NIHIL EST IN INTELLECTU QUIN PRIUS FUERIT IN (NATURALE) SENSU… PARTE SECONDA: NATURALIS SENSUS O ISTINTO (L’ETOLOGIA) (…continuazione…) “Paranoicale”, ad esempio, sono stato ritenuto io stesso quando, evocando (purtroppo inutilmente) le due disastrose pregiudiziali che avrebbero di certo impedito (così com’è stato) il corretto recepimento della mia Scienza Nuova (= la boria delle nazioni e la boria de’ dotti), ho inteso precisare: 1per questa ricerca, si dee far conto come se non vi fussero libri nel mondo. Sai cos’ha scritto un comment(d)atore molto qualificato nella sua nota a piè pagina? «… 2Vico, abbiamo visto, vuol essere il Bacone della storia; come già Bacone e Cartesio, anch’egli ritiene (n.d.R.: a torto?; paranoia?) di essere il fondatore di un nuovo sapere che non ha, alle spalle, nessuna tradizione». Evidentemente al borioso incompetente, oltre al fatto che non fosse mai stata mia intenzione di bacare di grosso (= bacone?) le carte (= 3 Renato delle Carte?) della Storia, è sfuggito che nel mio caso tratta1 Vico G.B., Op. cit., vv. 330. Vico G.B., La Scienza Nuova, Op. cit., BUR, 1994: Introduzione e note di Paolo Rossi, pag. 231. 3 Ibidem, pag. 713: «Riprensione delle metafisiche di Renato delle Carte, di Benedetto Spinosa e di Giovanni Locke». 2 vasi veramente di una Scienza Nuova, o sia l’4Etologia Umana, la quale manifestamente non aveva alle spalle alcuna tradizione scientifica (è sconosciuta financo a tutt’oggi), pur essendo interamente fondata sulla Tradizione Scritta Universale (= Storia dell’uomo) cui avevo fatto esplicito riferimento, esibendone un saggio riassuntivo nella 5Tavola Cronologica. F.N.: Mea culpa, mea maxima culpa: anch’io, in Terra, mi dispersi in considerazioni da topo di biblioteca sulla tua Opera, mai valutandone la peculiare 6topica sensibile e la dimensione scientifica, la quale ultima sarebbe stata riproposta per altro verso sotto il nome di «… Antropo-logia o 7Scienza de l’Uomo», ma che avrebbe assunto il valore di Scienza Descrittiva soltanto nel settore paleo-antropologico (= 8filogenesi omospecie: Homo pre-Sapiens → H. Sapiens → H. Sapiens Sapiens); e mai più in quello ontologico e neuroscientifico. G.B.V.: A tua parziale consolazione, dico che quand’anche avessi scoperto la Scienza di La Scienza Nuova, nessuno ti avrebbe dato ascolto, giusto l’Ecclesiaste: 9è meglio la sapienza della forza, ma la sapienza del povero è disprezzata e le sue parole non sono ascoltate. Altro invece sarebbe accaduto se tu avessi comunicato l’occasionale scoperta a Don Titta, spaventosamente (pel cugino Ministro Silvio Spaventa) potente, e Lui, magari appropriandosene in tutto o in parte, l’avesse proposta al mondo. Sì, Mio Caro, il Potere Accademico (= boria de’ dotti) e il Potere Politico (= boria delle Nazioni) hanno la facoltà di imporre le mode di pensiero e di occultare e/o stroncare biecamente per sæcula sæculorum perfino le Verità scientifiche (= Scienze Nuove?) quando non fossero “convenienti” per le lor menti tolemaiche, oppure, quando contravvenissero a’ comodi «… 10stereotipi culturali» vigenti. 4 Vedi Cap. 2, L’incontro, pagg. 21-33. Vico G.B., La Scienza Nuova, B.U.R., 1994, pagg. 123-125. 6 Vico G.B., Op. cit., Laterza, vv. 495: «Ch’i primi autori dell’umanità attesero ad una topica sensibile, con la quale univano le propietà o qualità o rapporti, per così dire, concreti degl’individui o delle spezie, e ne facevano i generi loro poetici». 7 Ibidem, vv. 331: «… (i filosofi) traccurarono di meditare su questo mondo delle nazioni, o sia mondo civile, del quale, perché l’avevano fatto gli uomini, ne potevano conseguire la Scienza (n.d.R.: Antropologia) gli uomini». 8 Vedi Cap. 3, Ontologia Comparata, pag. 49. 9 La Bibbia, Qo.9, 16. 10 Bacone F., Novum Organum Scientiarum, 1620, Libro Primo: 1) idōla tribus: pregiudizi della tribù o pregiudizi dei fallaci “luoghi comuni sociali” diffusi in tutte le società; 2) idōla specus: pregiudizi della spelonca o pregiudizi dell’individuo psicopatico che cerca di imporre ad altri, riuscendovi, il proprio patologico microcosmo ancestrale; 3) idōla fori: pregiudizi del foro (forum,i: piazza, mercato, affari, vita pubblica, vita mondana, carriera politica, carriera forense), dettati dalla convenienza ovvero generati da particolari convenzioni di comodo; 5 2 Valga per tutti l’esempio di Anassagora di Clazomene (500-428 a.C.) il quale, dopo aver aperto la prima Scuola di 11Filosofia d’Atene (dove ebbe Pericle come Discepolo), fu lì accusato di empietà e condannato a morte (432 a.C.) per aver negato la natura divina del Sole e della Luna, asserendone invece la fisicità materiale: dell’uno, come palla di fuoco e dell’altra, come corpo terrestre. Sappiamo che Anassagora riuscì a scamparla proprio per merito del suo illustre Discepolo Politico che trovò il modo di farlo fuggire lontano, ma l’accusa di empietà e la pena di morte sarebbero state fatali ad un altro suo Discepolo, il Maieutico Socrate (469-399 a.C.), per aver Egli osato insegnare ai giovani l’«… Empietà» dell’esistenza di uno spiritello benigno (= εὐ-δαίµων) che abita in noi, 12guida la nostra vita vigile e decide delle nostre azioni coscienti, volontarie. Sì, Fratello Mio, nel 13Corso che fanno le Nazioni si verifica sempre che Qualcuno faccia progredire le conoscenze dell’uomo da una 14natura poetica ad una 15natura eroica ed infine ad una 16natura umana, intelligente e quindi modesta, benigna e ragionevole, la quale riconosce per leggi la coscienza, la ragione ed il dovere, ma i contemporanei non se ne accorgono mai, anzi, per lo più uccidono (fisicamente o socialmente) Quel Qualcuno che abbia ottenuto d’infrangere i precedenti stereotipi culturali, gelosissimo patrimonio de’ boriosi dotti locoregionali, e di propiziare quindi un’evoluzione delle conoscenze. A maggior disdoro e pena per l’umanità intera, interviene poi la boria de’ dotti internazionali i quali, stranitamente, non riescono mai a cogliere questi passaggi evolutivi (= pasque) e 17dolosamente, imperdonabilmente (= torto marcio) defraudano il mondo delle sue scoperte. 4) idōla theatri: pregiudizi del teatro (theatrum,i: luogo dove si raccolgono folle plaudenti), pregiudizi dottrinari o stereotipi culturali (religiosi, filosofici e anche scientifici, sistematicamente sconfessati da epocali rivoluzioni copernicane). 11 Vedi Cap. 3, Ontologia Comparata, pagg. 14-20: Significato del lemma Filosofia. - Anassagora di Clazomene, peraltro, fu il primo uomo a praticare la dissezione anatomica (= Sulla natura) nei piccoli animali dedicando particolari attenzione allo studio dell’encefalo. Tra l’altro scoprì per primo che la respirazione dei pesci avvenisse attraverso le branchie. 12 Freud S., Op. cit., pag. 490: «… Abbiamo inoltre scoperto qualche punto d’appoggio per identificare l’istanza critica (n.d.R.: secondo “sistema ψ” dell’apparato psichico) con ciò che guida la nostra vita vigile e decide delle nostre azioni coscienti, volontarie». (Torneremo ovviamente sul tema)! 13 Vico G.B., Op. cit.: Libro Quarto. Del corso che fanno le Nazioni, pag. 431. 14 Ibidem, [Sezione Prima] Tre spezie di Nature (poetica, eroica ed umana), vv. 916: «… natura poetica o sia creatrice, lecito ci sia dire divina, la quale a’ corpi diede l’essere da sostanze animate di dèi, e gliele diede dalla sua idea (n.d.R.: animismo, panteismo, politeismi umanomorfi, zoomorfi e fitomorfi)». 15 Ibidem, vv. 917:: «… natura eroica, creduta da essi eroi di divina origine (n.d.R.: ad esempio, Ercole, Achille et cetera)». 16 Ibidem, vv. 918. 17 Kant E., Prol., Op. cit., pag. 149: Saggio di un giudizio sulla Critica, il quale precede l’indagine. 3 In altre parole, la boria li rende «… ciechi» cioè orbati dei 18due occhi della storia che sono la cronologia e la geografia. Ne vuoi un altro tragico esempio omologo? 19 Tu sai quello che è accaduto in Gerusalemme in quei secoli bui: dopo Salomone e a causa del pansessualismo (?) di Salomone, il suo Regno monolitico e dovizioso (970-931 a.C.) non solo subì una catastrofica secessione in Regno del Nord (di Èfraim o Samaria o Israele) e Regno del Sud (di Giuda), ma andava perdendo anche la sua precipua identità culturale a motivo delle contaminazioni idolatriche palestinesi, tanto che dal «… monoteismo» di Abramo e di Mosè (= 20Io-sono, Io-provvedo-ate), si passò ad una «… monolatria» dove, appunto, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe veniva comodamente adorato insieme a deità pagane. [Ti dice niente questo fatto, rapportato agl’insipientissimi, demenziali e sincretici (= 21abominio della desolazione) happening religiosi d’Assisi e della Comunità di S. Egidio? (= Corsi e Ricorsi Storici?)]. Ebbene, all’inizio dell’IX secolo, onde ricondurre il gregge ebraico sulla retta via, Un Sacerdote della 22Scuola Biblica del Regno del Nord 18 Vico G.B. Ibidem, vv. 17: «… tali discoverte diciamo dar altri princìpi alla geografia, i quali, come gli altri princìpi accennati darsi alla cronologia (che sono i due occhi della storia), bisognavano per leggere la storia ideal eterna che sopra si mentovava». 19 La Bibbia, cfr. Lc.24, 18 e 27: «… (Èmmaus) …E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro ciò che si riferiva a Lui in tutte le lor Scritture». 20 Vedi Cap. 3, pagg. 32-33: Il Nome di Dio “rivelato” a Mosè. 21 La Bibbia, Dn.9, 27; 11, 31; 12, 11. - Mt.34, 15: «… Quando dunque vedrete l’abominio della desolazione, di cui parlò il Profeta Daniele, stare nel Luogo Santo – il lettore comprenda-…». Il Lettore comprenda che la Questione Religiosa dell’uomo non può essere ridotta al «… pro bono pacis» (= qualunque compromesso, pur di evitare i conflitti), ma deve risolversi nel riaffermare dottrinariamente (perché oggigiorno è possibile!) la Giustezza della Religione Cattolica, contro la Falsità e/o la Primitività di tutte le altre religioni. Né varrebbe, all’uopo, la farsesca formula mistica di Lucano (La Farsaglia, IX, 580): Iupiter est, quodcumque vides, quocumque moveris (= Tutto ciò che vedi, dovunque tu vada, è Dio) perché, oggigiorno, invarrebbe invece la dura Sentenza di Publilio Siro: Iudex damnatur ubi nocens absolvitur (= si condannerà il giudice quando il colpevole fosse assolto). Insomma, l’Identità Culturale Cattolica non dev’essere svenduta neppure per un sintomatico …pro bono pacis. 22 Forse è opportuno esplicitare che la secessione del Regno di Salomone in Nord e Sud non riguardò la Scuola Biblica del Tempio di Sion in Gerusalemme che mantenne intatto in essi il potere di decidere unitariamente ed imprescindibilmente quale scritto profetico avesse il valore di «… Sacra Scrittura». Sulla modalità del confezionamento (= πάντα τεύχειν: confezionare alcunché) di ciascun Libro (= τεῦχος: libro, volume) delle Sacre Scritture Ebraiche torneremo a tempo debito sulla base di quanto relazionato nel Capitolo 36 del Libro di Geremia, ma già da ora ci piace sottolineare il potere del cosiddetto «… temperino da scriba» (Ger.36, 23) col quale venivano distrutti gli scritti profetici ritenuti “sconvenienti”. 4 si peritò di replicare ed aggiornare esegeticamente il Mosè di Esodo, Numeri e Levitico in una nuova (Scienza Nuova?) versione. Nacque così in quel tempo lontano il Libro del Deuteronomio (∆ευτερονόµιον: Seconda Legge) che trovò immediatamente il consenso e l’assenso delle Menti più Eccelse dell’Ebraismo, anche se si dovette attendere l’anno 622 a.C. (circa tre secoli) per la sua consacrazione ufficiale nel Tempio di Gerusalemme ad opera del Re Giosia (e di Geremia). Il Deuteronomio (che, ribadiamo, non fu scritto né dettato da Mosè, morto da almeno cinquecento anni) rappresentò per l’appunto il passaggio (= pasqua cognitiva) dalla natura poetica o 23età degli dèi del Popolo Ebreo, alla natura ragionevole o 24età degli uomini del medesimo Popolo: da Esso infatti ebbe inizio il Profetismo Deuteronomistico che avrebbe dato la stura agli Osea, Isaia, Amos, Ezechiele, Geremia, Elia, Eliseo et cetera, fino a giungere, nella maturità dei tempi filologici, all’Uomo-Dio, Profeta Ottimo-Massimo, Messia dell’Israele Planetario, Dio-Uomo per Virtù (= a causa) di un 25Dio-Spirito Santo, genomicamente identico (A = A) nel Padre e nel Figlio, da cui la Resurrezione da morte corporale (= Vita Eterna), 26galile(i)anamente dimostrata ne’ Fatti (= Verum et Factum convertuntur: Verum ipsum Factum). Aggiungiamo, per ora, che l’uso scriteriato del detto temperino da scriba ci avrebbe impedito di conoscere il Dettato di Geremia (a Baruc, figlio di Neria –Ger.36, 4-) se non fosse stato caparbiamente reiterato (Ger.36, 32); così come ha impedito irrimediabilmente ai giudei di conoscere il Dettato del Cristo (= Vangelo), nonché alcuni “Fondamentali” della Vera Religione Ebraica contenuti esclusivamente nel Libro di Tobia ed in quelli (1 e 2) dei Maccabei: è risaputo infatti che quest’ultimi Libri veterotestamentari (insieme a quelli di Giuditta, di Sapienza, del Siracide e di Baruc) sono stati vilmente e disastrosamente estromessi dalla Bibbia Giudaica. Torneremo, ovviamente, sul tema. 23 Vico G.B., Op. cit., vv. 31: «… età degli dei, nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa esser loro comandata con gli auspìci e con gli oracoli, che sono le più vecchie cose della storia profana». 24 Ibidem, ibidem: «… età degli uomini, nella quale tutti si riconobbero esser uguali in natura umana». 25 La Bibbia, Mt.12, 31-32: «… (Io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio…) Perciò vi dico: Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonato agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato, ma la bestemmia contro lo Spirito non gli sarà perdonata né in questo secolo, né il quello futuro». Dispiace prenderne atto, ma sul Perdono e sulla Terza Persona del Dio Trinitario (= Dio-Spirito Santo) Nessun Cattolico ha le idee molto chiare e Più d’uno (Mt.7, 21-23) ne risponderà certamente di persona (Mt.25, 30). 26 Ibidem, 1Cor.15, 13-18: «… Se non esiste resurrezione dei morti, neanche Cristo è resuscitato! Ma se Cristo non è resuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede… (Anzi), se Cristo non fosse resuscitato, anche quelli che sono morti credendo alle parole di Cristo sarebbero perduti, perché se noi avessimo avuto speranza in Cristo soltanto riguardo a questa vita terrena, allora saremmo da compiangere più di tutti gli uomini». Insomma, chi non creda all’effettiva Resurrezione immediata del Cristo e, di conseguenza, alla Resurrezione differita (= Assunzione) dei Suoi Santi Genitori (la Madre Immacolata col Giusto-Casto Sposo), nonché all’effettiva Resurrezione escatologica dei morti, non potrebbe dirsi Cristiano quand’anche accettasse per Verità il resto 5 A dire che per merito della Seconda Legge dell’Ignoto Caposcuola Ebreo galileo-samaritano, e proprio perché attribuita a Mosè, fu conferita autorevolmente la dignità di Parola Biblica a Nuovi Profeti quando invece, per la pregressa (= Prima) Legge, nessuno mai avrebbe potuto arrogarsi la facoltà di parlare di Dio, in nome di Dio, essendosi esaurito tale privilegio con la morte di Mosè. Come? Scrive il Deuteronomista, 27Esegeta e Divin Plagiatore di Esodo-NumeriLevitico: 28 Mosè convocò Israele (sing.) e disse loro (plur.): Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me, a lui darete ascolto… 29 Voi avete visto quanto il Signore ha fatto sotto i vostri occhi, nel paese d’Egitto, al faraone, a tutti i suoi ministri e a tutto il suo paese; le prove grandiose che i tuoi occhi hanno visto, i segni e i grandi prodigi. Ma fino ad oggi (!) il Signore non vi ha dato una mente per comprendere (n.d.R.: comprehendere aliquid animo, cogitatione, mente) né occhi per vedere, né orecchi per udire… 30 Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza perché tu ami il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, e viva… Questo comando che oggi (!) ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: Chi salirà per noi in cielo per prendercelo e per farcelo udire, sì che lo possiamo eseguire? Non è di là dal mare perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire, sì che lo possiamo eseguire? Anzi, questa parola è molto vicina a te: è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica. Vedi, io pongo oggi (!) davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; perciò io oggi (!) ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme perché tu viva e ti moltiplichi… Oggi (ieri, oggi e domani!), chi abbia una mente per comprehendere (Deuteronomio e Cicerone), dovrebbe semplicemente dedurre da questo brano datato a circa 2.900 anni fà che i comandi, le leggi e le norme del Signore Nostro Dio [= 31Colui (Persona) che tutto opera efficace- dottrinario del Vangelo; anzi, nel caso, sarebbe addirittura da compiangere più di tutti gli uomini. 27 Esegesi: da ἐξ-άγω: tiro fuori, traggo da un substrato; ἐξ-άγοµαι: traggo a me, tiro fuori per me (e per altri). 28 La Bibbia, Dt.18, 15. 29 Ibidem, Dt.29, 1-3. 30 Ibidem, Dt.30, 6 e 11-15. 31 Vedi Cap. 3, Ontologia Comparata, pag. 39. 6 mente in natura] oggetto di 32rivelazione, non provengono affatto dal cielo o di là dal mare, bensì dall’Inconscio del nostro cuore e della nostra anima (= Immanentismo Rinascimentale Ebraico = Rivoluzione Copernicana Deuteronomistica = Scienza Nuova Biblica); perciò, quando escono dalla bocca del Profeta (= rivelazione), non è perché Lui le abbia apprese da un Essere Trascendente (= dal cielo) ovvero da un’altra civiltà (= di là dal mare), ma perché Egli ha «… visionato», 33 in Dio, le istintive (= inconscie) Leggi comportamentali innate specie-specifiche (= genoma-dipendenti), «… selezionando» quelle che provvedono naturalmente (= Provvedenza Divina naturale, e non soprannaturale) alla conservazione in Vita dell’individuo e, nel caso specifico, della etnia-specïale (= visione e selezione degli istinti buoni –il Bene- v/s quelli cattivi –il Male- dell’Etogramma Umano). Da ciò si evincerebbe che il privilegio e l’elezione del popolo ebraico, rispetto agli altri popoli, sarebbe stato solo quello di aver avuto Una Scuola di 34Profeti Giusti i quali, ad iniziare da Abramo, prìncipe-principio del Popolo Ebreo, del Monoteismo Planetario e della 35 Fede indefettibile nel Signore Mono-Dio, avrebbero tramandato per iscritto (= Sacre Scritture) le lor Rivelazioni in modo da consentire un ininterrotto (e interminabile) progresso conoscitivo su Dio e 32 La Bibbia, Dt.29, 28: «… Le cose occulte appartengono al Signore Nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli, sempre, perché pratichiamo tutte le Parole di questa Legge». 33 Vico G.B., Op. cit., vv. 938: «… La prima fu una sapienza divina, detta, come sopra vedemmo, “teologia mistica”, che vuol dir “scienza di divini parlari” o d’intendere i divini misteri della divinazione, e sì fu scienza in divinità d’auspici e sapienza volgare (n.d.R.: Sapienza Poetica e Popolare), della qual furono sappienti i poeti teologi, che furono i primi sappienti del gentilesimo; e da tal mistica teologia essi se ne dissero “mystæ”, i quali Orazio, con iscienza, volta in “interpreti degli dèi”. Talché di questa prima giurisprudenza fu il primo e propio “interpretari”, detto quasi “interpatrari”, cioè “entrare in essi padri”, quali furono prima detti gli dèi, come sopra si è osservato: che Dante direbbe “indiarsi”, cioè entrare nella mente di Dio…». 34 Profeta = προφήτης (πρό-φηµι): interprete ispirato, vaticinatore, chi parla (φής) in nome di… (πρός -Rocci-:«… πρός θεῶν; … σε γουνάζοµαι πρός πατρός: ti supplico in nome di…). 35 La Bibbia, Rm.4, 18s: «… Egli ebbe Fede, sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli (n.d.R.: di tutto il genere umano)… Egli non vacillò mai nella Fede… Ecco perché gli fu accreditato come Giustizia». Per Abramo, Isacco e Giacobbe-Israele (Gn.35, 10) la sola “Legge” da rispettare era quella di avere Fede Cieca nel Signore Mono-Dio e nelle Promesse fatte ad Abramo. Poi venne Mosè che con le sue innumerevoli Leggi (= Legge o Torah) introdusse il concetto di “ius,iuris-giustizia”; concetto che, retroattivamente, Paolo di Tarso accredita anche ad Abramo per la sua Giusta Fede («… Giusto» è Chi e → Ciò che provvede alla conservazione dell’individuo, della specie e dell’ordine cosmico). Infatti, «… (Eb.11, 1) la Fede è il fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono… (13) né si conseguono nell’immediato: … (Ib.10, 38) il mio giusto vivrà mediante la Fede». D’altra parte, le Leggi di Mosè nacquero dalla Sua Fede (Eb.11, 23-29) e non viceversa; e per Fede (ripetuto 20 volte: Ib.11, 2-31) nacque (8) e prosperò (11-12) il Popolo Ebreo, prima e dopo l’avvento delle Leggi di Mosè, fino alla scoperta ultima ed ultimativa della Patria Celeste (16). 7 sull’uomo: Abramo → Mosè → Deuteronomio → Profeti deuteronomisti → Profeti del post-esilio → Libri Ellenistici Sapienziali e Storici. Per gli 36altri conspecifici coevi che non ebbero Una Scuola di Profeti Giusti, né la Legge di Mosè, ma che 37per natura (= per istinto o naturalis sensus) avessero agito secondo la Legge dimostrando che quanto la Legge esigerebbe fosse scritto nei loro cuori, potremmo comunque dire che sia stato proprio il Maestro interiore (S. Agostino) o maestro innato (Lorenz) a 38spingerli naturalmente (= naturalis sensus) verso il Mondo Divino (= consensus gentium di S. Agostino); ed essendo questo un 39istinto fondamentale, lecito ci sia dire, «… Cardinale» per la Conservazione in Vita dell’uomo, Homo Sapiens ed ancor più Homo Sapiens Sapiens lo hanno ubiquitariamente, solennemente ed uniformemente (idee uniformi…) “praticato” nelle varie religioni (= Etologia Umana: istinto esperito o esperienza dell’istinto): quindi, 40anche sotto l’aspetto culturale, è sostanziale la distinzione tra innato ed appreso perché neppure il comportamento umano è illimitatamente modificabile dall’apprendimento e infatti alcuni programmi innati sono inalienabili ed hanno valore di “Diritti dell’uomo” [tant’è vero che gli scellerati tentativi d’imporre per legge l’«… 41ateismo» (= U.R.S.S., Cina et cetera) sarebbero miserrimamente e ridicolmente naufragati; ed i periodi di secolarismo positivistico e/o laicistico (= morte presunta di Dio) nell’occidente europeo sarebbero stati immancabilmente seguiti da periodi di intenso e ricorso fervore religioso (= piccoli Corsi e Ricorsi storici tra Fede e Ragione, de’ quali la 42teologia civile ragionata della provvedenza divina, se comprehesa, avrebbe segnato la fine ultima a tutto vantaggio dell’umana Fede e Ragione]. Imperocché, l’espressione poetico-platonica di αἰ τῶν ϑεῶν αἰσϑήσεις (= le cose apprese per rivelazione divina) non significherebbe di certo che vi sia un Demiurgo Iperuranico il quale riveli all’uomo ciò che 43 giova (= il Bene) e ciò che nuoce (= il Male) alla sua Vita, poiché i giusti comportamenti umani civili e religiosi sarebbero stati invece «… divinati» [per l’Ebraismo diremmo: azzeccati, indovinati, da 44«indovinare» ovvero intendere o ‘l nascosto degli uomini ch’è la coscien36 Ibidem, Col.3, 11: «… Qui non c’è più greco o giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti». 37 Ibidem, Rm.2, 14-15. 38 Vedi Cap. 4, Pasqua, pasque e D.N.A., pagg. 43-45: valga per ora il riferimento alla Curva a campana di Gauss-Quételet che stabilisce biometricamente (= quantificazione delle caratteristiche comportamentali di specie), scientificamente, sia la presenza di un certo istinto genomico, che la differenza specie-specifica (non modistica, né demoscopica) tra la naturalezza v/s la normalità di un istinto. 39 Contrariamente ad altri istinti nefasti ed abominevoli –il Male- pur presenti nel naturale Etogramma umano. 40 Lorenz K., Op. cit., Introduzione storica, pag. 12. 41 Leibniz G.W., Professione di fede della natura contro gli atei (Confessio naturæ contra atheistas), 1668. 42 Vico G.B., Op. cit., vv. 2e. 43 - Procettivo (= pro-: prōsum, prōdesse: giovare); - Nocicettivo (= noci-: nŏcĕo, nocēre: nuocere) 44 Vico G.B., Op. cit., vv. 342c. 8 za (= psicologia naturale); o ‘l nascosto agli uomini ch’è l’avvenire (= parapsicologia naturale)], rivelati e praticati da un 45Autore di Leggi (= Leggi Autoritarie) che si fosse fatto Giusto Interprete (= ὁ ∆ίκαιος 46Ἑρµηνεύς ἤ Προφήτης) del funzionamento natural-virtuoso (= virtù-ἀρετή-δίκη-ὁσία) della nostra medesima mente umana. Analogamente dicasi per gli animali non-umani: è di certo Colui (Persona) che tutto opera efficacemente in natura che provvede spontaneamente alla conservazione, riproduzione ed evoluzione della lor vita (= 47 provvedenza divina), ma non esattamente “per cause prime”, quanto “per cause seconde” cioè a dire, per mezzo del salvifico naturalis sensus o istinto specie-specifico (= En-tel-echìa; 48virtù-ἀρετή del cane, del cavallo et …“cĭthăra”). Questo sarebbe quanto redatto in Deuteronomio (IX secolo a.C.) e da Questo ed Altro vennero finalmente autorizzati a 49Profetare il fior fiore dei Cervelli Ebraici i quali, come si diceva, avrebbero tutti ridondato e fatto evolvere, sempre per iscritto, i temi proposti in prima battuta dal Deuteronomista quali: la necessità della circoncisione del cuore-mente (e non la 50poetico-simbolica circoncisione prepuziale); il divino immanentismo delle Leggi Comportamentali (= «… la Legge nel cuore-del-cervello»); il fatto che occorra una mente adeguata e sufficiente per comprehendere le Sacre Scritture (e non quella inadeguata ed insufficiente de’ Testimoni di Geova o d’altri eretici più acculturati); la Nuova ed Eterna Alleanza, al posto della 51vecchia di Mosè; nuovi Cieli e nuova Terra, al posto della Terra-terra Promessa; la semantica dello Spirito di Santità nel Servo Sofferente; 45 Home Page, Presentazione, pag. 10. - La Bibbia, Gv.2, 25: «… Egli (Gesù) sapeva infatti quello che c’è in ogni uomo». 46 Ippocrate, Περί ἱερής νοῦσου (= Intorno al morbo sacro -Sull’epilessia-): «… κατὰ ταῦτα νοµίζω τόν ἐγκέϕᾰλον δύναµιν ἔχειν πλείστην ἐν τῷ ἀνϑρώπῳ οὗτος γὰρ ἡµῖν ἐστί ἑρµηνεύς» (= per tutto questo ritengo che il cervello abbia nell’uomo il potere più grande: esso infatti è interprete a noi). 47 Vedi Cap. 5, pag. 32: Divina Provvidenza v/s provvedenza divina. 48 Home page, Presentazione, pag. 7. 49 Vedi Cap. 2, pagg.8-9: «… µαντική…; οἰωνιστική…; …orbene, di quanto è più perfetta e più degna d’onore la mantica dell’oionistica, il nome del nome, e il fatto del fatto; di tanto, giusta la testimonianza degli antichi, la follia visionaria è più bella della (fallace) sennatezza umana». 50 La Bibbia, Gn.17 (sulla circoncisione). 51 Ibidem, Dt.29, 13-14: «… Non soltanto con voi io sancisco quest’alleanza e pronunzio questa imprecazione, ma con chi oggi sta qui con noi davanti al Signore nostro Dio e con chi oggi non è qui con noi». - La prima Alleanza tra uomo e Dio fu quella poetica del mitico Noè (= Alleanza dell’arcobaleno, Gn.9, 8s). - La seconda, quella dello storico Abramo (= Alleanza della circoncisione, Gn.17, 9s). - La terza, quella dello Statista Mosè (= Alleanza del Decalogo, Es.19 e 20). - La quarta, quella dell’Innatista Mosè-Deuteronomico e dei Profeti Deuteronomisti (= Alleanza Intimista della nostra medesima mente umana). - L’ultima, quella della Santa ed Eterna Alleanza del Cristo-Dio (= Alleanza Evangelico-Cattolica). 9 l’Annuncio di un «… 52Mandato Personale» dal Signore Nostro Dio; anzi, perfino l’Intervento Diretto di Dio 53senza Interposta Persona; l’immortalità dell’anime umane e, dulcis in fundo, la resurrezione da morte. Nessuna, nessuna Religione ha avuto una Scuola così Fedele, Puntuale, Autorevole e Veritiera nel descrivere tanto particolareggiatamente (= ēvŏlūtē –Boezio-) un approfondimento costante e continuo della Persona di Dio: - sia riguardo all’Umanizzazione di Dio (ad esempio: i discorsetti e i patteggiamenti “da suk” tra Dio e l’Uomo in 54Genesi ed 55Esodo); - sia riguardo alla Deificazione dell’uomo (= Isaia, Ezechiele, Daniele, Siracide, Sapienza e Maccabei). Laonde, non dovrebbe meravigliare affatto che alla fine di questo percorso divino e divinante sia avvenuto, nella maturità dei tempi filologici, tutto ciò che era stato puntualmente pre-annunciato e prescritto (= l’Incarnazione del Verbo), bensì «… inconcepibile» sarebbe stato l’esatto contrario: che cioè non fosse accaduto nulla e che quindi nessuno più avesse scritto qualche altra Buona Notizia (= Εὐαγγελία) sul Dio di Abramo (= 56Uno e Trino) da duemila anni a questa 52 Ibidem, Is.9, 5: «… Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace». - Is.6, 8: «… Eccomi, manda me!». - Ez.2, 1-2: «… (Una figura dalle sembianze umane) mi disse: Figlio dell’uomo, alzati, ti voglio parlare. Ciò detto, uno spirito entrò in me… Mi disse: Figlio dell’uomo, io ti mando agli israeliti, a un popolo di ribelli… figli testardi dal cuore indurito…». - Dn.7, 13: «… Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire sulle nubi del cielo Uno, simile ad un Figlio di uomo, giunse fino al Vegliardo (Una figura dalle sembianze umane di Ezechiele) e fu presentato a Lui che gli diede potere, gloria e regno…». - Gv.10, 30s: «… Io e il Padre siamo una cosa sola… e a Colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: sono Figlio di Dio… non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi, siete tutti Figli dell’Altissimo… (e la Scrittura non può essere annullata)…». 53 Ibidem, Ez.34, 1: «… Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi… (11) dice il Signore Dio: Ecco, Io-stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura… (15) Io-stesso condurrò le mie pecore al pascolo e le farò riposare… (17 e 20) Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, tra pecora grassa e pecora magra… (22) Io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda». Solo dopo quest’Impeto Visionario, il Profeta scende a più Miti Consigli Messianici («…(23) Susciterò per loro un Pastore che le pascerà, Davide mio servo»), ma quel che fu scritto, fu scritto (Gv.19, 22: quod scripsi, scripsi) e non invano per Chi l’avesse saputo leggere in-tel-ligentemente! 54 Ibidem, Gn.18. Secondo Neuroscienza (= Cap. 5, pagg. 39-41), si direbbe che il patteggiamento sulla necessità o meno di distruggere Sodoma e Gomorra sia “divinamente” avvenuto tra il Cervello destro o emotivo ed il Cervello sinistro o razionale del Medesimo Abramo. 55 Ibidem, Es.3 e 4: Analogamente dicasi per le Perplessità del Cervello razionale di Mosè, nei confronti dei Comandi del suo “visionario” Cervello intuitivo-emotivo. 56 Ibidem, Gn.18. 1s: «… Poi il Signore (n.d.R.: singolare) apparve a lui alle Querce di Mamre… Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini (n.d.R.: plurale) stavano in pie- 10 parte (= Vangelo → Atti degli Apostoli → Lettere Apostoliche → Apocalisse → Patristica → Scolastica → Visioni-Devozioni Cristologiche e 57 Mariane → Teologia Epistemica o Scienza Teologica). A dire che le Verità di Fede veterotestamentarie furono di seguito ed evolutivamente: - dapprima dimostrate valide come Verità di Ragione e Verità di Fatto dal Risorto (= Vangelo); - per poi essere congruamente testimoniate e ragionate dai Migliori Cervelli-Mente del genere umano (= Paolo di Tarso, Patristica e Scolastica); - e, passando per la Confermazione Mistica de’ Cervelli-Mente de’ Santi “Intuitivo-Analfabeti”, Autori-in-Dio di Fatti Prodigiosi (= Visioni-Devozioni Cristologiche e Mariane), - sarebbero approdate ad una Confermazione Scientifico-Antropologica (= La Scienza Nuova); - ed infine ad una Confermazione Scientifico-Biologica sempre meglio argomentata nel futuro (= ulteriori Scienze Nuove). E qui, brutalmente, poniamo la differenza, nel Popolo Ebraico, tra gli Ebrei v/s i Giudei o Israeliti: - gli Ebrei, sono Coloro che hanno scritto, evolutivamente, la Bibbia; - gli Israeliti o Giudei, 58gente ribelle e dura di cervice, sono coloro che non l’hanno capita per eccesso di co-oionismo; Analogamente dicasi, riguardo al co-oionismo, per il Popolo Cristiano: - Cattoliche o Universali, sono la Menti di coloro che hanno saputo: o imitare e difendere strenuamente il Perfetto Dettato (= Vangelo) del Cristo, Vero-Uomo e Vero-Dio, rimanendo integralmente inseriti dentro l’Immacolato Seno di Santa Romana Chiesa; oppure, sempre in quel Santo Seno, di scoprirne (= esegesi) la 59Verità tutta intera o sia i fondamenti razional-scientifici (= teologici, antropologici e neuroscientifici); - crististi ameziali, sono coloro che disconoscano la Santa Universalità della Cattedra di Pietro insieme con la Gerarchia di Santa Romana Chiesa e/o abbandonino-avversino, per inopia di mente (= Deuteronomio), gl’imperativi categorici di S. Anselmo d’Aosta: 60fides quæ creditur; credo ut intelligam; e fides quærens intellectum (= -mio Dio-, io non cerco di comprenderti con l’intelletto per poter fare a meno della Fede, ma credo fermamente per Fede e ti prego intensamente, non escludendomi per di più la possibilità di contemplarti anche di presso di lui. Appena li vide (n.d.R.: plurale), corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra dicendo: Mio Signore (n.d.R.: singolare), se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo…». La Uno-Trinitarietà del Dio di Abramo sarebbe stata risolta compiutamente (Mt.5, 17) soltanto dal Cristo-Dio, nella maturità dei tempi filologici. 57 Ibidem, Sal.8, 3: «… Con la bocca dei bambini e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli». 58 Ibidem, Dt.31, 27; e “ritornello” ricorrentemente ubiquitario in tutta la Bibbia. 59 Ibidem, Gv.16, 13. 60 Reale G., Antiseri D., Op. cit., 1, pagg. 377-383: S. Anselmo d’Aosta. - Vedi Capitolo 1, pag. 14. 11 con l’intelletto); infatti, nihil est in intellectu quin rit in naturale sensu vel instinctu; ovvero, in “senso” bestirnte Himmel über mir und das moralische Gesetz in cielo stellato sopra di me –uomo- e la Legge morale in me prius fuelato: 61der mir (= il -uomo-). Eh, già! Se è vero che senza il sentimento della Fede la contemplazione di Dio potrebbero permettersela, pur freddamente, soltanto i Cervelli Iperintellettivi de’ Platoni, degli Aristoteli e de’ Kant (e ciò sarebbe sommamente ingiusto), è pur vero che chi abbia nel cuore-del-cervello una naturale «… fame di Dio» (= consensus gentium di S. Agostino), ma non la esperisca adeguatamente secondo il «… Canone Cattolico», non solo non potrà mai 62gustarsi quel sentimento di Dio in una 63perfetta Coscienza di Dio (= Imitazione del Cristo), ma non potrà neppure concretizzare un (→ 64eccitamento neuronico →) ragionamento adeguato e sufficiente su Dio (= Teologia) e sull’uomo 65fatto a Sua immagine, a Sua somiglianza (= Antropologia Cognitiva, Sociologia e Politica). Dimostrazione galileiana (= dimostrabilità e ripetibilità universale) La fame-di-Dio, si diceva, è un appetito specie-specifico (perciò presente «… gaussianamente» in tutti i conspecifici umani) che ha generato tutte le religioni, le quali-tutte si manifestano etograficamente co’ medesimi tre sistemi parziali (= programma chiuso, non modificabile da alcun apprendimento): 1) comportamento appetitivo (= rituali di preghiera); 61 Kant E., Critica della Ragion Pratica: Conclusione (= Beschluβ). Vico G.B., Op. cit., vv. 706e: «… E finalmente dissero “săpĕre” il gustare, e “săpĕre”, propiamente, è delle cose che danno sapore, perché assaggiassero delle cose il sapor proprio delle cose: onde poi con bella metafora fu detta “sapienza”, che fa usi, delle cose, i quali hanno in natura non già quelli che ne finge l’oppenione». Questa etimologia del verbo sapére e del sostantivo sapiènza da “săpĕre” (= -intr.avere sapore, aver odore; -intr.- gustare, sentire il sapore insito nelle cose sapide), è stata originariamente postulata da S. Agostino: a dire che la sapienza non consiste nell’apprendere passivamente ciò che per convenzione (= quello che ne finge l’oppenione) viene insegnato come sapienza, ma nel gustare personalmente il sapore che è proprio nelle cose, il sapore-suo-proprio delle cose saporite e che il Sapiente ti indica dopo «… averne fatto esperienza personale» Lui Medesimo. Per logica deduzione: - quanto più si posseggano «… sensi scortissimi» (vv. 707) all’uopo sensibili, tanto meglio si gusta un sapore (= Curva a campana di Gauss-Quételet); - chi non possegga sensi scortissimi che consentano di apprezzare un determinato sapore, non solo non potrà qualificarsi qual attendibile sommelier (= Maestro da tavola che apprezza e descrive con precisione le molteplici caratteristiche costitutive di un determinato sapore), ma, ovviamente, non potrà neppure lontanamente azzardare un benché minimo ragionamento su quel sapore (che lui non gusta), men che un ragionamento paralogico ossia uno pseudo-ragionamento incompleto ed incompetente. 63 La Bibbia, Mt.5, 48: «… Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». 64 Vedi Cap. 5, pag. 33. 65 La Bibbia, Gn.1, 26: «E Dio (sing.) disse: Facciamo (plur.) l’uomo a nostra (plur.) immagine, a nostra (plur.) somiglianza». 62 12 2) comportamento consumatorio (= rituali motorii ed officiazioni assembleari); 3) comportamento di appagamento (= consummatory act o sacrificale: sacrifici umani –religioni arcaiche-; di vegetali –induismo ed altri-; di animali –ebraismo ed altri-; ed Eucaristico –solo Cristiano-). Ordunque, tutte le religioni “appagano” di certo ne’ lor propri Credenti questo particolare istinto specie-specifico (= appetito di Dio), ma nessuna di esse, nessuna all’infuori della Religione Cattolica, ha consentito all’uomo un adeguato e sufficiente progresso conoscitivo nel mentale e nel sociale (per rimanere nell’umano terra-terra). A tal proposito, i ciechi in cronologia ed in geografia (i due occhi della Storia) non hanno avuto neppure la mente per comprehendere che senza la «… 66Clergie» (= Dottrina, Sapere, Scienza) depositata ne’… e diffusa da’… Conventi di Santa Romana Chiesa (Benedettini, Agostiniani, Francescani, Domenicani, etc.), la mente dell’uomo sarebbe regredita ineluttabilmente (= regressione psico-intellettiva) 67da quel dì al tempo omerico (= guerre ed odissee); oppure al 68tempo postsalomonico (= guerre civili e deportazioni); ovvero al tempo-perso di tutte l’altre culture pur epocalmente sfarzose (69caldei, sciti, egizi, chinesi e indù). Diciamocelo con chiarezza spietata: contrariamente a quanto accade di “mentalmente e socialmente barbarissimo” nelle popolazioni nonproprio-cristiane dell’Occidente; dell’Estremo-Oriente (India, Cina, Indocina, Indonesia e Giappone); del Medio-Oriente arabo-israelopalestinese; dell’Oriente-Europeo (“slavonia e mongolia” ex-U.R.S.S.); e di tutte le nazioni islamiche del Pianeta: 66 Parafrasando il celebre detto dell’ateo Benedetto Croce: «… non possiamo non dirci Cristiani», dovremmo più estensivamente ed incontestabilmente ammettere che tutta la cultura europea (confessionale, atea e laica) non può non dirsi che «… clericale» per essere derivata interamente dall’eredità (= κλῆρος) libraria (= Clergie) dei Conventi Cattolici Europei, [S. Agostino di Tagaste ed Ippona (354-430 A.D.) e S. Benedetto da Norcia e Montecassino (480-547 A.D.) “operarono” ben prima e infinitamente meglio di tal Maometto (570-632 d.C.) e seguaci. Per non parlare poi di S Anselmo d’Aosta (1003-1109) e di S. Tommaso d’Aquino (1225-1274)]. 67 In verità, la barbarie degli intelletti e la strisciante, ofidica scristianizzazione europea ed extra, hanno comunque reimbastardito il mondo delle menti e le menti del mondo fino a giungere agli abomini nazisti, nazifascisti, comunisti, qualunquisti e imperial-capitalisti (= barbarie ricorsa attuale). 68 A ben riflettere, i giudei d’oggidì (ma Loro non lo immaginano neppure) non adottano affatto il Pentateuco, bensì il «… Tetrateuco» poiché nulla hanno compreso del V Libro o Deuteronomio; né dell’evoluzione conoscitiva sul Dio dell’Universo operata dagli Ebrei-Scrittori del «… Resto» del Vecchio Testamento (= Arpa d’or dei fatidici vati, perché muta dal salice -piangente- pendi?). Tanto meno i giudei hanno capito che il Nuovo Testamento rappresenta in Verità il Testimone Ebraico del Passaggio (= Pasqua) da una dimensione Etnico-Religiosa (= Vecchio Testamento) a quella Religioso-Universale (= Scienza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo). 69 Vico G.B., Op. cit., vv. 126, Degnità III. 13 70 dappertutto l’Europa cristiana sfolgora di tanta umanità, che vi si abbonda di tutti i beni che possono felicitare l’umana vita, non meno che gli agi del corpo che gli piaceri così della mente come dell’animo. E tutto ciò in forza della cristiana religione, ch’insegna 71verità cotanto sublimi che vi si sono ricevute a servirla le più dotte filosofie de’ gentili, e coltiva tre lingue come sue: la più antica del mondo, l’ebrea; la più dilicata, la greca; la più grande, ch’è la latina. Talché, per fini anco umani (n.d.R.: oltre che escatologici), ella è la cristiana la migliore di tutte le religioni del mondo, perché unisce una sapienza comandata con la ragionata, in forza della più scelta dottrina de’ filosofi e della più colta erudizion de’ filologi. Finalmente, valicando l’oceano, nel nuovo mondo gli americani (n.d.R.: Amerindi del Nord; Maya ed Aztechi del Centro; Inca del Sud) correrebbono ora tal corso di cose umane (barbare), se non fossero stati scoperti dagli europei (cristiani). Dopodiché gli odierni governanti-dementi europei, immemori di cotanto benefizio, mirano con le lor Leggi Inique a destituire dal ruolo di Religione Ufficiale quella Cattolica ovvero a rinnegarne l’univoco nesso di causalità con cotanti benefizi, aprendosi per di più sconsideratamente (= idōla fori: per convenienza o per convenzione?) ad altre religioni che storicamente o sia dimostratamente (Storia dell’uomo = Scienza Descrittiva) ottenebrano, ingannano e ruinano la nostra medesima mente umana, nel secolo e nell’immortale eternità. Padronissimi, quest’infimi bastardi, di lasciare in eredità a’ loro negletti figli un’Europa scristianizzata, demenziale e barbara dove la fan da padrone gli ospitati fuggiti da realtà socio-culturali abominevoli e dove gli ex-colonizzati pretenderebbero di diventare Colonizzatori dell’Europa in modo da renderla beluina, assassina ed incivile come i lor paesi d’origine, ma alla fine di siffatto processo autodistruttivo si troverà ancora qualcuno in grado di umanamente ragionare? Forse che tutto ciò accade perché il Vaticano è ubicato nell’odiata Roma de’ Cesari e non nella Repubblica di S. Marino? Forse perché la Lingua Latina, la più grande, avrebbe evocato sconfitte e sottomissioni mai digerite? Forse perché indigesta risulterebbe la Giusta, Intransigente, Universale ed Eterna Autorità Morale della Chiesa di Pietro (EbreoPalestinese di nascita!), Vicario di Cristo (Ebreo-Galileo d’origine) in Terra? 70 Ibidem, vv. 1094 e 1095. Croce B., Op. cit., pag. 73: (Il mito e la religione) «… concetto che ha rapporto solamente indiretto con quello bruniano della religione (cristiana) come cosa necessaria alla moltitudine rozza e poco sviluppata, e con quello campanelliano della religione naturale o perpetua, eterna filosofia razionale, coincidente col cristianesimo spogliato dei suoi abusi; e che ha rari e deboli riscontri negli scrittori del suo tempo, i quali… : battono sulla religione in quanto ignoranza, ma trascurano la sapienza di quella ignoranza, la religione (cristiana) come verità». 71 14 Forse perché si reputerebbe inaccettabile il Ruolo dell’Ebrea Immacolata Concezione, senza la quale, invece, sarebbe lapalissianamente impossibile di concepire l’Essenza-stessa del Cristianesimo? Forse perché qualche 72eretico nazionalista che mal avrebbe sopportato soprattutto il dominio totale (= assoluta ed irrinunciabile Castità Sacerdotale) e/o regolato (= Monogamia perenne del popolo cristiancattolico) dell’appetito sessuale, avrebbe ritenuto giusto di «… protestare» (= Iniquo Protestantesimo) per quisquilie e pinzellacchere umane che pur 73infecciavano (= Chambronne) l’esterno dell’Edificio della Chiesa? Dovrebbe invece risultar chiaro che senza la divulgazione fuori-lemura della medioevale 74Cultura Clerical-Conventuale (= 75Cultura Profana) non sarebbe esistito neppure il cosiddetto Mondo Occidentale: - non la pittura, che dalle Miniature dei Codici e dalle Raffigurazioni Sacre delle Cattedrali Benedettine sarebbe approdata alle enormi72 E’ un dato di fatto inoppugnabile che tutte le maggiori Eresie del Cattolicesimo abbiano avuto un fondamento sessual-nazionalistico: da Maometto (= polygamia ismaelyca); a Lutero (= germanicum coniugium sacrilegum); ad Enrico VIII (= britannicum vel anglicanum repudium sceleratum) et cetera. 73 Tutti i Crimini Abominevoli compiuti nei secoli (a tutt’oggi) dagli uomini delle Brigate Rosse Cardinalizie (Potere temporale dispotico, Inquisizione omicida, Crociate, Commercio di Cose Sacre, Ingerenze politiche, Ignoranza esegetica delle Sacre Scritture, ecc.) sono stati ampiamente giustificati (Rm.8, 30) dall’aver conservato intatto ne’ secoli lo Spirito Santo della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica, Vaticana. Ma ora: «…Basta, iam satis est» (Lc.22, 38): è giunto il momento in cui il Santo Sacerdozio, obbligato a non difendersi materialmente dalla violenza altrui proprio perché Santo ed Universale, venga nettamente disgiunto dal Potere di ogni Stato Cattolico (= Suprema Lex populi Salus esto: Ragion di Stato) che appunto lo assista e lo difenda gelosamente (per fini anco umani cioè per garantire la Salute Mentale della popolazione) dalle demenziali orde barbariche endogene ed esogene (Home page, pagg. 1315). 74 Vico G.B., Op. cit., vv. 485: «… e le lingue latina e greca si sapevano soltanto da’ sacerdoti; talché da’ francesi si diceva “clerc” in significazione di “letterato”, ed allo ‘ncontro dagl’italiani, per un bel luogo di Dante, si diceva “laico” per dir “uomo che non sapeva di lettera”…». 75 Da προ-φαίνω (= 1. mostro, fo vedere; 2. metto in mostra, voglio far vedere; 3. parlo, fo vedere, comprendere; 4. rischiaro, illumino con una torcia), il travaso della Cultura Conventuale verso l’esterno, avvenuto nel Medioevo, potrebbe definirsi qual processo pro-fenomenico, di pro-fanizzazione: di qui il neologismo di «… Cultura Profana» (in antitesi alla locuzione di: cultura laica) per indicare non già un profanamento della Cultura Clericale, bensì una «… divulgazione tra il popolo ed evoluzione extraconventuale» della medesima. A chi ben vi rifletta, dovrebbe risultare evidente che, pur senza considerare i Pensatori del Clero, mancando l’Opera degli Amanuensi Conventuali il cosiddetto Mondo Occidentale non avrebbe avuto neppure una delle Opere Classiche Greche e Latine di cui si sono giovate le prime Università degli Studi Europee. Il primo e più fulgido esempio di Cultura Profana sarebbe appunto l’onnisciente Divina Commedia di Dante Alighieri, inarrivabile sintesi di Sapienza poetica e di Sapienza riposta. In antitesi alla Cultura Profana del Popolo Cattolico, si pone dunque la cultura laica (= λαίκας: cortigiana, puttana, donna di facili costumi) cioè quella senza-Clergie (= senza Dottrina, Sapere, Scienza). 15 tà prospettiche e figurative dei Giotto, dei Leonardo, dei Raffaello et cetera; - non l’architettura e la scultura, che dalle Botteghe Clarissime fiorentine avrebbe attinto alle michelangiolesche meraviglie della Cupola Universale (col Pittorico Giudizio), della Pietà, del Davide e del Mosè; - non la musica, che dal canto gregoriano sviluppò il rigo, le 76note musicali, il tetragramma ed il pentagramma; - non le Scienze Fisiche, né le Scienze Umane (che infatti sono state divulgate in tutti i popoli dalle Occidentali Università); - non l’autonomia politico-culturale e territoriale dal fagedenico islam [se vi fosse ancora qualche Mente Pensante si capirebbe che senza la “difesa” a tutto campo della Chiesa Cattolica Apostolica Romana (anche con i Libri –De unitate intellectus contra Averroistas di S. Tommaso d’Aquino-), il mondo attuale sarebbe un desolante planetario arabo-afgano-iran-iracheno-libico-algerino ivi compresa, ovviamente, la Gerusalemme-Solima terrestre]. A ben riflettere, gli stessi anticlericali ed 77anticristi occidentali debbono alla Cultura Clerical-Medioevale l’inalienabile eredità (= κλῆρος-Clergie) che avrebbe permesso loro di qualificarsi come senzaDio e magari di 78innalzarsi sopra ogni essere che viene detto Dio… additando se stessi quale Dio: essendo costoro affatto insensati, idioti e/o ignoranti non riescono neppure a rendersi conto della loro (Ib.) «… apostasia», della loro «… iniquità» e della loro «… perdizione». Noi, Vedenti, abbiamo quindi ben altra visione della Storia: noi sappiamo per certo che il massimo fulgore della nostra medesima mente fu raggiunto, per fini anco umani, soltanto da’ Latini CristianScolastici Europei (= Umanesimo e Rinascimento), e proprio per la loro capacità di sintetizzare, mediante l’esegesi del Vangelo del Cristo di Dio, il meglio dell’Ebraismo, della Grecità e della Latinità. Poi però, tra la fine del ‘500 e la prima metà del ‘600, avvenne in Europa un insanabile Scisma di Pensiero ancor più grave, se possibile, di quello eretico-religioso in fieri (luteranesimo, anglicanesimo, calvinismo, giansenismo, ecc.), perché avrebbe interessato anche il mondo della Ragione (Filosofia e Scienza). Il ridicolo e fors’anche il grottesco di questa perniciosa dicotomia fu il fatto che tutti i Pensatori d’allora partissero dichiaratamente dal medesimo Aristotele e dai Suoi tre Princìpi Normativi Fondamentali: 76 Sul finire del primo millennio, Guidus Aretinus, Monaco benedettino, dette il nome alle attuali note musicali derivandole dagli acronimi del seguente passo dell’Inno di S. Giovanni: UT queant laxis/ REsonare fibris/ MIra gestorum/ FAmuli tuorum/ SOLve polluti/ LAbii reatum/ Sancte Iohanne (la nota UT, tuttora utilizzata dai Musicisti tedeschi, sarebbe stata chiamata DO -DOminus- nel resto del mondo). [Notazione suggerita dal Maestro Compositore Sergio Rendine]. 77 La Bibbia, 1Gv.2, 18s. 78 Ibidem, 2Ts.2, 4. 16 1) 79Per causas scire; 2) 80Scientia debet esse de universalibus et æternis; 3) 81Nihil est in intellectu quin prius fuerit in sensu. Sol che, mentre gli Insular-monarchici si fecero stringentemente anzi, unicamente eredi del metodo induttivo-empirista di Lord Francis Bacon, Barone di Verulamio; i Continental-europei (Italiani, Tedeschi e Francesi), per contro, accentrarono precipuamente l’attenzione sulla scolastica parola di 82intuizione; e, nelle Scienze, si radicarono vieppiù sull’aristotelico principio di causalità (= quidquid fit, causam habet) giungendo al «… determinismo», il quale postula che ogni fenomeno osservato debba essere ineludibilmente considerato effetto di un’unica “causa determinante” 83sperimentalmente individuabile. E nei casi in cui tale individuazione fosse stata o fosse contingentemente impossibile a motivo della mancanza epocale di adeguata tecnologia investigativa, il determinista pur avrebbe avuto modo di attribui79 Vico G.B., Op. cit., vv. 323, Degnità CXII: «Gli uomini intelligenti stimano diritto (= giusto) tutto ciò che detta essa uguale utilità delle cause». 80 Ibidem, vv. 163, Degnità XXII: «… per quella proprietà di ciascuna Scienza, avvertita da Aristotele, che “Scientia debet esse de universalibus et æternis”». 81 Ibidem, vv. 363: «… di cui anco generalmente sia vero quello da Aristotele detto particolarmente di ciascun uomo : Nihil est in intellectu quin prius fuerit in sensu». 82 Intuizione: in-tŭĕor,tuēris, tŭĭtus (a, um) sum, tuēri = vedere dentro di sé. Sul lemma intuizione e sulle due specie di intuizione (= istintiva v/s razionale; cfr.: Cap. 3, pag. 28) faremo un “ragionamento completo” quando avremo modo di analizzare gli elementi onto-fisiologici dell’apparato razional-kantiano. Riguardo alla descritta intuizione istintiva o percezione gestaltica diciamo invece da subito che essa, in realtà, ottiene per l’animale di “vedere” contestualmente: - dentro sé stesso (= Sé motivazionale e/o emotivo); - e dentro le cose dell’ambiente (= percezione simbolica della sensazione degli stimoli esterni = meme percettivo specie-specifico). Dell’intuizione istintiva o percezione gestaltica distinguiamo perciò due tipi: 1) l’intuizione autoscopica (= Verum), per mezzo della quale l’animale scatena intenzionalmente i relativi moduli motori comportamentali innati onde appagare (= Factum) l’istinto emergente (= Verum et Factum convertuntur); 2) l’intuizione eteroscopica, per la quale l’animale riesce a captare innatamente (= meme percettivo specie-specifico), dell’ambiente, quegli elementi pro-cettivi e nocicettivi che provvedono dimostratamente (= Verum ipsum Factum) alla conservazione dell’individuo e della specie d’appartenenza. Di questa percettività gestaltica inconscia, come vedremo, solo l’apparato psichico umano (Freud) può «… prendere coscienza»; e ciò si verifica in modo Particolare, fors’anche Singolare, in Qualche Individuo (= ὁ ∆ίκαιος Ἑρµηνεύς ἤ Προφήτης) del tipo di Wilhelm Stekel (Cap. 5, pag. 17), dotato, come fu scritto da Sigmund Freud, «… di una personale capacità di comprendere (= intendere ‘l nascosto degli uomini) immediatamente i simboli (= inconscio percettivo) per via d’intuizione». Da questi Sapienti, Ermeneuti o Profeti, il popolo ha imparato a gustare il sapore che è nelle cose (= Sapienza) e non quella che ne finge l’oppenione! 83 Lo stesso principio di indeterminazione di Heisenberg non infrangerebbe affatto il concetto di determinismo perché in esso si sostiene come sia impossibile (peraltro oggigiorno, e non nel futuro tecnologico) di determinare simultaneamente una coppia di grandezze quali la quantità di moto di una particella e la sua precisa posizione nell’orbitale; ma ciò non toglie che sia invece possibile già oggi di determinare con precisione (?) e l’una e l’altra separatamente. 17 re la detta causa sconosciuta di un effetto manifesto ad una precisa ed univoca caratteristica “intrinseca” en-ergetica (= nella materia inerte) e/o en-tel-echica (= nella materia biologica), proprio perché costantemente ed invariantemente “rilevabile”(= 84conditio sine qua non) nel fenomeno osservato (= concetto di “apriorismo”). 85 Onde a gran ragione il Verulamio, gran filosofo ugualmente e politico, propone, commenda e illustra l’induzione nel suo Organo; ed è seguito tuttavia dagl’inghilesi con gran frutto nella sperimental filosofia (= empirismo di Locke e Hume; Scienza de ‘l Newtone). Mentre invece i coevi Continental-europei avrebbero sviluppato per lo più sistemi immanentisti (Immanentismo Rinascimentale Italiano); innatisti (Cartesio, Pascal e ‘l Leibnizio); ed ipotetico-deduttivisperimental-dimostrativi (= le quattro fasi del Metodo Galileiano). Dopo di allora, perciò: - gl’Insular-monarchici co’ lor cultural-colonie (= U.S.A. e Australia), avrebbero dato gran Progresso alle Scienze Tecnologiche, ma sarebbero rimasti al palo nella Scienza della Mente (nulla può scoprirsi della Mente e del Pensiero, senza l’intuizione e senza il concetto di Conoscenza a priori); - i Continental-in-evoluzione (= monarchie → repubbliche), non secondi ad Essi nelle Scienze Attive, ma 86più in suso innalzandosi nella Scienza della Mente, avrebbero invece 87tutto risolto, seppur disgiunta-mente, nel settore cognitivo animal-umano (= 1. La Scienza Nuova o Antropologia Cognitivo-Evolutiva; 2. Critica della Ragion Pura o Scienza della Ragione; 3. L’interpretazione dei sogni o Scienza della Psiche; e 4. L’Etologia o Scienza dell’Istinto). 88 Si domanda, e la domanda è discreta: perché mai le due Scuole di Pensiero Occidentali rimangono ognora tra lor separate e incomprensibilmente incapaci di comunicare? Una risposta l’avrei e ritengo sia “discreta”: - i boriosi (delle Nazioni e de’ dotti) Insular-monarchici co’ cultural-colonie son uniti nella lingua, ricchi, potenti, vincenti, anche se per loro: a) la Filosofia comincia e finisce col Baron di Verulamio, col Locke e collo(-senza-testa) Hume (= essi sono, cioè, … senza Filosofia); b) la Poesia comincia collo 89Shakespeare e parla sol la Sua lingua (= … senza Classica Poesia); 84 Sostanza o Essenza Prima di Aristotele (= ἡ οὐσία, ἡ τῶν πάντων φύσις: la Sostanza Prima, la Natura dell’universo = Νόησις Νοήσεος: Pensiero di Pensiero o Ente Personale che tutto opera efficacemente in Natura). 85 Vico G.B., Op. cit., vv. 499: «… Ché la prima maniera ch’usarono gli uomini di rozzamente filosofare fu l’αὐτοψία o l’evidenza de’ sensi…». Il riferimento bibliografico del testo si trova alla fine del vv. 499: è forse un caso “autoptico” di “rozzamente filosofare”? 86 Ibidem, vv. 2b. 87 Cap. 3, Ontologia Comparata, pag. 49: «Veniet tempus quo posteri nostri tam aperta nos nescisse mirentur» (= Verrà il tempo in cui i nostri posteri si scandalizzeranno per il fatto che noi avessimo ignorato cose tanto chiare). 88 Vico G.B., Op. cit., vv. 192, Degnità XLI. 18 c) la Narrativa è sol anglofona (= … senza Letteratura Greca e Latina); d) la Scienza inizia co’ ‘l Newtone e parla solo la lingua dello Shakespeare (= che può andar bene per comunicar “pinze e lacchere”, ma, come si dirà, non di certo per 90umanisticamente pensare); - gli spocchiosi Continentali sono: divisi dalle lingue (per aver rinunciato stoltamente al Latino e minimizzato inverecondamente l’Italiano, suo Figlio 91Unigenito), poveri, impotenti e perdenti; da 92 gentes maiores, son ridotti a gentes minores; o, peggio, a 93gente femmina; o, ancor peggio, a 94beoti e/o 95capponi d’Agnese. E così il mond’immondo d’oggidì è costretto a sorbirsi l’imperante barbarie imperialista anglofona, senza «… Classico e Scolastico» rimedio. Riguardo alle Neuroscienze, ad esempio, quando si faccia capo al Trattato 96Princìpi di Neuroscienze degli americani Kandel E.R., Schwartz J.H. e Jessell T.M., allora si trova forse qualcuno disposto ad ascoltare (ed io, furbo, m’adeguo!); ma quando ci si riferisca bibliografi- 89 William Shakespeare (1564-1616), Fulgido Poeta Universale, in tanto fu tale in quanto conosceva alla perfezione il mondo culturale Greco-Latino ed Europeo in generale: non così i suoi epigoni anglofoni. 90 A suo tempo si dimostrerà che a tutt’oggi non vi sia una sola frase Anglofona che abbia valore Universale nel settore razional-umanistico: il primo ed ultimo Suddito Inglese che ha scritto qualcosa di valido in esso (ad esempio: la teoria degli Idōla) corrisponde appunto al Nome di Francesco Bacone, Barone di Verulamio, ma, come si conviene, in perfetto Latino. 91 Μονο-γενής, ion. µουνο-γενής (= µόνος + γένος-γίγνοµαι) non significa soltanto: unigenito, unico nato; bensì, anche: di uno stesso genere, sostanzialmente (= οὐσιωδῶς) o geneticamente (= γεννητικῶς?) identico (= ὁµο-ούσιος: della stessa sostanza, consustanziale). L’ignoranza di questa importantissima “seconda connotazione” di µονο-γενής ha ingenerato (= τὰ γεγενηµένα –da γίγνοµαι-: cose generate o accadute nel passato) pregiudizi dottrinari fortemente invalidanti (istupidenti) che si spera non accadano più nel futuro (= τὸ γενησόµενον -da γίγνοµαι-: l’avvenire, il futuro), almeno da parte dell’uomo intelligente (= ὁ γιγνώσκων –da γιγνώσκω-: l’intelligente; l’uomo che sa, che conosce). 92 Vico G.B., Op. cit., vv. 316, Degnità CVII. 93 Ibidem, vv. 78: «[Didone, da Tiro, va a fondar Cartagine] La quale… fu cacciata da Tiro perché vinta in contesa eroica… Tal moltitudine d’uomini tirii (n.d.R.: i Cartaginesi) con frase eroica fu detta “femmina”, perché di deboli e vinti». 94 Ibidem, vv. 72: «[Cadmo fenice fonda Tebe in Beozia e introduce in Grecia le lettere volgari]: … onde Beozia, fin dalla sua fondazione letterata, doveva essere la più ingegnosa di tutte l’altre nazioni di Grecia; ma produsse uomini di menti tanto balorde che passò in proverbio “beoto” per uomo d’ottuso ingegno». 95 Manzoni A., I promessi sposi, III, vv. 89-109: «… quattro capponi, poveretti… quelle quattro teste spenzolate, le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura». 96 Kandel E.R., Schwartz J.H. e Jessell T.M., Princìpi di Neuroscienze, Op. cit., pagg. 1113, di cui ognuna di cm. 23,5 x 17,5; a due colonne di 62 righe l’una. 19 camente al Libretto 97Vie e Centri Nervosi del francioso Delmas A., magari si grida allo scandalo perché ritenuto qual “Bignamino di Neurologia”. Vai tu a spiegare al mondo delle Neuroscienze che il Davide europeo (= Vie e Centri Nervosi del Delmas) supera invece di gran lunga il Golia americano (= Princìpi di Neuroscienze del Kandel) in chiarezza nozionistica e, soprattutto, riguardo al rapporto Cervello-Mente! Vai tu a spiegare che, nella Scienza, non sempre invale la 98Regola del Terrasson: «Se si misura la lunghezza di un libro non dal numero delle pagine, ma dal tempo che è necessario ad intenderlo, di parecchi libri si dovrebbe dire che sarebbero molto più brevi, se non fossero così brevi»! Questo Fatto lo ragioneremo in un prossimo Capitolo, quando si parlerà di coscienza o gnosia o psiche, ma ora, trattando di Etologia, non possiamo fare a meno di denunciare propedeuticamente un altro sintomatico (patognomonico!) crimine culturale indovato in un borioso libretto americano dallo stagionato titolo de 99Il cervello emotivo, di tal Joseph LeDoux: ebbene, nella sua doviziosa Bibliografia (circa 580 voci, per 215 100Autori) deficita, guarda caso, proprio il Nome di Konrad Lorenz, mentre fa bella mostra di sé quello di Davy Crockett: dimmi tu quale valore scientifico può conferirsi a siffatto libello etologico. Insomma, tu puoi essere anche un Genio come Konrad Lorenz, ma se gli Anglofoni decidono che dici “balle”, “balle” saranno in tutto il mondo, nonostante che L’Etologia sia, come abbiam visto, la sola ed unica Scienza dell’Istinto animal-umano. F.N.: Fossimo per caso giunti al punto di potermi finalmente godere l’evoluzione filogenetica dell’intuitività animale o del 101pensar da bestie? G.B.V.: Direi proprio di sì, epistemich’edonista! Riassumiamo: L’Etologia, Regina delle Scienze Biologiche, ci insegna che ogni organismo vivente, unicellulare o pluricellulare, in tanto riesce a sopravvivere e a riprodursi nell’ambiente, in quanto «… erede» (= eredità mendeliana genotipo-dipendente) di un meccanismo strutturale specie-specifico le cui operazioni elementari cognitive hanno la capacità di elaborare spontaneamente, a priori, un’informazione in97 Delmas A., Vie e Centri nervosi, Op. cit., pagg. 300, di cui ognuna di cm. 16,5 x 10,5 con 42 righe. 98 Kant E., Critica della Ragion Pura, Op. cit., 1, Prefazione, pag. 11. 99 LeDoux J., Il cervello emotivo, Op. cit., pagine 404. 100 Qualcuno dovrebbe spiegare al Dottor LeDoux che Cartesio e Descartes René sono la stessa Persona e non due Autori diversi, come si evincerebbe dalla lettura del suo Indice dei nomi (pag. 385), dove risultano uno al gruppo “C” (insieme a Crockett Davy) e l’altro al gruppo “D” (insieme a Dalì Salvador). 101 Vico G.B., Op. cit., vv. 340: «Ma tali primi uomini, che furono poi i prìncipi (n.d.R.: principio, inizio) delle nazioni gentili, dovevano pensare a forti spinte di violentissime passioni (n.d.R.: emozioni), ch’è il pensare da bestie». 20 dividuale (= intuizione istintiva o percezione gestaltica), riguardante: - ciò che dell’ambiente giova alla conservazione dell’individuo e della specie d’appartenenza: e questo l’animale appetisce ed acquisisce (= azioni spontanee topiche, impropriamente chiamate 102reazioni topiche da Konrad Lorenz); - ciò che dell’ambiente nuoce alla conservazione dell’individuo e della specie: e da questo l’animale fugge e/o si difende (= azioni spontanee fobiche, impropriamente chiamate -Ib.- reazioni fobiche da Konrad Lorenz). La Scienza di Lorenz c’insegna altresì che i rituali comportamentali di ogni istinto delle varie specie animali (= 103Triade di Lorenz: rituali appetitivi, rituali consumatori e rituali di appagamento o consummatory act) sono interamente 104pre-programmati nel Codice Genetico (= Etogramma di specie) e perciò stesso sono da considerare delle vere e proprie Leggi del Codice Genetico (= 105Lex naturalis) provvedenti alla conservazione degli individui e della specie di appartenenza. Dimostrazione galileiana Il 106paramecio (Paramæcium caudatum) ci consente di dimostrare galileianamente (universalità e ripetibilità) le due strategie vitali “a priori” sopra segnalate e comuni ad ogni essere vivente. Nella catena alimentare ancestrale (ed anche in quella attuale osservabile in laboratorio -Scienza sperimentale-) il piccolo paramecio rappresenta l’anello intermedio tra i batteri ed un altro protozoo più voluminoso, l’ameba: i batteri si alimentano con materiale vegetale in disfacimento, il paramecio si nutre di batteri e l’ameba si ciba di parameci ed altro. In estrema semplificazione diremo così: quando il paramecio ha fame (sì, anche il paramecio ha fame, altrimenti non avrebbe motivazione 102 Lorenz K., Op. cit., §§ 10.6 e 7, pagg. 230-232. Chi abbia ben chiaro il concetto dell’a priori sa per certo che l’animale “agisca” e non “reagisca” nel suo proprio ambiente ecologico poiché ogni suo comportamento, essendo teleonomicamente pre-programmato (= Etogramma specie-specifico), appartiene alla categoria aristotelica dell’“Actio” e non della “Passio”: infatti la Passio, nell’a-gnostico ed a-logico mondo animale, rappresenta o l’impossibilità (habitatdipendente) o il fallimento (individuale) dell’Actio. 103 Lorenz K., Op.cit., pag. 299: «… Noi sappiamo che la triade costituita da: 1) comportamento appetitivo; 2) comportamento consumatorio; 3) ed azione finale che scarica l’impulso, nel regno animale compare come programma chiuso per nulla modificabile da apprendimento… non conosciamo alcun sistema comportamentale che sia modificabile teleonomicamente dall’apprendimento sulla base del successo e che non contenga questi tre sistemi parziali». 104 Vedi Cap. 4, pag. 28. 105 Reale G., Antiseri D., Op. cit., 1, pag. 431: «Lex Æterna, lex Naturalis, lex Humana e lex Divina di S. Tommaso d’Aquino». - Home page, Presentazione, pag. 11. 106 Lorenz K., Op. cit., § 6.1, pag. 156. 21 alcuna per nutrirsi), nuota in lungo ed in largo pel suo microcosmo ecologico alla ricerca del cibo. L’unico cibo d’esso, si diceva, sono i batteri, ma come gli sarà possibile di individuarli per poi cibarsene? Semplice, operazione elementare (Kandel): le colonie batteriche emettono una grande quantità di CO₂ e il paramecio s’è selezionato in quell’ambiente proprio per avere un organo recettoriale parietale chemio-sensibile alla CO₂: da cui la sensazione “interna” della CO₂ e la percezione genotipica (= percezione simbolica o meme percettivo genetico) d’essa come simbolo dell’unico oggetto che appaga la sua fame. Quindi, al di là e al di sopra di tutte le sperimentali masturbazioni laboratoristiche [107cinesi, tropo-tassia, meno-tassia, telo-tassia, foto-tassia, Americotassia positiva, 108S.R.R. (= Stop and Reorentation Reaction), S.L.E. (= Short Lasting Element), et cetera], non si potrà fare a meno di riconoscere che il paramecio affamato, per nutrirsi, debba aprioristicamente seguire la traccia della CO₂ (= chemio-tassia) modulando la sua velocità di progressione (= cinesi: 109stop, marcia indietro, a mezza forza, a tutta forza) e la direzione di marcia (= orientamento) a seconda del gradiente osmolare del biossido di carbonio. Una volta giunto sul posto conviviale, poi, entrerebbero in azione due altri sistemi di caccia “a priori” stabiliti (= pre-stabiliti): uno sensibile al calore (= termo-tatto), l’altro alla superficie di contatto (= tigmo-tatto): infatti le colonie batteriche sono tiepide e morbido-lisce. A quel punto il paramecio, “ancorandosi” 110intenzionalmente sulle colonie, uccide i batteri mediante una enzimatica lisi della loro parete cellulare e si alimenta assorbendone le proteine protoplasmatiche fuoriuscite. Buon appetito e buona digestione! Vediamo ora cosa succede quando la vita del paramecio si complica. Le amebe di cui sopra, appunto, posseggono non a caso un sistema di caccia a dir poco mefistofelico perché ricalca perfettamente le condizioni delle 111“zooglèe” di batteri: emettono CO₂, sono tiepide e morbido-lisce. Con tali requisiti mistificanti, non meraviglia affatto che qualche paramecio, scambiandola per preda, vada invece ad “ancorarsi” sulla superficie del suo predatore. L’ameba allora emette lentamente i suoi pseudopodi per inglobare lo sprovveduto e per farne un sol boccone. 107 108 109 110 111 Ibidem, § 10.5-6-7-8; 10.10-11-12. Mainardi D., Op. cit., pagg. 593-606: Comportamento dei protozoi. Lorenz K., Op. cit., § 10.11, pag. 241. Vedi Cap. 5. pagg. 42-43: Intenzionalità v/s Volontarietà. Ibidem, § 6.1, pag. 157. 22 Ma in quel preciso momento accadrebbe qualcosa di sorprendente poiché (e qui entriamo nella cronaca) 112è stato osservato sperimentalmente che la vittima designata, prima che la trappola fosse irrimediabilmente chiusa, avrebbe avvertito (ovviamente a priori cioè prima di qualsivoglia esperienza = percezione simbolica nocicettiva) il pericolo mortale e provveduto a nuotare freneticamente all’indietro per poi affusolare il suo corpicino in modo da attraversare, salvandosi, l’ormai piccolo pertugio residuo. Ciò significa, per chi abbia una mente idonea a “comprehendere” ciò che si osserva in laboratorio (= Deuteronomio e Cicerone), che nel paramecio sia pre-visto (a priori) un sistema di difesa della propria vita costituito da un singolare meccanismo cognitivo (= sensazione di un certo stimolo esterno → meme percettivo nocicettivo → percezione gestaltica o intuizione istintiva di “paura di perdere la vita”) che scatena l’apposito modulo motorio comportamentale innato provvedente alla salvezza dell’individuo. Sì, Amico Mio, la paura (= 113emozione) ha un potere salvifico perfettamente equivalente alla fame alimentare (= motivazione), per la conservazione dell’individuo. Orbene, può considerarsi lecito affermare senza diventare motivo di scherno che il paramecio sia dotato della funzione vitale chiamata «… intuizione istintiva»? Sarà mai possibile che un animale unicellulare (senza sistema nervoso) abbia «… percezione gestaltica» d’alcunché? Ragioniamone velocemente! Quando relazionavo succintamente sulle abitudini alimentari del paramecio forse hai dato per scontato che la sua semplicità fenomenica non meritasse un’analisi particolarmente approfondita ed invece chi perda la capacità di incuriosirsi e meravigliarsi di fronte al modo di vivere di un esserino microscopico, ma pur sempre «… individuo», non può fare molta strada nel campo della Scienza: la 114curiosità e la maraviglia costituiscono infatti le molle fondamentali che proiettano il ricercatore scientifico o speculativo verso la soluzione di problemi che solitamente sfuggono a’ superficiali e a’ negletti. 112 Lorenz K., Op. cit., § 6.1, pag. 157. Mainardi D., Op. cit., pag. 274: Emozione. Le “emozioni” testimoniate dagli animali mediante inequivocabili comportamenti manifesti sono fondamentalmente tre: 1) la “paura” di perdere la vita (da cui le azioni fobiche); 2) il “piacere-appagamento” della esperienza di ogni istinto specie-specifico (= terzo sistema parziale di ogni istinto esperito); 3) il “dolore-avversione” nel non poter esperire, per coercizione ambientale o per altro impedimento, l’istinto emergente; ovvero, nel subire accidenti che procurino nocumento all’integrità fisica dell’individuo. 114 Vico G.B., Op. cit., vv. 189, Degnità XXXIX: «La curiosità, propietà connaturale dell’uomo, figliola dell’ignoranza (n.d.R.: delle cause), che partorisce la Scienza, all’aprire che fa della nostra mente la maraviglia, porta questo costume: ch’ove osserva straordinario effetto in natura…, subito domanda che tal cosa voglia dire o significare». 113 23 Insomma, se un paramecio, come detto, ha fame ed ha paura di perdere la vita è evidente che percepisca in sé, a priori, una «… motivazione» vitale (= fame) e, rispettivamente, un’«… emozione» di vitale importanza (= paura): insomma, l’individuo paramecio possiede inoppugnabilmente (Verum ipsum Factum) la proprietà intimista di percepire una sensazione (= fame) e di percepire un sentimento (= paura), altrimenti non potrebbe né vivere, né sopravvivere! Tralasciando volutamente altre doverose analisi, vogliamo finalmente domandarci: «Chi o cosa sovraintende a tutte quelle istanze percettive per unificarle in uno stimolo scatenante adeguato e sufficiente “atto” a raggiungere lo scopo prefissato (= teleonomica conservazione dell’individuo)»? Evidentemente un meccanismo vitale geneticamente pre-programmato cui compete l’elaborazione sintetizzante istantanea (istante per istante) e momentanea (svanisce l’attimo successivo per consentire ulteriori intuizioni) di tutte le percezioni utili e necessarie, dalla quale unicamente ed invariabilmente viene scatenato il rispettivo modulo motorio comportamentale innato specie-specifico, motivazionale e/o emotivo. Che poi tale meccanismo cognitivo-comportamentale debba avere una sua propria autonomia funzionale istantanea e momentanea, sarebbe dimostrato dall’immediatezza con cui un modulo comportamentale innato «… in atto» (= nutrizionale) viene sostituito da un altro modulo comportamentale innato salva-vita «… in potenza» (= 115gerarchia degli istinti); oltre che dalle variazioni, istante per istante, della velocità di avanzamento, di arretramento e di cambio di direzione o riorientamento provvedenti allo scopo di vitale importanza. Da ciò peraltro si evince che nessuna 116macchina robotica e/o computeristica costruita dall’uomo sarebbe capace di reggere il confronto con le attività teleonomiche del microscopico, semplicissimo paramecio. F.N.: Elementare, Dottor Watson (Crick e Wilkins?), elementare: non solo ho capito che nel D.N.A. specie-specifico è contemplata la costituzione di tutte le ultrastrutture biomolecolari da cui le operazioni elementari (= Kandel) cognitivo-comportamentali che provvedono alla conservazione in vita di un individuo, ma anche che il genotipo delle amebe debba possederne di più complesse rispetto a quello del paramecio per il semplice fatto d’esserne un così perfetto predatore. A dire che l’evoluzione delle caratteristiche cognitive sarebbe geneticamente rilevabile perfino tra due specie di animali unicellulari (= protozoi)? G.B.V.: Lo vedi, lo vedi come corri sfrenatamente (σίγµα –privativo+ φρήν –mente-): Aristotele, ad esempio, ti avrebbe per questo caccia115 Lorenz K., Op. cit., §§ 8.3, 8.4, 8.5, pagg. 193-212. Ibidem, § 2.3, pag. 47: «… La percezione gestaltica è un apparato di elaborazione che supera di gran lunga in complessità ed in prestazioni ogni calcolatore costruito dall’uomo». 116 24 to dal suo Alveare Peripatetico perché: 117Ignavum, fucos, pecus a præsepibus arcent (= l’ignava greggia esclude –sistematicamente- i fuchi dall’alveare). Insomma, finora abbiamo considerato, tra tutti, soltanto i due istinti (= fucos) che provvedono alla conservazione dell’individuo o sia la «… nutrizione» (= pascor: pascersi, nutrirsi, mangiare) e la «… difesa della vita» (= horror mortis), ma c’è almeno un altro istinto che dobbiamo obbligatoriamente analizzare (= ἀνάλῠσις-σύνθεσις di Aristotele) nell’immediato perché è proprio quello che provvede alla conservazione della specie del semplicissimo paramecio (e di tutti gli animali). Questo fatto, in verità, sfugge regolarmente a l’ignava greggia de’ dotti che da migliaia, centinaia e decine di anni blatera sul «… sesso», sulla «… riproduzione sessuale» e sulla «… selezione sessuale», senza minimamente intendere che nel mondo animale non esista il sesso di per sé, quanto l’«… istinto naturale alla riproduzione». Ed allora, come non ricominciare da Aristotele il quale, primo ed unico, si peritò di focalizzare ognuna delle funzioni fondamentali degli esseri viventi nell’ambito del proprio Genere di vita (= βιότευµα)? Tu Qui sai come stanno le cose (anzi, quanto prima ti toccherà di illustrarmi l’intero Aristotele), ma ora diciamo semplicemente che lo Stagirita introdusse da par suo il concetto di «… riproduzione» e di «… specie» con queste parole sublimi: 117 Kant E., Prol., Op cit., Prefazione, pag. 13. Approfittiamo di questo riferimento kantiano a Virgilio (Georgiche, IV, 168) per esplicitare che Alcuni Magnifici Autori travisano di proposito la traduzione letterale ed il concetto sotteso nel versetto riferito per, invece, conferirgli un significato nuovo e conforme alla tesi innovativa da loro proposta. Giambattista Vico usa sistematicamente questo artifizio letterario (= artificio retorico) ad iniziare dal Cogitata et visa (= Opera di Francesco Bacone) dove il visa dell’Autore inglese viene ascritto al participio passato di videor,ēris, visus sum, vidēri (= sembrare, parere, apparire); mentre, per il Partenopeo, il visa corrisponde esattamente al participio passato del verbo video,es, vidi, visum, vidēre: a dire che per il Vico la cogitazione deve conseguire non già a ciò che sembra, pare o appare soggettivamente (= visa di videor), bensì a ciò che si vede oggettivamente (= visa di video). Analogamente Kant, nel caso, non intende di certo riferirsi alla virgiliana etologia (= Georgiche) delle api le quali, appunto: agmine facto, ignavum, fucos, pecus a præsepibus arcent (= -le api- a schiera respingono i fuchi, ignavo stuolo, fuori dell’alveare), ma intende catechizzare irridentemente l’“ignavo stuolo” dei metafisici i quali tengono fuori dell’alveare cognitivo i princìpi primi o a priori della conoscenza ossia gli elementi generatori (= fucos) della conoscenza. In verità, codesto procedimento di trasduzione (≠ traduzione) non riguarda soltanto gli stralci e/o i personaggi delle Opere Classiche di riferimento (= luoghi comuni), ma anche e soprattutto alcune “proposizioni” dei Pensatori precedenti: compito precipuo del Lettore-Dotto sarebbe quindi quello di non limitarsi ad evidenziare il presunto errore di traduzione e/o di riferimento, ma di «… comparare» le due proposizioni omologhe, evidenziare la differenza tra la prima e la seconda, stabilire se entrambe siano conformi alla Ragione-Scienza, ed infine lasciare ai posteri per iscritto l’avvenuta analisi (= verba volant…) in modo che i posteri stessi abbiano l’occasione di misurarsi con essa per deciderne la validità ovvero provvedere ad ulteriori approfondimenti. 25 118 (Oltre alla “nutrizione” ed all’“accrescimento”) l’anima vegetativa presiede anche alla “riproduzione”, che è lo scopo di ogni forma di vita finita nel tempo. Infatti ogni forma di vita, anche la più elementare, è fatta per l’immortalità e non per la morte: l’operazione che per i viventi è più naturale di tutte… è quella di (ri)produrre un altro essere uguale a sé: un animale un animale, una pianta una pianta, al fine di partecipare per quanto è possibile, all’eterno e al divino… Poiché, dunque, i viventi non possono partecipare dell’eterno e del divino con continuità, per la ragione che nessuno degli esseri corruttibili può permanere identico e numericamente uno, allora ciascuno ne partecipa nella misura in cui gli è possibile partecipare, l’uno di più e l’altro di meno, e permane non lui, ma un altro simile a lui, non uno di numero, ma uno di specie. 119 ‘l Maestro di color che sanno, ovviamente, non conosceva 120il D.N.A., purtuttavia quando scrive che la “riproduzione” è lo scopo di ogni forma di vita finita nel tempo e che ogni forma di vita (= βιοτεία), anche la più elementare, è fatta per l’immortalità e non per la morte, dimostra al di sopra di ogni ragionevole dubbio di averne colto l’essenza fondamentale ancor meglio del più qualificato Biologo terrestre d’oggidì: infatti la caratteristica peculiare del D.N.A. è esattamente quella di «… duplicarsi spontaneamente» cioè di «… autoriprodursi» in un identico essere, talché il vivente viene definito, si diceva, come ciò che si autoriproduce spontaneamente, indefinitamente e teleonomicamente (= concetto di immortalità biologica). A ben riflettere, neppure Charles Darwin conosceva il D.N.A., eppure questo non gli impedì di teorizzare l’evoluzione delle specie a partire da un unico organismo posto alla radice di quello che Lui chiama 121 albero genealogico della vita (→ «… albero filogenetico»). Noi, invece, che conosciamo Aristotele, Darwin e il D.N.A. possiamo consapevolmente affermare che soltanto la frenetica “riproduzione” del D.N.A. (= ciò che anima la vita) ha reso possibile l’“evoluzione”: dagli organismi paraplasmatici → a quelli cellulari → ed alla successione filogenetica tra D.N.A.-vegetale (= ψυχή-vegetativa o Essenza del Regno vegetale) → D.N.A.-animale (= ψυχή-vegetativa + ψυχή-sensitiva o Essenza del Regno Animale) → D.N.A.-umano (= ψυχή-vegetativa + ψυχήsensitiva + ψυχή-intellettiva o Essenza di Homo Sapiens Sapiens). Schematicamente, perciò, avremmo il seguente schema evolutivo 122aristotelico-darwiniano: 118 Reale G., Antiseri D., Op. cit., 1, pag. 146. La Divina Commedia, Inf., IV, 130-132: «Poi ch’innalzai un poco più le ciglia,/ vidi ‘l Maestro di color che sanno/ seder tra filosofica famiglia». 120 Vedi Cap. 4, Pasqua, pasque e D.N.A., pagg. 26-27. 121 Darwin C., L’origine delle specie, Cap. 13: Affinità reciproche tra gli esseri viventi. 122 Vedi Cap. 4, pag. 10, Nota 42: Darwin (L’origine dell’uomo, Op. cit., pag. 92) scrive testualmente: «… Il mio scopo in questo capitolo è di dimostrare che non vi è 119 26 Dove rimarrebbe comunque valida la tripartizione disgiuntiva (= differenza specifica) di: In effetti, l’espressione aristotelica «… ogni forma di vita (= βιοτεία), anche la più elementare, è fatta per l’immortalità e non per la morte» meriterebbe un congruo approfondimento teologico (non mai teleologico), ma ne discuteremo a tempo debito. Per ora ci sentiamo obbligati ad esaminare proprio nei protozoi (= forma di vita animale più elementare) questo sopravvalutato (pansessualismo?), ma misconosciuto istinto sessuale e ci accorgiamo che la riproduzione non sempre è «… sessuata», ma anche «… a-sessuata», ragion per cui, onde evitare la perpetuazione dell’equivoco freudiano che infiniti addusse lutti dottrinari, abbandoneremo decisamente la dicitura di istinto sessuale per parlare unicamente di «… istinto riproduttivo». L’istinto riproduttivo, 123dicevamo, è certamente genoma-dipendente ed il suo gene specifico (peraltro già presente nella prima macromolecola di D.N.A. e dimostrato dal fatto che essa si sia riprodotta asessualmente per, forse, milioni di anni), appartiene alla categoria degli «… onco-geni». alcuna differenza fondamentale tra l’uomo e i mammiferi superiori per quanto concerne le loro facoltà mentali… Poiché nessuna classificazione delle facoltà mentali è stata universalmente accettata, sistemerò le mie osservazioni nell’ordine più conveniente al mio scopo…». Ebbene, se Darwin (insieme a qualche Altro) avesse conosciuto e/o apprezzato Aristotele si sarebbe evitato l’onta di affermare che anche gli animali posseggano un barlume di coscienza e di ragione: infatti l’anima intellettiva fu considerata dallo Stagirita un’assoluta esclusiva umana. 123 Ibidem, pag. 35. 27 Verosimilmente quindi il genotipo delle diverse specie di protozoi, animali unicellulari, possiede un solo onco-gene, giacché in essi la pro-liferazione cellulare coincide con la pro-lificazione o produzione della prole. Ordunque, tu ti aspetteresti che i protozoi, essendo credibilmente dotati di un solo onco-gene, manifestino un solo modo di riprodursi, ed invece essi offrono l’intero campionario de’ metodi e delle tattiche rituali riproduttive praticate da tutti gli altri esseri viventi metazoici, animali e vegetali. A testimonianza di come sia complessa e variegata la riproduzione già nei protozoi ritengo opportuno di parlartene un pò diffusamente. A) Vi sono delle specie protozoarie asessuate che si riproducono: 1) per scissione binaria cioè per divisione di una cellula-madre in due cellule-figlie di identica grandezza; 2) per gemmazione, quando una cellula-madre produce una cellulafiglia di piccole dimensioni, destinata a crescere autonomamente nel tempo; 3) per schizogonia, quando all’interno della cellula protozoaria, dapprima il nucleo-padre si divide in tanti nuclei-figli (= plasmodio) e poi ognuno di essi si riveste di una porzione di citoplasma-padre, fino all’esplosione del protozoo originario che dà luogo al rispettivo numero di protozoi-figli. B) Vi sono specie protozoarie che alternano processi di riproduzione asessuata (come quelli descritti) a processi di accoppiamento di tipo sessuato tanto sorprendenti e complessi da far impallidire perfino lo scrittore del Kamasutra. Replichiamo, aggiungendovi un po' di colore, le modalità di «… attracco» e di «… coniugazione» della 124Oxitrycha bifaria, protozoo ovoidale e ciliato: - i due individui dapprima, lapalissianamente, percepisconointuiscono di appartenere alla medesima specie (dimostrando perciò di possedere ininvestigabili mezzi di comunicazione necessari alla bisogna); - poi prendono contatto (= attracco) con una estremità verosimilmente acrale, secondo modalità del tutto paragonabili ad un interminabile ed indissolubile bacio; - successivamente, facendo leva su questo attracco-bostik, ruotano i loro corpi in modo da far combaciare le due superfici (presuntamente) addominali; - a quel punto le due pareti cellulari adese subiscono uno spontaneo processo di riassorbimento che permette la fusione sinciziale dei 124 Ibidem, pag. 39. Approfittiamo del riferimento per significare fin d’ora che i rituali di corteggiamento (per l’istinto riproduttivo) e tutti i rituali degli istinti specie-specifici, rappresentano la conditio sine qua non per la corretta conservazione dell’individuo e della specie d’appartenenza: i rituali istintivi, infatti, non sono orpelli insignificanti ovvero frutto d’imitazione e/o di apprendimento, bensì espressione del più profondo “modo di essere” dell’individuo (fenotipo) e del suo genotipo. 28 materiali citoplasmatici della coppia, insieme con la coniugazione del materiale genetico resa possibile, quest’ultima, dal contestuale dissolvimento delle rispettive membrane nucleari; - segue infine la ricostituzione spontanea dei rispettivi nuclei e delle pareti cellulari, il distacco, ed il proseguimento della vita da single destinato a riprodursi in modo asessuato. C) Vi sono ancora delle specie protozoarie dove si deve necessariamente ipotizzare la produzione di individui cellulari maschili e femminili (gameti), giacché i due gameti eterosessuati si riuniscono definitivamente (copulazione) in un nuovo individuo, detto zigote, dal quale vengono riprodotti asessualmente in tempo successivo diversi individui omospecie. D) A completamento di questo guinness-riproduttivo, riferiamo infine lo strepitoso comportamento binario o alternante di un genere di protozoo-parassita di cui una specie ha “falciato” (P. falciparum) nientemeno che un bi-gamo (ironia della sorte!) Campionissimo della bi-cicletta: il Plasmodio della malaria (sì, proprio lui) non solo pratica sistematicamente l’alternanza di generazione sessuataasessuata, ma addirittura compie la riproduzione sessuata in un ospite differente da quello dove avviene la riproduzione asessuata; infatti i gameti maschili e femminili si accoppiano (copulazione) e si riproducono inizialmente nel ventre della zanzara Anopheles bifurcatus (!), mentre poi si moltiplicano asessualmente (sporogonia) nel sangue dell’ospite vertebrato pizzicato ed infestato dalla zanzara. Ordunque, chiedersi il perché razionale di una tale difformità di metodi riproduttivi protozoari sarebbe cosa vana ed irrazionale. Razional-scientifica è una sola cosa: - che il genotipo di ogni specie, nato “a priori”, ha avuto poi il nulla osta “a posteriori” dall’ambiente (= selezione naturale) proprio per possedere innatamente quelle caratteristiche morfologiche e cognitivo-comportamentali idonee a provvedere alla conservazione dei conspecifici (= fenotipo) e della specie (= genotipo) di appartenenza; - che gli Scienziati più eccelsi mai e poi mai riuscirebbero a replicare in laboratorio ciò che i protozoi invece praticano spontaneamente e con precisione scientifica (ti spiegherò poi il significato di questa affermazione apparentemente esagerata); - che i metodi e le tattiche riproduttive sono perfettamente preprogrammate nel genoma specie-specifico sia riguardo alla cognitività (= operazioni elementari cui compete il compito del riconoscimento del conspecifico e la programmazione modulare dei diversi momenti utili e necessari per l’“125idea” di riproduzione), sia riguardo ai rituali motorio-comportamentali che rendono possibile la riproduzione. 125 Vedi Cap. 5, pag. 25-26. 29 Ben scriveva quindi l’Aristotele: l’istinto riproduttivo è l’istinto più naturale di tutti e, correttamente esperito, provvede da solo alla preservazione-perpetuazione-evoluzione delle innumerevoli «… specie» animali e vegetali del Pianeta. F.N.: Esiste dunque inoppugnabilmente un innato, genetico «… legame di specie» che permette ai conspecifici di 126riconoscersi tra loro non solo a scopo riproduttivo, ma anche per ulteriori comportamenti cosiddetti «… sociali» (= cure parentali, alloparentali, interazione di gruppo per la predazione, gregarismo, ecc.). G.B.V.: Esatto, ma ti prego, smettila con queste fughe in avanti altrimenti io stesso corro il rischio di impaperarmi: male cuncta ministrat impetus (= la fretta mal governa tutte le cose). E quando parlo di impaperamento mi riferisco lapalissianamente al “divin paperologo” Konrad Lorenz il quale incorse di sovente in questo deprecabile accidente (= quandoque bonus dormitat Homerus), forse perché Fulgido Pioniere di una 127Scienza Nuova (in effetti, tutti i Pionieri di Scienze Nuove, me compreso, per lo più v’incappano). Andiamo con ordine! Rientra nella 128definizione di «… istinto» ogni comportamento animale nel quale si osservi la successione paradigmatica e specie-specifica (= a priori) di rituali appetitivi, rituali consumatori e rituali di consummatory act o di appagamento. Questo è quanto insegna l’Etologia di Konrad Lorenz! Ebbene, ad un certo punto, il 129Nostro si esibisce in un ragionamento erroneo perché pur partendo dal fondamento basilare della Etologia126 Mainardi D., Op. cit, pag. 632: Riconoscimento di specie. Vedi Cap. 2, pag. 22, Nota 92: La Cronaca della nascita della Scienza Nuova di Lorenz (= L’Etologia) è stata impietosamente ripercorsa e documentata dallo stesso Autore in Introduzione storica. Da essa apprendiamo (apprenderemmo?) che: - il primo input operativo della futura Scienza Nuova lo desse il giovane Erich von Holst (pag. 7 di Introduzione storica) il quale non esitò ad etichettare lo Scienziato Famoso con un sintomatico e sommesso: «… Idiota», quando nella sua conferenza lo Stesso scantonava verso la teoria dei riflessi, contro quella della spontaneità stimolatoria degli istinti (da cui la cena conviviale al «… ristorante dell’Harnack-Haus dove, dopo circa dieci minuti di colloquio Egli fu reso definitivamente convinto di quanto fosse idiota la teoria dei riflessi»); - la strutturazione definitiva di questa Scienza Nuova nascesse (pag. 8 di Introduzione storica) «… in un congresso di Leyda, convocato dal professor van der Klaauw dove, in discussioni protratte per notti intere fra Lorenz e Niko Tinbergen venne fuori il concetto di meccanismo (n.d.R.: intuitivo?) scatenante innato (angeborener Auslömechanismus)»; - la sintesi tra il (Ibidem) «… concetto di meccanismo scatenante innato (n.d.R.: intuitivo?) con quello di movimento a coordinazione ereditaria o movimento istintivo», avrebbe infine partorito la Scienza Nuova della seconda metà del XX secolo, ossia L’Etologia. 128 Vedi Cap. 5, pag. 37s. 129 Lorenz K., Op. cit., § 7.4, pagg. 186-189: Il concetto di potenziale specifico di azione. 127 30 Scienza circa il meccanismo scatenante innato spontaneo (= percezione gestaltica o intuizione istintiva) e la coordinazione centrale dei movimenti-comportamenti istintivi (= Charles Otis Whitman ed Oskar Einroth), deflette momentaneamente da questo assunto: - sia, tirando in causa (determinante) alcune forme di stimoli periferici quali, ad esempio, lo stato di ripienezza di alcuni organi cavi e/o il fabbisogno dei tessuti di ossigeno e di sostanze nutritive; - nonché concludendo con l’130Haldane: la respirazione è un buon modello di tutti i movimenti istintivi. In tutta evidenza ciò è assolutamente falso perché la «… fame d’aria» non è affatto un appetito istintivo (= appetizione a priori), appartenendo invece ad un meccanismo riflesso robotico-cibernetico localizzato, come peraltro Lui stesso precisa, nel «… centro respiratorio bulbare», mentre la caratteristica peculiare ed ineludibile di ogni istinto sarebbe quella di essere «… cerebro-centrico» (= 131corteccia fronto-cingolare) e di manifestarsi invariantemente mediante i tre sistemi cognitivo-comportamentali parziali. In altre parole si evidenzierebbe nel detto ragionamento erroneo la incapacità di discernere la differenza tra un movimento simil-riflesso o a feed-back (respirazione = regolazione di ritorno, a posteriori), con un comportamento scatenato dalla intuizione istintiva o percezione gestaltica (= feed-forward o controllo anticipatorio, a priori). Per converso, discorso a parte meritano gli esempi che Lui Stesso adduce circa due funzioni fisiologiche quali la minzione del cane maschio e l’impulso alla detumescenza delle vescichette seminali nel maschio (in generale). Infatti in entrambi i casi trattasi inequivocabilmente di «… istinti» poiché l’istinto della minzione verrebbe dimostrato dal «… rituale» del sollevamento della zampa posteriore nel cane maschio e di quello accovacciato della femmina; mentre, per l’altra evenienza, sarebbe 132 artificioso affermare che un maschio di una determinata specie animale che fa movimenti di corteggiamento tanto complessi sia motivato dalla semplice aspirazione di liberarsi dello sgradevole stato di tensione delle sue vescichette seminali (n.d.R.: e non considerarli quale rituale consumatorio dell’istinto riproduttivo). Tuttavia questa ipotesi assurda della 133stimulus-response-psichology ha avuto il suo peso nel coniare l’espressione, a suo tempo corrente, di “impulso alla detumescenza”. Insomma, la minzione intenzionale del cane maschio adulto viene scatenata, nella norma, da un’intuizione istintiva o percezione gestaltica nella cui sintesi certamente intervengono: - la percezione interna dello stato di ripienezza della vescica; - la percezione simbolica di un albero o altro «… oggetto verticale» (Lorenz) ambientale; 130 131 132 133 Ibidem, ibidem. Vedi Cap. 5, pag. 24. Lorenz K., Op. cit., § 15.6, pag. 315. Ibidem, § 7.4, pag. 188. 31 - l’eventuale percezione simbolica del territorio da demarcare; - e altri fattori de’ quali discuteremo nel prosieguo (= 134appetizione ed avversione condizionata), ma, soprattutto, viene abbondantemente (sic!) ed inequivocabilmente dimostrata dalla sequenza fissa e paradigmatica del comportamento appetitivo, di quello consumatorio e del consummatory act, a testimonianza, quest’ultimo, del sopraggiunto appagamento dell’istinto testè esperito (anche nell’umano è possibile rilevare un “tic-frèmito” avente funzione di consummatory act specie-specifico che accompagna una sensibile percezione di appagamento post-minzionale). Se invece la minzione fosse dovuta soltanto a un riflesso spinale generato dallo stato di ripienezza della vescica: - non avremmo mai la minzione “motivata” dal bisogno di demarcazione del territorio (= cognizione della necessità di demarcamento); - non avremmo il rituale del sollevamento della zampa posteriore (= comportamento consumatorio); - non avremmo neppure la minzione “programmata” perché la caratteristica dei riflessi, anche se condizionati, è quella tipica del jukebox: posta la monetina nell’apposito pertugio, parte immediatamente il disco prescelto. “Scoperta” dunque la qualifica di istinto per la minzione, analogamente procederemo per la defecazione: essa non è di certo riflessa o reattiva allo stato di ripienezza dell’ampolla rettale, quanto, invece, motivata da una percezione gestaltica (= cognizione istintiva) la quale scatena un complesso sistema evacuativo in parte parieto-addominale (= muscoli del cosiddetto “torchio addominale”) ed in parte viscerale (= movimenti peristaltici del colon sinistro) che ottiene lo scopo di liberare il colon-retto dalle feci. L’animale sano e normale, quindi, non avverte affatto lo sgradevole stato di tensione dell’ampolla rettale, bensì il bisogno di defecare (= percezione gestaltica o intuizione istintiva) da cui il comportamento appetitivo, consumatorio e di appagamento finale: insomma, quando un gatto “spruzza” sulle sue feci testè evacuate il terriccio viciniore, dimostra abbondantemente (sic!) ed inequivocabilmente con quel consummatory act specie-specifico che l’appagamento dell’istinto della defecazione sia un Fatto (= Verum ipsum Factum) incontestabile. Perciò, l’appagamento post-defecatorio (sensibilmente percepito anche dall’uomo sano e normale), come già dicevasi per l’135appagamento dell’istinto alimentare, non rientrerebbe affatto nel pan-sessuale istinto unitario del merdeux, breneux, sale, saligaud et abject Sigmund Freud, trattandosi, ne’ Fatti, di una delle tre diverse forme di appagamento di altrettanti e diversissimi istinti fisiologici: defecatorio, nutrizionale e sessuale. Che dire poi dell’istinto della deambulazione? 134 135 Ibidem, §§ 15.3,4,5, pagg. 301-313. Vedi Cap. 5, pag. 25, Nota 52. 32 Perfino un bràdipo o poltròne capirebbe che la deambulazione degli animali, essendo direttamente scatenata dalla 136intuizione speciespecifica del movimento, non può che essere un istinto pienamente appagante e diverso da specie a specie sia per motivi meccanici o somato-funzionali, che per caratteristiche cinetiche e dinamiche. Peraltro, in alcune specie animali (ad esempio, l’uomo) il rituale deambulatorio maschile o androide si differenzia nettamente (geneticamente!) da quello femminile o ginecoide. Insomma, riguardo all’elevato numero degli istinti confermiamo quanto dicevamo 137non molto tempo fa: - ogni comportamento specie-specifico che presenti all’osservazione etologica la successione dei tre sistemi parziali, appartiene indubitabilmente ad un «… istinto»; - ogni comportamento che sia privo di essi è da considerare «… riflesso» (specie-specifico e/o condizionato); - è sufficiente la rilevazione etografica di una precisa ritualità per decidere l’appartenenza di un comportamento ad una cognizione istintiva o percezione gestaltica (= cerebrale), in contrasto ad un irrituale ed incontrollabile movimento riflesso segmentale (= spinale o encefalo-cordale). F.N.: Ora però si può dire che il numero degli istinti, epperciò la complessità dell’apparato cognitivo animale, risulta tanto maggiore quanto più evoluto è il D.N.A. genotipico della specie animale considerata. G.B.V.: Comme si, comme ça! (Direbbero, interlocutoriamente, i franciosi). Partendo dal presupposto già esplicitato che l’eccellenza di un sistema cognitivo animale (e quindi del D.N.A. genotipico) si misura esclusivamente sulla base della sua capacità di attraversare indenne le Ere ed i Periodi Geologici (= conservazione dell’individuo e della specie) all’interno del suo Ecosistema, dovremmo ammettere che i Protozoi abbiano dimostrato ad exuberantiam d’essere più eccellenti dei Dinosauri a motivo della persistenza de’ primi e della scomparsa de’ secondi. Quando invece comparassimo accademicamente il numero delle facoltà percettivo-gestaltiche (= degli istinti) delle varie specie, insieme con la loro capacità di risolvere i problemi contingenti per provvedere alla conservazione dell’individuo e della specie d’appartenenza, allora il discorso risulterebbe decisamente più articolato. Prima di affrontarlo, però, dovremo precisare una cosa importantissima: tutto ciò che un animale fa (= Factum) istintivamente e che è puntualmente descritto nell’Etogramma specie-specifico (= Scienza Descrittiva) corrisponde con esattezza a quanto un Fisico-Matematico d’oggidì (= Ingegneria, Architettura, Biologia e Fisica Sperimentale 136 137 Ibidem, pag. 42. Ibidem, pagg. 37-38. 33 et cetera) avrebbe ottenuto servendosi di calcoli e di esperimenti galileiani. A dire che oggigiorno s’è riuscito a dimostrare galileianamente la esatta corrispondenza tra i Fatti prodotti dalla “giusta” percezione gestaltica o intuizione istintiva degli animali, con il corrispettivo Razionale delle Scienze Positive. Incominciamo con l’osservare, ad esempio, che per merito degli innumerevoli documentari naturalistici ormai inflativamente trasmessi da tutte le reti televisive, risulta incontestabile che neppure le Piramidi della piana di Ghiza (peraltro costruite ben oltre duemila anni prima della nascita delle Scienze Matematiche) potrebbero reggere il confronto con la monumentalità, l’estetica, l’orientamento spaziale relativo ai quattro punti cardinali, l’aerazione delle camere interne e le altre eccellentissime caratteristiche costruttive dei «… termitai» delle 138Amitermes meridionalis (= termiti-bussola australiane). Per non parlare poi delle arditissime costruzioni coralline e delle stupefacenti costruzioni malacologiche: neppure il Genio architettonico catalano di Antonio Gaudì j Cornet sarebbe stato in grado di imitare-ragionare qualcosa di simile. Tanto può l’a-logico naturalis sensus (= Istinto a priori) degli animali “selezionato” ultramillenariamente dall’ambiente! Gli Etologi, a tal proposito, hanno infine dimostrato con esperimenti e diagrammi cartesiani come i comportamenti alimentari delle 139cornacchie costiere del Canada siano inoppugnabilmente corrispondenti a quanto calcolato secondo parametri fisico-matematici. Relata refero. La cornacchia (Corvus) delle coste occidentali del Canada si nutre di una varietà di frutti di mare, i buccini, comportandosi così: durante la bassa marea pedina sulla battigia e, individuatolo, «… sceglie» ed afferra con il becco un buccino (Buccinum) per poi alzarsi in volo fino alla scogliera vicina sulla quale lo lascia cadere da una certa altezza in modo che le vitree valve si rompano e possa quindi cibarsi della polpa. Ebbene, i Biologi Ricercatori hanno calcolato sperimentalmente che le dimensioni dei buccini e l’altezza da cui devono essere lasciati cadere per ottenerne la rottura in modo ottimale non sono affatto casuali e/o frutto dell’esperienza individuale, ma rispondono invariantemente 138 Mainardi D., Op. cit., pag. 701. Ibidem, pag. 321: In molte regioni costiere, le cornacchie (Corvus) si nutrono di frutti di mare: durante la bassa marea prendono con il becco i buccini (Buccinum), si alzano in volo sulla scogliera e li lasciano cadere su di essa in modo che si rompano per poi cibarsi della polpa. Alcuni ricercatori ha calcolato sperimentalmente che le dimensioni dei buccini e l’altezza da cui devono essere lasciati cadere per ottenerne la rottura in modo ottimale non sono affatto casuali, ma rispondono a precisi dati tecnico-scientifici cioè a dire che i mitili devono essere di grande formato e l’altezza di lancio di circa cinque metri: ebbene, ciò corrisponde esattamente alle “scelte intuitivo-istintive” delle cornacchie. 139 34 a precisi dati fisico-matematici che tengono conto della dimensione dei mitili e dell’altezza di lancio (i mitili di grande formato e l’altezza di lancio di circa cinque metri): esattamente quelli che coincidono con le «… scelte intuitivo-istintive» delle cornacchie costiere del Canada. La spiegazione è semplice per chi conosca nei giusti termini la Legge della selezione naturale di Darwin: il cervello delle cornacchie è ancor più piccolo del più piccolo dei begattini (= larve di mosca) perciò sprovvisto di sostanza cerebrale abitualmente chiamata Mente con cui calcolare i dati occorrenti per ottenere quello specifico scopo e/o aggiustare empiricamente il tiro: ergo, altro non è possibile ipotizzare se non che le cornacchie della costa occidentale del Canada le quali abbiano innate le caratteristiche intuitivo-istintive indovinanti ed indovinate per raggiungere quello scopo alimentare, sopravvivano in quell’ambiente e si riproducano selettivamente (ceppi brights di Tryon); mentre le cornacchie conspecifiche appartenenti ai ceppi dulls di Tryon muoiono di fame e/o cambiano ambiente e/o tipo di alimentazione o magari (chi mai potrebbe dire il contrario?), proprio da queste 140non-specialiste sopravvissute potrebbero nascere nuove specie di cornacchie che rimarrebbero man mano selezionate in virtù di altre specifiche intuitività e/o corporeità provvedenti alla conservazione della loro vita (= parentela filogenetica somato-cognitivocomportamentale di specie similari). In questo “cornacchiesco” caso, o meglio (= astrazione), in tutto il mondo biologico animale potremmo quindi applicare pari pari (reggiti forte forte al tuo sito spin-down!) la celeberrima frase utilizzata da Emanuele Kant per esprimere al meglio la sua rivoluzione cognitivocopernicana [con la debita accortezza, beninteso, di sostituire l’ente-intelletto (= Lex rationalis) con l’ente-percettivo gestaltico (= Lex naturalis sensus)]: 141 l’intelletto non attinge le sue Leggi (= Lex rationalis) dalla natura, ma le prescrive ad essa. Ebbene sì: l’intuizione istintiva o percezione gestaltica speciespecifica non attinge con l’esperienza le sue leggi comportamentali dall’ambiente in cui si vive, ma le prescrive ad esso (Lex naturalis sensus- dello Scolastico d’Aquino + Lex rationalis dello Scolastico di Königsberg = Lex Æterna del Tomista Universale o Cattolico). Su questo argomento si è cimentato peraltro anche Lorenz il Magnifico quando, affrontando il tema della «… 142prestazione cognitiva della 140 Lorenz K., Op. cit., § 17.5, pag. 335: «Specializzazione del non essere specializzati». 141 Kant E., Op. cit., § 36, pag. 82. 142 Lorenz K, Op. cit., pag. 43: «… la percezione della Gestalt… e le informazioni di questo apparato che ogni persona normale assume, senza esaminarle, come “vere”, si basano su processi (cognitivi) che, pur del tutto inaccessibili all’autocoscienza ed al controllo razionale, nelle loro funzioni sono analoghi alle operazioni razionali 35 percezione gestaltica», si è sentito in dovere di mutuare la dicitura usata da Egon Brunswick di «… prestazione raziomorfa» per giustificare il fatto che gli animali, pur senza ragione né coscienza, provvedono «… scientificamente» alla conservazione dell’individuo e della specie di appartenenza con la semplice e naturale intuizione istintiva o percezione gestaltica. Talché si giustifica pienamente ora, quello che dicevamo poco fa circa l’inettitudine degli Scienziati più eccelsi nel riprodurre in laboratorio le meraviglie chimico-biologiche di ingegneria genetica ottenute spontaneamente in natura e per Natura dai Protisti in poi. Altresì lapalissiano risulterebbe che quanto meglio si esperiscano gli istinti specie-specifici contemplati nell’Etogramma, tanto più gli in- quali, ad esempio, le deduzioni o i calcoli. Ciò, come è noto (sic!), ha indotto Helmotz a porre sullo stesso piano i due tipi di processi –cognitivi- (n.d.R.: quello percettivo gestaltico e quello razionale). Egon Brunswick, uno dei maggiori studiosi della percezione, ha indicato quelle che Helmotz chiamava “conclusioni inconsapevoli” come prestazioni raziomorfe, esprimendo con questo sia la stretta analogia funzionale che la differenza fisiologica dei due processi cognitivi (n.d.R.: processo cognitivo intuitivo-istintivo → prestazione raziomorfa v/s processo cognitivo razionale → prestazione razional-scientifica). Le prestazioni raziomorfe (n.d.R.: percettivo-gestaltiche o intuitivo-istintive) possono compiere operazioni quasi illimitatamente complesse persino in esseri viventi le cui capacità razionali siano limitate a processi psichici semplicissimi…». E qui mi fermo perché, salvo errori pacchiani del traduttore, l’Autore combina un tale ratatouille tra ragione (= prestazione razionale), psiche (= processi psichici) e percezione gestaltica (= prestazione intuitivo-istintiva) che un Maestro del suo calibro (seppure giustificato dal fatto di essere stato amico e confidente dell’inetto pseudo-filosofo Karl Popper) non avrebbe dovuto mai permettersi! Però non riesco a fermarmi di fronte ad una recentissima notizia giornalistica riguardante le prestazioni pedatorie dell’inglese David Beckham il quale, per aver calciato “una punizione” in modo strepitosamente efficace, sarebbe stato definito da una équipe di Fisici di Gran Bretagna, Belgio e Giappone come un «… Einstein della fisica del pallone». Se questi idioti internazionali avessero letto e compreso almeno quelle poche righe sopra riferite di L’Etologia di Lorenz, avrebbero avuto modo di apprendere la differenza fisiologica tra i meccanismi nervosi devoluti alla prestazione raziomorfa (= intuitività istintiva nel gioco del calcio) e quelli preposti alla prestazione razionale (= calcolata, calcoli di Einstein) per giungere quindi alla conclusione che il gioco del calcio (come tutti gli Sport, tutti!) sono basati esclusivamente sulla intuitività istintiva (più o meno cosciente), escludendo categoricamente e categorialmente qualsivoglia partecipazione della ragione: se un atleta, durante la sua “performance” pensasse razionalmente il suo gesto tecnico, allora fallirebbe pacchianamente l’obiettivo: prima di tutto perché, quand’anche la ragione-riflessione potesse essere utilizzata, richiederebbe tempi tecnici che l’immediatezza del gesto atletico non consentirebbe comunque, ma soprattutto perché l’intuizione istintiva di quel movimento e la corrispettiva coordinazione centrale di esso sono caratteristiche totalmente a-logiche, perciò assolutamente indipendenti ed ininfluenzabili dalla Ragione. A dire che l’atleta, per natura umana dotato di ragione, dovrebbe necessariamente lasciare la Logica (se mai l’avesse) nello spogliatoio non foss’altro perché la prestazione istintiva, quando fosse eccellente, ottiene sul campo l’identico risultato della calcolata prestazione razionale (come dimostrato sperimentalmente dai comportamenti alimentari delle cornacchie costiere del Canada e dalle “punizioni” di Beckamp, di Maradona ed altri anintellettivi “virtuosi” del pallone). 36 dividui di quella particolare specie avrebbero la certezza (matematica?) di provvedere in modo ottimale alla Conservazione della lor Vita: - per gli animali provvede sperimentalmente l’ambiente a selezionare quali siano gli istinti a tanto provvedenti; - per gli umani, animali culturali, provvede invece impietosamente la Scuola della Tradizione Scritta, nonché il «… cimento» (Galilei) tra le dette Tradizioni onde dimostrare ne’ Fatti storicamente accertati quelle che abbiano un effetto istupidente sulla nostra medesima mente umana (tradizioni analfabetico-ideografiche e/o non-Scolastiche); contro Quelle che abbiano invece un effetto 143intelligente a tutto campo [la perfetta identità (A = A) tra i Fatti prodotti dalla percezione gestaltica (= Verità di Fede Cattolica?) ed i Fatti prodotti mediante calcoli ed esperimenti (= Verità Razional-Scientifiche?) fu postulata da quel dì solo e soltanto da un Certo Tomista che, cristianamente, si oppose con questo al concetto di “doppia verità” proprio degli islamici (e purtroppo, anche del successivo scotismo ed occamismo)]. F.N.: Divinamente stupendo, ma mi permetti di spezzare una lancia in favore del maltrattato Sigmund Freud? E’ senz’altro vero che col suo Monismo interpretativo molto ha sbagliato e troppo ha indotto nell’errore gli altri, ma è pur vero che in quel modo semplicistico, forse, gli è stato più facile di “azzeccare” la struttura dell’apparato psichico e la psico-dinamica in generale. O no? 143 Spiegheremo meglio nel prosieguo i fondamenti neuroscientifici di questa audace asserzione, cionondimeno dovremmo ammettere già da ora che la Investigazione (= Speculazione) della nostra medesima mente umana non possa prescindere dalle Conoscenze, in unicum, ebraico-cristiano-greco-latine (= Scolastiche), tant’è che in Essa non hanno mai trovato degno luogo gli Autori orientali (arabi, giudei, indo-asiatici et cetera) e gli Autori occidentali (Mt.11, 29) non miti, né umili di cuore-mente, cioè sprovveduti di (Vico, vv. 5) cuore-mente terso e puro… non lordo né sporcato da superbia di spirito o da viltà di corporali piaceri (= tutti gli Occidentali-nonScolastici). 37 G.B.V.: Figlio mio, se fossi stato più attento a’ luoghi e a’ tempi avresti capito che l’aggettivazione coprolalica destinata all’Immenso Neuropsichiatra Viennese (i cui meriti sono stati 144esplicitamente riconosciuti) era soltanto in linea col tema in trattazione cioè col prodotto dell’istinto della defecazione. La rabbia per quell’errore monistico, però, è tanta perché se Quegli non fosse stato dottrinariamente rapito dall’idolo del sesso (tanto da avvalorare perfino la stoltissima 145teoria del dottor H. Sperber secondo cui tutte le parole primitive indicavano oggetti sessuali ed abbiano poi perduto questo significato trapassando ad altre cose e attività comparate con quelle sessuali) ed avesse invece considerato come «… 146genetico» cioè innato ed indispensabile per l’uomo anche il simbolismo religioso (= meme percettivo specie-specifico), certamente avrebbe salvato se stesso, con-salvato i suoi seguaci e reso un indispensabile servigio alla sua stessa Scienza Nuova (= Psicoanalisi) e quindi all’umanità intera. L’ho già detto: purtroppo col suo errore di valutazione sul pansimbolismo (?) umano, 147Egli ha nuociuto alla Psicoanalisi nella stessa misura in cui le ha giovato. Infatti la Psicoanalisi, deprivata dell’istinto umano ancor più potente di quello sessuale o sia l’appetito di Dio (tant’è che lo sopravanza di gran lunga in tutti gli Uomini –maschi e femmine- Eccelsi), rientrerebbe (rientra!) nella definizione universale di Emanuele Kant concernente le Scienze False (= 148Ogni arte falsa, ogni vana saggezza fa il suo tempo perché alla fine essa distrugge se medesima, e il tempo della sua fioritura è anche il momento del suo tramonto). D’altra parte non dovrebbe essere un mistero per gli Addetti ai Lavori che alcuna Analisi della Psiche potrebbe considerarsi valida se non si fosse in grado di decifrare propedeuticamente «… Quella cosa lì» (= lat.: Id; ted.: «… Es»; ital.: Sé) o sia il 149groddeckiano «… Inconscio Istintivo», inteso come l’«… insieme di tutti gli istinti» gaussianamente presenti nel genotipo dell’uomo e fenotipicamente agenti nel segno del polietismo specie-specifico. Eh, sì! Dovremo perciò necessariamente continuare a descrivere tutti gli istinti animali (= «… Es») prima di poter spiegare come essi, presenti filogeneticamente (con “qualche” aggiunta) nell’uomo, siano poi elaborati dall’apparato psichico personale (= strutturazione e dinamica dell’«… Io») alla luce del socio-familiare microcosmo culturale (= «… Super-Io» culturale), giacché: NIHIL EST IN CONSCIENTIA, QUIN PRIUS FUERIT IN (NATURALE) SENSU… (… continua…) 144 145 146 147 148 149 Vedi Cap. 5, pag. 16. Freud S., Op. cit., pag. 325: Nota a pié pagina. Vedi Cap. 5, pag. 17. Ibidem, pag. 16. Kant E., Prol., Op. cit., pag. 136. Freud S., L’Io e l’Es, Biblioteca Boringhieri, 1976: Avvertenza (= Introduzione). 38