Master in Regional Public Management
FORMEZ, Bari 20 settembre 2006
CONCERTAZIONE E COMPOSIZIONE DEGLI INTERESSI
GESTIONE DEI CONFLITTI
ing. Adele Celino
Contenuti
 La concertazione
 Orientamenti della Regione Puglia
 Concertazione e azione amministrativa, alcune questioni
problematiche
 Pluralismo e composizione degli interessi
 Conflitti
 Gestire i conflitti nella concertazione
 Alcuni “strumenti” … per la concertazione
La concertazione …
… una forma di dialogo e di confronto tra:
• soggetti istituzionali
• autonomie territoriali (Regione, Province e Comuni)
• autonomie funzionali (Camere di Commercio, Università, Enti porto,
autonomie scolastiche, Asl, Enti fiera, Enti aeroporto, Enti interporto,
Fondazioni bancarie, Autorità di Bacino, Enti Parco)
• soggetti privati (sindacati, associazioni di categoria, organizzazioni
economiche e imprenditoriali, imprese, cooperative, partiti, ecc.)
• con la partecipazione di eventuali figure di facilitazione e di
mediazione
teso alla risoluzione di problematiche generali o settoriali in ambito
territoriale locale, in modo da realizzare strategie il più possibile
condivise e partecipate
La concertazione …
… una politica di definizione di obiettivi tra soggetti, che
rappresentano interessi differenti, disponibili a convergere verso
valori e interessi che vanno a beneficio dell’intera comunità
… utilizzata soprattutto a livello centrale, con il decentramento
istituzionale va diffondendosi sempre più a livello periferico per
governare la crescita sociale ed economica dei territori
Il vasto trasferimento di compiti e funzioni (mercato del lavoro, settori
produttivi, politiche sociali e sanitarie, territorio e all’ambiente):
 assegna agli enti locali leve amministrative e risorse cruciali per
la concertazione territoriale
 “impone” alle singole realtà locali di sostenere e gestire processi
di efficienza e di efficacia della questione sociale a partire
dall’integrazione e cooperazione degli attori
 esige dai soggetti istituzionali e non istituzionali sia il
riconoscersi in azioni comuni condivise e sia la condivisione di
conoscenze e capacità
La concertazione locale è ritenuta di fondamentale importanza per
risolvere i problemi che interessano le aree territoriali e per affrontare le
molte difficoltà esistenti:
conflittualità di tipo politico
mancanza di collaborazione tra le istituzioni pubbliche
assenza di un tessuto a tradizione associativa
assenza di una intesa su strategie comuni, successive azioni di
intervento, forme di regolazione di eventuali conflitti
La concertazione … nella programmazione negoziata
La legge 662/96 definisce nelle seguenti tipologie gli strumenti di
programmazione negoziata:
Intesa Istituzionale di Programma
consiste nell’accordo tra amministrazione centrale e amministrazione regionale o
delle province autonome
Accordo di Programma Quadro
si tratta di un accordo promosso dai sottoscrittori dell’intesa e stipulato con enti
locali ed altri soggetti pubblici e privati, al fine di definire il programma esecutivo
degli interventi oggetto dell’intesa
Patto Territoriale
è l'accordo, promosso da enti locali, parti sociali, o da altri soggetti pubblici o
privati relativo all'attuazione di un programma di interventi caratterizzati da
specifici obiettivi di promozione dello sviluppo locale. Questo accordo è il
risultato della concertazione e tocca in maniera trasversale diversi segmenti socioeconomici, con un'attenzione costante ai bisogni ed alle esigenze delle parti
interessate
Contratto di Programma
è un contratto stipulato tra amministrazione statale, grandi imprese, consorzi di
piccole e medie imprese, e rappresentanze di distretti industriali, per la
realizzazione di iniziative atte a generare significative ricadute occupazionali,
anche riferibili ad attività di ricerca e di servizio a gestione consortile
Contratto d'area
è uno strumento operativo concordato tra amministrazioni, anche locali,
rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro, ed eventuali altri soggetti
interessati, per realizzare azioni finalizzate ad accelerare lo sviluppo e creare
nuova occupazione in territori circoscritti. Le sue finalità prioritarie consistono
quindi nella realizzazione di un ambiente economico favorevole ad attirare
iniziative imprenditoriali, e nella creazione di nuova occupazione mediante lo
stimolo agli investimenti
La concertazione … nei programmi complessi
Sono programmi e processi decisionali che:
 coinvolgono numerosi soggetti
 promuovono nuovi rapporti negoziali tra soggetti pubblici e
privati (spesso utilizzando in modo "sussidiario" le risorse finanziarie e
patrimoniali di investitori, proprietari e imprese private, in un quadro di
generale necessità di contenimento della spesa pubblica)
Complessi … a causa della varietà e pluralità di tipologie di intervento e
della numerosità di soggetti coinvolti nell’attuazione dei programmi
(attori pubblici e privati: enti locali e regionali, agenzie di sviluppo, imprenditoria,
sistema creditizio, proprietari immobiliari, parti sociali)
Programmi integrati di intervento (PRIN)
possono essere promossi dai Comuni per riqualificare il tessuto urbanistico,
edilizio ed ambientale con interventi in grado di incidere sulla riorganizzazione
urbana e caratterizzati dall'articolazione ed integrazione di funzioni e tipologie
di intervento.
Come tutti i programmi complessi, esso persegue la creazione di sinergie tra
soggetti pubblici e soggetti privati, sia nella progettazione che nell’uso delle
risorse disponibili.
Programmi di recupero urbano (PRU)
nascono per riqualificare gli insediamenti di edilizia residenziale pubblica
prevalentemente periferici realizzati nel dopoguerra.
Il Programma di Recupero Urbano può essere proposto al Comune da soggetti
pubblici e privati, anche associati tra di loro, sulla base di una proposta unitaria
con il concorso di risorse pubbliche e private.
Programmi di riqualificazione urbana (PRU)
Gli ambiti urbani interessati dai PRU sono stati individuati in relazione al
degrado edilizio, urbanistico, ambientale, economico e sociale, al raggio di
influenza delle opere di urbanizzazione previste, al ruolo strategico del
programma rispetto al contesto urbano e metropolitano.
I programmi prevedono un insieme sistematico e coordinato di interventi e
finanziamenti pubblici e privati in regime di convenzione.
Programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio
(PRUSST)
sono i nuovi programmi promossi dal Ministero dei lavori pubblici con
l'obiettivo di realizzare, all'interno di quadri programmatici organici, interventi
orientati:
• all’ampliamento e alla riqualificazione delle infrastrutture
• all'ampliamento e alla riqualificazione del tessuto economico-produttivooccupazionale
• al recupero e alla riqualificazione dell'ambiente, dei tessuti urbani e sociali
degli ambiti territoriali interessati
L'obiettivo e' la stipula di protocolli di intesa, cui seguiranno accordi di
programma quadro che regolamenteranno l'attuazione degli interventi
Contratti di quartiere
si tratta di interventi sperimentali nel settore dell’edilizia residenziale
sovvenzionata e annesse opere di urbanizzazione, da includere nell’ambito dei
programmi di recupero urbano (prevedono soprattutto il restauro, il
risanamento e la ristrutturazione delle case popolari, e solo in minima parte
opere di urbanizzazione)
…
… strumenti che stanno rapidamente cambiando ruolo, strategie e
modalità d'azione delle amministrazioni pubbliche
Orientamenti della Regione Puglia
Norme generali di governo e uso del territorio (L.R. 20/2001)
Art. 1
(Finalità)
1. La Regione Puglia, in attuazione dei principi generali dell'ordinamento
italiano e comunitario, nel rispetto delle leggi dello Stato, regola e controlla gli
assetti, le trasformazioni e gli usi del territorio.
2. La Regione Puglia persegue gli obiettivi della tutela dei valori ambientali,
storici e culturali espressi dal territorio, nonché della sua riqualificazione,
finalizzati allo sviluppo sostenibile della comunità regionale.
Art. 2
(Principi)
1. La presente legge assicura il rispetto dei principi di:
a. sussidiarietà, mediante la concertazione tra i diversi soggetti coinvolti, in
modo da attuare il metodo della co-pianificazione;
b. efficienza e celerità dell'azione amministrativa attraverso la semplificazione
dei procedimenti;
c. trasparenza delle scelte, con la più ampia partecipazione;
d. perequazione.
Art. 5
(Procedimento di formazione e variazione del DRAG)
1. Per garantire il più ampio coinvolgimento della intera comunità regionale
nella definizione dei programmi, obiettivi e suscettività socio-economiche
del territorio, il Presidente della Giunta regionale convoca la Conferenza
programmatica regionale, alla quale partecipano i rappresentanti dell'ANCI,
dell'UPI e dell'UNCEM, le associazioni, le forze sociali, economiche e
professionali.
I Comuni e le Province possono far pervenire alla Regione le loro proposte
integrative sullo schema di Documento …
…
Art. 7
(Procedimento di formazione e variazione del PTCP)
Il Presidente della Provincia, al fine della elaborazione dello schema di PTCP,
indice una Conferenza di servizi, alla quale partecipano i rappresentanti delle
Amministrazioni statali, delle Amministrazioni comunali, delle Comunità
montane, delle Autorità di bacino, dei Consorzi di bonifica, per acquisirne
previamente le manifestazioni di interesse.
I soggetti pubblici di cui all'articolo 3, comma 3, nell'ambito delle
rispettive competenze, possono far pervenire indicazioni sullo schema di
Documento ….
Le organizzazioni ambientaliste, socio-culturali, sindacali ed economicoprofessionali attive nel territorio regionale possono proporre osservazioni …
"Programmazione Partecipata 2007-2013“
(presentata 8 feb. Dalla Regione Puglia)
La Regione Puglia riconosce il valore della partecipazione all'interno dei complessi
processi di definizione delle linee strategiche del territorio
un primo esempio di concreta attuazione …
la definizione del documento strategico preliminare 2007-2013 (documento di
programmazione per delineare le proprie priorità strategiche di utilizzo dei fondi
strutturali europei per i prossimi sei anni)
 sono già partiti i tavoli di concertazione con le parti sociali … parallelamente
l‘Assessorato alla “Trasparenza e Cittadinanza Attiva” ha deciso di estendere a
tutti i cittadini pugliesi la possibilità di contribuire sia al lavoro di analisi dei
problemi e dei bisogni del territorio sia nella definizione degli obiettivi da
raggiungere
 collegandosi al sito http://pugliattiva.regione.puglia.it e rispondendo alle
domande del forum diviso in undici aree tematiche, singoli cittadini,
organizzazioni, enti e soggetti sociali ed economici, possono fornire il proprio
contributo
 i contributi forniti dalla cittadinanza saranno elaborati e integrati
 i problemi e i bisogni rilevati saranno presentati e discussi pubblicamente
 l'intero lavoro di consultazione, apprendimento di esperienze e ascolto
confluirà nel documento strategico che sarà presentato alla cittadinanza in un
incontro pubblico a livello regionale
La partecipazione e il ruolo della conoscenza collettiva
negli ultimi decenni è divenuto centrale il tema della partecipazione dei
soggetti sociali (la “gente comune”, i “cittadini”, i “destinatari”) alla
pianificazione e programmazione locale e ricorrenti sono le esperienze in
cui si propone il coinvolgimento dei cittadini nei processi progettuali e
decisionali delle trasformazioni territoriali
è ritenuto che …
Il patrimonio di conoscenze posseduto dalle comunità locali, frutto di
esperienze, azioni, valori e nozioni trasmesse, costituisce un bagaglio
indispensabile per chi si appresta a studiare le diverse possibilità di
trasformazione del territorio (sia fisico che culturale e sociale) e a
definire la sua identità futura
La partecipazione …
… rappresenta il mezzo per integrare saperi diversificati utili alla visione
e alla lettura del territorio
… si concretizza attraverso forme di comunicazione nelle quali la
conoscenza, piuttosto che con la trasmissione e/o la manipolazione
dell’informazione
Le esperienze di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini:
mirano alla costruzione di piani e programmi fondati sulla
conoscenza e sulla comprensione dei bisogni locali e dei bisogni
e desideri della popolazione (conoscenza che fornisce le basi per
la definizione degli obiettivi generali)
si caratterizzano come fasi di apprendimento reciproco fra i
molteplici attori coinvolti, di comprensione delle diversità, di
crescita in definitiva delle stesse popolazioni
generano trame di relazioni, in grado di connettere numerosi
soggetti, collocati a diversi livelli decisionali ed aventi ruoli e
competenze specifiche: gente comune e imprenditori,
associazioni, operatori economici, esperti, enti ed istituzioni di
varia natura (ciò contribuisce ad attivare fertili meccanismi di
organizzazione delle decisioni, allargando il confronto, facendo
convergere idee, costruendo sinergie, accelerando nel contempo le fasi di
verifica istituzionale)
Quartiere San Pietro Quartiere – Putignano -candidatura al Contratto di
Quartiere II del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Per la proposta sono stati promosse alcune iniziative per determinare una
“convergenza”, su una effettiva prospettiva di recupero del quartiere
Principali attori coinvolti: famiglie localmente residenti, associazioni del terzo
settore di Putignano, IACP Bari, Comune di Bari, e alcuni operatori privati già
presenti con le loro attività in Putignano-San Pietro Piturno o se non già presenti
comunque intenzionati a avviare nuove attività in loco
la Conferenza di Servizi tenutasi nello IACP con la partecipazione del
Comune di Putignano, del Comune di Bari, di Ingegneri Senza Frontiere Bari,
del Politecnico di Bari, e dello IACP Bari
alcuni incontri di comunità tenutisi nella parrocchia di San Pietro Piturno per
iniziativa congiunta del Comune di Putignano, del Politecnico di bari e di ISF
Bari - volte a un community building locale e alla esplorazione dei bisogni e
desideri dei residenti - e che hanno visto ampia partecipazione di famiglie
residenti e di associazioni del terzo settore di Putignano
alcuni incontri/attività con i bambini del quartiere, e non, per la
realizzazione di mappe affettive, di una passeggiata per il quartiere e di
“visioni” per il futuro. Il progetto ha inteso sviluppare, in termine di
partecipazione, una maggiore integrazione tra i bambini di San Pietro
Piturno e quelli residenti nel resto del comune
Richiesta di cessione degli edifici IACP per recupero e riutilizzo
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Accordi tra
amministrazioni
e convenzioni
pubblico-privato
Dalla Conferenza di Servizi di cui al paragrafo 2), sono scaturiti l’avvio di
una intesa tra Comune di Putignano e IACP Bari per il completamento del
complesso edilizio dello IACP Bari mai ultimato e abbandonato da alcuni
anni e pertanto in grave degrado – fatto di due edifici per complessivi circa
48 appartamenti – e una consapevolezza dei problemi e delle prospettive
inerenti all’alienazione in corso con privilegio degli assegnatari dei circa
224 alloggi del Comune di Bari.
La richiesta formalizzata dal Comune di Putignano all’Istituto Autonomo
Case Popolari della Provincia di Bari, prevede la cessione degli edifici
ancora privi di finiture per consentirne un pieno recupero e riutilizzo per
altri usi o mantenendone l’uso residenziale. E’ importante sottolineare la
richiesta di cessione del Comune di Putignano effettuata in occasione della
redazione del progetto di Contratto di Quartiere perché ha evidenziato in
modo inequivocabile la volontà dell’Amministrazione Comunale di
modificare radicalmente lo status sociale del quartiere, evitando ulteriori
concentrazioni di gruppi sociali deboli. Inoltre, il recupero dei due scheletri
degli edifici, attualmente ancora “al rustico”, privi di finiture, consentirà di
eliminare un altro simbolo dell’abbandono in cui il quartiere si trova.
Soggetto attuatore: IACP – Comune di Putignano
Vendita di alloggi ERP di proprietà del comune di Bari
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Accordi tra
amministrazioni
e convenzioni
pubblico-privato
La richiesta formalizzata dal Comune di Putignano all’Istituto Autonomo
Case Popolari della Provincia di Bari, prevede la cessione degli edifici
ancora privi di finiture per consentirne un pieno recupero e riutilizzo per
altri usi o mantenendone l’uso residenziale. E’ importante sottolineare la
richiesta di cessione del Comune di Putignano effettuata in occasione della
redazione del progetto di Contratto di Quartiere perché ha evidenziato in
modo inequivocabile la volontà dell’Amministrazione Comunale di
modificare radicalmente lo status sociale del quartiere, evitando ulteriori
concentrazioni di gruppi sociali deboli. Inoltre, il recupero dei due scheletri
degli edifici, attualmente ancora “al rustico”, privi di finiture, consentirà di
eliminare un altro simbolo dell’abbandono in cui il quartiere si trova.
Soggetto attuatore: IACP – Comune di Putignano - Comune di Bari
Autorizzazione all’apertura e al funzionamento del centro diurno
socio-educativo comunale in favore di minori
Considerato che il Comune di Putignano, nell’ottica di individuare e
realizzare una rete sinergica di servizi collegati con le politiche della scuola,
della sanità e del territorio, di contrasto a situazioni di disagio, di violenza
Interventi socio - e di marginalità che coinvolgono i minori, aveva stipulato un protocollo
assistenziali
d’intesa con la A.U.S.L. BA/5 ai fini dell’attuazione della legge 184/83 –
delibera di C.C. n° 405/97 e delibera di G:M. n°362/97, e un Accordo di
Programma con il Provveditorato agli Studi di Bari, la A.U.S.L. BA/5, il
Tribunale dei Minori e la Regione Puglia, delibera C.C. n°29/99 per la
dispersione scolastica, attraverso il recupero edilizio della ex scuola
materna sita in viale della Libertà nel quartiere di San Pietro Piturno, e la
successiva autorizzazione all’apertura in questa struttura riqualificata di un
Centro Diurno Comunale Socio Educativo, denominato “Franco Paolillo”, il
comune di Putignano ha inteso iniziare l’attuazione di un programma di
attività e servizi socio-educativi, culturali e sportivi, con finalità di recupero
dei minori che presentano rischi di emarginazione e devianza.
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Soggetto attuatore: Comune di Putignano
Costo: 72.090,28 €
Finanziamento: Regione Puglia – Comune di Putignano
Mancanze, bisogni e problemi
integrazione sociale e recupero del quartiere
esclusione sociale e disagio abitativo
migliore collegamento con la città
accesso ai servizi primari
quartiere vivo
i ragazzi non possono raggiungere il centro
quartiere contenitore
quartiere dormitorio
difficoltà nell’accesso ai servizi primari
TRASPORTI
collegamento con la stazione
fermata autobus interna al quartiere
trasporti difficili
strade non asfaltate o degradate
svincolo di ingresso al quartiere stretto e
pericoloso
RETI
illuminazione pubblica scarsa
manca l’adsl
fogna non funzionante
SERVIZI
manca farmacia
manca alimentari o supermercato
manca un punto di primo soccorso
manca l’asilo e le scuole
manca una chiesa adeguata con l’oratorio
manca un tabaccaio
manca un ufficio postale
uffici distaccati del comune
manca la stazione dei vigili o dei carabinieri
manca il riscaldamento in chiesa
manca il mercato
mancano spazi di incontro per ragazzi e adulti
mancanza di centri di aggregazione sociale
SPAZI VERDI
terreni abbandonati
degrado ambientale
mancano panchine pubbliche per i
residenti
muretti a secco rovinati
pista di aeromodellismo degradata
TRASPORTI
riparazione delle strade
collegamento a Putignano tramite una via
di
collegamento magari con pista
ciclabile
passaggio pedonale e accesso alla stazione
allargamento incrocio quartiere con
possibilità di entrata bus
pista ciclabile
RETI
dotazione di pubblica illuminazione
ASPETTI SOCIALI di DISAGIO
scarsa attenzione da parte dei
smantellamento del quadrato della vecchia
residenti (più ordine da parte di noi) fogna in v.le Europa
manca il lavoro per i giovani
SERVIZI
dotazione dei servizi mancanti (farmacia,
alimentari, scuola, primo soccorso, oratorio,
tabaccaio, uff.postale, stazione vigili, uff.
comune)
possibilità di avere una giornata settimanale
per il mercato
centro sportivo
palestra per bambini
centro di aggregazione sociale con sedi per
associazioni
ristrutturazione aree ludiche (i campetti)
anfiteatro per rappresentazioni teatrali e
riunioni
parco giochi
pub con piscina
SPAZI VERDI
dotazione panchine
recupero e tutela area boschiva
recupero pista aeromodellismo
ristrutturazione e progettazione di
aree verdi
ASPETTI SOCIALI di DISAGIO
educazione ambientale
possibilità di lavoro
attenzione da parte dei servizi
sociali
“Programmi integrati di riqualificazione delle periferie” (PIRP)
Bollettino Ufficiale della Regione Puglia - n. 81 del 29-6-2006
Finalità e soggetti attuatori …
Documentazione richiesta (estratto) …
Valutazione delle proposte …
Concertazione e azione amministrativa
Nell’ultimo periodo le Regioni stanno scommettendo sempre di più
su sulla concertazione, sia nella forma dell’utilizzazione diretta che
del sostegno
Il riconoscimento del ruolo della concertazione porterà ad una
sempre più ampia valorizzazione del ruolo degli Enti locali come
protagonisti dello sviluppo
tuttavia …
la concertazione …
pone problemi nuovi alla organizzazione territoriale, in
quanto implica la sua capacità di conoscere e valutare le
condizioni di rischio e lo stato del territorio, di orientare scelte
e di sostenere comportamenti individuali e collettivi, in
aggiunta alla più tradizionale funzione di offrire servizi e di
erogare prestazioni
impone agli Enti locali l’acquisizione di una specifica capacità
di costruzione del consenso, una metodologia imperniata
sull’apertura alle esigenze degli altri soggetti pubblici e privati
Il nuovo protagonismo richiesto agli enti locali sembra essere al tempo
stesso il punto di forza e il loro punto debole
 il livello comunale, ad esempio, e' certo il più vicino agli interessi
(e alle passioni) locali; una gestione trasparente e consapevole
della concertazione, l'esercizio della decisione, della democrazia e
della responsabilità non possono che trovare luogo nelle
municipalità
tutto ciò richiede condizioni tecniche ed organizzative di alto
profilo che spesso le strutture comunali, specie nel caso di
comuni piccoli e medi, non sono in grado di garantire, anche solo
in termini di organico
 i nuovi strumenti dell'azione amministrativa richiedono un
marcato esercizio della discrezionalità amministrativa ed un
generale orientamento al risultato, alla cooperazione (ma anche
alla gestione dei conflitti), sia nel rapporto pubblico-privato che
nel rapporto pubblico-pubblico
Altri aspetti problematici …
 rapporto tra pubblico e privato (Stato e mercato)
 garanzie di partecipazione
 nuove regole di governo
 esigenze particolari dei diversi sistemi culturali, sociali ed economici
Dal punto di vista dei cittadini …
spesso:
vi è scetticismo sulla reale possibilità di essere coinvolti efficacemente
nel processo (false promesse, public angry, …)
il confronto è su scelte precostituite (non sono disponibili molti spazi
per l’efficace utilizzazione del suo punto di vista)
il confronto è singolare, individuale, strettamente personale, senza
interazione con la moltitudine di posizioni e opinioni, che invece
caratterizza una collettività … la difficoltà è nell’individuare un ruolo
nel quale riconoscersi e attraverso il quale agire nella collettività
vi è un disagio derivante dal mancato riconoscimento delle proprie
competenze (il cittadino non è educato abbastanza alla partecipazione
… tradizionalmente, non gli sono riconosciute capacità cognitive e
creative tali da contribuire al processo di piano)
non si riconosce la necessità dell’interazione con gli altri partecipanti
si rinuncia alla possibilità di partecipare … non conoscendo modalità
differenti dalle tradizionali arene di confronto pubblico, si teme di non
essere ascoltati o di non riuscire a far sentire la propria voce
Dal punto di vista dei professionisti…
 il confronto mette a dura prova il loro stesso lavoro … la
partecipazione/interazione aggiunge infatti molta informazione,
assai più complessa e più difficilmente interpretabile e/o elaborabile,
rendendo il lavoro stesso più arduo
non esiste infatti un modo chiaro e definito per sintetizzare il volume
di informazioni prodotte dai momenti di partecipazione/interazione e
tradurlo in strumento efficace per la costruzione delle decisioni
 devono essere disposti a mettere continuamente in discussione le
loro scelte “tecniche” o a giustificarle, in maniera semplice e
comprensibile a un’audience decisamente più ampia del solito ma
soprattutto meno disposta a lasciarsi convincere dalla necessità
tecnica delle scelte
Quali sono gli interessi dei vari gruppi di persone coinvolte o da
coinvolgere nel processo di concertazione? … Quali responsabilità
organizzative e istituzionali hanno questi gruppi? … Chi beneficerà del
programma o della pianificazione? … Quali conflitti potranno nascere
durante e dopo la concertazione? … Chi altro potrebbe essere coinvolto
potenzialmente dalla decisione in esame? … Come organizzare i tavoli
di concertazione? … Come superare il pluralismo e i conflitti? … Quali
strumenti utilizzare per attivare e mantenere la concertazione?
Per attivare percorsi di concertazione occorre:
• individuare e coinvolgere i soggetti interessati e da interessare (le istituzioni comune, provincia, regione, governo-, soggetti privati -sindacati, associazioni
di categoria, organizzazioni economiche e imprenditoriali, imprese,
cooperative, partiti, ecc.- …)
• coinvolgere i saperi locali
• comporre gli interessi (e' necessario uno sforzo, da parte dei soggetti
proponenti, per ottenere la massima convergenza di tutte le componenti della
“società di mezzo“ sul progetto di concertazione, per agevolarne le possibilità
di riuscita)
• finalizzare la concertazione
• predisporre il progetto d’intervento di concertazione territoriale
• costituire un “forum degli interessi” (e' la fase in cui si dà visibilità e risonanza
pubblica al progetto e si formalizza il rapporto tra le parti su progetti specifici)
• Firmare il “protocollo d'intesa”
Pluralismo e composizione degli interessi
Durante la concertazione …
i molti punti di vista, le molte e diverse percezioni, le molteplici
opinioni implicano una molteplicità di obiettivi e rendono difficile la
identificazione di quelli compatibili e condivisibili
Il processo di concertazione tra le parti di norma termina quando
scade il tempo, finisce il denaro o l’energia o qualche altra risorsa a
disposizione e non certo perché si è raggiunta una soluzione perfetta
Nel tentativo di affrontare la multidimensionalità sono utilizzati:
i metodi aggreganti
i metodi disaggreganti
Tra i metodi aggreganti (propongono analisi che “aggregano” le percezioni, le
opinioni, i giudizi, le conoscenze, e in generale i contributi delle varie parti
coinvolte):
L’analisi costi/benefici si basa sulla possibilità di aggregare le preferenze
presupponendo:
i) che tutte le parti siano d’accordo o, per lo meno, che siano in grado di
raggiungere dei compromessi,
ii) che le preferenze siano effettivamente coerenti, stabili, esogene e
rispettino contemporaneamente le leggi economiche e i principi etici
fondamentali
L’analisi multicriteri (MCDM), pur permettendo un dialogo chiarificante e
trasparente tra le parti, crea un “supra decisore” la cui utilità aggregata è
costruita a partire dalle utilità individuali delle parti (Il MCDM comporta l’uso
della teoria dell’utilità multiattributo MUT che fa riferimento alla costruzione di
questa funzione di utilità aggregata, all’uso della votazione o all’uso della curva
di contratto)
Ma le differenze di valori, opinioni e principi hanno un ruolo chiave nella
concertazione e i tentativi di superare il problema della pluralità mediante
valori o funzioni aggregate sono in grado di offrire giustificazioni
convincenti solo in presenza di un consenso sociale vasto e solido che non
si verifica quasi mai
I metodi aggreganti …minacciano la conservazione del pluralismo
Tra i metodi detti disaggreganti (propongono analisi che mantengono separate le
percezioni, le opinioni, i giudizi, le conoscenze, e in generale i contributi delle varie
parti coinvolte), vi sono:
•le Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) e la Community Impact Analysis (CIA) di
Liechfield nel corso delle cui analisi sono tenuti separati i diversi tipi di impatto
riferiti alle differenti parti interessate e valutati nei differenti periodi di tempo
In particolare nell’analisi di Lichfield gli aspetti multidimensionali, tenuti
rigorosamente separati, sono espressi in termini qualitativi; più che riferirsi a un
particolare “interesse pubblico, si presuppone che ciascuna parte in gioco può
avere la propria particolare idea di pubblico interesse o il proprio orientamento
ideologico” (Söderbaum, 1998).
•la Positional Analisys, proposta da Söderbaum, nella quale vengono analizzate,
separatamente, tutte le posizioni delle parti interessate e viene fatto esplicito
riferimento all’aspetto temporale
•L’analisi multicriteri basata sugli indici di concordanza e discordanza proposti da
Roy (1985), che dimostra come le analisi che utilizzano tali indici permettano di
conservare insiemi di fatti e di valori, cioè la pluralità degli elementi che formano la
decisione senza costringerli in uno spazio monodimensionale
… da un lato forniscono contributi interessanti dall’altro pongono il problema
di dover affrontare, in qualche modo, la complessità dei risultati
Il rispetto del pluralismo e i pericoli del relativismo
La molteplicità dei valori, assicurata dalla presenza delle parti
coinvolte, è una risorsa per la pianificazione e programmazione
D’altro canto, la ricerca di un maggiore pluralismo nella pianificazione
può spesso condurre ad un eccessivo relativismo e contribuire a
supporre tutti i valori dipendenti e definiti esclusivamente dal
contesto o costruiti dalla società
Schön e Rein accettando l’esistenza di un numero infinito di
interpretazioni della realtà possibili e di relativi corsi di azione e
riconoscendo l’incapacità di superare il problema del relativismo di
molti sociologi della conoscenza, hanno evidenziato tre strategie
possibili:
riconoscere quelle che sono le interpretazioni condivise
utilizzare criteri consensuali
favorire una ristrutturazione cognitiva delle parti
Criteri consensuali
Ma per i promotori del pluralismo la nozione di consenso è una nozione
che mal si adatta a un modello di comunità pluralistico
Vi sono almeno tre motivi per supportare questa affermazione:
1. Se si assume l’esistenza di valori plurali allora si deve ammettere che il
consenso non è facilmente raggiungibile
2. Il consenso non rappresenta l’obiettivo di una pianificazione o
programmazione che dovrebbe tendere a riflette più punti di vista
3. Il consenso potrebbe non essere il requisito essenziale per una migliore e
più sostenibile programmazione/pianificazione
1. Se si assume l’esistenza di valori plurali allora si deve ammettere
che il consenso non è facilmente raggiungibile
Mentre la costruzione di consenso può essere efficace in situazioni
che coinvolgono poche parti, essa non risulta altrettanto efficace
quando la questione coinvolge differenze di valore radicate
(conflitti intrattabili), molti soggetti o irriducibili confronti win-lose
La presenza di valori plurali e la limitatezza delle risorse a nostra
disposizione ci deve far ammettere che il consenso non è
facilmente raggiungibile
2. Il consenso non rappresenta l’obiettivo di una pianificazione o programmazione
che dovrebbe tendere a riflette più punti di vista
Se “la gente vede le stesse cose diversamente” vuol dire che “abbiamo bisogno di
sviluppare vie di pianificazione che rispettino le differenze, e riflettano la diversità”
Non bisogna escludere la possibilità che molte politiche alternative possano
emergere proprio dai conflitti. Le differenze di opinioni che derivano dalle diverse
variabili come la razza, la cultura, il genere, lo status sociale ed economico
possono essere considerate come elementi positivi, in grado di accrescere la
produttività e la creatività stimolando un apprendimento più dinamico
Non è consigliabile, quindi, ignorare il conflitto ma è più conveniente utilizzarlo
come opportunità per proporre nuovi terreni di confronto tra interessi e valori,
promuovendone l’esplicazione
3. Il consenso potrebbe non essere il requisito essenziale per una migliore e più
sostenibile programmazione/pianificazione
Una grande quantità di tempo potrebbe essere spesa per la costruzione di un
consenso troppo labile e a spese dei possibili risultati ottenibili
Naturalmente il consenso ha effetti positivi sui processi di pianificazione e
rappresenta un punto di riferimento negli approcci basati sulla collaborazione
delle parti. Il consenso permette ai partecipanti di sentirsi solidali a qualcosa, di
vedere accettati i propri punti di vista, di riconoscere giusti quelli degli altri; il
consenso permette, insomma, di sentirsi “dalla parte giusta” ed è sicuramente la
base ideale per l’implementazione delle politiche
Nonostante questo, “non dovrebbe essere considerato come un imperativo”, né
un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, piuttosto una promettente
aspirazione
Secondo Habermas, esiste una fondamentale distinzione tra
il consenso razionale, che è il risultato di un disegno istituzionale esplicito o
prodotto da norme che enfatizzano la conformità o scoraggiano il dissenso
(è questa la forma di consenso che va contro al pensiero pluralistico o perché
presume monismo o perché impiega forme di pressione - sia logiche che
sociali - che mitigano i punti di vista in competizione)
il consenso de facto, che avviene fortuitamente o spontaneamente come
risultato delle interazioni di gruppo (utile sia perché fornisce una chiara
direzione degli sforzi del gruppo e ne aumenta la sua coesione, sia perché i
partecipanti riconoscono l’esistenza di questioni che li uniscono)
… l’esistenza di percezioni e opinioni differenti richiedono attività
che favoriscano la condivisione, l’integrazione e la rappresentatività
Ricerca di situazioni condizionanti
Una possibilità …
 considerare molti dei valori, seppur conflittuali e manifesti sotto
forme diverse, come valori potenzialmente simili e/o soggetti a
eventi o fattori condizionanti
 identificare le situazioni condizionanti per:
• restringere il numero di corsi di azione più o meno possibili
esclusivamente giustificandone l’esclusione di altri
• mantenere abbastanza ampio il ventaglio di scelte a disposizione
• accettare la probabile inesistenza di corsi di azioni migliori di altri e,
inoltre
• raggiungere risultati sostanziali, basati sulla tollerabilità delle
differenze anche in presenza di dissenso
Lo scopo della concertazione, quindi, diviene quello di utilizzare adeguati
processi di comunicazione attraverso i quali i soggetti partecipanti –istituzioni,
esperti tecnici e attori locali - possano cercare di sfruttare le situazioni
condizionanti facendo riferimento alle loro differenti conoscenze
I conflitti nella concertazione
La multidimensionalità, vale a dire l’esistenza di valori plurali (tra i
quali vi può essere incompatibilità), la presenza di parti multiple (i
cui desideri non possono essere soddisfatti simultaneamente) e i
limiti imposti dal mondo naturale (che pone i confini a ciò che è
possibile) conducono direttamente alla inevitabilità dei conflitti
In termini generali, il conflitto è un particolare tipo di interazione
sociale in cui uno o più attori coinvolti fanno esperienza di
un'incompatibilità negli scopi o nei comportamenti (Wikipedia-
l’enciclopedia libera)
Il conflitto è quel “processo” per cui un individuo percepisce che i
propri interessi sono ostacolati o influenzati negativamente dall’altra
parte
Amy (1983, 1987) mette a confronto tre differenti modelli di conflitti:
il modello dei malintesi (causato da malintesi e da una cattiva
informazione e comunicazione tra le parti coinvolte)
il modello degli interessi conflittuali (assume che non sempre le parti
coinvolte propongono le stesse alternative ma è probabile, comunque,
che esistano alternative diverse compatibili o alternative compatibili con i
diversi interessi)
il modello dei principi base e dei valori (sono i conflitti più difficili da
trattare e per i quali i comuni approcci risultano completamente
inappropriati)
Negli ultimi venti anni si è assistito allo sviluppo e alla istituzionalizzazione dei
processi di Alternative Dispute Resolution (ADR) nei quali l’apporto delle teorie
di mediazione e di arbitraggio hanno contribuito allo sviluppo e alla
implementazione di strategie che potessero ridurre gli effetti negativi del
conflitto e contribuire alla qualità delle soluzioni
… la presenza inevitabile dei conflitti impone l’utilizzo di tecniche di
facilitazione o mediazione e una maggiore e strutturata comunicazione tra
tutti gli attori
Gestione costruttiva
Facilitazione : una terza parte insiste formalmente, perché le parti in causa
discutano direttamente della questione in modo positivo e costruttivo
Mediazione : il mediatore, terza parte addestrata e neutrale, aiuta attivamente
le due parti in causa, nell’esplorazione di soluzioni innovative del conflitto
la mediazione e la facilitazione …
 hanno un notevole successo con i conflitti trattabili, (quelli per
i quali esistono realmente opportunità win-win) e si sono
rilevate efficaci in un discreto numero di arene
 hanno mostrato minore efficacia nell’affrontare i conflitti
intrattabili, quei conflitti, cioè, che coinvolgono differenze di
valori ben radicate
I conflitti sulle risorse naturali ambientali, ad esempio
coinvolgono aspetti morali, ideologici, culturali che derivano dalla
differente idea che la gente ha della relazione tra le attività umane e
l’ambiente
si presentano sotto forma di veri e propri dilemmi (tra i deep ecologist e
coloro che propongono un uso delle risorse commisurato ai bisogni umani
attuali, tra i cacciatori e coloro che praticano il birdwatch o che sono a
favore della biodiversità, tra fazioni in favore della crescita e quelle contro la
crescita, tra coloro che propongono uno stile di vita a basso consumo e
coloro che ne propongono uno più materialista, tra coloro che sono per il
controllo dell’inquinamento e coloro che sono contro l’inquinamento
si manifestano come una serie di controversie incrementali: la risoluzione
di una di queste controversie in un determinato momento e in un
determinato luogo, mentre crea un bilanciamento tra le posizioni in
competizione non elimina il conflitto
I livelli di escalation secondo F. Glasl
Irrigidimento: scontro di punti di vista, convinzione di poter
risolvere i problemi con il dialogo
Dibattito: polarizzazione, formazione di gruppi, violenza verbale
Fatti: discrepanza tra comportamento verbale e non verbale
Immagini, coalizioni: cercare fama e sostenitori
Perdita della propria immagine: attacchi pubblici e diretti,
avvenimenti degni di nota con ripercussioni, isolamento
Strategie intimidatorie: minacce e controminacce, stress, attività
vincolanti
Opere di distruzione mirate: 'disumanizzazione', malignità
Frazionamento: distruzione dei fattori vitali del sistema,
disintegrazione del sistema di ostilità
Insieme verso il precipizio: via di non ritorno, annientamento a
costo di annientare sé stessi
… più un conflitto degenera, più diventa difficile affrontarlo
Negoziazione
ha luogo quando due o più parti riconoscono l’esistenza di
differenze di interessi o di valori tra di loro, ma intendono ( o
sono costretti a) raggiungere un accordo (Raiffa)
elementi possono agevolare una negoziazione e favorire un approccio
1. Qualità della relazione: più vantaggioso collaborare che
competere
2. Qualità della comunicazione: presentare i propri interessi
piuttosto che difendere la propria posizione o attaccare quella
dell’altro. Sono di aiuto: EMPATIA, INTERESSE, DARE IL BUON
ESEMPIO, FRANCHEZZA
3. Atteggiamento creativo: pensiero divergente, molteplicità di
punti di vista, mapping (tutti gli elementi della questione sono
insieme senza gerarchia)
Fasi per affrontare (e cercare di) risolvere il conflitto
1. Riconoscere la presenza di un conflitto, presentando con assertività il
proprio punto di vista
2. Passare da avversari ad alleati focalizzando l’attenzione sulle
problematiche e non sulle persone ( vantaggio della cooperazione e
svantaggio dello scontro competitivo)
3. Fare esprimere a turno i contendenti: dichiarare il proprio bisogno
piuttosto che la propria soluzione e posizione
4. Sviluppare più alternative: sviluppare un clima collettivo e un
approccio creativo
5. Costruire un progetto comune
6. Realizzare l’accordo: dalla soluzione condivisa soddisfacente, si passa
alla realizzazione, stabilendo tempi, modalità e procedure.
Tre possono essere considerati gli elementi fondamentali per una
possibile gestione dei conflitti:
la comunicazione tra le parti coinvolte che offre l’opportunità di
mettere in relazione le conoscenze in gioco;
l’apprendimento mutuo tra gli tutti gli attori locali che facilita la
condivisione di conoscenza (generazione di visioni comuni);
la trasformazione di conoscenze singole in conoscenza collettiva
che favorisce la costruzione di immagini condivise
…Apprendimento Organizzativo come strumento di supporto ai processi
e alle politiche di concertazione
(importanza del gruppo)
… un apprendimento che ha luogo nelle organizzazioni in un territorio
e nel territorio stesso quando l’individuazione e la correzione degli
errori avviene secondo modalità che comportano la modificazione di
norme, politiche e obiettivi che generano errori o che aiutano a
programmare
Organizzazione della concertazione
Preparazione e programmazione degli incontri
Individuazione degli obiettivi della concertazione
Scelta dei soggetti partecipanti (interessati o da interessare) e loro
coinvolgimento
Formazione del gruppo di lavoro
Costruzione del percorso metodologico
Aspetti operativi
Gestione degli incontri
Presentazione degli obiettivi e delle attività
Attivazione dei meccanismi di interazione del gruppo
Svolgimento delle attività programmate
Sintesi dei risultati
Problemi e raccomandazioni
Aspetti operativi
Preparazione e programmazione degli incontri
Individuazione degli obiettivi della concertazione
Per strutturare un programma di attività di gruppo che supporti la
preparazione di un piano/programma è necessario capire innanzitutto la
composizione e la logica del piano/programma (nonché i principi e l’analisi
necessaria per redigerlo)
Di solito un piano/programma si compone di:
• una visione (una vera e propria affermazione di ciò che il
piano/programma contribuirà a fare)
• un fine (una descrizione generale di ciò che il piano/programma
permetterà di ottenere)
• alcuni obiettivi (specifiche affermazioni di ciò che il piano/programma
permetterà di ottenere)
• le azioni (le attività che devono essere svolte o le strategie che occorre
seguire per realizzare quegli obiettivi)
Formazione del gruppo di lavoro
Per coordinare e supportare i processi di concertazione è necessario fare
riferimento ad alcune caratteristiche fondamentali dei comportamenti e delle
dinamiche decisionali di gruppo
La “vita” del gruppo.
I gruppi si incontrano con uno scopo, hanno cioè uno o più compiti da
eseguire. Durante il lavoro, il gruppo assume una sua personalità, un suo
carattere e così pure una sua vita emozionale; questa vita emozionale è in
genere difficilmente rilevabile in modo esplicito ma il riconoscerla serve a
regolare gli interventi per il supporto.
Influenza reciproca fra individui e gruppo.
Così come la vita di un gruppo (le sue dinamiche, i ruoli che ciascun
individuo assume nel gruppo, i timori reciproci generati) influenza il
comportamento di ciascun individuo, ciascun individuo può influenzare la
vita del gruppo. Il considerare individui e gruppo come un sistema di
elementi mutuamente influenti, consente di intervenire a livelli differenti
(individuale o di gruppo). L’analisi deve anche tenere in conto che l’influenza
di un individuo può dipendere fortemente dal ruolo che questi ha assunto
nel gruppo.
A questo riguardo è in genere molto efficace riuscire a individuare elementi
del gruppo con comportamenti antagonisti rispetto alla posizione media del
gruppo; questi individui costituiscono in generale dei punti di forza del
gruppo sia in termini di contenuti che in termini di stimoli alla riflessione. E’
stato osservato che nel corso dell’interazione possono generarsi
comportamenti differenti di fronte a elementi cognitivamente antagonisti:
l’antagonismo cognitivo può essere fonte di incertezza e gli individui
possono distinguersi in proni o avversi all’incertezza cognitiva. I primi si
mostrano sempre curiosi e interessati alle novità, i secondi si manifestano
avversi e non disposti all’ascolto. Gli individui proni alla incertezza cognitiva
costituiscono uno stimolo per il gruppo perché agevolano l’esplicitazione
dei caratteri distintivi tra i componenti il gruppo e incentivano l’interazione.
I componenti della “vita” del gruppo.
Le emozioni e i sentimenti rappresentano meccanismi fondamentali della
vita del gruppo. Le emozioni sono dello stesso tipo di quelle che
coinvolgono un individuo singolo ma in un gruppo lo sono per tutti i
componenti contemporaneamente e non necessariamente sono le stesse.
Estremismi a questo riguardo possono essere problematici. Eccessi di
individualismo nelle emozioni possono costituire un segnale del fatto che il
gruppo non interagisce e che ciascun componente fa vita a sé; se tutti i
componenti mostrano emozioni apparentemente unisone può, invece,
significare che si stanno perdendo le singole individualità dei componenti il
gruppo e anche questo può comportare mancanza di interazione. E’
opportuno che resti sempre evidente lo scambio e la reciproca influenza fra
singoli componenti e gruppo.
Il potenziale del gruppo.
E’ convinzione diffusa che un gruppo possa giungere a risultati migliori che
quelli derivanti dall’aggregazione dagli esiti delle sue parti. Questo è
generalmente vero se si fa riferimento al fatto che la collaborazione tra i
componenti accresce le capacità riflessive e cognitive di ciascuno di essi. In
un gruppo però vi sono anche dei potenziali negativi: l’eccessivo
riconoscimento di un ruolo individuale in un gruppo può indurre una
distruttiva mancanza di argomentazioni, in merito a specifiche posizioni, a
rischio di inficiare anche il migliore risultato individuale perseguibile.
Il numero dei componenti.
Il numero di componenti influisce notevolmente sulle dinamiche del
processo e sul rapporto fra singoli componenti e gruppo. La dimensione di
un gruppo deve essere sufficientemente contenuta, da consentire agevoli
interazioni e cooperazione nel raggiungimento di un traguardo condiviso,
ma anche tale da rappresentare la maggior parte dei punti di vista rilevanti.
Se tutti i componenti hanno l’opportunità di esprimere il proprio punto di
vista e le differenze vengono usate in modo costruttivo a generare nuove
prospettive del problema in esame, c’è una maggiore probabilità che
ciascun componente riconosca maggiormente la paternità del lavoro perché
tutti i componenti contribuiscono ad costruire una visione condivisa.
Dimensione del gruppo e partecipazione
Numero di persone
Risposta partecipativa
3-6 persone
tutti parlano
7-10 persone
quasi tutti parlano,
alcuni dicono poco, 1-2
persone stanno zitte
11-18 persone
5-6 persone parlano
molto, 3 o 4 altre si
aggiungono
occasionalmente
19-30 persone
3 o 4 dominano
più di 30 persone
è possibile che ci sia
poca partecipazione
La struttura del processo.
La struttura pone limiti e condizioni a ciò che il gruppo deve fare, dovrebbe
essere fornita (dal facilitatore) e contenere i limiti e le condizioni necessarie
senza che questi inibiscano il potenziale creativo e innovativo del gruppo. La
struttura definisce, inoltre, la sequenza e la reciproca connessione delle
attività del gruppo: la riduzione di un problema a sotto-problemi di
dimensioni più trattabili e la scomposizione di un processo decisionale in
porzioni tali da non compromettere il risultato finale, rappresentano due
notevoli difficoltà che un facilitatore si trova ad affrontare nel progettare e
coordinare un processo di concertazione.
Gestione degli incontri
Presentazione degli obiettivi e delle attività
I soggetti partecipanti alla concertazione devono conoscere:
•gli obiettivi degli incontri
•le modalità con cui si procederà
• le regole di interazione
•il percorso metodologico
•le fasi in cui il processo è stato diviso
•i risultati a cui si aspira e a come questi verranno utilizzati
deve essere a tutti chiaro il tipo di impegno che l’attività richiede e quindi le
finalità del lavoro
Consigli
•rendere il programma flessibile e aperto ad attività alternative
•rendere chiare la struttura e la sequenza delle attività
•annotare quanto viene detto durante gli incontri
•frustrazioni e conflitti faranno parte del workshop, occorre imparare a gestirli
e a non congelarli
Attivazione dei meccanismi di interazione del gruppo
“Le relazioni fra gli individui e fra i ruoli sono il mezzo attraverso il quale un
insieme di individui diviene un gruppo”
Durante le prime fasi della interazione, accade in genere che i partecipanti
mostrino il loro scetticismo nei riguardi delle modalità, dell’efficacia e della utilità
del lavoro e spesso lo affrontano con una prospettiva e un comportamento che si
potrebbero definire individualisti
Affinché il gruppo divenga tale, costituendo una unità, un team che condivide
finalità, processi e modalità, è necessario innanzitutto che ognuno dei
partecipanti sia conscio del bagaglio di conoscenza che è chiamato a trasmettere,
conoscenza non solo di tipo esperto, risultato della propria professionalità ma
anche dell’esperienza, della vita di tutti i giorni, del bagaglio di valori, idee,
speranze, dubbi e incertezze
Chi partecipa deve essere disposto a condividere la propria conoscenza, ad
ascoltare gli altri componenti il gruppo, a collaborare per fini collettivi piuttosto
che individuali
… avviare processi di conoscenza reciproca definendo il gruppo anche attraverso
il ruolo che lo stesso può avere all’interno della comunità e del gruppo di lavoro
Il ruolo del facilitatore
L’obiettivo fondamentale in un processo decisionale di gruppo è rappresentato
dal raggiungimento di una visione alquanto condivisa delle questioni affrontate,
di comuni propositi e di un impegno reciproco rispetto all’azione
A volte risulta difficile raggiungere un risultato senza una guida, un facilitatore,
capace di assicurare che il lavoro segua le fasi programmate, oltre che di gestire
il dialogo nel gruppo e di incoraggiare la partecipazione, quando necessario
… la responsabilità dei mediatori è quella di assicurare che gli accordi siano
implementabili e durevoli, il loro obbligo è di far si che tutti gli interessi dei
gruppi coinvolti siano adeguatamente rappresentati al tavolo della trattativa
Un facilitatore è un’organizzazione o un individuo che è capace di motivare,
ispirare creatività e stimolare gli interessi, di agire come una sorgente di
informazioni e di guidare le discussioni. La sua abilità cresce con l’esperienza
Un buon facilitatore dovrebbe:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
riuscire a valutare e valorizzare le diversità, le differenze;
essere sensibile ai bisogni individuali;
possedere buone capacità di comunicazione e interazione nei gruppi;
essere flessibile, creativo e aperto a tentare le nuove opportunità;
imparare dagli errori;
conquistarsi il rispetto dei partecipanti;incoraggiare la partecipazione e
l’impegno nel gruppo;
promuovere le visioni e gli obiettivi del gruppo di lavoro;
fare in modo che i partecipanti accettino alcune responsabilità;
riuscire a considerare tutti i punti di vista;
tentare di gestire i conflitti;
promuovere e ricercare il consenso, quando possibile o situazioni
condizionanti;
supportare e organizzare il gruppo a sviluppare visioni condivise
Il facilitatore assicura a tutti il diritto di parlare, ri-orienta discussioni ostili
verso dialoghi più costruttivi, aiuta a chiarire problematiche e elementi di
discussione, incoraggia la creatività.
Alcune regole fondamentali per un facilitatore
 Mantenere la neutralità
 Gestire l’organizzazione dei meeting
 Usare tecniche di ascolto attivo
 Dare il giusto peso ai sentimenti e ai comportamenti
 Definire un problema in modo costruttivo
 Suggerire una procedura o un approccio di risoluzione del problema:
 Riassumere e chiarire le discussioni
 Evitare alcuni comportamenti
 Coltivare alcuni comportamenti
Svolgimento delle attività programmate
Lo svolgimento delle attività, secondo quanto programmato, richiede (al
facilitatore) di:
• controllare che tutti i componenti siano coinvolti nella discussione, specie se
ognuno di essi rappresenta uno specifico punto di vista in relazione al
problema
• saper riconoscere l’effettiva conclusione della discussione dal momento che
non sempre il silenzio indica consenso e che, in particolare, possono
presentarsi casi di consenso apparente (per esempio si possano generare
alleanze fra pochi componenti che assumono così molta forza e potere nel
gruppo)
• mettere il gruppo nelle condizioni di non rifiutare le incertezze cognitive e di
riuscire a cooperare con opinioni molto diverse ed eventualmente conflittuali
• riconoscere i pregiudizi che possono derivare da molteplici fattori quali ad
esempio la fiducia nelle esperienze personali più che in evidenze sperimentali
di altri
• la rilevanza data alla conoscenza personale pregressa
• la selettività percettiva (si tende a ricercare informazioni che confermino il
proprio punto di vista)
• ’avversione o la propensione al rischio
È importante:
• definire la metodologia quale approccio organizzato, sistematico e
disciplinato al problema
• selezionare le tecniche quali componenti integrali della metodologia
e mezzi o procedure usate per formare la metodologia. Le tecniche
costituiscono solo uno dei molti ingredienti di ogni metodologia di
partecipazione
Sintesi dei risultati
Feedback : l’interesse dei partecipanti cresce se essi ricevono dei regolari
feedback dei risultati del lavoro a cui stanno partecipando. Vi sono molti e
differenti modi per farlo: utilizzando relazioni, grafici, mappe, o avvalendosi di
notiziari o esposizioni in luoghi pubblici
Nell’illustrare i risultati finali:
• esporre le incertezze e i problemi incontrati
• indicare attività future e feedback
• redigere una relazione sulle attività svolte da distribuire ai partecipanti il più
presto possibile.
Problemi e raccomandazioni
Vi sono tre categorie di i fattori che contribuiscono ad aumentare l’efficacia del
processo: l’impegno, la comunicazione e l’organizzazione
Impegno
La concertazione presuppone la discussione di argomenti che spesso sono
origine di conflitti. Diviene dunque necessario superare le differenze e, per
orientare il lavoro a obiettivi comuni, ottenere impegno di tempo e lavoro da
parte dei partecipanti che devono dimostrare onestà, apertura e rispetto nei
confronti del gruppo cioè devono dimostrare “integrità”. L’integrità è una
caratteristica individuale ed è propria di coloro che:
• sono rispettosi degli altri;
• ascoltano e apprendono;
• sono disposti a rendere visibili le proprie vulnerabilità e debolezze;
• sono disposti a definire regole e a rispettarle;
• hanno un sincero interesse per gli argomenti trattati;
• sono aperti a considerare nuove idee e nuovi approcci;
• affidano tempo e risorse al laboratorio;
• agiscono come parti di un gruppo.
Comunicazione
La comunicazione rappresenta la chiave di volta di tutte le esperienze di
concertazione. Una efficace comunicazione produce fiducia e mutuo rispetto e
agevola l’apprendimento reciproco. Sebbene la comunicazione sia spesso
intesa in termini di dialoghi scritti o orali, le azioni rappresentano forme
importanti di comunicazione e indicano l’impegno a dare spazio agli accordi.
Fra le componenti fondamentali della comunicazione c’è l’ascolto attivo.
…ciascuno ha qualcosa da imparare…
…ciascuno ha qualcosa da insegnare…
Ascoltare è tanto importante quanto parlare. Tutti i partecipanti dovrebbero
seguire alcune regole fondamentali per l’ascolto attivo:
• smettere di parlare e concentrarsi su quello che dicono gli altri;
• mantenere il contatto visivo con chi parla (chi ascolta):
• mantenersi rilassati;
• rivedere e riassumere ciò che è stato detto;
• richiedere chiarificazioni;
• porre domande aperte (per es. perché?, come?…):
• non interrompere o cambiare argomento;
• non cercare di escogitare argomentazioni mentre si ascolta;
• evitare di giungere a conclusioni;
• non porsi in atteggiamento difensivo.
Un facilitatore non deve aspettare che le discussioni costruttive e questo
significa:
• definire un’agenda operativa degli incontri e usarla;
• organizzare tavoli e sedie in modo che ciascuno dei partecipanti sia
coinvolto e possa guardare gli altri;
• rimuovere gli ostacoli fisici tra le persone;
• incentivare dialoghi interattivi faccia a faccia;
• porre domande;
• riassumere periodicamente le discussioni;
• verificare frequentemente l’accordo del gruppo;
• mantenere le discussioni su argomenti singoli;
• permettere a ciascun partecipante di parlare senza essere interrotto
per periodi di tempo uguali a quelli altrui;
• usare le lavagne luminose o quanto altro per mostrare le idee e le
decisioni.
Le discussioni richiedono tempo … a tutti i partecipanti deve essere consentito
conoscersi, superare le differenze e usare lo stesso linguaggio per agevolare
processi di apprendimento reciproco
Organizzazione
La struttura organizzativa, specie se condivisa da tutti i partecipanti, facilita la
comunicazione e accresce la fiducia.
Gli aspetti organizzativi da considerare riguardano le regole di base dei
meccanismi di comunicazione e interazione, i meccanismi decisionali, la
strutturazione degli incontri e la documentazione dei dialoghi.
Alcuni “strumenti” … per la concertazione
Esiste un’ampia letteratura riguardante i possibili strumenti utilizzabili
nei processi di concertazione
Si tratta per lo più di metodi e tecniche di origine anglosassone
importati da discipline diverse che non sono stati costruiti
specificamente per essere utilizzati nella concertazione; richiedono,
pertanto, di un adattamento e di una ristrutturazione
Non vanno trascurate le specifiche della nostra realtà …
… mentre i metodi vengono spesso studiati anche per stimolare i
partecipanti ad esprimersi e ad interagire, nei casi italiani la
strutturazione si dimostra utile e necessaria per frenare l’irruenza e
l’eloquenza dei partecipanti e per permettere a tutti di avere le stesse
possibilità di intervenire e contribuire al processo
Le diverse tecniche sono tali da renderle flessibili e adattabili, a certe
condizioni, a molte altre necessità.. esse possono essere trasformate,
sovrapposte, combinate o, ancora, essere utilizzate in sequenza
questa flessibilità rende possibile l’esistenza di infinite metodologie da
individuare e costruire in base agli obiettivi e a tutte le altre specifiche
situazioni contestuali
Consigli
• generalmente si comprendono meglio le informazioni fornite se presentate
con supporto visivo
• molte delle tecniche sono state progettate per far in molto che tutti abbiano da
dire qualcosa
• le stesse tecniche possono essere utili in più punti del processo
• non essere troppo ambiziosi sui risultati da ottenere
• evitare di esagerare con la strutturazione in modo tale da non far sentire la
gente troppo manipolata
• usare attività che creino una rilassata atmosfera e che aiutino i partecipanti a
comunicare fra loro
• alternare le sessioni con i piccoli gruppi alle sessioni plenarie
• se il gruppo è numeroso è meglio che ci siano più facilitatori
1.Brainstorming
Per ottenere velocemente
una gran quantità di idee da
un gruppo senza soffermarsi
su discussioni dettagliate.
Si chiede ad un gruppo di
prendere nota delle idee
personali riguardo al tema in
questione; dopo si chiede a
ciascun partecipante di
esprimere brevemente la
propria idea. Senza
soffermarsi troppo sui
dettagli, ogni idea dovrebbe
essere esposta utilizzando la
stessa quantità di tempo.
Quindi tutte le idee possono
essere messe su di una
mappa e analizzate.
N° persone: piccoli gruppi
tempo: da cinque minuti a
un’ora , dipendendo dal
soggetto, dai dettagli e dal
numero delle persone.
1.Mind Mapping
Per permette di raggruppare
idee simili e di vedere i legami
che esistono tra di esse.
Spesso viene usata dopo la
tecnica di brainstorming o rich
picture.
Su post-it o direttamente su
un foglio di carta si parte con
la questione centrale e poi si
costruisce un dendrogramma
(come un albero) di idee che
si dipartono dall’idea centrale.
1.Focus Group
Per collezionare informazioni
generali su una questione,
utilizzando la conoscenza di
un piccolo gruppo di persone,
opportunamente selezionate,
che discutono tra loro.
La discussione parte da una
domanda opportunamente
posta al gruppo (di circa 8
persone). Si registra la
discussione scaturita dalla
domanda e la si protrae per
una o due ore. Le
registrazioni permettono di
annotare tutti i dettagli.
Occorre oltre a una persona
che prenda appunti un
facilitatore che controlli la
discussione e permetta a tutti
di parlare.
1.Analisi SWOT
Per identificare le forze, le
debolezze, le opportunità e le
minacce in relazione a un
progetto o a un gruppo.
Questo può essere ottenuto
chiedendo direttamente ai
componenti di un piccolo
gruppo oppure attraverso
l’analisi e la sintesi di altre
informazioni.
1.Diagrammi dei Legami
Istituzionali
Per illustrare come gli
individui, le organizzazioni, i
progetti o i servizi
interagiscono gli uni con gli
altri o per valutare
l’importanza di ciascuno di
essi i loro sforzi.
Ciascuna entità viene
rappresentata con un cerchio.
Più grande è il cerchio più
importante essa è. Cerchi più
vicini o sovrapposti indicano
una maggiore interazione. La
costruzione e la
composizione di questi
diagrammi facilita la
discussione.
1.Analisi del Problema
Per identificare le questioni
che sono emerse con
maggior forza con le altre
tecniche, questa tecnica dà
senso a molte delle
informazioni qualitative.
Si raggruppano tutte le
questioni emersese durante
le sessioni e si assegna loro
un valore numerico
dipendente dal numero di
volte che sono state prese in
considerazione.
1.Card Technique
Per raggruppare, organizzare
e classificare le informazioni.
Ciascuna idea, questione o
parte di informazione è scritta
su un post-it. Tutte le voci
sono raggruppate insieme e a
ciascun raggruppamento
viene assegnato un nome o
una descrizione. Queste
possono essere classificate
ulteriormente.
1.Nominal Group Process
Per permettere a un gruppo di
sviluppare una ordinata lista
si problemi, questioni o
azioni.
Si sviluppa una lista di
problemi, questioni o azioni
che è necessario ordinare.
Ciascuno di questi viene
espresso il più chiaramente
possibile onde evitare
confusione. Ciascun
partecipante ordina le
questioni in base alle proprie
priorità. Il punteggio totale,
ottenuto sommando tutte le
votazioni dei partecipanti,
perme di porre le questioni in
ordine di priorità.
Questa attività può essere
condotta in piccoli gruppi e
necessita da 15 minuti fino a
un’ora.
Nominal Group Process
Il NGP è una tecnica nella quale si alternano le discussioni individuali con quelle
collettive. Una volta presentata l’attività e posta una questione iniziale, vi sono
quattro differenti fasi:
riflessione individuale e appunti scritti
la questione posta deve servire da stimolo alla discussione successiva. Ogni
partecipante rifletterà individualmente e prenderà appunti delle proprie idee.
raccolta e registrazione delle idee
A turno, ciascun partecipante formula una delle sue idee; queste sono tutte
annotate sul grande foglio di carta posizionato in modo tale da essere visibile a
tutti. Il facilitatore continuerà a stimolare l’esposizione delle idee fino a che il
gruppo non ritiene di aver prodotto un numero sufficiente di idee.
discussione delle idee
Ogni idea viene letta e discussa da tutto il gruppo, le idee comuni sono
raggruppate e nuove idee generate.
votazione
I partecipanti identificano le idee più importanti, dando a queste un ordine di
preferenza e di priorità. Anche questa votazione può costituire lo spunto per
ulteriori discussioni.
I dati elaborati vengono consegnati ai partecipanti per controllare e individuare i
possibili errori. Il processo può essere iterato ponendo come questione iniziale
quella (o quelle) che ha ricevuto maggiore attenzione
Uso di “contenuti aperti”
Il caso del Parco di Torre Guaceto e
Il caso del Parco del Delta del Po
Scenari a “contenuti aperti” per il “Parco del Delta del Po Veneto”
(Piano Pluriennale Economico e Sociale)
“scenari-strutturanti”, quale rappresentazione “aperta” di uno scenario
ambientale futuro …attraverso il confronto con alcuni attori della comunità
locale sono stati definiti, tre scenari-strutturanti denominati:
1. “Verso una visione collettiva di parco” Cosa è necessario e cosa è da
intendersi per la realtà polesana con “visione collettiva di parco”?
orientato a costruire in un ambiente collaborativo, (ovvero coinvolgendo gli
attori sociali e istituzionali in attività quali la formazione, l’educazione e la
promozione) una visione del parco che sia di riferimento per gli stessi attori
locali
2. “Innovazione” Quali sono, per realtà polesana, le esigenze di “innovazione”?
orientato a coinvolgere attori economici in attività innovative/nuove e/o
attività di innovazione di quelle consolidate
3. “Enti e istituzioni in rete” Quali iniziative sono da intraprendersi per avviare,
nella realtà polesana, un funzionamento a rete delle istituzioni e degli enti?
orientato a favorire il coordinamento tra Enti (sia a livello locale, tra gli Enti
operanti nell’area del Delta, sia a livello sovra-locale tra gli Enti e altre
istituzioni appartenenti alle area di bacino o comunque interessanti in
qualche modo alle sue dinamiche)
SCENARIO N. 1
AZIONI STRUTTURANTI
Il parco tra i parchi
La funzione storico-culturale del parco
I residenti del parco
(le Comunità del Parco)
La nuova ruralità del Delta del Po
I tutori del parco
L’azienda di scienza
CAMPI DI INTERVENTO
VERSO UNA VISIONE COLLETTIVA DI PARCO
Comunicazione,
informazione e
formazione
Promozione
Manutenzione e
recupero
Ricerca scientifica
e sperimentazione
Infrastrutturazione
di servizio rivolta al
pubblico
OBIETTIVO
costruire in un ambiente collaborativo, (coinvolgendo gli attori sociali e istituzionali in attività quali la
formazione, l’educazione e la promozione) una visione del parco che sia di riferimento per gli stessi attori
locali
Benché la comunità locale consideri il Parco come un’opportunità comune per il raggiungimento di più alti obiettivi
economici e sociali, attualmente si riscontra la mancanza di una visione collettiva del parco naturale del Delta del Po.
Tra le ragioni addotte:
- la mancanza di una chiara individuazione geografica del suo perimetro accompagnata dall’assenza di
segnaletica che indichi i confini e le vie di accesso (non vi è neanche un solo cartello che indichi l’esistenza
nell’area del Parco Naturale del Delta del Po Veneto); tra l’altro, gli attori locali mostrano perplessità su come
possa funzionare un parco naturale disegnato “a macchia di leopardo”;
- una scarsa conoscenza del patrimonio ecologico e ambientale del territorio da parte delle comunità locali;
- l’assenza di un linguaggio comune che permetta a tutti gli attori locali di comunicare e di definire i problemi e le
realtà del Parco;
- lo scarso utilizzo di tutti quegli strumenti previsti dalla legge istitutiva per il funzionamento del parco (organi e
istituti statutari quali ad es.: l’istituto della partecipazione della comunità del parco, il comitato scient ifico ecc.);
In particolare, si lamenta: i)l’incapacità delle istituzioni pubbliche (ad ogni livello) di operare in un’ottica collettiva e
ii)l’assenza di un Ente istituzionale autorevole in grado di formulare e comunicare proposte organiche e strutturate e
di acquisire ed esercitare un peso politico.
La visione collettiva del Parco del Delta del Po” va costruita componendo i diversi interessi in gioco, comunicando e
condividendo le scelte di programmazione; le situazioni che si sono create ed esacerbate nel tempo hanno reso
molti degli attori troppo ancorati alle proprie posizioni e quindi chiusi al dialogo
AZIONI STRUTTURANTI:
Il parco tra i parchi
mira ad avviare un dialogo con gli altri parchi già presenti sul territorio, attraverso:
1. la promozione di scambi informativi, per mezzo di convegni e seminari di diverso livello (incontri scientifici,
presentazione nelle scuole, mostre) con realtà parco similari;
2. la costruzione di reti di informazione e di ricettività turistica con parchi geograficamente prossimi;
3. la messa in rete delle aree protette lungo l’asta del fiume per la promozione di un territorio a vocazione turistica
che può rappresentare un grande sentiero percorribile con diversi mezzi, dal cavallo, alla bicicletta, in canoa ,in
motonave o con gli house-boat.
Le aule verdi del parco
mira all’apertura al pubblico (con cicli di visite guidate) delle aziende agricole e di vallicoltura proiettate in
sperimentazioni di produzioni ambientalmente compatibili.
L’azienda di scienza
promuove la collaborazione delle aziende locali nelle attività di ricerca scientifica e mira a demandare alle aziende
stesse la divulgazione di alcuni risultati della ricerca stessa.
I residenti del parco (le Comunità del Parco)
mira ad accrescere la visibilità e la capacità d'azione della Comunità del Parco e ad avviare un dialogo fra cittadini
Enti e associazioni attraverso:
1. la facilitazione all’accesso al parco;
2. la creazione di strutture di servizio per l'individuazione ed il reperimento di finanziamenti per attività sostenibili
(es. creazione di uno sportello informativo);
3. la continua disponibilità di un parco progetti;
4. il diritto di informazione gratuita sulle questioni e sulle iniziative del parco (supportato anche da un sito internet
Analisi SWOT ( Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats): qualsiasi azione
un gruppo o un’”organizzazione” decida di intraprendere, dovrà mirare :
•ad aumentare i “punti di forza”,
•a rendere minimi i “punti di debolezza”,
•a comprendere e sfruttare al meglio le “opportunità”,e
•a contrastare le “minacce”
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La concertazione