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110514SC_GBCb1.pdf
data
14/05/2011
Contesto
ENC
Relatore
GB Contri
Liv. revisione
Trascrizione
Lemmi
Amicizia
Amore
Kant Immanuel
Ordinamenti
Perversione
CORSO DI STUDIUM ENCICLOPEDIA 2010-2011
IL TRIBUNALE FREUD (ANNO V)
LA PERVERSIONE AL BIVIO
14 MAGGIO 2011
8° LEZIONE
L’AMICIZIA DEGLI ORDINAMENTI
1
Testi di riferimento
Ferdinand Tönnies, Comunità e società, 18872 ,
Giacomo B. Contri, Società amici del pensiero. Statuto, 20103
GIACOMO B. CONTRI
Conclusioni
Titolo: L’amicizia degli ordinamenti.
Chiunque a questo mondo si direbbe: “Mai sentita dire un’idea di questo genere”. È vero: non
c’è riconducibilità – almeno nell’immediato, sto parlando in generale – di un simile concetto, salvo
che mi osserviate che è un delirio, e il delirio non è mai un concetto.
Al concetto cartesianamente chiaro e distinto, semplice, non si sa mai bene cosa vuole dire, io
aggiungo facile. Un esempio di questa facilità l’ho già dato dando un nome all’individuo come
ordinamento quindi non solo Italia come ordinamento, non solo la Chiesa come ordinamento, ossia
il collettivo, le collezioni; collettivo vuol dire collezioni, non è ancora il significato di massa.
Nella mia terza chiusa riprenderò con l’accennare a Freud come amico degli ordinamenti.
A proposito di facile – l’ho fatta già facile – parlando dell’eremita come ordinamento: la sua
cella che può essere modesta come Versailles ha due uscite, una in giro per l’universo e l’altra con
quelli che si ritrova come associati nella stessa amicizia, cioè mica tanti. L’ho anche chiamato
single, parola nata sul lato femminile, ma non vedo proprio perché non avere un po’ di difesa anche
per noi poveri uomini e considerare la virtù detta single valida anche per noi.
Io dico anche da tempo che se proprio uno si vuole associare con una sposa o uno sposo, è
come single che terrà bene la posizione.
Ordinamento.
1 Trascrizione a cura di Sara Giammattei. Testo non rivisto dagli Autori.
2
Ferdinand Tönnies, Comunità e società, 1887, Laterza, Bari 2011.
amici del pensiero. Statuto redatto da Giacomo B. Contri, Sic Edizioni, Milano 2010.
3Società
1
Ora proseguo nel chiaro, distinto, facile, invitandovi ad ascoltare il mio – senza arroganza –
appunto, rilievo critico: ossia che mentre tutti sapete fare due più due, io devo annotare, constatare
più e più volte che cose assai semplici, facili, chiare e distinte che qui, diciamo, le trattate come se
fossero degli algoritmi incomprensibili, mentre sono raggiungibili con le dita, a portata di mano, lì.
Anche se ormai afferro come vanno le cose, devo dire che un po’ mi dispiace constatare che certe
idee chiare e distinte e facili, a portata di mano, da molti siano non tatte, non toccabili. Posso per un
verso, solo per un verso afferrarlo, e cioè che le cose che andiamo dicendo è vero che non le trovate
da nessun’altra parte. Questo è vero, ma è una verità facile tanto quanto la verità che un lapsus è
perfettamente intelligibile come lapsus. Lo è perché lo è: è univocamente intelligibile, non c’è
equivoco nel lapsus. Ancora ancora si potrebbe comprendere che qualcuno abbia da ridire
sull’interpretazione dei sogni, che è complessa, non si capisce niente, ma sul lapsus no. Ma al
mondo nessuno fa caso al lapsus.
Accennavo prima che apprezzo, ma non torno sopra i due interventi che abbiamo appena
sentito. Faccio precedere qualche cenno di ciò che già ha fatto Mariella Contri, cioè il massimo del
lavoro; le mie sono delle riprese.
La massa si costituisce per sottrazione dell’idea del legame sociale come ordinamento:
artificio. Non esiste l’espressione “natura umana”, è semplicemente uno sbaglio, perché umano è
quel certo artificio sulla natura che poi chiamiamo anche uomo. Pulsione – di Freud, vorrei dire – è
un artificio, ed è in virtù di questo artificio che possiamo usare la parola “uomo”. In una
conversazione avuta di recente con Gabriella Pediconi e Glauco Genga sulla traduzione inglese di
“Pensiero di natura”, di fronte al quesito se non sarebbe da dire “pensiero di natura umana”, la mia
risposta è no, perché la natura è umana quando ne esiste quel pensiero che Freud ha chiamato
pulsione. È una confezione. Non concedo troppo alla parola “montaggio” ma andrebbe bene anche
questa: fonte-spinta-oggetto-meta, salvo poi l’avere proposto – tecnicamente parlando – la
rivoluzione, consistente nel sostituire all’oggetto la materia prima, quella per cui il vino naturale
non esiste. Non esiste a partire dal momento in cui ho fatto anche solo una congettura: che l’acino
sia commestibile. Un cane che passa lì davanti non farà mai questa congettura, e già da quel
momento l’acino è artificio, poi c’è l’incremento dell’artificio che porterà alla produzione del vino
o di altre materie come gli alcolici, i superalcolici. Il vino e lo champagne è per me il massimo
esempio dell’artificio e del lavoro.
Errore è l’idea che il legame sociale sia dato. Tutto l’Ottocento è stato pieno della discussione,
della contrapposizione fra società e comunità. Le leggi – tutte, anche l’appuntamento che ci diamo
per questa sera – non possono essere poste che in un regime pattizio. L’individuo come
ordinamento pone patto, pone norma, fa legge, è legislatore. In questo senso dico sempre che il mio
migliore nemico, ma migliore, è stato Kant perché ha avuto l’idea che la sede del legislatore della
legislazione universale è l’individuo; salvo poi l’orrore della legislazione universale come è
concepita da Kant, quella per cui, e ne abbiamo già parlato una volta, se non è vero che tutti i
kantiani sono nazisti, è pur vero che tutti i nazisti sono kantiani. Vi ricordate, ne abbiamo parlato in
questa sede. Erano tutti sorpresi da Eichmann quando diceva che lui era kantiano:4 aveva ragione.
I legami di massa artificiale, presupposto della naturalità del legame di sangue: le neuroscienze.
Sull’esigenza di appartenenza come naturale – mentre ascoltavo Mariella che richiamava questo
punto – c’è una distinzione che suggerisco, che estraggo dalla Bibbia. Ora non ricordo esattamente
da dove è tratta la frase in cui il pregante, il popolo che recita questa cosa, dice rivolto al Signore –
4
Cfr. l’incontro di Studium Cartello del 19/02/2011, “…E a chi non ha sarà tolto..”, www.studiumcartello.it
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parola che ho sempre preferito alla parola Dio, semplicemente perché condivido, sottoscrivo e
rilancio l’idea che l’idea di Dio è una corruzione dell’idea di Padre –: “Fa’ di noi la tua eredità”.
Notevole brano. È tutt’altra cosa l’esigenza di appartenenza, poi è secondario se a livello del lessico
si usa anche la parola appartenenza. Può andare, non siamo dei pidocchiosi pedanti, ma è
completamente diverso: chiedere a uno di appartenergli come eredità significa che dopo mi darà da
mangiare, da bere, da vestire, da far le vacanze, di tutto: perché, se non sei un cretino, per la tua
eredità avrai cura, quindi è notevole la domanda “Fa’ di me la tua eredità”. Minimo minimo mi
tratterai bene come i tuoi cavalli da corsa, etc.
Il misticismo è il riassorbimento dell’uomo nevrotico. Leggetelo5.
L’uomo come ordinamento. Quasi quasi se qualcuno di voi avesse qualche affetto per me
troverei indicato – non fatelo, eh – che nel rivolgersi a me mi chiamasse: “il mio caro ordinamento”,
“Mister ordinamento”, “Doctor ordinamento” o anche solo “Doctor O”.
Allora, prima chiusa.
Ricordo – l’ho già commentato – un manifesto che era presente molti anni fa nelle strade, in cui
si vedeva il cavallo maschio che monta la femmina. Raccontavo che da bambino io ho visto questa
scena – la campagna mi era epifanicamente accessibile – e devo dire che non conosco niente di più
comico. Vi sto portando un esempio di un rapporto non fra ordinamenti. I cavalli nella scuderia non
si guardano neanche nel becco, per così dire, ma anche nel momento dell’accoppiamento è tutta una
comica, perché cosa si vede? Si vede che lì c’è la femmina, ferma, piantata con le sue quattro
zampe in mezzo al prato. Arriva il cavallo che con questo suo organo eccessivamente enorme,
mostruoso, fa quello che deve. Quand’ero piccolo non avevo il cronometro per cronometrare la
durata, non saprei dire se il numero di secondi arrivasse al minuto, ma credo proprio di no, poi
finiva tutto: è un momento, cronologicamente, cronometricamente molto limitato. Poi il cavallo,
fatto quello che deve, per un istante gira ancora lì intorno, poi se ne va per i fatti suoi. La femmina
sta ancora lì per un momento poi anche lei se ne va per i fatti suoi. Né da parte dell’uno né da parte
dell’altra si ha il minimo cenno non solo di affetto ma nemmeno di emozione, come dicono gli
psicologi: niente. Se trasferissimo questa esperienza agli esseri umani, parleremmo: dal lato della
femmina di insensibilità isterica – che è un sintomo, nei cavalli no ma negli esseri umani sarebbe un
sintomo – e da parte del maschio si parlerebbe di eiaculazione precoce: altro sintomo. Normalmente
negli esseri umani non dovrebbe essere così, ma quando è così si tratta di sintomi. Non ci sono qui
ordinamenti, non c’è un “Caro ordinamento”. Persino nell’incontro conclusivo, contingente,
episodico, sessuale fra umani c’è materia, non natura, puro artificio dalla A alla Z. Perché ci sia
ordinamento individuale basta pensare come norma fondamentale di questo ordinamento – norma
fondamentale è l’espressione che prendo sempre da Kelsen – quella dell’albero dei frutti.
L’amore, quando c’è – perché l’innamoramento non è fra ordinamenti e peraltro finisce sempre
male – è rapporto fra ordinamenti. Sto implicando perfino che non c’è rapporto se non tra
ordinamenti. Se solo per un minimo di dignità intellettuale tenete alla parola “rapporto” troverete
che c’è rapporto solo fra ordinamenti, compreso quell’episodio, ingente fatto, che chiamiamo “fare
l’amore” che il singolo apprezza senza averlo come necessario né proibito: mai nel primo caso, mai
nel secondo. A questa considerazione, tanti anni fa, nasceva la domanda: se non è necessario e non
è proibito, perché mai diavolo lo faccio? Che cosa mi importerebbe di una cosa di questo genere?
Il relatore si riferisce al testo introduttivo della seduta al corso: M.D. Contri, L’amicizia degli ordinamenti, Testo
introduttivo all’incontro del 14 maggio 2011, www.studiumcartello.it
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Al che io rispondo che il mio rapporto con lo champagne non è affatto causato, ma lo apprezzo,
quindi lo bevo.
Ho detto – prima chiusa – che sto parlando dei rapporti: quando ci sono (molto raramente) tra
umani si tratta di relazioni fra ordinamenti; non è né più né meno di un affare di stato, perché gli
affari di stato sono affari di ordinamenti al loro interno, o fra ordinamenti. Non mi sembra male
quest’idea dell’amore come affare di stato. Per l’eremita o single come ordinamento l’amore
include l’uscita da una porta, l’uscita dall’altra porta e lo stazionare di quando in quando in quello
spazio. Chi è vissuto da buon eremita potrebbe persino avere dei paletti trasparenti.
Posto come ordinamento l’individuo, che di solito fa del suo meglio per smantellarsi come
ordinamento e ordinariamente lo fa nell’innamoramento e in tante altre cose; in gran parte nella
patologia – è facile individuare, denunciare, illustrare l’errore educativo in generale: non si educa
un ordinamento, e già il bambino lo è. Non lo si educa: lo si istituisce. Ciò che sto dicendo è già
stato detto parecchio tempo fa, io ne sto facendo il commento, alla medioevale: “Ama il prossimo
tuo come te stesso”. Il mio prossimo è ordinamento, non è la persona che sta lì, anzi, la sensibilità
nel rapporto tra ordinamenti è implicata episodicamente e, quando vi è implicata, è implicata prima
la sensibilità uditiva che non la sensibilità visiva o tattile. “Guardiamoci negli occhi, nel profondo
degli occhi”, “La verità che sta nel profondo degli occhi”: è la frottola più stupida che sia mai stata
detta nella storia dell’umanità, non la tratto neppure come avente la dignità di un errore, è solo una
stupidaggine. Ma più è stupida e più ci crediamo. Il rapporto con l’amore dunque non fa in alcun
modo appello al concreto, né al cuore, parola che posso tollerare solo come metafora. Posso capire
che un uomo coraggioso si dia del leone ma il leone non c’entra proprio niente, anzi i leoni quando
saltano e aggrediscono non sono coraggiosi, fanno solo il loro mestiere di leoni. Nessuno pensa mai
che il leone non è affatto coraggioso. Sto anche dicendo che non c’è animale sociale, c’è sociale
ordinamento con sede individuale propria. La mia battuta sull’essere l’individuo la san(t)a sede –
sana, santa, mite – è semplicemente una battuta corretta.
Sul passaggio da oggetto a materia, la rivoluzione rispetto alla prima formulazione che Freud
ha dato della pulsione: a questo punto ho sempre detto che la vostra mente dovrebbe essersi aperta a
questo passaggio dall’oggetto alla materia.
Anche qui, mi è venuto di getto e ho scritto che l’uomo non è critico – capita di esserlo anche
solo accorgendosi che uno sta andando ai duecento all’ora per strada – perché dice la sua: questo è
un errore molto comune. L’uomo non è critico perché dice la sua, ma lo è perché parla come Dio: è
in questo che do ragione a John Doe. Il minimo dell’uomo è Dio, anzi neanche il minimo, ma la
base. Asserzione che comunque per la prima volta nel modo più chiaro è stata fatta niente meno che
da Gesù Cristo che non ha aspirato ad altro che ad essere un uomo e restarlo.
Termino la prima chiusa dicendo che la psicoanalisi è un esempio – a molti già noto per
esperienza e ad altri per il seminato altrui – abbastanza noto di un rapporto tra ordinamenti, due.
Mai è stato portato in “sfarzo di dignità” un esempio di relazione tra ordinamenti, solo fra
ordinamenti ci può essere amore. Infatti, aveva perfettamente ragione Freud a inventarsi il
neologismo “amore di transfert”, di trasporto. È assolutamente corretto, indica un rapporto tra
ordinamenti. Un errore comune, comunissimo, è pensare che l’analisi dura un po’ e poi si passerà
ad un altro genere di rapporto. Basta, io tengo ad avere con chiunque lo stesso rapporto che ho con i
miei visitatori in studio, semplicemente varia la modalità fisica perché non stendo mica tutti i miei
interlocutori sul divano. Ma la relazione che si chiama “non omissione e non sistematizzazione” mi
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auguro di averla con chiunque io parli. Se non la ho, sto producendo un danno all’altra, nonché mia,
persona. Non omissione e non sistematizzazione si chiamano anche norma fondamentale di un
ordinamento complessivo. Potremmo essere in due o in tre ad averlo, chi l’ha detto che vinceremo
in questo senso? Io, Giacomo Contri, ho già vinto. Non mi pongo neanche il problema della
sconfitta, del fallimento figuriamoci. Non ripeto tutto quello di cui ho già detto sull’infallibilità.
Seconda chiusa.
Ho parlato della relazione tra ordinamenti; ora parlo della relazione del singolo con gli
ordinamenti collettivi, diciamo l’ordinamento civile chiamato società italiana. Qui ho l’occasione –
è una nota che ho appena scritto e che metterò sul sito dopodomani – per dire che se c’è una cosa
facile che ho visto e che non viene raccolta, capita da molti nella sua facilità è ciò che dico sulla
famosa legge sulla psicoterapia, quando essa è addirittura facile persino in pratica come indicazione
da dare all’avvocato, cioè che chieda al giudice di fare il suo mestiere: che giudichi i fatti. Non si
accusa un uomo di aver fatto il medico, si accusa un uomo di aver prescritto antibiotici; non si
accusa un uomo di aver fatto il medico, si accusa un uomo di aver fatto interventi chirurgici. Poi
questo fatto viene esaminato dal giudice o dal PM e esaminato questo fatto in giudizio si troverà che
i fatti esaminati sono i fatti disponibili all’intera umanità e protetti dall’ordinamento. Tutti, non ce
n’è uno che possa essere ricondotto ad azioni specialistiche, neanche uno. Chiedete all’avvocato che
domandi al giudice di fare il suo lavoro o all’accusa di portare i fatti, sono questi che sono i fatti
dell’intera umanità. Poi c’è chi sceglie un atto, un tipo di atti e c’è chi sceglie un altro tipo di atti,
ma tutti gli atti dell’analisi sono atti comuni.
Leggo qualche riga: “L’analista è un nuovo laico freudiano, nuovo rispetto al laico della
modernità rimasto incompiuto – cioè insoddisfatto, cioè inconcluso e con esso è rimasta incompiuta
la modernità”. Gli analisti hanno subito lasciato solo Freud, non solo come ho detto in questo pezzo
nella rimozione, ma nella questione dell’analisi dei laici, rifiutandola e al tempo stesso non
intendendola. Cosa c’è da non intendere? È perfino nata un’associazione per la difesa della
psicoanalisi. No, in quest’opera Freud non difende la psicoanalisi ma difende il diritto, difende il
fatto che è fatto imputabile, non è imputabile perché è un’azione comune a tutta l’umanità, possibile
a tutta l’umanità, poco importa se ne approfittano solo in pochi. Così facendo, difendo il diritto, in
tribunale in quel momento io vado difendendo l’ordinamento civile italiano. Non difendo la
psicoanalisi, è la psicoanalisi a difendere. Non c’è da difendere la psicoanalisi, è la psicoanalisi che
difende il diritto, ossia come a me viene da definirlo più in generale, l’ordinamento della pace.
Infatti, il libretto di Freud sull’analisi laica, rifiutato da tutti gli psicoanalisti dell’epoca, anche da
quelli che si qualificavano freudiani, freudianissimi, è un invito a “constatare” che l’atto dello
psicoanalista è un comune atto umano: non antibiotici, non interventi chirurgici, non altri atti
specialistici: è uno dei possibili atti a disposizione dei cittadini, la cui libertà è tutelata dalla
costituzione, così come uscire insieme a cena, conversare, persuadersi, contestarsi, consigliarsi e
qualsiasi altra cosa. E in quanto comuni, questi atti sono a disposizione di tutti, viventi nel regime
giuridico e non in quello dell’autorizzazione ad un esercizio non comune. Difendere questo ambito
del permesso è difendere l’ordinamento giuridico; Freud ha difeso l’ordinamento, non ha difeso la
sua specialità. La psicoanalisi non si difende, difende: amicizia dell’umanità. Diciamo che in questo
pezzetto mi è venuto da fare un paragone tra Freud e Napolitano, il presidente della Repubblica che
è lì a rappresentare e difendere la costituzione. È quello che ha fatto Freud e che cerchiamo di fare
noi.
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Terza e ultima chiusa.
Mi aspettavo che nel filo minimo delle cose mi venisse in mente – il mio cervello sta attento a
queste cose: se ciò che sto dicendo non si articola con alcune delle cose che mi vengono in mente,
allora le lascio fuori. Va anche bene, serve a non fare pasticci – Papa Borgia. Mi sarebbe piaciuto
fare un pezzetto di apologia di Papa Borgia – per esempio, ho appena scritto che mi piacerebbe
scrivere una sceneggiatura su Papa Borgia6 – miscredente che però è stato uno dei più splendidi
sposi di una donna, magnifico padre di qualche figlio. Certo, questi quattro figli, avevano anche,
Cesare soprattutto, qualche tendenza all’omicidio, a tagliare la gola a un po’ di persone, ma questo
succede da tante parti, non c’è bisogno di chiamarsi Cesare Borgia. Lucrezia era una splendida
donna, non parlo solo della sua avvenenza, e poi su questo sarei andato avanti.
Se l’amore è tra ordinamenti – ribadisco – qualcuno non sbaglierebbe se mi chiamasse “Mio
caro ordinamento”. Dunque, perché l’amore che c’è fra me e le mie pazienti non si trasforma in atti
amorosi sessuali? Nessuno ha mai saputo vedere questa cosa, ma bisogna sapere perché: la morale
non c’entra niente, c’entra la morale come dicevo ieri sera, cioè è puro ciò che esce dalla bocca, i
discorsi. Una volta usciti dall’idea che la morale si connette al comportamento sessuale abbiamo già
perso “La Morale”. Vincolata a ciò che esce dalla bocca, cioè frasi, parole, discorsi, finalmente si
respira: si può parlare di morale.
Ultima chiusa.
Ho detto rapporto tra ordinamenti individuo-individuo, rapporto tra ordinamenti individuoistituzione o ordinamento civile, e per finire tratterò di amicizia tra ordinamenti collettivi. Non è che
sia ovvio questo fatto, tutta la storia politica mostra che fino a ieri tra ordinamenti civili c’era solo il
problema della guerra o della mancanza di guerra. Questo è ancora dell’altro ieri quando l’idea
stessa dell’amicizia tra ordinamenti civili collettivi non era neppure all’orizzonte, tutt’al più nei
trattati di pace o nelle dichiarazioni di volontà di guerra. Qualcosa andava già meglio nei trattati
commerciali. L’idea di amicizia tra ordinamenti collettivi nella dottrina giuridica fino all’altro ieri
era completamente estranea.
Ora ciò che sto dicendo ha tante articolazioni, per esempio che cos’è il fondamentalismo? Il
fondamentalismo è un ordinamento, un collettivo, che nega e fagocita un altro: non c’è amicizia tra
ordinamenti. Anche qui quello che sto dicendo sull’amicizia tra ordinamenti collettivi o tra un
ordinamento collettivo e un individuo è già stato detto da un tale che disse: “Date a Cesare quel che
è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”: amicizia tra ordinamenti. Dio è un ordinamento, Cesare è un
ordinamento. Trattava già di amicizia degli ordinamenti.
Un punto ancora oggi delicato – lo sapete, se ne parla ancora sui giornali etc. – riguarda il
comportamento di Pio XII nell’ultima Guerra Mondiale a riguardo del nazismo. Poco o tanto ne
hanno sentito parlare tutti; è un dibattito pubblico cominciato tanti anni fa con il libro di Rolf
Hochhuth7 che lessi a suo tempo; poi la cosa è andata avanti. Nessuno da entrambe le parti
infierisce o inferisce più di tanto a questo riguardo, diciamo che in ogni caso i nervi sono un po’
scoperti da tutte e due le parti. Io che cosa ho voluto dire al riguardo? Semplicemente un argomento
che non è mai stato portato da nessuna delle parti, nemmeno da quelle severe nei riguardi della
6
7
Cfr. G. B. Contri, Habemus papam e infallibilità, Blog Think!, 13 maggio 2011, www.gicomocontri.it
R. Hochhuth, Il vicario, traduzione di I. Pizzetti, Wizarts, 2003.
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Chiesa perché è un argomento che sovvertirebbe la gran parte delle cose che si dicono sia su
quell’epoca storica sia su tante altre cose più o meno direttamente connesse. Molti sanno che per
riguardo alla Chiesa, non solo quella di Pio XII, io ho distinto nettamente tra ordinamento e
carrozzone8,uomo vecchio, ordinamento, Papa, messa, dogma, pensiero di Cristo etc.: non lo dice
nessuno e in questo ho fatto una di quelle confessioni di cattolicesimo che da almeno un secolo
nessuno ha più fatto. Oggi al Sant’uffizio non mi brucerebbero, mi farebbero santo a vita: non è
impossibile – iperbolico non c’è dubbio –, il che mi andrebbe anche bene, Papa no, santo sì. Una
volta tanti anni fa ho fatto un pezzo sul Sabato a proposito del detto: “Scherza con i fanti, ma lascia
stare i santi”. Io dicevo: “Ma no. Sono i fanti quelli che ti picchiano, i santi no!”. Con i santi si
scherza benissimo, è con i fanti che non si può scherzare se no ti tagliano la gola. È vero o falso? È
vero. Si tratta proprio di ovvietà. Mi sono accorto che sono i truismi quelli che non circolano e
questo è un esempio di truismo: e con i fanti è meglio non scherzare, ci si rimette.
Allora, Pio XII è stato l’autore di una enciclica, nota anche a quelli che non l’hanno letta,
intitolata Mystici Corporis. Lasciamo stare cosa voleva dire lui; pensate a questa realtà collettiva col
suo ordinamento concepita come un corpo misticamente unito. Ora io non esercito una critica
diretta all’enciclica, che ha tutti i suoi risvolti e che potrebbero trovare la loro giustificazione. Dico
solo che nel caso del nazismo – non nel caso del comunismo, che le faceva pesanti anche lui, tutti lo
sanno – tutto il mondo, poi la Chiesa, poi in particolare quel Papa cosa incontrava? Nient’altro che
un corpo mistico, una comunità mistica: il nazismo è misticismo, peraltro ufficialmente. È un
artificio e non natura, ma è un artificio mistico. Ritengo che non si è trattato affatto di mancanza di
coraggio, di viltà, come si dice: “Al diavolo il coraggio e al diavolo la viltà”, non mi interessa una e
non mi interessa l’altra. Il coraggio se c’è, è di una sola specie, è quello del pensiero. Per il resto
come dicevo se arrivano dei nemici io scappo dalla porta posteriore, non cerco quest’esibizione del
coraggio; certo, se poi non posso fare altro, cercherò di combattere. È stato impossibile individuare
un pensiero che tanto sosteneva e concedeva all’idea di corpo mistico nel nazismo: davvero è stato
impossibile a mio avviso individuare nel nazismo un corpo mistico. È stato impossibile,
impensabile, anche se era visibile, lì sotto gli occhi. Dati i film di Leni Riefenstahl – quello del ’33,
della Grande Giornata di Norimberga9 – il corpo mistico era lì fotografato e trasformato in film. Il
corpo mistico, eccolo: era lì, sensibile, toccabile, dicibile, documentabile. Esercitare la critica
morale, politica nei confronti del nazismo come corpo mistico è stato impossibile e lo resta
tutt’oggi.
È pressoché impossibile che venga riconosciuto che Eichmann, il più grande sterminatore di
ebrei, era un kantiano allo stato puro, come ho detto prima. Non agiva per passione e non agiva per
interesse, l’unica coppia di requisiti che Kant esiga perché un atto possa essere chiamato morale,
dunque a Kant non importa per nulla il contenuto dell’atto: uccidere/non uccidere, rubare/non
rubare, ammazzare gli ebrei o meno, rispettarli o il contrario. Di tutto questo non importa niente,
importa che l’atto non sia veicolato da passione o interesse. Tolti passione e interesse, ci stanno
anche cinque milioni di ebrei assassinati, oltre a tutti gli altri. Questo ci interessa non tanto per il
passato, quanto per il futuro.
“Date a Cesare quel che è di Cesare” e “Ama il prossimo tuo come te stesso”, posso riassumere
così quello che ho detto alla luce del pensiero di ordinamento, che come ordinamento ha sede
8
Cfr. G.B. Contri, Il mio caro carrozzone, venerdì 29 aprile, www.culturacattolica.it
Cfr. Film La Vittoria della fede (Der Sieg des Glaubens, Der Film vom Reichsparteitag der NSDAP), regia di Leni
Riefenstahl.
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individuale e non ha nessun’altra sede; non può neanche averla, neanche quando la sede della
costituzione italiana è in forma cartacea in certe teche, documenti storici e in forma agita in certe
istituzioni a partire dal Presidente della Repubblica. Nel momento però in cui la mia sede
individuale, e potenzialmente così in ciascuno, non fosse più la santa sede anche di
quell’ordinamento, quello crolla e bisogna dire che le spallate a quell’ordinamento ci sono state con
invito alle masse a non essere più la sede della costituzione italiana. Attenzione a quello che sto
dicendo, perché ci si accorge, e già i nazisti se ne erano accorti, che l’individuo è la sede
dell’istituzione anche se poi i documenti fondativi sono in una certa teca come in quel film. Quale
era quel film dove vanno a rubare la prima pagina della costituzione americana? Il mistero dei
templari10: è tutta l’avventura con quell’attrice11 che faceva Elena nel film Troy12. È un film ancora
reperibile.
L’importanza - riguardo alla tenuta di quelle che in genere vengono chiamate istituzioni, io ho
preferito usare la parola ordinamento – di ciò che ho detto riguardo all’istituzione del paese è la
stessa delle mie altre chiuse. Inoltre, ritengo in tutte e tre le chiuse di aver detto delle idee facili,
chiare e distinte. In particolare, abbiate presente quella in cui ho detto che Freud non ha difeso la
psicoanalisi, ha difeso l’ordinamento giuridico.
Spero di esservi servito a qualche cosa e vi faccio i miei auguri.
© Studium Cartello – 2011
Vietata la riproduzione anche parziale del presente testo con qualsiasi mezzo e per qualsiasi fine
senza previa autorizzazione del proprietario del Copyright
Film Il mistero dei templari, regia di J. Turteltaub, con N. Cage e D. Kruger, Genere Avventura, USA, 2004, 125’.
Il relatore si riferisce all’attrice Diane Kruger.
12 Film Troy, regia di W. Petersen, con B. Pitt, O. Bloom, D. Kruger, Genere Mitologico, Azione, Drammatico, USA,
2004, 163’.
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