L´apprendistato piace solo alle imprese "Pochi assunti, creerà altri precari"
Fonte: FILIPPO SANTELLI - la Repubblica
Domenica 27 Maggio 2012 11:49 -
Tiraboschi: con la riforma Fornero è più accessibile, ma manca il
sistema della formazione L´88% delle aziende lo utilizza come una
forma più conveniente di flessibilità ROMA - L´estero insegna: dove l´apprendistato funziona i ragazzi trovano lavoro. Importare
il modello in Italia, il Paese europeo con più giovani inattivi, è una delle idee di Elsa Fornero.
L´effetto della sua riforma, attesa dal voto di fiducia in Senato, potrebbe però essere diverso.
Perché a spingere gran parte delle aziende italiane ad assumere apprendisti, più che la volontà
di far crescere validi collaboratori sono ragioni economiche. E rendendo questo contratto
ancora più conveniente il ddl lavoro rischia di incrementare i numeri, ma senza incidere sulle
competenze: «L´apprendistato resterebbe un´alternativa al contratto flessibile anziché uno
strumento di formazione qualificata», avverte Michele Tiraboschi, professore di Economia
all´Università di Modena e Reggio Emilia.
In Italia dal 2009 al 2010, per effetto della crisi, i giovani apprendisti sono diminuiti da 645mila a
541mila. A calare sono stati soprattutto i contratti in diritto-dovere, quelli che portano gli under
19 ad ottenere un diploma: dimezzati, da 278mila a 142mila. «I giovani preferiscono sempre di
più il liceo - spiega Tiraboschi - al contrario che in Germania, in Italia l´apprendistato è solo per
maggiorenni». Non a caso, la provincia dove più ragazzi scelgono di andare a bottega, quasi il
15%, è quella di Bolzano. «È la cultura il fattore più importante - spiega l´assessore alla
formazione Christian Tommasini - Sono soprattutto i madrelingua tedesca a scegliere questa
strada perché per loro il lavoro artigianale ha un alto valore sociale». La forma più diffusa di apprendistato, da noi, resta quella professionalizzante, per ragazzi già
diplomati. Durante la crisi ha retto, 400mila contratti, e da quest´anno dovrebbe salire. Il Testo
Unico varato a settembre semplifica la normativa e l´ultima Legge di stabilità introduce ulteriori
sgravi fiscali per le aziende. Rendendo più onerosi i contratti precari, la riforma Fornero si
muove sulla stessa linea: «Ma all´estero lo scopo dell´apprendistato non è solo creare lavoro dice Tiraboschi, - bensì creare lavoro di alto livello». In Italia il compito di definire i percorsi
formativi spetta a Regioni e parti sociali, industriali e sindacati. «Mancano le persone con le
competenze adatte a farlo - prosegue - molti accordi firmati sono vaghi su aspetti essenziali
come il tutor o il libretto formativo». Dei giovani apprendisti, rivela l´Istat, solo uno su quattro è
coinvolto nei corsi di formazione pubblici, erogati dalle Regioni. Per tutti gli altri ci si affida a
quelli interni delle aziende. Che per la maggior parte però, l´88% secondo uno studio di Gi
Group, scelgono l´apprendistato per motivi economici più che per formare ad hoc i lavoratori.
«La riforma mette dei paletti, ma a mancare davvero è il sistema», commenta il professore. Le
assunzioni, termometro di efficacia dell´apprendistato, sono diminuite: tra chi ha iniziato nel
2005, cinque anni dopo gli inoccupati erano il 22,2% (+3,5 punti), con il 5% in più di contratti
precari. Una novità potrebbe arrivare dal coinvolgimento delle agenzie per il lavoro. Lunedì sarà
presentato un emendamento alla riforma che estende l´apprendistato tramite le agenzie a tutti i
settori professionali, anche industria e artigianato, finora esclusi. «Sarebbe positivo - conclude
Tiraboschi - perché queste possono sostenere le aziende sia per la burocrazia che per la
formazione».
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