NIHIL EST IN INTELLECTU QUIN PRIUS FUERIT IN (NATURALE) SENSU…
PARTE SECONDA: NATURALIS SENSUS O ISTINTO
(L’ETOLOGIA)
(…continuazione…)
“Paranoicale”, ad esempio, sono stato ritenuto io stesso quando, evocando (purtroppo inutilmente) le due disastrose pregiudiziali che avrebbero di certo impedito (così com’è stato) il corretto recepimento
della mia Scienza Nuova (= la boria delle nazioni e la boria de’ dotti), ho inteso precisare: 1per questa ricerca, si dee far conto come se
non vi fussero libri nel mondo.
Sai cos’ha scritto un comment(d)atore molto qualificato nella sua nota
a piè pagina?
«… 2Vico, abbiamo visto, vuol essere il Bacone della storia; come già
Bacone e Cartesio, anch’egli ritiene (n.d.R.: a torto?; paranoia?) di
essere il fondatore di un nuovo sapere che non ha, alle spalle, nessuna tradizione».
Evidentemente al borioso incompetente, oltre al fatto che non fosse
mai stata mia intenzione di bacare di grosso (= bacone?) le carte (=
3
Renato delle Carte?) della Storia, è sfuggito che nel mio caso tratta1
Vico G.B., Op. cit., vv. 330.
Vico G.B., La Scienza Nuova, Op. cit., BUR, 1994: Introduzione e note di Paolo Rossi, pag. 231.
3
Ibidem, pag. 713: «Riprensione delle metafisiche di Renato delle Carte, di Benedetto Spinosa e di Giovanni Locke».
2
vasi veramente di una Scienza Nuova, o sia l’4Etologia Umana, la quale
manifestamente non aveva alle spalle alcuna tradizione scientifica (è
sconosciuta financo a tutt’oggi), pur essendo interamente fondata sulla Tradizione Scritta Universale (= Storia dell’uomo) cui avevo fatto
esplicito riferimento, esibendone un saggio riassuntivo nella 5Tavola
Cronologica.
F.N.: Mea culpa, mea maxima culpa: anch’io, in Terra, mi dispersi in
considerazioni da topo di biblioteca sulla tua Opera, mai valutandone
la peculiare 6topica sensibile e la dimensione scientifica, la quale
ultima sarebbe stata riproposta per altro verso sotto il nome di «…
Antropo-logia o 7Scienza de l’Uomo», ma che avrebbe assunto il valore
di Scienza Descrittiva soltanto nel settore paleo-antropologico (= 8filogenesi omospecie: Homo pre-Sapiens → H. Sapiens → H. Sapiens Sapiens); e mai più in quello ontologico e neuroscientifico.
G.B.V.: A tua parziale consolazione, dico che quand’anche avessi
scoperto la Scienza di La Scienza Nuova, nessuno ti avrebbe dato ascolto, giusto l’Ecclesiaste: 9è meglio la sapienza della forza, ma la
sapienza del povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate.
Altro invece sarebbe accaduto se tu avessi comunicato l’occasionale
scoperta a Don Titta, spaventosamente (pel cugino Ministro Silvio Spaventa) potente, e Lui, magari appropriandosene in tutto o in parte,
l’avesse proposta al mondo.
Sì, Mio Caro, il Potere Accademico (= boria de’ dotti) e il Potere Politico (= boria delle Nazioni) hanno la facoltà di imporre le mode di
pensiero e di occultare e/o stroncare biecamente per sæcula sæculorum
perfino le Verità scientifiche (= Scienze Nuove?) quando non fossero
“convenienti” per le lor menti tolemaiche, oppure, quando contravvenissero a’ comodi «… 10stereotipi culturali» vigenti.
4
Vedi Cap. 2, L’incontro, pagg. 21-33.
Vico G.B., La Scienza Nuova, B.U.R., 1994, pagg. 123-125.
6
Vico G.B., Op. cit., Laterza, vv. 495: «Ch’i primi autori dell’umanità attesero ad
una topica sensibile, con la quale univano le propietà o qualità o rapporti, per così
dire, concreti degl’individui o delle spezie, e ne facevano i generi loro poetici».
7
Ibidem, vv. 331: «… (i filosofi) traccurarono di meditare su questo mondo delle nazioni, o sia mondo civile, del quale, perché l’avevano fatto gli uomini, ne potevano
conseguire la Scienza (n.d.R.: Antropologia) gli uomini».
8
Vedi Cap. 3, Ontologia Comparata, pag. 49.
9
La Bibbia, Qo.9, 16.
10
Bacone F., Novum Organum Scientiarum, 1620, Libro Primo:
1) idōla tribus: pregiudizi della tribù o pregiudizi dei fallaci “luoghi comuni sociali” diffusi in tutte le società;
2) idōla specus: pregiudizi della spelonca o pregiudizi dell’individuo psicopatico
che cerca di imporre ad altri, riuscendovi, il proprio patologico microcosmo ancestrale;
3) idōla fori: pregiudizi del foro (forum,i: piazza, mercato, affari, vita pubblica,
vita mondana, carriera politica, carriera forense), dettati dalla convenienza ovvero
generati da particolari convenzioni di comodo;
5
2
Valga per tutti l’esempio di Anassagora di Clazomene (500-428 a.C.) il
quale, dopo aver aperto la prima Scuola di 11Filosofia d’Atene (dove
ebbe Pericle come Discepolo), fu lì accusato di empietà e condannato a
morte (432 a.C.) per aver negato la natura divina del Sole e della Luna, asserendone invece la fisicità materiale: dell’uno, come palla di
fuoco e dell’altra, come corpo terrestre.
Sappiamo che Anassagora riuscì a scamparla proprio per merito del suo
illustre Discepolo Politico che trovò il modo di farlo fuggire lontano, ma l’accusa di empietà e la pena di morte sarebbero state fatali
ad un altro suo Discepolo, il Maieutico Socrate (469-399 a.C.), per
aver Egli osato insegnare ai giovani l’«… Empietà» dell’esistenza di
uno spiritello benigno (= εὐ-δαίµων) che abita in noi, 12guida la nostra vita vigile e decide delle nostre azioni coscienti, volontarie.
Sì, Fratello Mio, nel 13Corso che fanno le Nazioni si verifica sempre
che Qualcuno faccia progredire le conoscenze dell’uomo da una 14natura
poetica ad una 15natura eroica ed infine ad una 16natura umana, intelligente e quindi modesta, benigna e ragionevole, la quale riconosce per
leggi la coscienza, la ragione ed il dovere, ma i contemporanei non se
ne accorgono mai, anzi, per lo più uccidono (fisicamente o socialmente) Quel Qualcuno che abbia ottenuto d’infrangere i precedenti stereotipi culturali, gelosissimo patrimonio de’ boriosi dotti locoregionali, e di propiziare quindi un’evoluzione delle conoscenze.
A maggior disdoro e pena per l’umanità intera, interviene poi la boria
de’ dotti internazionali i quali, stranitamente, non riescono mai a
cogliere questi passaggi evolutivi (= pasque) e 17dolosamente, imperdonabilmente (= torto marcio) defraudano il mondo delle sue scoperte.
4) idōla theatri: pregiudizi del teatro (theatrum,i: luogo dove si raccolgono folle
plaudenti), pregiudizi dottrinari o stereotipi culturali (religiosi, filosofici e anche scientifici, sistematicamente sconfessati da epocali rivoluzioni copernicane).
11
Vedi Cap. 3, Ontologia Comparata, pagg. 14-20: Significato del lemma Filosofia.
- Anassagora di Clazomene, peraltro, fu il primo uomo a praticare la dissezione anatomica (= Sulla natura) nei piccoli animali dedicando particolari attenzione allo
studio dell’encefalo. Tra l’altro scoprì per primo che la respirazione dei pesci avvenisse attraverso le branchie.
12
Freud S., Op. cit., pag. 490: «… Abbiamo inoltre scoperto qualche punto d’appoggio
per identificare l’istanza critica (n.d.R.: secondo “sistema ψ” dell’apparato psichico) con ciò che guida la nostra vita vigile e decide delle nostre azioni coscienti,
volontarie». (Torneremo ovviamente sul tema)!
13
Vico G.B., Op. cit.: Libro Quarto. Del corso che fanno le Nazioni, pag. 431.
14
Ibidem, [Sezione Prima] Tre spezie di Nature (poetica, eroica ed umana), vv. 916:
«… natura poetica o sia creatrice, lecito ci sia dire divina, la quale a’ corpi diede
l’essere da sostanze animate di dèi, e gliele diede dalla sua idea (n.d.R.: animismo,
panteismo, politeismi umanomorfi, zoomorfi e fitomorfi)».
15
Ibidem, vv. 917:: «… natura eroica, creduta da essi eroi di divina origine
(n.d.R.: ad esempio, Ercole, Achille et cetera)».
16
Ibidem, vv. 918.
17
Kant E., Prol., Op. cit., pag. 149: Saggio di un giudizio sulla Critica, il quale
precede l’indagine.
3
In altre parole, la boria li rende «… ciechi» cioè orbati dei 18due occhi della storia che sono la cronologia e la geografia.
Ne vuoi un altro tragico esempio omologo?
19
Tu sai quello che è accaduto in Gerusalemme in quei secoli bui: dopo
Salomone e a causa del pansessualismo (?) di Salomone, il suo Regno
monolitico e dovizioso (970-931 a.C.) non solo subì una catastrofica
secessione in Regno del Nord (di Èfraim o Samaria o Israele) e Regno
del Sud (di Giuda), ma andava perdendo anche la sua precipua identità
culturale a motivo delle contaminazioni idolatriche palestinesi, tanto
che dal «… monoteismo» di Abramo e di Mosè (= 20Io-sono, Io-provvedo-ate), si passò ad una «… monolatria» dove, appunto, il Dio di Abramo,
di Isacco e di Giacobbe veniva comodamente adorato insieme a deità pagane.
[Ti dice niente questo fatto, rapportato agl’insipientissimi, demenziali e sincretici (= 21abominio della desolazione) happening religiosi
d’Assisi e della Comunità di S. Egidio? (= Corsi e Ricorsi Storici?)].
Ebbene, all’inizio dell’IX secolo, onde ricondurre il gregge ebraico
sulla retta via, Un Sacerdote della 22Scuola Biblica del Regno del Nord
18
Vico G.B. Ibidem, vv. 17: «… tali discoverte diciamo dar altri princìpi alla geografia, i quali, come gli altri princìpi accennati darsi alla cronologia (che sono i
due occhi della storia), bisognavano per leggere la storia ideal eterna che sopra si
mentovava».
19
La Bibbia, cfr. Lc.24, 18 e 27: «… (Èmmaus) …E cominciando da Mosè e da tutti i
profeti spiegò loro ciò che si riferiva a Lui in tutte le lor Scritture».
20
Vedi Cap. 3, pagg. 32-33: Il Nome di Dio “rivelato” a Mosè.
21
La Bibbia, Dn.9, 27; 11, 31; 12, 11.
- Mt.34, 15: «… Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il
Profeta Daniele, stare nel Luogo Santo – il lettore comprenda-…».
Il Lettore comprenda che la Questione Religiosa dell’uomo non può essere ridotta al
«… pro bono pacis» (= qualunque compromesso, pur di evitare i conflitti), ma deve risolversi nel riaffermare dottrinariamente (perché oggigiorno è possibile!) la Giustezza della Religione Cattolica, contro la Falsità e/o la Primitività di tutte le
altre religioni.
Né varrebbe, all’uopo, la farsesca formula mistica di Lucano (La Farsaglia, IX, 580):
Iupiter est, quodcumque vides, quocumque moveris (= Tutto ciò che vedi, dovunque tu
vada, è Dio) perché, oggigiorno, invarrebbe invece la dura Sentenza di Publilio Siro:
Iudex damnatur ubi nocens absolvitur (= si condannerà il giudice quando il colpevole
fosse assolto).
Insomma, l’Identità Culturale Cattolica non dev’essere svenduta neppure per un sintomatico …pro bono pacis.
22
Forse è opportuno esplicitare che la secessione del Regno di Salomone in Nord e
Sud non riguardò la Scuola Biblica del Tempio di Sion in Gerusalemme che mantenne intatto in essi il potere di decidere unitariamente ed imprescindibilmente quale scritto profetico avesse il valore di «… Sacra Scrittura».
Sulla modalità del confezionamento (= πάντα τεύχειν: confezionare alcunché) di ciascun Libro (= τεῦχος: libro, volume) delle Sacre Scritture Ebraiche torneremo a tempo
debito sulla base di quanto relazionato nel Capitolo 36 del Libro di Geremia, ma già
da ora ci piace sottolineare il potere del cosiddetto «… temperino da scriba»
(Ger.36, 23) col quale venivano distrutti gli scritti profetici ritenuti “sconvenienti”.
4
si peritò di replicare ed aggiornare esegeticamente il Mosè di Esodo,
Numeri e Levitico in una nuova (Scienza Nuova?) versione.
Nacque così in quel tempo lontano il Libro del Deuteronomio (∆ευτερονόµιον: Seconda Legge) che trovò immediatamente il consenso e
l’assenso delle Menti più Eccelse dell’Ebraismo, anche se si dovette
attendere l’anno 622 a.C. (circa tre secoli) per la sua consacrazione
ufficiale nel Tempio di Gerusalemme ad opera del Re Giosia (e di Geremia).
Il Deuteronomio (che, ribadiamo, non fu scritto né dettato da Mosè,
morto da almeno cinquecento anni) rappresentò per l’appunto il passaggio (= pasqua cognitiva) dalla natura poetica o 23età degli dèi del Popolo Ebreo, alla natura ragionevole o 24età degli uomini del medesimo
Popolo: da Esso infatti ebbe inizio il Profetismo Deuteronomistico che
avrebbe dato la stura agli Osea, Isaia, Amos, Ezechiele, Geremia, Elia, Eliseo et cetera, fino a giungere, nella maturità dei tempi filologici, all’Uomo-Dio, Profeta Ottimo-Massimo, Messia dell’Israele Planetario, Dio-Uomo per Virtù (= a causa) di un 25Dio-Spirito Santo, genomicamente identico (A = A) nel Padre e nel Figlio, da cui la Resurrezione da morte corporale (= Vita Eterna), 26galile(i)anamente dimostrata ne’ Fatti (= Verum et Factum convertuntur: Verum ipsum Factum).
Aggiungiamo, per ora, che l’uso scriteriato del detto temperino da scriba ci avrebbe
impedito di conoscere il Dettato di Geremia (a Baruc, figlio di Neria –Ger.36, 4-) se
non fosse stato caparbiamente reiterato (Ger.36, 32); così come ha impedito irrimediabilmente ai giudei di conoscere il Dettato del Cristo (= Vangelo), nonché alcuni
“Fondamentali” della Vera Religione Ebraica contenuti esclusivamente nel Libro di Tobia ed in quelli (1 e 2) dei Maccabei: è risaputo infatti che quest’ultimi Libri veterotestamentari (insieme a quelli di Giuditta, di Sapienza, del Siracide e di Baruc)
sono stati vilmente e disastrosamente estromessi dalla Bibbia Giudaica.
Torneremo, ovviamente, sul tema.
23
Vico G.B., Op. cit., vv. 31: «… età degli dei, nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspìci
e con gli oracoli, che sono le più vecchie cose della storia profana».
24
Ibidem, ibidem: «… età degli uomini, nella quale tutti si riconobbero esser uguali
in natura umana».
25
La Bibbia, Mt.12, 31-32: «… (Io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio…)
Perciò vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonato agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio
dell’uomo sarà perdonato, ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà perdonata né
in questo secolo, né il quello futuro».
Dispiace prenderne atto, ma sul Perdono e sulla Terza Persona del Dio Trinitario (=
Dio-Spirito Santo) Nessun Cattolico ha le idee molto chiare e Più d’uno (Mt.7, 21-23)
ne risponderà certamente di persona (Mt.25, 30).
26
Ibidem, 1Cor.15, 13-18: «… Se non esiste resurrezione dei morti, neanche Cristo è
resuscitato! Ma se Cristo non è resuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed
è vana anche la vostra fede… (Anzi), se Cristo non fosse resuscitato, anche quelli
che sono morti credendo alle parole di Cristo sarebbero perduti, perché se noi avessimo avuto speranza in Cristo soltanto riguardo a questa vita terrena, allora saremmo
da compiangere più di tutti gli uomini».
Insomma, chi non creda all’effettiva Resurrezione immediata del Cristo e, di conseguenza, alla Resurrezione differita (= Assunzione) dei Suoi Santi Genitori (la Madre
Immacolata col Giusto-Casto Sposo), nonché all’effettiva Resurrezione escatologica
dei morti, non potrebbe dirsi Cristiano quand’anche accettasse per Verità il resto
5
A dire che per merito della Seconda Legge dell’Ignoto Caposcuola Ebreo
galileo-samaritano, e proprio perché attribuita a Mosè, fu conferita
autorevolmente la dignità di Parola Biblica a Nuovi Profeti quando invece, per la pregressa (= Prima) Legge, nessuno mai avrebbe potuto arrogarsi la facoltà di parlare di Dio, in nome di Dio, essendosi esaurito tale privilegio con la morte di Mosè.
Come?
Scrive il Deuteronomista, 27Esegeta e Divin Plagiatore di Esodo-NumeriLevitico:
28
Mosè convocò Israele (sing.) e disse loro (plur.): Il Signore tuo
Dio susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me, a lui darete ascolto…
29
Voi avete visto quanto il Signore ha fatto sotto i vostri occhi,
nel paese d’Egitto, al faraone, a tutti i suoi ministri e a tutto
il suo paese; le prove grandiose che i tuoi occhi hanno visto, i
segni e i grandi prodigi. Ma fino ad oggi (!) il Signore non vi ha
dato una mente per comprendere (n.d.R.: comprehendere aliquid animo, cogitatione, mente) né occhi per vedere, né orecchi per udire…
30
Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua
discendenza perché tu ami il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, e viva…
Questo comando che oggi (!) ti ordino non è troppo alto per te, né
troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà
per noi in cielo per prendercelo e per farcelo udire, sì che lo
possiamo eseguire? Non è di là dal mare perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire, sì che lo
possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te: è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.
Vedi, io pongo oggi (!) davanti a te la vita e il bene, la morte e
il male; perciò io oggi (!) ti comando di amare il Signore tuo
Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le
sue leggi e le sue norme perché tu viva e ti moltiplichi…
Oggi (ieri, oggi e domani!), chi abbia una mente per comprehendere
(Deuteronomio e Cicerone), dovrebbe semplicemente dedurre da questo
brano datato a circa 2.900 anni fà che i comandi, le leggi e le norme
del Signore Nostro Dio [= 31Colui (Persona) che tutto opera efficace-
dottrinario del Vangelo; anzi, nel caso, sarebbe addirittura da compiangere più di
tutti gli uomini.
27
Esegesi: da ἐξ-άγω: tiro fuori, traggo da un substrato; ἐξ-άγοµαι: traggo a me, tiro
fuori per me (e per altri).
28
La Bibbia, Dt.18, 15.
29
Ibidem, Dt.29, 1-3.
30
Ibidem, Dt.30, 6 e 11-15.
31
Vedi Cap. 3, Ontologia Comparata, pag. 39.
6
mente in natura] oggetto di 32rivelazione, non provengono affatto dal
cielo o di là dal mare, bensì dall’Inconscio del nostro cuore e della
nostra anima (= Immanentismo Rinascimentale Ebraico = Rivoluzione Copernicana Deuteronomistica = Scienza Nuova Biblica); perciò, quando
escono dalla bocca del Profeta (= rivelazione), non è perché Lui le
abbia apprese da un Essere Trascendente (= dal cielo) ovvero da
un’altra civiltà (= di là dal mare), ma perché Egli ha «… visionato»,
33
in Dio, le istintive (= inconscie) Leggi comportamentali innate specie-specifiche (= genoma-dipendenti), «… selezionando» quelle che
provvedono naturalmente (= Provvedenza Divina naturale, e non soprannaturale) alla conservazione in Vita dell’individuo e, nel caso specifico, della etnia-specïale (= visione e selezione degli istinti buoni
–il Bene- v/s quelli cattivi –il Male- dell’Etogramma Umano).
Da ciò si evincerebbe che il privilegio e l’elezione del popolo ebraico, rispetto agli altri popoli, sarebbe stato solo quello di aver avuto Una Scuola di 34Profeti Giusti i quali, ad iniziare da Abramo, prìncipe-principio del Popolo Ebreo, del Monoteismo Planetario e della
35
Fede indefettibile nel Signore Mono-Dio, avrebbero tramandato per iscritto (= Sacre Scritture) le lor Rivelazioni in modo da consentire
un ininterrotto (e interminabile) progresso conoscitivo su Dio e
32
La Bibbia, Dt.29, 28: «… Le cose occulte appartengono al Signore Nostro Dio, ma le
cose rivelate sono per noi e per i nostri figli, sempre, perché pratichiamo tutte le
Parole di questa Legge».
33
Vico G.B., Op. cit., vv. 938: «… La prima fu una sapienza divina, detta, come sopra vedemmo, “teologia mistica”, che vuol dir “scienza di divini parlari” o
d’intendere i divini misteri della divinazione, e sì fu scienza in divinità d’auspici
e sapienza volgare (n.d.R.: Sapienza Poetica e Popolare), della qual furono sappienti
i poeti teologi, che furono i primi sappienti del gentilesimo; e da tal mistica teologia essi se ne dissero “mystæ”, i quali Orazio, con iscienza, volta in “interpreti
degli dèi”. Talché di questa prima giurisprudenza fu il primo e propio “interpretari”, detto quasi “interpatrari”, cioè “entrare in essi padri”, quali furono prima
detti gli dèi, come sopra si è osservato: che Dante direbbe “indiarsi”, cioè entrare
nella mente di Dio…».
34
Profeta = προφήτης (πρό-φηµι): interprete ispirato, vaticinatore, chi parla (φής)
in nome di… (πρός -Rocci-:«… πρός θεῶν; … σε γουνάζοµαι πρός πατρός: ti supplico in
nome di…).
35
La Bibbia, Rm.4, 18s: «… Egli ebbe Fede, sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli (n.d.R.: di tutto il genere umano)… Egli non vacillò mai
nella Fede… Ecco perché gli fu accreditato come Giustizia».
Per Abramo, Isacco e Giacobbe-Israele (Gn.35, 10) la sola “Legge” da rispettare era
quella di avere Fede Cieca nel Signore Mono-Dio e nelle Promesse fatte ad Abramo.
Poi venne Mosè che con le sue innumerevoli Leggi (= Legge o Torah) introdusse il concetto di “ius,iuris-giustizia”; concetto che, retroattivamente, Paolo di Tarso accredita anche ad Abramo per la sua Giusta Fede («… Giusto» è Chi e → Ciò che provvede
alla conservazione dell’individuo, della specie e dell’ordine cosmico).
Infatti, «… (Eb.11, 1) la Fede è il fondamento delle cose che si sperano e prova di
quelle che non si vedono… (13) né si conseguono nell’immediato: … (Ib.10, 38) il mio
giusto vivrà mediante la Fede».
D’altra parte, le Leggi di Mosè nacquero dalla Sua Fede (Eb.11, 23-29) e non viceversa; e per Fede (ripetuto 20 volte: Ib.11, 2-31) nacque (8) e prosperò (11-12) il Popolo Ebreo, prima e dopo l’avvento delle Leggi di Mosè, fino alla scoperta ultima ed
ultimativa della Patria Celeste (16).
7
sull’uomo: Abramo → Mosè → Deuteronomio → Profeti deuteronomisti →
Profeti del post-esilio → Libri Ellenistici Sapienziali e Storici.
Per gli 36altri conspecifici coevi che non ebbero Una Scuola di Profeti
Giusti, né la Legge di Mosè, ma che 37per natura (= per istinto o naturalis sensus) avessero agito secondo la Legge dimostrando che quanto
la Legge esigerebbe fosse scritto nei loro cuori, potremmo comunque
dire che sia stato proprio il Maestro interiore (S. Agostino) o maestro innato (Lorenz) a 38spingerli naturalmente (= naturalis sensus)
verso il Mondo Divino (= consensus gentium di S. Agostino); ed essendo
questo un 39istinto fondamentale, lecito ci sia dire, «… Cardinale» per
la Conservazione in Vita dell’uomo, Homo Sapiens ed ancor più Homo Sapiens Sapiens lo hanno ubiquitariamente, solennemente ed uniformemente
(idee uniformi…) “praticato” nelle varie religioni (= Etologia Umana:
istinto esperito o esperienza dell’istinto): quindi, 40anche sotto
l’aspetto culturale, è sostanziale la distinzione tra innato ed appreso perché neppure il comportamento umano è illimitatamente modificabile dall’apprendimento e infatti alcuni programmi innati sono inalienabili ed hanno valore di “Diritti dell’uomo” [tant’è vero che gli
scellerati tentativi d’imporre per legge l’«… 41ateismo» (= U.R.S.S.,
Cina et cetera) sarebbero miserrimamente e ridicolmente naufragati; ed
i periodi di secolarismo positivistico e/o laicistico (= morte presunta di Dio) nell’occidente europeo sarebbero stati immancabilmente
seguiti da periodi di intenso e ricorso fervore religioso (= piccoli
Corsi e Ricorsi storici tra Fede e Ragione, de’ quali la 42teologia
civile ragionata della provvedenza divina, se comprehesa, avrebbe
segnato la fine ultima a tutto vantaggio dell’umana Fede e Ragione].
Imperocché, l’espressione poetico-platonica di αἰ τῶν ϑεῶν αἰσϑήσεις (=
le cose apprese per rivelazione divina) non significherebbe di certo
che vi sia un Demiurgo Iperuranico il quale riveli all’uomo ciò che
43
giova (= il Bene) e ciò che nuoce (= il Male) alla sua Vita, poiché i
giusti comportamenti umani civili e religiosi sarebbero stati invece
«… divinati» [per l’Ebraismo diremmo: azzeccati, indovinati, da 44«indovinare» ovvero intendere o ‘l nascosto degli uomini ch’è la coscien36
Ibidem, Col.3, 11: «… Qui non c’è più greco o giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti».
37
Ibidem, Rm.2, 14-15.
38
Vedi Cap. 4, Pasqua, pasque e D.N.A., pagg. 43-45: valga per ora il riferimento
alla Curva a campana di Gauss-Quételet che stabilisce biometricamente (= quantificazione delle caratteristiche comportamentali di specie), scientificamente, sia la presenza di un certo istinto genomico, che la differenza specie-specifica (non modistica, né demoscopica) tra la naturalezza v/s la normalità di un istinto.
39
Contrariamente ad altri istinti nefasti ed abominevoli –il Male- pur presenti nel
naturale Etogramma umano.
40
Lorenz K., Op. cit., Introduzione storica, pag. 12.
41
Leibniz G.W., Professione di fede della natura contro gli atei (Confessio naturæ
contra atheistas), 1668.
42
Vico G.B., Op. cit., vv. 2e.
43
- Procettivo (= pro-: prōsum, prōdesse: giovare);
- Nocicettivo (= noci-: nŏcĕo, nocēre: nuocere)
44
Vico G.B., Op. cit., vv. 342c.
8
za (= psicologia naturale); o ‘l nascosto agli uomini ch’è l’avvenire
(= parapsicologia naturale)], rivelati e praticati da un 45Autore di
Leggi (= Leggi Autoritarie) che si fosse fatto Giusto Interprete (= ὁ
∆ίκαιος 46Ἑρµηνεύς ἤ Προφήτης) del funzionamento natural-virtuoso (=
virtù-ἀρετή-δίκη-ὁσία) della nostra medesima mente umana.
Analogamente dicasi per gli animali non-umani: è di certo Colui (Persona) che tutto opera efficacemente in natura che provvede spontaneamente alla conservazione, riproduzione ed evoluzione della lor vita (=
47
provvedenza divina), ma non esattamente “per cause prime”, quanto
“per cause seconde” cioè a dire, per mezzo del salvifico naturalis
sensus o istinto specie-specifico (= En-tel-echìa; 48virtù-ἀρετή del
cane, del cavallo et …“cĭthăra”).
Questo sarebbe quanto redatto in Deuteronomio (IX secolo a.C.) e da
Questo ed Altro vennero finalmente autorizzati a 49Profetare il fior
fiore dei Cervelli Ebraici i quali, come si diceva, avrebbero tutti
ridondato e fatto evolvere, sempre per iscritto, i temi proposti in
prima battuta dal Deuteronomista quali: la necessità della circoncisione del cuore-mente (e non la 50poetico-simbolica circoncisione prepuziale); il divino immanentismo delle Leggi Comportamentali (= «… la
Legge nel cuore-del-cervello»); il fatto che occorra una mente adeguata e sufficiente per comprehendere le Sacre Scritture (e non quella
inadeguata ed insufficiente de’ Testimoni di Geova o d’altri eretici
più acculturati); la Nuova ed Eterna Alleanza, al posto della 51vecchia
di Mosè; nuovi Cieli e nuova Terra, al posto della Terra-terra Promessa; la semantica dello Spirito di Santità nel Servo Sofferente;
45
Home Page, Presentazione, pag. 10.
- La Bibbia, Gv.2, 25: «… Egli (Gesù) sapeva infatti quello che c’è in ogni uomo».
46
Ippocrate, Περί ἱερής νοῦσου (= Intorno al morbo sacro -Sull’epilessia-): «… κατὰ
ταῦτα νοµίζω τόν ἐγκέϕᾰλον δύναµιν ἔχειν πλείστην ἐν τῷ ἀνϑρώπῳ οὗτος γὰρ ἡµῖν ἐστί ἑρµηνεύς»
(= per tutto questo ritengo che il cervello abbia nell’uomo il potere più grande: esso infatti è interprete a noi).
47
Vedi Cap. 5, pag. 32: Divina Provvidenza v/s provvedenza divina.
48
Home page, Presentazione, pag. 7.
49
Vedi Cap. 2, pagg.8-9: «… µαντική…; οἰωνιστική…; …orbene, di quanto è più perfetta
e più degna d’onore la mantica dell’oionistica, il nome del nome, e il fatto del fatto; di tanto, giusta la testimonianza degli antichi, la follia visionaria è più bella
della (fallace) sennatezza umana».
50
La Bibbia, Gn.17 (sulla circoncisione).
51
Ibidem, Dt.29, 13-14: «… Non soltanto con voi io sancisco quest’alleanza e pronunzio questa imprecazione, ma con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro
Dio e con chi oggi non è qui con noi».
- La prima Alleanza tra uomo e Dio fu quella poetica del mitico Noè (= Alleanza
dell’arcobaleno, Gn.9, 8s).
- La seconda, quella dello storico Abramo (= Alleanza della circoncisione, Gn.17,
9s).
- La terza, quella dello Statista Mosè (= Alleanza del Decalogo, Es.19 e 20).
- La quarta, quella dell’Innatista Mosè-Deuteronomico e dei Profeti Deuteronomisti (=
Alleanza Intimista della nostra medesima mente umana).
- L’ultima, quella della Santa ed Eterna Alleanza del Cristo-Dio (= Alleanza Evangelico-Cattolica).
9
l’Annuncio di un «… 52Mandato Personale» dal Signore Nostro Dio; anzi,
perfino l’Intervento Diretto di Dio 53senza Interposta Persona;
l’immortalità dell’anime umane e, dulcis in fundo, la resurrezione da
morte.
Nessuna, nessuna Religione ha avuto una Scuola così Fedele, Puntuale,
Autorevole e Veritiera nel descrivere tanto particolareggiatamente (=
ēvŏlūtē –Boezio-) un approfondimento costante e continuo della Persona
di Dio:
- sia riguardo all’Umanizzazione di Dio (ad esempio: i discorsetti e i
patteggiamenti “da suk” tra Dio e l’Uomo in 54Genesi ed 55Esodo);
- sia riguardo alla Deificazione dell’uomo (= Isaia, Ezechiele, Daniele, Siracide, Sapienza e Maccabei).
Laonde, non dovrebbe meravigliare affatto che alla fine di questo percorso divino e divinante sia avvenuto, nella maturità dei tempi filologici, tutto ciò che era stato puntualmente pre-annunciato e prescritto (= l’Incarnazione del Verbo), bensì «… inconcepibile» sarebbe
stato l’esatto contrario: che cioè non fosse accaduto nulla e che
quindi nessuno più avesse scritto qualche altra Buona Notizia (= Εὐαγγελία) sul Dio di Abramo (= 56Uno e Trino) da duemila anni a questa
52
Ibidem, Is.9, 5: «… Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile,
Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace».
- Is.6, 8: «… Eccomi, manda me!».
- Ez.2, 1-2: «… (Una figura dalle sembianze umane) mi disse: Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare. Ciò detto, uno spirito entrò in me… Mi disse: Figlio
dell’uomo, io ti mando agli israeliti, a un popolo di ribelli… figli testardi dal
cuore indurito…».
- Dn.7, 13: «… Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire sulle nubi del
cielo Uno, simile ad un Figlio di uomo, giunse fino al Vegliardo (Una figura dalle
sembianze umane di Ezechiele) e fu presentato a Lui che gli diede potere, gloria e
regno…».
- Gv.10, 30s: «… Io e il Padre siamo una cosa sola… e a Colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: sono Figlio di
Dio… non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi, siete tutti
Figli dell’Altissimo… (e la Scrittura non può essere annullata)…».
53
Ibidem, Ez.34, 1: «… Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi… (11) dice
il Signore Dio: Ecco, Io-stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura… (15) Io-stesso
condurrò le mie pecore al pascolo e le farò riposare… (17 e 20) Ecco, io giudicherò
fra pecora e pecora, tra pecora grassa e pecora magra… (22) Io salverò le mie pecore
e non saranno più oggetto di preda».
Solo dopo quest’Impeto Visionario, il Profeta scende a più Miti Consigli Messianici
(«…(23) Susciterò per loro un Pastore che le pascerà, Davide mio servo»), ma quel che
fu scritto, fu scritto (Gv.19, 22: quod scripsi, scripsi) e non invano per Chi
l’avesse saputo leggere in-tel-ligentemente!
54
Ibidem, Gn.18. Secondo Neuroscienza (= Cap. 5, pagg. 39-41), si direbbe che il
patteggiamento sulla necessità o meno di distruggere Sodoma e Gomorra sia “divinamente” avvenuto tra il Cervello destro o emotivo ed il Cervello sinistro o razionale del
Medesimo Abramo.
55
Ibidem, Es.3 e 4: Analogamente dicasi per le Perplessità del Cervello razionale di
Mosè, nei confronti dei Comandi del suo “visionario” Cervello intuitivo-emotivo.
56
Ibidem, Gn.18. 1s: «… Poi il Signore (n.d.R.: singolare) apparve a lui alle Querce
di Mamre… Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini (n.d.R.: plurale) stavano in pie-
10
parte (= Vangelo → Atti degli Apostoli → Lettere Apostoliche → Apocalisse → Patristica → Scolastica → Visioni-Devozioni Cristologiche e
57
Mariane → Teologia Epistemica o Scienza Teologica).
A dire che le Verità di Fede veterotestamentarie furono di seguito ed
evolutivamente:
- dapprima dimostrate valide come Verità di Ragione e Verità di Fatto
dal Risorto (= Vangelo);
- per poi essere congruamente testimoniate e ragionate dai Migliori
Cervelli-Mente del genere umano (= Paolo di Tarso, Patristica e Scolastica);
- e, passando per la Confermazione Mistica de’ Cervelli-Mente de’ Santi “Intuitivo-Analfabeti”, Autori-in-Dio di Fatti Prodigiosi (= Visioni-Devozioni Cristologiche e Mariane),
- sarebbero approdate ad una Confermazione Scientifico-Antropologica
(= La Scienza Nuova);
- ed infine ad una Confermazione Scientifico-Biologica sempre meglio
argomentata nel futuro (= ulteriori Scienze Nuove).
E qui, brutalmente, poniamo la differenza, nel Popolo Ebraico, tra gli
Ebrei v/s i Giudei o Israeliti:
- gli Ebrei, sono Coloro che hanno scritto, evolutivamente, la Bibbia;
- gli Israeliti o Giudei, 58gente ribelle e dura di cervice, sono coloro che non l’hanno capita per eccesso di co-oionismo;
Analogamente dicasi, riguardo al co-oionismo, per il Popolo Cristiano:
- Cattoliche o Universali, sono la Menti di coloro che hanno saputo: o
imitare e difendere strenuamente il Perfetto Dettato (= Vangelo) del
Cristo, Vero-Uomo e Vero-Dio, rimanendo integralmente inseriti dentro l’Immacolato Seno di Santa Romana Chiesa; oppure, sempre in quel
Santo Seno, di scoprirne (= esegesi) la 59Verità tutta intera o sia i
fondamenti razional-scientifici (= teologici, antropologici e neuroscientifici);
- crististi ameziali, sono coloro che disconoscano la Santa Universalità della Cattedra di Pietro insieme con la Gerarchia di Santa Romana Chiesa e/o abbandonino-avversino, per inopia di mente (= Deuteronomio), gl’imperativi categorici di S. Anselmo d’Aosta: 60fides quæ
creditur; credo ut intelligam; e fides quærens intellectum (= -mio
Dio-, io non cerco di comprenderti con l’intelletto per poter fare a
meno della Fede, ma credo fermamente per Fede e ti prego intensamente, non escludendomi per di più la possibilità di contemplarti anche
di presso di lui. Appena li vide (n.d.R.: plurale), corse loro incontro dall’ingresso
della tenda e si prostrò fino a terra dicendo: Mio Signore (n.d.R.: singolare), se ho
trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo…».
La Uno-Trinitarietà del Dio di Abramo sarebbe stata risolta compiutamente (Mt.5, 17)
soltanto dal Cristo-Dio, nella maturità dei tempi filologici.
57
Ibidem, Sal.8, 3: «… Con la bocca dei bambini e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli».
58
Ibidem, Dt.31, 27; e “ritornello” ricorrentemente ubiquitario in tutta la Bibbia.
59
Ibidem, Gv.16, 13.
60
Reale G., Antiseri D., Op. cit., 1, pagg. 377-383: S. Anselmo d’Aosta.
- Vedi Capitolo 1, pag. 14.
11
con l’intelletto); infatti, nihil est in intellectu quin
rit in naturale sensu vel instinctu; ovvero, in “senso”
bestirnte Himmel über mir und das moralische Gesetz in
cielo stellato sopra di me –uomo- e la Legge morale in me
prius fuelato: 61der
mir (= il
-uomo-).
Eh, già!
Se è vero che senza il sentimento della Fede la contemplazione di Dio
potrebbero permettersela, pur freddamente, soltanto i Cervelli Iperintellettivi de’ Platoni, degli Aristoteli e de’ Kant (e ciò sarebbe
sommamente ingiusto), è pur vero che chi abbia nel cuore-del-cervello
una naturale «… fame di Dio» (= consensus gentium di S. Agostino), ma
non la esperisca adeguatamente secondo il «… Canone Cattolico», non
solo non potrà mai 62gustarsi quel sentimento di Dio in una 63perfetta
Coscienza di Dio (= Imitazione del Cristo), ma non potrà neppure concretizzare un (→ 64eccitamento neuronico →) ragionamento adeguato e
sufficiente su Dio (= Teologia) e sull’uomo 65fatto a Sua immagine, a
Sua somiglianza (= Antropologia Cognitiva, Sociologia e Politica).
Dimostrazione galileiana (= dimostrabilità e ripetibilità universale)
La fame-di-Dio, si diceva, è un appetito specie-specifico (perciò presente «… gaussianamente» in tutti i conspecifici umani) che ha generato tutte le religioni, le quali-tutte si manifestano etograficamente
co’ medesimi tre sistemi parziali (= programma chiuso, non modificabile da alcun apprendimento):
1) comportamento appetitivo (= rituali di preghiera);
61
Kant E., Critica della Ragion Pratica: Conclusione (= Beschluβ).
Vico G.B., Op. cit., vv. 706e: «… E finalmente dissero “săpĕre” il gustare, e
“săpĕre”, propiamente, è delle cose che danno sapore, perché assaggiassero delle cose
il sapor proprio delle cose: onde poi con bella metafora fu detta “sapienza”, che fa
usi, delle cose, i quali hanno in natura non già quelli che ne finge l’oppenione».
Questa etimologia del verbo sapére e del sostantivo sapiènza da “săpĕre” (= -intr.avere sapore, aver odore; -intr.- gustare, sentire il sapore insito nelle cose sapide), è stata originariamente postulata da S. Agostino: a dire che la sapienza non
consiste nell’apprendere passivamente ciò che per convenzione (= quello che ne finge
l’oppenione) viene insegnato come sapienza, ma nel gustare personalmente il sapore
che è proprio nelle cose, il sapore-suo-proprio delle cose saporite e che il Sapiente
ti indica dopo «… averne fatto esperienza personale» Lui Medesimo.
Per logica deduzione:
- quanto più si posseggano «… sensi scortissimi» (vv. 707) all’uopo sensibili, tanto
meglio si gusta un sapore (= Curva a campana di Gauss-Quételet);
- chi non possegga sensi scortissimi che consentano di apprezzare un determinato sapore, non solo non potrà qualificarsi qual attendibile sommelier (= Maestro da tavola
che apprezza e descrive con precisione le molteplici caratteristiche costitutive di
un determinato sapore), ma, ovviamente, non potrà neppure lontanamente azzardare un
benché minimo ragionamento su quel sapore (che lui non gusta), men che un ragionamento paralogico ossia uno pseudo-ragionamento incompleto ed incompetente.
63
La Bibbia, Mt.5, 48: «… Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
64
Vedi Cap. 5, pag. 33.
65
La Bibbia, Gn.1, 26: «E Dio (sing.) disse: Facciamo (plur.) l’uomo a nostra
(plur.) immagine, a nostra (plur.) somiglianza».
62
12
2) comportamento consumatorio (= rituali motorii ed officiazioni assembleari);
3) comportamento di appagamento (= consummatory act o sacrificale: sacrifici umani –religioni arcaiche-; di vegetali –induismo ed altri-;
di animali –ebraismo ed altri-; ed Eucaristico –solo Cristiano-).
Ordunque, tutte le religioni “appagano” di certo ne’ lor propri Credenti questo particolare istinto specie-specifico (= appetito di Dio),
ma nessuna di esse, nessuna all’infuori della Religione Cattolica, ha
consentito all’uomo un adeguato e sufficiente progresso conoscitivo
nel mentale e nel sociale (per rimanere nell’umano terra-terra).
A tal proposito, i ciechi in cronologia ed in geografia (i due occhi
della Storia) non hanno avuto neppure la mente per comprehendere che
senza la «… 66Clergie» (= Dottrina, Sapere, Scienza) depositata ne’… e
diffusa da’… Conventi di Santa Romana Chiesa (Benedettini, Agostiniani, Francescani, Domenicani, etc.), la mente dell’uomo sarebbe regredita ineluttabilmente (= regressione psico-intellettiva) 67da quel dì
al tempo omerico (= guerre ed odissee); oppure al 68tempo postsalomonico (= guerre civili e deportazioni); ovvero al tempo-perso di
tutte l’altre culture pur epocalmente sfarzose (69caldei, sciti, egizi,
chinesi e indù).
Diciamocelo con chiarezza spietata: contrariamente a quanto accade di
“mentalmente e socialmente barbarissimo” nelle popolazioni nonproprio-cristiane dell’Occidente; dell’Estremo-Oriente (India, Cina,
Indocina, Indonesia e Giappone); del Medio-Oriente arabo-israelopalestinese; dell’Oriente-Europeo (“slavonia e mongolia” ex-U.R.S.S.);
e di tutte le nazioni islamiche del Pianeta:
66
Parafrasando il celebre detto dell’ateo Benedetto Croce: «… non possiamo non dirci
Cristiani», dovremmo più estensivamente ed incontestabilmente ammettere che tutta la
cultura europea (confessionale, atea e laica) non può non dirsi che «… clericale» per
essere derivata interamente dall’eredità (= κλῆρος) libraria (= Clergie) dei Conventi
Cattolici Europei, [S. Agostino di Tagaste ed Ippona (354-430 A.D.) e S. Benedetto da
Norcia e Montecassino (480-547 A.D.) “operarono” ben prima e infinitamente meglio di
tal Maometto (570-632 d.C.) e seguaci. Per non parlare poi di S Anselmo d’Aosta
(1003-1109) e di S. Tommaso d’Aquino (1225-1274)].
67
In verità, la barbarie degli intelletti e la strisciante, ofidica scristianizzazione europea ed extra, hanno comunque reimbastardito il mondo delle menti e le menti
del mondo fino a giungere agli abomini nazisti, nazifascisti, comunisti, qualunquisti
e imperial-capitalisti (= barbarie ricorsa attuale).
68
A ben riflettere, i giudei d’oggidì (ma Loro non lo immaginano neppure) non adottano affatto il Pentateuco, bensì il «… Tetrateuco» poiché nulla hanno compreso del V
Libro o Deuteronomio; né dell’evoluzione conoscitiva sul Dio dell’Universo operata
dagli Ebrei-Scrittori del «… Resto» del Vecchio Testamento (= Arpa d’or dei fatidici
vati, perché muta dal salice -piangente- pendi?).
Tanto meno i giudei hanno capito che il Nuovo Testamento rappresenta in Verità il Testimone Ebraico del Passaggio (= Pasqua) da una dimensione Etnico-Religiosa (= Vecchio Testamento) a quella Religioso-Universale (= Scienza del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo).
69
Vico G.B., Op. cit., vv. 126, Degnità III.
13
70
dappertutto l’Europa cristiana sfolgora di tanta umanità, che vi
si abbonda di tutti i beni che possono felicitare l’umana vita,
non meno che gli agi del corpo che gli piaceri così della mente
come dell’animo. E tutto ciò in forza della cristiana religione,
ch’insegna 71verità cotanto sublimi che vi si sono ricevute a servirla le più dotte filosofie de’ gentili, e coltiva tre lingue come sue: la più antica del mondo, l’ebrea; la più dilicata, la greca; la più grande, ch’è la latina. Talché, per fini anco umani
(n.d.R.: oltre che escatologici), ella è la cristiana la migliore
di tutte le religioni del mondo, perché unisce una sapienza comandata con la ragionata, in forza della più scelta dottrina de’ filosofi e della più colta erudizion de’ filologi.
Finalmente, valicando l’oceano, nel nuovo mondo gli americani
(n.d.R.: Amerindi del Nord; Maya ed Aztechi del Centro; Inca del
Sud) correrebbono ora tal corso di cose umane (barbare), se non
fossero stati scoperti dagli europei (cristiani).
Dopodiché gli odierni governanti-dementi europei, immemori di cotanto
benefizio, mirano con le lor Leggi Inique a destituire dal ruolo di
Religione Ufficiale quella Cattolica ovvero a rinnegarne l’univoco
nesso di causalità con cotanti benefizi, aprendosi per di più sconsideratamente (= idōla fori: per convenienza o per convenzione?) ad altre religioni che storicamente o sia dimostratamente (Storia dell’uomo
= Scienza Descrittiva) ottenebrano, ingannano e ruinano la nostra medesima mente umana, nel secolo e nell’immortale eternità.
Padronissimi, quest’infimi bastardi, di lasciare in eredità a’ loro
negletti figli un’Europa scristianizzata, demenziale e barbara dove la
fan da padrone gli ospitati fuggiti da realtà socio-culturali abominevoli e dove gli ex-colonizzati pretenderebbero di diventare Colonizzatori dell’Europa in modo da renderla beluina, assassina ed incivile
come i lor paesi d’origine, ma alla fine di siffatto processo autodistruttivo si troverà ancora qualcuno in grado di umanamente ragionare?
Forse che tutto ciò accade perché il Vaticano è ubicato nell’odiata
Roma de’ Cesari e non nella Repubblica di S. Marino?
Forse perché la Lingua Latina, la più grande, avrebbe evocato sconfitte e sottomissioni mai digerite?
Forse perché indigesta risulterebbe la Giusta, Intransigente, Universale ed Eterna Autorità Morale della Chiesa di Pietro (EbreoPalestinese di nascita!), Vicario di Cristo (Ebreo-Galileo d’origine)
in Terra?
70
Ibidem, vv. 1094 e 1095.
Croce B., Op. cit., pag. 73: (Il mito e la religione) «… concetto che ha rapporto
solamente indiretto con quello bruniano della religione (cristiana) come cosa necessaria alla moltitudine rozza e poco sviluppata, e con quello campanelliano della religione naturale o perpetua, eterna filosofia razionale, coincidente col cristianesimo spogliato dei suoi abusi; e che ha rari e deboli riscontri negli scrittori del suo
tempo, i quali… : battono sulla religione in quanto ignoranza, ma trascurano la sapienza di quella ignoranza, la religione (cristiana) come verità».
71
14
Forse perché si reputerebbe inaccettabile il Ruolo dell’Ebrea Immacolata Concezione, senza la quale, invece, sarebbe lapalissianamente impossibile di concepire l’Essenza-stessa del Cristianesimo?
Forse perché qualche 72eretico nazionalista che mal avrebbe sopportato
soprattutto il dominio totale (= assoluta ed irrinunciabile Castità
Sacerdotale) e/o regolato (= Monogamia perenne del popolo cristiancattolico) dell’appetito sessuale, avrebbe ritenuto giusto di «… protestare» (= Iniquo Protestantesimo) per quisquilie e pinzellacchere
umane che pur 73infecciavano (= Chambronne) l’esterno dell’Edificio
della Chiesa?
Dovrebbe invece risultar chiaro che senza la divulgazione fuori-lemura della medioevale 74Cultura Clerical-Conventuale (= 75Cultura Profana) non sarebbe esistito neppure il cosiddetto Mondo Occidentale:
- non la pittura, che dalle Miniature dei Codici e dalle Raffigurazioni Sacre delle Cattedrali Benedettine sarebbe approdata alle enormi72
E’ un dato di fatto inoppugnabile che tutte le maggiori Eresie del Cattolicesimo
abbiano avuto un fondamento sessual-nazionalistico: da Maometto (= polygamia ismaelyca); a Lutero (= germanicum coniugium sacrilegum); ad Enrico VIII (= britannicum vel
anglicanum repudium sceleratum) et cetera.
73
Tutti i Crimini Abominevoli compiuti nei secoli (a tutt’oggi) dagli uomini delle
Brigate Rosse Cardinalizie (Potere temporale dispotico, Inquisizione omicida, Crociate, Commercio di Cose Sacre, Ingerenze politiche, Ignoranza esegetica delle Sacre
Scritture, ecc.) sono stati ampiamente giustificati (Rm.8, 30) dall’aver conservato
intatto ne’ secoli lo Spirito Santo della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica,
Vaticana.
Ma ora: «…Basta, iam satis est» (Lc.22, 38): è giunto il momento in cui il Santo Sacerdozio, obbligato a non difendersi materialmente dalla violenza altrui proprio perché Santo ed Universale, venga nettamente disgiunto dal Potere di ogni Stato Cattolico (= Suprema Lex populi Salus esto: Ragion di Stato) che appunto lo assista e lo difenda gelosamente (per fini anco umani cioè per garantire la Salute Mentale della popolazione) dalle demenziali orde barbariche endogene ed esogene (Home page, pagg. 1315).
74
Vico G.B., Op. cit., vv. 485: «… e le lingue latina e greca si sapevano soltanto
da’ sacerdoti; talché da’ francesi si diceva “clerc” in significazione di “letterato”, ed allo ‘ncontro dagl’italiani, per un bel luogo di Dante, si diceva “laico” per
dir “uomo che non sapeva di lettera”…».
75
Da προ-φαίνω (= 1. mostro, fo vedere; 2. metto in mostra, voglio far vedere; 3.
parlo, fo vedere, comprendere; 4. rischiaro, illumino con una torcia), il travaso
della Cultura Conventuale verso l’esterno, avvenuto nel Medioevo, potrebbe definirsi
qual processo pro-fenomenico, di pro-fanizzazione: di qui il neologismo di «… Cultura
Profana» (in antitesi alla locuzione di: cultura laica) per indicare non già un profanamento della Cultura Clericale, bensì una «… divulgazione tra il popolo ed evoluzione extraconventuale» della medesima.
A chi ben vi rifletta, dovrebbe risultare evidente che, pur senza considerare i Pensatori del Clero, mancando l’Opera degli Amanuensi Conventuali il cosiddetto Mondo
Occidentale non avrebbe avuto neppure una delle Opere Classiche Greche e Latine di
cui si sono giovate le prime Università degli Studi Europee.
Il primo e più fulgido esempio di Cultura Profana sarebbe appunto l’onnisciente Divina Commedia di Dante Alighieri, inarrivabile sintesi di Sapienza poetica e di Sapienza riposta.
In antitesi alla Cultura Profana del Popolo Cattolico, si pone dunque la cultura laica (= λαίκας: cortigiana, puttana, donna di facili costumi) cioè quella senza-Clergie
(= senza Dottrina, Sapere, Scienza).
15
tà prospettiche e figurative dei Giotto, dei Leonardo, dei Raffaello
et cetera;
- non l’architettura e la scultura, che dalle Botteghe Clarissime fiorentine avrebbe attinto alle michelangiolesche meraviglie della Cupola Universale (col Pittorico Giudizio), della Pietà, del Davide e
del Mosè;
- non la musica, che dal canto gregoriano sviluppò il rigo, le 76note
musicali, il tetragramma ed il pentagramma;
- non le Scienze Fisiche, né le Scienze Umane (che infatti sono state
divulgate in tutti i popoli dalle Occidentali Università);
- non l’autonomia politico-culturale e territoriale dal fagedenico islam [se vi fosse ancora qualche Mente Pensante si capirebbe che
senza la “difesa” a tutto campo della Chiesa Cattolica Apostolica
Romana (anche con i Libri –De unitate intellectus contra Averroistas
di S. Tommaso d’Aquino-), il mondo attuale sarebbe un desolante planetario arabo-afgano-iran-iracheno-libico-algerino ivi compresa, ovviamente, la Gerusalemme-Solima terrestre].
A ben riflettere, gli stessi anticlericali ed 77anticristi occidentali
debbono alla Cultura Clerical-Medioevale l’inalienabile eredità (=
κλῆρος-Clergie) che avrebbe permesso loro di qualificarsi come senzaDio e magari di 78innalzarsi sopra ogni essere che viene detto Dio… additando se stessi quale Dio: essendo costoro affatto insensati, idioti
e/o ignoranti non riescono neppure a rendersi conto della loro (Ib.)
«… apostasia», della loro «… iniquità» e della loro «… perdizione».
Noi, Vedenti, abbiamo quindi ben altra visione della Storia: noi sappiamo per certo che il massimo fulgore della nostra medesima mente fu
raggiunto, per fini anco umani, soltanto da’ Latini CristianScolastici Europei (= Umanesimo e Rinascimento), e proprio per la loro
capacità di sintetizzare, mediante l’esegesi del Vangelo del Cristo di
Dio, il meglio dell’Ebraismo, della Grecità e della Latinità.
Poi però, tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600, avvenne in
Europa un insanabile Scisma di Pensiero ancor più grave, se possibile,
di quello eretico-religioso in fieri (luteranesimo, anglicanesimo,
calvinismo, giansenismo, ecc.), perché avrebbe interessato anche il
mondo della Ragione (Filosofia e Scienza).
Il ridicolo e fors’anche il grottesco di questa perniciosa dicotomia
fu il fatto che tutti i Pensatori d’allora partissero dichiaratamente
dal medesimo Aristotele e dai Suoi tre Princìpi Normativi Fondamentali:
76
Sul finire del primo millennio, Guidus Aretinus, Monaco benedettino, dette il nome
alle attuali note musicali derivandole dagli acronimi del seguente passo dell’Inno di
S. Giovanni: UT queant laxis/ REsonare fibris/ MIra gestorum/ FAmuli tuorum/ SOLve
polluti/ LAbii reatum/ Sancte Iohanne (la nota UT, tuttora utilizzata dai Musicisti
tedeschi, sarebbe stata chiamata DO -DOminus- nel resto del mondo).
[Notazione suggerita dal Maestro Compositore Sergio Rendine].
77
La Bibbia, 1Gv.2, 18s.
78
Ibidem, 2Ts.2, 4.
16
1) 79Per causas scire;
2) 80Scientia debet esse de universalibus et æternis;
3) 81Nihil est in intellectu quin prius fuerit in sensu.
Sol che, mentre gli Insular-monarchici si fecero stringentemente anzi,
unicamente eredi del metodo induttivo-empirista di Lord Francis Bacon,
Barone di Verulamio; i Continental-europei (Italiani, Tedeschi e Francesi), per contro, accentrarono precipuamente l’attenzione sulla scolastica parola di 82intuizione; e, nelle Scienze, si radicarono vieppiù
sull’aristotelico principio di causalità (= quidquid fit, causam habet) giungendo al «… determinismo», il quale postula che ogni fenomeno
osservato debba essere ineludibilmente considerato effetto di un’unica
“causa determinante” 83sperimentalmente individuabile.
E nei casi in cui tale individuazione fosse stata o fosse contingentemente impossibile a motivo della mancanza epocale di adeguata tecnologia investigativa, il determinista pur avrebbe avuto modo di attribui79
Vico G.B., Op. cit., vv. 323, Degnità CXII: «Gli uomini intelligenti stimano diritto (= giusto) tutto ciò che detta essa uguale utilità delle cause».
80
Ibidem, vv. 163, Degnità XXII: «… per quella proprietà di ciascuna Scienza, avvertita da Aristotele, che “Scientia debet esse de universalibus et æternis”».
81
Ibidem, vv. 363: «… di cui anco generalmente sia vero quello da Aristotele detto
particolarmente di ciascun uomo : Nihil est in intellectu quin prius fuerit in sensu».
82
Intuizione: in-tŭĕor,tuēris, tŭĭtus (a, um) sum, tuēri = vedere dentro di sé.
Sul lemma intuizione e sulle due specie di intuizione (= istintiva v/s razionale;
cfr.: Cap. 3, pag. 28) faremo un “ragionamento completo” quando avremo modo di analizzare gli elementi onto-fisiologici dell’apparato razional-kantiano.
Riguardo alla descritta intuizione istintiva o percezione gestaltica diciamo invece
da subito che essa, in realtà, ottiene per l’animale di “vedere” contestualmente:
- dentro sé stesso (= Sé motivazionale e/o emotivo);
- e dentro le cose dell’ambiente (= percezione simbolica della sensazione degli stimoli esterni = meme percettivo specie-specifico).
Dell’intuizione istintiva o percezione gestaltica distinguiamo perciò due tipi:
1) l’intuizione autoscopica (= Verum), per mezzo della quale l’animale scatena intenzionalmente i relativi moduli motori comportamentali innati onde appagare (= Factum)
l’istinto emergente (= Verum et Factum convertuntur);
2) l’intuizione eteroscopica, per la quale l’animale riesce a captare innatamente (=
meme percettivo specie-specifico), dell’ambiente, quegli elementi pro-cettivi e nocicettivi che provvedono dimostratamente (= Verum ipsum Factum) alla conservazione
dell’individuo e della specie d’appartenenza.
Di questa percettività gestaltica inconscia, come vedremo, solo l’apparato psichico
umano (Freud) può «… prendere coscienza»; e ciò si verifica in modo Particolare,
fors’anche Singolare, in Qualche Individuo (= ὁ ∆ίκαιος Ἑρµηνεύς ἤ Προφήτης) del tipo di Wilhelm Stekel (Cap. 5, pag. 17), dotato, come fu scritto da Sigmund Freud, «…
di una personale capacità di comprendere (= intendere ‘l nascosto degli uomini) immediatamente i simboli (= inconscio percettivo) per via d’intuizione».
Da questi Sapienti, Ermeneuti o Profeti, il popolo ha imparato a gustare il sapore
che è nelle cose (= Sapienza) e non quella che ne finge l’oppenione!
83
Lo stesso principio di indeterminazione di Heisenberg non infrangerebbe affatto il
concetto di determinismo perché in esso si sostiene come sia impossibile (peraltro
oggigiorno, e non nel futuro tecnologico) di determinare simultaneamente una coppia
di grandezze quali la quantità di moto di una particella e la sua precisa posizione
nell’orbitale; ma ciò non toglie che sia invece possibile già oggi di determinare con
precisione (?) e l’una e l’altra separatamente.
17
re la detta causa sconosciuta di un effetto manifesto ad una precisa
ed univoca caratteristica “intrinseca” en-ergetica (= nella materia
inerte) e/o en-tel-echica (= nella materia biologica), proprio perché
costantemente ed invariantemente “rilevabile”(= 84conditio sine qua
non) nel fenomeno osservato (= concetto di “apriorismo”).
85
Onde a gran ragione il Verulamio, gran filosofo ugualmente e politico, propone, commenda e illustra l’induzione nel suo Organo; ed è seguito tuttavia dagl’inghilesi con gran frutto nella sperimental filosofia (= empirismo di Locke e Hume; Scienza de ‘l Newtone).
Mentre invece i coevi Continental-europei avrebbero sviluppato per lo
più sistemi immanentisti (Immanentismo Rinascimentale Italiano); innatisti (Cartesio, Pascal e ‘l Leibnizio); ed ipotetico-deduttivisperimental-dimostrativi (= le quattro fasi del Metodo Galileiano).
Dopo di allora, perciò:
- gl’Insular-monarchici co’ lor cultural-colonie (= U.S.A. e Australia), avrebbero dato gran Progresso alle Scienze Tecnologiche, ma
sarebbero rimasti al palo nella Scienza della Mente (nulla può scoprirsi della Mente e del Pensiero, senza l’intuizione e senza il
concetto di Conoscenza a priori);
- i Continental-in-evoluzione (= monarchie → repubbliche), non secondi
ad Essi nelle Scienze Attive, ma 86più in suso innalzandosi nella
Scienza della Mente, avrebbero invece 87tutto risolto, seppur disgiunta-mente, nel settore cognitivo animal-umano (= 1. La Scienza
Nuova o Antropologia Cognitivo-Evolutiva; 2. Critica della Ragion
Pura o Scienza della Ragione; 3. L’interpretazione dei sogni o
Scienza della Psiche; e 4. L’Etologia o Scienza dell’Istinto).
88
Si domanda, e la domanda è discreta: perché mai le due Scuole di Pensiero Occidentali rimangono ognora tra lor separate e incomprensibilmente incapaci di comunicare?
Una risposta l’avrei e ritengo sia “discreta”:
- i boriosi (delle Nazioni e de’ dotti) Insular-monarchici co’ cultural-colonie son uniti nella lingua, ricchi, potenti, vincenti, anche
se per loro:
a) la Filosofia comincia e finisce col Baron di Verulamio, col Locke
e collo(-senza-testa) Hume (= essi sono, cioè, … senza Filosofia);
b) la Poesia comincia collo 89Shakespeare e parla sol la Sua lingua
(= … senza Classica Poesia);
84
Sostanza o Essenza Prima di Aristotele (= ἡ οὐσία, ἡ τῶν πάντων φύσις: la Sostanza
Prima, la Natura dell’universo = Νόησις Νοήσεος: Pensiero di Pensiero o Ente Personale che tutto opera efficacemente in Natura).
85
Vico G.B., Op. cit., vv. 499: «… Ché la prima maniera ch’usarono gli uomini di
rozzamente filosofare fu l’αὐτοψία o l’evidenza de’ sensi…».
Il riferimento bibliografico del testo si trova alla fine del vv. 499: è forse un caso “autoptico” di “rozzamente filosofare”?
86
Ibidem, vv. 2b.
87
Cap. 3, Ontologia Comparata, pag. 49: «Veniet tempus quo posteri nostri tam aperta
nos nescisse mirentur» (= Verrà il tempo in cui i nostri posteri si scandalizzeranno
per il fatto che noi avessimo ignorato cose tanto chiare).
88
Vico G.B., Op. cit., vv. 192, Degnità XLI.
18
c) la Narrativa è sol anglofona (= … senza Letteratura Greca e Latina);
d) la Scienza inizia co’ ‘l Newtone e parla solo la lingua dello
Shakespeare (= che può andar bene per comunicar “pinze e lacchere”, ma, come si dirà, non di certo per 90umanisticamente pensare);
- gli spocchiosi Continentali sono: divisi dalle lingue (per aver rinunciato stoltamente al Latino e minimizzato inverecondamente
l’Italiano, suo Figlio 91Unigenito), poveri, impotenti e perdenti; da
92
gentes maiores, son ridotti a gentes minores; o, peggio, a 93gente
femmina; o, ancor peggio, a 94beoti e/o 95capponi d’Agnese.
E così il mond’immondo d’oggidì è costretto a sorbirsi l’imperante
barbarie imperialista anglofona, senza «… Classico e Scolastico» rimedio.
Riguardo alle Neuroscienze, ad esempio, quando si faccia capo al Trattato 96Princìpi di Neuroscienze degli americani Kandel E.R., Schwartz
J.H. e Jessell T.M., allora si trova forse qualcuno disposto ad ascoltare (ed io, furbo, m’adeguo!); ma quando ci si riferisca bibliografi-
89
William Shakespeare (1564-1616), Fulgido Poeta Universale, in tanto fu tale in
quanto conosceva alla perfezione il mondo culturale Greco-Latino ed Europeo in generale: non così i suoi epigoni anglofoni.
90
A suo tempo si dimostrerà che a tutt’oggi non vi sia una sola frase Anglofona che
abbia valore Universale nel settore razional-umanistico: il primo ed ultimo Suddito
Inglese che ha scritto qualcosa di valido in esso (ad esempio: la teoria degli Idōla)
corrisponde appunto al Nome di Francesco Bacone, Barone di Verulamio, ma, come si
conviene, in perfetto Latino.
91
Μονο-γενής, ion. µουνο-γενής (= µόνος + γένος-γίγνοµαι) non significa soltanto:
unigenito, unico nato; bensì, anche: di uno stesso genere, sostanzialmente (=
οὐσιωδῶς) o geneticamente (= γεννητικῶς?) identico (= ὁµο-ούσιος: della stessa sostanza, consustanziale).
L’ignoranza di questa importantissima “seconda connotazione” di µονο-γενής ha ingenerato (= τὰ γεγενηµένα –da γίγνοµαι-: cose generate o accadute nel passato) pregiudizi dottrinari fortemente invalidanti (istupidenti) che si spera non accadano più nel
futuro (= τὸ γενησόµενον -da γίγνοµαι-: l’avvenire, il futuro), almeno da parte
dell’uomo intelligente (= ὁ γιγνώσκων –da γιγνώσκω-: l’intelligente; l’uomo che sa,
che conosce).
92
Vico G.B., Op. cit., vv. 316, Degnità CVII.
93
Ibidem, vv. 78: «[Didone, da Tiro, va a fondar Cartagine] La quale… fu cacciata da
Tiro perché vinta in contesa eroica… Tal moltitudine d’uomini tirii (n.d.R.: i Cartaginesi) con frase eroica fu detta “femmina”, perché di deboli e vinti».
94
Ibidem, vv. 72: «[Cadmo fenice fonda Tebe in Beozia e introduce in Grecia le lettere volgari]: … onde Beozia, fin dalla sua fondazione letterata, doveva essere la
più ingegnosa di tutte l’altre nazioni di Grecia; ma produsse uomini di menti tanto
balorde che passò in proverbio “beoto” per uomo d’ottuso ingegno».
95
Manzoni A., I promessi sposi, III, vv. 89-109: «… quattro capponi, poveretti…
quelle quattro teste spenzolate, le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con
l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura».
96
Kandel E.R., Schwartz J.H. e Jessell T.M., Princìpi di Neuroscienze, Op. cit.,
pagg. 1113, di cui ognuna di cm. 23,5 x 17,5; a due colonne di 62 righe l’una.
19
camente al Libretto 97Vie e Centri Nervosi del francioso Delmas A., magari si grida allo scandalo perché ritenuto qual “Bignamino di Neurologia”.
Vai tu a spiegare al mondo delle Neuroscienze che il Davide europeo (=
Vie e Centri Nervosi del Delmas) supera invece di gran lunga il Golia
americano (= Princìpi di Neuroscienze del Kandel) in chiarezza nozionistica e, soprattutto, riguardo al rapporto Cervello-Mente!
Vai tu a spiegare che, nella Scienza, non sempre invale la 98Regola del
Terrasson: «Se si misura la lunghezza di un libro non dal numero delle
pagine, ma dal tempo che è necessario ad intenderlo, di parecchi libri
si dovrebbe dire che sarebbero molto più brevi, se non fossero così
brevi»!
Questo Fatto lo ragioneremo in un prossimo Capitolo, quando si parlerà
di coscienza o gnosia o psiche, ma ora, trattando di Etologia, non
possiamo fare a meno di denunciare propedeuticamente un altro sintomatico (patognomonico!) crimine culturale indovato in un borioso libretto americano dallo stagionato titolo de 99Il cervello emotivo, di tal
Joseph LeDoux: ebbene, nella sua doviziosa Bibliografia (circa 580 voci, per 215 100Autori) deficita, guarda caso, proprio il Nome di Konrad
Lorenz, mentre fa bella mostra di sé quello di Davy Crockett: dimmi tu
quale valore scientifico può conferirsi a siffatto libello etologico.
Insomma, tu puoi essere anche un Genio come Konrad Lorenz, ma se gli
Anglofoni decidono che dici “balle”, “balle” saranno in tutto il mondo, nonostante che L’Etologia sia, come abbiam visto, la sola ed unica
Scienza dell’Istinto animal-umano.
F.N.: Fossimo per caso giunti al punto di potermi finalmente godere
l’evoluzione filogenetica dell’intuitività animale o del 101pensar da
bestie?
G.B.V.: Direi proprio di sì, epistemich’edonista!
Riassumiamo: L’Etologia, Regina delle Scienze Biologiche, ci insegna
che ogni organismo vivente, unicellulare o pluricellulare, in tanto
riesce a sopravvivere e a riprodursi nell’ambiente, in quanto «… erede» (= eredità mendeliana genotipo-dipendente) di un meccanismo strutturale specie-specifico le cui operazioni elementari cognitive hanno
la capacità di elaborare spontaneamente, a priori, un’informazione in97
Delmas A., Vie e Centri nervosi, Op. cit., pagg. 300, di cui ognuna di cm. 16,5 x
10,5 con 42 righe.
98
Kant E., Critica della Ragion Pura, Op. cit., 1, Prefazione, pag. 11.
99
LeDoux J., Il cervello emotivo, Op. cit., pagine 404.
100
Qualcuno dovrebbe spiegare al Dottor LeDoux che Cartesio e Descartes René sono la
stessa Persona e non due Autori diversi, come si evincerebbe dalla lettura del suo
Indice dei nomi (pag. 385), dove risultano uno al gruppo “C” (insieme a Crockett
Davy) e l’altro al gruppo “D” (insieme a Dalì Salvador).
101
Vico G.B., Op. cit., vv. 340: «Ma tali primi uomini, che furono poi i prìncipi
(n.d.R.: principio, inizio) delle nazioni gentili, dovevano pensare a forti spinte di
violentissime passioni (n.d.R.: emozioni), ch’è il pensare da bestie».
20
dividuale (= intuizione istintiva o percezione gestaltica), riguardante:
- ciò che dell’ambiente giova alla conservazione dell’individuo e della specie d’appartenenza: e questo l’animale appetisce ed acquisisce
(= azioni spontanee topiche, impropriamente chiamate 102reazioni topiche da Konrad Lorenz);
- ciò che dell’ambiente nuoce alla conservazione dell’individuo e della specie: e da questo l’animale fugge e/o si difende (= azioni
spontanee fobiche, impropriamente chiamate -Ib.- reazioni fobiche da
Konrad Lorenz).
La Scienza di Lorenz c’insegna altresì che i rituali comportamentali
di ogni istinto delle varie specie animali (= 103Triade di Lorenz: rituali appetitivi, rituali consumatori e rituali di appagamento o consummatory act) sono interamente 104pre-programmati nel Codice Genetico
(= Etogramma di specie) e perciò stesso sono da considerare delle vere
e proprie Leggi del Codice Genetico (= 105Lex naturalis) provvedenti
alla conservazione degli individui e della specie di appartenenza.
Dimostrazione galileiana
Il 106paramecio (Paramæcium caudatum) ci consente di dimostrare galileianamente (universalità e ripetibilità) le due strategie vitali “a
priori” sopra segnalate e comuni ad ogni essere vivente.
Nella catena alimentare ancestrale (ed anche in quella attuale osservabile in laboratorio -Scienza sperimentale-) il piccolo paramecio
rappresenta l’anello intermedio tra i batteri ed un altro protozoo più
voluminoso, l’ameba: i batteri si alimentano con materiale vegetale in
disfacimento, il paramecio si nutre di batteri e l’ameba si ciba di
parameci ed altro.
In estrema semplificazione diremo così: quando il paramecio ha fame
(sì, anche il paramecio ha fame, altrimenti non avrebbe motivazione
102
Lorenz K., Op. cit., §§ 10.6 e 7, pagg. 230-232.
Chi abbia ben chiaro il concetto dell’a priori sa per certo che l’animale “agisca” e
non “reagisca” nel suo proprio ambiente ecologico poiché ogni suo comportamento, essendo teleonomicamente pre-programmato (= Etogramma specie-specifico), appartiene alla categoria aristotelica dell’“Actio” e non della “Passio”: infatti la Passio,
nell’a-gnostico ed a-logico mondo animale, rappresenta o l’impossibilità (habitatdipendente) o il fallimento (individuale) dell’Actio.
103
Lorenz K., Op.cit., pag. 299: «… Noi sappiamo che la triade costituita da: 1) comportamento appetitivo; 2) comportamento consumatorio; 3) ed azione finale che scarica
l’impulso, nel regno animale compare come programma chiuso per nulla modificabile da
apprendimento… non conosciamo alcun sistema comportamentale che sia modificabile teleonomicamente dall’apprendimento sulla base del successo e che non contenga questi
tre sistemi parziali».
104
Vedi Cap. 4, pag. 28.
105
Reale G., Antiseri D., Op. cit., 1, pag. 431: «Lex Æterna, lex Naturalis, lex Humana e lex Divina di S. Tommaso d’Aquino».
- Home page, Presentazione, pag. 11.
106
Lorenz K., Op. cit., § 6.1, pag. 156.
21
alcuna per nutrirsi), nuota in lungo ed in largo pel suo microcosmo
ecologico alla ricerca del cibo.
L’unico cibo d’esso, si diceva, sono i batteri, ma come gli sarà possibile di individuarli per poi cibarsene?
Semplice, operazione elementare (Kandel): le colonie batteriche emettono una grande quantità di CO₂ e il paramecio s’è selezionato in
quell’ambiente proprio per avere un organo recettoriale parietale chemio-sensibile alla CO₂: da cui la sensazione “interna” della CO₂ e la
percezione genotipica (= percezione simbolica o meme percettivo genetico) d’essa come simbolo dell’unico oggetto che appaga la sua fame.
Quindi, al di là e al di sopra di tutte le sperimentali masturbazioni
laboratoristiche [107cinesi, tropo-tassia, meno-tassia, telo-tassia,
foto-tassia, Americotassia positiva, 108S.R.R. (= Stop and Reorentation
Reaction), S.L.E. (= Short Lasting Element), et cetera], non si potrà
fare a meno di riconoscere che il paramecio affamato, per nutrirsi,
debba aprioristicamente seguire la traccia della CO₂ (= chemio-tassia)
modulando la sua velocità di progressione (= cinesi: 109stop, marcia
indietro, a mezza forza, a tutta forza) e la direzione di marcia (=
orientamento) a seconda del gradiente osmolare del biossido di carbonio.
Una volta giunto sul posto conviviale, poi, entrerebbero in azione due
altri sistemi di caccia “a priori” stabiliti (= pre-stabiliti): uno
sensibile al calore (= termo-tatto), l’altro alla superficie di contatto (= tigmo-tatto): infatti le colonie batteriche sono tiepide e
morbido-lisce.
A quel punto il paramecio, “ancorandosi” 110intenzionalmente sulle colonie, uccide i batteri mediante una enzimatica lisi della loro parete
cellulare e si alimenta assorbendone le proteine protoplasmatiche fuoriuscite.
Buon appetito e buona digestione!
Vediamo ora cosa succede quando la vita del paramecio si complica.
Le amebe di cui sopra, appunto, posseggono non a caso un sistema di
caccia a dir poco mefistofelico perché ricalca perfettamente le condizioni delle 111“zooglèe” di batteri: emettono CO₂, sono tiepide e morbido-lisce.
Con tali requisiti mistificanti, non meraviglia affatto che qualche
paramecio, scambiandola per preda, vada invece ad “ancorarsi” sulla
superficie del suo predatore.
L’ameba allora emette lentamente i suoi pseudopodi per inglobare lo
sprovveduto e per farne un sol boccone.
107
108
109
110
111
Ibidem, § 10.5-6-7-8; 10.10-11-12.
Mainardi D., Op. cit., pagg. 593-606: Comportamento dei protozoi.
Lorenz K., Op. cit., § 10.11, pag. 241.
Vedi Cap. 5. pagg. 42-43: Intenzionalità v/s Volontarietà.
Ibidem, § 6.1, pag. 157.
22
Ma in quel preciso momento accadrebbe qualcosa di sorprendente poiché
(e qui entriamo nella cronaca) 112è stato osservato sperimentalmente
che la vittima designata, prima che la trappola fosse irrimediabilmente chiusa, avrebbe avvertito (ovviamente a priori cioè prima di qualsivoglia esperienza = percezione simbolica nocicettiva) il pericolo
mortale e provveduto a nuotare
freneticamente all’indietro per poi
affusolare il suo corpicino in modo da attraversare, salvandosi,
l’ormai piccolo pertugio residuo.
Ciò significa, per chi abbia una mente idonea a “comprehendere” ciò
che si osserva in laboratorio (= Deuteronomio e Cicerone), che nel paramecio sia pre-visto (a priori) un sistema di difesa della propria
vita costituito da un singolare meccanismo cognitivo (= sensazione di
un certo stimolo esterno → meme percettivo nocicettivo → percezione
gestaltica o intuizione istintiva di “paura di perdere la vita”) che
scatena l’apposito modulo motorio comportamentale innato provvedente
alla salvezza dell’individuo.
Sì, Amico Mio, la paura (= 113emozione) ha un potere salvifico perfettamente equivalente alla fame alimentare (= motivazione), per la conservazione dell’individuo.
Orbene, può considerarsi lecito affermare senza diventare motivo di
scherno che il paramecio sia dotato della funzione vitale chiamata «…
intuizione istintiva»?
Sarà mai possibile che un animale unicellulare (senza sistema nervoso)
abbia «… percezione gestaltica» d’alcunché?
Ragioniamone velocemente!
Quando relazionavo succintamente sulle abitudini alimentari del paramecio forse hai dato per scontato che la sua semplicità fenomenica non
meritasse un’analisi particolarmente approfondita ed invece chi perda
la capacità di incuriosirsi e meravigliarsi di fronte al modo di vivere di un esserino microscopico, ma pur sempre «… individuo», non può
fare molta strada nel campo della Scienza: la 114curiosità e la maraviglia costituiscono infatti le molle fondamentali che proiettano il ricercatore scientifico o speculativo verso la soluzione di problemi che
solitamente sfuggono a’ superficiali e a’ negletti.
112
Lorenz K., Op. cit., § 6.1, pag. 157.
Mainardi D., Op. cit., pag. 274: Emozione.
Le “emozioni” testimoniate dagli animali mediante inequivocabili comportamenti manifesti sono fondamentalmente tre:
1) la “paura” di perdere la vita (da cui le azioni fobiche);
2) il “piacere-appagamento” della esperienza di ogni istinto specie-specifico (= terzo sistema parziale di ogni istinto esperito);
3) il “dolore-avversione” nel non poter esperire, per coercizione ambientale o per
altro impedimento, l’istinto emergente; ovvero, nel subire accidenti che procurino
nocumento all’integrità fisica dell’individuo.
114
Vico G.B., Op. cit., vv. 189, Degnità XXXIX: «La curiosità, propietà connaturale
dell’uomo, figliola dell’ignoranza (n.d.R.: delle cause), che partorisce la Scienza,
all’aprire che fa della nostra mente la maraviglia, porta questo costume: ch’ove osserva straordinario effetto in natura…, subito domanda che tal cosa voglia dire o significare».
113
23
Insomma, se un paramecio, come detto, ha fame ed ha paura di perdere
la vita è evidente che percepisca in sé, a priori, una «… motivazione»
vitale (= fame) e, rispettivamente, un’«… emozione» di vitale importanza (= paura): insomma, l’individuo paramecio possiede inoppugnabilmente (Verum ipsum Factum) la proprietà intimista di percepire una
sensazione (= fame) e di percepire un sentimento (= paura), altrimenti
non potrebbe né vivere, né sopravvivere!
Tralasciando volutamente altre doverose analisi, vogliamo finalmente
domandarci: «Chi o cosa sovraintende a tutte quelle istanze percettive
per unificarle in uno stimolo scatenante adeguato e sufficiente “atto”
a raggiungere lo scopo prefissato (= teleonomica conservazione
dell’individuo)»?
Evidentemente un meccanismo vitale geneticamente pre-programmato cui
compete l’elaborazione sintetizzante istantanea (istante per istante)
e momentanea (svanisce l’attimo successivo per consentire ulteriori
intuizioni) di tutte le percezioni utili e necessarie, dalla quale unicamente ed invariabilmente viene scatenato il rispettivo modulo motorio comportamentale innato specie-specifico, motivazionale e/o emotivo.
Che poi tale meccanismo cognitivo-comportamentale debba avere una sua
propria autonomia funzionale istantanea e momentanea, sarebbe dimostrato dall’immediatezza con cui un modulo comportamentale innato «…
in atto» (= nutrizionale) viene sostituito da un altro modulo comportamentale innato salva-vita «… in potenza» (= 115gerarchia degli istinti); oltre che dalle variazioni, istante per istante, della velocità
di avanzamento, di arretramento e di cambio di direzione o riorientamento provvedenti allo scopo di vitale importanza.
Da ciò peraltro si evince che nessuna 116macchina robotica e/o computeristica costruita dall’uomo sarebbe capace di reggere il confronto con
le attività teleonomiche del microscopico, semplicissimo paramecio.
F.N.: Elementare, Dottor Watson (Crick e Wilkins?), elementare: non
solo ho capito che nel D.N.A. specie-specifico è contemplata la costituzione di tutte le ultrastrutture biomolecolari da cui le operazioni
elementari (= Kandel) cognitivo-comportamentali che provvedono alla
conservazione in vita di un individuo, ma anche che il genotipo delle
amebe debba possederne di più complesse rispetto a quello del paramecio per il semplice fatto d’esserne un così perfetto predatore.
A dire che l’evoluzione delle caratteristiche cognitive sarebbe geneticamente rilevabile perfino tra due specie di animali unicellulari (=
protozoi)?
G.B.V.: Lo vedi, lo vedi come corri sfrenatamente (σίγµα –privativo+ φρήν –mente-): Aristotele, ad esempio, ti avrebbe per questo caccia115
Lorenz K., Op. cit., §§ 8.3, 8.4, 8.5, pagg. 193-212.
Ibidem, § 2.3, pag. 47: «… La percezione gestaltica è un apparato di elaborazione
che supera di gran lunga in complessità ed in prestazioni ogni calcolatore costruito
dall’uomo».
116
24
to dal suo Alveare Peripatetico perché: 117Ignavum, fucos, pecus a præsepibus arcent (= l’ignava greggia esclude –sistematicamente- i fuchi
dall’alveare).
Insomma, finora abbiamo considerato, tra tutti, soltanto i due istinti
(= fucos) che provvedono alla conservazione dell’individuo o sia la «…
nutrizione» (= pascor: pascersi, nutrirsi, mangiare) e la «… difesa
della vita» (= horror mortis), ma c’è almeno un altro istinto che dobbiamo obbligatoriamente analizzare (= ἀνάλῠσις-σύνθεσις di Aristotele)
nell’immediato perché è proprio quello che provvede alla conservazione
della specie del semplicissimo paramecio (e di tutti gli animali).
Questo fatto, in verità, sfugge regolarmente a l’ignava greggia de’
dotti che da migliaia, centinaia e decine di anni blatera sul «… sesso», sulla «… riproduzione sessuale» e sulla «… selezione sessuale»,
senza minimamente intendere che nel mondo animale non esista il sesso
di per sé, quanto l’«… istinto naturale alla riproduzione».
Ed allora, come non ricominciare da Aristotele il quale, primo ed unico, si peritò di focalizzare ognuna delle funzioni fondamentali degli
esseri viventi nell’ambito del proprio Genere di vita (= βιότευµα)?
Tu Qui sai come stanno le cose (anzi, quanto prima ti toccherà di illustrarmi l’intero Aristotele), ma ora diciamo semplicemente che lo
Stagirita introdusse da par suo il concetto di «… riproduzione» e di
«… specie» con queste parole sublimi:
117
Kant E., Prol., Op cit., Prefazione, pag. 13.
Approfittiamo di questo riferimento kantiano a Virgilio (Georgiche, IV, 168) per esplicitare che Alcuni Magnifici Autori travisano di proposito la traduzione letterale
ed il concetto sotteso nel versetto riferito per, invece, conferirgli un significato
nuovo e conforme alla tesi innovativa da loro proposta.
Giambattista Vico usa sistematicamente questo artifizio letterario (= artificio retorico) ad iniziare dal Cogitata et visa (= Opera di Francesco Bacone) dove il visa
dell’Autore inglese viene ascritto al participio passato di videor,ēris, visus sum,
vidēri (= sembrare, parere, apparire); mentre, per il Partenopeo, il visa corrisponde
esattamente al participio passato del verbo video,es, vidi, visum, vidēre: a dire che
per il Vico la cogitazione deve conseguire non già a ciò che sembra, pare o appare
soggettivamente (= visa di videor), bensì a ciò che si vede oggettivamente (= visa di
video).
Analogamente Kant, nel caso, non intende di certo riferirsi alla virgiliana etologia
(= Georgiche) delle api le quali, appunto: agmine facto, ignavum, fucos, pecus a præsepibus arcent (= -le api- a schiera respingono i fuchi, ignavo stuolo, fuori
dell’alveare), ma intende catechizzare irridentemente l’“ignavo stuolo” dei metafisici i quali tengono fuori dell’alveare cognitivo i princìpi primi o a priori della conoscenza ossia gli elementi generatori (= fucos) della conoscenza.
In verità, codesto procedimento di trasduzione (≠ traduzione) non riguarda soltanto
gli stralci e/o i personaggi delle Opere Classiche di riferimento (= luoghi comuni),
ma anche e soprattutto alcune “proposizioni” dei Pensatori precedenti: compito precipuo del Lettore-Dotto sarebbe quindi quello di non limitarsi ad evidenziare il presunto errore di traduzione e/o di riferimento, ma di «… comparare» le due proposizioni omologhe, evidenziare la differenza tra la prima e la seconda, stabilire se entrambe siano conformi alla Ragione-Scienza, ed infine lasciare ai posteri per iscritto l’avvenuta analisi (= verba volant…) in modo che i posteri stessi abbiano
l’occasione di misurarsi con essa per deciderne la validità ovvero provvedere ad ulteriori approfondimenti.
25
118
(Oltre alla “nutrizione” ed all’“accrescimento”) l’anima vegetativa presiede anche alla “riproduzione”, che è lo scopo di ogni
forma di vita finita nel tempo. Infatti ogni forma di vita, anche
la più elementare, è fatta per l’immortalità e non per la morte:
l’operazione che per i viventi è più naturale di tutte… è quella
di (ri)produrre un altro essere uguale a sé: un animale un animale, una pianta una pianta, al fine di partecipare per quanto è
possibile, all’eterno e al divino… Poiché, dunque, i viventi non
possono partecipare dell’eterno e del divino con continuità, per
la ragione che nessuno degli esseri corruttibili può permanere identico e numericamente uno, allora ciascuno ne partecipa nella
misura in cui gli è possibile partecipare, l’uno di più e l’altro
di meno, e permane non lui, ma un altro simile a lui, non uno di
numero, ma uno di specie.
119
‘l Maestro di color che sanno, ovviamente, non conosceva 120il
D.N.A., purtuttavia quando scrive che la “riproduzione” è lo scopo di
ogni forma di vita finita nel tempo e che ogni forma di vita (=
βιοτεία), anche la più elementare, è fatta per l’immortalità e non per
la morte, dimostra al di sopra di ogni ragionevole dubbio di averne
colto l’essenza fondamentale ancor meglio del più qualificato Biologo
terrestre d’oggidì: infatti la caratteristica peculiare del D.N.A. è
esattamente quella di «… duplicarsi spontaneamente» cioè di «… autoriprodursi» in un identico essere, talché il vivente viene definito, si
diceva, come ciò che si autoriproduce spontaneamente, indefinitamente
e teleonomicamente (= concetto di immortalità biologica).
A ben riflettere, neppure Charles Darwin conosceva il D.N.A., eppure
questo non gli impedì di teorizzare l’evoluzione delle specie a partire da un unico organismo posto alla radice di quello che Lui chiama
121
albero genealogico della vita (→ «… albero filogenetico»).
Noi, invece, che conosciamo Aristotele, Darwin e il D.N.A. possiamo
consapevolmente affermare che soltanto la frenetica “riproduzione” del
D.N.A. (= ciò che anima la vita) ha reso possibile l’“evoluzione”: dagli organismi paraplasmatici → a quelli cellulari → ed alla successione filogenetica tra D.N.A.-vegetale (= ψυχή-vegetativa o Essenza del
Regno vegetale) → D.N.A.-animale (= ψυχή-vegetativa + ψυχή-sensitiva o
Essenza del Regno Animale) → D.N.A.-umano (= ψυχή-vegetativa + ψυχήsensitiva + ψυχή-intellettiva o Essenza di Homo Sapiens Sapiens).
Schematicamente, perciò, avremmo il seguente schema evolutivo 122aristotelico-darwiniano:
118
Reale G., Antiseri D., Op. cit., 1, pag. 146.
La Divina Commedia, Inf., IV, 130-132: «Poi ch’innalzai un poco più le ciglia,/
vidi ‘l Maestro di color che sanno/ seder tra filosofica famiglia».
120
Vedi Cap. 4, Pasqua, pasque e D.N.A., pagg. 26-27.
121
Darwin C., L’origine delle specie, Cap. 13: Affinità reciproche tra gli esseri viventi.
122
Vedi Cap. 4, pag. 10, Nota 42: Darwin (L’origine dell’uomo, Op. cit., pag. 92)
scrive testualmente: «… Il mio scopo in questo capitolo è di dimostrare che non vi è
119
26
Dove rimarrebbe comunque valida la tripartizione disgiuntiva (= differenza specifica) di:
In effetti, l’espressione aristotelica «… ogni forma di vita (=
βιοτεία), anche la più elementare, è fatta per l’immortalità e non per
la morte» meriterebbe un congruo approfondimento teologico (non mai
teleologico), ma ne discuteremo a tempo debito.
Per ora ci sentiamo obbligati ad esaminare proprio nei protozoi (=
forma di vita animale più elementare) questo sopravvalutato (pansessualismo?), ma misconosciuto istinto sessuale e ci accorgiamo che la
riproduzione non sempre è «… sessuata», ma anche «… a-sessuata», ragion per cui, onde evitare la perpetuazione dell’equivoco freudiano
che infiniti addusse lutti dottrinari, abbandoneremo decisamente la
dicitura di istinto sessuale per parlare unicamente di «… istinto riproduttivo».
L’istinto riproduttivo, 123dicevamo, è certamente genoma-dipendente ed
il suo gene specifico (peraltro già presente nella prima macromolecola
di D.N.A. e dimostrato dal fatto che essa si sia riprodotta asessualmente per, forse, milioni di anni), appartiene alla categoria degli «…
onco-geni».
alcuna differenza fondamentale tra l’uomo e i mammiferi superiori per quanto concerne
le loro facoltà mentali… Poiché nessuna classificazione delle facoltà mentali è stata
universalmente accettata, sistemerò le mie osservazioni nell’ordine più conveniente
al mio scopo…».
Ebbene, se Darwin (insieme a qualche Altro) avesse conosciuto e/o apprezzato Aristotele si sarebbe evitato l’onta di affermare che anche gli animali posseggano un barlume di coscienza e di ragione: infatti l’anima intellettiva fu considerata dallo
Stagirita un’assoluta esclusiva umana.
123
Ibidem, pag. 35.
27
Verosimilmente quindi il genotipo delle diverse specie di protozoi,
animali unicellulari, possiede un solo onco-gene, giacché in essi la
pro-liferazione cellulare coincide con la pro-lificazione o produzione
della prole.
Ordunque, tu ti aspetteresti che i protozoi, essendo credibilmente dotati di un solo onco-gene, manifestino un solo modo di riprodursi, ed
invece essi offrono l’intero campionario de’ metodi e delle tattiche
rituali riproduttive praticate da tutti gli altri esseri viventi metazoici, animali e vegetali.
A testimonianza di come sia complessa e variegata la riproduzione già
nei protozoi ritengo opportuno di parlartene un pò diffusamente.
A) Vi sono delle specie protozoarie asessuate che si riproducono:
1) per scissione binaria cioè per divisione di una cellula-madre in
due cellule-figlie di identica grandezza;
2) per gemmazione, quando una cellula-madre produce una cellulafiglia di piccole dimensioni, destinata a crescere autonomamente
nel tempo;
3) per schizogonia, quando all’interno della cellula protozoaria,
dapprima il nucleo-padre si divide in tanti nuclei-figli (= plasmodio) e poi ognuno di essi si riveste di una porzione di citoplasma-padre, fino all’esplosione del protozoo originario che dà
luogo al rispettivo numero di protozoi-figli.
B) Vi sono specie protozoarie che alternano processi di riproduzione
asessuata (come quelli descritti) a processi di accoppiamento di tipo sessuato tanto sorprendenti e complessi da far impallidire perfino lo scrittore del Kamasutra.
Replichiamo, aggiungendovi un po' di colore, le modalità di «… attracco» e di «… coniugazione» della 124Oxitrycha bifaria, protozoo
ovoidale e ciliato:
- i due individui dapprima, lapalissianamente, percepisconointuiscono di appartenere alla medesima specie (dimostrando perciò
di possedere ininvestigabili mezzi di comunicazione necessari alla
bisogna);
- poi prendono contatto (= attracco) con una estremità verosimilmente acrale, secondo modalità del tutto paragonabili ad un interminabile ed indissolubile bacio;
- successivamente, facendo leva su questo attracco-bostik, ruotano i
loro corpi in modo da far combaciare le due superfici (presuntamente) addominali;
- a quel punto le due pareti cellulari adese subiscono uno spontaneo
processo di riassorbimento che permette la fusione sinciziale dei
124
Ibidem, pag. 39.
Approfittiamo del riferimento per significare fin d’ora che i rituali di corteggiamento (per l’istinto riproduttivo) e tutti i rituali degli istinti specie-specifici,
rappresentano la conditio sine qua non per la corretta conservazione dell’individuo e
della specie d’appartenenza: i rituali istintivi, infatti, non sono orpelli insignificanti ovvero frutto d’imitazione e/o di apprendimento, bensì espressione del più
profondo “modo di essere” dell’individuo (fenotipo) e del suo genotipo.
28
materiali citoplasmatici della coppia, insieme con la coniugazione
del materiale genetico resa possibile, quest’ultima, dal contestuale dissolvimento delle rispettive membrane nucleari;
- segue infine la ricostituzione spontanea dei rispettivi nuclei e
delle pareti cellulari, il distacco, ed il proseguimento della vita da single destinato a riprodursi in modo asessuato.
C) Vi sono ancora delle specie protozoarie dove si deve necessariamente ipotizzare la produzione di individui cellulari maschili e femminili (gameti), giacché i due gameti eterosessuati si riuniscono definitivamente (copulazione) in un nuovo individuo, detto zigote, dal
quale vengono riprodotti asessualmente in tempo successivo diversi
individui omospecie.
D) A completamento di questo guinness-riproduttivo, riferiamo infine
lo strepitoso comportamento binario o alternante di un genere di
protozoo-parassita di cui una specie ha “falciato” (P. falciparum)
nientemeno che un bi-gamo (ironia della sorte!) Campionissimo della
bi-cicletta: il Plasmodio della malaria (sì, proprio lui) non solo
pratica sistematicamente l’alternanza di generazione sessuataasessuata, ma addirittura compie la riproduzione sessuata in un ospite differente da quello dove avviene la riproduzione asessuata;
infatti i gameti maschili e femminili si accoppiano (copulazione) e
si riproducono inizialmente nel ventre della zanzara Anopheles bifurcatus (!), mentre poi si moltiplicano asessualmente (sporogonia)
nel sangue dell’ospite vertebrato pizzicato ed infestato dalla zanzara.
Ordunque, chiedersi il perché razionale di una tale difformità di metodi riproduttivi protozoari sarebbe cosa vana ed irrazionale.
Razional-scientifica è una sola cosa:
- che il genotipo di ogni specie, nato “a priori”, ha avuto poi il
nulla osta “a posteriori” dall’ambiente (= selezione naturale) proprio per possedere innatamente quelle caratteristiche morfologiche e
cognitivo-comportamentali idonee a provvedere alla conservazione dei
conspecifici (= fenotipo) e della specie (= genotipo) di appartenenza;
- che gli Scienziati più eccelsi mai e poi mai riuscirebbero a replicare in laboratorio ciò che i protozoi invece praticano spontaneamente e con precisione scientifica (ti spiegherò poi il significato
di questa affermazione apparentemente esagerata);
- che i metodi e le tattiche riproduttive sono perfettamente preprogrammate nel genoma specie-specifico sia riguardo alla cognitività
(= operazioni elementari cui compete il compito del riconoscimento
del conspecifico e la programmazione modulare dei diversi momenti
utili e necessari per l’“125idea” di riproduzione), sia riguardo ai
rituali motorio-comportamentali che rendono possibile la riproduzione.
125
Vedi Cap. 5, pag. 25-26.
29
Ben scriveva quindi l’Aristotele: l’istinto riproduttivo è l’istinto
più naturale di tutti e, correttamente esperito, provvede da solo alla
preservazione-perpetuazione-evoluzione delle innumerevoli «… specie»
animali e vegetali del Pianeta.
F.N.: Esiste dunque inoppugnabilmente un innato, genetico «… legame
di specie» che permette ai conspecifici di 126riconoscersi tra loro non
solo a scopo riproduttivo, ma anche per ulteriori comportamenti cosiddetti «… sociali» (= cure parentali, alloparentali, interazione di
gruppo per la predazione, gregarismo, ecc.).
G.B.V.: Esatto, ma ti prego, smettila con queste fughe in avanti altrimenti io stesso corro il rischio di impaperarmi: male cuncta ministrat impetus (= la fretta mal governa tutte le cose).
E quando parlo di impaperamento mi riferisco lapalissianamente al “divin paperologo” Konrad Lorenz il quale incorse di sovente in questo
deprecabile accidente (= quandoque bonus dormitat Homerus), forse perché Fulgido Pioniere di una 127Scienza Nuova (in effetti, tutti i Pionieri di Scienze Nuove, me compreso, per lo più v’incappano).
Andiamo con ordine!
Rientra nella 128definizione di «… istinto» ogni comportamento animale
nel quale si osservi la successione paradigmatica e specie-specifica
(= a priori) di rituali appetitivi, rituali consumatori e rituali di
consummatory act o di appagamento.
Questo è quanto insegna l’Etologia di Konrad Lorenz!
Ebbene, ad un certo punto, il 129Nostro si esibisce in un ragionamento
erroneo perché pur partendo dal fondamento basilare della Etologia126
Mainardi D., Op. cit, pag. 632: Riconoscimento di specie.
Vedi Cap. 2, pag. 22, Nota 92: La Cronaca della nascita della Scienza Nuova di Lorenz (= L’Etologia) è stata impietosamente ripercorsa e documentata dallo stesso Autore in Introduzione storica.
Da essa apprendiamo (apprenderemmo?) che:
- il primo input operativo della futura Scienza Nuova lo desse il giovane Erich von
Holst (pag. 7 di Introduzione storica) il quale non esitò ad etichettare lo Scienziato Famoso con un sintomatico e sommesso: «… Idiota», quando nella sua conferenza lo
Stesso scantonava verso la teoria dei riflessi, contro quella della spontaneità stimolatoria degli istinti (da cui la cena conviviale al «… ristorante dell’Harnack-Haus
dove, dopo circa dieci minuti di colloquio Egli fu reso definitivamente convinto di
quanto fosse idiota la teoria dei riflessi»);
- la strutturazione definitiva di questa Scienza Nuova nascesse (pag. 8 di Introduzione storica) «… in un congresso di Leyda, convocato dal professor van der Klaauw
dove, in discussioni protratte per notti intere fra Lorenz e Niko Tinbergen venne
fuori il concetto di meccanismo (n.d.R.: intuitivo?) scatenante innato (angeborener
Auslömechanismus)»;
- la sintesi tra il (Ibidem) «… concetto di meccanismo scatenante innato (n.d.R.: intuitivo?) con quello di movimento a coordinazione ereditaria o movimento istintivo»,
avrebbe infine partorito la Scienza Nuova della seconda metà del XX secolo, ossia
L’Etologia.
128
Vedi Cap. 5, pag. 37s.
129
Lorenz K., Op. cit., § 7.4, pagg. 186-189: Il concetto di potenziale specifico di
azione.
127
30
Scienza circa il meccanismo scatenante innato spontaneo (= percezione
gestaltica o intuizione istintiva) e la coordinazione centrale dei movimenti-comportamenti istintivi (= Charles Otis Whitman ed Oskar Einroth), deflette momentaneamente da questo assunto:
- sia, tirando in causa (determinante) alcune forme di stimoli periferici quali, ad esempio, lo stato di ripienezza di alcuni organi cavi
e/o il fabbisogno dei tessuti di ossigeno e di sostanze nutritive;
- nonché concludendo con l’130Haldane: la respirazione è un buon modello di tutti i movimenti istintivi.
In tutta evidenza ciò è assolutamente falso perché la «… fame d’aria»
non è affatto un appetito istintivo (= appetizione a priori), appartenendo invece ad un meccanismo riflesso robotico-cibernetico localizzato, come peraltro Lui stesso precisa, nel «… centro respiratorio bulbare», mentre la caratteristica peculiare ed ineludibile di ogni istinto sarebbe quella di essere «… cerebro-centrico» (= 131corteccia
fronto-cingolare) e di manifestarsi invariantemente mediante i tre sistemi cognitivo-comportamentali parziali.
In altre parole si evidenzierebbe nel detto ragionamento erroneo la
incapacità di discernere la differenza tra un movimento simil-riflesso
o a feed-back (respirazione = regolazione di ritorno, a posteriori),
con un comportamento scatenato dalla intuizione istintiva o percezione
gestaltica (= feed-forward o controllo anticipatorio, a priori).
Per converso, discorso a parte meritano gli esempi che Lui Stesso adduce circa due funzioni fisiologiche quali la minzione del cane maschio e l’impulso alla detumescenza delle vescichette seminali nel maschio (in generale).
Infatti in entrambi i casi trattasi inequivocabilmente di «… istinti»
poiché l’istinto della minzione verrebbe dimostrato dal «… rituale»
del sollevamento della zampa posteriore nel cane maschio e di quello
accovacciato della femmina; mentre, per l’altra evenienza, sarebbe
132
artificioso affermare che un maschio di una determinata specie animale che fa movimenti di corteggiamento tanto complessi sia motivato
dalla semplice aspirazione di liberarsi dello sgradevole stato di tensione delle sue vescichette seminali (n.d.R.: e non considerarli quale
rituale consumatorio dell’istinto riproduttivo). Tuttavia questa ipotesi assurda della 133stimulus-response-psichology ha avuto il suo peso
nel coniare l’espressione, a suo tempo corrente, di “impulso alla detumescenza”.
Insomma, la minzione intenzionale del cane maschio adulto viene scatenata, nella norma, da un’intuizione istintiva o percezione gestaltica
nella cui sintesi certamente intervengono:
- la percezione interna dello stato di ripienezza della vescica;
- la percezione simbolica di un albero o altro «… oggetto verticale»
(Lorenz) ambientale;
130
131
132
133
Ibidem, ibidem.
Vedi Cap. 5, pag. 24.
Lorenz K., Op. cit., § 15.6, pag. 315.
Ibidem, § 7.4, pag. 188.
31
- l’eventuale percezione simbolica del territorio da demarcare;
- e altri fattori de’ quali discuteremo nel prosieguo (= 134appetizione
ed avversione condizionata),
ma, soprattutto, viene abbondantemente (sic!) ed inequivocabilmente
dimostrata dalla sequenza fissa e paradigmatica del comportamento appetitivo, di quello consumatorio e del consummatory act, a testimonianza, quest’ultimo, del sopraggiunto appagamento dell’istinto testè
esperito (anche nell’umano è possibile rilevare un “tic-frèmito” avente funzione di consummatory act specie-specifico che accompagna una
sensibile percezione di appagamento post-minzionale).
Se invece la minzione fosse dovuta soltanto a un riflesso spinale generato dallo stato di ripienezza della vescica:
- non avremmo mai la minzione “motivata” dal bisogno di demarcazione
del territorio (= cognizione della necessità di demarcamento);
- non avremmo il rituale del sollevamento della zampa posteriore (=
comportamento consumatorio);
- non avremmo neppure la minzione “programmata” perché la caratteristica dei riflessi, anche se condizionati, è quella tipica del jukebox: posta la monetina nell’apposito pertugio, parte immediatamente
il disco prescelto.
“Scoperta” dunque la qualifica di istinto per la minzione, analogamente procederemo per la defecazione: essa non è di certo riflessa o reattiva allo stato di ripienezza dell’ampolla rettale, quanto, invece,
motivata da una percezione gestaltica (= cognizione istintiva) la quale scatena un complesso sistema evacuativo in parte parieto-addominale
(= muscoli del cosiddetto “torchio addominale”) ed in parte viscerale
(= movimenti peristaltici del colon sinistro) che ottiene lo scopo di
liberare il colon-retto dalle feci.
L’animale sano e normale, quindi, non avverte affatto lo sgradevole
stato di tensione dell’ampolla rettale, bensì il bisogno di defecare
(= percezione gestaltica o intuizione istintiva) da cui il comportamento appetitivo, consumatorio e di appagamento finale: insomma, quando un gatto “spruzza” sulle sue feci testè evacuate il terriccio viciniore, dimostra abbondantemente (sic!) ed inequivocabilmente con quel
consummatory act specie-specifico che l’appagamento dell’istinto della
defecazione sia un Fatto (= Verum ipsum Factum) incontestabile.
Perciò, l’appagamento post-defecatorio (sensibilmente percepito anche
dall’uomo sano e normale), come già dicevasi per l’135appagamento
dell’istinto alimentare, non rientrerebbe affatto nel pan-sessuale istinto unitario del merdeux, breneux, sale, saligaud et abject Sigmund
Freud, trattandosi, ne’ Fatti, di una delle tre diverse forme di appagamento di altrettanti e diversissimi istinti fisiologici: defecatorio, nutrizionale e sessuale.
Che dire poi dell’istinto della deambulazione?
134
135
Ibidem, §§ 15.3,4,5, pagg. 301-313.
Vedi Cap. 5, pag. 25, Nota 52.
32
Perfino un bràdipo o poltròne capirebbe che la deambulazione degli animali, essendo direttamente scatenata dalla 136intuizione speciespecifica del movimento, non può che essere un istinto pienamente appagante e diverso da specie a specie sia per motivi meccanici o somato-funzionali, che per caratteristiche cinetiche e dinamiche.
Peraltro, in alcune specie animali (ad esempio, l’uomo) il rituale deambulatorio maschile o androide si differenzia nettamente (geneticamente!) da quello femminile o ginecoide.
Insomma, riguardo all’elevato numero degli istinti confermiamo quanto
dicevamo 137non molto tempo fa:
- ogni comportamento specie-specifico che presenti all’osservazione
etologica la successione dei tre sistemi parziali, appartiene indubitabilmente ad un «… istinto»;
- ogni comportamento che sia privo di essi è da considerare «… riflesso» (specie-specifico e/o condizionato);
- è sufficiente la rilevazione etografica di una precisa ritualità per
decidere l’appartenenza di un comportamento ad una cognizione istintiva o percezione gestaltica (= cerebrale), in contrasto ad un irrituale ed incontrollabile movimento riflesso segmentale (= spinale o
encefalo-cordale).
F.N.: Ora però si può dire che il numero degli istinti, epperciò la
complessità dell’apparato cognitivo animale, risulta tanto maggiore
quanto più evoluto è il D.N.A. genotipico della specie animale considerata.
G.B.V.: Comme si, comme ça! (Direbbero, interlocutoriamente, i franciosi).
Partendo dal presupposto già esplicitato che l’eccellenza di un sistema cognitivo animale (e quindi del D.N.A. genotipico) si misura esclusivamente sulla base della sua capacità di attraversare indenne le Ere
ed i Periodi Geologici (= conservazione dell’individuo e della specie)
all’interno del suo Ecosistema, dovremmo ammettere che i Protozoi abbiano dimostrato ad exuberantiam d’essere più eccellenti dei Dinosauri
a motivo della persistenza de’ primi e della scomparsa de’ secondi.
Quando invece comparassimo accademicamente il numero delle facoltà
percettivo-gestaltiche (= degli istinti) delle varie specie, insieme
con la loro capacità di risolvere i problemi contingenti per provvedere alla conservazione dell’individuo e della specie d’appartenenza,
allora il discorso risulterebbe decisamente più articolato.
Prima di affrontarlo, però, dovremo precisare una cosa importantissima: tutto ciò che un animale fa (= Factum) istintivamente e che è puntualmente descritto nell’Etogramma specie-specifico (= Scienza Descrittiva) corrisponde con esattezza a quanto un Fisico-Matematico
d’oggidì (= Ingegneria, Architettura, Biologia e Fisica Sperimentale
136
137
Ibidem, pag. 42.
Ibidem, pagg. 37-38.
33
et cetera) avrebbe ottenuto servendosi di calcoli e di esperimenti galileiani.
A dire che oggigiorno s’è riuscito a dimostrare galileianamente la esatta corrispondenza tra i Fatti prodotti dalla “giusta” percezione
gestaltica o intuizione istintiva degli animali, con il corrispettivo
Razionale delle Scienze Positive.
Incominciamo con l’osservare, ad esempio, che per merito degli innumerevoli documentari naturalistici ormai inflativamente trasmessi da
tutte le reti televisive, risulta incontestabile che neppure le Piramidi della piana di Ghiza (peraltro costruite ben oltre duemila anni
prima della nascita delle Scienze Matematiche) potrebbero reggere il
confronto con la monumentalità, l’estetica, l’orientamento spaziale
relativo ai quattro punti cardinali, l’aerazione delle camere interne
e le altre eccellentissime caratteristiche costruttive dei «… termitai» delle 138Amitermes meridionalis (= termiti-bussola australiane).
Per non parlare poi delle arditissime costruzioni coralline e delle
stupefacenti costruzioni malacologiche: neppure il Genio architettonico catalano di Antonio Gaudì j Cornet sarebbe stato in grado di imitare-ragionare qualcosa di simile.
Tanto può l’a-logico naturalis sensus (= Istinto a priori) degli animali “selezionato” ultramillenariamente dall’ambiente!
Gli Etologi, a tal proposito, hanno infine dimostrato con esperimenti
e diagrammi cartesiani come i comportamenti alimentari delle 139cornacchie costiere del Canada siano inoppugnabilmente corrispondenti a
quanto calcolato secondo parametri fisico-matematici.
Relata refero.
La cornacchia (Corvus) delle coste occidentali del Canada si nutre di
una varietà di frutti di mare, i buccini, comportandosi così: durante
la bassa marea pedina sulla battigia e, individuatolo, «… sceglie» ed
afferra con il becco un buccino (Buccinum) per poi alzarsi in volo fino alla scogliera vicina sulla quale lo lascia cadere da una certa altezza in modo che le vitree valve si rompano e possa quindi cibarsi
della polpa.
Ebbene, i Biologi Ricercatori hanno calcolato sperimentalmente che le
dimensioni dei buccini e l’altezza da cui devono essere lasciati cadere per ottenerne la rottura in modo ottimale non sono affatto casuali
e/o frutto dell’esperienza individuale, ma rispondono invariantemente
138
Mainardi D., Op. cit., pag. 701.
Ibidem, pag. 321: In molte regioni costiere, le cornacchie (Corvus) si nutrono di
frutti di mare: durante la bassa marea prendono con il becco i buccini (Buccinum), si
alzano in volo sulla scogliera e li lasciano cadere su di essa in modo che si rompano
per poi cibarsi della polpa. Alcuni ricercatori ha calcolato sperimentalmente che le
dimensioni dei buccini e l’altezza da cui devono essere lasciati cadere per ottenerne
la rottura in modo ottimale non sono affatto casuali, ma rispondono a precisi dati
tecnico-scientifici cioè a dire che i mitili devono essere di grande formato e
l’altezza di lancio di circa cinque metri: ebbene, ciò corrisponde esattamente alle
“scelte intuitivo-istintive” delle cornacchie.
139
34
a precisi dati fisico-matematici che tengono conto della dimensione
dei mitili e dell’altezza di lancio (i mitili di grande formato e
l’altezza di lancio di circa cinque metri): esattamente quelli che
coincidono con le «… scelte intuitivo-istintive» delle cornacchie costiere del Canada.
La spiegazione è semplice per chi conosca nei giusti termini la Legge
della selezione naturale di Darwin: il cervello delle cornacchie è ancor più piccolo del più piccolo dei begattini (= larve di mosca) perciò sprovvisto di sostanza cerebrale abitualmente chiamata Mente con
cui calcolare i dati occorrenti per ottenere quello specifico scopo
e/o aggiustare empiricamente il tiro: ergo, altro non è possibile ipotizzare se non che le cornacchie della costa occidentale del Canada le
quali abbiano innate le caratteristiche intuitivo-istintive indovinanti ed indovinate per raggiungere quello scopo alimentare, sopravvivano
in quell’ambiente e si riproducano selettivamente (ceppi brights di
Tryon); mentre le cornacchie conspecifiche appartenenti ai ceppi dulls
di Tryon muoiono di fame e/o cambiano ambiente e/o tipo di alimentazione o magari (chi mai potrebbe dire il contrario?), proprio da queste 140non-specialiste sopravvissute potrebbero nascere nuove specie di
cornacchie che rimarrebbero man mano selezionate in virtù di altre
specifiche intuitività e/o corporeità provvedenti alla conservazione
della
loro
vita
(=
parentela
filogenetica
somato-cognitivocomportamentale di specie similari).
In questo “cornacchiesco” caso, o meglio (= astrazione), in tutto il
mondo biologico animale potremmo quindi applicare pari pari (reggiti
forte forte al tuo sito spin-down!) la celeberrima frase utilizzata da
Emanuele Kant per esprimere al meglio la sua rivoluzione cognitivocopernicana [con la debita accortezza, beninteso, di sostituire
l’ente-intelletto (= Lex rationalis) con l’ente-percettivo gestaltico
(= Lex naturalis sensus)]:
141
l’intelletto non attinge le sue Leggi (= Lex rationalis) dalla
natura, ma le prescrive ad essa.
Ebbene sì: l’intuizione istintiva o percezione gestaltica speciespecifica non attinge con l’esperienza le sue leggi comportamentali
dall’ambiente in cui si vive, ma le prescrive ad esso (Lex naturalis sensus- dello Scolastico d’Aquino + Lex rationalis dello Scolastico di
Königsberg = Lex Æterna del Tomista Universale o Cattolico).
Su questo argomento si è cimentato peraltro anche Lorenz il Magnifico
quando, affrontando il tema della «… 142prestazione cognitiva della
140
Lorenz K., Op. cit., § 17.5, pag. 335: «Specializzazione del non essere specializzati».
141
Kant E., Op. cit., § 36, pag. 82.
142
Lorenz K, Op. cit., pag. 43: «… la percezione della Gestalt… e le informazioni di
questo apparato che ogni persona normale assume, senza esaminarle, come “vere”, si
basano su processi (cognitivi) che, pur del tutto inaccessibili all’autocoscienza ed
al controllo razionale, nelle loro funzioni sono analoghi alle operazioni razionali
35
percezione gestaltica», si è sentito in dovere di mutuare la dicitura
usata da Egon Brunswick di «… prestazione raziomorfa» per giustificare
il fatto che gli animali, pur senza ragione né coscienza, provvedono
«… scientificamente» alla conservazione dell’individuo e della specie
di appartenenza con la semplice e naturale intuizione istintiva o percezione gestaltica.
Talché si giustifica pienamente ora, quello che dicevamo poco fa circa
l’inettitudine degli Scienziati più eccelsi nel riprodurre in laboratorio le meraviglie chimico-biologiche di ingegneria genetica ottenute
spontaneamente in natura e per Natura dai Protisti in poi.
Altresì lapalissiano risulterebbe che quanto meglio si esperiscano gli
istinti specie-specifici contemplati nell’Etogramma, tanto più gli in-
quali, ad esempio, le deduzioni o i calcoli. Ciò, come è noto (sic!), ha indotto Helmotz a porre sullo stesso piano i due tipi di processi –cognitivi- (n.d.R.: quello
percettivo gestaltico e quello razionale).
Egon Brunswick, uno dei maggiori studiosi della percezione, ha indicato quelle che
Helmotz chiamava “conclusioni inconsapevoli” come prestazioni raziomorfe, esprimendo
con questo sia la stretta analogia funzionale che la differenza fisiologica dei due
processi cognitivi (n.d.R.: processo cognitivo intuitivo-istintivo → prestazione raziomorfa v/s processo cognitivo razionale → prestazione razional-scientifica).
Le prestazioni raziomorfe (n.d.R.: percettivo-gestaltiche o intuitivo-istintive) possono compiere operazioni quasi illimitatamente complesse persino in esseri viventi le
cui capacità razionali siano limitate a processi psichici semplicissimi…».
E qui mi fermo perché, salvo errori pacchiani del traduttore, l’Autore combina un tale ratatouille tra ragione (= prestazione razionale), psiche (= processi psichici) e
percezione gestaltica (= prestazione intuitivo-istintiva) che un Maestro del suo calibro (seppure giustificato dal fatto di essere stato amico e confidente dell’inetto
pseudo-filosofo Karl Popper) non avrebbe dovuto mai permettersi!
Però non riesco a fermarmi di fronte ad una recentissima notizia giornalistica riguardante le prestazioni pedatorie dell’inglese David Beckham il quale, per aver calciato “una punizione” in modo strepitosamente efficace, sarebbe stato definito da una
équipe di Fisici di Gran Bretagna, Belgio e Giappone come un «… Einstein della fisica
del pallone».
Se questi idioti internazionali avessero letto e compreso almeno quelle poche righe
sopra riferite di L’Etologia di Lorenz, avrebbero avuto modo di apprendere la differenza fisiologica tra i meccanismi nervosi devoluti alla prestazione raziomorfa (=
intuitività istintiva nel gioco del calcio) e quelli preposti alla prestazione razionale (= calcolata, calcoli di Einstein) per giungere quindi alla conclusione che il
gioco del calcio (come tutti gli Sport, tutti!) sono basati esclusivamente sulla intuitività istintiva (più o meno cosciente), escludendo categoricamente e categorialmente qualsivoglia partecipazione della ragione: se un atleta, durante la sua “performance” pensasse razionalmente il suo gesto tecnico, allora fallirebbe pacchianamente l’obiettivo: prima di tutto perché, quand’anche la ragione-riflessione potesse
essere utilizzata, richiederebbe tempi tecnici che l’immediatezza del gesto atletico
non consentirebbe comunque, ma soprattutto perché l’intuizione istintiva di quel movimento e la corrispettiva coordinazione centrale di esso sono caratteristiche totalmente a-logiche, perciò assolutamente indipendenti ed ininfluenzabili dalla Ragione.
A dire che l’atleta, per natura umana dotato di ragione, dovrebbe necessariamente lasciare la Logica (se mai l’avesse) nello spogliatoio non foss’altro perché la prestazione istintiva, quando fosse eccellente, ottiene sul campo l’identico risultato della calcolata prestazione razionale (come dimostrato sperimentalmente dai comportamenti alimentari delle cornacchie costiere del Canada e dalle “punizioni” di Beckamp, di
Maradona ed altri anintellettivi “virtuosi” del pallone).
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dividui di quella particolare specie avrebbero la certezza (matematica?) di provvedere in modo ottimale alla Conservazione della lor Vita:
- per gli animali provvede sperimentalmente l’ambiente a selezionare
quali siano gli istinti a tanto provvedenti;
- per gli umani, animali culturali, provvede invece impietosamente la
Scuola della Tradizione Scritta, nonché il «… cimento» (Galilei) tra
le dette Tradizioni onde dimostrare ne’ Fatti storicamente accertati
quelle che abbiano un effetto istupidente sulla nostra medesima mente umana (tradizioni analfabetico-ideografiche e/o non-Scolastiche);
contro Quelle che abbiano invece un effetto 143intelligente a tutto
campo [la perfetta identità (A = A) tra i Fatti prodotti dalla percezione gestaltica (= Verità di Fede Cattolica?) ed i Fatti prodotti
mediante calcoli ed esperimenti (= Verità Razional-Scientifiche?) fu
postulata da quel dì solo e soltanto da un Certo Tomista che, cristianamente, si oppose con questo al concetto di “doppia verità”
proprio degli islamici (e purtroppo, anche del successivo scotismo
ed occamismo)].
F.N.: Divinamente stupendo, ma mi permetti di spezzare una lancia in
favore del maltrattato Sigmund Freud?
E’ senz’altro vero che col suo Monismo interpretativo molto ha sbagliato e troppo ha indotto nell’errore gli altri, ma è pur vero che in
quel modo semplicistico, forse, gli è stato più facile di “azzeccare”
la struttura dell’apparato psichico e la psico-dinamica in generale.
O no?
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Spiegheremo meglio nel prosieguo i fondamenti neuroscientifici di questa audace
asserzione, cionondimeno dovremmo ammettere già da ora che la Investigazione (= Speculazione) della nostra medesima mente umana non possa prescindere dalle Conoscenze,
in unicum, ebraico-cristiano-greco-latine (= Scolastiche), tant’è che in Essa non
hanno mai trovato degno luogo gli Autori orientali (arabi, giudei, indo-asiatici et
cetera) e gli Autori occidentali (Mt.11, 29) non miti, né umili di cuore-mente, cioè
sprovveduti di (Vico, vv. 5) cuore-mente terso e puro… non lordo né sporcato da superbia di spirito o da viltà di corporali piaceri (= tutti gli Occidentali-nonScolastici).
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G.B.V.: Figlio mio, se fossi stato più attento a’ luoghi e a’ tempi
avresti capito che l’aggettivazione coprolalica destinata all’Immenso
Neuropsichiatra Viennese (i cui meriti sono stati 144esplicitamente riconosciuti) era soltanto in linea col tema in trattazione cioè col
prodotto dell’istinto della defecazione.
La rabbia per quell’errore monistico, però, è tanta perché se Quegli
non fosse stato dottrinariamente rapito dall’idolo del sesso (tanto da
avvalorare perfino la stoltissima 145teoria del dottor H. Sperber secondo cui tutte le parole primitive indicavano oggetti sessuali ed abbiano poi perduto questo significato trapassando ad altre cose e attività comparate con quelle sessuali) ed avesse invece considerato come
«… 146genetico» cioè innato ed indispensabile per l’uomo anche il simbolismo religioso (= meme percettivo specie-specifico), certamente avrebbe salvato se stesso, con-salvato i suoi seguaci e reso un indispensabile servigio alla sua stessa Scienza Nuova (= Psicoanalisi) e
quindi all’umanità intera.
L’ho già detto: purtroppo col suo errore di valutazione sul pansimbolismo (?) umano, 147Egli ha nuociuto alla Psicoanalisi nella stessa misura in cui le ha giovato.
Infatti la Psicoanalisi, deprivata dell’istinto umano ancor più potente di quello sessuale o sia l’appetito di Dio (tant’è che lo sopravanza di gran lunga in tutti gli Uomini –maschi e femmine- Eccelsi),
rientrerebbe (rientra!) nella definizione universale di Emanuele Kant
concernente le Scienze False (= 148Ogni arte falsa, ogni vana saggezza
fa il suo tempo perché alla fine essa distrugge se medesima, e il tempo della sua fioritura è anche il momento del suo tramonto).
D’altra parte non dovrebbe essere un mistero per gli Addetti ai Lavori
che alcuna Analisi della Psiche potrebbe considerarsi valida se non si
fosse in grado di decifrare propedeuticamente «… Quella cosa lì» (=
lat.: Id; ted.: «… Es»; ital.: Sé) o sia il 149groddeckiano «… Inconscio Istintivo», inteso come l’«… insieme di tutti gli istinti» gaussianamente presenti nel genotipo dell’uomo e fenotipicamente agenti
nel segno del polietismo specie-specifico.
Eh, sì!
Dovremo perciò necessariamente continuare a descrivere tutti gli istinti animali (= «… Es») prima di poter spiegare come essi, presenti
filogeneticamente (con “qualche” aggiunta) nell’uomo, siano poi elaborati dall’apparato psichico personale (= strutturazione e dinamica
dell’«… Io») alla luce del socio-familiare microcosmo culturale (= «…
Super-Io» culturale), giacché: NIHIL EST IN CONSCIENTIA, QUIN PRIUS
FUERIT IN (NATURALE) SENSU…
(… continua…)
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Vedi Cap. 5, pag. 16.
Freud S., Op. cit., pag. 325: Nota a pié pagina.
Vedi Cap. 5, pag. 17.
Ibidem, pag. 16.
Kant E., Prol., Op. cit., pag. 136.
Freud S., L’Io e l’Es, Biblioteca Boringhieri, 1976: Avvertenza (= Introduzione).
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