Vita della Comunità
Anno II - Giugno 2013 - Numero 5
2013 Anno
della Fede
Comunità Pastorale
Santissimo Nome di Maria
Barzanò - Cremella - Sirtori
Cop Giu. 2013.indd 1
23/05/2013 16.30.19
Giugno 2013
Giugno 2013 - Sommario
VITA
DELLA COMUNITA’
PERIODICO
DELLA COMUNITÀ PASTORALE
SS. NOME DI MARIA
Le nostre feste Patronali
2
Cristiami da museo
3
Concerto a Sirtori
5
Oratorio feriale 2013
6
L’angolo francescano
9
ANNO II
2 giorni ado
10
numero 5
autorizzazione Tribunale di
Lecco n. 3/2012
“Unodinoi”
13
Conosciamo il grande re Davide
14
Il linguaggio di oggi
17
Sbago per la comunità
18
Vittime della moda - Lavoro schiavo
20
L’angolo della belleza
22
A Roma in pellegrinaggio
24
Gioie e dolori
25
55° anniversario di fondazione AVIS
27
Luoghi della devozione cristiana
28
Gruppo Alpini Sirtori
29
Echi
31
Direttore Responsabile
Giorgio Bertella
CONTATTI:
redazione:
[email protected]
Don Giuseppe Scattolin:
[email protected]
039.955835
Don Marco Sanvito:
[email protected]
039.955600
Don Claudio Perfetti:
[email protected]
039.955324
Ardisci e credi
Don Luigi Ambrosoni:
[email protected]
85° adunata nazionale Alpini
039.9210587
Intenzioni Sante Messe
Stampa
GRAFICA BRIANTEA
[email protected]
In copertina “Il Figliol prodigo” di Mario Bogani
1
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33
35
Vita della Comunità
Le nostre feste Patronali
patronale viene vissuto accostandosi ai
Sacramenti della Confessione e della
Comunione Eucaristica.
arissimi amici, in queste settimane stiamo
vivendo le nostre feste patronali: la festa
patronale di Barzanò il 15/16 giugno San
Vito martire, come quella di Cremella il 26
maggio Santi Sisinio, Martirio e Alessandro,
Martiri della Val di Non e quella di Sirtori il 7
luglio Santi Nabore e Felice Martiri. Ebbene
queste feste si presentano con un doppio
carattere: religioso e civico.
C
Tuttavia la festa patronale ha anche una grande valenza umana. Essa risponde a una necessità vitale dell'uomo. Qui si afferma il valore
della vita e della creazione, qui si interrompe la
monotonia del quotidiano, qui si esce da alcune forme, per esempio dall'asservimento alla
necessità del guadagno; nella festa si vogliono
incontrare parenti e amici, si vuole stare assieme e tutto ciò è l'espressione del risveglio della
nostra libertà, del bisogno di felicità piena e di
poter vivere in pura gratuità.
Le nostre feste patronali si perdono nella notte
dei secoli. Non è possibile fissare l'epoca precisa della loro origine, perché difettano i documenti che, in tante vicende storiche, sono
andati perduti.
In questi anni ho voluto rendere sempre più
viva la Festa di san Vito a Barzanò e io sto tentando di fare altrettanto per la festa dei tre
Santi a Cremella. Sirtori aveva già una sua tradizione che a mio avviso deve essere migliorata così che la festa possa diventare un evento
che tocca ogni famiglia e ogni cittadino.
Anche se non è possibile stabilire esattamente
l'origine delle nostre feste, possiamo dire che
devono risalire a centinaia di anni ormai passati. Esse si collegavano anche alle vicende agricole, di lavoro, di mercato dei prodotti dei
campi, di vendite di animali da cortile e da stalla. Non per niente la festa antica di Barzanò è
alla prima domenica di settembre quando si
faceva in qualche modo la " ribalta" dalla festa
patronale in giugno, come si usa nel Veneto.
Così Cremella vive la sua ribalta dalla festa di
maggio, con la festa di fine agosto e o settembre… Cari amici la "festa Patronale" ha un fondamento che è essenzialmente religioso e spirituale.
Oltre al rilancio della vita religiosa e sociale
ecco che deve essere ritrovato quel nostro
folklore, tipico della Brianza, tipico del nostro
patrimonio. Non abbiamo bisogno di copiare il
folklore di Siena o di Napoli. Occorre che si
esprima il genio peculiare di un popolo, le
espressioni più genuine del suo far cucina, di
presentare dolci e torte tipiche, del suo ballare
e cantare, e anche quello delle sue processioni. Tutto questo deve venire a galla e organizzato. Per esempio Sirtori ha mantenuto la processione, tra l'altro frequentissima e bella, con
l'antico stendardo dei loro Santi (che sta per
essere rimesso a posto dalle mani abili delle
Suore dell'Isola di San Giulio d'Orta). Barzanò
ha un magnifico e veramente stupendo stendardo di San Vito appeso nel Presbiterio della
Chiesa …
Qualcuno potrebbe dire: "Allora non mi interessa". E invece è sbagliato. Perché? Perché
una comunità sta bene se stanno bene i suoi
componenti. Perché uno possa star bene deve
avere dentro un po' di pace, di gioia e di altruismo. La festa patronale ci porta a correggere la
nostra vita spirituale. Perché tutto nasce da lì.
Se dentro di noi c'è ira, invidia, rabbia, guerra e
conflitti vari, oppure se c'è depressione perché
mi sento solo, non amato, mal sopportato è
evidente che bisogna guarire da tutto questo
marciume che ci fa vivere le relazioni in modo
molto infelice essendo noi degli infelici… Ed è
per questo che da sempre il fulcro della festa
In quanto momento di socializzazione, la festa
è una bella occasione di allargare e sanare i
rapporti familiari e fare in modo che rinascano
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Giugno 2013
gono date si allontanano dal suo genuino significato. La festa, infatti, è partecipazione dell'uomo alla signoria di Dio sulla creazione e al
suo "riposo" attivo, non ozio sterile; è manifestazione di gioia semplice e comunicabile, non
sete smisurata di piacere egoistico; "E' espressione di vera libertà, non ricerca di forme di
divertimento ambiguo, che creano nuove e
sottili forme di schiavitù. Con sicurezza si può
affermare: la trasgressione della norma etica
non solo contraddice la legge del Signore, ma
reca una ferita al tessuto umano della festa",
come dice un mio amico di Besana che ha scritto buone cose sulle feste patronali.
nuove relazioni comunitarie.
Altrimenti adagio, adagio ecco che si presenta
un pericolo che come un tarlo nascosto,
potrebbe danneggiare la genuinità della "Festa
Patronale" dal punto di vista sia religioso che
civico. Dal punto di vista religioso, la "festa
patronale" di una parrocchia, potrebbe essere
svuotata del contenuto specificamente cristiano che ne era all'origine - l'onore reso al
Signore in uno dei suoi Santi -, e potrebbe
diventare una manifestazione solo folkloristica
con qualche movimento culturale. Dal punto di
vista civico non di rado potrebbe accadere che
gruppi o singoli individui credono di "far festa",
in realtà le proposte di divertimento che ven-
Don Giuseppe
“Cristiani da museo”
che hanno perso il sale donato da Cristo
"Cristiani da museo" che hanno perso il sale
donato da Cristo
Le parole di papa Francesco faranno sobbalzare molti cristiani della nostra comunità pastorale.
Questa è stata la prima sensazione che ho provato quando lessi le parole del papa, dette
durante la meditazione proposta ai fedeli nella
Cappella di Santa Marta.
Perché ho avuto questa sensazione?
Perché scopro ogni giorno sempre di più che
ciò che i cristiani desiderano non si realizza.
Infatti, desiderano una forte formazione spirituale, ma non riescono a viverla.
A dire il vero devo cambiare il destinatario e
dal "loro" devo passare al "noi".
Noi facciamo fatica a credere, ad accogliere i
comandamenti di Dio, a entrare nello spazio
della Generosità… facciamo davvero fatica!
Ma sentiamo le parole stesse del papa.
cambiare ciò che non va, ci vuole fervore, non
basta essere un cristiano da salotto. Ci sono i
cristiani da salotto. Quelli educati, tutto bene,
ma che non sanno essere figli della Chiesa con
l'annunzio e il fervore apostolico necessari.
Oggi possiamo chiedere allo Spirito Santo di
dare a tutti noi questo fervore apostolico, di
darci la grazia di dare fastidio alle cose che
sono troppo tranquille nella Chiesa, la grazia di
andare avanti verso le periferie esistenziali".
Infatti, nei giorni di Pentecoste anche il sottoscritto ha parlato della necessità di rivestirsi di
una preziosa virtù: "La Generosità".
Ma dopo i "cristiani da salotto", Papa
Francesco mette in guardia da un altro rischio
in cui incorrono i seguaci di Cristo: diventare
"cristiani da museo", ovvero quei cristiani
"insipidi" che hanno perso il "sale della fede,
della speranza e della carità" che il Signore ha
donato loro.
Vi ricordate quando il papa ha parlato dei cristiani da salotto?
"Ma il vero cambiamento deve venire proprio
dalla Chiesa. I cristiani devono dare un segnale di discontinuità col passato per avviare un
rinnovamento nella politica e nella società. Per
Papa Francesco pronuncia queste frasi senza
alcun sarcasmo o invettiva … il suo è un modo
di parlare "esortativo". La raccomandazione ai
Cristiani è questa: " Non dimenticate le grazie
ricevute" .
Il "sale" è stata quindi la parola chiave di quan-
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Vita della Comunità
ricchezza che noi abbiamo del sale e darlo agli
altri". Le "uscite" sono due, ha affermato:
innanzitutto, dare il sale "al servizio dei pasti,
al servizio degli altri, al servizio delle persone".
E poi la "trascendenza verso l'autore del sale, il
Creatore". Perché il sale - ha precisato - "non si
conserva soltanto dandolo nella predicazione",
ma necessita anche "della preghiera, dell'adorazione".
to ha detto Papa Francesco. Come un minestrone che, nonostante la varietà di ingredienti, senza sale non ha alcun sapore; il "sale" che
Cristo ha donato ad ogni cristiano gli permette
di dare un valore aggiunto alla propria vita e a
quella degli altri. Questo sale è la "fede", ha
spiegato il Papa, la certezza cioè dell'amore di
Gesù Cristo manifestato nella sua morte e
resurrezione per la salvezza dell'umanità.
Pertanto bisogna stare attenti che questo sale
"non divenga insipido, che non perda la sua
forza". Anche perché, ha soggiunto, questo
dono ci è dato "non per conservarlo", perché
"il sale ha senso quando si usa per insaporire le
cose".
"Con l'adorazione del Signore - ha spiegato
infatti Papa Francesco - io trascendo da me
stesso al Signore e con l'annunzio evangelico io
vado fuori da me stesso per dare il messaggio.
Ma se noi non facciamo questo, queste due
cose, queste due trascendenze, il sale rimarrà
nella bottiglietta e noi diventeremo cristiani da
museo".
"Se il sale si conserva in una bottiglietta non fa
niente, non serve - ha ribadito il Papa - il sale
che noi abbiamo ricevuto è per darlo, è per
insaporire, è per offrirlo. Al contrario diventa
insipido e non serve". E c'è anche un'altra particolarità, ha sottolineato il Pontefice:
"Quando il sale si usa bene, non si sente il
gusto del sale, il sapore del sale. Non si sente!
Si sente il sapore di ogni pasto! Il sale fa in
modo che il sapore di quel pasto sia più buono,
sia più conservato ma più buono, più saporito".
Invece, "che bello che è!" - ha detto il Papa - far
vedere il sale e poter dire "questo è il mio sale.
Questo è il sale che ho ricevuto nel Battesimo,
questo è quello che ho ricevuto nella Cresima,
questo è quello che ho ricevuto nella catechesi". La grazia del giorno è, dunque, "chiedere al
Signore di non diventare cristiani col sale insipido, col sale chiuso nella bottiglietta"; questi
"cristiani da museo" che fanno sì vedere un
sale, ma un "sale senza sapore, un sale che non
fa niente".
È questa "l'originalità cristiana", che non va
scambiata con "uniformità".
Anzi - ha specificato - "quando noi annunziamo
la fede, con questo sale", tutti coloro che "ricevono l'annunzio, lo ricevono secondo la propria peculiarità, come per i pasti". L'originalità
cristiana, dunque, "prende ciascuno come è",
ha sottolineato il Santo Padre: "con la sua personalità, con le sue caratteristiche, con la sua
cultura e lo lascia con tutto questo, perché è
una ricchezza. Ma gli dà qualcosa di più: gli dà
il sapore!".
Termino con una piccola citazione: "Amo il sale
della terra, | amo il sale della vita, | amo il sale
dell'amore, | amo il sale che c'è in te".
Mi sembra un buon avvicinamento a quanto
Gesù disse nel Discorso della montagna: "Voi
siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il
sapore, con che cosa lo si potrà render salato?
A null'altro serve che ad essere gettato via e
calpestato dagli uomini".
Don Giuseppe
È molto bello questo aspetto, ha detto
Francesco. Al contrario, "quando noi vogliamo
fare una uniformità", cioè che "tutti siano salati allo stesso modo", diventa come "quando la
donna butta troppo sale e si sente soltanto il
gusto del sale e non il gusto di quel pasto saporito con il sale".
"L'originalità cristiana è proprio questa: ciascuno deve saper vivere con i doni che il Signore
gli ha dato". Nel concreto, ciò si traduce
nell'"uscire col messaggio, uscire con questa
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L’angolo francescano
Dalle mura di casa alla precarietà
un futuro pieno di senso e valore. "Una sera,
dopo una cena sontuosa, Francesco e gli amici
uscirono fuori; lui teneva in mano una specie
di scettro, veniva per ultimo, ma invece di cantare era assorto nei suoi pensieri" (FF1402).
Francesco comincia a percepire che la superficialità non lo porta da nessuna parte e non lo
riempie di felicità. E allora inizia a custodire
Cristo nell'intimo del cuore e questo lo porta a
privilegiare la solitudine, la preghiera e l'attenzione ai miseri che sin dall'infanzia aveva
avuto; anche il vestire diventa meno ricercato
e le stoffe vengono regalate ai poveri
oppure vendute perché il ricavato
possa servire a sfamare chi è nel bisogno. Il suo sogno cavalleresco si dilegua
quando "un giorno incontrò un cavaliere povero e quasi nudo. Mosso a compassione, gli cedette generosamente, per
amore di Cristo, le proprie
vesti ben curate, che
indossava". Ci si mise di
mezzo anche il Signore
che in sogno a Spoleto gli
diede uno scossone infilandogli nella
testa un logorante dubbio: "Francesco
perché abbandoni il padrone per
seguire il servo?". Da questo momento in poi Francesco si pone in atteggiamento di ascolto e di attesa. Non fa
più niente e chiede solamente "Signore
cosa vuoi che io faccia?" (FF 1401). È il
momento della resa incondizionata. La
nostra realizzazione deve per forza passare
per questa esperienza per lasciare campo
libero al Dio delle sorprese.
artiamo dalla città per recarci in pellegrinaggio. L'itinerario spaziale deve aiutarci
a compiere un cammino interiore, insieme a Francesco. Lasciare la città, la sicurezza,
le comodità, le difese per scendere verso la
campagna, alla zona aperta, indifesa, scomoda, faticosa. Solo attraverso questo cammino
l'uomo cresce, matura, si incontra e incontra il
fratello, la Parola e Dio che vuole sorprenderlo e fare nuova la sua vita. Testimoni ci dicono
che Francesco "era allegro e generoso, gli piaceva godersela e cantare andando a zonzo per
Assisi con gli amici, spendendo in festini e divertimenti tutto il denaro che
guadagnava o di cui era in possesso.
Inoltre cercava di eccellere sugli altri,
ovunque e con smisurate ambizioni, nei
giochi, nelle raffinatezze, nei discorsi, nei
canti, nelle vesti sfarzose e morbide" (FF
1936).
Tommaso da Celano scrive
che il nostro Francesco
"sciupò miseramente il
tempo, dall'infanzia fin
quasi al suo venticinquesimo anno di
età" (FF 320). Francesco era stufo di
condurre una vita fatta di divertimenti e di evasione. Non ne poteva più di
festini, di canti, di amici chiassosi e
spendaccioni. Non ci trovava più gusto
ad essere il primo in tutto e il Signore uno
alla volta gli aveva fatto vedere l'inconsistenza dei suoi sogni di grandezza. La
Leggenda dei Tre compagni ci dice "che il
Signore d'improvviso lo visitò" (FF1402). È
un incontro inaspettato con il Signore che
spiazza Francesco: "E da quell'ora Francesco
smise di adorare se stesso, e persero via via
fascino le cose che prima amava. Il mutamento però non era totale, perché il suo cuore era
attaccato alle suggestioni del mondo" (FF
1403).
Inizia la crisi di Francesco, una crisi che lo porterà lontano e che lo farà penare a lungo. In
questo periodo egli lotta con il suo passato e il
suo presente perché cerca di costruire per sé
P
Preghiera francescana:
Alto e glorioso Dio
illumina le tenebre del cuore mio.
Dammi una fede retta, speranza certa e
carità perfetta, senno e discernimento.
Signore, che io faccia la tua santa volontà.
Pace e Bene!
Concetta Senese Misuraca
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Vita della Comunità
2 Giorni Ado
Venite in disparte, voi soli, in un luogoo deserto
stare insieme e riflettere sul valore del silenzio.
Dopo un’ora e mezzo di viaggio circa siamo
giunti all’accogliente Casa Alpina, dove subito
ci è stata data la possibilità di rinunciare ai
nostri cellulari per tutta la durata del ritiro.
Quindi ci siamo divisi per classi e abbiamo
cominciato i nostri incontri.
“Rumore nelle orecchie, rumore nei pensieri,
rumore nel cuore e nei sentimenti.
E anche ora che sembra tutto tranquillo,
C’è il rumore della gente e della vita quotidiana
Che non si ferma mai, che continua.
Non cerco di tirarmi fuori da tutto questo,
Signore:
Non posso fuggire la vita.
Ma non voglio fuggire neppure il silenzio.
Perché esso è la via che mi apre al tuo ascolto.
Crederò al silenzio e lo costruirò, perché solo
nel silenzio c’è ascolto vero.
Parla Signore, il tuo servo ti ascolta!”
Cos’è il silenzio, che cosa ci distrae da esso e
perché? O cosa ci distrae da noi stessi... Rompi
il guscio, scava nella tua persona: vai in profondità, solo lì troverai ciò che più conta.
Questi sono i temi su cui abbiamo riflettuto
insieme, grazie all’aiuto di un libretto preparato appositamente per noi dai nostri catechisti e
don Marco.
Questo è lo spirito col quale ci siamo immersi
nella 2 giorni del 18-19 Maggio 2013 ad
Avolasio, frazione di Vedeseta, una piccola
località sperduta tra le montagne della Val
Taleggio (non a caso il sottotitolo...). In conclusione di questo anno è stato scelto questo
luogo pacifico e isolato per “staccare un po’”,
Ai momenti di confronto se ne sono alternati
anche degli altri più “leggeri”. Infatti abbiamo
avuto modo di divertirci insieme e conoscerci
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Giugno 2013
meglio con dei giochi
che ogni classe aveva
preparato in precedenza. Durante la
notte abbiamo poi
vissuto il momento
più intenso di tutta la
2 giorni. Dalle 0.00
alle 7.00 ci siamo
alternati a piccoli
gruppi per un’ora di
adorazione, nella sala
da pranzo allestita a
cappella per l’evento
speciale. Un’ora che
abbiamo passato con
Gesù cercando di utilizzarne al massimo
ogni attimo. Quegli
attimi che spesso non
riusciamo a cogliere,
mentre ci sembra di
rotolare in mezzo a
mille cose e di non poterne gustare una sola
fino in fondo.
E un’ora nella notte potrebbe sembrare lunga,
ma non lo è stata, perché il silenzio che la abitava non faceva paura, era un silenzio pieno,
amico. Un silenzio da ascoltare. Abbiamo pregato e pensato a tutto quello che abbiamo e le
persone che ci sono state donate e per cui
abbiamo voluto ringraziare il nostro “migliore
amico”. Data l’ora, per tutti noi è stato difficile
concentrarci al massimo, ma l’importante era
esserci, non essersi rifiutati di fare questo
sacrificio; un sacrificio a nostro favore, che ci
ha fatto crescere nella nostra fede e che ci ha
fatto sentire amati e ascoltati.
de opportunità che abbiamo avuto in questi
due giorni: passare del tempo con gli amici è
sempre tempo trascorso bene
In conclusione vorremmo ringraziare di cuore
tutti i catechisti e don Marco che si sono impegnati al massimo per organizzare questa due
giorni, le cuoche Renata e Fiorina e tutti i genitori che hanno dato la loro disponibilità ad
accompagnarci.
Vorremmo concludere con alcune frasi tratte
dal libretto:
“Ascolta il silenzio, egli ti parla. Ascolta il silenzio, è incapace di mentire. E’ umile, discreto,
incapace di tradire. Ascolta il silenzio, lasciati
guidare e guarda dentro te. E’ nel silenzio che
maturano le decisioni importanti. E’ nel silenzio che puoi sentire la presenza Dio. Anche se
a volte fa male, impara a ringraziare in fede,
cioè a saper dire grazie anche nel dolore,
anche nelle contraddizioni della vita. Tu ora
non capisci il perché, ma Dio è Padre e non
permetterà mai una cosa che non sia per il tuo
bene o che non nasconda un bene più grande
del male!!”
Per aiutarci a vegliare è stata affidata ad ognuno di noi una piccola conchiglia contenente un
bigliettino: lì vi era scritto un riferimento ad un
brano della Bibbia o di Vangelo, che abbiamo
letto e meditato nel nostro cuore.
La mattina, tutti assonnati, ci siamo nuovamente riuniti nei diversi gruppi per discutere
sulla veglia e per preparare la messa che si
sarebbe celebrata nel pomeriggio. Ne abbiamo
tratto insieme le conclusioni che abbiamo poi
condiviso con tutti durante l’Omelia tenuta
interamente da noi ragazzi. E’ stata un’occasione di vita comune: ci siamo nel nostro piccolo
occupati della casa, organizzando il lavoro con
dei turni. Abbiamo anche ragionato sulla gran-
11
Giugno2013
“Unodinoi”
e i nostri tre paesi “Cristiani”
vita, Opera don Orione, Rinnovamento nello
Spirito Santo, Giuristi cattolici, Unitalsi.
Per quanto riguarda la nostra Comunità forse
sarebbe bene accogliere le esortazioni di papa
Francesco quando parla di sonnambulismo cristiano, oppure di cristiani da salotto o da
museo…
Che il Signore ci conceda la grazia dello zelo e
della generosità, la grazia di amare tantissimo la
vita e di tendere alla vera felicità.
E io sono convinto che la nostra Comunità potrà
fare questi passi di resurrezione. Ne sono davvero convinto. Non sono pochi coloro che pur
sotto la cenere hanno un fuoco che, come dice
Gesù: Lc 12,13 Sono venuto a portare il fuoco
sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!
n queste ultime domeniche sul foglietto degli
avvisi ho sempre voluto ricordare l'iniziativa
"UnoDiNoi".
Annuncio che dopo le Messe a coloro che desiderano firmare ed entrare in quella iniziativa
europea di un milione di firme da presentare al
parlamento Europeo, di presentarsi in sacrestia
con la loro carta di identità… Fino adesso
"Nessuno !".
Strano, mi sono detto, ma forse non hanno capito il grave problema che si sta incontrando.
Ecco perché mi permetto di nuovo di illustrare
brevemente l'iniziativa.
Di che cosa si tratta? L'iniziativa "Uno di Noi"
punta ad affermare in Europa il valore intangibile della vita umana. In tutti i 27 Paesi della Ue è
stata avviata una campagna per raccogliere
almeno un milione di firme. Le firme verranno
consegnate al parlamento Europeo per bloccare
le ricerche contro la vita e i finanziamenti proaborto. Vedi : www.firmaunodinoi.it
"Aderisco con convinzione al Comitato italiano
di UnoDiNoi nella speranza che il rispetto per la
vita di ogni essere umano, dal primo attimo
all'ultimo respiro, sia compreso e affermato da
tutti. Essere accoglienti, aprire le nostre case
alle persone che ci domandano sostegno, è da
sempre il nostro contributo al diritto alla vita".
Con questo breve messaggio Ernesto Olivero,
fondatore del Sermig di Torino, ha annunciato la
sua adesione a UnoDiNoi.
Quella di Olivero è una nuova significativa firma
del laicato cattolico, che sottolinea la trasversalità e l'importanza di questa campagna: la
dignità e la tutela del concepito si conferma una
battaglia di identità sociale che interpella tutti i
cittadini europei.
Il mondo cattolico italiano è, di fatto, interamente coinvolto nell'Iniziativa dei cittadini europei. Hanno, infatti, aderito: Acli, Alleanza cattolica, Azione cattolica, Age, Agesc, Associazione
Papa
Giovanni
XXIII,
Cammino
Neocatecumenale, Coldiretti, Comitato di collegamento di cattolici, Comunione e liberazione,
Confcooperative, Progetto Famiglia, Sant'Egidio,
Focolari, Medici cattolici, Mcl, Movimento per la
I
Don Giuseppe
Papa Francesco, "Uomo nuovo"
Si guardava protesi a un comignolo,
con una certa voglia di novità
e l'attesa era inquieta, ansiosa...
Una fumata bianca ci ha fatto trasalire,
poi un nome, poche preziose parole
e una rugiada benefica si è posata sul mondo...
Un raro momento di festa collettivo.
Ora la parola di papa Francesco
fluisce come lenimento sulle ferite,
Verità, Bontà e Bellezza si intrecciano,
rivelando le caratteristiche del Padre Celeste.
La mente colma di sapere
e la dolcezza di un bambino...
Così si presenta ai nostri occhi gioiosi
l'"Uomo nuovo del Vangelo".
"Se non vi farete piccoli" dice Gesù...
eppure papa Francesco è grande,
molto grande.
Franca Cazzaniga
13
Vita della Comunità
Conosciamo “il grande re Davide”
Catechismo quinta elementare di Barzanò
zi, e il racconto della storia di Davide dipinto
sul muro: poi le due porte a vetri, l’entrata e
l’uscita, come la nascita e la morte. D’estate
con il gran caldo la vetrata della porta di uscita
si è rotta e il parroco ha definito queste crepe
come il dolore che lascia la morte ai parenti
che restano (Valerio)
“ Non guardare al suo aspetto, né all’imponenza della sua statura, perché io non guardo
ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore.”
Come far capire l’importanza e la verità di queste parole del Signore a dei ragazzini di undici
anni? Come presentare loro la grande figura
del re Davide in un modo un po’ particolare? E
così, grazie all’interessamento della nostra
cara suor Savina, abbiamo organizzato un bellissimo pomeriggio insieme all’”Oasi David”,
una struttura religiosa a Civate, situata in un
edificio a lato della parrocchia che si compone
di alcune camere multiple, una sala riunioni,
sala da pranzo e una cappella dedicata alla
figura di Davide, interamente affrescata con
scene della vita del grande Re, opera di ragazzi
e adulti volenterosi. I ragazzi sono stati attenti
alla spiegazione della guida Genny soprattutto
nella cappella con gli affreschi e qui di seguito
riportiamo alcuni loro commenti.
..quando ci ha parlato del bastone del pastore
con due punte, una lunga e una corta, una era
tutta dritta e significava la via più semplice, la
via del male, e una un po’ storta che indicava la
via del bene perché si fa più fatica. Poi il crocifisso che aveva una rosellina rossa al posto
della testa di Gesù, rossa per il colore del sangue e anche dei capelli di Davide (Alice)
..mi è piaciuto sentire che i fratelli di Davide e
gli altri soldati, grossi e forti, non avevano il
coraggio di combattere contro Golia, invece
Davide, il più magro, sì (Stefano,Giacomo)
..mi sono divertita tanto ad ascoltare la signora che spiegava la storia di Davide. Ogni disegno sulle pareti
aveva un grande
significato ed erano
veramente meravigliosi
(Marta,
Michela)
..mi è piaciuto tutto, l’oasi perché aiuta i ragaz-
..mi
è
piaciuta
soprattutto la porta
di entrata e l’olio con
cui è stato unto
Davide (Gabriele)
..mi è piaciuto all’inizio quando la signora ci ha parlato di
Gesù e di Davide
quando faceva il
pastore e poi quando ha fatto peccato
prendendo la moglie
del soldato e poi si è
pentito (Erika)
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..mi è piaciuto
quando Davide non
voleva
uccidere
Saul e quando invece ha ucciso Golia
aiutato da Dio
(Andrea, Mattia)
..all’oasi mi è piaciuto tutto, mi ha
insegnato a comportarmi
bene
come una persona
che merita di essere beata di nome
Davide, che è stato
allontanato da casa
perché aveva i
capelli rossi, aveva
dodici anni ed era
piccolo e magro.
Quando è venuto il
profeta sui suoi fratelli grandi e grossi non
cadeva l’olio del corno ma su Davide sì. Quindi
Dio non ha scelto a caso ma ha scelto il più
buono (Matteo)
..ci hanno accolto benissimo, le parole erano
facili da capire, i dipinti bellissimi e mi è piaciuto il fatto di togliere le scarpe (Susanna)
..è stato bello quando Genny ci ha raccontato
gli affreschi con tanti accessori. Credo che sia
il posto ideale per le persone che vogliono
conoscere la storia di Davide (Manuel,
Samuele)
..oltre agli affreschi mi sono piaciute le camere
che rappresentavano i giorni della creazione,
una della fauna, una dello spazio e così
via(Elisa, Chiara, Giada)
..la camera della montagna era bellissima, con
dei paesaggi stupendi! Sono rimasta meravigliata dal coraggio di Davide perché mi ha fatto
capire che se credi al Signore riesci a fare di
tutto (Sara)
..quando Davide ha combattuto contro Golia
perché si è dimostrato coraggioso (Omar,Silvia,
Samuele)
..la scena più significativa è quando un signore
racconta al re Davide la storia dell’unica pecora rubata al pastore per far capire a Davide il
suo errore (Alice)
..mi è piaciuto il viaggio in pullman tutti insieme! E i muri dipinti, e le stanze, e il momento
di gloria di Davide quando ha sconfitto Golia
(Nadia)
..ci ha fatto imparare ad amare Dio e a non
arrenderci mai davanti ai problemi (Sara)
..la storia di Davide mi serve perché in alcune
parti è molto educativa (Susi)
..la sensazione più bella è stata quando siamo
entrati nella sala (come la Terra Santa) a piedi
nudi e quando è arrivato il profeta Natan e
Davide ha chiesto perdono (Andrea, Valentina,
Gaia)
15
Giugno2013
Il linguaggio di oggi
segno di degrado generalizzato
ggi c'è molto scontento. Per
come vanno le cose nella politica: che, lungi dall'essere "l'arte
della polis" (cioè città-stato dal greco)
e occuparsi di risolvere i problemi
della gente, è troppo spesso interessata al Potere.
Per come vanno le cose nell'economia:
che, anziché provvedere ad una equa
distribuzione della ricchezza, ha
accentuato le disuguaglianze (il nostro
paese è secondo dopo il Portogallo).
Per come vanno le cose nella moralità
pubblica: che è diventata spesso privata, con le conseguenze che sono sotto
gli occhi di tutti.
Ed infine per come vanno le cose nella comunicazione: così importante e determinante
nella formazione dell'opinione pubblica, per
l'uso che si fa del linguaggio soprattutto nella
televisione e nella radio, ma non solo.
O
discorso. Si tratta di mala educazione o di mancanza di educazione.
Non si dica che basta cambiare canale, meglio
sarebbe che cambiassero loro, non dimentichiamo che spesso si tratta di onorevoli, che
non meriterebbero questo titolo: onorevole
significa "degno di onore", che gode di stima e
di rispetto.
Non si capisce perché i conduttori dei talkshow non intervengano a placare le intemperanze, per usare un eufemismo; ma c'è chi
sostiene che aumentino l'ascolto: è proprio un
segno di una società malata.
Una proposta: dato che la rete ha assunto una
funzione così importante nella comunicazione,
perché non "intasare" le redazioni delle TV,
delle Radio con proteste per far capire che un
simile comportamento è diventato insopportabile. Forse i responsabili potrebbero cominciare a capire che la gente non è passiva, si fa attiva ribellandosi a tanta volgarità!
Il linguaggio è per definizione il modo di esprimersi, attraverso le parole, che caratterizza
una persona e, in tal senso, può dirsi corretto,
familiare, volgare, facendo una sintesi. Volgare
à il linguaggio che fa uso delle "parolacce", ma
oggi c'è la tendenza a considerare normali le
parolacce, di cui fanno abbondante uso i
Politici e non solo nei talk-show. La moda delle
parolacce è un evidente segno della perdita dei
freni inibitori, ma è così diffusa che non risparmia nessuno o quasi. Ci sono, è vero, quelli etichettati che ne fanno uso da sempre, ma non
mancano quelli che non avremmo mai immaginato che potessero perdere il controllo, proprio per il loro stile di vita. Un noto giornalista
ha parlato, a proposito delle parolacce dei politici, di "Politica Malata".
Poi, come se non bastasse non mancano anche
gesti di volgarità; insomma si direbbe che si è
superate il limite della decenza.
Infine, oltre al linguaggio e ai gesti volgari c'è
un altro aspetto che non vorremmo vedere e
sentire nei talk-show: il sovrapporsi delle voci
tanto da rendere difficile la comprensione del
Nello scontento generale l'ancora di salvezza la
troviamo nella Chiesa che, con la nomina di
Papa Francesco, ha trovato il consenso di tutti,
credenti e non credenti; il che ci fa ben sperare!
Maria Luisa Todeschini
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Vita della Comunità
18
Giugno 2013
19
Vita della Comunità
Vittime della moda - Lavoro schiavo
l’opinione pubblica mondiale che ha aderito
all’iniziativa, coordinata per l’Italia dalla
Campagna abiti puliti, che ha costretto la
maggior parte dei marchi internazionali a sottoscrivere un accordo in Bangladesh che prevede ispezioni indipendenti negli edifici, formazione dei lavoratori in merito ai loro diritti,
informazione pubblica e l’obbligo di revisione
strutturale degli edifici e obbligo per i marchi
internazionali di sostenere i costi e interrompere le relazioni commerciali con le aziende
che rifiuteranno di adeguarsi, per rimuovere
alla radice le cause che rendono le fabbriche
insicure e rischiose per migliaia di lavoratori. Le
grandi firme della moda hanno ceduto per salvare la propria immagine, ma non tutto è riducibile solo a marketing. Tutti insieme lavoratori e consumatori (più di un milione di consumatori hanno firmato petizioni), sono riusciti a
creare un precedente storico di mobilitazione
dal basso che difficilmente potrà essere ignorato d’ora in avanti.
Papa Francesco: il mondo intero intraprenda
“un’azione decisa” contro la tratta degli esseri
umani e contro il “lavoro schiavo”.
Mercoledì 24 aprile migliaia di operai si sono
recati come sempre presso una delle fabbriche
in cui lavoravano situate nel palazzo Rana Plaza
a Savar, Dhaka (Bangladesh). Gli era stato detto
di tornare al lavoro nonostante solo il giorno
prima fossero state notate grosse crepe nello
stabile.
Oltre 1.120 operai (ma il numero vero non si
conoscerà probabilmente mai) sono morti e
più di mille sono rimasti feriti dopo che l’edificio di 9 piani è crollato intrappolandoli sotto
tonnellate di macerie e di macchinari. Si tratta
per lo più di giovani donne, precarie, povere,
spesso migranti: il ritratto tipo del lavoratore
tessile, come confermano i dati del settore tessile globale, che fa notizia solo quando resta
seppellito sotto le macerie o muore bruciato
(lo scorso anno rimasero uccise in due incendi
circa 260 persone in Pakistan e 112 in
Bangladesh) in nome di una moda pronta a
tutto pur di alimentare i suoi marchi.
Il Rana Plaza ospitava 6 fabbriche tessili e un
numero imprecisato di lavoratori tessili che si
sfinivano in turni produttivi massacranti per
rispondere alle richieste del mercato internazionale: bassissimi costi, flessibilità totale ma
nessuna garanzia sociale o sanitaria in barba
alle regole e alle convenzioni internazionali in
materia di diritto dei lavoratori.
Dopo quanto accaduto al Rana Plaza, ma
anche in tante altre situazioni, tornano alla
mente le parole che Papa Francesco ha pronunciato all’udienza generale nel giorno di san
Giuseppe lavoratore e Festa dei lavoratori.
Il lavoro, sottolinea con forza il Papa, “è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci unge
di dignità, ci riempie di dignità, ci rende simili a
Dio che ha lavorato, lavora e agisce sempre. Dà
la capacità di mantenere se stessi, la propria
famiglia, di contribuire alla crescita della propria nazione”
.
Subito dopo, l’appello: “Penso alle difficoltà
che in vari Paesi incontra oggi il mondo del
lavoro e dell’impresa. Penso a quanti - e non
solo giovani - sono disoccupati. Molte volte a
causa di una concezione economicista della
società, che cerca il profitto egoista al di fuori
dei parametri della giustizia sociale”.
Le parole del Papa sono rivolte “in modo particolare” ai giovani: “Impegnatevi nel vostro
Quando è avvenuta la tragedia i lavoratori stavano producendo capi di abbigliamento per
marchi europei e nordamericani: marchi internazionali in cerca di forza lavoro disposta a
tutto, di paesi corrotti e collusi proni agli investitori esteri, di luoghi fisici ove effettuare produzioni pericolose e senza regole lontane dagli
occhi di consumatori vinti dalla crisi e dal consumismo.
E’ stata un’amara vittoria quella ottenuta dal-
20
Giugno 2013
impegno e tenerezza la crescita del figlio di
Dio, fatto uomo per noi, riflettendo su tutto ciò
che accadeva. Nei Vangeli, san Luca sottolinea
due volte l’atteggiamento di Maria, che è
anche quello di san Giuseppe: custodiva tutte
queste cose meditandole nel suo cuore. […]
Cari fratelli e sorelle, chiediamo a san
Giuseppe e alla Vergine Maria che ci insegnino
a essere più fedeli nei nostri impegni quotidiani. A vivere la nostra fede nell’azione di ogni
giorno e a dare più spazio al Signore nella
nostra vita, a fermarci per contemplare il Suo
volto.”
dovere quotidiano: nel lavoro, nello studio, nei
rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri. Il
vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non
abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e
non guardate con paura al futuro: mantenete
viva la speranza, c’è sempre una luce all’orizzonte”.
Ma nonostante questa luce, Francesco dice:
“Aggiungo una parola su un’altra particolare
situazione di lavoro che mi preoccupa. Mi riferisco a quello che potremmo definire come il
“lavoro schiavo”, il lavoro che schiavizza.
Quante persone in tutto il mondo sono vittime
di questo tipo di schiavitù, in cui la persona è
schiava del lavoro mentre deve essere il lavoro
a offrire un servizio alle persone, perché abbiano dignità. Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede
e a tutti gli uomini e donne di buona volontà,
una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il lavoro schiavo”.
Per rispondere a questa emergenza, Gesù e la
testimonianza della Sua famiglia sono l’aiuto
che serve all’uomo: “Nel silenzio dell’agire
quotidiano, san Giuseppe e la Vergine Maria
hanno un solo centro comune di attenzione:
Gesù. Essi accompagnano e custodiscono con
21
Vita della Comunità
L’Angolo della Bellezza
è pieno di perfidia il loro cuore;
la loro gola è un sepolcro aperto,
la loro lingua è tutta adulazione.
11 Condannali, o Dio,
soccombano alle loro trame,
per tanti loro delitti disperdili,
perché a te si sono ribellati.
12 Gioiscano quanti in te si rifugiano,
esultino senza fine.
Tu li proteggi e in te si allieteranno
quanti amano il tuo nome.
13 Signore, tu benedici il giusto
come scudo lo copre la tua benevolenza.
’ treminato il periodo pasquale con le tre
grandi feste della Santa Pasqua,
dell’Ascensione e della Pentecoste, io ho
fatto molte riflessioni sui racconti evangelici
che le narrano e vorrei inquadrare il commento al salmo di questo mese, il n° 5, nell’ambito
di queste tre feste ma, in particolare, della
Pentecoste che, proprio come invocazione allo
Spirito Santo caratterizza tutto il Salterio.
E
Commento (dal sito: httpp://proposta.dehoniani.it/txt/salmi1_25.html)
Il salmo presenta a Dio la sofferenza più semplice ed elementare, quella fisica, nello stile di
tante preghiere: “Guariscimi”.
L’autore di questa supplica non ha nulla da far
valere in sua difesa, per cui non può che appellarsi all’amore misericordioso di Dio.
Sofferenza fisica e amarezza interiore, senso
del dolore e senso della vita, febbre e solitudine sono i due poli inestricabili attorno a cui
ruota questa preghiera.
Salmo 5 - Preghiera del mattino
1 Al maestro del coro. Per flauti.
Salmo. Di Davide.
2 Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole
intendi il mio lamento.
3 Ascolta la voce del mio grido,
o mio re e mio Dio, perché ti prego, Signore.
4 Al mattino ascolta la mia voce;
fin dal mattino t’invoco e sto in attesa.
5 Tu non sei un Dio che si compiace del male;
presso di te il malvagio non trova dimora;
6 gli stolti non sostengono il tuo sguardo.
Tu detesti chi fa il male,
7 fai perire i bugiardi.
Il Signore detesta sanguinari e ingannatori.
8 Ma io per la tua grande misericordia
entrerò nella tua casa;
mi prostrerò con timore
nel tuo santo tempio.
9 Signore, guidami con giustizia
di fronte ai miei nemici;
spianami davanti il tuo cammino.
10 Non c’è sincerità sulla loro bocca,
Anche se parzialmente spiegabile, il dolore
rimane pur sempre una rocca inespugnabile,
nonostante gli attacchi sferrati da tutte le grandi religioni e dalla ricerca filosofica e letteraria.
Evitiamo di fare filosofia e letteratura sul dolore per rispetto a chi soffre e non sa che farsene delle nostre divagazioni.
Ascoltiamo piuttosto la parola di Dio: “Siamo
infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non
uccisi, portando sempre e dovunque nel
nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la
vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
Sempre, infatti, noi che siamo vivi, veniamo
esposti alla morte a causa di Gesù, perché
anche la vita di Gesù sia manifestata nella
22
Giugno 2013
La risposta la ho trovata in questo passo dell’introduzione ai commenti dei salmi:
«Scrive Lutero: “Ogni cristiano che voglia pregare e raccogliersi dovrebbe servirsi del salterio. Sarebbe bene che ne acquistasse una tale
familiarità da conoscerlo a memoria, parola
per parola, e fosse in grado per ogni circostanza di citarne un passo appropriato. Perché,
veramente, tutto quello che un animo pio desidera esprimere con la preghiera, lo trova formulato nei salmi in maniera così perfetta e così
commovente che nessuno potrebbe esprimerlo meglio. Il salterio ci ammaestra e ci fortifica
proprio con la preghiera. Esso si accorda con il
“Padre nostro” e il “Padre nostro” si ritrova in
esso in maniera così perfetta che uno serve a
comprendere l’altro e tutti e due danno un
identico suono”.
nostra carne mortale... Colui che ha risuscitato
il Signore Gesù risusciterà anche noi con Gesù
e ci porrà accanto a lui con voi... Per questo
non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro
uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il
momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed
eterna di gloria... Sappiamo infatti che quando
verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione
sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio,
una dimora eterna, non costruita da mani
d’uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo
nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro
corpo celeste... In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non
volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla
vita. È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato
la caparra dello Spirito” (2Cor 4,8 - 5,5).
L’uso dei salmi, per noi cristiani, non è un ritorno al culto della sinagoga, ma la maniera più
consona per cantare i misteri di Cristo. Il solo
senso definitivo di tutta la bibbia voluto veramente da Dio è quello che ha ricevuto la sua
pienezza in Gesù Cristo.»
Commento dei padri della chiesa
v. 2 “Il salmista attribuisce la causa del male
all’infermità della natura: la mia volontà non è
cattiva, ma sono stato generato nel peccato; e
dall’infermità sono caduto nella malattia. Il
Figlio di Dio è il medico” (Gregorio Nisseno).
v. 8 “Il peccato oscura l’occhio, cioè la coscienza dell’uomo (Mt 6,23)” (Gregorio Magno).
v. 9 “Respingendo i suoi nemici, è il male che
egli respinge” (Gregorio Nisseno).
vv. 9-10 “Dio ascolta prima le lacrime, poi la
preghiera” (Origene).
“Dio ascolta la voce di colui che gli offre le sue
lacrime” (Gregorio Nisseno).
v. 11 “L’uomo fatto di terra aprì la porta al
dolore, alla malattia, alla morte. Il Figlio di
Maria portò nel suo corpo la morte e il dolore
per annientarli” (Efrem).
Ma allora i discepoli con Maria, nel Cenacolo,
pregavano i salmi e, probabilmente, pregavano
cantando, come avevano fatto i discepoli
avviandosi verso l’orto degli ulivi con Gesù («E
dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il
monte degli Ulivi.», Mt 26,30), in un’attesa
orante della discesa dello Spirito Santo promesso a loro da Gesù prima della Sua
Ascensione al cielo.
A questo punto mi è venuta spontanea la
domanda: perchè non possiamo noi, a
Barzanò, riprodurre le condizioni della prima
Chiesa in preghiera con i salmi costituendo un
gruppo promotore che si apra a tutti, e che trovandosi con cadenza da definire, si ponga l’obbiettivo di"cantare" i Salmi, utilizzando i filmati
che
si
trovano
al
link:
http://it.youtube.com/fcrosti? - Chi ci sta, mi
contatti al n° 3492724636, oppure alla mail
[email protected]
Come ho detto all’inizio di questo articolo,
vorrei inquadrare il commento del salmo 5
nello spirito della Pentecoste.
In questi giorni, infatti ho fatto alcune riflessioni sui racconti evangelici di questa festa, in particolare sul periodo di attesa della venuta dello
Spirito: «I discepoli erano assidui e concordi
nella preghiera, ?con le donne e con Maria,
Madre di Gesù, ?e con i fratelli di lui. Alleluia»
(At 1,14).
Francesco Crosti
Io mi sono domandato: come pregavano i
discepoli con Maria?
23
Vita della Comunità
A Roma in pellegrinaggio
25 - 28 aprile 2013
ed infine Orvieto meriterebbe di essere ripercorso, ma vorrei soffermarmi solo su alcuni
momenti particolari.
Gioia! Se dovessi sintetizzare in una parola il
vissuto del nostro pellegrinaggio direi proprio
gioia. È stato un tuffo nei luoghi della nostra
fede culminato in alcuni momenti di forte
intensità, di cui il più forte è stato certamente
l'incontro con Papa Francesco.
Mons. Paccanelli, originario di Casatenovo ed
oggi preposto di Santa Maria Maggiore, ci ha
praticamente fatto una catechesi illustrandoci
le stupende immagini che decorano la basilica
di Santa Maria Maggiore. Abbiamo scoperto
come l'arte nelle chiese non sia mai stata fine
a se stessa, bensì un modo speciale di raccontare la storia sacra agli abitanti come pure ai
tanti pellegrini che le visitano.
Ben organizzato ed equilibrato nei suoi
momenti, questo pellegrinaggio ci ha consentito di vivere un'esperienza di fede e di comunione che ci ha rallegrato e ristorato lo spirito.
Parto dal fondo, dall'incontro con il Papa. Ci
eravamo divisi in due gruppi per poter visitare
la Necropoli vaticana (dove si trova il luogo
dove fu sepolto san Pietro) all'interno dei giardini vaticani; entrambi abbiamo "incontrato"
papa Francesco, un gruppo mentre lui usciva
di casa e l'altro mentre rientrava.
Sempre con mons. Paccanelli abbiamo celebrato la S. messa nella stessa chiesa di Sant'Anna
dove Papa Francesco ha celebrato la sua prima
Messa da Papa. È stato un momento molto
intenso, raccolto, con la presenza di una rappresentanza della nostra corale, dei confratelli
con i loro abiti e delle consorelle con le loro
medaglie.
Stavamo passando nella zona della sua abitazione e ci stavamo chiedendo "chissà se ci capita di vederlo, magari attraverso una finestra; e
se dovesse uscire?"; alcuni gendarmi ci invitano a deviare, non possiamo avvicinarci all'abitazione. Guardiamo allora in quella direzione e
vediamo il Papa che sta uscendo, saluta alcune
persone e sale in macchina. Ci gasiamo, "adesso passa di qua"! la macchina della scorta
parte e svolta subito a sinistra, "mannaggia ci
va male"; ma ecco che l'auto del Papa viene
verso di noi, rallenta, Papa Francesco abbassa
il finestrino e ci saluta! Suor Piercarla schizza
verso l'auto, afferra le mani del Papa e gli parla,
il Papa le risponde! Che emozione! Il Papa che
fa deviare l'auto per venire a salutarci!
È da ricordare infine, la visita alla Necropoli
Vaticana, ubicata sotto la Basilica di San Pietro
in Vaticano, sotto il livello delle grotte vaticane,
in corrispondenza della navata centrale della
stessa basilica. Di solito la visita in san Pietro si
ferma alle grotte vaticane dove è posta la
tomba di san Pietro. Ebbene, ancora più sotto
c'è questa necropoli; un cimitero di epoca
romana, posto accanto al circo di Nerone, dove
coesistono tombe pagane e cristiane. Una
guida ci ha accompagnato lungo camminamenti stretti tra monumenti funerari, che
ricordano un po' le cappelle dei nostri cimiteri,
con statue e decorazioni a seconda del livello
sociale dei defunti ospitati. In fondo alla stradetta ci si trova nella zona del campo dove
sono state trovate le ossa di san Pietro, siamo
proprio sotto l'altare centrale della cattedrale.
È stato un po' come camminare nella storia.
Un caldo invito a tutti, non perdete la prossima
occasione.
Angelo Fumagalli
Ma le nostre suore sono piene di risorse.
Domenica mattina in piazza san Pietro, finita la
Messa il Papa fa il consueto giro tra la gente.
Vicino a suor Lorenzina ci sono dei genitori con
il loro bambino; le guardie dicono di stare
pronti che il Papa potrebbe fermarsi. L'auto
passa dritta. "c'è un bambino, c'è un bambino"
grida suor Lorenzina. L'auto si ferma, fa retromarcia ed il bambino finisce in braccio al papa.
Tutto il nostro pellegrinaggio da Assisi a Roma
24
Giugno 2013
Gioie e Dolori
Non possiamo però dimenticarci dei nostri
defunti, che sono stati chiamati alla Casa del
Padre: Sironi Giuseppina, Cola Vanda e
Pelucchi Alberto di Cremella.
A tutti i nostri morti auguriamo l'eterno riposo. Ai loro familiari auspichiamo la serenità e la
forza di continuare, confidando nella bontà di
Dio.
Un caloroso benvenuto e tanti cari auguri a
tutti coloro che, avendo ricevuto il S.
Battesimo, sono rinati alla vita di grazia. In particolare, ricordiamo Molteni Cristian, Dal
Negro Edoardo, Gerlinzani Nora, Abbiati
Victoria e Caglio Mattia di Cremella.
Ringraziamo Dio per il dono della loro vita e
invochiamo su di loro la benedizione divina.
Tanta felicità ha poi accompagnato
Carlomagno Francesco e Bayas Suarez Karol
Imelda che, nella parrocchia di Sirtori hanno
voluto celebrare e consacrare la loro unione
davanti al Signore.
25
Giugno 2013
27
Vita della Comunità
Luoghi della devozione cristiana
Sirtori: la cappelletta di Travecchia
appena.
Ancora oggi la cappellina è meta di preghiere
da parte di molti sirtoresi, soprattutto quelli
che abitano nelle vicinanze; le panchine in
sasso che si trovano all'interno sono un invito
per chi passa, un invito a una breve sosta e a
una preghiera.
C'è sempre tanta gente che passeggia e percorre le strade della Travecchia che oggi non
sono più isolate e solitarie come una volta, ma
conservano sempre una carica di poesia e di
luce particolare. Gli anziani ricordano che il 26
maggio, giorno della festa della Madonna di
Caravaggio, tutti i fedeli sirtoresi con il parroco
salivano in Travecchia per la recita del rosario
e per un momento di festa. Questa tradizione
la conserviamo ancora, tempo meteorologico
revecchia o Travecchia il dilemma del
nome sembra ancora aperto, potrebbe
derivare da un vecchio modo di riferirsi
all'aspetto fisico del posto di cui parliamo: tra
avvallamenti, traversata (anticamente era la
strada più veloce per raggiungere Perego e la
Bernaga). Oppure ci piace immaginare che in
quel luogo vi abitassero tre buone e vecchie
signore, una per ogni cascina…
A parte queste divagazioni sul nome, oggi ci
troviamo a parlare di quella grande e verde
collina che fa da sfondo alla nostra chiesa parrocchiale: la Travecchia. È una zona del paese
vasta e luminosa e, fino a qualche decennio fa,
il posto era un susseguirsi di campi, terrazzamenti e boschi generosi di funghi, mirtilli e
mughetti. Tra questa rigogliosa vegetazione si
trovavano tre cascine e proprio accanto alla
più lontana, quella che si trova sulla strada che
porta al Lissolo, si trova la cappella che andiamo a conoscere. Gli anziani sirtoresi la chiamavano "la capeleta de Je" e si ritrova vicino alla
cascina Giuditta.
Nei vari documenti non ci sono notizie storiche
inerenti la cappella, si dice sia stata costruita
alla fine del milleottocento in concomitanza
con la costruzione dell'omonima cascina.
Ideata con semplicità e attenzione si trova un
poco più in alto dal manto stradale. Ha un piccolo selciato davanti, le finestrine romboidali ai
lati: è molto armoniosa nella forma e sembra
una chiesina in miniatura. Come pala, sopra la
piccola mensola che funge da altare, c'è un
affresco raffigurante il famoso episodio, narrato nella Bibbia, della valorosa Giuditta che
tiene con una mano la spada e con l'altra la
testa di Oloferne. Cascina Giuditta e cappella di
Santa Giuditta che però santa non era: così
nella cappella ha sempre trovato posto la statua della Madonna di Caravaggio. Circa
trent'anni fa la grande statua della Madonna è
stata sostituita con una più piccola, così come
è stato rifatto l'affresco. Infatti il tempo e l'umidità dei boschi avevano deteriorato la statua
e cancellato gran parte del dipinto: la testa di
Oloferne e il viso della Giuditta li si indovinava
T
28
Giugno 2013
gli occhi e guardare il dipinto che si trova verso
il fondo alla chiesa. Osservando bene nella cornice affrescata che ritrae la gloria di San
Giuseppe, si vede, a lato e tra le nuvole, la
nostra chiesa immersa tra l'armonia delle, allora, verdi colline della Travecchia.
permettendo.
Fino a qualche anno fa la cura della cappella
era affidata alle signore della famiglia
Agostoni, soprannominata "Gerbina" che è
stata una degli ultimi esempi di pastori brianzoli. Ora la cura continua da parte di alcune
persone anonime e devote.
Per chiudere, un piccolo invito a chi entrando
nella nostra chiesa parrocchiale volesse alzare
Mariateresa Spreafico
Gruppo Alpini di Sirtori
Passaggio di consegne
ria del nostro gruppo devono continuare ad
essere, per le nuove leve, un riferimento
importante perchè con la loro testimonianza e
la loro lunga esperienza di vita siano sempre
esempio di amicizia e fedeltà.
Pertanto il rinnovo non deve rappresentare
una rottamazione ma un vanto nel vedere che
quanto è stato insegnato viene portato avanti
con continuità.
l passaggio delle consegne rappresenta una
tappa importante per un gruppo fortemente
legato alle figure storiche che lo hanno costituito.
Tutti noi nel recente incontro per il rinnovo
delle cariche abbiamo riconosciuto e lodato il
ruolo dei nostri capisaldi, fra i quali spicca l'alpino Cogliati Luigi e Fumagalli Diego, Negri
Angelo e Colombo Pierino… e molti che sono
andati avanti.
Queste figure che hanno accompagnato la sto-
I
Il capo gruppo
29
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Giugno 2013
31
Vita della Comunità
Ardisci e credi
Altre manifestazioni che possono essere di
spunto a tutti i figli o nipotini, per trascorrere
una giornata con gli Alpini:
1° settembre, Pian delle Betulle, si rinnova la
cerimonia di consacrazione della Chiesetta
Votiva del Battaglione Morbegno. Questa
manifestazione, può essere lo spunto per far
trascorrere ai vostri figli e/o nipoti, un’ allegra
giornata in compagnia degli Alpini che, come di
consueto, si organizzeranno per garantire
costine, salamelle e polenta taragna, panini e
bibite.
Tra settembre e ottobre, riproporremo le consolidate caldarroste e vin brulè; saremo precisi
per tempo.
Come sempre, i Soci Alpini e Amici, con i
Sostenitori e le Penne Rosa, vi attendono, per
accogliervi all’insegna dello Spirito Alpino, con
il sorriso e la cortesia di sempre.
ensare e agire in positivo; l’ottimismo e la
forza di volontà, definiscono la visione di
un orizzonte meglio definito, con la gioia
di vivere, quando ci si ripresentiamo, senza
voler apparire, ma nella certezza dell’essere,
all’insegna della serenità, della speranza e
della coscienza di partecipare e contribuire alla
solidarietà.
Come per gli anni trascorsi, confermiamo la
presenza tra la gente del nostro Paese, proponendo iniziative per contribuire alla vitalità
della nostra cittadina, grazie alla forza di
volontà di Soci Alpini, Amici, Sostenitori e
Penne Rosa, pronte a prestare le loro forze
solidali, per contribuire alla migliore riuscita
nelle prevalenti manifestazioni:
33 ^ FESTA ALPINA, sul piazzale della Baita
Alpini di Via Marconi nei giorni 6- 7 - 8 luglio,
per poi riprendere dal giorno 13 fino al 15
luglio; come consuetudine, offriamo il sostegno alla tradizionale FESTA DI FINE ANNO del
C.D.D. di Barzanò
P
Raffaele Colombo
addetto stampa Gruppo Alpini Barzanò
In concomitanza alla Festa Alpina, nella sala del
consiglio della nostra sede sarà allestita la
Mostra “ dalla Brianza al
Mondo”; una mostra di
pregevole livello culturale
dello scrittore Eugenio
Corti di Besana Brianza,
che il 5 aprile scorso, ha
ricevuto dal Presidente
della Repubblica Giorgio
Napolitano, la medaglia
d’oro di benemerenza
della cultura e dell’arte; lo
scorso anno, iscritto nel
novero dei candidati al
premio Nobel per la letteratura, autore di numerosi e splendidi romanzi, tra
cui” il cavallo rosso”, sul
quale la mostra è improntata; quando verrete a
trovarci, non mancate di
visitarla.
32
Giugno2013
85° Adunata nazionale Alpini
sPiacenza 10-11-12 Maggio 2013
(di Roma e non) dovrebbe vergognarsi e basta. Se
fosse per loro, l’Italia farebbe solo figuracce in giro
per il mondo; poi arriva la gente come voi, dritta
nella vostra dignità e con la fierezza negli occhi, ed
ecco allora che, chi sa ascoltare, apre le orecchie e
sta rispettosamente in silenzio davanti alla vostra
penna.
Avete lasciato una città più bella e pulita in tutti i
sensi, ma mi spiace solo che non siate più in
mezzo a noi: solo qualche alpino, ancora stamattina, stava agli angoli delle nostre strade, prontamente fermato dai passanti per qualche chiacchierata e qualche foto, ma niente più. Tornate
qua nella nostra città; spero che vi siate sentiti
accolti dalla nostra “emilianità” e che vi siate sentiti, anche se per poco, a casa vostra. Tornate con
i vostri cappelli e vedrete che non potrete fare un
passo senza essere fermati dall’entusiasmo e interesse dei piacentini, che avete fatto crescere come
popolo italiano e comunità locale. Siete brava
gente, con il cuore in mano e la fierezza negli occhi
nel vero senso della parola ,e vi meritate tutto
l’affetto che io e gli altri abbiamo provato e continuiamo a nutrire nei vostri riguardi. Il Vostro
Cappello, e ciò che testimonia ogni giorno quando
interviene nei disastri del nostro mondo, è il
NOSTRO CAPPELLO, è il Cappello di TUTTA LA
GENTE onesta e sincera che ancora vive nelle
nostre belle terre. Non scordatevi mai di Piacenza,
perché la gente di qua ancora parla di voi e lo farà
per sempre.
La dignità italiana cresce grazie a voi che fate i fatti
e non le parole.
Un abbraccio e grazie ancora per averci insegnato
che tutti possiamo essere come voi, basta volerlo
e sentirlo nel profondo. Vi voglio bene perché mi
fate sentire orgogliosa di essere Italiana come VOI
TUTTI.
Un ammirato abbraccio e un bacio affettuoso.
vrei voluto scrivere un articolo propositivo
per quest’Adunata, che ci ha visto in una
spedizione culturale a Soncino, in ottimo
aspetto culinario a Longarone di Sospiro e infine
in partecipazione alla sfilata nella città di Piacenza,
il racconto di una stupenda giornata di sole, di
serenità e di assoluta socializzazione. Nel viaggio
di ritorno, avevamo l’impressione di non aver trovato il solito calore ed entusiasmo e che la gente
di Piacenza, pur presente e numerosa, fosse
quasi… apatica. A due giorni di distanza, siamo
stati seccamente smentiti da un’email, di una giovane di Piacenza, per e con la quale, mi sono sentito in dovere di corrispondere e ci fa capire che
Piacenza, non era apatica: era silenziosamente
rispettosa degli Alpini.
A
Raffaele Colombo
Ne trascriviamo l’intera corrispondenza:
A tutti gli Alpini “lumbard”- Da una Piacentina
milanese che lavora a Milano:
CARI ALPINI “VECI” E “BOCIA”, chi vi scrive è una
giovane piacentina che ha passato gli ultimi tre
giorni insieme a voi in mezzo alle strade della
(mia) città. Inutile dirvi che stamattina, la città si è
alzata più sola: tutto era più triste e, purtroppo, è
ritornato a essere tutto silenzioso e melanconico.
Abbiamo passato tre giorni tra persone vere e
genuine come voi, abbracciando i vostri valori e il
vostro profondo senso dell’onore. Grazie a voi,
abbiamo imparato che, standovi insieme, s’impara la vita e si diventa più uomini (come diceva uno
striscione durante la sfilata), ci si arricchisce
moralmente e umanamente. Mi sento in dovere
di ringraziarvi di cuore e con sincero affetto, perché ho capito che, nonostante vari “incidenti di
percorso”, l’Italia è fatta di gente per bene; se questa fosse consegnata nelle vostre mani e gestita
dalla vostra testa, saremmo di sicuro una terra
molto meno martoriata.
Ed è solo perché siete consapevoli del Vostro
Valore che potete essere così fieri della Vostra
Identità. Davanti al Vostro Cappello, certa gente
P.S. scrivere a tutte le sezioni sarebbe un “lavoro
da Alpino”, per cui scrivo a voi. Testimoniate per
cortesia ciò che avete letto in questa mail, lo devono sapere tutti gli Alpini del mondo.
Elena Bersa
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Giugno 2013
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Vita della Comunità
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Giugno - Parrocchia Ss. Nabore e Felice