S T A G I O N E D ’ O P E R A 2 0 1 4 - 2 0 1 5 Il turco in Italia Il turco in Italia Dramma buffo in due atti Libretto di Felice Romani Musica di Gioachino Rossini Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro a cura di Margaret Bent. Editore Casa Ricordi, Milano Personaggi Selim, principe turco che viaggia, un tempo amante di Zaida, e poi invaghito di Fiorilla basso Donna Fiorilla, donna capricciosa, ma onesta, moglie di don Geronio soprano Don Geronio, uomo debole, e pauroso baritono Don Narciso, cavaliere servente di donna Fiorilla, uomo geloso, e sentimentale tenore Prosdocimo, poeta, e conoscente di don Geronio baritono Zaida, un tempo schiava, e promessa sposa di Selim, poi zingara; donna di cuor tenero ed amante mezzosoprano Albazar, prima confidente di Selim, poi zingaro seguace ed amico di Zaida tenore Maestro al fortepiano Direttore d’orchestra Regia ripresa da Scene Costumi Luci riprese da Assistente alla regia e ai movimenti coreografici Direttore dell’allestimento Maestro del coro Interpreti Carlo Lepore Marco Vinco* Nino Machaidze Barbara Bargnesi* Paolo Bordogna / Marco Filippo Romano* Antonino Siragusa Edgardo Rocha* Simone Del Savio Vincenzo Taormina* Samantha Korbey Enrico Iviglia Luca Brancaleon Daniele Rustioni Christopher Alden Karolina Sofulak Andrew Liebermann Kaye Voyce Adam Silverman Cecile Giovansili Anna Maria Bruzzese Saverio Santoliquido Claudio Fenoglio Orchestra e Coro del Teatro Regio NUOVO ALLESTIMENTO in coproduzione con Festival d’Aix-en-Provence, Opéra de Dijon, Teatr Wielki - Polish National Opera (Varsavia) Marzo 2015: Giovedì 12 ore 20, Sabato 14* ore 20, Domenica 15 ore 15, Martedì 17* ore 15, Mercoledì 18 ore 20, Giovedì 19* ore 20, Venerdì 20 ore 20, Sabato 21* ore 20, Domenica 22 ore 15 Il turco in Italia Argomento Atto I Su una spiaggia presso Napoli, il poeta Prosdocimo osserva un gruppo di zingari festanti; ha trovato il soggetto per un’opera buffa ispirandosi ai casi di Fiorilla e Geronio, e l’arrivo degli zingari gli offrirà spunti per vivacizzare la trita situazione: la vicenda del marito sciocco e della moglie esuberante, infatti, è già stata trattata da innumerevoli poeti. Tra gli zingari c’è l’ex schiava turca Zaida: destinata a sposare il suo padrone – il principe Selim – è stata vittima delle calunnie delle altre donne dell’harem, perciò, con l’aiuto di Albazar, è dovuta fuggire e rifugiarsi tra gli zingari. Il poeta le suggerisce di rivolgersi al principe turco di cui si attende l’arrivo perché interceda per lei presso Selim. Più tardi entra Fiorilla: osserva l’arrivo di un battello dal quale sbarca proprio Selim, giunto a visitare l’Italia. Incuriosita, gli si avvicina, e il principe immediatamente se ne invaghisce: i due si allontanano a braccetto. Sopraggiungono Narciso – il cavalier servente di Fiorilla – e Geronio, inquieto per aver visto la moglie in compagnia del turco: il poeta si compiace perché la situazione sta prendendo, dal suo punto di vista, una piega promettente. Fiorilla riceve Selim in casa di Geronio. Il principe la corteggia e la donna si schermisce con civetteria. Quando arriva Geronio, Fiorilla lo persuade a rendere omaggio all’ospite baciandogli la veste; Narciso è disgustato da tanta remissività. Più tardi Selim si reca sulla spiaggia, pronto a fuggire con Fiorilla. Ma il poeta fa in modo che incontri Zaida: la ragazza scopre così che il principe altri non è che il suo antico padrone il quale, a sua volta, riconoscendola, le rivolge attenzioni affettuose. Giunge quindi Fiorilla, seguita da Geronio. Fiorilla accusa Selim di slealtà e si accapiglia con Zaida; Narciso e Geronio sono perplessi: solo il poeta è entusiasta della situazione che si è creata. Atto II In una locanda, Selim incontra Geronio per proporgli di comprare Fiorilla, secondo l’uso turco. La discussione tra i due in breve degenera. Più tardi entra Fiorilla – che ha fatto in modo di essere raggiunta da Zaida – e impone a Selim di scegliere tra lei e la schiava. Di fronte alla sua esitazione, Zaida, offesa, si allontana. Usciti anche Selim e Fiorilla, ritorna il poeta: fa sapere a Geronio che Selim intende rapire Fiorilla durante una festa in maschera, ma per sventare il piano basterà che lui stesso e Zaida si presentino alla festa mascherati da Selim e Fiorilla. Anche Narciso, avendoli ascoltati, partecipa alla festa: Fiorilla lo prende per Selim, Selim pensa che Zaida sia Fiorilla, Geronio – in cerca della moglie – è disorientato dalle due coppie in maschera. Più tardi, nella locanda, Albazar si rallegra perché Zaida ha riconquistato Selim, e prepara i bagagli. Il poeta suggerisce a Geronio di scacciare la moglie per costringerla a ravvedersi. Così, tornando a casa dalla festa, Fiorilla trova la porta sprangata. E non solo apprende che Selim si è allontanato con Zaida, ma si vede recapitare un fardello con le sue cose e un messaggio con il quale Geronio le impone di tornare dai genitori. Sulla spiaggia, Fiorilla attende il battello per partire. Il poeta e Geronio la raggiungono: la donna, chiaramente pentita, riceve il perdono del marito. Quindi, accompagnato da zingari e turchi festanti, giunge Selim per imbarcarsi con Zaida. Il principe saluta magnanimamente l’Italia, e porge le proprie scuse a Geronio e Fiorilla. L’intreccio è dunque sciolto, e il poeta si compiace del lieto fine. Prima rappresentazione assoluta: Milano, Teatro alla Scala, 14 agosto 1814. Restate in contatto con il Teatro Regio: Se ritieni che la cultura musicale sia un valore irrinunciabile e pensi che sia importante dare direttamente il tuo appoggio, puoi f irmare a favore del tuo Teatro, destinando il 5 per mille dell’IRPEF. È suf f iciente scrivere il codice f iscale del Regio (00505900019) nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi. La destinazione del 5 per mille non comporta nessuna spesa e non è alternativa all’8 per mille. Sei personaggi in cerca di regista Intervista a Christopher Alden A cura di Anne Le Nabour Christopher Alden, regista di questa edizione de Il turco in Italia: qual è il suo percorso professionale? Non ho avuto, in senso stretto, una formazione teatrale, ma sono cresciuto nel mondo dello spettacolo, a New York: mio padre curava allestimenti scenici per teatro, cinema e televisione, mia madre era una danzatrice – aveva partecipato, tra le altre, alle produzioni originali di On the Town di Leonard Bernstein e di Annie Get Your Gun di Irving Berlin, che debuttarono a Broadway. Dalla più tenera età, quindi, sono stato immerso in questo universo che mi ha subito appassionato. In generale, qual è il suo rapporto con l’opera? Ho amato il teatro d’opera ancor prima di diventare regista. Me ne innamorai quando nel 1966, liceale, assistetti per la prima volta a una rappresentazione: era l’ultima stagione dell’antico Metropolitan Opera di New York, che si spostò poi al Lincoln Center. In seguito sono diventato assistente di Jean-Pierre Ponnelle in parecchie produzioni, all’Opéra di Parigi, alla Houston Grand Opera e al Festival di Salisburgo in particolare. Poi ho iniziato la mia carriera di regista. Dopo quarant’anni di mestiere, quando considero il numero di opere e di compositori affrontati, da Mozart a Verdi, passando per Wagner e Britten, credo davvero di poter dire che l’opera rappresenta una parte importante della mia vita. Come definirebbe il ruolo del regista d’opera? Un regista d’opera deve ricreare le emozioni provate dal pubblico al debutto dell’opera – l’entusiasmo, la sorpresa e, perché no, anche l’indignazione – così da rendere la rappresentazione la più intensa e vivida possibile. Personalmente, cerco anche di suscitare l’impressione che ho provato io quando ho ascoltato per la prima volta questo o quel titolo del repertorio. Quali sono i suoi punti di riferimento nella regia del teatro d’opera? Ho iniziato questo mestiere in un tempo in cui la pratica tradizionale della regia era oggetto di una profonda riconsiderazione: la sperimentazione era non solo ammessa, ma anche incoraggiata. I miei modelli, perciò, sono artisti come Ruth Berghaus, Peter Stein, Patrice Chéreau, Jean-Pierre Ponnelle. Questi registi hanno saputo creare prospettive nuove, inventando una teatralità svincolata dalle convenzioni e collegata con il clima politico, sociale e artistico del loro tempo. Prima del Turco in Italia, in passato lei ha affrontato altre opere di Rossini, soprattutto negli Stati Uniti: Il barbiere di Siviglia, Le Comte Ory, L’italiana in Algeri, La Cenerentola. Il Cigno di Pesaro sembra occupare un posto significativo nella sua carriera... In effetti è così, anche se non ho ancora messo in scena nessuna delle sue “opere serie”. Constato che queste ultime, come l’Otello o Semiramide, stanno tornando in auge, dopo essere state trascurate per quasi cinquant’anni. Il mondo musicale incomincia a rendersi conto che si tratta di autentici capolavori. Il turco in Italia è solo un’opera buffa? Il libretto è più profondo di quanto possa sembrare di primo acchito, poiché mette in scena personaggi che cercano di superare i propri limiti e osano avventurarsi in zone spesso inesplorate. Per quanto provenienti da culture radicalmente opposte, i personaggi di Selim e Fiorilla, l’uno turco, l’altra italiana, si attraggono in modo irresistibile, affascinati l’uno dall’altro. Più che una semplice opera buffa, Il turco in Italia è un’opera sulla differenza, di culture da un lato, di genere, uomo/donna, dall’altro. A suo parere, in che cosa Il turco in Italia si distingue dal resto della produzione rossiniana? La considero una delle opere più coinvolgenti di Rossini. Si distingue in primo luogo per una certa perversità, incarnata dalla figura del poeta Prosdocimo: costui, in cerca di un argomento valido per il suo libretto d’opera, s’ispira alle persone che ha intorno. In modo più o meno insidioso, le incita ad adottare comportamenti che dovranno servire all’intreccio. In fondo, cerca di manipolarle. Quali difficoltà presenta la messa in scena di quest’opera? È un’opera fantastica, stimolante, alla quale mi dedico oggi per la seconda volta, dopo averla messa in scena vent’anni fa in California con la compagnia della Long Beach Opera. Fu un’esperienza bellissima. Riscoprire molto tempo dopo un’opera come questa, che è anche un capolavoro, è una delle grandi opportunità offerte dal mio lavoro: affrontare l’opera ogni volta in modo diverso, tenendo conto dei cambiamenti intercorsi sia nella società, sia nel mio stesso vissuto. Che approccio interpretativo ha scelto per la messa in scena di questo Turco in Italia? Più onirico che realistico. Mi ha ispirato molto la figura del Poeta, che nella mia versione riveste i tratti di un regista d’opera, sotto la direzione del quale gli altri personaggi fanno le prove. Il Poeta è una figura che mi è familiare: in fondo faccio un lavoro come il suo, quando, seduto alla scrivania, preparo una produzione. Raccolgo le idee, ascolto dischi, studio il carattere dei personaggi e mi addentro nei recessi più nascosti dell’opera: un’esperienza di lavoro, dai contorni quasi ossessivi, che viviamo entrambi! L’accostamento con il dramma di Pirandello Sei personaggi in cerca d’autore le sembra pertinente? Sì. Come in Pirandello, c’è una tensione tra realtà e finzione. S’innesca un conflitto tra il Poeta che sta scrivendo, l’equivalente del Direttore-Capocomico nei Sei personaggi in cerca d’autore, e gli interpreti del dramma. Il personaggio di Prosdocimo può essere paragonato a quello di Don Alfonso in Così fan tutte? Senz’altro. Le due figure s’inscrivono in una tradizione teatrale specifica, quella dell’uomo saggio e anziano che guarda da una certa distanza i tormenti e le lotte degli altri e che, come un giudice onnipotente, si diverte a manipolare. Eppure, sia Prosdocimo sia Don Alfonso faticano a restare passivi di fronte agli avvenimenti di cui sono testimoni. Spinti all’azione loro malgrado, finiscono entrambi per perdere quel controllo che in quanto uomini d’esperienza avevano mantenuto fino ad allora. Lo studioso di Rossini Damien Colas ritiene che «il vero protagonista del Turco in Italia non sia Selim, ma Fiorilla». La parte di Fiorilla, una proto-femminista che si muove all’interno di una società patriarcale, è piuttosto inusuale nell’opera del XIX secolo. Fiorilla si rifiuta di incarnare il ruolo di brava moglie che le viene assegnato e di accettare il matrimonio piccolo-borghese che ha contratto. Per sottrarsi a questa situazione, respinge i limiti del proprio sesso, facendo suo un ruolo quasi mascolino. È interessante notare che all’inizio dell’opera è presente un coro femminile, che poi scompare per lasciare posto alla sola Fiorilla. Lo spettatore in seguito è testimone dei sentimenti contraddittori che la giovane donna scatena negli uomini con cui ha a che fare: costoro l’amano, la desiderano e al contempo la spaventano, la detestano e ne sono gelosi. Vicina a Lulu e a Carmen, Fiorilla è una di quelle donne forti che gli uomini vogliono a tutti i costi sottomettere. Come Caterina nella Bisbetica domata di Shakespeare, Fiorilla, nonostante le sue buone intenzioni, alla fine sarà vinta e sceglierà il conforto rassicurante del matrimonio. Cosa pensare dell’happy end di quest’opera che, come in Così fan tutte, sembra entrare in contrasto con la situazione reale? In effetti, si tratta di un happy end di convenzione; la fine dell’opera, semmai, è piuttosto triste. Se il finale del Turco in Italia sembra più netto e chiaro di quello di Così fan tutte, presenta anch’esso comunque personaggi distrutti, privati della gioia di vivere e persino della loro sessualità, come se si fossero bruciati le ali a contatto con il desiderio, finendo per rinunciare ai loro ideali. Così, né Fiorilla né Selim hanno il coraggio di sovvertire la loro condizione ed entrambi si ripiegano sulla propria cultura. Quest’opera può parlare ancora a un pubblico contemporaneo? Sì, nella misura in cui affronta la questione universale delle relazioni umane e, più in particolare, delle relazioni tra uomini e donne, tema di grande attualità. Il turco in Italia mostra il peso delle norme sociali: i personaggi avvertono la difficoltà della battaglia per conquistare la libertà di esprimersi in quanto individui. Questo aspetto riguarda ciascuno di noi. Le prove con i cantanti che ruolo occupano nello svolgimento del suo lavoro? Si tratta di una fase che costituisce il cuore del mio lavoro e, al contempo, il mio più grande godimento. In generale, le prove rappresentano il compimento di due anni d’intenso lavoro per la preparazione dello spettacolo, al fianco di tutto il team creativo del teatro. Arrivo alla prima prova con idee molto precise, ma l’incontro con i cantanti provoca in me ogni volta cambiamenti importanti: la loro personalità, i corpi e le voci m’ispirano e mi portano a cambiare la visione dell’opera che avevo all’inizio. La libertà più grande consiste nell’essere capaci di sbarazzarsi delle idee di partenza, nutrendosi delle proposte che provengono dall’esterno. Probabilmente è questo l’aspetto più efficace del processo creativo. Che cosa si aspetta da un direttore d’orchestra? È sempre stimolante per me sentire che il direttore d’orchestra è coinvolto nel lavoro scenico. Quando siamo sulla stessa lunghezza d’onda e il rapporto si rivela perciò fruttuoso sia sul piano creativo sia su quello personale, si crea un clima di serenità e fiducia che rassicura i cantanti, consentendo loro di uscire da se stessi: liberano allora aspetti inediti, sorprendenti, talora al limite del rischio. Traduzione di Antonella Palumbo Per gentile concessione del Festival di Aix-en-Provence Teatro Regio Walter Vergnano, Sovrintendente Gastón Fournier-Facio, Direttore artistico Gianandrea Noseda, Direttore musicale Orchestra Coro Violini primi Sergey Galaktionov*, Paolo Manzionna, Angelica Faccani, Ekaterina Gulyagina, Elio Lercara, Carmen Lupoli, Alessio Murgia, Ivana Nicoletta, Laura Quaglia, Valentina Rauseo, Marta Tortia, Roberto Zoppi Soprani Eugenia Degregori, Laura Lanfranchi, Paola Isabella Lopopolo, Giovanna Zerilli Violini secondi Marco Polidori*, Bartolomeo Angelillo, Elena Abbati, Paola Bettella, Giacomo Bianchi, Maurizio Dore, Anna Rita Ercolini, Fation Hoxholli, Alessia Pallaoro Viole Armando Barilli*, Alessandro Cipolletta, Maria Elena Eusebietti, Alma Mandolesi, Franco Mori, Roberto Musso, Claudio Vignetta Violoncelli Augusto Gasbarri*, Davide Eusebietti, Alfredo Giarbella, Armando Matacena, Luisa Miroglio, Marco Mosca Contrabbassi Davide Botto*, Atos Canestrelli, Fulvio Caccialupi, Stefano Schiavolin Mezzosoprani / Contralti Angelica Buzzolan, Roberta Garelli, Antonella Martin, Marina Sandberg Tenori Pierangelo Aimé, Gian Luigi Cara, Antonio Coretti, Diego Cossu, Luis Odilon Dos Santos, Alejandro Escobar, Giancarlo Fabbri, Sabino Gaita, Roberto Guenno, Vito Martino, Matteo Pavlica, Dario Prola, Sandro Tonino, Franco Traverso Baritoni / Bassi Mauro Barra, Lorenzo Battagion, Umberto Ginanni, Desaret Lika, Riccardo Mattiotto, Davide Motta Fré, Franco Rizzo, Vincenzo Vigo Flauti Alessandra Russo*, Maria Siracusa Oboi Hernán Garreffa*, Alessandro Cammilli Clarinetti Alessandro Dorella*, Edmondo Tedesco Fagotti Andrea Azzi*, Orazio Lodin Corni Ugo Favaro*, Eros Tondella Trombe Ivano Buat*, Paolo Paravagna Timpani Ranieri Paluselli* Percussioni Lavinio Carminati, Massimiliano Francese * prime parti Direttori di scena Vittorio Borrelli, Riccardo Fracchia • Maestri collaboratori di sala Luca Brancaleon, Jeong Un Kim • Maestro rammentatore Andrea Mauri • Maestro alle luci Paolo Chimienti • Maestri collaboratori di palcoscenico Giannandrea Agnoletto, Jeong Un Kim • Assistente del maestro del coro Paolo Grosa • Archivio musicale Enrico Maria Ferrando • Sopratitoli a cura di Sergio Bestente • Servizi tecnici di palcoscenico Antonio Martellotto • Realizzazione allestimenti Claudia Boasso • Servizi di vestizione Laura Viglione • Luci di scena e fonica Andrea Anfossi • Coordinatore di progetto Enzo Busco Scene, costumi, attrezzeria e calzature Festival d’Aix-en-Provence • Altri costumi Nicolao Atelier, Cannaregio (Venezia) • Parrucche e trucco Mario Audello, Torino Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori Sergey Galaktionov (violino Giovanni Battista Guadagnini, Torino 1772) e Marco Polidori (violino Alessandro Gagliano, Napoli 1725 ca.). Si ringrazia The Opera Foundation per la borsa di studio attribuita al mezzosoprano Samantha Korbey. © Teatro Regio Torino Prezzo: € 0,50 (IVA inclusa)