LA MARIONETTA TRAGICA (Titolo originale: L'ingenuo sono io) DI ENRICO BERNARD PERSONAGGI I - Storia, Celeste. Spettatore, I manichino. II - Tempo, Drammaturgo, Sign. XXX, II manichino. III - Direttore, Maggiordomo, Maestro, III manichino, altri. « Bernard è un germanista con le carte in regola, ma anche un teatrante che si diverte a riportare in teatro lo spirito infantile delle grandi leggende, utilizzando anche mezzi musicali e figurativi. L’apparenza candida... non deve ingannare, perché dietro di essa c’è un proposito preciso di comunicazione: di un fare teatro che non sia soltanto cultura». Ruggero Jacobbi Il sottotitolo di questa commedia (una «romantische-fabelhafte Komoedie ») indica le fonti alle quali l’A. si è liberamente ispirato: il tema del « teatro nel teatro » è, ad esempio, un elemento quasi costante della dramnzaturgia di Tieck (in maniera del tutto originale, arriva a Pirandello). Di « teatro nel teatro » se ne parla e se ne vede molto negli ultimi tempi. Si rischia, però, di impoverirne i contenuti filosofici, a favore di una forma di spettacolo ‘di moda’ capace di conquistare il pubblico. Non a caso i momenti di riflessione sulla « realtà della realtà» che il « teatro nel teatro » comporta, finiscono per passare in secondo piano di fronte alle tentazioni della commedia d’evasione (che significa da sempre crisi della drammaturgia), la quale—in mancanza di contenuti “seri”— trasforma il teatro nella rappresentazione di se stesso. Il che equivale, anche in senso hegeliano, a una ‘vuota rappresentazioné: la prima temporalità verte, per l’appunto, su questa forma ‘vuota’ di fare teatro. La rappresentazione che il teatro fa di se stesso è, però, pur sempre una forma di rappresentazione di una realtà che può essere ‘vuota’, ma non priva di presupposti storico-sociali. Ecco dunque che nella seconda temporalità si affronta il tema dello sviluppo della personalità nella società moderna prendendo spunto, molto liberamente, dalla Peter Schlemihl wundersame Geschichte (1813) di A. von Chamisso. Vittima dell’alienazione spirituale prodotta dal denaro, clze trasforma in merce di scambio la stessa essenza umana, Peter Schlemihl deve scindersi dal suo ‘altro’ al fine di soddisfare ogni brama di possesso. L’uomo-ombra, separato dal suo autentico essere, viene assoggettato ad un mercante senza scrupoli che rappresenta una figura fantasticamente demonizzata del capitalismo: egli è infatti capace di produrre mirabilie, di appagare i desideri più reconditi in virtù delle sue tasche portentose, ma non fa che lasciarsi dietro una scia di infelicità: l’unico desiderio che non può soddisfare è quello di essere liberi, ovvero «ingenui » anche in senso schilleriano). Da queste premesse il discorso si sposta, nella terza temporalità, sul fzlturo del genere umano, in cui non c’è più individualità, né fantasia e zantomeno ‘teatro’. Il riferimento al filosofo rumeno E. M. Cioran è inevitabile. La società moden1a, secondo Cioran, ha ‘squartató l’essenza fantastica del nostro Essere. Non ci sono al di là terreni o ultra-terreni per cui vivere: la speranza è morta e l’unica esistenza plausi-bile è ‘questa’ esistenza in cui è tragicamente in atto la sospensione della coscienza storica dell’uomo che, in questo mondo, non deve fare altro che ‘vivere’ la fine. Alias la beckettiana ‘attesa’ di Godot. La filosofia di Cioran rappresenta una ‘autocoscienza critica’ della società borghese: la fine dell’uomo è quella di ‘dover’ accogliere questo stato di cose come l’unico, ineluttabile esistente possibile, a cui bisogna cedere i propri diritti individuali di libertà. Cioran mette dunque il dito in una piaga rimasta a lungo aperta nel corso della fonnazione dell’ideologia borghese: ci si riferisce al lato reazionario dello hegelismo che giustifica ogni esistente e lo assolutizza in vista della realizzazione dello Spirito cui l’individuo deve considerarsi subordinato (anche se Hegel tentò di mediare, senza riuscirvi, la persona astratta e lo Stato). In tal senso Cioran giunge a concepire un « dialettica negativa » della speranza (o meglio uno stato di non-speranza) in opposizione a ciò che il filosofo marxista H. Bloch definisce invece « dialettica (positiva) della speranza », intesa come molla soggettiva del processo rivoluzionario. Questa opposizione la si ritrova, non risolta, nell’epilogo (v. il reciproco omicidio-suicidio di Tempo e Storia). La struttura logica di questo canovaccio si ispira, come si sarà già tntuito, alla Filosofia dello spirito di Hegel. La prima temporalità verte infatti sull’Essere ingenuo dello spirito vuoto e astratto (in sé); la seconda temporalità rappresenta (per sé) la realizzazione storica di questo Essere ingenuo dello spirito, nentre la terza temporalità prepara l’avvento dell’Essere ingenuo (in sé per sé) dello spirito di questo spettacolo. PRIMO ATTO PRIMA TEMPORALITA’ Sul palcoscenico del mondo. TEMPO Niente ma, signora Storia: sono ancora il migliore dei presenti nella storia del teatro. STORIA Ma egregio signor Tempo... TEMPO Purtroppo lo so che c’è chi ha pagato il biglietto per vedere qualcosa di nuovo. Però, non sarà il sottoscritto a farglielo godere così a buon mercato. STORIA Senti, se... (gli sussura qualcosa)... mi ritireró dalla scena. TEMPO Accetto la sfida, a condizione di, poter ottenere il successo rendendo pan per focaccia a tutti coloro che sperano di arrivare sani e salvi alla fine di questo spettacolo. STORIA D’accordo. E vinca il migliore. TEMPO No, vinca il peggiore. Perché se la speranza è, come si suol dire, dura a morire, io dovró essere molto più tosto. STORIA Staremo a vedere. (via) TEMPO (tra sé) Fortuna che la Storia è sempre stata la solita ingenua idealista con la testa perennemente tra le nuvole. Anche stavolta si è dimenticata di stabilire che cosa accadrà nel caso in cui perdessi la nostra eterna sfida: peggio per lei! Non sarò io a correrle dietro chissà dove al solo scopo di rinfrescarle la memoria. Del resto, non mi conviene: ho altro a cui pensare per vincere la scommessa... Mi manca solo qualcuno disposto a farmela... Si alza uno spettatore. CELESTE Ehm, prego, se si tratta di partecipare ad un gioco, un quiz, un talk show o a qualsiasi altra forma di intrattenimento tipo Grande Fratello, io sarei interessato a partecipare. Posso mandare un saluto alla mia fidanzata? Ciao, amore! TEMPO (al pubbl.) Ecco un ingenuo. Sempre pronto a mettersi in mostra alla prima occasione! (allo spettatore) Come ti chiami? CELESTE Già... come mi chiamo? La regia, veramente, non mi ha detto nulla. Come devo chiamarmi per la fiction, non lo so. Il mio nome vero è…. TEMPO Senti mister, qui non si fa televisione e i nomi dei personaggi dipendono dalla commedia che vuoi interpretare. CELESTE Non siamo in diretta? TEMPO Ci fai o ci sei? Questo è un teatro. Capito? TE-A-TRO. CELESTE Senza telecamere? TEMPO Solo gli occhi degli spettatori. CELESTE Urca, com’è difficile il teatro: gli occhi degli spettatori! Io non sono ancora all’altezza di un rompicapo del genere. Però, già che sono in ballo, vorrei ballare. Casomai faccio un po’ di esperienza per quando sarò invitato a fare il finto pubblico di una sit-com. TEMPO Sali pure sul palco. Sei il tipo che fa al caso mio. Quanto al nome... Ti chiamerò Celeste, per via del tuo comportamento infantile. CELESTE Crescerò, crescerò culturalmente strada facendo... (inciampa) E adesso perché si mettono a ridere? TEMPO Hai la bottega aperta e le scarpe slacciate. CELESTE Riesco davvero a far ridere? TEMPO Come un comico del sabato sera. CELESTE Sabato sera? Troppo poco. Voglio fare almeno un film! TEMPO Chi si contenta, gode, giovane! CELESTE Da spettatore avevo molte pretese, come protagonista non voglio deludermi. TEMPO (tra sé) Dalla platea sembra sempre elementare ciò che capita sul palco: un gioco da ragazzi di cui ognuno può essere capace. Anche costui s’illude di poter giungere senza il mio aiuto alla fine della rappresentazione... ed io non voglio deluderlo prima del tempo. (a Celeste) Se ci stai ti darò un dramma (e che dramma!) tutto per te. CELESTE Se ba-balbetto è per paura ma non so tirarmi indietro non è certo in mia natura saper fare del teatro. Per fortuna è già arrivato questo giorno tanto atteso dove inizia l’avventura con cui sarò famoso! Anche se non ho imparato a recitare una commedia, già mi leggo sui giornali a caratteri cubitali ! Arrangiarmi è il mio mestiere in pubblico e in privato e se sbaglio una battuta, non lo darò a vedere! (via) TEMPO Certo che, se non ci fossero ingenui, il teatro sarebbe già morto da un pezzo. E nessuno ne sentirebbe più la mancanza. La scena rotea su se stessa in modo che si mostrano le quinte. CELESTE Se il teatro fosse vero e la realtà qualcosa di totalmente inventato, mi accontenterei di rappresentare un personaggio reale capace di dire ciò che gli passa per la testa come se fosse proprio lui a pensarlo. Purtroppo, però, il mondo virtuale è peggio di una brutta commedia in cui bisogna balbettare senza passione, secondo un canovaccio del quale nessuno aspira ad essere autore. Sono me stesso nella realtà e un altro a teatro o viceversa... (ascolta infastidito una voce che declama; all’improvviso, scrosci di applausi) Basta, smettetela! Non so come fa il pubblico ad applaudire un simile pastrocchio: io avrei già cominciato a fisohiare da un pezzo! (esegue) Con un cambiamento a vista: la scena rotea su se stessa: ricompare il teatro in miniatura col Tempo che indossa dei buffi calzoncini corti. TEMPO (declamando) Essere o non essere, questo è il problema. Morire, dormire, forse sognare... eccetera eccetera. Lor signori mi permettano per una volta di dire la mia. Sono secoli che ripeto a memoria la solita storia; possibile che non ne abbiate mai abbastanza? Se Tizio non fosse esistito o se, comunque, non gli fosse saltato in mente di scrivere, avreste già smesso di venire a teatro? Io penso che non ci sareste mai venuti; e, in fondo, avreste fatto bene, visto che oggi non c’è più niente che valga la pena di essere messo in ... scena. Tranne me, s’intende, ché sono il più grande di tutti i demiurghi, i drammaturghi e i direttori artistici della faccia della terra. Perché? Per come? Mettete per un istante da parte l’Amleto, e state a vedere... (a Cel.) Quanti anni bisogna avere oggi per essere ingenui? Rispondi con calma e sangue freddo. CELESTE Venticinque, ma sono stato un anno malato, sennò ne avrei ventisei. Insomma, credo proprio di avere un quarto di secolo. E tu? TEMPO Sette decenni appena compiuti: quindi sono di gran lunga più giovane di te. Non trovi? CELESTE Però dovresti indossare i calzoni lunghi: anche se hai solo sette decenni, non stai nella parte del ragazzino. TEMPO E tu, nonostante il tuo quarto di secolo, sembri ancora un ingenuo. CELEST E (puntando un’arma) Proprio così. TEMPO Non mi spaventi: quella che impugni è soltanto un’arma di scena. CELESTE Le cartucce, però, sono vere. TEMPO Attento: ogni volta che mi spari, simulo una morte apparente. CELESTE Peggio per te. TEMPO Purtroppo il mio petto è uno scudo d’acciaio. Mi ha forgiato un dio, come nelle antiche tragedie. CELESTE Allora è inutile che sprechi un colpo: sarà per un’altra volta. TEMPO Eh no, adesso devi spararmi: me l’avevi promesso. TEMPO Pretendo soltanto ciò che mi spetta, né più né meno. CELESTE Preferisci che ti spari alle gambe? TEMPO Sono il tempo che corre, amico! Le gambe mi servono per anadre avanti, come le lancette dell’orologio. Punta invece dritto al al petto, tanto ci ho una pietra al posto del cuore... Che fai? Il sasso, cioè il cuore è più in alto... più in basso... a destra... fuoco! Sasso, ho detto, cribbio!, non sesso! Celeste spara. Il Tempo, centrato nel petto con sua stessa meraviglia, barcolla e cerca scampo; ma viene nuovamente colpito nel tentativo di fuggire dalla porta. La scena gira su se stessa. Appare il Tempo: è tutto trafelato e sanguinante. TEMPO Fortuna che il teatro moderno gira sempre su se stesso, ribalta scene e situazioni, fa in modo che volteggia in aria il cigno wagneriano o che dalle più profonde viscere della terra sbuchi il mefistofelico can barbone. Ma noi, signore e signori, restiamo coi piedi per terra e accontentiamoci di quello che un testo ci può dare, cioè nulla. Infatti, al solito, tutti questi marchingegni con cui si usa ormai straziare a volontà classici e meno classici servono soltanto a far fare bella figura al regista di turno, il quale pensa che sia originale tenere in sospeso per alcuni istanti la battuta al fine di spostare una parete, e cosí mettere più in risalto il dramma esistenziale... eccetera eccetera. Anch’io sono stufo, ma devo ammettere che stavolta il teatro moderno è servito a salvarmi la vita. Perché? Per come? La discrezione, a quanto pare, non è il vostro forte. Siete curiosi, ed io non voglio dedudervi. Prima di tutto dovete imparare a non confondere la realtà con l’illusione. Musica, maestro! Maestro? Si è addormentato? SVEGLIA! (parte la musica) Il mio mistero è più misterioso di tutti i misteri del mondo intero... ma è un segreto di stato. Io non lo rivelo a potenze straniere ma a chi me lo chiede qualcosa dirò. Ssst! Basta un po’ di fantasia per cambiare la realtà come fa la polizia che dà un volto a chi non l’ha! Sulle ultime note della ballata la scena gira lentamente. Ricompare Celeste, come se avesse appena finito di sparare al Tempo. CELESTE Devo averlo colpito in qualche organo vitale: non si muove più. Poveraccio, però, non meritava questa agonia. Se il pubblico non avesse pagato il biglietto per poter assistere a qualcosa, avrei preferito finirlo subito. Ma la gente oggigiorno arriva satura di televisione; la quale, dopo un attentato, mette in primo piano ogni macchia di sangue rappresa sull’asfalto. Cosicché gli spettatori pretendono che il teatro realizzi lo stesso spettacolo. Per me va bene; ma prima voglio dare una degna sepoltura a quel cadavere. Il Tempo spalanca violente1nente la porta. Imbraccia una doppietta. TEMPO Alto là... voglio i tuoi connotati. CELESTE Non sono in vendita né a tanto né a poco. TEMPO Rifletti: non ti sto chiedendo di darmeli qui su due piedi, bensì un po’ alla volta. Magari potresti cominciare ad alienarti il colore dei capelli per poi passare a quello degli occhi. Sono disposto a pagarteli bene. CELESTE Bene.. quanto? TEMPO Bene.. molto. CELESTE Molto bene: affare fatto! TEMPO Eccoti allora un libretto di assegni in bianco. CELESTE Ed eccoti la forma del naso! (esegue) TEMPO Ricorda: passerò poi a ritirare il profilo. Spero sia pronto perl' uso, non mi va di aspettare. Ora però ti saluto: ho altro da fare! CELESTE Aiuto! Sono stato rapinato! Il Tempo entra armato di fucile. TEMPO Che c’è? Che succede? Ti ha dato di volta il cervello? CELESTE Qualcuno mi ha dato qualcosa in cambio di... niente. TEMPO Beh? CELESTE Sta scappando! TEMPO E con questo? CELESTE Prendilo: dev’essere un ladro! E ha pure un aspetto cadaverico come te! TEMPO Ci penso io, non temere! (esce di corsa col fucile spianato) Al morto.. cioè, al ladro! (spara una carica e rientra sospinto dal violento rinculo) CELESTE L’hai preso? TEMPO Macché! Ho sparato alla cieca! Dietro le quinte non ho visto nessun morto dall’aria sospetta. Che ti ha rubato? CELESTE Come che cosa! ? La forma del naso! TEMPO Si dà il caso che il tuo naso stia al solito posto: è il cervello purtroppo che manca! CELESTE Che dirti? Mi avrà preso anche quello. TEMPO Dubito che l’abbia trovato. CELESTE Sarò pure un ingenuo, ma i soldi ce li ho. TEMPO Davvero? CELESTE Sì. Vincita record al Supersei del Quizzolone Miliardario. Sono più ricco di Babbo Natale. TEMPO Beato te. CELESTE Si, ma c’è un problema. TEMPO E che problema vuoi che abbia un pluri-multi-ultramiliardario come te. CELESTE Sono così tanti che non so come spenderli. Da quando li ho vinti non faccio che domandarmi: a che servono i soldi? TEMPO Servono… servono ad esempio a viaggiare nel tempo, modestia a parte. CELESTE Viaggiare nel tempo? E’ un’idea, ma come? TEMPO In un’opera di Pirandello, l’Enrico IV, un personaggio moderno si fa costruire intorno un teatro per illudersi di vivere un’altra vita precedente. Il teatro, ecco, è la macchina del tempo? CELESTE E non il cinema? TEMPO Il cinema viene dopo. CELESTE E non la televisione? TEMPO Viene anche dopo. Perché il teatro, nel momento in cui lo rappresenti, non è finzione, ma realtà: corpi veri in una situazione vera, non illusione di effetti o montaggi in postproduzione. CELESTE Convengo che il teatro potrebbe interesarmi. TEMPO Ti piacerebbe allestire un bello spettacolo, magari ambientato nell’Ottocento? Pensa: fiori, foreste. alberi e prati: tutto vergine e fresco ‘come’ una volta per tuo solo uso e consumo. CELESTE Non vedo l’ora di salire su un palcoscenico vero. Sono stufo di interpretare un ingenuo: voglio essere un altro! Che aspetti a realizzare la trama del nuovo copione? Che ruolo pensi di affidarmi. TEMPO Non so. Il protagonista comunque si chiama Peter e deve recapitare questa lettera nel 1800: ritieni di esserne capace? CELESTE Dammi la lettera e la parte: vado e torno dopo averla imparata a memoria! TEMPO Ma non devi muoverti! E’ soltanto una semplice trovata di scena. Sennò ci mettevo un francobollo e la spedivo per posta, quanto sei gnocco! CELESTE Comunque, non sarà di certo un postino a prendermi il posto! (via di corsa con la lettera) TEMPO (tra sé) Dirigiti dove ti pare! Va pure alle radici della Storia borghese! Vedrai che incontaminato universo di gaudio e di gioia! Il tuo viaggio attraverso il teatro alla ricerca di un’era relativamente migliore di quella che io rappresento, dovrà rivelarsi un bel fallimento, affinche deludendo le tue speranze possa finalmente avere la Storia in mio potere ed essere... Presente in assoluto su questo maledetto palcoscenico. Anzi, già che ci sono, voglio diventare l1 primo ed ultimo Presidente del mondo. Del resto, lo Spirito assoluto è per l’appunto l’oggetto misterioso della filosofia borghese con cui un bruto del mio stampo non può che trovarsi a suo agio essendo egli stesso sintesi dialettica di presente e passato. Beh fórse ho esagerato... confesso di essere un autore da strapazzo ché, a differenza di chi si crede immortale ancor prima di aver scritto qualcosa i passabile, sa di poter calpestare soltanto per sbaglio il palcoscenico del mondo. Ora, comunque, non ho tempo da perdere! Devo andare a preparare l’accoglienza che merita il solito imbecille che crede di potersi sottrarre ai meccanismi alienanti del XX secolo andando indietro nel tempo... Ahi! Sono incappato in un altro astratto parolone chiamando in causa addirittura (enfatico) i ‘meccanismi alienanti’... eccetera eccetera. Il che però, si spiega col fatto che oltre ad essere un figlio di madre ignota a tempo perso, a tempo pieno mi diverto a blaterare come se rappresentassi in carne ed ossa... la Temporalita in persona! (esce calandost dalla finestra, ridendo) Sul proscenio compare la Storia. STORIA Porcaccia la miseria lurida e bastarda... Chiedo scusa: so bene che simili espressioni non si addicono a chi, tutto sommato, è costretto a interpretare, per esigenze di copione, la parte della Storia Ma posso assicurarvi che è una noia vera e propria quella di sostenere eternamente il mio ruolo senza riuscire ad assistere ad alcunchè di nuovo Sono anni, che dico?, decenni, che dico?, secoli e millenni che faccio le veci della solita storia! Tanto che, per ingannare il tempo, mi sono perfino deciso a sfidare quella carogna di un Tempo. Ma le cose, purtroppo, vanno per le lunghe con quello strano tipo. Cosicchè continuo... a scocciarmi. Quasi quasi mi prendo una oretta di svago: è dal 1800 che non vado a teatro. Tanto nessuno si accorgerà della mia momentanea assenza dal palcoscenico del mondo Ma che cosa andare a vedere? Questo è il solito problema del comune spettatore che sono! (sfoglia un giornale) Anche a teatro non fanno che ripetere le solite papocchie fritte e rifritte! Un momento: l’occhio si posa su un annuncio allettante. Di che si tratta? Novità di autore italiano. La critica ne parla malissimo: ragione di più di andarla a vedere! (via) Celeste compare in platea. Cerca qualcosa con una torcia tascabile. CELESTE Che! fatica andare indietro nei secoli per ritrovare se stessi lontano da chi si è semplicemente immedesimato un po’ troppo nella parte del Tempo. In verità, rimanga tra noi, sono stanco del mio ruolo di ingenuo, — come se poi nel mondo moderno ci fosse ancora qualcuno, grandi o bambini, disposto ad esserlo. L’ingenuità infatti è scomparsa dalla faccia della terra il giorno in cui il primo furbo della storia ha pronunciato la fatidica frase « questo è mio», scatenando, come una bomba atomica, una pericolosa reazione a catena. Tutto sommato, si stava meglio prima, quando il pubblico veniva a teatro non per vedere realizzata una perfetta macchina scenica, ma per assistere a qualcosa di serio e divertente al contempo. Dicono che i giovani autori di oggi non hanno motivo di essere romantici, visto che di questi tempi qualsiasi spropositata ambizione, può essere soddi-sfatta in men che non si dica. Io però, a differenza dei miei coetanei dentro e fuori il teatro, provo una gran nostalgia: qui non contano le doti personali, bensì... ma forse è meglio che torni nel mio ruolo di ingenuo. Del resto, stabilire se è la società borghese ad aver rovinato il teatro o se, viceversa, è il teatro moderno a non rinnovare dall’interno la borghesia è un po’ come l’arcano problema su cui ci si rompe la testa da quando è sorta la filosofia: è nato prima l’uovo o la gallina? Approfittate di questo momento, signori miei, per risolvere l’enigma. E se non ci riuscite, non sperate che sia la seconda parte di questo spettacolo a togliervi dagli impicci. Che figura ci fareste? E che figura ci farei io a recitare nel mio ruolo di ingenuo di fronte a un pubblico più ingenuo di me? SECONDO TEMPO Drammaturgo, Spettatore e Direttore discutono animatamente in sala. DRAMMATURGO Non c’è più niente che valga veramente la pena di essere messo in scena? Tutto è stato già detto? Tutto e stato gia scritto? Bene: potrei pur sempre cavarmela coi trucchi del mestiere, che so? rispolverando il solito classico, ma... SPETTATORE A dir la verità, anch’io sono arcistufo. La sala è deserta, il pubblico diserta! E quel che è peggio, non è l’esoso prezzo del biglietto a tenere alla larga la gente, bensì il semplice fatto che mentre prima lo spettatore aveva magari un motivo di non venire a teatro, oggi non ha più alcun motivo di venirci! Dicasi lo stesso per me. DIRETTORE Ecco: tutti pretendono qualcosa di nuovo, nessuno peró ha il coraggio di cominciare. Perché devo essere io a rischiare il culo per primo? DRAMMATURGO Io non so più che cosa riscrivere: ho già adattato e riadattato tutto il repertorio! DIRETTORE Sono nei guai: è l’ora di aprire il sipario, e ancora non si sa che razza di commedia verrà rappresentata! SPETTATORE Io perciò me ne vado al cinema! DIRETTORE Un momento, signori! Chiedo umilmente al pubblico di avere un po’ di pazienza e al nostro Poeta di spremersi le meningi per partorire finalmente qualcosa che almeno non sia del tutto smosciante. Gli ingredienti per piacere alla gente li conosce meglio di me! Un pizzico di fantasia, qualche situazione ingarbugliata al punto giusto con cui lo spettatore potrà rompersi la testa, un po’ del sohto teatro nel teatro, qualche parolaccia (ché fa sempre ridere) per vivacizzare il canovaccio abborracciato e... op-là! il gioco è fatto! L’incantesimo è compiuto! DRAMMATURGO Posso provarci, ma non garantisco il risultato! SPETTATORE Staremo a vedere! DIRETTORE Ed anche per stasera l’incasso è sano e salvo! Si faccia avanti il mistero che, in mancanza di meglio, è l’arma segreta di questo spettacolo! MISTERO E chiamalo pure mistero il fiore dal debole stelo che spunta tra asfalto e cemento di una strada a gran scorrimento. Tra scarichi e ruote di auto impazzite c’è ancora qualcosa che vive E’ il sogno o l’attesa che cambi un po’ tutto prima che il mondo venga distrutto. E chiamalo pure mistero il sogno di un uomo qualunque che passa dal parcheggio all’ufficio ripetendo ogni gesto a memoria. All’improvviso di notte abbagliato dai fari uno comincia sul serio... Comincia sul serio a confondere tutto senza distinguere il falso dal vero. E’ allora la volta della vita che prende un aspetto migliore di quello di sempre per dare un’immagine nuova dell’esistente. E chiamalo pure mistero l’attimo in cui ci si accorge che tutto può esser diverso oltre le nubi del cielo. La scena si svolge in un teatro nel teatro. Sul palcoscenico del teatro rappresentato è allestito un bozzetto dell’Ottocento. Un soppalco sullo sfondo è il terrazzo della casa del Sign. XXX. Il Tempo, in coslume d’epoca, è indaffarato negli ultimi preparativi della messa in scena. Il Sign. XXX non è altri che il Tempo. TEMPO Bello, no?... Beh, bisogna ammettere che solo il teatro è capace di far credere alla gente ciò che vuole un tipo del mio stampo. Qualche straccio pieno di polvere indossato da un attore dilettante, una scena di cartone, uno scemo in carne ed ossa, un ‘classico’ strapazzato da un autore sconosciuto che pretende di renderlo più’attuale’ e.. op-là! Il gioco è fatto: l’incantesimo è compiuto! Ed eccovi infatti tutti qui, signori miei, a battere le mani come tanti babbei di professione al buffone di turno che si presenta addirittura come un personaggio del secolo passato! Devo comunque dare atto, per essere sincero, che di questa commediaccia da quattro soldi io, che sono il Tempo, svolgo non soltanto le funzioni di autore, regista, interprete... eccetera eccetera; ma sono il mio primo stroncatore! Se fossi infatti un critico della redazione ‘spettacolo’ di qualche giornale utile al pubblico solo quando diventa carta igienica, così sentenzierei circa il mio te-sticolo ambientato nell’Ottocento per cause di forza maggiore: «si poteva far di meglio!», «ma per chi ci ha preso?! »; oppure «l’autore è un presuntuoso saputello» o ancora «se l’avesse scritto il sottoscritto sarebbe stato bello». Se mi è lecito, vorrei suggerire ai signori spettatori di smetterla di assistere alle solite ripugnanti commedie: ci sono già abbastanza tonti in giro, affinchè non vi mettiate a fargli concorrenza per ottenere la palma del cretino! Sappiate che tra poco non avrò bisogno di fare l’autore e tantomeno di esibirmi nei panni del buffone! Quindi cercatevi qualche altra occupazione più utile al prossimo: anche perché quando sarò diventato l’unico Presente possibile, alias il Presidente della Storia borghese, farò chiudere tutti i teatri del mondo. Ce l’ho infatti a morte con l’arte drammatica, la quale è buona soltanto a far passare il tempo più o meno in allegria. Mentre io che rappresento per l’appunto questo stato di cose, non voglio assolutamente passare! Ed ora, come dice il proverbio, il tempo è denaro: rimbocchiamoci le maniche e mettetevi al lavoro. Come? Tecnici e comparse sono appena scesi in sciopero? Ci restino per tutta la vita: posso fare a meno di loro. Chi fa da sé fa per tre! (trasporta sul palco alcuni manichini) Ora sì che lo spettacolo è completo: non mi resta che aspettare l’apertura del sipario! (via) Entra in scena Celeste. CELESTE (cercando di decifrare l’indirizzo sulla busta) Che razza di calligrafia! Non ci si capisce un accidente! E poi, che idea quella di farmi fare il... postino a teatro! Beh, lasciamo perdere: prima mi sbri-go, meglio è. Dunque... Egregio Signor Ics Ics Ics, via Vattelapesca senza numero.... Sto fresco, se non chiedo a qualcuno del pubblico: del resto, chi ha lingua va in Sardegna, lo sanno perfino i bambini! (al pubbl.) Ehi voi, posso farvi una domanda? Come? La prima casa sul palco di fronte alla platea, ovvero quel portone? Grazie, una volta tanto siete serviti a qualcosa! Bene, credo d’essere arrivato... E’ permesso? Si può? Disturbo? SIGN. XXX Macché disturbo e disturbo! Certo che si puó! Le porte sono fatte per essere aperte, sennò ci sarebbero muri con tanto di filo spinato. Quindi si accomodi e faccia come se fosse a casa mia. Io sono, per inten derci, il Signor Ics Ics Ics. CELESTE Tanto piacere: in questa commedia mi chiamo Peter, ma per gli amici dietro le quinte sono sempre Celeste. Comunque, ho una busta per lei. SIGN . XXX Faccia vedere... Bene, bene, anzi... meglio: erano un paio dl secoli che non mi davo notizie di me! (via) CELESTE Intende cioè che si scrive da solo? Beh, dico a lei? Dove è andato a finire? Uffa... che cane di attore! Se ne va sul più bello! E non avevo ancora finito di dire la mia battuta! Poco dopo ricompare il Sign. XXX. Reca un vassoio e finge di servire Celeste, per poi lasciralo a bocca asciutta. SIGN. XXX Non faccia complimenti! Nessuno vuole toglierle il boccone dalla bocca! (via) CELESTE Tutto sta però nel riuscire a mettere qualcosa tra i denti! Entra il vero Maggiordomo. Celeste si serve smodatamente riempiendosi bocca e tasche di cibarie. MAGGIORDOMO Il signore non mangiava da un paio di secoli? CELESTE No, ho appena pranzato. Ma come si suol dire, la fame vien mangiando. MAGGIORDOMO Beh, ora basta. Lasci qualcosa anche agli altri. Piacere di aver fatto la sua conoscenza... CELESTE A proposito di conoscenze, che tipo è il Signor Ics Ics Ics? MAGGIORDOMO Il padrone di casa? CELESTE Esatto. MAGGIORDOMO Quello che l’ha appena ricevuta con tutti gli onori? CELESTE Proprio lui. MAGGIORDOMO ... e che le ha detto: ‘si serva a volontà’ e lei lo ha preso alla lettera facendosi fuori l’intera portata. CELESTE Chi altri sennò? MAGGIORDOMO Alias colui... CELESTE Sì, proprio lui! MAGGIORDOMO L ‘autore di questa commedia? CELESTE Sì, sí! Porca miseria! MAGGIORDOMO Spiacente! Lo conosco da circa dieci millenni ma non so neppure chi sia. Tutta colpa degli zeri che non valgono un bel niente e che annullano i più inauditi archi di tempo! (via) CELESTE (tra sé) Accidenti!, stasera in questo tcatro succedono le cose più assurde e paranormali, ai confini della realtà! Spero soltanto che il pubblico non se la prenda con me: i fischi vanno risolti al regista e all’autore che, in questo caso, sono la stessa persona: oggi-giorno ognuno crede di poter fare il mestiere dell’altro! E chi ci rimette, beccandosi i lazzi dei più scalmanati, sono sempre io, l' attore. Si fa avanti il Sign. XXX. SIGN. XXX Mi scusi. CELESTE La prego, non faccia complimenti con me: non me li merito. SIGN. XXX Cercherò di spiegarmi in poche parole visto che non siamo a teatro e non siamo quindi costretti d allungare il brodo di un autore di scarsa vena. CELESTE Non siamo a teatro? E il pubblico che finora non ha fatto che rumoreggiare in platea? SIGN. XXX Qui dentro non c’è ombra di pubblico da quando va in scena questa maledetta commedia. Anzi, a proposito di ombre, perché non mi vende quella che le appartiene? Io me ne intendo, la sua è un’ombra d’eccezione. Insomma, vorrei acquistarla per poterla acquisire. Certo, comprendo che il termine “acquisto” non si addice a dei galantuomini. Ma, come dice il proverbio, necessità fa virtù. Ed i proverbi per me sono come oro colato! CELESTE Cado letteralmente dalle nuvole. Questo copione mi risulta completamente nuovo... SIGN. XXX E invece l’assicuro che è stato appena copiato da un altro copione; il quale a sua volta... eccetera eccetera! CELESTE D’accordo, ma... non le basta la sua pingue ombra borghese? Vuole avere pure quella altrui? Per farsene che cosa? SIGN. XXX Sono affari che non la riguardano Nelle mie tasche c’è un portafogli pieno di ombre una più bella dell’altra, per ognuna delle quali anche un occhio della testa potrei ritenerlo un’offerta semplicemente rdicola. Provi ad offrirmelo! CELESTE Neanche per sogno! E poi, come ci si può immaginare di togliere l’ombra a qualcuno? SIGN. XXX Semplice: nel giro di pochi decenni tutti gli esseri umani avranno irrimediabilmente venduto la propria persona , le ombre risulteranno alllora introvabili in un mondo nel quale cominceranno a valere soltanto le apparenze esteriori. Perciò sto cercando fin d’ora di accaparrarmene un numero relativamente discreto al fine di rimetterle in circolazione al momento opportuno, con un guadano netto del mille per cento, s’intende! Quindi, se accetta la mia modesta proposta, intasco anche lei come ho fatto con tanta altra gente per bene che campa ricca, felice e ovviamente contenta. Perché la vita è bella, mio caro, se si hanno quattrini! CELESTE Io però non voglio farmi intascare. Tra l’altro, sono troppo cresciuto per le sue tasche ! SIGN XXX L’ombra non occupa lo spazio di una persona. Comunque, in cambio le offro questo borsello contenente alcune monete! CELESTE Alcune monete per un’ombra intera che avrò usato sì e no qualche migliaio di volte? SIGN. XXX Provi ad estrarre denaro contante. Tentar non nuoce: lo sanno perfino i bambini! CELESTE (eseguendo) L’avverto, però, senza impegno! Celeste comincia ad estrarre monete su monete finchè accanto a lui non si viene formando una montagna di soldi. Altro denaro continua spontaneamente a sgorgare dal magico sacchetto. SIGN. XXX Soddisfatto? CELESTE Eccome! Una cosa del genere fa comodo a tutti, a me soprattutto! SIGN. XXX E’ quel che pensavo: dell’ombra se ne può fare benissimo a meno! CELESTE Già: tanto vale essere ricchi sfondati di giorno, e magari andare in giro di notte, quando nessuno ti vede. SIGN. XXX Allora, l’affare è concluso. CELESTE Non prima però che nel contratto si sia aggiunta la clausola che qualora quest’inesauribile fonte di benessere dovesse, per l’appunto, esaurirsi, l’ombra sarà costretta a tornare al proprietario di origine. Cioè a me! SIGN. XXX La pretesa mi sembra del tutto legittima. Senonchè, non c’è alcun bisogno di firmare contratti e cambiali tra noi: siamo amici e basta la parola. Quindi, il dado è tratto o, meglio, non si piange sull’ombra perduta. Buon giorno e buona fortuna! (arrotola l’ombra di Celeste ed esce trascinandosi dietro i manichini tirati da un filo invisibile) CELESTE Che imbecille a dire « buona fortuna » a me che dispongo di un’immensa fortuna! Con questo sacchetto posso accaparrarmi il mondo, se voglio: eccome se voglio! Sono o non sono alle radici della Storia borghese? E allora perché non dovrei far fruttare questa linfa vitale che, nelle mie tasche, conta più del sangue che mi scorre dentro le vene? SIGN. XXX (in disparte) Contento lui... Celeste comincia a svuotarsi le tasche colme di cibarie per riempirsele di monete sonanti. Poi cerca di bere alla fontana al centro della piazza. Ma l’acqua smette di sgorgare quando si avvicina. Attacca la musica. CELESTE (canta) C’è chi gode quando può scolarsi un po’ di vino ma non sempre si dispone di qualche nichelino. Io adesso che però di quattrini più ne ho... Non mi resta che provare tutto quello che si può! Donne e vizi a volontà e mangiare in quantità fino a quando la mia pancia non sarà come una stanza. Anche a costo di sembrare un piccolo borghese voglio fare del pianeta la mia proprietà privata! Alcune voci lo interrompono. CELESTE Chi è? Chi mi chiama? VOCE Pst pst, cavaliere?! CELESTE Insomma, chi osa... VOCE Giovanotto: sta andando in giro senza la sua ombra! CELESTE Come? Ah già.... (gettandogli una moneta) Grazie dell’informazione, nonnina. Ma si mi sono scordato di indossarla prima di uscire. Capita a tutti, no? (tra sé) Beh? Che fa? Perché scappa senza neanche raccogliere i soldi? Ehi, dico: non sono stati stampati da una zecca clandestina? (prova coi denti la qualità dell’oro) VOCE Quel signore o signorino o è un ladro o un assassino! CELESTE Dev’esserci un equivoco! VOCE Gesù, Giuseppe, eccetera eccetera. Poveretto colui che non la più pallida ombra dell’anima sua! CELESTE Insomma, basta! Non tollero simili illazioni: per chi mi avete preso. Sono soltanto un povero diavolo... VOCI (tumulto in platea) Via, scappiamo! Aiuto! Si salvi chi può! A quel cane di attore manca pure l’ombra, oltre all’imposta-zione della voce!... CELESTE (al pubbl.) Che c’è di strano? Per vostra norma e regola, i veri teatranti evitano di portarsi sulla scena una tale appendice, sennò fatevi rimborsare il biglietto e lasciatemi in pace! (rivolto alle comparse che si affacciano sulla scena dalle finestre delle case) Quanto a voi, non fatemi incazzare! Tenete! Questa ricompensa vi serva di lezione! Che aspettate? Ce ne è per tutti! Sbattono porte e finestre in faccia a Celeste che tenta inutilmente di spartire la sua fortuna col resto della compagnia. All’improvviso (simbolo della solitudine) si alza il vento che spazza la scena e fa cadere ad una ad una le quinte. CELESTE (tra sé) Accidenti a me e alla mia ingenuità! Pensavo che bastasse possedere il denaro per farsi una persona come si deve, mentre invece nessuno accetta il vile metallo dalle mie mani bucate. Non dovevo assolutamente vendere l’ombra a queste condizioni, o per lo meno potevo farmi dare in cambio il mondo intero Addesso non mi resta che spegnere la luce per non farmi più vedere.. bella figura ci faccio, altrimenti! (Estrae la rivoltella e spara in direzione dei riflettori. La sala piomba nel buio. Dietro le quinte qualcuno comincia ad accendere torce e candele. Irrompe il Tempo.) TEMPO Ehi tu, lo sai quanto costa questo spettacolo? Come ti permetti di contribuire ad aumentare le spese mandandomi in frantumi gli attrezzi. Per colpa tua il tecnico delle luci ci ha pure rimesso la vita, infatti siccome si era ferito al mignolo con le schegge di vetro piovute dal cielo, ho dovuto infliggergli il solito colpo di grazia. E non l’avevo ancora messo in regola. CELESTE Ma io mi rifiuto di vivere in questo maledetto copione! TEMPO Qui ti volevo... perché non si tratta di ‘vivere’, bensì di ‘interpretare’ una parte. Questa fottuta eommedia l’ho messa in scena apposta per te. Il teatro ti ha permesso di diventare ciò che a nessun comune mortale è normalmente concesso: ricco sfondato! Ma il fatto che tu ora sia miliardario non è un buon motivo per distruggere i frutti del mio onesto lavoro. Abbi quindi il coraggio di sostenerc fino in fondo il tuo ruolo su questa specie di palcoscenico del mondo; e di sopportare la tua condizione che, fino a quando non si chiude il sipario, non ha alternative! CELESTE Se credi che mi lasci spaventare dalle apparenze, ti sbagli di grosso C’è gente che vive senza appendice, senza tonsille o senza uno... scopo. Perché mai non dovrei saper recitare la parte di un uomo senz’ombra. Quindi, levati di mezzo: devo correre a godermi la vita! Ne ho proprio bisogno, porca miseria. (via) TEMPO (tra sé) Va dove vuoi. Tanto sono io a tracciare il sottile destino del tuo dramma privato! (via) TERZA TEMPORALITA’ La Storia crede di trovarsi dietro le quinte. STORIA I teatri di oggi sono dei veri e propri labirinti in cui è praticamente impossibile trovare qualche via d’uscita. Cercavo la toilette, e invece eccomi qui ad aggirarmi come un fantasma tra queste vecchie quinte in disuso! (inciampa) Caspita: che confusione, che disordine, quanta polvere, che muffa e che sporcizia! E pensare che l’ingenuo spettatore, ritrovandosi a tu per tu con un allestimento fatto in fretta e furia il cui squallore viene mitigato da una scena vanopinta, comincia a viaggiare in una dimensione fantastica prendendo la Realtà con la maiuscola per una sciocca e mediocre rappresentazione della realtà quotidiana! (incontrando i manichini) Ecco: costoro devono essere, ad esempio, gli attori che si stanno concentrando per far passare per oro colato chissà che incredibili vicende escogitate da un autore da strapazzo al solo scopo di stuzzicare le platee. In verità, i signori interpreti sono esseri comuni con tanto di libero arbitrio, che solo là sul palcoscenico si trasformano in burattini manovrati da un copione che, filosoficamente parlando, equivale ad un destino... come dire?, ecco: non-trascendentale. Però, in fin dei conti dev’essere esaltante scrivere un testo qualunque ed imporre la propria volontà a chi lo rappresenta. Al contempo, tuttavia, mi sembra più che comprensi-bile la grande gelosia dei registi che hanno finalmente deciso di sbarazzarsi dell’autore, soprattutto se contemporaneo. Infatti dev’essere seccante far sempre una figura di secondo o terzo piano, come se il teatro non potesse fare a meno di chi scrive il proprio nome sopra il cartellone come se fosse più importante di un ‘Classico’ in persona. E guai se qualche spettatore, stufo dei soliti allestimenti futili e pre-tenziosi, comincia a borbottare in platea disturbando con fischi e pernacchi la rappresentazione. Si rischia di essere cacciati dalla sala come se il teatro non comportasse, fin dalla sua prima apparizione, il sacrosanto diritto del pubblico di contestare a scena aperta. I signori teatranti di sicuro vorrebbero che noi si continuasse a sorbire in silenzio le loro porcherie con la scusa spudorata che chi ha pagato il biglietto pretende, in fin dei conti di beccarsi lo schifo che gli spetta. Cosicché il teatro è morto pér sempre, e coloro che imperterriti con-tinuano a frequentarlo, sanno benissimo di avere a che fare con un cadavere putrefatto su cui raramente atecchisce qualcosa che non sia del tutto repellente! (ai manichini scambiandoli per attori) Vedo che però, presi dai preparativi, non avete il tempo materiale di prestarmi il benché minimo ascolto. Anch io dal canto mio vorrei starmene comodamente seduto in poltrona, se soltanto conoscessi la strada per tornarmene al mio posto... Come? Da quella parte? (segue l’indicazione di un manichino col braccio teso) Si passa attraverso quella porticina al fine di giungere m platea? Grazie mille, spero solo di passarci! E’ veramente troppo angusta la fessura che separa la realtà dall’illusione. Uno crede di fare soltanto del teatro nel teatro, e finisce suo malgrado per coinvolgere il mondo intero! Però, si potrebbe pure fare qualcosa! TEMPO Chi è l’imbecille che pretende di fare qualcosa qui dentro? STORIA Io, perché? TEMPO Sappi, sgradito spettatore, che in questo Museo d’Arte Drammatica - in cui si ritrovano reperti archeologici di ogni tipo - l’unica cosa lecita da fare è di starsene zitti e mosca, seduti in santa pace ad ascoltare come rècitano gli attori. Il copione, del resto, è appena uscito dalla penna di un autore d’eccezione che riscuote il massimo consenso di pubblico e di critica. STORIA Ma non della Storia che ha il palato più fino di tutti! TEMPO Sono il Presente, conosco il mercato e avrò il successo che merito anche se sono un modesto scribacchmo. STORIA Lo sapevo che in questa messa in scena c’era il tuo zampino: fa tutto troppo schifo per non avere la tua firma. TEMPO Spetta al pubblico l’ultima parola, se è ancora valida la sfida. STORIA Certo: la Storia non torna mai sui suoi passi. TEMPO Allora torna al tuo posto e goditi la scena! (via) STORIA E’ quello che farò! (via) Si riapre il sipario. La scena si svolge in un ricco salotto. Celeste nella parte di Peter contempla annoiato una cassa piena digioielli. CELESTE Veramente non era mia intenzione quella di chiamarmi Peter per fare questa fine orrenda e deliziosa! E come se fossi sepolto vivo... nell’oro, d’accordo; ma pur sempre sepolto mi trovo! Ho tutto ciò che si desidera, eppure non so che farmene. La ge nte mi disprezza, rifiuta il mio denaro come se il nobile metallo scottasse tra le dita. Beata allora la mia servitù che, se non altro, possiede almeno un’ombra da esibire! Comunque, a dir la verità, non ho ancora perso la speranza di rifarmi un’apparenza! (rivolgendosi ad un pittore di ritratti che compare all’improvviso) Maestro, ho bisogno della sua nobile arte: pótrebbe dipingermi qualcosa di simile ad un’ombra dietro le spalle? MAESTRO Le cose impossibili le faccio subito, per i miracoli ci vuole più tempo. CELESTE Quanto? Io non ho tempo da perdere. MAESTRO Il signore intende proprio un'ombra strisciante, sul tipo di quelle che ci seguono per strada quando in alto splende il sole? CELESTE Per la precisione. Altre domande? MAESTRO Si può sapere in che paradossale modo un essere umano si aliena di ciò che più gli è proprio. CELESTE Come accadde il fatto (o fattaccio che dir si voglia), è del tutto indifferente alla questione. Ah, ecco! Avvenne in Russia durante un inverno talmente freddo che si glaciava rompendosi in mille pezzi anche persino il respiro. MAESTRO Accidenti! CELESTE A trenta sotto zero, caro mio, si possono ghiacciare persino le ombre più resistenti al gelo. Le quali risschiano, in tal caso, di frantumarsi al primo urtone, come del resto è successo alla mia. MAESTRO (incredulo) Capisco... tuttavia, l'ombra posticcia che io sarei in grado di dipingerle attaccata al corpo, è soltanto di quel tipo che si torna a smarrire ad ogni brusco movimento. Soprattutto se dovesse essere attaccata con chiodi e fil di ferro ad un tipo del suo stampo che, a quanto pare, non sa badare neanche alla sua ombra vera e propria, andandosela cioè a vendere al miglior offerente. CELESTE Lei mette in vendita le proiezioni pittoriche della sua fantasia e io quella del mio corpo in carne ed ossa. MAESTRO C'è una bella differenza di contenuti tra una proiezione fantastica ed una reale. CELESTE Ne parleremo un'altra volta, quando avrò tempo per le sue riflessioni pseudofilosofiche, cioè mai. Le sarei grato, nel frattempo, se volesse darmi qualche suggerimento pratico: lei, insomma, che farebbe al posto mio? MAESTRO La cosa più sicura che posso consigliarle è di non frequentare di giorno il genere umano: non le manca di certo il capitale per godersi nottetempo i piaceri della vita. CELESTE A questo ci avevo già pensato. Non sa dirmi altro? MAESTRO Sì, la smetta di parlare come un burattino di qualche secolo passato o da venire. Il suo strano linguaggio potrebbe creare dei sospetti circa la sua estrazione temporale. CELESTE Va bene, grazie di tutto. Quanto le devo? MAESTRO Per carità! CELESTE Nessuna carità: sono in debito con lei. Quanto fa? MAESTRO Non voglio denaro maledetto. Amici come prima. Il consiglio, per quel che poteva valere, era gratuito. Arrivederci a mai più! CELESTE Posso almeno stringerle la mano in segno di gratitudine? MAESTRO Vade retro! (si allontana inorridito) CELESTE Mondo cane! UNA VOCE (facendogli eco) Bau bau! CELESTE Non dicevo a te, bestiaccia, a cuccia! (gli tira contro qualcosa) Accidenti all'autore di questa dannata commedia che ha deciso di non farmi godere i sacrosanti frutti della mia proprietà! (si fa avanti, senza bussare, il maggiordomo che con un gesto un po' sprezzante gli lancia il giornale) Ehi tu, come osi presentarti al mio cospetto senza aver bussato! Bada: posso comprarmi centomila livree più educate della tua! MAGGIORDOMO Tsé! CELESTE Ed anche di sesso femminile. MAGGIORDOMO Il signore è servito? CELESTE Sì, puoi andare... (il maggiordomo non si muove) Che altro c'è? Che cavolo vuoi? Fuori il rospo, canaglia! MAGGIORDOMO Ebbene: ho sostenuto senza lamentele le parti più servili di tutto il repertorio anche in compagnie di dilettanti ricchi unicamante di buona volontà. CELESTE Bravo, è ammirevole. MAGGIORDOMO Ma... CELESTE Ti pareva che non c'era un ma! MAGGIORDOMO Mai, perdoni, ho avuto il sospetto che al pro-tagonista principale mancasse addirittursa.... ehm... l'ombra di se stesso. Ecco, finalmente l'ho detto... mi sono tolto un peso dallo stomaco. CELESTE Senti, imbecille, sono affari che non ti riguardano. Non ho l'ombra, e tu guarda in un'altra direzione. MAGGIORDOMO Allora non ci siamo ben capiti. Dietro le quinte girano strane voci sul suo maledetto conto. Il pubblico, venuto a conoscenza del fatto si rifiuta di venire a teatro anche se omaggiato da ingressi gratuiti: vuol essere pagato per assistere allo spettacolo. CELESTE Non se ne parla neppure: non si facciano strane illusioni. MAGGIORDOMO Le comparse si sono rinchiuse a chiave nei camerini e minacciano di gettare la chiave se non verrano generosa-mente incentivate per dover avere a che fare con lei. CELESTE Metti un lucchetto alla porta e non farle più uscire. MAGGIORDOMO Le cassiere e le maschere si sono pagati da bere con l'incasso della serata alla faccia sua! CELESTE Detraigli la bevuta dalla loro busta paga. MAGGIORDOMO Insomma! Cerchi di capire: nessuno vuole saperne di lei, tutti hanno paura dell'ombra che non ha. CELESTE Ma non c' l'ho sulla scena, non nella vita. MAGGIORDOMO La vita? Cos'è la vita? Una proiezione della fantasia? Un vuoto di memoria? Un buco? Una galleria dal giorno alla notte? Un campo di concentramento? CELESTE Come? Tu non sai cos'è la vita? La realtà? MAGGIORDOMO Io so solo che il direttore non ne vorrà più sapere di questo spettacolo e metterà in scena per la terza volta consecutiva nella stagione il solito Classico in sostituione di questo spettacolo che sarà cancellato per sempre dal cartellone. CELESTE Pace all'anima sua, cioè dello spettacolo. MAGGIORDOMO Eh no, se permette: perché nello spettacolo ci sono io che recito la mia battuta: il pranzo è servito. L'ho detta bene? CELESTE Benissimo. Ma potrai per sempre dirla a casa tua a tua moglie o... MAGGIORDOMO La dica lei agli abbonati che hanno disdetto gli abbonamenti finché ci sarà lei in scena, o al Sindaco che propone di abbattere il teatro ch'è di proprietà del Comune. CELESTE Con noi dentro? Come si può, mi domando e dico, giungere a tanto? MAGGIORDOMO Tutto ciò è potuto accadere perché, stando ai “si dice”, c'è un disgraziato, cioè lei, che se ne va in giro sulle scene senza la copertura di un'ombra borghese. Non le sembra quindi che sia mio dovere accertarmi - a nome e per conto dell'intera compagnia - della sua identità personale. Non sarà lei per caso quel tale, Peter Schlemihl... CELESTE E' appunto il nome del protagonista che io interpreto... MAGGIORDOMO Un po' troppo calato nella parte, a dire il vero. CELESTE Ti sembra? Dovrei avere un tono un po' più distaccato? MAGGIORDOMO Comunque, non avrà nulla da eccepire se le chiedo di volersi mettere sotto un riflettore al fine di constatare se in realtà... c'è o non c'è un essere umano sotto il costume che indossa. CELESTE Senti amico: io, te lo ripeto per l'ennesima volta, sono soltanto un attore e la mancanza dell'ombra è un punto fermo del copione. Vattela quindi a prendere con l'autore e lasciami in pace. MAGGIORDOMO Tutte scuse. (fa per uscire) CELESTE Dove vai? MAGGIORDOMO A quel paese. CELESTE Ma io non ti ci ho mandato. MAGGIORDOMO Pazienza: mi ci mando da solo. (esce) CELESTE Aspetta: non te ne andare! Non lasciarmi anche tu! In fin dei conti l'ombra non è altro che un inutile pezzo di sé, un'appendice che non conta nulla, un fardello: prima te ne liberi, meglio è. Lo sanno persino i bambini! Il Sign. XXX compare. SIGN. XXX Quanto sei ingenuo, più infantile di un bambino appena nato; sì, sei come un feto che si illude di diventare un altro facendosi partorire a nuova vita. CELESTE Un momento, dev'esserci un errore: qualcuno avrà preso la finzione teatrale per il mondo reale. SIGN. XXX Invece sei tu ad aver scambiato la realtà per il teatro. Perché qui non si finge niente: è tutto terribilmente, tragicamente e - talvolta - ridicolmente vero. CELESTE Questa sarebbe cioè la mia vita vera? SIGN. XXX Preferiresti che fosse la tua morte più o meno apparente? Non capisci che la vita ti dà due sole certezze, che sei nato e che devi morire, e che tutto ciò che c'è in mezzo a questi due poli - il positivo e il negativo - è solo tensione che genera angoscia, speranza, paura, illusione? Tra queste due certezze, come un ponte sospeso nel vuoto, non c'è che il sogno, la parvenza, che ti sfugge sempre come se tu non fossi degno di sapere ciò che sei veramente. Comincia allora ula rincorsa della propria ombra che si infila di na-scosto nel teatro della vita per diventare ombra tra ombre, e farti diventare spettatore del tuo stesso dramma che ti spersonalizza e ti annienta, distruggendoti. CELESTE Mi consolavo al pensiero di rappresentare soltanto il simbolo della tragica condizione dell'uomo: quella di non essere il proprio Essere, ciò che si è. Quella di doversi contentare di essere la propria ombra. Potevo immaginarmi che la tragedia stava invece compiendosi sul serio? Chi ha pagato il biglietto, ci sarà rimasto con tanto di naso! SIGN. XXX Non hai letto Hegel? Anche lo Spirito assoluto si divide in servo e padrone. Ma solo a quest’ultimo spetta la cosiddetta ‘coscienza infelice’. E tu, per l’appunto, non sei che il padrone di tutto questo ben di Dio senza riuscire però ad appartenere a te stesso Bello, no ? CELESTE E’ una truffa! SIGN. XXX Modera i termini. CELESTE Ma io ritenevo di venderti appena un’inutile e caduca appendice e non la mia stessa natura di uomo! SIGN. XXX Quindi avresti voluto mollarmi un bidone, bravo! Senti poi chi parla di truffe! CELESTE Però, ti sei spacciato per un semplice collezionista di ombre e non per un accaparratore di intere persone! SIGN. XXX Invece ti porti tanti problemi, dovresti cercare di goderti la vita. CELESTE Come faccio? Nessuno vuol sentire parlare di me: mi chiamano tutti Peter e vogliono sempre sapere dove ho nascosto il cadavere di un certo Celeste. Tu lo conosci? SIGN. XXX Dev’essere un ex spettatore del Ventesimo secolo... Comunque, tranne l’ombra, non hai di che vergognarti. E se ti fischiano a scena aperta, fa in modo di impadronirti del mondo. Dopo-diché pubblico e critica saranno costretti ad assistere fino alla fine allo spettacolo che ti verrà d’inscenare. CELESTE Da che parte si comincia per impadrinirsi del mondo? SIGN. XXX Facile, come essere ingenui senza poi apparire ridicoli. Ma se oltre al patrimonio di cui già disponi, potessi riappropriarti dell’ombra borghese per poter calcare indisturbato le scene, tutto risulterebbe piu semplice del cento per cento. CELESTE Parliamo d’affari: quanto vuoi per ridarmi ciò che mi è proprio? SIGN. XXX Non sono un mercenario. Anzi, i mercenari di lusso mi dànno il voltastomaco. Sono pronto a restituirti l’ombra senza interessi passivi. A patto che tu... CELESTE A patto che io? Spiegati meglio. SIGN. XXX Si tratta soltanto di apporre una semplice firma su un foglio di carta. CELESTE La solita cambiale? SIGN. XXX No. Il contratto concerne qualcosa di piu... spirituale! CELESTE Se ti riferisci all’anima, te la do volentieri: non ho mai saputo che farmene! SIGN. XXX Puoi pure tenertela! Che cosa credi che sia l’anima? L’hai mai vista? L’hai mai toccata? Che speri di farci dopo la morte? CELESTE Niente... SIGN. XXX E vuoi appiopparla proprio al sottoscritto questa specie di zero, questa forza galvanica o funzione di polarità negativa? No, mio caro: valla pure a vendere ai preti o a qualcun altro, se trovi ancora qualche povero diavolo disposto a pagartela! Io pretendo ben altro... CELESTE Cioé? SIGN. XXX Non farmi ripetere: una dichiarazione in carta bollata. CELESTE Sono disposto a dichiarare tutto quello che vuoi. SIGN. XXX Pure che sei contento e soddisfatto del Tempo che è? CELESTE Dammi l’ombra e firmo anche in due copie. SIGN. XXX Prima firma, e poi ti darò anche due copie dell’ombra! CELESTE No, prima tu, perché poi sei capace di non darmela più! SIGN. XXX Eh no! Prima tu, perché poi sei capace di non apporre la firma! E a me non va di restarci fregato! CELESTE Mi chiamo Celeste, ma non sono un ingenuo. A simili condizioni non sono assolutamente disposto a trattare. Se infatti accettassi il presente com’è, cioé nel momento in cui non dispongo dell’ombra, chi mi dà in seguito il diritto di cambiare la mia condizione ricevendo ciò che mi spetterebbe? SIGN. XXX Il ragionamento del signorino è fin troppo fino. Se l’avessi saputo che i giovani sono piu furbi di me, li avrei fatti nascere vecchi. Sarebbe bastato portare la gestazione del feto da nove mesi a novanta anni! Comunque, conosci le mie condizioni: che figura ci farei se scendessi a compromessi con uno come te? CELESTE Senti, la mia proposta è: sono pronto a restituirti il patrimonio che mi hai assicurato, interessi compresi! SIGN. XXX E i soldi già spesi? Chi me li rimborsa? CELESTE Prendi anche quelli: sono sparsi qui in giro. SIGN. XXX Ma io non intendo i quattrini che sono rimasti in tuo Possesso ne il capitale che sei pronto ad cstrarre dal mio borsello, bensì la parte di patrimonio da cui ti alienasti e che non potresti restituirmi prendendo dalla borsa cio che in realtà già mi appartiene. Dovresti correre in giro a recuperare i soldi uno per uno. Ma i soldi, mio caro, non si vendono gratis. Avresti bisogno di altri denari per poterli acquistare, e così non faresti che ripercorrere il solito circolo vizioso: DanaroMerce-Danaro. Insomma, arrenditi, non hai altra scelta! CELESTE E tu allora, quando sarà il momento, dovrai risarcirmi l’uso dell’ombra! SIGN. XXX Secondo la legge della domanda e dell’offerta, chi ha necessità di una cosa deve pagarla almeno il doppi di quanto questa potrebbe valere. Quindi non farti illusioni. O firmi la dichiarazione di cui parlavamo o non ti farò uscire mai più da questa stanza, da questa scena, da questo teatro, da questo isolato, da questa città, da questa regione, da questa nazione, da questo continente, da questo emisfero, da questo pianeta, da questa galassia e, tantomeno, da questa specie di secolo. CELESTE Sai che faccio a te e alla tua commedia? SIGN. XXX No e non mi interessa. Voglio proporti però un ultimo ed ottimo affare. Prendere o lasciare. Sono disposto a cederti l’ombra in prestito gratuito per la durata di un anno. Dopodiché dovrai decidere se firmare o no. Non hai alternative. CELESTE Poche storie. Prestami l’ombra e ci vediamo tra un anno quando sarò diventato padrone del mondo. SIGN. XXX Questo dipenderà soltanto da me. CELESTE Come sarebbe ‘soltanto da te’? SIGN. XXX L’ombra, anche se te la presto, continuerà ad appar-tenermi e ad obbedirmi a puntino. Non dovrai fare altro che seguirla dovunque. CELESTE Cosicché io diventerei l’ombra dell’ombra che, preso il mio posto, firmerebbe tutto quello che vuoi. No grazie: questa è una truffa ai danni del genere umano di cui faccio parte, tutto sommato! SIGN. XXX Non dire sciocchezze. L’uomo ha sopportato stermini ed immani ecatombi senza tanti problemi. Non capisco perché non dovrebbe tollerare un gioco innocente come quello delle ombre cinesi! Pensaci su: non ho tempo da perdere! CELESTE Ci ho già pensato. E sai che ti dico? Meglio solo che male accompagnato! (via) SIGN. XXX (al pubbl.) Non sarà di certo questo scimunito a farmi perdere la scommessa con la Storia. Ho in mente un ennesimo progetto coi fiocchi per stabilirmi per sempre sul palcoscenico del mondo, senza poi dover dar conto a chicchessia. Perché io sono un Io più che fenomenico, accidenti a tutte le categorie trascendentali della filosofia borghese! E non ho alcuna intenzione di sloggiare alla fine del mandato che mi è proprio, anche a costo di distruggere il pianeta. Muoia Sansone con tutti i filistei! La Storia, unica spettatrice della Il platea, va su tutte le furie. STORIA Che razza di commediaccia mi tocca vedere! E questo sarebbe il cosiddetto teatro ‘contemporaneo’? Bella schifezza! Sinceramente non capisco come si possa mettere in scena una simile immondizia! E dire che di porcherie ne ho viste a bizzeffe io che rappresento il corso della Storia. Ma mai ho dovuto sopportare, per giunta a pagamento, una tale confusione di scene e situazioni una piu oscura e ingarbugliata dell’altra! Una volta tanto concordo pienamente con la critica: all’Autore di questa materia innominabile si dovrebbe impedire di scrivere! Per non parlare poi del regista, ohe avrebbe bisogno di tornare al primo corso elementare dell’Accademia d’Arte drammatica! (guardandosi intorno) Inoltre, a quanto pare, il pubblico è assente! Ed anch’io, a dire il vero, mi pento di essere presente. Sopra il botteghino un cartello avvertiva l’incauto spettatore: “lasciate ogni speranza, voi che entrate”. Il che pareva solamente l’ennesima trovata della solita avanguardia che ne inventa a ruota libera per non finire in retroguardia. Chi poteva immaginarsi dico io, che la speranza che andava messa da parte prima di entrare in questa lurida cantina era quella di non morire di noia dopo una lunga, interminabile sequela di sbadigli? TEMPO Vuoi smetterla di brontolare? Anche se lo spettacolo non è di tuo gradimento, se non altro è risultato utile a qualcuno! STORIA Utile? A chi? Allo spazzino? TEMPO No, al sottoscritto per vincere la sfida rimasta in sospeso! STORIA Povero illuso! TEMPO Mica tanto. Il pubblico sta già cominciando a capire che non c’è presente migliore di quello che io rappresento. Con le buone o le cattive, mi applaudirà prima che cali il sipario. E’ solo questione di tempo. So ciò che faccio: fidati di me! (si toglie il vestito del Sign. XXX per comparire nei soliti panni) STORIA Guai se lo facessi: sei la piu brutta epoca del mondo. Non ti vergogni di comparirmi davanti in questo stato? Nudo come un verme con la lancetta del tempo spostata in avanti come se ti arrazzasse l’idea di punzecchiare me, la Storia… TEMPO Posso assicurarti che quando venni alla luce sembravo un bel bambino. Poi divenni un colosso industriale. Comunque, non ci sono alternative: prendere o lasciare! STORIA Quanto sei... duro! TEMPO Sentilo: ha parlato il Futuro prossimo venturo. STORIA Non ho il piacere di conoscerlo. TEMPO II dispiacere è tutto mio. Ciò che è, deve essere per sempre. Basta coi cambiamenti: è ora di concludere il corso della Storia, di realizzare lo Spirito assoluto. E a dir la verità io mi sento in grado di assolvere il mio compito trasformando il tempo che sono in denaro contante una volta per tutte, — anche a costo di mandare a quel paese quella gran rompiscatole di una Speranza borghese. Chi la coltiva, avrà quel che merita: dovrà fare i conti col Presente in persona! Ed ora ti saluto: il nostro amico mi aspetta e spera: peggio per lui! (via) STORIA (al pubbl.) L’ottimo è sempre stato la panna del meglio. Ma questo Presente, questo stato di cose, e proprio un gran pezzo di... (cala il sipario) Ehi! Si puo sapere chi ha avuto l’ardire di chiudere il sipario addirittura in faccia alla Storia in persona?! In sala: Drammaturgo, Direttore e Spettatore. DRAMMATURGO Allora, Signori, vi è piaciuto il nostro spettac...? SPETTATORE Mica tanto: io avrei preferito un bel varietà televisivo. Li trovo cosi avvincenti... se non altro evitano di farmi pensare! DIRETTORE Signor Poeta dei miei coglioni, se non riesce ad andare incontro ai gusti del pubblico, si ritenga licenziato in tronco. Cer cherò qualche degno sostituto, visto che oggi (per fortuna!) non mancano autori di teatro! Anzi, ce ne sono fin troppi.. DRAMMATURGO Dovrei smettere di scrivere? SPETTATORE Suvvia, non ha detto proprio questo... DIRETTORE No, ma l’ho pensato! DRAMMATURGO Allora me ne vado. DIRETTORE Non prima di aver dato il terzo tempo. DRAMMATURGO Che dovrei metterci dentro? Ho già sparato tutti i fuochi d’artificio! SPETTATORE Tanto per intenderci: io lo vorrei infarcito con qualcosa che faccia ridere, ma che al contempo abbia un minimo di significato. Chiedo troppo? TUTTI Sìììì! DIRETTORE Si metta al lavoro, sfaticato d'un artista. TERZA TEMPORALITA’ Il Tempo è seduto al centro di una stanza immersa nella penombra. Regna ovunque il disordine come se fosse appena passata un’improvvisa tempesta. In lontananza: tuoni e bagliori. In sottofondo si ode il ticchettio di numerosi orologi impazziti. Celeste ascolta una radio tascabile. TEMPO Zitto! Spegni la radio! Eccolo che arriva! CELESTE Ne sei sicuro? Io non ho ancora visto né sentito niente del genere ! TEMPO Adesso che ci penso, dopo un rapido controllo dei circuiti elettronici del tempo, mi sembra che si tratti di uno sballo momentaneo del computer cui dipende l’ombrello di difesa di una parte del pianeta. Poco male: in fin dei conti scoppierà soltanto qualche atomica a casaccio: la fine del mondo è purtroppo rinviata a data da destinarsi. CELESTE Però mi hai fatto lo stesso prendere un colpo, porca miseria! TEMPO Rieccolo che arriva! No, aspetta: dove scappi? Anche stavolta stavo per premere il pulsante del ‘Si salvi chi può’, ma poi ci ho ripensato. Ciò, pero non toglie che non veda l’ora di sbarazzarmi dei tipi come te. E in giro ce ne sono parecchi, accidenti a chi li ha inventati! CELESTE Lo so che non mi sopporti! Uffa. TEMPO Gli istanti cesseranno di essere tali: diventerò presente in eterno, mi farò eleggere Presidente del tempo, e nessuno potrà più sperare di cambiarmi! Eccolo che arriva! E’ per caso colpa mia se siamo giunti alla fine della storia? Rispondi: ce l’ho portato forse io il mondo nel baratro profondo in cui si trova? No. E allora? Adesso mi devono subire per tutta la durata della mia esistenza infinita. Sssst! Eccolo che arriva: lo senti? (si odono i baltiti di un cuore gigantesco) Nelle vene di mia proprietà scorre soltanto denaro liquido, e i battiti del cuore che mi appartiene di diritto sono tanti versamenti sul conto corrente del mio corpo. Ssst! Eccolo che arriva! Ora o mai più! Dietro di me c’è l’industria che produce contante su contante, davanti a me c’è invece il baratro del vuoto. Bello, no? Dal punto esatto in cui mi trovo la vista si può liberamente estendere sul deserto della vita. Eccolo che arriva! Accidenti a lui: perché non si decide ? Sappi, comunque, per tornare al discorso di sempre, che ogni momento può essere fatale. Perché? Sono affari che non ti riguardano. CELESTE E perché sono affari chc non mi riguardano? TEMPO Se te lo dicessi, ti riguarderebbero: quanto sei ingenuo! CELESTE Ma io non sono uno che si fa coinvolgere così facilmente. TEMPO E allora ascoltami bene: siamo in attesa dell’attimo che annulla la storia del mondo: resteremo per sempre in sospeso. Il fatto è che l’attimo stesso è come se fosse bloccato: il tempo continua inesorabilmente a passare, ma per noi è come se niente potesse trasformarsi o mutare. L’attesa sospende così il divenire e inverte il rapporto tra l’Uomo e la Cosa. Tu, per esempio, dall’animale che eri ti sei già trasformato in un vegetale. Ed ora stai addirittura per diven-tare insensibile come una pietra, mentre gli oggetti stanno comin-ciando a pensare al tuo posto. Contento? CELESTE Neanche per sogno! A queste condizioni preferisco... TEMPO Ottima idea: che aspetti a morire? CELESTE Come ‘che aspetto’? Non si muore così facilmente! TEMPO Già... Ma il suicidio sancirebbe per sempre questo stato di cose; il che per me sarebbe un ottimo affare. Voglio darti perciò la mia piu completa assistenza morale nonché materiale. Ammazzarsi da soli è bello: dà retta a me! Soprattutto quando si è giovani e pieni di inutili speranze: parola di uno che il tempo lo conosce meglio di te! CELESTE Io però non mi sono mai suicidato. Non sono pratico... TEMPO Prendi una corda e vatti a impiccare. CELESTE Spiacente: non so fare i nodi. TEMPO Allora rimedia una pistola e sparati alla tempia. CELESTE Non ho mira, sprecherei troppi colpi. TEMPO Buttati dalla finestra e non se ne parla più. CELESTE Soffro di vertigini: non se ne discute nemmeno! TEMPO Peccato: quasi quasi mi sarei ucciso con te. Come non detto! Sarà per un’altra volta. Se vuoi, posso però strangolarti con le mie mani e... amici come prima. D’accordo? CELESTE Sarebbe soltanto un volgare omicidio e non un suicidio coi fiocchi. TEMPO Ho capito: sei un vigliacco indeciso. CELESTE Invece ho un’idea molto brillante! TEMPO Avanti, parla prima che sia troppo tardi: il tempo risulta stramaledettamente contato. CELESTE Mi lascerò morire d’inedia. Sciopero della fame! TEMPO No! Non potrei sopportare che il pubblico pensi che, oltre a volerti far morire ammazzato, ti tolgo pure il pane di bocca per farti crepare come il conte Ugolino. Comunque, se proprio hai deciso di patire la fame fino alla fine, ti consiglio... un buon lassativo. Altrimenti ci vuole un sacco di tempo per dimagrirti di quanto precedentemente ingerito. Il tempo, fino a prova contraria, è denaro. E costa pure tanti quattrini. Se non mi vuoi credere, con un chilo di soldi vatti a comprare due etti di ora o un quarto di giorno: sentirai che prezzi, accidenti a tutti i morti che devono ancora esalare l’ultimo respiro. CELESTE E’ proprio necessario crepare? Non si potrebbe piuttosto anticipare il futuro? TEMPO Mi spiace deludere un povero illuso, ma il Futuro in cui dovrebbe realizzarsi quella fanatica di una Speranza è stato chiuso da un pezzo al pubblico. Solo il sottoscritto puo avventurarcisi a suo rischio e pericolo. Perché il Futuro e finito il giorno in cui ho fatto del tempo la mia Proprietà. E se anche dovesse esistere qual-cosa del genere, sarebbe ugualmente uno schifo. Perché devo dunque essere io a finire sempre sul fondo della pattumiera del mondo? Se anche mi mettessi da parte per far posto a tempi miglori, cioé più giovani e pimpanti di me, non credere che cambierebbe qualcosa. Perché la gioventù d’oggigiorno è certamente peggiore di noi matusalemme che siamo nati nell’anno del Mai, il mese del Dopo, nel giorno del Poi! Ed anche se fosse relativamente migliore, accidenti a chi l’ha creata, risulterebbe ugualmente peggiore. E se pure qualche sbarbatello si permettesse di essere piu bravo di me, lo sai che gli faccio? CELESTE No, e non voglio assolutamente saperlo! TEMPO Non sai quel che perdi. CELESTE Allora? Che aspetti a dirmelo TEMPO Hai fretta? CELESTE Certo: voglio uscire di qui! TEMPO E se ti dicessi che stai già nel Cinquemila? CELESTE Avanti o dopo Cristo? C’è una bella differenza: a quale dei due ti riferisci? TEMPO A te non dovrebbe interessare la data precisa: scommetto che non sai neanche in che anno abbiamo la fortuna di venirci a trovare. CELESTE E’ il Millenovecento... TEMPO (interrompendolo) Continua, non ti fermare... CELESTE ...ottanta? TEMPO Ti sbagli: siamo nel Millenovecentonovanta! No, aspetta. Siamo già nel Duemila. Perché il tempo è quello che è, anzi che sono. Perciò il Duemila è passato da un pezzo e tu sei... morto e sepolto CELESTE Questo lo dice uno che è piu putrefatto di un vecchio cadavere. TEMPO Vuol dire che siamo nel 1800 e non sei ancora venuto alla luce. Contento? (prevenendolo) Non ci sperare: è il XX secolo e, per tua norma e regola, sei più vegeto che vivo. CELESTE C’è poco da fare: di te non mi fido. TEMPO Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, dice il proverbio. Ed io, non ho nulla da aggiungere. Ciao. CELESTE Come? Mi molli così? TEMPO Meglio di così... si muore. CELESTE Va al diavolo: io non ti seguo! Il Tempo rispunta poco dopo dalla finestra. TEMPO Il fatto è che ti manca un tempo fisso, certo per sempre. Solo il Presente che sono, somiglia a una cosa del genere. Del resto il Futuro, soprattutto per te, è passato da un pezzo. CELESTE Mi chiamo Celeste, ma non sono un ingenuo. Il Futuro è... futuro, e non puo essere assolutamente passato. Lo sanno perfino i bambini. TEMPO Il Futuro con la maiuscola, cioé inteso come puro concetto, è presente nell’istante stesso in cui lo esperisci. CELESTE Il futuro è presente? TEMPO No, mi spiace: è appena passato. CELESTE E non ha lasciato un messaggio per me? TEMPO Non mi risulta. Forse si e scordato di te. CELESTE Dove posso rintracciarlo? TEMPO Questo non lo so: nel primo loculo libero del cimitero. Coi tempi che corrono, anche quelli ormai vanno a ruba. CELESTE Allora lo raggiungerai prima tu: salutalo da parte mia. Digli che sto bene anche senza di lui. TEMPO Lo farei volentieri se il tempo, soprattutto per me che lo rappresento, non avesse improvvisamente cessato di scorrere. Non dico che le lancette abbiano smesso di compiere i loro soliti giri, bensìche la storia borghese non va piu ne avanti ne indietro. CELESTE Il tuo ragionamento mi risulta un po’ oscuro. Si spengono le luci. La scena continua tra riflessi ultravioletti. TEMPO Intendo che questo è solo il principio... della fine. Le cose hanno perso ogni scopo: non esistono in quanto ‘devono’ esistere essendo fenomeni della conoscenza dell’uomo, bensi perche ci sono, e basta! Perciò continueranno a fluttuare per sempre senza alcun significato plausibile. Ecco come stanno o, se preferisci, come non stanno le cose; in altre parole, è come se tutto fosse in attesa del... Niente. CELESTE Il Niente non è niente: dovranno per forza aspettarlo un bel po’, ne sono sicuro. TEMPO Mica tanto. Eccolo infatti che arriva: stavolta dev’essere lui, non c’è dubbio che tenga! CELESTE Dov’è? Dove si nasconde? Lo voglio vedere! TEMPO Non vedi che fluttua? Non vedi che fluttua? Un sussulto: gli oggetti cominciano a fluttuare. Frastuono. CELESTE Ehi! La terra si è messa a girare dalla parte sbagliata! TEMPO Spiaccnte, ma in questo Futuro che adesso è al contempo Presente e Passato non esistono leggi di sorta, bensì soltanto l’assenza della Legge in quanto se stessa. CELESTE Cioè? TEMPO La gravità è stata ad esempio appena abolita, in breve cominceranno a vagare nel vuoto gli stessi esseri umani senza più scopo di vita. CELESTE Sta succedendo una cosa terribile! TEMPO Non dire sciocchezze, nessuno ci crederebbe anche se fossero vere! Sta semplicemente per cominciare un bel gioco... Un oblìo senza fine dr ogni tipo di forma. La vita animale, in questa totale assenza di Essere e Tempo, continuerà a riprodursi come il giorno e la notte nella più naturale delle bestialità di cui tu, del resto, sei un degno esemplare. E poi, sai, non hai mai usato la testa, quindi puoi fare benissimo a meno delle astuzie della ragione. Tanto per cominciare, io dei filosofi me ne sbatto altamente: figurati che continuano a dedurre le loro idiozie! Ma a che serve sapere qualcosa di apparentemente sensato, mi domando, se non c'è più niente che esiste e l'unica certezza è quella di essere sepolti sotto una montagna di incerto? Perció, non hai alternative: sancisci questo stato di cose e facciamola finita con questa maledetta commedia! Celeste cerca di fuggire. CELESTE Basta! Me ne voglio andare! Fammi uscire di qui! Ne ho il pieno diritto! TEMPO Che fai? Non ci sono né porte né uscite di sicurezza ma soltanto minuscole feritoie da cui è pur sempre possíbile assi-stere ad uno stupendo spettacolo: la catastrofe cosmica del nostro pianeta anzi del vostro... perché se l'avesse creato il sottoscritto, non lo avrebbe di certo fatto così repellente. CELESTE Parli sempre come se fossi il diavolo o il suo braccio destro. Ma io non ci casco. TEMPO E fai bene: sono soltanto lo Spirito assoluto di questo sistema, cioè la sintesi estrema... CELESTE Tanto piacere! TEMPO Se è per questo, anche il sistema se ne frega di te, ammesso e non concesso che sappia che esiste un oggetto di scarso valore reperibile ovunque, simile a te o a qualche altro... coglione! CELESTE Prima di chiamarmi Peter in questo copione, facevo Celeste di nome, ma non ero assolutamente un 'oggetto', come tu dici, talmente ingenuo da non sapere che la mia stessa esistenza dimostra che servo a qualcosa. TEMPO Bravo: mi hai dato un'ottima idea: sareblbe meglio che tu non ci fossi. A mali estremi, estremi rimedi, come dice il proverbio. E poi è giunta veramente l'ora di smetterla! E se non si è ancora deciso di farla finita, beh... eccolo appunto che arriva! E se non è qui in quest'istante preciso, lo sarà tra cinque minuti o tra un paio di secoli: non c'è alternativa. Mettiti l'anima in pace! Non hai ancora capito che il mio spettacolo si sta svolgendo sul palcoscenico dell'intero pianeta? Beccati questo: non è che l'anticipo della tragedia! Si ode un'esplosione atomica: arcani bagliori in lontananza. CELESTE Che sta succedendo? TEMPO La fine del mondo. CELESTE Che cosa vuoi per non farla accadere? TEMPO La tua speranza, nulla di più. Bada però che in cambio non intendo darti una lira, bensì cercherò di non dartl una morte istantanea. Contento? Potrai continuare a vegetare in sllenzio quanto ti pare in attesa del peggio... CELESTE Prima ti ammazzo e poi mi suicido. Contento? (estrae la pistola) Nell'istante in cui sta per sparare, si trova puntato addosso il fucile. TEMPO Dovresti saperlo che io non crepo neanche ammazzato dagli altri. Figuriamoci poi da te che sei un vero e proprio zero asso-luto. E se anche dovessi morire per cause indipendenti dalla mia volontà, sarai tu ad indicarmi la strada del baratro con una dipartita in anticipo. Perché, che tu lo voglia o no, sei di gran lunga più mortale di me! Parola di quel gran figlio di buona donna... CELESTE Sii corretto una volta tanto: posa il fucile! TEMPO Fossi scemo! E poi, per qual recondito motivo dovrei avere l'intenzione di posarlo! CELESTE Per il fatto puro e semplice che c'ero prima io a tenerti sotto tiro! TEMPO Prendimi se ci riesci! CELESTE E' quello che farò! TEMPO No! E' quello che vedremo! Fanno contemporaneamente fuoco e stramazzano al suoto. Poco dopo il Tempo si rialza. TEMPO Eccomi finalmente che sono per sempre: accidenti a tutte le lancette degli orologi che non mi lasciano m pace neanche un minuto secondo! Beh? Si è già ritirata in fretta e furia dal palcoscenico del mondo quel povero illuso di un Rinnovamento borghese. Guai a lui se osa ripresentarsi al mio cospetto; ho vinto la scommessa assassinando la Speranza, quindi non sono più soltanto un presente destinato a passare, ma Tempo assoluto! Provare per credere: senti che muscoli! Anzi, guarda che missile! (con un gesto osceno) STORIA Un momento: non è ancora detta l'ultima parola! TEMPO Vuoi che ti prenda a calci nel sedere per fartela dire? STORIA Vacci piano: io rappresento la Storia. TEMPO Non più, signora. Senza Speranza, non c'è Storia che tenga: lo sanno perfino i bambini. E si dà il caso che questa ostinata di una Speranza sia appena caduta sotto i miei colpi. Peccato però: cominciava a starmi simpatica. STORIA E qui ti volevo, signor Presente dei miei stivali: non hai ucciso la Speranza, ma soltanto il portatore della Speranza. TEMPO Non è la stessa cosa? STORIA No: c'è una bella differenza. TEMPO Non ho forse fatto fuori la Speranza in persona? STORIA E' morta soltanto una persona che aveva Speranza. Tutto qui. Quindi ho vinto la sfida! TEMPO Invece l'ho vinta io! STORIA No, io! TEMPO Sciocca e vanitosa idealista! STORIA Basta, sono stufa! Quindi sancisco la fine del tempo che sei. E se tu non te ne vai immediatamente da questo palcoscenico, ti farò chiudere in faccia il sipario. Fuori di qui ! TEMPO Dopo di lei, signora! STORIA Dopo di te, signor buffone! TEMPO Non hai il diritto di chiudere il sipario in faccia a nessuno. Tantomeno a me! Quando infatti ti giocasti a testa e croce il dominio di questa palla del nostro pianeta, ti scordasti, con l'ingenuità che t'è spesso fatale, di stabilire che sorte avrei fatto nel caso in cui avessi perso la sfida. Quindi siamo al punto di partenza. Così la prossima volta impari a stare con la testa perennemente tra le nuvole. STORIA E va bene: amici come prima! TEMPO Dici sul serio? STORIA La Storia non mente. TEMPO (raccogliendo furtivamente il fucile) Sai che ti dico? E' un vero piacere avere a che fare con idealisti del tuo stampo. Si finisce per avere sempre ragione, anche quando si ha torto! STORIA Beh, il piacere è tutto mio! (raccoglie la rivoltella) TEMPO Allora arrivederci a mai più, cara la mia signora Storia borghese! STORIA Addio, signor Presente dei miei stivali! TEMPO Hai fatto male a fidarti di me! STORIA E tu hai fatto peggio a credere che io mi fidassi di te! Fanno contemporaneamente fuoco e stramazzano al suolo. Un filo invisibie tira in scena alcuni manichini vestiti da soldati. I MANICHINO Ehi: il mondo dev'essersi rotto! II MANICHINO Sapessi quanto mi sono rotto io di stare in questa posizione! III MANICHINO E chi ti impedisce di muoverti: io mi sono già sgranchito le gambe un paio di volte nel corso di questo spettacolo. II MANICHINO Sai che ti dico? Quasi quasi ci provo! I MANICHINO Anch'io. III MANICHINO Io pure. Tanto hanno chiuso il sipario. II MANICHINO E quando lo riaprono? I MANICHINO Mai più, si spera. II MANICHINO Allora siamo liberi anche noi! III MANICHINO Credo di sì. I MANICHINO Fine della commedia. I SPETTATORE Io non ci ho capito niente, ma mi sono ugualmente divertito! II SPETTATORE Io ho capito quasi tutto, ma non mi sono assoluta-mente divertito. III SPETTATORE Io invece ho capito e mi sono pure divertito alla faccia vostra! I e II SPETTATORE Esagerato! Sipario.