LA MARIONETTA TRAGICA
(Titolo originale:
L'ingenuo sono io)
DI ENRICO BERNARD
PERSONAGGI
I - Storia, Celeste. Spettatore, I manichino.
II - Tempo, Drammaturgo, Sign. XXX, II manichino.
III - Direttore, Maggiordomo, Maestro, III manichino, altri.
« Bernard è un germanista con le carte in regola, ma anche un teatrante che si diverte a riportare in
teatro lo spirito infantile delle grandi leggende, utilizzando anche mezzi musicali e figurativi.
L’apparenza candida... non deve ingannare, perché dietro di essa c’è un proposito preciso di
comunicazione: di un fare teatro che non sia soltanto cultura».
Ruggero Jacobbi
Il sottotitolo di questa commedia (una «romantische-fabelhafte Komoedie ») indica le fonti alle
quali l’A. si è liberamente ispirato: il tema del « teatro nel teatro » è, ad esempio, un elemento quasi
costante della dramnzaturgia di Tieck (in maniera del tutto originale, arriva a Pirandello). Di «
teatro nel teatro » se ne parla e se ne vede molto negli ultimi tempi. Si rischia, però, di impoverirne
i contenuti filosofici, a favore di una forma di spettacolo ‘di moda’ capace di conquistare il
pubblico. Non a caso i momenti di riflessione sulla « realtà della realtà» che il « teatro nel teatro »
comporta, finiscono per passare in secondo piano di fronte alle tentazioni della commedia
d’evasione (che significa da sempre crisi della drammaturgia), la quale—in mancanza di contenuti
“seri”— trasforma il teatro nella rappresentazione di se stesso. Il che equivale, anche in senso
hegeliano, a una ‘vuota rappresentazioné: la prima temporalità verte, per l’appunto, su questa forma
‘vuota’ di fare teatro.
La rappresentazione che il teatro fa di se stesso è, però, pur sempre una forma di rappresentazione
di una realtà che può essere ‘vuota’, ma non priva di presupposti storico-sociali. Ecco dunque che
nella seconda temporalità si affronta il tema dello sviluppo della personalità nella società moderna
prendendo spunto, molto liberamente, dalla Peter Schlemihl wundersame Geschichte (1813) di
A. von Chamisso.
Vittima dell’alienazione spirituale prodotta dal denaro, clze trasforma in merce di scambio la stessa
essenza umana, Peter Schlemihl deve scindersi dal suo ‘altro’ al fine di soddisfare ogni brama di
possesso. L’uomo-ombra, separato dal suo autentico essere, viene assoggettato ad un mercante
senza scrupoli che rappresenta una figura fantasticamente demonizzata del capitalismo: egli è
infatti capace di produrre mirabilie, di appagare i desideri più reconditi in virtù delle sue tasche
portentose, ma non fa che lasciarsi dietro una scia di infelicità: l’unico desiderio che non può
soddisfare è quello di essere liberi, ovvero «ingenui » anche in senso schilleriano).
Da queste premesse il discorso si sposta, nella terza temporalità, sul fzlturo del genere umano, in
cui non c’è più individualità, né fantasia
e zantomeno ‘teatro’. Il riferimento al filosofo rumeno
E. M. Cioran
è inevitabile. La società moden1a, secondo Cioran, ha ‘squartató l’essenza
fantastica del nostro Essere. Non ci sono al di là terreni o ultra-terreni per cui vivere: la speranza è
morta e l’unica esistenza plausi-bile è ‘questa’ esistenza in cui è tragicamente in atto la
sospensione della coscienza storica dell’uomo che, in questo mondo, non deve fare altro che
‘vivere’ la fine. Alias la beckettiana ‘attesa’ di Godot.
La filosofia di Cioran rappresenta una ‘autocoscienza critica’ della società borghese: la fine
dell’uomo è quella di ‘dover’ accogliere questo stato di cose come l’unico, ineluttabile esistente
possibile, a cui bisogna cedere i propri diritti individuali di libertà. Cioran mette dunque il dito in
una piaga rimasta a lungo aperta nel corso della fonnazione dell’ideologia borghese: ci si riferisce
al lato reazionario dello hegelismo che giustifica ogni esistente e lo assolutizza in vista della
realizzazione dello Spirito cui l’individuo deve considerarsi subordinato (anche se Hegel tentò di
mediare, senza riuscirvi, la
persona astratta e lo Stato).
In tal senso Cioran giunge a concepire un « dialettica negativa » della speranza (o meglio uno stato
di non-speranza) in opposizione a ciò che il filosofo marxista H. Bloch definisce invece « dialettica
(positiva) della speranza », intesa come molla soggettiva del processo rivoluzionario. Questa
opposizione la si ritrova, non risolta, nell’epilogo (v. il reciproco omicidio-suicidio di Tempo e
Storia).
La struttura logica di questo canovaccio si ispira, come si sarà già tntuito, alla Filosofia dello spirito
di Hegel. La prima temporalità verte infatti sull’Essere ingenuo dello spirito vuoto e astratto (in
sé);
la seconda temporalità rappresenta (per sé) la realizzazione storica di questo Essere
ingenuo dello spirito, nentre la terza temporalità prepara l’avvento dell’Essere ingenuo (in sé per
sé) dello spirito di questo spettacolo.
PRIMO ATTO
PRIMA TEMPORALITA’
Sul palcoscenico del mondo.
TEMPO Niente ma, signora Storia: sono ancora il migliore dei presenti nella storia del teatro.
STORIA Ma egregio signor Tempo...
TEMPO Purtroppo lo so che c’è chi ha pagato il biglietto per vedere qualcosa di nuovo. Però, non
sarà il sottoscritto a farglielo godere così a buon mercato.
STORIA Senti, se... (gli sussura qualcosa)... mi ritireró dalla scena.
TEMPO Accetto la sfida, a condizione di, poter ottenere il successo rendendo pan per focaccia a
tutti coloro che sperano di arrivare sani e salvi alla fine di questo spettacolo.
STORIA D’accordo. E vinca il migliore.
TEMPO No, vinca il peggiore. Perché se la speranza è, come si suol dire, dura a morire, io dovró
essere molto più tosto.
STORIA Staremo a vedere. (via)
TEMPO (tra sé) Fortuna che la Storia è sempre stata la solita ingenua idealista con la testa
perennemente tra le nuvole. Anche stavolta si è dimenticata di stabilire che cosa accadrà nel caso in
cui perdessi la nostra eterna sfida: peggio per lei! Non sarò io a correrle dietro chissà dove al solo
scopo di rinfrescarle la memoria. Del resto, non mi conviene: ho altro a cui pensare per vincere la
scommessa... Mi manca solo qualcuno disposto a farmela...
Si alza uno spettatore.
CELESTE Ehm, prego, se si tratta di partecipare ad un gioco, un quiz, un talk show o a qualsiasi
altra forma di intrattenimento tipo Grande Fratello, io sarei interessato a partecipare. Posso
mandare un saluto alla mia fidanzata? Ciao, amore!
TEMPO (al pubbl.) Ecco un ingenuo. Sempre pronto a mettersi in mostra alla prima occasione!
(allo spettatore) Come ti chiami?
CELESTE Già... come mi chiamo? La regia, veramente, non mi ha detto nulla. Come devo
chiamarmi per la fiction, non lo so. Il mio nome vero è….
TEMPO Senti mister, qui non si fa televisione e i nomi dei personaggi dipendono dalla
commedia che vuoi interpretare.
CELESTE Non siamo in diretta?
TEMPO Ci fai o ci sei? Questo è un teatro. Capito? TE-A-TRO.
CELESTE Senza telecamere?
TEMPO Solo gli occhi degli spettatori.
CELESTE Urca, com’è difficile il teatro: gli occhi degli spettatori! Io non sono ancora
all’altezza di un rompicapo del genere. Però, già che sono in ballo, vorrei ballare. Casomai faccio
un po’ di esperienza per quando sarò invitato a fare il finto pubblico di una sit-com.
TEMPO Sali pure sul palco. Sei il tipo che fa al caso mio. Quanto al nome... Ti chiamerò Celeste,
per via del tuo comportamento infantile.
CELESTE Crescerò, crescerò culturalmente strada facendo... (inciampa) E adesso perché si
mettono a ridere?
TEMPO Hai la bottega aperta e le scarpe slacciate.
CELESTE Riesco davvero a far ridere?
TEMPO Come un comico del sabato sera.
CELESTE Sabato sera? Troppo poco. Voglio fare almeno un film!
TEMPO Chi si contenta, gode, giovane!
CELESTE Da spettatore avevo molte pretese, come protagonista non voglio deludermi.
TEMPO (tra sé) Dalla platea sembra sempre elementare ciò che capita sul palco: un gioco da
ragazzi di cui ognuno può essere capace. Anche costui s’illude di poter giungere senza il mio aiuto
alla fine della rappresentazione... ed io non voglio deluderlo prima del tempo. (a Celeste) Se ci stai
ti darò un dramma (e che dramma!) tutto per te.
CELESTE Se ba-balbetto è per paura
ma non so tirarmi indietro
non è certo in mia natura
saper fare del teatro.
Per fortuna è già arrivato
questo giorno tanto atteso
dove inizia l’avventura
con cui sarò famoso!
Anche se non ho imparato
a recitare una commedia,
già mi leggo sui giornali
a caratteri cubitali !
Arrangiarmi è il mio mestiere
in pubblico e in privato
e se sbaglio una battuta,
non lo darò a vedere! (via)
TEMPO Certo che, se non ci fossero ingenui, il teatro sarebbe già morto da un pezzo. E nessuno
ne sentirebbe più la mancanza.
La scena rotea su se stessa in modo che si mostrano le quinte.
CELESTE Se il teatro fosse vero e la realtà qualcosa di totalmente inventato, mi accontenterei di
rappresentare un personaggio reale capace di dire ciò che gli passa per la testa come se fosse
proprio lui a pensarlo. Purtroppo, però, il mondo virtuale è peggio di una brutta commedia in cui
bisogna balbettare senza passione, secondo un canovaccio del quale nessuno aspira ad essere
autore. Sono me stesso nella realtà e un altro a teatro o viceversa... (ascolta infastidito una voce che
declama; all’improvviso, scrosci di applausi) Basta, smettetela! Non so come fa il pubblico ad
applaudire un simile pastrocchio: io avrei già cominciato a fisohiare da un pezzo! (esegue)
Con un cambiamento a vista: la scena rotea su se stessa: ricompare il teatro in miniatura col
Tempo che indossa dei buffi calzoncini corti.
TEMPO (declamando) Essere o non essere, questo è il problema. Morire, dormire, forse
sognare... eccetera eccetera. Lor signori mi permettano per una volta di dire la mia. Sono secoli che
ripeto a memoria la solita storia; possibile che non ne abbiate mai abbastanza? Se Tizio non fosse
esistito o se, comunque, non gli fosse saltato in mente di scrivere, avreste già smesso di venire a
teatro? Io penso che non ci sareste mai venuti; e, in fondo, avreste fatto bene, visto che oggi non c’è
più niente che valga la pena di essere messo in ... scena. Tranne me, s’intende, ché sono il più
grande di tutti i demiurghi, i drammaturghi e i direttori artistici della faccia della terra. Perché? Per
come? Mettete per un istante da parte l’Amleto, e state a vedere... (a Cel.) Quanti anni bisogna
avere oggi per essere ingenui? Rispondi con calma e sangue freddo.
CELESTE Venticinque, ma sono stato un anno malato, sennò ne avrei ventisei. Insomma, credo
proprio di avere un quarto di secolo. E tu?
TEMPO Sette decenni appena compiuti: quindi sono di gran lunga più giovane di te. Non trovi?
CELESTE Però dovresti indossare i calzoni lunghi: anche se hai solo sette decenni, non stai
nella parte del ragazzino.
TEMPO E tu, nonostante il tuo quarto di secolo, sembri ancora un ingenuo.
CELEST E (puntando un’arma) Proprio così.
TEMPO Non mi spaventi: quella che impugni è soltanto un’arma di scena.
CELESTE Le cartucce, però, sono vere.
TEMPO Attento: ogni volta che mi spari, simulo una morte apparente.
CELESTE Peggio per te.
TEMPO Purtroppo il mio petto è uno scudo d’acciaio. Mi ha forgiato un dio, come nelle antiche
tragedie.
CELESTE Allora è inutile che sprechi un colpo: sarà per un’altra volta.
TEMPO Eh no, adesso devi spararmi: me l’avevi promesso.
TEMPO Pretendo soltanto ciò che mi spetta, né più né meno.
CELESTE Preferisci che ti spari alle gambe?
TEMPO Sono il tempo che corre, amico! Le gambe mi servono per anadre avanti, come le
lancette dell’orologio. Punta invece dritto al al petto, tanto ci ho una pietra al posto del cuore... Che
fai? Il sasso, cioè il cuore è più in alto... più in basso... a destra... fuoco! Sasso, ho detto, cribbio!,
non sesso!
Celeste spara. Il Tempo, centrato nel petto con sua stessa meraviglia, barcolla e cerca scampo; ma
viene nuovamente colpito nel tentativo di fuggire dalla porta. La scena gira su se stessa. Appare il
Tempo: è tutto trafelato e sanguinante.
TEMPO Fortuna che il teatro moderno gira sempre su se stesso, ribalta scene e situazioni, fa in
modo che volteggia in aria il cigno wagneriano o che dalle più profonde viscere della terra sbuchi il
mefistofelico can barbone. Ma noi, signore e signori, restiamo coi piedi per terra e accontentiamoci
di quello che un testo ci può dare, cioè nulla. Infatti, al solito, tutti questi marchingegni con cui si
usa ormai straziare a volontà classici e meno classici servono soltanto a far fare bella figura al
regista di turno, il quale pensa che sia originale tenere in sospeso per alcuni istanti la battuta al
fine di spostare una parete, e cosí mettere più in risalto il dramma esistenziale... eccetera eccetera.
Anch’io sono stufo, ma devo ammettere che stavolta il teatro moderno è servito a salvarmi la vita.
Perché? Per come? La discrezione, a quanto pare, non è il vostro forte. Siete curiosi, ed io non
voglio dedudervi. Prima di tutto dovete imparare a non confondere la realtà con l’illusione.
Musica, maestro! Maestro? Si è addormentato? SVEGLIA! (parte la musica)
Il mio mistero
è più misterioso
di tutti i misteri
del mondo intero...
ma è un segreto di stato.
Io non lo rivelo
a potenze straniere
ma a chi me lo chiede
qualcosa dirò.
Ssst! Basta un po’ di fantasia
per cambiare la realtà
come fa la polizia
che dà un volto
a chi non l’ha!
Sulle ultime note della ballata la scena gira lentamente. Ricompare Celeste, come se avesse appena
finito di sparare al Tempo.
CELESTE Devo averlo colpito in qualche organo vitale: non si muove più. Poveraccio, però,
non meritava questa agonia. Se il pubblico non avesse pagato il biglietto per poter assistere a
qualcosa, avrei preferito finirlo subito. Ma la gente oggigiorno arriva satura di televisione; la quale,
dopo un attentato, mette in primo piano ogni macchia di sangue rappresa sull’asfalto. Cosicché gli
spettatori
pretendono che il teatro realizzi lo stesso spettacolo. Per me va bene; ma prima
voglio dare una degna sepoltura a quel cadavere.
Il Tempo spalanca violente1nente la porta. Imbraccia una doppietta.
TEMPO Alto là... voglio i tuoi connotati.
CELESTE Non sono in vendita né a tanto né a poco.
TEMPO Rifletti: non ti sto chiedendo di darmeli qui su due piedi, bensì un po’ alla volta. Magari
potresti cominciare ad alienarti il colore dei capelli per poi passare a quello degli occhi. Sono
disposto a pagarteli bene.
CELESTE Bene.. quanto?
TEMPO Bene.. molto.
CELESTE Molto bene: affare fatto!
TEMPO Eccoti allora un libretto di assegni in bianco.
CELESTE Ed eccoti la forma del naso! (esegue)
TEMPO Ricorda: passerò poi a ritirare il profilo. Spero sia pronto perl' uso, non mi va di
aspettare. Ora però ti saluto: ho altro da fare!
CELESTE Aiuto! Sono stato rapinato!
Il Tempo entra armato di fucile.
TEMPO Che c’è? Che succede? Ti ha dato di volta il cervello?
CELESTE Qualcuno mi ha dato qualcosa in cambio di... niente.
TEMPO Beh?
CELESTE Sta scappando!
TEMPO E con questo?
CELESTE Prendilo: dev’essere un ladro! E ha pure un aspetto cadaverico come te!
TEMPO Ci penso io, non temere! (esce di corsa col fucile spianato) Al morto.. cioè, al ladro!
(spara una carica e rientra sospinto dal violento rinculo)
CELESTE L’hai preso?
TEMPO Macché! Ho sparato alla cieca! Dietro le quinte non ho visto nessun morto dall’aria
sospetta. Che ti ha rubato?
CELESTE Come che cosa! ? La forma del naso!
TEMPO Si dà il caso che il tuo naso stia al solito posto: è il cervello purtroppo che manca!
CELESTE Che dirti? Mi avrà preso anche quello.
TEMPO Dubito che l’abbia trovato.
CELESTE Sarò pure un ingenuo, ma i soldi ce li ho.
TEMPO Davvero?
CELESTE Sì. Vincita record al Supersei del Quizzolone Miliardario. Sono più ricco di Babbo
Natale.
TEMPO Beato te.
CELESTE Si, ma c’è un problema.
TEMPO E che problema vuoi che abbia un pluri-multi-ultramiliardario come te.
CELESTE Sono così tanti che non so come spenderli. Da quando li ho vinti non faccio che
domandarmi: a che servono i soldi?
TEMPO Servono… servono ad esempio a viaggiare nel tempo, modestia a parte.
CELESTE Viaggiare nel tempo? E’ un’idea, ma come?
TEMPO In un’opera di Pirandello, l’Enrico IV, un personaggio moderno si fa costruire intorno
un teatro per illudersi di vivere un’altra vita precedente. Il teatro, ecco, è la macchina del tempo?
CELESTE E non il cinema?
TEMPO Il cinema viene dopo.
CELESTE E non la televisione?
TEMPO Viene anche dopo. Perché il teatro, nel momento in cui lo rappresenti, non è finzione,
ma realtà: corpi veri in una situazione vera, non illusione di effetti o montaggi in postproduzione.
CELESTE Convengo che il teatro potrebbe interesarmi.
TEMPO Ti piacerebbe allestire un bello spettacolo, magari ambientato nell’Ottocento? Pensa:
fiori, foreste. alberi e prati: tutto vergine e fresco ‘come’ una volta per tuo solo uso e consumo.
CELESTE Non vedo l’ora di salire su un palcoscenico vero. Sono stufo di interpretare un
ingenuo: voglio essere un altro! Che aspetti a realizzare la trama del nuovo copione? Che ruolo
pensi di affidarmi.
TEMPO Non so. Il protagonista comunque si chiama Peter e deve recapitare questa lettera nel
1800: ritieni di esserne capace?
CELESTE Dammi la lettera e la parte: vado e torno dopo averla imparata a memoria!
TEMPO Ma non devi muoverti! E’ soltanto una semplice trovata di scena. Sennò ci mettevo un
francobollo e la spedivo per posta, quanto sei gnocco!
CELESTE Comunque, non sarà di certo un postino a prendermi il posto! (via di corsa con la
lettera)
TEMPO (tra sé) Dirigiti dove ti pare! Va pure alle radici della Storia borghese! Vedrai che
incontaminato universo di gaudio e di gioia! Il tuo viaggio attraverso il teatro alla ricerca di un’era
relativamente migliore di quella che io rappresento, dovrà rivelarsi un bel fallimento, affinche
deludendo le tue speranze possa finalmente avere la Storia in mio potere ed essere... Presente in
assoluto su questo maledetto palcoscenico. Anzi, già che ci sono, voglio diventare l1 primo ed
ultimo Presidente del mondo. Del resto, lo Spirito assoluto è per l’appunto l’oggetto misterioso
della filosofia borghese con cui un bruto del mio stampo non può che trovarsi a suo agio essendo
egli stesso sintesi dialettica di presente e passato. Beh fórse ho esagerato... confesso di essere un
autore da strapazzo ché, a differenza di chi si crede immortale ancor prima di aver scritto qualcosa
i passabile, sa di poter calpestare soltanto per sbaglio il palcoscenico del mondo. Ora, comunque,
non ho tempo da perdere! Devo andare a preparare l’accoglienza che merita il solito imbecille che
crede di potersi sottrarre ai meccanismi alienanti del XX secolo andando indietro nel tempo... Ahi!
Sono incappato in un altro astratto parolone chiamando in causa addirittura (enfatico) i
‘meccanismi alienanti’... eccetera eccetera. Il che però, si spiega col fatto che oltre ad essere un
figlio di madre ignota a tempo perso, a tempo pieno mi diverto a blaterare come se rappresentassi in
carne ed ossa... la Temporalita in persona! (esce calandost dalla finestra, ridendo)
Sul proscenio compare la Storia.
STORIA Porcaccia la miseria lurida e bastarda... Chiedo scusa: so bene che simili espressioni non
si addicono a chi, tutto sommato, è costretto a interpretare, per esigenze di copione, la parte della
Storia Ma posso assicurarvi che è una noia vera e propria quella di sostenere eternamente il mio
ruolo senza riuscire ad assistere ad alcunchè di nuovo Sono anni, che dico?, decenni, che dico?,
secoli e millenni che faccio le veci della solita storia! Tanto che, per ingannare il tempo, mi sono
perfino deciso a sfidare quella carogna di un Tempo. Ma le cose, purtroppo, vanno per le lunghe
con quello strano tipo. Cosicchè continuo... a scocciarmi. Quasi quasi mi prendo una oretta di
svago: è dal 1800 che non vado a teatro. Tanto nessuno si accorgerà della mia momentanea assenza
dal palcoscenico del mondo Ma che cosa andare a vedere? Questo è il solito problema del comune
spettatore che sono! (sfoglia un giornale) Anche a teatro non fanno che ripetere le solite papocchie
fritte e rifritte! Un momento: l’occhio si posa su un annuncio allettante. Di che si tratta? Novità di
autore italiano. La critica ne parla malissimo: ragione di più di andarla a vedere! (via)
Celeste compare in platea. Cerca qualcosa con una torcia tascabile.
CELESTE Che! fatica andare indietro nei secoli per ritrovare se stessi lontano da chi si è
semplicemente immedesimato un po’ troppo nella parte del Tempo. In verità, rimanga tra noi, sono
stanco del mio ruolo di ingenuo, — come se poi nel mondo moderno ci fosse ancora qualcuno,
grandi o bambini, disposto ad esserlo. L’ingenuità infatti è scomparsa dalla faccia della terra il
giorno in cui il primo furbo della storia ha pronunciato la fatidica frase « questo è mio»,
scatenando, come una bomba atomica, una pericolosa reazione a catena. Tutto sommato, si stava
meglio prima, quando il pubblico veniva a teatro non per vedere realizzata una perfetta macchina
scenica, ma per assistere a qualcosa di serio e divertente al contempo. Dicono che i giovani autori
di oggi non hanno motivo di essere romantici, visto che di questi tempi qualsiasi spropositata
ambizione, può essere soddi-sfatta in men che non si dica. Io però, a differenza dei miei coetanei
dentro e fuori il teatro, provo una gran nostalgia: qui non contano le doti personali, bensì... ma
forse è meglio che torni nel mio ruolo di ingenuo. Del resto, stabilire se è la società borghese ad
aver rovinato il teatro o se, viceversa, è il teatro moderno a non rinnovare dall’interno la borghesia
è un po’ come l’arcano problema su cui ci si rompe la testa da quando è sorta la filosofia: è nato
prima l’uovo o la gallina? Approfittate di questo momento, signori miei, per risolvere l’enigma. E
se non ci riuscite, non sperate che sia la seconda parte di questo spettacolo a togliervi dagli impicci.
Che figura ci fareste? E che figura ci farei io a recitare nel mio ruolo di ingenuo di fronte a un
pubblico più ingenuo di me?
SECONDO TEMPO
Drammaturgo, Spettatore e Direttore discutono animatamente in sala.
DRAMMATURGO Non c’è più niente che valga veramente la pena di essere messo in scena?
Tutto è stato già detto? Tutto e stato gia scritto? Bene: potrei pur sempre cavarmela coi trucchi del
mestiere, che so? rispolverando il solito classico, ma...
SPETTATORE A dir la verità, anch’io sono arcistufo. La sala è deserta, il pubblico diserta! E
quel che è peggio, non è l’esoso prezzo del biglietto a tenere alla larga la gente, bensì il semplice
fatto che mentre prima lo spettatore aveva magari un motivo di non venire a teatro, oggi non ha più
alcun motivo di venirci! Dicasi lo stesso per me.
DIRETTORE Ecco: tutti pretendono qualcosa di nuovo, nessuno peró ha il coraggio di
cominciare. Perché devo essere io a rischiare il culo per primo?
DRAMMATURGO Io non so più che cosa riscrivere: ho già adattato e riadattato tutto il
repertorio!
DIRETTORE Sono nei guai: è l’ora di aprire il sipario, e ancora non si sa che razza di
commedia verrà rappresentata!
SPETTATORE Io perciò me ne vado al cinema!
DIRETTORE Un momento, signori! Chiedo umilmente al pubblico di avere un po’ di pazienza
e al nostro Poeta di spremersi le meningi per partorire finalmente qualcosa che almeno non sia del
tutto smosciante. Gli ingredienti per piacere alla gente li conosce meglio di me! Un pizzico di
fantasia, qualche situazione ingarbugliata al punto giusto con cui lo spettatore potrà rompersi la
testa, un po’ del sohto teatro nel teatro, qualche parolaccia (ché fa sempre ridere) per vivacizzare il
canovaccio abborracciato e... op-là! il gioco è fatto! L’incantesimo è compiuto!
DRAMMATURGO Posso provarci, ma non garantisco il risultato!
SPETTATORE Staremo a vedere!
DIRETTORE Ed anche per stasera l’incasso è sano e salvo! Si faccia avanti il mistero che, in
mancanza di meglio, è l’arma segreta di questo spettacolo!
MISTERO E chiamalo pure mistero
il fiore dal debole stelo
che spunta tra asfalto e cemento
di una strada a gran scorrimento.
Tra scarichi e ruote
di auto impazzite
c’è ancora qualcosa che vive
E’ il sogno o l’attesa
che cambi un po’ tutto
prima che il mondo
venga distrutto.
E chiamalo pure mistero
il sogno di un uomo qualunque
che passa dal parcheggio all’ufficio
ripetendo ogni gesto a memoria.
All’improvviso di notte
abbagliato dai fari
uno comincia sul serio...
Comincia sul serio
a confondere tutto
senza distinguere
il falso dal vero.
E’ allora la volta
della vita che prende
un aspetto migliore
di quello di sempre
per dare un’immagine
nuova dell’esistente.
E chiamalo pure mistero
l’attimo in cui ci si accorge
che tutto può esser diverso
oltre le nubi del cielo.
La scena si svolge in un teatro nel teatro. Sul palcoscenico del teatro rappresentato è allestito un
bozzetto dell’Ottocento. Un soppalco sullo sfondo è il terrazzo della casa del Sign. XXX. Il Tempo,
in coslume d’epoca, è indaffarato negli ultimi preparativi della messa in scena. Il Sign. XXX non è
altri che il Tempo.
TEMPO Bello, no?... Beh, bisogna ammettere che solo il teatro è capace di far credere alla gente
ciò che vuole un tipo del mio stampo. Qualche straccio pieno di polvere indossato da un attore
dilettante, una scena di cartone, uno scemo in carne ed ossa, un ‘classico’ strapazzato da un autore
sconosciuto che pretende di renderlo più’attuale’ e.. op-là! Il gioco è fatto: l’incantesimo è
compiuto! Ed eccovi infatti tutti qui, signori miei, a battere le mani come tanti babbei di
professione al buffone di turno che si presenta addirittura come un personaggio del secolo passato!
Devo comunque dare atto, per essere sincero, che di questa commediaccia da quattro soldi io, che
sono il Tempo, svolgo non soltanto le funzioni di autore, regista, interprete... eccetera eccetera; ma
sono il mio primo stroncatore! Se fossi infatti un critico della redazione ‘spettacolo’ di qualche
giornale utile al pubblico solo quando diventa carta igienica, così sentenzierei circa il mio te-sticolo
ambientato nell’Ottocento per cause di forza maggiore: «si poteva far di meglio!», «ma per chi ci
ha preso?! »; oppure «l’autore è un presuntuoso saputello» o ancora «se l’avesse scritto il
sottoscritto sarebbe stato bello». Se mi è lecito, vorrei suggerire ai signori spettatori di smetterla di
assistere alle solite ripugnanti commedie: ci sono già abbastanza tonti in giro, affinchè non vi
mettiate a fargli concorrenza per ottenere la palma del cretino! Sappiate che tra poco non avrò
bisogno di fare l’autore e tantomeno di esibirmi nei panni del buffone! Quindi cercatevi qualche
altra occupazione più utile al prossimo: anche perché quando sarò diventato l’unico Presente
possibile, alias il Presidente della Storia borghese, farò chiudere tutti i teatri del mondo. Ce l’ho
infatti a morte con l’arte drammatica, la quale è buona soltanto a far passare il
tempo più o
meno in allegria. Mentre io che rappresento per l’appunto questo stato di cose, non voglio
assolutamente passare! Ed ora, come dice il proverbio, il tempo è denaro: rimbocchiamoci le
maniche e mettetevi al lavoro. Come? Tecnici e comparse sono appena scesi in sciopero? Ci restino
per tutta la vita: posso fare a meno di loro. Chi fa da sé fa per tre! (trasporta sul palco alcuni
manichini) Ora sì che lo spettacolo è completo: non mi resta che aspettare l’apertura del sipario!
(via)
Entra in scena Celeste.
CELESTE (cercando di decifrare l’indirizzo sulla busta) Che razza di calligrafia! Non ci si
capisce un accidente! E poi, che idea quella di farmi fare il... postino a teatro! Beh, lasciamo
perdere: prima mi sbri-go, meglio è. Dunque... Egregio Signor Ics Ics Ics, via Vattelapesca senza
numero.... Sto fresco, se non chiedo a qualcuno del pubblico: del resto, chi ha lingua va in
Sardegna, lo sanno perfino i bambini! (al pubbl.) Ehi voi, posso farvi una domanda? Come? La
prima casa sul palco di fronte alla platea, ovvero quel portone? Grazie, una volta tanto siete serviti
a qualcosa! Bene, credo d’essere arrivato... E’ permesso? Si può? Disturbo?
SIGN. XXX Macché disturbo e disturbo! Certo che si puó! Le porte sono fatte per essere aperte,
sennò ci sarebbero muri con tanto di filo spinato. Quindi si accomodi e faccia come se fosse a casa
mia. Io sono, per inten derci, il Signor Ics Ics Ics.
CELESTE Tanto piacere: in questa commedia mi chiamo Peter, ma per gli amici dietro le quinte
sono sempre Celeste. Comunque, ho una busta per lei.
SIGN . XXX Faccia vedere... Bene, bene, anzi... meglio: erano un paio dl secoli che non mi davo
notizie di me! (via)
CELESTE Intende cioè che si scrive da solo? Beh, dico a lei? Dove è andato a finire? Uffa...
che cane di attore! Se ne va sul più bello! E non avevo ancora finito di dire la mia battuta!
Poco dopo ricompare il Sign. XXX. Reca un vassoio e finge di servire Celeste, per poi lasciralo a
bocca asciutta.
SIGN. XXX Non faccia complimenti! Nessuno vuole toglierle il boccone dalla bocca! (via)
CELESTE Tutto sta però nel riuscire a mettere qualcosa tra i denti!
Entra il vero Maggiordomo. Celeste si serve smodatamente riempiendosi bocca e tasche di
cibarie.
MAGGIORDOMO Il signore non mangiava da un paio di secoli?
CELESTE No, ho appena pranzato. Ma come si suol dire, la fame vien mangiando.
MAGGIORDOMO Beh, ora basta. Lasci qualcosa anche agli altri. Piacere di aver fatto la sua
conoscenza...
CELESTE A proposito di conoscenze, che tipo è il Signor Ics Ics Ics?
MAGGIORDOMO Il padrone di casa?
CELESTE Esatto.
MAGGIORDOMO Quello che l’ha appena ricevuta con tutti gli onori?
CELESTE Proprio lui.
MAGGIORDOMO ... e che le ha detto: ‘si serva a volontà’ e lei lo ha preso alla lettera facendosi
fuori l’intera portata.
CELESTE Chi altri sennò?
MAGGIORDOMO Alias colui...
CELESTE Sì, proprio lui!
MAGGIORDOMO L ‘autore di questa commedia?
CELESTE Sì, sí! Porca miseria!
MAGGIORDOMO Spiacente! Lo conosco da circa dieci millenni ma non so neppure chi sia.
Tutta colpa degli zeri che non valgono un bel niente e che annullano i più inauditi archi di tempo!
(via)
CELESTE (tra sé) Accidenti!, stasera in questo tcatro succedono le cose più assurde e
paranormali, ai confini della realtà! Spero soltanto che il pubblico non se la prenda con me: i fischi
vanno risolti al regista e all’autore che, in questo caso, sono la stessa persona: oggi-giorno ognuno
crede di poter fare il mestiere dell’altro! E chi ci rimette, beccandosi i lazzi dei più scalmanati, sono
sempre io, l' attore.
Si fa avanti il Sign. XXX.
SIGN. XXX Mi scusi.
CELESTE La prego, non faccia complimenti con me: non me li merito.
SIGN. XXX Cercherò di spiegarmi in poche parole visto che non siamo a teatro e non siamo
quindi costretti d allungare il brodo di un autore di scarsa vena.
CELESTE Non siamo a teatro? E il pubblico che finora non ha fatto che rumoreggiare in
platea?
SIGN. XXX Qui dentro non c’è ombra di pubblico da quando va in scena questa maledetta
commedia. Anzi, a proposito di ombre, perché non mi vende quella che le appartiene? Io me ne
intendo, la sua è un’ombra d’eccezione. Insomma, vorrei acquistarla per poterla acquisire. Certo,
comprendo che il termine “acquisto” non si addice a dei galantuomini. Ma, come dice il proverbio,
necessità fa virtù. Ed i proverbi per me sono come oro colato!
CELESTE Cado letteralmente dalle nuvole. Questo copione mi risulta completamente nuovo...
SIGN. XXX E invece l’assicuro che è stato appena copiato da un altro copione; il quale a sua
volta... eccetera eccetera!
CELESTE D’accordo, ma... non le basta la sua pingue ombra borghese? Vuole avere pure quella
altrui? Per farsene che cosa?
SIGN. XXX Sono affari che non la riguardano Nelle mie tasche c’è un portafogli pieno di ombre
una più bella dell’altra, per ognuna delle quali anche un occhio della testa potrei ritenerlo un’offerta
semplicemente rdicola. Provi ad offrirmelo!
CELESTE Neanche per sogno! E poi, come ci si può immaginare di togliere l’ombra a
qualcuno?
SIGN. XXX Semplice: nel giro di pochi decenni tutti gli esseri umani avranno
irrimediabilmente venduto la propria persona , le ombre risulteranno alllora introvabili in un
mondo nel quale cominceranno a valere soltanto le apparenze esteriori. Perciò sto cercando fin
d’ora di accaparrarmene un numero relativamente discreto al fine di rimetterle in circolazione al
momento opportuno, con un guadano netto del mille per cento, s’intende! Quindi, se accetta la mia
modesta proposta, intasco anche lei come ho fatto con tanta altra gente per bene che campa ricca,
felice e ovviamente contenta. Perché la vita è bella, mio caro, se si hanno quattrini!
CELESTE Io però non voglio farmi intascare. Tra l’altro, sono troppo cresciuto per le sue tasche
!
SIGN XXX L’ombra non occupa lo spazio di una persona. Comunque, in cambio le offro questo
borsello contenente alcune monete!
CELESTE Alcune monete per un’ombra intera che avrò usato sì e no qualche migliaio di volte?
SIGN. XXX Provi ad estrarre denaro contante. Tentar non nuoce: lo sanno perfino i bambini!
CELESTE (eseguendo) L’avverto, però, senza impegno!
Celeste comincia ad estrarre monete su monete finchè accanto a lui non si viene formando una
montagna di soldi. Altro denaro continua spontaneamente a sgorgare dal magico sacchetto.
SIGN. XXX Soddisfatto?
CELESTE Eccome! Una cosa del genere fa comodo a tutti, a me soprattutto!
SIGN. XXX E’ quel che pensavo: dell’ombra se ne può fare benissimo a meno!
CELESTE Già: tanto vale essere ricchi sfondati di giorno, e magari andare in giro di notte,
quando nessuno ti vede.
SIGN. XXX Allora, l’affare è concluso.
CELESTE Non prima però che nel contratto si sia aggiunta la clausola che qualora
quest’inesauribile fonte di benessere dovesse, per l’appunto, esaurirsi, l’ombra sarà costretta a
tornare al proprietario di origine. Cioè a me!
SIGN. XXX La pretesa mi sembra del tutto legittima. Senonchè, non c’è alcun bisogno di firmare
contratti e cambiali tra noi: siamo amici e basta la parola. Quindi, il dado è tratto o, meglio, non si
piange sull’ombra perduta. Buon giorno e buona fortuna! (arrotola l’ombra di Celeste ed esce
trascinandosi dietro i manichini tirati da un filo invisibile)
CELESTE Che imbecille a dire « buona fortuna » a me che dispongo di un’immensa fortuna! Con
questo sacchetto posso accaparrarmi il mondo, se voglio: eccome se voglio! Sono o non sono alle
radici della Storia borghese? E allora perché non dovrei far fruttare questa linfa vitale che, nelle
mie tasche, conta più del sangue che mi scorre dentro le vene?
SIGN. XXX (in disparte) Contento lui...
Celeste comincia a svuotarsi le tasche colme di cibarie per riempirsele di monete sonanti. Poi
cerca di bere alla fontana al centro della piazza. Ma l’acqua smette di sgorgare quando si
avvicina. Attacca la musica.
CELESTE (canta)
C’è chi gode quando può
scolarsi un po’ di vino
ma non sempre si dispone
di qualche nichelino.
Io adesso che però
di quattrini più ne ho...
Non mi resta che provare
tutto quello che si può!
Donne e vizi a volontà
e mangiare in quantità
fino a quando la mia pancia
non sarà come una stanza.
Anche a costo di sembrare
un piccolo borghese
voglio fare del pianeta
la mia proprietà privata!
Alcune voci lo interrompono.
CELESTE Chi è? Chi mi chiama?
VOCE Pst pst, cavaliere?!
CELESTE Insomma, chi osa...
VOCE Giovanotto: sta andando in giro senza la sua ombra!
CELESTE Come? Ah già.... (gettandogli una moneta) Grazie dell’informazione, nonnina. Ma si
mi sono scordato di indossarla prima di uscire. Capita a tutti, no? (tra sé) Beh? Che fa? Perché
scappa senza neanche raccogliere i soldi? Ehi, dico: non sono stati stampati da una zecca
clandestina? (prova coi denti la qualità dell’oro)
VOCE Quel signore o signorino o è un ladro o un assassino!
CELESTE Dev’esserci un equivoco!
VOCE Gesù, Giuseppe, eccetera eccetera. Poveretto colui che non la più pallida ombra
dell’anima sua!
CELESTE Insomma, basta! Non tollero simili illazioni: per chi mi avete preso. Sono soltanto un
povero diavolo...
VOCI (tumulto in platea) Via, scappiamo! Aiuto! Si salvi chi può! A quel cane di attore
manca pure l’ombra, oltre all’imposta-zione della voce!...
CELESTE (al pubbl.) Che c’è di strano? Per vostra norma e regola, i veri teatranti evitano di
portarsi sulla scena una tale appendice, sennò fatevi rimborsare il biglietto e lasciatemi in pace!
(rivolto alle comparse che si affacciano sulla scena dalle finestre delle case) Quanto a voi, non
fatemi incazzare! Tenete! Questa ricompensa vi serva di lezione! Che aspettate? Ce ne è per tutti!
Sbattono porte e finestre in faccia a Celeste che tenta inutilmente di spartire la sua fortuna col
resto della compagnia. All’improvviso (simbolo della solitudine) si alza il vento che spazza la
scena e fa cadere ad una ad una le quinte.
CELESTE (tra sé) Accidenti a me e alla mia ingenuità! Pensavo che bastasse possedere il
denaro per farsi una persona come si deve, mentre invece nessuno accetta il vile metallo dalle mie
mani bucate. Non dovevo assolutamente vendere l’ombra a queste condizioni, o per lo meno potevo
farmi dare in cambio il mondo intero Addesso non mi resta che spegnere la luce per non farmi più
vedere.. bella figura ci faccio, altrimenti! (Estrae la rivoltella e spara in direzione dei riflettori. La
sala piomba nel buio. Dietro le quinte qualcuno comincia ad accendere torce e candele. Irrompe il
Tempo.)
TEMPO Ehi tu, lo sai quanto costa questo spettacolo? Come ti permetti di contribuire ad
aumentare le spese mandandomi in frantumi gli attrezzi. Per colpa tua il tecnico delle luci ci ha
pure rimesso la vita, infatti siccome si era ferito al mignolo con le schegge di vetro piovute dal
cielo, ho dovuto infliggergli il solito colpo di grazia. E non l’avevo ancora messo in regola.
CELESTE Ma io mi rifiuto di vivere in questo maledetto copione!
TEMPO Qui ti volevo... perché non si tratta di ‘vivere’, bensì di ‘interpretare’ una parte. Questa
fottuta eommedia l’ho messa in scena apposta per te. Il teatro ti ha permesso di diventare ciò che a
nessun comune mortale è normalmente concesso: ricco sfondato! Ma il fatto che tu ora sia
miliardario non è un buon motivo per distruggere i frutti del mio onesto lavoro. Abbi quindi il
coraggio di sostenerc fino in fondo il tuo ruolo su questa specie di palcoscenico del mondo; e di
sopportare la tua condizione che, fino a quando non si chiude il sipario, non ha alternative!
CELESTE Se credi che mi lasci spaventare dalle apparenze, ti sbagli di grosso C’è gente che vive
senza appendice, senza tonsille o senza uno... scopo. Perché mai non dovrei saper recitare la parte
di un uomo senz’ombra. Quindi, levati di mezzo: devo correre a godermi la vita! Ne ho proprio
bisogno, porca miseria. (via)
TEMPO (tra sé) Va dove vuoi. Tanto sono io a tracciare il sottile destino del tuo dramma privato!
(via)
TERZA TEMPORALITA’
La Storia crede di trovarsi dietro le quinte.
STORIA I teatri di oggi sono dei veri e propri labirinti in cui è praticamente impossibile trovare
qualche via d’uscita. Cercavo la toilette, e invece eccomi qui ad aggirarmi come un fantasma tra
queste vecchie quinte in disuso! (inciampa) Caspita: che confusione, che disordine, quanta polvere,
che muffa e che sporcizia! E pensare che l’ingenuo spettatore, ritrovandosi a tu per tu con un
allestimento fatto in fretta e furia il cui squallore viene mitigato da una scena vanopinta, comincia a
viaggiare in una dimensione fantastica prendendo la Realtà con la maiuscola per una sciocca e
mediocre rappresentazione della realtà quotidiana! (incontrando i manichini) Ecco: costoro
devono essere, ad esempio, gli attori che si stanno concentrando per far passare per oro colato
chissà che incredibili vicende escogitate da un autore da strapazzo al solo scopo di stuzzicare le
platee. In verità, i signori interpreti sono esseri comuni con tanto di libero arbitrio, che solo là sul
palcoscenico si trasformano in burattini manovrati da un copione che, filosoficamente parlando,
equivale ad un destino... come dire?, ecco: non-trascendentale. Però, in fin dei conti dev’essere
esaltante scrivere un testo qualunque ed imporre la propria volontà a chi lo rappresenta. Al
contempo, tuttavia, mi sembra più che comprensi-bile la grande gelosia dei registi che hanno
finalmente deciso di sbarazzarsi dell’autore, soprattutto se contemporaneo. Infatti dev’essere
seccante far sempre una figura di secondo o terzo piano, come se il teatro non potesse fare a meno
di chi scrive il proprio nome sopra il cartellone come se fosse più importante di un ‘Classico’ in
persona. E guai se qualche spettatore, stufo dei soliti allestimenti futili e pre-tenziosi, comincia a
borbottare in platea disturbando con fischi e pernacchi la rappresentazione. Si rischia di essere
cacciati dalla sala come se il teatro non comportasse, fin dalla sua prima apparizione, il sacrosanto
diritto del pubblico di contestare a scena aperta. I signori teatranti di sicuro vorrebbero che noi si
continuasse a sorbire in silenzio le loro porcherie con la scusa spudorata che chi ha pagato il biglietto pretende, in fin dei conti di beccarsi lo schifo che gli spetta. Cosicché il teatro è morto pér
sempre, e coloro che imperterriti con-tinuano a frequentarlo, sanno benissimo di avere a che fare
con un cadavere putrefatto su cui raramente atecchisce qualcosa che non sia del tutto repellente! (ai
manichini scambiandoli per attori) Vedo che però, presi dai preparativi, non avete il tempo
materiale di prestarmi il benché minimo ascolto. Anch io dal canto mio vorrei starmene
comodamente seduto in poltrona, se soltanto conoscessi la strada per tornarmene al mio posto...
Come? Da quella parte? (segue l’indicazione di un manichino col braccio teso) Si passa attraverso
quella porticina al fine di giungere m platea? Grazie mille, spero solo di passarci! E’ veramente
troppo angusta la fessura che separa la realtà dall’illusione. Uno crede di fare soltanto del teatro nel
teatro, e finisce suo malgrado per coinvolgere il mondo intero! Però, si potrebbe pure fare
qualcosa!
TEMPO Chi è l’imbecille che pretende di fare qualcosa qui dentro?
STORIA Io, perché?
TEMPO Sappi, sgradito spettatore, che in questo Museo d’Arte Drammatica - in cui si ritrovano
reperti archeologici di ogni tipo - l’unica cosa lecita da fare è di starsene zitti e mosca, seduti in
santa pace ad ascoltare come rècitano gli attori. Il copione, del resto, è appena uscito dalla penna
di un autore d’eccezione che riscuote il massimo consenso di pubblico e di critica.
STORIA Ma non della Storia che ha il palato più fino di tutti!
TEMPO Sono il Presente, conosco il mercato e avrò il successo che merito anche se sono un
modesto scribacchmo.
STORIA Lo sapevo che in questa messa in scena c’era il tuo zampino: fa tutto troppo schifo per
non avere la tua firma.
TEMPO Spetta al pubblico l’ultima parola, se è ancora valida la sfida.
STORIA Certo: la Storia non torna mai sui suoi passi.
TEMPO Allora torna al tuo posto e goditi la scena! (via)
STORIA E’ quello che farò! (via)
Si riapre il sipario. La scena si svolge in un ricco salotto. Celeste nella parte di Peter contempla
annoiato una cassa piena digioielli.
CELESTE Veramente non era mia intenzione quella di chiamarmi Peter per fare questa fine
orrenda e deliziosa! E come se fossi
sepolto vivo... nell’oro, d’accordo; ma pur sempre sepolto mi trovo! Ho tutto ciò che si desidera,
eppure non so che farmene. La ge nte mi disprezza, rifiuta il mio denaro come se il nobile metallo
scottasse tra le dita. Beata allora la mia servitù che, se non altro, possiede almeno un’ombra da
esibire! Comunque, a dir la verità, non ho ancora perso la speranza di rifarmi un’apparenza!
(rivolgendosi ad un pittore di ritratti che compare all’improvviso) Maestro, ho bisogno della sua
nobile arte: pótrebbe dipingermi qualcosa di simile ad un’ombra dietro le spalle?
MAESTRO Le cose impossibili le faccio subito, per i miracoli ci vuole più tempo.
CELESTE Quanto? Io non ho tempo da perdere.
MAESTRO Il signore intende proprio un'ombra strisciante, sul tipo di quelle che ci seguono per
strada quando in alto splende il sole?
CELESTE Per la precisione. Altre domande?
MAESTRO Si può sapere in che paradossale modo un essere umano si aliena di ciò che più gli è
proprio.
CELESTE Come accadde il fatto (o fattaccio che dir si voglia), è del tutto indifferente alla
questione. Ah, ecco! Avvenne in Russia durante un inverno talmente freddo che si glaciava
rompendosi in mille pezzi anche persino il respiro.
MAESTRO Accidenti!
CELESTE A trenta sotto zero, caro mio, si possono ghiacciare persino le ombre più resistenti al
gelo. Le quali risschiano, in tal caso, di frantumarsi al primo urtone, come del resto è successo alla
mia.
MAESTRO (incredulo) Capisco... tuttavia, l'ombra posticcia che io sarei in grado di dipingerle
attaccata al corpo, è soltanto di quel tipo che si torna a smarrire ad ogni brusco movimento.
Soprattutto se dovesse essere attaccata con chiodi e fil di ferro ad un tipo del suo stampo che, a
quanto pare, non sa badare neanche alla sua ombra vera e propria, andandosela cioè a vendere al
miglior offerente.
CELESTE Lei mette in vendita le proiezioni pittoriche della sua fantasia e io quella del mio
corpo in carne ed ossa.
MAESTRO C'è una bella differenza di contenuti tra una proiezione fantastica ed una reale.
CELESTE Ne parleremo un'altra volta, quando avrò tempo per le sue riflessioni
pseudofilosofiche, cioè mai. Le sarei grato, nel frattempo, se volesse darmi qualche suggerimento
pratico: lei, insomma, che farebbe al posto mio?
MAESTRO La cosa più sicura che posso consigliarle è di non frequentare di giorno il genere
umano: non le manca di certo il capitale per godersi nottetempo i piaceri della vita.
CELESTE A questo ci avevo già pensato. Non sa dirmi altro?
MAESTRO Sì, la smetta di parlare come un burattino di qualche secolo passato o da venire. Il
suo strano linguaggio potrebbe creare dei sospetti circa la sua estrazione temporale.
CELESTE Va bene, grazie di tutto. Quanto le devo?
MAESTRO Per carità!
CELESTE Nessuna carità: sono in debito con lei. Quanto fa?
MAESTRO Non voglio denaro maledetto. Amici come prima. Il consiglio, per quel che poteva
valere, era gratuito. Arrivederci a mai più!
CELESTE Posso almeno stringerle la mano in segno di gratitudine?
MAESTRO Vade retro! (si allontana inorridito)
CELESTE
Mondo cane!
UNA VOCE (facendogli eco) Bau bau!
CELESTE Non dicevo a te, bestiaccia, a cuccia! (gli tira contro qualcosa) Accidenti all'autore
di questa dannata commedia che ha deciso di non farmi godere i sacrosanti frutti della mia
proprietà! (si fa avanti, senza bussare, il maggiordomo che con un gesto un po' sprezzante gli
lancia il giornale) Ehi tu, come osi presentarti al mio cospetto senza aver bussato! Bada: posso
comprarmi centomila livree più educate della tua!
MAGGIORDOMO Tsé!
CELESTE Ed anche di sesso femminile.
MAGGIORDOMO Il signore è servito?
CELESTE Sì, puoi andare... (il maggiordomo non si muove) Che altro c'è? Che cavolo vuoi?
Fuori il rospo, canaglia!
MAGGIORDOMO Ebbene: ho sostenuto senza lamentele le parti più servili di tutto il
repertorio anche in compagnie di dilettanti ricchi unicamante di buona volontà.
CELESTE Bravo, è ammirevole.
MAGGIORDOMO Ma...
CELESTE Ti pareva che non c'era un ma!
MAGGIORDOMO Mai, perdoni, ho avuto il sospetto che al pro-tagonista principale mancasse
addirittursa.... ehm... l'ombra di se stesso. Ecco, finalmente l'ho detto... mi sono tolto un peso dallo
stomaco.
CELESTE Senti, imbecille, sono affari che non ti riguardano. Non ho l'ombra, e tu guarda in
un'altra direzione.
MAGGIORDOMO Allora non ci siamo ben capiti. Dietro le quinte girano strane voci sul suo
maledetto conto. Il pubblico, venuto a conoscenza del fatto si rifiuta di venire a teatro anche se
omaggiato da ingressi gratuiti: vuol essere pagato per assistere allo spettacolo.
CELESTE Non se ne parla neppure: non si facciano strane illusioni.
MAGGIORDOMO Le comparse si sono rinchiuse a chiave nei camerini e minacciano di gettare
la chiave se non verrano generosa-mente incentivate per dover avere a che fare con lei.
CELESTE Metti un lucchetto alla porta e non farle più uscire.
MAGGIORDOMO Le cassiere e le maschere si sono pagati da bere con l'incasso della serata
alla faccia sua!
CELESTE Detraigli la bevuta dalla loro busta paga.
MAGGIORDOMO Insomma! Cerchi di capire: nessuno vuole saperne di lei, tutti hanno paura
dell'ombra che non ha.
CELESTE Ma non c' l'ho sulla scena, non nella vita.
MAGGIORDOMO La vita? Cos'è la vita? Una proiezione della fantasia? Un vuoto di memoria?
Un buco? Una galleria dal giorno alla notte? Un campo di concentramento?
CELESTE Come? Tu non sai cos'è la vita? La realtà?
MAGGIORDOMO Io so solo che il direttore non ne vorrà più sapere di questo spettacolo e
metterà in scena per la terza volta consecutiva nella stagione il solito Classico in sostituione di
questo spettacolo che sarà cancellato per sempre dal cartellone.
CELESTE Pace all'anima sua, cioè dello spettacolo.
MAGGIORDOMO Eh no, se permette: perché nello spettacolo ci sono io che recito la mia
battuta: il pranzo è servito. L'ho detta bene?
CELESTE Benissimo. Ma potrai per sempre dirla a casa tua a tua moglie o...
MAGGIORDOMO La dica lei agli abbonati che hanno disdetto gli abbonamenti finché ci sarà
lei in scena, o al Sindaco che propone di abbattere il teatro ch'è di proprietà del Comune.
CELESTE Con noi dentro? Come si può, mi domando e dico, giungere a tanto?
MAGGIORDOMO Tutto ciò è potuto accadere perché, stando ai “si dice”, c'è un disgraziato,
cioè lei, che se ne va in giro sulle scene senza la copertura di un'ombra borghese. Non le sembra
quindi che sia mio dovere accertarmi - a nome e per conto dell'intera compagnia - della sua
identità personale. Non sarà lei per caso quel tale, Peter Schlemihl...
CELESTE E' appunto il nome del protagonista che io interpreto...
MAGGIORDOMO Un po' troppo calato nella parte, a dire il vero.
CELESTE Ti sembra? Dovrei avere un tono un po' più distaccato?
MAGGIORDOMO Comunque, non avrà nulla da eccepire se le chiedo di volersi mettere sotto
un riflettore al fine di constatare se in realtà... c'è o non c'è un essere umano sotto il costume che
indossa.
CELESTE Senti amico: io, te lo ripeto per l'ennesima volta, sono soltanto un attore e la mancanza
dell'ombra è un punto fermo del copione. Vattela quindi a prendere con l'autore e lasciami in pace.
MAGGIORDOMO Tutte scuse. (fa per uscire)
CELESTE Dove vai?
MAGGIORDOMO A quel paese.
CELESTE Ma io non ti ci ho mandato.
MAGGIORDOMO Pazienza: mi ci mando da solo. (esce)
CELESTE Aspetta: non te ne andare! Non lasciarmi anche tu! In fin dei conti l'ombra non è altro
che un inutile pezzo di sé, un'appendice che non conta nulla, un fardello: prima te ne liberi, meglio
è. Lo sanno persino i bambini!
Il Sign. XXX compare.
SIGN. XXX Quanto sei ingenuo, più infantile di un bambino appena nato; sì, sei come un feto
che si illude di diventare un altro facendosi partorire a nuova vita.
CELESTE Un momento, dev'esserci un errore: qualcuno avrà preso la finzione teatrale per il
mondo reale.
SIGN. XXX Invece sei tu ad aver scambiato la realtà per il teatro. Perché qui non si finge niente: è
tutto terribilmente, tragicamente e - talvolta - ridicolmente vero.
CELESTE Questa sarebbe cioè la mia vita vera?
SIGN. XXX Preferiresti che fosse la tua morte più o meno apparente? Non capisci che la vita ti
dà due sole certezze, che sei nato e che devi morire, e che tutto ciò che c'è in mezzo a questi due
poli - il positivo e il negativo - è solo tensione che genera angoscia, speranza, paura, illusione? Tra
queste due certezze, come un ponte sospeso nel vuoto, non c'è che il sogno, la parvenza, che ti
sfugge sempre come se tu non fossi degno di sapere ciò che sei veramente. Comincia allora ula
rincorsa della propria ombra che si infila di na-scosto nel teatro della vita per diventare ombra tra
ombre, e farti diventare spettatore del tuo stesso dramma che ti spersonalizza e ti annienta,
distruggendoti.
CELESTE Mi consolavo al pensiero di rappresentare soltanto il simbolo della tragica condizione
dell'uomo: quella di non essere il proprio Essere, ciò che si è. Quella di doversi contentare di
essere la propria ombra. Potevo immaginarmi che la tragedia stava invece compiendosi sul serio?
Chi ha pagato il biglietto, ci sarà rimasto con tanto di naso!
SIGN. XXX Non hai letto Hegel? Anche lo Spirito assoluto si divide in servo e padrone. Ma solo
a quest’ultimo spetta la cosiddetta ‘coscienza infelice’. E tu, per l’appunto, non sei che il padrone di
tutto questo ben di Dio senza riuscire però ad appartenere a te stesso Bello, no ?
CELESTE E’ una truffa!
SIGN. XXX Modera i termini.
CELESTE Ma io ritenevo di venderti appena un’inutile e caduca appendice e non la mia stessa
natura di uomo!
SIGN. XXX Quindi avresti voluto mollarmi un bidone, bravo! Senti poi chi parla di truffe!
CELESTE Però, ti sei spacciato per un semplice collezionista di ombre e non per un
accaparratore di intere persone!
SIGN. XXX Invece ti porti tanti problemi, dovresti cercare di goderti la vita.
CELESTE Come faccio? Nessuno vuol sentire parlare di me: mi chiamano tutti Peter e vogliono
sempre sapere dove ho nascosto il cadavere di un certo Celeste. Tu lo conosci?
SIGN. XXX Dev’essere un ex spettatore del Ventesimo secolo... Comunque, tranne l’ombra, non
hai di che vergognarti. E se ti fischiano a scena aperta, fa in modo di impadronirti del mondo.
Dopo-diché pubblico e critica saranno costretti ad assistere fino alla fine allo spettacolo che ti verrà
d’inscenare.
CELESTE Da che parte si comincia per impadrinirsi del mondo?
SIGN. XXX Facile, come essere ingenui senza poi apparire ridicoli. Ma se oltre al patrimonio di
cui già disponi, potessi riappropriarti dell’ombra borghese per poter calcare indisturbato le scene,
tutto risulterebbe piu semplice del cento per cento.
CELESTE Parliamo d’affari: quanto vuoi per ridarmi ciò che mi è proprio?
SIGN. XXX Non sono un mercenario. Anzi, i mercenari di lusso mi dànno il voltastomaco. Sono
pronto a restituirti l’ombra senza interessi passivi. A patto che tu...
CELESTE A patto che io? Spiegati meglio.
SIGN. XXX Si tratta soltanto di apporre una semplice firma su un foglio di carta.
CELESTE La solita cambiale?
SIGN. XXX No. Il contratto concerne qualcosa di piu... spirituale!
CELESTE Se ti riferisci all’anima, te la do volentieri: non ho mai saputo che farmene!
SIGN. XXX Puoi pure tenertela! Che cosa credi che sia l’anima? L’hai mai vista? L’hai mai
toccata? Che speri di farci dopo la morte?
CELESTE Niente...
SIGN. XXX E vuoi appiopparla proprio al sottoscritto questa specie di zero, questa forza
galvanica o funzione di polarità negativa? No, mio caro: valla pure a vendere ai preti o a qualcun
altro, se trovi
ancora qualche povero diavolo disposto a pagartela! Io pretendo ben altro...
CELESTE Cioé?
SIGN. XXX Non farmi ripetere: una dichiarazione in carta bollata.
CELESTE Sono disposto a dichiarare tutto quello che vuoi.
SIGN. XXX Pure che sei contento e soddisfatto del Tempo che è?
CELESTE Dammi l’ombra e firmo anche in due copie.
SIGN. XXX Prima firma, e poi ti darò anche due copie dell’ombra!
CELESTE No, prima tu, perché poi sei capace di non darmela più!
SIGN. XXX Eh no! Prima tu, perché poi sei capace di non apporre la firma! E a me non va di
restarci fregato!
CELESTE Mi chiamo Celeste, ma non sono un ingenuo. A simili condizioni non sono
assolutamente disposto a trattare. Se infatti
accettassi il presente com’è, cioé nel momento in
cui non
dispongo dell’ombra, chi mi dà in seguito il diritto di cambiare la mia
condizione ricevendo ciò che mi spetterebbe?
SIGN. XXX Il ragionamento del signorino è fin troppo fino. Se l’avessi saputo che i giovani sono
piu furbi di me, li avrei fatti nascere vecchi. Sarebbe bastato portare la gestazione del feto da nove
mesi a novanta anni! Comunque, conosci le mie condizioni: che figura ci farei se scendessi a
compromessi con uno come te?
CELESTE Senti, la mia proposta è: sono pronto a restituirti il patrimonio che mi hai assicurato,
interessi compresi!
SIGN. XXX E i soldi già spesi? Chi me li rimborsa?
CELESTE Prendi anche quelli: sono sparsi qui in giro.
SIGN. XXX Ma io non intendo i quattrini che sono rimasti in tuo Possesso ne il capitale che sei
pronto ad cstrarre dal mio borsello, bensì la parte di patrimonio da cui ti alienasti e che non potresti
restituirmi prendendo dalla borsa cio che in realtà già mi appartiene. Dovresti correre in giro a
recuperare i soldi uno per uno. Ma i soldi, mio caro, non si vendono gratis. Avresti bisogno di altri
denari per poterli acquistare, e così non faresti che ripercorrere il solito circolo vizioso: DanaroMerce-Danaro. Insomma, arrenditi, non hai altra scelta!
CELESTE E tu allora, quando sarà il momento, dovrai risarcirmi l’uso dell’ombra!
SIGN. XXX Secondo la legge della domanda e dell’offerta, chi ha necessità di una cosa deve
pagarla almeno il doppi di quanto questa potrebbe valere. Quindi non farti illusioni. O firmi la
dichiarazione di cui parlavamo o non ti farò uscire mai più da questa stanza, da questa scena, da
questo teatro, da questo isolato, da questa città, da questa regione, da questa nazione, da questo
continente, da questo emisfero, da questo pianeta, da questa galassia e, tantomeno, da questa specie
di secolo.
CELESTE Sai che faccio a te e alla tua commedia?
SIGN. XXX No e non mi interessa. Voglio proporti però un ultimo ed ottimo affare. Prendere o
lasciare. Sono disposto a cederti l’ombra in prestito gratuito per la durata di un anno. Dopodiché
dovrai decidere se firmare o no. Non hai alternative.
CELESTE Poche storie. Prestami l’ombra e ci vediamo tra un anno quando sarò diventato
padrone del mondo.
SIGN. XXX Questo dipenderà soltanto da me.
CELESTE Come sarebbe ‘soltanto da te’?
SIGN. XXX L’ombra, anche se te la presto, continuerà ad appar-tenermi e ad obbedirmi a
puntino. Non dovrai fare altro che seguirla dovunque.
CELESTE Cosicché io diventerei l’ombra dell’ombra che, preso il mio posto, firmerebbe tutto
quello che vuoi. No grazie: questa è una truffa ai danni del genere umano di cui faccio parte, tutto
sommato!
SIGN. XXX Non dire sciocchezze. L’uomo ha sopportato stermini ed immani ecatombi senza
tanti problemi. Non capisco perché non dovrebbe tollerare un gioco innocente come quello delle
ombre cinesi! Pensaci su: non ho tempo da perdere!
CELESTE Ci ho già pensato. E sai che ti dico? Meglio solo che male accompagnato! (via)
SIGN. XXX (al pubbl.) Non sarà di certo questo scimunito a farmi perdere la scommessa con la
Storia. Ho in mente un ennesimo progetto coi fiocchi per stabilirmi per sempre sul palcoscenico
del mondo, senza poi dover dar conto a chicchessia. Perché io sono un Io più che fenomenico,
accidenti a tutte le categorie trascendentali della filosofia borghese! E non ho alcuna intenzione di
sloggiare alla fine del mandato che mi è proprio, anche a costo di distruggere il pianeta. Muoia
Sansone con tutti i filistei!
La Storia, unica spettatrice della Il platea, va su tutte le furie.
STORIA Che razza di commediaccia mi tocca vedere! E questo sarebbe il cosiddetto teatro
‘contemporaneo’? Bella schifezza! Sinceramente non capisco come si possa mettere in scena una
simile immondizia! E dire che di porcherie ne ho viste a bizzeffe io che rappresento il corso della
Storia. Ma mai ho dovuto sopportare, per giunta a pagamento, una tale confusione di scene e
situazioni una piu oscura e ingarbugliata dell’altra! Una volta tanto concordo pienamente con la
critica: all’Autore di questa materia innominabile si dovrebbe impedire di scrivere! Per non parlare
poi del regista, ohe avrebbe bisogno di tornare al primo corso elementare dell’Accademia d’Arte
drammatica! (guardandosi intorno) Inoltre, a quanto pare, il pubblico è assente! Ed anch’io, a dire
il vero, mi pento di essere presente. Sopra il botteghino un cartello avvertiva l’incauto spettatore:
“lasciate ogni speranza, voi che entrate”. Il che pareva solamente l’ennesima trovata della solita
avanguardia che ne inventa a ruota libera per non finire in retroguardia. Chi poteva immaginarsi
dico io, che la speranza che andava messa da parte prima di entrare in questa lurida cantina era
quella di non morire di noia dopo una lunga, interminabile sequela di sbadigli?
TEMPO Vuoi smetterla di brontolare? Anche se lo spettacolo non è di tuo gradimento, se non
altro è risultato utile a qualcuno!
STORIA Utile? A chi? Allo spazzino?
TEMPO No, al sottoscritto per vincere la sfida rimasta in sospeso!
STORIA Povero illuso!
TEMPO Mica tanto. Il pubblico sta già cominciando a capire che non c’è presente migliore di
quello che io rappresento. Con le buone o le cattive, mi applaudirà prima che cali il sipario. E’ solo
questione di tempo. So ciò che faccio: fidati di me! (si toglie il vestito del Sign. XXX per comparire
nei soliti panni)
STORIA Guai se lo facessi: sei la piu brutta epoca del mondo. Non ti vergogni di comparirmi
davanti in questo stato? Nudo come un verme con la lancetta del tempo spostata in avanti come se
ti arrazzasse l’idea di punzecchiare me, la Storia…
TEMPO Posso assicurarti che quando venni alla luce sembravo un bel bambino. Poi divenni un
colosso industriale. Comunque, non ci sono alternative: prendere o lasciare!
STORIA Quanto sei... duro!
TEMPO Sentilo: ha parlato il Futuro prossimo venturo.
STORIA Non ho il piacere di conoscerlo.
TEMPO II dispiacere è tutto mio. Ciò che è, deve essere per sempre. Basta coi cambiamenti: è
ora di concludere il corso della Storia, di realizzare lo Spirito assoluto. E a dir la verità io mi sento
in grado di assolvere il mio compito trasformando il tempo che sono in denaro contante una volta
per tutte, — anche a costo di mandare a quel paese quella gran rompiscatole di una Speranza
borghese. Chi la coltiva, avrà quel che merita: dovrà fare i conti col Presente in persona! Ed ora ti
saluto: il nostro amico mi aspetta e spera: peggio per lui! (via)
STORIA (al pubbl.) L’ottimo è sempre stato la panna del meglio. Ma questo Presente, questo
stato di cose, e proprio un gran pezzo di... (cala il sipario) Ehi! Si puo sapere chi ha avuto l’ardire di
chiudere il sipario addirittura in faccia alla Storia in persona?!
In sala: Drammaturgo, Direttore e Spettatore.
DRAMMATURGO Allora, Signori, vi è piaciuto il nostro spettac...?
SPETTATORE Mica tanto: io avrei preferito un bel varietà televisivo. Li trovo cosi avvincenti...
se non altro evitano di farmi pensare!
DIRETTORE Signor Poeta dei miei coglioni, se non riesce ad andare incontro ai gusti del
pubblico, si ritenga licenziato in tronco. Cer cherò qualche degno sostituto, visto che oggi (per
fortuna!) non mancano autori di teatro! Anzi, ce ne sono fin troppi..
DRAMMATURGO Dovrei smettere di scrivere?
SPETTATORE Suvvia, non ha detto proprio questo...
DIRETTORE No, ma l’ho pensato!
DRAMMATURGO Allora me ne vado.
DIRETTORE Non prima di aver dato il terzo tempo.
DRAMMATURGO
Che dovrei metterci dentro? Ho già sparato tutti i fuochi d’artificio!
SPETTATORE Tanto per intenderci: io lo vorrei infarcito con qualcosa che faccia ridere, ma
che al contempo abbia un minimo di significato. Chiedo troppo?
TUTTI Sìììì!
DIRETTORE Si metta al lavoro, sfaticato d'un artista.
TERZA TEMPORALITA’
Il Tempo è seduto al centro di una stanza immersa nella penombra. Regna ovunque il disordine
come se fosse appena passata un’improvvisa tempesta. In lontananza: tuoni e bagliori. In
sottofondo si ode il ticchettio di numerosi orologi impazziti. Celeste ascolta una radio tascabile.
TEMPO Zitto! Spegni la radio! Eccolo che arriva!
CELESTE Ne sei sicuro? Io non ho ancora visto né sentito niente del genere !
TEMPO Adesso che ci penso, dopo un rapido controllo dei circuiti elettronici del tempo, mi
sembra che si tratti di uno sballo momentaneo del computer cui dipende l’ombrello di difesa di una
parte del pianeta. Poco male: in fin dei conti scoppierà soltanto qualche atomica a casaccio: la fine
del mondo è purtroppo rinviata a data da destinarsi.
CELESTE Però mi hai fatto lo stesso prendere un colpo, porca miseria!
TEMPO Rieccolo che arriva! No, aspetta: dove scappi? Anche stavolta stavo per premere il
pulsante del ‘Si salvi chi può’, ma poi ci ho ripensato. Ciò, pero non toglie che non veda l’ora di
sbarazzarmi dei tipi come te. E in giro ce ne sono parecchi, accidenti a chi li ha inventati!
CELESTE Lo so che non mi sopporti! Uffa.
TEMPO Gli istanti cesseranno di essere tali: diventerò presente in eterno, mi farò eleggere
Presidente del tempo, e nessuno potrà più sperare di cambiarmi! Eccolo che arriva! E’ per caso
colpa mia se siamo giunti alla fine della storia? Rispondi: ce l’ho portato forse io il mondo nel
baratro profondo in cui si trova? No. E allora? Adesso mi devono subire per tutta la durata della
mia esistenza infinita. Sssst! Eccolo che arriva: lo senti? (si odono i baltiti di un cuore gigantesco)
Nelle vene di mia proprietà scorre soltanto denaro liquido, e i battiti del cuore che mi appartiene di
diritto sono tanti versamenti sul conto corrente del mio corpo. Ssst! Eccolo che arriva! Ora o mai
più! Dietro di me c’è l’industria che produce contante su contante, davanti a me c’è invece il
baratro del vuoto. Bello, no? Dal punto esatto in cui mi trovo la vista si può liberamente estendere
sul deserto della vita. Eccolo che arriva! Accidenti a lui: perché non si decide ? Sappi, comunque,
per tornare al discorso di sempre, che
ogni momento può essere fatale. Perché? Sono affari
che non ti riguardano.
CELESTE E perché sono affari chc non mi riguardano?
TEMPO Se te lo dicessi, ti riguarderebbero: quanto sei ingenuo!
CELESTE Ma io non sono uno che si fa coinvolgere così facilmente.
TEMPO E allora ascoltami bene: siamo in attesa dell’attimo che annulla la storia del mondo:
resteremo per sempre in sospeso. Il fatto è che l’attimo stesso è come se fosse bloccato: il tempo
continua inesorabilmente a passare, ma per noi è come se niente potesse trasformarsi o mutare.
L’attesa sospende così il divenire e inverte il rapporto tra l’Uomo e la Cosa. Tu, per esempio,
dall’animale che eri ti sei già trasformato in un vegetale. Ed ora stai addirittura per diven-tare
insensibile come una pietra, mentre gli oggetti stanno comin-ciando a pensare al tuo posto.
Contento?
CELESTE Neanche per sogno! A queste condizioni preferisco...
TEMPO Ottima idea: che aspetti a morire?
CELESTE Come ‘che aspetto’? Non si muore così facilmente!
TEMPO Già... Ma il suicidio sancirebbe per sempre questo stato di cose; il che per me sarebbe
un ottimo affare. Voglio darti perciò la mia piu completa assistenza morale nonché materiale.
Ammazzarsi da soli è bello: dà retta a me! Soprattutto quando si è giovani e pieni di inutili
speranze: parola di uno che il tempo lo conosce meglio di te!
CELESTE Io però non mi sono mai suicidato. Non sono pratico...
TEMPO Prendi una corda e vatti a impiccare.
CELESTE Spiacente: non so fare i nodi.
TEMPO Allora rimedia una pistola e sparati alla tempia.
CELESTE Non ho mira, sprecherei troppi colpi.
TEMPO Buttati dalla finestra e non se ne parla più.
CELESTE Soffro di vertigini: non se ne discute nemmeno!
TEMPO Peccato: quasi quasi mi sarei ucciso con te. Come non detto! Sarà per un’altra volta. Se
vuoi, posso però strangolarti con le mie mani e... amici come prima. D’accordo?
CELESTE Sarebbe soltanto un volgare omicidio e non un suicidio coi fiocchi.
TEMPO Ho capito: sei un vigliacco indeciso.
CELESTE Invece ho un’idea molto brillante!
TEMPO Avanti, parla prima che sia troppo tardi: il tempo risulta stramaledettamente contato.
CELESTE Mi lascerò morire d’inedia. Sciopero della fame!
TEMPO No! Non potrei sopportare che il pubblico pensi che, oltre a volerti far morire
ammazzato, ti tolgo pure il pane di bocca per farti crepare come il conte Ugolino. Comunque, se
proprio hai deciso di patire la fame fino alla fine, ti consiglio... un buon lassativo. Altrimenti ci
vuole un sacco di tempo per dimagrirti di quanto precedentemente ingerito. Il tempo, fino a prova
contraria, è denaro. E costa pure tanti quattrini. Se non mi vuoi credere, con un chilo di soldi vatti a
comprare due etti di ora o un quarto di giorno: sentirai che prezzi, accidenti a tutti i morti che
devono ancora esalare l’ultimo respiro.
CELESTE E’ proprio necessario crepare? Non si potrebbe piuttosto anticipare il futuro?
TEMPO Mi spiace deludere un povero illuso, ma il Futuro in cui dovrebbe realizzarsi quella
fanatica di una Speranza è stato chiuso da un pezzo al pubblico. Solo il sottoscritto puo
avventurarcisi a
suo rischio e pericolo. Perché il Futuro e finito il giorno in cui ho fatto del
tempo la mia Proprietà. E se anche dovesse esistere qual-cosa del genere, sarebbe ugualmente
uno schifo. Perché devo dunque essere io a finire sempre sul fondo della pattumiera del mondo? Se
anche mi mettessi da parte per far posto a tempi miglori, cioé più giovani e pimpanti di me, non
credere che cambierebbe qualcosa. Perché la gioventù d’oggigiorno è certamente peggiore di noi
matusalemme che siamo nati nell’anno del Mai, il mese del Dopo, nel giorno del Poi! Ed anche se
fosse relativamente migliore,
accidenti a chi l’ha creata, risulterebbe ugualmente peggiore.
E se pure qualche sbarbatello si permettesse di essere piu bravo di me, lo sai che gli faccio?
CELESTE No, e non voglio assolutamente saperlo!
TEMPO Non sai quel che perdi.
CELESTE Allora? Che aspetti a dirmelo
TEMPO Hai fretta?
CELESTE Certo: voglio uscire di qui!
TEMPO E se ti dicessi che stai già nel Cinquemila?
CELESTE Avanti o dopo Cristo? C’è una bella differenza: a quale dei due ti riferisci?
TEMPO A te non dovrebbe interessare la data precisa: scommetto che non sai neanche in che
anno abbiamo la fortuna di venirci a trovare.
CELESTE E’ il Millenovecento...
TEMPO (interrompendolo) Continua, non ti fermare...
CELESTE ...ottanta?
TEMPO Ti sbagli: siamo nel Millenovecentonovanta! No, aspetta. Siamo già nel Duemila. Perché
il tempo è quello che è, anzi che sono. Perciò il Duemila è passato da un pezzo e tu sei... morto e
sepolto
CELESTE Questo lo dice uno che è piu putrefatto di un vecchio cadavere.
TEMPO Vuol dire che siamo nel 1800 e non sei ancora venuto alla luce. Contento?
(prevenendolo) Non ci sperare: è il XX secolo e, per tua norma e regola, sei più vegeto che vivo.
CELESTE C’è poco da fare: di te non mi fido.
TEMPO Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, dice il proverbio. Ed io, non ho nulla da
aggiungere. Ciao.
CELESTE Come? Mi molli così?
TEMPO Meglio di così... si muore.
CELESTE Va al diavolo: io non ti seguo!
Il Tempo rispunta poco dopo dalla finestra.
TEMPO Il fatto è che ti manca un tempo fisso, certo per sempre. Solo il Presente che sono,
somiglia a una cosa del genere. Del resto il Futuro, soprattutto per te, è passato da un pezzo.
CELESTE Mi chiamo Celeste, ma non sono un ingenuo. Il Futuro è... futuro, e non puo essere
assolutamente passato. Lo sanno perfino i bambini.
TEMPO Il Futuro con la maiuscola, cioé inteso come puro concetto, è presente nell’istante stesso
in cui lo esperisci.
CELESTE Il futuro è presente?
TEMPO No, mi spiace: è appena passato.
CELESTE E non ha lasciato un messaggio per me?
TEMPO Non mi risulta. Forse si e scordato di te.
CELESTE Dove posso rintracciarlo?
TEMPO Questo non lo so: nel primo loculo libero del cimitero. Coi
tempi che corrono, anche quelli ormai vanno a ruba.
CELESTE Allora lo raggiungerai prima tu: salutalo da parte mia. Digli che sto bene anche
senza di lui.
TEMPO Lo farei volentieri se il tempo, soprattutto per me che lo rappresento, non avesse
improvvisamente cessato di scorrere. Non dico che le lancette abbiano smesso di compiere i loro
soliti giri, bensìche la storia borghese non va piu ne avanti ne indietro.
CELESTE Il tuo ragionamento mi risulta un po’ oscuro.
Si spengono le luci. La scena continua tra riflessi ultravioletti.
TEMPO Intendo che questo è solo il principio... della fine. Le cose hanno perso ogni scopo: non
esistono in quanto ‘devono’ esistere essendo fenomeni della conoscenza dell’uomo, bensi perche ci
sono, e basta! Perciò continueranno a fluttuare per sempre senza alcun significato plausibile. Ecco
come stanno o, se preferisci, come non stanno le cose; in altre parole, è come se tutto fosse in attesa
del... Niente.
CELESTE Il Niente non è niente: dovranno per forza aspettarlo un bel po’, ne sono sicuro.
TEMPO Mica tanto. Eccolo infatti che arriva: stavolta dev’essere lui, non c’è dubbio che tenga!
CELESTE Dov’è? Dove si nasconde? Lo voglio vedere!
TEMPO Non vedi che fluttua? Non vedi che fluttua?
Un sussulto: gli oggetti cominciano a fluttuare. Frastuono.
CELESTE Ehi! La terra si è messa a girare dalla parte sbagliata!
TEMPO Spiaccnte, ma in questo Futuro che adesso è al contempo Presente e Passato non esistono
leggi di sorta, bensì soltanto l’assenza della Legge in quanto se stessa.
CELESTE Cioè?
TEMPO La gravità è stata ad esempio appena abolita, in breve cominceranno a vagare nel vuoto
gli stessi esseri umani senza più scopo di vita.
CELESTE Sta succedendo una cosa terribile!
TEMPO Non dire sciocchezze, nessuno ci crederebbe anche se fossero vere! Sta semplicemente
per cominciare un bel gioco... Un oblìo senza fine dr ogni tipo di forma. La vita animale, in questa
totale assenza di Essere e Tempo, continuerà a riprodursi come il giorno e la notte nella più naturale
delle bestialità di cui tu, del resto, sei un degno esemplare. E poi, sai, non hai mai usato la testa,
quindi puoi fare benissimo a meno delle astuzie della ragione. Tanto per cominciare, io dei filosofi
me ne sbatto altamente: figurati che continuano a dedurre le loro idiozie! Ma a che serve sapere
qualcosa di apparentemente sensato, mi domando, se non c'è più niente che esiste e l'unica certezza
è quella di essere sepolti sotto una montagna di incerto? Perció, non hai alternative: sancisci questo
stato di cose e facciamola finita con questa maledetta commedia!
Celeste cerca di fuggire.
CELESTE Basta! Me ne voglio andare! Fammi uscire di qui! Ne ho il pieno diritto!
TEMPO Che fai? Non ci sono né porte né uscite di sicurezza ma soltanto minuscole feritoie
da cui è pur sempre possíbile assi-stere ad uno stupendo spettacolo: la catastrofe cosmica del
nostro pianeta anzi del vostro... perché se l'avesse creato il sottoscritto, non lo avrebbe di certo
fatto così repellente.
CELESTE Parli sempre come se fossi il diavolo o il suo braccio destro. Ma io non ci casco.
TEMPO E fai bene: sono soltanto lo Spirito assoluto di questo sistema, cioè la sintesi estrema...
CELESTE Tanto piacere!
TEMPO Se è per questo, anche il sistema se ne frega di te, ammesso e non concesso che sappia
che esiste un oggetto di scarso valore reperibile ovunque, simile a te o a qualche altro... coglione!
CELESTE Prima di chiamarmi Peter in questo copione, facevo Celeste di nome, ma non ero
assolutamente un 'oggetto', come tu dici, talmente ingenuo da non sapere che la mia stessa
esistenza dimostra che servo a qualcosa.
TEMPO Bravo: mi hai dato un'ottima idea: sareblbe meglio che tu non ci fossi. A mali estremi,
estremi rimedi, come dice il proverbio. E poi è giunta veramente l'ora di smetterla! E se non si è
ancora deciso di farla finita, beh... eccolo appunto che arriva! E se non è qui in quest'istante preciso,
lo sarà tra cinque minuti o tra un paio di secoli: non c'è alternativa. Mettiti l'anima in pace! Non hai
ancora capito che il mio spettacolo si sta svolgendo sul palcoscenico dell'intero pianeta? Beccati
questo: non è che l'anticipo della tragedia!
Si ode un'esplosione atomica: arcani bagliori in lontananza.
CELESTE Che sta succedendo?
TEMPO La fine del mondo.
CELESTE Che cosa vuoi per non farla accadere?
TEMPO La tua speranza, nulla di più. Bada però che in cambio non intendo darti una lira, bensì
cercherò di non dartl una morte istantanea. Contento? Potrai continuare a vegetare in sllenzio
quanto
ti pare in attesa del peggio...
CELESTE Prima ti ammazzo e poi mi suicido. Contento? (estrae la pistola)
Nell'istante in cui sta per sparare, si trova puntato addosso il fucile.
TEMPO Dovresti saperlo che io non crepo neanche ammazzato dagli altri. Figuriamoci poi da te
che sei un vero e proprio zero asso-luto. E se anche dovessi morire per cause indipendenti dalla mia
volontà, sarai tu ad indicarmi la strada del baratro con una dipartita in anticipo. Perché, che tu lo
voglia o no, sei di gran lunga più mortale di me! Parola di quel gran figlio di buona donna...
CELESTE Sii corretto una volta tanto: posa il fucile!
TEMPO Fossi scemo! E poi, per qual recondito motivo dovrei avere l'intenzione di posarlo!
CELESTE
Per il fatto puro e semplice che c'ero prima io a tenerti sotto tiro!
TEMPO Prendimi se ci riesci!
CELESTE E' quello che farò!
TEMPO No! E' quello che vedremo!
Fanno contemporaneamente fuoco e stramazzano al suoto. Poco dopo il Tempo si rialza.
TEMPO Eccomi finalmente che sono per sempre: accidenti a tutte le lancette degli orologi che non
mi lasciano m pace neanche un minuto secondo! Beh? Si è già ritirata in fretta e furia dal
palcoscenico del mondo quel povero illuso di un Rinnovamento borghese. Guai a lui se osa
ripresentarsi al mio cospetto; ho vinto la scommessa assassinando la Speranza, quindi non sono più
soltanto un presente
destinato a passare, ma Tempo assoluto! Provare per credere: senti
che muscoli! Anzi, guarda che missile! (con un gesto osceno)
STORIA Un momento: non è ancora detta l'ultima parola!
TEMPO Vuoi che ti prenda a calci nel sedere per fartela dire?
STORIA Vacci piano: io rappresento la Storia.
TEMPO Non più, signora. Senza Speranza, non c'è Storia che tenga: lo sanno perfino i bambini.
E si dà il caso che questa ostinata di una Speranza sia appena caduta sotto i miei colpi. Peccato
però: cominciava a starmi simpatica.
STORIA E qui ti volevo, signor Presente dei miei stivali: non hai ucciso la Speranza, ma soltanto
il portatore della Speranza.
TEMPO Non è la stessa cosa?
STORIA No: c'è una bella differenza.
TEMPO Non ho forse fatto fuori la Speranza in persona?
STORIA E' morta soltanto una persona che aveva Speranza. Tutto qui. Quindi ho vinto la sfida!
TEMPO Invece l'ho vinta io!
STORIA No, io!
TEMPO Sciocca e vanitosa idealista!
STORIA Basta, sono stufa! Quindi sancisco la fine del tempo che sei. E se tu non te ne vai
immediatamente da questo palcoscenico, ti farò chiudere in faccia il sipario. Fuori di qui !
TEMPO Dopo di lei, signora!
STORIA Dopo di te, signor buffone!
TEMPO Non hai il diritto di chiudere il sipario in faccia a nessuno. Tantomeno a me! Quando
infatti ti giocasti a testa e croce il dominio di questa palla del nostro pianeta, ti scordasti, con
l'ingenuità che
t'è spesso fatale, di stabilire che sorte avrei fatto nel caso in cui avessi
perso la sfida. Quindi siamo al punto di partenza. Così la prossima volta impari a stare con la testa
perennemente tra le
nuvole.
STORIA E va bene: amici come prima!
TEMPO Dici sul serio?
STORIA La Storia non mente.
TEMPO (raccogliendo furtivamente il fucile) Sai che ti dico? E' un vero piacere avere a che fare
con idealisti del tuo stampo. Si finisce per avere sempre ragione, anche quando si ha torto!
STORIA Beh, il piacere è tutto mio! (raccoglie la rivoltella)
TEMPO Allora arrivederci a mai più, cara la mia signora Storia borghese!
STORIA Addio, signor Presente dei miei stivali!
TEMPO Hai fatto male a fidarti di me!
STORIA E tu hai fatto peggio a credere che io mi fidassi di te!
Fanno contemporaneamente fuoco e stramazzano al suolo. Un filo invisibie tira in scena alcuni
manichini vestiti da soldati.
I MANICHINO Ehi: il mondo dev'essersi rotto!
II MANICHINO Sapessi quanto mi sono rotto io di stare in questa posizione!
III MANICHINO E chi ti impedisce di muoverti: io mi sono già sgranchito le gambe un paio di
volte nel corso di questo spettacolo.
II MANICHINO Sai che ti dico? Quasi quasi ci provo!
I MANICHINO Anch'io.
III MANICHINO Io pure. Tanto hanno chiuso il sipario.
II MANICHINO E quando lo riaprono?
I MANICHINO Mai più, si spera.
II MANICHINO Allora siamo liberi anche noi!
III MANICHINO Credo di sì.
I MANICHINO Fine della commedia.
I SPETTATORE Io non ci ho capito niente, ma mi sono ugualmente divertito!
II SPETTATORE Io ho capito quasi tutto, ma non mi sono assoluta-mente divertito.
III SPETTATORE Io invece ho capito e mi sono pure divertito alla faccia vostra!
I e II SPETTATORE Esagerato!
Sipario.
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marionetta tragica