Vita della Comunità Anno II - Giugno 2013 - Numero 5 2013 Anno della Fede Comunità Pastorale Santissimo Nome di Maria Barzanò - Cremella - Sirtori Cop Giu. 2013.indd 1 23/05/2013 16.30.19 Giugno 2013 Giugno 2013 - Sommario VITA DELLA COMUNITA’ PERIODICO DELLA COMUNITÀ PASTORALE SS. NOME DI MARIA Le nostre feste Patronali 2 Cristiami da museo 3 Concerto a Sirtori 5 Oratorio feriale 2013 6 L’angolo francescano 9 ANNO II 2 giorni ado 10 numero 5 autorizzazione Tribunale di Lecco n. 3/2012 “Unodinoi” 13 Conosciamo il grande re Davide 14 Il linguaggio di oggi 17 Sbago per la comunità 18 Vittime della moda - Lavoro schiavo 20 L’angolo della belleza 22 A Roma in pellegrinaggio 24 Gioie e dolori 25 55° anniversario di fondazione AVIS 27 Luoghi della devozione cristiana 28 Gruppo Alpini Sirtori 29 Echi 31 Direttore Responsabile Giorgio Bertella CONTATTI: redazione: [email protected] Don Giuseppe Scattolin: [email protected] 039.955835 Don Marco Sanvito: [email protected] 039.955600 Don Claudio Perfetti: [email protected] 039.955324 Ardisci e credi Don Luigi Ambrosoni: [email protected] 85° adunata nazionale Alpini 039.9210587 Intenzioni Sante Messe Stampa GRAFICA BRIANTEA [email protected] In copertina “Il Figliol prodigo” di Mario Bogani 1 32 33 35 Vita della Comunità Le nostre feste Patronali patronale viene vissuto accostandosi ai Sacramenti della Confessione e della Comunione Eucaristica. arissimi amici, in queste settimane stiamo vivendo le nostre feste patronali: la festa patronale di Barzanò il 15/16 giugno San Vito martire, come quella di Cremella il 26 maggio Santi Sisinio, Martirio e Alessandro, Martiri della Val di Non e quella di Sirtori il 7 luglio Santi Nabore e Felice Martiri. Ebbene queste feste si presentano con un doppio carattere: religioso e civico. C Tuttavia la festa patronale ha anche una grande valenza umana. Essa risponde a una necessità vitale dell'uomo. Qui si afferma il valore della vita e della creazione, qui si interrompe la monotonia del quotidiano, qui si esce da alcune forme, per esempio dall'asservimento alla necessità del guadagno; nella festa si vogliono incontrare parenti e amici, si vuole stare assieme e tutto ciò è l'espressione del risveglio della nostra libertà, del bisogno di felicità piena e di poter vivere in pura gratuità. Le nostre feste patronali si perdono nella notte dei secoli. Non è possibile fissare l'epoca precisa della loro origine, perché difettano i documenti che, in tante vicende storiche, sono andati perduti. In questi anni ho voluto rendere sempre più viva la Festa di san Vito a Barzanò e io sto tentando di fare altrettanto per la festa dei tre Santi a Cremella. Sirtori aveva già una sua tradizione che a mio avviso deve essere migliorata così che la festa possa diventare un evento che tocca ogni famiglia e ogni cittadino. Anche se non è possibile stabilire esattamente l'origine delle nostre feste, possiamo dire che devono risalire a centinaia di anni ormai passati. Esse si collegavano anche alle vicende agricole, di lavoro, di mercato dei prodotti dei campi, di vendite di animali da cortile e da stalla. Non per niente la festa antica di Barzanò è alla prima domenica di settembre quando si faceva in qualche modo la " ribalta" dalla festa patronale in giugno, come si usa nel Veneto. Così Cremella vive la sua ribalta dalla festa di maggio, con la festa di fine agosto e o settembre… Cari amici la "festa Patronale" ha un fondamento che è essenzialmente religioso e spirituale. Oltre al rilancio della vita religiosa e sociale ecco che deve essere ritrovato quel nostro folklore, tipico della Brianza, tipico del nostro patrimonio. Non abbiamo bisogno di copiare il folklore di Siena o di Napoli. Occorre che si esprima il genio peculiare di un popolo, le espressioni più genuine del suo far cucina, di presentare dolci e torte tipiche, del suo ballare e cantare, e anche quello delle sue processioni. Tutto questo deve venire a galla e organizzato. Per esempio Sirtori ha mantenuto la processione, tra l'altro frequentissima e bella, con l'antico stendardo dei loro Santi (che sta per essere rimesso a posto dalle mani abili delle Suore dell'Isola di San Giulio d'Orta). Barzanò ha un magnifico e veramente stupendo stendardo di San Vito appeso nel Presbiterio della Chiesa … Qualcuno potrebbe dire: "Allora non mi interessa". E invece è sbagliato. Perché? Perché una comunità sta bene se stanno bene i suoi componenti. Perché uno possa star bene deve avere dentro un po' di pace, di gioia e di altruismo. La festa patronale ci porta a correggere la nostra vita spirituale. Perché tutto nasce da lì. Se dentro di noi c'è ira, invidia, rabbia, guerra e conflitti vari, oppure se c'è depressione perché mi sento solo, non amato, mal sopportato è evidente che bisogna guarire da tutto questo marciume che ci fa vivere le relazioni in modo molto infelice essendo noi degli infelici… Ed è per questo che da sempre il fulcro della festa In quanto momento di socializzazione, la festa è una bella occasione di allargare e sanare i rapporti familiari e fare in modo che rinascano 2 Giugno 2013 gono date si allontanano dal suo genuino significato. La festa, infatti, è partecipazione dell'uomo alla signoria di Dio sulla creazione e al suo "riposo" attivo, non ozio sterile; è manifestazione di gioia semplice e comunicabile, non sete smisurata di piacere egoistico; "E' espressione di vera libertà, non ricerca di forme di divertimento ambiguo, che creano nuove e sottili forme di schiavitù. Con sicurezza si può affermare: la trasgressione della norma etica non solo contraddice la legge del Signore, ma reca una ferita al tessuto umano della festa", come dice un mio amico di Besana che ha scritto buone cose sulle feste patronali. nuove relazioni comunitarie. Altrimenti adagio, adagio ecco che si presenta un pericolo che come un tarlo nascosto, potrebbe danneggiare la genuinità della "Festa Patronale" dal punto di vista sia religioso che civico. Dal punto di vista religioso, la "festa patronale" di una parrocchia, potrebbe essere svuotata del contenuto specificamente cristiano che ne era all'origine - l'onore reso al Signore in uno dei suoi Santi -, e potrebbe diventare una manifestazione solo folkloristica con qualche movimento culturale. Dal punto di vista civico non di rado potrebbe accadere che gruppi o singoli individui credono di "far festa", in realtà le proposte di divertimento che ven- Don Giuseppe “Cristiani da museo” che hanno perso il sale donato da Cristo "Cristiani da museo" che hanno perso il sale donato da Cristo Le parole di papa Francesco faranno sobbalzare molti cristiani della nostra comunità pastorale. Questa è stata la prima sensazione che ho provato quando lessi le parole del papa, dette durante la meditazione proposta ai fedeli nella Cappella di Santa Marta. Perché ho avuto questa sensazione? Perché scopro ogni giorno sempre di più che ciò che i cristiani desiderano non si realizza. Infatti, desiderano una forte formazione spirituale, ma non riescono a viverla. A dire il vero devo cambiare il destinatario e dal "loro" devo passare al "noi". Noi facciamo fatica a credere, ad accogliere i comandamenti di Dio, a entrare nello spazio della Generosità… facciamo davvero fatica! Ma sentiamo le parole stesse del papa. cambiare ciò che non va, ci vuole fervore, non basta essere un cristiano da salotto. Ci sono i cristiani da salotto. Quelli educati, tutto bene, ma che non sanno essere figli della Chiesa con l'annunzio e il fervore apostolico necessari. Oggi possiamo chiedere allo Spirito Santo di dare a tutti noi questo fervore apostolico, di darci la grazia di dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa, la grazia di andare avanti verso le periferie esistenziali". Infatti, nei giorni di Pentecoste anche il sottoscritto ha parlato della necessità di rivestirsi di una preziosa virtù: "La Generosità". Ma dopo i "cristiani da salotto", Papa Francesco mette in guardia da un altro rischio in cui incorrono i seguaci di Cristo: diventare "cristiani da museo", ovvero quei cristiani "insipidi" che hanno perso il "sale della fede, della speranza e della carità" che il Signore ha donato loro. Vi ricordate quando il papa ha parlato dei cristiani da salotto? "Ma il vero cambiamento deve venire proprio dalla Chiesa. I cristiani devono dare un segnale di discontinuità col passato per avviare un rinnovamento nella politica e nella società. Per Papa Francesco pronuncia queste frasi senza alcun sarcasmo o invettiva … il suo è un modo di parlare "esortativo". La raccomandazione ai Cristiani è questa: " Non dimenticate le grazie ricevute" . Il "sale" è stata quindi la parola chiave di quan- 3 Vita della Comunità ricchezza che noi abbiamo del sale e darlo agli altri". Le "uscite" sono due, ha affermato: innanzitutto, dare il sale "al servizio dei pasti, al servizio degli altri, al servizio delle persone". E poi la "trascendenza verso l'autore del sale, il Creatore". Perché il sale - ha precisato - "non si conserva soltanto dandolo nella predicazione", ma necessita anche "della preghiera, dell'adorazione". to ha detto Papa Francesco. Come un minestrone che, nonostante la varietà di ingredienti, senza sale non ha alcun sapore; il "sale" che Cristo ha donato ad ogni cristiano gli permette di dare un valore aggiunto alla propria vita e a quella degli altri. Questo sale è la "fede", ha spiegato il Papa, la certezza cioè dell'amore di Gesù Cristo manifestato nella sua morte e resurrezione per la salvezza dell'umanità. Pertanto bisogna stare attenti che questo sale "non divenga insipido, che non perda la sua forza". Anche perché, ha soggiunto, questo dono ci è dato "non per conservarlo", perché "il sale ha senso quando si usa per insaporire le cose". "Con l'adorazione del Signore - ha spiegato infatti Papa Francesco - io trascendo da me stesso al Signore e con l'annunzio evangelico io vado fuori da me stesso per dare il messaggio. Ma se noi non facciamo questo, queste due cose, queste due trascendenze, il sale rimarrà nella bottiglietta e noi diventeremo cristiani da museo". "Se il sale si conserva in una bottiglietta non fa niente, non serve - ha ribadito il Papa - il sale che noi abbiamo ricevuto è per darlo, è per insaporire, è per offrirlo. Al contrario diventa insipido e non serve". E c'è anche un'altra particolarità, ha sottolineato il Pontefice: "Quando il sale si usa bene, non si sente il gusto del sale, il sapore del sale. Non si sente! Si sente il sapore di ogni pasto! Il sale fa in modo che il sapore di quel pasto sia più buono, sia più conservato ma più buono, più saporito". Invece, "che bello che è!" - ha detto il Papa - far vedere il sale e poter dire "questo è il mio sale. Questo è il sale che ho ricevuto nel Battesimo, questo è quello che ho ricevuto nella Cresima, questo è quello che ho ricevuto nella catechesi". La grazia del giorno è, dunque, "chiedere al Signore di non diventare cristiani col sale insipido, col sale chiuso nella bottiglietta"; questi "cristiani da museo" che fanno sì vedere un sale, ma un "sale senza sapore, un sale che non fa niente". È questa "l'originalità cristiana", che non va scambiata con "uniformità". Anzi - ha specificato - "quando noi annunziamo la fede, con questo sale", tutti coloro che "ricevono l'annunzio, lo ricevono secondo la propria peculiarità, come per i pasti". L'originalità cristiana, dunque, "prende ciascuno come è", ha sottolineato il Santo Padre: "con la sua personalità, con le sue caratteristiche, con la sua cultura e lo lascia con tutto questo, perché è una ricchezza. Ma gli dà qualcosa di più: gli dà il sapore!". Termino con una piccola citazione: "Amo il sale della terra, | amo il sale della vita, | amo il sale dell'amore, | amo il sale che c'è in te". Mi sembra un buon avvicinamento a quanto Gesù disse nel Discorso della montagna: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini". Don Giuseppe È molto bello questo aspetto, ha detto Francesco. Al contrario, "quando noi vogliamo fare una uniformità", cioè che "tutti siano salati allo stesso modo", diventa come "quando la donna butta troppo sale e si sente soltanto il gusto del sale e non il gusto di quel pasto saporito con il sale". "L'originalità cristiana è proprio questa: ciascuno deve saper vivere con i doni che il Signore gli ha dato". Nel concreto, ciò si traduce nell'"uscire col messaggio, uscire con questa 4 Giugno 2013 5 Vita della Comunità 6 Giugno 2013 7 Giugno2013 L’angolo francescano Dalle mura di casa alla precarietà un futuro pieno di senso e valore. "Una sera, dopo una cena sontuosa, Francesco e gli amici uscirono fuori; lui teneva in mano una specie di scettro, veniva per ultimo, ma invece di cantare era assorto nei suoi pensieri" (FF1402). Francesco comincia a percepire che la superficialità non lo porta da nessuna parte e non lo riempie di felicità. E allora inizia a custodire Cristo nell'intimo del cuore e questo lo porta a privilegiare la solitudine, la preghiera e l'attenzione ai miseri che sin dall'infanzia aveva avuto; anche il vestire diventa meno ricercato e le stoffe vengono regalate ai poveri oppure vendute perché il ricavato possa servire a sfamare chi è nel bisogno. Il suo sogno cavalleresco si dilegua quando "un giorno incontrò un cavaliere povero e quasi nudo. Mosso a compassione, gli cedette generosamente, per amore di Cristo, le proprie vesti ben curate, che indossava". Ci si mise di mezzo anche il Signore che in sogno a Spoleto gli diede uno scossone infilandogli nella testa un logorante dubbio: "Francesco perché abbandoni il padrone per seguire il servo?". Da questo momento in poi Francesco si pone in atteggiamento di ascolto e di attesa. Non fa più niente e chiede solamente "Signore cosa vuoi che io faccia?" (FF 1401). È il momento della resa incondizionata. La nostra realizzazione deve per forza passare per questa esperienza per lasciare campo libero al Dio delle sorprese. artiamo dalla città per recarci in pellegrinaggio. L'itinerario spaziale deve aiutarci a compiere un cammino interiore, insieme a Francesco. Lasciare la città, la sicurezza, le comodità, le difese per scendere verso la campagna, alla zona aperta, indifesa, scomoda, faticosa. Solo attraverso questo cammino l'uomo cresce, matura, si incontra e incontra il fratello, la Parola e Dio che vuole sorprenderlo e fare nuova la sua vita. Testimoni ci dicono che Francesco "era allegro e generoso, gli piaceva godersela e cantare andando a zonzo per Assisi con gli amici, spendendo in festini e divertimenti tutto il denaro che guadagnava o di cui era in possesso. Inoltre cercava di eccellere sugli altri, ovunque e con smisurate ambizioni, nei giochi, nelle raffinatezze, nei discorsi, nei canti, nelle vesti sfarzose e morbide" (FF 1936). Tommaso da Celano scrive che il nostro Francesco "sciupò miseramente il tempo, dall'infanzia fin quasi al suo venticinquesimo anno di età" (FF 320). Francesco era stufo di condurre una vita fatta di divertimenti e di evasione. Non ne poteva più di festini, di canti, di amici chiassosi e spendaccioni. Non ci trovava più gusto ad essere il primo in tutto e il Signore uno alla volta gli aveva fatto vedere l'inconsistenza dei suoi sogni di grandezza. La Leggenda dei Tre compagni ci dice "che il Signore d'improvviso lo visitò" (FF1402). È un incontro inaspettato con il Signore che spiazza Francesco: "E da quell'ora Francesco smise di adorare se stesso, e persero via via fascino le cose che prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore era attaccato alle suggestioni del mondo" (FF 1403). Inizia la crisi di Francesco, una crisi che lo porterà lontano e che lo farà penare a lungo. In questo periodo egli lotta con il suo passato e il suo presente perché cerca di costruire per sé P Preghiera francescana: Alto e glorioso Dio illumina le tenebre del cuore mio. Dammi una fede retta, speranza certa e carità perfetta, senno e discernimento. Signore, che io faccia la tua santa volontà. Pace e Bene! Concetta Senese Misuraca 9 Vita della Comunità 2 Giorni Ado Venite in disparte, voi soli, in un luogoo deserto stare insieme e riflettere sul valore del silenzio. Dopo un’ora e mezzo di viaggio circa siamo giunti all’accogliente Casa Alpina, dove subito ci è stata data la possibilità di rinunciare ai nostri cellulari per tutta la durata del ritiro. Quindi ci siamo divisi per classi e abbiamo cominciato i nostri incontri. “Rumore nelle orecchie, rumore nei pensieri, rumore nel cuore e nei sentimenti. E anche ora che sembra tutto tranquillo, C’è il rumore della gente e della vita quotidiana Che non si ferma mai, che continua. Non cerco di tirarmi fuori da tutto questo, Signore: Non posso fuggire la vita. Ma non voglio fuggire neppure il silenzio. Perché esso è la via che mi apre al tuo ascolto. Crederò al silenzio e lo costruirò, perché solo nel silenzio c’è ascolto vero. Parla Signore, il tuo servo ti ascolta!” Cos’è il silenzio, che cosa ci distrae da esso e perché? O cosa ci distrae da noi stessi... Rompi il guscio, scava nella tua persona: vai in profondità, solo lì troverai ciò che più conta. Questi sono i temi su cui abbiamo riflettuto insieme, grazie all’aiuto di un libretto preparato appositamente per noi dai nostri catechisti e don Marco. Questo è lo spirito col quale ci siamo immersi nella 2 giorni del 18-19 Maggio 2013 ad Avolasio, frazione di Vedeseta, una piccola località sperduta tra le montagne della Val Taleggio (non a caso il sottotitolo...). In conclusione di questo anno è stato scelto questo luogo pacifico e isolato per “staccare un po’”, Ai momenti di confronto se ne sono alternati anche degli altri più “leggeri”. Infatti abbiamo avuto modo di divertirci insieme e conoscerci 10 Giugno 2013 meglio con dei giochi che ogni classe aveva preparato in precedenza. Durante la notte abbiamo poi vissuto il momento più intenso di tutta la 2 giorni. Dalle 0.00 alle 7.00 ci siamo alternati a piccoli gruppi per un’ora di adorazione, nella sala da pranzo allestita a cappella per l’evento speciale. Un’ora che abbiamo passato con Gesù cercando di utilizzarne al massimo ogni attimo. Quegli attimi che spesso non riusciamo a cogliere, mentre ci sembra di rotolare in mezzo a mille cose e di non poterne gustare una sola fino in fondo. E un’ora nella notte potrebbe sembrare lunga, ma non lo è stata, perché il silenzio che la abitava non faceva paura, era un silenzio pieno, amico. Un silenzio da ascoltare. Abbiamo pregato e pensato a tutto quello che abbiamo e le persone che ci sono state donate e per cui abbiamo voluto ringraziare il nostro “migliore amico”. Data l’ora, per tutti noi è stato difficile concentrarci al massimo, ma l’importante era esserci, non essersi rifiutati di fare questo sacrificio; un sacrificio a nostro favore, che ci ha fatto crescere nella nostra fede e che ci ha fatto sentire amati e ascoltati. de opportunità che abbiamo avuto in questi due giorni: passare del tempo con gli amici è sempre tempo trascorso bene In conclusione vorremmo ringraziare di cuore tutti i catechisti e don Marco che si sono impegnati al massimo per organizzare questa due giorni, le cuoche Renata e Fiorina e tutti i genitori che hanno dato la loro disponibilità ad accompagnarci. Vorremmo concludere con alcune frasi tratte dal libretto: “Ascolta il silenzio, egli ti parla. Ascolta il silenzio, è incapace di mentire. E’ umile, discreto, incapace di tradire. Ascolta il silenzio, lasciati guidare e guarda dentro te. E’ nel silenzio che maturano le decisioni importanti. E’ nel silenzio che puoi sentire la presenza Dio. Anche se a volte fa male, impara a ringraziare in fede, cioè a saper dire grazie anche nel dolore, anche nelle contraddizioni della vita. Tu ora non capisci il perché, ma Dio è Padre e non permetterà mai una cosa che non sia per il tuo bene o che non nasconda un bene più grande del male!!” Per aiutarci a vegliare è stata affidata ad ognuno di noi una piccola conchiglia contenente un bigliettino: lì vi era scritto un riferimento ad un brano della Bibbia o di Vangelo, che abbiamo letto e meditato nel nostro cuore. La mattina, tutti assonnati, ci siamo nuovamente riuniti nei diversi gruppi per discutere sulla veglia e per preparare la messa che si sarebbe celebrata nel pomeriggio. Ne abbiamo tratto insieme le conclusioni che abbiamo poi condiviso con tutti durante l’Omelia tenuta interamente da noi ragazzi. E’ stata un’occasione di vita comune: ci siamo nel nostro piccolo occupati della casa, organizzando il lavoro con dei turni. Abbiamo anche ragionato sulla gran- 11 Giugno2013 “Unodinoi” e i nostri tre paesi “Cristiani” vita, Opera don Orione, Rinnovamento nello Spirito Santo, Giuristi cattolici, Unitalsi. Per quanto riguarda la nostra Comunità forse sarebbe bene accogliere le esortazioni di papa Francesco quando parla di sonnambulismo cristiano, oppure di cristiani da salotto o da museo… Che il Signore ci conceda la grazia dello zelo e della generosità, la grazia di amare tantissimo la vita e di tendere alla vera felicità. E io sono convinto che la nostra Comunità potrà fare questi passi di resurrezione. Ne sono davvero convinto. Non sono pochi coloro che pur sotto la cenere hanno un fuoco che, come dice Gesù: Lc 12,13 Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! n queste ultime domeniche sul foglietto degli avvisi ho sempre voluto ricordare l'iniziativa "UnoDiNoi". Annuncio che dopo le Messe a coloro che desiderano firmare ed entrare in quella iniziativa europea di un milione di firme da presentare al parlamento Europeo, di presentarsi in sacrestia con la loro carta di identità… Fino adesso "Nessuno !". Strano, mi sono detto, ma forse non hanno capito il grave problema che si sta incontrando. Ecco perché mi permetto di nuovo di illustrare brevemente l'iniziativa. Di che cosa si tratta? L'iniziativa "Uno di Noi" punta ad affermare in Europa il valore intangibile della vita umana. In tutti i 27 Paesi della Ue è stata avviata una campagna per raccogliere almeno un milione di firme. Le firme verranno consegnate al parlamento Europeo per bloccare le ricerche contro la vita e i finanziamenti proaborto. Vedi : www.firmaunodinoi.it "Aderisco con convinzione al Comitato italiano di UnoDiNoi nella speranza che il rispetto per la vita di ogni essere umano, dal primo attimo all'ultimo respiro, sia compreso e affermato da tutti. Essere accoglienti, aprire le nostre case alle persone che ci domandano sostegno, è da sempre il nostro contributo al diritto alla vita". Con questo breve messaggio Ernesto Olivero, fondatore del Sermig di Torino, ha annunciato la sua adesione a UnoDiNoi. Quella di Olivero è una nuova significativa firma del laicato cattolico, che sottolinea la trasversalità e l'importanza di questa campagna: la dignità e la tutela del concepito si conferma una battaglia di identità sociale che interpella tutti i cittadini europei. Il mondo cattolico italiano è, di fatto, interamente coinvolto nell'Iniziativa dei cittadini europei. Hanno, infatti, aderito: Acli, Alleanza cattolica, Azione cattolica, Age, Agesc, Associazione Papa Giovanni XXIII, Cammino Neocatecumenale, Coldiretti, Comitato di collegamento di cattolici, Comunione e liberazione, Confcooperative, Progetto Famiglia, Sant'Egidio, Focolari, Medici cattolici, Mcl, Movimento per la I Don Giuseppe Papa Francesco, "Uomo nuovo" Si guardava protesi a un comignolo, con una certa voglia di novità e l'attesa era inquieta, ansiosa... Una fumata bianca ci ha fatto trasalire, poi un nome, poche preziose parole e una rugiada benefica si è posata sul mondo... Un raro momento di festa collettivo. Ora la parola di papa Francesco fluisce come lenimento sulle ferite, Verità, Bontà e Bellezza si intrecciano, rivelando le caratteristiche del Padre Celeste. La mente colma di sapere e la dolcezza di un bambino... Così si presenta ai nostri occhi gioiosi l'"Uomo nuovo del Vangelo". "Se non vi farete piccoli" dice Gesù... eppure papa Francesco è grande, molto grande. Franca Cazzaniga 13 Vita della Comunità Conosciamo “il grande re Davide” Catechismo quinta elementare di Barzanò zi, e il racconto della storia di Davide dipinto sul muro: poi le due porte a vetri, l’entrata e l’uscita, come la nascita e la morte. D’estate con il gran caldo la vetrata della porta di uscita si è rotta e il parroco ha definito queste crepe come il dolore che lascia la morte ai parenti che restano (Valerio) “ Non guardare al suo aspetto, né all’imponenza della sua statura, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore.” Come far capire l’importanza e la verità di queste parole del Signore a dei ragazzini di undici anni? Come presentare loro la grande figura del re Davide in un modo un po’ particolare? E così, grazie all’interessamento della nostra cara suor Savina, abbiamo organizzato un bellissimo pomeriggio insieme all’”Oasi David”, una struttura religiosa a Civate, situata in un edificio a lato della parrocchia che si compone di alcune camere multiple, una sala riunioni, sala da pranzo e una cappella dedicata alla figura di Davide, interamente affrescata con scene della vita del grande Re, opera di ragazzi e adulti volenterosi. I ragazzi sono stati attenti alla spiegazione della guida Genny soprattutto nella cappella con gli affreschi e qui di seguito riportiamo alcuni loro commenti. ..quando ci ha parlato del bastone del pastore con due punte, una lunga e una corta, una era tutta dritta e significava la via più semplice, la via del male, e una un po’ storta che indicava la via del bene perché si fa più fatica. Poi il crocifisso che aveva una rosellina rossa al posto della testa di Gesù, rossa per il colore del sangue e anche dei capelli di Davide (Alice) ..mi è piaciuto sentire che i fratelli di Davide e gli altri soldati, grossi e forti, non avevano il coraggio di combattere contro Golia, invece Davide, il più magro, sì (Stefano,Giacomo) ..mi sono divertita tanto ad ascoltare la signora che spiegava la storia di Davide. Ogni disegno sulle pareti aveva un grande significato ed erano veramente meravigliosi (Marta, Michela) ..mi è piaciuto tutto, l’oasi perché aiuta i ragaz- ..mi è piaciuta soprattutto la porta di entrata e l’olio con cui è stato unto Davide (Gabriele) ..mi è piaciuto all’inizio quando la signora ci ha parlato di Gesù e di Davide quando faceva il pastore e poi quando ha fatto peccato prendendo la moglie del soldato e poi si è pentito (Erika) 14 Giugno 2013 ..mi è piaciuto quando Davide non voleva uccidere Saul e quando invece ha ucciso Golia aiutato da Dio (Andrea, Mattia) ..all’oasi mi è piaciuto tutto, mi ha insegnato a comportarmi bene come una persona che merita di essere beata di nome Davide, che è stato allontanato da casa perché aveva i capelli rossi, aveva dodici anni ed era piccolo e magro. Quando è venuto il profeta sui suoi fratelli grandi e grossi non cadeva l’olio del corno ma su Davide sì. Quindi Dio non ha scelto a caso ma ha scelto il più buono (Matteo) ..ci hanno accolto benissimo, le parole erano facili da capire, i dipinti bellissimi e mi è piaciuto il fatto di togliere le scarpe (Susanna) ..è stato bello quando Genny ci ha raccontato gli affreschi con tanti accessori. Credo che sia il posto ideale per le persone che vogliono conoscere la storia di Davide (Manuel, Samuele) ..oltre agli affreschi mi sono piaciute le camere che rappresentavano i giorni della creazione, una della fauna, una dello spazio e così via(Elisa, Chiara, Giada) ..la camera della montagna era bellissima, con dei paesaggi stupendi! Sono rimasta meravigliata dal coraggio di Davide perché mi ha fatto capire che se credi al Signore riesci a fare di tutto (Sara) ..quando Davide ha combattuto contro Golia perché si è dimostrato coraggioso (Omar,Silvia, Samuele) ..la scena più significativa è quando un signore racconta al re Davide la storia dell’unica pecora rubata al pastore per far capire a Davide il suo errore (Alice) ..mi è piaciuto il viaggio in pullman tutti insieme! E i muri dipinti, e le stanze, e il momento di gloria di Davide quando ha sconfitto Golia (Nadia) ..ci ha fatto imparare ad amare Dio e a non arrenderci mai davanti ai problemi (Sara) ..la storia di Davide mi serve perché in alcune parti è molto educativa (Susi) ..la sensazione più bella è stata quando siamo entrati nella sala (come la Terra Santa) a piedi nudi e quando è arrivato il profeta Natan e Davide ha chiesto perdono (Andrea, Valentina, Gaia) 15 Giugno2013 Il linguaggio di oggi segno di degrado generalizzato ggi c'è molto scontento. Per come vanno le cose nella politica: che, lungi dall'essere "l'arte della polis" (cioè città-stato dal greco) e occuparsi di risolvere i problemi della gente, è troppo spesso interessata al Potere. Per come vanno le cose nell'economia: che, anziché provvedere ad una equa distribuzione della ricchezza, ha accentuato le disuguaglianze (il nostro paese è secondo dopo il Portogallo). Per come vanno le cose nella moralità pubblica: che è diventata spesso privata, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Ed infine per come vanno le cose nella comunicazione: così importante e determinante nella formazione dell'opinione pubblica, per l'uso che si fa del linguaggio soprattutto nella televisione e nella radio, ma non solo. O discorso. Si tratta di mala educazione o di mancanza di educazione. Non si dica che basta cambiare canale, meglio sarebbe che cambiassero loro, non dimentichiamo che spesso si tratta di onorevoli, che non meriterebbero questo titolo: onorevole significa "degno di onore", che gode di stima e di rispetto. Non si capisce perché i conduttori dei talkshow non intervengano a placare le intemperanze, per usare un eufemismo; ma c'è chi sostiene che aumentino l'ascolto: è proprio un segno di una società malata. Una proposta: dato che la rete ha assunto una funzione così importante nella comunicazione, perché non "intasare" le redazioni delle TV, delle Radio con proteste per far capire che un simile comportamento è diventato insopportabile. Forse i responsabili potrebbero cominciare a capire che la gente non è passiva, si fa attiva ribellandosi a tanta volgarità! Il linguaggio è per definizione il modo di esprimersi, attraverso le parole, che caratterizza una persona e, in tal senso, può dirsi corretto, familiare, volgare, facendo una sintesi. Volgare à il linguaggio che fa uso delle "parolacce", ma oggi c'è la tendenza a considerare normali le parolacce, di cui fanno abbondante uso i Politici e non solo nei talk-show. La moda delle parolacce è un evidente segno della perdita dei freni inibitori, ma è così diffusa che non risparmia nessuno o quasi. Ci sono, è vero, quelli etichettati che ne fanno uso da sempre, ma non mancano quelli che non avremmo mai immaginato che potessero perdere il controllo, proprio per il loro stile di vita. Un noto giornalista ha parlato, a proposito delle parolacce dei politici, di "Politica Malata". Poi, come se non bastasse non mancano anche gesti di volgarità; insomma si direbbe che si è superate il limite della decenza. Infine, oltre al linguaggio e ai gesti volgari c'è un altro aspetto che non vorremmo vedere e sentire nei talk-show: il sovrapporsi delle voci tanto da rendere difficile la comprensione del Nello scontento generale l'ancora di salvezza la troviamo nella Chiesa che, con la nomina di Papa Francesco, ha trovato il consenso di tutti, credenti e non credenti; il che ci fa ben sperare! Maria Luisa Todeschini 17 Vita della Comunità 18 Giugno 2013 19 Vita della Comunità Vittime della moda - Lavoro schiavo l’opinione pubblica mondiale che ha aderito all’iniziativa, coordinata per l’Italia dalla Campagna abiti puliti, che ha costretto la maggior parte dei marchi internazionali a sottoscrivere un accordo in Bangladesh che prevede ispezioni indipendenti negli edifici, formazione dei lavoratori in merito ai loro diritti, informazione pubblica e l’obbligo di revisione strutturale degli edifici e obbligo per i marchi internazionali di sostenere i costi e interrompere le relazioni commerciali con le aziende che rifiuteranno di adeguarsi, per rimuovere alla radice le cause che rendono le fabbriche insicure e rischiose per migliaia di lavoratori. Le grandi firme della moda hanno ceduto per salvare la propria immagine, ma non tutto è riducibile solo a marketing. Tutti insieme lavoratori e consumatori (più di un milione di consumatori hanno firmato petizioni), sono riusciti a creare un precedente storico di mobilitazione dal basso che difficilmente potrà essere ignorato d’ora in avanti. Papa Francesco: il mondo intero intraprenda “un’azione decisa” contro la tratta degli esseri umani e contro il “lavoro schiavo”. Mercoledì 24 aprile migliaia di operai si sono recati come sempre presso una delle fabbriche in cui lavoravano situate nel palazzo Rana Plaza a Savar, Dhaka (Bangladesh). Gli era stato detto di tornare al lavoro nonostante solo il giorno prima fossero state notate grosse crepe nello stabile. Oltre 1.120 operai (ma il numero vero non si conoscerà probabilmente mai) sono morti e più di mille sono rimasti feriti dopo che l’edificio di 9 piani è crollato intrappolandoli sotto tonnellate di macerie e di macchinari. Si tratta per lo più di giovani donne, precarie, povere, spesso migranti: il ritratto tipo del lavoratore tessile, come confermano i dati del settore tessile globale, che fa notizia solo quando resta seppellito sotto le macerie o muore bruciato (lo scorso anno rimasero uccise in due incendi circa 260 persone in Pakistan e 112 in Bangladesh) in nome di una moda pronta a tutto pur di alimentare i suoi marchi. Il Rana Plaza ospitava 6 fabbriche tessili e un numero imprecisato di lavoratori tessili che si sfinivano in turni produttivi massacranti per rispondere alle richieste del mercato internazionale: bassissimi costi, flessibilità totale ma nessuna garanzia sociale o sanitaria in barba alle regole e alle convenzioni internazionali in materia di diritto dei lavoratori. Dopo quanto accaduto al Rana Plaza, ma anche in tante altre situazioni, tornano alla mente le parole che Papa Francesco ha pronunciato all’udienza generale nel giorno di san Giuseppe lavoratore e Festa dei lavoratori. Il lavoro, sottolinea con forza il Papa, “è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci unge di dignità, ci riempie di dignità, ci rende simili a Dio che ha lavorato, lavora e agisce sempre. Dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria nazione” . Subito dopo, l’appello: “Penso alle difficoltà che in vari Paesi incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa. Penso a quanti - e non solo giovani - sono disoccupati. Molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista al di fuori dei parametri della giustizia sociale”. Le parole del Papa sono rivolte “in modo particolare” ai giovani: “Impegnatevi nel vostro Quando è avvenuta la tragedia i lavoratori stavano producendo capi di abbigliamento per marchi europei e nordamericani: marchi internazionali in cerca di forza lavoro disposta a tutto, di paesi corrotti e collusi proni agli investitori esteri, di luoghi fisici ove effettuare produzioni pericolose e senza regole lontane dagli occhi di consumatori vinti dalla crisi e dal consumismo. E’ stata un’amara vittoria quella ottenuta dal- 20 Giugno 2013 impegno e tenerezza la crescita del figlio di Dio, fatto uomo per noi, riflettendo su tutto ciò che accadeva. Nei Vangeli, san Luca sottolinea due volte l’atteggiamento di Maria, che è anche quello di san Giuseppe: custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore. […] Cari fratelli e sorelle, chiediamo a san Giuseppe e alla Vergine Maria che ci insegnino a essere più fedeli nei nostri impegni quotidiani. A vivere la nostra fede nell’azione di ogni giorno e a dare più spazio al Signore nella nostra vita, a fermarci per contemplare il Suo volto.” dovere quotidiano: nel lavoro, nello studio, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri. Il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro: mantenete viva la speranza, c’è sempre una luce all’orizzonte”. Ma nonostante questa luce, Francesco dice: “Aggiungo una parola su un’altra particolare situazione di lavoro che mi preoccupa. Mi riferisco a quello che potremmo definire come il “lavoro schiavo”, il lavoro che schiavizza. Quante persone in tutto il mondo sono vittime di questo tipo di schiavitù, in cui la persona è schiava del lavoro mentre deve essere il lavoro a offrire un servizio alle persone, perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e donne di buona volontà, una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il lavoro schiavo”. Per rispondere a questa emergenza, Gesù e la testimonianza della Sua famiglia sono l’aiuto che serve all’uomo: “Nel silenzio dell’agire quotidiano, san Giuseppe e la Vergine Maria hanno un solo centro comune di attenzione: Gesù. Essi accompagnano e custodiscono con 21 Vita della Comunità L’Angolo della Bellezza è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua è tutta adulazione. 11 Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame, per tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati. 12 Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Tu li proteggi e in te si allieteranno quanti amano il tuo nome. 13 Signore, tu benedici il giusto come scudo lo copre la tua benevolenza. ’ treminato il periodo pasquale con le tre grandi feste della Santa Pasqua, dell’Ascensione e della Pentecoste, io ho fatto molte riflessioni sui racconti evangelici che le narrano e vorrei inquadrare il commento al salmo di questo mese, il n° 5, nell’ambito di queste tre feste ma, in particolare, della Pentecoste che, proprio come invocazione allo Spirito Santo caratterizza tutto il Salterio. E Commento (dal sito: httpp://proposta.dehoniani.it/txt/salmi1_25.html) Il salmo presenta a Dio la sofferenza più semplice ed elementare, quella fisica, nello stile di tante preghiere: “Guariscimi”. L’autore di questa supplica non ha nulla da far valere in sua difesa, per cui non può che appellarsi all’amore misericordioso di Dio. Sofferenza fisica e amarezza interiore, senso del dolore e senso della vita, febbre e solitudine sono i due poli inestricabili attorno a cui ruota questa preghiera. Salmo 5 - Preghiera del mattino 1 Al maestro del coro. Per flauti. Salmo. Di Davide. 2 Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole intendi il mio lamento. 3 Ascolta la voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché ti prego, Signore. 4 Al mattino ascolta la mia voce; fin dal mattino t’invoco e sto in attesa. 5 Tu non sei un Dio che si compiace del male; presso di te il malvagio non trova dimora; 6 gli stolti non sostengono il tuo sguardo. Tu detesti chi fa il male, 7 fai perire i bugiardi. Il Signore detesta sanguinari e ingannatori. 8 Ma io per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa; mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio. 9 Signore, guidami con giustizia di fronte ai miei nemici; spianami davanti il tuo cammino. 10 Non c’è sincerità sulla loro bocca, Anche se parzialmente spiegabile, il dolore rimane pur sempre una rocca inespugnabile, nonostante gli attacchi sferrati da tutte le grandi religioni e dalla ricerca filosofica e letteraria. Evitiamo di fare filosofia e letteratura sul dolore per rispetto a chi soffre e non sa che farsene delle nostre divagazioni. Ascoltiamo piuttosto la parola di Dio: “Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre, infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifestata nella 22 Giugno 2013 La risposta la ho trovata in questo passo dell’introduzione ai commenti dei salmi: «Scrive Lutero: “Ogni cristiano che voglia pregare e raccogliersi dovrebbe servirsi del salterio. Sarebbe bene che ne acquistasse una tale familiarità da conoscerlo a memoria, parola per parola, e fosse in grado per ogni circostanza di citarne un passo appropriato. Perché, veramente, tutto quello che un animo pio desidera esprimere con la preghiera, lo trova formulato nei salmi in maniera così perfetta e così commovente che nessuno potrebbe esprimerlo meglio. Il salterio ci ammaestra e ci fortifica proprio con la preghiera. Esso si accorda con il “Padre nostro” e il “Padre nostro” si ritrova in esso in maniera così perfetta che uno serve a comprendere l’altro e tutti e due danno un identico suono”. nostra carne mortale... Colui che ha risuscitato il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui con voi... Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria... Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani d’uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste... In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito” (2Cor 4,8 - 5,5). L’uso dei salmi, per noi cristiani, non è un ritorno al culto della sinagoga, ma la maniera più consona per cantare i misteri di Cristo. Il solo senso definitivo di tutta la bibbia voluto veramente da Dio è quello che ha ricevuto la sua pienezza in Gesù Cristo.» Commento dei padri della chiesa v. 2 “Il salmista attribuisce la causa del male all’infermità della natura: la mia volontà non è cattiva, ma sono stato generato nel peccato; e dall’infermità sono caduto nella malattia. Il Figlio di Dio è il medico” (Gregorio Nisseno). v. 8 “Il peccato oscura l’occhio, cioè la coscienza dell’uomo (Mt 6,23)” (Gregorio Magno). v. 9 “Respingendo i suoi nemici, è il male che egli respinge” (Gregorio Nisseno). vv. 9-10 “Dio ascolta prima le lacrime, poi la preghiera” (Origene). “Dio ascolta la voce di colui che gli offre le sue lacrime” (Gregorio Nisseno). v. 11 “L’uomo fatto di terra aprì la porta al dolore, alla malattia, alla morte. Il Figlio di Maria portò nel suo corpo la morte e il dolore per annientarli” (Efrem). Ma allora i discepoli con Maria, nel Cenacolo, pregavano i salmi e, probabilmente, pregavano cantando, come avevano fatto i discepoli avviandosi verso l’orto degli ulivi con Gesù («E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.», Mt 26,30), in un’attesa orante della discesa dello Spirito Santo promesso a loro da Gesù prima della Sua Ascensione al cielo. A questo punto mi è venuta spontanea la domanda: perchè non possiamo noi, a Barzanò, riprodurre le condizioni della prima Chiesa in preghiera con i salmi costituendo un gruppo promotore che si apra a tutti, e che trovandosi con cadenza da definire, si ponga l’obbiettivo di"cantare" i Salmi, utilizzando i filmati che si trovano al link: http://it.youtube.com/fcrosti? - Chi ci sta, mi contatti al n° 3492724636, oppure alla mail [email protected] Come ho detto all’inizio di questo articolo, vorrei inquadrare il commento del salmo 5 nello spirito della Pentecoste. In questi giorni, infatti ho fatto alcune riflessioni sui racconti evangelici di questa festa, in particolare sul periodo di attesa della venuta dello Spirito: «I discepoli erano assidui e concordi nella preghiera, ?con le donne e con Maria, Madre di Gesù, ?e con i fratelli di lui. Alleluia» (At 1,14). Francesco Crosti Io mi sono domandato: come pregavano i discepoli con Maria? 23 Vita della Comunità A Roma in pellegrinaggio 25 - 28 aprile 2013 ed infine Orvieto meriterebbe di essere ripercorso, ma vorrei soffermarmi solo su alcuni momenti particolari. Gioia! Se dovessi sintetizzare in una parola il vissuto del nostro pellegrinaggio direi proprio gioia. È stato un tuffo nei luoghi della nostra fede culminato in alcuni momenti di forte intensità, di cui il più forte è stato certamente l'incontro con Papa Francesco. Mons. Paccanelli, originario di Casatenovo ed oggi preposto di Santa Maria Maggiore, ci ha praticamente fatto una catechesi illustrandoci le stupende immagini che decorano la basilica di Santa Maria Maggiore. Abbiamo scoperto come l'arte nelle chiese non sia mai stata fine a se stessa, bensì un modo speciale di raccontare la storia sacra agli abitanti come pure ai tanti pellegrini che le visitano. Ben organizzato ed equilibrato nei suoi momenti, questo pellegrinaggio ci ha consentito di vivere un'esperienza di fede e di comunione che ci ha rallegrato e ristorato lo spirito. Parto dal fondo, dall'incontro con il Papa. Ci eravamo divisi in due gruppi per poter visitare la Necropoli vaticana (dove si trova il luogo dove fu sepolto san Pietro) all'interno dei giardini vaticani; entrambi abbiamo "incontrato" papa Francesco, un gruppo mentre lui usciva di casa e l'altro mentre rientrava. Sempre con mons. Paccanelli abbiamo celebrato la S. messa nella stessa chiesa di Sant'Anna dove Papa Francesco ha celebrato la sua prima Messa da Papa. È stato un momento molto intenso, raccolto, con la presenza di una rappresentanza della nostra corale, dei confratelli con i loro abiti e delle consorelle con le loro medaglie. Stavamo passando nella zona della sua abitazione e ci stavamo chiedendo "chissà se ci capita di vederlo, magari attraverso una finestra; e se dovesse uscire?"; alcuni gendarmi ci invitano a deviare, non possiamo avvicinarci all'abitazione. Guardiamo allora in quella direzione e vediamo il Papa che sta uscendo, saluta alcune persone e sale in macchina. Ci gasiamo, "adesso passa di qua"! la macchina della scorta parte e svolta subito a sinistra, "mannaggia ci va male"; ma ecco che l'auto del Papa viene verso di noi, rallenta, Papa Francesco abbassa il finestrino e ci saluta! Suor Piercarla schizza verso l'auto, afferra le mani del Papa e gli parla, il Papa le risponde! Che emozione! Il Papa che fa deviare l'auto per venire a salutarci! È da ricordare infine, la visita alla Necropoli Vaticana, ubicata sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano, sotto il livello delle grotte vaticane, in corrispondenza della navata centrale della stessa basilica. Di solito la visita in san Pietro si ferma alle grotte vaticane dove è posta la tomba di san Pietro. Ebbene, ancora più sotto c'è questa necropoli; un cimitero di epoca romana, posto accanto al circo di Nerone, dove coesistono tombe pagane e cristiane. Una guida ci ha accompagnato lungo camminamenti stretti tra monumenti funerari, che ricordano un po' le cappelle dei nostri cimiteri, con statue e decorazioni a seconda del livello sociale dei defunti ospitati. In fondo alla stradetta ci si trova nella zona del campo dove sono state trovate le ossa di san Pietro, siamo proprio sotto l'altare centrale della cattedrale. È stato un po' come camminare nella storia. Un caldo invito a tutti, non perdete la prossima occasione. Angelo Fumagalli Ma le nostre suore sono piene di risorse. Domenica mattina in piazza san Pietro, finita la Messa il Papa fa il consueto giro tra la gente. Vicino a suor Lorenzina ci sono dei genitori con il loro bambino; le guardie dicono di stare pronti che il Papa potrebbe fermarsi. L'auto passa dritta. "c'è un bambino, c'è un bambino" grida suor Lorenzina. L'auto si ferma, fa retromarcia ed il bambino finisce in braccio al papa. Tutto il nostro pellegrinaggio da Assisi a Roma 24 Giugno 2013 Gioie e Dolori Non possiamo però dimenticarci dei nostri defunti, che sono stati chiamati alla Casa del Padre: Sironi Giuseppina, Cola Vanda e Pelucchi Alberto di Cremella. A tutti i nostri morti auguriamo l'eterno riposo. Ai loro familiari auspichiamo la serenità e la forza di continuare, confidando nella bontà di Dio. Un caloroso benvenuto e tanti cari auguri a tutti coloro che, avendo ricevuto il S. Battesimo, sono rinati alla vita di grazia. In particolare, ricordiamo Molteni Cristian, Dal Negro Edoardo, Gerlinzani Nora, Abbiati Victoria e Caglio Mattia di Cremella. Ringraziamo Dio per il dono della loro vita e invochiamo su di loro la benedizione divina. Tanta felicità ha poi accompagnato Carlomagno Francesco e Bayas Suarez Karol Imelda che, nella parrocchia di Sirtori hanno voluto celebrare e consacrare la loro unione davanti al Signore. 25 Giugno 2013 27 Vita della Comunità Luoghi della devozione cristiana Sirtori: la cappelletta di Travecchia appena. Ancora oggi la cappellina è meta di preghiere da parte di molti sirtoresi, soprattutto quelli che abitano nelle vicinanze; le panchine in sasso che si trovano all'interno sono un invito per chi passa, un invito a una breve sosta e a una preghiera. C'è sempre tanta gente che passeggia e percorre le strade della Travecchia che oggi non sono più isolate e solitarie come una volta, ma conservano sempre una carica di poesia e di luce particolare. Gli anziani ricordano che il 26 maggio, giorno della festa della Madonna di Caravaggio, tutti i fedeli sirtoresi con il parroco salivano in Travecchia per la recita del rosario e per un momento di festa. Questa tradizione la conserviamo ancora, tempo meteorologico revecchia o Travecchia il dilemma del nome sembra ancora aperto, potrebbe derivare da un vecchio modo di riferirsi all'aspetto fisico del posto di cui parliamo: tra avvallamenti, traversata (anticamente era la strada più veloce per raggiungere Perego e la Bernaga). Oppure ci piace immaginare che in quel luogo vi abitassero tre buone e vecchie signore, una per ogni cascina… A parte queste divagazioni sul nome, oggi ci troviamo a parlare di quella grande e verde collina che fa da sfondo alla nostra chiesa parrocchiale: la Travecchia. È una zona del paese vasta e luminosa e, fino a qualche decennio fa, il posto era un susseguirsi di campi, terrazzamenti e boschi generosi di funghi, mirtilli e mughetti. Tra questa rigogliosa vegetazione si trovavano tre cascine e proprio accanto alla più lontana, quella che si trova sulla strada che porta al Lissolo, si trova la cappella che andiamo a conoscere. Gli anziani sirtoresi la chiamavano "la capeleta de Je" e si ritrova vicino alla cascina Giuditta. Nei vari documenti non ci sono notizie storiche inerenti la cappella, si dice sia stata costruita alla fine del milleottocento in concomitanza con la costruzione dell'omonima cascina. Ideata con semplicità e attenzione si trova un poco più in alto dal manto stradale. Ha un piccolo selciato davanti, le finestrine romboidali ai lati: è molto armoniosa nella forma e sembra una chiesina in miniatura. Come pala, sopra la piccola mensola che funge da altare, c'è un affresco raffigurante il famoso episodio, narrato nella Bibbia, della valorosa Giuditta che tiene con una mano la spada e con l'altra la testa di Oloferne. Cascina Giuditta e cappella di Santa Giuditta che però santa non era: così nella cappella ha sempre trovato posto la statua della Madonna di Caravaggio. Circa trent'anni fa la grande statua della Madonna è stata sostituita con una più piccola, così come è stato rifatto l'affresco. Infatti il tempo e l'umidità dei boschi avevano deteriorato la statua e cancellato gran parte del dipinto: la testa di Oloferne e il viso della Giuditta li si indovinava T 28 Giugno 2013 gli occhi e guardare il dipinto che si trova verso il fondo alla chiesa. Osservando bene nella cornice affrescata che ritrae la gloria di San Giuseppe, si vede, a lato e tra le nuvole, la nostra chiesa immersa tra l'armonia delle, allora, verdi colline della Travecchia. permettendo. Fino a qualche anno fa la cura della cappella era affidata alle signore della famiglia Agostoni, soprannominata "Gerbina" che è stata una degli ultimi esempi di pastori brianzoli. Ora la cura continua da parte di alcune persone anonime e devote. Per chiudere, un piccolo invito a chi entrando nella nostra chiesa parrocchiale volesse alzare Mariateresa Spreafico Gruppo Alpini di Sirtori Passaggio di consegne ria del nostro gruppo devono continuare ad essere, per le nuove leve, un riferimento importante perchè con la loro testimonianza e la loro lunga esperienza di vita siano sempre esempio di amicizia e fedeltà. Pertanto il rinnovo non deve rappresentare una rottamazione ma un vanto nel vedere che quanto è stato insegnato viene portato avanti con continuità. l passaggio delle consegne rappresenta una tappa importante per un gruppo fortemente legato alle figure storiche che lo hanno costituito. Tutti noi nel recente incontro per il rinnovo delle cariche abbiamo riconosciuto e lodato il ruolo dei nostri capisaldi, fra i quali spicca l'alpino Cogliati Luigi e Fumagalli Diego, Negri Angelo e Colombo Pierino… e molti che sono andati avanti. Queste figure che hanno accompagnato la sto- I Il capo gruppo 29 MONTANELLI DANIELE IMPRESA EDILE COSTRUZIONI E RISTRUTTURAZIONI INTERNE ED ESTERNE MANUTENZIONE STABILI CIVILI E INDUSTRIALI VIA ALDO MORO N.1 - 23894 CREMELLA TEL. 039 956 589 IMPRESA REDAELLI DI REDAELLI LUCA Fornitura e posa pavimentazioni esterne SCAVI, FOGNATURE Manutenzione strade VIA DELLE BETULLE 6/A 23891 BARZANÒ - LC TEL 340.4779807 TEL/FAX 039.9272217 Giugno 2013 31 Vita della Comunità Ardisci e credi Altre manifestazioni che possono essere di spunto a tutti i figli o nipotini, per trascorrere una giornata con gli Alpini: 1° settembre, Pian delle Betulle, si rinnova la cerimonia di consacrazione della Chiesetta Votiva del Battaglione Morbegno. Questa manifestazione, può essere lo spunto per far trascorrere ai vostri figli e/o nipoti, un’ allegra giornata in compagnia degli Alpini che, come di consueto, si organizzeranno per garantire costine, salamelle e polenta taragna, panini e bibite. Tra settembre e ottobre, riproporremo le consolidate caldarroste e vin brulè; saremo precisi per tempo. Come sempre, i Soci Alpini e Amici, con i Sostenitori e le Penne Rosa, vi attendono, per accogliervi all’insegna dello Spirito Alpino, con il sorriso e la cortesia di sempre. ensare e agire in positivo; l’ottimismo e la forza di volontà, definiscono la visione di un orizzonte meglio definito, con la gioia di vivere, quando ci si ripresentiamo, senza voler apparire, ma nella certezza dell’essere, all’insegna della serenità, della speranza e della coscienza di partecipare e contribuire alla solidarietà. Come per gli anni trascorsi, confermiamo la presenza tra la gente del nostro Paese, proponendo iniziative per contribuire alla vitalità della nostra cittadina, grazie alla forza di volontà di Soci Alpini, Amici, Sostenitori e Penne Rosa, pronte a prestare le loro forze solidali, per contribuire alla migliore riuscita nelle prevalenti manifestazioni: 33 ^ FESTA ALPINA, sul piazzale della Baita Alpini di Via Marconi nei giorni 6- 7 - 8 luglio, per poi riprendere dal giorno 13 fino al 15 luglio; come consuetudine, offriamo il sostegno alla tradizionale FESTA DI FINE ANNO del C.D.D. di Barzanò P Raffaele Colombo addetto stampa Gruppo Alpini Barzanò In concomitanza alla Festa Alpina, nella sala del consiglio della nostra sede sarà allestita la Mostra “ dalla Brianza al Mondo”; una mostra di pregevole livello culturale dello scrittore Eugenio Corti di Besana Brianza, che il 5 aprile scorso, ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la medaglia d’oro di benemerenza della cultura e dell’arte; lo scorso anno, iscritto nel novero dei candidati al premio Nobel per la letteratura, autore di numerosi e splendidi romanzi, tra cui” il cavallo rosso”, sul quale la mostra è improntata; quando verrete a trovarci, non mancate di visitarla. 32 Giugno2013 85° Adunata nazionale Alpini sPiacenza 10-11-12 Maggio 2013 (di Roma e non) dovrebbe vergognarsi e basta. Se fosse per loro, l’Italia farebbe solo figuracce in giro per il mondo; poi arriva la gente come voi, dritta nella vostra dignità e con la fierezza negli occhi, ed ecco allora che, chi sa ascoltare, apre le orecchie e sta rispettosamente in silenzio davanti alla vostra penna. Avete lasciato una città più bella e pulita in tutti i sensi, ma mi spiace solo che non siate più in mezzo a noi: solo qualche alpino, ancora stamattina, stava agli angoli delle nostre strade, prontamente fermato dai passanti per qualche chiacchierata e qualche foto, ma niente più. Tornate qua nella nostra città; spero che vi siate sentiti accolti dalla nostra “emilianità” e che vi siate sentiti, anche se per poco, a casa vostra. Tornate con i vostri cappelli e vedrete che non potrete fare un passo senza essere fermati dall’entusiasmo e interesse dei piacentini, che avete fatto crescere come popolo italiano e comunità locale. Siete brava gente, con il cuore in mano e la fierezza negli occhi nel vero senso della parola ,e vi meritate tutto l’affetto che io e gli altri abbiamo provato e continuiamo a nutrire nei vostri riguardi. Il Vostro Cappello, e ciò che testimonia ogni giorno quando interviene nei disastri del nostro mondo, è il NOSTRO CAPPELLO, è il Cappello di TUTTA LA GENTE onesta e sincera che ancora vive nelle nostre belle terre. Non scordatevi mai di Piacenza, perché la gente di qua ancora parla di voi e lo farà per sempre. La dignità italiana cresce grazie a voi che fate i fatti e non le parole. Un abbraccio e grazie ancora per averci insegnato che tutti possiamo essere come voi, basta volerlo e sentirlo nel profondo. Vi voglio bene perché mi fate sentire orgogliosa di essere Italiana come VOI TUTTI. Un ammirato abbraccio e un bacio affettuoso. vrei voluto scrivere un articolo propositivo per quest’Adunata, che ci ha visto in una spedizione culturale a Soncino, in ottimo aspetto culinario a Longarone di Sospiro e infine in partecipazione alla sfilata nella città di Piacenza, il racconto di una stupenda giornata di sole, di serenità e di assoluta socializzazione. Nel viaggio di ritorno, avevamo l’impressione di non aver trovato il solito calore ed entusiasmo e che la gente di Piacenza, pur presente e numerosa, fosse quasi… apatica. A due giorni di distanza, siamo stati seccamente smentiti da un’email, di una giovane di Piacenza, per e con la quale, mi sono sentito in dovere di corrispondere e ci fa capire che Piacenza, non era apatica: era silenziosamente rispettosa degli Alpini. A Raffaele Colombo Ne trascriviamo l’intera corrispondenza: A tutti gli Alpini “lumbard”- Da una Piacentina milanese che lavora a Milano: CARI ALPINI “VECI” E “BOCIA”, chi vi scrive è una giovane piacentina che ha passato gli ultimi tre giorni insieme a voi in mezzo alle strade della (mia) città. Inutile dirvi che stamattina, la città si è alzata più sola: tutto era più triste e, purtroppo, è ritornato a essere tutto silenzioso e melanconico. Abbiamo passato tre giorni tra persone vere e genuine come voi, abbracciando i vostri valori e il vostro profondo senso dell’onore. Grazie a voi, abbiamo imparato che, standovi insieme, s’impara la vita e si diventa più uomini (come diceva uno striscione durante la sfilata), ci si arricchisce moralmente e umanamente. Mi sento in dovere di ringraziarvi di cuore e con sincero affetto, perché ho capito che, nonostante vari “incidenti di percorso”, l’Italia è fatta di gente per bene; se questa fosse consegnata nelle vostre mani e gestita dalla vostra testa, saremmo di sicuro una terra molto meno martoriata. Ed è solo perché siete consapevoli del Vostro Valore che potete essere così fieri della Vostra Identità. Davanti al Vostro Cappello, certa gente P.S. scrivere a tutte le sezioni sarebbe un “lavoro da Alpino”, per cui scrivo a voi. Testimoniate per cortesia ciò che avete letto in questa mail, lo devono sapere tutti gli Alpini del mondo. Elena Bersa 33 Giugno 2013 35 Vita della Comunità 36