DIRITTI RISERVATI - SIAE
La
Strega
Regina del Sole
d’Oriente
Sceneggiatura di:
Elisabetta Errani Emaldi
(S.I.A.E.)
Questa sceneggiatura ha vinto il secondo premio internazionale
“Miguel de Cervantes”
Sottotitolo
Odissea di una nave da crociera e del suo equipaggio,
accompagnati dalle premonizioni della "Strega Regina
del Sole d'Oriente". A contatto col misterioso mondo
orientale, tra Singapore e Jakarta, minacciati da
razzismo, ammutinamenti, uragani, incendi e fumo
tossico che impedisce la navigazione.
1
NOTA DELL’AUTRICE
“La Strega Regina del Sole d’Oriente”
è una storia vera, avvenuta nel 1991 a Singapore,
a bordo della nave “Orient Sun”.
“ La Strega Regina del Sole d’Oriente”
è anche il soprannome che mi hanno dato gli ufficiali
testimoni dei miei sogni premonitori.
I personaggi della mia sceneggiatura sono reali,
ma, per motivi ovvi, ho cambiato
loro il nome, eccetto per i testimoni.
Ad ogni modo, desidero elencare i nomi e
le qualifiche degli Ufficiali testimoni, gli stessi che mi
hanno permesso di usare il loro nome nella sceneggiatura:
Capitano Philip Rentell, inglese
Ingegnere elettronico Edward Gibbs, inglese
Direttore di macchina Peedu Post, svedese
Assistente direttore di macchina Kristian Hedelin, svedese
Capo radio telegrafista Richard Fernandez, malese
2nd. radio telegrafista Maung Aung Naing, birmano
Dottore di bordo Win Naing, birmano
Assistente commissario Shirley Kok,
di Singapore (deceduta nel 1999)
Direttore di crociera e giornalista Colin Mc. Ewan, australiano
Assistente direttore di crociera Luisa Otes, australiana
dott. David Ryback, psicologo
americano d’Atlanta, scienziato a cui ho
spedito tutti i miei sogni da Singapore.
2
Links dei 5 vide dei testimoni dei
sogni premonitori di Elisabetta errani emaldi
Video 1/5
http://www.youtube.com/watch?v=l2X7GDJ6FwY
Video 2/5
http://www.youtube.com/watch?v=pLA0XdOtk9M
Video 3/5
http://www.youtube.com/watch?v=Y613IzmrMfY
Video 4/5
http://www.youtube.com/watch?v=wEQpcPkTV-A
video 5/5
http://www.youtube.com/watch?v=3gLZT9Z7zzU
Nota
“La Strega Regina del Sole d‟Oriente,” come si è già detto, è
una storia vera che si svolge su una nave da crociera in un arco di
tempo di circa otto mesi. Ai personaggi importanti si affianca una
folta presenza di figure di secondo piano, fatto questo da imputare
alla moltitudine di persone e casi che si incrociano lungo il tragitto
della m/n “Orient Sun”. Per la resa filmica di una vicenda così ricca
di personaggi secondari l‟autrice suggerisce all‟eventuale troupe
cinematografica interessata di ricorrere alla soluzione vista da lei
adottare nel corso della sua pluriennale esperienza a bordo delle
navi, cioè la stipulazione (da parte della troupe) di un contratto
speciale con l‟armatore che preveda l‟utilizzazione dei componenti
dell‟equipaggio come comparse.
A bordo della nave l‟uso della divisa è obbligatorio solamente
quando sono presenti i passeggeri. Quando un membro
dell‟equipaggio non è in servizio, purché non stia a contatto con i
passeggeri, può indossare abiti borghesi.
3
Personaggi e comparse
1. Elisabetta, supervisor, poi shop manager, sui quaranta, italiana.
2. Delopera, capo di Elisabetta, quarantenne, veneziano.
3. Marzia, amica di Elisabetta, trentacinquenne, italiana.
4. Lilian, shop manager, poi assistente, cinquantenne, tedesca.
5. Alfio, maestro di casa, cinquantenne, Italiano.
6. Madre di Elisabetta, sessantaquattrenne, italiana.
7. Padre di Elisabetta, sessantaquattrenne, italiano. (Deceduto)
8. Rossana, sorella di Elisabetta, quarantaduenne, italiana
9. Hostess al counter, sui quarantenne, italiana.
10. Due anziani signori sull‟aereo, settantenne, italiani.
11. Hostess sull‟aereo che accompagna Elisabetta da Lilian
12. Signora americana all‟aeroporto d‟Atene, cinquantenne.
13. General manager (G.M.), cinquantenne, svedese.
14. Henry, capo alloggi, bulgaro, trentacinquenne.
15. Comandante dell‟Orient Sun, svedese, quarantenne.
16. Kristian, assistente direttore di macchina, trentacinquenne.
17. Peedu Post, direttore di macchina, armeno, cinquantenne.
18. Frank, capo commissario, poi maestro di casa, inglese, trentenne.
19. Gruppo di marinai: Rosalito, Denis, Carroll, Guan
20. Spiros, rappresentante catering di Venezia, greco, sui quarant‟anni.
21. Richard, primo ufficiale radio telegrafista, malese, trentacinquenne.
22. Spedizioniere, cinese, quarantenne
23. Mr. Kor, Charterer indonesiano, sessantenne.
24. Michael, comandante dell‟Orient Sun, quarantacinquenne,
25. Cameriere del ristorante King‟s hotel.
26. Rowena, segretaria del Charterer, trentacinquenne, indonesiana.
27. Luis, direttore di crociera, inglese, quarantenne.
28. Shay, cantante, australiana, trentenne, moglie di Luis.
29. Cantante cinese con sei ballerini.
30. Gruppo di musicisti filippini.
31. Gruppo di tassisti indonesiani.
32. Coppia cinese sui trent‟anni, passeggeri.
33. Giovane donna con due bambini, passeggeri, tailandesi.
34. Win, dottore di bordo, trentatreenne, birmano.
35. Marilena, nuova assistente shop manager, filippina, ventiduenne.
36. Roldan, terzo ufficiale di coperta, ventottenne, filippino.
37. Hong, nuovo general manager, cinese, trentenne.
38. Jan, nuovo direttore di macchina, quarantenne, iugoslavo.
39. Ante, nuovo assistente direttore di macchina, quarantenne.
40. Shirley, assistente commissario, venticinquenne, di Singapore.
41. Desery, hostess, ventiduenne, di Singapore.
42. Rayu, hostess, ventitreenne, indonesiana.
43. Benjamin, guida turistica, indonesiano, trentenne.
44. Donna indonesiana, collaboratrice “speciale” di Mr. Kor al Mystery Club.
45. Cantante indonesiana, vestita di veli, al Mystery Club.
46. Cameriere al Mystery Club.
47. Marlo, assistente del general manager Hong, ventottenne, cinese.
48. Edward, ingegnere, ufficiale capo elettricisti, inglese, cinquantenne.
4
49. Nuovo maestro di casa, indonesiano, quarantenne.
50. Lydia, hostess, ventenne, originaria di Singapore.
51. Provveditore nave, quarantenne, originario di Singapore
52. Infermiera Mt. Elizabeth Hospital di Singapore, trentenne, cinese.
53. Charles, dottore cinese quarantenne al Mt. Elizabeth Hospital di Singap.
54. Yul, assistente capo alloggi, trentenne, filippino.
55. Maung, secondo ufficiale radiotelegrafista, venticinquenne, malese.
56. Romeo, steward, filippino, trentenne.
57. Spogliarellista cinese.
58. Gruppo di ballerine filippine.
59. Passeggero malese, quarantenne.
60. Sei ballerini cinesi al Mystery Club.
61. Alcuni passeggeri che fanno delle domande ad Edward. .
72. Segretaria di Mr. Sogreen, trentenne, svedese.
73. Erona, moglie del G.M. Hong, malese, ventottenne.
74. Bert, manager al servizio passeggeri, svedese, quarantacinquenne.
75. Giada, ballerina cinese, amante del direttore di macchina Jan.
76. Madame Kor, moglie del Charterer, indonesiana quarantacinquenne.
77. Madame Liw Kier, affarista cinese sui cinquanta
78. Loh Poh Lin, uomo cinese, cinquantenne, socio di madame Liw Kier.
79. Portiere del palazzo dove ha l‟ufficio madame Liw Kier, cinese.
80. Mino, zio di Elisabetta, settantenne.
89. Philip, nuovo comandante, quarantacinquenne, inglese.
81. Lolita, una componente del balletto di bordo, filippina, sedicenne.
82. Mr. Tono, contabile del Charterer, indonesiano trentenne.
83. Tre marinai filippini, Noel, Gabriel, Nikola.
84. Staff captain (comandante in seconda) quarantacinquenne, inglese
85. Carmencita, componente del balletto di bordo, filippina ventenne.
86. Medico indiano, al pronto soccorso, quarantenne.
87. Novelita, balletto di bordo, ventiduenne, filippina. 88. Mr. Sogreen, direttore della compagnia armatrice svedese.
89. Colin, nuovo direttore di crociera, cinquantenne, australiano.
90. Lisa, assistente direttore di crociera, ventottenne, australiana.
91. Mr. Willer Wuner, uomo d‟affari, terzo compratore, indonesiano,.
92. Uomo cinese nell‟ufficio di madame Liw Kier, cinquantenne.
93. Capo cuoco cinese quarantenne.
94. Valdettaro, ex capo di Elisabetta, italiano sessantenne.
95. Tre uomini indonesiani.
96. Gruppo di birmani.
97. Signora che sale a bordo, moglie di Edward, inglese. cinquantenne.
98. Ufficiale della dogana, cinese quarantenne..
99. Tassista indiano quarantenne..
100. Hostess cinese al check-in aeroporto di Singapore, trentenne.
101. Due tedeschi quarantenni.
102. Rappresentante della compagnia aerea, tedesca trentenne..
103. Corriere dell‟Alitalia, quarantenne, italiano.
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0. Prima dei titoli
Dissolvenza in apertura, lo schermo è nero, appare una dicitura:
C’è una verità elementare - la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e
splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la
Provvidenza allora si nuove e infinite cose accadono per aiutarlo, cose
che altrimenti mai sarebbero avvenute… Qualunque cosa tu possa fare
o sogni di poter fare, incominciala. L’audacia ha in sé genio, potere e
magia. Incominciala adesso.
W Goethe
1. Esterno. Giorno. Riprese hotel Kotkassa e dintorni. Fillandia
Ripresa dell’ Hotel Kotkassa a Katka e dintorni e del paesaggio
innevato e freddo, con un cielo invernale.
2. Interno hotel Kotkassa. Giorno. Stanza di Edward. Katka (Finlandia).
Una stanza lussuosa, con scrivania, abat-jour, quadro alla paratia, un
letto grande con copriletto di velluto rosso, tende di pizzo
bianche, armadio e comodino.
Edward è in piedi, guarda pensieroso fuori dalla finestra della sua stanza:
vede il paesaggio innevato, freddo e un cielo plumbeo. Poi si
siede alla scrivania, tira fuori un foglio dal porta lettere sulla
scrivania e si mette a scrivere:
Katka Finlandia, 3 aprile 1992
Cara Elisabetta,
A intervalli scorrono i titoli mentre si ode la voce di Edward (fuori campo)
leggere la lettera, mentre scrive alla scrivania e poi sul flash
back della scena muta 271, in cui sul portellone della nave a
Singapore, Elisabetta prima di sbarcare, abbraccia commosso
Edward, Richard, Peedu, Kristian, ecc. Continua con il flash back
della scena 272 (muta), quando la scialuppa si stacca dalla nave
in rada con i filippini che urlano e gridano euforici, mentre
Elisabetta e Desery salutano gli amici con le lacrime agli occhi.
A intervalli scorrono gli ultimi titoli sulle immagini della scene mute
fino a quando la voce di Edward, fuori campo, termina di leggere
la lettera.
finalmente la motonave Orient Sun non esiste più, una compagnia
finlandese l‟ha presa in consegna e sarà chiamata Wasa Queen.
Funzionerà da traghetto, tra Finlandia e Svezia.
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Io mi trovo con cinquanta membri dell‟equipaggio in un bellissimo
hotel, in attesa di volare a casa. Fuori c‟è molta neve e la
temperatura è di +3 gradi centigradi. Speriamo tutti di poter
tornare a casa prima possibile. Tu come stai? Vorrei sapere se hai
ricevuto notizie dal dott. David Riback e se hai fatto vedere la
videocassetta con i testimoni ad altre persone; la mia famiglia,
quando l‟ha vista, è rimasta impressionata.
Durante questo viaggio fuori Singapore, mi sei mancata, non
dovendo più scrivere i tuoi sogni premonitori, per esserti testimone.
Devo ammettere che tu sei peggio di un capomastro: ad ogni modo
per me è stata una piacevolissima esperienza. Devi sapere che
Peedu è rimasto a bordo dell‟Orient Sun, il grosso Jan è ritornato,
ma poi l‟hanno trasbordato a bordo della nave Asean World.
Ante ci ha raggiunto a Singapore e si è imbarcato su un
traghetto che trasporta automobili dal Giappone all‟Europa. Richard
è qui con me e presto tornerà a casa per una vacanza. Il resto
dell‟equipaggio tornerà nelle Filippine domani. Io dovrò prendermi
un mese per farmi dei piedi nuovi, visto che le caviglie continuano a
darmi dei problemi, forse dovrò farmi i piedi d‟acciaio inossidabile!
E la Strega Regina del Sole d‟Oriente ha avuto tempo di
iniziare a scrivere il libro? Cara, spero che tutti i tuoi progetti si
realizzino. Siccome sei una donna forte come un cavallo, riuscirai a
dimostrare alla gente la verità.
Affezionatissimo Edward.
Chiude sul titolo / Main Title:
LA STREGA REGINA DEL SOLE D’ORIENTE
3. Sogno. Giorno. Negozio a bordo della nave.
Elisabetta è una donna longilinea, statura media, quarantenne, capelli e
occhi neri a caschetto.
Sogno (effetto flou): Elisabetta si trova all’interno del negozio a bordo
di una nave, in compagnia di una donna con occhi azzurri, capelli
corti biondi, sulla cinquantina, che la fissa con espressione tesa.
Entrambe vestono la stessa uniforme (vestito giacca blu con
camicetta bianca). Poco lontano, in un angolo, c’è suo padre che
la guarda preoccupato: è un uomo di sessantaquattro anni, alto,
robusto, occhi e capelli neri, viso rotondo. Improvvisamente ad
Elisabetta le esce del sangue dalla bocca, d’istinto se la copre
con una mano e corre verso la toilette, ma un muro di cemento le
blocca il passaggio, crescendo a vista d’occhio; lei lo salta
velocemente appena in tempo.
3. Bis. Mattino. Interno casa di Elisabetta. Stanza da letto.
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Stanza ampia di colore bianco, con grande letto in ottone, tenda di raso di
colore avorio che cade sulla spalliera del letto, raccolta in cima
da un drappo in batik (tessuto indonesiano), fantasia bordeaux e
avorio. Sulla tenda di raso è fissata in posizione centrale
un’icona greca con Madonna e Bambino. I tendaggi al finestrone
del balcone, in eguale tessuto bordeaux avorio. Mobili in smalto
bianco con specchiere celesti. Sedia in vimini e tavolino smaltati
di bianco, indonesiani, con sopra una grossa Bibbia bordeaux.
Elisabetta
si sveglia, guarda la sveglia sul comodino, che segna le sette del
mattino del 30 Aprile 1991, si alza dal letto (indossa una camicia
da notte color argento), prende dall’armadio un kimono di seta
dello stesso colore con banda arancione e disegni giapponesi e lo
indossa. Entra in un bagno ampio, piastrellato in bianco e nero e
rifinito con ciclamini, finestra sul giardino con tende,
asciugamani e pedane rosa ciclamino. Dopo le abluzioni scende le
scale. Alle pareti quadri con papiri egiziani, maschere
indonesiane. Cammina lungo il corridoio che porta alla cucina,
dove si trova uno specchio con dipinti balinesi sopra un mobiletto
con statua dorata orientale e vari oggetti. Ai muri quadri e
maschere d’ogni tipo. Entra in cucina: stanza ampia, mobili
bianchi rifiniti in legno, rivestimento con piastrelle nere, tavolo
ricoperto da copri tavolo bianco all’uncinetto, vaso al centro
pieno di rose multicolori, finestra sul giardino, con tenda
all’uncinetto.
Si prepara un caffè. Ha un’espressione pensosa, quasi preoccupata.
Beve il caffè soprappensiero.
4. Giorno. Interno casa di Elisabetta. Studio.
Alle pareti mensole con libri. Quadri appesi. Angolo computer.
Cavalletto con tela bianca e carrello con colori ad olio.
Elisabetta inizia a dipingere. Inquadratura dello studio in chiaro
scuro. Squilla il telefono, lei prende su la cornetta.
ELISABETTA:
MARZIA:
- Pronto!
- Ciao, sono Marzia. Domani posso venire a farti visita?.
ELISABETTA:
- Sì certo! Sai Marzia, ho fatto un sogno molto interessante,
penso che presto mi imbarcherò.
MARZIA:
- I tuoi sogni sono tutti particolari, comunque ne riparliamo
domenica.
ELISABETTA:
- OK! Ciao!
Elisabetta posa il ricevitore lentamente e riprende a dipingere.
5. Sogno. Giorno. Esterno. Paese orientale.
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Sogno (effetto flou): In un paese orientale un’improvvisa pioggia tropicale
cade su Elisabetta, che pur essendo sotto la pioggia non si bagna.
Una donna anziana di fronte a lei (sua madre) indica una nave in
lontananza ferma in porto.
LA MADRE:
- Tuo padre non è potuto venire, ma mi ha pregato di dirti di non
preoccuparti, perché ti guarirà con l‟aiuto di un principe indiano.
4. Bis. Interno. Mattino. Stanza da letto. Scale. Cucina.
Elisabetta si sveglia di soprassalto e si siede sul letto pensierosa. Si ode
suonare il campanello. Si alza, va verso l’armadio, indossa il
kimono, scende lentamente le scale e sbadigliando apre la porta
a Marzia (statura media, magra, occhi castani, viso rotondo,
capelli ricci e scuri).
MARZIA:
- Ti ho svegliata?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Non ti preoccupare!
Si avviano verso la cucina.
ELISABETTA:
MARZIA:
- Andiamo a fare colazione in giardino?
- Ho già fatto colazione, prendo solo un caffè!
ELISABETTA:
- OK! Come vuoi.
6. Mattino. Esterno. Giardino.
Elisabetta posa un cabaret con caffè e biscotti su un tavolino che si
trova sotto un gazebo d’edera. Le due donne si siedono su due
sedie di vimini. Sorseggiano il caffè.
ELISABETTA:
- Da quando è morto, nel 1989, mio padre mi aiuta indicandomi
il futuro attraverso i sogni; quindi accetto nel modo migliore anche
le situazioni più sfavorevoli, perché mi servono per evolvere
spiritualmente.
MARZIA:
- Allora t‟imbarcherai poi?
ELISABETTA:
- (pensierosa) Dopo aver analizzato i due sogni che ho fatto nel
giro di una settimana, ho capito che presto mi imbarcherò a bordo
di una nave che partirà per l‟Oriente, dove avrò dei grossi
problemi di salute. Però papà mi ha fatto sapere di non
preoccuparmi, perché mi guarirà con l‟aiuto un principe indiano.
Marzia dubbiosa rimane in silenzio per un attimo, beve l’ultimo sorso di
caffè. Poi preoccupata fissa Elisabetta.
9
MARZIA:
- Sei sicura che questi sogni siano premonitori? Dopo i seri problemi
che hai avuto alla vista, ho paura che ti sarà impedito l‟imbarco
dai medici della cassa marittima, alla visita.
Ad Elisabetta le si rabbuia il volto di colpo.
ELISABETTA: - Per favore Marzia, non me lo ricordare anche tu! Comunque i
messaggi dei due sogni mi assicurano l‟imbarco, quindi andrà tutto
bene, vedrai?
Marzia fissa Elisabetta dubbiosa.
7. Venti giorni dopo. Ventotto maggio. Mattino. Esterno. Interno.
Casa di Elisabetta. Esterno giardino
Elisabetta sta lavorando in giardino. Squilla il telefono. Corre in casa a
rispondere. La sveglia sul mobiletto del telefono segna le 11.00
del 28 maggio 1991.
ELISABETTA:
- Pronto!
7. Bis. Ufficio di delopera Venezia.
Delopera è un uomo sui quaranta, volto rotondo, occhi scuri, capelli neri,
altezza media.
DELOPERA:
- Elisabetta, sono Delopera, devi partire per il Pireo, il primo
giugno, ti imbarcherai come supervisore, perché vogliamo che
insegni a una tedesca, una certa Lilian, il mestiere di shop
manager. Poi ci dirai quando Lilian sarà in grado di restare sola;
comunque ne parleremo a Venezia. Intanto domani, 29 maggio,
devi essere a Genova per la visita preventiva d‟imbarco.
ELISABETTA:- Va bene, Grazie!
DELOPERA:-
Ti devo lasciare, ho un sacco di cose da fare. Ci vediamo in
ufficio il primo giugno.
ELISABETTA:-
D‟accordo! Buon giorno!
Elisabetta eccitata mette giù la cornetta, torna in giardino e si siede
sotto il gazebo ricoperto da una pianta rampicante. Si alza di
scatto, nervosa, prende gli arnesi da giardinaggio vicino
all’aiuola dove stava lavorando e va alla fontana in stile
neoclassico per lavarli. Dopo aver innaffiato le piante nei grandi
vasi a forma di calice in pietra, si appoggia al pozzo
settecentesco, in pietra e ferro battuto, lancia uno sguardo al
dipinto murale semi nascosto dalle piante. Attraversa il giardino
e fissa l’altro dipinto murale, che dà sull’esterno. Mentre il suo
sguardo rimbalza sulle due piccole statue attorno al gazebo, se
ne va con passi svelti in casa, ad organizzare la sua partenza.
Inquadratura sulla porta che si chiude.
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8. Esterno. Venezia. Il primo giugno. Mattino. Panoramica piazza S. Marco e
Chiesa della Salute.
9. Pomeriggio. Interno Hall aeroporto Venezia, annunci all‟altoparlante,
folla. Interno – Controllo doganale - esterno aereo. Inquadratura
dell‟aereo tra le nuvole.
Madre di Elisabetta: media altezza, corporatura normale, capelli
castani, occhi scuri, viso rotondo, sessantaduenne, italiana.
Sorella: media altezza, corporatura rotonda capelli castani, occhi neri,
viso rotondo, quarantatreenne, italiana. Le tre donne
attraversano la hall e si fermano al controllo doganale.
ELISABETTA:-
Delopera mi ha detto che la mia collega Lilian mi aspetta a
Roma al counter della sala d‟imbarco, ma non la conosco, poi con
i problemi che ho alla vista…
ROSSANA:ROSINA:-
Chiedi ad un hostess di chiamartela al microfono.
Mi raccomando Elisabetta, riguardati e proteggi la tua vista.
ELISABETTA:ROSSANA:-
ROSINA:-
Non ti preoccupare mamma.
Sono preoccupata, te ne vai in giro per il mondo con soli sette
decimi di vista con le lenti a contatto. Ma mi vuoi spiegare come
hai fatto a Genova a superare la visita d‟imbarco??
Sono state ascoltate le mie preghiere, non vorrai che alla sua età
perda il lavoro?
Elisabetta:- Pensate, non ho neanche dovuto mentire, il dottore mi ha
fissato negli occhi e vedendo che non portavo occhiali da vista ha
semplicemente sussurrato che la vista era apposto.
ROSSANA:-
Credo proprio, a questo punto, che papà ti stia proteggendo.
L’altoparlante annuncia il volo per Roma Elisabetta abbraccia la madre e
la sorella, poi dopo il controllo doganale entra nella sala
d’attesa. L’hostess di terra accompagna il gruppo dei passeggeri
all’aereo.
Elisabetta
si gira e saluta da lontano la madre e la sorella. Sale la scaletta e
all’interno lo steward le indica il posto e mette la sua borsa nel
portabagagli sopra di lei.
- (al microfono di bordo) Informiamo i signori passeggeri che a
causa del traffico aereo ci sarà un‟ora di ritardo sulla partenza.
COMANDANTE
11
Urla e grida di disappunto da parte dei passeggeri.
10. Esterno. Pomeriggio, giornata di sole. Esterno. Inquadratura
dell‟aeroporto. Inquadratura della laguna. Interno aereo.
Dal finestrino Elisabetta sembra guardare pensierosa gli aerei
decollare.
10. Bis . Flash back. In cucina, casa di Elisabetta.
Elisabetta ha un flash back: la madre Rosina e lei hanno una discussione
con Primo, il padre.
Insomma papà, perchè sei così scettico e non credi che la
mamma ed io abbiamo sogni premonitori?
ELISABETTA:-
PRIMO:- (arrabbiato) Voi siete due pazze, io non ci credo, sono solo
sciocchezze. Non voglio mai più tornare su questo maledetto
argomento!
Primo, arrabbiato se ne va sbattendo la porta, le due donne si fissano
serie.
ROSINA;- (addolorata) Elisabetta è inutile che insisti, tuo padre è come suo
fratello Mino e in realtà in famiglia sono tutti scettici!
Le due donne si abbracciano deluse, poi Elisabetta viene distratta dall‟annuncio.
HOSTESS
- (al microfono) Invitiamo i passeggeri ad allacciare le cinture,
l‟aereo sta per decollare.
11. Inquadratura esterno: le ruote del carrello cominciano a
muoversi e poi a girare velocemente. Campo lungo.
L‟aereo si alza sicuro verso il cielo azzurro.
Esterno inquadratura: l’aereo si trova fra nuvole bianche e la luce
solare si diffonde creando paesaggi variopinti e continuamente
mutevoli. Stacco. Interno aereo. Elisabetta rilassata osserva il
cielo dall’oblò. Stacco. Inquadratura dell’atterraggio dell’aereo
all’aeroporto di Roma.
12 Aeroporto di Fiumicino. Interno Hall.
Elisabetta si guarda attorno cercando qualcuno. Poi si avvicina al
counter e sussurra qualcosa all’hostess. Inquadratura a distanza,
voci non comprensibili. Ha una discussione animata con l’hostess,
la quale dice no più volte con la testa. Si distacca dall’hostess
con un gesto di stizza. Primo piano sul volto dell’hostess: occhi
neri profondi, sguardo inquieto, capelli biondi a caschetto, sui
quaranta, fissa Elisabetta mentre s’allontana. Annuncio del volo
12
per Atene, Elisabetta sale la scala d’imbarco. Interno aereo: è
seduta vicino al finestrino.
13. Interno aereo. Esterno. Tramonto. Interno.
Due signori anziani si siedono sorridendo accanto ad Elisabetta, che
angosciata sembra osservare il tramonto, attraverso l’oblò e le
sagome scure degli aerei che si muovono verso il decollo.
Annuncio dell’hostess. Partenza, cinture di sicurezza. Esterno. Pista
aeroporto al tramonto cielo rosso vivido.
Elisabetta, esplode in un pianto dirotto e per non farsi notare si nasconde
dietro la tendina dell’oblò e fissa fuori il vuoto. Si asciuga le
lacrime con le mani, respira piano, per non farsi notare.
HOSTESS
- (annuncia) Attenzione prego, la signora Elisabetta Errani Emaldi è
pregata di presentarsi ad un‟assistente di volo.
Elisabetta si alza in piedi cercando di nascondere l’imbarazzo, parla
con una hostess che l’accompagna da una signora, con occhi
azzurri, capelli biondi e corti, sui cinquanta, che le stringe una
mano.
LA DONNA
- (in lingua spagnola) Hola Elisabetta, son Lilian.
ELISABETTA:
- Oramai non ci speravo più, a Roma l‟hostess non ha voluto
chiamarti al microfono.
LILIAN:
- (seria)- E dire che la gentilezza non costa niente e si dovrebbe
donare con gioia.
ELISABETTA:
- Già, ma a quanto pare, molti devono ancora impararlo.
Complimenti, vedo che parli anche l‟italiano.
LILIAN:
- (con accento tedesco) Un poco, ma anche tu però non hai problemi,
in ufficio mi hanno assicurato che parli quattro lingue.
ELISABETTA:
LILIAN:
- (pensierosa) Ma noi non ci siamo già visti da qualche parte?
- (sorridendo) Non credo.
ELISABETTA:
- (riflettendo) Ma si, adesso ricordo! Ti ho incontrato per la
prima volta in sogno.
LILIAN:
- Ma dai, non vorrai che io ci creda!
ELISABETTA:
- (sicura di sé) Fai come vuoi, ad ogni modo, non è la prima volta
che mi succede.
Le due donne si fissano serie.
13
ELISABETTA:
- (dopo una pausa) Sai Lilian, prima, mentre stavo pensando
all‟imbarco sull‟Orient Sun, mi sono sentita male, poi sono
scoppiata in un pianto dirotto.
LILIAN:
- (curiosa) Non avrai presentimenti negativi?
ELISABETTA:
- (prevede) E‟ la prima volta che mi succede una cosa del
genere, quindi ho paura che dovremo lottare contro i mulini a
vento.
LILIAN :-
(preoccupata) Santo cielo, che cosa vuoi dire?
In quel mentre si avvicina un’hostess.
- La prego signora, ritorni al suo posto e allacci la cintura per
l‟atterraggio.
HOSTESS
Elisabetta, sorridendo, saluta Lilian con un cenno di mano, e ritorna al
suo posto.
14. Bordo aereo, prima dell‟atterraggio ad Atene.
Uno dei due signori vicino ad Elisabetta si mette a conversare.
L‟UOMO -
Lei signora dove sta andando?
ELISABETA
L‟UOMO -
- Ad Atene, devo imbarcarmi al Pireo
Davvero, e per dove?
ELISABETTA:
L‟UOMO -
- Per l‟Oriente.
Anch‟io vado ad Atene, lavoro per la Compagnia Aerea.
ELISABETTA:
- Sono poco gentili le vostre hostess. Dovevo rintracciare una
collega che non conoscevo, via microfono, e non me l‟hanno
consentito.
L‟UOMO
- Sono stato io a raccomandare di non procedere a comunicazioni
non indispensabili, per non disturbare i passeggeri, ma nel suo
caso…
Chiude mentre l’aereo tocca terra col carrello, facendo sobbalzare i
passeggeri.
Esterno, inquadratura dell’atterraggio, Sera. Atene. Oscurità.
15. Notte. Interno, hall aeroporto di Atene. Annunci altoparlante,
traffico passeggeri modesto.
Elisabetta aspetta Lilian in prossimità dell’uscita bagagli. Poi vede in
lontananza un uomo sui cinquanta, sicuro di sé, statura media,
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robusto, viso rotondo occhi vispi, con capelli brizzolati, che la
chiama da dietro il passaggio doganale, tra le sbarre.
ALFIO:
- Elisabetta, vi aspetto fuori al taxi.
In quel mentre arriva Lilian e insieme salutano l’uomo. I bagagli
avanzano sul nastro, Elisabetta li raccoglie velocemente. Lilian le
si avvicina con i bagagli.
LILIAN:
- Hai un dollaro? Mi serve per il carrello.
ELISABETTA:
- Si ce l‟ho, ma è un portafortuna, è appartenuto a mio padre.
Mia madre me lo regalò dopo la sua morte, io l‟ho sempre tenuto
come un amuleto.
Si avvicina una signora americana sulla cinquantina, media altezza,
occhi chiari, capelli biondi che cadono sulle spalle, in giacca e
pantaloni, in tessuto scozzese, con un dollaro in mano.
ELISABETTA:
- Do you speak Italian? ( parla italiano?)
L‟AMERICANA:
- I am sorry, I do not speak Italian, but I feel inside me that you
need one dollar, so I like to give it to you.
(Non parlo lo spagnolo, ma ho il presentimento che avete bisogno di un
dollaro, e voglio regalarvelo).
Elisabetta e Lilian stupite la ringraziano. Lilian va a prendere il
carrello.
LILIAN:
- (gridando da lontano) Ieri ho aiutato qualcuno, oggi qualcuno aiuta
me.
ELISABETTA: - (sorridendo) Anch‟io credo alla legge di causa - effetto.
16. Esterno. Notte. Taxi. Aeroporto. Atene. Interno. Garage. Bordo
nave.
Elisabetta e Lilian raggiungono il taxi dove le aspetta Alfio. Lilian corre
incontro all’uomo e lo abbraccia. Poi Alfio stringe la mano ad
Elisabetta. L’autista fa salire i tre e il taxi parte. Interno taxi.
LILIAN:
- Alfio, dov‟è la nave?
ALFIO:
- È ferma ai lavori, in una piccola darsena vicino al Pireo, da qui ci
vorrà circa un‟ora.
Esterno. Centro di Atene. Inquadratura esterna del taxi con i tre che
passano. Notte. Luci della città. Traffico caotico. Interno taxi: la
radio diffonde musica greca, che copre appena come un
sottofondo il frastuono del traffico. Il taxi esce dalla città e sale
tra le colline del Pireo. Dal taxi si vede la costa con distesa di
15
piccole case bianche e luci sul mare. Dalla radio si diffonde la
melodia del Syrtaki. Inquadratura esterna del taxi con sottofondo
musicale. Elisabetta è soprappensiero.
ALFIO:
- L‟Orient Sun in questo momento è in condizioni tragiche, ma
durante i sedici giorni di navigazione dal Pireo a Singapore,
l‟equipaggio avrà il tempo per sistemare tutto. La nave partirà
senza passeggeri e noi avremo tutto il tempo necessario per
risolvere i nostri problemi, compreso quello d‟insegnare a Lilian ad
usare il computer.
Lilian guarda fuori dal finestrino.
LILIAN:
- Ehi! Ma dove stiamo andando, all‟inferno?
Il taxi imbocca l’entrata del cantiere e prosegue per alcuni chilometri
illuminando grandi navi da carico e strani macchinari.
ELISABETTA:
- Tutte queste carcasse sembrano mostri che corrono a
nascondersi nel buio.
Chiude, mentre il taxi si ferma davanti ad un’enorme nave e Alfio
scarica i bagagli.
17. Esterno interno nave
Salendo sulla nave, all’interno dell’enorme garage, i tre consegnano i
passaporti ad un marinaio filippino Risalito, sui trent’anni.
Stacco Interno nave. Panoramica del grande caos, con cavi
enormi di metallo e corda, macchinari scuri, ovunque chiazze
d’olio e odore di petrolio: la nave ha l’aspetto di un relitto.
ELISABETTA:
ALFIO:
- Alfio, ma questa nave era un traghetto?
- Certo è stata trasformata in nave da crociera.
Lilian si tappa il naso con le dita.
LILIAN:
- Questa sarebbe una nave da crociera?
ELISABETTA:
- (delusa) A me sembra un rottame!
Alfio prende le valigie di Elisabetta.
ALFIO:
- Lilian, Aspettami qui, accompagno Elisabetta in cabina e torno.
Lilian preoccupata si avvicina al marinaio di guardia Risalito..
18. Interno nave. Cabina di Elisabetta.
16
Elisabetta segue Alfio, attraversano mezza nave, lungo corridoi bui e
stretti. Infine Alfio lascia cadere le due valigie pesanti vicino alla
cabina 112. Intanto Elisabetta respira a fatica.
ELISABETTA:
- Faccio fatica a respirare, sono stanca.
Alfio le consegna la chiave.
ALFIO:
- (serio) Infatti l‟aria condizionata funziona male. Verrò a prenderti
domani mattina verso le nove per fare colazione. Buona notte!
Alfio s’allontana lungo il corridoio.
ELISABETTA:
- (preoccupata) Speriamo bene!
19. Interno nave. Notte. In cabina.
Elisabetta inserisce la chiave nella serratura, spalanca la porta, si
sofferma a guardare, (stacco, panoramica della cabina), poi
trascina le valigie all’interno di quel piccolo quadrato, e si
chiude a chiave. Si guarda intorno delusa, fissa l’armadietto sulla
sinistra, il lettino davanti a lei ricoperto da un copriletto blu e
una stampa alle pareti; l’aria è rarefatta, pesante, la cabina è
sudicia Con uno scatto nervoso tira su la coperta, le lenzuola
sono candide. Entra nel minuscolo bagno, solleva il coperchio del
water e con una smorfia lo richiude sbattendolo con rabbia.
Avvilita spinge con forza e rabbia sulla leva e fa scendere l’acqua
più volte. Indossa una camicia da notte di cotone, di colore
salmone. Si stende sul lettino, ha sonno ma non riesce a dormire,
il caldo, la mancanza d’aria e la sete le fanno vivere una notte
agitata e terribile, piena d’incubi.
20.
Interno nave.
Ascensore.
Cabina
di
Elisabetta.
Mattino.
Corridoi.
Elisabetta sente bussare alla porta. Con la testa che le gira, barcollando,
apre la porta e si trova di fronte ad Alfio.
ALFIO:
- (vedendo il pallido e stravolto volto della donna) Non ti sei
riposata?
ELISABETTA:
- Non ho potuto dormire, ho trascorso una notte d‟inferno e
t‟assicuro che non potrò sopportarne un‟altra così terribile!
Elisabetta segue Alfio traballando lungo quel labirinto di corridoi.
ALFIO:
- Ti prometto che ne parlerò al general manager.
I due salgono sull’ascensore e raggiungono la saletta ufficiali all’ottavo
piano.
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21. Mattino. Interno saletta ufficiali.
La saletta ha tavoli quadrati con tovaglie bianche. Su ogni tavolo un
vasetto con fiori di tessuto colorati. Sopra il tavolo comando,
fisso alla paratia un grosso quadro. Buffet con caraffe di latte,
caffè e acqua, burro, marmellata e pane dolce. Una porta
centrale dà sulla riposteria, che si affaccia dall’altro lato alla
saletta dell’equipaggio (marinai, stewards, cuochi ecc..). Davanti
ai tavoli grandi finestroni rettangolari, da dove si vedono le navi
da carico attraccate vicino alla m/n Orient Sun. Stacco. Primo
piano di Lilian mentre sta facendo colazione.
La porta taglia fuoco si apre, entrano Alfio ed Elisabetta e quest’ultima
con voce depressa augura il buon giorno a Lilian, poi di scatto
prende un bicchiere e comincia a bere.
ALFIO:
- (sghignazzando) Ah! Ho capito, ti sei persa nel deserto questa notte!
ELISABETTA:
- (insofferente tra un sorso e l’altro) Quella cabina è un forno,
non c‟è aria, puzza di nafta, il letto è sicuramente piazzato sopra
la sala macchine, perché mi sembrava d‟essere sui carboni
ardenti, un letto di fuoco!
Alfio e Lilian scoppiano a ridere. Elisabetta si versa nel bicchiere le ultime
gocce d’acqua, poi si rivolge ad Alfio.
ELISABETTA:
- Alfio, se non altro abbiamo fortuna ad averti su questa nave,
immagino che con la tua allegria riusciremo a stare su di morale.
LILIAN:
- (sorridendo) Hai ragione, credo che avremo bisogno di un giullare
per lottare contro i mulini a vento!
Elisabetta e Lilian scoppia in una risata. Alfio le guarda serio. Dopo
una pausa Lilian, nervosa, posa la tazza sul tavolo.
LILIAN:
- La mia cabina è lurida e non solo, la toilette non funziona.
Intanto Alfio le versa dell’altro caffè e preoccupato le accarezza i
capelli.
ALFIO:
- Tesoro, fidati di me, oggi parlo al general manager e, se non ci
cambierà le cabine, sbarcheremo!
In quel mentre si sentono dei passi nel corridoio. Stacco sulla porta della
saletta che si apre, primo piano dell’uomo, alto, biondo, dai
lineamenti nordici e occhi chiari; la sua abbronzatura uniforme,
sotto quelle luci artificiali, fa luccicare la sua pelle. Alfio scatta
in piedi.
ALFIO: - Buon giorno, comandante!
COMANDANTE:
- Benvenute a bordo!
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Le due donne rispondono in coro, mentre lui si avvicina e stringe loro la
mano. Il comandante gira loro le spalle, si prepara un caffè e lo
porta con sé, mentre esce dalla saletta in silenzio.
ALFIO:
- (pensieroso) Pensate, è imbarcato con la moglie, incinta di sette
mesi.
Lilian:
- Non so se questo sia coraggio o incoscienza, affrontare un viaggio in
tali condizioni è troppo rischioso. Infatti ho sentito dire dai
marinai filippini che partiremo senza medico, e che ci sono dei
guai nella stazione radio, solo a Singapore si troverà il pezzo che
serve per ripararla.
I tre si alzano in piedi.
ALFIO:
- Già! Domani alle ore quindici partiremo.
Dissolvenza.
22. Mattino. Corridoio. Ascensore. Hall. Negozio. Ascensore.
Garage.
Le due donne attendono Alfio che poco dopo arriva con un pacco di fogli
in mano, percorrono il lungo corridoio e
salgono sull’ascensore
scendendo al quarto piano, attraversano la hall e si trovano
davanti ad un grande negozio rettangolare pieno di colli di
merce, con grandi vetrine vuote e sporche. Di fronte al negozio
un’altra fila di vetrine piene di polvere. Ai lati opposti ci sono
due entrate, chiuse col sigillo doganale greco. Alfio allunga i fogli
ad Elisabetta.
ALFIO:
- Ti consegno le bolle del carico. Potrete iniziare il lavoro solo
domani, dopo la partenza, quando potrete rompere i sigilli
doganali.
ELISABETTA:
- (prende i fogli domandando) Dove sono i due computer e le
chiavi delle vetrine, che Delopera mi ha detto d‟averti
consegnato?
ALFIO:
- (sorpreso) Mi hanno affidato solo un computer, che comunque deve
servire per il catering.
Elisabetta fissa Alfio preoccupata.
ELISABETTA:
- Ah, Dio mio, sono in un mare di guai! Dove posso trovare un
telefono?
ALFIO:
- Scendi in garage e chiedi al marinaio di guardia se ti chiama un taxi
e vai nel nostro ufficio al Pireo, Spiros ti farà telefonare a
Venezia.
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Elisabetta senza salutare prende l’ascensore, scende in garage e
raggiunge il marinaio.
23. Giorno. Entrata nave. Interno garage.
All’interno del garage il marinaio filippino Rosalito (indossa indumenti
sportivi. fissa Elisabetta, mentre gli va incontro.
ELISABETTA:
- Mi scusi, mi può chiamare un taxi per favore?
MARINAIO ROSALITO:
- I tassisti sono in sciopero, ieri un delinquente ne ha
ammazzato uno qui al porto. Era un ladro e l‟ha ammazzato per
pochi soldi.
Elisabetta lo guarda sconcertata.
MARINAIO ROSALITO:
- È una situazione insostenibile, siamo segregati qui nel
porto. Per uscire dobbiamo camminare per chilometri per
raggiungere il primo villaggio, col rischio di venire accoltellati alle
spalle e derubati.
ELISABETTA:
- Ho capito, con un po‟ di fortuna potrò telefonare a mia madre
solo da Colombo, a undici giorni di navigazione da qui.
ELISABETTA:
- (riflettendo dopo una pausa) Devo chiamare la mia compagnia
qui al Pireo, posso usare il vostro telefono?
MARINAIO:
- Accomodati!
Elisabetta si avvicina al telefono e digita il numero; poco dopo risponde
Spiros, il responsabile dell’ufficio al Pireo
SPIROS:
- Ciao Elisabetta, che cosa c‟è?
ELISABETTA:
- Ti prego di telefonare a Venezia a Delopera e chiedigli dove
sono i computers e le chiavi del negozio.
SPIROS: - (preoccupato) Ok! Vedrai che domani prima della vostra partenza ti
farò sapere.
24. Mattino. Interno nave. Ufficio del general manager.
Grande cabina, con lunga scrivania, due poltrone in pelle ai lati, stampe
alle pareti. Il general manager è un uomo robusto, media altezza,
biondo, con occhi chiari e baffi, svedese, sulla cinquantina. Alfio
Lilian ed Elisabetta entrano nella cabina, la porta è aperta.
ALFIO:
- Buongiorno, sono il maestro di casa con la supervisor Elisabetta e la
shop manager Lilian, abbiamo dei problemi alle cabine, potrebbe
aiutarci?
GENERAL MANAGER:
- Le cabine? Ma sono quelle che vi sono state assegnate!
20
ALFIO:
- Senta amico, non faccia finta di non capire.
GENERAL MANAGER: - (seccato) Avete intenzioni
ALFIO: - (deciso) Anzi, lei avrà un problema in
GENERAL MANAGER:
ALFIO:
di crearmi dei problemi?
meno.
- Come sarebbe?
- Si perché a noi servono due cabine non tre.
GENERAL MANAGER:
ALFIO:
- Ah! Davvero? C‟è qualcosa che non so allora.
- Si, perché io e la shop manager Lilian dormiamo assieme, quindi
vogliamo un alloggio decente.
GENERAL MANAGER:
- D‟accordo, vi faccio accompagnare dal capo alloggi.
GENERAL MANAGER:
- (chiama il capo alloggi) Henry ! Henry!
Compare un uomo obeso.
GENERAL MANAGER: - Dai a questi tre un paio di cabine al piano ufficiali.
CAPO ALLOGGI HENRY:
- D‟accordo, venite con me.
25. Interno. Ascensore. Cabine.
È un uomo obeso, non molto alto, capelli neri ricci e grassi, non rasato,
allegro, sui trentacinque anni.
I quattro entrano in ascensore e salgono al nono piano, dove percorrono
un lungo corridoio. Poi Henry apre la porta di una cabina per
Alfio e Lilian che entrano. Henry continua a camminare, apre
la porta della cabina di Elisabetta: ha una grande finestra
rettangolare con tendine verdi, poltrone e copriletto dello stesso
colore e tessuto, tavolino ed armadio.
ELISABETTA:
HENRY:
- Oh! Certo, le fanno quei selvaggi dei filippini. Quelli vivono ancora
nelle capanne e non sanno cosa vuol dire fare le pulizie.
ELISABETTA:
HENRY:
- Henry, ma le pulizie non le fa nessuno su questa nave?
- Ah, sei un razzista! Di che nazionalità sei?
- (serio) Sono bulgaro se proprio lo vuoi sapere, ma vivo in Austria.
Comunque non mi dirai che te la fai con loro!?
ELISABETTA:
- I filippini sono dolcissimi, io li conosco bene perché ho lavorato
spesso con loro, sono molto bravi e hanno un gran cuore.
HENRY:
- (con tono beffardo) Non posso credere alle mie orecchie.
21
ELISABETTA:
- Ricordati, Henry, che il razzista è un uomo solo, separato
dall‟amore per l‟umanità, in balia di onde in tempesta che lo
trascineranno nella sofferenza infernale della sua ignoranza.
Henry nervoso fissa Elisabetta arrabbiato, poi le gira le spalle e si
allontana lungo il corridoio buio e stretto.
26. Giorno. Interno. Cabina di Elisabetta.
Lilian ed Elisabetta puliscono le cabine. Elisabetta si ferma un attimo.
ELISABETTA:
LILIAN:
- Stai con Alfio da molto?
- Ci siamo conosciuti otto mesi fa in Spagna, a bordo di una nave
spagnola dove io lavoravo come hotel manager.
ELISABETTA:
- (sorridendo confessa) L‟ho conosciuto molti anni fa, e
t‟assicuro che allora era un latin lover!
LILIAN:
- (sorpresa) Lui un latin lover?
ELISABETTA:
LILIAN:
- Immagino che adesso si sarà calmato, ma allora era tremendo!
- Ah! Guarda un po‟ cosa sono venuta a sapere oggi!
27. Ore sedici. Esterno. Piccolo villaggio fuori dal porto. Interno.
Bar. Dissolvenza in apertura.
Alfio, Lilian ed Elisabetta stanno raggiungendo il bar del paese situato
su un promontorio brullo. Vengono sorpassati da un fuori strada
che solleva una nuvola di polvere. Il bar è piccolo, in legno, con
ampie finestre, fatiscente. I tre entrano, pochi avventori
all’interno che fumano e bevono. Al bancone Alfio chiede tre
birre.
I tre sono seduti ad un piccolo tavolo quadrato e bevono la birra.
LILIAN:-
Allora Elisabetta, se ricordo bene, prima mi raccontavi che tuo padre
non credeva nei sogni premonitori, ma da quando è morto ti
appare in sogno e ti prepara agli eventi futuri.
Alfio
fissa le due donne scandalizzato senza proferir parola,
dall’espressione del suo volto si intravede il suo scetticismo
sull’argomento.
ELISABETTA:-
Certo, mio padre era scettico, ma anni prima di morire aiutò
un‟ amico in difficoltà. Quando questo mori, anni dopo, papà lo
sognò, che gli sorrideva, poi gli diede cinque numeri da giocare al
lotto, affermando che era venuto a saldare il suo debito
Alfio scolta curioso.
22
LILIAN:-
(eccitata) Non mi dirai che ha vinto al lotto?
ELISABETTA.-
Purtroppo era scettico, quindi non giocò, ma era curioso,
quindi controllò i numeri estratti è scoprì che, se avesse giocato,
sarebbe diventato ricco. Da quel giorno cambiò atteggiamento.
Alfio fissa Elisabetta dubbioso.
LILIAN:-
Una bella lezione, non ce che dire!
ELISABETTA.-
Niente succede per caso, ognuno ha ciò che si merita.
LILIAN:- Già, altrimenti come faremmo ad imparare le nostre lezioni.
Mentre Lilian ed Alfio si fissano seri, Elisabetta da dentro il bar fissa
pensierosa, attraverso la larga porta aperta, alcune colline
completamente brulle e il bacino d’attracco in lontananza. Poi I
tre escono dal bar e s’incamminano a piedi verso la nave al
tramonto. Arrivano a bordo al calare del sole, cielo e mare si
uniscono in una esplosione di colori violenti dal rosso fuoco al blu
cobalto al violetto.
28. Giorno. Interno. A bordo della nave. Interno cabina Elisabetta
Verso mezzogiorno si ode una comunicazione dall’altoparlante.
GENERAL MANAGER:
- Il supervisore Errani Emaldi Elisabetta è pregata di
recarsi all‟entrata della nave.
Elisabetta è in cabina, sta disfacendo le valigie, esce di corsa, va
all’ascensore e scende in garage. Da lontano vede Spiros che le va
incontro. Spiros ha un corpo longilineo, viso lungo, naso aquilino,
grandi occhiali da vista, non attraente, tratto gentile,
quarantenne, greco d’origine italiane.
SPIROS:
- Elisabetta, Delopera mi ha detto che ti spedirà i computers a
Colombo. In quanto alle chiavi metti nuove serrature.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Ti ringrazio di cuore!
Spiros le stringe la mano.
SPIROS:
- È stato un piacere, buon viaggio, poi ci vedremo a Singapore!
29. Pomeriggio. Il tre giugno 1991. Ore quindici. Esterno. Porto.
Partenza della nave.
Il sole investe di riflessi l’acqua scura e dell’Orient Sun, che indietreggia
rispetto alle navi in cantiere, mentre viene tirata da due
rimorchiatori. Lilian, Alfio ed Elisabetta osservano la manovra in
silenzio. I due rimorchiatori lasciano cadere le due cime della
23
nave e si allontanano. I palazzi del Pireo diventano sempre più
piccoli. Caroselli di gabbiani che volteggiano sulla scia
spumeggiante dell’acqua lasciata dalla nave. Lilian ed Alfio
guardano il mare e si abbracciano.
30. Pomeriggio. Interno nave. Ascensore. Hall, Interno duty free
shop.
L‟orologio di bordo segna le 16.00 del 3 giugno 1991. Elisabetta e Lilian
escono dall’ascensore, attraversano la hall, passando vicino
all’ufficio informazioni e davanti al negozio, rompono il sigillo
doganale nelle due porte, poi entrano. All’interno del negozio
Lilian guarda preoccupata le enormi file di colli sistemate su tre
piani.
LILIAN:
- (grida) Oh! Mio Dio! Ma come faremo a controllare e sistemare tutta
questa merce?
ELISABETTA:
LILIAN:
- Non scherzare!
ELISABETTA:
LILIAN:
- Ho visto di peggio!
- Credimi, non ho voglia di scherzare!
- Accidenti, saranno seicento colli!
Elisabetta va al banco e sfoglia le bolle del carico.
ELISABETTA:
- Ci sei andata vicino, infatti sono cinquecento!
In quel mentre entra Alfio.
ALFIO:
- Signore, sono venuto a darvi una mano, perché al momento non ho
molto lavoro da fare, senza i passeggeri.
LE DUE DONNE:
- (felici urlano in coro) Magnifico!
Lilian gli corre incontro e lo abbraccia felice.
LILIAN:
- Tesoro, per fortuna che ci sei tu a darci una mano!
I tre si mettono ad aprire dei colli. Dissolvenza incrociata a simulare il
tempo che passa.
31. Tre giorni dopo. Il sei luglio 1991. Pomeriggio. Esterno canale di Suez.
Esterno bordo nave. Ripresa aerea.
Si vedono distese di deserto e la nave ferma in rada, davanti all’entrata
del canale di Suez, da attraversare per raggiungere il mar Rosso.
È una grossa nave, tutta bianca, con la chiglia verniciata in blu
fino a mezzo metro sopra l’acqua, con la prua lunga, s’innalza
24
per quattro piani, il ponte di comando termina la parte superiore
della nave. Ha due grandi fumaioli blu, uno di fronte all’altro,
con sopra l’insegna della compagnia che la gestisce. Dietro, i
piani della nave vanno in calando fino a poppa. Sopra la chiglia si
vedono i primi due piani con file d’oblò, mentre tutti gli altri fino
al nono hanno finestre rettangolari. Può contenere ottocento
passeggeri e un equipaggio di duecento persone. Campo lungo del
bacino e del paesaggio egiziano, con m/n Orient Sun e altre navi
da carico e da crociera in attesa.
Una parte dell’equipaggio è salita in coperta ad osservare lo strano
paesaggio che s’allarga a vista d’occhio, di là del gran canale. Il
sole bollente del deserto fa brillare le sue luci su un mare di
sabbia, come fosse polvere dorata. Stacco. Inquadratura di
Elisabetta, Lilian ed Alfio, a prua sotto il ponte di comando,
mentre osservano quegli effetti straordinari di colori, che
esplodono contro il deserto.
32. Pomeriggio. Convoglio nel canale di Suez. Esterno. Paesaggio. Ripresa
aerea dei due rimorchiatori arabi che spingono la nave nel canale,
che s‟avvia e segue la lunga fila del convoglio.
Man mano che la m/n Orient Sun s’addentra, i villaggi e gli
accampamenti dei soldati arabi le passano davanti e spariscono
lontano.
Dal deserto si vede la fila di navi mentre attraversano il canale. Gruppi di
beduini salutano e fischiettano, per attrarre l’attenzione
dell’equipaggio, che ricambia i saluti, gridando e sventolando
fazzoletti bianchi. Il convoglio prosegue lento, mentre ai lati del
canale, i soldati armati fino ai denti s’aggirano ovunque tra le
dune del deserto, con i loro fucili che luccicano al sole. Stacco.
ELISABETTA:
- Io mi chiedo come possa quella povera gente, vivere sotto quel
sole infernale, che sembra bruciare anche la sabbia del deserto.
ALFIO:
LILIAN:
- Loro sono abituati a questo clima
- Noi moriremmo dopo pochi giorni, ma loro conoscono i segreti del
deserto e sopravvivono.
Elisabetta punta un dito all’orizzonte in quel mare di sabbia.
ELISABETTA:
- (gridando) Guardate una carovana di cammelli e di beduini,
forse stanno cercando un‟oasi per riposare.
Intanto il tramonto interviene a dare l’ultimo tocco magico a quel
paesaggio, che sembra incendiarsi e colorare il deserto,
trasformandolo in un mare di fuoco.
25
33. Giorno. Nave in navigazione nel mar Rosso. Interno nave.
Esterno nave. Ripresa aerea.
Giorni di navigazione nel mar Rosso. Ripresa aerea della nave, su un
mare liscio come l’olio, dove cielo e mare si confondono
all’orizzonte. Sulle passeggiate e sui ponti, i marinai filippini
lavorano: imbiancano le pareti della nave, passano la coppale
sulle porte di legno ecc.. All’interno gli stewards si occupano
della manutenzione alle cabine. Gli ufficiali fanno i controlli alle
strutture di sicurezza e si occupano della navigazione.
34. Interno saletta ufficiali. Mattino. A colazione. In corridoio
L’aria condizionata non funziona, Elisabetta Lilian ed Alfio tutti sudati
stanno facendo colazione in silenzio, guardano attraverso i
finestroni rettangolari il mare ed il cielo, che si confondono
all’orizzonte, illuminati da un sole raggiante. La porta taglia
fuoco si apre ed entra il direttore di macchina Peedu, alto,
magro, viso lungo, occhi chiari, sguardo dolce, capelli castani,
cinquantenne, armeno. Un coro di buon giorno echeggia nella
sala. Poi il direttore si siede ad un tavolo vicino ai tre, con una
tazza di caffè in mano.
ALFIO:
- Un po‟ salato il caffè questa mattina, vero?
DIRETTORE PEEDU:
- (serio) Già! Stiamo lavorando duro per cercare il guasto,
pensiamo si tratti di un tubo rotto, che mescola l‟acqua potabile a
quella salata.
Elisabetta si asciuga la fronte con una salvietta.
- Al momento voi, ufficiali di macchina, avete un sacco di
problemi da risolvere, dal momento che anche l‟aria condizionata
è fuori uso.
ELISABETTA:
PEEDU:
- Infatti, noi stiamo facendo quello che possiamo, ma purtroppo,
mancano dei pezzi che si potranno avere solo a Singapore.
LILIAN:
- (preoccupata) Siamo messi bene, con tutto il lavoro che abbiamo da
fare!
LILIAN:
- (alzandosi in piedi) Fortunatamente, nonostante tutti i problemi, il
negozio va avanti bene, grazie anche ad Alfio che ci sta aiutando.
PEEDU:
- (posando la tazza) Non è poco!
I tre salutano Peedu ed escono dalla saletta.
35. Interno corridoio. Ascensore.
ELISABETTA:
- Ora che abbiamo trovato i due computers nei colli, sono più
tranquilla!
26
LILIAN:
- Anch‟io, solo che manca un monitor, perciò uno è fuori uso.
Raggiungono l’ascensore, Alfio spinge sul bottone.
ELISABETTA:
- Ad ogni modo credimi, abbiamo risolto un sacco di problemi,
perché vedrai che a Colombo non arriveranno i computers che
Delopera ci ha promesso di spedirci.
36. Dopo cena. Esterno. Notte. Ponte numero otto. Sotto le stelle.
Fuori all’aperto ci sono alcuni tavolini bianchi e delle sedie dove sono
seduti il general manager, il direttore di macchina Peedu e il suo
assistente Kristian, un bel giovane svedese, media altezza,
magro, sui trentacinque anni, viso rotondo, occhi grigi, capelli
biondi. Poco distante c’è anche Frank, il capo commissario
inglese: media altezza, magro, sui trent’anni, capelli castani,
viso rotondo, occhi scuri con occhiali da vista piccoli, montatura
dorata.
Elisabetta apre la porta che dà sul ponte numero otto e vi trova i suoi
amici ufficiali, intenti a bere birra e a divertirsi.
KRISTIAN:- Elisabetta, vieni a bere una birra con noi!
Kristian le allunga una birra. Il general manager ed Elisabetta sono
appoggiati alla ringhiera del ponte, mentre l’uomo, scherzando,
punta l’indice contro dei gabbiani.
ELISABETTA:
- Grazie Kristian!
GENERAL MANAGER:
- Guarda, Elisabetta, quelli sono i famosi polli volanti, che
si vedono solo da queste parti.
Mentre Elisabetta ride allegramente, egli si gira verso Kristian e insiste.
GENERAL MANAGER:
- Kristian, diglielo tu!
Kristian scatta in piedi, puntandole gli occhi addosso.
KRISTIAN:
- Possibile che tu non sappia che qui i polli sanno volare, come gli
uccelli?
Gli uomini scoppiano in una risata.
ELISABETTA:
- (seria) Veramente io ho sempre saputo che ci sono degli
elefanti volanti, probabilmente la birra vi sia andata alla testa!
Altre risate, mentre Frank barcollando sotto l’effetto della birra si fa
avanti e cerca di corteggiare Elisabetta.
27
FRANK:
- Voi svedesi sapete solo bere, invece noi inglesi sappiamo fare cose
strabilianti.
Mentre Peedu assiste silenzioso, gli altri fischiano e urlano alla battuta
di Frank. Il generala manager ed Elisabetta intanto discutono
animatamente, poi la fissa interessato mordendosi i baffi
nervosamente ed inveisce contro l’equipaggio filippino.
GENERAL MANAGER:
- Mi creda, questi filippini sono dei buoni a nulla; se
dipendesse da me, li sterminerei tutti nei forni crematori, come
faceva Hitler!
ELISABETTA:
- (scioccata) Io sono dell‟idea che lei non sia così crudele come
vuole farmi credere.
GENERAL MANAGER:
- Questi animali, mi creda, sono inutili per il mondo, tanto
vale toglierli di mezzo!
ELISABETTA:
- (scandalizzata) Un giorno capirà che essere razzisti è soltanto
una questione d‟ignoranza. Conosco i filippini, perciò le assicuro
che hanno un grande cuore, e lavorano molto, se si sanno
prendere con le buone maniere.
Il general manager la fissa con rabbia.
GENERAL MANAGER:
- Non riuscirà a convincermi!
ELISABETTA:
- (brontola) Peggio per lei allora, perché il suo razzismo
provocato dalla ignoranza la trascinerà in un oceano di dolore.
Lui le da un’occhiata rabbiosa, allora Elisabetta lo lascia solo e si siede
col gruppo.
La notte prosegue tra una risata e l’altra, ammucchiando lattine di birra
sotto un cielo nero stellato. Elisabetta si gira e guarda a poppa il
cielo che viene solcato dalle scie di fumo grigio, che esce dalle
due ciminiere dietro alle sue spalle, ai piani superiori e con
sguardo triste s’incanta a fissare quelle lunghe scie che si
perdono nella notte. Stacco. Panoramica delle ciminiere e delle
sagome bianche dei gabbiani che garriscono intorno, volteggiano
contro il mare, e danno la sensazione di candidi colori
fosforescenti, che fioriscono nel buio della notte.
37.
In navigazione. Esterno nave. A poppa. Mattino all‟alba.
Dissolvenza in apertura.
I marinai Denis, Guan, Rosalito e Carroll stanno verniciando le ringhiere
all’alba a poppa. Il sole è pallido, mentre ricopre il mare e il
cielo d’argento porpora, con riflessi celesti e rosa. Si apre la
porta, esce Elisabetta, mentre esplode un coro di buon giorno, lei
va a sedersi su una cassapanca di fronte al mare. Ed ogni tanto
28
osserva i marinai che stanno lavorando duro già a quell’ora del
mattino. Guardandoli lavorare Elisabetta sente la loro fatica, sul
suo volto le si disegna una smorfia di sofferenza. I quattro
marinai indossano jeans e magliette blu, tutti spruzzati di
vernici, sono magri, altezze media, corpo longilineo, pelle
marrone, visi dolci e rotondi, occhi e capelli scuri.
ELISABETTA:
- Quante ore lavorate al giorno?
MARINAIO DENIS:
- (continua a lavorare senza girarsi) Dall‟alba al tramonto,
cioè finché c‟è luce! Stiamo facendo dello straordinario.
ELISABETTA:
- (scandalizzata) Ma quanto prendete al mese?
MARINAIO ROSALITO:
- (si ferma un attimo) Dipende, comunque si parte dai
trecentocinquanta fino ai cinquecento dollari, poi una parte di
quel denaro lo dobbiamo versare all‟agente che ci ha imbarcati.
ELISABETTA:
- Ma vi basta per mantenere le vostre famiglie?
MARINAIO CARROLL : - Dobbiamo farcelo bastare.
ELISABETTA: - Io sono stata nelle Filippine e so
che là la vita costa poco.
Comunque credo che, quando avrete pagato l‟agente, non vi
rimarrà molto.
MARINAIO GUAN:
- (serio) Ma che cosa possiamo farci? Ad ogni modo per noi è
già importante avere un lavoro e non morire di fame.
ELISABETTA (fissandoli con compassione)
: - Lo so!
Chiude su panoramica dell’alba.
38. Quindici giugno 1991. Esterno. Mattino, porto di Colombo, ore
sette. Ponte passeggiata, lato destro. Poppa. Prua.
Dopo undici giorni di mare, verso le ore sette del mattino, la Orient Sun
è ferma in rada, in mezzo a centinaia di navi da carico, di fronte
al porto di Colombo, per il rifornimento. Si vede il porto di
Colombo in lontananza. L’’Orient Sun è ferma in rada, circondata
dalle altre navi ferme attorno. L’equipaggio, ansioso di sbarcare
nel porto di Colombo, s’aggira nervoso per i ponti e le
passeggiate della nave. Purtroppo, mentre il sole sorge alto e le
ore trascorrono lente, il fatidico annuncio dell’arrivo della
scialuppa che deve portare a terra l’equipaggio non arriva.
Intanto Elisabetta e Lilian stanno sulla passeggiata destra ad ammirare
il panorama, quando arriva Alfio.
ALFIO:
- (nervoso) Purtroppo nessuno scenderà a terra, neanche il
comandante. Sembra sia troppo costoso per la compagnia.
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LILIAN:
- (con un espressione di disappunto) Ridicolo, possibile che dopo
undici giorni di navigazione, non possiamo neanche telefonare a
casa?
ELISABETTA:
- (girandosi di scatto) In tanti anni di navigazione, è la prima
volta che mi capita una cosa così assurda!
ALFIO:
- Già, anche l‟equipaggio sta protestando, ma ho paura che non se ne
farà niente.
Alfio fuori di sé guardando deluso verso il porto.
ELISABETTA:
- Sarebbe stato bello rivedere quei mercatini che mi hanno tanto
affascinato nel passato, dove vendono thè caucciù spezie e vari
tipi di pietre preziose.
LILIAN:
- (guardando il porto) Tu sei già stata a Colombo, io ci sono, ma non
posso scendere!
39. Ore 21.30. Esterno. Partenza della nave da Colombo. Interno.
Cabina.
La nave scivola veloce sotto il cielo scuro verso l’oceano. Elisabetta è
poppa e guarda il porto di Colombo e le sagome dei palazzi
mentre si allontanano piano. Vede i grattaceli, mentre vengono
avviluppati dall’oscurità, poi la luna inviare raggi argentati.
L’aria fresca le spettina i capelli, mentre viene colta da un
brivido improvviso ode le note di una chitarra, accompagnate da
un coro di belle voci. Si avvia verso la cabina, e dal ponte vede i
marinai ai bordi della piscina, vuota e in cattive condizioni.
Entra in cabina e va a letto. L’aria condizionata non funziona,
Elisabetta ha la sensazione di soffocare, un sudore improvviso le
impedisce di addormentarsi, si agita, dopo qualche minuto le
lenzuola sono già bagnate di sudore, ha un gesto di fastidio e si
rigira più volte nel letto.
40. 18 giugno1991. Sogno. Interno negozio. Esterno. Mattino.
Sogno (effetto flou): Elisabetta entra nel negozio e ha la sorpresa di
trovarne la metà occupata da alcuni cinesi che stanno vendendo
articoli orientali. Sbalordita esce dal negozio e scende a terra,
mentre intorno a lei crescono fiori bianchi. Poco lontano c’è un
carretto trainato da un cavallo e a bordo sono seduti Alfio e
Lilian che stanno partendo per un lungo viaggio. Alfio e Lilian si
rifiutano di farla salire e partono verso il mare al galoppo, fin
dove il cielo si perde all’orizzonte. Poi appare un carretto fermo,
senza cavallo, pieno di margherite bianche, che s’illuminano ad
intermittenza. Suo padre la chiama improvvisamente e, mentre
ella lo raggiunge in un prato verde, egli presenta un volto gonfio
e triste.
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IL PADRE:
- (preoccupato) Mi piacerebbe restare, ma non credo che domani ci
sarà il sole.
ELISABETTA:
- Chi ti dice che domani non ci sarà il sole?
40. Bis. Mattino. Interno cabina Elisabetta.
Elisabetta si sveglia, si alza dal letto e tira la tendina. La sveglia sul
comodino segna le 6 del mattino del 18 giugno 1991. Vede lo
splendido colore del sole che sta sorgendo dal mare, tingendo di
rosa pallido l’acqua. Si veste velocemente ed esce.
41. Esterno. Interno. Ponte passeggiata.
Elisabetta respira a lungo l’aria del mattino e medita sul messaggio del
sogno e osserva i meravigliosi colori dell’alba sul mare e nel
cielo. Arriva Richard, l’ufficiale radio telegrafista malese: occhi
neri, viso rotondo, pelle nera, capelli ricci, sui trentacinque anni,
corpo robusto e porta una tuta bianca. Si ferma a parlare con
Elisabetta.
RICHARD:
- (pensieroso) Il tempo sta cambiando, domani avremo mare mosso.
ELISABETTA:
- (seria) Con tutti i problemi che abbiamo, ci mancherebbe solo
il mare in burrasca, spero proprio che ti sbagli!
RICHARD;- (fissandola) Vorrei tanto sbagliarmi.
Richard se ne va, Elisabetta osserva il cielo con sguardo interrogativo .
42. Il giorno dopo. A colazione. Saletta ufficiali. Cabina di
Elisabetta.
Dai finestroni rettangolari della saletta si vede Il sole brillare alto,
ma in lontananza alcuni nuvoloni minacciosi s’avvicinano veloci.
Il vento fischia contro le pareti della nave. Elisabetta è sola e,
mentre sta facendo colazione fissa il cielo. Beve il caffè salato e
fa una smorfia di disgusto. Intanto giungono il direttore di
macchina Peedu e il suo assistente Kristian.
PEEDU:
- Allora come va il caffè?
ELISABETTA:
PEEDU:
- E‟ sempre salato, fa venire il mal di stomaco e la diarrea.
- Non si muore per così poco.
Elisabetta si alza in piedi per andare al lavoro, la nave vira di colpo, e
lei ricade sulla sedia. Rumore di tazze frantumate, confusione
tra gli ufficiali che cercano di non scivolare a terra. Dai grandi
31
finestroni quadrati della saletta si vedono le onde alzarsi
prepotenti e infrangersi contro le lance di salvataggio, che
dondolano sotto la forza dell’acqua. Si alza barcollando e
raggiunge la porta calpestando i cocci che danzano sul
pavimento. Sale le scale e raggiunge a fatica la cabina
puntellandosi con i piedi. Si stende sul letto con conati di vomito,
si tiene aggrappata al letto, mentre vede le onde infrangersi
paurosamente contro il finestrone rettangolare. Gli oggetti
cadono a terra e corrono su e giù per il pavimento, creando un
coro di suoni metallici.
43. Esterno. Giorno. Mare in burrasca.
Panoramica aerea della nave in mezzo al mare in burrasca. Grossi
cavalloni s’infrangono rumorosi contro i vetri, onde impazzite
che crescono e calano trascinando la nave in vuoti paurosi e
vortici tremendi. La prua sbatte contro l’acqua con colpi
terribili, che sembrano disintegrare la nave.
Verso sera il vento si calma. Durante la notte ritorna la tempesta
fischiando sempre più forte, e trascinando la nave in balia delle
onde.
44. Esterno. Pomeriggio. Tre giorni dopo. Cabina.
Elisabetta va sul ponte a prua a prendere un po’ d’aria, il vento la
investe con violenza, ella afferra la ringhiera della scala per non
cadere, ma un colpo di vento le strappa gli occhiali da sole, che
finiscono in acqua. Torna in cabina e si stende sul letto
addormentandosi, mentre le acque del mare finalmente si
calmano. Dissolvenza.
45. Alcuni giorni dopo. Mattino. Interno cabina di Elisabetta.
Esterno. Ponte passeggiata.
I raggi del sole filtrano dalla finestra e svegliano Elisabetta, che salta
giù dal letto per tirare la tendina e vede un mare liscio come
l’olio e il cielo limpido. Esce in passeggiata, decine di barche di
pescatori scivolano dolcemente nella quiete. Mentre cammina
lungo la passeggiata, sorride e saluta con la mano l’equipaggio
che sta pitturando le ringhiere, poi ode il marinai Carroll e Guan
che parlano tra loro.
MARINAIO CARROLL:
- Sai che il tifone ha spazzato via un sacco di villaggi nelle
isole?
MARINAIO GUAN:
- Si, l‟ha sentito Richard dalla radio di bordo.
Elisabetta prosegue e guarda il cielo limpido che si perde all’orizzonte,
sul mare. Ogni tanto appaiono isolette piene di vegetazione
32
verde smeraldo, che brillano sotto il sole e sull’acqua danzano
miriadi di riflessi. Decine di isole scorrono davanti e sembrano
fuggire lontano, mentre s’intravedono capanne scoperchiate.
Nell’acqua scura galleggiano i residui dell’uragano. Dopo una
breve sosta della nave i rimorchiatori si preparano a trainarla in
bacino. La nave indietreggia nel bacino spinta dai rimorchiatori.
Si vede Singapore con grattacieli grigi che spuntano sopra una
vegetazione fiorente tra nuvole bianche. La nave è attraccata
davanti a un isolotto di pescatori. Sotto la luce del sole e la
vegetazione che oscilla al vento, splende l’isolotto e le barche di
legno dalle forme strane e dai colori vivaci.
46. Mattino. Bacino. Strade di Singapore. Taxi. Centro Singapore.
Elisabetta e Lilian escono dalla nave e attraversano il bacino, arrivano
sulla strada principale e salgono sul primo taxi che passa,
raggiungendo il centro di Singapore. Scendono dal taxi ed entrano
in alcuni negozi. Poi telefonano ed escono a fare una passeggiata
per le vie di Singapore. Le due donne, interessate, osservano la
folla multirazziale..
ELISABETTA:
- Vedendo questa folla multirazziale mi entusiasmo perché ho la
sensazione che qui a Singapore il razzismo non esista.
LILIAN:
- Anch‟io sento che fra questa gente c‟è una certa armonia.
ELISABETTA.-
(entusiasta) Sogno un modo di pace e amore!
Le due donne si fissano e sorridono.
47. Pomeriggio. Interno nave. Ufficio informazioni.
Alfio si avvicina a Lilian ed Elisabetta.
ALFIO:
- Per il 26 in occasione della crociera d‟inaugurazione, sono stati
invitati importanti giornalisti ed agenti di viaggio orientali.
Nel frattempo si avvicina il general manager furente.
GENERAL MANAGER:
- (gridando) I lavori non sono finiti, non ce la faremo per
la partenza, dovremo chiudere alcune parti della nave, perché se i
giornalisti ficcano il naso, e vedono i nostri problemi, poi finiremo
sui giornali e il charterer se la prenderà con me. Ma la colpa non è
mia, è di quel cretino dello staff Captain. Glielo avrò detto mille
volte di farsi rispettare da quei selvaggi e fannulloni dei filippini,
ma è come se parlassi al muro, non mi ascolta.
ELISABETTA:
- Lo sa cosa diceva Confucio? “ Ognuno esagera in un
determinato senso, ricercate in che cosa consiste l‟eccesso e
verrete così a conoscenza della virtù”
33
GENERAL MANAGER:
ELISABETTA:
- Ehi ma dove sono capitato, in un manicomio?
- (ridendo) Peggio, all‟inferno!!
GENERAL MANAGER:
- (con stizza se ne va) Al diavolo!
48. Mattino. Interno. Ore nove. Esterno duty free shop.
Elisabetta e Lilian allestiscono le vetrine davanti al negozio, quando un
gruppo d’orientali entra nel duty free. Il Charterer, media
altezza, robusto, viso grande e rugoso, occhi scuri, capelli
brizzolati, elegante, sui sessantenne, indonesiano, mostra agli
altri la parte del negozio che prenderà in consegna.
CHARTERER.-
Ecco, noi prenderemo
venderemo i nostri articoli.
in
consegna
questa
parte
equi
Mentre alcuni annuiscono Elisabetta si avvicina preoccupata al charterer.
CHARTERER:
- Non si preoccupi signorina, ne parlerò col responsabile della
sua compagnia a Venezia. (Il Charterer se ne va con il suo seguito)
Intanto arriva Lilian.
ELISABETTA:
- (con espressione sorpresa) Si sta avverando il sogno che ho
fatto.
LILIAN:
- (eccitata) Straordinario, se sogni di me e di Alfio, dimmelo subito.
ELISABETTA:
- Te l‟ho già detto che ho sognato di te ed Alfio, che sbarcherete
e mi lascerete qua da sola in questo mare di guai.
Chiude su primo piano delle due donne che si fissano serie.
49. Mattino. Interno nave. Hall davanti al duty free shop.
Elisabetta sta allestendo le vetrine, quando arriva il general manager.
GENERAL MANAGER:
- Lei lo sa che il Charterer si prenderà una parte del
negozio?
ELISABETTA:
- Certo!
GENERAL MANAGER:
- Allora mi ha raccomandato di dirle di lasciargli libera la
vetrina di fronte!
ELISABETTA: - Va bene!
Il G.M. se ne va.
Poco dopo arriva Alfio, è depresso e nervoso.
34
ELISABETTA:
ALFIO:
- Qualche problema Alfio?
- Il G.M. mi ha tolto tutto il personale filippino, con la scusa che ha
lavori più urgenti.
ELISABETTA:
- Sai cosa penso, il general manager sta architettando qualcosa
per togliere il catering alla nostra compagnia
ALFIO:
- (stanco e avvilito) Certo. Sta organizzando un complotto. È tutto il
pomeriggio che lo vedo correre su e giù per la hall, con fare
sospetto.
50. Ventisei giugno. Mattino. Esterno. Presunto giorno della
partenza per Jakarta. World Trade Centre.
L’Orient Sun viene spostata dal bacino alla stazione marittima, vicino al
World Trade Centre.
50. BIS. Mattino. Interno duty free shop. Hall.
Elisabetta sta lavorando in negozio, quando entra Lilian.
Lilian, hai visto che hanno spostato la nave alla stazione
Marittima, vicino al World Trade Centre
ELISABETTA:-
LILIAN:
- Sì, però lo sai che il Charterer ha rimandato la partenza al 28,
poiché i lavori a bordo non sono terminati?
ELISABETTA:
- (smette di lavorare) Stupendo, così avremo il tempo per
sostituire le serrature all‟interno.
LILIAN:
- È arrivato anche Spiros, dal Pireo ed è già stato convocato
d‟urgenza ad un meeting, con il Charterer. Chiudi il negozio e
andiamo ad attendere nella hall, con Alfio.
Le due donne escono, poi Elisabetta chiude a chiave il negozio.
51. Mattino. Interno. Hall. Salotto
Elisabetta e Lilian vanno a sedersi in un salotto davanti al gran tavolo
di legno scuro, rettangolare, dove si svolge la riunione con il
Charterer, la sua segretaria e Spiros. Dai grandi finestroni
quadrati il sole invia i suoi raggi d’oro lucente nella hall.
CHARTERER:
- (rivolto a Spiros) Non si preoccupi, dal momento che gestirò il
catering con i miei collaboratori, io comprerò tutta la merce che
voi avete imbarcato al Pireo, e pagherò anche le spese dei camion
che hanno trasportato la merce da Venezia al Pireo.
35
SPIROS:
- (nervoso) Se lei comprerà la merce del catering, dovrà prendersi
anche quella del negozio, perché a noi non interessa gestire una
sola parte del duty free shop.
Charterer (Mr. Kor) riflette un attimo poi si rivolge in indonesiano alla sua
segretaria, che digita un numero sul suo telefonino portatile e dà
inizio ad un discorso sempre in indonesiano. Rowena, la
segretaria, è una bella ragazza magra, ben fatta, statura media,
viso dolce e gioviale, occhi scuri, capelli lunghi ricci e rosso –
castani, sui venticinque anni. Lei finisce di telefonare, spegne il
cellulare e lo posa sul tavolo. Il Charterer risponde serio a Spiros
che gli sta davanti dall’altra parte del tavolo:
CHARTERER:
- Ci penseremo, ma credo che non ci interessi.
Il meeting è finito, tutti si alzano e se ne vanno. Spiros raggiunge i suoi
collaboratori nel salotto davanti al grande tavolo e si siede.
SPIROS:
- (ordina) Elisabetta, tu e Lilian andate a fare la somma del valore
degli articoli del duty free shop e consegnatemela appena
possibile e, quando avete tempo, preparate le vostre valigie
perché domani 28 giugno, alla partenza della nave, noi
sbarcheremo tutti insieme.
Elisabetta e Lilian, preoccupate, si alzano in silenzio e vanno in negozio, e
gli altri rimangono a discutere nel salotto.
52. Mattino. Interno hall.
Elisabetta e Lilian escono dal negozio di fronte al salotto e raggiungono
Spiros con la lista in mano. Intanto s’avvicina il G.M.
GENERAL MANAGER:
- (sbottando) Mi dispiace, ma credetemi, non è colpa mia!
Il gruppo lo fissa sbalordito.
SPIROS:
- (indifferente) Non si preoccupi, non è successo niente di grave.
Il G.M. sorride soddisfatto e con un cenno di saluto se ne va.
ALFIO:
- (serio) Che falso! So che ha nominato maestro di casa il suo amico
capo commissario Frank, per poter così gestire meglio il loro
guadagno. Poi ha licenziato il nuovo cambusiere australiano, con
la scusa che non sa lavorare, per poterlo sostituire con un altro
amico che faccia i loro interessi.
SPIROS:
- Su questa nave sta succedendo di tutto. Ho saputo che sbarcherà
anche il vostro comandante, perché secondo le autorità portuali di
Singapore il patentino che ha presentato non è in regola, per
esercitare la professione da capitano.
ELISABETTA: - Spiros, devo preparare anch‟io le valigie?
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SPIROS:
- Certo!
ELISABETTA:
- (insiste) So che il Charterer non comprerà la merce del
negozio, e Lilian non vuole restare a bordo senza Alfio, quindi
devo restare io.
SPIROS:
- (seccato) Insomma Elisabetta, fai queste benedette valigie, perché
io lo costringerò a comprarsi anche la merce del negozio.
ELISABETTA:
SPIROS:
LILIAN:
- (nervosa) OK! Farò le valigie ma vedrete che dovrò disfarle poi.
- Vedremo! Poi domani sera siete tutti invitati dai nostri superiori di
Venezia a cena!
- Finalmente una buona notizia.
53 Notte. Ventisette giugno, centro Singapore. Interno King‟s hotel,
hall.
Alfio, Lilian ed Elisabetta sono seduti nella hall dell’hotel mentre
attendono Spiros sorseggiando un aperitivo. Poco dopo
l’ascensore di fronte al salotto si apre, esce Spiros che s’avvicina
ad Elisabetta.
SPIROS:
- Elisabetta, il Charterer non ha voluto comprare la merce del
negozio, quindi devi restare tu a gestirlo.
ELISABETTA:
SPIROS:
- (curioso) Come facevi a saperlo da tempo?
ELISABETTA:
LILIAN:
- (seria) Lo sapevo già da molti giorni!
- È una lunga storia, vero Lilian?
- Già, se avremo tempo te la racconteremo.
Spiros fissa le due donne pensieroso.
SPIROS:
- Seguitemi, ora andiamo a cenare.
La sala: arredamento in stile orientale, tavolo rettangolare con un
magnifico vaso cinese, pieno di caratteristici fiori orientali,
tovaglia verde chiaro con servizi di piatti e cucchiai di ceramica
dipinti a mano con colori delicati. I quattro personaggi sono
seduti al tavolo. Elisabetta osserva il cameriere che, sorridendo
dolcemente, le allunga il menù.
SPIROS:
- Mi dispiace Lilian, ma deve restare per alcune settimane con
Elisabetta.
ELISABETTA:
- Scusate se m‟intrometto, ma non è necessario che Lilian resti,
perché il Charterer si prenderà metà del negozio e io non avrò
bisogno di un‟assistente!
37
SPIROS:
- Lilian deve restare per alcune settimane, perché è scritto nel
contratto che nel duty free shop ci devono essere due persone. Il
Charterer deve rimborsarci i danni, quindi noi non vogliamo dargli
il motivo per non pagare. Vedete, non dobbiamo permetterci di
commettere degli errori.
Vengono servite le pietanze. Stacco.
LILIAN:
- (con stizza) L‟ho già detto e lo ripeto, senza Alfio io non resto!
ELISABETTA:
- (seccata) Ascoltami bene Lilian, tu accettando l‟incarico ti sei
assunta delle responsabilità ed ora le devi portare a termine.
Lilian scatta nervosa sulla sedia e urla fuori di sé.
LILIAN:
- Voi dovete rendervi conto che io, per quest‟avventura, ho lasciato il
mio lavoro da hotel manager, ed ora mi trovo con un pugno di
mosche, perché probabilmente non ci sarà un‟altra occasione di
imbarcarmi con Alfio. Così devo tornare a casa a trovare un‟altra
occupazione.
Dopo un attimo di silenzio, Elisabetta scambia un’occhiata d’intesa con
Spiros. Alfio e Lilian discutono tra di loro sottovoce.
LILIAN:
- (arrendendosi) OK! Resto per due crociere! Ma non chiedetemi di
più!
Chiude mentre Spiros sorride soddisfatto.
54. Esterno nave. Notte. Coperta.
Kristian l’ assistente Direttore di macchina, tutto sudato con una tuta
bianca piena di macchie nere di grasso esce in coperta a
respirare un po’ d’aria fresca. Vede Elisabetta allora
la
raggiunge sorridendo.
ELISABETTA: - Scommetto che hai appena finito di lavorare in sala macchine,
vero?
KRISTIAN:
- Si, sono venuto a prendere una boccata d‟aria prima di andare a
fare una doccia.
ELISABETTA:
KRISTIAN:
- Allora siete riusciti a riparare l‟aria condizionata?
- (sospira) Per ora funziona, ma non so quanto durerà. Per riparare
l‟Orient Sun, si dovrebbe portarla in bacino e rifare l‟impianto
nuovo. Naturalmente questo non è possibile, perché costerebbe
tempo e denaro.
Infine Kristian s’allontana augurando la buona notte. Lo sguardo di
Elisabetta si posa sul mare scuro, dove la luna invia i suoi raggi
luminosi, che colpiscono veloci l’acqua come frecce impazzite.
38
Elisabetta comincia a tossire, si mette una mano alla bocca, quando
l’allontana nota alcune macchie di sangue sulla mano.
Elisabetta fissa il vuoto pensierosa, poi guarda dall’altro lato della nave e
sembra osservare le luci accese dei grattacieli bui che luccicano
come diamanti nell’oscurità della notte.
55.
Pomeriggio. Ventotto
informazioni.
Giugno.
Interno.
Hall.
Ufficio
L’orologio di bordo segna le 15.45 del 28 giugno 1991. Arriva Alfio con
due valigie e le lascia vicino all’ufficio informazioni e si
allontana.
HOSTESS SHIRLEY:- (al microfono) Attenzione prego, informo i passeggeri e
l’equipaggio che la partenza della nave è stata stabilita per le
ore diciotto.
Alfio raggiunge Lilian ed Elisabetta che stanno attendendo l’arrivo di
Spiros sedute nel salotto della hall vicino al duty free shop.
ALFIO:
- (ripete a Lilian) Cara, non preoccuparti, al tuo ritorno ci
incontreremo in Spagna per una vacanza.
CAPITANO:
- (dall’altoparlante del ponte di comando) Qui è il Capitano che vi
parla, dovendo sbarcare per motivi personali, ringrazio tutto
l‟equipaggio per la gentile collaborazione, auguro un buon lavoro e
saluto tutti.
In quel mentre l’attenzione di Elisabetta cade su uno strano ceffo, che sta
parlando poco lontano con il G.M. L’uomo, svedese sui
quarantacinque anni, è alto, magro, viso lungo, sguardo cupo,
occhi grigi, capelli biondi, portamento rozzo; su ogni braccio
porta quattro grandi tatuaggi che scandalizzano Elisabetta.
Mentre costei alza lo sguardo, i suoi occhi s’incontrano con
l’espressione fredda e severa dello strano ceffo.
ELISABETTA:
- (curiosa) Scusa Alfio, sai chi è quel tipo strano che sta parlando
con il G.M.?
ALFIO:
- Perché non lo sai?
ELISABETTA:
ALFIO:
- Certo che se lo avessi saputo, non te lo avrei chiesto.
- (sghignazzando) È il vostro nuovo comandante!
Intanto il comandante se ne va.
LILIAN:
- (ridendo) Che tipo stupendo! Sarà l‟unico uomo con cui potrò
cornificarti!
Un coro di risate esplode intorno.
39
ELISABETTA:
- Ammetto che è riuscito ad attrarre la mia attenzione, con
quella sua originalità bizzarra.
In quel momento arriva Spiros con una grossa busta in mano e una
valigetta nera.
SPIROS:
- Allora sei pronto?
Alfio si alza in piedi e Spiros gli allunga la busta.
ALFIO:
- Portala al nostro capo a Venezia.
Intanto il suono fastidioso dell’altoparlante del ponte di comando
echeggia ancora una volta nella hall.
COMANDANTE:
- (con voce fredda) Parla il vostro nuovo capitano, l‟imbarco
sta per incominciare, quindi il personale che non è in divisa è
pregato di lasciare i saloni frequentati dai passeggeri. Grazie, e
buon lavoro.
ELISABETTA:
- Vieni Lilian che andiamo ad indossare la divisa, prima che
facciamo arrabbiare il tuo futuro amante.
Elisabetta e Lilian ridendo si alzano in piedi e se ne vanno.
56. Esterno. Scaletta della nave. Banchina.
Le due donne in divisa, Spiros ed Alfio scendono la scaletta e
raggiungono il pulmino in banchina di fronte alla nave. Alfio
abbraccia teneramente Lilian, stringe la mano a Spiros ed
Elisabetta, poi mette le valigie nel portabagagli e sale. Mentre il
pulmino s’allontana e tutti salutano, una lacrima scende sul viso
di Lilian.
57. Esterno. Scaletta d‟imbarco. Interno. Hall. Ufficio maestro di
casa Frank.
Elisabetta e Spiros salgono la scaletta d’imbarco, passano davanti alla
fila di hostess e stewards in divisa, che sorridono allegramente.
Le hostess vestono una gonna con giacca blu, camicetta bianca e
fazzoletto colorato al collo con insegne marinare in oro. Gli
stewards indossano giacca e pantaloni bordeaux, con camicia
bianca e papillon nero, insegna della compagnia marittima sulla
giacca. Spiros ed Elisabetta attraversano la hall e raggiungono
l’ufficio dell’ex capo commissario, che ora ha preso il posto di
Alfio. Frank è seduto dietro la sua scrivania, immerso nel lavoro
e, quando vede i due, scatta in piedi e gli va incontro stringendo
loro la mano.
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ELISABETTA:
- Sono qui per fare imbarcare tua moglie, come ti avevo
promesso; fra due settimane sbarcherà Lilian, quindi la tua
consorte la sostituirà, d‟accordo?
FRANK:
SPIROS:
FRANK:
- (sorride felice) Si grazie, sarà a vostra disposizione!
- Se lo stipendio che abbiamo proposto a sua moglie giorni fa va
bene, allora firmerà il contratto il giorno dell‟imbarco!
- Si lei è molto contenta, pur di starmi vicino va tutto bene!
I due salutano e se ne vanno facendosi spazio tra passeggeri e frastuoni di
voci. Nella hall incontrano Lilian. Spiros stringe le mani delle due
donne.
SPIROS:
- Ci rivedremo fra quattro giorni, al vostro ritorno a Singapore. Buon
viaggio e soprattutto buon lavoro.
Chiude mentre le due donne sorridono affettuosamente, poi Spiros se ne
va tra la folla, verso l’uscita.
58. Interno nave. A cena. Saletta ufficiali. Verso le ore diciotto.
La saletta è affollata di ufficiali, alcuni in divisa e altri senza. Ci sono due
posti liberi di fronte ad una coppia che sta cenando. Lei è molto
carina, altezza media, corporatura rotonda, viso dolce, occhi
scuri, capelli lunghi e biondi, trentenne. Lui ha una corporatura
robusta, altezza media, viso grande, occhi espressivi e capelli
castani, che gli cadono sopra le spalle, molto simpatico,
quarantenne. Elisabetta e Lilian entrano nella saletta e vanno a
sedersi nei due posti liberi di fronte alla coppia.
ELISABETTA:
- Permettete?
I DUE GIOVANI:
- (alzandosi in piedi) Prego! Lui è Luis, il vostro nuovo
direttore di crociera, ed io Shay, la moglie; insieme canteremo
nello spettacolo.
Si stringono le mani.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Lei è Lilian la mia assistente, io sono Elisabetta la
shop manager.
Poi le due donne vanno al buffet a servirsi. Quando tornano Luis sta
assaggiando strane pietanze, dalle smorfie che fa si capisce il
disgusto che prova, i suoi occhi roteano nelle orbite, si alza e va
a sputare nel bidone delle immondizie. Lui ritorna al tavolo a
bocca aperta e, con gli occhi fissi nel vuoto, prende una caraffa
d’acqua e si riempie il bicchiere, e d’un colpo manda giù il
liquido, posa il bicchiere e si butta le mani alla gola tossendo;
mentre il suo volto diventa rosso.
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LUIS:
- (ruggisce) Oh! Dio mio! Che schifo! Mi sembra d‟avere il fuoco dentro!
ELISABETTA:
- Abbiamo un cuoco cinese che si sta esercitando a preparare
piatti indonesiani e malesi, quindi caro Luis, ti dovrai abituare a
digerire il peperoncino, perché non esistono pietanze senza. Da
quando sono a bordo, io mi nutro di pane, verdura e frutta
LUIS:
- (serio) Ho capito, Shay ed io porteremo a termine quella dieta che
non abbiamo mai incominciato.
Poi Luis si asciuga il sudore sulla fronte col tovagliolo.
LUIS:
- Per oggi io ne ho abbastanza!
Infine egli prende sottobraccio Shay ed escono dalla saletta salutando.
Pochi minuti dopo si ode la voce di Luis al microfono.
LUIS:
- Attenzione prego, i visitatori sono pregati di scendere a terra, la nave
è in partenza per Jakarta.
ELISABETTA:
- (alzandosi in piedi) Lilian, dobbiamo andare alle nostre
stazioni, per l‟esercitazione passeggeri.
Lilian si alza e la segue in silenzio.
59. Esterno. Esercitazione passeggeri in caso di naufragio, al
tramonto. In piscina. Ponte passeggiate sotto le lance di
salvataggio.
In piscina, le sedie sdraio bianche sono occupate dai passeggeri. I
bambini giocano correndo qua e là rumorosi. Il sole rosso infocato
acceca lo sguardo, mentre i suoi raggi colorano di rosa il mare e
il cielo. Stormi d’uccelli volano contro il sole e sembrano fuggire
lontano, cinguettando impauriti dal frastuono dei motori della
nave. Elisabetta e Lilian arrivano in piscina, allora s’appoggiano
alla ringhiera e guardano la manovra. Finita la manovra, si ode
l’hostess Shirley fare un annuncio.
HOSTESS SHIRLEY:
- I passeggeri sono pregati di recarsi a ritirare le loro
giacche di salvataggio nella propria cabina, per l‟esercitazione.
I passeggeri si alzano, prendono i loro bambini e vanno in cabina a
ritirare le giacche. Poco dopo, al suono della sirena d’allarme,
Elisabetta Lilian e tutto l’equipaggio si recano alle loro stazioni,
per dirigere i passeggeri alle lance di salvataggio. Dopo
l’allarme, le hostess continuano a fare annunci sulle leggi per la
salvaguardia dei passeggeri a bordo delle navi. Quando tutti i
passeggeri hanno raggiunto le loro scialuppe, il terzo ufficiale
Roldan (un giovane di ventotto anni, media altezza, magro, pelle
marrone, capelli e occhi neri, filippino), con l’aiuto di alcuni
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marinai, fa scendere la lancia in posizione per un’eventuale
ammaraggio, e controlla il proprio gruppo di passeggeri che
abbiano indossato la giacca di salvataggio, nel modo giusto.
Infine il capitano e lo staff Captain, in divisa con il cappello,
passano a controllare che tutto sia stato eseguito secondo le
leggi internazionali. Quando il capitano e il comandante in
seconda hanno finito il controllo, tornano sul ponte di comando,
fanno suonare la sirena e annunciano che l’esercitazione di
salvataggio è finita. Lo staff Captain è un uomo sui quaranta,
basso, robusto, capelli biondi, viso grande, occhi azzurri, gentile,
inglese.
60. Sera. Interno duty free shop.
Elisabetta e Lilian sono in negozio, giornalisti e agenti di viaggio
orientali entrano a chiedere i prezzi degli articoli italiani.
UNA SIGNORA:
- (chiede) Insomma, ma su questa nave è sempre così caldo?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Per il momento l‟aria condizionata ha funzionato
poco bene, però so che al ritorno a Singapore si imbarcheranno
dei tecnici, che verranno dall‟Europa.
IL MARITO DELLA SIGNORA:
LILIAN:
- (infastidito) Per noi sarà troppo tardi.
- (preoccupata) Già!
La coppia esce, ed entra una giovane donna tailandese, elegante, con
due bambini vivaci, che prende del cioccolato e s’avvicina alla
cassa con dieci dollari in mano.
THAILANDESE:
- Purtroppo il cibo era immangiabile, così dovremo nutrirci con
del cioccolato!
ELISABETTA: - (dando il resto in dollari americani) Signora, mi dispiace
molto, sfortunatamente è la stessa cosa anche per noi.
La donna apre la barra di cioccolato, ne serve un po’ ai bambini e,
mangiando, augura la buona notte ed esce dal negozio.
61. Interno notte. Casinò. Salone delle feste Olympia Lounge.
L’interno del casinò è pieno di tavoli verdi, centinaia di luci bianche si
riflettono sui tavoli da gioco affollati. Ovunque passeggeri
elegantemente vestiti, che giocano a Black jack, Baccarat,
Roulette, Tai-Sai, ecc.. Spiccano nelle loro bella divisa i
croupiers australiani, che sorridono e invitano a giocare chiunque
s’avvicini ai tavoli verdi. Elisabetta e Lilian entrano nell’enorme
casinò e si guardano attorno curiose, intente a capire quel mondo
magico e pieno d’illusioni.
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ELISABETTA:
- Ho sentito affermare che esiste una sala da gioco riservata ai
passeggeri Vip, dove può entrare solo il personale addetto!
LILIAN:
- (stordita) Si esiste, è al piano superiore, ma visto che noi non
possiamo entrarci, andiamo all‟Olimpia Lounge!
Elisabetta e Lilian passano davanti al bar affollato che divide il casinò
dal salone delle feste. Le due donne si trovano di fronte ad un
enorme salone, con un grosso palco, dove il complesso filippino
sta accompagnando le bellissime voci di Luis e Shay, che stanno
cantando un motivo d’amore. La pista è affollata di coppie che si
stringono. Intorno salotti celesti, dello stesso colore dei
tendaggi, le luci sono soffuse, mentre altre luci colorate si
riflettono in tempo di musica tutto attorno. Sui tavolini fiori
multicolori, un grande bar in fondo al salone di fronte al
palcoscenico, con baristi che sfoggiano divise eleganti. Lilian
incantata si guarda intorno.
ELISABETTA:
- Lilian, hai visto come ci guardano tutti questi Cinesi, Malesi,
Indonesiani, Tailandesi ecc.?
LILIAN:
- (fissando i volti dei passeggeri sudati) Forse ci hanno preso per
delle aliene, ma anche loro non sono da meno.
ELISABETTA.-
(sorridendo) Con le facce stralunate che abbiamo a causa
dell‟acqua salata e dell‟aria condizionata ci avranno prese per due
alienate.
LILIAN:-
(fissando il volto di Elisabetta stanco e sudato) Non hai torto.
Elisabetta fissa il volto di Lilian da vicino, poi scoppiano in una risata.
LILIAN:-
Non ce molto da ridere, ma è meglio prenderla così!
ELISABETTA:-Immagino
quello che scriveranno i giornalisti e le lamentele
degli agenti di viaggio.
Poco dopo Luis presenta una splendida cantante cinese, capelli neri
acconciati, ben fatta, con uno splendido vestito colorato,
accompagnata da sei ballerini che indossano costumi bellissimi; il
pubblico applaude e urla di gioia. L’artista sorride e s’inchina al
suo pubblico festoso, il gruppo dei musicisti inizia a suonare una
melodia dolcissima, e la sua voce squillante riempie la gran sala.
Intanto i sei ballerini si esibiscono in una danza cinese,
misteriosa e delicata.
62. Notte. Esterno. A poppa
Lilian ed Elisabetta escono da quel caldo afoso e si recano a passeggiare
in coperta per respirare un po’ d’aria pura, prima di ritornare
nella loro cabina bollente. Poco dopo sono a poppa e Lilian indica
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un gruppo di passeggeri che si stanno preparando un letto sotto
le stelle..
LILIAN:
- Elisabetta, perché non andiamo a dormire anche noi all‟aperto?
ELISABETTA:
- Non nascondo che anch‟io ci avevo pensato, ma non possiamo
farlo, perché noi facciamo parte dell‟equipaggio, e andremmo
contro alcuni regolamenti di bordo.
Lilian, delusa, guarda ad alcuni passeggeri che sono già stesi sulle sedie
sdraio, all’aria fresca, e si coprono con delle coperte.
LILIAN:
- Già, me n‟ero dimenticata.
63. Esterno. Porto di Jakarta, ore dieci del mattino. Strade di
Jakarta. Telefoni.
La nave è attraccata in porto, i passeggeri sbarcano, dietro di loro
scendono Elisabetta e Lilian, che raggiungono il grande piazzale,
affollato di povera gente. Un gruppo di tassisti circonda le due
donne con l’intento di strapparle alla concorrenza. Infine uno di
loro le fa salire su un vecchio taxi tutto ammaccato, che s’avvia
a scatti e lentamente esce dagli ingorghi che ostacolano il
passaggio. Intorno brulicano mendicanti vestiti di stracci, in
cerca di qualcosa da mangiare. Le due donne raggiungono i
telefoni, in una costruzione tra catapecchie. Infine risalgono sul
taxi.
64. Interno taxi. Mercatino. Fiume.
ELISABETTA:
LILIAN:
- Allora sei riuscita a metterti in contatto con tuo figlio?
- Si, gli ho comunicato la data del mio arrivo in Spagna. E tu hai
telefonato a Delopera?
Intanto il taxi prosegue lento, in vicoli stretti e degradati.
ELISABETTA:
- Mi ha detto che dovrò restare finché non troveranno una
soluzione.
LILIAN:
- (seria) Non vorrei essere nella tua posizione. Dimmi, sei andata dal
dottore per quelle perdite di sangue dalla bocca?
ELISABETTA:
- (sospira, preoccupata) Ci andrò oggi pomeriggio!
Poco dopo scendono ad un piccolo mercatino situato vicino ad un fiume
dall’acqua putrefatta, costeggiato da bidonvilles. Tra le
bancarelle piene di cianfrusaglie, la gente sorride e le invita a
comprare la sua merce. Bambini sporchi, e vestiti di stracci fanno
di tutto per attrarre la loro attenzione: danzano, giocano e
gridano. Stanche di passeggiare le due donne salgono sul loro
taxi, che cambia percorso, e si trovano a costeggiare il fiume con
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grandi alberi quasi secchi che si specchiano nell’acqua nera e
putrefatta, sotto quel sole infuocato.
ELISABETTA:- (guardando
fuori addolorata) Se inquiniamo la nostra Madre
Terra avveleniamo anche noi stessi e il nostro futuro.
LILIAN.
(seria) Hai ragione, questo paesaggio è avvilente.
Le due donne continuano ad osservare dal finestrino dell’auto qua e là e
vedono all’ombra di fronde gialle, poco lontano dalla riva,
fruttivendoli ambulanti che vendono ogni tipo di frutta tropicale.
Di là dal fiume spuntano i tetti che coprono le baracche dei
villaggi della povera gente.
ELISABETTA:-
Il caldo terribile di quest‟isola rende la terra secca e brulla.
Intanto il taxi procede lento tra il frastuono del traffico.
65. Interno nave. Infermeria. Pomeriggio
Il dottore Win è un uomo di statura media, molto magro, pelle marrone
scuro, viso rotondo tipicamente indiano, occhi dolci, con occhiali
da vista e montatura dorata, l’unico ciuffo di capelli gli copre la
pelata, trentacinquenne. L’infermeria è una stanza rettangolare
con un lettino, scaffali e armadietto, con medicinali, scrivania
ecc.. Il dottore sta controllando le scadenze di alcuni medicinali
quando Elisabetta bussa alla porta.
DOTTOR WIN: Avanti!
La porta si apre ed entra Elisabetta che va a sedersi davanti alla
scrivania.
ELISABETTA
DOTTORE:
:- Buon pomeriggio dottore!
- Anche a lei signora! Che problemi ha?
ELISABETTA:
- (seria) Ho la diarrea, perdo sangue dalla bocca, e sono sempre
stanca morta!
DOTTORE:
- (preoccupato) Purtroppo ha gli stessi sintomi di quasi tutto
l‟equipaggio.
Il dottore si alza in piedi e prende dall’armadietto un grosso vaso pieno di
pastiglie, poi ne estrae una decina, le infila in una bustina e
gliele porge.
DOTTORE:
- Ecco, ne prenda una dopo i pasti principali.
Elisabetta è colpita dalla dolcezza del dottore.
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ELISABETTA:
DOTTORE:
- Mi scusi la curiosità! Ma di che nazionalità è lei?
- (sorridendo) Ah! Io sono nato in Birmania!
ELISABETTA:
- Io sono Elisabetta, la shop manager.
Il dottore gli si avvicina e le stringe mano.
DOTTORE:
- (con simpatia) Piacere, io sono il dottor Win.
ELISABETTA:
- Il piacere è tutto mio, grazie dottor Win.
Elisabetta esce dall’infermeria e s’allontana nel lungo corridoio semi
buio.
66. Mattino. Quattro luglio ore nove. Esterno. Interno. Portellone di
sbarco. Esterno. Scialuppe.
L’Orient Sun si ferma a poche miglia da Clifford Pier, Singapore.
Inquadratura dell’ancora dell’Orient Sun mentre scende e
sprofonda nelle acque verdi, in rada.
L’Orient Sun è ferma davanti a Singapore di fronte a Clifford Pier.
L’orologio di bordo segna le nove del quattro luglio 1991. Shay
annuncia lo sbarco.
SHAY:- (al microfono) Le scialuppe sono pronte, i passeggeri possono
sbarcare. Grazie per l‟attenzione e buona giornata.
I passeggeri scendono la scaletta e salgono sulle scialuppe... Dopo lo
sbarco dei passeggeri si ode l’ hostess Desery fare un annuncio
HOSTESS DESERY:
- Informiamo l‟equipaggio fuori servizio, che gli orari delle
scialuppe di partenza e arrivo sono appesi al portellone di sbarco.
Grazie per l‟attenzione.
67. Pomeriggio. Interno. Portellone di sbarco. Esterno. Scialuppa.
Il marinaio Denis trasporta la pesante valigia di Lilian al portellone di
sbarco, mentre alcuni componenti dell’equipaggio scendono
veloci sulla scialuppa. Elisabetta e Lilian osservano in silenzio il
marinaio, mentre trasporta le valigie pesanti, una alla volta,
sulla scialuppa.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Non ti preoccupare, non ti farà cadere la valigia in
mare!
LILIAN:
- (eccitata) Spero bene!
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LILIAN:
- (abbracciando Elisabetta) Ora sono contenta, raggiungerò l‟Europa
e presto vedrò Alfio. Mi preoccupo per te, che rimarrai a bordo di
questa nave, dove sembra che niente funzioni per il verso giusto.
Elisabetta è angosciata, ma si fa forza.
ELISABETTA:
- Non ti preoccupare, ce la farò.
Le due donne si abbracciano. Poi Lilian scende la scaletta e salta sulla
scialuppa tra l’equipaggio.
LILIAN:
- Buona fortuna!
ELISABETTA.- Buon viaggio!
La lancia s’avvia rumorosa, allontanandosi lentamente. Elisabetta
angosciata e depressa con gli occhi lucidi, saluta con la mano,
mentre la scialuppa s’allontana verso Singapore.
68. Interno. Pomeriggio. Hall. Ufficio informazioni. salotto di fronte
al negozio.
Elisabetta è davanti all’ufficio informazioni, quando arriva il G.M.
GENERAL MANAGER:
- (seccato) Lei ha sbagliato a fare imbarcare la moglie di
Frank, egli è un mio amico, ma ora il Charterer non è contento di
lui, e probabilmente lo sbarcherà.
Lei ascolta perplessa.
ELISABETTA:
- Senta, noi stiamo imbarcando Marilena per rispettare il
contratto e, dal momento che il Charterer si prenderà metà del
negozio, io non ho bisogno di un‟assistente, quindi se
sbarcheranno Frank, e la moglie lo vorrà seguire, io non avrò nulla
da dire.
GENERAL MANAGER:
- Va bene allora. Appena si imbarca Marilena, si faccia
aiutare a liberare la parte del negozio del Charterer e mi consegni
le chiavi.
ELISABETTA:
- Non si preoccupi, tutto sarà pronto appena possibile.
Arriva Frank con la moglie, va incontro ad Elisabetta.
FRANK:
- Mia moglie è appena arrivata da Manila nervosa, perché il vulcano
Pinatubo sta eruttando, e lei è preoccupata per i suoi famigliari,
dato che l‟eruzione di ieri ha già fatto parecchi danni e ucciso
delle persone.
Elisabetta è colpita dalla bellezza di Marilena. La giovane donna non è
molto alta, ha un corpo magro e ben fatto, viso angelico, occhi
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scuri e dolcissimi, che esprimono timidezza e un po’ di paura,
capelli scuri e lunghi, ventiduenne, filippina.
ELISABETTA:
FRANK:
- Frank, sei un inglese fortunato! Hai sposato un angelo!
- (scherzando) Insomma che ne sai tu, che non la conosci nemmeno?
Poi le donne filippine sono cattive!
Marilena sorride timidamente.
- (fissando Frank dritto in quegli occhi furbi) Io non ho bisogno
di conoscere una persona per sapere chi è, il mio sesto senso non
mi ha mai tradito.
ELISABETTA:
In quel momento arriva Spiros e tutti assieme raggiungono il salotto vicino
al negozio e si siedono. Spiros appoggia la valigetta sul tavolo, la
apre, tira fuori il contratto.
SPIROS:
- Puoi firmare qui per favore?
Marilena fissa il marito.
MARILENA:
- Firmo!
Ella prende la penna che Spiros le porge, e firma.
SPIROS:
- (preoccupato) Purtroppo i giornalisti che erano a bordo durante la
crociera d‟inaugurazione hanno scritto degli articoli terrificanti, a
proposito della crociera a bordo dell‟Orient Sun, e di conseguenza
molti agenti di viaggio si sono rifiutati d‟imbarcare i loro clienti.
Ho paura che avrete pochi passeggeri e gli affari andranno male.
ELISABETTA:
- (sghignazzando) Povero G.M., adesso il Charterer se la
prenderà con lui!
SPIROS:
- (sospira) Il Charterer è troppo occupato a cercare di riparare i
danni, e non credo abbia il tempo di pensare al G.M.
FRANK:
- (pensieroso) Ci sono troppi problemi a bordo di questa nave e la
cosa più grave, purtroppo, è che aumentano, invece di calare.
SPIROS: - Sono arrivati i tecnici
ELISABETTA: - Arriveranno per
dall‟Europa per l‟aria condizionata?
la prossima crociera, intanto ci divertiamo a
fare una sauna dietro l‟altra.
Spiros scuote la testa, poi si alza in piedi, stringe la mano alla coppia
infine prende le mani di Elisabetta e le tiene tra le sue per un
attimo.
SPIROS:
- Bene, cara Elisabetta, il mio compito qui è finito, domani parto per
la Grecia. Credo che anche tu tornerai a casa presto, appena la
compagnia avrà sistemato la questione con il Charterer. Ti auguro
buona fortuna di cuore, perché ne hai veramente bisogno.
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ELISABETTA:-
(seria) Grazie Spiros! Buon viaggio!
Spiros s’allontana tra i passeggeri, poi si gira e saluta con la mano i tre.
Elisabetta lo segue con lo sguardo e con gli occhi lucidi.
ELISABETTA:
- Ora sono rimasta sola, come nel mio sogno premonitore!
FRANK: - (serio) Di cosa
ELISABETTA: - Una lunga
FRANK:
stai parlando?
storia!
- (pensieroso) Ok! Allora vi lascio, così potete lavorare.
Frank s’allontana.
SHARLEY
- (annuncia) La nave è in partenza, i visitatori sono pregati di
scendere a terra, grazie!
Dissolvenza incrociata.
69. Mattino. Porto a Jakarta. 5 Luglio ore 11,30. Interno duty free.
L’orologio di bordo segna le 11.30 del 5 luglio 1991. Elisabetta e Marilena
hanno finito di spostare la merce, spolverano gli scaffali vuoti,
poi alcuni operai entrano e installano una paratia di vetro e
metallo, per separare le due parti del negozio. Quando hanno
finito il lavoro, gli operai escono. Elisabetta chiude a chiave la
porta e porge le chiavi alla sua assistente.
ELISABETTA:
- Ti ringrazio Marilena, sono molto contenta del tuo lavoro,
quindi a Singapore ti inviterò fuori a pranzo. Ora per favore va a
consegnare le chiavi al G.M. poi sei libera, fino alla partenza della
nave. Ciao!
Marilena felice sorride timidamente e prende le chiavi.
MARILENA:
- Va bene, grazie!
Marilena si allontana.
70. Nove luglio. Mattino. Porto di Singapore. Interno. Ufficio
informazioni.
Elisabetta è davanti all’ufficio informazioni, sta aspettando Marilena
per uscire a pranzo, quando incontra Henry.
HENRY:
- Elisabetta, toglimi una curiosità, Lilian ed Alfio sono sposati?
ELISABETTA:
- No, lui è ammogliato in Italia!
Henry fa una smorfia di disapprovazione.
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HENRY:
- L‟avevo immaginato!
ELISABETTA:
- (sorridendo) Alfio è sempre stato un latin lover, anni fa ha
scommesso millecinquecento dollari con un suo collega, che
sarebbe riuscito a portarmi a letto. Quando ha visto che non era
possibile, mi ha confessato tutto e mi ha proposto di fingere di
essere la sua amante, così se avessi accettato il suo gioco, avrebbe
pagato a me la metà della somma scommessa.
Henry scoppia in una risata fragorosa.
HENRY:
- (sghignazza) Hai capito, il lat…rin lover!
ELISABETTA:
HENRY:
- Mi dispiace per Lilian, che non sa con chi si è messa.
- (divertito) Prima o dopo lo scoprirà! Ah, Ah!
ELISABETTA:
- Già, quel tipo d‟uomo non può resistere molto con la stessa
donna, così poi si scoprirà. Ma dimmi Henry, oggi si sta bene a
bordo, hanno riparato l‟aria condizionata?
HENRY:
- Ci stanno provando! Ma non so quanto durerà!
ELISABETTA:
HENRY:
- Insomma Henry, quando aumenteranno i passeggeri?
- Il nostro Charterer non è interessato alla quantità dei passeggeri,
ma alla qualità dei giocatori, perché per lui bastano venti giocatori
ricchi, per guadagnare abbastanza denaro da far funzionare la
nave.
ELISABETTA:
- (stupita) È ridicolo, ma i negozi come faranno a rispettare i
loro contratti se non ci sono passeggeri?
Henry si mette le mani sui fianchi ridendo.
HENRY:
- Al Charterer non interessa.
ELISABETTA:
- (scioccata) Eccezionale, un pensiero molto altruistico!
Intanto arriva Marilena.
HENRY:
- (domanda) Dove state andando voi due, così eleganti?
MARILENA:
HENRY:
- Oggi, Elisabetta mi ha invitata a pranzo fuori!
- Brave, buon appetito e, vi prego, mangiate anche per me!
Le due donne s’allontanano verso l’uscita, poi Elisabetta si gira fissando
Henry
ELISABETTA: - Già! Credo sia l‟unica maniera per metterti a dieta!
HENRY:
- (grida, mentre le due donne ridono) Questa me la paghi!
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71. Ore 18.00. Esterno nave. Scaletta d‟imbarco. Interno nave.
Elisabetta e Marilena ritornano a bordo, Frank è a pochi passi dalla
scala d’imbarco, poi si affaccia dal portellone.
FRANK:
- (grida) Sono ore che vi aspetto, il G.M. mi ha informato che ha
ricevuto l‟ordine di sbarcare Marilena!
ELISABETTA:
- (irritata) Non è possibile, Marilena è stata assunta da una
compagnia privata, e nessuno può sbarcarla.
Frank punta i suoi occhi arrabbiati su Elisabetta.
FRANK:
- Hai ragione, ma il G, M. mi ha assicurato che questo è un ordine
venuto dall‟alto e non si può fare niente. Ecco perché mia moglie
deve sbarcare.
Intanto le due donne hanno raggiunto il portellone, Marilena si stringe al
marito e scoppia a singhiozzare disperatamente. Elisabetta e
Frank si guardano negli occhi addolorati.
ELISABETTA:
- (furiosa sbotta) Ora vado a parlare con il Comandante, e tu
Marilena calmati, perché l‟impiegato di un‟altra compagnia non
può essere sbarcato senza ragioni valide.
72. Interno. Corridoio. Cabina del Comandante.
Elisabetta, con un filo di speranza, cammina velocemente lungo il
corridoio. Poi bussa alla cabina del comandante.
CAPITANO:
- Avanti!
Entra. La cabina è enorme, con un elegante salotto, un vaso di fiori sul
tavolo, quadri alle pareti ed una scrivania vicino ad una finestra
rettangolare, di fronte al mare.
ELISABETTA: - (angosciata) Mi scusi comandante, ma credo di avere il diritto
di sapere la ragione per cui la vostra compagnia vuole sbarcare la
mia assistente.
CAPITANO: - (serio) Cara signorina, lei ha ragione, ma mi creda, nemmeno io
lo so!
ELISABETTA:
- Lei deve aiutarmi, dopo tutto è la prima volta che qualcuno in
alto, come mi hanno riferito, pretende di sbarcare l‟impiegato di
un‟altra compagnia, senza dare delle spiegazioni.
CAPITANO:
- Signorina Elisabetta, io vorrei tanto aiutarla, ma anch‟io devo
ubbidire agli ordini, altrimenti perderò il lavoro; comunque posso
darle il numero di telefono della persona che mi ha ordinato di
sbarcare la sua assistente. Ad ogni modo la prego di non fare il mio
nome.
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ELISABETTA:
- (sorridendo) Va benissimo comandante, la ringrazio di cuore.
Il capitano la guarda dall’alto in basso interessato.
CAPITANO:
- (compiaciuto) Allora si faccia passare il sig. Siad, a questo
numero.
Il comandante scrive il numero su un foglietto e glielo allunga.
ELISABETTA:
- Grazie Capitano!
Elisabetta se ne va velocemente chiudendo la porta.
73. Interno. Pomeriggio. Portellone d‟imbarco.
I passeggeri stanno imbarcando, le hostess e gli stewards sono in fila
per accoglierli. Elisabetta nervosa si avvicina al marinaio di
guardia Carroll.
ELISABETTA:
- Mi scusi, devo fare una telefonata d‟urgenza al Sig. Siad.
MARINAIO CARROLL:
- (sorride) Prego!
Elisabetta digita il numero velocemente. Un attimo d’attesa
73. Bis. Interno . Ufficio Sig. Siad.
Il signor Siad è svedese biondo con occhi chiari e baffi , è seduto nel
suo ufficio alla scrivania, prende la cornetta e risponde.
SIAD:
- (voce cavernosa) Pronto!
ELISABETTA:
- Mi scusi, sono la shop manager dell‟Orient Sun, vorrei sapere
perché sbarcate la mia assistente, quando è stata assunta da una
compagnia privata.
SIAD: - (con voce fredda) La sua compagnia non ha messo in regola la sua
assistente…..
ELISABETTA: - Mi scusi, ma lei si sta sbagliando, ho il contratto in
SIAD: - (arrabbiato grida) Lei non si deve preoccupare, la sua
mano.
compagnia è
già stata informata.
ELISABETTA:
- (grida mentre il marinaio ascolta) Senta signor Siad quello che
sta facendo è vergognoso, e due bugie in pochi secondi non me le
ha raccontate mai nessuno, buona sera!
Il signor Siad sorpreso e seccato sbatte il telefono sul ricevitore senza
salutare, Elisabetta fa lo stesso e se ne va in tutta fretta, mentre il
marinaio Carroll la osserva stupito.
74. Interno. Pomeriggio. Corridoio. Cabina di Marilena.
53
Elisabetta cammina velocemente lungo il corridoio. Appoggiati alla
paratia, davanti alla cabina aperta di Frank, ci sono tre ufficiali
che attendono che Marilena finisca di fare le valigie per scortarla
all’uscita. Elisabetta passa davanti agli ufficiali in divisa.
ELISABETTA:
- Scusate, posso chiudere la porta per un attimo?
UFFICIALE:
- (Roldan risponde) Prego!
Elisabetta chiude la porta dietro di sé. Il G.M. se ne sta seduto sulla
spalliera del letto, facendo finta d’essere addolorato. Frank sta
spingendo sulla valigia piena, per chiuderne la cerniera. Marilena
Fissa Elisabetta con un filo di speranza.
ELISABETTA:
- Scusi G.M., lei che ha tanto potere, non può aiutare i suoi
amici?
Marilena mentre scoppia in un pianto dirotto.
MARILENA:
- (tra le lacrime borbotta) Nessuno mi ha mai trattato così, in tutta
la mia vita, senza ragione!
Il G.M. se ne sta in silenzio.
ELISABETTA:
- (con le lacrime agli occhi grida) Tu, Frank, non fai niente per
tua moglie? Maledizione, come puoi permettere questa ingiustizia!
Io li pianterei in asso, quel branco di pirati.
Il G.M. brucia Elisabetta con lo sguardo.
FRANK:
- (urla arrabbiato) Ho già dato le dimissioni, ma non posso sbarcare,
perché per legge devo dare il tempo alla compagnia di trovare un
sostituto. Insomma, se sbarco senza preavviso, le autorità portuali
mi toglieranno il libretto di navigazione.
Elisabetta si gira verso il G.M. che la fissa con rabbia.
GENERAL MANAGER:
- (brontolando) Lei è fortunata che io sono un amico,
altrimenti adesso sarebbe in grossi guai.
Elisabetta lo fulmina con lo sguardo.
ELISABETTA:
- Caro signore, se lei lo facesse, mi farebbe sicuramente un
favore; ma neanche lei potrà sbarcare me, salvo che non si compri
tutta la merce del negozio.
Egli scatta in piedi ed esce dalla cabina sbattendo la porta. Elisabetta
allunga la busta col denaro a Marilena, che la controlla.
MARILENA:
- (asciugandosi le lacrime esclama) Ti sei sbagliata! Mi devi quattro
giorni, tu me ne hai pagato il doppio!
54
ELISABETTA:
- Non mi sono sbagliata, è l‟unica cosa che posso fare, dopo tutto
quello che stai subendo per colpa di questi prepotenti.
Frank tira giù dal letto la valigia, in quel mentre bussano alla porta,
entra il marinaio Rosalito, che prende la valigia e se ne va.
Marilena abbraccia Elisabetta ringraziandola, poi viene scortata
dai tre ufficiali e da Frank. Elisabetta profondamente triste, con
una lacrima che le scende sul viso
osserva
il gruppo
allontanarsi.
HOSTESS DESERY:
- (annuncia all’altoparlante) La nave è in partenza, i
visitatori sono pregati di scendere a terra, grazie.
Dissolvenza incrociata in chiusura.
75. Interno. Giorno. Duty free shop.
Elisabetta è in negozio e attende inutilmente clienti che non arrivano,
quando vede entrare Henry.
ELISABETTA:
HENRY:
- Ah! Henry, mi puoi spiegare perché hanno sbarcato Marilena?.
- Marilena è stata solo un pretesto, per spingere Frank a sbarcare di
sua volontà, e non pagargli così una rottura di contratto,
effettuata da parte della compagnia svedese, per volontà di Mr.
Kor.
ELISABETTA:
- Accidenti, ma quanto sono astuti questi prepotenti!
Henry scoppia in una risata, mentre sta giocherellando con un mazzo di
chiavi
HENRY:
- (sicuro di sé ) Tu sei ingenua, ma questi sono dei pirati!
ELISABETTA:
- (seria) Tutto ciò è incivile e barbaro, mai avrei immaginato che
alle soglie del Duemila esistessero dei personaggi così viscidi.
HENRY:- (sorridendo) Come vedi non mi sbaglio quando affermo che sei
ingenua.
76.
Singapore. Pomeriggio.
informazioni.
Interno,
tredici
giugno,
ufficio
L’orologio di bordo segna le 17.00 del 13 giugno 1991. All’ufficio
informazioni ci sono Peedu e Kristian con le loro valigie, che
stanno parlando tra di loro, mentre aspettano di sbarcare. Arriva
Elisabetta che li interrompe.
ELISABETTA:
KRISTIAN:
- Allora siete felici di sbarcare da questo inferno?
- Spero che, quando torneremo in dicembre, i problemi siano finiti.
55
ELISABETTA:
- (abbracciandoli) Volete farmi morire, sarà meglio che finiscano
prima possibile!
FRANK:
- (li raggiunge dicendo) Per fare morire te ci vuole ben altro!
ELISABETTA:
- È vero, sono indistruttibile! Mi raccomando, salutami Marilena.
E tu Frank, cosa hai intenzione di fare ora?
FRANK:
- Trascorrerò alcuni mesi con Marilena nelle Filippine, poi ci
trasferiremo in Inghilterra, dove probabilmente lavorerò sui
traghetti che attraversano la Manica.
ELISABETTA:
- (abbracciando Frank) Non dimenticherò le serate trascorse con
voi a bere birra, in compagnia dei vostri polli volanti.
I tre ufficiali scoppiano in una grossa risata, mentre prendono le loro
valigie.
KRISTIAN:- E
dei tuoi elefanti volanti, che usano le orecchie al posto delle ali.
Esplodono altre risate, mentre si avvicinano al portellone di sbarco.
ELISABETTA:
- (salutandoli con la mano) Buon viaggio!
Dissolvenza incrociata a simulare il passare del tempo.
77. Alcune settimane dopo a Jakarta. Giorno. Esterno. Piscina di
bordo.
Il G:M vede Elisabetta che sta leggendo un libro ai bordi della piscina, le
si avvicina.
GENERAL MANAGER:
ELISABETTA:
- (con espressione triste) Sa che sbarcherò?
- Oh, ma perché?
Il G.M. ha uno scatto nervoso.
GENERAL MANAGER:
- Me ne vado perché sono stanco di combattere con degli
incompetenti.
ELISABETTA:
- Beato lei che torna a casa, io mi sento segregata a bordo di
questa nave, che mi sta causando anche dei problemi di salute.
GENERAL MANAGER:
- (con una smorfia) Ah! Quello che non sopporto, sono gli
orientali. Se dipendesse da me, li brucerei tutti nei forni
crematori, così libererei il mondo da questi esseri inutili.
Il marinaio Carroll sta dipingendo qualcosa poco lontano e sente tutto.
ELISABETTA:
- (lo fissa allibita) Insomma, ma lei è incorreggibile!
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Egli fa finta di non aver sentito e s’allontana. Il marinaio Carroll con
un pennello in mano e un barattolo di vernice, tutto sudato, con i
blue-jeins e la maglietta macchiata di vernice passa vicino ad
Elisabetta.
CARROLL:
- Elisabetta, vorrei essere come te e avere il coraggio di sbattere
in faccia quello che penso a questa gente che crede di avere tutti i
diritti.
ELISABETTA: - (sorride) Tu rischi troppo, nessuno può sbarcare me, per la
particolare situazione in cui mi trovo.
CARROLL:
- Hai ragione, comunque volevo dirti che ho saputo che il G:M.
sbarcherà perché Mr. Kor non è soddisfatto del suo lavoro.
ELISABETTA:
- Infatti anch‟io ho saputo che gli hanno dato il ben servito; lo
sostituiranno con Mr. Hong.
Dissolvenza.
78. Venticinque di luglio. Giorno. A pranzo. Interno. Saletta
ufficiali..
La porta taglia fuoco della saletta ufficiali si apre di colpo e si vede
spuntare l’enorme pancia di Jan, il nuovo direttore di macchina,
seguito dal suo assistente Ante. Jan, viso grande ed espressivo,
capelli argentati, statura normale, obeso, quarantenne. Ante è
un uomo di statura media, robusto, capelli neri, viso rotondo,
simpatico, sui quaranta.
Elisabetta sta pranzando, Jan le s’avvicina toccandosi i baffi brizzolati e
le punta addosso i suoi occhi azzurri.
JAN: - Cara, possiamo avere l‟onore di sederci vicino a te?
ELISABETTA:
- Prego! Con gran piacere.
Intanto, Ante butta le sue mani sul tavolo e la fissa con occhi languidi da
play- boy.
ANTE:
- Non sei forse tu la nostra vicina di casa?
Elisabetta si trova col suo viso di fronte a quello di Ante, che le scruta
gli occhi cercandovi una risposta.
ELISABETTA:
- (curiosa di capire) Insomma, che cosa intendi?
Ante si allontana dal suo volto.
ANTE:
- Mi hanno assicurato che tu sei italiana, noi siamo iugoslavi, perciò tu
sei la nostra vicina di casa.
ELISABETTA:
- Questa è una bella notizia! Per me è una gioia avere i miei
vicini di casa, su una nave così lontano dall‟Europa!
57
In quel mentre arriva Jan, col suo piatto pieno, e si piazza di fronte ad
Elisabetta.
JAN:
- (fissandola serio) Ti hanno invitata per il giorno trentuno luglio, a
cena, al Mystery Club?
ELISABETTA:
ANTE:
- Mi dispiace, ma non ho avuto quest‟onore, per ora!
- (sorridendo) Vedrai che lo faranno, perché il Charterer ha invitato
tutti gli ufficiali, nel suo locale, a Jakarta
In quel momento entrano Luis e Shay.
LUIS:
- Cosa ci consigliate di mangiare per non prendere fuoco?
Nella saletta esplode una risata.
ELISABETTA:
- Prendete lo stufato di manzo perché è l‟unica pietanza con
poco peperoncino.
JAN:
- Quando avete finito di pranzare, siete tutti invitati a bere un
bicchiere di vino nella mia cabina.
LUIS: - Molto volentieri.
79. Interno. Dopo pranzo. Cabina di Jan.
Cabina grande con un finestrone rettangolare rivolto a prua, un salotto
di pelle verde scuro nella stessa tonalità delle tende, un tavolino,
una televisione ecc. Jan serve un bicchiere di vino bianco a tutti,
intanto Luis si lascia cadere sulla poltrona.
LUIS:
- (fissando il sedere di Jan) Polpettone, spostati dalla mia visuale.
Una risata fragorosa rimbomba nella cabina, mentre Jan si sposta di
scatto.
JAN: - (urla, fissandolo negli occhi) Senti Rambo dei miei stivali,
accontentati di strapazzare le famose bambole gonfiabili, e lascia
in pace me.
LUIS:
- (serio) Bambole gonfiabili? Io faccio impazzire solo le belle donne!
ELISABETTA:
- Jan, non mi dirai che fai scoppiare le bambole gonfiabili sotto il
tuo peso!
Tutti ridono a crepapelle, poi Jan si mette le mani sui fianchi.
JAN:
- (brontolando) Insomma, come posso farvi capire che a me piacciono
le donne in carne e ossa!?
Elisabetta guarda il suo orologio da polso.
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ELISABETTA:
- Scusatemi, devo andare ad aprire il negozio, a più tardi.
Si alza ed esce dalla cabina. Fuori nel corridoio un gruppo di
marinai:
ROSALITO, DENIS, CARROLL:
- (IN CORO) Hello, Mummy! (Ciao, mamma!)
ELISABETTA:
- (sorridendo) Hello, children of Orient sun! (Ciao, bambini del
sole d’Oriente!)
80. Jakarta mattino, ventisette luglio. Esercitazione equipaggio.
Esterno. Interno.
L’orologio di bordo segna 27 luglio 1991. Porto di Jakarta dopo lo sbarco
dei passeggeri il capitano fa un annuncio dal microfono del ponte
di comando.
CAPITANO:
- Attenzione, prego. fra qualche minuto la sirena darà inizio
all‟esercitazione, e tutti i 178 componenti dell‟equipaggio sono
pregati di recarsi alle loro stazioni.
Nel frattempo urla e fischi esplodono intorno. Elisabetta si avvicina ai
due marinai Rosalito e Denis che stanno lamentandosi.
MARINAIO ROSALITO:
- (arrabbiato) Insomma, non capisco perché ogni quattro
giorni
siamo
costretti
a
restare
a
bordo
a
fare
quest‟esercitazione, quando per legge si dovrebbe fare una volta
alla settimana.
MARINAIO DENIS:
- (arrabbiato) Questo capitano non si fida di noi filippini, è
un razzista.
MARINAIO ROSALITO:
- D‟altronde non possiamo ribellarci, altrimenti dovremmo
pagare cinquanta dollari di multa, e rischieremmo il ritiro del
libretto di navigazione e il carcere.
E chi può rischiare, le nostre famiglie hanno bisogno di
continuare a mangiare.
MARINAIO DENIS:-
In quel mentre suona la sirena, Elisabetta corre in cabina a ritirare la sua
giacca di salvataggio.
80 BIS. ESTERNO. PASSEGGIATA LANCIA NUMERO 3
Vengono ammarate le tre lance dalla parte del mare, stazioni numero 1, 2,
3. Il gruppo di persone addetto alla stazione numero 3 osserva i
due marinaio, Carroll e Guan, mentre stanno abbassando la
lancia alla passeggiata, che scende dondolando tra i stridii delle
corde. Elisabetta raggiunge il gruppo, sotto un sole bollente che
stordisce e fa grondare di sudore. Carroll fissa Elisabetta
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MARINAIO CARROLL:
- Il Comandante ci ha ordinato di ammarare la lancia e tu,
Elisabetta, devi scendere con noi.
Elisabetta si sente improvvisamente mancare il respiro, s’aggrappa alla
ringhiera perché si sente svenire, poi si riprende. Stacco, ripresa
dei marinai mentre abbassano la lancia. Elisabetta sale sulla
scialuppa che dondola sotto di lei, lasciando intravedere le acque
del mare che brillano sotto i raggi del sole. Intanto arriva Shay
che sale sulla scialuppa e si siede di fronte a lei (il sudore le
scende da sotto gli occhiali neri).
SHAY (sorridendo) Ci stiamo facendo una bella sauna!
Arriva il terzo ufficiale di coperta Roldan, che controlla.
ROLDAN
(ordina) Ammarare la lancia!
La lancia comincia scendere velocemente, sbattendo contro l’acqua, che
schizza tutti suscitando un coro di grida. Intanto scendono anche
la lancia 1, 2, molto più lentamente e si posano sull’acqua. I
marinai sfilano i remi e remano nervosi intorno alla nave, fin
quando si ode la voce del il capitano che ordina dal microfono
del ponte di comando:
CAPITANO:-
L‟esercitazione è finita ritornate alla base. Buona giornata a tutti!
Le tre lance vengono agganciate alle funi e salgono fino alla
passeggiata. Alla lancia numero 3, i due marinai aiutano le
donne a saltare a bordo. Poi la sirena annuncia la fine
dell’esercitazione. Elisabetta se ne va barcollando.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo, pensa) Sono stanca perciò non attendo la
dilazione del pranzo dovuta dell‟esercitazione e vado a dormire.
Elisabetta starnutisce all’improvviso, mentre si mette una mano alla bocca
si ferma, poi si guarda la mano e vedendola insanguinata riprende a
camminare velocemente. Dissolvenza.
81. Sogno. Interno. Pomeriggio. Cabina di Elisabetta.
Sogno (effetto flou): Elisabetta ha di fronte un principe indiano, che la
colpisce profondamente, per la sua bellezza celestiale. Egli
indossa un bellissimo turbante celeste, con pietre preziose e un
meraviglioso costume verde smeraldo di seta, che copre il suo
corpo perfetto. Il principe indiano la fissa in silenzio, poi le
spinge un dito in bocca e comincia a massaggiarle le gengive.
Sente subito una forma d’energia che le entra nella bocca;
percepisce il suo corpo rilassato e immobile, intanto si rende
conto che si sta svegliando da una forma di dormiveglia. In quel
momento sente il suo corpo pesante come una pietra ed evita di
uscire da quello stato, perché sa che il principe non ha ancora
finito di curarla. Intanto il suo corpo è pervaso da una sensazione
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di piacere indescrivibile, mai provato prima, poi all’improvviso si
materializzano migliaia di molecole che veloci finiscono
all’interno della sua bocca. Infine l’immagine del principe indiano
sparisce… si sveglia e, fra lo stupore e la forte emozione, scoppia
a piangere a dirotto. Primo piano di Elisabetta, mentre si siede
sul letto e prega.
ELISABETTA:
- Mio Dio, ti ringrazio di cuore e ti prego di ricompensare il
meraviglioso principe indiano e mio padre che alcuni mesi fa, in
sogno, mi ha annunciato questo evento.
Elisabetta si asciuga le lacrime con un lembo del lenzuolo e va ad
osservare la sua bocca davanti allo specchio.
ELISABETTA:
- (ad alta voce esclama) Oh! Dio mio, la carie che avevo sul
canino inferiore è sparita, ed è rimasto un piccolo buco bianco, e
le gengive da viola scuro sono diventate rosa!
Elisabetta si siede sulla poltrona e riflette sull’evento eccezionale.
Dissolvenza incrociata a simulare il passare del tempo.
82. Quattro giorni dopo. 1 agosto. Porto di Jakarta. Giorno.
Interno. Esterno. Ponte passeggiata.
L’orologio di bordo segna le 10.30 del primo Agosto 1991. L’Orient Sun
attracca a Jakarta; dopo lo sbarco dei passeggeri, suona
l’allarme dell’esercitazione equipaggio, ognuno corre con la
giacca di salvataggio verso la sua stazione d’emergenza, a
rispondere all’appello dei propri superiori. Elisabetta è alla sua
stazione col suo gruppo.
ELISABETTA:
SHAY:
- Shay, oggi l‟equipaggio non si lamenta.
- (sorridendo) Ci credo bene, stanotte pernotteremo a Jakarta, così
ognuno avrà tutto il tempo per telefonare ai propri famigliari.
Partiremo solo domani primo agosto, alle ore diciotto.
ELISABETTA:
- (felice) È anche ora che l‟equipaggio abbia un po‟ di tempo per
rilassarsi, perché questo itinerario di quattro giorni Singapore Jakarta è molto noioso!
Intanto Roldan, il terzo ufficiale di coperta, fa l’appello leggendo i nomi
dei presenti su una lista. (Indossa divisa bianca con cappello).
ROLDAN:
SHAY:
- Shay?
- (alza una mano) Presente!
ROLDAN:
- Elisabetta?
ELISABETTA:
- Presente!
61
Poco dopo la voce del comandante all’altoparlante.
COMANDANTE:
- Qui è il Capitano che vi parla, l‟esercitazione è finita!
Infine si ode la sirena, che annuncia la fine dell’esercitazione. I gruppi
dell’equipaggio si sciolgono.
HOSTESS SHERLAY:
- (annuncia al microfono) Si informa l‟equipaggio che,
questa sera, alle ore ventuno e trenta, il disc-jockey darà inizio
alla serata danzante dedicata allo staff e all‟equipaggio. Grazie per
l‟attenzione.
Si odono boati di urla e grida che esultano felici, intorno e tra
l’equipaggio che s’allontana. Mentre Elisabetta cammina lungo la
passeggiata, s’avvicina un gruppo di filippini tra i quali anche
Rosalito.
ROSALITO:
- Mamma, ci farai ballare questa sera?
ELISABETTA:
- (allegramente) Come potrei rifiutare una danza ai bambini del
Sole d‟Oriente!
I FILIPPINI:
- (felici urlano) Urrah! Mummy! Urrah! Mummy!
83. Jakarta. Notte. Interno. Bordo nave. Cabina di Elisabetta.
Salone delle feste Olimpia Lounge.
Elisabetta è in cabina e sta cercando qualcosa da indossare. Finalmente
si decide ed indossa un paio di pantaloni colorati con riflessi neri
e una camicetta nera rifinita in oro. Fissa la sua immagine nello
specchio, si passa il rossetto sulle labbra, esce dalla cabina e
chiude la porta a chiave.
Poco dopo entra nel salone delle feste, quando le viene incontro Shirley
che l’invita al suo tavolo. È una giovane donna attraente, non
troppo alta, corporatura rotonda, sguardo dolce, capelli lunghi e
occhi neri piccoli a mandorla, veste elegantemente, ventiduenne,
originaria di Singapore. Al tavolo incontra anche Rayu e Desery.
Rayu, una giovane donna indonesiana, altezza media, magra, ben
fatta, viso ovale, occhi neri e profondi con una lunga treccia di
capelli neri. Desery, media altezza, corporatura normale, viso
rotondo, capelli lunghi e occhi scuri, ventiduenne, originaria di
Singapore. Le tre giovani accolgono Elisabetta con gioia e le
offrono un drink, poi tutte assieme brindano alla loro amicizia.
La musica risuona nel salone e l’equipaggio balla scatenato nella
pista, fra luci fosforescenti che si tramutano veloci in colori
vivaci.
I marinai Rosalito, Carroll e Romeo, questo ultimo, uno steward (media
altezza longilineo, capelli e occhi neri molto carino), si
avvicinano ad Elisabetta e s’inchina in segno di riverenza e,
62
prendendola per mano, la trascinano nella pista. I tre filippini,
dalla figura snella, danzano a tempo di musica con movimenti
aggraziati e perfetti. Elisabetta si sente contagiata dalla loro
gioia, e viene coinvolta in quel loro mondo misterioso che è il
ballo. Durante la pausa essi l’accompagnano al tavolo e la
salutano baciandole le mani. In quel mentre la chiama Rayu per
presentarle Benjamin, un bellissimo indonesiano, alto, ben fatto,
capelli scuri, occhi neri. Costui le si siede accanto.
RAYU:
- Elisabetta vieni, che ti presento Benjamin.
BENJAMIN:
- Da dove vieni?
ELISABETTA:
BENJAMIN:
- Sono un extraterrestre, non si vede?
- (ridendo) Avevo pensato di trovarmi di fronte a Cleopatra!
ELISABETTA:
- (scherzando) Si, fra un po‟ assomiglio alla principessa Tai Tu.
Benjamin, la fissa, poi le accarezza i capelli.
BENJAMIN:
- Mi piacciono molto i tuoi occhi scuri, il viso pallido e i capelli
nerissimi come le notti orientali. Non ti nascondo che, quando ti
ho visto camminare con quel tuo corpo sinuoso, ho sentito un
colpo al cuore.
Attorno ad Elisabetta le hostess ascoltano stupite, allora Elisabetta
tenta di raffreddare lo sconcerto che aleggia intorno.
ELISABETTA:
- (allegramente) Oh! Finalmente ho trovato Marcantonio!
Scoppia una risata collettiva che copre per un attimo la musica che
risuona dagli altoparlanti.
SHIRLEY:
- Altrochè Marcantonio, mi sembra piuttosto un latin-lover!
Esplode un’ennesima risata.
BENJAMIN:
SHIRLEY:
- Verresti con noi al Mystery Club? Sai, io sono una guida turistica
e lavoro per Mr. Kor. Alle ventidue devo accompagnare il vostro
comandante e tutti gli ufficiali al Mystery Club, a cena.
- (tra le note di una musica metallica) Si, si, Elisabetta vieni anche
tu, vedrai che ci divertiremo molto.
84. Esterno, piazzale del porto, al pullman. Strade di Jakarta.
Arrivo al Mystery Club.
Elisabetta e le hostess salgono sul pullman accolte da Benjamin.
BENJAMIN:
- Scusate, devo andare ad avvisare il comandante dell‟arrivo del
pullman.
63
RAJU:
- (seduta vicino ad Elisabetta) Benjamin è rimasto fulminato dal tuo
fascino egiziano!
ELISABETTA:
- Probabilmente è la seduzione della straniera che lo attira.
Arrivati il comandante e gli altri ufficiali, Benjamin chiude lo sportello e
ordina all’autista di partire. Il motore si accende all’improvviso,
e subito dopo si trovano nel pieno caos del traffico, tra il
frastuono di migliaia di clacson che rimbombano nella notte buia.
I fari dei veicoli s’incrociano qua e là sulle strade, correndo in
tutte le direzioni e fra le baracche che, illuminate, sembrano
tuguri.
ELISABETTA:
- Che tristezza quella bidonville che ci scorre davanti.
In quel mentre vede il Comandante in piedi, che guarda verso di lei con
interesse.
COMANDANTE: - (sorridendo) Ciao Elisabetta, sono felice d‟averti con noi
questa sera!
ELISABETTA:-
(sorridendo) Grazie comandante!
Il comandante si siede soddisfatto, mentre il pullman arriva vicino ad una
strana costruzione, dove una insegna rosso fuoco scrive nel cielo
nero Mystery Club. Il pullman si ferma, l’autista apre gli sportelli
e tutti scendono.
85. Jakarta. Interno Mystery Club. Sala ristorante con show.
Benjamin accompagna il gruppo all’entrata di una grande sala, di fronte
a una trentina di tavoli rotondi ricoperti da tovaglie rosso scure,
apparecchiati con servizi cinesi, dove molta gente beve e mangia
allegra. Benjamin indica i tre tavoli prenotati per loro. Dopo
aver accompagnato il comandante al tavolo vicino al palco,
Benjamin va a sedersi fra Elisabetta e Shirley. In quel mentre
Elisabetta si sente chiamare, si gira e con sorpresa vede il
comandante che si è alzato in piedi e la invita al suo tavolo.
Benjamin scatta in piedi e tristemente le sposta la sedia e la
invita ad andare. Non riesce a nascondere la sua esitazione,
allora il comandante invita anche Shirley. Poi il capitano invita
Elisabetta a sedersi tra lui e Jan. Si siede e si trova di fronte a
Roldan, Shirley e Ante, che la fissano in silenzio intuendo il suo
imbarazzo.
COMANDANTE:
- Elisabetta, ti prego di chiamarmi Michael.
Intanto Jan la fissa con i suoi occhi azzurri e tristi.
ELISABETTA:
- (grida tra le note di una melodia cinese) Senti vicino di casa,
finiscila di farti divorare dalla nostalgia!
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Il suo volto s’illumina di colpo.
JAN:
- Scusate, ma io e Ante siamo preoccupati, c‟è il rischio che scoppi una
guerra in Jugoslavia. Purtroppo la situazione sta degenerando ma,
scusateci, non vogliamo rovinarvi la serata con i nostri problemi.
ELISABETTA:
- Fortunatamente la guerra non è ancora scoppiata, perciò spero
non vorrai rovinarti il fegato, perché allora avrai altri problemi.
Intanto le cameriere riempiono il tavolo di cibi vari e piccole ciotole
piene di salse colorate, dove il Comandante intinge qualcosa che
divora avidamente. Poi Elisabetta lo fissa con stupore, perché
all’improvviso le fa assaggiare fettine di pesce che prende dal
suo piatto e continua ad imboccarla sotto lo sguardo sbalordito
di tutti i presenti. Un cameriere si presenta dal Comandante.
CAMERIERE:
- Capitano, il Charterer la desidera.
Il capitano si alza dal tavolo e segue il cameriere. I presenti si girano
a guardare, mentre il capitano parla con il Charterer, che gli
presenta un gruppo di belle ragazze, poi il Comandante ritorna al
tavolo.
COMANDANTE:
- Gentilissimo il nostro Charterer, era preoccupato perché
pensava che io m‟annoiassi, allora mi ha presentato un gruppo di
bellissime indonesiane, e mi ha pregato di sceglierne una per
trascorrere la serata, ma io ho rifiutato perché ho già ciò che
voglio.
Mentre Elisabetta lo fissa incredula, il capitano la invita a ballare, lei
non risponde, ma lo segue sulla pista. Elisabetta seria, mentre
ballano, osserva il corpo magro e alto del capitano muoversi in
tempo di musica, con quei tatuaggi grotteschi e rabbrividisce.
Intanto egli cerca di fissarla negli occhi, mentre lei guarda
altrove facendo finta di non capire. La musica finisce, lei ne
approfitta per tornare al suo posto, ma il capitano l’afferra per
una mano e la riconduce nella pista. Intanto le luci si abbassano e
una musica dolcissima dà inizio ad un lento. Egli tenta di
stringerla a sé ma non ci riesce, allora prende Elisabetta sui
fianchi e la scrolla con vigore.
CAPITANO:
- Insomma, vuoi lasciarti andare e smetterla di essere così rigida e
fredda come il ghiacciolo?
Ella si libera con rabbia dalle mani di lui che ancora la tengono.
ELISABETTA:
- (brontola) Mi dispiace comandante, ma non posso comportarmi
altrimenti, perciò la prego di non insistere, io non so mentire.
Gli occhi grigi del comandante si annebbiano e il viso si deforma
scoppiando in una risata sarcastica.
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CAPITANO:
- (borbotta):Complimenti, sei una ragazza sincera, ti ammiro per
questo!
Elisabetta tira un sospiro, mentre il comandante la esamina con
curiosità.
CAPITANO:
- (sussurrando):Mi piacerebbe conoscerti meglio!
Mentre la musica termina e le luci illuminano la pista, egli l’afferra per
un braccio e la accompagna al tavolo.
86. Interno Mystery Club.
Il D.J. annuncia l’inizio dello show, in quel mentre dalla pista si alza il
palco. Poco dopo un gruppo di ballerini inizia una danza tipica
cinese. Tra le luci colorate Elisabetta vede il Charterer
avvicinarsi al comandante con una bottiglia di cognac in mano;
frattanto arriva la cameriera con i bicchieri. Mr. Kor passa la
bottiglia alla cameriera, che inizia a servire il cognac.
CHARTERER:
- (MR. Kor.) Buona sera a tutti e benvenuti al Mystery Club.
Spero abbiate bevuto e mangiato bene.
Le voci degli invitati si alzano in un coro di lodi e ringraziamenti.
Intanto vicino a Mr. Kor appare una bellissima indonesiana che
indossa uno splendido abito da sera blu, che luccica ad ogni suo
movimento facendo risaltare il suo corpo sinuoso. Elisabetta nota
il vestito a giacca verde salvia, di seta pura, che Mr. Kor indossa
elegantemente.
Dal palco nuvole di fumo s’allargano nella sala e una dolcissima melodia
indonesiana vibra intorno, intanto una cantante indonesiana, ben
fatta, con lunghi capelli biondi, seminuda,avvolta da veli
colorati, appare danzando fra il fumo bianco che già ha invaso la
sala.
CHARTERER:
CAPITANO:
- (domanda) Capitano Michael, ti piace?
- È molto bella! Ha anche una bellissima voce!
CHARTERER:
- Bene! Dopo te la mando al tavolo così potrai anche ballare con
lei, se vorrai. Più tardi in ogni caso siete tutti invitati nella sala
karaoke a cantare. Ora vi devo lasciare, ho ancora molte cose da
fare.
Infine prende a braccetto la sua collaboratrice e insieme se ne vanno
verso il bar. La cameriera dimentica di servire il cognac ad
Elisabetta.
CAPITANO:
- (sorpreso brontola) Scusi signorina, ha dimenticato di riempire il
bicchiere di Elisabetta!
66
La cameriera ritorna e le versa del cognac, poi se ne va.
CAPITANO:
- (sbottando) Sbadati questi camerieri!
Infine arriva Benjamin con la bella cantante, la presenta al comandante
facendola sedere tra Shirley e il capitano e se ne va a servire gli
altri ufficiali. Il cognac rende tutti più allegri.
87. Interno Mystery Club a Jakarta, sala karaoke.
Il gruppo di ufficiali e hostess si trovano davanti ad un divano celeste,
che circonda un tavolino bianco, con un bellissimo vaso di fiori
rari al centro. Le pareti della sala sono scavate e all’interno
luccicano bellissime statue di marmo bianco. Sulla sinistra, ci
sono due Roulette Tables verdi, tutte rifinite in marmo dello
stesso colore chiaro. Il capitano si siede vicino al Charterer, ed
invita Elisabetta vicino a lui. Subito dopo sono tutti seduti
attorno allo schermo di proiezione. Mr. Kor prende il telefono e
ordina la canzone “Strangers in the Night”. Infine la sua bella
collaboratrice gli allunga il microfono.
CHARTERER:
- Sarò io il primo a rompere il ghiaccio, poi avremo l‟onore di
ascoltare il comandante Michael.
Grida di consenso echeggiano nella sala, mentre la musica sovrasta le
grida dei presenti. La voce intonata di Mr. Kor riscalda di
passione la bella collaboratrice che, sotto lo sguardo stupito di
tutti, va a sedersi sulle ginocchia del suo Boss, e gli accarezza i
capelli senza timore. Entrano alcune cameriere con un’altra
bottiglia di cognac e due piatti d’argento, pieni di frutta
tropicale, tagliata a fettine. Servono a tutti un bicchiere con del
brandy. Ancora una volta si dimenticano di Elisabetta, allora il
capitano le allunga il suo bicchiere.
CAPITANO:
- (brontolando) Insomma, allora ce l‟hanno con te!
ELISABETTA:
- (sorridendo) Probabilmente sono gelose, perché io sono seduta
accanto al comandante.
Eccitato egli accarezza i capelli ad Elisabetta.
CAPITANO:
- (scherzando) Sicuramente è così!
Elisabetta beve dal bicchiere del comandante e glielo restituisce
ringraziandolo. Poi osserva il nuovo G.M. Hong, un bel giovane,
alto e magro, viso tipicamente cinese, occhi furbi, con tanta
voglia di vivere, trentenne, originario di Singapore, che stringe
una mano a Desery e la fissa appassionatamente. Dietro
l’insistenza di tutti i presenti, il capitano inizia a cantare il suo
motivo d’amore, tentando ogni tanto di fissare Elisabetta, che
cerca di ignorare i suoi tentativi poco graditi e guarda le frasi
67
del motivo che scorrono sullo schermo insieme a immagini
spettacolari. La voce del capitano è stonata e poco gradita ai
timpani. Richard (il primo ufficiale radiotelegrafista) inizia il
terzo motivo lasciando tutti sbalorditi, Infine, scherzando, Hong
ordina un’altra canzone per il suo assistente Marlo. Quest’ultimo
è un giovane d’origine cinese, statura media, robusto, capelli
corti e irti, occhi piccoli, viso rotondo, sui ventotto anni. Costui
non si fa intimidire, impugna il microfono e canta una melodia
cinese e, mentre gli applausi esplodono intorno, i suoi occhi neri
sorridono.
BENJAMIN:
- (interviene urlando) Signori il pullman è arrivato, ci aspetta
all‟entrata del locale!
Il Charterer esce dal suo angolo, lasciando scivolare dalle ginocchia la
bella indonesiana.
CHARTERER:
- Auguro una buona notte a tutti.
Chiude su un coro di ringraziamenti e grida euforiche dei presenti.
88. Esterno. Notte. Nel pullman. Strade di Jakarta. Piazzale del
porto. Interno nave.
Poco dopo, man mano che gli ospiti salgono sul pullman, Benjamin li
conta come se fossero pecore che rientrano all’ovile. Gli ospiti
ridono e canticchiano sotto l’effetto dell’alcool.
ELISABETTA:
- (grida) Ehi Benjamin, sono entrate tutte le pecore?
Benjamin scoppia a ridere.
ROLDAN:
- (grida alzandosi in piedi) Ecco, stanno arrivando gli ultimi
montoni!
In quel momento salgono Marlo e Richard.
RICHARD:
- Se noi siamo dei montoni, voi siete dei caproni!
Urla, fischi e grida si alzano in un frastuono caotico, mentre il pullman
parte veloce, in quella strada buia e deserta. Durante il viaggio,
le voci degli ufficiali s’innalzano in un coro dolcissimo di canti
popolari orientali, che fanno venire la pelle d’oca. Verso le tre e
mezza, il pullman lascia tutti nella gran piazza del porto.
Elisabetta s’avvia verso l’entrata della nave, il capitano la raggiunge.
COMANDANTE:
ELISABETTA:
- Ti va di prendere l‟ultimo drink da me?
- (seria) La ringrazio, ma mi creda, è molto tardi e sono stanca.
68
Il capitano fissa Elisabetta con occhi annebbiati.
CAPITANO:
- Avrei desiderato qualcosa di diverso per noi, questa notte.
Elisabetta rimane per un attimo impietrita.
ELISABETTA:
- Buona notte capitano!
Chiude, mentre il Capitano pensieroso la osserva allontanarsi.
89.
In navigazione. Pomeriggio. Interno. Cabina di Elisabetta.
Infermeria
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Maledizione, mi sento terribilmente stanca,
ho la diarrea, non ho appetito e mi gira la testa.
Elisabetta si guarda allo specchio e vede un volto pallido pieno di
foruncoli e con gli occhi infossati, inoltre è tutta
sudata. All’improvviso ha alcuni colpi di tosse, si mette una mano
davanti alla bocca, continua a tossire, si siede sulla poltrona,
seria guarda il palmo della mano, è sorpresa, non vede sangue, il
suo volto s’illumina. Elisabetta esce dalla cabina barcollando
lungo il corridoio verso l’infermeria, dove trova una lunga fila di
componenti dell’equipaggio. Guarda i marinai filippini Guan,
Rosalito e Carroll davanti a lei che sono tutti sudati e sbuffano
arrabbiati.
ELISABETTA:
- (fissandolo) Per quale ragione siete tutti in fila?
MARINAIO GUAN:
ELISABETTA:
- Non te l‟hanno detto che bisogna vaccinarsi ?
- Vaccinarsi!?
MARINAIO CARROLL:
- (serio) Con l‟acqua inquinata che beviamo, i cibi scadenti
che mangiamo e la dissenteria che ne è derivata, dobbiamo per
forza vaccinarci contro il colera, il tifo ecc..
ELISABETTA:
- (protesta nervosa) Già, pensate che sono costretta ad andare a
rubare l‟acqua alla fontana che il Charterer ha fatto installare nel
selfservice per i passeggeri. Insomma, l‟acqua minerale viene
distribuita solo nelle cabine dei passeggeri, e noi dell‟equipaggio
dobbiamo accontentarci di quella salata.
MARINAIO ROSALITO:
- (preoccupato) Come può il comandante non curarsi di
questi gravi problemi?
ELISABETTA:
- Il comandante se ne frega, perché l‟acqua minerale gli viene
portata in cabina come ai passeggeri.
MARINAIO GUAN:
- E la cosa più tragica è che ora anche l‟aria condizionata non
funziona più, guarda qua come siamo tutti sudati e disperati.
69
I quattro si fissano seri e scuotono la testa preoccupati. Dissolvenza.
90. Sogno. Flashback del sogno. Mattino del tre agosto. Interno.
Cabina di Elisabetta. Arrivo a Singapore.
Elisabetta si sveglia in un bagno di sudore, mentre la nave sta
attraccando nel porto di Singapore. Scende dal letto, tira la
tendina e vede la nave che sta attraccando nel porto, mentre i
raggi violenti del sole le colpiscono gli occhi, si siede sulla
poltrona con le mani sul volto. In quel mentre le riaffiorano alla
mente le immagini di un sogno: (flashback del sogno) vede uno
bellissimo stallone nero, con il dorso ricoperto da un magnifico
drappo reale dai colori rosso e bianco; lo sguardo dell’animale è
triste ed addolorato. Poi Elisabetta s’accorge che è ferito ad una
zampa. Una folla sta attorno allo stallone fissandolo in silenzio
stupita. Mentre Elisabetta osserva il cavallo, ha la sensazione
che quell’animale rappresenti il comandante Michael.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Oh! Mio Dio, qualcosa di molto triste colpirà
il nostro capitano, in un futuro prossimo.
Elisabetta si alza in piedi pensierosa, va in bagno e chiude la porta.
91. Interno. Mattino. Saletta ufficiali.
Elisabetta è seduta e sta facendo colazione, la saletta è vuota, la porta
si apre ed entra un nuovo ufficiale che si siede di fronte a lei, in
un altro tavolo. Mentre lei beve il suo intruglio di sale e caffè, si
sente attratta dalla figura seria e distinta di quel personaggio
che ha tutti i requisiti del brav’uomo e le ricorda il tipico
gentleman inglese. Egli è alto, magro, sui cinquant’anni, con
spalle larghe e capelli castani. Il suo naso sporgente si adatta
bene a quel viso lungo dove spiccano i suoi occhi scuri. La sua
pelle rosata brilla sul volto abbronzato. Elisabetta lo vede
portare la tazza alla bocca.
ELISABETTA:
EDWARD:
- Attento, sta bevendo un intruglio di caffè e sale!
- (posa la tazza) Are you joking? (Sta scherzando?)
ELISABETTA:
- No! Non sto scherzando! Sono due mesi che beviamo questo
intruglio, siamo fortunati se non siamo ancora morti! Ci siamo
beccati la diarrea e altro.
EDWARD: - Mi lasci gustare!
Edward ne beve un sorso, una smorfia d’approvazione si disegna sul suo
viso. Intanto all’interno della saletta fa molto caldo. L’ufficiale
si alza, si avvicina ad Elisabetta e, sbuffando dal caldo, si
asciuga alcune perle di sudore che gli scendono dalla fronte. Poi
sventola la salvietta per rinfrescarsi un po’.
70
EDWARD:
- Insomma, è terribilmente caldo! Comunque ieri, il mio tassista mi
ha parlato di articoli giornalistici che hanno discreditato l‟Orient
Sun e della pubblicità negativa fatta dagli agenti di viaggio, ma mi
creda, non mi aspettavo certamente di dovermi rovinare lo
stomaco con il sale.
L’ufficiale stringe la mano ad Elisabetta.
EDWARD: - È stato un piacere averla conosciuta, io sono Edward, ingegnere
capo elettricisti.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Il piacere è tutto mio.
Edward se ne va e lascia di colpo la porta taglia fuoco, provocando un
boato metallico, che fa sobbalzare Elisabetta sulla sedia.
92. Notte. Interno duty free shop.
Elisabetta è in negozio e sta facendo della contabilità al computer
seduta al banco.
GENERAL MANAGER HONG:
- Buona sera! Il capitano mi ha mandato ad invitarla a
cena per domani sera.
ELISABETTA:
- (imbarazzata) La prego d‟informare il capitano che mi
dispiace, ma io domani sera sono impegnata.
Hong divertito la fissa con un sorriso malizioso.
GENERAL MANAGER HONG:
- (brontola) Lei lo sa che non si può rifiutare l‟invito
del comandante?
ELISABETTA: - (decisa) Questo lo dice lei, caro Hong!
GENERAL MANAGER HONG:
- . Ok! Come vuole.
Hong stringe i suoi occhi neri a mandorla, poi esce dal negozio.
Dissolvenza.
93. Mattino. Il cinque agosto a Jakarta. Esercitazione equipaggio.
Esterno. Interno. Ponte di comando.
La sirena suona, tutto l’equipaggio esce correndo dalle porte e va al
punto di riunione sulle passeggiate, con le giacche di salvataggio.
Poco dopo, quando tutti hanno raggiunto le loro stazioni, si ode
la sirena che annuncia il termine dell’esercitazione. Attraverso il
microfono, la voce del comandante dal ponte di comando.
COMANDANTE:
- Tutti i 178 componenti dell‟equipaggio devono presentarsi in
fila, dal comandante, col tesserino di riconoscimento in mano.
71
Il capitano e Jan sono in divisa, con il loro cappello in testa. Il capitano
controlla con occhi da inquisitore l’equipaggio, che gli sfila
davanti esibendo il tesserino; egli si sofferma severo a infliggere
multe a chi non rispetta gli ordini. Poi arriva il turno di
Elisabetta, e gli occhi del capitano si posano curiosi su di lei.
Infine il capitano le fa cenno di andare. Elisabetta fa due passi,
poi ode la voce fredda del comandante che le dà un ordine,
mentre Jan gli sta parlando all’orecchio.
CAPITANO:
- Elisabetta, torni qui!
ELISABETTA:
CAPITANO:
- (seria gli si avvicina) Eccomi Capitano!
- Lo sa, vero, che durante l‟esercitazione si devono calzare solo
scarpe basse e non sandali?
ELISABETTA:
- Mi scusi, ma nella fretta di raggiungere la mia stazione, ho
dimenticato di cambiarli.
Il viso del capitano s’illumina e un sorriso spunta sul suo viso. Jan fa
l’occhiolino ad Elisabetta.
CAPITANO:
- Non si faccia più trovare durante l‟esercitazione con i sandali,
altrimenti mi costringerà a prendere dei provvedimenti.
ELISABETTA:
- (con un fil di voce) Va bene capitano!
Con tutti gli occhi dei presenti puntati su di lei, esce dal ponte di
comando e si sofferma ad ammirare i gabbiani che volano lenti,
contro il sole infuocato. L’afa terribile le toglie il respiro, sente
il sudore che le scorre per il corpo. Allora si avvia frettolosa,
lasciando dietro di sé quel bagliore accecante.
94. Il dieci agosto. Giorno. Navigazione. Interno. Saletta ufficiali.
Giunta nella saletta deserta, Elisabetta si siede di fronte ai grandi
finestroni, da dove può vedere l’enorme distesa di mare blu. Il
sole affonda nelle acque scure i suoi raggi dorati, che fuggono
attorno dandole la sensazione che giochino a nascondino. Intanto
all’orizzonte una nebbia grigia corre ad invadere il cielo.
All’improvviso le grida rumorose dell’equipaggio attirano
l’attenzione di Elisabetta, che rimane immobile ad ascoltare; poi
le voci si alterano e urla angosciose irrompono tutto intorno,
seguite da boati metallici che rimbombano. Scatta in piedi e
corre in riposteria, che si trova al centro delle due salette, dove
le si presenta una scena angosciante: Il marinaio Rosalito
arrabbiato ha scaraventato i plateaux pieni di cibo sul
pavimento e continua a gridare le sue ragioni, mentre
l’equipaggio, tra i quali Denis, Carroll, Guan e lo steward Romeo
gli si raduna attorno e lo ascolta in silenzio con un moto di
solidarietà
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MARINAIO ROSALITO:
- (protesta, puntando l’indice contro Elisabetta) Voi nella
saletta ufficiali mangiate bene, ma a noi vengono serviti i resti
andati a male, che neanche i porci vorrebbero.
Intanto giunge il maestro di casa indonesiano, responsabile dei viveri
(un uomo sui quarant’anni, media altezza, pelle scura,
corporatura normale, viso largo, capelli e occhi scuri). La sua
presenza paralizza per un attimo il filippino, che se ne sta come
impietrito con gli occhi fuori dalla testa.
MARINAIO ROSALITO:
- (con uno scatto violento grida) È anche colpa tua se ci
siamo presi la dissenteria, possibile che tu non lo capisca? Siamo
stanchi di mangiare merda e bere acqua salata su questa lurida
nave razzista!
Uno scroscio d’applausi esplode attorno e il viso del filippino Rosalito
s’illumina per un attimo, mentre il maestro di casa ascolta
addolorato.
ELISABETTA:
- Abbiamo tutti lo stesso problema, anch‟io sto male come tutti
voi; Sono sicura che il maestro di casa farà presente questi
problemi a Mr. Kor e speriamo che le cose cambino.
Un altro applauso irrompe nella sala, accompagnato da voci che gridano
in coro
FILIPPINI:
- (in coro) Hurrah mummy! Hurrah mummy! - ( Evviva mamma! We
love you mamma!)
ELISABETTA:
- Maestro di casa, per favore non racconti l‟accaduto, altrimenti
il filippino sarà sbarcato.
MAESTRO DI CASA:
- Ora calmatevi, non racconterò l‟accaduto ai superiori per
non fare sbarcare il vostro compagno.
Un applauso echeggia nella sala per la terza volta, mentre gli occhi scuri
del filippino Rosalito amareggiato brillano di gioia. Poi il
filippino, assieme ai suoi connazionali, iniziano a pulire la
saletta.
Elisabetta si gira e si trova di fronte al G.M. Hong.
GENERAL MANAGER:
- (furioso) Chi è stato a combinare questo guaio?
C’è un attimo di silenzio.
- (passandogli accanto) Qualcuno ha urtato contro i plateaux,
facendoli cadere.
ELISABETTA:
Il G.M. segue Elisabetta in silenzio e va a sedersi in un angolo, accanto a
Desery.
73
95. Interno. Giorno. Stazione radio. In navigazione.
Elisabetta entra nella stazione radio, Richard è in divisa. Rumori e voci
straniere si diffondono dalla radio.
RICHARD:
- (sorridendo) Qual buon vento ti porta?
Elisabetta allunga a Richard un foglio.
ELISABETTA:
- Spedisci questo fax a Venezia, per favore. A proposito, tu che
sei informato, spiegami come mai in lontananza si vedono banchi
di nebbia che si espandono.
RICHARD:
- (scoppia in una risata) Nebbie in Oriente!? Non sia mai detto!
Elisabetta, è fumo! Dalla radio ho saputo che sono scoppiati degli
incendi gravissimi nelle isole attorno a Jakarta.
ELISABETTA:
- Maledizione, non mi dire che dobbiamo aggiungere un altro
problema a quelli che già abbiamo.
RICHARD:
- (allarmato) Se gli indonesiani non s‟affrettano a spegnere gli
incendi, ci troveremo in un mare di fumo, che impedirà la
navigazione, con il rischio di collisioni.
ELISABETTA:
- (brontola) Speriamo che gli indonesiani riescano nel loro
compito.
Dissolvenza incrociata.
96. Esterno. Giorno di navigazione. Diciotto agosto. A poppa.
L’orologio di bordo segna le 15.00 del 18 agosto 1991. Elisabetta è a
poppa e si trova a vagare in un mare di fumo che oscura la luce
del sole. I garriti dei gabbiani attirano la sua attenzione, tra il
fumo appaiono le loro ali bianche. I gabbiani volano smarriti e
nervosi verso l’alto alla ricerca della luce. Ogni cinque minuti il
suono acuto della sirena della nave si allunga all’infinito, mentre
da poppa si vede il fumo grigio della ciminiera mischiarsi a quello
più chiaro degli incendi. I residui di combustioni le entrano in
gola facendola tossire. Dissolvenza incrociata a simulare il
passare del tempo.
97. Interno. Giorno di navigazione. Ventidue agosto.
Elisabetta è seduta dietro il banco del negozio, mentre sta sudando con
il volto stravolto e pieno di foruncoli e la divisa bagnata. A
intervalli ricomincia il suono acuto e continuo della sirena di
bordo, che annuncia la sua presenza alle altre navi nascoste nel
fumo.
98. Esterno nave.
74
La nave naviga in mezzo ad un fumo grigio. Il suono misterioso della
sirena crea in tutti un alone di paura che fa rabbrividire. I
marinai Rosalito, Denis e Carroll stanno lavando la passeggiata
spruzzando acqua sulla passeggiata con delle gomme, i loro volti
sono tutti sudati, tristi, preoccupati, si fissano in silenzio e
rabbrividiscono impauriti. Uno di loro ha un attacco di tosse.
99 Interno nave. Negozio.
Elisabetta, scossa da sensazioni sinistre, alza gli occhi e si trova
davanti l’enorme figura di Jan, in tuta da lavoro blu.
JAN:
- (posandole una mano sulla spalla) Sono nervoso, perciò sono venuto
a fare la passeggiata mattutina all‟interno del negozio, per
rilassarmi.
Elisabetta si alza e Jan la prende sotto braccio e la porta a camminare
avanti e indietro. Jan è agitato e triste, abbassa lo sguardo e
fissa il pavimento.
JAN:
- Ante ed io siamo preoccupati, le nostre famiglie vivono a Dubrovnik e
abbiamo paura che presto la guerra scoppi anche in Bosnia. Non è
facile essere lontano in questo momento. In Jugoslavia ci sono odi
razziali che covano dentro da troppo tempo; per questa ragione
temo che non ci sia scampo.
Gli sguardi dei due s’incontrano allarmati.
ELISABETTA: - (dopo una pausa) Avanti Jan, rilassati!
JAN: - (arrestandosi) Hai ragione, per fortuna ci sei
tu che annulli le mie
paure. Io sono venuto per invitarti al party, che Ante ed io stiamo
preparando per questa sera.
ELISABETTA:
- Ah, così si fa, piuttosto che farsi prendere dai pensieri negativi.
Jan prende la mano di Elisabetta, gliela bacia e, facendole l’occhiolino,
si allontana. Intanto i suoni acuti della sirena della nave
continuano echeggiare lontano.
100. In navigazione. Notte. Interno cabina di Jan.
Elisabetta, mentre si avvicina alla cabina di Jan, viene stordita dalle
grida acute che provengono dall’interno di quella, e per un attimo
si sente male. Giunta sulla soglia, Ante la vede, si alza in piedi e le
lascia il suo posto spingendole la sedia sotto il sedere. Il tavolino è
pieno di ogni ben di Dio. Jan le allunga un bicchiere di vino rosso.
ELISABETTA:
- Grazie Jan, ora però dovrò assaggiare qualcosa, altrimenti il vino
mi renderà gracchiante come una cornacchia ubriaca.
75
JAN:
- (scherzando) Tu, cara, non hai bisogno di bere vino per diventare una
cornacchia gracchiante.
Una risata esplode all’interno della cabina.
ELISABETTA:
- Come sei pungente questa sera, non avrai ingoiato degli spilli!
In quel mentre appare il comandante sulla porta con tre giovani
croupieres e qualcuno si alza per lasciar loro il posto. Tutto lo
spazio è occupato dai corpi dei presenti, che si trovano stretti
l’uno all’altro, tra il fumo delle sigarette che aleggia intorno. Il
comandante è circondato dalle tre giovani croupieres australiane
che ridono insieme. Ogni tanto egli fissa sdolcinato Elisabetta, che
evita il suo sguardo facendo finta di non capire. Poco dopo il
capitano si alza in silenzio e se ne va irritato. Il general manager
Hong è stretto a Desery (oramai è evidente che tra i due giovani
c’è del tenero). Roldan sembra corteggiare la piccola Lydia, che
porta capelli corti, scuri all’orientale, e ha un visetto da bambola
e occhi neri. La sua bassa statura fa pensare a una bambina, anche
se ha vent’anni (è originaria di Singapore). Jan fa l’occhiolino ad
Elisabetta, e imbocca le ragazze australiane con vari manicaretti.
Ante corteggia Elisabetta servendole ogni tipo di vivanda e
controllando il suo bicchiere. Elisabetta si sente male, si alza in
piedi e ha un capogiro.
ELISABETTA:
- (con un fil di voce tremante) Scusate, mi sento poco bene, devo
andare a dormire. Buona notte a tutti.
ANTE:
- Non vorrai lasciarci nel bel mezzo della festa?
ELISABETTA:
- Scusatemi, auguro a tutti una buona notte!
Chiude, mentre Elisabetta, tra le voci che protestano dei presenti, se ne
va barcollando.
101. Sogno. Interno. Notte. Cabina di Elisabetta.
Elisabetta è in cabina, sta lottando con se stessa perché le mancano le
forze per svestirsi, infine quando riesce nell’intento si mette la
camicia da notte bianca di seta. Come si stende sul letto, si sente
cadere all’improvviso in un’altra dimensione. Dissolvenza seguito
dall’effetto flou: vede dall’alto la presenza di un’ombra che sta
china sulla sua schiena e le spinge un ago nella spina dorsale.
Elisabetta si rende conto che il suo spirito è fuori dal corpo e vede
la scena dall’alto. Stupefatta, riconosce lo spirito di suo padre,
che sembra essere di luce trasparente, mentre la sta curando con
l’agopuntura. Elisabetta si sveglia di soprassalto, è stesa sul letto,
stupita si posa una mano sullo stomaco.
ELISABETTA:-
(voce fuori campo) Incredibile, percepisco una strana energia che
pizzica, mentre esce dal mio plesso solare.
76
102. Mattino. Ventitré agosto 1991. Attracco della nave nel porto.
Interno. Esterno. Scaletta di sbarco. Porto tra i
containers. Strade di Singapore. Mt. Elizabeth Hospital.
L’orologio di bordo segna le 10.15 del 23.00 agosto 1991. Elisabetta
scende dalla scaletta di sbarco tra i passeggeri.
ELISABETTA:-
(preoccupata, voce fuori campo) Santo cielo, non so come
raggiungere l‟ospedale, senza dover attraversare a piedi una giungla
di containers che s‟allunga per chilometri.
Elisabetta vede il pullman dei passeggeri, vorrebbe salire, ma vede che
tutti esibiscono un pass all’autista. Delusa, s’avvia lungo la
polverosa strada di terra rossa che porta in mezzo al labirinto di
containers, che sotto il sole inviano raggi di luce accecante. Ci
sono camion che corrono sfrenati intorno, sente un’auto rallentare
e fermarsi accanto a lei.
L‟UOMO:
- Signorina, deve andare a Singapore?
Elisabetta guarda l’uomo sui quarant’anni che le sorride, con un viso
grande, pelle occhi e capelli scuri.
ELISABETTA:
L‟UOMO:
- Si, devo andare al Mt. Elizabeth Hospital!
- Senta, io sto tornando in città; se vuole, le posso dare un passaggio.
Elisabetta lo guarda titubante, l’uomo capisce, allora spalanca la porta
della sua Mercedes.
L‟UOMO:
- Non abbia paura, io sono il provveditore della m/n Orient Sun, e so
cosa vuol dire attraversare questa giungla di metallo, sotto il sole
infuocato.
Elisabetta senza esitare sale sull’auto e chiude lo sportello. L’uomo
parte.
L‟UOMO:
- Ha problemi di salute?
ELISABETTA:
- (sospirando) A bordo abbiamo molti problemi, il cibo è scadente,
l‟acqua è inquinata. Forse lei non mi crederà, ma stanotte ho
sognato mio padre che mi faceva l‟agopuntura, perciò mi sono
preoccupata e per questo sto andando all‟ospedale. Voglio sapere se
mi sono beccata una malattia.
L‟UOMO:
- (fissandola con occhi sgranati) Oh! Mi dispiace! Senta, allora
l‟accompagnerò io all‟ospedale, se me lo permette.
ELISABETTA:
- (felice) La ringrazio di cuore, lei è davvero molto gentile. Penso
che l‟aiuto disinteressato che si fa al prossimo sia il dono più bello.
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L’uomo sorride felice, mentre l’auto sale sul dosso davanti all’ospedale;
stringe quindi la mano ad Elisabetta che gli sorride e lo saluta con
la mano uscendo dalla vettura.
103. Singapore. Interno. Mt. Elizabeth Hospital. Corridoio.
Elisabetta è nell’ambulatorio del dottore Charles T. Lim. Un’infermiera le
fa il prelievo per le analisi del sangue; appena finito, mette il
nome sulle ampolle di sangue.
INFERMIERA:
- Va bene signora, torni il ventotto agosto!
ELISABETTA:
- (si alza in piedi) OK! Grazie! Buon giorno.
104. Esterno, Singapore River. Interno. The Ernpress Place , Art
Gallery .
Un taxi lascia Elisabetta sulla strada principale; attraversa il ponte sul
Singapor River, passeggia un poco nel parco della galleria d’arte
The Ernpress Place, ed entra nella galleria dove sono esposte le
opere di pittori orientali. Ci sono alcuni visitatori che osservano
estasiati le opere. Elisabetta s’incanta davanti agli splendidi e
misteriosi dipinti orientali.
All’improvviso Elisabetta, mentre osserva un quadro che assomiglia ad una
sua opera, ha un flash back.
104. BIS. Giorno. Esterno. Giardino. Gazebo.
Flash back: è a casa seduta sotto al gazebo nel suo giardino in compagni
della sua amica Marzia e sta singhiozzando disperatamente.
Elisabetta cerca di mettere a fuoco il volto di Marzia ma lo vede
tutto deformato, si guarda attorno, ma tutto ciò che guarda è
deformato.
ELISABETTA:-
Marzia, non potrò più dipingere, fare le cose che amo, ti guardo,
ma vedo il tuo volto deformato, lo capisci, è come se vedessi un
mostro, tutto ciò che osservo è deformato.
MARZIA:-
(inorridita) Insomma, che cosa ti hanno detto gli specialisti?
ELISABETTA:-
Sono nata con una forte miopia che è degenerata e ha creato due
buchi al centro della retina, quindi finché il sangue sotto la retina
non si riassorbisce vedrò un mondo grigio e deformato.
MARZIA:-
(angosciata) Ma quanto durerà questa cosa orrenda?
ELISABETTA:-
Mesi, anni, non si sa, dipende da quanto tempo ci vorrà a
cicatrizzarsi, sempre che riesca a guarire e non continui la
degenerazione. Mi hanno detto che i laser che hanno non possono
essere usati per il centro della retina.
78
Elisabetta ricomincia a singhiozzare, Marzia scossa si alza e va ad
abbracciare l’amica.
Dissolvenza
105. Ore venti. Nave in navigazione. Interno duty free shop.
Luis fa un annuncio al microfono di bordo
LUIS:
- La cena è servita, i passeggeri sono pregati di accomodarsi. Grazie per
l‟attenzione.
Nella hall un viavai d’orientali elegantemente vestiti passa davanti al
negozio e va al ristorante. Elisabetta è seduta davanti al computer
e sta lavorando. In quel mentre arriva Henry, che in silenzio va a
sedersi nella sedia accanto facendola scricchiolare col suo peso.
ELISABETTA:
- Avanti Henry, porta un po‟ di rispetto a quella povera sedia,
altrimenti non ne avrò più per gli ospiti.
Egli la fissa e si lascia andare sulla sedia rilassato, con le braccia a
penzoloni, la pancia in su.
HENRY:
- (ridacchiando divertito) Immagino che tu non sappia che all‟Health
Center di bordo le massaggiatrici, con qualche dollaro in più, ti
fanno massaggi alla frenesia.
ELISABETTA:
HENRY:
- (scherzando) Possibile che tu non capisca?
ELISABETTA:
HENRY:
- (azzarda) Sarà un delirio furente, immagino.
- Ma che stupidaggini dici, si tratta semplicemente d‟un massaggio con
l‟orgasmo!
ELISABETTA:
HENRY:
- (curiosa) Vuoi dirmi di che cosa si tratta?
- (sorpresa) Stai scherzando, vero?
- Non sto per niente scherzando, mia cara. Ho anche saputo che presto
si imbarcheranno tredici prostitute di lusso e, credimi, da questa
sera in poi, a bordo dell‟Orient Sun, ci saranno le migliori
spogliarelliste dell‟Oriente.
Elisabetta ascolta incredula, mentre Henry le sorride, illuminando il suo
grosso faccione.
ELISABETTA:
- Dimmi, c‟è forse l‟intenzione di fare diventare l‟Orient Sun un
bordello?
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HENRY:
- Ricordami che devo informare il medico di stare pronto con la
barella, perché prevedo che il pelo nero di queste spogliarelliste
cinesi farà venire l‟infarto ai deboli di cuore.
ELISABETTA:
- (esplode in una risata) Stai attento a non rimetterci le penne tu,
piuttosto!
Intanto Henry si alza in piedi facendo scongiuri e puntandole l’indice e il
mignolo in segno di corna. In quel mentre entrano due passeggeri,
allora Henry se ne va disegnando una smorfia sul viso.
106. Ore ventidue. Interno. Self service.
Elisabetta è nel self service e sta riempiendo la sua bottiglia alla fontana
dei passeggeri, quando ode dei passi e appare il maestro di casa
indonesiano.
MAESTRO DI CASA:
- Ah! Elisabetta, l‟ho beccata con le mani nel sacco!
ELISABETTA:
- (seccata sbotta) Altro che mani nel sacco, mi prendo ciò che mi
spetta di diritto! Anche se a bordo si fa in modo che uno si senta
colpevole anche dell‟aria che respira.
Egli s’avvicina preoccupato, mettendole una mano sulla spalla.
MAESTRO DI CASA:
- Ha ragione! Sa, ho parlato con Mr. Kor, come vi avevo
promesso, ma sembra non aver apprezzato molto il mio discorso sui
viveri, purtroppo ho perso il posto; sto dando le consegne a Marlo e
al G.M., che diventeranno i responsabili.
Elisabetta posa la bottiglia sul tavolo addolorata.
ELISABETTA:
- Non avrà perso il posto per colpa nostra?
Egli sorride cercando di nascondere un certo nervosismo.
MAESTRO DI CASA:
- Insomma, lo sa anche lei che, quando le cose vanno male,
per il Charterer la colpa è sempre del maestro di casa. Egli si
aspettava che io facessi miracoli, comunque non dipende tutto da
me. Capisce?
ELISABETTA: - Già! Ad ogni modo, non tutto il male viene per nuocere,
probabilmente per lei è giunto il momento di fare una nuova
esperienza di lavoro. Quindi vada con coraggio incontro al suo
destino e lo accetti, perché niente succede per caso.
Il maestro di casa va incontro ad Elisabetta, le prende una mano e gliela
bacia.
MAESTRO DI CASA:
- Apprezzo moltissimo il suo tentativo e le auguro buona
fortuna, perché sicuramente ne ha più bisogno lei di me..
ELISABETTA:
- (sorride) Buona fortuna anche a lei.
80
107. Notte. In navigazione. Interno. Ufficio informazioni.
il G.M. Hong sta baciando Desery appassionatamente. Elisabetta passa
davanti all’ufficio informazioni e li sorprende, sta per
allontanarsi, ma Desery la vede e la chiama.
DESERY: - Elisabetta, vieni ad assaggiare il jak fruit con noi.
ELISABETTA:
- Molto volentieri.
Elisabetta ritorna sui suoi passi. All’interno dell’ufficio, mentre Desery le
allunga un piatto di carta con del jak fruit, Hong le sorride poi
esce. Elisabetta mangia il frutto.
DESERY:
- Elisabetta, mi accompagni all‟Olympia Launge a vedere lo strip-tease
show?
ELISABETTA:
- Ok! Sono curiosa di vedere queste cinesi che fanno lo
spogliarello, facendo rischiare l‟infarto ai deboli di cuore.
DESERY:
- (scoppia a ridere) Ma chi racconta queste sciocchezze?
ELISABETTA:
- (ride di cuore) Sai, Henry ha sempre voglia di scherzare.
108. Notte. In navigazione. Interno. Scale. Salone delle feste
Olympia Lounge.
Elisabetta e Desery salgono le scale e varcano la soglia, mentre Luis
presenta una splendida donna cinese, dal viso magro e dolce, occhi
scuri e capelli lunghi neri, che inizia a danzare e fa volare su e giù
uno scialle rosso intenso di tessuto trasparente. Il suo corpo
sinuoso si muove frenetico, sotto un velo nero, che sembra correre
dietro a quel corpo oramai posseduto da movimenti isterici.
Intanto gli ufficiali e lo staff australiano urlano eccitati e gridano
parole oscene. Elisabetta è sbalordita, e non crede alle sue
orecchie; sulla pista la donna lancia i suoi indumenti e rimane con
una mantella trasparente che lascia intravedere il suo corpo nudo.
Infine, fra le note di una musica emozionante, scocca un colpo di
gong. Intanto la mantella si apre all’improvviso, e il corpo della
spogliarellista appare nudo per un attimo sotto le luci dei
riflettori. Le grida furenti dei presenti vibrano intorno, facendo
tremare il salone. In quel mentre una mano si posa sulla spalla di
Elisabetta, che si gira e vede Edward.
EDWARD:
- (scherzando, implora) Per favore, non far sapere a mia moglie che
mi hai sorpreso mentre osservavo lo strip-tease.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (scoppia a ridere) Troppo tardi, le ho già spedito un fax.
- Oh! Mio dio, a questo punto è meglio che vada a nascondermi!
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Edward ridendo, s’allontana tra la gente. Desery invita Elisabetta a
sedersi.
DESERY:
- Sono preoccupata, questa sera Hong mi ha detto che presto
imbarcherà la moglie per una crociera.
Nel frattempo passa il comandante Michael a braccetto con una ragazza
che lavora nel casinò.
DESERY:
- (interrompe il discorso e bisbiglia) L‟equipaggio è furioso con il
comandante, tutti si lamentano accusandolo di essere uno sporco
razzista, perché tratta male gli orientali e non risponde al loro
saluto.
ELISABETTA:
- Egli è certamente uno strano uomo, ho spesso notato che non
saluta volentieri, ad ogni modo pensavo che ciò fosse dovuto al suo
animo poco socievole e freddo.
Intanto le giovani ballerine filippine si esibiscono nella danza folcloristica
del “Capii Sa Munsala”: i loro meravigliosi costumi colorati
spiccano sotto le luci bianche dei riflettori, mentre esse sfilano
mostrando l’arte di camminare con la danza dei fazzoletti.
DESERY: - Immagino che il fumo provocato dalle foreste abbia innervosito il
nostro capitano.
Per un attimo le note misteriose di quel balletto attirano l’attenzione di
Elisabetta.
ELISABETTA:
- Chiunque si sarebbe preoccupato, se fosse stato il comandante di
una nave che naviga in tali condizioni.
DESERY:
- (riflettendo) Già! Probabilmente il suo nervosismo è causato dal
fatto che il fumo non gli permette più di esibirsi al sole, col suo
costume rosso e la cerniera sul posteriore.
ELISABETTA:
- (scoppia in una risata) Si è parlato molto dei suoi pomeriggi al
sole con le ragazze australiane, con quel suo costume che è
diventato una leggenda.
DESERY: - (sghignazza) In ogni modo egli adesso dovrà darsi una calmata, ho
saputo che presto lo raggiungerà la sua dolce moglie dall‟Australia.
Desery si morde le labbra, sa di aver parlato troppo, il suo viso diventa
serio.
DESERY:
- Mi vergogno profondamente, perché anch‟io dovrò calmarmi, sai!
ELISABETTA:
- (aspra) Devo dedurre che ognuno di noi ha ciò che si merita,
giacché nessuno può sfuggire a quello che ha creato con le proprie
azioni.
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DESERY:
- (fissandola preoccupata) Sono persino arrivata a pensare che
riuscirò a strapparlo alla moglie. Dopo tutto non hanno figli! In ogni
caso, credimi, hai ragione, ma io non posso stare senza di lui.
ELISABETTA:
- (seria) Se non controlli la tua passione, ne soffrirai.
Elisabetta si alza in piedi.
DESERY:
- Passiamo dal casinò a spiare le reazioni dei perdenti?
ELISABETTA:
- D‟accordo!
109. Interno. In navigazione. Casinò. Scale.
Le due donne entrano nel gran salone, dove i giocatori sono pigiati
attorno ai tavoli verdi, a tentare la fortuna con accanimento.
ELISABETTA:
- (impressionata) Il gioco è un‟illusione che serve da medicina ai
perdenti, per guarire il loro animo ingordo.
Desery ascolta stupita, poi indica un gruppo di giocatori.
DESERY:
- Elisabetta, guarda quella bella signora cinese che s‟innervosisce ogni
qualvolta la pallina non si ferma sul numero scelto.
ELISABETTA:
DESERY:
- Chi è?
- Sai, la settimana scorsa si è giocata tutti i risparmi; così è rimasta
per tentare di recuperare il denaro perduto.
ELISABETTA:
- Il vizio del gioco è un interminabile incubo, siamo fortunati che
finora nessuno si è gettato in mare per farla finita.
DESERY:
- (frastornata) Meno male che hanno proibito all‟equipaggio di
giocare, altrimenti c‟è chi si giocherebbe anche lo stipendio.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Non solo, probabilmente anche le mutande!
Le due donne escono dal casinò.
110. Notte. Interno. Scale che scendono alla hall.
Elisabetta e Desery stanno scendendo le scale, quando si ode il suono
acuto della sirena che suona nella notte.
DESERY:
- Mio Dio, ancora quella sirena maledetta che ci disturberà il sonno
per tutta la notte.
ELISABETTA:
- (seria) Forse anche tu senti che la combustione delle foreste sta
inquinando, infatti io ho sempre la gola secca con una sete terribile
e la tosse; credo che ciò sia dovuto a questo fumo tossico.
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DESERY:
- (preoccupata) Già, durante la notte sento dalla mia cabina tutti gli
ufficiali tossire; tu non li senti?
ELISABETTA:
- (dopo una pausa) Certo! Dal momento che non dormo molto, odo
tutto! Alcuni indonesiani addetti alle slots machines e video games
di bordo mi hanno assicurato che a volte gli incendi durano tutta
l‟estate e terminano solo all‟inizio delle stagione delle piogge, con i
primi temporali.
111. Ventotto agosto. Singapore. Interno. Mt. Elizabeth Hospital.
Studio del dottor Charles T. Lim. Il dottore è seduto alla sua scrivania e
sta sfogliando gli esiti delle analisi del sangue di Elisabetta. In
quel mentre entra Elisabetta e l’infermiera se ne va chiudendo la
porta dietro di se.
DOTTOR CHARLES:
- (serio) Lo sa che lei è forte come un cavallo?
Elisabetta scoppia in una risata, mentre gli stringe la mano.
ELISABETTA:
- Sapevo anch‟io d‟essere forte, ma non immaginavo che lo fossi
tanto quanto un cavallo!
Scoppiano a ridere insieme di gusto, poi egli riprende a sfogliare il
referto.
DOTTORE:
- (fissandola) Veramente non c‟è molto da ridere, lei era infetta da
epatite virale di tipo A. Adesso però ha sviluppato gli anticorpi al
virus, e non è più contagiosa. Capisce ora perché ho affermato che
lei è forte come un cavallo?
ELISABETTA:
DOTTORE:
- (stupita) Incredibile! Allora io sono guarita senza cure?
- Già, lei è fortunata, cara signora!
Elisabetta rimane in silenzio a riflettere.
DOTTORE:
- Allora, all‟accettazione, si faccia dare dall‟infermiera le pastiglie
che le ho scritto nella ricetta, e ne prenda una prima dei pasti;
servono per trattenere i liquidi e alleviarle la secchezza alla gola.
Le vitamine le prenda quando vuole, tre volte al giorno.
Elisabetta si alza in piedi, gli stringe la mano, prende la busta che il
dottore le ha lasciato sulla scrivania.
ELISABETTA:
- Grazie, dottor Lim!
Lui gli apre la porta e con un sorriso la saluta.
112. In navigazione. Interno. Lavanderia di bordo.
Shirley scende in lavanderia a ritirare la divisa. I tubi della nave sono
orientati in tutte le direzioni, intorno cesti di biancheria sporca,
stewards che vanno via con pacchi di lenzuola pulite, altri che
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portano sacchi di lenzuola sporche. Alcuni cinesi stanno stirando,
altri servono. Shirley sta ritirando la sua divisa, quando arriva
Romeo.
ROMEO:
- (eccitata) Shirley, hai saputo che la notte scorsa alcuni marinai si
sono ubriacati, provocando una rissa e uno è stato accoltellato alla
schiena….?
SHIRLEY:
- (interrompendo Romeo) Sì, fortunatamente è stato solo ferito.
All‟arrivo a Singapore il comandante sbarcherà l‟aggressore.
ROMEO: - Ma ora ha proibito gli alcolici all‟‟equipaggio, eccetto per gli ufficiali.
Questa situazione ci fa imbestialire, perché è un‟ingiustizia che
colpisce tutti, per colpa del comportamento di alcuni balordi.
SHIRLEY:
ROMEO:
- (pensierosa) Avete ragione, si dovrebbero punire solo i colpevoli!
- (nervosa) Sembra che su questa nave sia più facile creare ingiustizie,
piuttosto che cercare soluzioni adeguate.
113. 8 settembre. Navigazione. Esterno. Ponte passeggiata verso
prua.
Elisabetta è a prua nel lato destro della nave, seduta sopra una
cassapanca, e guarda il muro grigio di fumo che le ostacola la
visuale, mentre il caldo e l’afa le impediscono il respiro e tossisce.
Ogni tanto si ode il fastidioso suono della sirena, poi rumori di
passi che scendono dalla scaletta poco lontano. Appare Roldan che
le si avvicina.
ROLDAN:
- Scusa Elisabetta, sto controllando le giacche di salvataggio e devo
aprire la cassapanca dove siedi.
Elisabetta si alza di scatto, l’ufficiale in divisa apre la cassapanca e tira
fuori le giacche.
ELISABETTA:
- Mi chiedo cosa possono fare i passeggeri in questi giorni terribili,
dato che il fumo oscura il sole.
ROLDAN:
- (ridendo) Veramente ora che il Charterer ha imbarcato le tredici
prostitute di lusso a trecento dollari l‟ora, non credo si
annoieranno!
ELISABETTA:
- (scoppia in una risata) Già, poi Henry ha detto che, se vogliono
risparmiare, possono scegliere il massaggio alla frenesia!
Roldan è piegato sopra la cassapanca intento a sistemare le giacche, poi
si alza.
ROLDAN:
- Che cos‟è il massaggio alla frenesia?
ELISABETTA:
- (allontanandosi) Chiedilo a Henry, lui te lo saprà spiegare
meglio.
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114. Pomeriggio. In navigazione. Interno. Hall. Ascensore.
Elisabetta si trova nella hall vicino all’ascensore che si sta aprendo, e ne
esce Henry in tuta da ginnastica blu, con un asciugamano bianco
intorno al collo. I suoi capelli, bagnati di sudore, sembrano
attaccati al viso, i suoi occhi sono lucidi.
ELISABETTA:
- Ah! Ti ho beccato in castagna! Allora anche tu ti servi delle
prestazioni delle nostre prostitute di lusso?
HENRY:
- (Ridendo) Insomma, che cosa stai insinuando?
ELISABETTA:- Lo sai!
HENRY:
- (dopo una pausa) Per il momento mi sono solo servito del massaggio
speciale, poi si vedrà.
I due scoppiano in una risata. s
ELISABETTA:
- (scherzando) Peccato che a bordo non ci siano degli stalloni di
lusso, così noi donne avremmo potuto approfittarne, come fate voi,
ingiusti!
HENRY:
- (con gli occhi che gli roteano fuori dalle orbite) Senti cara, sei hai
bisogno, ci sono qui io.
ELISABETTA:
- (ridendo) Scusami, ma per il momento mi sembri fuori fase, e poi
il tuo peso potrebbe anche schiacciarmi.
Henry trasforma il suo viso in una maschera infuriata.
HENRY:
- (con tono canzonatorio) Lo sai che sei spiritosa? Non continuare a
rompere però, altrimenti non ti inviterò al party che stiamo
organizzando.
Poi, senza salutare, s’allontana saltellando, intanto il suo pancione sale
su e giù seguendo il movimento del corpo.
ELISABETTA: - Mi sembri una mongolfiera che sta prendendo quota!
Il posteriore e la pancia di Henry spuntano da dietro una colonna.
HENRY:
- Domani a Jakarta, all‟esercitazione, ti butterò in mare senza giacca
di salvataggio, e vedremo come te la caverai.
ELISABETTA:
- (mentre sale sull’ascensore) Forse tu non lo sai, ma mi hanno
insegnato a nuotare.
La porta dell’ascensore si chiude.
115. Verso sera. Interno. Cabina di Elisabetta.
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Elisabetta è in cabina e va a farsi una doccia, apre il rubinetto da cui
esce acqua arrugginita; mentre si insapona il corpo, l’acqua
diventa marrone e poi nera, ma ormai è troppo tardi, il suo corpo
è cosparso da quel liquido puzzolente. Urla dalla rabbia, poi
comincia a strofinarsi il corpo con un telo da bagno bianco, che
subito diventa grigiastro e nero.
ELISABETTA:
- (perdendo la pazienza e urlando con tutta la rabbia che ha in
corpo) Maledizione, che schifo!
Riprende a strofinare il corpo con un altro telo pulito fino a far diventare
la sua pelle rossa. A quel punto qualcuno bussa alla porta ed
Elisabetta esce con la testa dalla porta, si trova di fronte ad un
gruppo di marinai tra cui Rosalito e carroll, e all’assistente capo
alloggi Yul (un bel giovane alto, robusto, pelle occhi e capelli scuri,
filippino sui trent’anni).
I MARINAI:
- (curiosi) Mummy what‟s happening? We heard you screaming!
(Mamma cosa succede? Ti abbiamo sentito urlare!)
ELISABETTA:
- Insomma, avreste urlato anche voi, se vi foste fatti una doccia a
base d‟acqua putrefatta, olio e liquido nero, che si appiccicano alla
vostra pelle.
I marinai scoppiano a ridere all’unisono.
YUL:
- (assicura) I passeggeri hanno lo stesso problema, il direttore di
macchina e i suoi ufficiali ne stanno cercando le cause.
I marinai stanno ancora ridendo.
ELISABETTA:
I MARINAI:
- (sbotta) Voi, bambini cattivi, smettetela di ridere!
- (sghignazzando) Mamma non t‟arrabbiare, se vuoi possiamo farti
un bagno con l‟acqua minerale!
Un’altra risata echeggia intorno.
ELISABETTA:
- (brontola) You, naughty children, go away! (Voi, bambini cattivi,
andate via!)
Elisabetta chiude la porta con vigore, poi ode i marinai che si allontanano
gridando in coro. Elisabetta sorride.
I MARINAI.-
(eccitati in coro) Mummy we love you!!
116. Interno. Notte. Cabina di Elisabetta
Qualcuno bussa alla porta della cabina di Elisabetta
ELISABETTA:
- La porta non è chiusa a chiave, entra!
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La porta si apre ed entra Desery, con occhi gonfi e tristi per il pianto, che
va a sedersi sulla poltrona, vicino alla finestra rettangolare, da
dove si vede il fumo che ha nascosto ogni forma. Scoppia in
singhiozzi e dà sfogo a tutto il suo dolore.
DESERY:
- (confessando) Hong, ieri sera, non è venuto da me, insomma mi sta
tradendo con una passeggera. Avrei tanta voglia di andare da quella
e gridarle che lui è mio e che lei deve finirla. Posso farlo?
Elisabetta rimane in silenzio per un attimo.
ELISABETTA:
- (seria) Senti cara, prima di tutto lui non è tuo, perché egli non è
un oggetto. Secondo, tu sai che questa storia è tutta sbagliata.
Comunque Hong tornerà da te quando la passeggera sbarcherà, ma
questo non risolverà il tuo problema.
DESERY:
- (tra i singhiozzi) Perché?
ELISABETTA:
- Presto la moglie verrà a bordo, poi il G.M., visto il suo
comportamento poco corretto, incontrerà altre passeggere che lo
sedurranno, e tu continuerai a soffrire, dolcezza; capisci anche tu
che le scelte sbagliate portano solo dolore e disperazione?
DESERY:
- Maledizione, perché parli così?
ELISABETTA:
- (seccata) Se vuoi, puoi ancora uscire da questa condizione di
dolore, basta che tu respinga Hong dai tuoi pensieri e il gioco è
fatto. Così gli daresti anche una bella lezione a quell‟egoista.
Desery le lancia un’occhiata furtiva.
DESERY:
- (arrabbiata) Le tue parole mi fanno male, perché vorrei avere la
forza di farlo; ma purtroppo sento di desiderarlo più di prima.
ELISABETTA:
- Insomma Desery, devi fare ciò che desideri; poiché tu non
recepisci il mio messaggio, significa che devi vivere questo dramma
per maturare interiormente e imparare a difenderti dai lotin-lovers.
Desery si alza in piedi.
DESERY:
- (mentre se ne va singhiozzando) Hai ragione, ma non posso pensare
di stare senza di lui.
117. In navigazione. Interno. Saletta equipaggio. A cena.
Dai finestroni della saletta equipaggio si vede solo il fumo grigio e a
tratti si ode la sirena suonare. Un gruppo di marinai tra i quali,
Denis, Carroll e Guan stanno cenando. I loro volti sono stanchi e
sudati. Ogni tanto si ode qualcuno tossire. Guan, Denis e Carroll
stanno mangiando delle coscie di pollo dure.
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DENIS:
- (brontolando) Tutto l‟equipaggio è fuori di testa, perché da quando il
G.M. e Marlo si stanno occupando dei viveri, la situazione è
addirittura peggiorata.
CARROLL:
- (masticando) Già! In un primo momento si mangiava un po‟meglio,
ma poi la situazione è addirittura degenerata.
GUAN:- (arrabbiato) Maledizione, mi sembra di mangiare del legno, tanto è
dura questa coscia.
DENIS:-
Hai ragione, è vergognoso!
I marinai si arrendono e lasciano le coscie sul piatto.
CARROLL:
GUAN:-
DENIS:
-(sposta il piatto arrabbiato.) Da quando quello stupido ha
accoltellato il marinaio, il capitano ha proibito alla shop manager e
al cambusiere di venderci gli alcolici.
Si, questa storia ci sta facendo arrabbiare, infatti per ripicca
compriamo gli alcolici a Singapore. D‟altronde anche noi abbiamo
dei diritti, e non siamo degli incapaci come pensa il Capitano.
- (alzandosi in piedi) Già, non si può colpire tutti per l‟errore di
qualche fesso. Purtroppo su questa nave sembra sia così difficile
agire con giustizia.
Denis se ne va, mentre entra Rosalito stanco e sudato, va al buffet si serve
una coscia di pollo e verdura e si siede con i tre marinai. Sul tavolo
ci sono i piatti con le coscie di pollo mezze mangiate. Rosalito
osserva la scena senza parole.
CARROLL
GUAN:-
(fissando serio Rosalito) Se vuoi romperti i denti mangiati la coscia
di pollo.
Uomo avvisato mezzo salvato.
Rosalito si alza in piedi e con rabbia sbatte il piatto con il cibo per terra.
ROSALITO.-
Maledizione, non se ne può più.
Rosalito se ne va arrabbiato sbattendo la porta. Esplode un coro di grida e
urla, bestemmie, rumore di piatti che vanno in frantumi.
118. In navigazione. Notte. Interno duty free shop.
Elisabetta sta servendo un cliente, quando arriva Henry che si siede sulla
sedia degli ospiti e aspetta che il passeggero esca.
HENRY:
- Il comandante ha appena ispezionato tutte le cabine dell‟equipaggio
e ha sequestrato tutte le bottiglie di alcolici che ha trovato. Ora
l‟equipaggio è furioso.
ELISABETTA:
- È normale, tratta tutti come fossero dei bambini dell‟asilo.
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HENRY:
- (pensieroso) Già, hai ragione!
HENRY:
- (dopo una pausa) Sai, ho ottenuto il permesso per il party, che avrà
luogo la notte del dodici settembre nel car-deck (garage). Così potrò
festeggiare il compleanno di Yul e ringraziare i miei stewards per la
collaborazione ricevuta.
Intanto entrano dei passeggeri, allora Henry si alza in piedi.
HENRY:
- Mummy, Guai a te se mancherai alla festa. Faresti infelici i miei
ragazzi!
Elisabetta sorride, Henry esce dal negozio. Dissolvenza.
119. Dieci settembre. In navigazione Interno. Notte. Self service.
Saletta ufficiali. Cabina di Elisabetta. Corridoio.
Elisabetta entra nel self service e si dirige alla fontana dei passeggeri,
mette una bottiglia sotto il rubinetto, spinge l’interruttore, ma
escono poche gocce d’acqua. Se ne va delusa e sale nella saletta
ufficiali a cercare un po’ d’acqua potabile, ma trova le solite
caraffe piene, che puzzano di cloro e sanno di sale. Ha sete,
riempie un bicchiere d’acqua, ne beve un po’, poi va a sputarla nel
bidone dell’immondizia.
(sussurra tra sé) Maledizione che schifo, ma quando troveranno
questo maledetto guasto!
ELISABETTA:-
Sale in cabina disperata, mentre fuori il suono della sirena continua a
sibilare. Va a dormire, ma si sveglia più volte, con la gola secca e
una sete terribile. Infine si mette la vestaglia, e esce in corridoio
con la speranza di incontrare qualcuno che le offra un bicchiere
d’acqua.
(voce fuori campo) Ho la gola secca e una sete terribile speriamo
di trovare qualcuno che mi da un bicchiere d’acqua.
ELISABETTA
Cammina su e giù per il corridoio, ode dei colpi di tosse che rimbombano
nella notte fonda, poi dei rumori di passi che salgono per la scala,
infine appare Yul.
ELISABETTA:
- (sotto voce) Per favore Yul, la gola mi brucia e ho una sete
terribile, hai un po‟ d‟acqua?
Yul le fa segno d’aspettare, entra nella sua cabina, e riappare subito
dopo con due bottiglie d’acqua.
YUL:
- (sorridendo parla sotto voce) Disseta gli assetati, diceva Cristo!
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Elisabetta riconoscente, stringe le due bottiglie al petto come se avesse
ricevuto dell’oro puro.
YUL:
- Mi raccomando, quando avrai bisogno dell‟acqua, dillo! Tu non lo sai,
ma io posso accedere al ripostiglio dell‟acqua dei passeggeri. Dopo
tutto la colpa è di Mr. Kor, se con i problemi che abbiamo non si
vende l‟acqua ai bar.
ELISABETTA:
- Hai ragione! Buona notte e grazie di cuore!
Elisabetta entra in cabina, chiude la porta, apre una bottiglia e beve
avidamente dalla bottiglia. Dissolvenza incrociata.
120. 12 settembre. Ore ventuno. In navigazione. Notte. Interno duty
free shop.
Henry entra nel duty free shop, si fa largo tra i passeggeri, allunga una
lista ad Elisabetta.
HENRY:
- (ordina) Quando hai tempo, preparami questi articoli. Tornerò più
tardi a ritirarli.
ELISABETTA:
HENRY:
- (sorridendo) Va bene!
- Mummy, your children need you tonight! Do not forget! (Mamma i
tuoi bambini hanno bisogno di te questa notte! Non dimenticarlo!)
Mentre Henry esce dal negozio, i passeggeri esplodono in una risata. Un
malese divertito, avendo visto la figura obesa di Henry,
interviene.
MALESE:
- (ridendo) Immagino si tratti di bambini della sua stazza.
ELISABETTA:
- No! Fortunatamente sono tutti più magri.
121. Interno. Notte. Duty free.
Un’ora dopo Elisabetta sta chiudendo il negozio, quando arriva Henry.
ELISABETTA:
- (riapre la porta del negozio brontolando) Insomma Henry, tu lo
sai che mi hanno proibito di vendere gli alcolici all‟equipaggio, poi
ieri il capitano l‟ha proibito anche agli ufficiali, perché ha scoperto
che fornivano l‟equipaggio. E tu hai il coraggio di presentarti con
una lista?
HENRY:
- (facendole l’occhiolino) Avanti, cara! Smettila di fare storie, siamo
uomini e sappiamo quello che facciamo, poi il G.M. lo sa, mi prendo
io tutte le responsabilità!
ELISABETTA:
- OK! Baby! Come vuoi!
Elisabetta gli prepara le bottiglie, poi stampa lo scontrino al computer.
91
ELISABETTA:
HENRY:
- (seria) Ecco il conto allora!
- (allunga la mano, lo prende) Senti cara, ti pagherò domani, quando
avrò ritirato i soldi che mi devono gli stewards.
ELISABETTA:
ENRY:-
- Va bene, ma ricordati di non dimenticartene.
(fissando Elisabetta deluso) Smettila di gracchiare come una
cornacchia, io ti ho sempre pagato. Ciao! Ti aspetto al party.
122. 12 settembre. Notte. Interno. Car-deck (garage della nave). Al
party.
Elisabetta, Shirley e Desery lasciano scivolare la porta taglia fuoco e
entrano nel garage, attirando la loro attenzione con il boato
metallico della porta che si chiude di colpo. Elisabetta è in divisa,
le due amiche sono elegantissime. Un coro di grida e urla felici di
benvenuto esplode all’interno di quel luogo enorme e lugubre. I
filippini eccitati vanno incontro alle giovani. L’equipaggio si
riunisce intorno a loro festoso, offrendo bottiglie di birra senza
bicchiere, un chiaro invito a bere dalla bottiglia; poi esse vengono
accompagnate ad un tavolo. In quel luogo scuro, dove tutto puzza
di petrolio e grasso, l’equipaggio ha sistemato una ventina di
tavoli con sedie, e improvvisato una specie di bar, dove un
filippino serve dei drinks, e distribuisce coca-cola e birra. Poco
lontano dal bar c’è una specie di bancone, con uno stereo e un
microfono.
Henry e Yul intrattengono i presenti facendo i D.J. Qua e là sono appesi
dei festoni colorati, per rallegrare quel luogo tenebroso. Intanto la
musica a tutto volume fa risuonare le note che corrono su e giù
lungo il car-deck, dando la sensazione d’udire un’eco minaccioso
che disturba i timpani.
Elisabetta guarda Desery che, ogni volta sente aprirsi la porta taglia
fuoco, osserva nervosa chi entra, sperando di veder apparire Hong.
ELISABETTA:
- Non ti preoccupare, vedrai che Hong verrà!
Desery sorride felice.
SHIRLEY:
- Ho paura che, se non stiamo attente, ci sporcheremo i vestiti di
grasso.
ELISABETTA:
- E non solo, con questo tanfo, fra un po‟ i nostri vestiti
puzzeranno anche di gasolio
Arrivano Romeo, Carroll e Rosalito che s’inchinano davanti alle tre donne
e, baciando loro le mani, le invitano a ballare. Tutti ballano
scatenati, ma un po’ a rilento a causa del grasso che incolla loro i
92
piedi nella piattaforma di ferro. Desery è euforica e finalmente
sorride. Poco dopo arrivano le altre hostess e le ragazze del
casinò; per l’ennesima volta l’equipaggio urla e grida festoso, per
dare il benvenuto alle giovani donne. Poi tutte le ragazze vengono
trascinate a ballare. Le ragazze sono costrette a muoversi in una
pista di ferro a contatto con la vernice e il grasso. Elisabetta,
mentre balla, scoppia a ridere.
SHIRLEY:
- Cos‟è che ti fa tanto ridere?
ELISABETTA:
- Guardati un attimo intorno e capirai da sola.
Shirley si guarda attorno e scoppia in una risata
SHIRLEY:
- Hai ragione, stiamo ballando a rilento, come se avessimo i piedi
attaccati al pavimento.
ELISABETTA:
- (allegramente) Già, sembriamo tutti marionette che pestano in
tempo di musica!
Poi il rumore metallico della porta attira l’attenzione di tutti, che si
girano a guardare il capitano che entra con il bicchiere in mano,
seguito da Jan, Ante, Luis e il G.M.
Un sorriso spunta sul viso di Desery, che afferra per un braccio
Elisabetta.
DESERY:
- Elisabetta guarda, è arrivato!
Elisabetta non risponde, è assorta a guardare il comandante che la fissa
rabbioso, mentre sta ballando. Poi il comandante osserva le
ragazze australiane con lo stesso sguardo furioso, mentre butta
giù l’ultimo goccio di alcol con uno scatto d’ira.
Intanto Henry e Yul vanno incontro al capitano
HENRY:-
(eccitato) Capitano, i
miei stewards ed io
la ringraziamo
infinitamente per averci permesso di fare il party e per averci
degnato della sua presenza
CAPITANO :- (con freddezza e distacco) Divertitevi!
Il comandante s’avvicina al filippino che serve al bar e si fa servire un
drink, continuando a discorrere con gli ufficiali presenti. Poco
dopo Elisabetta e Desery ringraziano i loro cavalieri e vanno a
sedersi al tavolino. Intanto Desery controlla i movimenti del G.M.
da lontano, ma egli non la degna neanche d’uno sguardo, allora sul
suo bel viso scende un velo di tristezza, poi spunta una lacrima che
scivola veloce lungo una guancia. Infine Desery si asciuga il viso
con la manica della camicia.
DESERY:
- (implora) Ti prego Elisabetta, andiamo nella tua cabina ad
interrogare i King! Voglio sapere se Hong ritornerà da me.
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I suoi occhi neri sono pieni di dolore e fanno pena ad Elisabetta. Le due
donne si alzano in piedi.
ELISABETTA:
- Scusate, devo andare, buona notte!
Chiude su urla e grida di protesta degli amici. Elisabetta prende a
braccetto Desery ed escono dal car-deck.
123. Notte. Interno cabina di Elisabetta.
La sveglia sul comodino segna le 12.45 del 13 settembre 1991. Elisabetta
apre la porta della cabina. Entrando, Desery si siede sulla
poltrona; Elisabetta prende fuori dal cassetto l’antico oracolo
cinese.
ELISABETTA:
- Ora preparati a ricevere il messaggio di questo oracolo, poiché so
già che ti deluderà.
DESERY:
- Insomma, ma perché mi deluderà?
Desery prende le tre monete cinesi che servono per la consultazione
dell’oracolo.
ELISABETTA:
- Il libro dei King è un oracolo di antiche formule magiche, pieno
di saggezza e non accetta compromessi e, se sbagli, te lo dice.
Desery fissa impaurita Elisabetta.
ELISABETTA:
- Avanti, calmati ora e ascolta, se vuoi imparare a gettare le
monete.
Poco dopo Desery lancia le monete per sei volte e si forma l’esagramma
numero 29, Kan l’abisso. Desery fissa preoccupata Elisabetta.
DESERY:
- Ti prego, spiegami!
ELISABETTA:
- Allora, abisso sopra abisso, indica la situazione in cui ti trovi
attualmente. Poi il sei, al primo posto, ti dice che la disgrazia è nel
perdersi lungo la via. In altre parole, la volontà di continuare su una
strada sbagliata. Il nove infine, al secondo posto, ti assicura che il
pericolo sta in agguato dentro l‟abisso. Tu puoi ottenere ciò che
desideri solo in piccole cose. In parole più semplici, anche se
otterrai qualche bazzecola, rimani nell‟abisso.
Chiude, mentre Desery fissa Elisabetta addolorata.
124. Ore una di notte. Ammutinamento. Interno. Car-deck (garage
della nave). Al party.
Luis, Shay, Hong, Jan e Ante stanno ballando con le hostess, le ragazze del
casinò e l’equipaggio, tra urla e grida festose. Il comandante
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rimasto solo guarda il suo orologio da polso, poi si avvicina ad
Henry, il quale sta parlando con lo steward filippino Romeo, vicino
allo stereo.
COMANDANTE:
- Henry, è l‟una di notte, spegni la musica e dì all‟equipaggio che
la festa è finita.
HENRY:
- (fissandolo serio) D‟accordo, Capitano!
La musica sta continuando a suonare; mentre Henry prende il microfono
in mano per annunciare la fine della festa, lo steward Romeo
rincorre il capitano che se ne sta andando.
STEWARD ROMEO:
- Capitano, la prego, ci faccia continuare il party ancora un
po‟ !
CAPITANO:
- (deciso) No! È ora di andare a dormire!
Henry spegne la musica
HENRY:
- (al microfono) Signori, la festa è finita. Buona notte!
Mentre si ode un coro di urla e fischi di protesta rimbombare nel car-deck:
STEWARD ROMEO:
- Capitano, la prego, su questa nave i party sono rari, ci lasci
festeggiare ancora un po‟!
Il capitano con uno scatto nervoso molla un pugno in faccia a Romeo e un
secondo sul labbro inferiore spaccandoglielo, Romeo cade a terra
sanguinante. Le donne assistono alla scena scandalizzate, mentre
un gruppo di stewards e marinai, tra i quali Rosalito, Denis, Carroll
e Guan urlando e gridando, corrono imbestialiti contro il capitano.
Luis, Ante, Jan e Hong assistono paralizzati e increduli alla scena.
ROSALITO ed altri
DENIS:
: - (urlano in coro) Schifoso razzista!!
- (grida) Adesso la paghi cara sporca carogna.
Mentre il capitano fissa il gruppo paralizzato, le ragazze del casinò
aiutano lo steward Romeo a rialzarsi da terra con il labbro
sanguinante.
Il capitano terrorizzato indietreggia spaventato, mentre il gruppo di
stewards e marinai gli si sta gettando addosso furioso, Henry con
un salto si frappone tra il capitano e gli stewards, allora il gruppo
inferocito sfoga la sua aggressività su Henry riempiendolo di pugni.
Intanto gli Ufficiali, Romeo, le hostess e le ragazze del casinò,
osservano la scena sconvolti
ROMEO:-
(urla indignato) Anche tu Henry sei uno sporco razzista che ti fai
pagare le tangenti con le nostre mance guadagnate col sudore.
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Guan
riesce a sfuggire a Henry e raggiunge il capitano e gli molla un pugno in
faccia.
GUAN:-
Maledetto razzista, ti restituisco il pugno che hai dato al mio
compaesano.
Mentre il capitano si posa una mano sulla guancia colpita, arriva Carroll che
gli sputa in faccia.
CARROLL:-
I razzisti sono degli involuti!
Il capitano imbestialito si pulisce lo sputo dal volto con una mano, poi
salta addosso a Carroll, allora Jan, Ante, Luis e Hong
intervengono.
JAN:- (grida) Adesso basta, smettetela tutti quanti.
Ante e Hong staccano il Capitano da Carroll e, mentre Jan e Luis cercano di
fermare i filippini, Henry cade a terra sanguinante privo di forze.
125. Notte. Interno cabina di Elisabetta.
DESERY:
- Insomma che cosa vuoi dire? Scusami, ma io non capisco.
ELISABETTA:
- Non c‟è peggiore sordo di chi non vuol sentire! Il libro delle
mutazioni ti consiglia di cambiare strada ma, visto che tu non lo
farai, ti assicura che Hong tornerà da te, ma quello che tu otterrai
saranno solo le briciole; in altre parole non riuscirai a strapparlo alla
moglie. Chiaro?
Mentre Desery scoppia in singhiozzi, Elisabetta le accarezza i lunghi
capelli neri.
ELISABETTA:
- Senti tesoro, il saggio orientale Inayat Khan afferma: “Noi siamo
resi felici o infelici non dalle circostanze della vita, ma dal nostro
atteggiamento verso di esse”.
Desery si asciuga le lacrime.
ELISABETTA:
- Tu puoi, se vuoi, cambiare atteggiamento e capire che siamo in
questo pazzo mondo per apprendere la lezione che ci serve per
crescere interiormente.
Desery si alza in piedi e abbraccia Elisabetta.
DESERY:
- Scusami, ti prego, so che stai tentando di aiutarmi e te ne sono
grata, ma con me dovrai avere pazienza.
Desery raggiunge la porta e l’apre.
ELISABETTA:
- Non ti preoccupare, non si potrebbe apprendere la lezione, se
non ci fosse l‟esperienza.
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DESERY:
- (sorridendo) Buona notte Elisabetta.
126. Ammutinamento. Interno. Car-deck (garage della nave). Al
party.
Henry è steso a terra sofferente , con ferite sulla fronte e sul volto,
mentre Shay gli pulisce il volto sanguinante con un fazzoletto, Jan,
Luis, e le Hostess gli stanno attorno preoccupate, Ante e Hong
fissano il capitano severi senza parole.
CAPITANO:
- (furibondo ordina) Qualcuno vada a chiamare il dottor Win!
Rayu corre a chiamare il dottore.
Il capitano osserva gli stewards e i marinai che a loro volta lo fissano
pieni di rancore, quindi rivolge uno sguardo allo steward Romeo,
che è seduto su una sedia, circondato dalle ragazze del casinò che
gli stanno tamponando il sangue al labbro inferiore con un
fazzoletto inzuppato di sangue. Il capitano sospira pesantemente,
poi osserva anche Henry e le persone che gli stanno attorno. Infine
con gli occhi offuscati dalla rabbia, gira le spalle a tutti e
raggiunge la porta taglia fuoco, con lo sguardo puntato addosso
degli stewards e marinai, apre la porta ed esce, lasciando dietro
di sé un boato metallico, che rimbomba all’interno del car-deck
come se fosse una minaccia.
127. Singapore. Mattino. 13 settembre. Saletta ufficiali.
Elisabetta entra nella saletta deserta, si avvicina ai finestroni e si
accorge che la nave è attraccata nella stazione marittima vicino al
World Trade Center. Poi vede davanti al portellone un’ambulanza
ferma, che accende la sirena e parte. Entra Roldan.
ELISABETTA:
- (seria) Siccome ho visto partire un‟ambulanza, ne deduco che
questa sia la ragione per cui siete attraccati alla stazione marittima
invece che al porto pieno di containers, ma che cosa è successo?
Roldan intanto si sta versando una tazza di caffè.
ROLDAN:
- Il dottor Win ha fatto ricoverare Henry, perché ieri notte è stato
ferito dai suoi stewards durante l‟ammutinamento.
ELISABETTA:
- Già, le hostess mi hanno raccontato tutto, ma non sapevo che
Henry avesse bisogno di essere ricoverato.
Elisabetta fissa Roldan stupita, mentre prende la sua tazza e apre la
porta.
ROLDAN:
- Scusami, ma devo andare subito sul ponte di comando, ciao!
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Mentre Roldam esce, si odono dei passi nel corridoio e delle voci
augurare buon giorno, entrano Desery, Shirley, Rayu e Lydia.
LE HOSTESS:
- (in coro gridano) Buon giorno Elisabetta!
ELISABETTA:
- Buon giorno anche a voi, belle hostess!
Le quattro hostess, Shirley, Desery, Lydia e Rayu, vanno a sedersi intorno
ad Elisabetta che nota nei loro volti preoccupazione e tristezza.
ELISABETTA:
RAYU:
- Ho visto partire l‟ambulanza, sapete come sta Henry?
- Stanotte il dottor Win ha cercato di alleviargli le ferite, ma purtroppo
Henry ha riportato alcune contusioni alla testa.
Lydia fissa Elisabetta preoccupata, poi si sbottona la giacca della divisa.
SHIRLEY:
- I filippini sostengono che il comandante fosse ubriaco e pensano che
la sua reazione sia stata provocata dalla gelosia.
ELISABETTA:
DESERY:
- (stupefatta) Gelosia? Insomma, di chi è geloso il capitano?
- (interrogando) Possibile Elisabetta che tu, ieri sera, non abbia
notato com‟egli fremeva di gelosia quando noi e le ragazze
australiane ballavamo con i filippini?
ELISABETTA:
- Si, ho notato che c‟era qualcosa che faceva imbestialire il
capitano, non ne ho però capito la ragione.
Rayu sbatte le lunga ciglia con civetteria, mentre Lydia le sta rifacendo
la treccia.
RAYU:
- Ad ogni modo, come l‟abbiamo notato noi, l‟hanno notato anche i
filippini.
ELISABETTA:
- (scandalizzata) Tutto ciò è incredibile, mi sembra di sognare ad
occhi aperti.
DESERY:
- Il nostro capitano è un bambinone, pretende che tutte le donne di
bordo gli cadano ai piedi per potersi vantare d‟essere l‟unico vero
uomo a bordo.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Spiegatemi piuttosto se sono già stati sbarcati i
filippini che si sono ribellati.
RAYU:
- (dopo una pausa) Nessuno per il momento, so che c‟è una riunione in
corso, perché l‟equipaggio minaccia di sbarcare tutto insieme, se un
solo filippino sarà licenziato. Sembra infatti che gli stewards
abbiano deciso di scioperare, per far sbarcare il comandante.
ELISABETTA:
- (preoccupata) Oh! santa pazienza, gli stewards non sanno che
saranno sbarcati tutti!
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SHIRLEY:
- Insomma perché, in fondo l‟unione fa la forza!
ELISABETTA:
- Hai ragione! Comunque i responsabili non permetteranno mai
che l‟equipaggio faccia prevalere i suoi diritti.
SHIRLEY:
- (nervosa) Ah! Come sei pessimista! Dopo tutto non è facile sbarcare
un equipaggio intero!
ELISABETTA:
LIDIA:
- Già, vorrei che tu avessi ragione!
- (con un nodo alla gola) Insomma, che succederà ora?
Elisabetta si alza in piedi e sposta la sedia per andare via.
ELISABETTA:
- Speriamo che la giustizia trionfi! Intanto noi inviamo luce ai
responsabili perché possono fare la cosa giusta . Buon giorno!
I saluti delle Hostess si confondono tra gli stridi delle sedie che si spostano,
mentre Elisabetta e Desery escono dalla saletta.
128. Giorno. Interno. Corridoio
Elisabetta e Desery escono percorrendo il corridoio.
DESERY:
- (confessa) Sai, Hong ha fatto colazione insieme a me questa mattina,
e mi ha assicurato che stasera verrà nella mia cabina a darmi delle
spiegazioni a proposito della passeggera.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Bene! Comunque so già quello che ti dirà!
Desery la fissa curiosa, mentre camminano per lo stretto corridoio poco
illuminato.
DESERY:
- Ah! Allora dimmi!
ELISABETTA:
- Ora che la passeggera è sbarcata affermerà che lui non ti ha mai
tradita, perché tu sei la donna che desidera.
Desery si ferma di colpo, trattenendola per un braccio.
DESERY:
- (nervosa) Insomma come fai tu a sapere tutto ciò che farà?
ELISABETTA:
- Cara, tu sei ingenua, io ho più esperienza di te, quindi so come
agiscono uomini come Hong. Sicuramente anche tu imparerai molte
cose dopo quest‟avventura.
Desery la fissa con i suoi occhi neri e tristi.
DESERY:
- Già, immagino che sarà così.
Elisabetta le accarezza i lunghi capelli neri.
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ELISABETTA:
- Tesoro, perdonami se sono schietta, ma la penso come il grande
maestro Lao - Tse che afferma: “ Le parole vere non fanno piacere,
le parole gradite non sono vere”.
DESERY:
- (brontola seria) Io continuo ad illudermi, e spero che tu diventi mia
complice, ma tu continui a combattere cercando di dare luce ad
occhi che non vogliono vedere.
Desery si asciuga una lacrima.
ELISABETTA:
- Avanti piccolo scricciolo, sorridi, poiché scottandoti capirai che
gli errori si pagano cari, così imparerai a dirigere la tua vita sulla
retta via.
Le due amiche si fissano serie.
129 Ore diciotto. Interno. Stazione Radio.
La m/n Orient Sun è in ritardo sulla partenza. Elisabetta raggiunge
stazione Radio e, mentre entra trova Richard, il primo ufficiale
radiotelegrafista, e Maung, il secondo, che stanno discutendo fra
di loro. Quest’ultimo è un bel giovane sui venticinque anni, malese,
pelle scura, statura media, viso da bambino, capelli e occhi neri. Si
odono voci di sottofondo, fruscii e rumori strani provenire dalla
radio. ecc.
ELISABETTA:
RICHARD:
- Disturbo?
- Prego Elisabetta! Ti sei resa conto che non siamo ancora partiti?
ELISABETTA:
- (seria) Immagino che partiremo con la solita ora di ritardo!
Intanto Maung fissa Elisabetta timoroso, senza parlare.
RICHARD:
- (angosciato) L‟imbarco è terminato e l‟equipaggio ha paralizzato la
nave con lo sciopero. Senza la sua collaborazione non si può partire.
Elisabetta è in piedi appoggiata alla porta della stazione radio.
ELISABETTA:
- (trepidante) Oh! Dio mio, allora stanno scioperando per sbarcare
il capitano, vero?
RICHARD:
- (grida) Già, e non hanno torto, egli è un razzista, io lo posso
confermare Probabilmente l‟equipaggio perderà il lavoro, ma lui
avrà una lezione che gli servirà per tutta la vita.
Elisabetta fissa Richard negli occhi.
ELISABETTA:
- Io credo fermamente che la vita sia una scuola, che ci dà ciò che
ci serve per crescere, caro Richard.
Maung, nervoso, spalanca i suoi occhi neri annebbiati dal turbamento.
MAUNG:
- Si, è così, ne sono certo!
100
RICHARD:
- (adirato) Ho saputo che alcuni ufficiali stanno consigliando
l‟equipaggio per sbarcare quel parassita, indegno di essere un
comandante.
Elisabetta lo scruta a fondo e capisce che la frase gli è sfuggita, allora gli si
avvicina e gli posa una mano sulla spalla.
ELISABETTA:
- Non ti preoccupare, fai finta che io non abbia sentito, ho sempre
detestato le spie.
Un sorriso spunta sulle labbra di Richard.
RICHARD:
- So che tu non sei una razzista, quindi mi fido di te!
ELISABETTA:
- Fai bene, perché mai potrei tradire la fiducia di un amico come
te, che stimo molto.
Richard prende la mano di Elisabetta e gliela stringe affettuosamente.
RICHARD:
- Credimi Elisabetta, è molto triste vedere che alle soglie del Duemila
succedono ancora queste vergognose storie di razzismo e rivalità.
Intanto Maung, commosso, con gli occhi lucidi, li scruta in silenzio,
esprimendo il suo sentito dolore..
ELISABETTA:
- Ora vado, so che in questi casi dovete essere pronti per ogni
evenienza. Buon lavoro!
Richard e Maung sorridono ed Elisabetta se ne va
130 Esterno. Ore venti. Notte. In coperta.
I bambini giocano e gridano rincorrendosi sul ponte spensierati, mentre le
loro urla si mescolano ai rumori del porto. Intanto arrivano il
dottor Win e Edward. Elisabetta è seduta su una sedia sdraio in
coperta e sta aspettando la partenza della nave. Il leggero vento
che rinfresca la serata aggredisce l’unico ciuffo di capelli del
dottore, che si affretta a tirarselo giù sulla fronte per coprire la
pelata.
ELISABETTA:
- (azzarda) Caro dottore, lo sa che, da quando io la conosco, non
fa altro che perseguitare quel povero ciuffo, che in realtà non vuole
più stare con lei?
Un’eco di risate si disperde nel vento. Il dottor Win fa finta di essersi
arrabbiato.
WIN:
- (tuona) Mia cara signorina, non dica che mi preferisce senza ciuffo!
ELISABETTA:
- Potrà frustarmi se vuole, per aver osato tanto, ma l‟assicuro che
sarebbe molto più attraente senza.
101
WIN:
- (fissando Elisabetta con affetto) Probabilmente seguirò il suo
consiglio, gentile miss.
WIN:
- (rivolgendosi a Edward) Edward, vada a prendermi la frusta per favore,
quella che di solito uso per gli insolenti.
Le loro risate attirano l’attenzione dei passeggeri. Uno di loro, non
conoscendo i gradi degli ufficiali, si rivolge a Edward.
PASSEGGERO:
ESWARD:
- Capitano, perché non partiamo?
- (cercando di tranquillizzarli) Non vi preoccupate, questo ritardo
non impedirà l‟arrivo a Jakarta, all‟orario stabilito.
Si odono all’improvviso le grida dell’equipaggio che esplodono in un boato
di gioia. Elisabetta, i due ufficiali e i passeggeri si affacciano a
guardare giù, sulla banchina e, con sorpresa, vedono i filippini nei
ponti inferiori che continuano a gridare eccitati all’unisono.
FILIPPINI:
- (in coro) Urrah! Urrah! Urrah!
In quel momento il capitano scende a terra a capo chino e si nota la
vergogna che prova di fronte alla sua sconfitta. I suoi passi nervosi
esprimono la rabbia che cerca di controllare. Le urla impazzite
dell’equipaggio si uniscono alle grida dei passeggeri, che hanno
visto smantellare la scala d’imbarco. I tre uomini responsabili
della compagnia di navigazione e il capitano salgono frettolosi
sulle loro auto, parcheggiate davanti alla nave, poi i loro veicoli si
avviano rombando per le vie della città di Singapore. Il cielo è
avvolto da un manto scuro, che rincorre gli ultimi bagliori, mentre
la luna sparge i suoi raggi argentati.
La nave si stacca dal porto; gli ormeggiatori lasciano cadere i cavi la nave
si allontana dalla banchina, portando con sé le interminabili grida
euforiche dell’equipaggio.
131. Ore ventuno e trenta. Notte. Interno. Scale. Hall. Duty free
shop
Alla partenza della nave Elisabetta, dovendo andare ad aprire il negozio,
corre giù per le scale, svolta all’angolo del quarto piano e va a
scontrarsi con lo steward Romeo che viene nell’altro senso; costui
la stringe tra le braccia per non lasciarla cadere a terra e,
nell’impatto, lei sbatte la sua testa contro la fronte di lui. Poi
Romeo la lascia andare e si tocca il bernoccolo.
ROMEO:
- (sorridendo ammette) Scusami, ma se per averti tra le braccia devo
subire questo tipo di scontro, allora ti assicuro che dovrò pensarci
sopra.
102
I due scoppiano a ridere divertiti. Elisabetta osserva il labbro anteriore
Colpito dal capitano.
ELISABETTA:- Come va il labbro??
ROMEO:- (sorridendo) Tu e il capitano mi avete massacrato!
ELISABETTA:
- (scherzando suggerisce): Ti consiglio di mettere quella
protuberanza, che sta crescendo a vista d‟occhio, in mezzo a dei
cubetti di ghiaccio.
Romeo fa una smorfia, con occhi che esprimono comicità.
ROMEO:
- Dopo che mi hai quasi massacrato, ti permetti di prenderti gioco di
me, invece di cercare di congratularti con me, perché ho
contribuito a sbarcare quello sporco razzista.
ELISABETTA:
- (stringendogli la mano) Ah! Già! Congratulation, my dear!
Intanto il sorriso sparisce e il viso di Romeo si rattrista. Raggiungono il
negozio.
ROMEO:
- Probabilmente, al ritorno a Singapore, noi stewards e alcuni marinai
saremo sbarcati, ma dopo tutto ci rimane la consolazione d‟aver
dato una lezione al capitano. Poi, anche Henry ha pagato e dovrà
ancora pagare per ciò che ha fatto; vedrai, perderà il lavoro quella
palla di lardo.
Elisabetta intanto apre la porta del negozio ed entrano.
ELISABETTA:
- Mi chiedo come farete a sbarcare Henry, dal momento che ormai
davanti agli occhi della compagnia di navigazione è diventato un
eroe, avendo protetto il comandante.
ROMEO: - Cara, sarà la compagnia a sbarcarlo con il foglio di via!
ELISABETTA:
- Perché, che cosa ha fatto di tanto grave?
Romeo fissa Elisabetta con interesse, cambiando posa.
ROMEO:
- In ogni caso tu non sai tutta la verità. Devi sapere che il nostro gran
capo alloggi è uno dei pilastri della società che voi avete in Sicilia.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Senti Romeo, intendi forse affermare che egli è un
mafioso?
ROMEO:
- (nervoso) Insomma, Henry ci obbligava a dividere con lui le mance
che noi stewards ci guadagnavamo sudando. Oggi, alla riunione,
allorché abbiamo riferito tutta la verità, i superiori hanno assicurato
che, quando sarà dimesso dall‟ospedale, lo imbarcheranno sul primo
aereo per l‟Austria. So che gli toglieranno anche il libretto di
navigazione.
103
ELISABETTA:
- (indignata) Ci credo! Questa si chiama estorsione!
ELISABETTA:
- (dopo una pausa) Oh, mio Dio! Come farò a farmi pagare i
novantanove dollari che mi deve?
ROMEO:
- (ridendo) Molto semplice, my dear, basta telefonare alla direzione
contabile di Singapore, prima che saldino la paga a Henry.
ELISABETTA:
ROMEO:
- Già, mi sembra logico!
- (con un cenno di mano) Buona fortuna!
132. Sogno. 15 settembre. Ore sette. Mattino. Negozio.
Sogno (Effetto flou): il boss Delopera consegna ad Elisabetta una
valigetta contenente la lista del computer con tutta la merce del
negozio.
ELISABETTA:
- (pensa, voce fuori campo) Accidenti, la nave sta partendo, e io
non ho il tempo di totalizzare questa lunga lista.
In quel mentre una giovane orientale longilinea con capelli ricci rosso –
castani, che Elisabetta riconosce per Rowena, la segretaria del
charterer, le prende la lista.
ROWENA:
- Poiché la nave è in partenza, farò io il totale!
132. BIS. Mattino. Interno. Cabina di Elisabetta.
Elisabetta si sveglia e scatta a sedere sul letto.
ELISABETTA:
- Oh! Dio mio, in futuro avrò l‟ordine d‟occuparmi della vendita in
blocco della merce del duty free shop.
Elisabetta osserva la sveglia sul comodino che segna le sette del 15
settembre 1991.
133. Giorno. Esterno. A poppa.
Elisabetta è a poppa e sta passeggiando pensierosa, tra il fumo e i suoni
acuti della sirena, quando sente una porta chiudersi e vede in
mezzo al fumo l’ombra di un uomo che le si avvicina.
L‟UOMO:
- Buon giorno, Elisabetta!
Ella si trova davanti a Ante, nella sua tuta bianca, macchiata di grasso e
petrolio, tutto sudato.
ELISABETTA:
- Non so come fate voi, in macchina, a lavorare in quell‟inferno
bollente, pieno di rumori, e poi quando salite in coperta, trovate
solo fumo da respirare.
104
Ante tossisce alcune volte.
ANTE:
- Il nostro è un lavoro ingrato, a una certa età si diventa anche sordi;
certo non ci voleva questo fumo tossico che ci rovina la gola, con
tutti i problemi che già assillano questa nave.
Elisabetta addolorata lo fissa con compassione.
ELISABETTA:
- Io vorrei che la mia compagnia si impegnasse a chiudere il
contratto del negozio col Charterer, ma purtroppo ho saputo che
ora mira ad altri appalti su alcune nuove navi gestite dalla stessa
compagnia dell‟Orient Sun.
L’uomo fissa Elisabetta e, con passo stanco, va ad appoggiarsi alla
ringhiera e guarda la scia dell’acqua che la nave lascia dietro di
sé.
ANTE:-
Già, anche tu hai i tuoi problemi!
ELISABETTA:
- (sospirando) Questi sono giorni terribili, senza aria condizionata,
con il fumo che impedisce il respiro, i vestiti che si appiccicano alla
pelle; comunque, quando penso a voi in sala macchina, mi vengono i
brividi.
ANTE:-
Già, per fortuna abbiamo una notte alla partenza e un‟altra all‟arrivo a
Singapore senza fumo.
ELISABETTA:-
Per fortuna, altrimenti adesso saremmo tutti affogati dal fumo.
I due si fissano seri.
134. Notte. Esterno. 16 settembre. Ore ventidue. Prua. Coperta.
Ponte passeggiata.
Si vede una donna in lontananza con i capelli lunghi che volano al vento,
che fissa le acque che le passano sotto come se avesse intenzioni di
gettarsi sotto. Appoggia più volte il piede sulla ringhiera, ma poi
scende e rinuncia. Elisabetta va a respirare un po’ d’aria a pura e
a vedere il meraviglioso cielo nero trapuntato di stelle che brillano
come miriadi di diamanti lucenti; giacché la sera prima di arrivare
a Singapore il fumo sparisce. Cammina tra le sedie sdraio bianche
bagnate dall’umidità della notte, quando nota una figura di donna
che se ne sta immobile sotto l’ombra di una lancia a fissare la
luna. Poi la donna abbassa la testa verso le acque del mare che le
scorrono davanti, e i suoi capelli lunghi sembrano danzare
nell’aria. Elisabetta si avvicina e riconosce la donna e vede alcune
lacrime luccicare sotto i raggi della luna scenderle lungo il volto.
ELISABETTA:
- (grida tra il rumore del vento che fischia contro le pareti della
nave) Ciao, Desery!
105
DESERY:
- (addolorata mormora) Ah! Sei tu, Elisabetta! A volte sento il
desiderio di riflettere e ritorno in questo luogo solitario.
ELISABETTA:
- (sospira) Scusa Desery, vedo che stai piangendo, raccontami che
cosa c‟è di nuovo che t‟inquieta.
DESERY:
- (dopo una pausa racconta) Ieri notte sono stata molto felice con
Hong, ero talmente contenta che mi sembrava di sognare. La gioia
non dura mai a lungo, purtroppo. Poco fa egli mi ha confessato che
domani imbarcherà la moglie, per una crociera, quindi dovrò far
finta di niente quando lei verrà nell‟ufficio a cercare il marito. La
cosa che mi strugge di più è stare senza di lui per quattro giorni,
credimi, tutto ciò è troppo pesante per me. A volte penso che
sarebbe più facile scivolare tra quelle acque calde, che ci scorrono
davanti in questo momento.
ELISABETTA:
- (allarmata) Ti rendi conto di ciò che affermi? Dopo tutto sapevi
che prima o dopo si sarebbe imbarcata.
DESERY:
- (sospira nervosa) Certo, lo sapevo, ad ogni modo speravo che non si
imbarcasse.
ELISABETTA:
- Okay! Adesso calmati, e incomincia a capire che sei vittima dei
tuoi pensieri negativi, stai raccogliendo il frutto delle tue azioni e,
se accetti questa realtà, non sarai più martire della tua ignoranza.
Desery rimane in silenzio fissando le acque scure che brillano sotto gli
argentei raggi lunari.
DESERY:
- (con ilarità mormora) Hai ragione, dovrò controllare i miei pensieri,
altrimenti cadrò nel vortice di questa passione, che già brucia come
un vulcano.
Elisabetta e Desery si guardano negli occhi e scoppiano a ridere insieme.
Elisabetta la prende a braccetto e l’accompagna in cabina.
135. 17 Settembre. Mattino. Esterno. Coperta. Poppa. Nave a due
ore dall‟arrivo a Singapore. Ore otto.
Un gruppo di gabbiani si tuffa e risale, tenendo stretto nei loro becchi
qualcosa che hanno preso sull’acqua. Elisabetta si trova in
coperta, e vede da lontano i gabbiani e ode quei gridi nervosi, che
esplodono qua e là, la incuriosiscono, va a poppa e vi trova i
marinai filippini Rosalito, Guan e carroll che si stanno divertendo a
buttare in acqua pezzettini di pane secco, sui quali i gabbiani si
tuffano veloci in picchiata, sbattendo le ali contro l’acqua e
fuggendo poi con il pane verso il cielo azzurro. I tre marinai
vedono Elisabetta.
I TRE MARINAI:
ELISABETTA:
- (in coro) Good morning mummy! (Buon giorno mamma!)
- (sorridendo) Buon giorno anche a voi! Ma ditemi, avete notizie di
106
cosa succederà all‟arrivo a Singapore?
Uno dei tre marinai continua a tirare dei pezzettini di pane in mare.
ROSALITO:
- Non ci saranno notizie finché non saremo in porto.
Il marinaio Carroll sta arrotolandosi i pantaloni al ginocchio.
CARROLL:
- I nostri capi sono previdenti, ci comunicheranno lo sbarco solo
dopo l‟arrivo.
ELISABETTA:
- (seria) Conosco questo modo di fare, lo fanno per evitare il
rischio che l‟equipaggio abbia il tempo di difendersi, vero?
I TRE MARINAI:
- (in coro) Brava, hai indovinato!
ELISABETTA:
- Qui non è una questione d‟indovinare, ma di conoscere il modo
d‟agire di certe compagnie pirata che non vogliono riconoscere i
diritti altrui.
Un’esplosione di grida si disperde intorno.
GUAN:
- Hai ragione, abbiamo a che fare con dei pirati. Mi chiedo se non sono
loro la ciurma che assalta le navi nel percorso tra Jakarta e
Singapore!
Le loro risate scoppiano fragorose tra i garriti dei gabbiani.
ELISABETTA:
- Non esageriamo adesso!
I TRE MARINAI:
- (in coro) By mummy, dobbiamo andare ai nostri posti per la
manovra d‟attracco.
I marinai si allontanano verso prua.
136. Esterno. Mattino. Attracco della nave nel porto di Singapore.
Poppa. Passeggiata. A prua.
Elisabetta si appoggia alla ringhiera a poppa e guarda la lunga scia di
spuma bianca che la nave lascia dietro di sé allontanandosi sul
mare verde. Attraversa la passeggiata e raggiunge la prua della
nave. Si appoggia alla ringhiera e guarda i grattacieli di Singapore
che brillano in lontananza con migliaia di nuvole bianche che
sostano nel cielo azzurro, lanciando ombre scure che coprono
l’isola. In quel mentre le si presenta alla mente l’immagine di un
sogno.:
(flashback del sogno) si vede in un posto affollato, dove lei cerca il
portafoglio dentro la sua borsa, poi si rende conto che le è stato
rubato.
107
ELISABETTA:
- (esclama ad alta voce) Oh! Mio Dio, dovrò prestare attenzione
anche ai ladri adesso!
Preoccupata alza lo sguardo e vede sul mare i rimorchiatori che stanno
trainando la nave in porto. Intanto il sole bollente la spinge
all’ombra dell’enorme ciminiera, mentre la nave viene trainata in
banchina. Con stupore vede un gruppo di circa una cinquantina di
uomini che attendono con le valige sotto la nave, a pochi passi
dalla scaletta che nel frattempo i marinai stanno montando. La
voce di Richard le giunge alle spalle.
RICHARD:
- Hai visto quel gruppo di malesi e birmani che attendono in
banchina?
ELISABETTA: - (girandosi) Si, immagino si tratti di una parte del nuovo
equipaggio, vero?
RICHARD:
- (brontolando) Già, poiché sbarcheranno solo gli stewards e i
marinai che hanno partecipato all‟ammutinamento.
HOSTESS:
- (annuncia al microfono) Si informano i passeggeri che lo sbarco è
iniziato, auguriamo un buon ritorno a casa e ringraziamo per
l‟attenzione.
Elisabetta e Richard si appoggiano alla ringhiera e guardano i passeggeri
scendere dalla scaletta, poi salire sui pullman nella banchina. Poco
dopo lo sbarco dei passeggeri, i nuovi componenti dell’equipaggio
prendono le loro valigie e salgono la scaletta d’imbarco.
137. Mattino. Interno. Dopo lo sbarco dei passeggeri. Ufficio
informazioni.
Al microfono l’hostess Shirley annuncia i nomi degli stewards e dei
marinai che devono presentarsi all’ufficio per lo sbarco.
HOSTESS SHIRLEY:
- Il seguente personale è pregato di recarsi all‟ufficio
informazioni per lo sbarco: I marinai Rosalito, Guan, Denis, Carroll,
gli stewards Romeo, Carlos, Felipe……
Poco dopo, attorno all’ufficio informazioni, si radunano i filippini con
pacchi e buste di plastica e si odono le loro voci eccitate che
parlano ad alta voce, gridano e salutano gli amici. Intanto
Elisabetta attraversa la hall, raggiunge l’ufficio informazioni e si
trova circondata dagli stewards e marinai che attendono l’agente
per lo sbarco e che, quando la vedono, concentrano la loro
attenzione su di lei.
I FILIPPINI:
- (in coro) Good bye mummy! Good bye! We love you mummy!
(Addio mamma! Addio!)
Elisabetta con un nodo alla gola si sforza di sorridere, mentre Romeo la
prende per una mano e gliela bacia dolcemente.
108
ELISABETTA:
- (grida emozionata) Good bye children of Orient Sun! God will
look after you! (Addio bambini del Sole d’Oriente. Dio vi
proteggerà).
I FILIPPINI:
- (gridano in coro) Mummy we love you! We love you! We love you!
(Mamma ti amiamo! Ti amiamo! Ti amiamo!)
ELISABETTA:
- (con le lacrime che le scendono giù lungo le guance) Addio
bambini del Sole d‟Oriente!
Intanto arriva l’agente che distribuisce i passaporti. Infine, salutando
tutti i presenti, i filippini prendono i loro pacchi e valigie e
scendono a terra. Elisabetta, Desery, Shirley, Lydia e Rayu si
presentano alla scaletta; grida, urla di gioia, fischi e saluti
esplodono in banchina con tutti gli sguardi puntati sulle cinque
donne che sorridono e agitano la mano. Infine Romeo invia baci a
tutte.
ROMEO:
- Addio, bellezze!
Poco dopo i filippini salgono sui pulmini in attesa, che s’accendono
mescolando il rumore dei motori alle grida eccitate degli sbarcati.
Poi la fila dei piccoli pullman si dilegua in mezzo ai containers. Le
ragazze si fissano commosse.
138 Centro Singapore. Esterno. Interno ufficio contabile della
compagnia di navigazione. Orchard Road. Ripresa del centro
di Singapore.
Elisabetta, tenendosi stretta la borsetta, con fare sospetto e guardandosi
intorno, attraversa uno splendido giardino pieno di bellissime
piante tropicali in fiore, poi entra nella hall di un lussuoso palazzo
e sale sull’ascensore, pieno di orientali, fino al tredicesimo piano.
Esce dall’ascensore di fronte ad un portone aperto, entra e si
trova davanti ad un ufficio informazioni, chiede di parlare alla
segretaria e viene accompagnata in un lussuoso ufficio con muri di
vetro da dove si ammira uno spettacolare panorama. Poi
Elisabetta la bellissima segretaria di Mr. Sogreen, una donna alta,
longilinea, capelli corti e biondi, occhi azzurri, sui trent’anni.
SEGRETARIA:
- (sorridendo) Posso fare qualcosa per lei?
ELISABETTA:
- Senta, io sono lo shop manager della m/n Orient Sun, volevo
informarla che Henry, il capo alloggi, deve al duty free di bordo
novantanove dollari americani, la prego di detrarli dalla sua paga,
prima che gli venga saldata.
SEGRETARIA:
- (seria) Henry ha già lasciato l‟ospedale e ieri sera è partito per
l‟Austria. Comunque credo sarà difficile per lei incassare quel
denaro, perché egli avrebbe dovuto avvertire la società del suo
debito. Comunque la consiglio di parlarne col manager addetto al
109
servizio passeggeri, Sig. Bert, che incontrerà a bordo prima della
partenza della nave.
ELISABETTA:
- (turbata) La ringrazio di cuore, signora.
SEGRETARIA:
- Di niente, buon giorno!
139. Porto. Ore diciassette. Inizio imbarco. Interno. Esterno
File di hostess e stewards in divisa, davanti al portellone e alla scala
d’imbarco. Annunci di benvenuto ai passeggeri, dal microfono di
bordo.
HOSTESS DESERY:
- Il comandante e l‟equipaggio danno il benvenuto ai
passeggeri, a bordo della m/n “Orient Sun”.
Intanto i passeggeri scendono dai pullman e salgono la scaletta passando
davanti all'equipaggio che sorride e li accompagna alle loro
cabine. Elisabetta sta aspettando il Sig. Bert vicino al portellone
d’imbarco, quando vede entrare il G.M. fra i passeggeri tenendo
per mano una bella donna, alta, capelli neri e lunghi fino ai
fianchi, viso dolce, con occhi nerissimi, malese, ventottenne. Hong
passa vicino ad Elisabetta.
HONG:
- (orgoglioso) Ecco mia moglie Erona!
La donna sorride stringendo la mano ad Elisabetta.
HONG:
- (sorridendo felice) Elisabetta è la responsabile del duty free shop,
immagino che andrai a farle visita.
ERONA:
- Certo, verrò a comprare qualcosa!
ELISABETTA:
- L‟aspetto allora!
Elisabetta scruta il bel volto asiatico di Erona, che s’allontana muovendo
il suo bel corpo con grazia e femminilità. In quel mentre Elisabetta
vede il Sig. Bert che sosta nella hall. È un bell’uomo alto,
quarantacinquenne, magro, occhi chiari, capelli biondi, distinto,
svedese.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Lei è il manager addetto al servizio passeggeri, Sig.
Bert, vero?
BERT:
- (sorride e stringendole la mano) E lei è la shop manager, vero?
ELISABETTA:
BERT:
- Certo!
- La segretaria di Mr. Sogreen mi ha raccontato tutto, ora mi faccia la
cortesia di farmi una fotocopia del conto di Henry, poi parlerò con
Henry al telefono e, se egli confermerà, le pagheremo il conto.
ELISABETTA:
- Va bene! La ringrazio molto!
110
BERT:
- È stato un piacere, buona sera!
Mentre Bert se ne va, Elisabetta si gira verso l’uscita e vede il capitano
Michael che sta entrando a bordo, con una espressione triste e
depressa e i capelli gli sono diventati bianchi. Il capitano si gira
verso Elisabetta, la fissa, ma sembra non vederla, le passa quindi
davanti in silenzio e s’allontana lentamente con passo stanco. In
quel mentre arriva Shirley.
SHIRLEY:
- Hai visto il comandante com‟è giù di corda? Gli si sono perfino
imbiancati i capelli!
ELISABETTA: - (seria) Sì, non avrei mai creduto che quella lezione lo avesse
fatto soffrire tanto, anche se nel mio sogno premonitore era
rappresentato da uno stallone nero, ferito e triste.
SHIRLEY:
- (brontola) Comunque la lezione ci voleva per farlo riflettere.
ELISABETTA:
- Sicuramente quel dolore sta purificando la sua colpa con il
pentimento. Ora comunque mi fa pena e anche compassione.
SHIRLEY:
- (sorridendo) Quel verme si è beccato ciò che si meritava.
ELISABETTA:
- (dopo una pausa) Ad ogni modo il sacrificio di quei cinquanta
filippini è servito a svegliare la sua coscienza, che probabilmente
egli aveva mandato in letargo. Certo il prezzo è costato caro, ma
tutti siamo inconsciamente martiri per la crescita interiore del
nostro prossimo.
In quel mentre si ode il don dell’alto parlante.
LUIS:
- (annuncia) I visitatori sono pregati di scendere a terra, la nave è in
partenza. Grazie per l‟attenzione.
Shirley saluta Elisabetta con un cenno di mano, intanto alcuni visitatori si
affrettano a scendere. Elisabetta si guarda attorno. La hall è
piena di passeggeri.
140. Interno. Mattino a colazione. Saletta ufficiali.
Elisabetta è sola nella saletta, sta bevendo il caffè e sorride sorpresa
perché non è più salato; anche l’aria condizionata funziona bene,
ma dai grandi finestroni il fumo grigio impedisce ancora la visuale.
Si ode la sirena che continua suonare e perdersi lontano.
Elisabetta ode dei passi in corridoio, entra Richard.
RICHARD:
- Delizioso il caffè, vero?
ELISABETTA:
- (felice) Già, funziona anche l‟aria condizionata, non sarà un
miracolo?
Richard si sta preparando la colazione al buffet.
111
RICHARD:
- (nervoso) Si, altro che un miracolo, se ti racconto cos‟è successo,
t‟arrabbierai sicuramente!
ELISABETTA:
RICHARD:
- Perché dovrei arrabbiarmi?
- (serio) Sfortunatamente, abbiamo bevuto questo intruglio salato
per tutti questi mesi per colpa di un ufficiale di macchina
incompetente, che per errore apriva il rubinetto sbagliato, così
l‟acqua salata si mescolava a quella potabile.
ELISABETTA:
- (perplessa, scattando sulla sedia, sbotta) Non può essere vero!
Richard va a sedersi accanto ad Elisabetta.
RICHARD:
- Ogni volta che si riempiva la tanica dell‟acqua potabile, diventava
salata solo alcune ore dopo, sempre alla stessa ora in cui un certo
ufficiale iniziava il suo turno di lavoro.
ELISABETTA:
- (nervosa) Maledizione, quanto disagio per un errore! Per fortuna
che oggi l‟aria condizionata funziona bene, questa è un‟altra bella
notizia.
RICHARD:
- Speriamo che duri.
Elisabetta si alza in piedi, va davanti ai grandi finestroni della saletta e
guarda al fumo grigio che impedisce di vedere il mare.
ELISABETTA:
- Ora che l‟incubo dell‟acqua salata è finito e l‟aria condizionata
funziona, ci vorrebbe un bell‟acquazzone che spazzasse via questo
fumo tossico.
RICHARD:
- Ho paura che dovremo aspettare.
Elisabetta s’avvicina alla porta, mentre Richard sorseggia il caffè.
ELISABETTA:
- Allora che ne diresti di organizzare la danza della pioggia, per
finirla con questi incendi?
Richard posa la tazza sul tavolo.
RICHARD:
- (sorridendo) Mi sembra una buona idea, insomma se ci riuscivano
gli indiani d‟America, perché non dovremmo farcela noi?
Una risata rimbomba nella saletta. Elisabetta apre la porta taglia fuoco
che, nell’uscire, le sfugge di mano e si chiude di colpo. Elisabetta
allora la riapre e mette dentro la testa.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Buon giorno, Richard!
Infine richiude la porta e se ne va.
112
141. Venti settembre. Interno. Pomeriggio. Duty free shop.
L’orologio di bordo segna le 16.30 del 20 settembre 1991. Elisabetta sta
sistemando uno scaffale, quando entra Erona, la bella moglie del
G.M., che indossa un elegante vestito largo a fiori.
ERONA:
- (sorridendo) Ciao! Come va?
Elisabetta ricambia il sorriso. Erona va a toccare alcuni oggetti.
ELISABETTA:
ERONA:
- Bene, grazie, e tu?
- (si siede nella sedia degli ospiti) Ah, io, quando sono con mio
marito, sto sempre bene, purtroppo a casa mi sento molto sola
perché Hong non c‟è mai e la mia famiglia vive in Malesia. Pensa che
ho incontrato Hong cinque anni fa, durante un viaggio a Singapore.
Elisabetta va a sedersi accanto ad Erona.
ELISABETTA:
ERONA:
- Prima o dopo smetterà di lavorare a bordo delle navi!
- (amareggiata) Sicuramente sarebbe diverso se mio marito avesse
scelto un lavoro a terra. Certo non mi farei dilaniare dalla
solitudine.
Erona fa una pausa, poi si confida
ERONA:
- In ogni caso per me la solitudine è finita, perché io sono incinta!
ELISABETTA:
- (sorpresa) Incinta?
ERONA:
- (euforica) Si, hai capito bene, certamente per noi è stato un grosso
evento, giacché era molto tempo che speravamo di poter avere un
figlio e ormai non ci credevamo più.
ELISABETTA: - Le cose importanti succedono al momento giusto, né prima né
dopo.
Erona si alza in piedi e ammira le vetrine dei profumi e degli articoli
italiani.
ERONA:
- Oggi sono molto contenta perché mio marito mi ha promesso che,
terminato il suo contratto, non si imbarcherà più, lavorerà in ufficio
a terra, così staremo sempre insieme.
In quel momento entra Hong, che le va incontro e la prende sotto
braccio.
HONG E HERONA:
- (in coro) Ciao, Elisabetta!
113
142. Notte, ore ventuno. Hall Interno duty free shop.
Edward in divisa attraversa la hall ed entra nel duty free shop.
Elisabetta è sola e sta lavorando al computer.
EDWARD:
- Good evening Elizabeth ! How are you? (Buona sera Elisabetta!
Come stai?)
Edward si avvicina alla sedia degli ospiti.
ELISABETTA:
- (sorridendo felice) Very well! Thank you, and you? (Molto bene!
Grazie, e tu?)
EDWARD:
- (si siede, sospirando) Sto bene, grazie, sono solo un po‟ stanco.
ELISABETTA:
- Riposati allora, così io intanto posso raccontarti un sogno che ti
riguarda.
EDWARD: - (curioso) Che mi riguarda? Racconta allora!
ELISABETTA:
- Nel sogno vedevo del liquido nero che si allargava a vista
d‟occhio, tra fili elettrici di ogni tipo. Poi ti vedevo correre avanti e
indietro, nervoso e preoccupato, nella tua tuta bianca da lavoro. Io
credo che questo sia il tipico sogno flash che si avvererà.
Edward tace per un attimo.
EDWARD:
- (pensieroso) Oh! My God! (Oh! Mio dio!) Sembra un allagamento in
un locale dove ci sono fili elettrici. Speriamo solo che non si avveri,
perché altrimenti avrò molto lavoro da fare, quando purtroppo ne
ho già troppo.
In quel mentre entra Desery che si sforza di sorridere.
DESERY:
- (sottovoce domanda) Elisabetta, alle dieci, dopo la chiusura del
negozio, consulterai per me i King?
Desery, con gli occhi lucidi e tristi, attende una risposta.
ELISABETTA:
- (sospirando) Va bene!
Desery se ne va sorridendo.
EDWARD:
- (sottovoce) Povera ragazza! Purtroppo, quando si è giovani e
inesperti, la vita diventa difficile.
ELISABETTA:
- (riflettendo) Già! Non è possibile passare attraverso il fuoco
senza scottarsi!
EDWARD:
- Hai ragione!
ELISABETTA:
- Sai Edward, tu sei per me un vero amico, infatti ti posso
raccontare i miei sogni, e tu li ascolti e sai anche discutere con me
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dei loro probabili significati; credimi, avere un testimone come te,
per me è importante.
EDWARD:
- (sorridendo compiaciuto) È un piacere anche per me, Elisabetta,
poi mi passo un po‟ il tempo.
143. Notte. Interno. Corridoio. Cabina di Elisabetta.
Desery sta uscendo dalla sua cabina si trova nel lato opposto, ad una
decina di metri da quella di Elisabetta, che in quel mentre svolta
l’angolo e gira nel corridoio. Desery la raggiunge, ha gli occhi
gonfi, si vede che ha pianto. Elisabetta apre la porta della sua
cabina, poi entrano.
DESERY:
- (va a sedersi, singhiozzando) Erona mi ha confidato che è incinta!
ELISABETTA:
DESERY:
- (seria) Lo so!
- (smette di piangere) Temo sia arrivato il momento di dedicarmi a
qualcosa di più importante. Hong mi ha assicurato che c‟è la
possibilità che mi promuovano ad assistente commissario, vorrei
sapere dall‟oracolo se ciò si avvererà.
ELISABETTA:
- (allungandole le monete cinesi) Una sorpresa stupenda! Credo
fermamente che tu avrai la promozione!
Dagli occhi di Desery sprizza un sorriso furtivo.
DESERY:
- A questo punto non serve consultare l‟oracolo, perché tu sai sempre
tutto!
Elisabetta rimane in silenzio, mentre Desery la fissa con rancore.
ELISABETTA:
- Non è poi così difficile capire che le promozioni sono approvate
con le referenze del G.M., quindi io non ho dubbi, avrai ciò che
desideri.
Desery cambia espressione e, mentre sul suo viso sboccia un sorriso,
getta le tre monete sul tavolo.
DESERY:
- Sono contenta che tu la veda così, perché io mi sento piuttosto
confusa.
ELISABETTA:
- È normale, al momento tu sei delusa, stanca e piena di dubbi,
per questa ragione non puoi essere obiettiva.
DESERY:
- (mormora) Ti assicuro che questa possibile promozione, al
momento, mi sta dando le forze necessarie per andare avanti.
ELISABETTA:
- (sorridendo, mentre scrive l’esagramma) Lo so, tutto arriva al
momento giusto! Infatti anche l‟esagramma conferma ciò che ho
affermato.
115
DESERY:
- Adesso che anche l‟oracolo mi promette la promozione, sono felice.
Desery si alza in piedi e bacia Elisabetta sulla guancia.
DESERY:
- Good night, mummy! (Buona notte, mamma!)
144. 27 settembre. Porto di Jakarta. Mattino. In piscina.
Il sole pallido invia qualche raggio tra il fumo che aleggia attorno a
Jakarta. Edward sta lavorando ad un quadro elettrico in piscina.
Elisabetta è stesa su una sedia sdraio vestita, ai bordi della
piscina e sta leggendo un libro. Distoglie lo sguardo dal libro e
vede Edward che sta riparando un guasto elettrico, poco lontano.
Si alza e lo raggiunge.
EDWARD:
- Il Sig. Bert ti ha consegnato il denaro che ti doveva Henry?
ELISABETTA:
EDWARD:
- No, non l‟ho neanche visto a Singapore.
- (consiglia) Stai attenta, Henry doveva novantadue dollari anche alla
cambusa e ho saputo che quel debito è stato saldato. Mi chiedo
perché non hanno saldato anche il tuo.
ELISABETTA:
- (seccata) Già, immagino che dovrò parlarne ancora una volta con
Bert.
Edward continua il suo lavoro, si abbassa e infila la testa in un quadro
pieno di fili colorati.
ELISABETTA:
- Ti va di analizzare con me un sogno che mi sembra molto
interessante?
EDWARD:
- Racconta pure, ti ascolto.
ELISABETTA:
- Nel sogno, io e un gruppo di persone tendiamo i nostri bicchieri
vuoti verso qualcuno che sta versando champagne, poi costui si
dimentica di riempire il mio bicchiere; un attimo dopo questa
scena, vedo la grossa mano di Henry comparire da dietro una tenda
con una bottiglia e versare lo champagne nel mio bicchiere.
Edward si alza in piedi sorridendo.
EDWARD:
- Il messaggio di questo sogno è molto chiaro: probabilmente, per
qualche ragione, qualcuno non ha ancora saldato il tuo conto a
causa di un ritardo da parte dell‟ufficio contabile. Al momento,
infatti, Henry ha risarcito tutti, l‟unico debito che gli rimane da
saldare è il tuo, che sicuramente sarà pagato per ultimo, come nel
sogno.
ELISABETTA:
- (felice) Anch‟io ho recepito lo stesso messaggio. Ad ogni modo
volevo sentire anche il tuo parere. Indicativo questo sogno, vero?
EDWARD: - (impressionato) Certamente espressivo!
116
ELISABETTA:
- Ciao! Edward, buon lavoro!
Edward si piega sul quadro di fili
EDWARD:
- Buona lettura!
Chiude, mentre Elisabetta torna alla sua lettura.
145. Singapore. 15 giorni dopo. 12 ottobre. Mattino. Interno. Hall.
L’orologio di bordo segna le 10.30 del 12 ottobre 1991. Elisabetta vede il
sig. Bert e gli va incontro. Egli ha una valigetta in mano.
BERT:
- Ah! Signora, cercavo proprio lei, volevo scusarmi perché il nostro
contabile ha scambiato il suo conto con quello del cambusiere, visto
che più o meno si trattava della stessa somma e degli stessi articoli.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Avevo immaginato ci fosse stato un inconveniente.
Intanto il Sig. Bert appoggia la valigetta sul bancone dell’ufficio
informazioni, l’apre, ne estrae una busta.
BERT:
- Ecco a lei il denaro! Finalmente abbiamo chiarito l‟equivoco, spero
che ci scuserà.
ELISABETTA:
- Non si preoccupi, si è risolto tutto! La ringrazio di cuore per il
suo aiuto!
Bert stringe la mano di Elisabetta.
BERT:
- E‟ stato un piacere!
Chiude, mentre Bert se ne va sorridendo.
146. Singapore. Pomeriggio. Esterno. Passaggio doganale all‟entrata
del porto.
Elisabetta sta rientrando da Singapore, quando vede all’entrata del
porto, al passaggio doganale, l’enorme figura di Jan che sembra
tenere per mano una bambina cinese.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Ma guarda Jan, tiene per mano una bambina!
Elisabetta li raggiunge e vede che non si tratta di una bambina, ma di
una giovane donna sui vent’anni, magra, bassa, con un visetto
rotondo, occhi scuri, capelli neri e corti.
ELISABETTA:
- (sorridendo, voce fuori campo) L‟esile figura di lei e il corpo
obeso di Jan mi danno la sensazione di vedere Stanlio ed Olio.
117
Poco dopo li vede allontanarsi, mentre Jan la stringe a sé. Poi Elisabetta
s’inoltra tra i containers.
1
47. Giorno. In navigazione. Mattino. Interno. Negozio.
Jan appare all’improvviso in negozio, mentre Elisabetta sta facendo
della contabilità. Sobbalza sulla sedia, lasciando cadere la penna
sul bancone. Jan la fissa con i suoi occhi furbi.
JAN:
- Ti piace la mia donna?
ELISABETTA:
- (ridendo) È carina! Insomma, dove l‟hai incontrato quello
scricciolo?
Jan prende a braccetto Elisabetta e la porta a camminare avanti e
indietro per il negozio.
JAN:
- Sarà una scricciolo, ma è in gamba, è una brava ballerina!
ELISABETTA:
- Scusa, non è un po‟ troppo piccola per fare la ballerina?
Jan si arresta di colpo e fissa Elisabetta con sguardo sardonico.
JAN:
- Sarà piccola ma t‟assicuro che a letto sa ballare molto bene! L‟ho
conosciuta a bordo, quando ha ballato con il suo gruppo nel salone
delle feste.
ELISABETTA:
JAN:
- Tu non puoi immaginare quanto calore sprigiona quello scricciolo. Devi
sapere che, la notte in cui terminò lo spettacolo, io ero al bar a
sorseggiare un drink, quando me la trovai davanti e, senza remore,
mi confessò la sua attrazione per me.
ELISABETTA:
JAN:
- (esplode in una risata) Ah! Non ne dubito!
- Davvero?
- (mentre continuano a camminare) Io stesso rimasi colpito quando mi
assicurò che ero l‟uomo che lei aveva sempre sognato. Poi mi fissò
con occhi neri pieni di passione. Quella volta, tra le sue braccia, ho
trascorso una notte di fuoco.
ELISABETTA:
- (ridendo) Immagino che l‟avrai ridotta a una polpetta, quel
povero topolino!
Scoppiano a ridere divertiti, poi Jan torna a fissare Elisabetta.
JAN:
- Sei incredibile! Finiscila di prendermi in giro, dopo tutto Giada è la mia
donna perché la mantengo! All‟arrivo a Singapore io trascorro tutta
la giornata con lei nel nostro appartamento.
ELISABETTA:
- (seria) Scusami Jan, non sapevo fosse una cosa seria.
118
JAN:
- (sghignazza) Lo so io di che tipo di sfogo hai bisogno tu, se vuoi ce n‟è
anche per te!
ELISABETTA:
- Ah! No, grazie! Non vorrai schiacciare anche me adesso?
Jan fa finta di arrabbiarsi, poi le gira le spalle ed esce dal negozio.
JAN:
- (gridando) Questa me la dovrai pagare!
Poi Elisabetta vede Jan apparire fuori dalla vetrina col suo grosso
faccione allegro che sorride, mentre saluta con una mano.
148. Il 19 ottobre. Navigazione. Giorno. Esterno. Passeggiata.
Richard sta camminando lungo la passeggiata della nave, sudando, tra il
fumo grigio, dove a tratti vede sprazzi di luci apparire e perdersi
lontano. In quell’afa vede la sagoma di un uomo tra il fumo,
riconosce la figura di Ante in tuta da lavoro, piena di macchie di
grasso. Il viso dell’uomo ha un espressione stanca, i suoi occhi
esprimono disperazione e dolore.
RICHARD:
- Ante, sei piuttosto giù di corda, che cosa hai?
Egli sbuffa dal caldo. Il sudore gli scende dalla fronte.
ANTE:
- (avvilito) Sono disperato! Già sai che dopo la Slovenia è scoppiata la
guerra anche in Croazia. Ieri mia moglie, al telefono mi ha
assicurato che entro pochi giorni scoppierà la guerra in Bosnia Erzegovina. La mia famiglia vive a Dubrovnik, ed io sono qui,
lontano dai miei cari, senza poterli aiutare.
Ante prende fiato.
RICHARD:
ANTE:
- (addolorata) Mi chiedo quando la finiremo con queste maledette
guerre!
- Non so più cosa fare, a volte vorrei andarmene, ma Jan mi scoraggia e
afferma che non posso abbandonarlo in questa trappola di nave,
dove il Charterer non paga neanche i pezzi necessari per farla
funzionare. Insomma, saremo costretti a fermarla, se il Charterer
non si deciderà a fare qualcosa.
Ante mette una mano sulla spalla di Richard, mentre alcune perle di
sudore gli rigano il viso. Lui fissa gli occhi grigi di Ante che si
confondono col fumo grigio che aleggia intorno.
RICHARD:
- (serio) Ad ogni modo, se io fossi in te, mi occuperei della mia
famiglia, perché la cosa più importante è la vita dei propri cari.
Ante con voce spezzata.
ANTE:
- Grazie per il consiglio! A volte mi faccio prendere dalla confusione e
mi sembra così difficile prendere una decisione.
119
RICHARD:
- Quando si è assillati dalle responsabilità, può succedere di essere
confusi.
Ante s’allontana. Richard riprende a camminare lungo la passeggiata,
pensieroso, mentre ode il garrito di un gabbiano che compare
all’improvviso tra il fumo, come un fantasma. L’uccello lo segue
per un tratto, fissandolo con i suoi occhi annebbiati e stanchi, e
rallentando il suo volo si perde tra quelle masse grigie.
149. Il giorno dopo. 20 ottobre. Mattino. Esterno. Singapor River.
Elisabetta sta camminando lungo il Singapor River, tra una catena di
ristorantini sulla sponda del fiume, sotto i cocenti raggi del sole.
I marinai filippini, Noe, Mikael, Gabriel, sono tre bei giovani sui
trenta ai quaranta.
I TRE MARINAI:
- (in coro) Mummy, the children of Orient Sun need you!
(Mamma, i bambini del Sole d’Oriente hanno bisogno di te!)
Elisabetta si gira e vede tre marinai filippini, che continuano a chiamarla
in coro, da uno dei ristoranti sulla riva del fiume.
MARINAIO NOEL:
- Mamma, vieni a mangiare con noi!
Elisabetta sorride e va a sedersi tra di loro, nello stretto ristorante
all’aperto sul fiume. La sua attenzione viene rapita da una strana
imbarcazione che scivola sulle acque verdi.
MARINAIO MIKAEL:
ELISABETTA:
- Elisabetta, hai saputo la novità?
- (curiosa) Quale novità? Ce n‟è sempre una nuova!
MARINAIO GABRIEL:
- Sembra che questa sera il Charterer fermi la nave, qui a
Singapore, perchè il responsabile del casinò non rispetta il
contratto, infatti pare che costui non abbia pagato, da alcuni mesi,
alle date stabilite, il denaro che deve a Mr. Kor.
Il marinaio fa una pausa e beve un po’ di birra.
MARINAIO NOEL:
- Da qui la ragione per cui Mr. Kor non paga i pezzi di ricambio
della nave, come da contratto.
ELISABETTA:
- (felice) Sarebbe meraviglioso trascorrere una notte a Singapore!
MARINAIO MIKAEL:
- È quello che spera l‟equipaggio!
Il terzo marinaio versa un bicchiere di birra ad Elisabetta.
MARINAIO GABRIEL:
- (brontola) Vedrete che risolveranno il problema, perché
fermare la nave costerebbe troppo a tutti.
ELISABETTA:
- (seria) Penso proprio che tu abbia ragione.
120
150. Ore diciotto. Interno. partenza della nave.
L’orologio di bordo segna le ore diciotto del 20 ottobre 1992. l’imbarco
è terminato. Si ode il don dell’altoparlante.
SHAY:
- I visitatori sono pregati di scendere a terra, la nave è in partenza.
Grazie per la cortese attenzione.
La hall è piena di passeggeri che chiacchierano tra di loro. Iniziano le
manovre di partenza. Elisabetta in divisa è sulla passeggiata e
vede due rimorchiatori avvicinarsi alla nave e trainarla fuori dal
porto. Il sole a quell’ora del pomeriggio è ancora alto nel cielo.
Infine, con sorpresa di tutti, la nave viene abbandonata dai piloti
vicino al porto in rada, mentre un coro di grida sale dai ponti della
nave tra l’equipaggio e i passeggeri. L’orologio di bordo segna le
18.30. Si ode il don dell’altoparlante.
LUIS:
- (annuncia) Informiamo i passeggeri che, per motivi tecnici, la nave
rimarrà ferma in rada, fino alla risoluzione del problema. Grazie per
l‟attenzione.
Altre grida e urla di disappunto esplodono intorno. Intanto Rayu, nella
sua bella divisa blu, va incontro ad Elisabetta.
RAYU:
- È il solito annuncio per tranquillizzare i passeggeri.
ELISABETTA:
- Si, lo so! Immagino che la causa sia dovuta al problema del
denaro che il responsabile del casinò deve al Charterer.
Rayu sorride, mentre gioca con la sua lunga treccia.
RAYU:
- Nella cabina del comandante è in corso una discussione tra madame
Kor e il responsabile del casinò per il mancato pagamento. Sembra
che la moglie del Charterer abbia minacciato di fermare la nave, se
non sarà raggiunto un accordo di pagamento immediato.
ELISABETTA:
- Su questa nave non c‟è il tempo per annoiarsi, infatti succede di
tutto e di più
RAYU:
- Hai ragione.
Chiude, mentre Rayu se ne va.
151. Esterno nave, sul ponte. Panorama di Singapore al tramonto.
Interno. Notte. Ripresa aerea della nave illuminata.
Mentre si attende che l’accordo sia raggiunto, le ore trascorrono lente. I
passeggeri e l’equipaggio fuori servizio si godono lo splendido
tramonto del sole, che scende lento tra i grattacieli, inviando nel
firmamento bagliori splendenti che colorano di rosso sangue,
arancione, giallo e rosa il cielo di Singapore. Infine il buio
121
avviluppa l’immenso e le luci accese dell’isola disegnano miriadi di
lumi colorati che brillano nella notte come stelle. Alle ore venti si
ode il don dell’altoparlante.
HOSTESS DESERY:
- (annuncia) Si informano i passeggeri che la cena è servita,
grazie.
I passeggeri lasciano i ponti della nave e vanno a mangiare al ristorante.
Verso le ore ventidue e trenta i passeggeri e l’equipaggio, che
attendono la partenza sui ponti, vedono i rimorchiatori che
s’avvicinano alla nave, allora esplodono in grida e urla di gioia.
Intanto una scialuppa raggiunge il portellone di sbarco e madame
Kor scende sulla scialuppa, che poi s’allontana veloce. Infine la
nave viene trainata dai piloti in mare aperto, dove scivola veloce
verso l’isola di Giava. L’orologio di bordo segna le 22.30.
Elisabetta intanto è rimasta sola appoggiata alla ringhiera, a
fissare le luci di Singapore che s’allontanano. Mentre il vento le
scompiglia i capelli, si ricorda d’un sogno che la perseguita da una
settimana. Arriva Edward.
EDWARD:
- Che cosa c‟è che ti turba Elisabetta?
ELISABETTA:EDWARD:-
Un sogno che mi perseguita da una settimana.
Racconta sono curioso!
ELISABETTA:
- (seria) Una settimana fa ho sognato che ero a casa e camminavo
in prima fila a un funerale, mentre mia cugina, con un lungo vestito
bianco da sposa, si univa a me e in quel momento ho capito che
partecipavo al funerale di suo padre, mio zio Mino.
Edward rimane in silenzio a pensare.
EDWARD:
- Speriamo si tratti solo di un sogno!
ELISABETTA:
- (preoccupata) Già, quando ci conviene è meglio che si tratti solo
di un sogno, ma non è così che funziona, purtroppo!
EDWARD:
- (cercando di rassicurarla) Ma si, sei assillata da questo sogno
perché hai paura che diventi premonitore, quindi sei preoccupata
per tuo zio. Ma non tutti i sogni sono premonitori.
I due si fissano seri.
152. 22 ottobre. Mattino. Esterno. Porto di Jakarta. Esercitazione.
È in corso l’esercitazione, si vedono i membri dell’equipaggio correre su
e giù con le giacche di salvataggio quando la sirena annuncia il
termine dell’esercitazione.
CAPITANO:
- E‟ il comandante che vi parla, l‟esercitazione è finita.
122
153. Esterno. Strade di Jakarta. Shopping Center.
Elisabetta, Desery, Shirley, Lydia e Rayu scendono dalla nave arrabbiate.
RAYU:
- Che solfa questo comandante con le sue continue esercitazioni!
LE RAGAZZE:
- (in coro) Hai ragione!
Le ragazze salgono su un pulmino per raggiungere i grandi magazzini e
fare shopping. Come al solito il traffico è lento. Mentre il pulmino
procede piano tra i ciclisti e i pedoni che affollano le strade
intorno allo Shopping Center, Elisabetta osserva dal finestrino:
venditori ambulanti che fanno di tutto per attrarre l’attenzione
dei passanti, mosche che pullulano intorno alle bancarelle piene di
strane vivande colorate, che inviano odori particolari, provocando
la nausea. Finalmente l’autista accosta vicino al marciapiede e
lascia uscire le cinque donne, in quell’afa che toglie il respiro,
sotto un sole bollente nascosto dal fumo. Elisabetta si ferma un
attimo ad osservare quella marea umana di povera gente che si
muove affaticata in ogni direzione. Poi si accorge di aver perso le
amiche e, mentre si guarda attorno preoccupata, ode la voce di
Rayu.
RAYU:
- (grida) Elisabetta, siamo qui!
Elisabetta s’affretta a raggiungere le amiche facendosi spazio tra la
gente. Poco dopo entrano in un grosso building (costruzione).
All’interno, intorno e nei piani superiori, ci sono tutti negozi. Al
piano terreno, nel grande spazio centrale, ci sono dei venditori di
stoffe e sete dai colori vivaci, con tessuti scintillanti e disegni
fantasiosi che incantano. Le ragazze si fermano a fare acquisti.
Mentre camminano in fila indiana tra la folla, Shirley nota la borsa
di Elisabetta aperta.
SHIRLEY:
- (grida) Elisabetta, hai la borsa aperta!
Mentre le hostess le si stringono intorno, Elisabetta mette una mano
nella borsa e, con sorpresa, si rende conto che il suo portafoglio
non c’è più.
ELISABETTA:
- (nervosa) Eppure sono sicura d‟averlo messo nella borsa e di
aver chiuso la cerniera.
RAYU:
- (perplessa) Mi dispiace, avrei dovuto informarti che questo è il tipico
furto che subiscono gli stranieri, all‟interno di queste strutture.
Probabilmente, mentre camminavi tra la gente, qualcuno ha aperto
la cerniera ed ha rubato il portafoglio.
DESERY:
- Avevi molto denaro?
ELISABETTA:
- (nervosa) No! Non molto, forse una cinquantina di dollari. Non è
questo ciò che mi preme, ora devo telefonare per annullare le carte
123
di credito. Nel portafoglio c‟era inoltre un dollaro che mi aveva
lasciato mio papà prima di morire.
Le amiche rimangono in silenzio.
RAYU:
- Ok ora ti accompagniamo ai telefoni, così potrai annullare le carte di
credito.
Le ragazze se ne vanno in tutta fretta.
154. Nave in navigazione. Notte. Interno duty free shop.
Si ode la sirena suonare in continuazione, nella notte. Alcune nuvolette
di fumo galleggiano nella hall. Edward osserva la scena ed entra
nel negozio e stravolto si guarda attorno, è pieno di vapore, le
vetrine sono tutte appannate. Mentre Elisabetta sta facendo la
contabilità, tutta sudata, alza lo sguardo e vede Edward in divisa,
tutto sudato e preoccupato.
EDWARD:
- La situazione sembra peggiorare sempre più, è la prima volta che
vedo delle nuvolette di fumo galleggiare nella Hall e le vetrine
appannate.
Edward va a sedersi sulla sedia degli ospiti aggiustandosi i galloni sulle
spalle. Elisabetta si asciuga il sudore dalla fronte con un
fazzoletto.
Non me ne parlare mi sembra di essere all‟inferno, ho la divisa
appiccicata addosso.
ELISABETTA:-
EDWARD:
- Cambiamo discorso. Ho saputo dell‟avventura poco piacevole che
hai vissuto oggi.
ELISABETTA:
- È incredibile, ne succede sempre una nuova. Adesso dovrò
chiedere un prestito alla mia compagnia. Ad ogni modo, se non fossi
stata insieme alle hostess, me la sarei vista brutta senza denaro.
EDWARD:
- (dopo una pausa) Mi pare che avevi sognato qualcosa a proposito
del furto, vero?
- Già, ora che ci penso, ricordo di aver prestato attenzione per
parecchi giorni, affinché non mi rubassero la borsa, ma poi me ne
sono dimenticata. Ecco, vedi, se io mi fossi ricordata del sogno,
probabilmente non avrei subito il furto, perché certi sogni
dovrebbero servire per prevenire.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (pensieroso) Già, mi hai raccontato che anche lo scienziato
americano David Ryback la pensa come te. Allora cosa dovrei fare io
per evitare che si allaghi il locale di fili elettrici?
Elisabetta sbuffando dal caldo sospira.
124
ELISABETTA:
- Edward, se vuoi stare tranquillo, devi ispezionare tutti i locali,
dove ci sono dei fili elettrici.
EDWARD:
- (brontola) Già sarebbe una buona idea, se avessi il tempo, ma
purtroppo non ho neanche quello per respirare.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Allora aspetta che succeda, così non perderai
tempo!
Una risata rimbomba all’interno del negozio. Edward si alza in piedi, il
sudore gli scende dal volto.
EDWARD:
- Pregherò Dio perché me la mandi buona. E credo che, a questo
punto, sia meglio che vada a godermi lo strip-tease.
ELISABETTA:-
Bravo, così si fa, questo è l‟unico modo per dimenticare i
problemi in fretta.
Mentre Edward esce ridendo, entra in negozio una signora cinese.
155. Notte Interno negozio.
La cinese, sui cinquanta, bassa, corporatura rotonda, capelli neri, corti e
ricci, occhi scuri, viso largo e rugoso si presenta allungando ad
Elisabetta un articolo di giornale. Poi la donna si asciuga il sudore
sulla fronte con un fazzoletto.
CINESE:
- Io sono madame Liw Kier, un‟affarista, guardi questo articolo, ci sono
io mentre concludo un affare importante a Singapore.
ELISABETTA:
- (guardando l’articolo) Vedo!
Elisabetta restituisce l’articolo. La donna lo prende stringendo i suoi
occhi neri sorridendo.
LIW KIER:
- Io sarei interessata a gestire il duty free shop, se la sua compagnia
fosse disposta a vendere la merce.
ELISABETTA:
- (sorpresa) Per il momento la mia compagnia è un po‟ indecisa,
ma la prego, mi lasci il suo recapito telefonico, così se si deciderà a
vendere, io mi metterò in contatto con lei.
La donna sorride felice, si asciuga ancora la fronte dal sudore, prende
dalla borsa un biglietto da visita e lo allunga ad Elisabetta.
LIW KIER:
- Ci conto allora. Poi vedrà che ci vedremo spesso, così mi terrà
informata sulla situazione. Buona notte.
Elisabetta stringe la mano alla donna.
ELISABETTA:
- (assicura) Con piacere, madame Liw Kier! Buona notte anche a
lei!
125
Dissolvenza incrociata.
156. 24 ottobre. Notte. Interno. Hall. Coperta. Ponte passeggiata.
L’orologio di bordo segna le 22.00 del 24 ottobre 1991., Elisabetta sta
chiudendo il negozio, quando arriva Jan pallido e nervoso.
JAN:
- (con voce depressa) Dove stai andando?
Elisabetta capisce che Jan ha bisogno di parlare.
ELISABETTA:
- (seria) Per oggi io ho finito di lavorare, comunque vieni a fare
una passeggiata in coperta con me, così mi racconti che cosa c‟è che
ti strugge.
In silenzio salgono sull’ascensore e, poco dopo, escono in coperta dove
nuvole di fumo viaggiano sul mare lasciando intravedere spazi di
cielo stellato.
ELISABETTA:
- Com‟è andata oggi a Singapore con la tua piccola Giada?
Jan sospira più volte con una espressione disperata sul volto.
Elisabetta lo prende a braccetto e camminano su e giù.
JAN:
- Oggi ho ricevuto una terribile notizia!
Egli si ferma di colpo, si gratta con rabbia una spalla, poi riprende a
camminare nervosamente.
JAN:
- (con voce tremante) Mia moglie mi ha confermato, per telefono, che
ieri hanno bombardato Dubrovnik.
ELISABETTA: - (nervosa) Maledizione!
Jan si stropiccia i baffi con rabbia.
JAN:
- (brontolando) Ora non so più cosa fare; tra l‟altro c‟è Ante che mi sta
esasperando, vorrebbe lasciarmi solo su questa nave e tornarsene a
Dubrovnik ad aiutare la sua famiglia a fuggire.
JAN:
- (con voce spezzata) Insomma anch‟io ho una famiglia, ma ho anche
firmato un contratto!
ELISABETTA:
JAN:
- Okay Jan, ma la famiglia dovrebbe essere al disopra di tutto!
- (brontola) Hai ragione, sai che Ante ed io abbiamo pensato di andare in
Italia a noleggiare una barca con delle armi per attaccare Dubrovnik
dal mare e….
ELISABETTA:
- (urla) Insomma Jan, non crederai d‟essere Rambo all‟assalto, poi
con quella pancia che ti ritrovi non sarà facile saltare con l‟agilità
una cavalletta.
126
Jan la fissa con uno sguardo di ghiaccio, poi scoppiano a ridere insieme
Immaginando la scena.
JAN:
- (serio) Sfortunatamente non c‟è niente da ridere!
ELISABETTA:
- Hai ragione, scusa, ma mi sono vista la scena davanti e non ho
potuto fare a meno di scoppiare in una risata. Comunque sto
cercando di aiutarti e farti rilassare.
JAN
(la fissa serio) Credi forse che non ti capisca? Lo so benissimo con chi ho
a che fare, altrimenti non sarei tuo amico.
Infine Jan lascia il braccio di Elisabetta e si avvia verso l’uscita..
JAN:
- Adesso che mi sento un po‟ meglio, vado all‟Olympia Lounge allo show.
Vedrai che a furia di strip - tease mi passerà la tristezza.
ELISABETTA:
- (ridendo) Se non altro vedo che questi strip-tease servono a
consolare gli uomini assillati da problemi vari.
Jan si gira e le fa l’occhiolino, poi sparisce.
157. 25 ottobre. In navigazione. Ore nove. Mattino. Interno cabina di
Elisabetta. Corridoio.
La sveglia sul comodino segna le 8.45 del 25 ottobre 1991. Elisabetta è in
cabina. Dopo essersi spazzolata i capelli, indossa la giacca della
divisa ed esce in corridoio per recarsi al lavoro, quando ode la
voce di Edward che la chiama con insistenza. Alza lo sguardo e lo
vede in fondo al lungo corridoio, nella sua tuta bianca da lavoro,
che le va incontro. Quando la raggiunge, lei si rende conto che egli
ha la tuta tutta schizzata di macchie nere.
EDWARD:
- (grida tutto eccitato) Elisabetta, se tu sapessi cos‟è successo
stamattina alle sei, tu non ci crederesti.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (preoccupata) Santa pazienza, ma che cosa c‟è di nuovo?
- Questa mattina, alle sei, stavo dormendo in cabina, quando il mio
assistente mi ha svegliato di soprassalto, gridando che uno dei
locali, pieno di fili elettrici, si era allagato di liquido nero, acqua e…
Elisabetta lo interrompe euforica..
ELISABETTA:
- Oh Dio mio, si è avverato il sogno che t‟avevo raccontato!
Edward la fissa con un sorriso sulle labbra per la sorpresa.
EDWARD:
- Insomma è da stamattina alle sei che stiamo lavorando e,
purtroppo, credo che ne avremo ancora per parecchie ore. Certo
che i tuoi sogni sono straordinari.
127
ELISABETTA:
- (scherzando) Te lo avevo detto di aspettarti che il mio sogno si
realizzasse, così non avresti perso tempo.
EDWARD:
- (brontola sorridendo) Adesso, infatti, non posso perdere tempo!
EDWARD:
- (le gira le spalle borbottando) Incredibile!
ELISABETTA:
- (mentre Edward s’allontana per il corridoio) Non tanto! “…. i
sogni, come le sibille, parlano del futuro…” sentenzia il vostro
grande poeta inglese Byron!
EDWARD:
- (camminando frettolosamente lungo il corridoio) Già, devo
ammettere che aveva ragione!
158. 25 ottobre. Navigazione. Mattino. Interno negozio.
Si ode la sirena suonare di tanto in tanto. Il negozio è pieno di vapore, le
vetrine sono appannate, nuvolette di fumo galleggiano nella hall.
Elisabetta sta lavorando al computer tutta sudata e, mentre fissa
il monitor, nella sua mente si formano le immagini di un sogno.
158. BIS. Esterno. Giorno. Vie di Singapore.
(flashback del sogno): la signora cinese, madame Liw Kier, accanto alla
quale lei è seduta, guida un’auto per le vie di Singapore, seguita
da altre due vetture, una condotta dal dottor Win e l’altra da un
cinese robusto, con un viso rotondo, che porta un paio d’occhiali,
sui cinquanta (il cinese si rivelerà essere il socio di madame Liw
Kier). Riflette sul probabile messaggio del sogno. Poco dopo entra
il dottor Win.
ELISABETTA:
- Allora, dottore, i superiori le hanno dato il permesso di
imbarcare sua moglie per sostituirmi in caso io faccia un trasbordo?
Il dottore sospira per il caldo.
WIN:
- Non ancora, appena lo saprò la informerò.
ELISABETTA:
- Bene! Infatti, se la mia compagnia avrà gli appalti delle due navi
che dovranno essere armate qui a Singapore, io dovrò andare a
bordo ad organizzare il lavoro nei nuovi duty free shop.
WIN:
- (sorridendo timidamente) Ma lei avrà il tempo per insegnare il mestiere
a mia moglie?
ELISABETTA:
- Non si preoccupi, ci sarà tutto il tempo, comunque ho paura che
la mia compagnia non otterrà ciò che vuole.
WIN:
- (serio) Perché?
ELISABETTA:
- (sospira poi racconta) Prima che lei entrasse in negozio mi è
tornato in mente un sogno che ho fatto la notte scorsa: nel sogno lei
seguiva con la sua vettura quella di madame Liw Kier, con me a
128
bordo, e una terza vettura seguiva lei con a bordo un cinese
robusto, con gli occhiali. Forse questo sogno indica che la mia
compagnia cederà la gestione a madame Liw Kier e che,
probabilmente, sua moglie avrà la possibilità di lavorare per i nuovi
gestori.
Il dottor Win è un po’ confuso.
WIN:
- (mentre sta per uscire) Vedremo se sarà un sogno premonitore.
ELISABETTA:- Il messaggio del sogno indica che tutto sta andando in quel verso, ma
non è detta l‟ultima parola, perchè il permesso dovrà arrivare dai
responsabili della compagnia svedese e dal charterer.
WIN;- (riflettendo un attimo) Ma, Elisabetta, mi tolga una curiosità, non ha
ancora sognato quando finirà questo fumo?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Una vocina mi ha detto che finirà quando inizierà la
stagione delle piogge!
WIN:
- Non è una novità, quelli sono i probabili potenziali, se non piove prima!
I due scoppiano a ridere, mentre il dottor Win esce. Dissolvenza
incrociata.
159. Esterno. Jakarta. Giornata soleggiata. 30 ottobre. Mattino.
Esercitazione.
Elisabetta si trova sotto la lancia numero tre, con il gruppo appartenente
a quella stazione, tra i quali Noel, Nikola, Gabriel e Robert; tutti
indossano le giacche di salvataggio e hanno il cartellino di
riconoscimento in vista. Poi passa Jan per il controllo e fissa il
gruppo severamente.
JAN:
- (grida facendo finta di essere arrabbiato) Insomma, quando passo io,
voi siete pregati di scattare sull‟attenti e di esibire il cartellino di
riconoscimento, avete capito?
Tutti ubbidiscono ridacchiando. Jan si avvicina all’orecchio di Elisabetta.
JAN:
- (bisbiglia mentre il sole gli illumina la divisa) Parlerò al capitano,
perché questa sera ti vogliamo al Mystery Club!
Elisabetta non risponde, osserva i bottoni dorati della divisa di Jan,
mentre mandano riflessi accecanti ed ha un flash back di un sogno
che fece all’età di undici anni.
159. BIS. Interno soggiorno a casa dei genitori. Flash back di un sogno..
129
Si vede all’età di circa undici anni, mentre il padre e la madre giocano a
carte in cucina e lei sta raccogliendo, sotto al tavolo, bottoni
dorati con le ancore, uguali a quelli della giacca di Jan.
JAN:-
Eh, bambola, hai capito? Mi sembri nel mondo delle nuvole.
ELISABETTA:-
Scusa Jan, ma i tuoi bottoni dorati mi hanno riportato alla luce un
sogno premonitore che ho fatto quando avevo undici anni.
JAN:- Eh, bambola smettila di sognare ad occhi aperti e rispondi.
Mentre I riflessi dei bottoni dorati continuano a disturbare gli occhi
di Elisabetta.
ELISABETTA:
- No, ti prego, io non voglio venirci al Mystery Club! E poi, vuoi
per cortesia girare le spalle al sole prima che diventi cieca, con il
luccichio intenso di quelle cianfrusaglie dorate che indossi?
Il gruppo addetto alla lancia numero tre scoppia in una risata fragorosa,
intanto Jan si gira di scatto.
JAN:
- (toccandosi il cappello) Questo è oltraggio a pubblico ufficiale! Ti
costerà caro, finirai nelle prigioni di bordo, in compagnia dei topi.
Jan gira le spalle ad Elisabetta e se ne va con un sorriso sotto i baffi a
testa alta, scomparendo tra i marinai.
160. Jakarta. Interno. Pomeriggio. Scale. Hall.
Elisabetta scende lungo le scale che portano alla hall, quando vede, di
fronte all’ufficio del G.M., Desery che le va incontro. Si ferma
sull’ultimo gradino appoggiata alla ringhiera della scala.
DESERY:
- Elizabeth, Hong vuole parlarti, puoi aspettare per favore?
ELISABETTA:
- Certo!
Intanto il general manager le va incontro fissandola serio e preoccupato.
HONG:
- (imbarazzato) Spero che tu non me ne vorrai per ciò che ho da dirti,
ma per evitare problemi è meglio che tu lo sappia.
Elisabetta fissa Hong con curiosità.
ELISABETTA:
HONG:-
- Ma che cosa c‟è di tanto grave?
(sospira) Oggi ho pranzato al tavolo del comando ed ero presente
quando Jan ha chiesto al comandante se tu potevi andare con loro
al Mystery Club, ma il capitano ha risposto bruscamente a Jan che
non erano affari che lo riguardavano.
Elisabetta fissa Hong con stupore.
130
ELISABETTA:
HONG:
- (sussurra) Capisco!
- (suggerisce) A questo punto credo sarebbe meglio che tu restassi a
bordo. Almeno così eviterai di avere delle grane con il capitano.
Elisabetta e Desery fissano Hong in silenzio.
HONG:
- Spero che tu non te la prenda con l‟ambasciatore!
ELISABETTA:
- (scende dallo scalino) Ti ringrazio di cuore, Hong! Comunque
avevo già deciso di non andare.
DESERY:
- Oh! Non sai quanto mi dispiace!
ELISABETTA:
- (sorridendo) Buona serata! E mi raccomando, divertitevi.
161. Interno. Sera. Corridoio che passa davanti alla Saletta ufficiali.
Il Comandante e Shay passano davanti alla saletta Ufficiali e attraverso
la finestra che dà sul corridoio vedono Elisabetta che sta cenando.
Il capitano fissa serio Elisabetta, la quale alza lo sguardo e i loro
sguardi si incrociano.
CAPITANO:
- (scocciato) Spero che abbiano invitata Elisabetta al Mystery
Club, altrimenti ne pagherà le conseguenze chi di dovere avrebbe
dovuto farlo.
SHAY:-
Speriamo l‟abbiano invitata!
I due proseguono camminando nel corridoi
162. Interno. Sera. A cena. Saletta ufficiali.
Elisabetta sta bevendo un cafè quando entra Shay che va al buffet.
SHAY:
- (avvicinandosi al buffet) Elisabetta, toglimi una curiosità, sei stata
invitata al Mystery Club?
ELISABETTA:
- Il G.M. mi ha appena pregato di non andare, per evitare problemi
con il comandante. Ma poi, involontariamente ho udito, con molto
piacere, il vostro discorso, quando siete passati di qui poco fa.
Shay va a sedersi di fronte ad Elisabetta con un piatto di frutta tropicale
e incomincia a tagliarne una fetta, poi fissa Elisabetta stupita.
SHAY:- (riflettendo) Strano, non riesco a capire che cosa possa essere
successo.
ELISABETTA:
- Sicuramente un malinteso. Comunque preferisco non essere
odiata, perché credo che l‟odio sia un sentimento che distrugge chi
lo prova, ma per via telepatica influenza negativamente anche la
psiche della persona odiata.
131
Shay sorride, mentre taglia a pezzettini un pezzo di carne dura.
SHAY:
- (con lo sguardo fisso sul piatto) Gran verità! Lo sai che ci hanno
offerto un lavoro a bordo della m/n Royal Pacific? Noi abbiamo già
avvisato la compagnia e stiamo aspettando la sostituzione.
ELISABETTA:
SHAY:
- Non sai quanto mi dispiace! Ad ogni modo è meglio per voi!
- Già, ci dispiace lasciare l‟equipaggio, ma credimi, abbiamo sopportato
anche troppo, perciò siamo felici di cambiare aria. Sul Royal Pacific
avremo una cabina più grande, ci tratteranno con più rispetto e
soprattutto credo che si mangerà meglio.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Credo che ci incontreremo spesso, perché il Royal
Pacific farà lo stesso itinerario di questa nave!
Shay sta mangiando un pezzo di papaia.
SHAY:
- (spiega) Si pensa che Mr. Kor stia incassando molto denaro, quindi la
concorrenza ha noleggiato la m/n Shangrila World e la m/n Royal
Pacific.
ELISABETTA:
- (stupefatta) Insomma, com‟è possibile tutto ciò, quando finora
abbiamo trasportato pochi passeggeri, ed io stessa nel duty free
shop ho incassato poco?
SHAY: - (insiste) Il vero business si fa col casinò. Al Charterer non interessa la
quantità dei passeggeri, ma solo la qualità del giocatore.
ELISABETTA:
- È ‟ un discorso che ho già sentito! Ad ogni modo, ho la strana
sensazione che questi Charterers non abbiano fiuto e stiano facendo
un buco nell‟acqua!
Mentre Shay fissa Elisabetta in silenzio, lei si alza in piedi.
SHAY:- Speriamo di no, altrimenti anche mio marito ed io faremmo lo stesso
buco nell‟acqua.
mentre raggiunge la porta
ELISABETTA:
SHAY:
- Il tempo ci dirà chi avrà ragione. Buona serata Shay!
- Anche a te!
163. Navigazione. Primo novembre. Esterno. Ore otto del mattino. A
poppa.
L’orologio di bordo segna le otto del mattino del 1 novembre 1991.
Elisabetta è appoggiata alla ringhiera di poppa e fissa il vuoto tra
il fumo, quando ode la voce di Edward.
EDWARD:
- (scherzando) Non vorrai fare un salto?
132
ELISABETTA:
- (si gira sorridendo) Lungi da me l‟idea!
I due esplodono in una risata.
EDWARD:
- A cosa stavi pensando?
ELISABETTA:
- Guarda caso, ad un sogno che ho fatto il ventinove settembre,
dove c‟eri anche tu!
EDWARD:
- Santo cielo, un‟altro sogno che mi riguarda, racconta!
ELISABETTA:
- (scattando sull’attenti) Agli ordini, capo!
Edward scoppia in una risata.
ELISABETTA:
- Nel sogno, due ragazze orientali vengono a bordo per prendere
in consegna la merce del negozio, intanto passi tu e ti presento le
due donne; tu indossi una tuta trasparente di plastica ed hai una
canna in mano, come se stessi disinfestando la nave dai “cacaracci”
(insetti che vivono a bordo a contatto col ferro). Nel sogno ho la
sicurezza che ti hanno affidato quel lavoro, perché la nave è ferma
da qualche tempo. Mi rendo conto che l‟equipaggio è stato
dimezzato, come se la nave dovesse rimanere ferma per parecchio
tempo. Infine esco dalla nave con le due donne, che mi domandano:
- Non hai portato le valigie? – Io mi guardo intorno e rispondo: Prima vorrei sapere con certezza dov‟è la barca, poi trasporterò le
valigie. – Intanto penso che per tornare a casa in Italia, devo prima
raggiungere Singapore con la barca, poi l‟aeroporto. –
Edward stupito riflette in silenzio.
ELISABETTA:
- Sai Edward, questo sogno l‟ho raccontato anche a Richard, Maung
e Shirley.
EDWARD:
- Bene, così se si avvererà, avrai molti testimoni. Comunque questo
sogno indica che probabilmente la nave si fermerà!
ELISABETTA:
- Già, sembra così. Questo sogno, e quello del funerale di mio zio,
mi tornano in mente spesso.
EDWARD:
- Vedremo se si avvereranno!
ELISABETTA:
- (pensierosa) Domani a Singapore telefonerò alla mamma, perché
voglio sapere se davvero lo zio ha dei problemi di salute così gravi
da dover morire.
EDWARD:
- Elisabetta, devi chiamare tua madre, così ti tranquillizzerà.
ELISABETTA:
- (seria) Speriamo!
164. Interno. Cucina casa di Rosina. Due novembre. Mattino.
Rosina, la madre di Elisabetta è in cucina e sta lavando i piatti, squilla il
133
telefono. La donna si asciuga le mani e va a rispondere.
MADRE:
- Alza la cornetta) Pronto, chi parla?
164. Bis. Uffici centrali dei telefoni. Interno. Singapore.
Dall’interno di una cabina telefoni dell’ufficio postale.
ELISABETTA:
MADRE:
- (sospirando) Ciao! Mamma, sono Elisabetta!
- Come stai?
ELISABETTA:
- Io sto bene, voglio sapere come sta lo zio Mino?
Di là del filo c’è una pausa.
MADRE:
- (seccata) Me l‟hai già chiesto l‟ultima volta che hai telefonato, tu lo
sai che sta bene!
ELISABETTA:
- (arrabbiata) Insomma mamma, la vuoi smettere di raccontare
bugie! Ho sognato che partecipavo al suo funerale!
MADRE:
- (dopo un breve silenzio) Avanti Elisabetta, si tratta solo di un sogno!
ELISABETTA:
- (grida) Proprio tu mamma mi dici questo, quando anche tu hai
sogni premonitori! Ora confessa la verità, altrimenti telefono alla
zia!
Si odono alcuni sospiri e una certa indecisione.
MADRE:
- Non volevo dirtelo, per non farti soffrire, ma lo zio sta male, è
all‟ospedale con i polmoni pieni d‟acqua, non si sa quanto tempo gli
resta ancora da vivere.
Un nodo serra la gola ad Elisabetta.
MADRE:
- (angosciata) Ecco vedi, se non te lo avessi detto, adesso non
soffriresti.
Elisabetta cerca di nascondere ciò che prova.
ELISABETTA:
- Non ti preoccupare per me, lo sapevo già, avevo solo bisogno di
sapere la verità. Poi tu sai che io credo nella vita dopo la morte,
quindi il dolore mi passerà presto. Ti prego, abbraccia lo zio per me
e digli che gli voglio bene, quando tornerà a casa dall‟ospedale, gli
telefonerò.
MADRE:
- Va bene, sarà felice quando lo saprà. Ti prego, riguardati!
ELISABETTA:
- Anche tu, a presto mamma!
Rosina riflette pensierosa, mentre riaggancia la cornetta. Elisabetta
posa la cornetta commossa, poi le scende una lacrima dal volto.
134
165. Centro di Singapore. Galleria The Empress Place. Singapor
River. New Bridge Road. China Town Point.
Elisabetta, addolorata, dopo essere uscita dall’ufficio telefonico, va a
sedersi su una panchina sotto un grande albero, che lascia cadere
le sue fronde piangenti sulle acque del fiume Singapor River, di
fianco alla galleria d’arte The Empress Place. Pensierosa, a testa
bassa, sotto le fronde di quel magnifico albero pensa a suo zio.
ELISABETTA:-
(voce fuori campo) Povero zio, sei stato per me come un
secondo padre. Comunque io so che un giorno l'uomo capirà che il
corpo è semplicemente un tempio che serve a tenere prigioniera su
questa terra l'anima, che, evolvendo attraverso l'esperienza, alla
morte del corpo, abbandona il mondo materiale e ritorna,
emancipata, alla dimensione celeste originale.
Le lacrime le scendono lungo le guance e, mentre alza lo sguardo al di là
del fiume, vede gli imponenti grattacieli brillare sotto la luce
dorata del sole. Si alza in piedi e cammina lungo il fiume, dove le
acque scure scorrono sotto lo spettacolare New Bridge.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) In fondo la morte è un passaggio da una
dimensione all‟altra. Sarà come l‟acqua dal fiume che corre al
mare.
Elisabetta sorride, poi si avvia verso New Bridge Road, a China Town.
166. Singapore. Pomeriggio. Imbarco passeggeri. Esterno. Ponte
passeggiata.
Elisabetta è sul ponte passeggiata e guarda le hostess in banchina che
danno il benvenuto ai passeggeri che poi salgono la scaletta
d’imbarco. Alza lo sguardo e vede che da dietro i containers del
porto spunta Jan, che cammina con passo stanco. Quando Jan sale,
la scaletta vibra sotto il peso del suo corpo. In cima alla scaletta
Jan agita la mano e la saluta. Intanto si odono dei passi sulla
passeggiata, Elisabetta si gira e vede il dottor Win che le va
incontro sorridendo, col suo ciuffo di capelli che danza nel vento.
WIN:
- Finalmente ci sono riuscito! I superiori mi hanno permesso di imbarcare
mia moglie!
ELISABETTA:
- (felice) Oh! Finalmente una buona notizia!
Il dottore si porta una mano sul ciuffo ribelle.
WIN:
- Mi hanno fatto un po‟ penare, ma alla fine mi hanno concesso ciò che
non concedono a nessuno. Infatti, di solito non si possono assumere
due familiari sulla stessa nave.
135
ELISABETTA:
- (sorridendo) Si, lo so! Ad ogni modo con un uomo di principi
come te, non avrebbero potuto far altro.
WIN:
- (timidamente) Tu mi lusinghi!
ELISABETTA:
- Figurati! Ho sentito dire che il comandante Michael sbarcherà
per avvicendamento e sarà sostituito da un capitano inglese, è vero?
WIN:
- Sì, cosi dicono!
167. Notte. Sogno. Esterno. Luogo buio.
SOGNO: EFFETTO FLOU: L’ Orient Sun è ferma in disarmo in un luogo buio e
dai due portelloni centrali, ai lati della nave, vicino alle cabine
inferiori, esce in gran quantità, del fumo grigio, che sale in un cielo
buio.
167. BIS. In navigazione. Interno cabina di Elisabetta.
Elisabetta si sveglia di soprassalto, si siede sul letto, osserva la sveglia
sul comodino che segna le quattro del mattino del otto novembre
1991. Elisabetta è scioccata dalle immagini funeste di un probabile
incendio.
ELISABETTA:
- Oh mio Dio! Dovremo subire anche un incendio
Assetata Elisabetta si alza in piedi e va al tavolino a versarsi un
bicchiere d’acqua e beve avidamente, poi si stende sul letto a
riflettere sul messaggio del sogno, rigirandosi più volte nervosa,
senza riuscire a prendere sonno.
168.All‟alba. Interno. Esterno. Coperta.
Al mattino Elisabetta tira la tenda e vede le luci incantevoli dell’alba,
che colorano il cielo e il mare di una luce rosa argento. Dopo le
abluzioni, si veste ed esce fuori in coperta a vedere l’alba.
Elisabetta osserva estasiata l’esplosioni d’azzurro porpora e rosa
madreperla che si riversano tra il cielo e il mare, provocando
riflessi argento-oro che s’allungano lontano all’orizzonte.
Nuvolette vaganti di fumo grigio s’allontanano verso l’isola di
Giava. Elisabetta ode dei passi alle spalle, si gira e vede il
capitano che le va incontro abbozzando un sorriso.
CAPITANO:-
Magnifica l‟alba vero?
ELISABETTA:-
(colta di sorpresa) Oh, capitano, Buon giorno!
Elisabetta osserva il volto del capitano serio, ma rilassato e i suoi capelli
bianchi argentati che riflettono i colori dell’alba, mentre lui la
fissa per un attimo in silenzio.
136
CAPITANO:-
Vedo che lei si alza presto al mattino.
ELISABETTA:-
(sorridente) Non sempre, ma le albe orientali sono così belle
che dovrei approfittarne.
CAPITANO:-
(fissandola) Elisabetta, spero di ritrovarla quando rimbarcherò
dopo l‟avvicendamento.
(sorridendo compiaciuta) Beato lei capitano, io non so quando
potrò ritornare in Europa, probabilmente ci rivedremo.
ELISABETTA
(serio allontanandosi) Devo andare, fra poco a Singapore
imbarcherà il nuovo capitano.
CAPITANO:-
Elisabetta, seria, lo guarda allontanarsi.
169. In navigazione verso Jakarta. Interno. Duty free shop.
Elisabetta è in negozio, quando vede entrare il capitano Michael con un
signore distinto, alto, magro, viso rotondo, capelli scuri, occhi
chiari pieni di bontà, sui quarantacinque anni.
CAPITANO MICHAEL:
- Elisabetta, le presento il suo nuovo comandante, Philip!
Il capitano Philip stringe la mano ad Elisabetta.
CAPITANO PHILIP:
ELISABETTA:
- (sorridendo) Sto facendo un giro per conoscere l‟equipaggio!
- (fissandolo negli occhi) Un pensiero molto gentile, capitano!
CAPITANO PHILIP:
- (mentre gli si illumina il volto di gioia) Per me è un piacere
conoscere subito il mio equipaggio!
Intanto il capitano Michael ascolta in silenzio e fissa Elisabetta serio.
CAPITANO PHILIP:
- (concludendo) Buon lavoro, signora!
Il capitano Michael continua a fissa Elisabetta con espressione severa ed
in silenzio, poi segue il collega mentre esce. Un attimo dopo entra
Shirley.
ELISABETTA:
SHIRLEY:
- Shirley, hai notato che gentiluomo è il nuovo capitano?
- Se lo dice un lupo di mare come te, ci credo!
ELISABETTA:
- (sorridendo) E‟ la prima volta, in tanti anni di lavoro a bordo,
che vedo un capitano che va a presentarsi all‟equipaggio, di solito è
il contrario.
SHIRLEY:
- Bene, forse l‟equipaggio ha trovato il capitano giusto.
137
ELISABETTA:
SHIRLEY:
- Ne sono certa, mi è bastato guardarlo negli occhi.
- Sarà così, visto che si dice che gli occhi sono lo specchio dell‟anima.
Entrano alcuni clienti allora Shirley esce.
170. In navigazione verso Jakarta. Interno. Duty free shop.
Entra Jan, mentre alcuni clienti escono con dei pacchetti.
JAN:
- (fissandola addolorato) Elisabetta, sono disperato! Ante ed io non
riusciamo più ad avere notizie dalle nostre famiglie. Le linee
telefoniche sono interrotte. Non sappiamo più cosa fare.
ELISABETTA:
- (addolorata) Maledizione! Stai calmo, è normale che con primi
bombardamenti cadano i fili del telefono, della luce ecc.. ma,
sicuramente, le vostre famiglie si saranno messe in salvo. Sono certa
che presto avrete loro notizie.
Jan abbassa lo sguardo pensieroso.
JAN:
- (brontola) C‟è Ante che è fuori di sé, non so più come tenerlo.
ELISABETTA:
- Scusami Jan se mi intrometto, ma se egli vuole partire, tu lo devi
lasciare andare.
Jan rimane in silenzio a pensare per un attimo.
JAN:
- Già, hai ragione!
Jan si avvicina ad Elisabetta e la bacia su una guancia.
JAN:
- Ti voglio bene, cara! Tu sei il mio angelo custode!
Elisabetta gli sorride affettuosamente posandogli una mano sulla spalla.
ELISABETTA:
- Ti voglio bene anch‟io, fratellino!
JAN:
- (mentre esce) Lo so, cara. Ciao!
In quel mentre s’affaccia sulla porta del negozio Edward.
EDWARD:
- Elisabetta, sono venuto a confermarti che, questa sera, dopo la
chiusura del negozio, termineremo di scrivere la lettera con i tuoi
sogni indirizzata allo scienziato David Ryback, così potrai spedirla da
Singapore
ELISABETTA:
- Grazie Edward, sei molto gentile, se non avessi te non saprei
come fare, credimi!
EDWARD:
- (sorride compiaciuto) Sai, ho pensato molto al sogno sull‟incendio e
ti assicuro che mi preoccupa parecchio, perché è il tipico flash
138
dream (sogno flash) che ha le stesse caratteristiche del sogno
dell‟allagamento.
ELISABETTA:
- (pensierosa risponde) Hai ragione, comunque non ci fasciamo la
testa prima del tempo, tanto se non è arrivata la nostra ora, ci
salveremo.
EDWARD:
- (sorridendo) Yes, that's right! (Si, è giusto!)
171. Singapore. Porto. 10 novembre. Esterno. Ponte passeggiata.
Elisabetta è sul ponte passeggiata e aspetta Jan, intanto osserva i
passeggeri che salgono felici lungo la scaletta d’imbarco. Gli
stewards e le hostess salutano allegri, sotto il sole, la donna che
dall’alto ricambia. Una passeggera cinese vede Elisabetta
appoggiata alla ringhiera nella passeggiata superiore, allora
comincia a salutare eccitata. Quando la donna raggiunge il piano
più alto della scaletta, lei la riconosce per madame Liw Kier, che
continua a gesticolare parlando, ma le sue parole si perdono nel
vento. Poi una squadra di marinai scarica le valigie dei passeggeri
dai pullman e le porta a bordo, distribuendole nelle varie cabine.
Nel frattempo Elisabetta riconosce i rumorosi passi di Jan, che
rimbombano sulla passeggiata. Mentre Jan le va incontro, nella sua
candida tuta bianca da lavoro, camminando lentamente, il suo
sguardo triste e assente spazia pensieroso verso il cielo azzurro.
Infine si appoggia alla ringhiera fissando il vuoto.
JAN:
- Sono disperato, ho saputo che le nostre famiglie hanno dovuto fuggire
da Dubrovnik, sembra che si siano imbarcate su una nave, la quale
pare sia stata sequestrata a Spalato e…
ELISABETTA: - (lo interrompe) Oh! Dio mio, è terribile! Adesso cosa succederà?
JAN:
- (dopo alcuni sospiri) Immagino sia giunta l‟ora di pregare, anche se non
l‟ho mai fatto!
Jan continua a fissare il vuoto.
JAN:
- Ante non ha resistito, ha fatto le valigie e se n‟è andato. Capisci, mi ha
lasciato solo a combattere contro i mulini a vento..
ELISABETTA:
- (addolorata) Abbi fiducia in Dio e prega, pensa che l‟energia
segue il pensiero, quindi quando l‟uomo prega per il bene
dell‟umanità, diventa un piccolo creatore d‟amore che darà vita a
forme pensiero di luce sempre più potenti che illumineranno il
mondo.
JAN:
- (sospira) In questo momento è l‟unica speranza che mi rimane, anche
se è terribile rivolgersi a Dio solo nei momenti tragici.
ELISABETTA:
- (seria) Già, purtroppo ci ricordiamo di Dio solo quando abbiamo
bisogno.
139
JAN:- L’uomo è fatto così, che cosa vuoi farci!
In quel momento salgono su per la scaletta le giovani e belle ballerine
filippine, che sorridendoci esplodono in un coro di saluti. Nel
gruppo c’è anche Lolita, la più giovane di tutte, infatti ha sedici
anni, è alta, magra, capelli lunghi e neri, occhi scuri, visetto da
bambina. Quando giunge in cima alla scaletta, Lolita si ferma e
con la mano invia loro dei baci affettuosi, sorridendo
allegramente. Poco dopo Jan riprende a fissare l’orizzonte.
ELISABETTA:
JAN:
- (per distrarlo) Il Capitano Michael è sbarcato?
- Si, questa mattina, ritornerà in febbraio.
ELISABETTA:
- (interessata) Davvero? In ogni caso spero di sbarcare prima che
torni.
JAN:
- (curioso) Dimmi perché.
ELISABETTA:
- (pensierosa) Immagino che prima di allora avrò risolto tutti i miei
problemi; così finalmente ritornerò in Italia.
JAN:
- (distratto) Sicuramente io sbarcherò prima di te. Il mio contratto
termina il quindici di dicembre
ELISABETTA:
- (sorridendo) Ah, è vero, so che sarai rimpiazzato da Peedu e
Ante da Kristian.
JAN:
- E tu come lo sai?
ELISABETTA:
- Anch‟io ho i miei informatori!
Intanto si ode il don dell’altoparlante.
HOSTESS:
- (annuncia)) I visitatori sono pregati di scendere a terra, la nave è in
partenza. Grazie!
Poco dopo alcuni marinai incominciano a smantellare la scaletta di
imbarco.
JAN: - (girando le spalle ad Elisabetta) Ciao, cara! Devo correre in sala
macchine per la partenza.
172.10 novembre. Navigazione. Notte. Interno duty free shop. Ore
ventuno e trenta.
L’orologio di bordo segna le 21.30 del 10 novembre 1991. Si ode sempre la
sirena suonare di tanto in tanto. Elisabetta sta lavorando al computer,
quando entra Shirley con una fetta di torta in mano. Shirley allunga la
fetta di torta ad Elisabetta.
SHIRLEY:
- Assaggia questo dolce, che ho comprato a Singapore!
140
Elisabetta prende il piatto di carta con la grossa fetta di torta, ricoperta
di zucchero verde chiaro e ornata di fiori bianchi.
ELISABETTA:
- (commossa) Voi orientali siete speciali per le vostre dolcezze!
Mentre Elisabetta assaggia il dolce, Shirley le si siede accanto.
SHIRLEY:
- Sono felice! Finalmente Desery ha avuto la sua promozione.
ELISABETTA:
- (euforica) Davvero! Allora adesso è assistente commissario come
te?
SHIRLEY:
- Si, è fuori di sé per la felicità!
ELISABETTA
(felice) Immagino, è una bella soddisfazione!
Intanto Shirley si mette a giocare con una penna.
SHIRLEY:
- (dopo una breve pausa) Meno male, almeno così potrà sopportare
meglio le bugie di Hong.
- (pensierosa) Già! Desery non sa sottrarsi all‟incantesimo di quel
serpente a sonagli di Hong!
ELISABETTA:
SHIRKLEY:-
Hai ragione, Ciao!
Shirley esce dal negozio.
173. Notte Interno duty free shop.
Elisabetta si mette a lavorare al computer ritorna Shirley.
SHIRLEY:
- Scusa Elisabetta, ma ti devo raccontare un sogno che mi preoccupa,
perché purtroppo riguarda un incendio a bordo.
ELISABETTA:
- (curiosa) Ti prego, racconta!
Shirley si getta nervosamente i lunghi capelli dietro le spalle.
SHIRLEY:
- Ieri notte ho sognato che l‟allarme dell‟incendio a bordo mi
svegliava durante la notte, poi si udivano dei rumori lungo il
corridoio. Allora uscivo dalla mia cabina, per capire se si trattava
davvero dell‟allarme del fuoco. Fuori nel corridoio gli ufficiali
correvano avanti e indietro, smarriti, mentre uno di loro mi
domandava se fosse il caso di mettere la giacca di salvataggio. Così,
tra la preoccupazione e il panico, sono uscita con alcuni di loro nel
sun deck (ponte dove si prende il sole), e abbiamo visto che il fuoco
non era vicino a noi, perché il fumo usciva dai portelloni inferiori al
centro della nave, allora ci siamo recati…
MR. TONO:
- (interrompendo) Good evening! (Buona sera!)
141
Le due donne si girano di scatto per vedere chi è colui che sta
disturbando proprio in quel momento e si trovano di fronte a Mr.
Tono, il contabile del Charterer, con un foglio in mano. È un bel
giovane, serio, distinto, alto, magro, viso rotondo, occhi
dolcissimi, capelli scuri, sui trent’anni, indonesiano.
MR. TONO:
- Do I disturb? (Disturbo?)
ELISABETTA:
- Shirley mi stava raccontando un sogno che sfortunatamente ho
avuto anch‟io. Crede lei nei sogni premonitori?
MR. TONO:
SHIRLEY:
- (stupito) Si, anch‟io…
- (interrompe Mr. Tono urlando) Elisabetta, non mi dire che anche tu
hai sognato l‟incendio a bordo!?
Mr. Tono domanda interessato prima che Elisabetta risponda a Shirley.
MR. TONO:
- Posso anch‟io sapere che cosa avete sognato?
ELISABETTA E SHIRLEY:
- (gridano insieme) Abbiamo sognato che la nave
prendeva fuoco!
Mr. Tono le fissa stupefatto.
MR. TONO:
- Non posso crederci!
ELISABETTA:
- Mr. Tono, non può crederci, perché?
Il bel viso di Mr. Tono cambia espressione.
MR. TONO:
- Credetemi, pure io ho sognato che tutti correvano al punto di
riunione, indossando le giacche di salvataggio, perché l‟allarme che
segnala l‟incendio a bordo stava suonando.
Le due donne lo fissano sbalordite senza parole, intanto Mr. Tono
s’avvicina.
MR. TONO:
- Ho fatto un altro sogno che mi ha lasciato stupefatto; se volete, ve
lo racconto!
ELISABETTA E SHIRLEY: - (esclamano insieme curiose) Si, si, racconti!
MR. TONO:
- (preoccupato) Ho sognato che la m/n Orient Sun metteva le ruote
ai due lati e andava ad arenarsi nella sabbia.
ELISABETTA:
- (con gli occhi spalancati dalla sorpresa) Anche il suo sogno è il
tipico flash dream, che annuncia che, per qualche ragione, la nave
si fermerà. Tutto ciò è incredibile e allo stesso tempo straordinario,
ci troviamo, infatti, di fronte ad alcuni sogni collettivi che,
probabilmente, sono premonitori.
SHIRLEY:
- (perplessa) È mai possibile che siano premonitori?
142
Mr. Tono ascolta perplesso.
ELISABETTA:
- Penso proprio di si, poiché anch‟io ho già sognato che la nave si
fermerà. Credo che la nave prenderà fuoco dopo che l‟avranno
fermata, giacché ho visto questo particolare anche nel sogno
dell‟incendio.
MR. TONO:
SHIRLEY:
- (serio) È impossibile che tutto ciò si avveri, dato che il Charterer
ha firmato un contratto di diciotto mesi.
- Ad ogni modo i contratti si possono anche annullare!
Mr. Tono pensieroso si appoggia ad una vetrina, agitando nervoso il
foglio che tiene in mano.
MR. TONO:
- È vero, ma chi rompe un contratto deve pagare una penale e in
questo caso il costo diventa salato.
Gli sguardi delle tre persone pieni di interrogativi si incrociano, intanto
Shirley si alza in piedi.
ELISABETTA:
- Mi scusi Mr. Tono se sono invadente, ma vorrei sapere se lei ha
avuto sogni che si sono avverati?
Gli occhi a mandorla di Mr. Tono si stringono.
MR.
TONO:
- Si, ho anche sognato mia moglie prima di conoscerla.
Naturalmente quando la incontrai per la prima volta, la riconobbi
per la giovane donna che avevo sognato di sposare.
SHIRLEY:
- (colpita) Incredibile!
Elisabetta riflette in silenzio, poi Mr. Tono riprende a parlare.
MR. TONO:
SHIRLEY
- Pensando a questi sogni collettivi, mi preoccupo. Io sono entrato
in negozio perché avevo bisogno di Shirley e stranamente scopro
che sfortunatamente avremo un futuro incerto.
e MR. TONO: - (esclamando insieme) Good night, Elizabeth! (Buona
notte, Elisabetta!)
Elisabetta rimane in silenzio a pensare, mentre Shirley e Mr. Tono escono
174. Undici novembre. Navigazione. Giorno. Interno duty free shop.
Elisabetta sta servendo alcuni clienti, quando vede entrare madame Liw
Kier, che sorridendo va a sedersi nella sedia degli ospiti. Poco
dopo rimangono sole.
LIW KIER:
- (interessata) Allora la sua compagnia si è decisa a vendere?
143
ELISABETTA:
- (ridendo) Oramai è diventato un enigma! Ho saputo che ha avuto
un meeting con gli agenti incaricati di scegliere le compagnie
appaltatrici per le due nuove navi e sembra che alla mia ditta
abbiano concesso solamente la gestione dei duty free shops.
Immagino che, a questo punto, il mio capo mi chiederà di vendere la
merce.
LIW KIER:
- (sorridendo soddisfatta) Molto bene! Allora spero vorrà aiutarmi a
prendere contatto con la sua compagnia, perché vorrei comprare la
merce e gestire il negozio.
ELISABETTA:
- (euforica) Fantastico! In tal caso telefoneremo al mio capo il
giorno quattordici, all‟arrivo a Singapore.
LIW KIER:
- Perfetto! Allorché la nave attraccherà nel porto, io l‟attenderò con
il mio socio vicino alla scaletta di sbarco. Va bene?
ELISABETTA:
- Okay!
Madame Liw Kier si alza in piedi e sta per andarsene.
LIW KIER:
- Conosce qualche brava ragazza di bordo cui piacerebbe lavorare
nel duty free shop?
ELISABETTA:
- (decisa) Si, si tratta della moglie del dottor Win, la quale tra
l‟altro è dottoressa.
LIW KIER:
- (fissa Elisabetta stupita) Una dottoressa?
ELISABETTA:
LIW KIER:
- Certo, ha capito bene!
- (mentre si avvia all’uscita) Fantastico, se tutto andrà bene,
l‟assumerò!
175. Il 13 novembre. In navigazione. Mattino. Interno. Cabina di
Elisabetta.
La sveglia sul comodino segna le otto, del 13 novembre 1992 . Elisabetta
sta dormendo e si gira più volte nel sonno. si sveglia di
soprassalto, si siede sul letto a riflettere preoccupata.
ELISABETTA:
- (grida ad alta voce) Maledizione! ancora brutte notizie!
Si veste in fretta.
176. Interno archivio progetti della nave.
Elisabetta corre lungo un corridoio e bussa alla porta dell’archivio
progetti della nave.
ELISABETTA:
- È permesso?
144
EDWARD:
- Entra Elisabetta! Entra!
Entra e stupefatta si guarda intorno: per terra ovunque grossi pacchi di
disegni e la testa di Edward che spunta sopra scrivania, coperta di
pile di fogli pieni di progetti della nave.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (sorpresa) Che cosa fai in questo caos totale?
- (sospira nervoso) Non me ne parlare, sto cercando un progetto che
mi dovrebbe servire per individuare la posizione di alcuni
interruttori elettrici, ma mi sembra di cercare un ago nel pagliaio.
Se sapessi chi ha fatto questo caos, lo concerei per le feste.
ELISABETTA:
- Hai ragione! Volevo parlarti di un sogno che ti riguarda, ma credo
non sia il momento giusto, sei già abbastanza nervoso.
ELISABETTA:
- (dopo una pausa) Oh! Mio Dio, cos‟hai sognato?
ELISABETTA:
- (sussurra seria) Nel sogno venivo a farti visita nella tua cabina e
ti portavo della frutta; tu eri a letto con i piedi su un cuscino e
sapevo che avevi dei problemi alle caviglie.
Edward si alza in piedi e fissa Elisabetta in silenzio.
EDWARD:
- (brontola) Problemi alle caviglie!?
Elisabetta si siede su un grosso pacco di progetti.
ELISABETTA:
- Già, così sembra! Comunque non so cosa può succederti alle
caviglie!
EDWARD: - Se non lo sai tu, io non lo posso sapere di certo.
ELISABETTA:
- (brontola) Stanotte ho fatto un altro sogno strano.
Edward si risiede e sfoglia grandi fogli rettangolari su cui sono disegnati
dei progetti.
EDWARD:
- Raccontami, ti ascolto.
ELISABETTA:
- Ho sognato mio padre che stava aggiustando la casa di mio zio
Mino. Nel sogno mio padre correva in tutte le direzioni cercando di
riparare il più possibile, ma i tubi e altre cose continuavano a
rompersi nonostante lui facesse l‟impossibile per ripararle…
EDWARD:
- (interrompe Elisabetta) Che significato ha per te questo sogno?
ELISABETTA:
- (sospira) La casa rappresenta il corpo umano, quindi mio padre
ha voluto dirmi che sta cercando di aiutare suo fratello Mino,
tentando di riparare il suo corpo che oramai è a pezzi.
Probabilmente papà gli vorrà alleviare le sofferenze, dato che il
fratello dovrà vivere finché non torno a casa io.
EDWARD:
- (pensieroso) Interessante, probabilmente è così.
145
ELISABETTA:
- Poiché ho sognato che partecipavo al funerale di mio zio, credo
che sbarcherò da questa nave prima che lui lasci questa terra. Sai
per me lo zio è stato come un secondo padre. Infatti mio papà e lo
zio Mino hanno sposato due sorelle e per molti anni abbiamo abitato
tutti insieme in una fattoria.
EDWARD:
- (smettendo di sfogliare) Ecco perché gli sei così affezionata!
ELISABETTA:
- (pensierosa) Io ho assistito mio padre all‟ospedale e so quanto si
soffre quando si è malati di tumore, quindi mi fa male sapere che lo
zio purtroppo dovrà ancora soffrire molto.
Edward prende un altro pacco di fogli enormi e comincia a sfogliarli.
EDWARD:
- Ti capisco!
Elisabetta si alza in piedi, lo saluta con un cenno della mano e se ne va.
177. - 14 di novembre. Singapore. Mattino. Scala di sbarco. Pullman.
Porto con containers. Vie di Singapore.
Verso le ore dieci la nave attracca nel porto, poi i marinai Gabriel e Noel
mettono la scala e montano le ringhiere.
HOSTESS SHIRLEY:
- (all’altoparlante) Si informano i passeggeri che i pullman
attendono in banchina, auguriamo un buon ritorno a casa e una
buona giornata. Grazie per l‟attenzione.
I passeggeri scendono dalla scaletta e s’avviano ai pullman. Elisabetta li
segue e si ferma vicino alla scala di sbarco ad attendere madame
Liw Kier e il suo socio. Poco dopo la signora cinese le va incontro.
LIW KIER:
- Sono spiacente ma il mio socio non ha potuto lasciare l‟ufficio.
Comunque venga con me, andiamo col pullman.
Elisabetta, sorridendo, segue la donna e insieme salgono sul pullman dei
passeggeri; madame Liw Kier esibisce due biglietti all’autista e
invita Elisabetta a sedersi vicino a lei nei primi posti. Nel
frattempo il suo telefonino portatile squilla dentro la borsa, lo
estrae, spinge un tasto e incomincia una lunga conversazione in
cinese. Intanto il pullman parte lungo strade di terra rossa, che
sotto le ruote del mezzo si alza e sale intorno creando nuvole di
polvere rosa. Elisabetta si affretta a chiudere il finestrino, mentre
il pullman si perde nel labirinto di containers colorati, che brillano
sotto il sole bollente. Il pullman si inoltra per le vie di Singapore
tra meravigliosi grattacieli imponenti che s’innalzano verso il cielo
azzurro e limpido. Infine il pullman giunge sotto un enorme hotel
dove termina la corsa. Madame Liw Kier ferma un taxi che nel giro
di pochi minuti porta le due donne di fronte ad un grande palazzo.
146
178. Hall del palazzo. Ascensore.
Madame Liw Kier ed Elisabetta entrano nella grande hall del palazzo. Il
portiere va loro incontro.
PORTIERE:
- Buon giorno madame, ho della posta per lei!
Il portiere gliela consegna e accompagna le due donne all’ascensore;
quando esse salgono l’uomo s’inchina.
LIW KIER:
- Grazie!
La porta dell’ascensore si chiude.
179. Ufficio di madame Liw Kier. Taxi.
La porta dell’ascensore si apre, le due donne escono, poi madame Liw Kier
suona alla porta del suo ufficio. Elisabetta rimane stupefatta nel
vedere l’uomo che apre la porta.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Santo cielo! È il cinese che ho già conosciuto
in sogno il venticinque ottobre.
L‟UOMO:
- Buon giorno! mi segua!
L‟UOMO:
- (dopo aver attraversato un ufficio) Si sieda.
Elisabetta si siede fronte alla sua scrivania. L’uomo, attraverso le lenti
dei suoi occhiali rotondi, la fissa curioso, affrettandosi a chiudere
la sua agenda.
L‟UOMO:
- Allora che articoli vende nel duty free shop?
In quel mentre arriva madame Liw Kier
LIW KIER:
- (interrompendo) Elisabetta, l‟uomo che ha di fronte è il mio socio,
Loh Poh Lin!
Elisabetta sorride e, alzandosi in piedi, gli stringe la mano.
ELISABETTA:
LIW KIER:
- È un piacere conoscerla!
- (rivolgendosi al socio) Allora Loh, vogliamo telefonare alla
compagnia di Elisabetta a Venezia?
Elisabetta prende dalla sua borsetta un biglietto da visita della sua
compagnia e l’allunga a Mr. Loh Poh Lin; egli lo prende, comincia a
digitare il numero e passa il ricevitore ad Elisabetta.
147
ELISABETTA:
- Pronto! signor Delopera, sono Elisabetta da Singapore! Che cosa
devo riferire a Madame Liw Kier e al suo socio?
Elisabetta ascolta in silenzio, sotto lo sguardo dei due.
ELISABETTA:
- (conclude) Ok! Buona fortuna!
ELISABETTA:
- (posa la cornetta) Sono spiacente, il mio capo mi ha detto che
saremo in grado di dare una risposta solo fra dieci giorni. Al
momento non sappiamo ancora se avremo gli appalti delle due
nuove navi, quindi non siamo ancora in grado di prendere una
decisione.
I due soci guardano Elisabetta pensierosi.
ELISABETTA:
- Allora vi va di attendere dieci giorni per una risposta?
I due soci si alzano in piedi.
I DUE SOCI:
- (in coro sorridendo) D‟accordo allora!
Chiude, mentre Elisabetta stringe le mani alle due persone e se ne va.
180. 18 novembre. In navigazione. Notte. Interno duty free shop.
Elisabetta sta servendo un cliente, mentre entra Jan che sorridendo
allegramente va a sedersi in silenzio. Quando il passeggero esce,
Jan la afferra per un braccio e la fa sedere vicino a sé.
ELISABETTA:
JAN:
- Avanti, comunicami la buona notizia!
- (la fissa curioso) Spiegami, come fai a sapere che ho buone notizie?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Scusami ma quando hai brutte notizie mi fai
consumare le suole delle scarpe a forza di andare avanti e indietro
per il negozio. Ora mi sorridi e addirittura ti siedi!
JAN:
- (grattandosi la pancia) Già, hai ragione! JAN: - (dopo una pausa
continua) Finalmente sono tranquillo! Ho saputo che tutti i
passeggeri che erano rimasti per alcuni giorni a bordo della nave
sequestrata a Spalato, sono stati liberati. Infine la mia famiglia e
quella di Ante hanno raggiunto un villaggio dell‟ex Jugoslavia, dove
non c‟è guerra…
ELISABETTA:
- (grida saltando sulla sedia dalla gioia) Meraviglioso! Davvero
fantastico!
Jan prende tra le braccia Elisabetta e la stringe forte.
ELISABETTA:
- (si stacca brontolando) Ah! fermati, non crederai mica di fartela
con me, adesso che la tua famiglia e quella di Ante stanno bene e tu
sei tranquillo?
148
Scoppiano a ridere.
JAN:
- (muovendo i baffi interessato) Io ci starei e tu?
ELISABETTA:
JAN:
- (ridendo grida) Allora, parlo arabo?
- (brontolando) No, conosco bene i tuoi maledetti sentimenti fraterni!
Jan si alza in piedi e si avvia all’uscita.
JAN:
- Me ne vado a fare un giretto tra i tavoli da gioco, forse trovo un‟altra
Giada che mi fa qualche proposta allettante, perché i sentimenti
fraterni mi innervosiscono.
Jan le fa l’occhiolino.
ELISABETTA:
- Auguri!
181. Notte. Saletta ufficiali dopo le ore ventidue.
Elisabetta è nella saletta ufficiali con Edward che sta scrivendo i sogni di
Elisabetta da spedire allo scienziato americano di Atlanta David
Ryback, quando entrano Shirley e Desery.
SHIRLEY
e DESERY: - Good night every body! (Buona notte a tutti!)
ELISABETTA:
- (felice) Buona notte anche a voi!
SHIRLEY:
- Edward, non è incredibilmente strano che Elizabeth, Mr. Tono ed io
abbiamo avuto lo stesso sogno dell‟incendio?
EDWARD:
- (serio) Questo tipo di sogno collettivo è certamente strabiliante,
dovremo stare tutti con gli occhi aperti.
Gli sguardi dei presenti si incrociano preoccupati.
EDWARD:
- Avanti ragazze, nei sogni non c‟erano morti o feriti, allora se i sogni
si riveleranno premonitori, probabilmente ci sarà un incendio che si
riuscirà a spegnere.
SHIRLEY:
- Io spero che non si tratti di sogni premonitori!
ELISABETTA:
- (sospirando) Vedete, mi piacerebbe dimostrare una realtà che
esiste, ma che la scienza non considera seriamente. Quando l‟uomo
ha purificato se stesso attraverso il pensiero corretto e la
maturazione del cuore, sarà in grado con l‟aiuto del suo sé
superiore, oppure per mezzo dei propri famigliari trapassati,
ricevere messaggi sul futuro per mezzo dei sogni.
DESERY:
- Allora tu, Shirley e Mr. Tono siete in contatto col vostro sé superiore
e i vostri cari deceduti?
149
ELISABETTA: - Secondo Kryon, lo spirito dei nostri cari trapassati ci rimangono
accanto fino alla morte e ci assistono inviandoci messaggi attraverso
i sogni e per mezzo della telepatia. Io posso affermare che ha
ragione, infatti, con mio padre sta succedendo quello che lui ha
affermato in una sua canalizzazione.
EDWARD: - (serio) Scusa Elisabetta, ma chi è Kryon?
lo spirito canalizzato da Lee Carroll. Se volete ascoltare i
suoi preziosi insegnamenti, li troverete su You Tube, i suoi video
sono tradotti in tutte le lingue.
ELISABETTA:- Kryon è
SHIRLEY:- (riflettendo ) Interessante!
EDWARD:- Elisabetta mi sorprendi!
ELISABETTA:
- Non ho ancora finito! Volevo dire che tutte le religioni del
mondo, iniziando dal Vecchio Testamento, abbondano di sogni
premonitori. Non dovremmo perciò dubitare di documenti religiosi
di tale grandezza, che indicano la realtà del sogno premonitore.
Edward si incanta ad ascoltare Elisabetta con la penna alzata sopra il
foglio.
EDWARD:
- Sarebbe ora che ci si dedicasse seriamente allo studio
dell‟onirologia. Non sarà facile, purtroppo, farlo capire a chi non ha
l‟esperienza e la conoscenza che hai tu.
ELISABETTA:
- (insiste) Io continuerò a raccontare i miei sogni a tutti, anche se
ci sarà chi mi giudicherà male, almeno così ci saranno dei testimoni.
EDWARD:
- (serio) Giusto, ma ci sarà sempre lo scettico che, nonostante tutto,
non crederà. Ad ogni modo, sono dell‟idea che un “capomastro”
come te riuscirà a farsi intendere.
Una risata echeggia nella saletta.
ELISABETTA:
- Certo, non sarà facile! Ad ogni modo, io non mi arrenderò
facilmente, perché penso che ognuno di noi deve avere il coraggio
di dire la verità a qualunque costo.
Grida e applausi echeggiano nella saletta, mentre Edward riprende a
scrivere.
182. 19 novembre. Jakarta. Esterno. Scaletta di sbarco. Pomeriggio.
Piazzale del porto. Bar del piazzale.
Per la prima volta a Jakarta il cielo è limpido e luminoso, il fumo è
sparito per un temporale che ha spento una parte dei fuochi in
alcune isole indonesiane. Pure il garrito dei gabbiani sembra
essere meno aggressivo, mentre si rincorrono gioiosi sulle acque
del mare.
150
Elisabetta scende la scaletta di sbarco e raggiunge il grande piazzale del
porto, in compagnia di un vento fresco che sembra accarezzarle i
capelli. Passa davanti all’unico bar nel grande piazzale, dove
attira l’attenzione di un gruppo di marinai, tra i quali Carroll,
Noel, e Gabriel che siedono a bere e a chiacchierare, sotto le
fronde di un unico albero.
I MARINAI:
- Mummy, come to have a drink with us, please! (Mamma, vieni a
bere qualcosa con noi, per favore)!
Elisabetta, sorridendo, accetta di buon grado l’invito e va a sedersi in
mezzo agli allegri marinai che subito le riempiono un bicchiere di
birra. Un marinaio torna al tavolo con dei dolci. Tutti mangiano e
bevono allegramente.
MARINAIO CARROLL:
- Elisabetta, hai notato che splendida giornata? Richard ha
saputo attraverso la radio che c‟è stato un temporale che ha spento
il fuoco in alcune isole, comunque se non incomincerà veramente la
stagione delle piogge, purtroppo ci sarà altro fumo.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Ad ogni modo credo che il peggio sia passato,
perché siamo ormai nella stagione delle piogge. Quindi prima o dopo
i temporali spegneranno tutto!
I marinai riempiono d’attenzioni Elisabetta. Infine cominciano a cantare
la canzone “ Paloma blanca”. Le dolci voci dei marinai filippini
inebriano Elisabetta che ascolta incantata, mentre essì continuano
a cantare una canzone dopo l’altra. Più tardi, stordita dalle
incantevoli voci e dall’effetto della birra, si alza inchinandosi al
gruppo di marinai con reverenza.
ELISABETTA:
- (congedandosi) See you later, Children of Orient Sun! It was a
pleasure to have a drink with you! (A più tardi, Bambini del Sole
d’Oriente! È stato un piacere bere con voi!)
I marinai si alzano in piedi gridando fischiando urlando, accompagnando
Elisabetta con la loro euforia per un tratto, mentre ella si
allontana.
183. 19 novembre. Pomeriggio. Interno. Corridoio. Cabina di
Richard.
Elisabetta è rientrata a bordo e sta camminando lungo il corridoio degli
alloggi ufficiali per raggiungere la sua cabina, quando ode le grida
disperate di una donna; allora si affretta verso il luogo da dove
provengono le grida. Si affaccia alla cabina aperta di Richard, e si
trova di fronte ad una scena assurda: Richard tiene immobile sul
suo letto una giovane donna filippina, che cerca di liberarsi con
tutte le sue forze, grida, piange, si strappa i capelli, tentando di
151
sbattere la testa dove può. Elisabetta rimane un attimo immobile
ad osservare quella scena come fosse paralizzata.
ELISABETTA:RICHARD:
(grida sconvolta) Richard, cosa stai facendo?
- (grida nervoso) Ti prego Elisabetta, aiutami! Altrimenti Lolita si
spaccherà la testa!
Elisabetta, scioccata, si affretta ad aiutare Richard cercando di
immobilizzare Lolita, ma la giovane donna ha una forza
incredibile, anche in due non si riesce a tenerla. Lolita continua a
dibattersi e a piangere disperatamente, implorando i due di
lasciarla andare.
ELISABETTA:
- (terrorizzata) Insomma Richard, perché dobbiamo tenerla
ferma?
Richard le tiene bloccate le caviglie contro il letto.
RICHARD:
- Non possiamo lasciarla, si farà del male!
Richard fissa Elisabetta con gli occhi spalancati, mentre alcune perle di
sudore gli scendono dalla fronte.
RICHARD:
- Povera bambina!
ELISABETTA:
RICHARD:
- (preoccupata) Vuoi spiegarmi che cos‟ha?
- Probabilmente si tratta d‟una emicrania a grappolo, che provoca
dolori lancinanti, da farle sbattere la testa ovunque e strapparsi i
capelli, pur di eliminare la sua sofferenza.
ELISABETTA:
- (colpita) È spaventoso!
Elisabetta vede il bel volto di Lolita deformato dal dolore dimenarsi
senza posa.
ELISABETTA:
- Ma perché non hai chiamato il dottor Win?
Intanto le sue braccia stanche cedono sempre più e il sudore le scende
lungo il viso. In quel mentre Lolita percuote freneticamente la
testa contro il cuscino sbattendo più volte i capelli sul volto di
Elisabetta.
RICHARD:
- (esausto) Ho già avvisato il comando, ma purtroppo il dottor Win è
uscito. In ogni caso l‟ufficiale di guardia, appena rientra, me lo
manda subito. Io ho trovato Lolita che sbatteva disperata la testa
contro una paratia, perciò l‟ho accompagnata nella mia cabina per
aiutarla.
Richard fa un lungo sospiro e in quel momento Lolita gli sfugge e comincia
a scalciare a destra e a sinistra urlando, infine i due riescono a
bloccarle le gambe.
152
LOLITA:
- (grida tra i singhiozzi) Voglio morire! Voglio morire! Non posso più
vivere con quelle spine che mi trapassano il cervello!
Elisabetta scoppia in lacrime.
ELISABETTA:
- (mormora) Povera piccina!
In quel mentre arriva il dottore accompagnato dallo staff captain
(comandante in seconda), che è un uomo di media altezza, robusto,
viso grande, occhi verdi, capelli biondi, quarantacinquenne,
inglese. Mentre Richard ed Elisabetta tengono immobilizzata
Lolita, il dottor Win le fa un’iniezione. Poco dopo arrivano alcuni
marinai che mettono Lolita in una barella, dentro a una camicia
speciale, per evitare che la giovane donna si faccia del male.
184. Interno. Ascensore. Scale. Esterno. Ambulanza.
Richard ed Elisabetta seguono Lolita che viene trasportata verso
l’ascensore, ma purtroppo la barella non entra: i marinai la
trasportano lentamente lungo le scale, mentre i presenti li seguono
in silenzio fino all’ambulanza. Intanto si aggiungono al corteo Luis
e Shay. Infine, mentre la barella viene depositata davanti
all’ambulanza e Lolita è meno agitata, Luis, Shay e Elisabetta le si
avvicinano.
ELISABETTA:
- (sussurra) Ciao fiorellino, vedrai che tutto si risolverà!
LUIS E SHAY:
- (insieme) Tesoro, ti vogliamo bene, stai tranquilla.
Mentre Lolita sorride, la barella viene spinta dentro all’ambulanza; il
dottor Win sale e le si siede a fianco, l’infermiere chiude le porte e
l’ambulanza parte con la sirena accesa. In quel momento
Elisabetta si rende conto di essere circondata dall’equipaggio, che
in silenzio guarda l’ambulanza allontanarsi.
185. Notte. Interno. Stazione radio.
Elisabetta entra in stazione radio. Voci straniere, ronzii e suoni lontani
si diffondono attraverso le onde radio. Richard va incontro ad
Elisabetta sorridendo.
RICHARD:
- Siediti, Elisabetta.
ELISABETTA:
- (si siede accanto a Richard) Allora Richard, Lolita è rimasta
all‟ospedale a Jakarta?
RICHARD:
- (sospira, poi brontola) I medici dell‟ospedale di Jakarta non hanno
capito niente di Lolita, pensa che si sono rifiutati di soccorrerla
perché hanno creduto di trovarsi di fronte una tossicodipendente
isterica.
153
ELISABETTA:
RICHARD:
- (sbalordita) Trovo tutto ciò incredibile e anche assurdo !
- (pensieroso) È pazzesco!
ELISABETTA:
- (preoccupata) Si vocifera che Lolita possa avere un tumore al
cervello, ma è possibile a sedici anni?
RICHARD:
- (impallidendo) Io spero di no! Comunque il tumore non ha età,
infatti il nostro staff captain ha un figlio di due anni con un tumore
al cervello!
ELISABETTA:
- Oh, mio Dio, pover‟uomo!
Elisabetta e Richard si fissano addolorati, tra i rumori e le voci straniere
che si diffondono dalla radio.
ELISABETTA:
- (seria) Dov‟è Lolita ora?
Richard accende alcuni interruttori nel gran quadro della stazione radio.
RICHARD:
- È in infermeria, e sta dormendo. A Singapore sarà ricoverata
all‟ospedale. Ah! già, Elisabetta, mi dimenticavo di dirti che Lolita
non si può lasciarla sola, perché potrebbe farsi del male, quindi se
vuoi fare i turni con noi all‟infermeria, vai a parlarne con Shay.
ELISABETTA:
- (si alza in piedi) OK! Andrò a parlarne con Shay, ciao!
186. Navigazione. Pomeriggio. Interno. Infermeria.
Elisabetta entra in infermeria con una scatola di cioccolatini in mano,
per dare il cambio alla bella Carmencita, alta, magra, ben fatta,
capelli castani lunghi, viso rotondo e occhi scuri.
CARMENCITA:
- (alzandosi in piedi) Lolita si è appena addormentata dopo
tormentose lotte con il dolore.
Elisabetta sospira e posa la scatola di cioccolatini sul comodino.
CARMENCITA:
- (esce dicendo) Ti darà il cambio Novelita, ciao!
Dopo circa un’ora Lolita comincia ad agitarsi nel sonno, poi si sveglia di
soprassalto tirandosi dei pugni in testa. Elisabetta salta in piedi e
l’immobilizza.
ELISABETTA:
- No! Lolita, prova a rilassarti, ti prego!
Lolita tra i singhiozzi continua imperterrita a scalciare dibattendosi, poi
si siede sul letto.
LOLITA:
- (implorando) Ti prego scusami, spero di non averti fatto del male,
ma quando mi prende il dolore alla testa, non so più quello che
faccio.
154
ELISABETTA:
- (commossa) Piccolo angelo, non ti preoccupare, lo so!
In quel momento arriva Novelita, allora Elisabetta bacia Lolita sulla
fronte.
ELISABETTA:
- Ciao piccolo angelo, domani Luis, Shay, le tue colleghe ed io ti
accompagneremo all‟ospedale.
LOLITA:
- (felice, saltando sul letto) Meraviglioso! Vi voglio bene!
Elisabetta si ferma sulla porta.
ELISABETTA:
- Tu lo sai che te ne vogliamo tanto anche noi.
Infine Lolita vede i cioccolatini sul comodino.
LOLITA:
- Elisabetta, grazie per i cioccolatini!
Elisabetta s’allontana lungo il corridoio sorridendo.
187. Singapore. 21 novembre. Mattino. Stazione marittima vicino al
World Trade Center. Strade di Singapore. Ospedale.
La nave è attraccata nel porto, si odono vari annunci dai microfoni di
bordo nelle varie lingue, i passeggeri scendono. Dopo lo sbarco dei
passeggeri, i marinai Carroll e Gabriel trasportano Lolita in
barella sull’ambulanza, con l’equipaggio che la segue e rimane in
attesa fin quando l’ambulanza parte. Intanto Luis, Shay,
Elisabetta e le ragazze del balletto salgono su due taxi e seguono
l’ambulanza per le vie di Singapore fino all’ospedale. Poco dopo il
gruppo è nella sala d’attesa; esce un medico indiano alto, magro,
con una lunga barba grigia, con occhi neri e dolci, che indossa un
grosso turbante bianco. L’uomo fa segno al gruppo di seguirlo.
Infine si trovano tutti intorno al letto di Lolita in una stanza del
pronto soccorso.
LUIS:
- Ecco Lolita, hai visto che bel dottore che hai, con barba e turbante?
LOLITA:
- Quello il mio dottore? Io credevo fosse un chiromante!
Un’esplosione di risate rimbomba all’improvviso nella stanza del pronto
soccorso, poi entra il medico indiano.
LUIS:
- (ridendo) Dottore, lei non è un chiromante, vero?
Un’altra risata scoppia rumorosa.
MEDICO:
- (stupito) Certamente no! Io sono il medico di guardia al pronto
soccorso.
Luis accarezza i lunghi capelli neri di Lolita.
155
LUIS:
- Mi scusi dottore, ma qui qualcuno l‟ha presa per un chiromante, che se
ne va da un letto all‟altro a leggere il futuro nel palmo delle mani
dei pazienti. Capisce?
Tutti ridono di gusto, mentre Lolita si nasconde il volto sotto il cuscino.
Un attimo dopo se lo toglie.
LOLITA:
- (arrossendo, spiega timidamente) Io, nelle Filippine, ho visto un
chiromante col turbante e la barba lunga.
CARMENCITA:
- (sorridendo) Sicuramente era un chiromante indiano, ma la
barba e il tubante la portano anche i medici come vedi.
Intanto Lolita si porta il cuscino fino alla bocca, per cercare di
nascondere la vergogna che prova.
SHAY:
- Avanti cara, stiamo scherzando, perché finalmente stai meglio e noi
siamo felici. In ogni caso ora dobbiamo lasciarti per permettere ai
medici di curarti.
Il viso di Lolita s’incupisce.
ELISABETTA:
- (cerca di incoraggiarla) Non ti preoccupare Lolita, vedrai che
oggi pomeriggio verremo a farti visita.
Lolita felice saluta con un cenno di mano gli amici, mentre escono dalla
stanza.
188. Pomeriggio. Singapore. Interno. Uffici centrali del telefono.
Elisabetta è all’interno di una cabina, digita il numero del cellulare di
madame Liw Kier.
188. BIS 1. Interno. Ascensore del palazzo di Liw Kier. Hall.
Il telefono squilla nella borsa, mentre Liw Kier e il suo collega Loh Poh Lin
stanno scendendo con l’ascensore del palazzo dove hanno l’ufficio.
Liw kier cerca il telefono all’interno della borsa e risponde.
LIW KIER:
- Pronto!
ELISABETTA:
LIW KIER:
- Madame Liw Kier? sono Elisabetta!
- Non mi dire che hai già ricevuto l‟okay dal tuo capo!
ELISABETTA:
- Ho appena telefonato a Delopera, e mi ha detto che possiamo
procedere a venderle la merce del duty free shop, quindi lei deve
mettersi in contatto con Mr. Kor e riferirgli le nostre intenzioni,
perché senza il suo permesso non possiamo concludere l‟affare.
156
Mentre l’ascensore si ferma e si apre la portiera, Liw Kier fa l’occhiolino al
collega Loh Poh Lin, lui sorride, poi escono nella hall.
LIW KIER:
- Ok! grazie Elisabetta, ci penso io, mi telefoni al ritorno a Singapore
da Jakarta.
Mentre Liw Kier e il collega attraversano la hall del palazzo.
ELISABETTA:
- Va bene, sarà fatto, buona giornata.
Elisabetta mette giù il ricevitore, rimane in silenzio a pensare per un
attimo, poi riprende la cornetta in mano e digita il numero di sua
madre.
188. BIS 2. Interno. Casa di Rosina.
La madre sta stirando, sente il telefono squillare corre a rispondere.
MADRE:
- Pronto!
ELISABETTA:
- Ciao mamma, vorrei sapere come sta lo zio, perché ho sognato
che papà lo curava.
MADRE:
- (felice) È incredibile allora, perché ora lo zio sta molto meglio,
anzi entro pochi giorni tornerà a casa
ELISABETTA:
MADRE:
- (eccitata) Meraviglioso, digli che gli telefonerò presto!
- Va Bene, lo farò, e tu come stai?
ELISABETTA:
- Io sto bene mamma, non ti preoccupare, ti abbraccio, ciao!
Rosina posa il telefono sulla cornetta e torna a stirare pensierosa.
189. Pomeriggio. Interno ospedale di Singapore. Stanza di Lolita.
Elisabetta sta camminando nei lunghi corridoi dell’ospedale, che
luccicano come specchi. Infine raggiunge la stanza di Lolita, dove
ci sono alcune degenti cinesi... Lolita, quando la vede, si mette a
saltare di gioia sul letto.
LOLITA:
- Hello mummy! I like you, because you are nice! (Ciao mamma! Ti
voglio bene, perché sei carina!)
ELISABETTA: - (sorridendo) And you are a little sweet daughter! (E tu sei una
dolce figlia!)
Elisabetta abbraccia Lolita.
LOLITA:
- (piagnucolando) Non voglio stare qui da sola, ho paura. Non vedo
l‟ora di tornare a bordo a lavorare.
Elisabetta rimane in silenzio a pensare preoccupata.
157
LOLITA:
- Elisabetta, ti dispiace andare a comprarmi un pettine?
ELISABETTA:
- No, cara, vado subito!
Elisabetta sta uscendo, quando entrano le colleghe di Lolita che la
salutano allegramente.
190. Ospedale. Pomeriggio. Interno. Corridoio
Elisabetta cammina lungo il corridoio, quando incontra Carmencita.
ELISABETTA:
- Ciao Carmencita, sto andando a parlare con il medico di Lolita…
CARMENCITA:
- Ci ho appena parlato io, Lolita soffre di una delle emicranie più
dolorose.
ELISABETTA:
- Potrà guarire?
CARMENCITA:-
(sospira) Se continuerà
conseguenze per tutta la vita!
a non curarsi,
ne
pagherà
le
ELISABETTA:
- (addolorata) Povera Lolita! Ora sta bene, però sono preoccupata
per lei, perché è talmente ingenua che crede ancora di poter
ritornare a lavorare a bordo con voi; lei non ha capito che, dopo
questa disavventura, la costringeranno a sbarcare. Sarebbe bene
che voi la preparaste a questa realtà.
CARMENCITA:
- Poverina, pensa che il suo vero papà è morto quando ella aveva
appena tre anni. Sfortunatamente la madre si è risposata con un
ubriacone, che ha sempre maltrattato Lolita e non ha mai creduto
alle sue terribile emicranie, infatti spesso l‟ha buttata fuori dalla
porta accusandola di essere capricciosa e di fare le bizze.
ELISABETTA:
- (fissandola brontola) È terribile, povero angelo! Che possibilità
avrà allora Lolita di curarsi in futuro?
CARMENCITA:
- (abbassa la testa e, andandosene.) Poche purtroppo!
Elisabetta se ne va lungo il corridoio preoccupata.
191. Ore diciassette. Interno nave. Hall.
Elisabetta è appena salita a bordo e si trova nella hall, quando le va
incontro lo staff captain.
STAFF CAPTAIN:
- (sorridendo) Signora, ci tengo a ringraziarla per essersi
prodigata ad aiutare Lolita!
ELISABETTA:
- La prego, capitano, non mi deve ringraziare, chiunque avrebbe
aiutato quel dolce angioletto.
158
STAFF CAPTAIN:
- (tristemente abbassando lo sguardo) Già, è così giovane che
intenerisce il cuore!
STAFF CAPTAIN:
- (la fissa serio, poi aggiunge) È stato un piacere lavorare con
lei ! Volevo che lo sapesse!
ELISABETTA:
- (felice) Lo stesso per me, capitano!
ELISABETTA:
- (fissa il capitano, poi aggiunge) Capitano, ho saputo di suo figlio,
mi creda, mi dispiace immensamente!
STAFF CAPTAIN:
- Sì, purtroppo mio figlio sta morendo! Sbarcherò presto.
Gli sguardi addolorati dei due si incrociano, poi lo staff captain si
allontana a testa bassa.
192. 25 novembre. Sogno. Mattino. Interno pullman.
Sogno (effetto flou): Elisabetta è all’interno di un pullman che viaggia a
forte velocità; seduti accanto a lei stanno due uomini distinti che
ridono e si divertono. Uno è Mr. Kor e l’ altro risulterà essere Mr.
Willer Wuner).
I DUE UOMINI:
- (in coro allegramente) Noi abbiamo il potere di tenerla a bordo
tutto il tempo che vogliamo.
I due si danno il tipico bacio mafioso sulla bocca. Poi, mentre continuano
a ridere e a scherzare, Mr. Kor prende due mele, una grossa e
rossa, l’altra più piccola e verde e comincia a giocare con
Elisabetta, facendole credere di farla scegliere, ma infine le dà la
mela più piccola e verde, che lei accetta. Intanto l’altro mafioso
Mr. Willer Wuner si stende per terra, rilassandosi tranquillamente,
senza fretta.
192. BIS: Mattino. Interno. Cabina di Elisabetta.
Si sveglia di soprassalto, si siede sul letto e riflette sullo strano sogno,
poi osserva la sveglia sul comodino, che segna le otto del 25
novembre 1991. Elisabetta va in bagno e dopo le abluzioni, si
veste in fretta ed esce dalla cabina.
193. Esterno. Ponti superiori della nave. Sotto la ciminiera.
Elisabetta sale sui ponti superiori della nave in cerca di Edward. Lo trova
vicino alla ciminiera che sta lavorando al di là di una porta che dà
in uno sgabuzzino.
EDWARD:
- Cosa ci fai quassù?
ELISABETTA:
- Ti stavo cercando e finalmente ti ho trovato!
159
EDWARD:
- (sorride) Ho capito, mi devi raccontare un sogno!
ELISABETTA:
- (sarcastica) Oh! Che strano, hai indovinato, come mai?
EDWARD:
- Ti permetti anche di prendermi in giro, brava! Allora racconta, che
aspetti?
ELISABETTA: - Dal sogno che ho fatto, ho capito che purtroppo rimarrò
prigioniera a bordo di questa nave di metallo per parecchi mesi
ancora.
EDWARD:
- (curioso) E perché?
ELISABETTA:
- (brontola) Nel sogno mi trovo a bordo di un pullman, che
rappresenta la nave, e due mafiosi, uno dei quali pare essere Mr.
Kor, mi trattengono a loro piacimento rimandando l‟acquisto del
negozio. I due uomini, divertendosi, si danno il tipico bacio mafioso
sulla bocca e se ne infischiano di me che aspetto. Infine Mr. Kor
contratta con me, facendomi credere di darmi la mela più grossa,
ma in realtà mi dà la più piccola, mentre l‟altro mafioso addirittura
si stende a terra rilassato.
EDWARD:
- (stupefatto) Scommetto che il Charterer non permetterà a madame
Liw Kier di comprare la merce del negozio, perché la vorrà
comprare lui.
ELISABETTA:
- (preoccupata) Già, ma lui non avrà fretta e mi farà perdere un
sacco di tempo, e forse dopo verrà l‟altro mafioso, che addirittura
farà peggio di Mr. Kor e mi farà perdere degli “anni”.
Scoppiano a ridere insieme.
EDWARD:
- (brontola) Sarebbe meglio non avere a che fare con i mafiosi
perché sono pericolosi!
ELISABETTA:
- (sorridendo) Non gli darò il motivo per farmi fuori.
Chiude, mentre entrambi scoppiano a ridere, poi Elisabetta si allontana e
Edward riprende a lavorare. Intanto la nave sta attraccando nel
porto di Singapore.
194. Mattino. Interno stazione radio.
Le manovre d’attracco sono finite, si ode un’hostess fare un annuncio.
HOSTESS DESERY:
- Buon giorno! La nave è attraccata in porto, i passeggeri
possono sbarcare.
Elisabetta si affaccia alla porta della stazione radio.
ELISABETTA:
- Allora Richard, sai qualcosa di Lolita?
160
RICHARD:
- Purtroppo l‟hanno sbarcata, so che è stata dimessa dall‟ospedale e
verrà a bordo a ritirare le valigie.
ELISABETTA:
- (brontola) Povera piccina! Ora deve tornarsene a casa da quella
bestia del patrigno.
RICHARD:
- (pensieroso) Già lo so!
ELISABETTA:
- Ciao Richard, vado alla scala d‟imbarco a chiedere al marinaio di
guardia se ha visto Lolita salire.
RICHARD:
- Buona giornata!
195. Scala d‟imbarco. Corridoio. Cabina di Lolita.
Elisabetta si fa strada tra i passeggeri che stanno sbarcando, raggiunge
la scaletta di sbarco e si avvicina al marinaio Noel di guardia.
ELISABETTA:
- Buon giorno Noel! Scusa, hai visto se Lolita è salita a bordo?
MARINAIO NOEL:
- (sorridendo) Buon giorno, mummy! Lolita è scesa nella sua
cabina a preparare le valigie.
ELISABETTA:
- Grazie Noel! Ciao!
Elisabetta s’avvia lungo il corridoio per scendere al centro della nave.
Incontra Novelita.
NOVELITA:
- Ciao! Cerchi Lolita?
ELISABETTA:
NOVELITA:
- Sì!
- Vieni che ti accompagno!
Proseguono insieme fino alla cabina di Lolita. La porta è aperta e Lolita
sta facendo le valigie.
LOLITA:
- (vedendole grida nervosa) Non potrò più stare con voi, mi hanno
sbarcata!
Lolita scoppia in singhiozzi.
ELISABETTA:
- (addolorata) Sì cara, lo sappiamo! Comunque, quando sei a casa,
vai a parlare con il tuo agente e vedrai che ti inserirà in un altro
balletto.
Intanto Lolita si asciuga le lacrime con le mani.
LOLITA:
- (sospirando) I balletti sono già stati completati!
ELISABETTA:
- (insiste) Adesso non ti abbattere, vedrai che da qualche parte c‟è
qualcosa anche per te. Mi raccomando, non trascurare la tua
emicrania, potresti anche guarire.
161
Lolita sospira lungamente.
LOLITA:
- Lo so, me l‟hanno detto anche i medici prima di lasciare l‟ospedale.
Intanto Novelita se ne sta ad ascoltare in silenzio con una mano sulla
branda superiore del letto a castello.
LOLITA: - Addio mummy e grazie di tutto!
Si abbracciano commosse, poi Elisabetta s’avvicina alla porta della
cabina, resa lugubre dalla mancanza d’oblò.
ELISABETTA:
- Good luck, and look after you, sweet daughter. (Buona fortuna, e
riguardati, dolce figlia.)
LOLITA:
- (piagnucolando) By mummy! (Addio mamma!)
Chiude, mentre Elisabetta s’avvia per lo stretto corridoio
196. Mattino. Esterno. Scaletta di sbarco. In banchina di fronte alla
nave. Al telefono.
Elisabetta scende la scaletta e va a telefonare di fronte alla nave, vicino
a un grande capannone. Inserisce la scheda e digita il numero.
196. Bis. Ufficio di Liw Kier
Nell’ufficio di Liw kier squilla il telefona, mentre lei sta lavorando al
computer, alza la cornetta.
ELISABETTA:
LIW KIER:
- Pronto, parlo con Madame Liw Kier?
- (grida angosciata) Elizabeth, il boss Mr. Sogreen non mi prende in
considerazione e non mi permette di mettermi in contatto con il
Charterer, se da Venezia non gli inviano un fax.
ELISABETTA:
- (brontola nervosa) Insomma non è concepibile che la mia
compagnia non abbia spedito un fax. La prego, non perda la
pazienza, perché credo che ne avremo bisogno di molta. Oggi stesso
informerò Venezia.
Liw Kier sospira più volte poi risponde nervosa.
LIW KIER:
- Non mi sarà possibile contattare Mr. Kor, se Mr. Sogreen non me lo
permetterà.
ELISABETTA:
- (preoccupata suggerisce) Madame Liw Kier, lei se ne stia
tranquilla, perché ora ci penso io, buon giorno! A presto.
LIW KIER:
- (con stizza) Buon lavoro e grazie!
Liw Kier posa la cornetta e riflette un attimo preoccupata.
162
197. Pomeriggio, ore sedici. Interno nave. Hall.
Elisabetta raggiunge la hall per salutare Luis e Shay che si stanno
preparando allo sbarco. Vede i loro bagagli in fila, vicino
all’uscita; essi sono seduti di fronte all’ufficio informazioni
circondati dalle hostess e dall’enorme figura di Jan che sta
intrattenendo il gruppo, raccontando barzellette sudice.
ELISABETTA:
- (grida scherzando ) Do you want to stop saying dirty jokes? You
naughty child! (La vuoi smettere di raccontare delle barzellette
oscene? Bambino cattivo!)
Una risata collettiva scoppia nel salone, echeggiando fragorosa. Poi Jan
fissa Elisabetta serio.
JAN:
- Senti mocciosa, se vuoi, il bambino cattivo può farti toccare il cielo con
un dito!
ELISABETTA:
- Cambia battuta, è vecchia, poi non vorrei farti venire l‟infarto,
con le tue proposte incestuose.
JAN:
- (curioso) Insomma, perché incestuose?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Non avrai dimenticato che per me sei un caro
fratello!
Mentre tutti ridono divertiti, arriva lo staff captain con le valigie.
STAFF CAPTAIN:
LUIS:
- (serio) Scusate, è arrivato lo spedizioniere con i passaporti?
- (esclama guardando verso l’entrata) Eccolo!
Poco dopo l’agente distribuisce i passaporti e i marinai Gabriel e Nicola
trasportano i bagagli in banchina; intanto un’esplosione di saluti,
grida e abbracci risuonano rumorosi tutto intorno nella sala.
Elisabetta stringe la mano allo staff captain, abbraccia Shay e
Luis, poi tutti i presenti seguono i tre fino alla scaletta di sbarco.
198. Singapore. 29 novembre. Interno. Ufficio centrale dei telefoni.
Elisabetta è all’interno di una cabina alza la cornetta e digita un
numero.
198. BIS 1. Interno. Ufficio di Liw Kier
Mentre squilla il telefono Liw Kier è seduta alla scrivania e sta scrivendo
qualcosa su una agenda, poggia la penna e prende la cornetta.
ELISABETTA:
- Pronto, Madame Liw Kier?
Liw Kier sospira nervosa.
163
LIW KIER:
- Elizabeth, non ne posso più, sto perdendo la pazienza, mi creda,
nessuno nella mia vita mi ha mai trattata con tanta indifferenza!
ELISABETTA:
- (assicura) Volevo informarla che ho appena telefonato alla
segretaria di Mr. Sogreen, che ha affermato di aver ricevuto il telex
da Venezia, ma sfortunatamente Mr. Sogreen è dovuto partire
d‟urgenza per Jakarta. Tuttavia ella mi ha assicurato che, quando
tornerà, informerà immediatamente Mr. Kor delle nostre intenzioni.
LIW KIER:
- Ah! Finalmente, questa notizia mi dà un po‟ di sollievo! Va bene
allora, fra qualche giorno mi metterò in contatto con la segretaria di
Mr. Sogreen per prendere un appuntamento.
ELISABETTA:
- Va bene, buon lavoro!
Elisabetta si ferma un attimo a riflettere. Poi digita un altro numero.
198. Bis 2. Italia. Interno Casa dello zio.
Lo zio Mino e seduto nel soggiorno su una poltrona con una coperta sulle
ginocchia, davanti al caminetto acceso. Squilla il telefono, mino si
toglie la coperta dalle ginocchia, si alza e lentamente raggiunge il
telefono e alza la cornetta.
LO ZIO MINO:
- Pronto!
ELISABETTA:
- Ciao zio, sono Elisabetta da Singapore, come stai?
Lo zio mino respira affannosamente, poi borbotta con voce tremante.
ZIO:
- Sto bene, grazie! Quando tornerai a casa?
ELISABETTA:
- (scoppia a ridere poi brontola) Non lo so zio, il mio ritorno
rimane un mistero per il momento, perché purtroppo dipende dagli
altri.
Lo zio ride di gusto, con qualche colpo di tosse.
ZIO:
- Siamo messi bene allora, se non sai neanche quando terminerà il tuo
contratto
ELISABETTA:
- Già, hai ragione zio, ma a volte può succedere, perché spesso si
devono affrontare certe odissee difficili da immaginare.
ZIO:
- (riprende a tossire poi brontola) Spero che tu arrivi in tempo!
ELISABETTA:
- (sorpresa, ma sforzandosi di apparire calma) Ma certo zio! Un
forte abbraccio, saluti a tutti!
ZIO:
- Riguardati, mi raccomando!
164
Lo zio mette giù la cornetta e commosso fissa il vuoto. Elisabetta
abbassa la cornetta e rimane un attimo a testa bassa a riflettere
commossa.
199. Interno. Pomeriggio. Ufficio informazioni.
Elisabetta entra all’interno dell’ufficio informazioni per fare delle
fotocopie e incontra Shirley.
SHIRLAY:
- Elizabeth, hai saputo che cosa è capitato alla m/n Royal Pacific,
dove sono imbarcati Luis e Shay?
ELISABETTA:
- (iniziando a fare delle fotocopie) Si, l‟equipaggio ne sta
parlando tutto eccitato! Mi hanno spiegato che la nave è stata
sequestrata nel porto di T.G. Priok a Jakarta dalle autorità doganali,
perché hanno trovato il casinò aperto in porto con giocatori che
giocavano d‟azzardo.
SHERLEY:
- Sembra sia stato Mr. Kor a tendere un agguato alla nave
concorrente Royal Pacific, al suo primo viaggio inaugurale, con
l‟accusa d‟aver violato le leggi internazionali sul gioco d‟azzardo.
ELISABETTA:
- (pensierosa) Ah! Adesso capisco perché Mr. Sogreen è partito
d‟urgenza per Jakarta!
SHIRLEY:
- Sarà partito per cercare d‟aggiustare le cose, perché ho sentito dire
che, se non cambierà itinerario, la nave rimarrà sequestrata nel
porto di Jakarta.
ELISABETTA:
- Allora vedrai che Mr. Sogreen accetterà di cambiare itinerario,
perché costerebbe troppo mantenere una nave sequestrata in
porto. Certo che Mr.Kor è furbo.
SHIRLEY:
- (sospira) Invece sembra che per il momento i responsabili della
Royal Pacific non vogliano cedere a questa specie di ricatto!
Elisabetta raccoglie le sue fotocopie.
ELISABETTA:
- (mentre si prepara per andarsene) Certo staranno facendo dei
tentativi, ma secondo me cederanno a Mr. Kor, perché non c‟è
posto per due navi passeggeri su questa rotta, infatti credo che
fallirebbero entrambe.
SHIRLEY:
- Probabilmente sarà così!.
200. Interno. Pomeriggio. Ore sedici. Saletta ufficiali.
Dai grandi finestroni della saletta si vede il cielo scuro pieno di nuvole.
Edward è seduto ad un tavolo e si sta toccando le caviglie.
Entra nella saletta Elisabetta e vede Edward massaggiarsi le
caviglie preoccupato.
165
ELISABETTA:
- Edward, che hai alle caviglie???
Edward rimane in silenzio per un attimo.
EDWARD:
- (fissandola) Cammino tutto il giorno su e giù per la nave, per
riparare ogni tipo di guasto elettrico, quindi immagino che, se le
caviglie sono indolenzite, sia dovuto alla stanchezza.
ELISABETTA:
- (mentre si prepara un caffè) Potrebbe essere, ma sarebbe bene
prevenire; vai dal dottor Win, ha delle creme che forse possono
risolvere il tuo problema.
EDWARD:
- (mentre Elisabetta sta bevendo il caffè) Vedremo, comunque per il
momento posso farcela anche senza crema.
Elisabetta si alza e porta la tazza in riposteria.
ELISABETTA:
- Forse avremo il temporale che ci serve. Ciao, a più tardi!
Edward guarda fuori dai finestroni riflettendo serio, mentre Elisabetta
se ne sta andando.
EDWARD:
- Credo che da domani avremo delle giornate limpide e trasparenti. See you
later! (A più tardi!).
201. Pomeriggio. Interno. Corridoio
Colin e Lisa stanno percorrendo il lungo corridoio degli alloggi
ufficiali, Lui è un uomo sui cinquant’anni, robusto, statura media,
viso rotondo, occhi chiari, capelli brizzolati, australiano. Lisa è
una giovane donna spiritosa e molto affettuosa, statura bassa e
magra, con un viso da bambina, incorniciato da capelli ricci e
castani che le cadono sulle spalle, australiana. Elisabetta esce da
una cabina alcuni metri davanti a loro, si fermano a parlare.
COLIN E LISA:
- (in coro) Ciao Elisabetta, come stai?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Bene, grazie! Voi state bene, siete stupendi,
sorridete sempre.
LISA:
- Hai ragione, siamo due persone felici.
ELISABETTA:
- Colin, volevo dirti che ieri sera ti ho ascoltato mentre leggevi il
notiziario per microfono ai passeggeri; complimenti, sei meglio di
giornalista!
LISA: - (sorridendo) Elisabetta, tu non lo sai, ma quando Colin è a terra, fa il
giornalista in una televisione privata.
ELISABETTA:
- (stupita) Ah! Ecco perché sei meglio di un giornalista!
Una risata esplode intorno.
166
COLIN:
- Immagina che cosa fa Lisa quando è a terra!
ELISABETTA:
COLIN:
- Non saprei.
- (ridendo) Pensa che lei è un‟attrice di teatro!
ELISABETTA:
- Stupendo! Adesso capisco perché siete anche dei bravi direttori
di crociera!
Esplode un’altra risata, mentre i due riprendono a camminare lungo il
corridoio ed Elisabetta se ne va dall’altra parte.
202. Esterno nave. Alla partenza. Ore diciotto. Sotto le tettoie
delle passeggiate.
Alla partenza, il cielo è nero, scoppia un temporale, con tuoni e fulmini
che illuminano l’oscurità. Tra i boati dei fulmini si odono annunci
delle hostess, nelle varie lingue. I passeggeri sono sui ponti
superiori, sotto le tettoie delle passeggiate, stretti uno contro
l’altro, per vedere la partenza da Singapore senza bagnarsi. La
fitta pioggia che cade rumorosa lascia appena intravedere le
sagome illuminate dei grattacieli, che s’allontanano veloci nel
diluvio. Elisabetta e i passeggeri guardano le affascinanti
apparizioni dei fulmini, che si ramificano ed esplodono nel cielo
provocando enormi boati che fanno tremare le paratie della nave.
Continui tuoni e bagliori illuminano la pioggia che brilla come
milioni di cristalli che danzano nel vuoto. Infine la nave vira verso
sud e l’acqua, trasportata da un turbine di vento, investe tutti i
passeggeri, che fuggono bagnati all’interno della nave urlando e
gridando. Elisabetta rimane un attimo in mezzo a quella bufera,
fra l’umidità e il freddo che la fa rabbrividire, poi, schiaffeggiata
dal forte vento che l’aggredisce rabbioso, corre al riparo.
203. Sogno. Esterno. Giorno. Strada deserta.
Sogno (effetto flou): Elisabetta cammina su una strada deserta,
stanca e depressa sta per cadere a terra priva di forze, quando ad
un tratto qualcuno che la sta seguendo la solleva da dietro le
spalle, alzandola in piedi. Si trova di fronte ad un uomo orientale,
distinto, dalla pelle scura, sui quarantacinque anni, media altezza,
capelli scuri, che la fissa con i suoi occhi neri. Nota una cicatrice a
forma di croce sulla guancia destra (che si rivelerà essere Mr.
Willer Wuner, il secondo mafioso). Ù
203. 1 Bis. Notte. interno. Cabina di Elisabetta
In quel mentre il rumoroso boato di un fulmine fa vibrare le paratie
svegliandola di soprassalto. Si siede sul letto guarda la sveglia sul
comodino che segna le due di notte del 30 novembre 1991.
Elisabetta riflette un attimo pensierosa, quindi si riaddormenta.
167
203. 2 Bis. Sogno. A casa di Elisabetta.
Sogno (effetto flou): Elisabetta si trova a casa sua in Italia, è tornata
da Singapore da circa una settimana, quando, dal balcone, vede
arrivare un signore con un furgoncino che scarica le sue valigie e
gliele porta fin sulla porta di casa.
203. 3 Bis. Notte. interno. Cabina di Elisabetta
Si sveglia e si siede sul letto.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Maledizione, durante il viaggio di ritorno a
casa da Singapore la compagnia aerea mi perderà le valigie e me le
riporterà dopo una settimana!
Chiude, mentre i tuoni e i fulmini imperversano senza fine.
204. Notte. Ore ventidue. Saletta ufficiali.
Elisabetta entra nella saletta e trova Edward seduto al tavolo, con la
penna e i fogli, che l’aspetta per scrivere i sogni da spedire allo
scienziato David Ryback.
EDWARD:
- Sai cara, stavo riflettendo sui due sogni che mi hai raccontato
questa mattina e devo dedurre che il significato è molto chiaro.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Probabilmente, dall‟altra dimensione vogliono che
capisca il significato senza che mi scervelli troppo.
Edward scoppia in una risata.
ELISABETTA:
- A volte è difficile capire il messaggio di certi sogni e non ti
nascondo che, spesso, ho capito il significato solo dopo che il sogno
si era avverato.
EDWARD:
- Già, non sempre è facile recepire il messaggio, ma il sogno delle
tue valigie che arrivano a casa dopo di te è chiarissimo.
ELISABETTA:
- Devo ammettere che la maggior parte dei miei sogni
premonitori è chiarissima!
EDWARD:
- Trovo sia meno comprensibile il sogno dell‟uomo che ti rialza in
piedi, mentre stai cadendo a terra.
ELISABETTA:
- (fissando Edward) Per me è un sogno molto chiaro: l‟uomo che
mi rialza, mentre sto cadendo, mi ridarà le forze e le speranze, in
un momento in cui le avrò perse, proponendomi probabilmente
nuove possibilità. Forse sarà il secondo mafioso che interverrà al
momento giusto, così non cadrò in disperazione.
I due amici scoppiano in una risata.
168
EDWARD:
- (scherzando) Insomma Elisabetta, continui a fartela con questi
mafiosi e non vuoi darmi ascolto quando ti dico che sono pericolosi.
Un’altra risata fragorosa esplode intorno.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (sorridendo) Finché i mafiosi li incontro in sogno, va bene!
- Per quanto ne so io, i tuoi sogni si avverano, quindi presto ci avrai
a che fare.
ELISABETTA:
- (pensierosa) Che ci possiamo fare, se questo è il mio destino
dovrò trattare con loro.
Chiude, mentre Edward prende la penna ed Elisabetta comincia a
dettare… Dissolvenza incrociata a simulare il passare del tempo.
205. 4 dicembre. Singapore. Mattino. Esterno. Marciapiede
Liw Kier sta camminando su un marciapiede davanti una fila di palazzi e
negozi con passanti che vanno e vengono e il rumore del traffico
sulla strada, quando ode il suo telefono squillare all’interno della
borsa, quindi la apre, prende il telefono e risponde.
LIW KIER:
- Pronto!
205. Bis. Davanti alla nave ai capannoni.
Elisabetta è al telefoni del grande capannone davanti alla nave.
ELISABETTA:
- Madame Liw Kier, sono Elisabetta, allora è riuscita a mettersi in
contatto con Mr. Kor? .
LIW KIER:
- (arrabbiata) Elizabeth, sono molto arrabbiata, perché dopo
quello che ho dovuto penare, il Charterer mi ha risposto seccato
che comprerà lui la merce del duty free shop e gestirà il negozio.
ELISABETTA:
- (preoccupata) Mi dispiace, comunque se ci saranno dei
problemi io mi metterò in contatto con lei e il suo socio.
LIW KIER:
- Buona fortuna Elizabeth!
Liw Kier mentre cammina sul marciapiede e incrocia alcune persone
spegne il telefonino con rabbia e lo infila nella borsa.
LIW KIER;- Maledizione!!!
206. Singapore. Pomeriggio. Interno nave. Ufficio informazioni.
Ufficio Mr. Tono.
All’interno dell’ufficio informazioni Desery sta scrivendo al computer,
entra Elisabetta.
169
ELISABETTA:
DESERY:
- Ciao, Desery! Sai dove posso trovare Mr. Tono?
- (smettendo di battere) È nel suo ufficio, ma ora è occupato con
qualcuno; se aspetti un po‟, vedrai che uscirà!
Elisabetta si siede vicino a Desery che sfoggia i suoi galloni da
Assistente Commissario.
ELISABETTA:
- Avete più saputo niente della Royal Pacific, perché alcuni
marinai mi hanno detto…..
DESERY:
- (interrompendola) Si, sembra sia stata rilasciata dalle autorità
doganali indonesiane, dopo che i responsabili hanno scelto un altro
itinerario.
ELISABETTA:-Lo sapevo, con i mafiosi non si vince mai!
DESERY:- (curiosa) Che cosa vuoi dire??
Mentre Desery la fissa curiosa esce un uomo dall’ufficio di Mr. Tono ed
Elisabetta si alza in piedi.
ELISABETTA:- (sorridendo) E‟ una storia lunga, poi ti racconterò!
DESERY:
- Ciao!
Elisabetta bussa alla porta.
MR. TONO:
- Avanti!
MR. TONO:
- (sorridendo) Posso fare qualcosa per lei?
ELISABETTA:
- Mr. Kor ha riferito a Madame Liw Kier che comprerà lui la
merce del negozio, per gestirlo, allora sono venuta a chiederle di
organizzarmi un rendez-vous con Mr. Kor, a Jakarta, per accordarci
sul prezzo della merce.
MR. TONO:
- (serio) Se le cose stanno così, vedrà che Mr. Kor verrà a cercarla
a Jakarta, perciò lei l‟aspetti a bordo. Ad ogni modo io cercherò di
mettermi in contatto con lui, così le farò sapere con certezza se
verrà.
Chiude, mentre lei lo ringrazia e se ne va. Dissolvenza.
207. Nave in navigazione per Jakarta. Pomeriggio ore 15. A prua.
Il sole splende sopra un mare liscio come l’olio, i gabbiani volano in un
cielo limpido. Elisabetta (in divisa con i capelli al vento) è seduta
sotto il ponte di comando a riflettere, mentre ammira la prua della
nave che sfreccia veloce su un mare verde.
170
ELISABETTA:- (voce fuori campo) L‟essere umano non si accorge d‟essere
continuamente la vittima del suo pensiero mal diretto. Ragione valida, per
cui, non devo farmi prendere dall‟ansia e dallo sconforto di fronte alle
difficoltà.
Elisabetta guarda il mare verde e sorride.
208. 6 dicembre Jakarta. Mattino. Interno. Ufficio Mr. Tono.
MR. Tono sta lavorando al computer. qualcuno bussa alla porta,
MR: TONO:- Avanti!
Entra Elisabetta.
MR. TONO:
- Mi scusi, ma non sono riuscito a mettermi in contatto con Mr.
Kor, comunque se fossi in lei, l‟attenderei a bordo, perché potrebbe
farsi vivo.
ELISABETTA:
- (brontola) Io credo che Mr. Kor non verrà, ad ogni modo io non
esco; in caso riesca a mettersi in contatto con lui, mi faccia avere
un appuntamento.
MR. TONO:
- D‟accordo!
Chiude, mentre Elisabetta se ne va.
209. In navigazione. 7 dicembre. Mattino. Interno duty free shop.
L’orologio di bordo segna le 11.30 del 7 dicembre 1991. Dal negozio
entrano ed escono passeggeri con borse di merce. In negozio
Elisabetta sta chiudendo un cassetto, quando alza lo sguardo si
trova davanti ad un uomo distinto, sui quarantacinque anni, media
statura, magro, pelle scura, capelli neri, viso rotondo, che la fissa
con i suoi occhi neri. Come ipnotizzata, osserva quel viso che lei ha
già incontrato in sogno. Si sposta per vedere se ha una cicatrice a
croce sulla guancia destra come l’uomo del sogno. Mentre lui si
gira per toccare alcuni articoli italiani, Elisabetta con stupore
vede la (dettaglio) cicatrice che, rispetto a quella del sogno,
sembra essere un po’ più piccola. Intanto l’uomo stringe la mano
ad Elisabetta.
L‟UOMO:
- Piacere, sono Mr. Willer Wuner!
ELISABETTA:
- (sorridendo) Il piacere è tutto mio!
L’uomo continua a guardare la merce con interesse.
WILLER WUNER:
- Io sono indonesiano e vivo tra Singapore e Jakarta, poiché
dirigo una catena di duty free shop a Singapore. Vorrei che lei mi
171
mettesse in contatto con la sua compagnia a Venezia, perché vorrei
comprare articoli italiani e profumi.
Mr. Willer Wuner allunga un biglietto da visita ad Elisabetta, che lo
prende.
ELISABETTA:
- Ok! Se la mia compagnia sarà interessata al business, si metterà
in contatto con lei!
WILLER WUNER:
- Complimenti signora, ha della bella merce, arrivederci a
presto, spero.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Arrivederci e grazie per i complimenti.
Poco dopo entra Mr. Tono, sorridendo.
MR. TONO:
- Elizabeth, sono felice di comunicarle che a Singapore madame
Kor e la segretaria saliranno a bordo per vedere la merce.
ELISABETTA:
- (felice) Ah! Finalmente!
Mr. Tono, mentre i suoi occhi si stringono in un sorriso dolcissimo, con
un cenno di saluto se ne va.
210. 8 dicembre. Singapore. Interno. Hall. Duty free shop.
LISA:
- (si ode il don dell’altoparlante) La nave è attraccata al molo di
Singapore, i passeggeri possono sbarcare.
L’orologio di bordo segna le 10.15 dell’otto dicembre 1991. I
passeggeri stanno sbarcando; madame Kor e la sua segretaria
Rowena sono nella hall e stanno discutendo con Hong e il suo
assistente Marlo.
MADAME Kor:- (inferocita fissando i due) Insomma, avete trovato l‟errore?
HONG:- (preoccupato) Non ancora ci stiamo lavorando.
ROWENA:- Se il denaro non è stato rubato, i conti dovranno quadrare.
Mentre le due donne girano le spalle a Hong e Marlo, i due si fissano
preoccupati.
Elisabetta è davanti al negozio che le sta aspettando, quando le vede
arrivare, sorride.. È colpita dalla figura poco attraente di madame
Kor: alta, magra, porta un paio d’occhiali su un viso lungo e
sottile, con un neo sulla guancia sinistra, dove spuntano alcuni
peli; i capelli neri che le cadono sulle spalle sono l’unica nota
piacevole. Le due donne, quando finiscono di parlare con Hong e
Marlo, le vanno incontro.
172
ROWENA:
- Possiamo vedere la merce?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Certo! Venite!
Elisabetta apre il negozio. Le due donne entrano in silenzio. Mentre
Rowena controlla i profumi e i prezzi, Elisabetta osserva madame
Kor.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Che strana donna madame Kor, non mi
degna neanche di uno sguardo.
Intanto madame Kor sta guardando gli alcolici con interesse, poi passa
alle sigarette.
MADAME KOR:
- (con ostilità) Queste sigarette noi non le compriamo!
Elisabetta stupita alza lo sguardo.
ELISABETTA:
- (dopo una pausa) Mi perdoni signora, ma ho l‟ordine di vendere
tutto insieme. Sono sicura che lei troverà un compratore qui a
Singapore.
Madame Kor la fissa con sguardo severo.
MADAME KOR:
- Mi dica il prezzo di tutta la merce.
ELISABETTA:
- La mia compagnia chiede il sessanta per cento sul prezzo di
vendita, inclusi due computers con il programma e tutto
l‟arredamento. Come vede è un grosso affare perché, se lei dovesse
comprare due computers, il programma e l‟arredamento del
negozio, le verrebbe a costare una cifra superiore.
Ella rimane in silenzio a riflettere.
MADAME KOR:
- Senta, noi ritorneremo prima della partenza e ne riparleremo.
Può andare bene per lei?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Ok! Vi aspetterò dalle ore diciassette in poi, vicino
all‟ufficio informazioni.
La segretaria annuisce sorridendo, mentre madame Kor esce dal
negozio in silenzio, senza un cenno di saluto. Dissolvenza.
211. Pomeriggio. Interno. Ufficio informazioni. Duty free shop.
L’orologio di bordo segna le 17.40 del 8 dicembre 1991. Mentre
Elisabetta attende le due donne, vede venirle incontro il
comandante Philip.
COMANDANTE:
- (sorridendo) Allora Elizabeth, si concluderà l‟affare questa
volta?
173
ELISABETTA:
- (con poche speranze) Io lo spero con tutto il cuore, ma ho la
strana sensazione che sarà difficile.
COMANDANTE:
- (fissandola negli occhi) Orsù, non sia pessimista!
ELISABETTA:
- (brontola seria) Le voci di “corridoio” sostengono che Mr. Kor
non abbia più denaro, poi ho altre indicazioni personali, che mi
fanno presupporre che sarà difficile concludere l‟affare.
COMANDANTE:
- (ribatte serio, mentre s’allontana) Vedremo ciò che
succederà.
Sopraggiunge Shirley.
SHIRLEY:
- Elisabetta, stai ancora aspettando madame Kor e la sua segretaria?
ELISABETTA:
- (sospirando) Se non si muovono, la nave parte. Poi ho dei
dubbi che il Charterer abbia il denaro per pagarmi, infatti ho saputo
che per ben due volte è stata rimandata la partenza, perché gli
addetti al bunkeraggio della nave si sono rifiutati di imbarcare il
gasolio se Mr. Kor non pagava prima gli arretrati.
SHIRLEY:
- Ma poi siamo partiti, perciò avrà pagato.
ELISABETTA:
- (preoccupata) Io comunque non mi fido; se madame Kor non mi
pagherà, io non le consegnerò le chiavi del negozio.
SHIRLEY:
- (andandosene) E fai bene!
Elisabetta alza lo sguardo e vede le due donne che le vanno incontro.
MADAME KOR:
- (ordina) Comunichi alla sua compagnia che noi non pagheremo
più del quaranta per cento sul prezzo di vendita.
ELISABETTA:
- (seria) No signora, io non posso accettare, perché mi hanno già
dato un limite. Non posso scendere sotto al cinquanta per cento.
Questa è l‟ultima offerta, quindi ci pensi e mi faccia sapere il prima
possibile.
Mentre Rowena sorride, madame Kor rimane fredda come il ghiaccio.
MADAME KOR:
- Bene! Quant‟è il prezzo totale della merce!
ELISABETTA:
- Circa centomila dollari americani, a lei verrebbe a costare solo
cinquantamila, al cinquanta per cento. Ad ogni modo, al prossimo
ritorno a Singapore le farò sapere la cifra esatta.
Le due donne si guardano negli occhi e parlano tra loro in cinese.
ROWENA:
- Non può farlo adesso il totale?
174
ELISABETTA:
- (stupita) Lo farei volentieri, se ci fosse il tempo, ma, ad un
quarto d‟ora dalla partenza, non è possibile sommare una decina di
pagine di computer, con migliaia d‟oggetti da moltiplicare e farne il
prezzo.
ROWENA: - (dopo una pausa) Per cortesia mi dia la lista del carico che ci
penso io.
In quel momento si ode il don dell’alto parlante.
COLIN:
- (il direttore di crociera, annuncia) I visitatori sono pregati di
scendere a terra, la nave è in partenza. Grazie per l‟attenzione
Elisabetta allunga una stampa aggiornata del carico a Rowena e,
quando si gira per salutare madame Kor, quella è sparita.
ELISABETTA:
- (sorpresa) Buona sera, Rowena!
Rowena le sorride e s’affretta ad uscire.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Ecco avverato un altro dei miei sogni!
212. Nave in navigazione per Jakarta. Pomeriggio ore 15.00. Prua.
Il sole splende sopra un mare liscio come l’olio, i gabbiani volano in un
cielo limpido. Elisabetta (in divisa con i capelli al vento) è seduta
sotto il ponte di comando e ammira la prua della nave che sfreccia
veloce su un mare verde.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Quanta pazienza, quanti problemi, non ne
posso più, mi sento schiacciare da un peso invisibile che mi grava
sul cuore.
ELISABETTA:
- (sorridendo pensa, voce fuori campo) Lun-Yu dice: “ Il saggio è
colui che non si affligge di nulla, senza tristezza e senza timore…”
Chiude, mentre Elisabetta sorride felice.
213. Singapore. 12 dicembre. Mattino. Interno. Hall. Negozio.
L’orologio di bordo segna le 11.30 del 12 dicembre 1991. Richard
attraversa la Hall e va incontro ad Elisabetta sventolando un
telex.
RICHARD:
- È per te, mia cara!
Glielo strappa di mano.
ELISABETTA:
- (trepidante) Sono buone notizie?
RICHARD:
- (dolcemente) Non ho mai studiato l‟italiano purtroppo! E poi io
non leggo i telex dei miei clienti.
175
Elisabetta legge il telex in silenzio, poi alza lo sguardo verso Richard
che sta immobile davanti a lei in attesa di buone notizie.
ELISABETTA:
- (preoccupata) Io sono ancora in alto mare e so che il Charterer
mi ci lascerà ancora per lungo tempo e non so se concluderò mai
l‟affare, intanto però la mia compagnia mi ha prenotato l‟aereo per
martedì sera venti dicembre. Insomma dovrei chiudere il contratto
entro una settimana.
Richard fissa Elisabetta con i suoi occhi neri sgranati.
RICHARD:
- Potresti ancora riuscirci! Assicurati comunque che Mr. Kor ti
consegni l‟assegno in tempo prima dello sbarco, poiché si vocifera
che non abbia più un soldo.
ELISABETTA:
- Lo so! Tutto l‟equipaggio ne parla, ma speriamo siano solo voci.
RICHARD:
- Ricordati che in ciò che vocifera l‟equipaggio, c‟è sempre un
fondo di verità.
ELISABETTA:
- (cercando di sdrammatizzare) Insomma, se Mr. Kor non ha più
denaro, allora gli affari vanno male, quindi se così stanno le cose, si
avvererà il mio sogno insieme a quello di Mr. Tono.
RICHARD:
- (la fissa serio poi brontola) Tu ridi, ma io ho paura che purtroppo
saremo abbandonati sulla nave ferma in qualche luogo sperduto,
proprio come nel tuo sogno.
ELISABETTA:
- (smette di ridere) Ho la strana sensazione che,
sfortunatamente, non riuscirò mai a partire martedì su quel volo,
sarebbe troppo bello essere a casa per Natale.
In quel mentre Elisabetta vede Mr. Tono all’ufficio informazioni.
ELISABETTA:
- Scusa Richard, devo parlare con Mr.Tono.
Elisabetta raggiunge Mr. Tono.
ELISABETTA:
- Scusi Mr. Tono, sto aspettando madame Kor e la sua segretaria
da alcune ore, non sa per caso quando verranno a bordo?
MR TONO:
- (sorridendo) Le aspettiamo per le sedici!
ELISABETTA:
- Va bene, allora ritornerò per quell‟ora, grazie.
214. Interno. Pomeriggio. Ore sedici. Hall.
L’orologio di bordo segna le 16.00 del 12 dicembre 1991. Madame Kor e
Rowena vanno incontro ad Elisabetta.
176
MADAME KOR:
- Senta, noi compriamo tutto al cinquanta per cento, fatta
eccezione per le sigarette italiane; le venda a chi vuole ma me le
tolga di mezzo.
ELISABETTA:
- (nervosa brontola) Mi sta mettendo in difficoltà, per me sarà
molto difficile poter piazzare queste sigarette, perché non so a chi
rivolgermi.
Madame Kor fissa Elisabetta e se ne va, e Rowena la segue.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Maledizione!
Dissolvenza incrociata a simulare il passare del tempo.
215. 14 dicembre Jakarta. Pomeriggio. Ponte ciminiera.
Desery vede Elisabetta stesa su una sedia sdraio all’ombra della
ciminiera che sta leggendo, quindi va a sedersi vicino a lei.
DESERY:
- Allora Elisabetta, quand‟è che potrai finalmente tornare a casa?
Posa il libro sulla sedia sdraio.
ELISABETTA:
- (sospirando) Non me ne parlare, ti prego, madame Kor mi ha
“rotto” per una cinquantina di stecche di sigarette Italiane, che non
voleva comprare, così ho dovuto telefonare ad alcuni provveditori,
compreso quello della nave, ma nessuno le ha volute acquistare.
DESERY:
- Certo che quella vipera rompe.
Elisabetta si siede sulla sedia sdraio.
ELISABETTA:
- Il mio capo Delopera mi ha detto di telefonare a madame Kor e
di riproporgliele a prezzo conveniente: dopo un‟estenuante
trattativa le ha accettate.
DESERY:
- (seria) Bene, hai risolto il problema!
ELISABETTA:
- Pensa Desery che, tempo fa, ho proposto alla mia compagnia di
spedire tutta la merce in Italia con un container, ma essa ha
insistito col dire che le spese sarebbero state insostenibili. Ma, se
mi avessero ascoltato, ora non sarei in queste condizioni incerte.
DESERY:
- (riflettendo) In fondo non è ancora stata detta l‟ultima parola, il
sedici a Singapore tu potresti concludere l‟affare con madame Kor,
così il venti dicembre partiresti per l‟Italia.
ELISABETTA:
- Sarebbe troppo bello, ma ho paura che dovrò restare in questa
“prigione” di metallo, ancora per qualche mese.
DESERY:
- (curiosa) Chi te lo dice?
ELISABETTA:
- (seria) Me lo dicono i miei sogni.
177
Le due donne si fissano serie.
216. Singapore. 16 dicembre. Interno. Hall. Mattino. Scaletta di
sbarco. Esterno. Telefoni.
Elisabetta cammina avanti e indietro tra la hall e il negozio, poi fissa
l’orologio di bordo, segna le 11.30 del 16 dicembre 1991.
Elisabetta sbuffando nervosa va al portellone di sbarco e si rivolge
al marinaio di guardia Noel:
ELISABETTA:- Ciao Noel, sono quasi due ore che sto aspettando Madame Kor
e la segretaria, le hai viste entrare?
NOEL:- Erano attese anche da Mr. Tono, ma non le ho viste .
Elisabetta Scende lungo la scaletta di sbarco e raggiunge i telefoni al
capannone. Inserisce la scheda, digita un numero.
216. BIS. Singapore. Ufficio di Madame Kor.
Rowena sta lavorando al computer in ufficio, quando squilla il telefono,
alza la cornetta.
ROWENA:
- Pronto, con chi parlo?
ELISABETTA:
- Sono la shop manager della m/n Orient Sun, mi può passare
madame Kor, per cortesia.
ROWENA:
- Mi dispiace, ma madame Kor non è reperibile.
ELISABETTA:
- (insiste) Abbia pazienza signorina, mi dica quando posso
trovarla.
ROWENA:
- Non so, provi al ritorno da Jakarta.
ELISABETTA:
- (sospira) Se lei non lo sa, io al ritorno dal prossimo viaggio
dovrei prendere un aereo per l‟Italia.
ROWENA:
- Ah! Ma se lei deve andare, vada!
ELISABETTA:
- (nervosa) Prima però dovrei concludere l‟affare con madame
Kor, capisce come stanno le cose?
ROWENA:
- Si, capisco, mi dispiace!
ELISABETTA:
- Già, dispiace più a me, che adesso dovrò rimandare la mia
partenza a data da destinarsi.
Chiude, mentre Elisabetta sbatte arrabbiata la cornetta sul telefono.
217. Jakarta. Pomeriggio. Interno cabina di Edward.
178
Edward è steso sul letto con un cuscino sotto i piedi e, mentre fissa il
vuoto pensieroso, qualcuno bussa alla porta della cabina.
EDWARD:
- Prego, la porta è aperta.
Elisabetta entra e vede Edward steso sul letto con un cuscino sotto i
piedi.
EDWARD:
Ah, la signora dei sogni!
ELISABETTA:
- (sorridendo) Il tuo assistente mi ha informato dell‟accaduto.
Come stai?
EDWARD:
- (sospira, poi brontola) Quando mi hai raccontato il sogno in cui mi
vedevi steso con i piedi su un cuscino, ho pensato: che cosa vuoi
mai che mi succeda alle caviglie!? Ora mi trovo con i tendini delle
caviglie infiammati, dovevo proprio incontrare una strega come te
che vede il futuro.
ELISABETTA:-
(ridendo) Per favore adesso non mi condannare al rogo come
facevano ai tempi dell‟inquisizione.
I due scoppiano a ridere divertiti, poi Elisabetta si siede su una sedia
accanto il letto di Edward.
ELISABETTA:
EDWARD:
- A Singapore sono andato da uno specialista che mi ha prescritto
delle creme e ordinato un‟altra settimana a letto. Per me che non
sto mai fermo, è molto noioso stare qui senza muovermi.
ELISABETTA:
EDWARD:
- Ma che cosa ti ha detto il dottor Win?
- Lo so, mi dispiace!
- (sorridendo) So che hai dovuto rimandare la partenza a data da
stabilire. Tutto sta andando secondo i tuoi sogni, immagino che
sbarcherai dopo che avrai avuto a che fare col secondo mafioso.
ELISABETTA:
- (dopo una pausa) L‟ho già incontrato il secondo mafioso, l‟ho
riconosciuto dalla cicatrice che portava sulla guancia destra, e si
chiama Willer Wuner.
EDWARD:
- (pensieroso) Elisabetta, mi fai paura.
Lei sorride e cambia discorso.
ELISABETTA:
- Se non altro sono felice per l‟equipaggio, perché ho visto che
stimano molto il capitano Philip. Pensa che oggi ho udito un gruppo
di filippini che lo salutavano dicendo….
EDWARD: - (interrompendola) We love you Captain!
ELISABETTA: - (ridendo) Allora anche tu hai sentito
con tanto affetto.
179
l‟equipaggio che lo saluta
EDWARD:
- (felice) Si, il capitano è una brava persona e l‟equipaggio lo sente,
perciò gli dimostra il suo affetto.
ELISABETTA:
- (entusiasta) Io trovo che gli orientali siano dei “bambini”
dolcissimi, che hanno un grande cuore, perché sanno amare
incondizionatamente.
EDWARD:
- Si mummy, hai ragione!
Elisabetta scoppia a ridere.
ELISABETTA:
- Veramente detto da te non suona bene.
Edward esplode in una risata.
EDWARD:
218.
- Hai ragione, io non sono un bambino del sole d‟Oriente!.
Singapore. 20 Dicembre.
d‟imbarco. Telefono.
Mattino.
Interno.
Portellone
L’orologio di bordo segna le 10.30 del 20 dicembre 1991. Lo sbarco dei
passeggeri è finito, i marinai Gabriel e Nikola stanno istallando il
telefono al portellone d’imbarco. Arriva Elisabetta mentre i due
stanno piazzandolo su un tavolino, poi Nikola prende su la cornetta
e ascolta se funziona.
ELISABETTA:
- Scusatemi, dovrei fare una telefonata a madame Kor, posso
usare il telefono della nave?
MARINAIO GABRIEL:
- (sorridendo) Prego!
Elisabetta digita il numero, mentre alcune persone passano e scendono
lungo la scaletta.
218. BIS: Singapore. Interno ufficio di Madame Kor.
Squilla il telefono nell’ufficio, Rowena è in piedi vicino al telefono prende
su la cornetta e risponde, mentre Madame Kor sta lavorando ad un
computer.
ELISABETTA:
- Sono la shop manager dell‟Orient Sun, mi può passare madame
Kor per favore?
ROWENA:
- Un attimo, per favore.
Rowena passa la cornetta a Madame Kor.
MADAME KOR:
- Pronto!
ELISABETTA:
- Signora Kor, per cortesia, mi dica se la sua proposta è ancora
valida, altrimenti devo cercare altri compratori.
180
MADAME KOR:
- (dopo una pausa confessa preoccupata) Io sono interessata a
rilevare la vostra attività, ma c‟è mio marito che ha dei dubbi. Mi
faccia la cortesia di prendere contatto con lui e lo convinca.
Elisabetta sorpresa impallidisce.
ELISABETTA:
- Va bene, ci proverò.
Elisabetta esasperata getta la cornetta con rabbia sul ricevitore.
ELISABETTA:- Maledizione!
MARINAIO NIKOLA:
- Mummy, sei diventata pallida. Che cosa ti succede?
ELISABETTA:
- (seria) Vedi, se tu avessi a che fare con dei mafiosi,
diventeresti pallido anche tu!.
MARINAIO GABRIEL:
- (fissandola incredulo) Hai davvero a che fare con i
mafiosi?
ELISABETTA:
- (sospirando pesantemente) Già, vorrei poterti dire di no.
I marinai la f issano senza parole.
ELISABETTA:
- (seria) Ascoltatemi bene, se voi due doveste aver bisogno di un
killer, fammelo sapere, ci penserò io.
I due marinai, colpiti, fanno un passo indietro e sbattono contro la
paratia non sapendo che pesci pigliare. Lei scoppia in una risata.
MARINAIO GABRIEL:
- (brontola) You naughty mummy, you are pulling are leg!
(Tu, mamma cattiva, ti stai prendendo gioco di noi!)
Poi anche i marinai scoppiano in una risata fragorosa
incontro facendo finta di picchiarla.
e le vanno
ELISABETTA:
- (andandosene seria) Non c‟è niente da ridere, la situazione è
drammatica.
I due marinai si fissano increduli.
219. Singapore. Mattino. Interno. Ufficio informazioni.
All’ufficio informazioni Mr. Tono sta parlando con un suo collaboratore
di Singapore che ha un telefonino in mano. Elisabetta li vede e li
raggiunge.
ELISABETTA:
- Scusi Mr. Tono, potrebbe, per favore, farmi parlare con Mr.
Kor, per un urgenza?
Il collaboratore fissa per un attimo Mr. Tono, poi quando questi annuisce,
digita un numero e passa il cellulare ad Elisabetta.
181
219. BIS. Jakarta. Interno. Ufficio9 di Mr. Kor.
Nell’ufficio di Mr. Kor a Jakarta squilla il telefono. La segretaria prende
la cornetta in mano.
SEGRETARIA:- Pronto!
ELISABETTA:
- Sono la shop manager dell‟Orient Sun, mi può passare Mr. Kor
per favore?
SEGRETARIA:
- Un attimo, per cortesia!
Mentre Mr. Kor sta leggendo un giornale con la foto della M/N Orient Sun
con le scritte nella lingua indonesiana, la segretaria gli passa la
cornetta, Mr. Kor posa il giornale e risponde.
MR KOR:
- Pronto!
ELISABETTA:
- (nervosa) La prego di scusarmi se la disturbo, ma io avrei
bisogno di sapere con urgenza, per comunicarlo a Venezia, se lei
vuole rilevare la nostra attività oppure no.
Mr. Kor riflette un attimo, poi sospira.
MR KOR:
- Si, certo, ma non adesso, in gennaio!
ELISABETTA:
- (nervosa borbotta) Mi scusi se insisto, ma la mia compagnia
vorrebbe concludere l‟affare ora, e dovrei tornare a casa per
problemi personali, lei capisce, vero?
MR KOR:
- (gentilmente) Si, ma lei può tornare a casa quando vuole!
ELISABETTA:
- (brontola) Lei sa bene che non mi è possibile mollare tutto e
abbandonare la mia compagnia nei guai; in ogni caso, mi faccia la
cortesia di farmi sapere se cambierà opinione. Buon giorno!
MR KOR:
- (sospirando) Va bene, signorina.
MR TONO:
- (serio grida) A gennaio?
ELISABETTA:
- (preoccupata) Già, così sembra! A proposito, quanto vi devo
per la telefonata?
I volti dei due uomini s’illuminano di dolcezza.
I DUE UOMINI:
- (sorridendo) È stato un piacere!
Mentre Elisabetta li guarda con riconoscenza I due si allontanano
salutando con un cenno di mano.
ELISABETTA:
- (grida) Grazie! Grazie di cuore per la vostra gentilezza!
182
220. Singapore. Pomeriggio. Ore sedici. Interno. Hall.
Jan è all’ufficio informazione e sta camminando avanti e indietro
impaziente, si odono i suoi passi pesanti, come quelli di un
elefante, che fanno tremare il pavimento. Elisabetta scende
dall’ascensore e gli va incontro sorridendo.
JAN:
- Kristian e Peedu mi hanno fatto ritardare la partenza di cinque giorni,
finalmente oggi posso partire.
ELISABETTA:
- Già, sono venuta a salutare il mio vicino di casa. Comunque
tu sei fortunato, cosa devo dire io che non ho una data di
partenza?
Jan sospira, poi prende a braccetto Elisabetta.
JAN:
- (sbuffando) Avanti piccola, non pensiamoci, facciamo l‟ultima
passeggiata su e giù per la hall, prima che arrivi lo spedizioniere col
passaporto.
ELISABETTA:
- (vedendo Jan agitato) Dimmi perché sei così nervoso proprio
adesso che stai tornando a casa.
JAN:
- (stropicciandosi i baffi) Come posso essere felice di tornare a casa
sapendo di trovare il mio paese distrutto dalle bombe, a causa di
una guerra che semina dietro di sé morte, distruzione e rovine!?
ELISABETTA:
- (sospirando) Già, è una terribile realtà, ma tu Jan, pensa alla
tua famiglia. La guerra lasciala fare agli immaturi, dopo tutto, credo
che essa sia una macchina di dolore che spinge l‟uomo involuto a
crescere in fretta verso la comprensione e la maturazione del
cuore.
Jan si ferma di colpo.
JAN:
- (nervoso brontola) Ragazza mia, i tuoi sono bei discorsi, ma la realtà
è ben diversa!
ELISABETTA:
- Ognuno di noi agisce secondo la sua maturità interiore. Ad ogni
modo, qualunque decisione prenderai quando sarai a casa, ti servirà
per elevare il tuo spirito.
JAN:
- Hai ragione ma…
In quel mentre appare lo spedizioniere che gli va incontro sventolando
il suo passaporto.
SPEDIZIONIERE:
- Siamo pronti, direttore?
Jan abbraccia Elisabetta.
JAN:
- (sussurrando) Addio, sorellina cara!
183
ELISABETTA:
JAN:
- (commossa) Buona fortuna, dolce fratellino! Salutami Ante!
- (esclama emozionato) OK! Non lo dimenticherò!
Guarda l’amico che si allontana in compagnia dello spedizioniere
girandosi e facendole l’occhiolino. Ricambia il saluto con una
mano, sorridendo.
221. Interno. A Cena. Saletta ufficiali.
Elisabetta sta cenando in compagnia di Colin e Lisa, quando entrano i
suoi vecchi amici Peedu e Kristian.
KRISTIAN E PEDU:
- (gridano in coro) Elizabeth, come va?
Si alza in piedi, li abbraccia felice.
ELISABETTA:
- È un piacere rivedervi!
KRISTIAN:
- (ridendo) Then, did you finally see the flying chickens? (Allora,
alla fine li hai visti i polli volanti?)
Una risata fragorosa risuona nella sala.
ELISABETTA:
- Ne ho visti talmente tanti, che ormai non ci faccio più caso!
Un’altra risata contagia tutti i presenti. Kristian va al buffet a servirsi
insieme a Peedu.
KRISTIAN:
- Pensavo fossi tornata a casa, come mai sei ancora qua?
ELISABETTA:
- (seria) Purtroppo sono impegolata con la mafia locale, e ora
non posso più tirarmi indietro altrimenti mi fanno fuori. Capisci?
Chiude, mentre un’ennesima risata esplode nella saletta.
222. 24 dicembre. Mattino. Singapore. Portellone d‟imbarco.
Elisabetta sta digitando un numero di telefono, mentre il marinaio
Gabriel la osserva in silenzio.
222. BIS. Singapore. Interno ufficio di Madame kor
Il telefono squilla nell’ufficio di Madame Kor, Rowena prende su la
cornetta.
Rowena:- Pronto!
ELISABETTA:
- Mi passi madame Kor per favore, sono la shop manager.
184
ROWENA:
- Mi scusi, madame Kor e il marito mi hanno pregata d‟informarla
che non sono più interessati a rilevare la sua attività, quindi può
procedere a venderla a chi vuole.
ELISABETTA:
ELISABETTA
- (seria) Va bene signorina! Grazie!
(stravolta) Maledizione, quando si ha a che fare con i mafiosi!
Mentre il marinaio Gabriel la fissa con un punto interrogativo Elisabetta
ritorna all’interno della nave.
223. Singapore. Mattino. Interno. Scala di sbarco. Porto. Taxi.
Strade di Singapore.
Elisabetta fissa l’orologio di bordo all’ufficio informazione, che segna le
10.30 del 24 dicembre 1991. Stravolta, mentre si sente cadere il
mondo addosso, ritorna al portellone e sotto lo sguardo del
marinaio che la fissa preoccupato, Elisabetta scende la scaletta di
sbarco correndo. In un attimo si trova a camminare sul sentiero di
terra rossa: ad ogni suo passo si alzano nuvolette di fumo rosa
pallido, che si perdono nell’aria. S’inoltra nel labirinto di
containers in mezzo a enormi gru, che brillano sotto il sole
accecante. Poi una minacciosa nuvola grigia si alza nel cielo
azzurro e dieci minuti dopo oscura il sole. Intanto il vento le danza
davanti alzando turbini di polvere e rifiuti. L’oscurità avvolge in
un manto misterioso quel luogo.
Finalmente raggiunge il passaggio doganale, dove esibisce il cartellino di
riconoscimento. Raggiunge correndo il taxi stand (la fermata del
taxi) mentre gocce enormi di pioggia la investono all’improvviso.
Poco dopo sale su un taxi, con i capelli e i vestiti umidi. Nel
frattempo il vento e la pioggia incominciano con violenza a
scorrazzare attorno, provocando forti e rumorosi scrosci che
sbattono contro i vetri dell’auto, rendendo scarsa la visibilità.
Infine, quando il taxi giunge a destinazione, un fulmine illumina il
cielo plumbeo.
224. Palazzo. Ascensore. Ufficio di madame Liw Kier.
Elisabetta è all’interno dell’ascensore che sale al nono piano. Esce e,
di fronte all’ascensore, suona il campanello dell’ufficio di madame
Liw Kier; le apre un uomo che ella non conosce.
L‟UOMO:
- (gentilmente) Entri, signora!
ELISABETTA:
- (seguendolo) Mi scusi, potrei parlare con madame Liw Kier?
L’uomo la invita a sedersi davanti alla sua scrivania.
L‟UOMO:
- Mi dispiace, non è in ufficio, comunque provo a rintracciarla.
185
ELISABETTA:
L‟UOMO:
- La ringrazio molto!
- (al telefono) Qui c‟è la shop manager della m/n Orient Sun che
vuole parlare con lei.
L’uomo le passa la cornetta del telefono.
224. bis. Interno. Esterno. Macchina di Loh Poh Lin. Giorno
ELISABETTA:
- Mi scusi madame Liw Kier se la disturbo, ma volevo sapere se
lei è ancora interessata a rilevare la nostra attività a bordo della
m/n Orient Sun.
Si ferma ad un semaforo rosso, in fila nella corsia per girare a destra, con
il lampeggiatore acceso, sotto la pioggia. Al volante, Loh Poh Lin
si gira afferra un giornale cinese con l’immagine della m/n Orient
Sun e lo allunga a Liw Kier, che dà un’occhiata all’articolo,
tenendo il cellulare all’orecchio.
Mentre i loro sguardi si incrociano
LIW KIER:
- Elizabeth, mi dispiace, ma ora sono cambiate molte cose, sembra
che Mr. Kor stia cedendo la nave ad un altro Charterer e, in questo
caso, la nave potrebbe cambiare itinerario, quindi non sono più
interessata, capisce?
Dall‟altro lato della linea
ELISABETTA:
- (sospirando) Capisco madame Liw Kier! Buona giornata!
Mentre la macchina di Lih Poh Lin riparte girando a destra.
LIW KIER:
- Anche a lei Elizabeth! Buona Fortuna!
Una gomma dell’auto Lih Poh Lin finisce in una pozzanghera. Chiude,
mentre l’acqua spruzza in alto.
Elisabetta si alza in piedi e stringe la mano all’uomo.
ELISABETTA:
- La ringrazio di cuore!
L’uomo, mentre l'accompagna alla porta.
L‟UOMO:
- Di niente, è stato un piacere.
225. Esterno. Singapore. Mattino. Interno. Ascensore. Hall del
palazzo. Telefoni davanti al palazzo.
Elisabetta esce dal palazzo.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Non so più a chi rivolgermi, mi sento sola,
depressa e stanca.
186
Come per incanto, vede dentro la sua mente il viso di Mr. Willer
Wuner, con la sua cicatrice a forma di croce sulla guancia destra
(flashback del viso dell’uomo con dettaglio della cicatrice). In quel
momento si sente risollevare il morale di colpo.
- (voce fuori campo) Ecco il messaggio del sogno, devo telefonare
a Mr. Willer Wuner.
ELISABETTA:
Elisabetta si guarda attorno, vede due telefoni. Estrae dal suo
portafoglio il biglietto da visita di Mr. Wuner e digita il numero del
suo ufficio di Singapore.
225. BIS. Singapore. Interno. Ufficio di Mr. Wuner.
Il telefono squilla nell’ufficio di Mr. Wuner, la segretaria che sta
lavorando ad una scrivania prende su la cornetta.
SEGRETARIA:
- Pronto.
ELISABETTA:
- Senta, io sono la shop manager della m/n Orient Sun, vorrei
parlare con urgenza con Mr. Willer Wuner.
SEGRETARIA:
- Mi dispiace signora, è partito per Jakarta. Comunque, posso
aiutarla?
ELISABETTA:
- Lei sa per caso se Mr. Willer Wuner è interessato a comprare la
merce e gestire il negozio della m/n Orient sun?
SEGRETARIA:
- (entusiasta) È sicuramente interessato, ne sono certa, mi
faccia una cortesia, gli invii un fax al suo ufficio di Jakarta con tutti
i dati necessari, intanto mi metterò in contatto con lui per
informarlo.
ELISABETTA:
- (raggiante di felicità conclude) D‟accordo, gli spedirò il fax
appena posso. Grazie e buon Natale!
SEGRETARIA:
- Altrettanto a lei, signora!
ELISABETTA:
- (felice) È proprio come nel sogno, Mr. Wuner mi rialza da terra.
226, Esterno. Taxi. Porto. Scaletta d‟imbarco. Interno nave.
Elisabetta scende da un taxi davanti al passaggio doganale. Intanto la
pioggia ha smesso di cadere, così si azzarda ad affrontare la lunga
passeggiata a piedi tra gli innumerevoli containers, che è vietata
ai tassisti. Poco dopo cammina su quella strana terra rossa resa
compatta dalla forte pioggia, lasciando qua e là le impronte dei
suoi sandali. Intanto un fulmine disegna una crepa di fuoco rosso
all’orizzonte, illuminando una grossa nuvola nera che si sta
allargando nel cielo di Singapore. Capisce che non sfuggirà ad una
bella doccia d’acqua piovana. Un attimo dopo le cadono addosso le
187
prime gocce, fredde e pesanti come sassi. Poi la pioggia cade a
catinelle aggredendo il corpo di Elisabetta con violenza, mentre
cammina a rilento tra la furia del vento e la pesantezza dei vestiti
bagnati fradici. Infine, dopo una lunga battaglia con le forze della
natura, vede comparirle davanti agli occhi la grossa forma della
nave, che sotto quel diluvio le appare sfocata. Sale a fatica su per
la scaletta d’imbarco e, giunta sul pianerottolo, si ferma per far
cadere l’acqua che sente scivolare lungo il suo corpo. Intanto vede
lo sguardo sbalordito del marinaio di guardia Gabriel, che la fissa
senza parole.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Non credo dimenticherò mai la vigilia del Natale
1991!
Passa accanto al marinaio Gabriel.
MARINAIO GABRIEL:
- Ci credo bene! Pensavo che la mafia ti avesse fatta fuori o
buttata in mare.
ELISABETTA:
- (seria) Non ancora, ho finito di trattare con la mafia di
Singapore, adesso continuo con quella indonesiana.
Gabriel scoppia in una risata fragorosa. Intanto sopraggiunge il marinaio
Noel.
MARINAIO NOEL:
- Oh, che bel pulcino bagnato!
Elisabetta scoppia a ridere.
ELISABETTA:
- No, sono solo una chioccia mezza annegata!
I tre esplodono in una risata, poi Elisabetta se ne va ridendo.
227. Singapore. Pomeriggio. Interno. Cabina di Edward.
La porta della cabina di Edward è aperta. Edward è steso sul letto con i
piedi sul cuscino e sta leggendo un giornale. Elisabetta s’affaccia
sulla porta.
ELISABETTA:
- È permesso?
Edward, vedendo Elisabetta chiude il giornale e lo posa sul comodino e
sorride felice.
EDWARD:
- Vieni avanti signora dei sogni!
ELISABETTA:
EDWARD:
- ( entra sorridendo) Allora come va?
- Sono due settimane che sono in queste condizioni, non hai per
caso sognato quando guarirò?
188
ELISABETTA:
- (seria) No purtroppo! Verrai domani sera a festeggiare il Natale
con noi?
EDWARD:
- Credo di si.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (si siede) Mi fa piacere. Sai che ho avuto degli incubi?
- (sorpreso) Degli incubi? Racconta!
ELISABETTA:
- Ho sognato di essere in un hotel a Singapore e, mentre stavo
entrando nella mia stanza, un essere spregevole, che mi derideva,
m‟aggrediva. Allora per difendermi, brandivo un pugnale e lo
colpivo ad una spalla, ma poi mi rendevo conto che stavo
combattendo contro un fantasma, perché il mio pugnale lo
trapassava come fosse aria. Così, quella specie di demonio
scoppiava a ridere divertito e mi rincorreva, mentre io fuggivo e
m‟arrampicavo sulle finestre e i balconi dell‟hotel. Insomma mi sono
svegliata mentre stava per raggiungermi.
EDWARD:
- (preoccupato) Forse in futuro la compagnia ti manderà in hotel a
Singapore per trovare nuovi compratori e avrai dei problemi da
superare; oppure si tratta solamente dello stress che tu subisci in
questo periodo per colpa degli inconvenienti che ti sono capitati.
ELISABETTA:
- (pensierosa) Ho pensato anch‟io che si trattasse dello stress,
ma anche della situazione attuale, poiché mi sembra davvero di
combattere contro un fantasma. Ad ogni modo credo che questi
incubi diano delle indicazioni da non sottovalutare: pochi giorni fa
ho sognato che stavo affogando, ma riuscivo a risalire e mi mettevo
in salvo: ciò significa che …
EDWARD:
- (la interrompe) Probabilmente riuscirai a superare situazioni
difficili, dopo parecchi sforzi per rimanere a galla.
ELISABETTA:
- Mi hai strappato le parole di bocca.
Chiude, mentre i due si fissano seri.
228. Singapore. Ore sedici. Interno. Hall.
Madame Kor sta imbarcando due miseri alberi di Natale in plastica e alcuni
addobbi, che consegna alle hostess. Poi Madame Kor vede arrivare
Elisabetta, allora le gira le spalle e se ne va facendo finta di non
vederla. Elisabetta la fissa senza parole.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Non mi azzardo a farle gli auguri di Natale,
poiché il suo cattivo umore mette soggezione.
Intanto Desery va incontro ad Elisabetta, pensierosa.
ELISABETTA:
- Che cosa c‟è che non va, Desery?
189
DESERY:
- (sospira) Sembra che Marlo sia nei guai: secondo la contabilità che
tiene insieme a Hong pare ci sia un ammanco di molto denaro e
anche Hong è nervoso.
ELISABETTA:
- Non ti preoccupare, probabilmente ci sarà un errore. Vedrai
che, se nessuno ha rubato il denaro, tutto si sistemerà.
DESERY:
- (sussurra seria) Speriamo!
Shirley sta addobbando un albero di Natale, quando arriva Hong.
HONG:
- Elisabetta, tu che hai buon gusto, puoi aiutare le hostess a decorare
la hall?
DESERY E SHIRLEY:
- (felici gridano) Si, si, tu sei brava, si vede da come sai
esporre la merce nelle vetrine!
ELISABETTA:
- (entusiasta) Okay, voi terminate gli alberi di Natale, io mi
occuperò del salone.
Chiude, mentre Hong porta ad Elisabetta uno scatolone pieno di
festoni, già usati.
229. Interno. Pomeriggio. Hall.
Il lavoro di Elisabetta e delle hostess rende il salone splendente di
colori natalizi che regalano gioia ed allegria a tutti coloro che
passano.
SHIRLEY:
DESERY:
- (guardando il salone) Magnifico!
- Hai fatto un lavoro stupendo!.
ELISABETTA:
- E voi avete nobilitato quei due alberelli di plastica
insignificanti.
230. Navigazione. Notte di Natale. Interno. Saletta Equipaggio.
La sala è piena di coppie che danzano al suono di motivi natalizi. Le luci
sono soffuse, festoni colorati volteggiano inviando raggi luminosi,
in fondo alla sala un buffet pieno d’ogni ben di Dio.
Elisabetta entra nella saletta dell’equipaggio presente al gran completo.
Quando gli uomini dell’equipaggio la vedono elegantemente vestita,
la luce s’accende all’improvviso, Noel è al microfono, quindi
l’accolgono con grida euforiche.
IL DJ NOELE GLI UOMINI DELL‟EQUIPAGGIO:
- We love you, mummy! We love you,
mummy! Happy Christmas! (Ti amiamo, mamma! Ti amiamo,
mamma! Felice Natale).
190
Elisabetta sorpresa sorride felice.
ELISABETTA:
- (commossa grida tra gli applausi) Happy Christmas to you,
children of Orient sun! Your mummy loves you too! (Felice Natale a
voi bambini del Sole d’Oriente. Anche la vostra mamma vi ama!)
Un boato di urla e grida di felicità avvolge tutti i presenti. Poi i marinai
filippini Gabriel e Nikola trascinano Elisabetta in pista.
MARINAIO DJ. NOEL AL MICROFONO:
- Mamma, devi partecipare al gioco e, se
perdi, devi spogliarti!
ELISABETTA:
- (ridendo) Scusate ma questo è un tranello per ragazzine, non
certo adatto per la mamma dei bambini del Sole d‟Oriente.
Un boato di urla, grida e fischi esplode, riempiendole di felicità il cuore. In
quel mentre sopraggiunge il capitano Philip, che viene accolto con
entusiasmo ancora maggiore.
L‟EQUIPAGGIO:
- (urla in coro) Captain, we love you! We love you! We love
you! Happy Christmas! (Comandante, ti amiamo! Ti amiamo! Ti
amiamo! Felice Natale!)
Il comandante commosso, tra gli applausi, prende in mano il microfono.
COMANDANTE:
- (dichiara) Auguro di cuore un buon Natale al mio equipaggio,
di cui vado fiero e che ringrazio per la preziosa collaborazione.
Felice Natale a tutti e buon divertimento.
Un altro boato di urla e grida entusiaste.
L‟EQUIPAGGIO:
- (in coro ripete) Captain, we love you! We love you! We love
you! (Capitano, ti amiamo, ti amiamo, ti amiamo!)
La musica riprende. Elisabetta va incontro a Edward, che sta parlando
con Desery.
ELISABETTA:
EDWARD:
- Allora, Edward, come vanno le caviglie?
- (felice) Non c‟è male, sembra che riescano a tenermi in piedi!
ELISABETTA:
- Mi sembra anche ora che riprendano la loro funzione.
Desery fissa Elisabetta addolorata.
ELISABETTA:
DESERY:
- Che cosa c‟è Desery che non va?
- (si avvicina sussurrando) Hong vorrebbe sbarcare, perché è stanco
delle chiacchiere che si fanno sul suo conto, ed io tremo dalla paura
che mi lasci sola.
ELISABETTA:
- (brontola) Avanti piccola! Vedrai che Hong terminerà il suo
contratto.
191
DESERY:
- (mormora) Speriamo che tu abbia ragione anche questa volta.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Chi vivrà vedrà! Ma ora sorridi, è la notte di
Natale!
Chiude, mentre alcuni marinai irrompono e invitano le ragazze sulla
pista a ballare.
231. 27 dicembre. Navigazione. Notte. Percezione nel dormiveglia.
Sogno.
Elisabetta esce dal bagno in camicia da notte e si stende sul letto
pensierosa, è confusa da mille pensieri. Guarda la sveglia sul
comodino che segna le 11. 45 del 27 dicembre 1991.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Accidenti! ma perché devo sempre essere
assillata da mille preoccupazioni?
Dopo essersi rigirata più volte sul letto riesce a rilassarsi e raggiunge
uno stato di dormiveglia. Sogno (effetto flou): percepisce la
presenza invisibile di un essere pieno d’amore puro che l’abbraccia
e così stretti si addormentano insieme. Al mattino, mentre si sta
svegliando, sente la presenza spirituale staccarsi dall’abbraccio.
Si siede sul letto e medita.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Straordinario! Questo essere mi ha lasciato
il cuore colmo d‟amore. E ora mi sento felice e rilassata.
Dopo le abluzioni, si veste in fretta e va a cercare Edward.
231. Bis. Interno Giorno. Sala cinema.
Entra nella sala del cinema, vuota e semibuia.
ELISABETTA:
- Edward, dove sei?
Si odono alcuni rumori.
EDWARD:
- Sono qua!
Si guarda attorno, poi vede Edward piegato su un quadro elettrico
illuminato, vicino al palco.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (avvicinandosi) Disturbo?
- No! Racconta!
Elisabetta scoppia in una risata.
EDWARD:
- Per quale motivo ridi?
192
ELISABETTA:
- Rido perché quando mi vedi arrivare in picchiata, sai già che ti
devo raccontare un sogno, ma se tu sapessi cosa mi è successo, non
ci crederesti.
Edward si gira e la guarda curioso.
ELISABETTA:
- Ieri sera ero preoccupata poiché non ho ancora ricevuto una
risposta al telex che ho spedito a Mr. Willer Wuner, quindi mentre
stavo rimuginando sugli ultimi eventi, ho percepito una presenza
spirituale piena d‟amore che mi abbracciava e mi consolava…
Edward si alza in piedi pensieroso.
EDWARD:
- Cosa, ho capito bene?
ELISABETTA:
- (seria) Certo, lasciami finire. Allora, questo essere pieno
d‟amore puro mi ha coccolato come un padre; ma la cosa più
incredibile, che mi ha colpito, è avvenuta poco fa, quando mi sono
svegliata, perché ho sentito l‟entità che si staccava dallo stesso
abbraccio in cui mi ero addormentata ieri notte.
Edward la sta fissando perplesso e senza parole.
ELISABETTA:
EDWARD:
- Non mi starai prendendo per una squilibrata?
- (sospirando) No, perché non lo sei, ma devo ammettere che il tuo
racconto mi lascia perplesso.
ELISABETTA:
- (pensierosa) Lo so benissimo che chiunque mi prenderebbe per
pazza, ma devo raccontare la verità, cosa che, di fronte alla
generosità divina, è un piccolo gesto di coraggio, ma non
irrilevante.
Edward sgrana gli occhi.
EDWARD:
- Lo sai che adesso ci credo, il tuo discorso è molto convincente.
I due scoppiano a ridere insieme.
- Tu mi credi Edward, non per il discorso, ma semplicemente perché
la verità contiene un’energia che conduce l’uomo evoluto a riconoscerla,
mentre la confusione e la cecità nascono nelle menti che devono ancora fare un
certo percorso per poterla riconoscere
ELISABETTA:
EDWARD:
- (ammette) Hai ragione, complimenti Elisabetta, le bugie hanno
un‟altra vibrazione.
Chiude, mentre i due amici si fissano con intesa.
193
232. Singapore. Ventotto dicembre. Ore diciassette. Cucina di
bordo.
Alcuni cuochi con lunghi cappelli bianchi in testa stanno pelando patate e
altre verdure, mentre sui fornelli della cucina di bordo ci sono
grosse pentole piene che bollono e lasciano fuori uscire del vapore.
Elisabetta entra nella cucina di bordo con una ricevuta in mano Si
guarda intorno e vede il capocuoco che le sta andando incontro
indossando un grembiule bianco. Costui è un cinese di media
altezza, magro, viso rotondo, occhi e capelli neri
CAPO CUOCO:
- È ‟ la mia ricevuta?
ELISABETTA:
- (sorridendo) Si, è venuto il tuo assistente a dirmi di portarti il
conto.
CAPO CUOCO:
- Si l‟ho mandato io, vieni nel mio ufficio, così ti pago.
Lo segue in uno sgabuzzino quadrato con una scrivania piena di fogli.
L’uomo estrae il denaro da un cassetto e l’allunga ad Elisabetta.
CAPO CUOCO:
- Sai, Marlo è appena sbarcato, per quella storia dei venticinque
mila dollari scomparsi; sembra che Mr. Kor l‟abbia denunciato e che
debba affrontare un processo.
Elisabetta conta il denaro.
ELISABETTA:
- Io non capisco come Hong e il suo assistente Marlo siano
arrivati a tanto, quando si sapeva già che stavano speculando anche
sui viveri dell‟equipaggio e dei passeggeri.
CAPO CUOCO:
- (sorridendo) Quando si è troppo ingordi, si finisce male.
ELISABETTA:
- Trovo sia terribile che alcuni maestri di casa debbano arrivare
a togliere il pane di bocca all‟equipaggio per il loro interesse.
CAPO CUOCO:
- Già, non è concepibile!
233. Sogno. Esterno. Davanti alla nave. Interno Bar.
Sogno (effetto flou): Elisabetta si trova davanti all’Orient Sun ferma,
insieme a suo padre e all’ex boss Valdettaro (anch’egli morto di
tumore nell’anno 1990)
VALDETTARO E IL PADRE:
- (in coro) Elisabetta, ora che l‟Orient Sun si è
fermata, tu sei in franchigia.
La scena cambia, si trova in un piccolo bar davanti alla nave e sta
offrendo un drink a Richard e a Edward, coi quali fa un brindisi.
ELISABETTA:
- Brindiamo ai sogni che si sono avverati e ad altri che si
avvereranno.
194
233. BIS. Interno. Notte. Cabina di Elisabetta.
Elisabetta si sveglia e guarda la sveglia sul comodino che segna le 3 di
notte del 2 gennaio 1992.
234. In navigazione. Mattino due gennaio. Ore otto e trenta.
Interno. Saletta ufficiali.
Elisabetta entra nella saletta e vi trova Edward, Richard e Peedu Post.
ELISABETTA:
- (raggiante di felicità) Buon giorno a tutti!
Gli amici ricambiano il saluto in coro e lei si prepara un caffè.
ELISABETTA:
- Sapete che presto la nave si fermerà?
Gli amici la fissano curiosi.
RICHARD:
- Com‟è possibile che tu l‟abbia saputo prima di noi?
ELISABETTA:
- (sorride poi rivela) L‟ho saputo da una fonte che viene
dall‟altra dimensione.
Si odono alcune risate.
ELISABETTA:
- Stanotte ho sognato papà e il mio ex boss Valdettaro, pure lui
deceduto, che mi hanno detto che la nave si fermerà e io rimarrò in
franchigia.
PEEDU:
- (brontola) Avanti Elisabetta, in fondo si tratta solo di un sogno!
ELISABETTA:
- (insiste seria) Vedrai, succederà, perché non credo che mio
padre e il mio ex boss si siano scomodati dall‟altra dimensione per
raccontarmi delle storie. Poi ci sono altri sogni, che vi ho
raccontato, che si avvereranno.
Intanto Richard posa la tazza sul tavolo.
RICHARD:
- Tu non avevi già sognato che la nave si fermava?
ELISABETTA:
- Si, alcuni mesi fa, questa è anche una delle ragioni per cui
credo che si avvererà quello che ho sognato.
Il direttore di macchina Peedu ascolta in silenzio scettico.
RICHARD:
- Sarà difficile ad ogni modo che il Charterer possa rompere un
contratto, salvo che non scappi come un ladro!
ELISABETTA:
- (seria) Non sarebbe la prima volta che succede!
195
EDWARD:
- (sospirando) Non sarebbe male se ci fermassimo per un po‟ di
tempo, perché questa nave viaggia sempre su e giù senza sosta
come un treno.
Chiude, mentre tutti fissano Edward seri.
235. In navigazione. Interno. Ore quindici. Duty free shop.
Elisabetta, mentre dà il resto ad un cliente, vede Richard che le va
incontro con un telex in mano.
ELISABETTA:
- Ah! Finalmente!
Intanto il cliente esce.
ELISABETTA:
- Ci sono buone notizie?
Richard allunga il telex ad Elisabetta.
RICHARD:
- Insomma, per chi mi hai preso, io non leggo i telex dei miei
clienti!
ELISABETTA:
RICHARD:
- (scherzando) Me ne vado perché sei insopportabile!
ELISABETTA:
RICHARD:
- (ridendo) Fai bene!
- (lo supplica) Aspetta che leggo il telex .
- ( scherzando) Va bene, per questa volta ti perdono.
Elisabetta legge il telex in silenzio, poi spiega.
ELISABETTA:
- Mr. Willer Wuner mi ringrazia per il telex, ha preso contatto
con Mr. Sogreen, ma la segretaria gli ha assicurato che è in vacanza
e che tornerà il solo 4 gennaio 1992. Ha ricevuto un messaggio
anche dal mio capo Delopera. Ma devo informarlo che avrà un
meeting con i sua collaboratori il 6 Gennaio.
RICHARD:
- Scusa Elisabetta, ma se dovesse avverarsi il tuo sogno e la nave si
fermasse, neanche Mr. Willer Wuner sarebbe più interessato a
gestire il negozio.
ELISABETTA:
- (preoccupata) Già, è quello che sto pensando anch‟io, sono
davvero in un mare di guai.
RICHARD:
- (sorride) Per il momento la nave sta navigando!
Chiude, mentre Elisabetta fissa Richard che le sorride, poi esce.
196
236. In navigazione. Pomeriggio. Cabina del comandante.
Il Capitano è nella sua cabina intento nella costruzione di un bellissimo
veliero, qualcuno bussa alla porta.
COMANDANTE:
- Avanti!
Entra Elisabetta, il capitano continua a lavorare al suo veliero.
ELISABETTA:
- Capitano, mi scusi se la disturbo, ma vede, sono un po‟
preoccupata, vorrei sapere se è possibile che il Charterer rompa il
contratto e fermi la nave.
Il capitano lascia il lavoro al veliero e prende una cartella blu situata su
un mobiletto sotto i grandi finestroni, da dove si vede la prua della
nave, che scivola veloce sul mare calmo, illuminato dal sole. Il
capitano apre la cartella.
CAPITANO: - (mentre la sfoglia, domanda) Da dove le viene l‟idea che il
Charterer fermi la nave?
ELISABETTA:
- Vede, me lo hanno detto mio padre e il mio ex capo Sig.
Valdettaro in sogno e poi alcuni mesi fa ho fatto un altro sogno che
mi dava le stesse indicazioni.
CAPITANO:
- (stupito e scettico, si avvicina con la cartella) Vede, non è
possibile che il suo sogno si avveri, c‟è un contratto di diciotto mesi
e ne sono passati appena otto, quindi penso sia molto difficile che
Mr. Kor possa interromperlo.
ELISABETTA:
- Comunque credo che neanche mio padre e il mio ex boss si
siano disturbati dall‟altra dimensione per venirmi a raccontare delle
frottole.
CAPITANO:
- (sbalordito) Ad ogni modo non credo ci sarà una rottura di
contratto, perché chi lo rompe dovrà pagare una penale.
Elisabetta fissa il capitano negli occhi.
ELISABETTA:
- Capitano la ringrazio di cuore. Buon pomeriggio!
Il capitano posa la cartella al suo posto e accompagna Elisabetta alla
porta fissandola scettico, poi sorridendo.
237. Sogno. Casa Bianca Washington.
Sogno (effetto flou): Elisabetta si trova davanti alla Casa Bianca, in
America, ed è circondata da un gruppo di persone, che la esortano
ad entrare, ma lei stupefatta si rifiuta.
ELISABETTA:
- Io alla Casa Bianca? Insomma, ma che cosa dovrei raccontare
alle persone che sono là dentro?
197
237. BIS. Notte. Sogno. Interno. Cabina di Elisabetta. In navigazione
verso Jakarta. Mattino ore otto.
In quel mentre percepisce la presenza di due spiriti che si siedono ciascuno
ad un lato del suo corpo, sul letto. Poi, improvvisamente, davanti
ai suoi occhi appare un bellissimo crocifisso dorato, a cui è
attaccato un libro dalla copertina in oro incastonata di brillanti
che inviano raggi luminosissimi, e splendono come piccole stelle del
firmamento.
UNO DEI DUE SPIRITI:
- (con voce convincente) Tu racconterai loro la tua storia
e le conquisterai tutte!
Il suono di quella voce è così convincente, che commuove Elisabetta. Si
sveglia e si siede sul letto, raggiante di felicità. Guarda la sveglia
sul comodino che segna le otto del mattino del 5 gennaio 1992.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Santo cielo, il crocifisso rappresenta il
sacrificio che farò io a scrivere questa storia! Ma perché dovrei fare
un tale sacrificio per scriverla?
Elisabetta riflette per un attimo preoccupata.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Acciderba, quella voce era talmente
convincente che mi ha commosso. Capisco che la Casa Bianca
rappresenta il popolo americano. Immagino che voglia significare
che con la mia storia, conquisterò anche gli americani.
238.
In navigazione. Mattino. Cinque gennaio. Otto e trenta.
Interno. Corridoi. Scalette. Sala macchine.
Elisabetta, mentre cerca Edward, incontra Roldan.
ELISABETTA:
- Hai visto Edward per caso?
Egli pensa un attimo.
ROLDAN:
- Mi pare sia andato nella sala macchine a controllare qualcosa.
ELISABETTA:
- (mentre corre via) Grazie, Roldan!
Elisabetta scende lungo scale di ferro che puzzano di nafta, infine
apre una porta e il rumore assordante dei motori l’aggredisce. Si
ferma a guardare impressionata i grossi pistoni della nave che
vanno su e giù in quella grande sala piena di macchinari, che le
appaiono come giganteschi mostri metallici. Non sa dove dirigersi.
Finalmente vede Edward che sta uscendo da una piccola porta.
EDWARD:
- (stupito) Che cosa fai qui?
Si allontanano da quel rumore infernale.
198
ELISABETTA:
- Mi sto chiedendo come fanno gli ufficiali e gli operai di
macchina a vivere in questo inferno assordante.
EDWARD:
- (mentre le fa strada) Questione di abitudine!
ELISABETTA:
- Senti Edward, hai cinque minuti? Ho avuto un tipo di
Sogno-visione stupefacente!
239. Spogliatoio degli operai di macchina.
Edward ed Elisabetta stanno parlando tra di loro, seduti nello
spogliatoio degli operai di macchina, pieno di armadietti, file di
scarpe, tute sporche di grasso appese agli attaccapanni, un
tavolino e qualche sedia. L’ambiente puzza di nafta, però la
stanza è quasi isolata dal rumore. Sposta un paio di scarpe
puzzolenti storcendosi il naso con due dita.
EDWARD: - Eccezionale questo sogno, sono sconcertato! I due spiriti ti
assicurano che scriverai una storia dell‟esperienza vissuta a bordo
dell‟ Orient Sun, vero?
ELISABETTA:
- (felice) Certo, e sarà un libro prezioso, che però mi costerà un
grosso sacrificio.
EDWARD:
- (curioso) Già, il crocifisso! Ad ogni modo, trovo molto significativo
che sulla copertina del libro ci fossero dei brillanti; questo significa
che scriverai un racconto prezioso.
I due si fissano entusiasti. Dissolvenza
240. Sette di gennaio. Singapore. Hall. Uffici Charterer.
L’Orient Sun attracca nel porto marittimo di fronte al World Trade
Centre. Poco dopo i marinai Gabriel e Nikola fanno scendere la
scaletta, mettono la ringhiera. si ode un’hostess fare un annuncio.
HOSTESS DESERY:
- Attenzione prego, la nave è attraccata nel porto di
Singapore. Auguriamo ai passeggeri un buon ritorno a casa.
Inizia lo sbarco dei passeggeri.
241. Mattino. Hall. Interno. Esterno scaletta di sbarco.
L’orologio di bordo segna le 11.00 del sette gennaio del 1992. Elisabetta
attraversa la hall e va a cercare Mr. Tono nel suo ufficio; quando
entra, trova tre indonesiani, che non conosce, i quali stanno in
tutta fretta chiudendo gli ultimi colli che hanno riempito con tutto
ciò che appartiene al Charterer, quindi sorpresa se ne va
pensierosa.
199
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Santo cielo, cosa sta succedendo, sembra
che stiano scappando come dei ladri.
In quel mentre arriva il capitano Philip che sta per uscire dalla nave
quando vede i tre indonesiani che stanno uscendo dall’ufficio
trasportando dei colli verso la scaletta di sbarco. Tra Elisabetta e
il capitano corre un’occhiata d’intesa. I due si precipitano alla
scaletta di sbarco dove vedono un camion e altri indonesiani che
corrono avanti e indietro caricando, colli, computers e altro.
Infine salgono sul camion e se ne vanno a tutta velocità facendo
stridere le gomme.
ELISABETTA:
- Capitano, mi sembra che questa gente stia scappando!
COMANDANTE:
- (andandosene in fretta) Sembra anche a me!
242. Pomeriggio ore 16.00. Esterno. Sala stazione marittima
davanti alla nave.
Si ode una hostess che fa un annuncio che risuona all’esterno e in
stazione marittima.
HOSTESS SHIRLEY:
- Si informa l‟equipaggio che questa sera non ci sarà
l‟imbarco passeggeri, pertanto la nave pernotterà nel porto di
Singapore.
Elisabetta sta camminando nella grande sala della stazione marittima
quasi deserta, quando incontra Desery.
DESERY:
- Il tuo sogno si è avverato!
Desery scoppia a ridere.
DESERY:
- Sembra che il Charterer sia scappato con i suoi collaboratori, senza
avvertire nessuno.
ELISABETTA:
- (perplessa) Ho immaginato anch‟io che scappassero come dei
ladri!
DESERY:
- È una maniera per non pagare, a patto che Mr. Kor non si faccia
trovare, altrimenti gli costerà più della penale.
ELISABETTA:
- Già, immagino, comunque non vorrei essere nella sua
situazione, perché se lo beccano, può anche finire in galera.
DESERY:
- (pensierosa brontola) Se non troveremo subito un nuovo
Charterer, perderemo tutti il lavoro.
ELISABETTA:
- (seria) Nei due sogni che ho avuto a proposito, mi era ben
chiaro che la nave sarebbe rimasta ferma per parecchio tempo,
200
perciò credo sarà difficile trovare un nuovo Charterer, d‟altronde ci
ha provato anche Mr. Kor, e vedi in che situazione ci troviamo ora.
DESERY:
- (preoccupata) Spero che per una volta i tuoi sogni non si avverino!
Desery addolorata se ne va. Elisabetta preoccupata la osserva in
silenzio, mentre si allontana.
243. - 8 gennaio. Ore dodici. Esterno. Panoramica aerea di
Singapore e della nave spinta dai rimorchiatori, mentre si
odono gli annunci all‟esterno e, mentre si trova in rada tra
centinaia di navi .
All’esterno risuona il don dell’altoparlante e la voce di Desery al
microfono.
HOSTESS DESERY:
- (annuncia) Si informa l‟equipaggio che fra cinque minuti la
nave sarà spostata in rada fuori Singapore, grazie per l‟attenzione.
Due rimorchiatori spingono la nave in rada fra centinaia di navi, che
girano lentamente intorno alla loro ancora, nell’attesa di sbarcare
il loro carico a Singapore. La voce di Shirley al microfono risuona
all’esterno.
HOSTESS SHIRLEY:
- (annuncia) Si informa l‟equipaggio che la nave rimarrà in
rada il tempo necessario per trovare un nuovo Charterer, pertanto
ci saranno le lance, solo alle 18.00 per raggiungere Singapore e a
mezzanotte per tornare a bordo. Grazie per l‟attenzione.
Alla fine dell’annuncio, dall’interno della nave si odono esplosioni di
urla e grida eccitate dell’equipaggio che risuonano all’esterno.
244. Pomeriggio. Esterno. A prua.
Elisabetta e Desery sono sedute a prua sui grossi cavi di corda
arrotolati e guardano con interesse le enormi navi da carico che
girano lentamente attorno alla loro ancora.
DESERY:
- (brontola) Mi sento abbandonata a bordo di questa “trappola”,
infatti Hong mi ha detto che andrà a dormire a casa dalla moglie,
quindi mi sento sola.
Elisabetta guarda una frotta di gabbiani che vola intorno.
ELISABETTA:
- Già, ci si sente prigionieri tra queste lamiere di metallo, perché
se si vuole scendere a terra durante il giorno non è possibile,
altrimenti sii deve affrontare una spesa inaccessibile.
DESERY:
- Se vuoi, c‟è una maniera per uscire e spendere poco!
201
ELISABETTA:
- Allora dimmi come si fa perché dovrò uscire spesso, altrimenti
il capo insisterà col mandarmi in un hotel a Singapore.
Desery respira un po’ d’aria fresca.
DESERY:
- Molto semplice, vai al portellone di sbarco e, quando vedi passare
una scialuppa che porta i marinai delle altre navi a terra, la chiami,
vedrai che non spenderai più di cinque dollari americani.
ELISABETTA:
- (contenta) Bene, e poi torno con la scialuppa che alle diciotto
porta l‟equipaggio a terra!
DESERY:
- Si, però ricordati che, ogni volta che scendi a terra, devi avvisare il
capitano.
ELISABETTA:
- (alzandosi in piedi) Va bene, sarà fatto!
Elisabetta cammina tra le corde.
DESERY:
- Allora hai telefonato alla segretaria di Mr. Willer Wuner?
ELISABETTA:
DESERY:
- Si, ieri mattina!
- E cosa ti ha detto?
ELISABETTA:
- Mi ha riferito che sapeva dell‟accaduto, e mi ha pregato di
telefonarle alla fine della settimana per fissare un appuntamento,
perché i suoi superiori sembrano interessati alla merce, quindi
vogliono venirla a vedere.
Desery fissa Elisabetta.
DESERY:
- (sorridendo) Bene, forse stai per uscire dal tuo incubo!
ELISABETTA:
- (sorride) Speriamo bene!
245. 10 gennaio. Mattino. Cabina comandante.
Elisabetta va dal comandante, trova la porta della cabina aperta.
ELISABETTA:
- Comandante, è permesso?
COMANDANTE:
- Prego!
Entra e lo trova intento a costruire il suo veliero in miniatura.
ELISABETTA:
- (esclama sorpresa) Stupendo! Lei è un artista!
Il capitano sorride dolcemente.
COMANDANTE:
- Mi passo un po‟ il tempo!
Elisabetta ammira il veliero.
202
ELISABETTA:
CAPITANO:
- Immagino che ci sarà il tempo per terminarlo!
- (serio) Purtroppo sarà così!
Lo fissa dritto negli occhi.
ELISABETTA:
- Allora capitano, ha visto che si sono avverati quei sogni a cui lei
non credeva?
Il comandante fissa Elisabetta pensieroso.
CAPITANO:
- Me ne sono accorto!
Intanto il capitano ricomincia a lavorare al veliero.
CAPITANO:
- . Elisabetta, deve uscire?
ELISABETTA:
- Si, sono venuta ad informarla che uscirò quasi tutti i giorni per
trovare altri compratori, in caso non vada a buon fine con Mr. Willer
Wuner.
CAPITANO:
- (alza lo sguardo verso Elisabetta) Ok! Buona fortuna!
ELISABETTA:
- Grazie e buon lavoro.
Chiude, mentre lei esce dalla cabina.
246. Mattino. Interno. Ponte di comando.
Dalla cabina del comandante Elisabetta passa sul ponte di comando dove
vi trova Roldan.
ELISABETTA:
- Sono orgogliosa di te, Roldan, ho saputo che sei stato promosso
secondo ufficiale!
ROLDAN: - Ti ringrazio, sei davvero molto carina!
ELISABETTA:
- Scommetto che tu desideri che ti fermi la prima scialuppa che
passa di qui, vero?
ELISABETTA:
- Sì, altrimenti perdo delle ore nel tentativo di fermarne una:
spesso non mi vedono e nemmeno mi sentono.
Roldan prende il cannocchiale in mano e guarda fuori.
ROLDAN:
- È normale, quelle scialuppe hanno dei motori rumorosi e, se il
conducente non ti vede quando fai il segnale, non potrà di certo
sentirti.
Roldan sta ancora guardando attraverso le lenti del cannocchiale, tra
le navi ferme che danzano attorno alle loro ancore.
ROLDAN:
- Ad ogni modo non sarebbe meglio per te stare in hotel?
203
- (brontola) Il mio capo ha insistito perché ci andassi, ma alcune
settimane fa ho fatto uno strano sogno, in cui venivo aggredita,
mentre entravo nella mia stanza d‟hotel, quindi preferisco
prevenire se posso, così l‟ho supplicato di lasciarmi a bordo
ELISABETTA:
ROLDAN:
- (posa il cannocchiale) Hai fatto bene, l‟avrei fatto anch‟io se
avessi sogni premonitori. Poi così risparmi un sacco di denaro alla
compagnia.
Roldan riprende il cannocchiale, guarda attraverso le lenti, lo posa.
ROLDAN:
- (indicandole una scialuppa che in quel momento sta lasciando una
nave da carico) Ecco, scendi giù al portellone, farò segno alla
scialuppa che sta avvicinandosi, piena di baldi marinai, di fermarsi.
ELISABETTA:
- Scendo subito, grazie, ciao!
Chiude, mentre lei si affretta a scendere.
247. Interno. Portellone di sbarco.
Elisabetta arriva correndo al portellone di sbarco e, affacciandosi,
vede la piccola imbarcazione che sta avvicinandosi; dal
pianerottolo vede Roldan che si affaccia dal ponte di comando e le
fa segno che entro pochi minuti abbasserà la scaletta. Poco dopo,
mentre lei scende lentamente, le onde provocate dalla scialuppa
che si sta avvicinando sbattono contro gli ultimi gradini della
scaletta. Si ferma a metà strada, mentre sotto di lei tutto oscilla
in balia delle onde. Fortunatamente la lancia si appoggia alla
nave, allora salta e finisce tra le braccia di un marinaio, che la
posa sulla scialuppa. Intanto un coro di grida allegre accolgono la
donna. Sorride ai marinai e si siede, mentre la lancia si avvia verso
Clifford Pier.
248. Notte. 12 gennaio. Esterno. In coperta.
L’orologio di bordo segna le 21.30 del 12 Gennaio 1992. Attorno all’Orient
Sun sagome scure appena illuminate di grosse navi da carico, in
lontananza le luci luminose dei grattacieli che illuminano la notte
di Singapore. La luna in cielo invia i suoi raggi argentati contro le
lugubri sagome di quelle carrette del mare che continuano a
danzare attorno alla loro ancora.
Elisabetta è in coperta seduta ad un tavolino con Richard e Edward. Un
leggero vento scompiglia i capelli di Elisabetta.
EDWARD:
- Allora, quando verrà Mr. Willer Wuner a vedere la merce?
Elisabetta guarda un aereo che si sta alzando in volo in quel momento
dall’isola di Singapore.
204
ELISABETTA:
- La segretaria ha detto che verrà il quindici, nelle prime ore del
mattino. Ad ogni modo, ho scoperto che ci sono delle leggi doganali
che non permettono di sbarcare articoli duty free nell‟isola di
Singapore; quindi sono molto preoccupata, perché mi chiedo come
farà Mr. Willer Wuner, se vorrà comprare la merce, a sbarcarla.
Gli amici la guardano preoccupati.
EDWARD:
- Se lui è un mafioso, avrà lo zampino ovunque, perciò avrà i suoi
mezzi.
ELISABETTA:
- (brontola) Ho paura che con la dogana di Singapore neanche la
mafia possa fare nulla.
RICHARD:
- Mi chiedo perché non ti decidi a spedire la merce in Italia con un
container.
ELISABETTA:
- (sospira) Alcuni mesi fa, quando ne parlai al capo, mi disse che
non era possibile perché sarebbe costato una fortuna.
Richard la fissa con i suoi occhi neri, incredulo.
RICHARD:
- Non è vero, io so che, per spedire un container in Europa, non si
spende più di tre mila dollari americani.
ELISABETTA:
- (perplessa) Non è possibile! Comunque domani mi informerò
sui prezzi, poi avviserò la mia compagnia.
EDWARD:
- (felice) Forse hai risolto i tuoi problemi!
RICHARD:
- Sono sicuro che la merce che ti è rimasta entrerà tutta in un
container!
249. Notte. 12 gennaio. Esterno. In coperta.
In quel mentre si ode un coro di saluti, arrivano Lisa e Colin che si
siedono sorridendo.
ELISABETTA:
RICHARD:
LISA:
- È vero che presto verranno sbarcati tutti i birmani?
- (serio) Sì, perché non è facile trovare un nuovo Charterer.
- (preoccupata) Ora sono tutti arrabbiati.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (curiosa) Per quale ragione?
- Sicuramente perché devono sbarcare prima dei filippini!
ELISABETTA:
- (interessata) Per quale ragione devono sbarcare prima?
Una folata di vento caldo scompiglia i capelli dei presenti.
205
RICHARD:
- È una questione di costo del biglietto di viaggio: vengono mandati
a casa prima quelli che abitano più vicino, perché se l‟armatore
troverà un nuovo Charterer, farli ritornare gli costerà di meno.
In quel mentre arrivano Shirley, Lydia, Rayu e Desery che si
accomodano sulle sedie sdraio. Infine arriva anche Kristian che va
a sedersi accanto ad Elisabetta.
KRISTIAN:
- Allora, Elisabetta, quando ti libererai del tuo fardello?
ELISABETTA:
- (prendendosi gioco di lui) Soltanto nel caso che i tuoi polli
volanti si decidano a trasportarmi in volo in Italia!
Una risata generale esplode intorno.
KRISTIAN:
- (fissa Elisabetta) Speriamo di liberarci prima possibile di questa
Strega.
ELISABETTA:
- Non sei divertente, perché se avessi potuto me ne sarei già
andata!
EDWARD:
- (serio) Sono sicuro che, quando ci lascerai, ci mancherai molto!
ELISABETTA:
- (scherzando) Certo, dove lo trovate un capomastro come me,
come dice sempre Edward?
Un coro di grida urla fischi e risate si alza nella notte. Colin racconta
una barzelletta, attirando l’attenzione dei presenti.
COLIN:
- Un giovane viene assunto in una segheria, è balbuziente, ma se
canta gli scompare la balbuzie. Rimasto solo durante le ferie,
siccome scoppia un incendio, telefona ai pompieri cantando così: “
Sta bruciando la segheria”. Dall‟altro capo del filo il pompiere
risponde: “ Para ponzi, ponzi po”.
Un’esplosione di risate risuona nella notte.
KRISTIAN:
- La tua barzelletta mi ricorda un operaio di macchina balbuziente
che durante un incendio se l‟è data a gambe e mi ha lasciato solo a
combattere il fuoco.
ELISABETTA:
- Per la sicurezza di tutti, è meglio che tu, Kristian, sappia che
Mr. Tono, Shirley ed io abbiamo avuto un sogno collettivo in cui, nel
bel mezzo della notte, scoppiava un incendio. Io ho sognato che la
nave era ferma, e il fumo usciva dai due portelloni centrali
dell‟Orient Sun; quindi sarebbe bene che tu e gli altri ufficiali
prestiate attenzione, poiché questo sogno, essendo collettivo,
potrebbe essere premonitore.
Tutto intorno si fa silenzio.
KRISTIAN:
- Avanti Elisabetta, io non credo ai sogni premonitori!
206
ELISABETTA:
- Certo, tu non credi ai sogni premonitori, che in realtà sono nati
con l‟uomo, però dei tuoi stupidi polli volanti non dubiti.
Esplode intorno, un’altra risata fragorosa.
250. 13 gennaio. Notte. Interno. Ore due e trenta. Cabina di
Elisabetta.
dorme profondamente in cabina, quando l’allarme
dell’incendio a bordo e il don dell’altoparlante del ponte di
comando la svegliano di soprassalto; balza seduta e ascolta
stupita la voce del Capitano Philip.
Elisabetta
CAPITANO PHILIP:
- Questo allarme segnala un incendio a bordo, i pompieri e
gli addetti a spegnere il fuoco si rechino d‟urgenza al secondo
piano.
ELISABETTA:
- (presa dal panico) Cosa faccio adesso, mi vesto oppure esco in
vestaglia?
CAPITANO PHILIP:
- (urla nervoso attraverso il microfono) Il secondo ufficiale
Roldan è pregato di ritornare al suo posto di guardia. Tutto
l‟equipaggio non addetto a spegnere l‟incendio, d‟urgenza deve
recarsi alla lancia numero otto in attesa di nuovi ordini per lo
sbarco.
251. Notte. Interno. Stazione antincendio.
Nella stazione antincendio dei pompieri di bordo arrivano correndo
una decina di uomini, tra i quali, Kristian, Peedu, Richard, Maung
ed Edward che indossano in tutta fretta le loro tute e maschere
antincendio, prendono estintori e altro e corrono verso la fonte di
fumo scomparendovi in mezzo.
252. 13 gennaio. Notte. Interno. Ore due e trenta. Cabina di
Elisabetta. Corridoio. Sun deck. Ponte passeggiata alla lancia
numero otto. Sala davanti alla lancia.
La sveglia sul comodino segna le 2.30 del 13 gennaio 1992. Elisabetta
prende la giacca di salvataggio e corre fuori in vestaglia, nel
corridoio trova gli ufficiali (comprese tutte le hostess che secondo
la classificazione straniera sono anch’esse ufficiali) in preda al
caos.
DESERY:
- (vedendo la maggior parte degli ufficiali senza giacca di
salvataggio) Tornate nelle vostre cabine a munirvi della giacca di
salvataggio!
Gli ufficiali, tra urla e grida tornano correndo nelle loro cabine e
ritornano veloci nel corridoio e tutti insieme con Elisabetta,
207
corrono fuori nel sun deck. Si sporgono tutti dalla ringhiera della
passeggiata destra e vedono del fumo grigio uscire dal portellone e
salire verso il cielo nero. Preoccupati e nervosi, tra urla e grida,
gli ufficiali corrono verso la lancia numero otto che si trova nel
lato sinistro della nave. I due marinai addetti, Noel e Gabriel,
hanno già abbassata la scialuppa. Intanto tutto l’equipaggio non
addetto a spegnere l’incendio si appoggia alla ringhiera a fissare
incredulo il denso fumo grigio uscire dal portellone sinistro che si
trova al centro della nave, al quarto piano. Intanto l’aria fredda
della notte fa rabbrividire tutti, poiché nella fuga nessuno ha
avuto il tempo di vestirsi adeguatamente: la maggior parte
dell’equipaggio si trova in pigiama, camicia da notte e vestaglia,
qualcuno addirittura si è portato dietro la valigia. Intanto alcune
filippine cominciano a piagnucolare. Il marinaio Nikola apre la
porta del bar di fronte alla lancia e invita l’equipaggio ad
entrarvi.
MARINAIO NIKOLA:
- (grida) Poiché non possiamo sbarcare senza l‟ordine del
comandante, riparatevi qui nella sala di fronte alla lancia.
In fila l’equipaggio, tra urla e grida e pianti entra nella sala.
ELISABETTA:
SHIRLEY:
- (domanda a Shirley) Per favore, che ore sono?
- (tremando) Le due e quaranta!
Intanto le filippine cominciano a singhiozzare disperate.
ELISABETTA e SHIRLEY:
- (urlano all’unisono) Smettetela di piangere!
Le giovani donne continuano a piangere.
ELISABETTA:
- Avanti finitela, in fondo saremo i primi ad abbandonare la
nave, se non dovessero riuscire a spegnere l‟incendio. Pensate ai
pompieri che stanno davvero rischiando la loro vita, nel tentativo di
spegnere il fuoco in mezzo a tutto quel fumo nero.
Per un attimo regna il silenzio, poi le giovani donne vociferano tra
loro. Poco dopo Desery passa davanti ad Elisabetta e shirley e si
fissano preoccupate in silenzio.
253. Notte. Interno. Secondo piano, zona incendio.
I pompieri e gli ufficiali avanzano tra il fumo denso cercando in ogni
cabina l’incendio, Peedu, Edward, Kristian, Maung e Richard sono
in testa al gruppo dei pompieri, spalancano ogni cabina con forza
nella speranza di trovare l’incendio, alcuni pompieri tossiscono.
Peedu apre la porta di una cabina e alza l’estintore.
PEEDU:
- (urla) Santo cielo, dov‟è questo maledetto incendio?
208
KRISTIAN:
- (tossendo) Maledizione, il fumo è troppo denso, non si vede a un
palmo dal nostro naso.
Richard dà un calcio nella porta di una cabina.
RICHARD:
- (brontola) Se non moriremo asfissiati, lo troveremo.
254. Notte. Interno. Ponte di comando.
Il capitano Philip sta girando avanti e indietro nervoso sul ponte di
comando quando arriva Roldam, che fissa il comandante senza
parlare.
(severo) Roldam, da lei questo non me lo sarei mai
aspettato. Lei lo sa che un ufficiale di turno sul ponte di comando
non può andarsene a zonzo per la nave.
CAPITANO PHILIP:-
ROLDAM:- (addolorato) Lo so, non ho scusanti!
CAPITANO PHILIP:- Roldam mi dispiace moltissimo, ma sono costretto a
sbarcarla, non le farò toglier il libretto di navigazione con la
speranza che le basti questa lezione.
ROLDAM:- Capitano la ringrazio con tutto il cuore e l‟assicuro che questa lezione
mi basterà per non ripetere, mai più, lo stesso errore.
Chiude, mentre i due si fissano addolorati.
255. Sala davanti alla lancia.
Nella sala davanti alla lancia numero otto il tempo trascorre lento,
nell’aria aleggia terrore e negli occhi dei presenti paura. Alcuni
tremano dal freddo, altri ancora dalla paura. Intanto Elisabetta si
avvicina a Desery, che sta in piedi fra Rayu e Lydia.
ELISABETTA:
DESERY:
- Desery, che ore sono per favore?
- Sono le tre e dieci.
ELISABETTA:
- (nervosa) Santo cielo, ma quanto ci mettono a spegnere questo
maledetto incendio?
256. Notte. Interno. Secondo piano, zona incendio.
Il gruppo di pompieri e gli ufficiali continuano ad aprire porte e a
cercare l’incendio tra un fumo sempre più denso e soffocante.
Peedu è in testa al gruppo dei pompieri.
PEEDU:
- (grida nervoso) Il calore diventa più forte, tenetevi pronti con gli
estintori.
209
All’improvviso tra il fumo si vedono le paratie del corridoio e alcune
cabine in fiamme. Chiude, mentre i pompieri puntano i loro
estintori e spruzzano contro le fiamme tra colpi di tosse.
257. Notte. Interno. Sala davanti alla lancia.
All’interno della sala davanti alla lancia numero otto si ode il don
dell’altoparlante del ponte di comando.
CAPITANO:
- Vi comunico che fortunatamente il fuoco è stato spento dai
nostri coraggiosi uomini, pertanto l‟equipaggio può tornare alle
proprie cabine a dormire. Buona notte.
Fra le urla e le grida euforiche dalla gioia, escono tutti sulla
passeggiata, dove i marinai Noel e Gabriel stanno tirando su la
lancia.
MARINAIO NIKOLA:
- (grida) Signori, credo che dovremmo dedicare un applauso
ai nostri eroi che hanno rischiato la loro vita per spegnere
l‟incendio.
Un grosso applauso risuona nella notte. Poi la sirena della motovedetta
della guardia costiera e quella dei pompieri arrivati da Singapore
attirano l’attenzione dell’equipaggio, che si appoggia lungo le
ringhiere della nave. Intanto il comandante dal ponte di comando
fa capire agli uomini che tutto è risolto. Le due imbarcazioni si
allontanano verso Singapore sotto gli argentei raggi lunari.
258. 13 gennaio. Mattino. Interno. Ore dieci, coffee time, saletta
ufficiali.
Elisabetta entra nella saletta e vi trova i suoi amici Kristian, Post e
Richard che stanno sorseggiando il caffè. Kristian, come la vede, si
alza.
KRISTIAN:
- (grida) Oh! Our Witch Queen of Orient Sun is coming! (Oh! Sta
arrivando la nostra Strega Regina del Sole d’Oriente!)
Un boato di risate risuona intorno. In quel momento entra Edward.
EDWARD:
- Espressione perfetta per descrivere la nostra signora dei sogni!
Altre risate, mentre Kristian si siede. Elisabetta va a sedersi accanto a
Kristian e si versa un caffè.
ELISABETTA:
- Kristian, sei eccezionale, mi hai suggerito il titolo del libro
sull‟incredibile avventura che ho vissuto a bordo dell‟Orient Sun!
KRISTIAN:
- (entusiasta) Ne sono lusingato!
210
Intanto Richard esce dalla riposteria.
RICHARD:
- Non mi avevi promesso che intitolavi il libro “The children of
Orient Sun”? (Bambini del Sole d’Oriente?)
ELISABETTA:
- Sì, ma ora penso sarebbe più giusto che usi quel titolo per il
capitolo dove descriverò l‟ammutinamento.
RICHARD:
- Buona idea!
ELISABETTA:
- Allora, voi che siete i miei testimoni, mi permetterete di usare
i vostri nomi veri?
EDWARD RICHARD KRISTIAN:
- (rispondono ridendo) Si, si!
ELISABETTA:
- Avrete l‟onore di testimoniare al mondo la realtà del sogno
premonitore!
EDWARD:
-Fantastico!
Kristian ha appena comprato una telecamera, perché non
registriamo le testimonianze degli ufficiali suoi tuoi sogni
premonitori?
RICHARD:-
ELISABETTA:
- (eccitata rivolgendosi ai presenti.)Fantastico! Vi faceste
intervistare per testimoniare l‟accaduto, mentre qualcuno vi filmerà
con la telecamera?
EDWARD RICHARD KRISTIAN:
- Sì, si, va bene!
ELISABETTA:
- Benissimo, vi aspetto questa sera qui in saletta, così con il
vostro aiuto potrò inviare una copia della cassetta, con le vostre
testimonianze, allo scienziato americano David Riback di Atlanta.
Elisabetta tra un coro di sì, si versa dell’altro caffè.
ELISABETTA:
- Ma com‟è scoppiato l‟incendio?
KRISTIAN:
- (serio) Faccio alcune ipotesi: in una delle cabine bruciate
abbiamo trovato una bottiglia vuota di cognac, quindi qualcuno
dell‟equipaggio in preda all‟alcool potrebbe aver lasciato cadere
inavvertitamente su un materasso una sigaretta accesa, oppure aver
appiccato il fuoco volontariamente.
ELISABETTA:
- Ipotesi dunque! Comunque le voci di corridoio assicurano che
sia stato un atto di pirateria da parte dei birmani, perché sono
costretti a sbarcare prima dei filippini.
KRISTIAN:
- (pensieroso) Già, potrebbe anche essere, ma ci vogliono delle
prove che non abbiamo.
PEEDU:
- (serio) Se anche fosse così, sarà difficile trovare le prove, perché
ormai sono andate bruciate nell‟incendio.
211
ELISABETTA:
- (alzandosi in piedi) Ora vado a fare l‟auto stop alla prima
scialuppa che passa. Roldam non può più aiutarmi.
RICHARD:
- (racconta) Già, ieri notte alle due e trenta, quando è scattato
l‟allarme, Roldan doveva essere di guardia, ma purtroppo aveva
lasciato il ponte di comando, infrazione molto grave e punibile dalla
legge. Il capitano è stato svegliato dall‟allarme e, quando egli è
corso sul ponte, di Roldan non c‟era neppure l‟ombra.
EDWARD:
- Già, è stato fortunato, perché se ci fosse stato il capitano Michael,
probabilmente a quest‟ora si sarebbe giocato la carriera da ufficiale
e gli avrebbero ritirato il libretto di navigazione.
ELISABETTA:
- Mi dispiace per Roldam, ma credo che la lezione gli servirà.
Ora però vi devo lasciare, ciao!
Esce frettolosamente, lasciando di colpo la porta taglia fuoco che sbatte
rumorosa e copre i saluti degli amici.
259. Sera, al tramonto. Interno – esterno. Scaletta d‟imbarco.
Portellone d‟imbarco.
I colori del tramonto tingono di rosa il mare. La scialuppa che torna da
Singapore sta facendo le manovre per appoggiarsi alla scaletta
d’imbarco. Poco dopo Elisabetta (l’unica passeggera della
scialuppa che torna a bordo) sale la scaletta d’imbarco e sul
portellone incontra Shirley con un gruppo di marinai che attende
per salire sulla scialuppa e andare a terra.
ELISABETTA:
- Shirley, ora che purtroppo il nostro sogno collettivo
dell‟incendio si è avverato, devi scriverlo, perché così lo invierò allo
scienziato David Ryback.
Intanto Shirley si mette in fila per scendere sulla scialuppa e si muove
verso l’uscita.
SHIRLEY:
- Sì, sì, la scriverò domani, ciao!
ELISABETTA:
- (felice) Buona serata!
260. Esterno. Al tramonto. In coperta.
Elisabetta sale in coperta per ammirare lo splendido tramonto vede
Desery seduta sulla sedia sdraio che fissa il calare del sole. Si
ferma un attimo ad osservare quello spettacolare tramonto che sta
calando tra le centinaia di navi, che contro il sole sembrano dei
velieri fantasma. Poi si siede vicino a Desery che si gira verso di lei
e la fissa con i suoi occhi gonfi.
DESERY:
- (sussurra) Mercoledì, dopo lo sbarco dei birmani, se ne andrà
anche Hong e non lo vedrò mai più.
212
ELISABETTA:
- Per quale motivo non potrai più vederlo?
Desery volge lo sguardo al sole che sta affondando nelle acque rosse
come il sangue.
DESERY:
- (brontola) Hong mi ha pregato di non cercarlo più. Capisci? Ha
affermato che fra qualche mese diventerà padre. Maledizione, non
vuole assolutamente che l‟ombra del passato possa distruggere
l‟armonia della sua famiglia.
Elisabetta sospira, mentre guarda l’ultimo quarto di sole sparire nelle
acque tinte dai raggi che si riflettono nel cielo.
ELISABETTA:
- In fondo non è la fine del mondo, piuttosto osserva le
meraviglie divine che ti sbocciano attorno, e vedrai che sopporterai
anche questa piccola tragedia. In ogni caso, dopo questa lezione, la
prossima volta ti concederai solamente ad un uomo libero che ti ami
veramente.
DESERY:
- (con un nodo alla gola) Lo spero.
Poi alza lo sguardo verso le prime ombre della sera, che stanno
allargandosi nel cielo.
DESERY:
- (trattenendo le lacrime, si alza in piedi e sussurra) Scusami, ma
devo andare.
Mentre Desery corre via scoppia in singhiozzi.
261. Notte del 14 gennaio, ore ventuno. Interno. Saletta ufficiali.
Elisabetta è seduta al tavolo del comando, nella saletta ufficiali, e sta
aspettando i suoi amici per filmare le loro testimonianze. Poco
dopo entrano Lisa, Kristian, Edward e Peedu che le si siedono
accanto sorridendo. Kristian posa la telecamera. Colin entra nella
saletta.
EDWARD:
- Chi potrebbe fare un intervista meglio di un giornalista come
Colin?
Colin è gentile e coglie la palla al balzo.
COLIN:
- Volentieri, in fondo è il mio mestiere!
Poi si gira verso Lisa (la sua assistente)
COLIN:
LISA:
- (domanda serio) Lisa, ti dispiace filmare l‟intervista?
- (sorridendo) No! Fatemi però vedere come funziona la cinepresa.
Kristian si alza in piedi, trova la giusta distanza.
213
KRISTIAN:
- Quando siamo pronti, tu tieni spinto questo bottone, d‟accordo?
Colin si siede al centro del gruppo poi guarda l’orologio.
COLIN:
- Ecco Lisa, sono le ore ventidue e ventotto minuti, noi siamo pronti,
vai!
Chiude, mentre Lisa inizia a filmare.
262. Notte. Interno. Saletta ufficiali.
Elisabetta, Lisa, Colin e gli ufficiali si sono radunati intorno alla
telecamera di Kristian, mentre sta facendo loro vedere l’intervista
con le testimonianze. Si ode la voce di Colin che fissa Elisabetta
stupito.
COLIN:
- Interessanti i tuoi sogni premonitori, Elisabetta!
ELISABETTA:
- (felice) Ti ringrazio con tutto il cuore, tu non sai quanto sia
importante per me questa testimonianza.
COLIN:
- (commosso) È stata un evento incredibile per me, cara!
EDWARD:
- (soddisfatto) Elisabetta, la testimonianza è stata registrata bene!
ELISABETTA:
PEEDU:
- Sì, sono davvero felice!
- Elizabeth, I hope to have a copy too! Good night! (Spero di averne
una copia anch’io! Buona notte Elisabetta!)
ELISABETTA:
- Non so come ringraziarti, e vedrai che non dimenticherò di
fartene avere una copia. Buona notte!
PEEDU:
- Credimi, è stato un piacere!
Peedu apre la porta ed esce.
EDWARD:
- Posso averne una copia anch‟io?
ELISABETTA:
EDWARD:
- Te la farò avere quando sarà terminata.
- Insomma, che cosa devi registrare ancora?
ELISABETTA:
- (eccitata) Richard mi ha promesso che filmerà per me le
testimonianze di Shirley, i resti dell‟incendio, poi la nave ferma in
rada, per dimostrare che essa è davvero stata ferma davanti all‟isola
di Singapore. Infine Richard e Maung verranno intervistati da me sui
sogni premonitori che ho raccontato loro prima che si avverassero.
Edward scoppia a ridere.
EDWARD:
- Sei diventata peggio di una giornalista!
214
ELISABETTA:
- Ci vuole questo e altro per dimostrare la verità…
KRISTIAN:
- (interviene) Altro che giornalista, quella è la Strega Regina del
Sole d‟Oriente!
ELISABETTA: - (seria) Non sono molto d‟accordo con la “Strega”, però accetto
il titolo perché è simpatico.
Scoppiano a ridere divertiti.
KRISTIAN:
- Pensa Edward che non credevo nei sogni premonitori, ora devo
crederci per colpa di questa Strega!
ELISABETTA:
- (brontola) Pensa che un noto parapsicologo di Bologna, dott.
Massimo Inardi, ha affermato che vivo situazioni paranormali, sotto
forma telepatica, chiaroveggente e soprattutto precognitiva.
KRISTIAN:
- (ridendo) Insomma che roba è?
ELISABETTA:
- (scherzando grida) Sparisci monello, prima che perda la
pazienza!
Tutti esplodono in una risata fragorosa.
263. 15 gennaio. Mattino. Interno. Hall. Ufficio informazioni.
L’orologio di bordo segna le 10.00 del 15 gennaio 1992. Elisabetta è
nella hall ad attendere i rappresentanti di Mr. Willer Wuner e vi
trova tutti i birmani che attendono di sbarcare. Ovunque si aggiri
va a sbattere contro valigie, borse e sacchetti e, quando alza lo
sguardo, incontra gli occhi tristi di quei poveri ragazzi.
BIRMANO:
- (confessa a Elisabetta, mentre gli altri gli si radunano attorno)
Mummy, abbiamo perso il lavoro, non sappiamo che fare.
ELISABETTA:
- Avanti, siate fiduciosi e con coraggio affrontate il vostro
destino, poiché niente succede per caso, quindi da qualche parte
c‟è per voi un posto che vi attende.
ALCUNI BIRMANO:
- (gridano) Evviva mummy! Evviva mummy!
Poi arriva la scialuppa e tutti prendono i loro bagagli e se ne vanno.
I BIRMANI:
- Good bye mummy! Good bye mummy! (Addio mamma! Addio
mamma!)
ELISABETTA:
- (sorridendo) Buona fortuna
In quel mentre arriva Hong.
HONG:
- (con un sorriso sulle labbra) Elisabetta, prima di sbarcare volevo
dirti che sono rimasto colpito dai tuoi sogni premonitori.
215
ELISABETTA:
HONG:
- (sorride stringendogli la mano) Non sei il solo!
- Addio e buona fortuna!
Mentre Hong se ne va verso l’uscita, Elisabetta vede Desery con occhi gonfi
e tristi, che segue con lo sguardo lo sbarco dell’ex amante da una
certa distanza per non farsi vedere da lui.
264. Verso mezzogiorno. Ufficio informazioni.
Elisabetta raggiunge Shirley all’ufficio informazioni.
ELISABETTA:
- Shirley, purtroppo ho atteso tutta la mattina, ma i collaboratori
di Mr. Willer Wuner non sono venuti e credo che ormai non
verranno più!
SHIRLEY:
- (seria) Mi dispiace !
ELISABETTA:
- (sorridendo) Non mi preoccupo più di tanto, ho già trovato una
compagnia che mi spedirà tutta la merce in Italia con un container e
vedrai che presto me ne tornerò a casa anch‟io.
SHIRLEY:
- Ah! finalmente, sono contenta per te.
ELISABETTA:
- Sei pronta per raccontare il tuo sogno premonitore davanti alla
telecamera? Verso l‟una passo con Richard che ti filmerà.
SHIRLEY:
- Ok! Sarò qui ad aspettarti, e ti consegnerò anche la lettera che mi
hai chiesto.
ELISABETTA:
SHIRLEY:
- (curiosa) Filmerete anche le cabine bruciate?
ELISABETTA:
DESERY:
- Ah! Bene, grazie!
- Farò filmare da Richard tutto ciò che costituisce testimonianza.
- (sorridendo) Ah! ma allora sei davvero un capomastro come
asserisce Edward!
Elisabetta fissa Shirley con sguardo severo.
ELISABETTA:
Peggio! Sicuramente peggio! Comunque da te quest‟affermazione
non me la aspettavo.
Le due amiche scoppiano in una risata fragorosa.
265. 18 gennaio. Notte. Esterno. In coperta.
Elisabetta è seduta accanto ad Edward e entrambi guardano un aereo
che sta alzandosi in volo da Singapore; lei controlla l’ora al suo
orologio da polso.
216
ELISABETTA:
- Edward, sono le ore ventidue, sicuramente quello è l‟aereo
delle ventuno e cinquantacinque che parte per Francoforte.
EDWARD:
- (con gli occhi fissi al cielo) Non è l‟aereo che dovrai prendere tu
per tornare in Europa?
ELISABETTA:
- Si è quello, ma ancora non so quando potrò partire.
Edward la fissa serio.
EDWARD:
- Non mi avevi detto che avevi risolto i tuoi problemi?
ELISABETTA:
- Sì, ma ho scoperto che la compagnia che doveva spedirmi la
merce in Italia mi ha nascosto che non ha la licenza e voleva fare da
tramite a un‟altra, per spillare una percentuale, aumentando in
questo modo le spese alla mia ditta.
Edward la guarda pensieroso.
EDWARD:
- Questa è davvero una storia infinita!
ELISABETTA:
- Il mio capo ha detto che mi farà sapere a quale compagnia di
spedizione dovrò rivolgermi.
Un vento caldo scompiglia i loro capelli.
EDWARD:
- (assicura) Vedrai che questa volta ce la farai!
ELISABETTA:
- Speriamo! A proposito, ho la cassetta con tutte le
testimonianze da darti!
EDWARD:
- Bene! L‟hai già spedita allo scienziato americano?
ELISABETTA:
- Sì, poi ne ho già data una copia anche a Post.
266. 24 gennaio. Interno. Giorno. Hall. Duty free shop.
L’orologio di bordo segna le 16.00 del 24 gennaio 1992. Edward e
Richard attraversano la hall e si dirigono al negozio, le vetrate
sono coperte con dei grossi fogli di carta, entrano, Elisabetta sta
riempendo gli ultimi colli di merce. I due uomini osservano la
montagna di colli.
EDWARD E RICHARD:
- (esclamano insieme) Allora hai finito finalmente!
Elisabetta si siede sul collo che sta per chiudere.
ELISABETTA:
- Meno male, non ne posso più!
I due amici si siedono sui colli.
EDWARD:
- (curioso) Ma quanti sono?
217
Prende fiato, poi guarda nei fogli dove ha registrato tutto.
ELISABETTA:
- Con gli ultimi tre che sto ultimando sono 171. Domani devo
consegnare la lista in inglese con tutti gli articoli alle due
rappresentanti della Fratta Shipping che devono fare un noioso
lavoro per le autorità doganali.
EDWARD:
- (pensieroso) Sai quando potrai tornare a casa?
ELISABETTA:
- Non ancora, perché dipende dal tempo che ci metterà la Fratta
Shipping a preparare i documenti per la dogana, inoltre c‟è di
mezzo anche il nuovo anno cinese, i cui festeggiamenti iniziano il
primo giorno di febbraio e durano una decina di giorni.
RICHARD:
- (serio) Intendi dire che forse partirai dopo il dieci febbraio?
ELISABETTA:
- (sospira) Questa è veramente una storia infinita, quindi
potrebbe anche essere!
RICHARD:
- Allora presto vedrai il capitano Michael, perché fra qualche giorno
sbarca il comandante Philip per avvicendamento.
ELISABETTA:
EDWARD:
- (brontola) Già, qui sbarcano tutti prima di me!
- Elisabetta, si sta avverando il primo sogno che hai fatto della nave
ferma, in cui mi presentavi due orientali, alle quali consegnavi il
carico.
ELISABETTA:
- Infatti domani consegnerò loro le liste con tutto il carico.
Comunque mi preoccupa la dogana di Singapore.
RICHARD:
- (serio) Cerca di essere più precisa che puoi e vedrai che tutto
andrà bene.
ELISABETTA:
- (brontola) Caro Richard, i doganieri tu non li conosci, puoi
essere preciso quanto vuoi, ma per loro c‟è sempre qualcosa che
non va.
267. Portellone di sbarco. Ore diciotto e trenta.
L’orologio di bordo segna le ore 18.00 del 28 Gennaio 1992. Arriva la
lancia da Singapore con Elisabetta che sale sulla scaletta e
raggiunge il portellone dove incontra Shirley.
SHIRLEY:
- Elisabetta, voglio salutarti perché sto sbarcando!
ELISABETTA:
SHIRLEY:
- Allora non ci vedremo più ?
- (commossa risponde) No! Ma dimmi, tu riuscirai a partire prima
dei festeggiamenti dell‟anno nuovo cinese?
ELISABETTA:
- (seria) Per il momento sembra di no, perché il carico sarà
sbarcato solo dopo le feste cinesi.
218
Shirley con le lacrime agli occhi.
SHIRLEY:
- Scusami se piango, ma mi dispiace di lasciarvi.
Elisabetta e Shirley si abbracciano commosse, poi Shirley raggiunge la
scaletta e scende sulla scialuppa.
Chiude, mentre lei commossa si affaccia dal portellone salutando
Shirley con un cenno di mano e la scialuppa si allontana sulle acque
scure.
268. Interno. Pomeriggio. Ore 16.00 Cabina di Elisabetta.
La sveglia sul comodino segna le 16.00 del 29 Gennaio 1992. Sul letto
ci sono due grosse valigie aperte, tra cui una quasi piena.
Elisabetta sta prendendo dall’armadio dei vestiti quando si ode il
don dell’altoparlante del ponte di comando.
COMANDANTE PHILIP:
- Parla il capitano Philip. Ringrazio di cuore tutto
l‟equipaggio per la gentile collaborazione, auguro buona fortuna a
tutti.
ELISABETTA:
- (voce fuori campo) Santo cielo, mi dispiace di non aver avuto il
tempo per andarlo a salutare.
Chiude, mentre Elisabetta, dispiaciuta, mette alcuni vestiti nella valigia
quasi piena e la chiude.
269. Ventinove gennaio. Esterno. Notte. Ore dieci. In coperta.
Elisabetta raggiunge in coperta gli amici: Edward, Richard, Kristian,
Post, Colin, Lisa, Desery, Rayu e Lydia. Intanto un aereo si alza
dall’isola di Singapore.
ELISABETTA:
- (puntando l’indice verso l’aereo) Guardate l‟aereo con cui
partirò venerdì sera trentun gennaio!
Un boato di grida, urla, fischi esplode nella notte.
EDWARD:
- Come mai, così all‟improvviso?
Elisabetta va sedersi tra gli amici.
ELISABETTA:
- Il mio capo Delopera mi ha ordinato di consegnare sotto la
responsabilità della Fratta Shipping le chiavi del negozio contenente
i 171 colli, così dopo il festeggiamento del nuovo anno cinese essa
trasporterà il carico nei depositi doganali e, dopo il controllo, lo
spedirà a Venezia.
KRISTIAN:
- Finalmente la nostra Strega Regina del Sole d‟Oriente ci lascerà!
219
Un coro di risate, urla e grida euforiche esplodono intorno.
ELISABETTA:
- Ora però sono triste, perché nonostante tutto, voi mi
mancherete!
KRISTIAN:
- (ribatte facendo finta di piangere) Mummy, mummy, non ci
lasciare!
Urla, grida e fischi si perdono nella notte stellata. Elisabetta rincorre
Kristian, che scappa.
KRISTIAN:
- Mummy, ti prego, non mi picchiare!
Chiude, mentre altre risate esplodono in coro.
270. Trentuno gennaio. Mattino. Interno. Cabina del comandante.
Elisabetta bussa alla porta del comandante con una busta in mano, la
porta si apre e appare il capitano Michael. L’orologio a muro
nella cabina del comandante segna le 11.00 del 31 gennaio 1992
ELISABETTA:
CAPITANO:
- Buon giorno, comandante!
- Entri, la prego!
Elisabetta porge la lettera al capitano.
ELISABETTA:
- Comandante, sono venuta a darle questa lettera in cui è scritto
che può consegnare i colli solo alla compagnia di spedizione Fratta,
Shipping, dopo le feste dell‟anno cinese. La ringrazio da parte della
mia compagnia.
Il capitano posa la busta sulla scrivania.
CAPITANO:
- Va bene, assicuri la sua compagnia che sarà fatto.
ELISABETTA:
- Grazie ancora comandante, io la saluto perché questa sera
parto per l‟Europa.
Il capitano stringe la mano ad Elisabetta.
CAPITANO:
- Mi creda, è stato un piacere averla avuta a bordo con noi!
ELISABETTA:(sorride
CAPITANO:-
271.
e prima di uscire mormora) Buona fortuna, comandante!
(fissandola serio) Anche a lei Elisabetta
Pomeriggio soleggiato.
Portellone di sbarco.
Interno.
Ufficio
informazioni.
L’orologio di bordo segna le ore 15.30 del31 gennaio 1992. I marinai
Noel e Gabriel trasportano le valigie di Elisabetta al portellone di
220
sbarco, mentre lei sta parlando a una decina di filippini tra i quali
Nikola.
ELISABETTA:
- Sbarcate anche voi?
Il MARINAIO FILIPPINI NIKOLA:
- (risponde) Sì purtroppo, l‟armatore non ha
trovato un nuovo Charterer e sembra che stia vendendo l‟Orient
Sun ad un collega finlandese. Poi domani la nave verrà spostata in
un porto sperduto, lontano dal centro di Singapore.
Elisabetta sospira, in quel mentre arrivano Rayu e Lydia.
RAYU E LYDIA:
- (in coro) Mummy, siamo venute a salutarti! Poi domani
sbarchiamo anche noi.
Si abbracciano teneramente mentre arriva la lancia. I marinai Noel e
Gabriel trasportano le pesanti valige di Elisabetta sulla scialuppa.
Elisabetta abbraccia Noel e Gabriel, che ricambiano commossi.
ELISABETTA:-
Grazie e buona fortuna!
Intanto anche Desery si avvicina con la sua valigia. Poi arriva Kristian con
la cinepresa.
KRISTIAN:
- Sono venuto ad immortalare la nostra Strega Regina del Sole
d‟Oriente! Che finalmente è riuscita a liberarsi della sua storia
infinita!
Una risata collettiva contagia tutti, intanto arrivano Edward, Richard e
Peedu, ridendo a crepapelle. In quel mentre entra a bordo una
signora alta, con capelli biondi, occhi chiari, sui cinquanta, che va
incontro a Edward abbracciandolo teneramente.
EDWARD:
- Elisabetta, ti presento mia moglie!
Felice le stringe la mano.
LA MOGLIE:
- Lo sa che mio marito, nelle sue lettere, mi ha scritto molto
spesso di lei e dei suoi sogni premonitori?
ELISABETTA:
LA MOGLIE:
- (sorpresa) Davvero?
- Sì, sì! Sono molto felice di conoscerla!
ELISABETTA:
- (felice) Il piacere è tutto mio, signora!
Elisabetta commossa abbraccia Edward, Richard, Kristian e Peedu, poi
si affretta a scendere sulla scialuppa con i filippini, che
l’attendono. Un coro di saluti urla e grida eccitate risuona intorno,
mentre la scialuppa si allontana lentamente, poi tutti s’affacciano
dal portellone gridando in coro:
221
TUTTI.- Bay, bay mummy, we love you Bay, bay mummy, we love you!!!
272. Pomeriggio. Esterno - Interno. Scialuppa. Ripresa della nave.
La scialuppa si allontana lentamente, mentre si odono ancora le grida,
le urla e i saluti dal portellone. Intanto Kristian è salito sul ponte
passeggiata a riprendere con la sua telecamera la scialuppa che si
allontana e grida qualcosa che si perde nel vento. In quel momento
Elisabetta e Desery si commuovono e dai loro volti scendono alcune
lacrime.
ELISABETTA:
- Orient Sun, addio!
Primo piano su Elisabetta e Desery che fissano la nave con le lacrime
agli occhi.
DESERY:
- Da lontano la nave splende come un gioiello sotto il sole.
ELISABETTA:
- Non è forse vero che, nonostante tutto, quest‟incredibile
odissea siamo felici di averla vissuta?
Desery sorride e abbraccia Elisabetta.
DESERY:
- Sì, vale sempre la pena di imparare a qualunque costo. Ti voglio
bene, Elisabetta!
Intanto la lancia attracca di fronte alla dogana.
ELISABETTA:
- Mi raccomando, sii sempre felice, perché tutto dipende da te!
I filippini trasportano le valigie di Elisabetta in banchina.
DESERY:
- Buon viaggio e buona fortuna!
Elisabetta salta sulla banchina.
ELISABETTA:
- (domanda ai filippini) Ma voi non sbarcate?
FILIPPINO NIKOLA:
- . Soltanto tu sbarchi qui, noi alla prossima!
I FILIPPINI, NIKOLA E DESERY:
- Have nice voyage, mummy! Good bye, mummy!
Mummy, we love you! (Buon viaggio, mamma! Addio, mamma!
Mamma, ti amiamo!)
La scialuppa si stacca dalla banchina. Sul volto di Elisabetta scendono
alcune lacrime.
ELISABETTA:
- (emozionata) Good bye children of Orient Sun, I love you too!
(Addio bambini del Sole d’Oriente, vi amo anch’io!)
Le urla e le grida dei filippini e di Desery continuano, mentre Elisabetta,
accanto alle valigie, continua a saluta con le lacrime agli occhi.
222
Chiude, mentre la scialuppa si allontana rimpicciolendo sempre
più.
273. Esterno - Interno. Dogana.
Elisabetta trascina le valigie all’interno della dogana e ne posa una sul
bancone. Il doganiere la fissa, poi controlla le valigie e sorridendo
le fa segno di andare indicandole l’uscita. Poco dopo gira l’angolo
e si trova di fronte ad una rampa di scale di circa trenta scalini.
Abbandona le valigie e va dal doganiere.
ELISABETTA:
- Mi scusi, c‟è un ascensore?
Il cinese scuote la testa per dire no, poi le sorride. Prende una valigia per
volta e sale.
274. Pomeriggio. Interno - esterno. Taxi. Aeroporto.
Il taxi si ferma davanti all’aeroporto, Elisabetta paga la corsa.
L’autista esce, le apre la portiera, prende un carrello poco lontano
dal taxi, vi carica le valigie e glielo consegna.
ELISABETTA:
- La ringrazio di cuore!
L’uomo sorride e se ne va. Elisabetta va al check-in dove imbarca le
valigie.
HOSTESS:
- Si ricordi di ritirate i suoi 45 chili di valigie a Francoforte.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Va bene, grazie!
Dissolvenza.
275. Primo febbraio. Mattino. Ore otto. Interno aereo. Esterno.
Paesaggio invernale. Giorno. Aereo.
L’orologio di bordo segna le otto del 1 febbraio 1992. Le hostess
servono la colazione.
CAPITANO:
- (annuncia) Informiamo i signori passeggeri che, a causa di una
fitta nebbia che copre l‟aeroporto di Francoforte, siamo costretti ad
atterrare all‟aeroporto romano di Fiumicino.
UN GRUPPO DI ITALIANI:
- (grida euforico) Evviva! Evviva!
HOSTESS:
- (annuncia) Preghiamo i signori passeggeri di allacciare le cinture
di sicurezza per l‟atterraggio; dopo lo sbarco siete pregati di
attendere nella sala d‟attesa la partenza per Francoforte che
avverrà tra circa tre ore.
Un boato di urla e grida di protesta si innalza all’interno dell’aereo.
223
276. Roma, aeroporto. Tre ore dopo, ore undici. Scaletta
dell‟aereo. Esterno – interno aereo.
Inquadratura dell’aereo in una giornata d’inverno fredda ma
soleggiata. Elisabetta sale la scaletta dell’aereo con i passeggeri,
ognuno ritorna al suo posto. È seduta accanto ai due tedeschi.
TEDESCO:
- Come mai voi italiani non siete sbarcati qui a Roma?
ELISABETTA:
- (sospirando nervosa) Noi italiani abbiamo fatto di tutto per
scendere, ma non c‟è stato nulla da fare!
TEDESCO:
- (curioso) Ma perché dovete venire a Francoforte per poi tornare
in Italia?
Si muove sul sedile nervosa.
ELISABETTA:
- Purtroppo ci sono delle leggi ridicole, infatti sembra che i
passeggeri di un aereo che atterra fuori programma, per motivi
tecnici, oppure per fenomeni meteorologici, non possano per
nessuna ragione sbarcare in quel paese.
TEDESCO:
- (serio) Incredibile!
277. Interno. Aeroporto di Francoforte. Pomeriggio.
Elisabetta è seduta davanti alla scrivania di una rappresentante della
compagnia aerea, in un lussuoso ufficio.
ELISABETTA:
- (protesta) Mi scusi, ma a causa dei problemi che abbiamo avuto
io ho perso il mio aereo per Bologna!
LA DONNA:
- Senta, la compagnia si scusa e le pagherà una stanza allo
Sheraton Hotel e un buono per i pasti, così lei potrà prendere il volo
di domani mattina. Va bene per lei?
ELISABETTA:
- Signorina, per me va benissimo, sono stanca morta, così potrò
andare a dormire. Un grazie di cuore alla compagnia.
Dissolvenza in chiusura.
278. Interno. Notte. Stanza dello Sheraton Hotel. Campo medio.
Tende rosa dello stesso colore del copriletto, una grossa abat-jour
bianca sul comò con grande specchio rifinito in oro. Elisabetta
indossa una lunga camicia da notte bianca in pizzo, è seduta
davanti al comò e si passa la crema da notte in viso, poi si alza e
va sotto le coperte, sbadiglia e spegne la luce.
279. Mattino. Aeroporto di Bologna. Esterno.
224
Campo lungo dell’aereo che atterra e corre sulla pista. Dissolvenza.
Elisabetta, scende dall’aereo con alcuni passeggeri.
Dissolvenza.
280. Interno aeroporto di Bologna.
Elisabetta si trova davanti al nastro mobile e controlla i bagagli che
escono; mentre i pochi passeggeri raccolgono le loro valigie, vede
che i suoi bagagli non ci sono, allora scoppia in una risata; in quel
momento vede sua sorella Rossana che le va incontro.
ROSSANA:
- Vorrei anch‟io sapere che cos‟è che ti fa tanto ridere!
Va incontro alla sorella abbracciandola.
ROSSANA:
- Mi hanno perso le valigie!
Rossana la fissa preoccupata.
ROSSANA:
- Comunque non mi sembra una ragione per ridere!
ELISABETTA:
- Se non fossi sicura che entro una settimana me le porteranno
fino sulla porta di casa, non riderei tanto.
ROSSANA:
- (curiosa interroga) Insomma come fai a essere così sicura che te
le porteranno entro una settimana?
ELISABETTA:
- Qualche mese fa ho sognato che ero tornata a casa da circa una
settimana, quando un signore me le portava fino sulla porta di casa.
Ho fatto di tutto per prevenire, ma non è servito a nulla.
ROSSANA:
- Ah! Davvero?
Elisabetta prende a braccetto la sorella.
ELISABETTA:
- Vieni, andiamo a fare la denuncia.
281.Pomeriggio. tre febbraio. Interno ospedale di Conselice.
Elisabetta e la madre percorrono il corridoio dell’ospedale ed entrano
in una stanza occupata da alcuni degenti, fra cui lo zio Mino. Lo
zio è magro e pallido, ma appena la vede le sorride felice.
LO ZIO:
- (commosso) Ah! finalmente sei arrivata, hai fatto buon viaggio?
ELISABETTA:
- (abbracciandolo) Non ti racconto l‟odissea che ho vissuto.
Piuttosto, tu come stai?
La madre, intanto, osserva la scena commossa e passa una sedia ad
Elisabetta che si siede. Lo zio piange commosso.
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LO ZIO:-
Non sai quanto sono felice di vederti, ho avuto paura di andarmene
senza poterti rivedere
Mentre lo zio abbozza un sorriso Elisabetta gli asciuga le lacrime con le
mani
ELISABETTA:- Io lo sapevo che sarei arrivata in tempo.
Chiude, mentre bacia lo zio su una guancia e gli stringe le mani.
282. Pomeriggio. Interno ospedale. Esterno ospedale. Interno
automobile.
Rosina ed Elisabetta escono dall’ospedale e camminano per il viale,
verso l’uscita.
ELISABETTA:
- Sai, lo zio Mino oggi era felice, anche se lo trovo molto
dimagrito.
ROSINA:
- (sospira) Ho paura che non uscirà più dall‟ospedale!
ELISABETTA:
ROSINA:
- (pensierosa) Già, presto raggiungerà papà!
- Sai, prima che lo zio Mino si ammalasse, ho sognato tuo padre che
mi abbracciava addolorato, assicurandomi che il fratello lo avrebbe
raggiunto presto, e che c‟erano altri due posti pronti .
ELISABETTA:
- (preoccupata) Allora moriranno altre due persone dopo lo zio
Mino?
ROSINA:
- (pensierosa) Così pare!
Dissolvenza in finale.
283. Sogno. Interno studio di Elisabetta. Effetto Flou. Notte
Sulla tastiera del computer: le mani di una donna stanno scrivendo. Le
stesse mani continuano a scrivere. Le stesse mani affaticate
scrivono lentamente. Cade una goccia di sangue sulla tastiera. Le
mani continuano a battere come se la persona fosse troppo stanca
e quindi distratta per rendersi conto di ciò che sta succedendo. Le
mani battono sempre più lentamente, mentre altre gocce di sangue
cadono sulla tastiera. Le mani si fermano.
Elisabetta è seduta paralizzata di fronte al computer con la fronte piena
di sudore di sangue che continua a cadere a gocce sulla tastiera.
Elisabetta si sveglia e si siede sul letto a riflettere.
284. 8 febbraio. Pomeriggio. Interno studio. Esterno casa di
Elisabetta.
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Elisabetta è nel suo studio e sta disegnando con una matita su una tela
un volto di donna, quando vede dal finestrone del balcone il
camioncino del corriere dell’Alitalia che si ferma davanti a casa.
Scende le scale ed esce fuori. La giornata è fredda e le nebbie
stanno calando. L’uomo ha aperto lo sportello anteriore del
camioncino e sta scaricando le due valigie. Gli apre il cancello e
l’uomo le passa davanti con le valigie.
L‟UOMO:
- Lei è la signora Errani Emaldi Elisabetta, vero?
L’uomo le lascia le valigie sulla porta di casa.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Sì!
L’uomo le allunga un foglio.
L‟UOMO:
- Firmi qui per cortesia, grazie.
Elisabetta firma, l’uomo prende il foglio e se ne va.
Inquadrature incrociate a simulare il passare del tempo.
285. Giorno. Interno. Studio di Elisabetta 23 gennaio „93.
L’orologio nello studio segna le ore 15.00 del 23 gennaio 1993. Nello
studio c’è un cavalletto con una tela sulla quale spicca il dipinto di
un volto quasi finito di donna, che assomiglia ad Elisabetta: capelli
nero- blu con alcune gocce di sudore di sangue sulla fronte.
Elisabetta è nello studio scrive alcune frasi alla tastiera del suo computer,
poi si ferma prende la lente di in gradimento e controlla sul
monitor ciò che ha scritto. La porta si apre entra la madre Rosina
tutta nervosa e preoccupata.
ROSINA:- (grida)
Insomma Elisabetta, da quando sei tornata da Singapore un
anno fa, non fai altro che rovinarti la vista su quel computer
maledetto.
Elisabetta posa la lente di ingrandimento e fissa la madre nervosa.
ELISABETTA;.(arrabbiata)
Uffa mamma, non ne posso più, smettetela tutti di
rompermi le scatole!
ROSINA:- Elisabetta ragiona, sei ancora giovane, hai bisogno della tua vista,
esci di casa, vai a divertirti, invece di trascorrere tutto il tuo tempo prezioso
attaccata al computer.
Devo finire di scrivere il romanzo “La Strega Regina del Sole
d‟Oriente”, poi scriverò anche la sceneggiatura e nessuno mi
impedirà di portare a termine il mio progetto. A costo di diventare
cieca come una talpa, io racconterò questa storia al mondo.
ELISABETTA:-
227
ROSINA:- (con
un nodo alla gola) Ti supplico, sei già cieca come una talpa, ti
hanno tolto anche la patente! Insomma ti rendi conto?
Elisabetta si alza in piedi e abbraccia la madre con le lacrime agli occhi,
poi le due donne scoppiano in singhiozzi.
ELISABETTA:- (asciugandosi
le lacrime) Vieni mamma, andiamoci a farci un thè
e smettiamola di preoccuparci.
Le due donne scendono le scale.
286. Giorno. Interno. Cucina.
Rosina è seduta al tavolo della cucina. Sul tavolo ci sono due tazze
con dentro le bustine del thè, i cucchiaini e la zuccheriera.
Elisabetta accende il fornello e mette il pentolino con l’acqua a
scaldarsi e va a sedersi al tavolo.
ELISABETTA:
- Mamma, lo zio Mino è morto il quattordici settembre del „92, di
mattino, lo stesso giorno e lo stesso mese di papà e della zia Ines;
non trovi che tutto ciò sia incredibile?
ROSINA:
- Sì, è veramente incredibile che tre fratelli siano morti tutti nello
stesso giorno e nello stesso mese.
ELISABETTA:
- (pensierosa) Mamma, oggi al funerale di zio Virgilio mi sono
ricordata che si è avverato il tuo sogno in cui il babbo ti diceva che
dopo lo zio Mino c‟erano altri due posti.
ROSINA:
- Già, è vero, oggi 23 gennaio sono trascorsi solo diciotto giorni dal
funerale di tuo cugino Giorgio, che è morto a soli quarantacinque
anni.
L’acqua sta bollendo sul fornello. Elisabetta spegne il gas e prende il
pentolino e versa l’acqua bollente nelle tazze, posa il pentolino sul
fornello e si siede al tavolo.
ELISABETTA:
- È terribile! Ma comunque trovo straordinario che, alcuni giorni
dopo il funerale di Giorgio, il babbo sia apparso in sogno a sua
sorella Edda e le abbia detto che era presente alla funzione ed era
sceso in terra ad accoglierne il figlio.
ROSINA:
- (sospira) Certo che tuo padre ci ha fatto penare con il suo
scetticismo, ma poi si è fatto perdonare.
ELISABETTA:
- (sorridendo) Pensa che il grande Pitagora ha affermato che il
Sonno, i Sogni e l‟Estasi sono le tre porte aperte sull‟al di là, donde
ci viene la scienza delle anime e l‟arte della divinazione.
Chiude, mentre le due donne si guardano e sorridono e finiscono di bere il
thè.
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287. Interno. Esterno. Studio in casa di Elisabetta
Sul cavalletto c’è la tela con il dipinto quasi finito del volto di Elisabetta
è triste, ha i capelli nero- blu a caschetto. Sulla fronte sono disegnate
gocce di sudore di sangue. Il carrello con i colori e pennelli è fermo
di fronte al finestrone che dà sul balcone.
Entra Elisabetta e come in trans prende un pennello in mano, ma poi
indietreggia di qualche passo e guarda la sua opera e la vede sfocata. Si
avvicina per completarla, Elisabetta ha un flash back della sua ultima
visita dall’oculista.
OCULISTA:-
Purtroppo le stanno crescendo in tutti e due gli occhi macule che
potrebbero portarla alla cecità.
ELISABETTA:-
(preoccupata) Che cosa si può fare?
OCULISTA:-
Per il momento non si può fare niente, ma tra un anno arriverà
un nuovo laser dall‟America che blocca la crescita delle macule.
ELISABETTA:-
Santo cielo, devo aspettare un anno?
Come in trans Elisabetta dà una pennellata ad una goccia di sangue, fa
alcuni passi indietro fissa il dipinto impressionata, mentre lo vede
sfocato. Elisabetta ha un flash back e rivede il crocifisso d’oro e il
libro tempestato di diamanti.
(voce fuori campo) Certo, scrivere un libro nelle mie condizioni
è un grosso sacrificio.
ELISABETTA:-
Sconvolta come in trans, Elisabetta prende la tela e la sbatte più volte
contro il cavalletto spaccandola, poi la strappa con tutta la forza
che ha con le mani e furiosa gettai il tutto nel cestino gridando.
- Non starò certo qui a piangermi addosso guardando questa
maledetta opera. Io andrò avanti con il mio progetto, costi quel
che costi e senza farmi influenzare da nulla.
ELISABETTA.
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La Strega Regina del Sole d`Oriente - Estro