Patriziato veneziano tra medioevo ed età moderna 3 MAGGIO 2013 Le origini delle famiglie • La famiglia veneziana è strutturata nei primi secoli dell'insediamento rivoaltino secondo il modello della “gens” romana: si usa il termine gens (dialettale zenso, in uso fino al secolo scorso) • Questa fase è tramandata nelle prime cronache soltanto attraverso l'accenno nelle liste delle famiglie che assumevano un cognome proprio accanto al nome patronimico Famiglie veneziane • già il XIII secolo registra un secondo assestamento sociale della famiglia veneziana, ormai “casata” a pieno titolo Il tema della famiglia nella storiografia italiana sul medioevo • I concetti di «pubblico» e di «provato» • Nozione pubblica del potere • La vita politica nelle società cittadine italiane dell’età comunale • I valori del clan (casata, famiglia, domus) • L’ambiguità dei termini ‘architettonici’ e ‘residenziali’ (albergo, • Modelli residenziali e modelli sociali • J. Heers, Le clan familial au moyen age, Parigi 1974 • Famille et parenté dans l’Occident méditerranéen (atti di convegno 1977) • Il tema della famiglia nel medioevo Anche a Venezia, modificazioni urbanistiche e residenziali, e modificazioni politiche • I lineamenti dell'insediamento primitivo a Rivoalto stavano allora per cambiare volto. • Attraverso gli elenchi delle famiglie e il loro riferimento alla costruzione di chiese - simboli di demarcazione territoriale - conosciamo la distribuzione spaziale dei primi abitanti. • Venezia, ripartita in sestieri già nel 1171 per motivi amministrativi, di tradizione, ma anche di comodità politica, • riflette ancora questa distribuzione nelle elezioni al Maggior Consiglio del XIII secolo Modificazioni per le nomine al maggior consiglio nel corso del Duecento • Nel corso del Duecento emerse un sistema di nomine al Maggior Consiglio • dai contorni non del tutto definiti. • A parte i detentori dei posti di potere nei vari consigli (Signoria, Quarantia e i Rogati o Pregadi il futuro Senato), che avevano diritto di partecipare alle sedute del Maggior Consiglio, ogni anno venivano nominate altre 100-150 persone come membri di questo organo Modificazioni per le nomine al maggior consiglio nel corso del Duecento • Il meccanismo di elezione prevedeva che prima fossero nominati25 gli elettori (il procedimento dell'electio) che si riunivano in una commissione e designavano i nomi dei futuri membri del Maggior Consiglio (l'approbatio). • Quando si riteneva necessario durante l'anno eleggere altri membri per supplire a quelli mancanti per cause naturali, economiche o personali, si riunivano nuove commissioni ad hoc per svolgere il compito. • Negli anni 1293-1296 ad esempio, oltre all'elezione annuale di settembre, seguirono altre quattro elezioni per ogni anno, cioè cinque elezioni in tutto per ogni anno, per supplire ai posti rimasti vacanti a causa di elezioni ad una carica Criteri territoriali • Gli elettori nominati venivano selezionati sulla base della distribuzione territoriale in sestieri, secondo un sistema che prevedeva una rotazione tra gli uomini d'esperienza di ciascuno dei trentacinque distretti elettorali, le trentacie. • Il decreto che stabilì nel 1207 le modalità di costituzione del Maggior Consiglio faceva specifico riferimento all'elemento di rappresentanza territoriale. • Ogni anno tre trentacie sceglievano ciascuna un proprio elettore. Questi potevano ominare oltre a persone del proprio sestiere, anche rappresentanti di un altro sestiere. Ma gli fu anche permesso di scegliere persone provenienti dalla propria trentacia e un certo numero di membri della propria casata Un sistema arcaico • E' chiaro che nel corso del Duecento il sistema elettorale continuava a rispecchiare un antico uso di rappresentanza territoriale, anche se con l’andare del tempo subentrarono considerazioni d'equilibri politici, che portarono di fatto all'instaurarsi di un sistema che favoriva maggiormente l'esperienza politica dei magistrati (professionismo della politica….) e la preminenza delle grandi famiglie. • Verso la fine del secolo l'antico uso di rappresentanza territoriale non poteva più gestire l'evolversi della situazione sociale ed urbanistica, mentre si rischiava di alterare l'equilibrio politico già faticosamente raggiunto La vischiosità delle istituzioni, che fanno fatica a riformarsi • I primi segnali si erano già avvertiti nel 1230 quando un decreto sostituì il collegio elettorale di riferimento - la trentacia - inquello del sestiere, segno che il sistema basato sugli antichi legami territoriali era entrato in crisi • . Successivamente, anche i sestieri non furono più in grado di rispecchiare una situazione di mobilità famigliare su tutto il territorio urbano. Le liste degli eletti al Maggior Consiglio dal 1261 al 1297, pubblicate da Roberto Cessi, sono una testimonianza preziosa a questo proposito Residenzialità e politica • Se scorriamo queste liste, notiamo che già nel 12681269 alcuni patrizi sono eletti come rappresentanti del loro sestiere, mentre in realtà abitano in un altro. E' ad esempio il caso di Marino Zorzi eletto nel sestiere di San Marco, ma “stat in sexterio Castelli”, e poi elencato anche in Castello come residente a Santa Giustina. • Altro caso quello di Pietro Marcello, eletto anch'esso a San Marco ma che in realtà abitava a Castello dal 1293 al 1297, nove patrizi risultano residenti in sestieri diversi dal loro seggio elettorale Dispersione e rappresentanza • La dispersione sul territorio delle grandi famiglie, ormai diramate, aveva cominciato a cambiare il panorama degli equilibri politici che erano alla base del sistema di nomine al Maggior Consiglio. Famiglie come Morosini, Contarini, Gradenigo, Dandolo, Molin non sono registrate più come residenti in un sestiere, ma in diversi luoghi. Si determinò di fatto un'articolazione in rami delle grandi famiglie che rappresentò al momento della “serrata” un problema di non facile soluzione: chi dovevano essere i rappresentanti delle famiglie – quelli della casata, del colonnello, oppure del nucleo più ristretto? L’esempio dei Gradenigo • La famiglia Gradenigo, oriunda di Grado, era una delle famiglie più antiche di Venezia. E' ricordata nelle cronache per aver costruito la chiesa dei SS. Apostoli. • Il suo insediamento primitivo era quindi nei pressi di Cannaregio. • Nel corso del XII secolo avviene una prima diramazione in colonnelli. Membri della famiglia risiedevano - oltre che ai SS. Apostoli (sestiere di Cannaregio) - anche a S. Luca (sestiere di S. Marco). All'inizio del secolo successivo , i membri della famiglia sono registrati anche come residenti a S. Paternian (S. Marco), S. Simeon (S. Croce), S. Bartolomeo (S. Marco), S. Marina (Castello) e S. Provolo (S.Marco)35. Una presenza diffusa su quasi tutto il territorio urbano, dovuta probabilmente alla scelta dei singoli di affittare o acquistare case più spaziose per motivi d'allargamento famigliare o dell’attività commerciale Un’orrida cartina dei sestieri • Sestieri di Venezia Ancora i Gradenigo • La famiglia è presente alle ultime quattro sedute del Maggior Consiglio (1293-1297) con sedici membri e con la distribuzione seguente tra sestieri: • Castello - 4; S. Polo - 5; S. Marco - 6; Cannaregio - 1. • Gli alberi genealogici forniscono notizie contrastanti circa la reale discendenza dei singoli membri, ma concordano sul fatto che nel 1297 esistevano già tre stipiti (colonnelli) distinti risalenti al primo quarto del Duecento, quando i fratelli Bartolomeo, Marco e Angelo fondarono ciascuno un colonnello, pur vivendo tutti nel sestiere di S. Marco attorno a S. Bartolomeo Famiglie piccole • Passiamo adesso a famiglie di piccole dimensioni presenti alle sedute del Maggior Consiglio prima della “serrata”. • Queste - famiglie di popolani di vecchia data o famiglie nuove di mercanti - erano proprio il bersaglio, così sembra, del decreto del 1297. Sarebbe interessante vedere chi dei loro membri fu ammesso al patriziato. I Tanolico / Tornariti • La famiglia Tanolico discendente dalla gens dei Tornariti, è già presente sul territorio veneziano con il gruppo venuto da Eraclea tra il VII e il IX secolo. La famiglia s'insedia nei pressi di S. Giovanni in Bragora (sestiere di Castello), dove edifica la chiesa. Ciononostante, è considerata famiglia di popolari. • I Tanolici dimostrano una presenza quasi costante tra 1261 e 1282, con picchi anche di cinque membri eletti al Maggior Consiglio nel 1275-6. I Pesaro • La famiglia Pesaro, famiglia nuova di mercanti, compie un'ascesa rapida al potere. I suoi membri sono presenti nelle sedute degli anni 1280-1282, e poi fanno la loro comparsa nelle sedute del Maggior Consiglio negli anni 1293-4 e 1295-7 con due rami distinti: quello di S. Fosca in Cannaregio con i fratelli Marco e Matteo di Palmier, e quello dell'altro fratello Angelo col figlio Nicolò, • che vivono a S. Croce. Subito dopo la “serrata” la Quarantia approva la presenza di Marco al Maggior Consiglio (menzionato nella cronaca Trevisana), e successivamente nel corso del 1297 anche l'altro fratello che vive con lui, Matteo, e il ramo del terzo fratello, Angelo, vengono approvati, ma non sappiamo esattamente quando La famiglia Nani • • • La famiglia Nani, già insediata sul territorio rivoaltino prima del 1032, era presente alle sedute del Maggior Consiglio negli anni sessanta con un membro, e negli anni ottanta con tre membri della famiglia. Negli anni 1293-1297 si registra la presenza di membri di tre colonnelli diversi: il colonnello antico, con arma di leone, residente prima a S. Polo e poi a S. Maria Zobenigo nel sestiere di S. Marco, registra la presenza di Pietro e del figlio Nicoletto; il colonnello Nani del Sesano, di S. Giovanni Novo nel sestiere di Castello è presente con Nicolò; e il colonnello detto “dalla Bavola”, residente a S. Giustina nel sestiere di Castello è presente con il capofamiglia, Tomaso. Subito dopo la “serrata” viene approvato solamente Nicolò dal colonnello “dal sesano” (menzionato nella cronaca Trevisana), però anche gli altri colonnelli entrano a far parte del consiglio, e addirittura un altro colonnello, residente a S. Geremia nel sestiere di Cannaregio, fa il suo ingresso, come testimonia il compilatore degli alberi genealogici del patriziato: “e dicono ancora che due fratelli, quali s'erano arricchiti con li frutti di queste Valli, furono eletti da nuovo del Gran Consiglio per grazia nel serrare di quello, ed avevano le sue arme rosse, e zale”. La Serrata del Maggior Consiglio • G. Rösch, Der venezianische Adel bis zur Schliessung des Grossen Rats. Zur Genese einer Führungsschicht, Sigmaringen, Jan Thorbecke Verlag, 1989 Studi sulla serrata • M. Merores, Der grosse Rat von Venedig und die sogenannte Serrata vom Jahre 1297, “Vierteljahrschrift für Sozial und Wirtschaftsgeschichte”, XXI (1928), Studi sulla Serrata • G. Rösch, The Serrata of the Great Council and the Venetian Society, 1286-1323, in a c. di J. Martin e D. Romano, Venice Reconsidered. • The History and Civilization of an Italian CityState, 1297-1797, Baltimore & London, The • Johns Hopkins U.P., 2000, La difficoltà di questi studi • Una lista delle presenze nel Maggior Consiglio dal 1297 al 1797, con data di cooptazione e d'estinzione d'ogni famiglia, non è stata mai compilata ai tempi della Repubblica. Idealmente i “libri d'oro nascite” e i registri “Balla d'oro”, conservati nell'ufficio dell'Avogaria di Comun, legati al processo cui era soggetto ciascun patrizio per accedere al Maggior Consiglio, nonché la lista di tutti i detentori di cariche, potrebbero fornirci preziose informazioni, ma essi sono sistematici solo dal Cinquecento in poi e in ogni modo comporterebbero un immenso lavoro di spoglio per ottenere come solo risultato sicuro la presenza delle famiglie nel Maggior Consiglio; ma le date di cooptazione e d'estinzione sarebbero emerse solo in minima parte. Fonti inquinate • vari autori manipolarono i dati per interesse personale, D. Raines, L'invention du mythe aristocratique, pp. 367-449 e anche in Alle • origini dell’archivio politico del patriziato: la cronaca ‘di consultazione’ veneziana nei secoli XIVXV, “Archivio Veneto”, ser. V, CL (1998), pp. 5-57. Le fonti • Non manca qualche cronaca affidabile • il Cod. Marc. It. VII, 105 (=7732). Questa cronaca, compilata tra il 1559 e 1567, è frutto di indagine accurata - svolta con ogni probabilità su richiesta ufficiale – su tutte le famiglie veneziane considerate nobili, • incluse quelle che sedevano in Maggior Consiglio ed estinte prima della “serrata”. • A queste difficoltà di partenza, si aggiunge che certe famiglie patrizie esercitavano • una politica famigliare caratterizzata da “una assenza a tempo indeterminato”. • Questo significa che la famiglia o il ramo che risiedeva per motivi • economici fuori Venezia, era privato del diritto di partecipazione al Maggior • Consiglio (e quindi escluso dalla nobiltà). Tuttavia poteva rientrarvi al momento • del ritorno nella Dominante • una lenta cooptazione di famiglie continuò per tutto il Trecento • anche a seguito della “serrata”, e che le linee di demarcazione tra appartenenza • al Maggior Consiglio e l'assunzione di una carica governativa, teoricamente • riservata ai patrizi, non erano così limpide durante quel secolo Il prima e il dopo del 1297: fu vera «serrata»? • le liste delle elezioni al Maggior Consiglio tra il 1293 e il 1297, pubblicate da Roberto Cessi, • Liste redatte da Chojnacki sulla base di documenti d'archivio e relative alle cooptazioni trecentesche e ancora quelle delle famiglie aggregate in diversi tempi al patriziato (dopo la guerra di Chioggia nel 1381, durante le guerre di Candia e di Morea • nella seconda metà del Seicento e infine nel Settecento). Cosa c’era prima? • La questione principale, messa a fuoco da Roberto Cessi, è legata alla difficoltà di stabilire se fosse il titolo dell'ufficio a conferire nobiltà ad una persona oppure se solo i nobili (e cioè quelle famiglie tribunizie antiche eredi dei tribuni anteriores) potessero aver accesso a cariche come iudices e sapientes. Cessi illustrava in modo convincente il processo dell'evoluzione sociale legato all'assunzione delle cariche e alla loro progressiva trasformazione in cariche onorifiche, ma non poteva non constatare che nel Duecento “...questa nobiltà, nonché ... figura giuridica, non aveva neppure una netta fisionomia né politica né sociale Nobiltà o patriziato? . • Dal 1297, data dell'evento che è oggi chiamato “serrata” del Maggior Consiglio e che rappresenta l'inizio di un processo di “chiusura” sociale del patriziato, la classe dirigente veneziana iniziò ad acquistare contorni giuridici coerenti: apparteneva al corpo dirigente dello Stato veneziano chi aveva diritto di partecipare alle sedute del Maggior Consiglio, diritto ottenuto dopo l'esame delle prove d'età da parte della magistratura competente . • non c'è dubbio che il patriziato veneziano abbia preso la strada di una chiusura sociale, anche se l'effettiva attuazione avvenne molto lentamente, nei decenni successivi alla cosiddetta “serrata» . • le presenze dei patrizi nelle sedute del Maggior Consiglio subito dopo la “serrata” ammontavano secondo dati raccolti dagli storici - a 618 unità, mentre gli aventi diritto potevano essere anche 900-1000 • sono assenti casate importanti come le famiglie aristocratiche Soranzo e Giustinian, ma anche famiglie considerate importanti • nel corso del Duecento, e che avevano una presenza notevole nelle sedute del Maggior Consiglio prima della “serrata”: Basadonna, Bragadin, Capello, Duodo, Foscari, Muazzo, Sagredo, e Salamon. . • Il decreto del 1297 non si limitava a stabilire come requisito di scrutinabilità l'appartenenza al Maggior Consiglio nell'ultimo quadriennio. Questo avrebbe comportato davvero la “serrata” numerica del consiglio, poiché nel volgere di qualche anno tutti gli aventi diritto sarebbero spariti per cause naturali. • Il decreto, che voleva semplicemente “congelare” la situazione allora vigente e lasciare gestire l'ammissione dei nuovi membri a tre elettori non più nominati secondo criteri di circoscrizioni elettorali, ma dal Minor Consiglio (il doge e suoi consiglieri nominati come rappresentanti dei sestieri) . • una lenta cooptazione di famiglie continuò per tutto il Trecento anche a seguito della “serrata» • le linee di demarcazione tra appartenenza al Maggior Consiglio e l'assunzione di una carica governativa, teoricamente riservata ai patrizi, non erano così limpide durante quel secolo Cos’è una famiglia? Chi viene registrato? • All’indomani del decreto le famiglie già presenti al Maggior Consiglio si precipitarono a registrarsi attraverso i capifamiglia. • Non è affatto chiaro se questi rappresentassero ciascuno il proprio colonnello o tutta la casata. • Come abbiamo visto, i casi sono diversi: una famiglia numerosa come i Gradenigo registrò vari capifamiglia di colonnelli. • Invece, la famiglia Pisani iscrisse un membro diverso con residenza distinta rispetto a quelli presenti al Maggior Consiglio primadella “serrata”, anche se entrambi i rami furono alla fine considerati membri del Maggior Consiglio. . • Si trattò di un passaggio di potere dalla base elettorale del sestiere – in cui le varie famiglie si spartivano le quote di autorità - agli organi di Stato, e in modo più specifico ai vertici del potere statale: il doge e i consiglieri. • Forse si voleva stroncare un sistema clientelare che faceva sentire il suo peso attraverso la designazione degli elettori, creando fazioni politiche e quindi discordie . • Le famiglie d’un tratto dovettero passare da un gioco clientelare territoriale ad un assestamento politico e al trasferimento del gioco stesso nelle aule del Palazzo Ducale. • Da quel momento la meta preferita non fu più l'inclusione nel Maggior Consiglio, ormai quasi automatica, bensì le cariche che esso conferiva. • Questa situazione non potè non avere conseguenze sociali nella sfera famigliare e nei rapporti di forza tra le famiglie stesse. • Il problema della dispersione • della casata sul territorio era già avvertito nel secolo precedente, ma in maniera • limitata. Anche se i primi segni della mancata solidarietà territoriale sono visibili • addirittura nel Duecento, ci sarebbe voluto ancora un secolo prima che maturasse • un cambiamento nella politica delle famiglie, che per il momento continuarono • ad identificare la base del proprio potere nella zona residenziale e non • nell'organo di rappresentanza, vale a dire il Maggior Consiglio . • La “serrata” del Maggior Consiglio, al di là del dibattito sulla effettiva chiusura che comportò, accentuò e sancì un processo già presente dalla fine del Duecento • . Si venne a creare un nuovo meccanismo che obbligava le casate a riconoscere di fatto il peso dei loro segmenti sociali (il ramo) e ad adottare una politica a doppio binario per affrontare la situazione: sul piano della gestione famigliare, ogni nucleo fu lasciato agire nel modo ritenuto opportuno (matrimoni); sul piano politico, in certi casi (come nelle elezioni) fu ancora ritenuto valido il vecchio ordinamento patronimico, proprio per non creare tensioni dovute al fatto che ogni casata aveva sviluppato un tipo diverso di solidarietà tra i vari rami . • Il gioco socio-politico era passato quindi al Maggior Consiglio già dal 1297, • anche se le effettive conseguenze di questo trasferimento di equilibri si sarebbero • manifestate solamente a partire del Quattrocento, o più precisamente all'indomani della guerra di Chioggia con l'aggregazione di trenta famiglie che avrebbero sconvolto gli equilibri politici all'interno del patriziato. La casata e • il ramo diventarono entrambi due protagonisti in una complessa rete di alleanze, matrimoni, solidarietà famigliare, scambio di favori. Tabelle da Dorit Raines • 1. le famiglie che entrarono a far parte del Maggior Consiglio nel 1297; • 2. le famiglie cooptate nel corso del Trecento fino al 1381; • 3. le trenta famiglie aggregate dopo la guerra di Chioggia (1381); • 4. le famiglie aggregate in epoche diverse successivamente all'aggregazione • di Chioggia fino alle aggregazioni della metà del Seicento; • 5. le famiglie aggregate durante la guerra di Candia (1646-1669); • 6. le famiglie aggregate durante la guerra della Morea e fino al trattato di • Passarowitz (1685-1718) • 7. le famiglie aggregate nella seconda metà del Settecento. Uno stemma Valier Stemmi Zorzi -