DELLA
ANNO XXXV
24 APRILE 2010
E 1,20
16
DIOCESI
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
IL 4 MAGGIO A TORINO
Cari amici, questa è la vera
ragione di speranza dell’umanità:
la storia ha un senso, perché è
“abitata” dalla Sapienza di Dio.
E tuttavia, il disegno divino non si
compie automaticamente, perché
è un progetto d’amore, e l’amore
genera liber
tà e chiede liber
tà.
libertà
libertà.
Il Regno di Dio viene cer
tamente,
certamente,
anzi, è già presente nella storia
ALLE PAGINE
19,20,21,22
e, grazie alla venuta di Cristo,
ha già vinto la forza negativa del
maligno. Ma ogni uomo e donna
è responsabile di accoglierlo
nella pr
opria vita, gior
no per
propria
giorno
gior
no. Per
ciò, anche il 2010
giorno.
Perciò,
sarà più o meno “buono” nella
misura in cui ciascuno, secondo
le proprie responsabilità, saprà
collaborare con la grazia di Dio.
Sindone: l’incontro
con il volto
di Cristo
(Benedetto XVI, Angelus, 3 gennaio 2010)
Foto Pozzi-Maspero
I
l prossimo 4 maggio poco
meno di mille pellegrini
della diocesi di Como, per
l’esattezza 975 suddivisi in
diciannove pullman provenienti da tutte le zone della
nostra vasta Chiesa locale, saranno a Torino, guidati dal vescovo Diego, per la solenne
Ostensione della Sacra Sindone. L’arrivo nel capoluogo piemontese sarà all’indomani della visita di Benedetto XVI. Al
cospetto del sacro lino stanno
giungendo milioni di fedeli da
tutto il mondo, accolti da oltre
4mila volontari e indifferenti
alle dispute storico-scientifiche,
agli interrogativi che tale reliquia ancora oggi suscita, per
contemplare un volto che provoca riflessioni e indiscutibilmente mette al cospetto del
mistero della passione, morte e
risurrezione di Cristo. Non vi è
una regola precisa che stabilisce ogni quanto la Sindone venga esposta. Nemmeno gli storici sanno ricostruire con esattezza il numero delle Ostensioni.
Nel corso del Novecento se ne
contano sei. Questa in corso è
definita la “prima del terzo millennio”. Un caso a sé è quella
del 2000, anno giubilare, a cavallo non solo fra due secoli ma
anche fra due millenni… L’Ostensione viene decretata dal
Santo Padre, il quale, dal 1983,
con la morte di Umberto di Savoia, è proprietario della Sindone. Nelle pagine centrali di
questo numero de Il Settimanale un inserto ci aiuta ad approfondire l’argomento. Iniziamo il
nostro cammino aiutati dal Vescovo Diego.
Saranno circa mille i pellegrini che, accompagnati
da Lei, si recheranno a Torino per l’Ostensione della
Sindone: più del doppio coloro che autonomamente o,
con la parrocchia, giungeranno al cospetto del “sacro
lino”… Come leggere, quale
interpretazione dare a questo interesse sincero per la
Sindone, che va oltre qualsiasi dubbio o scetticismo?
Con quale atteggiamento
auspica che i pellegrini si
avvicinino alla Sindone?
«La Sindone è come un dito
puntato: non si “va a vedere” la
Sindone. Si va a realizzare un
incontro nuovo, e più profondo,
con Gesù nel momento decisivo
della sua vita, della sua passione. Lo incontriamo in questo
segno straordinario che continua a interrogarci, anche dal
punto di vista scientifico e storico, sulla Risurrezione. Perché
nessuno è ancora riuscito a
spiegare che cosa sia successo
dentro quella stoffa… A prescindere dalla riconoscibilità e
dalle certezze scientifiche, il
nostro pellegrinaggio vuole essere un’occasione, nuova e più
profonda, di meditazione, di riflessione, di incontro con la Pas-
sione del Signore. L’itinerario
che accompagnerà i pellegrini
nella progressiva lettura dei
particolari della Sindone, aiuta ad andare al di là di un evento legato solo alla straordinarietà del segno, per capire che
questa reliquia ci parla dell’unica cosa che ci sta a cuore. E che
non è tanto la verità storica e
scientifica, ma la sua capacità
di ricordarci, di farci ripresentare alla memoria e alla coscienza la verità dell’amore
sconfinato di Dio».
Come si inserisce il pellegrinaggio alla Sindone nel
cammino della pastorale
ordinaria della diocesi?
«Il cammino della diocesi è
normalmente un cammino “verso” il Signore e “con” il Signore:
con la forza che Lui ci dona e
verso il servizio all’umanità. In
questo cammino ordinario – che
è fatto di predicazione, liturgia,
esercizio della carità, celebrazione dei sacramenti – non c’è
discontinuità o alternativa rispetto a qualsiasi pellegrinaggio. Questo, poi, che ci porta a
Torino, mi sembra ben inserito
nella quotidianità di quello che
le nostre comunità cristiane
devono sperimentare e di cui si
devono nutrire, per esercitare
la propria missione nei confronti del mondo. Non andiamo a
Torino per fare una bella esperienza. Andiamo a Torino per
“caricare le pile”, per continua-
re a tenere accesa la fiaccola
della fede, che serve a tutti, per
arricchire la vita di significati
e di valori per cui valga la pena
di faticare e soffrire».
Lei sottolinea sempre l’importanza dei rapporti personali, della necessaria creazione di una rete di fraternità: l’incontro con la
Sindone ci fa incontrare un
volto, in luglio è in programma il pellegrinaggio diocesano a Lisieux, per essere
vicini a santa Teresa, che si
fece chiamare “del volto
santo”… Quali atteggiamenti ci suggeriscono questi
momenti forti?
«La fede cristiana è un facciaa-faccia con Dio. Altre fedi sono
costrette a rimanere davanti a
una “cifra” indescrivibile e
intraducibile… Per il cristiano,
invece, l’incontro personale con
il volto del Signore Gesù è l’elemento decisivo della fede. Noi
non crediamo in una onnipotenza vaga, distante e inconoscibile… Noi crediamo in Dio, che
è onnipotente, o forse sarebbe
meglio dire che è “onni-amante”, che si è manifestato sul volto del Signore Gesù… Incontrare faccia-a-faccia il Signore è un
anelito che ritroviamo fin dall’esperienza di Mosè… Tutto
diventa possibile per il cristiano quando fissa il suo sguardo
sul volto di Gesù. Che non è
un’attività superstiziosa, ma è
il desiderio di incontrare la sua
persona, di conoscere le sue
parole, le sue scelte, il suo modo
di vivere, lo Spirito con cui Gesù
faceva le sue cose… Perché è
questo Spirito, che viene emesso da Cristo morente sulla Croce, che raggiunge la Chiesa ed
è in questa relazione personale
con il Signore Gesù che ciascuno ritrova la propria identità,
la propria missione, il proprio
servizio alla pienezza della vita
di tutti, nel mondo…».
Allora buon pellegrinaggio…
«Grazie. E, a tutti auguro che
questo pellegrinaggio sia non
solo un momento di svago “spirituale”, ma un’esperienza profonda del nostro incontro con
Gesù e della nostra speranza di
essere sempre più assimilati a
Lui».
ENRICA LATTANZI
LIBRETTO
PER LA
BENEDIZIONE
DELLE FAMIGLIE
SONO DISPONIBILI
ANCORA COPIE
Prenotazioni
(da lunedì a venerdì, dalle
ore 8.30 alle ore 18.30):
031-263533
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