Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano
Giovedì, 13 marzo 2014 – ore 21.00
SERIE «Festival Omaggio a Milano» 2014
I SOLISTI DI MOSCA
Direttore e solista YURI BASHMET
FRANCESCO ANTONIONI
(1971)
Sull'Ombra
(Prima esecuzione a Milano)
MAX BRUCH
(1838-1920)
Kol Nidrei, Variazioni su un tema ebraico per
violoncello e orchestra op. 47
(trascrizione per viola e archi)
WOLFGANG AMADEUS MOZART
(1756-1791)
Divertimento in re maggiore K136
Allegro; Andante; Presto
IGOR STRAVINSKY
(1882-1971)
Concerto in re maggiore per orchestra d’archi
Vivace; Arioso – Andantino; Rondò - Allegro
ANDREA LIBEROVICI
(1962)
"Non un silenzio" per viola e orchestra d'archi
(Prima esecuzione a Milano)
TORU TAKEMITSU
(1930 -1996)
Three Film scores for strings
Francesco Antonioni
Igor Stravinsky
Max Bruch
Andrea Liberovici
Wolfgang Amadeus Mozart
Toru Takemitsu
«STAGIONE D’OPERA» TEATRO ELFO PUCCINI - Corso Buenos Aires, 33 - Milano
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA - Direttore ALESSANDRO ARIGONI
Maestro collaboratore GIANFRANCO MESSINA - Costumi SARTORIA ARTISTICA
Domenica, 23 Marzo 2014 - ore 20.30
«CARMEN» GEORGE BIZET - Opera Comique in 4 quadri - Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy
CARMEN (Rosy Zavaglia)- DON JOSÈ (Maurizio Tonini)- MICAELA (Irene Patta) - ESCAMILLO (Simone Baldazzi) FRASQUITA (Yoko Kavamoto)- MERCEDES (Candida Spinelli) - EL DANCAIRO (Mathia Neglia) - EL REMENDADO
(Gabriel Cortinaz)- ZUNIGA (Ezio Bertola)- MORALES (Marco Rondinini)
Domenica, 13 Aprile 2014 - ore 20.30
«IL BARBIERE DI SIVIGLIA» GIOACHINO ROSSINI - Opera buffa in 2 atti-Libretto di Cesare Sterbini
CONTE D’ALMAVIVA (Mathia Neglia) - BARTOLO (Marco Rondinini) - ROSINA (Rosy Zavaglia) - FIGARO (Franco
Cerri) - BASILIO (Ezio Bertola) - FIORELLO (Victor Andrini) - BERTA (Yoko Kavamoto)
Domenica, 4 Maggio 2014 - ore 20.30
«TOSCA» GIACOMO PUCCINI - Melodramma in 3 atti - Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
FLORIA TOSCA (Gianna Queni)- MARIO CAVARADOSSI (Leon Viola) - IL BARONE SCARPIA (Milo Buson) CESARE ANGELOTTI (Ezio Bertola) - SPOLETTA (Gabriel Cortinaz)- IL SAGRESTANO (Marco Rondinini) - UN
PASTORE (Yoko Kavamoto)
BIGLIETTI: INTERO € 25,00 - RIDOTTO € 12,50
Per informazioni: «Serate Musicali» Biglietteria Tel. 02 29409724 (lun./ven.10.00-17.00)
e-mail: [email protected] www.seratemusicali.it
I SOLISTI DI MOSCA – Fondati da Bashmet nel ‘92, hanno debuttato al Conservatorio di
Mosca e alla Salle Pleyel di Parigi, tenendo, da allora, 1700 concerti in oltre 50 Paesi dei 5
continenti (Carnegie Hall di New York, Musikverein di Vienna, Concertgebouw di Amsterdam;
Suntory Hall di Tokyo, Philharmonie di Berlino e di Colonia; Royal Albert Hall e Barbican
Centre di Londra, Tivoli di Copenaghen, Cité de la Musique di Parigi e Accademia di Santa
Cecilia a Roma). Il loro repertorio è ricco e diversificato: comprende sia capolavori della musica
classica, sia opere di compositori contemporanei, nonché opere più antiche, eseguite raramente,
perciò i loro programmi sono contrassegnati da interessanti prime esecuzioni. I Solisti di Mosca
hanno lavorato con Richter, Kremer, Rostropovich, Chang, Vengerov, Repin, Mintz, Hendricks,
Galway, Harrell, Brunello, Isserlis, Berezovsky, Borodin, Norman, Netrebko, Quasthoff, etc…
Nel 1994 hanno inciso il primo CD con Kremer e Rostropovich; nel 1998 opere di Shostakovich
e Brahms e ha ottenuto il Grammy nel 2008 per le opere di Stravinsky e Prokofiev. Un’ulteriore
nomination per questo premio è stata nel 2009 per la registrazione di musiche di compositori
cinesi e giapponesi. L'ensemble ha partecipato a numerosi festival tra cui il Rostropovich a
Evian, Montreux, Verbier, Sydney, Bath, BBC Promenade presso la Royal Albert Hall di Londra,
Prestige de la Music alla Salle Pleyel di Parigi, Sony - Classical presso il Teatro Champs - Elysees,
Semaines Musicales di Tours e December Nights Festival di Mosca. Nel 2009 si sono esibiti in
un tour della Russia, il primo nella storia del paese, suonando esclusivamente strumenti Stradivari
appartenenti alla collezione di Stato. Hanno partecipato a numerosi programmi televisivi in
Russia e all'estero. I loro concerti sono stati trasmessi dalle principali emittenti televisive
mondiali, tra cui BBC, Radio Bavarese, Radio France e NHK. I Solisti di Mosca hanno celebrato
il loro 20° anniversario con una tournée mondiale in più di 80 città e capitali del mondo tra cui
New York, Toronto, Los Angeles, Tokyo, Pechino, Shanghai, Berlino, Roma, Varsavia, Helsinki,
Londra, Ginevra, Verbier, Washington, Mosca, San Pietroburgo, Minsk e Kiev. Sono ospiti di
Serate Musicali dal 1995.
YURI BASHMET- Nato nel 1953 a Rostov sul Don in Russia, ha studiato al Conservatorio di
Mosca con Borisovsky - il violista del Quartetto Beethoven - e con Druzhinin. Nel 1976 ha vinto
il primo premio al Concorso Internazionale di Monaco da cui ha preso avvio la sua carriera
internazionale. Bashmet ha ispirato molti compositori che hanno scritto per lui nuove opere, che
sono andate a incrementare il repertorio per viola. Stretta e produttiva è stata la collaborazione
con Schnitke di cui ha eseguito per la prima volta al Concertgebouw di Amsterdam nel 1986 il
Concerto per viola, registrato con la London Symphony Orchestra e Rostropovich ma anche
con Gubaidulina, Kancheli, Turnage e Raskatov. Collabora con solisti di fama internazionale,
recentemente con Anne Sophie Mutter e Lynn Harrell. Ha suonato con tutte le grandi Orchestre
del mondo, effettuando tournées in Austria, Germania, Giappone, Australia, Nuova Zelanda,
Gran Bretagna, USA, Francia e Italia. Bashmet ha inciso per diverse etichette non solo in duo
con Muntjan o con i Solisti di Mosca, ma anche con Rostropovich, Kremer, Kagan. Insegna dal
1986 presso l’Accademia Chigiana di Siena e alla Kronberg International Academy. É direttore
artistico di sette Festival nel mondo, tra cui dal 1997 del Festival Internazionale “Elba Isola
Musicale d’Europa”, dal 2011 del December Nights Festival di Mosca e del Festival di Sochi. È
ospite regolare dei Festival di Verbier, delle Fiandre e di Martha Argerich in Giappone. Nel 2000
è stato insignito del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. Dal gennaio
2003 Bashmet ricopre l’incarico di Direttore Principale e Artistico dell’Orchestra Sinfonica
“Nuova Russia”. È stato il Direttore Artistico degli eventi culturali organizzati in occasione delle
Olimpiadi invernali di Sochi. È stato presentato per la prima volta in Italia da Serate Musicali nel
1983 e da allora ha suonato in ogni stagione.
SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI
Si ricorda che è vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’organizzazione
FRANCESCO ANTONIONI - Sull'Ombra
Sull’ombra prende il titolo da una poesia del poeta elisabettiano John Donne, A Lecture upon
the Shadow. È uno studio sul chiaroscuro, sulle sfumature che l’orchestra d’archi può
realizzare ed è uno studio sulla risonanza, sulle proiezioni sonore che a volte si trasformano
in minacciosi, oscuri fantasmi, altre volte si risolvono in un lieve ondeggiare di linee
musicali. Nonostante le melodie siano quasi sempre in primo piano, in questo pezzo le
figure sullo sfondo innescano un ambiguo gioco di riflessi deformanti, alla ricerca della
proiezione più oscura e inquietante: l’ombra. Dalla risonanza di una sola nota diffusa per
tutta l’orchestra, nella prima parte si originano delle isolate frasi melodiche, di carattere
espressivo, che diventano sempre più cupe, affondando nel registro grave e dirigendosi
verso una zona di immobilità ritmica, in cui il suono degli archi tende ad annullarsi in un
soffio, al limite del silenzio. Nella seconda parte, che origina da questo tessuto scarnificato, i
solisti dell’orchestra guidano uno dopo l’altro la trama musicale con un lento canto, mentre
gli altri strumenti eseguono veloci figure di commento. Situate all’inizio sullo sfondo, quasi
inudibili, queste fugaci apparizioni sonore prendono il sopravvento sulla melodia,
concentrandosi di nuovo su una sola nota, sostenuta con grande tensione delle corde degli
strumenti. Dalla medesima nota trae origine la terza parte del pezzo, un’invenzione ritmica
in cui i caratteri precedenti sono riproposti, trasformati e diretti verso un veloce epilogo, un
raggio di luce, che proviene anch’esso dalla zona sullo sfondo, al limite del silenzio, questa
volta nel registro più chiaro degli strumenti, nella quale la musica si dissolve e scompare.
MAX BRUCH- Kol Nidrei, Variazioni su un tema ebraico per violoncello e orchestra
op. 47 (trascrizione per viola e archi)
Compositore e direttore d'orchestra tedesco, ha studiato con Carl Reinecke, Ferdinand
Breuning e Ferdinand Hiller. Celebre direttore d'orchestra, ha compiuto numerose tournée
negli Stati Uniti e in Russia. È stato direttore stabile a Coblenza dal 1865 al 1867, a Berlino
dal 1878 al 1880, a Liverpool dal 1880 al 1883, a Breslavia dal 1883 al 1890. Dal 1890 al
1911 ha ottenuto la cattedra di composizione presso l'Accademia di Berlino ed ebbe tra i
suoi allievi Ottorino Respighi. Mentre la sua produzione strumentale ebbe un successo
grandissimo, non altrettanta fortuna ebbero i suoi lavori teatrali. Esponente del
tardoromanticismo musicale tedesco all'interno del quale manifestò tendenze conservatrici,
si tenne lontano dalle nuove esperienze di Franz Liszt, Richard Wagner e Johannes Brahms
per rifarsi piuttosto ai modelli mendelsshoniani che molto amava. La sua fama è oggi legata
al Concerto per violino e orchestra op. 26, che scrisse trentenne, e alle variazioni Kol Nidrei
per violoncello e orchestra, ispirate a melodie ebraiche risalenti al VII-VIII secolo. Si tratta
di una serie di variazioni di due antiche melodie di origine ebraica. Il primo tema deriva dalla
preghiera Kol Nidre, che si recita prima del tramonto nel servizio serale durante lo Yom
Kippur. Il violoncello infatti evoca la voce rapsodica del rabbino che intona la liturgia nella
sinagoga. Kol Nidre (in aramaico “tutte le promesse”) rappresenta l’annullamento di tutti i
voti pronunciati nel corso dell’anno.
WOLFGANG AMADEUS MOZART- Divertimento in re maggiore K 136
Sotto il nome di Divertimento, nella civiltà musicale del secondo Settecento, si intendeva un
genere compositivo di difficile definizione; non legato a precise regole costruttive e al
rispetto di un determinato organico strumentale, il Divertimento poteva essere un brano di
dimensioni impegnative o contenute, affidato a un solo esecutore o a un cospicuo ensemble
da camera. In definitiva ciò che accomunava sotto uno stesso nome composizioni tanto
dissimili era la loro particolare destinazione d'intrattenimento; in una cittadina di provincia,
come la Salisburgo dei Mozart, ogni famiglia aristocratica o alto borghese esercitava una
piccola azione di mecenatismo -finalizzata a dare lustro alla propria casata commissionando ai musicisti locali Divertimenti, appunto, - o Serenate, Cassazioni, ecc. che celebrassero particolari occasioni o ricorrenze, o anche semplicemente allietassero la vita
di tutti i giorni. Per una simile funzione (anche se l'occasione precisa non ci è nota) furono
verosimilmente creati i tre Divertimenti K. 136/137/138 che Mozart scrisse a Salisburgo nel
corso del 1772, nel breve lasso di tempo (fra gennaio e ottobre) intercorso fra il ritorno dei
Mozart padre e figlio dal secondo dei tre viaggi in Italia e la loro partenza per l'ultimo di
questi viaggi. Si tratta di tre partiture articolate ciascuna in appena tre movimenti e affidate a
un organico che comprende due parti per violino, una per viola e una per violoncello; con il
K. 136 ci troviamo di fronte, in definitiva, a uno dei primi esperimenti tentati da Mozart nel
campo del quartetto per archi (l'unico precedente è il Quartetto K. 80 scritto a Lodi nel
1770), celato sotto il nome di Divertimento per quella ambiguità terminologica alla quale
abbiamo sopra accennato e che era comune nella prassi musicale settecentesca. D'altra parte
tale ambiguità si riflette anche sull'organico al quale è effettivamente destinata la partitura; la
scrittura a quattro parti infatti non si riferisce necessariamente al semplice quartetto d'archi,
ma può implicare il ricorso a un'orchestra da camera. La stessa definizione di Quartetto per
archi veniva impiegata per un tipo di composizione che, in quel momento, era ancora
lontana da quella scrittura obbligata e concertante che avrebbe fatto del Quartetto il genere
nobile per eccellenza dell'età classica; piuttosto si trattava di un genere derivato dalla antica
Sonata a tre e ad essa ancora legato nel predominio assoluto delle voci superiori (melodiche)
su quelle inferiori (confinate in una funzione di ripieno e sostegno armonico). Il contenuto
musicale del Divertimento K. 136 rivela chiaramente il travaglio formativo attraversato da
Mozart nell'età dell'adolescenza; il tipo di scrittura predominante nel brano è quello sopra
descritto, di derivazione tipicamente italiana (e d'altra parte enorme era stato l'arricchimento
cognitivo del giovane durante i viaggi in Italia) ; il primo movimento (Allegro) si snoda agile
e cordiale sugli schemi riconosciuti della Sinfonia italiana, con il serrato dialogo delle due
parti di violino e il discreto accompagnamento di viole e violoncelli; il centrale Andante
svolge con partecipata proprietà il contenuto affettuoso e idilliaco, mentre il Presto suggella
il breve brano con fare spigliato e divertito; ma proprio in quest'ultimo movimento è
sorprendente notare l'improvvisa scrittura contrappuntistica della sezione dello Sviluppo
(una chiara influenza dello stile salisburghese di Michael Haydn), mentre già nel primo
tempo il vasto uso di modulazioni al modo minore (sempre nello Sviluppo) spostava
l'ambientazione espressiva verso traguardi ignoti al disimpegnato gusto italiano. Nella sua
semplicità, insomma, questo Divertimento si rivela risultato di molteplici suggestioni
culturali, e quindi un esempio in nuce di quella personale rielaborazione di differenti modelli
che porterà l'enfant prodìge verso la conquista del proprio superiore linguaggio.
IGOR STRAVINSKY - Concerto in re maggiore per orchestra d’archi
Il Concerto in re per archi nacque nei primi mesi del 1945 su committenza dell'Orchestra da
Camera di Basilea e del suo fondatore e direttore Paul Sacher, che lo tenne a battesimo l’8
agosto 1947 nella città svizzera. Fu il primo invito che il Maestro ricevette dall'Europa, dopo
il suo trasferimento negli Stati Uniti nel 1938. Il Concerto quindi appartiene alla fase finale
del tanto discusso e da alcuni deplorato, "neo-classicismo" stravinskiano, iniziato venti anni
addietro; di tale fase è comunque prova significativa per alcuni versi e limitativa per altri.
Classico è il taglio tripartitico del componimento (Vivace-Arioso-Rondò); a la manière classica
è il gioco strumentale tra gli episodi caratterizzati da intrecci contrappuntistici imitativi e
quelli improntati allo "stile concertante", nell'alternanza soli - tutti. Ma nella dinamica, nella
metrica costellata di asimmetrie e di reiterazioni e nell'agogica, il classico cede i suoi
connotati (generici, d'altronde) al prefisso "neo". L'intervallo di seconda minore, scandito su
vari contrattempi e divaricato tra gli estremi livelli sonori dell'organico orchestrale è, fin
dall'inizio del primo movimento, l'intervallo-base di tutti e tre i tempi del Concerto. Rispetto
alle manifestazioni più prestigiose di questa lunga fase stilistica, che conta pagine come
l'Apollon Musagète, l'Oedipus Rex o il vertice della Sinfonia di Salmi, si può dire che in questo
Concerto Stravinsky sia più propenso a rivisitare gli stereotipi del proprio "neo-classicismo"
che tentare nuove soluzioni (cui, poniamo, provvederanno le fascinose allusività
ottocentesche di Jeu de Cartes). Sotto codesto profilo assume un particolare significato la
versione per balletto che Jerome Robbins trasse da questo Concerto nel 1951. Con il suo
balletto, intitolato The Cage, Robbins impresse violenza e fredda crudeltà all'imperturbabile
nitore delle linee geometriche degli stilemi classicheggianti di Stravinsky.
ANDREA LIBEROVICI - "Non un silenzio" per viola e orchestra d'archi
[Dall’articolo “Una viola per Morelli” -Il Giornale della Musica- n. 312, marzo 2014 –
Intervista ad Andrea Liberovici]
Partiamo dal lavoro che debutterà alla Fenice. Come hai conosciuto Bashmet?
Come spesso accade, in modo casuale. Nel 2012 a Genova, dove vivo, ho incontrato a una
cena Ermindo Polidori Luciani, ottimo pianista già collaboratore dei Solisti di Mosca, che mi
ha chiesto se mi sarebbe piaciuto scrivere per Bashmet e I Solisti. Pensando si trattasse di
uno scherzo, gli ho risposto che ero assolutamente disponibile (Bashmet per me è un mito
assoluto, tanto più avendo studiato viola da piccolo) ad andargli a fare da autista, lavapiatti...
Ermindo non scherzava e il giorno dopo ci siamo ritrovati nello studio dell’agente italiano
de I Solisti di Mosca, che conosceva il mio lavoro e mi ha rinnovato l’invito a scrivere. Ha
quindi inviato a Bashmet un mio brano per farmi conoscere e la risposta che è arrivata è
stata la migliore cui un autodidatta come me potesse aspirare: ben scritto, ok! Da pochi mesi
era mancato Giovanni Morelli che per me è stato un padre ed è stato per me del tutto
naturale e per molti aspetti necessario dedicare a lui questo brano. Ho poi incontrato
Bashmet all’isola d’Elba l’anno scorso dove ha tenuto uno straordinario concerto con i
Solisti.
In che modo la figura di Morelli ha ispirato il brano nello specifico? Raccontaci di queste impronte visive.
… Mi è venuto in soccorso un ritrovamento fatto da mia madre: decine di disegni,
acquerelli, chine, pastelli di Giovanni realizzati verso la fine degli anni Sessanta (era stato fra
le altre cose professore all’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1965 al 1978) che
risultano essere, visti in prospettiva, quasi delle impronte di una sua scrittura a venire.
Ricchissimi di sollecitazioni formali classiche rimesse continuamente in discussione da un
segno apparentemente astratto, rivelano di Giovanni un ulteriore aspetto che ben si
sintetizza, secondo me, in una definizione di Karl Kraus: «artista è chi sa fare della soluzione
un enigma». Ho scelto quattro disegni e ho provato a leggerli come se fossero una notazione
musicale sconosciuta e a “tradurli” e quindi “tradirli” in scrittura musicale. Questo
espediente mi ha aiutato a confrontarmi con la sua assenza attraverso la vitalissima presenza
delle sue impronte su carta. Il disegno che ho scelto per il preludio e il postludio non a caso
s’intitola “la vita e la morte sono nello stesso cerchio”.
Mi interessa molto sapere la tua opinione sulle attuali tendenze del rapporto tra scena e suono. A me pare
che nonostante tutto permanga in molte produzioni una sostanziale incapacità di pensare alla creazione e
alla performance in termini di reale integrazione tra la musica e l’azione scenica, cosa ne pensi?
L’amore può esser cieco, ma non sordo. Quando penso al “suono” intendo anche quello
inudibile dell’universo (il nostro orecchio come sappiamo ascolta solo certe frequenze).
Laicamente immagino che quello che chiamiamo “anima” sia in realtà “suono”. Noi stessi,
e tutto ciò che vive, manifestazione del suono. L’anima gemella? Un assonanza. Così
quando qualcuno mi chiede fai teatro? Rispondo no, faccio il compositore e quando
qualcuno mi chiede fai il compositore? Rispondo sì, faccio teatro. Perché alle due cose sono
intimamente intrecciate. Se la folgorante sintesi di Michelangelo: tu vedi un blocco: pensa
all’immagine, l’immagine è dentro basta soltanto spogliarla l’applichiamo al suono invece
che al marmo forse è più chiaro. Ogni suono, con il suo svolgersi nel tempo, contiene in se
una successione di visioni/narrazioni e la musica e il teatro, sono il potente scalpello con cui
farle emergere spogliandole. La mancanza d’integrazione che segnali è figlia di molti fattori
fra cui la molteplicità delle “teste” che concorrono alla messa in scena e non da ultimo la
consolidata “dittatura” del testo e del significato a scapito del significante. Per questa
ragione ho sempre cercato di lavorare con poeti, Sanguineti in primis.
TORU TAKEMITSU - Three Film scores for strings
Takemitsu si rivelò al pubblico con l'opera del 1957 Requiem per orchestra d'archi, brano molto
apprezzato da Strawinskij, che lo ascoltò durante una sua visita in Giappone: «Mi meraviglio
di come un uomo così piccolo e gracile possa scrivere musica così intensa», intuendo subito
la forte personalità del compositore ventisettenne. Egli appartiene a quella generazione di
compositori nati in Giappone e che vissero l'adolescenza durante il secondo conflitto
mondiale, uscendone con un viscerale rifiuto per tutto ciò che era giapponese (…volgendosi
con entusiasmo a tutto ciò che proveniva da Occidente). Il nuovo clima socio-culturale
imposto dalle forze di occupazione americana offriva svariate occasioni di conoscenza nei
vari campi dell'arte e della cultura (in un terzo dei teatri di tutto il paese venivano proiettati
esclusivamente film americani, nelle biblioteche delle sedi americane erano reperibili riviste
culturali, artistiche e anche musicali, quotidiani, dischi di musica jazz e dalla radio i networks
delle forze armate americane trasmettevano vari generi di musica, tra i quali, oltre a
Gershwin, si potevano ascoltare le opere di Debussy e Mahler...). Periodo di grande
fermento e assai creativo, dunque, quello in cui viene a inserirsi Takemitsu, figura chiave
nella vita culturale giapponese e sulla scena internazionale della musica contemporanea, cui
ha contribuito con centinaia di composizioni. Dopo aver inizialmente trascurato la
tradizione giapponese per aprirsi alle tendenze della musica occidentale, seppe poi
riprendere le opportunità offerte dalla propria cultura di origine, ponendosi così di fronte al
complesso crocevia tra eredità giapponese e musica occidentale. La strada di una vera sintesi
musicale tra Oriente e Occidente non fu la sua vera priorità, come disse una volta: «Questi
due mondi, l’Oriente e l’Occidente, talvolta mi circondano con dolcezza, ma più spesso mi
lacerano, vorrei procedere contemporaneamente per entrambe le strade». Takemitsu seppe
imbastire un dialogo fruttifero tra le due culture, dimostrando grande padronanza nelle
sintassi più diverse e dando così vita a opere estremamente diversificate ed eterogenee. Fu
molto appassionato anche di cinema per il quale compose oltre ottanta colonne sonore,
perseguendo una ricerca omogenea a quella sottesa al resto della sua produzione e
collaborando con i registi più rilevanti del dopoguerra. La Suite in programma si apre con
Music of Training and Rest, brano scritto per il film documentario del 1959 José Torres del
regista Hiroshi Teshigahara, dedicato alla vita del celeberrimo pugile portoricano. Come dice
il titolo, Allenamento e riposo, il brano sa ben vestire le due azioni, opposte e complementari,
muovendosi all'intero di uno stile jazz alla Bernard Hermann. Dopo un inizio ritmicamente
più nervoso, la musica scivola verso una sezione morbida che ben descrive il riposo del
pugile dopo l'allenamento. La seconda colonna sonora dal titolo Funeral Music - tratta dal film
Black Rain in cui viene raccontata la lenta agonia dei sopravvissuti a Hiroshima - porge
all'ascolto un clima di suggestiva tinta mahleriana, drammatico e doloroso. Davvero efficace
l'effetto, senza inutili e inopportune ridondanze, in perfetta coerenza con la pellicola del
regista Shohei Imamura. Sorprdententemente “felliniano” è il Valzer che conclude la terna:
tratto dal film The Face of Another, ancora di Teshigahara, è una felicissima folata di
leggerezza e sottile malinconia in cui ci si immerge immediatamente con naturale abbandono
e una punta di nostalgia. Riprova della profonda abilità di Takemitusu nel padroneggiare gli
stili musicali più diversi a seconda delle necessità narrative. Monica Bertagnini
INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO
DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL
PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI A € 5,00 CON VALIDITÀ DI 3 ORE (20.00 - 24.00).
PROSSIMI CONCERTI
Lunedì 17 marzo 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI)
(Valido per A+F; F; F2; COMBINATA 2)
ORCHESTRA CAMERATA DUCALE – Violinista GUIDO RIMONDA
«Le violon noir» C. W. GLUCK Orphée et Eurydice: Dance of the blessed spirits - G. TARTINI Sonata del
diavolo (Trillo del diavolo)- G. B. VIOTTI Tema e variazioni; Le Streghe op. 8 - M. RAVEL Pavane pour une infante
défunte- J. WILLIAMS Schindler’s List: Theme - H. WIENIAWSKI Legenda op. 17; La morte di Faust
Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00
Lunedì 24 marzo 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI)
(Valido per A+F; F; F1; COMBINATA 1; ORFEO 1)
Violinisti SALVATORE ACCARDO, LAURA GORNA - Violista FRANCESCO FIORE Violoncellista CECILIA RADIC
P.I. CIAIKOVSKI Quartetto per archi in re maggiore op. 11; Quartetto per archi in fa maggiore op. 22
Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00
Lunedì 31 marzo 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI)
(Valido per A+F; F; F1; COMBINATA 1; ORFEO 2)
Pianista LOUIS LORTIE
G. FAURÉ Preludi op. 103 - C. DEBUSSY Quattro Preludi: Voiles, Des pas sur la neige, La cathedrale engloutie,
Minstrels - WAGNER/RUBINSTEIN Idillio di Sigfrido - WAGNER/LISZT Ouverture dal Tannhauser
Biglietti: Intero € 15,00 – Ridotto € 10,00
Gli «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» propongono…
* Giovedì 3 aprile ore 19.00 – Società del Giardino:
«1914, letteratura e musica nell’anno fatale. Brani di Debussy, Scriabin,
Janacek e Ives».
Conferenza - concerto del pianista Jeffrey Swann.
* gradita conferma: mail [email protected] - tel. 02 2940803
* Lunedì 14 aprile ore 18.00 – Biblioteca Sormani, Sala del Grechetto:
«L.v. Beethoven: Viaggio fantastico nella letteratura pianistica
tra la poesia di Omero e Shakespeare e la filosofia di Platone e Kant».
Il pianista Emilio Aversano in dialogo con GianMario Benzing
racconterà, attraverso l’esecuzione in concerto delle Sonate per
pianoforte op.10 n.1; op.31 n.2 "La Tempesta"; op. 57 "Appassionata" di.
Beethoven, il travagliato percorso dell'anima beethoveniana, tra l'idealità
rappresentata dalla cultura classica e la realtà del suo tempo, fonte di
contrasti e profonde sofferenze.
* gradita conferma: mail [email protected] - tel. 02 2940803
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
ICALI»
Presidente Onorario
Alvise Braga Illa
Fondazione Rocca
Ulla Gass
Thierry le Tourneur d’Ison
Società del Giardino
Camilla Guarneri
Miriam Lanzani
Lucia Lodigiani
Mario Lodigiani
Paolo Lodigiani
Maria Candida Morosini
Rainera e Mario Morpurgo
GianBattista Origoni Della
Croce
Pagel Italiana srl
Ede Palmieri
Adriana Ragazzi Ferrari
Giovanna e Antonio Riva
Elisabetta Riva
Giovanni Rossi
Alessandro Silva
Maria Luisa Sotgiu
Marco Valtolina
Beatrice Wehrlin
Giovanni Astrua Testori
Maria Enrica Bonatti
Luigi Bordoni - Centromarca
Luigi Crosti
Roberto Fedi
Anna Ferrelli
Ugo Friedmann
Jacopo Gardella
Giorgio Babanicas
Denise Banaudi
Umberto e Giovanna Bertelè
Elisabetta Biancardi
Mimma Bianchi
Claudio Bombonato
Valeria Bonfante
Isabella Bossi Fedrigotti
Hans Fazzari
***
Soci Fondatori
Carla Biancardi
Franco Cesa Bianchi
Giuseppe Ferreri
Emilia Lodigiani
Enrico Lodigiani
Luisa Longhi
Stefania Montani
Gianfelice Rocca
Luca Valtolina
Amici Benemeriti
Amici
Fedele Confalonieri
Mediaset
Giuseppe Barbiano di Belgiojoso
Ugo Carnevali
Roberto De Silva
Roberto Formigoni
Gaetano Galeone
Società del Giardino
Gianni Letta
Mario Lodigiani
Roberto Mazzotta
Francesco Micheli
Arnoldo Mosca Mondadori
Silvio Garattini
Robert Parienti
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Quirino Principe
Gianfelice Rocca
Fondazione Rocca
Soci
Maria Brambilla Marmont
Giancarlo Cason
Egle Da Prat
Piero De Martini
Fabio De Michele
Maya Eisner
Donatella Fava
Carlo e Anna Ferrari
Maria Teresa Fontana
Bianca e Roberto Gabei
Matilde Garelli
Felicia Giagnotti
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Fernanda Giulini
Yasunory Gunji
Ferruccio Hurle
Industria dei Beni di Consumo
Vincenzo Jorio
Giuliana e Vittorio Leoni
Maurizia Leto di Priolo
Giuseppe Lipari
Maria Giovanna Lodigiani
Gabriella Magistretti
Eva Malchiodi
Giuseppina Maternini
Luisa Migliavacca
Guya Mina
Filippo Monti
Lucia ed Enrico Morbelli
Luisa Consuelo Motolese
Anna Chiara Nalli
Lilli Nardella
Maria Vittoria Negri
Mirella Pallotti
Stefano Pessina
Francesca Peterlongo
Giovanni Peterlongo
Giuseppe Pezzoli
Gian Pietro Pini
Raffaella Quadri
Giorgio Rocco
Gabriella Sala
Noris Sanchini
Giustiniana Schweinberger
Paola e Angelo Sganzerla
Marilena Signorini
Maria Luisa Sotgiu
Andrea Susmel
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Maria Luisa Vaccari
Vivere l’Arte
Graziella Villa
Giuseppe Volonterio
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Carlo Sangalli
Rosanna Sangalli
Fondazione Cariplo
Elisso Virsaladze
Luigi Venegoni
Juana Zayas
Giuseppe Ferreri
Flavia De Zigno
Banca Popolare di Milano
Bianca Hoepli
Camera di Commercio di Milano
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Publitalia
Carlo Maria Badini
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Alberto Falck
Diana Bracco
Oscar Luigi Scalfaro
Giovanni Spadolini
Martha Argerich
Leonardo Mondadori
Marina Berlusconi
Giuseppe Lodigiani
Cecilia Falck
Giancarlo Dal Verme
Vera e Fernanda Giulini
Tino Buazzelli
Emilia Lodigiani
Peter Ustinov
Maria Grazia Mazzocchi
Franco Ferrara
Conservatorio G. Verdi - Milano
Franco Mannino
Francesca Colombo
Carlo Zecchi
Stefania Montani
Shura Cherkassky
Cristina Muti
Simonetta Puccini
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i solisti di mosca