Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Giovedì, 13 marzo 2014 – ore 21.00 SERIE «Festival Omaggio a Milano» 2014 I SOLISTI DI MOSCA Direttore e solista YURI BASHMET FRANCESCO ANTONIONI (1971) Sull'Ombra (Prima esecuzione a Milano) MAX BRUCH (1838-1920) Kol Nidrei, Variazioni su un tema ebraico per violoncello e orchestra op. 47 (trascrizione per viola e archi) WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791) Divertimento in re maggiore K136 Allegro; Andante; Presto IGOR STRAVINSKY (1882-1971) Concerto in re maggiore per orchestra d’archi Vivace; Arioso – Andantino; Rondò - Allegro ANDREA LIBEROVICI (1962) "Non un silenzio" per viola e orchestra d'archi (Prima esecuzione a Milano) TORU TAKEMITSU (1930 -1996) Three Film scores for strings Francesco Antonioni Igor Stravinsky Max Bruch Andrea Liberovici Wolfgang Amadeus Mozart Toru Takemitsu «STAGIONE D’OPERA» TEATRO ELFO PUCCINI - Corso Buenos Aires, 33 - Milano ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA - Direttore ALESSANDRO ARIGONI Maestro collaboratore GIANFRANCO MESSINA - Costumi SARTORIA ARTISTICA Domenica, 23 Marzo 2014 - ore 20.30 «CARMEN» GEORGE BIZET - Opera Comique in 4 quadri - Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy CARMEN (Rosy Zavaglia)- DON JOSÈ (Maurizio Tonini)- MICAELA (Irene Patta) - ESCAMILLO (Simone Baldazzi) FRASQUITA (Yoko Kavamoto)- MERCEDES (Candida Spinelli) - EL DANCAIRO (Mathia Neglia) - EL REMENDADO (Gabriel Cortinaz)- ZUNIGA (Ezio Bertola)- MORALES (Marco Rondinini) Domenica, 13 Aprile 2014 - ore 20.30 «IL BARBIERE DI SIVIGLIA» GIOACHINO ROSSINI - Opera buffa in 2 atti-Libretto di Cesare Sterbini CONTE D’ALMAVIVA (Mathia Neglia) - BARTOLO (Marco Rondinini) - ROSINA (Rosy Zavaglia) - FIGARO (Franco Cerri) - BASILIO (Ezio Bertola) - FIORELLO (Victor Andrini) - BERTA (Yoko Kavamoto) Domenica, 4 Maggio 2014 - ore 20.30 «TOSCA» GIACOMO PUCCINI - Melodramma in 3 atti - Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica FLORIA TOSCA (Gianna Queni)- MARIO CAVARADOSSI (Leon Viola) - IL BARONE SCARPIA (Milo Buson) CESARE ANGELOTTI (Ezio Bertola) - SPOLETTA (Gabriel Cortinaz)- IL SAGRESTANO (Marco Rondinini) - UN PASTORE (Yoko Kavamoto) BIGLIETTI: INTERO € 25,00 - RIDOTTO € 12,50 Per informazioni: «Serate Musicali» Biglietteria Tel. 02 29409724 (lun./ven.10.00-17.00) e-mail: [email protected] www.seratemusicali.it I SOLISTI DI MOSCA – Fondati da Bashmet nel ‘92, hanno debuttato al Conservatorio di Mosca e alla Salle Pleyel di Parigi, tenendo, da allora, 1700 concerti in oltre 50 Paesi dei 5 continenti (Carnegie Hall di New York, Musikverein di Vienna, Concertgebouw di Amsterdam; Suntory Hall di Tokyo, Philharmonie di Berlino e di Colonia; Royal Albert Hall e Barbican Centre di Londra, Tivoli di Copenaghen, Cité de la Musique di Parigi e Accademia di Santa Cecilia a Roma). Il loro repertorio è ricco e diversificato: comprende sia capolavori della musica classica, sia opere di compositori contemporanei, nonché opere più antiche, eseguite raramente, perciò i loro programmi sono contrassegnati da interessanti prime esecuzioni. I Solisti di Mosca hanno lavorato con Richter, Kremer, Rostropovich, Chang, Vengerov, Repin, Mintz, Hendricks, Galway, Harrell, Brunello, Isserlis, Berezovsky, Borodin, Norman, Netrebko, Quasthoff, etc… Nel 1994 hanno inciso il primo CD con Kremer e Rostropovich; nel 1998 opere di Shostakovich e Brahms e ha ottenuto il Grammy nel 2008 per le opere di Stravinsky e Prokofiev. Un’ulteriore nomination per questo premio è stata nel 2009 per la registrazione di musiche di compositori cinesi e giapponesi. L'ensemble ha partecipato a numerosi festival tra cui il Rostropovich a Evian, Montreux, Verbier, Sydney, Bath, BBC Promenade presso la Royal Albert Hall di Londra, Prestige de la Music alla Salle Pleyel di Parigi, Sony - Classical presso il Teatro Champs - Elysees, Semaines Musicales di Tours e December Nights Festival di Mosca. Nel 2009 si sono esibiti in un tour della Russia, il primo nella storia del paese, suonando esclusivamente strumenti Stradivari appartenenti alla collezione di Stato. Hanno partecipato a numerosi programmi televisivi in Russia e all'estero. I loro concerti sono stati trasmessi dalle principali emittenti televisive mondiali, tra cui BBC, Radio Bavarese, Radio France e NHK. I Solisti di Mosca hanno celebrato il loro 20° anniversario con una tournée mondiale in più di 80 città e capitali del mondo tra cui New York, Toronto, Los Angeles, Tokyo, Pechino, Shanghai, Berlino, Roma, Varsavia, Helsinki, Londra, Ginevra, Verbier, Washington, Mosca, San Pietroburgo, Minsk e Kiev. Sono ospiti di Serate Musicali dal 1995. YURI BASHMET- Nato nel 1953 a Rostov sul Don in Russia, ha studiato al Conservatorio di Mosca con Borisovsky - il violista del Quartetto Beethoven - e con Druzhinin. Nel 1976 ha vinto il primo premio al Concorso Internazionale di Monaco da cui ha preso avvio la sua carriera internazionale. Bashmet ha ispirato molti compositori che hanno scritto per lui nuove opere, che sono andate a incrementare il repertorio per viola. Stretta e produttiva è stata la collaborazione con Schnitke di cui ha eseguito per la prima volta al Concertgebouw di Amsterdam nel 1986 il Concerto per viola, registrato con la London Symphony Orchestra e Rostropovich ma anche con Gubaidulina, Kancheli, Turnage e Raskatov. Collabora con solisti di fama internazionale, recentemente con Anne Sophie Mutter e Lynn Harrell. Ha suonato con tutte le grandi Orchestre del mondo, effettuando tournées in Austria, Germania, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Gran Bretagna, USA, Francia e Italia. Bashmet ha inciso per diverse etichette non solo in duo con Muntjan o con i Solisti di Mosca, ma anche con Rostropovich, Kremer, Kagan. Insegna dal 1986 presso l’Accademia Chigiana di Siena e alla Kronberg International Academy. É direttore artistico di sette Festival nel mondo, tra cui dal 1997 del Festival Internazionale “Elba Isola Musicale d’Europa”, dal 2011 del December Nights Festival di Mosca e del Festival di Sochi. È ospite regolare dei Festival di Verbier, delle Fiandre e di Martha Argerich in Giappone. Nel 2000 è stato insignito del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. Dal gennaio 2003 Bashmet ricopre l’incarico di Direttore Principale e Artistico dell’Orchestra Sinfonica “Nuova Russia”. È stato il Direttore Artistico degli eventi culturali organizzati in occasione delle Olimpiadi invernali di Sochi. È stato presentato per la prima volta in Italia da Serate Musicali nel 1983 e da allora ha suonato in ogni stagione. SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI Si ricorda che è vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’organizzazione FRANCESCO ANTONIONI - Sull'Ombra Sull’ombra prende il titolo da una poesia del poeta elisabettiano John Donne, A Lecture upon the Shadow. È uno studio sul chiaroscuro, sulle sfumature che l’orchestra d’archi può realizzare ed è uno studio sulla risonanza, sulle proiezioni sonore che a volte si trasformano in minacciosi, oscuri fantasmi, altre volte si risolvono in un lieve ondeggiare di linee musicali. Nonostante le melodie siano quasi sempre in primo piano, in questo pezzo le figure sullo sfondo innescano un ambiguo gioco di riflessi deformanti, alla ricerca della proiezione più oscura e inquietante: l’ombra. Dalla risonanza di una sola nota diffusa per tutta l’orchestra, nella prima parte si originano delle isolate frasi melodiche, di carattere espressivo, che diventano sempre più cupe, affondando nel registro grave e dirigendosi verso una zona di immobilità ritmica, in cui il suono degli archi tende ad annullarsi in un soffio, al limite del silenzio. Nella seconda parte, che origina da questo tessuto scarnificato, i solisti dell’orchestra guidano uno dopo l’altro la trama musicale con un lento canto, mentre gli altri strumenti eseguono veloci figure di commento. Situate all’inizio sullo sfondo, quasi inudibili, queste fugaci apparizioni sonore prendono il sopravvento sulla melodia, concentrandosi di nuovo su una sola nota, sostenuta con grande tensione delle corde degli strumenti. Dalla medesima nota trae origine la terza parte del pezzo, un’invenzione ritmica in cui i caratteri precedenti sono riproposti, trasformati e diretti verso un veloce epilogo, un raggio di luce, che proviene anch’esso dalla zona sullo sfondo, al limite del silenzio, questa volta nel registro più chiaro degli strumenti, nella quale la musica si dissolve e scompare. MAX BRUCH- Kol Nidrei, Variazioni su un tema ebraico per violoncello e orchestra op. 47 (trascrizione per viola e archi) Compositore e direttore d'orchestra tedesco, ha studiato con Carl Reinecke, Ferdinand Breuning e Ferdinand Hiller. Celebre direttore d'orchestra, ha compiuto numerose tournée negli Stati Uniti e in Russia. È stato direttore stabile a Coblenza dal 1865 al 1867, a Berlino dal 1878 al 1880, a Liverpool dal 1880 al 1883, a Breslavia dal 1883 al 1890. Dal 1890 al 1911 ha ottenuto la cattedra di composizione presso l'Accademia di Berlino ed ebbe tra i suoi allievi Ottorino Respighi. Mentre la sua produzione strumentale ebbe un successo grandissimo, non altrettanta fortuna ebbero i suoi lavori teatrali. Esponente del tardoromanticismo musicale tedesco all'interno del quale manifestò tendenze conservatrici, si tenne lontano dalle nuove esperienze di Franz Liszt, Richard Wagner e Johannes Brahms per rifarsi piuttosto ai modelli mendelsshoniani che molto amava. La sua fama è oggi legata al Concerto per violino e orchestra op. 26, che scrisse trentenne, e alle variazioni Kol Nidrei per violoncello e orchestra, ispirate a melodie ebraiche risalenti al VII-VIII secolo. Si tratta di una serie di variazioni di due antiche melodie di origine ebraica. Il primo tema deriva dalla preghiera Kol Nidre, che si recita prima del tramonto nel servizio serale durante lo Yom Kippur. Il violoncello infatti evoca la voce rapsodica del rabbino che intona la liturgia nella sinagoga. Kol Nidre (in aramaico “tutte le promesse”) rappresenta l’annullamento di tutti i voti pronunciati nel corso dell’anno. WOLFGANG AMADEUS MOZART- Divertimento in re maggiore K 136 Sotto il nome di Divertimento, nella civiltà musicale del secondo Settecento, si intendeva un genere compositivo di difficile definizione; non legato a precise regole costruttive e al rispetto di un determinato organico strumentale, il Divertimento poteva essere un brano di dimensioni impegnative o contenute, affidato a un solo esecutore o a un cospicuo ensemble da camera. In definitiva ciò che accomunava sotto uno stesso nome composizioni tanto dissimili era la loro particolare destinazione d'intrattenimento; in una cittadina di provincia, come la Salisburgo dei Mozart, ogni famiglia aristocratica o alto borghese esercitava una piccola azione di mecenatismo -finalizzata a dare lustro alla propria casata commissionando ai musicisti locali Divertimenti, appunto, - o Serenate, Cassazioni, ecc. che celebrassero particolari occasioni o ricorrenze, o anche semplicemente allietassero la vita di tutti i giorni. Per una simile funzione (anche se l'occasione precisa non ci è nota) furono verosimilmente creati i tre Divertimenti K. 136/137/138 che Mozart scrisse a Salisburgo nel corso del 1772, nel breve lasso di tempo (fra gennaio e ottobre) intercorso fra il ritorno dei Mozart padre e figlio dal secondo dei tre viaggi in Italia e la loro partenza per l'ultimo di questi viaggi. Si tratta di tre partiture articolate ciascuna in appena tre movimenti e affidate a un organico che comprende due parti per violino, una per viola e una per violoncello; con il K. 136 ci troviamo di fronte, in definitiva, a uno dei primi esperimenti tentati da Mozart nel campo del quartetto per archi (l'unico precedente è il Quartetto K. 80 scritto a Lodi nel 1770), celato sotto il nome di Divertimento per quella ambiguità terminologica alla quale abbiamo sopra accennato e che era comune nella prassi musicale settecentesca. D'altra parte tale ambiguità si riflette anche sull'organico al quale è effettivamente destinata la partitura; la scrittura a quattro parti infatti non si riferisce necessariamente al semplice quartetto d'archi, ma può implicare il ricorso a un'orchestra da camera. La stessa definizione di Quartetto per archi veniva impiegata per un tipo di composizione che, in quel momento, era ancora lontana da quella scrittura obbligata e concertante che avrebbe fatto del Quartetto il genere nobile per eccellenza dell'età classica; piuttosto si trattava di un genere derivato dalla antica Sonata a tre e ad essa ancora legato nel predominio assoluto delle voci superiori (melodiche) su quelle inferiori (confinate in una funzione di ripieno e sostegno armonico). Il contenuto musicale del Divertimento K. 136 rivela chiaramente il travaglio formativo attraversato da Mozart nell'età dell'adolescenza; il tipo di scrittura predominante nel brano è quello sopra descritto, di derivazione tipicamente italiana (e d'altra parte enorme era stato l'arricchimento cognitivo del giovane durante i viaggi in Italia) ; il primo movimento (Allegro) si snoda agile e cordiale sugli schemi riconosciuti della Sinfonia italiana, con il serrato dialogo delle due parti di violino e il discreto accompagnamento di viole e violoncelli; il centrale Andante svolge con partecipata proprietà il contenuto affettuoso e idilliaco, mentre il Presto suggella il breve brano con fare spigliato e divertito; ma proprio in quest'ultimo movimento è sorprendente notare l'improvvisa scrittura contrappuntistica della sezione dello Sviluppo (una chiara influenza dello stile salisburghese di Michael Haydn), mentre già nel primo tempo il vasto uso di modulazioni al modo minore (sempre nello Sviluppo) spostava l'ambientazione espressiva verso traguardi ignoti al disimpegnato gusto italiano. Nella sua semplicità, insomma, questo Divertimento si rivela risultato di molteplici suggestioni culturali, e quindi un esempio in nuce di quella personale rielaborazione di differenti modelli che porterà l'enfant prodìge verso la conquista del proprio superiore linguaggio. IGOR STRAVINSKY - Concerto in re maggiore per orchestra d’archi Il Concerto in re per archi nacque nei primi mesi del 1945 su committenza dell'Orchestra da Camera di Basilea e del suo fondatore e direttore Paul Sacher, che lo tenne a battesimo l’8 agosto 1947 nella città svizzera. Fu il primo invito che il Maestro ricevette dall'Europa, dopo il suo trasferimento negli Stati Uniti nel 1938. Il Concerto quindi appartiene alla fase finale del tanto discusso e da alcuni deplorato, "neo-classicismo" stravinskiano, iniziato venti anni addietro; di tale fase è comunque prova significativa per alcuni versi e limitativa per altri. Classico è il taglio tripartitico del componimento (Vivace-Arioso-Rondò); a la manière classica è il gioco strumentale tra gli episodi caratterizzati da intrecci contrappuntistici imitativi e quelli improntati allo "stile concertante", nell'alternanza soli - tutti. Ma nella dinamica, nella metrica costellata di asimmetrie e di reiterazioni e nell'agogica, il classico cede i suoi connotati (generici, d'altronde) al prefisso "neo". L'intervallo di seconda minore, scandito su vari contrattempi e divaricato tra gli estremi livelli sonori dell'organico orchestrale è, fin dall'inizio del primo movimento, l'intervallo-base di tutti e tre i tempi del Concerto. Rispetto alle manifestazioni più prestigiose di questa lunga fase stilistica, che conta pagine come l'Apollon Musagète, l'Oedipus Rex o il vertice della Sinfonia di Salmi, si può dire che in questo Concerto Stravinsky sia più propenso a rivisitare gli stereotipi del proprio "neo-classicismo" che tentare nuove soluzioni (cui, poniamo, provvederanno le fascinose allusività ottocentesche di Jeu de Cartes). Sotto codesto profilo assume un particolare significato la versione per balletto che Jerome Robbins trasse da questo Concerto nel 1951. Con il suo balletto, intitolato The Cage, Robbins impresse violenza e fredda crudeltà all'imperturbabile nitore delle linee geometriche degli stilemi classicheggianti di Stravinsky. ANDREA LIBEROVICI - "Non un silenzio" per viola e orchestra d'archi [Dall’articolo “Una viola per Morelli” -Il Giornale della Musica- n. 312, marzo 2014 – Intervista ad Andrea Liberovici] Partiamo dal lavoro che debutterà alla Fenice. Come hai conosciuto Bashmet? Come spesso accade, in modo casuale. Nel 2012 a Genova, dove vivo, ho incontrato a una cena Ermindo Polidori Luciani, ottimo pianista già collaboratore dei Solisti di Mosca, che mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto scrivere per Bashmet e I Solisti. Pensando si trattasse di uno scherzo, gli ho risposto che ero assolutamente disponibile (Bashmet per me è un mito assoluto, tanto più avendo studiato viola da piccolo) ad andargli a fare da autista, lavapiatti... Ermindo non scherzava e il giorno dopo ci siamo ritrovati nello studio dell’agente italiano de I Solisti di Mosca, che conosceva il mio lavoro e mi ha rinnovato l’invito a scrivere. Ha quindi inviato a Bashmet un mio brano per farmi conoscere e la risposta che è arrivata è stata la migliore cui un autodidatta come me potesse aspirare: ben scritto, ok! Da pochi mesi era mancato Giovanni Morelli che per me è stato un padre ed è stato per me del tutto naturale e per molti aspetti necessario dedicare a lui questo brano. Ho poi incontrato Bashmet all’isola d’Elba l’anno scorso dove ha tenuto uno straordinario concerto con i Solisti. In che modo la figura di Morelli ha ispirato il brano nello specifico? Raccontaci di queste impronte visive. … Mi è venuto in soccorso un ritrovamento fatto da mia madre: decine di disegni, acquerelli, chine, pastelli di Giovanni realizzati verso la fine degli anni Sessanta (era stato fra le altre cose professore all’Accademia di Belle Arti di Bologna dal 1965 al 1978) che risultano essere, visti in prospettiva, quasi delle impronte di una sua scrittura a venire. Ricchissimi di sollecitazioni formali classiche rimesse continuamente in discussione da un segno apparentemente astratto, rivelano di Giovanni un ulteriore aspetto che ben si sintetizza, secondo me, in una definizione di Karl Kraus: «artista è chi sa fare della soluzione un enigma». Ho scelto quattro disegni e ho provato a leggerli come se fossero una notazione musicale sconosciuta e a “tradurli” e quindi “tradirli” in scrittura musicale. Questo espediente mi ha aiutato a confrontarmi con la sua assenza attraverso la vitalissima presenza delle sue impronte su carta. Il disegno che ho scelto per il preludio e il postludio non a caso s’intitola “la vita e la morte sono nello stesso cerchio”. Mi interessa molto sapere la tua opinione sulle attuali tendenze del rapporto tra scena e suono. A me pare che nonostante tutto permanga in molte produzioni una sostanziale incapacità di pensare alla creazione e alla performance in termini di reale integrazione tra la musica e l’azione scenica, cosa ne pensi? L’amore può esser cieco, ma non sordo. Quando penso al “suono” intendo anche quello inudibile dell’universo (il nostro orecchio come sappiamo ascolta solo certe frequenze). Laicamente immagino che quello che chiamiamo “anima” sia in realtà “suono”. Noi stessi, e tutto ciò che vive, manifestazione del suono. L’anima gemella? Un assonanza. Così quando qualcuno mi chiede fai teatro? Rispondo no, faccio il compositore e quando qualcuno mi chiede fai il compositore? Rispondo sì, faccio teatro. Perché alle due cose sono intimamente intrecciate. Se la folgorante sintesi di Michelangelo: tu vedi un blocco: pensa all’immagine, l’immagine è dentro basta soltanto spogliarla l’applichiamo al suono invece che al marmo forse è più chiaro. Ogni suono, con il suo svolgersi nel tempo, contiene in se una successione di visioni/narrazioni e la musica e il teatro, sono il potente scalpello con cui farle emergere spogliandole. La mancanza d’integrazione che segnali è figlia di molti fattori fra cui la molteplicità delle “teste” che concorrono alla messa in scena e non da ultimo la consolidata “dittatura” del testo e del significato a scapito del significante. Per questa ragione ho sempre cercato di lavorare con poeti, Sanguineti in primis. TORU TAKEMITSU - Three Film scores for strings Takemitsu si rivelò al pubblico con l'opera del 1957 Requiem per orchestra d'archi, brano molto apprezzato da Strawinskij, che lo ascoltò durante una sua visita in Giappone: «Mi meraviglio di come un uomo così piccolo e gracile possa scrivere musica così intensa», intuendo subito la forte personalità del compositore ventisettenne. Egli appartiene a quella generazione di compositori nati in Giappone e che vissero l'adolescenza durante il secondo conflitto mondiale, uscendone con un viscerale rifiuto per tutto ciò che era giapponese (…volgendosi con entusiasmo a tutto ciò che proveniva da Occidente). Il nuovo clima socio-culturale imposto dalle forze di occupazione americana offriva svariate occasioni di conoscenza nei vari campi dell'arte e della cultura (in un terzo dei teatri di tutto il paese venivano proiettati esclusivamente film americani, nelle biblioteche delle sedi americane erano reperibili riviste culturali, artistiche e anche musicali, quotidiani, dischi di musica jazz e dalla radio i networks delle forze armate americane trasmettevano vari generi di musica, tra i quali, oltre a Gershwin, si potevano ascoltare le opere di Debussy e Mahler...). Periodo di grande fermento e assai creativo, dunque, quello in cui viene a inserirsi Takemitsu, figura chiave nella vita culturale giapponese e sulla scena internazionale della musica contemporanea, cui ha contribuito con centinaia di composizioni. Dopo aver inizialmente trascurato la tradizione giapponese per aprirsi alle tendenze della musica occidentale, seppe poi riprendere le opportunità offerte dalla propria cultura di origine, ponendosi così di fronte al complesso crocevia tra eredità giapponese e musica occidentale. La strada di una vera sintesi musicale tra Oriente e Occidente non fu la sua vera priorità, come disse una volta: «Questi due mondi, l’Oriente e l’Occidente, talvolta mi circondano con dolcezza, ma più spesso mi lacerano, vorrei procedere contemporaneamente per entrambe le strade». Takemitsu seppe imbastire un dialogo fruttifero tra le due culture, dimostrando grande padronanza nelle sintassi più diverse e dando così vita a opere estremamente diversificate ed eterogenee. Fu molto appassionato anche di cinema per il quale compose oltre ottanta colonne sonore, perseguendo una ricerca omogenea a quella sottesa al resto della sua produzione e collaborando con i registi più rilevanti del dopoguerra. La Suite in programma si apre con Music of Training and Rest, brano scritto per il film documentario del 1959 José Torres del regista Hiroshi Teshigahara, dedicato alla vita del celeberrimo pugile portoricano. Come dice il titolo, Allenamento e riposo, il brano sa ben vestire le due azioni, opposte e complementari, muovendosi all'intero di uno stile jazz alla Bernard Hermann. Dopo un inizio ritmicamente più nervoso, la musica scivola verso una sezione morbida che ben descrive il riposo del pugile dopo l'allenamento. La seconda colonna sonora dal titolo Funeral Music - tratta dal film Black Rain in cui viene raccontata la lenta agonia dei sopravvissuti a Hiroshima - porge all'ascolto un clima di suggestiva tinta mahleriana, drammatico e doloroso. Davvero efficace l'effetto, senza inutili e inopportune ridondanze, in perfetta coerenza con la pellicola del regista Shohei Imamura. Sorprdententemente “felliniano” è il Valzer che conclude la terna: tratto dal film The Face of Another, ancora di Teshigahara, è una felicissima folata di leggerezza e sottile malinconia in cui ci si immerge immediatamente con naturale abbandono e una punta di nostalgia. Riprova della profonda abilità di Takemitusu nel padroneggiare gli stili musicali più diversi a seconda delle necessità narrative. Monica Bertagnini INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI A € 5,00 CON VALIDITÀ DI 3 ORE (20.00 - 24.00). PROSSIMI CONCERTI Lunedì 17 marzo 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) (Valido per A+F; F; F2; COMBINATA 2) ORCHESTRA CAMERATA DUCALE – Violinista GUIDO RIMONDA «Le violon noir» C. W. GLUCK Orphée et Eurydice: Dance of the blessed spirits - G. TARTINI Sonata del diavolo (Trillo del diavolo)- G. B. VIOTTI Tema e variazioni; Le Streghe op. 8 - M. RAVEL Pavane pour une infante défunte- J. WILLIAMS Schindler’s List: Theme - H. WIENIAWSKI Legenda op. 17; La morte di Faust Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00 Lunedì 24 marzo 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) (Valido per A+F; F; F1; COMBINATA 1; ORFEO 1) Violinisti SALVATORE ACCARDO, LAURA GORNA - Violista FRANCESCO FIORE Violoncellista CECILIA RADIC P.I. CIAIKOVSKI Quartetto per archi in re maggiore op. 11; Quartetto per archi in fa maggiore op. 22 Biglietti: Intero € 20,00 – Ridotto € 15,00 Lunedì 31 marzo 2014 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – MI) (Valido per A+F; F; F1; COMBINATA 1; ORFEO 2) Pianista LOUIS LORTIE G. FAURÉ Preludi op. 103 - C. DEBUSSY Quattro Preludi: Voiles, Des pas sur la neige, La cathedrale engloutie, Minstrels - WAGNER/RUBINSTEIN Idillio di Sigfrido - WAGNER/LISZT Ouverture dal Tannhauser Biglietti: Intero € 15,00 – Ridotto € 10,00 Gli «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» propongono… * Giovedì 3 aprile ore 19.00 – Società del Giardino: «1914, letteratura e musica nell’anno fatale. Brani di Debussy, Scriabin, Janacek e Ives». Conferenza - concerto del pianista Jeffrey Swann. * gradita conferma: mail [email protected] - tel. 02 2940803 * Lunedì 14 aprile ore 18.00 – Biblioteca Sormani, Sala del Grechetto: «L.v. Beethoven: Viaggio fantastico nella letteratura pianistica tra la poesia di Omero e Shakespeare e la filosofia di Platone e Kant». Il pianista Emilio Aversano in dialogo con GianMario Benzing racconterà, attraverso l’esecuzione in concerto delle Sonate per pianoforte op.10 n.1; op.31 n.2 "La Tempesta"; op. 57 "Appassionata" di. Beethoven, il travagliato percorso dell'anima beethoveniana, tra l'idealità rappresentata dalla cultura classica e la realtà del suo tempo, fonte di contrasti e profonde sofferenze. * gradita conferma: mail [email protected] - tel. 02 2940803 ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» ICALI» Presidente Onorario Alvise Braga Illa Fondazione Rocca Ulla Gass Thierry le Tourneur d’Ison Società del Giardino Camilla Guarneri Miriam Lanzani Lucia Lodigiani Mario Lodigiani Paolo Lodigiani Maria Candida Morosini Rainera e Mario Morpurgo GianBattista Origoni Della Croce Pagel Italiana srl Ede Palmieri Adriana Ragazzi Ferrari Giovanna e Antonio Riva Elisabetta Riva Giovanni Rossi Alessandro Silva Maria Luisa Sotgiu Marco Valtolina Beatrice Wehrlin Giovanni Astrua Testori Maria Enrica Bonatti Luigi Bordoni - Centromarca Luigi Crosti Roberto Fedi Anna Ferrelli Ugo Friedmann Jacopo Gardella Giorgio Babanicas Denise Banaudi Umberto e Giovanna Bertelè Elisabetta Biancardi Mimma Bianchi Claudio Bombonato Valeria Bonfante Isabella Bossi Fedrigotti Hans Fazzari *** Soci Fondatori Carla Biancardi Franco Cesa Bianchi Giuseppe Ferreri Emilia Lodigiani Enrico Lodigiani Luisa Longhi Stefania Montani Gianfelice Rocca Luca Valtolina Amici Benemeriti Amici Fedele Confalonieri Mediaset Giuseppe Barbiano di Belgiojoso Ugo Carnevali Roberto De Silva Roberto Formigoni Gaetano Galeone Società del Giardino Gianni Letta Mario Lodigiani Roberto Mazzotta Francesco Micheli Arnoldo Mosca Mondadori Silvio Garattini Robert Parienti Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Quirino Principe Gianfelice Rocca Fondazione Rocca Soci Maria Brambilla Marmont Giancarlo Cason Egle Da Prat Piero De Martini Fabio De Michele Maya Eisner Donatella Fava Carlo e Anna Ferrari Maria Teresa Fontana Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Felicia Giagnotti Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Fernanda Giulini Yasunory Gunji Ferruccio Hurle Industria dei Beni di Consumo Vincenzo Jorio Giuliana e Vittorio Leoni Maurizia Leto di Priolo Giuseppe Lipari Maria Giovanna Lodigiani Gabriella Magistretti Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Luisa Migliavacca Guya Mina Filippo Monti Lucia ed Enrico Morbelli Luisa Consuelo Motolese Anna Chiara Nalli Lilli Nardella Maria Vittoria Negri Mirella Pallotti Stefano Pessina Francesca Peterlongo Giovanni Peterlongo Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Raffaella Quadri Giorgio Rocco Gabriella Sala Noris Sanchini Giustiniana Schweinberger Paola e Angelo Sganzerla Marilena Signorini Maria Luisa Sotgiu Andrea Susmel Giuseppe Tedone Adelia Torti Maria Luisa Vaccari Vivere l’Arte Graziella Villa Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Carlo Sangalli Rosanna Sangalli Fondazione Cariplo Elisso Virsaladze Luigi Venegoni Juana Zayas Giuseppe Ferreri Flavia De Zigno Banca Popolare di Milano Bianca Hoepli Camera di Commercio di Milano ***** Publitalia Carlo Maria Badini ***** Alberto Falck Diana Bracco Oscar Luigi Scalfaro Giovanni Spadolini Martha Argerich Leonardo Mondadori Marina Berlusconi Giuseppe Lodigiani Cecilia Falck Giancarlo Dal Verme Vera e Fernanda Giulini Tino Buazzelli Emilia Lodigiani Peter Ustinov Maria Grazia Mazzocchi Franco Ferrara Conservatorio G. Verdi - Milano Franco Mannino Francesca Colombo Carlo Zecchi Stefania Montani Shura Cherkassky Cristina Muti Simonetta Puccini