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Anselmo: condivido la posizione di Cozzolino sulla lotta alla
corruzione
14 dicembre 2015
CIVITAVECCHIA – “Francamente non mi convincono gli argomenti di Barbaranelli contenuti nella
risposta data al sindaco Cozzolino per affermare che gli amministratori di Civitavecchia sono stati da
sempre uomini probi ed onesti. Cozzolino, per parte sua, aveva affermato in una sua recente presa di
posizione che, invece, la corruzione l’aveva fatta da padrone nella città. Probabilmente si riferiva
agli anni della seconda repubblica e certamente alle amministrazioni e sindaci che l’avevano
preceduto alla guida del comune”.
Sono le riflessioni di Samuele Anselmo relativamente alla replica di Barbaranelli al sindaco
Cozzolino sulla lotta alla corruzione.
“Aveva parlato, inoltre, di commistione di interessi privati e pubblici, di arricchimenti facili e altre
forme di piccola e grande corruzione. Inoltre, aveva affermato di avere comunicato ad enti
competenti le irregolarità commesse e aveva, infine, rivendicato per sé e per il suo partito il merito
di avere iniziato un percorso di risanamento della cosa pubblica: ‘E Civitavecchia – diceva in
particolare Cozzolino – dove la commistione tra affari e politica, tra interessi privati e gestione della
cosa pubblica, ha prodotto danni inenarrabili, purtroppo non ne è e non ne è stata esenteì. Più o
meno, e se ometto qualcosa me ne scuso. Io condivido la posizione di Cozzolino (salvo la
rivendicazione dell’opera contro la corruzione che viene da molto più lontano ed è da ascrivere al
merito della classe operaia, dei suoi alleati e delle sue organizzazioni) e, aggiungo che, se ha
comunicato ad enti competenti per la vigilanza – come lui dice di avere fatto – - afferma Anselmo – la
portata del livello di corruzione prodotta dalla politica cittadina ha mostrato di avere coraggio.
Inoltre, io penso che l’occasionale vittoria dei grillini per la guida della città, ha avuto il merito di
interrompere il lungo cammino delle famiglie storiche della sinistra cittadina nella gestione del
potere locale e non solo. Se non sbaglio si tratta di almeno un cinquantennio e, forse, oltre: ‘sempre
gli stessi!’, diventati una casta, un gruppo di famiglie e, in qualche caso, un mero gruppo di affari e
portatori di interessi. Non solo alla guida dell’amministrazione comunale ma anche alla testa di
organizzazioni prestigiose come la CGIL o la Compagnia portuale, tanto per fare degli esempi, ma
anche di assessorati vari, locali, provinciali e regionali, presidenze di consiglio comunale e consigli
di amministrazione ed enti teatrali. Quasi sempre con lauto compenso e conseguenti pensioni
pesanti. C’è stata anche l’occupazione privilegiata di posti di lavoro in enti pubblici o altri centri di
potere cittadino, come il porto e l’Enel e anche altro.
E’ difficile trovare un membro delle famiglie impegnate in politica che non sia passato nei colossi
energetici presenti nel territorio cittadino, nei comuni, nel porto e, quando il membro di famiglia non
c’è, – evidenzia – al suo posto ci stanno le aziende di famiglia. Ciò, evidentemente, per pochi mentre
la moltitudine ne è stata esclusa. Questo rappresenta potere, che ha costituito e costituisce la radice
per una conquistata condizione sociale di prestigio sempre per pochi, che ha determinato condizioni
economiche personali di livello superiore rispetto a quelle di partenza, che ha garantito occupazioni
di posti per i loro familiari e apparentati diretti e indiretti, che ha determinato divaricazioni sociali
enormi fra ricchi e poveri, protetti e indifesi, coinvolti ed esclusi, cioè condizioni di ingiustizia per un
verso e di corruzione per altro verso. Tutti questi benefici sono derivati dall’appartenenza alla
grande famiglia della sinistra sino agli epigoni di Togliatti. La destra quando ha potuto ha fatto il
resto ma, in ogni caso, non c’è stato un confine netto fra l’operato dell’una e dell’altra, c’è stato un
sistema di “convergenze parallele”. Tutti questi benefici goduti attraverso decenni si chiama
corruzione perché ha di fatto impedito il rinnovamento delle classi dirigenti che è, invece, garanzia
di democrazia e di correttezza amministrativa. E non basta dire che nessuno degli amministratori del
passato è mai stato investito da provvedimenti giudiziari per affermare mancanza di corruzione.
“Come si può parlare in termini così sprezzanti della nostra storia, una storia fatta di personaggi
come Renato Pucci, Archilde Izzi, Giovanni Massarelli, Pietro Guglielmini, Ennio Piroli, per citare
solo i nomi dei sindaci purtroppo scomparsi? Chi si è arricchito?” Si chiede Barbaranelli,
soffermandosi alla preistoria. Tutti sanno che quegli uomini erano puliti e che avevano un solido
legame con le masse che rappresentavano. Tutti, però, sanno pure che non è più così per coloro che
si sono succeduti.
Ma come mai – aggiunge Anselmo – Barbaranelli omette di fare il nome di Tidei e famiglia da questo
elenco di uomini probi? Forse perché si aspetta, furbescamente, che lo tiri fuori qualcun altro? O
perché proprio non se la sente di difenderlo proprio nell’ottica della denuncia di Cozzolino?! In
questo caso basterebbe tirare fuori il lungo elenco delle accuse di Moscherini in un opulento (dal
punto di vista delle rivelazioni) libretto elettorale per capire cosa vuole dire arricchimento. Proprio
ora che sembra che i due vadano d’amore e d’accordo in ottica antiportuale. E il punto è proprio qui:
non si tratta di capire di indagini giudiziarie, di accuse e di assoluzioni, si tratta, invece, di capire il
mutamento economico delle persone addette dal momento della loro entrata in politica sino al
momento della rottura del loro rapporto con il potere. Barbaranelli si richiama ai miti del passato
cittadino per giustificare e trovare delle motivazioni morali sul presente, che è ignobile, indecente,
corrotto e corruttore proprio per quanto riguarda la sua parte politica. Ma poniamo il caso, a
proposito della sua parte, che si parli di Mafia Capitale, si prospetti il lungo elenco delle malefatte di
militanti del suo partito di oggi: il PD, Barbaranelli chi chiamerebbe in campo per giustificarsi a
tutela della morale e dell’etica del suo schieramento: Gramsci, Togliatti, Longo, Berlinguer, Moro?
Su, per carità!”.
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