i lNH7111111111Ì1i1111I 138. i i ri 11 i ri M Ut'n w i il 11,,'"iJ':1"1 i IMI',11;11111:"1 ,,to il I 111111 i i HI"Pii H i 111",'! FEDE STORIELLA BONG1-11-1_,SE Nell'angusta cappella dell'umile chiesta di campagna, la sommessa implorazione di Dinorah Martinez salì — accorata e primitiva — verso la Madre di Dio — effigiata sullo sfondo e ravvivata tratto tratto — nella angelica espressione dolorante — dalle fiammelle oscillanti dei ceri. — Madonna mia, fatemi questa grazia. Fate che il mio Giannino non giochi più. Ieri sera se n'è andato ed è rimasto tutta la notte in città. É tornato col primo treno, stanco ed assonnato. Ho guardato nel suo portafogli, mentre dormiva. E' zeppo di biglietti di banca. Ha giocato- ed ha vinto, ne sono sicura. E non è questa la prima volta, da tre anni a questa parte. Madonna mia, proteggetelo •voi, ve ne supplico.... Vi ho offerto in dono questa collanina d'oro e questo ciondolo, primo regalo ch'egli mi fece quando eravamo fidanzati, dieci anni fa. Nella piccola medaglia sono incise queste parole : « Rifulga j5erenne l'aurora ». Questo augurio di sempiterna giovinezza fu sempre per me la più cara espressione d'affetto che mi venisse da lui. Ed ora l'ho dedicato a Voi, Madonna, perchè vogliate ricondurre il donatore sul sentiero della virtù.... Per questo faccio voto di essere sempre buona. Madón.na mia ve lo giuro — A- questo punto, Dinorah Martinez interruppe per un istante la fervida preghiera ch'ella mormorava a fior di labbra, nella solitudine della chiesa. Che cosa avrebbe potuto sacrificare ancora ? Passò in rapida rassegna le sue abitudini, le sue aspirazioni Nulla trovò che potesse sembrarle riprovevole, peccaminoso Voleva bene a suo marito, al suo Giannino, per il quale implorava la grazia; voleva bene al suo Carlo, al suo bel bambino studioso e diligente; era saggia, economa, spendeva poco negli abiti, nei cappelli, in tutto In tutto. ? Una voce sorse nel suo intimo, una sottile voce ironica : — « E le sigarette ? » Le sigarette ! Sicuro. Quel suo vizietto elegante era dispendioso, nocivo e ritenuto da molti come dizio di poca serietà.... Adesso ne fumava di meno, è vero, appena dieci al giorno, perchè s'era accorta che fumandone di più le si annerivano i denti, all'interno della bocca — Madonna mia, faccio voto di non fumare più. E' tutto quello che posso fare. Siate buona, Madonna mia, siate buona, fate che il mio Giannino nun giochi più Dinorah Martinez continuò a pregare ancora per un poco, col raddoppiato fervore che le inspirava il suo stesso spirito di sacrificio. E tornò a. casa rasserenata, fiduciosa, irrevocabilmente decisa a non venir mai meno al suo sacro giuramento. Nel giardinetto di Villa Martinez, quindici giorni dopo. Pomeriggio inoltrato. Giannino — Senti, Carluccio mio, devi farmi un favore. Devi portare questo pacchetto di sigarette alla mamma. Carluccio — (otto anni) — Sì, papà. Bada • però che la mamma non fuma più da molti giorni. Dice che il medico non vuole perchè le fa male alla gola. G..C.1X1129 — Lo so. Lo so. Ma questa volta, secondo me, il medico si dev'essere sbagliato. Portale lo stesso le sigarette e vedi di fare in modo che ne accenda una in tua presenza. Se riesci ti faccio un bel regalo. Carluccio — (giubilante) Sì, papà. (via) (lunga pausa, durante la quale Giannino, solo, consulta con attenzione e con evidente espressione di rimpianto, un suo libretto di appunti) . • Dinorah — (entrando in 'giardino, seguita da Carluccio silenzioso e mogio mogio) Ma insomma, Giannino, io non comprendo questa túa ostinazione ! Come, io rinunzio spontaneamente ad una cattiva abitudine e tu insisti in tutti i modi per indurmi a riprenderla ? ! In verità, non riesco a capire l'interesse recondito che tu puoi avere a questo Giannino — (rannuvolato e confuso) Ma che interesse ! Devi dire piuttosto.... che io mi preoccupo Immaginavo, naturalmente, un po' troppo di te che questo tuo fermo proponimento ci dovesse costare un piccolo sacrificio... E volevo risparmiartelo, ecco tutto. Dinorah — (un po' intenerita, ma non del tutto convinta) Vediamo, Giannino, se le fumassi tu, queste sigarette che hai comprato per me ? Non immaginarti di infliggermi alcun supplizio di Tantalo, sai. Ormai, sono refrattaria anche all'odore, del tabacco oltre che all'influenza dell'esempio. Sono già quindici giorni. Fuma, fuma, Giannino. Carluccio — (con calore) Sì, papà, fumale tu. Cosi mi darai il regalo to stesso. Giannino — (in un impeto di malumore) Ma se sapessi fumarle io, non sarei quì, ora! lo, che ho sempre adorato i « Virginia », ho provato, riprovato venti volte, nei giorni scorsi, a biascicarne qualcuna.... Non riesco a tenerle in bocca, queste dannate sigarette.... Mi 'sembra di fumare della paglia (riprendendosi) E questo l'ho fatto appunto per consumare- in qualche modo la provvista Dinorah — (sorridendo incredula) Giannino, andiamo, non sei sincero, adess,-). Di quale provvista stai parlando? Se me ne compravi "un pacchetto tutti i giorni, insieme con i tuoi « Virginia » ? Giannino (comprendendo di essere andato troppo oltre, come parlando a se stesso, risolutamente) Ebbene, sia, dirò tutto. Tanto, l'incanto è rotto. (a Dinorah) Il mio talismano' infallibile, l'amuleto che il caso mì largiva talvolta, ahimè, tu stessa me l'hai tolto, inconsciamente, Dinorah, e per sempre, sopprimendo l'uso delle sigarette 111, RIVISTA D'ARTE E Dl CULTURA Giannino — Sì, cara, anche l'olio ! Sia•che tenessi il banco al macao, sia che vi puntassi contro, i miei Denorah — (invasa da una specie di timore su- perstizioso) Mio Dio, spiegati Giannino ! Di quale amuleto mi parli? Giannino — (per allontanare il bambino) Carluccio, va' pure a giocare con Gigino, come mi avevi chiesto dianzi. Carluccio (di malavoglia) E il regalo, Papà ? Giannino — Il regalo stasera. Sei contento? Cartuccia — (rinfrancato) Sì papà. Arrivederci. Arrivederci, mamma. (via) Giannino — (a Dinorah, con accento di profonda sincerità) Si, cara, fu appunto per mezzo delle tue sigarette che la sorte volle sorridermi benignamente. Finchè i pacchetti furono tre e poi due, quel misterioso sorriso mi sfuggiva. Ma 'da quando ho cominciato a comprartene uno solo, vale a dire da tre anni a questa parte, un vivido raggio di luce ha illuminato il mio spirito Fu proprio sulle scale di casa nostra, in città. Nel togliere di tasca il giornale, mi cadde inavvertitamente il pacchetto delle tue sigarette, acquistato pochi minuti innanzi. E poictie, per i riinKilzi di gradino in gradino, le sigarette s'erano tTh po'- smosse, così, quando le raccolsi, mi venne 'Lula di 'contarle. Erano nove. Il tabaccaio me ne av:•va doto tira di meno. « Errore » — pensai, ottimisticamente. Tuttavia, quel fatidico « nove non•si cancellò dalla mia memoria e senza muovere alcuna cs-ervazone al rivenditore, presi il '. ezzo di verificare cc). cienziosamente e tacitamente, ogni mattina, il contenuto del pacchetto. Ventigiorni dop ), ne mancava un'altra. Un altro nove! Intascai il pacchetto senza far motto ed uscii. Nove ! — ripetevo a me stesso. Se giocassimo a macao, sarebbe cifra buona. Devo dirti, a questo proposito, che da studente, in quelle rare volte ch'io mi permisi di partecipare a quel gioco, avevo avuto delle lezioni così solenni, da togliermene completamente ogni stimolo ulteriore. Ma quella coincidenza singolare, non, so perchè, mi parve così propizia a ritentare la sorte che la sera stessa, accompagnato e presentato dall'avv. Valli, fui ammesso alla sala da gioco del Circolo degli Stranieri. Fu una vincita insolente, ostinata, incessante. Ventisette battute di « nove », consecutive ! Per te che non conosci il gioco, basti dire che « nova » è il massimo punto. Vinsi, in quella sera, settemilacinquecento lire, in brevissimo tempo. Avrei vinto molto • di più se le mie puntate non fossero state così meschine, se non avessi riunciato al banco e sopratutto se avessi avuto tutta la notte disponi-. bile.... Tu coinprendi, non è vero ? Non volevo assolutamente che tu sapessi ch'io giocavo Devo parlarti ora dell'ansia febbrile con la quale esaminai, in questi tre anni, ì tuoi pacchetti di sigarette, acquistati sempre dallo stessa tabaccaio ? ! Dinorah — (che non ha perduto sillaba del racconto) Immagino, immagino... E dimmi, quante volle ti è accaduto di trovarvi il « nove »? Giannino — (estraendo e consultando il suo libretto di appunti) Ventitrè \Mite il nove e undici volte rollo : in tutto trentaquatro Dinorah — (trasecolata) Ma •come ! Anche l'otto! 139 • punti erano invariabilinente 'olio o nove a seconda che' nel pacchetto acquistato nella mattina io avessi trovato olio o nove sigarette, anzichè dieci. Ma di questi trentaquattro moniti della sorte, io non ho potuto far tesoro che quindici volte : per le altre sette i giocatori si sono eclissati al solo vedermi apparire e per le ultime dodici, ho dovuto rinunciare mio malgrado al gioco avendo le serate impegnatissime. Totale : non più di un centinaio di mi-; gliaia di lire di vincita. Ed ora che sai tutto, dimmi tu: qual'è quell'uomo, non dico giocatore, che avrebbe saputo resistere a simile tentazione? Dinorah — Sì, comprendo bene. Ti concedo tutte le attenuanti. Ma ora, che intendi fare? Giannino (maliconicamente) Ora è finita, cara. Sentivo come per istinto che- l'incanto era già rotto,' fin dal momento in cui tu mi hai espresso, due settimane or s ano, la tua decisione di non_più fumare. Ed ora lo è irrimediabilmente, per opera della mia sincerità. Anche se tu continuassi .a fumare e per conseguenza si verificasse ancora il fenomeno degli olio e dei nove nei tuoi pacchetti, esso non avrebbe più alcun valore di scaramanzia, di mascotte Il segreto del tacito accordo fra me e la sorte, segreto custodito gelosamente per tre ann i , è ormai rivelato anche a te. E per questo, nulla, ne sono sicuro, potrà mai più , restituirmi la prodigiosa immunità che mi rendeva giocatore privilegiato..,... — Dinoralz — Non te ne rattristare, Giannino mio. Pensa che questo sortilegio era diabolico. Pensa che i vantaggi che il destino ti concedeva così bizzarramente, erano determinati dagli svantaggi degli alrri giocatori.... Quello che per te era « ciance », per gli avversari era « guigne » — Non è così ? D'ora inna nzi tu non devi fare assegnamento che sulle sole tue forze impiegate nell'onesto lavoro,... M'intendi, Giannino ? Giannino — (lassegnato, come alleviato da un peso) Hai ragione, Dinorah mia; 110 guadagnato troppo.... ** * L'infantile tripudio col quale il piccolo Carlo accolse, .la sera stessa, la profusione di cioccolattini che gli fu largita, di comune accordo, •dai genitori, in atto di festosa tenerezza e per solennizzare degnamente la palese resipiscenza paterna, non può trovar riscontro se non nello stupore esultante con cui i buoni villici devoti ebbero agio, l'indomani, di sof' fermarsi all'altare dedicato alla SS. Vergine. Tutta la cappella riboccava meraviglios tmente di fiori. Lawberrt. Russi C , i 1, i .11+ t 't Coi t i e N 43 .,5t. t. n.t-eco SARA' PUBBLICATO IL SEGUITO tutte di 1.111'as.t a atta„ GREGORIO k;ARRUGGIO