ADSI
Associazione Dimore Storiche Italiane
Sezione Emilia Romagna
SCRIGNI di MEMORIE
GLI ARCHIVI FAMILIARI NELLE DIMORE STORICHE BOLOGNESI
ENTI PROMOTORI:
Associazione Dimore Storiche Italiane – Sezione Emilia Romagna
IN COLLABORAZIONE CON:
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Soprintendenza Archivistica per l’Emilia Romagna
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna
CURATORI DELLE MOSTRE:
Enrico Angiolini
Aurelia Casagrande
Ilaria Di Cillo
Barbara Ghelfi
Valentina Raffaelli
AUTORI DEL CATALOGO:
Enrico Angiolini
Aurelia Casagrande
Ilaria Di Cillo
Barbara Ghelfi
Leonardo Marinelli
Valentina Raffaelli
Cecilia Vicentini
FOTOGRAFIE:
Enrico Angiolini
Ilaria Di Cillo
Alessandro Hercolani
Paolo Pascale Guidotti Magnani
Valentina Raffaelli
CURA REDAZIONALE:
Enrico Angiolini
Aurelia Casagrande
Ilaria Di Cillo
Valentina Raffaelli
GRAFICA:
Sogari Artigrafiche s.r.l.
Si ringraziano sentitamente per la disponibilità e per la collaborazione le famiglie e gli enti
proprietari dei beni monumentali e archivistici che hanno reso possibile la realizzazione della
mostra.
IN COPERTINA:
Ingresso di Palazzo Bevilacqua
2
Associazione Dimore Storiche Italiane
Sezione Emilia Romagna
SCRIGNI
di MEMORIE
GLI ARCHIVI FAMILIARI NELLE
DIMORE STORICHE BOLOGNESI
Giornate Europee del Patrimonio
“Le grandi strade della Cultura: un valore per l’Europa.
Luoghi d’Arte Italiana”
BOLOGNA
30 settembre 2007
a tutela e la valorizzazione delle dimore storiche italiane costituisce
L
lo scopo fondante dell’ADSI, Associazione Dimore Storiche Italiane.
Ad essa aderiscono i proprietari di edifici privati che per loro peculiari
caratteristiche storico-architettoniche rappresentano un valore economicoculturale costituzionalmente riconosciuto di pubblico interesse. Per questo
lo Stato italiano -come altri stato europei- ha ritenuto e ritiene che gli edifici
storici debbano essere oggetto di particolare considerazione. L’ADSI è stata
ed è un attento e partecipe interlocutore con il Governo e la Pubblica
Amministrazione.
L’ADSI, membro dell’Union of European Historic Houses Associations, ha
voluto partecipare attivamente alle Giornate Europee del Patrimonio 2007
raccomandate dal Consiglio d’Europa che anche quest’anno vengono attuate
dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali; ha quindi proposto al
Ministero la realizzazione di iniziative da porre in essere sul territorio
nazionale coinvolgendo i propri Soci, come di fatto sta avvenendo in diverse
regioni.
Il tema che l’Associazione ha inteso proporre riguarda le dimore storiche
e gli archivi familiari, affinché emerga in modo nuovo ed evidente sia l’intima
connessione tra queste due fonti della memoria che ben possono essere
definiti “scrigni della memoria”, sia l’importanza della corretta conservazione
e valorizzazione delle loro peculiarità e della loro simbiosi, che certamente
costituisce uno dei principali tesori del nostro “Patrimonio venuto da
lontano”.
La Sezione Emilia Romagna dell’ADSI, grazie ai propri Soci, apre così
tre dimore storiche a Bologna.
Nella città di Bologna, con la proficua sinergia degli enti e delle persone,
promotori e partecipanti all’iniziativa, ai quali va il più vivo ringraziamento,
si aprono al pubblico i Palazzi Guidotti Magnani e Angelelli e la Villa
Hercolani che divengono il pertinente teatro di esposizione tematica di
documenti dell’archivio familiare.
Si rivelano così luoghi e carte che rappresentano piccoli segreti che
pienamente concorrono alla formazione della grande Storia, essi che, con
dedizione e fatica, sono stati conservati e difesi, vengono offerti alla pubblica
fruizione, affinché aumenti ulteriormente la consapevolezza della loro
importanza e un condiviso consenso e impegno per la loro tutela e
valorizzazione.
Francesco Cavazza Isolani
presidente Associazione Dimore Storiche Italiane
Sezione Emilia Romagna
4
INDICE
PALAZZO GUIDOTTI MAGNANI
pag. 6
Bologna, via Farini, 9
PALAZZO HERCOLANI FAVA SIMONETTI
GIÀ ANGELELLI
pag. 12
Bologna, Strada Maggiore, 51
VILLA HERCOLANI A BELPOGGIO
Bologna, via Molinelli, 22
5
pag. 17
Palazzo
Guidotti Magnani
IL PALAZZO
Costruito nel 1457 da mastro Nicolò, su
incarico di Giovanni Guidotti, il palazzo che
si affaccia su via Farini all'angolo con piazza
Cavour fu ricostruito nel XVI secolo e
rimaneggiato nel Settecento (docc. 27-29).
Il doppio loggiato del cortile è ancora gotico
nell'ordine inferiore (cinque arcate con colonne
ottogonali in mattoni sagramati), mentre appare
di epoca rinascimentale quello superiore a
dieci arcate a tutto sesto sostenute da colonne
cilindriche in mattoni.
Alla fase settecentesca sono attribuibili sia
il loggiato del lato occidentale del cortile, sia
la scala a due rampe con balaustre neoclassiche.
I prospetti esterni, di stile neoclassico, sono
frutto dell'intervento ottocentesco di Coriolano
Monti.
Il portico su via Farini, costituito da dieci
arcate a tutto sesto, sostenute da undici pilastri,
conserva capitelli di macigno ascrivibili alla
fase cinquecentesca del palazzo.
Nell'altana, costruita da Petronio e
Francesco Tadolini alla sommità dello scalone
principale, è visibile un affresco a soffitto, le
cui quadrature sono opera di Flaminio Minozzi,
mentre la figura centrale, rappresentante
l'Aurora, fu eseguita da Gaetano Gandolfi;
l'intera decorazione risale al secolo XVIII.
Interno del palazzo Guidotti Magnani
LA FAMIGLIA
GUIDOTTI MAGNANI
Con testamento del 22 maggio 1604 Lorenzo
Aurelia Casagrande e Ilaria Di Cillo
Magnani nominò erede Ludovico, suo figlio
legittimo, e stabilì un complesso e articolato
fedecommesso secondo lo schema noto come
“primogenitura”. In tal modo il testatore
aspirava ad assicurare la perpetuità del
patrimonio familiare, concepito come
fondamento e strumento di proprietà della
famiglia, che pertanto auspicava dovesse restare
integro, indivisibile e inalienabile, passando
di primogenito maschio in primogenito maschio.
In mancanza di tale discendenza in linea
maschile, i beni sarebbero passati ai discendenti
maschi della linea femminile. Esauritasi anche
questa, si sarebbe dovuto procedere, da parte
del Senato bolognese, all'estrazione di un
senatore che avesse un figlio con meno di dieci
anni.
doc. 27
7
L’ARCHIVIO DELLA FAMIGLIA
GUIDOTTI MAGNANI
Complessivamente costituito da 2269 unità
archivistiche tra registri, volumi, buste, mazzi,
filze ed estendentesi cronologicamente dal XII
al XX secolo, l'archivio Guidotti Magnani ha
subito nel corso degli anni alterne vicissitudini
(spartizioni di beni e di carte, eredità condivise,
spostamenti e riordini incauti) che ne hanno
compromesso l'ordine originario.
Con documentazione che si estende
cronologicamente dal 1105 al 1904 il fondo
relativo alla famiglia Guidotti è senz'altro il
nucleo più consistente di tutto l'archivio: si
tratta infatti di 1931 unità archivistiche tra
istrumenti, processi, scritture legali, ipoteche,
corrispondenza, stati patrimoniali, inventari di
beni mobili e immobili di città e di campagna,
libri fattorali, recapiti, ricevute, libri di conti,
giornali di cassa, registrazioni di spese
sostenute, libri di computisteria, registrazione
di censi, canoni, affitti, lasciti ed elemosine,
sommari e repertori, piante di fondi e stabili,
trattati, appunti, odi e sonetti, memorie, alberi
genealogici, ricordi, fotografie.
Ad arricchire il fondo sono inoltre presenti
documenti estranei alla famiglia, ma pertinenti
a uffici, magistrature e istituzioni (Ospedale
doc. 1
La linea dei Magnani si estinse nel 1797
con Giacomo che, non avendo figli, lasciava
eredi i cugini. Il Senato bolognese, tuttavia,
procedette al sorteggio di un senatore, seguendo
le disposizioni del testatore: la sorte cadde
sulla famiglia Guidotti, e più precisamente su
Francesco di Annibale Guidotti. Non fu facile,
tuttavia, per costui entrare in possesso
dell'eredità fedecommissaria. Giacomo
Magnani, infatti, prima di morire, aveva fatto
testamento a favore dei fratelli Giacomo e Carlo
Tubertini, i quali si dimostrarono decisi a
conservare l'intero patrimonio del defunto. Ne
nacque una lunga controversia giudiziaria
conclusasi il 7 settembre 1807, quando il
Tribunale di Cassazione del Regno d'Italia
decise definitivamente la controversia a favore
di Francesco Guidotti.
Antica famiglia senatoria bolognese, i
Guidotti ereditarono così, all'inizio del XIX
secolo, nome e sostanze dell'estinta famiglia
Magnani. I Guidotti Magnani si legarono poi,
nella prima metà del XX secolo, alla famiglia
Senni, originaria di Frascati, e alla famiglia
napoletana dei Pascale, rispettivamente
attraverso i matrimoni della marchesa Barberina
Guidotti Magnani con il conte Paolo Senni e
della marchesa Maria Guidotti Magnani con il
commendator Giovanni Pascale.
doc. 20
Aurelia Casagrande e Ilaria Di Cillo
8
L’AUTORITÀ E IL PRESTIGIO
DEI GUIDOTTI MAGNANI NEI SECOLI
La crescita e l'arricchimento dal XIV al XVI
secolo (docc. 1-5)
Nel corso dei secoli XIV-XVI, come tutte
le famiglie senatorie bolognesi, i Magnani
accrebbero le loro proprietà e ricchezze
fondiarie e immobiliari. Già a quell'epoca,
infatti, la famiglia aveva sviluppato il concetto
di lavoro cooperativo, come si evince dagli atti
di acquisto e locazione, presenti nel loro
archivio, nei quali, fra i contraenti, figurano
sempre i nomi di diversi fratelli o cugini.
L'imprenditorialità della famiglia si può
misurare anche dal fatto che già nel 1517
Vincenzo di Matteo Magnani acquistò al Lavino
di Mezzo, sulla via Emilia - grande arteria di
scambi -, l'osteria All'insegna dell'Angelo, oltre
a una fornace da pietre e a diverse botteghe
(forno, macelleria, falegnameria, fabbreria).
Faldoni dell’archivio Guidotti Magnani
Maggiore, Collegio Poeti, Università delle
Moline, Commissione Amministrativa
Provinciale, Fabbriceria di San Petronio, ecc.)
in seno ai quali alcuni membri di casa Guidotti
svolsero la propria attività pubblica, finendo
per mischiare atti pertinenti agli enti in cui
operarono a quelli del proprio archivio
personale.
Accanto al fondo Guidotti coesistono altri
fondi più o meno consistenti. Tra questi il fondo
Magnani, costituito da 81 unità archivistiche,
che coprono un arco cronologico che va dal
1351 al 1808, il fondo Senni, composto da 232
pezzi databili tra il 1650 e il 1907, nonché il
fondo Pascale, che comprende 25 buste di
carteggio riconducibile ai secoli XIX e XX.
Lorenzo Magnani (1533-1604) e il fedecommesso,
un testamento nei secoli (docc. 6-10)
Uno dei principali esponenti della famiglia
Magnani, Lorenzo, arrivò a possedere un
notevole patrimonio fondiario, nonché uno dei
più bei palazzi di Bologna, affrescato dai
Carracci, situato nell’attuale via Zamboni.
A lui si deve il testamento del 1604, col
quale la famiglia Magnani si assicurò l'integrità
e la continuità delle proprie sostanze, che,
grazie al fedecommesso voluto da Lorenzo,
arrivarono intatte, dopo quasi due secoli, alla
famiglia Guidotti, nella persona di Francesco.
L'ultimo erede Francesco Guidotti Magnani
(1790-1856) (docc. 11-19)
Francesco Guidotti Magnani fu il bambino
sorteggiato fra tutti quelli proposti dal Senato
bolognese, secondo la disposizione
testamentaria di Lorenzo Magnani.
A seguito dell'eredità toccatagli in sorte,
Francesco divenne uno dei principali
protagonisti della vita politica cittadina,
ricoprendo numerosissime cariche in seno a
enti, magistrature e associazioni. Anche in
seguito alla cacciata dei Francesi con il ritorno
La consapevolezza di possedere un
patrimonio documentario di notevole interesse
storico-culturale ha indotto la famiglia Guidotti
Magnani a istituire, nel 1995, la Fondazione
Archivio Guidotti Magnani, con finalità atte a
provvedere alla conservazione e gestione di
tale patrimonio e a garantirne la consultazione
agli studiosi, favorendo lo studio e la conoscenza
della propria storia familiare e di quella degli
altri nuclei che con essa si sono intrecciati.
Aurelia Casagrande
9
Istrumenti)
del papa, Francesco Guidotti Magnani continuò
a rivestire ruoli importanti, tra cui anche il
senatorato, massima carica della Bologna papale
nella prima metà dell'Ottocento.
doc. 4
“Patente di colonnello e capitano generale del Terzo e
banda di Bazzano e S. Agostino in favore del conte e
cavaliero Adriano Magnani conferitagli dal Senato di
Bologna”, 1625 feb. 10
L'impresa del Lavino (docc. 20-26)
Grazie al fedecommesso di Lorenzo
Magnani, Francesco Guidotti Magnani ereditò
tre imprese. Tra queste la più amata era quella
del Lavino, dove, alle Tombe dei Magnani,
sorgeva il grande incompiuto palazzo affrescato
dai fratelli Roli. Qui, dove i Magnani si erano
insediati all'inizio del Trecento, oltre a questa
imponente costruzione, in cui Francesco operò
interventi per ridurla a una comoda e meno
dispendiosa abitazione, era in piena attività la
fiorente impresa.
Alla morte di Francesco i beni della
primogenitura non vennero risorteggiati, come
invece aveva disposto Lorenzo Magnani, ma
passarono a suo figlio e alla sua discendenza,
ragion per cui sono tuttora in possesso
dell'attuale famiglia Guidotti Magnani.
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani,
Miscellanea)
doc. 5
Pianta dell'area della corte Malvezzi come appare nel
“Registro per un giudicio mosso dal canonico Floriano et
altri de Malvezzi con il marchese Enea senatore Magnani
sopra la disputa di una finestra posta nel muro divisorio
fra detti in una corticella delli Malvezzi…”, 1678-1680
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani, Processi)
doc. 6
“Repertorii delle memorie del campione ove sono descritti
gl'instrumenti et scriture dei signori Magnani et de i nomi
delli contraenti nei detti instrumenti et scriture nominati”,
sec. XVI
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani, Repertori
istrumenti)
doc. 7
“Testamento del illustre signore senatore di Bologna il
signor Lorenzo Magnani”, 1604 mag. 22
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani,
Istrumenti)
Aurelia Casagrande e Ilaria Di Cillo
doc. 8
“Al Regio Tribunale di revisione residente in Bologna pel
signor Francesco Guidotti Magnani contra i signori Carlo e
Giacomo Tubertini bolognese di pretesa successione…”, 1706
DOCUMENTI ESPOSTI
doc. 1
“Licenza del vescovo di Bologna data a Tomaso di Gandolfo
Magnani di puotere, sopra li di lui beni nella curia di Zola in
loco detto le Tombe de Magnani, edificare una chiesa ad onore
di Maria Vergine, che possa servire in sussidio parocchiale
con fare ancora la canonica per il rettore e destinare certi
beni per la dote di essa chiesa…”, 1357 dic. 9
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Processi)
doc. 9
“Relazione al Senato della Assunteria de magistrati circa
il fedecommesso instituito da Lorenzo Magnani l'anno
1604”, 1797 apr. 20
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani,
Istrumenti)
doc. 10
Disegno raffigurante un altare eseguito da Alfonso
Torreggiani presumibilmente per la cappella di palazzo
Magnani, sec. XVIII
doc. 2
“Locazione enfiteotica dalli sindici delli spedali de SS.
Pietro e Procolo et uniti e di S. Maria della Viola del ponte
di Reno in presenza di Domenico et altri de Franceschelli
e di Gabriello di Steffano fatta a Vincenzo di Matteo Magnani
e suoi di una pezza di terra con casa ad uso di osteria e di
una fornace… posta… in loco detto al Lavino…”, 1517
dic. 12
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani,
Miscellanea)
doc. 11
Tessere per la concessione di ciambelle in occasione del
gonfalonierato di Annibale Guidotti, 1790.
Sul recto è visibile lo stemma di casa Guidotti
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani,
Istrumenti)
(Bologna, A RCHIVIO GENTILIZIO G UIDOTTI M AGNANI, Guidotti,
Miscellanea)
doc. 3
“Scrittura privata di convenzioni fra Lorenzo Magnani con
mastro Mariotto Ubaldini asinaro in occasione della nuova
fabbrica della sua casa in strada S. Donato”, 1576 ago. 23.
Tra le firme è visibile quella di Lorenzo Magnani.
doc. 12
Conti di casa Guidotti per il fornaio, 1798-1800
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Conti
del fornaio)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani,
10
al Lavino di Mezzo”, 1814 dic. 30
doc. 13
Nomina di Francesco Guidotti Magnani a sottotenente della
prima compagnia del 2° battaglione della Guardia Nazionale,
1809 ott. 30
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
doc. 23
Disegno raffigurante il palazzo al Lavino, di proprietà
Guidotti Magnani, con indicazione delle parti che si intende
atterrare, come appare nella “Scrittura privata fra il signor
Francesco Guidotti Magnani e mastro Emidio e fratelli
Gamberini, dall'altra, avendo questi ultimi assunto
l'atterramento di una parte del palazzo detto del Lavino,
nel comune di Zola Predosa, spettante al sudetto signor
Guidotti Magnani”, 1818 gen. 6
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
doc. 14
Invito del colonnello comandante la Guardia Nazionale di
Bologna rivolto al sottotenente Francesco Guidotti di
presentarsi nel suo ufficio in uniforme per accompagnare
alla sepoltura un cadavere, 1810
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
(Bologna, A RCHIVIO GENTILIZIO G UIDOTTI M AGNANI, Guidotti,
Istrumenti)
doc. 15
Lettera circolare della Legazione di Bologna recante la
nomina di Francesco Guidotti Magnani a membro della
Deputazione dell'estimo della comunità di Zola Predosa,
1826 apr. 5
doc. 24
Lettera di Francesco Agucchi al marchese Francesco
Guidotti Magnani in cui chiede notizie sulla famiglia e
sull'andamento della vendemmia al Lavino, Monteveglio
1855 set. 2
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
doc. 16
Nomina del marchese Francesco Guidotti a socio ordinario
della Società agraria della Provincia di Bologna, 1829
doc. 25
“Progetto di riduzione della villa al Lavino di proprietà del
signor marchese Alessandro Guidotti Magnani”, sec. XIX
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Piante)
doc. 17
Diploma di papa Gregorio XVI con il quale si nomina
Francesco Guidotti Magnani cavaliere dell'ordine di S.
Gregorio Magno, 1841 set. 27
doc. 26
Calibro per la misurazione delle dimensioni dei bozzoli
dei bachi da seta utilizzato presso la tenuta del Lavino,
sec. XIX
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
(Bologna, Palazzo Guidotti Magnani)
doc. 18
Passaporto rilasciato al senatore Francesco Guidotti Magnani
per andare a Roma attraverso la Toscana, 1851 dic. 13
doc. 27
“Pianta e misura della stalla e rimessa e loro comunicazione
di raggione di sua eccellenza il signor sargente generale
Costanzo Guidotti poste nel di lui palazzo nella piazza
Calderini”, 1746 mar. 21
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Atti)
doc. 19
Ritratto del senatore Francesco Guidotti Magnani, 1857
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Piante)
(Bologna, Palazzo Guidotti Magnani)
doc. 28
Disegno e pianta di una scala interna al palazzo Guidotti
Magnani in Bologna, presumibilmente mai eseguita,
realizzati dall'architetto Alfonso Torreggiani, sec. XVIII
doc. 20
Pianta del canale che conduce l'acqua al mulino del Lavino
(1687 lug. 4), allegata alla “Concessione fatta dal conte e
senatore Ercole Pepoli alli marchesi Paolo e Vincenzo olim
marchese Enea Magnani del canale del Mollino superiore
chiamato di Rigosa che riceve l'acqua dal fiume Lavino
con l'uso e godimento di detta acqua mediante il canale
fatto fare dal conte Ercole da unirsi poi ad altro da farsi
per parte di detti Magnani…”, 1688 mag. 20. Sulla destra
è rappresentata la prima documentazione grafica di villa
Magnani
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Piante)
doc. 29
Ventaglio di casa Guidotti Magnani sul quale è dipinto il
palazzo bolognese di proprietà di questa famiglia
(Bologna, Palazzo Guidotti Magnani)
Aurelia Casagrande e Ilaria Di Cillo
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Magnani,
Istrumenti)
doc. 21
“Notizie de disordini accaduti nel torrente Lavino al ponte
alla via Emilia e di quelli ancora succeduti nel canale del
Molino del signor marchese senatore Magnani”, sec. XVIII
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO GUIDOTTI MAGNANI, Guidotti, Piante)
doc. 22
Pianta raffigurante il raddrizzamento della via antistante
la villa Guidotti Magnani al Lavino, come appare nella
“Perizia pel rettifilo del tronco della via Tombe dirimpetto
al palazzo Magnani Guidotti nel comune di Zola Predosa
11
Palazzo Hercolani
Fava Simonetti
già Angelelli
IL PALAZZO
L’avvio della costruzione del palazzo si
ebbe nel 1537 ad opera della famiglia Guidotti,
da cui nel 1554 passò in proprietà della famiglia
Angelelli. Di quelle prime fasi cinquecentesche
restano le colonne del portico e altri particolari
architettonici, mentre la facciata e la topografia
dei cortili interni sono state oggetto di pesanti
rimaneggiamenti ancora nel XX secolo,
rispettivamente con l'aggiunta di aperture nel
1927 e con l'elevazione di nuovi corpi di
fabbrica negli anni Cinquanta ora trascorsi.
Nel primo cortile, a sovrastare un pozzo
composto con il riuso di marmi di epoca
rinascimentale, sta la statua raffigurante Tizio
con l'avvoltoio, opera in terracotta di Giovan
Battista Bolognini (1736?); allo stesso Bolognini
si deve il coevo busto di Angelo Maria Angelelli
presente all'interno del secondo cortile. Dopo
i moderni giardini interni, a chiudere l'isolato
verso il prospetto secondario di via San Petronio
Vecchio sta l'edifico della Cavallerizza,
progettata come scenografico fondale da
Antonio Francesco Ambrosi verso la fine del
XVII secolo, poi destinata a partire dal 1710
ad ospitare rappresentazioni teatrali.
I recentissimi restauri degli interni hanno
consentito di valorizzare un pregevole camino
con affresco di scuola carraccesca raffigurante
Enea in fuga da Troia con il padre Anchise e il
figlio Ascanio e le vedute con scene di caccia
e di campagna attribuite a Giovan Gioseffo dal
Sole (1654-1719), nonché di recuperare
pregevolissimi affreschi databili tra la fine del
Quattrocento e l'inizio del Cinquecento,
raffiguranti motivi profani (I segni dello Zodiaco)
e attualmente in corso di studio e di attribuzione
(scuola del Francia?).
Il complesso degli edifici di Strada Maggiore
51 ha subito diversi passaggi di proprietà
seguendo le vicende ereditarie della famiglia
Angelelli, fino a giungere alla famiglia
Hercolani Fava Simonetti, che è tuttora
proprietaria di una sua rilevante parte.
doc. 4
LA FAMIGLIA
HERCOLANI FAVA SIMONETTI
La famiglia Hercolani Fava Simonetti
raccoglie oggi in sé l'eredità di numerose altre
illustri famiglie nobili bolognesi con cui ha
stretto rapporti patrimoniali e matrimoniali nel
corso dei secoli.
È infatti col matrimonio tra il principe
Antonio Hercolani (1883-1962) e Marianna
Fava Simonetti (1891-1919), avvenuto nel
1912, che il casato degli Hercolani ha acquisito
i diritti della plurisecolare famiglia senatoria
bolognese dei Fava, estintasi con Alessandro
(1854-1922). Alessandro Fava raccoglieva in
sé le tradizioni di altre cospicue famiglie come
i Guidalotti Franchini (attraverso la madre
Marianna Guidalotti Franchini, 1817-1889) e
i Simonetti, attraverso la moglie Isotta (†1928),
la quale a propria volta era figlia di Teresa
Angelelli, unica figlia del celebre grecista
Massimiliano ed ultima della sua casata.
Tutte queste famiglie furono protagoniste
della vita politica, economica, militare e
culturale di Bologna dal medioevo fino a tutta
l'età moderna. Gli Hercolani, attestati a Bologna
fin dal XV secolo, ascesero al seggio senatorio
bolognese e con Filippo (†1722), che fu
ambasciatore dell'imperatore d'Austria a
Venezia, furono insigniti anche del titolo di
principi del Sacro Romano Impero; Astorre
Hercolani (†1828) fu poi protagonista della
vita politica del Regno d'Italia napoleonico; i
Fava, discendenti dalla famiglia che ancora
nel Duecento era detta anche “della Romeggia”,
Enrico Angiolini e Valentina Raffaelli
13
rivestirono cariche pubbliche nel Comune fin
dal 1285 e si distinsero come funzionari nel
governo del territorio bolognese e come
committenti dei Carracci nell'attuale palazzo
Ghisilardi Fava di via Manzoni; gli Angelelli
furono anch'essi giurisperiti, magistrati del
Comune e podestà in varie città d'Italia fin
dalla metà del XIII secolo, e ricoprirono
sistematicamente l'anzianato e il senatorato a
Bologna per tutti i secoli dell'Antico regime.
dell'espletamento da parte loro di rilevanti
incarichi pubblici; così è, ad esempio, per il
materiale documentario relativo
all'amministrazione dei beni delle famiglie
Conti e Facci Libbi da parte di Nicolò Fava
Ghisilieri (1759-1823) e per la documentazione
riguardante la gestione ad opera dello stesso
dell'appalto dell'Amministrazione Sali e
Tabacchi, oppure per gli archivi ottonovecenteschi di diverse imprese ed attività
commerciali qui confluiti in relazione all'attività
dell'amministratore Michele Panighi († 1946),
agente per conto della famiglia Hercolani Fava
Simonetti.
Già da tempo notificato come di rilevante
interesse storico dalla Soprintendenza
Archivistica per l'Emilia Romagna, l'archivio
è stato oggetto di un primo intervento
complessivo di ricognizione e di trasloco in
più adeguati locali sempre all'interno del
palazzo Angelelli, conclusosi nell'anno 2006.
Enrico Angiolini e Valentina Raffaelli
L’ARCHIVIO DELLA FAMIGLIA
HERCOLANI FAVA SIMONETTI
L'archivio privato Hercolani Fava Simonetti,
ancor oggi posseduto dagli eredi e continuatori
della famiglia e conservato presso i locali di
palazzo Angelelli in Strada Maggiore 51 a
Bologna, contiene documentazione databile
dal XII secolo in copia e dal XIII secolo in
originale, che rispecchia fedelmente la
complessità delle reti di relazioni che i diversi
casati, confluiti nella famiglia attualmente
proprietaria, hanno intrecciato nel corso dei
secoli.
Così quest'archivio si presenta innanzitutto
come un grande “contenitore” in cui in realtà
si conservano oltre una ventina di archivi
distinti prodotti nel corso del tempo da diverse
famiglie poi congiuntesi, principalmente per
via ereditaria e matrimoniale, nella famiglia
dei principi Hercolani. Tra questi “soggetti
produttori” d'archivio i più cospicui per
rilevanza storica, culturale e patrimoniale sono
sicuramente le nobili famiglie: Angelelli, Fava,
Fava Ghisilieri, Fava Simonetti, Formagliari e
Guidalotti Franchini; a queste si aggiungono
altre famiglie che con quelle intrecciarono
rapporti economici o ebbero controversie sul
piano giuridico, come: Bevilacqua Vincenzi,
Codebò, Dall'Armi, Gessi, Ghisilieri, Graffi,
Landi, Marescotti, Piatesi, Scarlattini, Sega e
Ugolotti.
A questi archivi si aggiungono poi alcuni
“fondi” di documentazione prodotta da singoli
membri delle famiglie a seguito
dell'amministrazione di patrimoni di terzi o
Enrico Angiolini e Valentina Raffaelli
Contenitori originali della serie dei Rogiti del Fondo
Angelelli
14
ed amministrazione, in cui le moderne fatture
(finanche per l'acquisto della benzina per
l'alimentazione delle prime autovetture, oramai
più di un secolo fa), sono le eredi degli antichi
“Recapiti”. Il mutato ruolo politico non fece
però venir meno la parallela eccellenza
culturale di queste famiglie, con personaggi
del calibro di Massimiliano Angelelli (17751853), docente di Letteratura greca
all'Università di Bologna e traduttore in italiano
delle principali opere della classicità ellenica.
CULTURA, TERRA, POTERE:
UN VIAGGIO TRA LE CARTE
DI GRANDI FAMIGLIE BOLOGNESI
Il filo conduttore della selezione di documenti
che vengono esposti è rappresentato dalla
esemplificazione pratica della continuità dei
ruoli di alto rilievo politico, economico e
culturale rivestiti dagli esponenti di tutte le
famiglie le cui carte sono venute a trovarsi
nell'attuale archivio Hercolani Fava Simonetti.
Perciò numerosi sono i titoli di privilegio,
di esenzione fiscale e le dispense matrimoniali
rilasciate soprattutto dall'autorità pontificia
nelle sue forme più solenni (bolle, patenti e
simili); in parallelo si propongono documenti
significativi della plurisecolare continuità della
amministrazione dei beni immobili urbani e
dei fondi agricoli rurali, dello sfruttamento
delle risorse materiali (prodotti della terra e
capitali) che da essi si ricavavano e per cui si
sono prodotte ad esempio le copiose serie
documentarie di grandi “Mastri” di generi
alimentari immagazzinati nei granai e nelle
cantine, con cui si dava conto del movimento
quotidiano di ogni merce, ma anche filze su
filze di “Recapiti”, cioè di ricevute numerate
per la giustificazione di ogni minima spesa
quotidiana.
Allo stesso modo nel corso del Settecento
ai “periti agrimensori” veniva affidata la
redazione dei “cabrei”, cioè dei registri di
piante dei beni agricoli posseduti nel territorio
extraurbano che sono al tempo stesso capolavori
di precisione tecnica e di disegno esteticamente
gradevole nella sua estrema verosimiglianza.
Sullo stesso piano di frequenza e di rilevanza
in archivi familiari come questi si possono
trovare le “Vacchette del cuoco”, i caratteristici
registri dalla forma stretta e allungata in cui
venivano annotate tutte le spese fatte per il
vero e proprio approvvigionamento quotidiano
del cibo che andava in tavola.
Naturalmente la grande cesura rappresentata
dalla Rivoluzione francese e dalla fine
dell'Antico regime fece cessare il rilievo politico
dei casati aristocratici, ma non fece venire
meno la pratica della puntuale contabilizzazione
Enrico Angiolini e Valentina Raffaelli
Alcune fatture del “Garage Centrale A. Marchesini”
per servizi automobilistici al principe Antonio
Hercolani (1909)
DOCUMENTI ESPOSTI
doc. 1
Lettera di Giuliano della Rovere, cardinale prete di San
Pietro in Vincoli e vescovo di Bologna (futuro papa Giulio
II, 1503-1513) per la conferma della dispensa matrimoniale
dall'impedimento del quarto grado di consanguineità tra
Cristoforo Angelelli e Lucia Malvezzi, Roma, 1478 lug. 2
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Angelelli)
doc. 2
Decreto di Bernardo Rossi, conte di Berceto, vescovo di
Treviso e legato pontificio, per l'esenzione di Cristoforo
Angelelli e di tutta la sua discendenza in infinitum dai dazi
e dalle gabelle del comune di Bologna, Bologna, 1520 lug.
13
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Angelelli)
doc. 3
Attestazione da parte di Girolamo Recanati Capodiferro,
cardinale diacono di San Giorgio ad velum aureum e legato
pontificio, che Marco Antonio Angelelli è aggregato alla
milizia spirituale dei Cavalieri di San Giorgio, Forlì, 1547
ago. 9
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Angelelli)
15
doc. 4
“Campione delle piante e misure dei beni stabili rurali” di
Francesco Angelelli all'Arcoveggio, ai Ronchi di Corticella,
a Castel Maggiore, a Ceretolo e a Sant'Agata Bolognese,
compilato dal pubblico perito agrimensore Giuseppe Angelo
Nannini, 1773
doc. 12
Registri di debitori e creditori, polizze d'assicurazione,
libretti di lavoro e libri paga della tipografia bolognese
“Società anonima Chappuis” (1927-1928), esempio di
archivio di impresa collegato all'attività di liquidatore svolta
dall'amministratore di casa Hercolani, Michele Panighi
(†1946)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Angelelli)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Panighi)
doc. 5
Ritratto di Massimiliano Angelelli (1775-1853) in età matura
ed alcuni dei titoli accademici e onorifici conferitigli da
istituzioni culturali: Rubiconia Simpemenia dei Filopatridi
di Savignano sul Rubicone (1828); Accademia del Buon
Gusto di Palermo (1829) e Reale Accademia di Scienze,
Lettere ed Arti di Modena (1842)
doc. 13
Disegni tecnici, corrispondenza e registri diversi del negozio
di mobili d'antiquariato e in stile “Galleria A. Rambaldi”,
con particolare riguardo alle forniture di mobili per la Regia
Accademia Militare di Modena e per l'Ambasciata Italiana
ad Ankara (1930-1940 ca.)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Angelelli)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Panighi)
doc. 6
Bozze di stampa con correzioni autografe di Massimiliano
Angelelli delle traduzioni dell'Antigone (1815) e del Filottete
(1818) di Sofocle
Enrico Angiolini e Valentina Raffaelli
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Angelelli)
doc. 7
I più antichi mastri generali di conti della famiglia Fava:
il “Libro di Ludovico Fava seniore” dal 1549 e il “Libro di
Galeotto Fava juniore” dello stesso anno
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Fava)
doc. 8
Filze di recapiti della contabilità di casa Fava Ghisilieri,
sulla cui base venivano compilati i mastri generali di casa:
la filza “per il Libro Mastro A Fava” con i recapiti numerati
691-1051 per gli anni 1802-1804 e la filza dei “Recapiti
della cassa presso il signor Vincenzo Golfieri, agente del
nobil uomo signor conte Guglielmo Fava Ghisilieri” (1832)
Libretti di lavoro dei dipendenti della “Società
Anonima Chappuis” (1921-1924)
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Fava
Ghisilieri)
doc. 9
Registro dei “Granari e cantina di città e conti del canevaro”
del 1792, con il relativo “Repertorio per il libro del canevaro
della casa Fava Ghisilieri”
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Fava
Ghisilieri)
doc. 10
“Vacchette del cuoco” di casa Fava Ghisilieri per gli anni
1791-1792
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Fava
Ghisilieri)
doc. 11
Busta d'archivio contenente gli atti per l'amministrazione
contabile del principe Antonio Hercolani per l'anno 1909.
Vi sono all'interno: quaderni di cassa, conti consuntivi,
reversali, fogli fattorali, fatture e ricevute in carta bollata
(Bologna, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI FAVA SIMONETTI, Hercolani)
16
Villa
Hercolani
a Belpoggio
punto di vista della scelta delle tecniche più
appropriate che dei materiali che, infine, della
definizione delle cromie.
Analogamente si è intervenuti sul complesso
delle scalinate esterne, le quali presentavano
fenomeni di degrado assai vasti ed accentuati a
fronte dei quali si è dovuto necessariamente
operare un compromesso tra le istanze
conservative e quelle funzionali cercando tuttavia
di conservare il più possibile i materiali originari.
LA VILLA
Si sono recentemente conclusi i lavori di
restauro della villa Hercolani in località
Belpoggio a Bologna, opera tra le più importanti
dell'architetto Angelo Venturoli, il quale la
progettò nel 1786 su incarico di Filippo
Hercolani nel luogo dove, circa tre secoli prima,
i Bentivoglio avevano costruito una loro residenza
fortificata.
I restauri hanno interessato le parti più
significative dello storico edificio quali le
facciate, il complesso delle scalinate esterne, i
tetti ed il grande gruppo statuario degli “Ercoli”
che caratterizza la scenografica facciata nord
rivolta verso il parco, ben nota a molti bolognesi.
La manutenzione dei tetti
Le opere previste per la manutenzione delle
coperture sono consistite, in estrema sintesi,
nella sistemazione del manto di coppi di cui
esse sono costituite, nella verifica ed integrazione
delle opere di impermeabilizzazione e, ove
necessario, nella sostituzione delle parti
ammalorate del tavolato e dell'orditura. Si è
operata inoltre l'integrazione e manutenzione
del sistema di raccolta e smaltimento delle acque
meteoriche seguendo un criterio conservativo,
mantenendo in opera cioè tutto ciò che è stato
possibile mantenere e limitando le sostituzioni
esclusivamente a quelle parti non più
recuperabili.
Il restauro delle facciate
Il lavoro di restauro delle facciate è stato
preceduto da una accuratissima fase di indagini
e studi preliminari che hanno messo in luce tutte
le fasi dei successivi interventi operati
sull'edificio, a partire da quelle più recenti fino
alla fase più antica corrispondente all'epoca
bentivolesca di cui si sono riscontrate le tracce
nella torre centrale che costituisce uno dei corpi
più antichi di tutto il nucleo insediativo.
Sulla base delle risultanze delle analisi e
delle indagini preliminari sono state messe a
punto la metodologia del restauro e le proposte
di trattamento delle diverse superfici sia dal
Il restauro del gruppo statuario degli “Ercoli”
L'opera si presentava in avanzato stato di
degrado sia nella struttura che nelle porzioni
superficiali. In primo luogo la costante
esposizione agli agenti atmosferici e la mancanza
di manutenzioni aveva provocato la spaccatura
della malta, sia in superficie che in profondità,
permettendo all'acqua di infiltrarsi e, con l'azione
del gelo e disgelo, operare una continua azione
distruttiva. L'acqua, inoltre, venendo a contatto
con le armature metalliche interne, ne aveva
provocato fenomeni di corrosione e ossidazione,
i quali, a loro volta, erano causa di ulteriori
fenomeni di disgregazione dell'opera al suo
interno. Si erano formati quindi due livelli di
distacchi: uno più superficiale ed uno in
profondità.
Si è proceduto innanzitutto al ripristino
strutturale ricreando la coesione tra l'armatura
interna in ferro e le parti in muratura e malta;
si è passati poi alla stuccatura di tutte le lesioni
presenti ed alla ricollocazione in opera di tutte
Stemma di casa Hercolani
18
intraprendere un'impresa edilizia ed economica
assai impegnativa, costituisce altresì un
bell'esempio di fruttuosa collaborazione tra
iniziativa privata ed intervento pubblico nel
campo della conservazione del patrimonio
culturale italiano.
arch. Leonardo Marinelli
LA FAMIGLIA HERCOLANI
La famiglia Hercolani di Bologna trae origine
da un Andrea Hercolani da Faenza, vivente nel
secolo XV, che ebbe due figli: Giovanni e Nicolò.
Giovanni fu consigliere di Giovanna II, regina di
Napoli, e gran contestabile del Regno, mentre un
suo figlio, Andrea, fu podestà di Firenze. La
discendenza di Giovanni si estinse nei suoi
pronipoti; quella di Nicolò, invece, continua
ancora oggi nei due rami della famiglia Hercolani:
quello bolognese e quello di Bagnacavallo, che
non ha conservato l'H iniziale del cognome. Fu
infatti Nicolò Hercolani, dottore in legge, che si
trasferì a Bologna, ottenendovi la cittadinanza
nel 1429 insieme ai figli Ercolano, Bartolomeo,
Giovanni e Antonio, mentre l'altro figlio Bitino
rimase a Bagnacavallo, dove diede appunto origine
al ramo degli Ercolani.
Fin dal 1447 la casata ebbe accesso alla
magistratura cittadina degli Anziani e accrebbe
le sue sostanze esercitando la merceria; nel 1528
raggiunse i vertici della società bolognese,
ottenendo da papa Clemente VII la contea di
Rivazze (revocata poi nel 1532 insieme agli altri
feudi bolognesi di recente istituzione) e un seggio
nel Senato cittadino. Il ramo senatorio della
famiglia Hercolani, protagonista della vita politica
bolognese dal Cinquecento al Settecento, discende
dal primogenito di Nicolò, Ercolano, la cui linea
si diramò nei nipoti Vincenzo e Agostino, figli di
Giacomo; Vincenzo, primogenito, fu il primo a
ottenere il senatorato. La carica, alla sua morte,
passò al fratello Agostino e alla sua discendenza.
Agostino ebbe due figli: Ercole, terzo senatore,
e Germanico, quarto senatore. Ercole, cavaliere
di S. Stefano, fu a lungo ambasciatore a Modena
per il duca di Toscana; residenza di questo ramo
della famiglia fu il palazzo di via S. Stefano di
fronte al voltone della chiesa di S. Giovanni in
Monte. Il senatorato passò quindi ad Agostino,
doc. 5
le parti distaccate, oltre che alla ricostruzione
di particolari quali alcune dita delle mani di
uno degli “Ercoli”.
La finitura superficiale è consistita in un
primo intervento consolidativo al quale ha fatto
seguito la tinteggiatura dell'intero gruppo,
rispettando le cromie originali mediante la
tecnica della velatura.
L'intervento dello Stato
L'attività di tutela svolta dalla Soprintendenza
per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di
Bologna si è esplicata sia nella fase di redazione
del progetto, curato dall'architetto Vittorio
Camerini, sia in corso d'opera mediante numerosi
sopralluoghi in cantiere, durante i quali sono
andate via via affinandosi le scelte progettuali.
Oltre a ciò l'intervento statale si è
caratterizzato mediante l'erogazione di
finanziamenti sia in conto interessi che in conto
capitale in applicazione delle disposizioni
previste dal Codice dei beni culturali e del
paesaggio.
In conclusione possiamo dire che il grande
intervento restaurativo della villa Hercolani,
dovuto in primo luogo alla sensibilità manifestata
dalla famiglia Hercolani, che non ha esitato ad
19
della famiglia Hercolani.
Il ramo principesco della casata ha avuto
continuazione nelle persone di Alfonso (17991828), Alfonso Astorre (1826-1869), Alfonso
(1850-1922) e Astorre (1877-1944), che da Santa
Borghese ha avuto sette figli, tra cui Andrea,
Albertina, Adriano e Almerico.
La famiglia Hercolani Fava Simonetti
discende, invece, da Antonio (1883-1962), fratello
dell'ultimo Astorre ricordato, il quale, avendo
sposato Marianna dei conti Fava Ghisilieri
Simonetti (1891-1919), con Regio Decreto del
29 agosto 1913 fu autorizzato ad aggiungere i
cognomi “Fava” e “Simonetti” al proprio.
doc. 8
figlio di Ercole, quinto senatore, e ai suoi
discendenti in linea retta primogenita: Enrico,
sesto senatore, Pompeo, settimo, e Agostino,
ottavo; da Agostino passò a suo fratello Vincenzo,
nono senatore, con cui, nel 1773, si estinse questo
ramo della famiglia.
Vincenzo di Giacomo, di cui si è detto sopra,
fu creato conte di Medicina da papa Clemente
VII; ebbe due figli, Girolamo ed Astorre, che per
primi abitarono il palazzo di Strada Maggiore.
Mentre la discendenza di Girolamo si estinse con
Vincenzo, morto nel 1687, quella di Astorre
proseguì. Da un Alfonso Hercolani, testimoniato
intorno alla metà del XVII secolo, nacquero Filippo,
Antonio e Astorre.
Filippo Hercolani (1663-1722), creato principe
del Sacro Romano Impero e marchese di Blumberg
dall'imperatore Leopoldo I nel 1699, con diritto
di trasmissione a tutti i suoi discendenti, fu
consigliere dello stesso Leopoldo I e dei suoi
successori Giuseppe I e Carlo VI; fu inoltre a
lungo ambasciatore presso la Repubblica di
Venezia. Nel 1710 ebbe il solo figlio, Alfonso,
che morì senza discendenza nel 1761; il titolo
principesco passò così al ramo del cugino
Marcantonio, cui in seguito, dopo il 1773, tornò
anche il senatorato. Decimo ed ultimo senatore
della famiglia Hercolani fu, infatti, Filippo (17361810), figlio di Marcantonio e padre di
quell'Astorre (1779-1828) che sposò Maria
Malvezzi Lupari, dama d'onore della vice-regina
del Regno italico a Milano, e da cui discende
l'attuale ramo principesco della famiglia. A Filippo
si deve la ristrutturazione della villa
quattrocentesca di Belpoggio, acquistata nel 1750
dalla nonna Lucrezia Orsi e da allora di proprietà
Aurelia Casagrande e Ilaria Di Cillo
L’ARCHIVIO DELLA
FAMIGLIA HERCOLANI
L'archivio della famiglia Hercolani si estende
cronologicamente dalla prima metà del secolo
XIII (con documentazione in copia dal 1078)
alla metà del secolo XX e comprende anche
carte delle famiglie Bianchetti Gambalunga,
Orsi, Borghese, Malvezzi Lupari, Castelli e Lanci.
Il materiale documentario è costituito da
circa 3200 unità archivistiche tra buste, registri
e mazzi, per un totale di circa 240 metri lineari.
Corrispondenza, memorie, inventari di beni
mobili e immobili, piante, documentazione
contabile, istrumenti, processi, scritture diverse
relative ai possedimenti della famiglia (Belpoggio,
Spinazzino, Fiorentina, Gaiana, S. Giorgio, S.
Rocco, La Crocetta, Castel Guelfo, Baricella,
Mezzolara, Cento e altri) costituiscono le
principali serie del fondo Hercolani.
Particolarmente interessanti risultano, inoltre,
le lettere e i documenti di Filippo di Alfonso
(1663-1722), riguardanti in gran parte la sua
attività presso l'Ambasciata della Repubblica
di Venezia, nonché gli alberi genealogici e le
memorie relative ad altre famiglie gentilizie.
Per quanto riguarda il fondo pertinente alla
famiglia Orsi, la documentazione, risalente al
secolo XIV, è per lo più costituita da istrumenti
e processi; questo archivio è confluito in quello
della famiglia Hercolani nel secolo XVII, in
seguito al matrimonio di Astorre con Lucrezia
20
Orsi.
Particolarmente interessante è, inoltre, il
materiale documentario della famiglia Bianchetti
Gambalunga, qui pervenuto all'inizio del
Settecento in seguito al matrimonio di Filippo
di Alfonso Hercolani con la sua seconda moglie
Porzia Bianchetti Gambalunga; si tratta in
particolare di istrumenti (il più antico dei quali
risale al 1078) e di processi.
Si segnala, poi, la presenza di materiale
documentario delle famiglie Castelli, Lanci e
Malvezzi Lupari, qui pervenuto in seguito alle
unioni matrimoniali di Astorre di Vincenzo
Hercolani ed Elena Castelli (secolo XVI), di
Alfonso di Astorre Hercolani e di Anna Maria
Lanci (secolo XVII), di Astorre Enrico di Filippo
Hercolani e Maria Malvezzi Lupari (1798).
Nel 1997 per disposizione di Santa Borghese
(1897-1997), moglie di Astorre Hercolani, è
infine confluita nell'archivio documentazione
relativa alla famiglia Borghese di Roma: si tratta
di 180 buste contenenti per lo più corrispondenza
del principe Paolo Borghese, nonno di Santa, e
della moglie Elena Apponyi, risalente agli anni
dal 1863 al 1918, nonché materiale documentario
(istrumenti, atti contabili, progetti) riguardante
la tenuta romana di Prato Lungo e carte relative
alle spese di famiglia, databili tra il 1961 e il
1994.
Dosso Dossi, Trionfo di Bacco, Bombay, Prince of
Wales Museum of Western India
di questa esposizione, hanno permesso di
individuare nell'archivio privato Hercolani
documenti inediti che consentono di aggiungere
importanti tasselli alla storia esterna del quadro
e di proporre per la prima volta all'attenzione del
pubblico alcuni interessanti inventari della
prestigiosa collezione di dipinti appartenuti alla
famiglia.
Nelle carte esposte troviamo menzionato il
Trionfo di Bacco, confluito nella raccolta bolognese
per via ereditaria intorno alla metà del Settecento
ed uscitone nel 1836, quando venne venduto
dagli eredi di Astorre Hercolani. È nostra
intenzione offrire un quadro riassuntivo delle
circostanze che hanno portato il dipinto dalle
stanze private del duca Alfonso I d'Este all'attuale
collocazione presso il Prince of Wales Museum of
Western India di Bombay e di riproporre
all'attenzione del pubblico l'interessante
discussione che dopo la recente riscoperta del
dipinto (avvenuta nel 2000) ha condotto gli
studiosi a ipotesi attributive e cronologiche spesso
divergenti.
Aurelia Casagrande e Ilaria Di Cillo
IL TRIONFO DI BACCO
L'esposizione si propone di illustrare le
vicende storico-artistiche e documentarie di un
dipinto, il Trionfo di Bacco, appartenuto alla
quadreria principesca Hercolani, oggi al centro
di un fervente dibattito critico volto a chiarirne
la paternità, la data di esecuzione e l'originaria
collocazione all'interno dello studiolo privato del
duca di Ferrara Alfonso I d'Este, entro la via
coperta che congiungeva il castello estense al
palazzo ducale.
Quanto alle vicende esterne dell'opera la
situazione è stata tutto sommato chiarita, mentre
per ciò che riguarda la sua ubicazione originaria
e l'attribuzione a Dosso Dossi i pareri sono ancora
discordi. Nuove ricerche, condotte in occasione
Le vicende della “Baccanaria d'uomini” di Dosso
Dossi
Diversi studiosi si trovano concordi
nell'identificare il Trionfo di Bacco o Arrivo di
Bacco nell'isola di Nasso oggi a Bombay con un
dipinto attribuito a Dosso Dossi, quella
“Baccanaria d'uomini tanto buona, che quando
non avesse mai fatto altro, per questa merita lode
e nome di pittore eccellente”, ammirata da Giorgio
21
interessante osservare che un'opera come la Pala
Calcina di Francesco Francia, oggi a San
Pietroburgo, passò proprio dai Ludovisi ai Lanci,
per via ereditaria, tramite le famiglie Boncompagni
e Torres.
Nell'Inventario tutelare dei beni di Girolama
Lanci Altemps redatto nel 1745, troviamo la
prima menzione del quadro nella raccolta della
famiglia, esposta nel palazzo romano di via del
Corso, come un “Baccanario in tela grande di
palmi … con sua cornice intagliata e dorata disse
del Rosso (sic) di Ferrara” (doc. 1). L'opera
passò nella galleria dei principi Hercolani, eredi
diretti dei Lanci, verso il 1750; nell'occasione il
celebre pittore Marco Benefial stese una seconda
perizia che ne accresceva il valore a ben 300
scudi. Su suggerimento dell'autorevole artista il
quadro veniva riferito a Tiziano (doc. 2),
attribuzione altisonante che tuttavia non venne
accolta in maniera univoca dagli estensori degli
inventari successivi, i quali, tra la seconda metà
del Settecento e i primi decenni dell'Ottocento,
catalogavano il Baccanale alternativamente come
opera di Tiziano e di Dosso Dossi (docc. 3 e 4).
Va invece osservato che la paternità del cadorino
fu accettata senza obiezioni dalla letteratura
locale, ci riferiamo agli scritti di Marcello Oretti
che prima del 1769 descriveva le collezioni di
opere d'arte delle illustri casate bolognesi, ai
versi dedicati da Jacopo Alessandro Calvi alle
opere della quadreria Hercolani (doc. 5) fino
alla Descrizione di molti quadri del Principe del
Sacro Romano Impero Filippo Hercolani, redatta
nel 1774 dal canonico Luigi Crespi (doc. 6) che
scriveva: “Tiziano Vecellio da Cadore. Dall'eredità
Lanci di Roma pervenne in questa casa, un
quadro con un bel Trionfo di Bacco con molte
figure, che con tutta probabilità si crede di Tiziano
Vecellio da Cadore”. Nel cosiddetto Inventario
rubricato (doc. 7), dove vengono annotate le
provenienze delle opere di proprietà Hercolani
conservate a quel tempo nel palazzo di Strada
Maggiore, il dipinto era ancora ricordato come
“Veccelli da Cadore Tiziano, un quadro in tela
rappresentante il Trionfo di Bacco con molte
figure di circa due piedi l'una altezza piedi 31/2
larghezza piedi 41/2 avutosi per eredità Lanci di
Roma, 1750”.
Nuove ricerche condotte nell'archivio
Hercolani permettono ora di precisare che il
Vasari nel Camerino delle pitture del duca Alfonso
I d'Este a Ferrara, dov'era esposta accanto a tre
straordinarie tele di Tiziano, il Bacco e Arianna
(Londra, National Gallery), gli Andrii e la Festa
di Venere (entrambi Madrid, Prado) e al Festino
degli Dei di Giovanni Bellini (Washington,
National Gallery of Art).
Nel 1598 il cardinale Pietro Aldobrandini
inviato dallo zio, papa Clemente VIII, a
riappropriarsi di Ferrara, che dopo il trasferimento
degli Este, privi di eredi legittimi, a Modena,
rientrava a far parte dello Stato pontificio, con
inatteso colpo di mano spogliava il Camerino
delle sue splendide tele facendole poi trasferire
a Roma. La “pittura con figure d'huomeni et di
donne di mano delli Dossi” viene ricordata in un
memoriale steso il primo dicembre di quell'anno
dall'agente ducale Annibale Roncaglia, pronto a
informare Cesare d'Este dello spiacevole fatto
occorso. Nonostante le fonti riferiscano che
l'indebita sottrazione fu perpetrata da
Aldobrandini, va detto che nell'inventario della
sua collezione redatto nel 1603, mentre ritroviamo
i quadri di Tiziano e Bellini, non v'è alcuna
traccia del Baccanale dossesco.
È stato proposto di identificare il dipinto con
quello registrato nel 1623 nell'inventario della
quadreria del cardinale Ludovico Ludovisi, nipote
di papa Gregorio XV, come un “Trionfo di Sileno
con molte figure” attribuito al “Rossi” che gli
studiosi, pensando a un fraintendimento o a un
errore di trascrizione, propendono a identificare
con Dosso Dossi. Interessante notare che nella
stessa raccolta si trovavano a queste date, donati
da Olimpia Aldobrandini, altri due quadri
originariamente nel Camerino: la Festa di Venere
e gli Andrii di Tiziano. Tuttavia per quanto
riguarda il Trionfo di Bacco, che come abbiamo
visto era stato prelevato a Ferrara dagli uomini
di Aldobrandini, non sono note le circostanze
che lo hanno condotto presso i Ludovisi; d'altra
parte non va dimenticato che la circolazione di
opere d'arte tra prelati attraverso doni o lasciti
era circostanza tutt'altro che infrequente. A
confermare la difficoltà di ricostruire con
precisione i passaggi di proprietà del dipinto nel
corso del Seicento va aggiunto che risultano
sconosciute anche le modalità del suo
trasferimento alla famiglia romana dei Lanci, che
lo deteneva nel Settecento; a tal proposito è
22
Trionfo di Bacco, registrato nell'Inventario
pupillare del 1835 (doc. 8), con attribuzione a
Dossi, venne venduto dagli eredi di Astorre
Hercolani il 28 aprile 1836 a un certo Tommaso
Capobianchi che acquisì tre opere della raccolta
pagandole 244 scudi, come appare dal libro
mastro della casa (doc. 9). La data di vendita e
la cifra corrisposta per il Trionfo, 100 scudi, si
desumono da un inventario della quadreria
recentemente acquisito dalla Biblioteca
dell'Archiginnasio di Bologna, prezioso perché
nel riportare la data esatta in cui buona parte dei
dipinti della collezione vennero alienati, offre
importanti indicazioni sulle modalità della loro
dispersione.
Non abbiamo notizie del quadro dall'aprile
del 1836, quando lasciò palazzo Hercolani, al
1856, quando ricomparve a Roma al Monte di
Pietà, dove lo vide il conoscitore bavarese Otto
Mündler. Lo ricordiamo nel Catalogo de' quadri
messi in vendita l'anno successivo, dov'è descritto
come “Dossi di Ferrara. Il Trionfo di Bacco sopra
un carro tirato da due pantere, con Sileno assiso
sopra un giumento accompagnato da baccanti e
satiri. Quadro citato nella descrizione della
Galleria del Marchese Ercolani di Bologna a
pagina 27”. Il Trionfo lascerà il Monte di Pietà
il 6 aprile 1864 per ricomparire a Londra, all'asta
presso Christie's, nel 1917. Il proprietario di
allora, Charles Dowdeswell, lo cedette a un certo
F. Howard, che dopo l'acquisizione lo alienò
prontamente al miliardario indiano sir Ratan
Tata. Quest'ultimo morì in quello stesso anno e
successivamente la sua collezione di pitture venne
trasferita da Londra a Bombay, dove trovò posto
in un museo appositamente allestito ed inaugurato
nel 1922.
doc. 10
importanti complessi pittorici del Rinascimento
italiano in quegli ambienti privati che, dalla fine
del secolo, con eloquente definizione, vennero
chiamati Camerini d'Alabastro. Le pareti di una
delle stanze furono ornate con tele a soggetto
bacchico commissionate a Bellini, Tiziano e
Dosso; tuttavia, se le opere venete sono state
individuate con certezza, molti dubbi hanno
sempre gravato sull'identificazione del quadro
ferrarese, almeno fino al momento della scoperta
indiana avvenuta nel 2000.
L'opera di Bombay può plausibilmente essere
ricondotta a quella che Vasari menziona nelle
Vite come la splendida “Baccanaria” che Dosso
eseguì per lo studiolo ducale. Le sue dimensioni,
cm. 136 x 169, sono il risultato di una
decurtazione, cospicua nei margini superiori ed
inferiori, meno nei laterali, che lascia presupporre
misure originarie molto vicine a quelle delle altre
opere del ciclo, rafforzando così l'ipotesi
d'identificazione. Anche lo stato conservativo del
dipinto appare compromesso: lacune circoscritte
sono ben visibili sul ventre di Sileno e sulla
coscia del satiro centrale, mentre cadute di colore
si riconoscono al centro della composizione lungo
due fasce verticali, dovute forse al ripiegamento
della tela verso l'interno.
Come in un fregio i personaggi si dispongono
in primo piano avanzando da sinistra verso destra:
è l'impetuoso tìaso, il mitico corteo bacchico
composto di satiri e baccanti, che procede alle
spalle del carro trionfale trainato da ghepardi su
cui siede Bacco. Da sinistra è riconoscibile il
vecchio e panciuto Sileno, a stento sostenuto
sulla groppa di un asino da paniche creature per
metà umane e per metà caprine; seguono discinte
menadi che fanno vibrare rumorosi tamburi e
svettanti tirsi, aste di legno avvolte da tralci di
Barbara Ghelfi
Il punto sulla cronologia e le proposte attributive
Il recente ritrovamento dell'opera conservata
al Prince of Wales Museum di Bombay con
attribuzione a Dosso Dossi ha destato particolare
curiosità fra gli storici dell'arte, oltre che per il
suo valore intrinseco, anche per essersi imposta
agli occhi degli studiosi come possibile soluzione
ad un quesito da tempo irrisolto. Nel corso dei
primi anni del Cinquecento il Duca di Ferrara,
Alfonso I d'Este, diede vita ad uno dei più
23
edera o quercia che la tradizione assegna loro
come tipici attributi. Le nerborute figure centrali
si evidenziano per il particolare colorito rossastro
che alcune fonti letterarie sono solite attribuire
alle creature semiferine dei boschi; una di esse
brandisce membra di animale, in riferimento ai
riti sacrificali dionisiaci, mentre un'altra, avvolta
in spire di serpente, allude iconograficamente al
gruppo scultoreo del Laocoonte. Il riferimento
alla statuaria classica si unisce allo studio degli
Ignudi michelangioleschi della Sistina nel dar
vita alla figura del giovane Bacco che, stagliato
contro un cielo plumbeo, con gesto perentorio
sembra indicare qualcosa di preciso al di là del
limite della tela. È stato l'indice proteso del dio
a suggerire l'inclusione del quadro nel complesso
pittorico alfonsino, in cui le opere assumono
valenza narrativa se lette in successione e
particolare accezione semantica in un contesto
iconografico mirato a rappresentare i diversi gradi
dell'amore neoplatonico. Ecco allora che il quadro
di Bombay può con cognizione essere intitolato
l'Arrivo di Bacco a Nasso se si comprende come
naturale sua prosecuzione l'opera di Tiziano, gli
Andrii, dove una dormiente Arianna, abbandonata
da Teseo sull'isola greca, sta per essere scoperta
dalla divinità che la farà sua sposa, amandola
d'amore celeste e trasformandola in costellazione.
Secondo gli studiosi l'opera sarebbe stata
commissionata a Dosso, pittore di corte degli
Este, attorno al 1515 e apparterrebbe a quel
gruppo di dipinti giovanili, eseguiti fra il 1514
ed il 1517, che già Roberto Longhi aveva
individuato come primo capitolo della produzione
artistica del pittore. L'assonanza stilistica con la
pala commissionatagli dalla famiglia Da Varano,
ascrivibile al 1514 per le evidenti derivazioni
iconografiche dalla Santa Cecilia raffaellesca
giunta a Bologna proprio in quell'anno, suggerisce
il 1515 come plausibile data per l'opera di
Bombay che rivela, d'altra parte, un nuovo studio
dell'antico e dell'anatomia umana tracciando la
via di una stagione pittorica più matura.
Una diversa scuola di pensiero, focalizzando
l'attenzione sulle vicende collezionistiche
secentesche, non ritiene possibile identificare
l'opera indiana con la “Baccanaria” del Camerino
ducale, non condividendo neppure la sua
attribuzione all'artista ferrarese. Quando, infatti,
nel 1598 il ducato di Ferrara passò sotto l'egida
dello Stato della Chiesa, il cardinale nipote Pietro
Aldobrandini convogliò le opere dello studiolo
nella propria collezione romana. Gli inventari ad
essa relativi, a partire da quello stilato nel 1603,
attestano chiaramente la presenza delle quattro
tele eseguite da Tiziano e da Bellini mentre
includono un quadro di Dosso raffigurante “più
dei con un montone, un camaleonte ed un
armatura” soggetti che non compaiono nel quadro
di Bombay e attualmente non ravvisabili in
nessun'altra opera conosciuta.
Cecilia Vicentini
DOCUMENTI ESPOSTI
doc. 1
Valutazione del “Baccanario in tela grande… con sua
cornice intagliata e dorata disse del Rosso di Ferrara”
presente in questa “Perizia curiale delli stati
fideicommissari delli furono Francesco seniore Lanci,
marchese Carlo Maria Lanci e marchesa Girolama
Ghigi Lanci, formata dal signor abbate Giovanni Battista
Ruffini”, 1745
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Lanci,
Istrumenti, b. 1345)
doc. 2
Valutazione del “quadro raffigurante un baccanale di
Tiziano” presente in questo “Catalogo de' quadri
dell'eredità Lanci trasportati da Roma e stimati dal
signor cavaliere Benefial eletto per perito dal giudice,
quali quadri esistono presso il signor conte Marcantonio
Hercolani che ha commissione di venderli”, sec. XVIII
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Lanci,
Atti, b. 1343)
doc. 3
Descrizione del “quadro grande pel traverso
rappresentante un baccanale alto piedi 3,66 lungo
piedi 4,66” di “Tiziano Marco Vecellio veneziano da
Cadaore” come appare in questo “Abecedario pittorico
delli più rinomati pittori le opere de quali in parte
sono negl'appartamenti del palazzo a Strada Maggiore
spettante a sua eccellenza il signor marchese
Marcantonio del Sacro Romano Impero principe
Hercolani”, 1769
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Inventari,
b. 1006)
doc. 4
Descrizione del quadro raffigurante il “Baccanale ed
altre due figure del Dosso Dossi in tavola” come appare
in questo inventario dei beni mobili presenti nel palazzo
Hercolani di Strada Maggiore, sec. XIX/prima metà
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Inventari,
b. 1007)
24
doc. 5
Componimenti in prosa e in versi su “Il trionfo di
Bacco di Tiziano Veccelli da Cadore alto palmi 5 once
9, largo palmi 7 once 7 in tela”, parte di questa raccolta
intitolata “Versi e prosa sopra una serie di eccellenti
pitture posseduta dal signor marchese Filippo Hercolani
principe del Sacro Romano Impero”, 1780
doc. 10
“Pianta del palazzo in Bologna di sua eccellenza signor
principe Filippo Ercolani unito con la portione di
palazzo di ragione dell'illustrissimo signor conte
Marc'Antonio Ercolani, pupillo, con altre fabriche
fuori del palazzo di ragione di sua eccellenza signor
principe, come nella presente mappa si vede che tutto
il segnato di color gialetto con lettera A essere la
portione del signor conte Marc'Antonio suddetto e la
portione del signor principe rispetto al palazzo segnata
di color rosino con lettera B, all'altre fabbriche fuori
del palazzo segnate di color rosino con lettera C”,
1718.
Al piano nobile di questo palazzo, che gli Hercolani
avevano in Strada Maggiore, era esposto il quadro
raffigurante il Baccanale.
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Inventari,
b. 1007)
doc. 6
Descrizione dell'opera di Tiziano Vecellio da Cadore
come appare al n. 61 di questo catalogo dei quadri
appartenenti al principe Filippo Hercolani, pubblicato
in occasione delle sue nozze con Corona Cavriani:
“Per eredità avutasi in Roma ottenne questa nobil
famiglia un quadro con un bel trionfo di Bacco con
molte figure, che con tutta probabilità si crede di
Tiziano Vecellio da Cadore nel Friuli nato l'anno 1480
e morto nel 1576 d'anni 99, dice il Vasari, ma nel suo
elogio, che si legge nel tomo IV della serie tre alla
pag. 145 si dice nato nel 1477 e morto d'anni 89. Sua
poi senz'alcuna dubbietà è una bella testa di uomo
armato che non può essere né più viva né più
maestrevolmente toccata e mirabile”, sec. XVIII/fine
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Campioni,
“Campione delli beni posseduti da sua eccellenza il signor
principe… Filippo Hercolani… fatto da me Francesco Maria
Angiolini publico perito… palazzo e case in Bologna e beni
suburbani”, 1718, reg. 961, tav. I)
doc. 11
Busta contenente documenti del fondo archivistico
della famiglia Lanci
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Lanci, b.
1344)
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Inventari,
b. 1006)
doc. 12
Busta contenente corrispondenza prodotta e ricevuta
da Alfonso d'Astorre Hercolani nel periodo in cui
avvennero le sue nozze con Anna Maria Lanci di Roma,
occasione nella quale il quadro raffigurante il Baccanale
pervenne in casa Hercolani
doc. 7
Descrizione del quadro di Tiziano Vecellio da Cadore
come appare in questo repertorio di pittori sotto la
lettera 'V': “Un quadro in tela rappresentante il trionfo
di Bacco con molte figure di circa due piedi l'una,
altezza piedi 31/2, larghezza piedi 41/2. Avutasi per
eredità Lanci di Roma, 1750”, sec. XVIII
(Bologna - Belpoggio, A RCHIVIO GENTILIZIO H ERCOLANI ,
Corrispondenza di Alfonso d'Astorre Hercolani, b. 812)
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Inventari,
b. 1006)
doc. 13
Registro in cui sono raccolte le rappresentazioni degli
stemmi appartenenti ai vari rami della famiglia
Hercolani; vi sono inoltre raffigurate le insegne dei
casati di provenienza di donne sposate con esponenti
Hercolani, nonché quelle di famiglie di cui entrarono
a far parte, in seguito a matrimonio, rappresentanti
femminili di casa Hercolani, sec. XVIII.
In particolare al centro della seconda fila è visibile lo
stemma di Anna Lanci di Roma, divenuta moglie di
Alfonso di Astorre Hercolani nel 1658: fu in occasione
di queste nozze che il quadro del Baccanale pervenne
alla famiglia Hercolani
doc. 8
Valutazione del quadro di Tiziano Vecellio da Cadore
come appare in questo “Inventario pupillare fatto da
sua eccellenza reverendissima il signor cardinale
Oppizzoni, giudice deputato da Sua Santità in ecconomo
ed amministratore del patrimonio delle loro eccellenze
i principi pupilli Hercolani”, 1835 apr. 21 - 1836 giu.
15
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Istrumenti,
b. 1247)
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Inventari,
b. 1552)
doc. 9
Registrazione in data 28 aprile 1836 della vendita a
Tommaso Capobianchi di tre quadri, uno dei quali
presumibilmente raffigurante il Baccanale attribuito
al pittore Tiziano Vecellio, per la somma di 244 scudi,
come appare in questo mastro di casa Hercolani
Aurelia Casagrande e Ilaria Di Cillo
(Bologna - Belpoggio, ARCHIVIO GENTILIZIO HERCOLANI, Mastri,
1830-1841, reg. 1, c. 522v.)
25
A.D.S.I.
ASSOCIAZIONE DIMORE STORICHE ITALIANE
www.adsi.it
SEDE CENTRALE
Largo Fiorentini, 1 - 00186 ROMA
Tel. (06) 68307426 - Fax (06) 68802930
SEZIONE EMILIA-ROMAGNA
Via Santa, 1 - 40125 Bologna
Tel. e Fax (051) 225928
e-mail: [email protected]
GIORNATE EUROPEE
DEL PATRIMONIO
MINISTERO PER I BENI
E LE ATTIVITÀ CULTURALI
FONDAZIONE
CASSA DI RISPARMIO
IN BOLOGNA
Realizzazione grafica e stampa Sogari Artigrafiche s.r.l. - San Felice sul Panaro (MO) - Tel. 0535 85425
Scarica

SCRIGNI DI MEMORIE libretto