maggio 2014 La Chiesa di Ognissanti Piccola guida a cura dei gruppi di catechismo delle classi III e IV Premessa L’idea di realizzare questa mini “guida” della chiesa di Ognissanti è nata dalla domanda che spesso ci pongono i ragazzi del catechismo sull’origine delle “due pietre” che si trovano di fianco agli scanni del coro. Siamo partiti da lì, dalle “due pietre”, le quali sono diventate un pretesto per conoscere la storia millenaria della nostra chiesa. Attraverso la conoscenza dei manufatti e delle opere, abbiamo tentato un’operazione di catechesi, così come si è sempre fatto nella storia della Chiesa. Fin dalle origini le immagini artistiche hanno sopperito al diffuso analfabetismo dei fedeli, che non avendo accesso alle Scritture venivano catechizzati attraverso l’arte, Biblia pauperum. Le illustrazioni sono state compiute interamente dai ragazzi, i testi sono stati elaborati insieme (perdonate le ingenuità) e le note a piè di pagina sono una nostra integrazione a quanto spiegato da loro (...perdonate le eventuali imprecisioni). Speriamo che queste poche e semplici pagine, che i ragazzi donano alla comunità, possano sollecitare una maggiore curiosità verso la complessa storia della nostra chiesa e del nostro quartiere, perché l’amore e la cura nascono laddove c’è conoscenza. Maggio 2014 Le catechiste Antonella e Maria Introduzione La chiesa di Ognissanti è ubicata lungo la via romana Annia, strada che collegava Adria (Bologna?) ad Aquileia e faceva parte dei 120.000 km di rete stradale che servivano tutto l’impero. L’Annia era per i romani la strada che portava nelle provincie dell’est. La sua importanza strategica crescerà durante l’alto medioevo (agguati permettendo) poiché era parte del collegamento stradale tra le capitali dell’impero romano d’occidente e d’oriente. La strada entrava a Padova da est nei pressi del nostro patronato e attraversava una vasta necropoli, il nostro quartiere, per giungere alla città dei vivi che incominciava a Santa Sofia. Il nostro quartiere era una necropoli già all’epoca dei paleoveneti. ....e allora partiamo dalle due pietre... Esse sono due stele funerarie romane, trovate sotto il campanile durante l’ultimo restauro. Sono rimaste in chiesa a dimostrazione che originariamente in questo luogo c’era un cimitero. La chiesa Il primo documento che parla della chiesa di Ognissanti e’ un atto di donazione del 1147, anche se è molto più antica, infatti durante l’ultimo restauro sono venuti alla luce reperti precedenti all’anno mille. L’ultimo restauro ha rivelato altre due pavimentazioni più antiche. Sotto quella attuale e sotto il lato nord si è trovato anche un selciato stradale, probabile resto della via Annia. Il pavimento più antico si trova a circa 140 cm al di sotto del livello attuale. Pianta: rilievo della chiesa eseguito durante gli scavi relativi agli ultimi restauri (anni 90). Sono visibili, in tratteggio, una serie di tombe. Della parte più antica restano poche testimonianze, visibili solo nella parte destra dell’abside (dove possiamo ammirare i resti di un bellissimo affresco di epoca bizantina: il Cristo Pantocratore). Qui la muratura è fatta con mattoni di epoca romana, seguendo una tipica tecnica di costruzione bizantina. La chiesa venne completamente rifatta a metà del ‘600. Sulla parete a nord, verso l’entrata principale, si trova la lapide che ricorda tali lavori voluti da una badessa benedettina tra il 1657 e il 1666 (le benedettine vivevano nel convento accanto alla chiesa dal 1589). La chiesa vecchia fu completamente demolita e ricostruita perché era in cattivissime condizioni. Da questo momento la chiesa diventa ad unica navata. Sulla precedente pianta si sono fatte varie ipotesi. Lapide in omaggio alla badessa che ristrutturò la chiesa a metà del ‘600 Incominciamo la nostra visita alle opere della chiesa seguendo come filo la cronologia della vita di Gesù. Sono rappresentati: Maria in attesa di Gesù, Maria con il Bambino Gesù, la Crocifissione e l’Ascensione di Cristo. Partiamo dall’altare della parete a sud: La Visitazione La tela è del 1681 e fu dipinta dal pittore veneziano Giovanni Carboncino. Precedentemente pare ci fosse un altare dedicato alla Madonna del parto. Si nota in primo piano Maria, incinta di Gesù, che saluta la cugina Elisabetta, incinta di Giovanni Battista. Nel quadro vediamo Elisabetta che si tocca la pancia ad indicare quanto detto nei Vangeli riguardo al sussulto che il suo bambino ebbe dopo il saluto di Maria. Ai piedi delle due donne c’è un cagnolino scodinzolante che il pittore dipinge per esprimere la felicità che provano le due cugine nel vedersi. Sullo sfondo ci sono le figure di Zaccaria e Giuseppe. Sulla parete opposta si trova la Madonna con Bambino e due Santi L’affresco rappresenta la Madonna con il Bambino insieme a due Santi. I due Santi sono S. Antonio da Padova e S. Bernardino. Li riconosciamo attraverso piccoli particolari: S. Antonio lo riconosciamo dal giglio che ha in mano e S. Bernardino dal libro con il cristogramma 1, simbolo inventato dal Santo stesso. Entrambi appartenevano all’ordine dei francescani. Questo dipinto originariamente si trovava sull’angolo tra via S. Sofia e via C. Battisti. 1 Trigramma disegnato dal Santo, simbolo che consiste in un sole raggiante con sopra le lettere IHS che sono le prime tre del nome di Gesù. Il simbolo fu inciso su tavolette di legno che Bernardino dava da baciare al pubblico, al termine delle prediche Verso la metà dell’800 è stato trasportato e collocato sul lato nord nella chiesa di Ognissanti. L’uomo che l’ha realizzato si chiamava Stefano dell’Arzere, pittore padovano. Molto bello il paliotto dell’altare sottostante alla “Madonna con bambino e due Santi”. L’opera è realizzata in scagliola policroma, 2 che riproduce un finto intarsio marmoreo, più economico rispetto all’intarsio con pietre dure. Sono raffigurati uccelli, canestri con steli e fiori, farfalle: un vero capolavoro di alto artigianato. Al centro del paliotto c’è raffigurata una Madonna, a ricordo della statua lignea di Santa Maria Nova che un tempo proteggeva la faglia 3 dei barcaioli del Portello e che era collocata nella nicchia che si trova a destra dell’altare. La statua adesso si trova nella chiesa dell’Immacolata. Notiamo sotto la Madonna un bassorilievo che raffigura una tipica barca veneta, a simbolo della corporazione che donò l’altare. 2 Tipo di gesso fine misto a pigmenti colorati usato per realizzare finti marmi con finti intarsi di pietre dure 3 corporazione Accanto all’altare maggiore è collocata la Crocifissione Il dipinto, attribuito al Piazzetta, è datato 1733. Lo si vede a sinistra dell’altare maggiore, a ridosso del vano destinato alla caldaia. Questo vano era precedentemente una cappella, detta del Crocefisso, dove è stato ritrovato una piccola parte di un affresco raffigurante la crocifissione di Cristo, del 1500 dc. Il punto di vista migliore per osservare quest’opera è mettersi in ginocchio, sui gradini dell’altare, così si ha la sensazione di stare proprio ai piedi della croce. In basso troviamo la figure della Maddalena in lacrime. A destra vediamo un teschio (era di moda a quel tempo) e una città (forse Padova) 4 che il pittore raffigura per rappresentare la venuta di Dio nella Storia dell’Umanità. In basso si legge la data (1733) con la scritta “Deo donante”, cioè Dio che si dona all’umanità. 4 In basso a destra, annerita dalla patina del tempo, si scorge una veduta di città. Dal suo profilo sembrerebbe una città veneta, probabilmente Padova. L’altare maggiore Nel 1676 è stato rifatto l’altare principale che fu la maggiore opera di Francesco Fasolato. 5 In origine l’abside era curvo, ma durante i lavori fu spostato di circa 50 cm e fu rifatto rettangolare, ricoperto di marmo bianco e nero, i colori dei benedettini. Inoltre furono costruite sopra l’altare due statue: una di S. Benedetto e una della sua sorella gemella, santa Scolastica. San Benedetto lo riconosciamo perché ha in mano il bastone pastorale e il libro della Parola del Signore. Santa Scolastica, invece, ha in mano la colomba che diventa il suo simbolo perché, quando lei muore, il fratello la vede salire al cielo sotto forma di colomba. Marmista attivo, nello stesso periodo, nella fabbrica della basilica del Santo e Praglia 5 Dietro l’altare vediamo l’affresco conosciuto come la Pentecoste L’opera è stata fatta da un autore sconosciuto della metà dell’ottocento. Egli aveva adattato un precedente affresco, raffigurante un’Ascensione di Gesù, aggiungendo altri personaggi in primo piano (per ottenere un gruppo di dodici) e collocando delle fiammelle sulla loro testa. Una colomba in volo completava l’opera rappresentando così la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Questa modifica fu fatta per adeguare l’opera, che originariamente si estendeva su uno spazio più grande. In seguito all’ultimo restauro, sono venuti alla luce altri elementi dell’opera originaria. In alto ora, si vedono i piedi e le gambe di Gesù, che ascende al cielo. A destra dell’altare maggiore si trova la tela del Paradiso Questa è un’opera di Francesco Migliori, dipinta nell’anno 1730. In primo piano a destra vediamo S. Girolamo 6 nella caratteristica posa accovacciata con il cappello cardinalizio gettato a terra, simbolo della sua rinuncia agli onori, e il libro aperto in mano (egli curò la prima traduzione in latino dei Vangeli e della Bibbia). Al centro del dipinto troviamo Santa Scolastica, un omaggio alla patrona delle monache benedettine, da cui partono, come due diagonali, tutti i Santi fino al culmine, che è rappresentato dalla Santissima Trinità. 6 E’ interessante la scelta del pittore di collocare in primo piano la figura di S.Girolamo con il libro della Vulgata sulle ginocchia. Va detto che il Santo è stato una figura molto rappresenta dopo il Concilio di Trento quando l’arte della controriforma si oppone alla tendenza iconoclasta dei paesi di lingua tedesca per affermare un’arte didascalica volta ad alfabetizzare biblicamente i fedeli che normalmente non avevano accesso alle Scritture. L’opera più sorprendente della chiesa si trova un po’ nascosta dietro la tela del paradiso: Cristo Pantocratore Dietro l’altare di destra, c’è una lunetta in cui è raffigurato un Cristo Pantocratore 7 (onnipotente). L’affresco è uno dei più antichi dipinti di Padova. L’affresco è di epoca bizantina e raffigura Cristo che benedice con la mano destra (mano parlante). Purtroppo manca il pezzo di intonaco vicino alla mano sinistra, dove sicuramente Cristo aveva un libro in mano. Probabilmente, in origine, sotto la lunetta poteva esserci una porta, considerando che il livello del pavimento era molto più basso di quello attuale. La diffusione iconografica del Cristo Pantocratore in epoca bizantina aveva lo scopo di contrastare le eresie che si stavano diffondendo nell’alto medioevo. Eresie che negavano o la natura divina o quella umana di Cristo. Quindi la”mano parlante”serviva ad affermare la doppia natura di Cristo ( sia umana che divina) 7 Questa è la parte più antica della chiesa che le monache mantennero, inglobandola nella nuova struttura. Si possono notare un’enorme quantità di mattoni romani riutilizzati poi seguendo una tecnica costruttiva tipicamente bizantina e una suggestiva finestra-feritoia in alabastro sull’altare in alto a destra. Prima di uscire, buttate l’occhio e l’orecchio in alto e vedrete le canne di un bellissimo organo. Al di sopra della porta di ingresso principale si trova un organo. Lì sono collocate sia le canne che la tastiera ed è raggiungibile tramite una piccola scala, nell’angolo della chiesa. Il costruttore era Gaetano Callido, un artigiano di Este. Hanno partecipato alla cura di questa guida: Giovanni Marta Maria Chiara Simone Marcelo Francesca Ginevra Favour Giulia Daniel P. Alberto Ingrid Daniel R. Rik Claudia Vittoria Pietro Luca Immagini di copertina Fronte: dettagli esterni e prospetti della chiesa di Ognissanti Retro: dettaglio del paliotto dell’altare della Madonna con Bambino