la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 181 Cristina Il racconto ci aveva tenuti col respiro sospeso attorno al focolare, ma, salvo l’ovvia osservazione che era raccapricciante come è giusto che sia una strana storia narrata la vigilia di Natale in una vecchia casa, non ricordo che da principio suscitasse commenti, finché qualcuno accennò che era il primo caso a sua conoscenza, in cui una prova del genere fosse toccata a un fanciullo. Henry James Un giro di vite 181 la pelle del cuore-impa 182 14-11-2008 9:32 Pagina 182 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 183 XI Non ho mai saputo se invidiare oppure detestare questo suo modo di fingere che tutto sia sempre così terribilmente facile. Probabilmente Virginio fa di necessità virtù, lo posso capire, ma io non ne sono assolutamente capace. Perché non mi parla dell’altra notte? Perché non mi dice niente su quello che ha detto Morgana? E poi che cosa significa quello stupidissimo massaggino alla spalle? E’ la prima volta che si azzarda a tanto; sul luogo di lavoro, poi. Non sono mai stata d’accordo con chi sostiene che “preferisce non sapere”; se è il caso, io voglio iniziare subito a farmene una ragione. Continuo a darmi della stupida per essermi permessa di cancellare il messaggio dalla segreteria telefonica, la notte scorsa. Con quel gesto avventato molto probabilmente non ho fatto altro che prolungare la mia agonia. Accipicchia però, sono stati loro, o meglio lei, a coinvolgermi fino a questo punto e non ho di certo la bacchetta magica da picchiettarmi sulla testa per trasformarmi a piacimento in quello 183 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 184 che mi viene chiesto. Se fossi rimasta incinta veramente? Non voglio pensare cosa potrebbe succedere. Non credo che Morgana sarebbe realmente disposta a dividere il marito con me solo perché diventerei la madre di suo figlio. A essere sinceri non lo vorrei neppure io; poi certe cose le ho viste succedere solo nelle soap, e tutto questo invece è dannatamente vero. Il risultato comunque non cambia: è salito da poco più di venti minuti e già mi manca da morire. Non riesco a sopportare l’idea che stia con lei invece che non me. Devo fare un profondo respiro e cercare di metabolizzare tutto questo. Santo cielo che terribile confusione. Scappo o resto? Scappo o resto? Certamente questa sera resto, ma solo per la mia serietà professionale. Non lo mollerei mai a poche ore dall’apertura. Poco fa, mentre mi massaggiava le spalle, mi sarei voluta girare per baciarlo con tutta la passione e la voglia che mi ritrovo in corpo, dopo quel rapporto veloce e vorace. Invece eccomi qui a pulire dei funghi e neppure sono una cuoca. Ho sempre lavorato in sala e aiutato con gli approvvigionamenti, ma tra i fornelli di certo non sono mai stata un asso. Se non mi 184 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 185 aiutano un pochino, a volte confondo pure un astice con un’aragosta. La smetto di commiserarmi e decido di far passare subito in padella i gambi per impedire che anneriscano, come il nostro “sultano” ha comandato. Prendo il burro dal frigorifero e mi accorgo che è finito il vino bianco necessario per sfumare. Come da abitudine, in questo stupidissimo periodo mi sovviene un’altra frase di papà: “Chi non ha testa, ha gambe.” Oppure non era di papà, ma di quella zoccola di mia cugina Ottavia? Mi lavo le mani e scendo in cantina con questo terribile cruccio. Percorro le scale con estrema cautela per evitare di finire pure io con il culo a terra. Venire fin qui mi mette i brividi e non lo faccio mai senza portare con me una torcia nel caso dovesse saltare ancora una volta il contatore. Mi avvicino agli scaffali che portano tutte quelle bottiglie e ne afferro una. Leggo la complicata etichetta, senza capirne nulla. Però riesco benissimo a immaginarmela, immersa dentro un cestello pieno di ghiaccio, per un improvvisato pic-nic davanti al fuoco, mentre mangiamo io e lui, senza nulla addosso. 185 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 186 La ripongo nel suo buco e mi scrollo di dosso i brividi di eccitazione e paura che hanno deciso di colpirmi simultaneamente. Faccio ancora qualche metro e prendo una bottiglia di “vino dei poveri”, come è solito chiamare Virginio quello che utilizza per cucinare. “E per certa gente è già tanto che non usiamo quello in cartone”, l’ho sentito dire più volte. Mi dirigo verso le scale per risalire, ma qualcosa fuori posto attira la mia attenzione. Non capisco subito bene di cosa si tratti, ma quello che sembra un pezzo di stoffa grigia è appoggiato a terra, vicino ai freezer. Senza muovere un muscolo, accendo la torcia e cerco di fare più luce nel punto esatto. Mi avvicino cautamente di qualche metro fino a quando non capisco che si tratta di una sciarpa. Sono certa che questa mattina quando sono scesa non c’era. Non si tratta neppure di un indumento che ho visto indossare ai Patà in questi giorni. Allora di chi è? Decido di non toccarla e di avvisare subito Virginio. Non sia mai che qualcuno, di cui ignoriamo l’esistenza, abbia le chiavi di questo posto e faccia dentro e fuori a suo piacimento. Ho già un piede sul primo gradino, ma una ter186 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 187 ribile sensazione di panico mi risale dall’intestino e mi afferra la gola. Mi accorgo di stringere la bottiglia e la torcia con una tale forza da avere le nocche delle mani gialle. L’impulso di dare una sbirciata è irrefrenabile. Mi volto e vado verso i freezer ripensando a quello che Virginio mi ha fatto fare quando abbiamo trovato quella roba. Va bene che non sono in grado di distinguere un gambero da uno scampo, ma quelle frattaglie le ho riconosciute subito. Ci siamo domandati come fosse possibile che Omar tenesse polmoni, reni, occhi e tutte quelle schifezze congelate qui sotto, ma non siamo riusciti a darci una risposta. “Forse li utilizzava per qualche esperimento culinario. Non voglio credere che li rifilasse ai clienti. Questo proprio non lo voglio credere” urlava Virginio tra un conato e l’altro. Io stoicamente sono riuscita a non vomitare, anche perché a certi odori, simili a quelli della putrefazione, mi ci sono abituata pulendo i cessi dove ho lavorato all’inizio della mia “carriera”. All’epoca non importava quello che mi facevano fare. Ero disposta a tutto pur di mettere da parte i soldi per rifarmi le tette. E visto il risultato, se tornassi indietro ripeterei tutta la trafila, 187 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 188 senza battere ciglio. “Se l’ufficio d’igiene ci becca questa roba non riusciremo mai ad aprire. Cristina ti prego, devi aiutarmi a portarla fuori di qui e a distruggerla.” E così ho fatto. E non certo per lo stipendio. Ho appoggiato la pila e adesso stringo la maniglia del freezer. Proprio mentre sto per sollevare il grande coperchio, un rumore mi fa saltare il cuore in gola e lancio un “cazzo” talmente forte da farne rimbalzare l’eco tra le pareti per diversi secondi. Riapro gli occhi e mi ritrovo davanti una ragazzina che si sfrega velocemente il naso con l’indice della mano. «Scusami ti prego, ma con tutta questa polvere non posso fare a meno di starnutire. Tu devi essere Cristina. Piacere, Federica.» 188 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 189 Morgana …e il naufragar m’è dolce in questo mare. Giacomo Leopardi L’infinito 189 la pelle del cuore-impa 190 14-11-2008 9:32 Pagina 190 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 191 XII …Abbraccia Morgana. Con l’amore che tu sai. Omar. Leggo l’ultima parola dell’ultima pagina, dopo aver fatto sporgere il braccio fuori dal letto, lascio cadere il libro a terra. Se quanto provato nei giorni scorsi credevo fosse stanchezza, ciò che percepisco in questo momento non può essere altro che la morte, vicina a raggiungere e spegnere quel poco di vitale ancora rimasto in me. Forse ho ancora la forza per un’ultima cosa, giusta o sbagliata che sia. Sì, giusta o sbagliata, oramai ha poca importanza. Non ho più saliva da sputare per schifarmi e non ho più brividi da far scorrere lungo il mio corpo. Non ho più la capacità di riuscire a distinguere il giusto dallo sbagliato, il buono dal cattivo. Adesso, il tutto è solo un alternarsi tra il rosso della rabbia e il nero della disperazione. Sento un cattivo odore provenire dal mio corpo, ma non sono minimamente interessata a capire se è reale oppure solo una fantasia indot191 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 192 ta dallo sconforto. Il debole barlume di speranza che sembrava aver riacceso una recondita possibilità di salvezza, ormai non è più in grado di sostenere il gigantesco peso della sciagura. Giro faticosamente la testa verso il pavimento e osservando il libro a terra percepisco un’ulteriore fitta di dolore. Già, il dolore che ho imparato a conoscere così bene sin da piccola, quando mi ritrovai con il cadavere di mia madre nel letto. Poi Filippo. Adesso questo. Che giorno è oggi? Forse è sabato, il giorno dell’apertura del Monroe… Poco fa mi è parso di sentire il campanello della porta. Chiunque sia, farebbe meglio a girare alla larga da qui, da gente come noi che ha permesso che accadesse tutto questo cercando poi di vivere come se nulla fosse. Com’era quella scritta sulla soglia della “città dolente”? Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate. Ecco come avremmo dovuto chiamare questo stramaledetto luogo, e non con uno dei nomi stupidi che piacciono tanto a mio marito. A differenza di Virginio io non credo alle coincidenze. E infatti è solo un caso se proprio mentre penso a lui la sua testa fa capolino dalla 192 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 193 porta. «Dormivi?» domanda con quel tono tenero che ora ho capito di odiare. «No, vieni pure.» Cammina lentamente e, nel profondo silenzio, posso sentire la gomma della sue schifose scarpe da tennis strusciare sulla moquette. Mi raggiunge e si siede sul bordo del letto. «Hai riposato?» «Non sono riuscita a chiudere occhio.» «Mi spiace tesoro. Non ti preoccupare per questa sera. Se vuoi rimanere a letto, ce la caveremo anche da soli, e poi è arrivata…» Si interrompe con lo sguardo fisso a terra. Il suo viso diventa bianco come un cencio e il respiro gli si fa affannoso. Rimaniamo fermi così, come congelati in quella posizione entrambi a fare i conti con le nostre coscienze. Sembriamo due statue di sale. Vengo assalita dalla netta convinzione che resteremo così per sempre. Questa sarà la nostra punizione, non potremo più osservarci, non potremo più toccarci. L’unica cosa che saremo in grado di fare sarà soffrire per l’accaduto. Mi sbagliavo; rimanendo seduto sul letto, 193 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 194 Virginio si piega in avanti e raccoglie il libro. Con un impulso e una forza che credevo di non avere più, picchio violentemente la mano sul suo braccio. Il libro cade, ma da lui non esce un solo sussulto. Senza battere ciglio, con un movimento quasi meccanico, ripete la flessione e lo recupera un’altra volta. Vedo il sudore imperlargli la fronte. Posso addirittura distinguere una gocciolina dall’altra. Sono talmente grandi che, volendo, sarei in grado di contarle. Inizia anche con quella fastidiosa abitudine di grattarsi furiosamente la testa. Senza distogliere la mia attenzione dal centro della sua fronte, come se avesse gli occhi proprio lì, infilo delicatamente la mano sotto le lenzuola, tiro fuori il coltello e gli appoggio dolcemente la punta sul petto; esattamente dove si trova il suo cuore. Lui non si scompone, concentrato e imperscrutabile. La statua di sale ha compiuto l’unico movimento concessogli e adesso non può far altro. So che non è possibile, ma mi sembra di percepire il battito del suo organo vitale attraverso la fredda lama. Le pulsazioni diventano talmente forti da fondersi in un unico ritmo 194 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 195 assieme a quelle impazzite del mio polso. «Dove lo hai trovato?» chiede parlando molto lentamente e avvicinandomi il libro a pochi centimetri dalla faccia. «Lo aveva la moglie di Omar» rispondo con una voce stridente e infantile. Le sue sopracciglia scattano all’insù. Il tono l’ha spaventato più dell’arma e della risposta. «E’ il libro di ricette con la copertina di pelle marrone che abbiamo scritto io e Omar, tanti anni fa. Sperava diventasse il testo di cucina più famoso di tutti i tempi. Te ne ho parlato, vero?» Non dico una parola. Cerco i suoi occhi in ogni punto del suo volto, ma non in quello giusto. So bene che nell’esatto momento in cui incontrerò il suo sguardo, arriverà la fine. «E non era solo un libro di ricette» continua lui. «Omar lo utilizzava anche come diario e nelle ultime pagine, aveva l’abitudine di ricopiare a mano ogni singola lettera che scriveva.» Adesso i miei occhi schizzano alternativamente tra i lobi delle sue orecchie e il suo torace, tracciando un triangolo perfetto; quasi a voler calcolare il centro preciso di un bersaglio. Posso sentire il rumore delle pagine che scorro195 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 196 no sempre più velocemente. Mentre legge, non fa nulla per sottrarsi alla lama che gli ha scavato una piccola ferita all’altezza dello sterno, macchiandosi di un rosso scuro e denso. «Infatti» riprende improvvisamente e senza nessuna inflessione della voce, come se stesse leggendo un libretto di istruzioni, «quest’ultima è la lettera che ha scritto prima di morire. Era indirizzata a me e il notaio mi ha fatto avere l’originale con le pratiche del testamento. Dice che ha scoperto di avere un cancro e che non sopporta l’idea di vedersi morire, giorno dopo giorno.» La mia bocca è talmente serrata che posso sentire il sapore ferroso del sangue scorrermi tra le gengive. «Se vuoi parlare del resto della lettera, possiamo farlo, Morgana. Adesso però posa quel coltello e cerca di guardarmi.» All’improvviso la voce di Cristina esplode dal piano di sotto; dalla cantina forse. Ho come una specie di scossone e attraverso la nebbia totale in cui sono immersi i miei sensi, vedo Virginio che sobbalza per lo spavento e si gira verso la porta della camera. Nella frazione di secondo che impiega a riportare la sua attenzione su di 196 la pelle del cuore-impa 14-11-2008 9:32 Pagina 197 me, trovo il coraggio e la forza che negli ultimi minuti mi sono mancati: lo fisso dritto negli occhi per l’ultima volta. Non credevo fosse così semplice. La lama che ho rivolto nella mia direzione, grazie al movimento deciso, compiuto con forza e senza paura, penetra nel mio morbido petto. La piccola goccia di sangue di Virginio s’infila come fosse una chiave nella serratura dello scrigno che contiene tutto il mio dolore. 197