Master in Regional Public Management FORMEZ, Bari 20 settembre 2006 CONCERTAZIONE E COMPOSIZIONE DEGLI INTERESSI GESTIONE DEI CONFLITTI ing. Adele Celino Contenuti La concertazione Orientamenti della Regione Puglia Concertazione e azione amministrativa, alcune questioni problematiche Pluralismo e composizione degli interessi Conflitti Gestire i conflitti nella concertazione Alcuni “strumenti” … per la concertazione La concertazione … … una forma di dialogo e di confronto tra: • soggetti istituzionali • autonomie territoriali (Regione, Province e Comuni) • autonomie funzionali (Camere di Commercio, Università, Enti porto, autonomie scolastiche, Asl, Enti fiera, Enti aeroporto, Enti interporto, Fondazioni bancarie, Autorità di Bacino, Enti Parco) • soggetti privati (sindacati, associazioni di categoria, organizzazioni economiche e imprenditoriali, imprese, cooperative, partiti, ecc.) • con la partecipazione di eventuali figure di facilitazione e di mediazione teso alla risoluzione di problematiche generali o settoriali in ambito territoriale locale, in modo da realizzare strategie il più possibile condivise e partecipate La concertazione … … una politica di definizione di obiettivi tra soggetti, che rappresentano interessi differenti, disponibili a convergere verso valori e interessi che vanno a beneficio dell’intera comunità … utilizzata soprattutto a livello centrale, con il decentramento istituzionale va diffondendosi sempre più a livello periferico per governare la crescita sociale ed economica dei territori Il vasto trasferimento di compiti e funzioni (mercato del lavoro, settori produttivi, politiche sociali e sanitarie, territorio e all’ambiente): assegna agli enti locali leve amministrative e risorse cruciali per la concertazione territoriale “impone” alle singole realtà locali di sostenere e gestire processi di efficienza e di efficacia della questione sociale a partire dall’integrazione e cooperazione degli attori esige dai soggetti istituzionali e non istituzionali sia il riconoscersi in azioni comuni condivise e sia la condivisione di conoscenze e capacità La concertazione locale è ritenuta di fondamentale importanza per risolvere i problemi che interessano le aree territoriali e per affrontare le molte difficoltà esistenti: conflittualità di tipo politico mancanza di collaborazione tra le istituzioni pubbliche assenza di un tessuto a tradizione associativa assenza di una intesa su strategie comuni, successive azioni di intervento, forme di regolazione di eventuali conflitti La concertazione … nella programmazione negoziata La legge 662/96 definisce nelle seguenti tipologie gli strumenti di programmazione negoziata: Intesa Istituzionale di Programma consiste nell’accordo tra amministrazione centrale e amministrazione regionale o delle province autonome Accordo di Programma Quadro si tratta di un accordo promosso dai sottoscrittori dell’intesa e stipulato con enti locali ed altri soggetti pubblici e privati, al fine di definire il programma esecutivo degli interventi oggetto dell’intesa Patto Territoriale è l'accordo, promosso da enti locali, parti sociali, o da altri soggetti pubblici o privati relativo all'attuazione di un programma di interventi caratterizzati da specifici obiettivi di promozione dello sviluppo locale. Questo accordo è il risultato della concertazione e tocca in maniera trasversale diversi segmenti socioeconomici, con un'attenzione costante ai bisogni ed alle esigenze delle parti interessate Contratto di Programma è un contratto stipulato tra amministrazione statale, grandi imprese, consorzi di piccole e medie imprese, e rappresentanze di distretti industriali, per la realizzazione di iniziative atte a generare significative ricadute occupazionali, anche riferibili ad attività di ricerca e di servizio a gestione consortile Contratto d'area è uno strumento operativo concordato tra amministrazioni, anche locali, rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro, ed eventuali altri soggetti interessati, per realizzare azioni finalizzate ad accelerare lo sviluppo e creare nuova occupazione in territori circoscritti. Le sue finalità prioritarie consistono quindi nella realizzazione di un ambiente economico favorevole ad attirare iniziative imprenditoriali, e nella creazione di nuova occupazione mediante lo stimolo agli investimenti La concertazione … nei programmi complessi Sono programmi e processi decisionali che: coinvolgono numerosi soggetti promuovono nuovi rapporti negoziali tra soggetti pubblici e privati (spesso utilizzando in modo "sussidiario" le risorse finanziarie e patrimoniali di investitori, proprietari e imprese private, in un quadro di generale necessità di contenimento della spesa pubblica) Complessi … a causa della varietà e pluralità di tipologie di intervento e della numerosità di soggetti coinvolti nell’attuazione dei programmi (attori pubblici e privati: enti locali e regionali, agenzie di sviluppo, imprenditoria, sistema creditizio, proprietari immobiliari, parti sociali) Programmi integrati di intervento (PRIN) possono essere promossi dai Comuni per riqualificare il tessuto urbanistico, edilizio ed ambientale con interventi in grado di incidere sulla riorganizzazione urbana e caratterizzati dall'articolazione ed integrazione di funzioni e tipologie di intervento. Come tutti i programmi complessi, esso persegue la creazione di sinergie tra soggetti pubblici e soggetti privati, sia nella progettazione che nell’uso delle risorse disponibili. Programmi di recupero urbano (PRU) nascono per riqualificare gli insediamenti di edilizia residenziale pubblica prevalentemente periferici realizzati nel dopoguerra. Il Programma di Recupero Urbano può essere proposto al Comune da soggetti pubblici e privati, anche associati tra di loro, sulla base di una proposta unitaria con il concorso di risorse pubbliche e private. Programmi di riqualificazione urbana (PRU) Gli ambiti urbani interessati dai PRU sono stati individuati in relazione al degrado edilizio, urbanistico, ambientale, economico e sociale, al raggio di influenza delle opere di urbanizzazione previste, al ruolo strategico del programma rispetto al contesto urbano e metropolitano. I programmi prevedono un insieme sistematico e coordinato di interventi e finanziamenti pubblici e privati in regime di convenzione. Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST) sono i nuovi programmi promossi dal Ministero dei lavori pubblici con l'obiettivo di realizzare, all'interno di quadri programmatici organici, interventi orientati: • all’ampliamento e alla riqualificazione delle infrastrutture • all'ampliamento e alla riqualificazione del tessuto economico-produttivooccupazionale • al recupero e alla riqualificazione dell'ambiente, dei tessuti urbani e sociali degli ambiti territoriali interessati L'obiettivo e' la stipula di protocolli di intesa, cui seguiranno accordi di programma quadro che regolamenteranno l'attuazione degli interventi Contratti di quartiere si tratta di interventi sperimentali nel settore dell’edilizia residenziale sovvenzionata e annesse opere di urbanizzazione, da includere nell’ambito dei programmi di recupero urbano (prevedono soprattutto il restauro, il risanamento e la ristrutturazione delle case popolari, e solo in minima parte opere di urbanizzazione) … … strumenti che stanno rapidamente cambiando ruolo, strategie e modalità d'azione delle amministrazioni pubbliche Orientamenti della Regione Puglia Norme generali di governo e uso del territorio (L.R. 20/2001) Art. 1 (Finalità) 1. La Regione Puglia, in attuazione dei principi generali dell'ordinamento italiano e comunitario, nel rispetto delle leggi dello Stato, regola e controlla gli assetti, le trasformazioni e gli usi del territorio. 2. La Regione Puglia persegue gli obiettivi della tutela dei valori ambientali, storici e culturali espressi dal territorio, nonché della sua riqualificazione, finalizzati allo sviluppo sostenibile della comunità regionale. Art. 2 (Principi) 1. La presente legge assicura il rispetto dei principi di: a. sussidiarietà, mediante la concertazione tra i diversi soggetti coinvolti, in modo da attuare il metodo della co-pianificazione; b. efficienza e celerità dell'azione amministrativa attraverso la semplificazione dei procedimenti; c. trasparenza delle scelte, con la più ampia partecipazione; d. perequazione. Art. 5 (Procedimento di formazione e variazione del DRAG) 1. Per garantire il più ampio coinvolgimento della intera comunità regionale nella definizione dei programmi, obiettivi e suscettività socio-economiche del territorio, il Presidente della Giunta regionale convoca la Conferenza programmatica regionale, alla quale partecipano i rappresentanti dell'ANCI, dell'UPI e dell'UNCEM, le associazioni, le forze sociali, economiche e professionali. I Comuni e le Province possono far pervenire alla Regione le loro proposte integrative sullo schema di Documento … … Art. 7 (Procedimento di formazione e variazione del PTCP) Il Presidente della Provincia, al fine della elaborazione dello schema di PTCP, indice una Conferenza di servizi, alla quale partecipano i rappresentanti delle Amministrazioni statali, delle Amministrazioni comunali, delle Comunità montane, delle Autorità di bacino, dei Consorzi di bonifica, per acquisirne previamente le manifestazioni di interesse. I soggetti pubblici di cui all'articolo 3, comma 3, nell'ambito delle rispettive competenze, possono far pervenire indicazioni sullo schema di Documento …. Le organizzazioni ambientaliste, socio-culturali, sindacali ed economicoprofessionali attive nel territorio regionale possono proporre osservazioni … "Programmazione Partecipata 2007-2013“ (presentata 8 feb. Dalla Regione Puglia) La Regione Puglia riconosce il valore della partecipazione all'interno dei complessi processi di definizione delle linee strategiche del territorio un primo esempio di concreta attuazione … la definizione del documento strategico preliminare 2007-2013 (documento di programmazione per delineare le proprie priorità strategiche di utilizzo dei fondi strutturali europei per i prossimi sei anni) sono già partiti i tavoli di concertazione con le parti sociali … parallelamente l‘Assessorato alla “Trasparenza e Cittadinanza Attiva” ha deciso di estendere a tutti i cittadini pugliesi la possibilità di contribuire sia al lavoro di analisi dei problemi e dei bisogni del territorio sia nella definizione degli obiettivi da raggiungere collegandosi al sito http://pugliattiva.regione.puglia.it e rispondendo alle domande del forum diviso in undici aree tematiche, singoli cittadini, organizzazioni, enti e soggetti sociali ed economici, possono fornire il proprio contributo i contributi forniti dalla cittadinanza saranno elaborati e integrati i problemi e i bisogni rilevati saranno presentati e discussi pubblicamente l'intero lavoro di consultazione, apprendimento di esperienze e ascolto confluirà nel documento strategico che sarà presentato alla cittadinanza in un incontro pubblico a livello regionale La partecipazione e il ruolo della conoscenza collettiva negli ultimi decenni è divenuto centrale il tema della partecipazione dei soggetti sociali (la “gente comune”, i “cittadini”, i “destinatari”) alla pianificazione e programmazione locale e ricorrenti sono le esperienze in cui si propone il coinvolgimento dei cittadini nei processi progettuali e decisionali delle trasformazioni territoriali è ritenuto che … Il patrimonio di conoscenze posseduto dalle comunità locali, frutto di esperienze, azioni, valori e nozioni trasmesse, costituisce un bagaglio indispensabile per chi si appresta a studiare le diverse possibilità di trasformazione del territorio (sia fisico che culturale e sociale) e a definire la sua identità futura La partecipazione … … rappresenta il mezzo per integrare saperi diversificati utili alla visione e alla lettura del territorio … si concretizza attraverso forme di comunicazione nelle quali la conoscenza, piuttosto che con la trasmissione e/o la manipolazione dell’informazione Le esperienze di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini: mirano alla costruzione di piani e programmi fondati sulla conoscenza e sulla comprensione dei bisogni locali e dei bisogni e desideri della popolazione (conoscenza che fornisce le basi per la definizione degli obiettivi generali) si caratterizzano come fasi di apprendimento reciproco fra i molteplici attori coinvolti, di comprensione delle diversità, di crescita in definitiva delle stesse popolazioni generano trame di relazioni, in grado di connettere numerosi soggetti, collocati a diversi livelli decisionali ed aventi ruoli e competenze specifiche: gente comune e imprenditori, associazioni, operatori economici, esperti, enti ed istituzioni di varia natura (ciò contribuisce ad attivare fertili meccanismi di organizzazione delle decisioni, allargando il confronto, facendo convergere idee, costruendo sinergie, accelerando nel contempo le fasi di verifica istituzionale) Quartiere San Pietro Quartiere – Putignano -candidatura al Contratto di Quartiere II del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Per la proposta sono stati promosse alcune iniziative per determinare una “convergenza”, su una effettiva prospettiva di recupero del quartiere Principali attori coinvolti: famiglie localmente residenti, associazioni del terzo settore di Putignano, IACP Bari, Comune di Bari, e alcuni operatori privati già presenti con le loro attività in Putignano-San Pietro Piturno o se non già presenti comunque intenzionati a avviare nuove attività in loco la Conferenza di Servizi tenutasi nello IACP con la partecipazione del Comune di Putignano, del Comune di Bari, di Ingegneri Senza Frontiere Bari, del Politecnico di Bari, e dello IACP Bari alcuni incontri di comunità tenutisi nella parrocchia di San Pietro Piturno per iniziativa congiunta del Comune di Putignano, del Politecnico di bari e di ISF Bari - volte a un community building locale e alla esplorazione dei bisogni e desideri dei residenti - e che hanno visto ampia partecipazione di famiglie residenti e di associazioni del terzo settore di Putignano alcuni incontri/attività con i bambini del quartiere, e non, per la realizzazione di mappe affettive, di una passeggiata per il quartiere e di “visioni” per il futuro. Il progetto ha inteso sviluppare, in termine di partecipazione, una maggiore integrazione tra i bambini di San Pietro Piturno e quelli residenti nel resto del comune Richiesta di cessione degli edifici IACP per recupero e riutilizzo 12 Accordi tra amministrazioni e convenzioni pubblico-privato Dalla Conferenza di Servizi di cui al paragrafo 2), sono scaturiti l’avvio di una intesa tra Comune di Putignano e IACP Bari per il completamento del complesso edilizio dello IACP Bari mai ultimato e abbandonato da alcuni anni e pertanto in grave degrado – fatto di due edifici per complessivi circa 48 appartamenti – e una consapevolezza dei problemi e delle prospettive inerenti all’alienazione in corso con privilegio degli assegnatari dei circa 224 alloggi del Comune di Bari. La richiesta formalizzata dal Comune di Putignano all’Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Bari, prevede la cessione degli edifici ancora privi di finiture per consentirne un pieno recupero e riutilizzo per altri usi o mantenendone l’uso residenziale. E’ importante sottolineare la richiesta di cessione del Comune di Putignano effettuata in occasione della redazione del progetto di Contratto di Quartiere perché ha evidenziato in modo inequivocabile la volontà dell’Amministrazione Comunale di modificare radicalmente lo status sociale del quartiere, evitando ulteriori concentrazioni di gruppi sociali deboli. Inoltre, il recupero dei due scheletri degli edifici, attualmente ancora “al rustico”, privi di finiture, consentirà di eliminare un altro simbolo dell’abbandono in cui il quartiere si trova. Soggetto attuatore: IACP – Comune di Putignano Vendita di alloggi ERP di proprietà del comune di Bari 13 Accordi tra amministrazioni e convenzioni pubblico-privato La richiesta formalizzata dal Comune di Putignano all’Istituto Autonomo Case Popolari della Provincia di Bari, prevede la cessione degli edifici ancora privi di finiture per consentirne un pieno recupero e riutilizzo per altri usi o mantenendone l’uso residenziale. E’ importante sottolineare la richiesta di cessione del Comune di Putignano effettuata in occasione della redazione del progetto di Contratto di Quartiere perché ha evidenziato in modo inequivocabile la volontà dell’Amministrazione Comunale di modificare radicalmente lo status sociale del quartiere, evitando ulteriori concentrazioni di gruppi sociali deboli. Inoltre, il recupero dei due scheletri degli edifici, attualmente ancora “al rustico”, privi di finiture, consentirà di eliminare un altro simbolo dell’abbandono in cui il quartiere si trova. Soggetto attuatore: IACP – Comune di Putignano - Comune di Bari Autorizzazione all’apertura e al funzionamento del centro diurno socio-educativo comunale in favore di minori Considerato che il Comune di Putignano, nell’ottica di individuare e realizzare una rete sinergica di servizi collegati con le politiche della scuola, della sanità e del territorio, di contrasto a situazioni di disagio, di violenza Interventi socio - e di marginalità che coinvolgono i minori, aveva stipulato un protocollo assistenziali d’intesa con la A.U.S.L. BA/5 ai fini dell’attuazione della legge 184/83 – delibera di C.C. n° 405/97 e delibera di G:M. n°362/97, e un Accordo di Programma con il Provveditorato agli Studi di Bari, la A.U.S.L. BA/5, il Tribunale dei Minori e la Regione Puglia, delibera C.C. n°29/99 per la dispersione scolastica, attraverso il recupero edilizio della ex scuola materna sita in viale della Libertà nel quartiere di San Pietro Piturno, e la successiva autorizzazione all’apertura in questa struttura riqualificata di un Centro Diurno Comunale Socio Educativo, denominato “Franco Paolillo”, il comune di Putignano ha inteso iniziare l’attuazione di un programma di attività e servizi socio-educativi, culturali e sportivi, con finalità di recupero dei minori che presentano rischi di emarginazione e devianza. 14 Soggetto attuatore: Comune di Putignano Costo: 72.090,28 € Finanziamento: Regione Puglia – Comune di Putignano Mancanze, bisogni e problemi integrazione sociale e recupero del quartiere esclusione sociale e disagio abitativo migliore collegamento con la città accesso ai servizi primari quartiere vivo i ragazzi non possono raggiungere il centro quartiere contenitore quartiere dormitorio difficoltà nell’accesso ai servizi primari TRASPORTI collegamento con la stazione fermata autobus interna al quartiere trasporti difficili strade non asfaltate o degradate svincolo di ingresso al quartiere stretto e pericoloso RETI illuminazione pubblica scarsa manca l’adsl fogna non funzionante SERVIZI manca farmacia manca alimentari o supermercato manca un punto di primo soccorso manca l’asilo e le scuole manca una chiesa adeguata con l’oratorio manca un tabaccaio manca un ufficio postale uffici distaccati del comune manca la stazione dei vigili o dei carabinieri manca il riscaldamento in chiesa manca il mercato mancano spazi di incontro per ragazzi e adulti mancanza di centri di aggregazione sociale SPAZI VERDI terreni abbandonati degrado ambientale mancano panchine pubbliche per i residenti muretti a secco rovinati pista di aeromodellismo degradata TRASPORTI riparazione delle strade collegamento a Putignano tramite una via di collegamento magari con pista ciclabile passaggio pedonale e accesso alla stazione allargamento incrocio quartiere con possibilità di entrata bus pista ciclabile RETI dotazione di pubblica illuminazione ASPETTI SOCIALI di DISAGIO scarsa attenzione da parte dei smantellamento del quadrato della vecchia residenti (più ordine da parte di noi) fogna in v.le Europa manca il lavoro per i giovani SERVIZI dotazione dei servizi mancanti (farmacia, alimentari, scuola, primo soccorso, oratorio, tabaccaio, uff.postale, stazione vigili, uff. comune) possibilità di avere una giornata settimanale per il mercato centro sportivo palestra per bambini centro di aggregazione sociale con sedi per associazioni ristrutturazione aree ludiche (i campetti) anfiteatro per rappresentazioni teatrali e riunioni parco giochi pub con piscina SPAZI VERDI dotazione panchine recupero e tutela area boschiva recupero pista aeromodellismo ristrutturazione e progettazione di aree verdi ASPETTI SOCIALI di DISAGIO educazione ambientale possibilità di lavoro attenzione da parte dei servizi sociali “Programmi integrati di riqualificazione delle periferie” (PIRP) Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 81 del 29-6-2006 Finalità e soggetti attuatori … Documentazione richiesta (estratto) … Valutazione delle proposte … Concertazione e azione amministrativa Nell’ultimo periodo le Regioni stanno scommettendo sempre di più su sulla concertazione, sia nella forma dell’utilizzazione diretta che del sostegno Il riconoscimento del ruolo della concertazione porterà ad una sempre più ampia valorizzazione del ruolo degli Enti locali come protagonisti dello sviluppo tuttavia … la concertazione … pone problemi nuovi alla organizzazione territoriale, in quanto implica la sua capacità di conoscere e valutare le condizioni di rischio e lo stato del territorio, di orientare scelte e di sostenere comportamenti individuali e collettivi, in aggiunta alla più tradizionale funzione di offrire servizi e di erogare prestazioni impone agli Enti locali l’acquisizione di una specifica capacità di costruzione del consenso, una metodologia imperniata sull’apertura alle esigenze degli altri soggetti pubblici e privati Il nuovo protagonismo richiesto agli enti locali sembra essere al tempo stesso il punto di forza e il loro punto debole il livello comunale, ad esempio, e' certo il più vicino agli interessi (e alle passioni) locali; una gestione trasparente e consapevole della concertazione, l'esercizio della decisione, della democrazia e della responsabilità non possono che trovare luogo nelle municipalità tutto ciò richiede condizioni tecniche ed organizzative di alto profilo che spesso le strutture comunali, specie nel caso di comuni piccoli e medi, non sono in grado di garantire, anche solo in termini di organico i nuovi strumenti dell'azione amministrativa richiedono un marcato esercizio della discrezionalità amministrativa ed un generale orientamento al risultato, alla cooperazione (ma anche alla gestione dei conflitti), sia nel rapporto pubblico-privato che nel rapporto pubblico-pubblico Altri aspetti problematici … rapporto tra pubblico e privato (Stato e mercato) garanzie di partecipazione nuove regole di governo esigenze particolari dei diversi sistemi culturali, sociali ed economici Dal punto di vista dei cittadini … spesso: vi è scetticismo sulla reale possibilità di essere coinvolti efficacemente nel processo (false promesse, public angry, …) il confronto è su scelte precostituite (non sono disponibili molti spazi per l’efficace utilizzazione del suo punto di vista) il confronto è singolare, individuale, strettamente personale, senza interazione con la moltitudine di posizioni e opinioni, che invece caratterizza una collettività … la difficoltà è nell’individuare un ruolo nel quale riconoscersi e attraverso il quale agire nella collettività vi è un disagio derivante dal mancato riconoscimento delle proprie competenze (il cittadino non è educato abbastanza alla partecipazione … tradizionalmente, non gli sono riconosciute capacità cognitive e creative tali da contribuire al processo di piano) non si riconosce la necessità dell’interazione con gli altri partecipanti si rinuncia alla possibilità di partecipare … non conoscendo modalità differenti dalle tradizionali arene di confronto pubblico, si teme di non essere ascoltati o di non riuscire a far sentire la propria voce Dal punto di vista dei professionisti… il confronto mette a dura prova il loro stesso lavoro … la partecipazione/interazione aggiunge infatti molta informazione, assai più complessa e più difficilmente interpretabile e/o elaborabile, rendendo il lavoro stesso più arduo non esiste infatti un modo chiaro e definito per sintetizzare il volume di informazioni prodotte dai momenti di partecipazione/interazione e tradurlo in strumento efficace per la costruzione delle decisioni devono essere disposti a mettere continuamente in discussione le loro scelte “tecniche” o a giustificarle, in maniera semplice e comprensibile a un’audience decisamente più ampia del solito ma soprattutto meno disposta a lasciarsi convincere dalla necessità tecnica delle scelte Quali sono gli interessi dei vari gruppi di persone coinvolte o da coinvolgere nel processo di concertazione? … Quali responsabilità organizzative e istituzionali hanno questi gruppi? … Chi beneficerà del programma o della pianificazione? … Quali conflitti potranno nascere durante e dopo la concertazione? … Chi altro potrebbe essere coinvolto potenzialmente dalla decisione in esame? … Come organizzare i tavoli di concertazione? … Come superare il pluralismo e i conflitti? … Quali strumenti utilizzare per attivare e mantenere la concertazione? Per attivare percorsi di concertazione occorre: • individuare e coinvolgere i soggetti interessati e da interessare (le istituzioni comune, provincia, regione, governo-, soggetti privati -sindacati, associazioni di categoria, organizzazioni economiche e imprenditoriali, imprese, cooperative, partiti, ecc.- …) • coinvolgere i saperi locali • comporre gli interessi (e' necessario uno sforzo, da parte dei soggetti proponenti, per ottenere la massima convergenza di tutte le componenti della “società di mezzo“ sul progetto di concertazione, per agevolarne le possibilità di riuscita) • finalizzare la concertazione • predisporre il progetto d’intervento di concertazione territoriale • costituire un “forum degli interessi” (e' la fase in cui si dà visibilità e risonanza pubblica al progetto e si formalizza il rapporto tra le parti su progetti specifici) • Firmare il “protocollo d'intesa” Pluralismo e composizione degli interessi Durante la concertazione … i molti punti di vista, le molte e diverse percezioni, le molteplici opinioni implicano una molteplicità di obiettivi e rendono difficile la identificazione di quelli compatibili e condivisibili Il processo di concertazione tra le parti di norma termina quando scade il tempo, finisce il denaro o l’energia o qualche altra risorsa a disposizione e non certo perché si è raggiunta una soluzione perfetta Nel tentativo di affrontare la multidimensionalità sono utilizzati: i metodi aggreganti i metodi disaggreganti Tra i metodi aggreganti (propongono analisi che “aggregano” le percezioni, le opinioni, i giudizi, le conoscenze, e in generale i contributi delle varie parti coinvolte): L’analisi costi/benefici si basa sulla possibilità di aggregare le preferenze presupponendo: i) che tutte le parti siano d’accordo o, per lo meno, che siano in grado di raggiungere dei compromessi, ii) che le preferenze siano effettivamente coerenti, stabili, esogene e rispettino contemporaneamente le leggi economiche e i principi etici fondamentali L’analisi multicriteri (MCDM), pur permettendo un dialogo chiarificante e trasparente tra le parti, crea un “supra decisore” la cui utilità aggregata è costruita a partire dalle utilità individuali delle parti (Il MCDM comporta l’uso della teoria dell’utilità multiattributo MUT che fa riferimento alla costruzione di questa funzione di utilità aggregata, all’uso della votazione o all’uso della curva di contratto) Ma le differenze di valori, opinioni e principi hanno un ruolo chiave nella concertazione e i tentativi di superare il problema della pluralità mediante valori o funzioni aggregate sono in grado di offrire giustificazioni convincenti solo in presenza di un consenso sociale vasto e solido che non si verifica quasi mai I metodi aggreganti …minacciano la conservazione del pluralismo Tra i metodi detti disaggreganti (propongono analisi che mantengono separate le percezioni, le opinioni, i giudizi, le conoscenze, e in generale i contributi delle varie parti coinvolte), vi sono: •le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e la Community Impact Analysis (CIA) di Liechfield nel corso delle cui analisi sono tenuti separati i diversi tipi di impatto riferiti alle differenti parti interessate e valutati nei differenti periodi di tempo In particolare nell’analisi di Lichfield gli aspetti multidimensionali, tenuti rigorosamente separati, sono espressi in termini qualitativi; più che riferirsi a un particolare “interesse pubblico, si presuppone che ciascuna parte in gioco può avere la propria particolare idea di pubblico interesse o il proprio orientamento ideologico” (Söderbaum, 1998). •la Positional Analisys, proposta da Söderbaum, nella quale vengono analizzate, separatamente, tutte le posizioni delle parti interessate e viene fatto esplicito riferimento all’aspetto temporale •L’analisi multicriteri basata sugli indici di concordanza e discordanza proposti da Roy (1985), che dimostra come le analisi che utilizzano tali indici permettano di conservare insiemi di fatti e di valori, cioè la pluralità degli elementi che formano la decisione senza costringerli in uno spazio monodimensionale … da un lato forniscono contributi interessanti dall’altro pongono il problema di dover affrontare, in qualche modo, la complessità dei risultati Il rispetto del pluralismo e i pericoli del relativismo La molteplicità dei valori, assicurata dalla presenza delle parti coinvolte, è una risorsa per la pianificazione e programmazione D’altro canto, la ricerca di un maggiore pluralismo nella pianificazione può spesso condurre ad un eccessivo relativismo e contribuire a supporre tutti i valori dipendenti e definiti esclusivamente dal contesto o costruiti dalla società Schön e Rein accettando l’esistenza di un numero infinito di interpretazioni della realtà possibili e di relativi corsi di azione e riconoscendo l’incapacità di superare il problema del relativismo di molti sociologi della conoscenza, hanno evidenziato tre strategie possibili: riconoscere quelle che sono le interpretazioni condivise utilizzare criteri consensuali favorire una ristrutturazione cognitiva delle parti Criteri consensuali Ma per i promotori del pluralismo la nozione di consenso è una nozione che mal si adatta a un modello di comunità pluralistico Vi sono almeno tre motivi per supportare questa affermazione: 1. Se si assume l’esistenza di valori plurali allora si deve ammettere che il consenso non è facilmente raggiungibile 2. Il consenso non rappresenta l’obiettivo di una pianificazione o programmazione che dovrebbe tendere a riflette più punti di vista 3. Il consenso potrebbe non essere il requisito essenziale per una migliore e più sostenibile programmazione/pianificazione 1. Se si assume l’esistenza di valori plurali allora si deve ammettere che il consenso non è facilmente raggiungibile Mentre la costruzione di consenso può essere efficace in situazioni che coinvolgono poche parti, essa non risulta altrettanto efficace quando la questione coinvolge differenze di valore radicate (conflitti intrattabili), molti soggetti o irriducibili confronti win-lose La presenza di valori plurali e la limitatezza delle risorse a nostra disposizione ci deve far ammettere che il consenso non è facilmente raggiungibile 2. Il consenso non rappresenta l’obiettivo di una pianificazione o programmazione che dovrebbe tendere a riflette più punti di vista Se “la gente vede le stesse cose diversamente” vuol dire che “abbiamo bisogno di sviluppare vie di pianificazione che rispettino le differenze, e riflettano la diversità” Non bisogna escludere la possibilità che molte politiche alternative possano emergere proprio dai conflitti. Le differenze di opinioni che derivano dalle diverse variabili come la razza, la cultura, il genere, lo status sociale ed economico possono essere considerate come elementi positivi, in grado di accrescere la produttività e la creatività stimolando un apprendimento più dinamico Non è consigliabile, quindi, ignorare il conflitto ma è più conveniente utilizzarlo come opportunità per proporre nuovi terreni di confronto tra interessi e valori, promuovendone l’esplicazione 3. Il consenso potrebbe non essere il requisito essenziale per una migliore e più sostenibile programmazione/pianificazione Una grande quantità di tempo potrebbe essere spesa per la costruzione di un consenso troppo labile e a spese dei possibili risultati ottenibili Naturalmente il consenso ha effetti positivi sui processi di pianificazione e rappresenta un punto di riferimento negli approcci basati sulla collaborazione delle parti. Il consenso permette ai partecipanti di sentirsi solidali a qualcosa, di vedere accettati i propri punti di vista, di riconoscere giusti quelli degli altri; il consenso permette, insomma, di sentirsi “dalla parte giusta” ed è sicuramente la base ideale per l’implementazione delle politiche Nonostante questo, “non dovrebbe essere considerato come un imperativo”, né un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, piuttosto una promettente aspirazione Secondo Habermas, esiste una fondamentale distinzione tra il consenso razionale, che è il risultato di un disegno istituzionale esplicito o prodotto da norme che enfatizzano la conformità o scoraggiano il dissenso (è questa la forma di consenso che va contro al pensiero pluralistico o perché presume monismo o perché impiega forme di pressione - sia logiche che sociali - che mitigano i punti di vista in competizione) il consenso de facto, che avviene fortuitamente o spontaneamente come risultato delle interazioni di gruppo (utile sia perché fornisce una chiara direzione degli sforzi del gruppo e ne aumenta la sua coesione, sia perché i partecipanti riconoscono l’esistenza di questioni che li uniscono) … l’esistenza di percezioni e opinioni differenti richiedono attività che favoriscano la condivisione, l’integrazione e la rappresentatività Ricerca di situazioni condizionanti Una possibilità … considerare molti dei valori, seppur conflittuali e manifesti sotto forme diverse, come valori potenzialmente simili e/o soggetti a eventi o fattori condizionanti identificare le situazioni condizionanti per: • restringere il numero di corsi di azione più o meno possibili esclusivamente giustificandone l’esclusione di altri • mantenere abbastanza ampio il ventaglio di scelte a disposizione • accettare la probabile inesistenza di corsi di azioni migliori di altri e, inoltre • raggiungere risultati sostanziali, basati sulla tollerabilità delle differenze anche in presenza di dissenso Lo scopo della concertazione, quindi, diviene quello di utilizzare adeguati processi di comunicazione attraverso i quali i soggetti partecipanti –istituzioni, esperti tecnici e attori locali - possano cercare di sfruttare le situazioni condizionanti facendo riferimento alle loro differenti conoscenze I conflitti nella concertazione La multidimensionalità, vale a dire l’esistenza di valori plurali (tra i quali vi può essere incompatibilità), la presenza di parti multiple (i cui desideri non possono essere soddisfatti simultaneamente) e i limiti imposti dal mondo naturale (che pone i confini a ciò che è possibile) conducono direttamente alla inevitabilità dei conflitti In termini generali, il conflitto è un particolare tipo di interazione sociale in cui uno o più attori coinvolti fanno esperienza di un'incompatibilità negli scopi o nei comportamenti (Wikipedia- l’enciclopedia libera) Il conflitto è quel “processo” per cui un individuo percepisce che i propri interessi sono ostacolati o influenzati negativamente dall’altra parte Amy (1983, 1987) mette a confronto tre differenti modelli di conflitti: il modello dei malintesi (causato da malintesi e da una cattiva informazione e comunicazione tra le parti coinvolte) il modello degli interessi conflittuali (assume che non sempre le parti coinvolte propongono le stesse alternative ma è probabile, comunque, che esistano alternative diverse compatibili o alternative compatibili con i diversi interessi) il modello dei principi base e dei valori (sono i conflitti più difficili da trattare e per i quali i comuni approcci risultano completamente inappropriati) Negli ultimi venti anni si è assistito allo sviluppo e alla istituzionalizzazione dei processi di Alternative Dispute Resolution (ADR) nei quali l’apporto delle teorie di mediazione e di arbitraggio hanno contribuito allo sviluppo e alla implementazione di strategie che potessero ridurre gli effetti negativi del conflitto e contribuire alla qualità delle soluzioni … la presenza inevitabile dei conflitti impone l’utilizzo di tecniche di facilitazione o mediazione e una maggiore e strutturata comunicazione tra tutti gli attori Gestione costruttiva Facilitazione : una terza parte insiste formalmente, perché le parti in causa discutano direttamente della questione in modo positivo e costruttivo Mediazione : il mediatore, terza parte addestrata e neutrale, aiuta attivamente le due parti in causa, nell’esplorazione di soluzioni innovative del conflitto la mediazione e la facilitazione … hanno un notevole successo con i conflitti trattabili, (quelli per i quali esistono realmente opportunità win-win) e si sono rilevate efficaci in un discreto numero di arene hanno mostrato minore efficacia nell’affrontare i conflitti intrattabili, quei conflitti, cioè, che coinvolgono differenze di valori ben radicate I conflitti sulle risorse naturali ambientali, ad esempio coinvolgono aspetti morali, ideologici, culturali che derivano dalla differente idea che la gente ha della relazione tra le attività umane e l’ambiente si presentano sotto forma di veri e propri dilemmi (tra i deep ecologist e coloro che propongono un uso delle risorse commisurato ai bisogni umani attuali, tra i cacciatori e coloro che praticano il birdwatch o che sono a favore della biodiversità, tra fazioni in favore della crescita e quelle contro la crescita, tra coloro che propongono uno stile di vita a basso consumo e coloro che ne propongono uno più materialista, tra coloro che sono per il controllo dell’inquinamento e coloro che sono contro l’inquinamento si manifestano come una serie di controversie incrementali: la risoluzione di una di queste controversie in un determinato momento e in un determinato luogo, mentre crea un bilanciamento tra le posizioni in competizione non elimina il conflitto I livelli di escalation secondo F. Glasl Irrigidimento: scontro di punti di vista, convinzione di poter risolvere i problemi con il dialogo Dibattito: polarizzazione, formazione di gruppi, violenza verbale Fatti: discrepanza tra comportamento verbale e non verbale Immagini, coalizioni: cercare fama e sostenitori Perdita della propria immagine: attacchi pubblici e diretti, avvenimenti degni di nota con ripercussioni, isolamento Strategie intimidatorie: minacce e controminacce, stress, attività vincolanti Opere di distruzione mirate: 'disumanizzazione', malignità Frazionamento: distruzione dei fattori vitali del sistema, disintegrazione del sistema di ostilità Insieme verso il precipizio: via di non ritorno, annientamento a costo di annientare sé stessi … più un conflitto degenera, più diventa difficile affrontarlo Negoziazione ha luogo quando due o più parti riconoscono l’esistenza di differenze di interessi o di valori tra di loro, ma intendono ( o sono costretti a) raggiungere un accordo (Raiffa) elementi possono agevolare una negoziazione e favorire un approccio 1. Qualità della relazione: più vantaggioso collaborare che competere 2. Qualità della comunicazione: presentare i propri interessi piuttosto che difendere la propria posizione o attaccare quella dell’altro. Sono di aiuto: EMPATIA, INTERESSE, DARE IL BUON ESEMPIO, FRANCHEZZA 3. Atteggiamento creativo: pensiero divergente, molteplicità di punti di vista, mapping (tutti gli elementi della questione sono insieme senza gerarchia) Fasi per affrontare (e cercare di) risolvere il conflitto 1. Riconoscere la presenza di un conflitto, presentando con assertività il proprio punto di vista 2. Passare da avversari ad alleati focalizzando l’attenzione sulle problematiche e non sulle persone ( vantaggio della cooperazione e svantaggio dello scontro competitivo) 3. Fare esprimere a turno i contendenti: dichiarare il proprio bisogno piuttosto che la propria soluzione e posizione 4. Sviluppare più alternative: sviluppare un clima collettivo e un approccio creativo 5. Costruire un progetto comune 6. Realizzare l’accordo: dalla soluzione condivisa soddisfacente, si passa alla realizzazione, stabilendo tempi, modalità e procedure. Tre possono essere considerati gli elementi fondamentali per una possibile gestione dei conflitti: la comunicazione tra le parti coinvolte che offre l’opportunità di mettere in relazione le conoscenze in gioco; l’apprendimento mutuo tra gli tutti gli attori locali che facilita la condivisione di conoscenza (generazione di visioni comuni); la trasformazione di conoscenze singole in conoscenza collettiva che favorisce la costruzione di immagini condivise …Apprendimento Organizzativo come strumento di supporto ai processi e alle politiche di concertazione (importanza del gruppo) … un apprendimento che ha luogo nelle organizzazioni in un territorio e nel territorio stesso quando l’individuazione e la correzione degli errori avviene secondo modalità che comportano la modificazione di norme, politiche e obiettivi che generano errori o che aiutano a programmare Organizzazione della concertazione Preparazione e programmazione degli incontri Individuazione degli obiettivi della concertazione Scelta dei soggetti partecipanti (interessati o da interessare) e loro coinvolgimento Formazione del gruppo di lavoro Costruzione del percorso metodologico Aspetti operativi Gestione degli incontri Presentazione degli obiettivi e delle attività Attivazione dei meccanismi di interazione del gruppo Svolgimento delle attività programmate Sintesi dei risultati Problemi e raccomandazioni Aspetti operativi Preparazione e programmazione degli incontri Individuazione degli obiettivi della concertazione Per strutturare un programma di attività di gruppo che supporti la preparazione di un piano/programma è necessario capire innanzitutto la composizione e la logica del piano/programma (nonché i principi e l’analisi necessaria per redigerlo) Di solito un piano/programma si compone di: • una visione (una vera e propria affermazione di ciò che il piano/programma contribuirà a fare) • un fine (una descrizione generale di ciò che il piano/programma permetterà di ottenere) • alcuni obiettivi (specifiche affermazioni di ciò che il piano/programma permetterà di ottenere) • le azioni (le attività che devono essere svolte o le strategie che occorre seguire per realizzare quegli obiettivi) Formazione del gruppo di lavoro Per coordinare e supportare i processi di concertazione è necessario fare riferimento ad alcune caratteristiche fondamentali dei comportamenti e delle dinamiche decisionali di gruppo La “vita” del gruppo. I gruppi si incontrano con uno scopo, hanno cioè uno o più compiti da eseguire. Durante il lavoro, il gruppo assume una sua personalità, un suo carattere e così pure una sua vita emozionale; questa vita emozionale è in genere difficilmente rilevabile in modo esplicito ma il riconoscerla serve a regolare gli interventi per il supporto. Influenza reciproca fra individui e gruppo. Così come la vita di un gruppo (le sue dinamiche, i ruoli che ciascun individuo assume nel gruppo, i timori reciproci generati) influenza il comportamento di ciascun individuo, ciascun individuo può influenzare la vita del gruppo. Il considerare individui e gruppo come un sistema di elementi mutuamente influenti, consente di intervenire a livelli differenti (individuale o di gruppo). L’analisi deve anche tenere in conto che l’influenza di un individuo può dipendere fortemente dal ruolo che questi ha assunto nel gruppo. A questo riguardo è in genere molto efficace riuscire a individuare elementi del gruppo con comportamenti antagonisti rispetto alla posizione media del gruppo; questi individui costituiscono in generale dei punti di forza del gruppo sia in termini di contenuti che in termini di stimoli alla riflessione. E’ stato osservato che nel corso dell’interazione possono generarsi comportamenti differenti di fronte a elementi cognitivamente antagonisti: l’antagonismo cognitivo può essere fonte di incertezza e gli individui possono distinguersi in proni o avversi all’incertezza cognitiva. I primi si mostrano sempre curiosi e interessati alle novità, i secondi si manifestano avversi e non disposti all’ascolto. Gli individui proni alla incertezza cognitiva costituiscono uno stimolo per il gruppo perché agevolano l’esplicitazione dei caratteri distintivi tra i componenti il gruppo e incentivano l’interazione. I componenti della “vita” del gruppo. Le emozioni e i sentimenti rappresentano meccanismi fondamentali della vita del gruppo. Le emozioni sono dello stesso tipo di quelle che coinvolgono un individuo singolo ma in un gruppo lo sono per tutti i componenti contemporaneamente e non necessariamente sono le stesse. Estremismi a questo riguardo possono essere problematici. Eccessi di individualismo nelle emozioni possono costituire un segnale del fatto che il gruppo non interagisce e che ciascun componente fa vita a sé; se tutti i componenti mostrano emozioni apparentemente unisone può, invece, significare che si stanno perdendo le singole individualità dei componenti il gruppo e anche questo può comportare mancanza di interazione. E’ opportuno che resti sempre evidente lo scambio e la reciproca influenza fra singoli componenti e gruppo. Il potenziale del gruppo. E’ convinzione diffusa che un gruppo possa giungere a risultati migliori che quelli derivanti dall’aggregazione dagli esiti delle sue parti. Questo è generalmente vero se si fa riferimento al fatto che la collaborazione tra i componenti accresce le capacità riflessive e cognitive di ciascuno di essi. In un gruppo però vi sono anche dei potenziali negativi: l’eccessivo riconoscimento di un ruolo individuale in un gruppo può indurre una distruttiva mancanza di argomentazioni, in merito a specifiche posizioni, a rischio di inficiare anche il migliore risultato individuale perseguibile. Il numero dei componenti. Il numero di componenti influisce notevolmente sulle dinamiche del processo e sul rapporto fra singoli componenti e gruppo. La dimensione di un gruppo deve essere sufficientemente contenuta, da consentire agevoli interazioni e cooperazione nel raggiungimento di un traguardo condiviso, ma anche tale da rappresentare la maggior parte dei punti di vista rilevanti. Se tutti i componenti hanno l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista e le differenze vengono usate in modo costruttivo a generare nuove prospettive del problema in esame, c’è una maggiore probabilità che ciascun componente riconosca maggiormente la paternità del lavoro perché tutti i componenti contribuiscono ad costruire una visione condivisa. Dimensione del gruppo e partecipazione Numero di persone Risposta partecipativa 3-6 persone tutti parlano 7-10 persone quasi tutti parlano, alcuni dicono poco, 1-2 persone stanno zitte 11-18 persone 5-6 persone parlano molto, 3 o 4 altre si aggiungono occasionalmente 19-30 persone 3 o 4 dominano più di 30 persone è possibile che ci sia poca partecipazione La struttura del processo. La struttura pone limiti e condizioni a ciò che il gruppo deve fare, dovrebbe essere fornita (dal facilitatore) e contenere i limiti e le condizioni necessarie senza che questi inibiscano il potenziale creativo e innovativo del gruppo. La struttura definisce, inoltre, la sequenza e la reciproca connessione delle attività del gruppo: la riduzione di un problema a sotto-problemi di dimensioni più trattabili e la scomposizione di un processo decisionale in porzioni tali da non compromettere il risultato finale, rappresentano due notevoli difficoltà che un facilitatore si trova ad affrontare nel progettare e coordinare un processo di concertazione. Gestione degli incontri Presentazione degli obiettivi e delle attività I soggetti partecipanti alla concertazione devono conoscere: •gli obiettivi degli incontri •le modalità con cui si procederà • le regole di interazione •il percorso metodologico •le fasi in cui il processo è stato diviso •i risultati a cui si aspira e a come questi verranno utilizzati deve essere a tutti chiaro il tipo di impegno che l’attività richiede e quindi le finalità del lavoro Consigli •rendere il programma flessibile e aperto ad attività alternative •rendere chiare la struttura e la sequenza delle attività •annotare quanto viene detto durante gli incontri •frustrazioni e conflitti faranno parte del workshop, occorre imparare a gestirli e a non congelarli Attivazione dei meccanismi di interazione del gruppo “Le relazioni fra gli individui e fra i ruoli sono il mezzo attraverso il quale un insieme di individui diviene un gruppo” Durante le prime fasi della interazione, accade in genere che i partecipanti mostrino il loro scetticismo nei riguardi delle modalità, dell’efficacia e della utilità del lavoro e spesso lo affrontano con una prospettiva e un comportamento che si potrebbero definire individualisti Affinché il gruppo divenga tale, costituendo una unità, un team che condivide finalità, processi e modalità, è necessario innanzitutto che ognuno dei partecipanti sia conscio del bagaglio di conoscenza che è chiamato a trasmettere, conoscenza non solo di tipo esperto, risultato della propria professionalità ma anche dell’esperienza, della vita di tutti i giorni, del bagaglio di valori, idee, speranze, dubbi e incertezze Chi partecipa deve essere disposto a condividere la propria conoscenza, ad ascoltare gli altri componenti il gruppo, a collaborare per fini collettivi piuttosto che individuali … avviare processi di conoscenza reciproca definendo il gruppo anche attraverso il ruolo che lo stesso può avere all’interno della comunità e del gruppo di lavoro Il ruolo del facilitatore L’obiettivo fondamentale in un processo decisionale di gruppo è rappresentato dal raggiungimento di una visione alquanto condivisa delle questioni affrontate, di comuni propositi e di un impegno reciproco rispetto all’azione A volte risulta difficile raggiungere un risultato senza una guida, un facilitatore, capace di assicurare che il lavoro segua le fasi programmate, oltre che di gestire il dialogo nel gruppo e di incoraggiare la partecipazione, quando necessario … la responsabilità dei mediatori è quella di assicurare che gli accordi siano implementabili e durevoli, il loro obbligo è di far si che tutti gli interessi dei gruppi coinvolti siano adeguatamente rappresentati al tavolo della trattativa Un facilitatore è un’organizzazione o un individuo che è capace di motivare, ispirare creatività e stimolare gli interessi, di agire come una sorgente di informazioni e di guidare le discussioni. La sua abilità cresce con l’esperienza Un buon facilitatore dovrebbe: • • • • • • • • • • • • riuscire a valutare e valorizzare le diversità, le differenze; essere sensibile ai bisogni individuali; possedere buone capacità di comunicazione e interazione nei gruppi; essere flessibile, creativo e aperto a tentare le nuove opportunità; imparare dagli errori; conquistarsi il rispetto dei partecipanti;incoraggiare la partecipazione e l’impegno nel gruppo; promuovere le visioni e gli obiettivi del gruppo di lavoro; fare in modo che i partecipanti accettino alcune responsabilità; riuscire a considerare tutti i punti di vista; tentare di gestire i conflitti; promuovere e ricercare il consenso, quando possibile o situazioni condizionanti; supportare e organizzare il gruppo a sviluppare visioni condivise Il facilitatore assicura a tutti il diritto di parlare, ri-orienta discussioni ostili verso dialoghi più costruttivi, aiuta a chiarire problematiche e elementi di discussione, incoraggia la creatività. Alcune regole fondamentali per un facilitatore Mantenere la neutralità Gestire l’organizzazione dei meeting Usare tecniche di ascolto attivo Dare il giusto peso ai sentimenti e ai comportamenti Definire un problema in modo costruttivo Suggerire una procedura o un approccio di risoluzione del problema: Riassumere e chiarire le discussioni Evitare alcuni comportamenti Coltivare alcuni comportamenti Svolgimento delle attività programmate Lo svolgimento delle attività, secondo quanto programmato, richiede (al facilitatore) di: • controllare che tutti i componenti siano coinvolti nella discussione, specie se ognuno di essi rappresenta uno specifico punto di vista in relazione al problema • saper riconoscere l’effettiva conclusione della discussione dal momento che non sempre il silenzio indica consenso e che, in particolare, possono presentarsi casi di consenso apparente (per esempio si possano generare alleanze fra pochi componenti che assumono così molta forza e potere nel gruppo) • mettere il gruppo nelle condizioni di non rifiutare le incertezze cognitive e di riuscire a cooperare con opinioni molto diverse ed eventualmente conflittuali • riconoscere i pregiudizi che possono derivare da molteplici fattori quali ad esempio la fiducia nelle esperienze personali più che in evidenze sperimentali di altri • la rilevanza data alla conoscenza personale pregressa • la selettività percettiva (si tende a ricercare informazioni che confermino il proprio punto di vista) • ’avversione o la propensione al rischio È importante: • definire la metodologia quale approccio organizzato, sistematico e disciplinato al problema • selezionare le tecniche quali componenti integrali della metodologia e mezzi o procedure usate per formare la metodologia. Le tecniche costituiscono solo uno dei molti ingredienti di ogni metodologia di partecipazione Sintesi dei risultati Feedback : l’interesse dei partecipanti cresce se essi ricevono dei regolari feedback dei risultati del lavoro a cui stanno partecipando. Vi sono molti e differenti modi per farlo: utilizzando relazioni, grafici, mappe, o avvalendosi di notiziari o esposizioni in luoghi pubblici Nell’illustrare i risultati finali: • esporre le incertezze e i problemi incontrati • indicare attività future e feedback • redigere una relazione sulle attività svolte da distribuire ai partecipanti il più presto possibile. Problemi e raccomandazioni Vi sono tre categorie di i fattori che contribuiscono ad aumentare l’efficacia del processo: l’impegno, la comunicazione e l’organizzazione Impegno La concertazione presuppone la discussione di argomenti che spesso sono origine di conflitti. Diviene dunque necessario superare le differenze e, per orientare il lavoro a obiettivi comuni, ottenere impegno di tempo e lavoro da parte dei partecipanti che devono dimostrare onestà, apertura e rispetto nei confronti del gruppo cioè devono dimostrare “integrità”. L’integrità è una caratteristica individuale ed è propria di coloro che: • sono rispettosi degli altri; • ascoltano e apprendono; • sono disposti a rendere visibili le proprie vulnerabilità e debolezze; • sono disposti a definire regole e a rispettarle; • hanno un sincero interesse per gli argomenti trattati; • sono aperti a considerare nuove idee e nuovi approcci; • affidano tempo e risorse al laboratorio; • agiscono come parti di un gruppo. Comunicazione La comunicazione rappresenta la chiave di volta di tutte le esperienze di concertazione. Una efficace comunicazione produce fiducia e mutuo rispetto e agevola l’apprendimento reciproco. Sebbene la comunicazione sia spesso intesa in termini di dialoghi scritti o orali, le azioni rappresentano forme importanti di comunicazione e indicano l’impegno a dare spazio agli accordi. Fra le componenti fondamentali della comunicazione c’è l’ascolto attivo. …ciascuno ha qualcosa da imparare… …ciascuno ha qualcosa da insegnare… Ascoltare è tanto importante quanto parlare. Tutti i partecipanti dovrebbero seguire alcune regole fondamentali per l’ascolto attivo: • smettere di parlare e concentrarsi su quello che dicono gli altri; • mantenere il contatto visivo con chi parla (chi ascolta): • mantenersi rilassati; • rivedere e riassumere ciò che è stato detto; • richiedere chiarificazioni; • porre domande aperte (per es. perché?, come?…): • non interrompere o cambiare argomento; • non cercare di escogitare argomentazioni mentre si ascolta; • evitare di giungere a conclusioni; • non porsi in atteggiamento difensivo. Un facilitatore non deve aspettare che le discussioni costruttive e questo significa: • definire un’agenda operativa degli incontri e usarla; • organizzare tavoli e sedie in modo che ciascuno dei partecipanti sia coinvolto e possa guardare gli altri; • rimuovere gli ostacoli fisici tra le persone; • incentivare dialoghi interattivi faccia a faccia; • porre domande; • riassumere periodicamente le discussioni; • verificare frequentemente l’accordo del gruppo; • mantenere le discussioni su argomenti singoli; • permettere a ciascun partecipante di parlare senza essere interrotto per periodi di tempo uguali a quelli altrui; • usare le lavagne luminose o quanto altro per mostrare le idee e le decisioni. Le discussioni richiedono tempo … a tutti i partecipanti deve essere consentito conoscersi, superare le differenze e usare lo stesso linguaggio per agevolare processi di apprendimento reciproco Organizzazione La struttura organizzativa, specie se condivisa da tutti i partecipanti, facilita la comunicazione e accresce la fiducia. Gli aspetti organizzativi da considerare riguardano le regole di base dei meccanismi di comunicazione e interazione, i meccanismi decisionali, la strutturazione degli incontri e la documentazione dei dialoghi. Alcuni “strumenti” … per la concertazione Esiste un’ampia letteratura riguardante i possibili strumenti utilizzabili nei processi di concertazione Si tratta per lo più di metodi e tecniche di origine anglosassone importati da discipline diverse che non sono stati costruiti specificamente per essere utilizzati nella concertazione; richiedono, pertanto, di un adattamento e di una ristrutturazione Non vanno trascurate le specifiche della nostra realtà … … mentre i metodi vengono spesso studiati anche per stimolare i partecipanti ad esprimersi e ad interagire, nei casi italiani la strutturazione si dimostra utile e necessaria per frenare l’irruenza e l’eloquenza dei partecipanti e per permettere a tutti di avere le stesse possibilità di intervenire e contribuire al processo Le diverse tecniche sono tali da renderle flessibili e adattabili, a certe condizioni, a molte altre necessità.. esse possono essere trasformate, sovrapposte, combinate o, ancora, essere utilizzate in sequenza questa flessibilità rende possibile l’esistenza di infinite metodologie da individuare e costruire in base agli obiettivi e a tutte le altre specifiche situazioni contestuali Consigli • generalmente si comprendono meglio le informazioni fornite se presentate con supporto visivo • molte delle tecniche sono state progettate per far in molto che tutti abbiano da dire qualcosa • le stesse tecniche possono essere utili in più punti del processo • non essere troppo ambiziosi sui risultati da ottenere • evitare di esagerare con la strutturazione in modo tale da non far sentire la gente troppo manipolata • usare attività che creino una rilassata atmosfera e che aiutino i partecipanti a comunicare fra loro • alternare le sessioni con i piccoli gruppi alle sessioni plenarie • se il gruppo è numeroso è meglio che ci siano più facilitatori 1.Brainstorming Per ottenere velocemente una gran quantità di idee da un gruppo senza soffermarsi su discussioni dettagliate. Si chiede ad un gruppo di prendere nota delle idee personali riguardo al tema in questione; dopo si chiede a ciascun partecipante di esprimere brevemente la propria idea. Senza soffermarsi troppo sui dettagli, ogni idea dovrebbe essere esposta utilizzando la stessa quantità di tempo. Quindi tutte le idee possono essere messe su di una mappa e analizzate. N° persone: piccoli gruppi tempo: da cinque minuti a un’ora , dipendendo dal soggetto, dai dettagli e dal numero delle persone. 1.Mind Mapping Per permette di raggruppare idee simili e di vedere i legami che esistono tra di esse. Spesso viene usata dopo la tecnica di brainstorming o rich picture. Su post-it o direttamente su un foglio di carta si parte con la questione centrale e poi si costruisce un dendrogramma (come un albero) di idee che si dipartono dall’idea centrale. 1.Focus Group Per collezionare informazioni generali su una questione, utilizzando la conoscenza di un piccolo gruppo di persone, opportunamente selezionate, che discutono tra loro. La discussione parte da una domanda opportunamente posta al gruppo (di circa 8 persone). Si registra la discussione scaturita dalla domanda e la si protrae per una o due ore. Le registrazioni permettono di annotare tutti i dettagli. Occorre oltre a una persona che prenda appunti un facilitatore che controlli la discussione e permetta a tutti di parlare. 1.Analisi SWOT Per identificare le forze, le debolezze, le opportunità e le minacce in relazione a un progetto o a un gruppo. Questo può essere ottenuto chiedendo direttamente ai componenti di un piccolo gruppo oppure attraverso l’analisi e la sintesi di altre informazioni. 1.Diagrammi dei Legami Istituzionali Per illustrare come gli individui, le organizzazioni, i progetti o i servizi interagiscono gli uni con gli altri o per valutare l’importanza di ciascuno di essi i loro sforzi. Ciascuna entità viene rappresentata con un cerchio. Più grande è il cerchio più importante essa è. Cerchi più vicini o sovrapposti indicano una maggiore interazione. La costruzione e la composizione di questi diagrammi facilita la discussione. 1.Analisi del Problema Per identificare le questioni che sono emerse con maggior forza con le altre tecniche, questa tecnica dà senso a molte delle informazioni qualitative. Si raggruppano tutte le questioni emersese durante le sessioni e si assegna loro un valore numerico dipendente dal numero di volte che sono state prese in considerazione. 1.Card Technique Per raggruppare, organizzare e classificare le informazioni. Ciascuna idea, questione o parte di informazione è scritta su un post-it. Tutte le voci sono raggruppate insieme e a ciascun raggruppamento viene assegnato un nome o una descrizione. Queste possono essere classificate ulteriormente. 1.Nominal Group Process Per permettere a un gruppo di sviluppare una ordinata lista si problemi, questioni o azioni. Si sviluppa una lista di problemi, questioni o azioni che è necessario ordinare. Ciascuno di questi viene espresso il più chiaramente possibile onde evitare confusione. Ciascun partecipante ordina le questioni in base alle proprie priorità. Il punteggio totale, ottenuto sommando tutte le votazioni dei partecipanti, perme di porre le questioni in ordine di priorità. Questa attività può essere condotta in piccoli gruppi e necessita da 15 minuti fino a un’ora. Nominal Group Process Il NGP è una tecnica nella quale si alternano le discussioni individuali con quelle collettive. Una volta presentata l’attività e posta una questione iniziale, vi sono quattro differenti fasi: riflessione individuale e appunti scritti la questione posta deve servire da stimolo alla discussione successiva. Ogni partecipante rifletterà individualmente e prenderà appunti delle proprie idee. raccolta e registrazione delle idee A turno, ciascun partecipante formula una delle sue idee; queste sono tutte annotate sul grande foglio di carta posizionato in modo tale da essere visibile a tutti. Il facilitatore continuerà a stimolare l’esposizione delle idee fino a che il gruppo non ritiene di aver prodotto un numero sufficiente di idee. discussione delle idee Ogni idea viene letta e discussa da tutto il gruppo, le idee comuni sono raggruppate e nuove idee generate. votazione I partecipanti identificano le idee più importanti, dando a queste un ordine di preferenza e di priorità. Anche questa votazione può costituire lo spunto per ulteriori discussioni. I dati elaborati vengono consegnati ai partecipanti per controllare e individuare i possibili errori. Il processo può essere iterato ponendo come questione iniziale quella (o quelle) che ha ricevuto maggiore attenzione Uso di “contenuti aperti” Il caso del Parco di Torre Guaceto e Il caso del Parco del Delta del Po Scenari a “contenuti aperti” per il “Parco del Delta del Po Veneto” (Piano Pluriennale Economico e Sociale) “scenari-strutturanti”, quale rappresentazione “aperta” di uno scenario ambientale futuro …attraverso il confronto con alcuni attori della comunità locale sono stati definiti, tre scenari-strutturanti denominati: 1. “Verso una visione collettiva di parco” Cosa è necessario e cosa è da intendersi per la realtà polesana con “visione collettiva di parco”? orientato a costruire in un ambiente collaborativo, (ovvero coinvolgendo gli attori sociali e istituzionali in attività quali la formazione, l’educazione e la promozione) una visione del parco che sia di riferimento per gli stessi attori locali 2. “Innovazione” Quali sono, per realtà polesana, le esigenze di “innovazione”? orientato a coinvolgere attori economici in attività innovative/nuove e/o attività di innovazione di quelle consolidate 3. “Enti e istituzioni in rete” Quali iniziative sono da intraprendersi per avviare, nella realtà polesana, un funzionamento a rete delle istituzioni e degli enti? orientato a favorire il coordinamento tra Enti (sia a livello locale, tra gli Enti operanti nell’area del Delta, sia a livello sovra-locale tra gli Enti e altre istituzioni appartenenti alle area di bacino o comunque interessanti in qualche modo alle sue dinamiche) SCENARIO N. 1 AZIONI STRUTTURANTI Il parco tra i parchi La funzione storico-culturale del parco I residenti del parco (le Comunità del Parco) La nuova ruralità del Delta del Po I tutori del parco L’azienda di scienza CAMPI DI INTERVENTO VERSO UNA VISIONE COLLETTIVA DI PARCO Comunicazione, informazione e formazione Promozione Manutenzione e recupero Ricerca scientifica e sperimentazione Infrastrutturazione di servizio rivolta al pubblico OBIETTIVO costruire in un ambiente collaborativo, (coinvolgendo gli attori sociali e istituzionali in attività quali la formazione, l’educazione e la promozione) una visione del parco che sia di riferimento per gli stessi attori locali Benché la comunità locale consideri il Parco come un’opportunità comune per il raggiungimento di più alti obiettivi economici e sociali, attualmente si riscontra la mancanza di una visione collettiva del parco naturale del Delta del Po. Tra le ragioni addotte: - la mancanza di una chiara individuazione geografica del suo perimetro accompagnata dall’assenza di segnaletica che indichi i confini e le vie di accesso (non vi è neanche un solo cartello che indichi l’esistenza nell’area del Parco Naturale del Delta del Po Veneto); tra l’altro, gli attori locali mostrano perplessità su come possa funzionare un parco naturale disegnato “a macchia di leopardo”; - una scarsa conoscenza del patrimonio ecologico e ambientale del territorio da parte delle comunità locali; - l’assenza di un linguaggio comune che permetta a tutti gli attori locali di comunicare e di definire i problemi e le realtà del Parco; - lo scarso utilizzo di tutti quegli strumenti previsti dalla legge istitutiva per il funzionamento del parco (organi e istituti statutari quali ad es.: l’istituto della partecipazione della comunità del parco, il comitato scient ifico ecc.); In particolare, si lamenta: i)l’incapacità delle istituzioni pubbliche (ad ogni livello) di operare in un’ottica collettiva e ii)l’assenza di un Ente istituzionale autorevole in grado di formulare e comunicare proposte organiche e strutturate e di acquisire ed esercitare un peso politico. La visione collettiva del Parco del Delta del Po” va costruita componendo i diversi interessi in gioco, comunicando e condividendo le scelte di programmazione; le situazioni che si sono create ed esacerbate nel tempo hanno reso molti degli attori troppo ancorati alle proprie posizioni e quindi chiusi al dialogo AZIONI STRUTTURANTI: Il parco tra i parchi mira ad avviare un dialogo con gli altri parchi già presenti sul territorio, attraverso: 1. la promozione di scambi informativi, per mezzo di convegni e seminari di diverso livello (incontri scientifici, presentazione nelle scuole, mostre) con realtà parco similari; 2. la costruzione di reti di informazione e di ricettività turistica con parchi geograficamente prossimi; 3. la messa in rete delle aree protette lungo l’asta del fiume per la promozione di un territorio a vocazione turistica che può rappresentare un grande sentiero percorribile con diversi mezzi, dal cavallo, alla bicicletta, in canoa ,in motonave o con gli house-boat. Le aule verdi del parco mira all’apertura al pubblico (con cicli di visite guidate) delle aziende agricole e di vallicoltura proiettate in sperimentazioni di produzioni ambientalmente compatibili. L’azienda di scienza promuove la collaborazione delle aziende locali nelle attività di ricerca scientifica e mira a demandare alle aziende stesse la divulgazione di alcuni risultati della ricerca stessa. I residenti del parco (le Comunità del Parco) mira ad accrescere la visibilità e la capacità d'azione della Comunità del Parco e ad avviare un dialogo fra cittadini Enti e associazioni attraverso: 1. la facilitazione all’accesso al parco; 2. la creazione di strutture di servizio per l'individuazione ed il reperimento di finanziamenti per attività sostenibili (es. creazione di uno sportello informativo); 3. la continua disponibilità di un parco progetti; 4. il diritto di informazione gratuita sulle questioni e sulle iniziative del parco (supportato anche da un sito internet Analisi SWOT ( Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats): qualsiasi azione un gruppo o un’”organizzazione” decida di intraprendere, dovrà mirare : •ad aumentare i “punti di forza”, •a rendere minimi i “punti di debolezza”, •a comprendere e sfruttare al meglio le “opportunità”,e •a contrastare le “minacce”