FILARMONICA
A RT U R O TO S C A N I N I
N U OV E AT M O S F E R E
Decima Edizione
Dal 14 novembre 2015 al 29 maggio 2016
Auditorium Paganini di Parma
Giovedì 25 febbraio 2016 ore 20.30
FILARMONICA
ARTURO TOSCANINI
STEFAN ANTON RECK
Direttore
MARKUS WERBA
Baritono
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Programma
Comune di Parma
Provincia di Parma
Gustav Mahler
(Kalischt, 7 luglio 1860 – Vienna, 18 maggio 1911)
Lieder eines fahrenden Gesellen (18’)
(Canti di un giovane in viaggio)
per voce e orchestra, su testi del compositore
Wenn mein Schatz Hochzeit macht
(Quando il mio tesoro va a nozze)
Ging heut’ morgens übers Feld
(Andavo stamattina per la campagna)
Partner Principale della Fondazione Arturo Toscanini
Partner Istituzionale della Filarmonica Arturo Toscanini
Ich hab’ ein glühend Messer
(Ho un coltello incandescente)
Sponsor ufficiale
Die zwei blauen Augen
(Gli occhi azzurri del mio tesoro)
Amici
Ludwig van Beethoven
(Bonn, 17 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827)
Sinfonia n.4 in si bemolle maggiore op. 60 (38’)
Sponsor tecnici
Adagio - Allegro vivace
Adagio
Allegro molto e vivace - Un poco meno allegro
Allegro ma non troppo
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Lieder eines fahrenden Gesellen
(Canti di un giovane in viaggio)
Wenn mein Schatz Hochzeit macht, fröhliche
Hochzeit macht,
hab' ich meinen traurigen Tag!
Geh' ich in mein Kämmerlein, dunkles Kämmerlein,
weine, wein' um meinen Schatz, um meinen
lieben Schatz!
Blümlein blau! Verdorre nicht!
Vöglein süss! Du singst auf grüner Heide!
Ach! Wie ist die Welt so schön! Ziküth!
Singet nicht, blühet nicht! Lenz ist ja vorbei!
Alles Singen ist nun aus!
Des Abends, wenn ich schlafen geh',
denk ich an mein Leide! An mein Leide!
Quando il mio amore andrà a nozze, a far festa,
allora io vivrò il mio giorno amaro!
Starò nella mia stanza, al buio pesto,
piangendo lei, il mio tesoro caro!
Non appassire, caro fiore azzurro!
Dolce uccellino, che sui verdi prati
Canti, cip, cip! Oh, com’è bello il mondo!
Ma no! che canti e fiori! passata è primavera!
La stagione dei canti è ormai finita!
Quando vado a dormire, al cader della sera,
penso e penso alla mia pena infinita!
Ging heut' morgen übers Feld,
Tau noch auf den Gräsern hing,
sprach zii mir der lust'ge Fink:
«Ei, dn! Geit? Guten Morgen! Ei, gelt? Du!
Wird's nicht eine schone Welt? schöne Welt?
Zink! Zink! Schön und flink!
Wie mir doch die Welt gefällt!».
Auch die Gloekenbkim' ani Feld
liat mir kistig, guter Ding,
mit delìì Glöckchen klinge, kling,
Ihren Morgengruss gesehellt:
«Wird's nicht eine schöne Welt? schöne Welt?
Kling! Kling! Schönes Ding!
Questa mattina andavo per i prati;
la rugiada imperlava ancora l’erba.
Il fringuello mi disse, tutto allegro:
«Ehi, tu! Buongiorno! Come te la passi?
Non sarà forse bello questo mondo?
Zink! zink! Bello e lieve!
Come mi piace il mondo!».
Anche la campanula nel prato
lieta creatura, di buon carattere,
din din, con la sua campanella
mi ha squillato il saluto mattutino:
«Non sarà forse bello questo mondo?
Din, din, bello, bello!
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Wie mir doch die Welt gefällt! Heiah!».
Und da fing im Sonnenschein
gleich die Welt zu funkeln an:
alles, alles, Ton und Farbe gewann im Sonnenschein!
Blum und Vogel, gross und klein;
«Guten Tag! Guten Tag! Ist's nicht eine schöne Welt?
Ei, du! Gelt? Schöne Welt!»,
Nun fängt auch mein Glück wohl an?
Nein! Nein! Das ich mein', mir nimmer blühen
kann!
Come mi piace il mondo! Ah...! »
E allor, sotto la gran luce del sole
subito il mondo prese a scintillare;
a tutto diede toni e tinte il sole!
I grandi e i piccoli fiori e uccelli:
«Buondì, buondì! e il mondo, non è bello?
Ehi, tu! Come ti va? Non è un bei mondo?»
Forse comincia qui la mia felicità?
No! no! Quella che intendo mai più rifiorirà!
Ich hab' ein glühend Messer, ein Messer in
meiner Brust.
O weh! O weh!
Das schneid't so tief in jede Freud' und jede
Lust, so tief!
Ach, was ist das für ein böser Gastt!
Nimmer hält er Ruh, nimmer hält er Rast,
nicht bei Tag, nicht bei Nacht, wenn ich schlief!
O weh! O weh!
Wenn ich in den Himmel seh,
seh ich zwei blaue Augen steh'n!
O weh! O weh!
Wenn ich im gelben Felde geh',
seh' ich von Fern das blonde Haar im Winde
weh'n!
O weh! O weh!
Wenn ich aus dem Traum auffahr'
und höre klingen ihr silbern Lachen,
O weh! O weh!
Ich wollt', ich lag' auf der schwarzen Bahr',
könnt' nimmer die Augen aufmachen!
Ho un coltello rovente piantato nel mio petto.
Oh, che strazio, che strazio!
Affonda, e taglia via ogni gioia e diletto!
Ah, che crudele intruso!
Non mi dà pace, non mi dà riposo
di giorno né di notte, né il sonno mi fa grazia!
Oh, che strazio, che strazio!
Se guardo verso il cielo,
vedo due occhi azzurri che lampeggiano!
Oh, che strazio, che strazio!
Vado nei campi gialli,
e di lontano vedo i capelli biondi che al vento
ondeggiano.
Oh, che strazio, che strazio!
Quando mi desto dal sogno, e torno alla vita
vera,
e sento squillare il suo riso dal suono argentino, Oh, che strazio, che strazio!
vorrei giacere sepolto, dentro una bara nera,
e mai riaprire gli occhi, chiusi senza fine.
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Die zwei blauen Augen von meinem Schatz,
die haben mich in die weite Welt geschickt.
Da musst' ich Abschied nehmen vom allerliebsten Platz!
O Augen blau! Warum habt ihr mich angeblickt?
Nun hab' ich ewig Leid und Grämen!
Ich bin ausgegangen in stiller Nacht,
in stiller Nacht wohl uber die dunkle Heide;
hat mir niemand Ade gesagt. Ade!
Mein Gesell war Lieb' und Leide!
Auf der Strasse steht ein Lindenbaum,
da hab' ich zum erstenmal im Schlaf geruht.
Unter dem Lindenbaum, der hat seine Blüten
über mich geschneit, da wusst' ich nicht
wie das Leben tut, war alles, ach, alles wieder
gut!
Alles! Alles! Lieb' und Leid,
und Welt, und Traum!
I due occhi azzurri del mio tesoro
lontano lontano nel mondo mi hanno mandato.
Ho detto addio al luogo che più adoro:
occhi, occhi azzurri! perché mi avete guardato?
Dolore e sofferenza avrò in eterno!
Me ne uscii nel silenzio della notte,
in quel silenzio, all’oscura campagna
Nessuno disse: “Addio!”. Nessun commiato.
Amore e pena, soli miei compagni!
Lungo la strada, un tiglio si leva:
là, finalmente, in sonno riposai.
Sotto il tiglio, che fiorì come neve
su me versava, io dimenticai
come la vita fa male, e tutto fu di nuovo
bello! tutto! l’amore e la pena
e il mondo e il sogno!
Se dovessimo individuare un tema ricorrente nella produzione liederistica di ogni tempo, la scelta ricadrebbe sul tema del viaggio. Un viaggio che è innanzitutto percorso interiore, dipanarsi di stati psicologici
in relazione ad un mondo esterno avvertito come minaccia o consolazione. Un viaggio che però può essere anche concreto e che spesso si rapporta alla natura. Nella Winterreise di Schubert i due aspetti giungono già a piena maturazione, codificando nell’immaginario musicale la figura del Wanderer o viandante. Ed è
proprio a Schubert che Mahler si rifà nel concepire i Lieder eines fahrenden Gesellen, portati a termine fra
Natale 1884 e Capodanno 1885. Da quel momento il Lied costituirà il leitmotiv dell’esperienza mahleriana, come genere a sé ma soprattutto come elemento portante delle Sinfonie. Alla base dei quattro brani
sta peraltro uno spunto autobiografico: la delusione amorosa per la cantante Johanna Richter, vissuta a
Kassel in quegli anni. Sulla scorta dell’ispirazione individuale, il musicista si occupò personalmente della redazione dei testi, caso pressoché unico nella sua produzione. Tuttavia l’influsso di Des Knaben Wunderhorn
è già evidente nel primo Lied, rielaborazione di due poesie del ciclo, ma con la modifica di Lieben (amore)
in Leide (dolore). Lo slittamento linguistico/emotivo condiziona il percorso del Geselle, che stanco e deluso
si distanzia dall’amore e indaga il proprio dolore alla luce delle immagini della natura. Il canto degli uccelli, la
rugiada, il tiglio parlano all’animo del protagonista, cercando di sanare la ferita del distacco. Ma quei colori si
riflettono in un’orchestrazione plumbea, in contrasto con il carattere popolare delle melodie. La versione
per orchestra fu elaborata da Mahler nel 1891-1892 e ripresa nel 1896, in vista della prima a Berlino. Un
concerto fondamentale, che permise al pubblico di cogliere i rimandi fra le opere proposte, in particolare
tra il secondo Lied – «un quadro musicale che comunica un’impressione fresca e profumata» secondo
Fauré – e il tempo di apertura della Prima Sinfonia.
Quattro anni dopo la prima dei Gesellen-Lieder, Mahler si trovava impegnato a dirigere l’ouverture Coriolano, la Prima e la Quarta di Beethoven in un concerto per celebrare l’anniversario dalla nascita del compositore. In quell’occasione fu Natalie Bauer-Lechner a raccogliere i pensieri dell’amico, a proposito dei lavori
in programma. E proprio della Quarta Mahler sottolineava il carattere maturo e originale, ma al contempo
«incomprensibile e folle» che portò i contemporanei di Beethoven a considerarlo un «pazzoide».
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Tale giudizio sembra prendere le distanze dall’opinione comune che ha visto nell’opera esiti artistici inferiori rispetto alle altre Sinfonie. A incidere su questa opinione è soprattutto il carattere occasionale della
composizione, condizionata dalle richieste del committente, il conte Franz von Oppersdorff, che allettò il
maestro di Bonn con il sostanzioso compenso di 500 fiorini. In realtà, pur contraddicendo la natura eroica
della Terza e della Quinta, questa «slanciata fanciulla greca fra due giganti nordici» (Schumann) fa propri ed
esibisce i tratti tipici dello stile beethoveniano, con intuizioni che si aprono alla modernità. Li rintracciamo
nell’Adagio iniziale, pagina enigmatica e sospesa, alla quale fanno seguito l’irriverente Allegro vivace, un
Adagio di sfuggente lirismo e il tradizionale Tempo di Minuetto (Allegro molto e vivace) che precede il Finale
(Allegro ma non troppo). Il percorso musicale si snoda dunque all’insegna della gioia, ma con note di «levità celeste» (Berlioz) derivate dall’atmosfera meditativa dell’introduzione. Atmosfera che Mahler trasfuse
nell’incipit della Prima Sinfonia, riprendendo pure il secondo tema del primo movimento. Ma se lo stesso
tema era già presente nel secondo dei Gesellen-Lieder, allora è proprio nei Lieder, ancor prima che nella
Sinfonia, che dobbiamo riconoscere un’inaspettata qualità beethoveniana legata all’influsso della Quarta.
Ilaria Grippaudo
© Cristian Grossi
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Intorno al concerto
Sinfonia n.4
I più diffusi errori in cui si cade avvicinandosi a Mahler secondo Quirino Principe
• la retorica dell'opera incompiuta, secondo cui la vera grandezza di un artista moderno (non classico)
non può essere che nell'opera aperta, nel frammento. Ma Mahler è compositore capace di offrire opere
compiute e concluse, che trovano al proprio interno i riferimenti necessari alla comprensione;
• la retorica dell'opera negativa, per la quale non si deve uscire dall'ascolto di Mahler con un senso di
appagamento, il che impedisce di affermare che nell'opera di Mahler esista il meglio e il peggio;
• il sofisma della bruttura, che afferma che le parti triviali e banali delle partiture del compositore siano
parti messe lì, per far saltare in aria il quadro, il che contribuisce a creare il ritratto di un compositore che
avrebbe potuto anche fare diversamente, che si è lasciato andare al kitsch pur potendo fare altro, mentre
l'unica via è ammettere che il triviale in Mahler sia anche il suo brutto;
• l'enfasi della crisi, che impone la debolezza come stato di grazia, la sconfitta come ultima meta. Tutto
dev'essere in crisi e chi vi sfugge, è colpevole perché non è solidale con chi soffre.
Note critiche illustri
La satira di Carl Maria von Weber.
Su Mahler
Elton John: “Il mio idolo era Mahler, e conservo ancora gli spartiti di quelle mie composizioni, che non
erano altro che volonterose scopiazzature del mio modello.”
Woody Allen: “Persino un grande compositore di sinfonie come Mahler ha il suo bravo subconscio, le sue
fobie e le sue fissazioni, tipo seni, birrette, canzonette e così via, con tutto che, alla superficie, lui si ciba
del sublime a pranzo e a cena. Insomma, Freud lo sblocca, e così Mahler torna a comporre, a scrivere
musica, avendo vinto la sua antica paura della morte”.”Come fa Mahler a vincere la paura della morte?”
domandai. “Morendo. Ci ho pensato molto su: è l’unica maniera, veramente”.
Tre pensieri mahleriani
• Sono tre volte senza patria. Boemo in Austria, austriaco tra i tedeschi ed ebreo nel mondo. Ovunque
sono un intruso, mai accettato dal mondo.
• Vedrai: non arriverò a vedere da vivo la mia causa vittoriosa. Troppo strano e troppo nuovo è ciò che
scrivo per gli ascoltatori, che non trovano modo di giungere a me.
• L’esigenza cui io rivolgo sino all’ultimo tutti i mezzi che ho a disposizione, è che sia assolutamente udibile
tutto ciò che risuona al mio orecchio interiore. Ogni strumento deve essere usato solo al posto giusto e
nei suoi pieni mezzi.
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Gli strumenti musicali dialogano tra di loro e con il proprietario della sala da concerto: “Ascoltate la ricetta
della nuova sinfonia che ho appena ricevuto da Vienna [si riferisce all’Introduzione ed al primo movimento
della Sinfonia. All’inizio vi è una sezione lenta, piena di brevi idee disgiunte, nessuna delle quali ha qualcosa a
che fare con le altre. Ogni quarto d’ora noi sentiamo tre o quattro note. È eccitante! Poi vi è un soffocato
rullo di timpani e una misteriosa frase della viola, il tutto adornato con il giusto numero di pause e di battute vuote. Finalmente, quando l’uditorio ha perso ogni speranza di sopravvivere alla tensione e di giungere
all’Allegro, tutto esplode in un tempo a rotta di collo, ma con la cura che non emerga alcun tema principale.
Il giudizio tagliente di Berlioz sul finale (Allegro non troppo).
Cicaleccio di note, interrotto da qualche accento rauco e selvaggio alias boutades colériques. Ricorrono
anche frequentemente le denominazioni di “moto perpetuo”, “figura di studio” e simili. Ma questo è troppo poco, come è troppo poco richiamarsi ai finali della Prima e della Seconda Sinfonia, dove lo spirito è
diverso e più semplice. Il tema di movimento con cui il tempo si inizia lo anima e caratterizza da capo a
fondo, per quanto interrotto qualche volta da brevi episodi melodici, trascinati ben presto nella sua corsa
rapinosa. Lo strumentale è fluido e leggero, nonostante qualche testarda impuntitura passeggera di ritmi
e d’armonie; ed anche i brevi soli del fagotto e poi del clarinetto, che riavviano il tema, contribuiscono ad
aumentarne lo spirito.
Qualcuno ha chiamato questa sinfonia «schilleriana» illustrandone per i primi tre tempi, la corrispondenza
rispettivamente con i seguenti poemi: Primo tempo: Die Erwartung (L’attesa) - Secondo tempo: Sehnsucht (Nostalgia) - Terzo tempo : Die Gunst des Augenblicks (Il favore del momento) - « Il Quarto tempo
potrebbe poi chiamarsi: Passeggiata presso il ruscello, ma il ruscello è qui inteso in un modo diverso da
quello della Sinfonia pastorale, come un vivace, argentino, ostinato compagno che si perde nei vortici e
nelle gole rocciose, e agli aspetti multiformi del quale Beethoven associa di volta in volta la sua gioia di
passeggiatore».
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STEFAN ANTON RECK
MARKUS WERBA
Nel 1985, mentre completava il ciclo di studi presso la Hochschule der Künste a Berlino, Stefan Anton Reck vinceva i Concorsi Internazionali per direttori d’orchestra “Arturo Toscanini”
e “Gino Marinuzzi”. Per gli anni 1987 e 1990 ha ricevuto una borsa di studio dal Tanglewood
Music Center e così ha lavorato con Seiji Ozawa e Leonard Bernstein. Dal 1997 al 2000, in
qualità di assistente di Claudio Abbado, è stato protagonista di numerosi concerti con la Gustav
Mahler Jugendorchester - (si ricorda la Sinfonia n.7 di Mahler all’Havana)- e della Mahler Chamber Orchestra che ha diretto a Ferrara in Falstaff. Come direttore musicale al Teatro Massimo
di Palermo (dal 1999 al 2003), ha lavorato ad alcune produzioni di rilievo internazionale, come
Moses und Aaron e Erwartung di Schöenberg e Lulu di Berg. Conseguentemente è stato chiamato
a dirigere importanti nuove produzioni operistiche nei più prestigiosi teatri: Die Meistersinger
von Nürnberg di Wagner e Lulu al New National Theatre di Tokyo, Le nozze di Figaro alla Los
Angeles Opera, Dead Man Walking di Jake Heggie e Aida alla Semperoper di Dresda, Der Freischütz di Weber all’Opera di Lipsia. In Italia ha diretto Daphne di Richard Strauss alla Fenice
di Venezia, Der Ring des Nibelungen di Wagner al Verdi di Trieste e al Petruzzelli di Bari, Tristan
und Isolde di Wagner e Eine florentinische Tragödie di Zemlinsky al Regio di Torino, Der fliegende
Hollände al Comunale di Bologna e al San Carlo di Napoli. In campo sinfonico ha collaborato
con impor tanti orchestre quali: Orchestra National de France, Orchestra Sinfonica Nazionale
della RAI di Torino, Orchestra dell’Accademia di S. Cecilia, Tokyo Symphony Orchestra. Stimato a
livello internazionale come profondo conoscitore della musica di Gustav Mahler e della Seconda
Scuola di Vienna (Berg, Schönberg, Webern), Reck si dedica con profonda passione anche alla
musica contemporanea; a questo proposito l’anno scorso con l’Orchestra Sinfonica Nazionale
della RAI, è stato protagonista del concerto per i 90 anni di Pierre Boulez. In quest’ ambito ha
eseguito Notation 1, 2, 3, 4 e 7 alla quale il direttore, che è anche apprezzato pittore, ha dedicato
il ciclo pittorico Douze Notations.
Dopo gli studi a Vienna con Walter Berry, ha fatto par te per due anni dell’Ensemble della Volksoper. Nel 1998 è stato scelto da Giorgio Strehler come Guglielmo in Così fan tutte, e così ha
iniziato un’intensa carriera nei principali teatri italiani (Milano -Teatro alla Scala- , quindi Roma,
Bologna, Torino, Palermo, Cagliari, Napoli, Genova, Venezia, Trieste) e internazionali (Berlino, Monaco, Vienna, Salisburgo, Londra, Parigi, Zurigo, San Pietroburgo, New York, Los Angeles, Sydney,
Tokyo). Il suo reper torio spazia dalla Calisto di Cavalli a Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Così fan
tutte, Die Zauberflöte, Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, L’elisir d’amore, Don Pasquale, Roméo et
Juliette, Pelléas et Mélisande, Alfonso und Estrella, Hans Heiling, Die Vögel, Il Pipistrello, Capriccio, Ariadne auf Naxos, Bohéme, Meistersinger. Ha collaborato con direttori quali: Claudio Abbado, William Christie, Daniele Gatti, Valery Gergiev, Nikolaus Harnoncour t, Riccardo Muti, Kent Nagano,
James Conlon, Ivor Bolton, Jeffrey Tate, Riccardo Chailly, Antonio Pappano, Ingo Metzmacher ; e
con registi quali: Pierre Audi, Luc Besson, Doris Dörrie, Harry Kupfer, David McVicar, Damiano
Michieletto, Luca Ronconi, Graham Vick, Peter Stein. Il suo for tunato debutto nel ruolo di Beckmesser (Die Meistersinger von Nürnberg) al Festival di Salisburgo nel 2013 gli è valso un invito
immediato per Fierrabras al Festival successivo e per Die Meistersinger nel 2015 alla Staatsoper
di Berlino con la direzione di Daniel Barenboim. Don Carlos al New National Theatre di Tokyo
e alla Semperoper di Dresda, segna il passaggio del giovane baritono al reper torio verdiano. Il
2015 ha visto l’ar tista impegnato anche nel Lied von der Erde con l’Orchestra Sinfonica della Rai
(Juraj Valcuha direttore), nelle Nozze di Figaro all’Opera di Roma e in Bohéme al Regio di Torino.
Quest’anno canterà alla Scala e all’Accademia Santa Cecilia.
Per saperne di più:
Sito ufficiale: www.stefanantonreck.com
Per saperne di più:
Sito ufficiale: www.markuswerba.com
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STEFAN ANTON RECK
MARKUS WERBA
IMPARIAMO
IL CONCERTO
Dal 12 novembre 2015
al 25 maggio 2016
Auditorium Paganini
e Circolo Parma Lirica
Racconti e ascolti con
Giovanni Fontechiari, Francesco Lanzillotta,
Giuseppe Martini, Gianluigi Mattietti,
Giampaolo Minardi, Roberto Recchia,
Alessandro Rigolli, Sebastiano Rolli,
Franco Sgrignoli, Martino Traversa.
Ospiti speciali:
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Direttori e Solisti dei concerti
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LA FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
Filarmonica Arturo Toscanini
Violini Primi: Mihaela Costea **,Valentina Violante, Gianni Covezzi, Federica Vercalli,
Maurizio Daffunchio, Mario Mauro, Julia Geller, Luca Talignani, Daniele Ruzza,
Caterina Demetz, Alice Costamagna, Xia Fang
Violini Secondi: Viktoria Borissova*, Jasenka Tomic, Laurentiu Vatavu,
Cellina Codaglio, Claudia Piccinini, Sabrina Fontana ,
Camilla Mazzanti, Luigi Presta, Nicola Tassoni, Sophie Chang
Viole: Behrang Rassekhi *, Carmen Condur, Cathryn Murray
Sara Screpis, Diego Spagnoli, Daniele Zironi, Ilaria Negrotti, Silvia Vannucci
Violoncelli: Diana Cahanescu *,Vincenzo Fossanova, Fabio Gaddoni
Donato Colaci, Filippo Zampa, Silvia Cosmo
Contrabbassi: Antonio Mercurio *, Agide Bandini, Claudio Saguatti, Antonio Bonatti
Flauti: Sandu Nagy *, Francesco Guggiola, Andrea Oman
Ottavino: Andrea Oman
Oboi: Pietro Corna *, Massimo Parcianello
Corni Inglesi: Pietro Corna, Massimo Parcianello
La Filarmonica Arturo Toscanini, che ha la sua sede a Parma, nell’Auditorium Paganini
disegnato da Renzo Piano, è il punto d’eccellenza dell’attività produttiva della Fondazione
Arturo Toscanini, maturata sul piano artistico nella più che trentennale esperienza dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna e nell’antica tradizione musicale che affonda le proprie
radici storiche nell’Orchestra Ducale riordinata a Parma da Niccolò Paganini nel 1835/36 e
per i quarant’anni successivi ai vertici delle capacità esecutive nazionali. Oggi è una delle più
importanti orchestre sinfoniche italiane.
Clarinetti: Daniele Titti *, Simone Cremona, Miriam Caldarini
Clarinetto Basso: Miriam Caldarini
Fagotti: Davide Fumagalli * Fabio Alasia
Corni: Ettore Contavalli *, Giuseppe Affilastro, Fabrizio Villa, Simona Carrara
Trombe: Matteo Beschi *, Marco Catelli
Tromboni: Carlo Gelmini *, Gianmauro Prina, Antonio Martelli
Timpani e Percussioni: Giangrasso Gianni*, Francesco Migliarini, Alessandro Carobbi
Arpa: Elena Meozzi *
Per saperne di più:
www.fondazionetoscanini.it/filarmonica-arturo-toscanini/
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** spalla / * prima parte
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Ti piace la musica? Senza i grandi musicisti che con il loro talento interpretano i grandi
compositori, non sarebbe più musica. Sostieni insieme a noi il progetto “Adotta
un musicista” e contribuisci a mantenere il livello di eccellenza della tradizione
musicale emiliano-romagnola.
L’energia è invisibile, ma puoi ascoltarla.
Scopri come
heraparmatoscanini.it
Hera Comm Partner principale
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Prossimo appuntamento
di NUOVE ATMOSFERE
Giovedì 3 marzo 2016 ore 20.30
Sabato 5 marzo 2016 ore 20.30
Nikolai Myaskovsky
Concerto per violoncello e orchestra in do minore, op.66
Johannes Brahms
Sinfonia n.1 in do minore, op. 68
ALPESH CHAUHAN
Direttore
MARIO BRUNELLO
Violoncello
IMPARIAMO IL CONCERTO
Giovanni Fontechiari racconta
Myaskovsky e Brahms
Mercoledì 2 marzo 2016 ore 18.00
Sala prove Auditorium Paganini
Mercoledì 2 marzo 2016
Concerto in anteprima
Ore 15.30 – 17.30
Auditorium Paganini
Per saperne di più
www.fondazionetoscanini.it
© Cristian Grossi
Scarica

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