietra, intorno al quale spiccano elefanti scolpiti in rilievo, c’è un enorme dorge in oro, ad ogni lato due statue di leone, dipinte di bianco con rifiniture in oro e colori sgargianti; dietro sorge il grande stupa, composto dal duomo bianco e dal pinnacolo dorato che è visibile da tutta Kathmandu. I misteriosi occhi del Buddha guardano fuori dai quattro lati del cubo dorato, che sormonta il bianco emisfero del duomo. In mezzo ad ogni paia d’occhi, dove ci dovrebbe essere il naso, sta quello che sembra un punto interrogativo, sopra questo c’è il terzo occhio. La parte superiore del pinnacolo consiste in tredici dischi dorati che rappresentano i tredici scalini dell’illuminazione,che è simboleggiata dall’ombrello che sorreggono. L’ombrello è circondato da un tessuto rosso arancione, dal quale scendono decine di file di bandierine della preghiera, che volano al vento. Attorno allo stupa pullulano decine di negozi di souvenir, piccoli templi e reliquari, dove s’aggirano turisti e nepalesi che offrono cibo alle divinità, pregano e spingono le ruote della preghiera. Ovunque scimmie, cani e colombi combattono per il cibo offerto alle divinità nei tempi e reliquari, attorno allo stupa. Franco ed Elisabetta sono di fronte al Swayabunath stupa che osservano l’enorme dorge. 139 ELISABETTA: - Magnifico dorge! Stacco su primo piano del dorge di fronte allo stupa. FRANCO: - (toccandolo) Questo strumento simbolizza il fulmine che distrugge l’ignoranza, un importante simbolo nel Buddhismo Tibetano. ELISABETTA: - Bene, speriamo che distrugga anche la nostra. Franco sorride, mentre si avviano intorno allo stupa fra voli di colombi, scimmie e cani randagi intenti a mangiare i resti dei cibi offerti alle divinità, nei templi e reliquari. Franco si ferma ad osservare gli occhi del Buddha, che spiccano sul cubo d’oro sopra il duomo, sotto i raggi del sole, (stacco su ciò che guarda). FRANCO: - Gli occhi del Buddha, pitturati su tutti i lati del cubo d’oro, si affacciano ai quattro punti cardinali. ELISABETTA: - Come vedi, in mezzo ad ogni paia d’occhi, dove ci dovrebbe essere il naso, sta quello che sembra un punto interrogativo, che è attualmente il carattere nepalese per il numero uno, che simbolizza l’unità. FRANCO: - È l’unica via per raggiungere l’illuminazione attraverso l’insegnamento del Buddha. Elisabetta indica il punto in rilievo d’oro, situato sopra gli occhi del Buddha. ELISABETTA: - Ora guarda sopra gli occhi del Buddha al centro della fronte, c’è disegnato, in rilievo, il terzo occhio. Franco si avvia verso il muretto che dà sulla valle di Kathmandu. FRANCO: - Già, che rappresenta tutta la visione e saggezza del Buddha. Elisabetta segue Franco che si appoggia al muretto e guarda il panorama di Kathmandu. ELISABETTA: - Sapevi che la parte superiore del pinnacolo consiste in tredici dischi che rappresentano i tredici scalini dell’illuminazione? FRANCO: - Che è rappresentata dall’ombrello che i dischi sorreggono! Franco si gira e guarda i tredici dischi che sorreggono l’ombrello d’oro (stacco su ciò che guarda). ELISABETTA: - (brontola) Ah, ma allora sai tutto! 140 Elisabetta si appoggia al muretto e osserva una frotta di colombi che all’improvviso s’alza in volo da sopra lo stupa. FRANCO: - (ridendo) Tutto no, ma molto si! Elisabetta si gira a guardare il panorama di Kathmandu. ELISABETTA: - Lo sapevi che molto tempo fa, così la storia dice, la valle di Kathmandu era un vasto lago, sopra il quale fluttuava un gigantesco fior di loto risplendente della luce di Swayambhu, il primordiale Buddha, dal quale emanò tutta la creazione? FRANCO: - (fissandola) No, questo non lo sapevo! ELISABETTA: - (ridendo) Ah, finalmente ti ho beccato. Chiude, mentre i due scoppiano in una risata e s’avviano a terminare il giro dello stupa. 130. Hotel Manaslu. Ore 22.00. Stanza da letto di Elisabetta Elisabetta è seduta nel salottino della sua stanza da letto, sul tavolo c’è il suo libretto della preghiera del Bodhisattva, al centro una bottiglia d’acqua con due bicchieri, le tende coprono le finestre, si ode della musica provenire dal giardino. ELISABETTA: - (recitando con la corona tra le mani) Om mani padme hum!. Om mani padme hum! Om mani padme hum! Quando si ode qualcuno bussare alla porta, lascia la corona sul tavolo e va ad aprire la porta. SERENA: - Apri, sono Serena! Elisabetta gira la chiave nella toppa e apre la porta, Serena entra con una bottiglia di vino bianco in mano. SERENA: - Oggi, mentre voi eravate al Swayabunath stupa, sono andata a comprare una bottiglia di vino. ELISABETTA: - (sorridendo) Bene, se ti è venuta voglia di bere del vino, vuol dire che stai meglio! SERENA: - (alzando la bottiglia) Avanti, prendi un bicchiere, dopo cena ti fa bene bere un po’ di vino! Elisabetta prende un bicchiere dal tavolo e Serena versa il vino. ELISABETTA: - (brontola togliendo il bicchiere) Basta così, grazie! 141 Serena allunga la bottiglia per versarne ancora, ma Elisabetta copre il bicchiere con una mano. SERENA: - (brontolando) Ma quante storie fai per un po ‘ di vino! ELISABETTA: - (gustando un sorso di vino) Buono! Però basta, grazie! SERENA: - Volevo dirti che domani andiamo a visitare Bhaktapur e pranzeremo al Cafè di fronte ai favolosi templi Nyatapola e Bhairab . SERENA: - (mentre sta uscendo) Hai guardato gli sposi e le donne nepalesi dai favolosi sari che stanno festeggiando nel giardino? ELISABETTA: - (accompagna Serena all’uscita) Sì, però da quando siamo qui all’hotel Manaslu, quasi ogni sera si festeggiano matrimoni, ormai è diventata una solfa! SERENA: - (sorride) Già, buona notte! 131. Nove dicembre Verso mezzogiorno. Bhaktapur. Taumadhi Square. Il sole di mezzogiorno splende nel cielo, quando i tre amici entrano nella suggestiva piazza di Taumadhi. Elisabetta indossa un paio di pantaloni e maglione color panna e una giacca vento nera con cappuccio, Serena pantaloni e maglione rossi, giacca a vento nera, Franco pantaloni e maglione blu, giacca a vento bianca. Elisabetta si ferma incantata ad ammirare la piazza, (stacco su ciò che guarda): sulla destra il Tempio Bhairab, rettangolare con tre tetti, uno sopra l’altro, di fronte il Nyatapola, che è quadrato, con scale che salgono su fino alla porta, passando sopra i cinque quadrati che si restringono uno sopra l’altro, formando la base su cui si erige il tempio, con cinque tetti a pagoda, uno sopra l’altro che si restringono salendo verso il cielo. A terra, ai due lati delle scale due statue di lottatori, con un bastone nella mano destra e l’altra su una palla, sul secondo piano due elefanti, sul terzo due leoni, sul quarto due grifoni, sul quinto due dee. SERENA: - (attirando l’attenzione di Elisabetta) Il Nyatapola Temple è il più bel tempio che si trovi nel Nepal! ELISABETTA: - Infatti è favoloso! FRANCO: - (leggendo su una guida) Il Nyatapola Temple è induista, fu costruito nel XVIII secolo dal Re Bupathindra Malla e dedicato alla Dea tantrica Siddhi Laxmi. I tre amici si avvicinano al tempio e guardano le file di statue che salgono fino alla porta del tempio. 142 FRANCO: - Le prime due statue rappresentano due lottatori molto famosi, Jaya Mal e Patta, i quali si supponeva che avessero la forza di dieci uomini. Serena sale vicino alla seconda statua che rappresenta un elefante. SERENA: - Gli elefanti superano di dieci volte la forza dei lottatori, i leoni superano di dieci volte gli elefanti, e cosi fino alle due dee. Elisabetta guarda le file di statue su per le scale fino alla porta del tempio. ELISABETTA: - Ci sarà una ragione, immagino. FRANCO: - Questa progressione di forza vuole indicare che le due dee di fronte alla porta del tempio devono essere molto potenti. I tre amici vanno verso il Tempio Bhairab. ELISABETTA: - Ho letto che il Tempio Bhairab è stato costruito nel XVIII secolo, poi crollò durante il terremoto del 1934, quindi fu ricostruito. Chiude, mentre i tre amici entrano nel Cafè di fronte al Tempio Nyatapola da cui a preso il nome. 132. Cafè Nyatapola. Secondo piano sul balcone di fronte al tempio. I tre amici sono seduti sul balcone affollato, di fronte al Nyatapola Temple, stanno mangiando del riso fritto con del the. SERENA: - (ridendo) Elisabetta, racconta a Franco quello che hai sognato durante la notte, dopo aver bevuto il vino che ti ho offerto. ELISABETTA: - (seria) Quando Serena è entrata nella mia stanza con il vino, avevo completamente dimenticato che al monastero avevo fatto il voto di non bere alcolici. SERENA: - Avanti, benedetta Lhundrup Dhechen, ti ho versato due dita di vino! FRANCO: - (con tono canzonatorio) Intanto però ha trasgredito il voto! ELISABETTA: - (bevendo un po’ di the) Infatti, quando Serena è uscita dalla stanza, io ho bevuto il vino e con la testa che mi girava ho finito di recitare la preghiera. FRANCO: - (ridendo) Non mi dire, per due dita di vino? SERENA: - (seria) Elisabetta ha di solito la pressione bassa, quindi è possibile! 143 ELISABETTA: - Infatti, durante la notte, ho avuto un messaggio di rimprovero dal mio maestro interiore. FRANCO: - (interessato) Davvero? ELISABETTA: - Mi ha fatto notare che ero seduta nella posizione del fior di loto, con le mani giunte e una botte di vino sopra la mia testa. Mentre Franco e Serena stanno mangiando, lasciano cadere la forchetta sul loro piatto e scoppiano in una risata. ELISABETTA: - (brontola) Guardate che non c’è niente da ridere! Franco e Serena continuano a ridere. ELISABETTA: - (sbraita) Ugo Foscolo ha affermato: “L’anima del saggio nutrita nella verità è, nelle tempeste del mondo, un cielo sereno che vede le nuvole sotto di sé”. SERENA: - Ah, forte il nostro Ugo Foscolo! FRANCO: - Lhundrup Dhechen, spiegami per quale motivo credi nella preghiera. ELISABETTA: - (sorridendo) Quando l’essere umano prega per il bene dell’umanità l’energia segue il pensiero, quindi diventa un piccolo creatore d’amore che darà vita a forme pensiero di luce sempre più potenti che illumineranno il mondo. SERENA: - Da qui la ragione per cui bisogna dirigere il pensiero verso il positivo. ELISABETTA: - Certo, altrimenti l’uomo che crea forme pensiero negative contaminerà l’umanità, ma soprattutto diventerà martire delle sue stesse creature. FRANCO: - (pensieroso) Interessante! ELISABETTA: - Quando l’uomo avrà compreso che il male che fa agli altri, in realtà lo fa a se stesso, allora i mali del mondo verranno sconfitti. SERENA: - Anche il Cristo ha detto che raccoglieremo ciò che abbiamo seminato. FRANCO: - (scrutando le due donne) Santo cielo, non c’è via di scampo, dobbiamo pensare ed agire bene, altrimenti sono cavoli amari. Primo piano (close up) dei tre amici, mentre scoppiano in una risata fragorosa. 144 ELISABETTA: - Poiché l’energia segue il pensiero, come un uomo pensa tale egli è. Parole del Tibetano! 133. Verso sera. Esterno e interno Hotel Manaslu. I tre amici stanno rientrando all’Hotel Manaslu, quando le solite due guardie in divisa verde aprono la porta ai tre ospiti, che ringraziano. Mentre i tre passano davanti all’ufficio informazioni, l’impiegato chiama Franco. L’IMPIEGATO: - Excuse me Sir, I have got a message for you from Mr. Gopal! (Mi scusi signore, ho un messaggio per lei da parte del Signor Gopal). L’uomo passa una busta a Franco che la prende sorridendo. FRANCO: - (mentre se ne va) Thank you! Franco raggiunge Serena ed Elisabetta che lo stanno aspettando vicino alle scale, prende dalla busta il foglio, ci dà un’occhiata. FRANCO: - Gopal domani mattina ci accompagnerà a visitare Patan, poi a pranzo. ELISABETTA: - (sorridendo) Che gentile Gopal, infatti alcuni giorni fa nel ristorante nepalese si è offerto di accompagnarci a visitare Patan. FRANCO: - Gopal è un buon amico, pensa è stato ospite da noi nella nostra villa all’isola d’Elba. Chiude, mentre i tre amici salgono le scale. 134. Mattino verso le ore nove. Ufficio informazioni del Manaslu Hotel. Elisabetta sta aspettando Franco e Serena all’ufficio informazioni, quando vede arrivare Franco. FRANCO: - Serena non viene, si sente poco bene, poi ieri sera ha telefonato al padre, il quale le ha detto che Alba stava a letto depressa. ELISABETTA: - (mentre escono dall’hotel) Mi dispiace molto, tra l’altro domani tu e Serena dovete affrontare anche il viaggio per la Thailandia. FRANCO: - (preoccupato) L’ho lasciata mentre stava telefonando a Gopal per scusarsi e salutarlo. I due attraversano il giardino allungando il passo. FRANCO: - Muoviamoci, Gopal ci aspetta nel suo ufficio! 145 135. Arrivo a Patan in taxi. Visita a Patan. Mattino illuminato da un pallido sole invernale. A Patan, la piazza Durbar e i suoi magnifici templi splendono sotto il sole pallido di dicembre. Sulla destra il Sundari Chowk, il Teleju Temple e il palazzo Reale, con la sua famosa Porta d’Oro, dietro la quale ora c’è il museo. La Porta D’oro ha ai due lati due grossi leoni in pietra. La scintillante porta è incoronata da un intricato basso rilievo che rappresenta il dio Indù Shiva e la sua consorte Parvati. Sulla sinistra della piazza ci sono otto magnifici templi, tra cui alcuni rettangolari, altri quadrati, con tetti a due o tre pagode e centinaia di colombi appollaiati sopra. Il Krishna Temple è ottagonale, ha due piani con magnifici archi e cupola, dedicato al dio Krishna, costruito agli inizi del diciottesimo secolo dalla figlia del Re Yoganendra Malla. Il tempio è uno dei pochi in sasso, costruito nella valle di Kathmandu ed è disegnato nello stile indiano Shikhara, due leoni di sasso guardano l’entrata del tempio. Accanto al tempio di Krishna c’è la grande campana di Patan. Di fronte al Narsimha Temple la statua in bronzo del Re Yoganendra Malla su una colonna. La statua del Re è in ginocchio con le mani giunte e guarda il tempio Taleju, dove si trovano le Dee dei Re Malla. Un cobra con il suo collo sollevato sopra la cui testa siede un piccolo uccello è situato dietro la statua del re eretta circa trecento anni fa e ritenuta la sorgente di numerose leggende. Il Krishna Mandir è un altro tempio dedicato a Krishna e alla consorte Radha. Il tempio è stato costruito in sasso e integrato con differenti stili di architettura indiana. È stato eretto nel diciassettesimo secolo dal re Siddhi Narsimba Malla. È alto quattro piani, intorno al secondo e al terzo piano ci sono padiglioni decorati in oro. Tutto il Krishna Mandir è ornato da bassorilievi, disegni e ricami finissimi., al centro dell’ultimo piano si trova una torre in stile Shikhara. Quattro leoni di pietra costeggiano le scale che portano all’entrata principale al primo piano. In ginocchio su un pilone di pietra, di fronte al tempio, c’è una statua di bronzo di Garuda eretta nel diciassettesimo secolo. Un taxi arriva a Patan, di fronte alla piazza Durbar, davanti al tempio ottagonale dedicato a Krishna, si ferma, Franco ed Elisabetta scendono da dietro (Franco indossa pantaloni neri maglione bianco con disegni scuri fantasia e tiene una giacca nera sul braccio, Elisabetta un paio di pantaloni rossi con maglione e giacca a vento nera, con un collier di pietre colorate, Gopal pantaloni color caffè latte con giacca di pelle nera e maglione chiaro). 146 Gopal, che si trova accanto all’autista, lo paga e scende; mentre il taxi parte, raggiunge gli amici che stanno osservando incantati la magnifica piazza, fra turisti e nepalesi che vanno e vengono tra i magnifici templi (stacco su ciò che osservano, poi sui tre amici). GOPAL: - Questa è la Patan’s Durbar Square, magnifica, vero? ELISABETTA: - (estasiata) Incantevole, qui sono state girate alcune scene del film “Il Piccolo Buddha” di Bertolucci! FRANCO: - (andando verso il tempio ottagonale) Elisabetta, questo Tempio ottagonale, dedicato al dio Krishna, è stato costruito agli inizi del diciottesimo secolo dalla figlia del Re Yoganendra Malla. GOPAL: - Uno dei pochi Templi in sasso, costruito nella valle di Kathmandu e disegnato nello stile indiano Shikhara. Stacco sul Tempio di Krishna, poi sui tre amici. ELISABETTA: - (estasiata) Magnifico! I tre amici camminano fino di fronte al Narsimha Temple, poi Gopal indica la statua in bronzo del re Yoganendra Malla su una colonna. GOPAL: - Guardate la statua in bronzo del re Yoganendra Malla, in ginocchio con le mani giunte, guarda il tempio Taleju, dove stanno le Dee dei Re Malla. Franco indica ad Elisabetta il cobra con il suo collo sollevato sopra la cui testa siede un piccolo uccello, dietro la statua del Re. FRANCO: - Elisabetta, guarda quel cobra dal collo sollevato sopra la cui testa siede un piccolo uccello, situato dietro la statua del Re! GOPAL: - Eretta circa trecento anni fa, la statua è la sorgente di numerose leggende, infatti si dice che il Re fosse in grado di parlare con gli Dei. FRANCO: - Pare che sia scomparso una notte dicendo che non sarebbe morto finché il piccolo uccello di metallo sulla statua non sarebbe volato via. ELISABETTA: - Personaggio interessante il Re Yoganendra Malla! I tre amici passano davanti al Narsimba Temple, poi al Charnaryan Temple. GOPAL: - A causa di quella leggenda, una finestra e una porta del palazzo sono lasciate aperte ogni notte, così il Re potrà entrare in caso decida di ritornare. Gopal si ferma di fronte ai quattro leoni di pietra che costeggiano le scale che portano all’entrata principale del Krishna Mandir Temple. 147 ELISABETTA: - Che splendore il Krishna Mandir Temple! GOPAL: - Un altro tempio dedicato a Krishna e alla consorte Radha. Il tempio è stato costruito in sasso e integrato con differenti stili di architettura indiana. FRANCO: - È stato costruito nel diciassettesimo secolo dal re Siddhi Narsimba Malla. Il tempio è considerato estremamente santo. I tre amici si dirigono verso la statua di bronzo di Garunda, l’uomo uccello, sopra un pilone di pietra di fronte al Krishna Mandir. GOPAL: - Le statue di Garuda si trovano di solito fuori dai templi dedicati a Vishnu, dato che Krishna è un incarnazione di Vishnu. Elisabetta guarda estasiata la statua di Garuda, inginocchiata con le mani giunte e le misteriose ali. ELISABETTA: - Garuda, l’uomo uccello veicolo di Vishnu! Di fronte al tempio al di là della strada c’è il palazzo reale con la famosa Porta d’oro, i tre amici attraversano la strada per raggiungerla. FRANCO: - Affascinanti gli dei della religione indù! I tre amici si fermano davanti alla Porta d’Oro ad ammirarla. ELISABETTA: - Magnifico il palazzo Reale, con la sua famosa Porta d’Oro! GOPAL: - (indicando sopra la porta delle figure in basso rilievo) Come vedete la porta è incoronata da un intricato basso rilievo che rappresenta il dio Shiva e la sua consorte Parvati. FRANCO: - Elisabetta, adesso all’interno del palazzo reale c’è il museo. GOPAL: - Adesso andremo a visitare il museo, poi andremo a pranzo. Chiude, mentre i tre personaggi entrano nel palazzo attraverso la porta d’Oro. Dissolvenza. Dissolve to. 136. Ore 12,30. Esterno. Ristorante su una terrazza dietro al Krishna Mandir Temple. I tre amici sono seduti ad un tavolo sulla terrazza del ristorante, di fianco alla Durbar Square, mangiano specialità nepalesi e bevono the, sotto un sole pallido di dicembre. Davanti alla ringhiera della terrazza vasi fioriti, oltre i quali si vedono alcuni templi e il Krishna Mandir. A tratti frotte di colombi spiccano il volo e roteano intorno ai tetti a pagoda garrendo. Alcuni nepalesi pranzano, chiacchierano e ridono tra di loro. 148 ELISABETTA: - Allora Gopal, hai già fatto distribuire il tuo libro sui diritti umani alla popolazione nepalese? GOPAL: - (posa la forchetta sul piatto) Si, da alcuni giorni, nel giro di una settimana sarà distribuito in tutto il Nepal. FRANCO: - Dopodomani dalla Thailandia ti spedisco il mio nuovo e.mail, così mi informerai sulla reazione delle autorità nepalesi. GOPAL: - (serio) Certo, comunque ho già informato le più importanti organizzazioni umanitarie mondiali, che interverranno in caso io venga arrestato. ELISABETTA: - Meno male, però guardati le spalle, soprattutto di notte, non vogliamo avere brutte notizie di altre aggressioni. GOPAL: - (sorride) Speriamo bene! FRANCO: - Stai attento Gopal, mi raccomando, io e te dobbiamo lavorare ai progetti per aiutare i bambini resi orfani da questa guerriglia maledetta. GOPAL: - (preoccupato) Purtroppo la situazione in Nepal peggiora sempre di più, ma non vi preoccupate per me, io ho la pelle dura. Chiude, mentre i tre amici si fissano seri. 137. Pomeriggio. Periferia e strade di Katmandu. Interno, esterno, taxi. Un taxi sfreccia attraverso strade di periferia, poi entra nel traffico di Kathmandu (stacco interno taxi), Franco è seduto accanto all’autista, dietro Gopal e Elisabetta. ELISABETTA: - Gopal, voglio che tu sappia che sono orgogliosa di avere un amico come te che rischia la sua vita per il bene del popolo. GOPAL: - (commosso) Potrei fare di più, ma purtroppo la situazione politica è un disastro, quindi è molto difficile operare quando si è anche perseguitati. ELISABETTA: - Gopal, scriverò una sceneggiatura sulle mie esperienze in Nepal, posso dare il tuo vero nome al tuo personaggio? GOPAL: - (sorridendo prende dalla tasca un biglietto da visita) Si, certo, se avrai bisogno di informazioni, spediscimi un e.mail, ecco il mio biglietto da visita. Stacco esterno taxi, mentre rallenta e si ferma vicino ad un marciapiede al centro di Kathmandu. I tre amici scendono. Gopal ed Elisabetta si baciano sulle guance. 149 ELISABETTA: - Buona fortuna, Gopal! GOPAL: - (sorridendo) Fai un buon viaggio domani e salutami l’Italia!! ELISABETTA: - Sarà fatto! FRANCO: - (abbracciandolo) Noi ci sentiamo dopodomani dalla Thailandia. Mentre Elisabetta e Franco salgono sul taxi e l’autista mette in moto, Gopal commosso saluta gli amici con la mano. GOPAL: - Buon viaggio! Chiude, mentre il taxi parte e Gopal smette di agitare la mano. 138. Notte tra il dieci e l’undici dicembre 2001. Aeroporto di Kathmandu. Stanza da letto di Elisabetta. Elisabetta, che indossa un paio di pantaloni neri, maglione giallo e giacca a vento nera, ha un bagaglio a mano, è all’aeroporto di Kathmandu e sta raggiungendo la saletta d’attesa per la partenza, quando si accorge di camminare su un tappeto rosso, allora si gira e guarda per terra dietro di lei e, stupita, si accorge che il tappeto si sta arrotolando dietro il suo passaggio. Si sveglia, apre gli occhi, si siede sul letto, si guarda attorno e si rende conto di essere nella sua stanza del Manaslu Hotel, riflette un attimo sul sogno. ELISABETTA: - (voce fuori campo, voice off screen) Che strano sogno, di solito i tappeti vengono stesi al passaggio di personaggi importanti. Chiude, su primo piano - close up di Elisabetta, mentre riflette ancora un attimo, poi sorride felice. 139. Mattino, 11 dicembre, ore 10,00. Esterno. Piazzale dell’aeroporto di Kathmandu. Il sole splende. Un taxi si ferma davanti all’entrata dell’aeroporto, i tre amici scendono; fra il via vai di altri turisti, l’autista va ad aprire il portabagagli, Elisabetta vede due carrelli abbandonati vicino all’entrata. ELISABETTA: - Serena, prendiamo quei due carrelli abbandonati. Le due donne vanno a prenderli e li spingono vicino al taxi, intanto Franco aiuta l’autista a scaricare i bagagli e a caricarli sui carrelli, poi allunga del denaro all’autista. L’AUTISTA: - (sorridendo borbotta) Thank you! 150 Infine sale sul taxi e parte. Chiude, mentre i tre amici entrano con i carrelli all’interno dell’aeroporto. 140. Interno aeroporto, saletta d’attesa, ore 13,20. La sala è piena di passeggeri in partenza che chiacchierano tra di loro, di tanto in tanto si odono annunci in nepalese ed inglese, Franco, Serena ed Elisabetta sono seduti accanto ad una giovane donna italiana (trentenne, capelli corti e neri, occhi scuri, viso rotondo, statura media, robusta, indossa pantaloni arancioni e maglione nero, ha un bagaglio a mano con grossi rotoli di carta). ELISABETTA: - A causa di questo ritardo perderò la coincidenza in Austria. SERENA: - Bene, invece che a Verona, pernotterai a Vienna a spese della compagnia aerea, così ti risparmierai anche quelli. Elisabetta sorride. FRANCO: - Elisabetta, probabilmente il nostro aereo partirà prima del tuo. SERENA: - Per fortuna che lasciamo il Nepal, gli attacchi notturni dei maoisti sono diventati più frequenti e agguerriti. LA RAGAZZA: - Purtroppo hanno iniziato ad attaccare anche di giorno, ieri un elicottero si è abbassato sopra una folla sparando alla cieca con mitragliatrici, uccidendo una dozzina di persone e ferendone un centinaio. I tre amici ascoltano atterriti. ELISABETTA: - Che pazzie! LA RAGAZZA: - Ho trascorso tre mesi in una organizzazione laica, per farmi un’esperienza come volontaria architetto, e vi assicuro che ne ho viste di tutti i colori, con questa guerriglia maledetta. FRANCO: - (addolorato) Mi dispiace molto, di questo passo sarà difficile vedere la pace in questo paese. In quel mentre dall’altoparlante si ode una voce in inglese. HOSTESS: - Attention please, all passengers in departure to Vienna are kindly requested to wait by gate one. (Attenzione prego, tutti i passeggeri in partenza per Vienna sono pregati di attendere vicino all’uscita numero uno). 151 Una parte dei passeggeri nella saletta d’attesa si alza in piedi e si dirige di fronte all’uscita numero uno. Elisabetta commossa abbraccia Serena. ELISABETTA: - Buone vacanze, sono sicura che in Thailandia ti rimetterai; quanto ad Alba, speriamo che tutto si risolva nel modo migliore. SERENA: - Me lo auguro con tutto il cuore. Mentre Elisabetta abbraccia Franco, dall’altoparlante si ode una voce. HOSTESS: - Attention please, all passengers in departure to Thailand are kindly requested to wait by gate two.(Attenzione prego, tutti i passeggeri in partenza per la Thailandia sono pregati di attendere vicino all’uscita numero due). FRANCO: - (commosso) Buon viaggio e manda un bacio all’Italia per me! ELISABETTA: - Sarà fatto, buon viaggio anche a voi.Elisabetta prende il suo bagaglio a mano e si mette in fila. Le uscite numero uno e due si aprono nello stesso momento e i passeggeri escono per raggiungere a piedi gli aerei, i quali si trovano in direzioni opposte. Chiude su panoramica (pan shot) delle due file dei passeggeri che si allontanano nei lati opposti, in fondo ai quali ci sono gli aerei fermi nella pista, mentre Elisabetta si gira e saluta gli amici, che ricambiano. Dissolvenza incrociata. 141. 21 dicembre 2001. Italia. Mattino. Interno casa di Elisabetta. Corridoio. Elisabetta indossa una gonna rossa attillata, maglione nero con ricami dello stesso colore della gonna e sta terminando di addobbare l’albero di Natale, quando squilla il telefono; prende il cordless sul mobiletto. ELISABETTA: - Pronto! SERENA: - Sono Serena dalla Thailandia, volevo dirti che ho fatto un sogno molto incoraggiante a proposito di Alba! ELISABETTA: - (felice) Che cosa hai sognato? SERENA: - (eccitata) Ho sognato che Alba, raggiante di felicità, mi diceva che il tumore sospettato non c’era. ELISABETTA: - (felice) Speriamo sia un sogno premonitore. Comunque il ventotto dicembre lo sapremo. 152 SERENA: - (felice) Me lo auguro, ma dimmi come va con la vista? ELISABETTA: - Purtroppo in gennaio devo fare il terzo ed ultimo laser all’occhio sinistro, ma dimmi piuttosto come vanno le vacanze e la salute? SERENA: - Siamo su un’isola con una spiaggia stupenda, io sto molto meglio. ELISABETTA: - (curiosa) A proposito di Gopal, com’è andata la distribuzione del libro sui diritti umani? SERENA: - Franco ha ricevuto un e.mail incoraggiante in cui Gopal lo informa che non ha avuto ritorsioni. Ti abbraccio forte, tanti saluti da Franco e buon Natale. ELISABETTA: - Ricambio con affetto, ciao! Dissolvenza incrociata a simulare il trascorrere del tempo, dissolve to fade over. 142. Mattino. Casa di Elisabetta, 6 gennaio 2002 . Salotto. All’interno del salotto c’è un grande tappeto, sopra il quale un tavolino che lascia intravedere sotto la superficie di vetro un magnifico disegno indiano, sorretto da quattro angeli dorati. Ai lati del tavolino poltrone in pelle nera e un magnifico caminetto in marmo dello stesso colore, sopra il quale stanno oggetti vari e, appesa alla cappa, ombre balinesi. Alle pareti ventagli colorati rifiniti in oro, quadri e oggetti; di fronte al caminetto un mobile bianco e nero; tende bianche alle finestre. Elisabetta, che indossa una gonna lunga a fantasia rosa e nera con maglione rosa, sta mettendo un ciocco di legno sul fuoco acceso nel caminetto, quando ode il rumore di un’auto fermarsi davanti al suo giardino, allora si avvicina alla finestra e vede la madre uscire dall’auto e entrare nel giardino (stacco su ciò che vede). Elisabetta va ad aprire la porta alla madre. LA MADRE: - Elisabetta, hai avuto notizie da Serena sulle analisi di Alba? Le due donne attraversano il corridoio ed entrano nel salotto. ELISABETTA: - Sì, mi ha telefonato per informarmi che il sogno che ha avuto in Thailandia era premonitore, infatti Alba le ha riferito di non avere un tumore allo stomaco come si supponeva. Si siedono accanto al caminetto. ROSINA: - (felice) Meno male! 153 ELISABETTA: - (sorridendo) Fortunatamente la macchia che le hanno trovato allo stomaco si è rivelata essere soltanto una grossa ulcera. ROSINA: - Ma quando tornano i tuoi amici dalla Thailandia? ELISABETTA: - Purtroppo hanno dovuto interrompere le vacanze, sono tornati alcuni giorni fa, perché il padre di Serena dovrà subire un intervento. Primo piano del camino con il fuoco che scoppietta. ROSINA: - Santo cielo, si risolve un problema ne nasce un altro! Dissolvenza incrociata a simulare il tempo che passa. 143. Un anno dopo. Esterno. 31 gennaio 2003 . Ore 13.00. Casa di Elisabetta. Buchetta della posta, giardino. Il sole splende, quando Elisabetta esce di casa con stivaletti, gonna nera e maglione bianco, attraversa il giardino, raggiunge la buchetta della posta, la apre, vi trova una lettera, la prende, ci dà un occhiata. ELISABETTA: - (voce fuori campo) Una lettera di Serena dal Nepal. Chiude, mentre Elisabetta entra nel giardino. 144. Interno casa di Elisabetta. Soggiorno. Elisabetta va a sedersi sulla poltrona accanto al caminetto acceso, apre la lettera e si ode la voce di Serena che legge su immagini della scena 145 che segue. Pokhara, 15 gennaio 2003 Cara Elisabetta, Franco è molto felice e orgoglioso di essere riuscito a far approvare i suoi due progetti, ma anche deluso per la mancata realizzazione di uno, perché purtroppo Gopal al momento opportuno si trovava all’estero. Ieri 14 gennaio 2003 abbiamo concluso il primo ciclo di controllo generale dello stato di salute dei 385 bambini inclusi nel progetto, che faranno parte dei 20 asili di prossima apertura. Per l’occasione c’è stata un’interminabile cerimonia. Oggi ne hanno organizzata un’altra in mio onore, dopo un lungo discorso mi hanno messa una ghirlanda di fiori intorno al collo, spiaccicato un intruglio di polvere rossa sulla fronte, poi tutti i collaboratori hanno intinto fiori di ibisco nella polvere rossa e me li hanno messi in mano; mentre Franco rideva divertito, una stupenda nepalese mi ha spiaccicato per l’ennesima volta l’intruglio sulla fronte. Abbiamo affittato una bella 154 villetta sul lago, con alcune stanze per gli ospiti; se vorrai farmi da assistente volontaria come stiamo facendo noi, sei benvenuta. Alcuni giorni fa siamo saliti al monastero di Kopan per fare una visita ai monaci. Ho saputo che Jolanda ha lasciato il suo lavoro da cuoca ed è partita per il monastero di Dharamsala, in India, per studiare il tibetano; fra alcuni anni diventerà un’interprete del Dalai Lama. Namastè da Serena e Franco 145. Interno infermeria. Una grande stanza ai cui muri sono appesi poster di alcune divinità indù, lettino, scrivania, scaffali sopra cui stanno medicinali, sgabelli, alcune sedie ecc. Franco sta controllando dei fogli seduto alla scrivania, mentre Serena visita alcuni bambini nepalesi. All’interno della stessa infermeria uomini e donne nepalesi, che indossano costumi tradizionali, danno inizio a una cerimonia in onore di Serena. Sulla scrivania un ghirlanda di fiori colorati, un cestino di fiori di ibisco, un piattino pieno di polvere rossa, un piccolo recipiente pieno di liquido. Un nepalese parla (la voce non si ode) di fronte a Serena e Franco e ai presenti; quando finisce di parlare, un collaboratore mette la ghirlanda di fiori al collo di Serena, che sorride felice, poi le spiaccica un intruglio di polvere rossa sulla fronte. Tutti gli altri collaboratori intingono ciascuno un fiore di ibisco nella polvere rossa e lo mettono in mano alla festeggiata. Mentre Franco osserva la scena ridendo, una bella nepalese, che indossa un magnifico sari e porta una lunga treccia, spiaccica per l’ennesima volta l’intruglio di polvere rossa sulla fronte di Serena, la quale sorride felice. Dissolvenza dissolve to. Chiude, su primo piano di Elisabetta, mentre piega la lettera e sorride. 155