FILARMONICA A RT U R O TO S C A N I N I N U OV E AT M O S F E R E Decima Edizione Dal 14 novembre 2015 al 29 maggio 2016 Auditorium Paganini di Parma Giovedì 25 febbraio 2016 ore 20.30 FILARMONICA ARTURO TOSCANINI STEFAN ANTON RECK Direttore MARKUS WERBA Baritono 1 Programma Comune di Parma Provincia di Parma Gustav Mahler (Kalischt, 7 luglio 1860 – Vienna, 18 maggio 1911) Lieder eines fahrenden Gesellen (18’) (Canti di un giovane in viaggio) per voce e orchestra, su testi del compositore Wenn mein Schatz Hochzeit macht (Quando il mio tesoro va a nozze) Ging heut’ morgens übers Feld (Andavo stamattina per la campagna) Partner Principale della Fondazione Arturo Toscanini Partner Istituzionale della Filarmonica Arturo Toscanini Ich hab’ ein glühend Messer (Ho un coltello incandescente) Sponsor ufficiale Die zwei blauen Augen (Gli occhi azzurri del mio tesoro) Amici Ludwig van Beethoven (Bonn, 17 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827) Sinfonia n.4 in si bemolle maggiore op. 60 (38’) Sponsor tecnici Adagio - Allegro vivace Adagio Allegro molto e vivace - Un poco meno allegro Allegro ma non troppo 3 Lieder eines fahrenden Gesellen (Canti di un giovane in viaggio) Wenn mein Schatz Hochzeit macht, fröhliche Hochzeit macht, hab' ich meinen traurigen Tag! Geh' ich in mein Kämmerlein, dunkles Kämmerlein, weine, wein' um meinen Schatz, um meinen lieben Schatz! Blümlein blau! Verdorre nicht! Vöglein süss! Du singst auf grüner Heide! Ach! Wie ist die Welt so schön! Ziküth! Singet nicht, blühet nicht! Lenz ist ja vorbei! Alles Singen ist nun aus! Des Abends, wenn ich schlafen geh', denk ich an mein Leide! An mein Leide! Quando il mio amore andrà a nozze, a far festa, allora io vivrò il mio giorno amaro! Starò nella mia stanza, al buio pesto, piangendo lei, il mio tesoro caro! Non appassire, caro fiore azzurro! Dolce uccellino, che sui verdi prati Canti, cip, cip! Oh, com’è bello il mondo! Ma no! che canti e fiori! passata è primavera! La stagione dei canti è ormai finita! Quando vado a dormire, al cader della sera, penso e penso alla mia pena infinita! Ging heut' morgen übers Feld, Tau noch auf den Gräsern hing, sprach zii mir der lust'ge Fink: «Ei, dn! Geit? Guten Morgen! Ei, gelt? Du! Wird's nicht eine schone Welt? schöne Welt? Zink! Zink! Schön und flink! Wie mir doch die Welt gefällt!». Auch die Gloekenbkim' ani Feld liat mir kistig, guter Ding, mit delìì Glöckchen klinge, kling, Ihren Morgengruss gesehellt: «Wird's nicht eine schöne Welt? schöne Welt? Kling! Kling! Schönes Ding! Questa mattina andavo per i prati; la rugiada imperlava ancora l’erba. Il fringuello mi disse, tutto allegro: «Ehi, tu! Buongiorno! Come te la passi? Non sarà forse bello questo mondo? Zink! zink! Bello e lieve! Come mi piace il mondo!». Anche la campanula nel prato lieta creatura, di buon carattere, din din, con la sua campanella mi ha squillato il saluto mattutino: «Non sarà forse bello questo mondo? Din, din, bello, bello! 4 Wie mir doch die Welt gefällt! Heiah!». Und da fing im Sonnenschein gleich die Welt zu funkeln an: alles, alles, Ton und Farbe gewann im Sonnenschein! Blum und Vogel, gross und klein; «Guten Tag! Guten Tag! Ist's nicht eine schöne Welt? Ei, du! Gelt? Schöne Welt!», Nun fängt auch mein Glück wohl an? Nein! Nein! Das ich mein', mir nimmer blühen kann! Come mi piace il mondo! Ah...! » E allor, sotto la gran luce del sole subito il mondo prese a scintillare; a tutto diede toni e tinte il sole! I grandi e i piccoli fiori e uccelli: «Buondì, buondì! e il mondo, non è bello? Ehi, tu! Come ti va? Non è un bei mondo?» Forse comincia qui la mia felicità? No! no! Quella che intendo mai più rifiorirà! Ich hab' ein glühend Messer, ein Messer in meiner Brust. O weh! O weh! Das schneid't so tief in jede Freud' und jede Lust, so tief! Ach, was ist das für ein böser Gastt! Nimmer hält er Ruh, nimmer hält er Rast, nicht bei Tag, nicht bei Nacht, wenn ich schlief! O weh! O weh! Wenn ich in den Himmel seh, seh ich zwei blaue Augen steh'n! O weh! O weh! Wenn ich im gelben Felde geh', seh' ich von Fern das blonde Haar im Winde weh'n! O weh! O weh! Wenn ich aus dem Traum auffahr' und höre klingen ihr silbern Lachen, O weh! O weh! Ich wollt', ich lag' auf der schwarzen Bahr', könnt' nimmer die Augen aufmachen! Ho un coltello rovente piantato nel mio petto. Oh, che strazio, che strazio! Affonda, e taglia via ogni gioia e diletto! Ah, che crudele intruso! Non mi dà pace, non mi dà riposo di giorno né di notte, né il sonno mi fa grazia! Oh, che strazio, che strazio! Se guardo verso il cielo, vedo due occhi azzurri che lampeggiano! Oh, che strazio, che strazio! Vado nei campi gialli, e di lontano vedo i capelli biondi che al vento ondeggiano. Oh, che strazio, che strazio! Quando mi desto dal sogno, e torno alla vita vera, e sento squillare il suo riso dal suono argentino, Oh, che strazio, che strazio! vorrei giacere sepolto, dentro una bara nera, e mai riaprire gli occhi, chiusi senza fine. 5 Die zwei blauen Augen von meinem Schatz, die haben mich in die weite Welt geschickt. Da musst' ich Abschied nehmen vom allerliebsten Platz! O Augen blau! Warum habt ihr mich angeblickt? Nun hab' ich ewig Leid und Grämen! Ich bin ausgegangen in stiller Nacht, in stiller Nacht wohl uber die dunkle Heide; hat mir niemand Ade gesagt. Ade! Mein Gesell war Lieb' und Leide! Auf der Strasse steht ein Lindenbaum, da hab' ich zum erstenmal im Schlaf geruht. Unter dem Lindenbaum, der hat seine Blüten über mich geschneit, da wusst' ich nicht wie das Leben tut, war alles, ach, alles wieder gut! Alles! Alles! Lieb' und Leid, und Welt, und Traum! I due occhi azzurri del mio tesoro lontano lontano nel mondo mi hanno mandato. Ho detto addio al luogo che più adoro: occhi, occhi azzurri! perché mi avete guardato? Dolore e sofferenza avrò in eterno! Me ne uscii nel silenzio della notte, in quel silenzio, all’oscura campagna Nessuno disse: “Addio!”. Nessun commiato. Amore e pena, soli miei compagni! Lungo la strada, un tiglio si leva: là, finalmente, in sonno riposai. Sotto il tiglio, che fiorì come neve su me versava, io dimenticai come la vita fa male, e tutto fu di nuovo bello! tutto! l’amore e la pena e il mondo e il sogno! Se dovessimo individuare un tema ricorrente nella produzione liederistica di ogni tempo, la scelta ricadrebbe sul tema del viaggio. Un viaggio che è innanzitutto percorso interiore, dipanarsi di stati psicologici in relazione ad un mondo esterno avvertito come minaccia o consolazione. Un viaggio che però può essere anche concreto e che spesso si rapporta alla natura. Nella Winterreise di Schubert i due aspetti giungono già a piena maturazione, codificando nell’immaginario musicale la figura del Wanderer o viandante. Ed è proprio a Schubert che Mahler si rifà nel concepire i Lieder eines fahrenden Gesellen, portati a termine fra Natale 1884 e Capodanno 1885. Da quel momento il Lied costituirà il leitmotiv dell’esperienza mahleriana, come genere a sé ma soprattutto come elemento portante delle Sinfonie. Alla base dei quattro brani sta peraltro uno spunto autobiografico: la delusione amorosa per la cantante Johanna Richter, vissuta a Kassel in quegli anni. Sulla scorta dell’ispirazione individuale, il musicista si occupò personalmente della redazione dei testi, caso pressoché unico nella sua produzione. Tuttavia l’influsso di Des Knaben Wunderhorn è già evidente nel primo Lied, rielaborazione di due poesie del ciclo, ma con la modifica di Lieben (amore) in Leide (dolore). Lo slittamento linguistico/emotivo condiziona il percorso del Geselle, che stanco e deluso si distanzia dall’amore e indaga il proprio dolore alla luce delle immagini della natura. Il canto degli uccelli, la rugiada, il tiglio parlano all’animo del protagonista, cercando di sanare la ferita del distacco. Ma quei colori si riflettono in un’orchestrazione plumbea, in contrasto con il carattere popolare delle melodie. La versione per orchestra fu elaborata da Mahler nel 1891-1892 e ripresa nel 1896, in vista della prima a Berlino. Un concerto fondamentale, che permise al pubblico di cogliere i rimandi fra le opere proposte, in particolare tra il secondo Lied – «un quadro musicale che comunica un’impressione fresca e profumata» secondo Fauré – e il tempo di apertura della Prima Sinfonia. Quattro anni dopo la prima dei Gesellen-Lieder, Mahler si trovava impegnato a dirigere l’ouverture Coriolano, la Prima e la Quarta di Beethoven in un concerto per celebrare l’anniversario dalla nascita del compositore. In quell’occasione fu Natalie Bauer-Lechner a raccogliere i pensieri dell’amico, a proposito dei lavori in programma. E proprio della Quarta Mahler sottolineava il carattere maturo e originale, ma al contempo «incomprensibile e folle» che portò i contemporanei di Beethoven a considerarlo un «pazzoide». 6 7 Tale giudizio sembra prendere le distanze dall’opinione comune che ha visto nell’opera esiti artistici inferiori rispetto alle altre Sinfonie. A incidere su questa opinione è soprattutto il carattere occasionale della composizione, condizionata dalle richieste del committente, il conte Franz von Oppersdorff, che allettò il maestro di Bonn con il sostanzioso compenso di 500 fiorini. In realtà, pur contraddicendo la natura eroica della Terza e della Quinta, questa «slanciata fanciulla greca fra due giganti nordici» (Schumann) fa propri ed esibisce i tratti tipici dello stile beethoveniano, con intuizioni che si aprono alla modernità. Li rintracciamo nell’Adagio iniziale, pagina enigmatica e sospesa, alla quale fanno seguito l’irriverente Allegro vivace, un Adagio di sfuggente lirismo e il tradizionale Tempo di Minuetto (Allegro molto e vivace) che precede il Finale (Allegro ma non troppo). Il percorso musicale si snoda dunque all’insegna della gioia, ma con note di «levità celeste» (Berlioz) derivate dall’atmosfera meditativa dell’introduzione. Atmosfera che Mahler trasfuse nell’incipit della Prima Sinfonia, riprendendo pure il secondo tema del primo movimento. Ma se lo stesso tema era già presente nel secondo dei Gesellen-Lieder, allora è proprio nei Lieder, ancor prima che nella Sinfonia, che dobbiamo riconoscere un’inaspettata qualità beethoveniana legata all’influsso della Quarta. Ilaria Grippaudo © Cristian Grossi 8 9 Intorno al concerto Sinfonia n.4 I più diffusi errori in cui si cade avvicinandosi a Mahler secondo Quirino Principe • la retorica dell'opera incompiuta, secondo cui la vera grandezza di un artista moderno (non classico) non può essere che nell'opera aperta, nel frammento. Ma Mahler è compositore capace di offrire opere compiute e concluse, che trovano al proprio interno i riferimenti necessari alla comprensione; • la retorica dell'opera negativa, per la quale non si deve uscire dall'ascolto di Mahler con un senso di appagamento, il che impedisce di affermare che nell'opera di Mahler esista il meglio e il peggio; • il sofisma della bruttura, che afferma che le parti triviali e banali delle partiture del compositore siano parti messe lì, per far saltare in aria il quadro, il che contribuisce a creare il ritratto di un compositore che avrebbe potuto anche fare diversamente, che si è lasciato andare al kitsch pur potendo fare altro, mentre l'unica via è ammettere che il triviale in Mahler sia anche il suo brutto; • l'enfasi della crisi, che impone la debolezza come stato di grazia, la sconfitta come ultima meta. Tutto dev'essere in crisi e chi vi sfugge, è colpevole perché non è solidale con chi soffre. Note critiche illustri La satira di Carl Maria von Weber. Su Mahler Elton John: “Il mio idolo era Mahler, e conservo ancora gli spartiti di quelle mie composizioni, che non erano altro che volonterose scopiazzature del mio modello.” Woody Allen: “Persino un grande compositore di sinfonie come Mahler ha il suo bravo subconscio, le sue fobie e le sue fissazioni, tipo seni, birrette, canzonette e così via, con tutto che, alla superficie, lui si ciba del sublime a pranzo e a cena. Insomma, Freud lo sblocca, e così Mahler torna a comporre, a scrivere musica, avendo vinto la sua antica paura della morte”.”Come fa Mahler a vincere la paura della morte?” domandai. “Morendo. Ci ho pensato molto su: è l’unica maniera, veramente”. Tre pensieri mahleriani • Sono tre volte senza patria. Boemo in Austria, austriaco tra i tedeschi ed ebreo nel mondo. Ovunque sono un intruso, mai accettato dal mondo. • Vedrai: non arriverò a vedere da vivo la mia causa vittoriosa. Troppo strano e troppo nuovo è ciò che scrivo per gli ascoltatori, che non trovano modo di giungere a me. • L’esigenza cui io rivolgo sino all’ultimo tutti i mezzi che ho a disposizione, è che sia assolutamente udibile tutto ciò che risuona al mio orecchio interiore. Ogni strumento deve essere usato solo al posto giusto e nei suoi pieni mezzi. 10 Gli strumenti musicali dialogano tra di loro e con il proprietario della sala da concerto: “Ascoltate la ricetta della nuova sinfonia che ho appena ricevuto da Vienna [si riferisce all’Introduzione ed al primo movimento della Sinfonia. All’inizio vi è una sezione lenta, piena di brevi idee disgiunte, nessuna delle quali ha qualcosa a che fare con le altre. Ogni quarto d’ora noi sentiamo tre o quattro note. È eccitante! Poi vi è un soffocato rullo di timpani e una misteriosa frase della viola, il tutto adornato con il giusto numero di pause e di battute vuote. Finalmente, quando l’uditorio ha perso ogni speranza di sopravvivere alla tensione e di giungere all’Allegro, tutto esplode in un tempo a rotta di collo, ma con la cura che non emerga alcun tema principale. Il giudizio tagliente di Berlioz sul finale (Allegro non troppo). Cicaleccio di note, interrotto da qualche accento rauco e selvaggio alias boutades colériques. Ricorrono anche frequentemente le denominazioni di “moto perpetuo”, “figura di studio” e simili. Ma questo è troppo poco, come è troppo poco richiamarsi ai finali della Prima e della Seconda Sinfonia, dove lo spirito è diverso e più semplice. Il tema di movimento con cui il tempo si inizia lo anima e caratterizza da capo a fondo, per quanto interrotto qualche volta da brevi episodi melodici, trascinati ben presto nella sua corsa rapinosa. Lo strumentale è fluido e leggero, nonostante qualche testarda impuntitura passeggera di ritmi e d’armonie; ed anche i brevi soli del fagotto e poi del clarinetto, che riavviano il tema, contribuiscono ad aumentarne lo spirito. Qualcuno ha chiamato questa sinfonia «schilleriana» illustrandone per i primi tre tempi, la corrispondenza rispettivamente con i seguenti poemi: Primo tempo: Die Erwartung (L’attesa) - Secondo tempo: Sehnsucht (Nostalgia) - Terzo tempo : Die Gunst des Augenblicks (Il favore del momento) - « Il Quarto tempo potrebbe poi chiamarsi: Passeggiata presso il ruscello, ma il ruscello è qui inteso in un modo diverso da quello della Sinfonia pastorale, come un vivace, argentino, ostinato compagno che si perde nei vortici e nelle gole rocciose, e agli aspetti multiformi del quale Beethoven associa di volta in volta la sua gioia di passeggiatore». 11 STEFAN ANTON RECK MARKUS WERBA Nel 1985, mentre completava il ciclo di studi presso la Hochschule der Künste a Berlino, Stefan Anton Reck vinceva i Concorsi Internazionali per direttori d’orchestra “Arturo Toscanini” e “Gino Marinuzzi”. Per gli anni 1987 e 1990 ha ricevuto una borsa di studio dal Tanglewood Music Center e così ha lavorato con Seiji Ozawa e Leonard Bernstein. Dal 1997 al 2000, in qualità di assistente di Claudio Abbado, è stato protagonista di numerosi concerti con la Gustav Mahler Jugendorchester - (si ricorda la Sinfonia n.7 di Mahler all’Havana)- e della Mahler Chamber Orchestra che ha diretto a Ferrara in Falstaff. Come direttore musicale al Teatro Massimo di Palermo (dal 1999 al 2003), ha lavorato ad alcune produzioni di rilievo internazionale, come Moses und Aaron e Erwartung di Schöenberg e Lulu di Berg. Conseguentemente è stato chiamato a dirigere importanti nuove produzioni operistiche nei più prestigiosi teatri: Die Meistersinger von Nürnberg di Wagner e Lulu al New National Theatre di Tokyo, Le nozze di Figaro alla Los Angeles Opera, Dead Man Walking di Jake Heggie e Aida alla Semperoper di Dresda, Der Freischütz di Weber all’Opera di Lipsia. In Italia ha diretto Daphne di Richard Strauss alla Fenice di Venezia, Der Ring des Nibelungen di Wagner al Verdi di Trieste e al Petruzzelli di Bari, Tristan und Isolde di Wagner e Eine florentinische Tragödie di Zemlinsky al Regio di Torino, Der fliegende Hollände al Comunale di Bologna e al San Carlo di Napoli. In campo sinfonico ha collaborato con impor tanti orchestre quali: Orchestra National de France, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, Orchestra dell’Accademia di S. Cecilia, Tokyo Symphony Orchestra. Stimato a livello internazionale come profondo conoscitore della musica di Gustav Mahler e della Seconda Scuola di Vienna (Berg, Schönberg, Webern), Reck si dedica con profonda passione anche alla musica contemporanea; a questo proposito l’anno scorso con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, è stato protagonista del concerto per i 90 anni di Pierre Boulez. In quest’ ambito ha eseguito Notation 1, 2, 3, 4 e 7 alla quale il direttore, che è anche apprezzato pittore, ha dedicato il ciclo pittorico Douze Notations. Dopo gli studi a Vienna con Walter Berry, ha fatto par te per due anni dell’Ensemble della Volksoper. Nel 1998 è stato scelto da Giorgio Strehler come Guglielmo in Così fan tutte, e così ha iniziato un’intensa carriera nei principali teatri italiani (Milano -Teatro alla Scala- , quindi Roma, Bologna, Torino, Palermo, Cagliari, Napoli, Genova, Venezia, Trieste) e internazionali (Berlino, Monaco, Vienna, Salisburgo, Londra, Parigi, Zurigo, San Pietroburgo, New York, Los Angeles, Sydney, Tokyo). Il suo reper torio spazia dalla Calisto di Cavalli a Don Giovanni, Le nozze di Figaro, Così fan tutte, Die Zauberflöte, Il barbiere di Siviglia, La Cenerentola, L’elisir d’amore, Don Pasquale, Roméo et Juliette, Pelléas et Mélisande, Alfonso und Estrella, Hans Heiling, Die Vögel, Il Pipistrello, Capriccio, Ariadne auf Naxos, Bohéme, Meistersinger. Ha collaborato con direttori quali: Claudio Abbado, William Christie, Daniele Gatti, Valery Gergiev, Nikolaus Harnoncour t, Riccardo Muti, Kent Nagano, James Conlon, Ivor Bolton, Jeffrey Tate, Riccardo Chailly, Antonio Pappano, Ingo Metzmacher ; e con registi quali: Pierre Audi, Luc Besson, Doris Dörrie, Harry Kupfer, David McVicar, Damiano Michieletto, Luca Ronconi, Graham Vick, Peter Stein. Il suo for tunato debutto nel ruolo di Beckmesser (Die Meistersinger von Nürnberg) al Festival di Salisburgo nel 2013 gli è valso un invito immediato per Fierrabras al Festival successivo e per Die Meistersinger nel 2015 alla Staatsoper di Berlino con la direzione di Daniel Barenboim. Don Carlos al New National Theatre di Tokyo e alla Semperoper di Dresda, segna il passaggio del giovane baritono al reper torio verdiano. Il 2015 ha visto l’ar tista impegnato anche nel Lied von der Erde con l’Orchestra Sinfonica della Rai (Juraj Valcuha direttore), nelle Nozze di Figaro all’Opera di Roma e in Bohéme al Regio di Torino. Quest’anno canterà alla Scala e all’Accademia Santa Cecilia. Per saperne di più: Sito ufficiale: www.stefanantonreck.com Per saperne di più: Sito ufficiale: www.markuswerba.com 12 13 STEFAN ANTON RECK MARKUS WERBA IMPARIAMO IL CONCERTO Dal 12 novembre 2015 al 25 maggio 2016 Auditorium Paganini e Circolo Parma Lirica Racconti e ascolti con Giovanni Fontechiari, Francesco Lanzillotta, Giuseppe Martini, Gianluigi Mattietti, Giampaolo Minardi, Roberto Recchia, Alessandro Rigolli, Sebastiano Rolli, Franco Sgrignoli, Martino Traversa. Ospiti speciali: 14 Direttori e Solisti dei concerti 15 LA FILARMONICA ARTURO TOSCANINI Filarmonica Arturo Toscanini Violini Primi: Mihaela Costea **,Valentina Violante, Gianni Covezzi, Federica Vercalli, Maurizio Daffunchio, Mario Mauro, Julia Geller, Luca Talignani, Daniele Ruzza, Caterina Demetz, Alice Costamagna, Xia Fang Violini Secondi: Viktoria Borissova*, Jasenka Tomic, Laurentiu Vatavu, Cellina Codaglio, Claudia Piccinini, Sabrina Fontana , Camilla Mazzanti, Luigi Presta, Nicola Tassoni, Sophie Chang Viole: Behrang Rassekhi *, Carmen Condur, Cathryn Murray Sara Screpis, Diego Spagnoli, Daniele Zironi, Ilaria Negrotti, Silvia Vannucci Violoncelli: Diana Cahanescu *,Vincenzo Fossanova, Fabio Gaddoni Donato Colaci, Filippo Zampa, Silvia Cosmo Contrabbassi: Antonio Mercurio *, Agide Bandini, Claudio Saguatti, Antonio Bonatti Flauti: Sandu Nagy *, Francesco Guggiola, Andrea Oman Ottavino: Andrea Oman Oboi: Pietro Corna *, Massimo Parcianello Corni Inglesi: Pietro Corna, Massimo Parcianello La Filarmonica Arturo Toscanini, che ha la sua sede a Parma, nell’Auditorium Paganini disegnato da Renzo Piano, è il punto d’eccellenza dell’attività produttiva della Fondazione Arturo Toscanini, maturata sul piano artistico nella più che trentennale esperienza dell’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna e nell’antica tradizione musicale che affonda le proprie radici storiche nell’Orchestra Ducale riordinata a Parma da Niccolò Paganini nel 1835/36 e per i quarant’anni successivi ai vertici delle capacità esecutive nazionali. Oggi è una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane. Clarinetti: Daniele Titti *, Simone Cremona, Miriam Caldarini Clarinetto Basso: Miriam Caldarini Fagotti: Davide Fumagalli * Fabio Alasia Corni: Ettore Contavalli *, Giuseppe Affilastro, Fabrizio Villa, Simona Carrara Trombe: Matteo Beschi *, Marco Catelli Tromboni: Carlo Gelmini *, Gianmauro Prina, Antonio Martelli Timpani e Percussioni: Giangrasso Gianni*, Francesco Migliarini, Alessandro Carobbi Arpa: Elena Meozzi * Per saperne di più: www.fondazionetoscanini.it/filarmonica-arturo-toscanini/ 16 ** spalla / * prima parte 17 Ti piace la musica? Senza i grandi musicisti che con il loro talento interpretano i grandi compositori, non sarebbe più musica. Sostieni insieme a noi il progetto “Adotta un musicista” e contribuisci a mantenere il livello di eccellenza della tradizione musicale emiliano-romagnola. L’energia è invisibile, ma puoi ascoltarla. Scopri come heraparmatoscanini.it Hera Comm Partner principale 18 19 Prossimo appuntamento di NUOVE ATMOSFERE Giovedì 3 marzo 2016 ore 20.30 Sabato 5 marzo 2016 ore 20.30 Nikolai Myaskovsky Concerto per violoncello e orchestra in do minore, op.66 Johannes Brahms Sinfonia n.1 in do minore, op. 68 ALPESH CHAUHAN Direttore MARIO BRUNELLO Violoncello IMPARIAMO IL CONCERTO Giovanni Fontechiari racconta Myaskovsky e Brahms Mercoledì 2 marzo 2016 ore 18.00 Sala prove Auditorium Paganini Mercoledì 2 marzo 2016 Concerto in anteprima Ore 15.30 – 17.30 Auditorium Paganini Per saperne di più www.fondazionetoscanini.it © Cristian Grossi