Pasqua
un sacco
di buone notizie
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Abbiamo bisogno di buone notizie
“Il solito incidente del sabato sera: al ritorno dalla discoteca una
macchina con cinque ragazzi a bordo si è schiantata contro un
albero: tutti morti.”
“La „Concordia‟ per una azzardata e inutile manovra affonda sugli
scogli dell‟isola del Giglio”.
“L‟economia italiana ad un passo dal tracollo”
“Uccide la moglie e i figli dopo una futile discussione”
“Si trasferisce all‟estero un'altra fabbrica: in ottocento perdono il
posto di lavoro”.
E…. Basta!
E‟ vero che al mondo ci sono tante cattive notizie.
E‟ vero che non possiamo bendarci gli occhi con la pelle di salame
per non vederle…
Ma vorremmo vedere qualcosa di positivo e di positivo sul serio:
non solo notiziole del tipo: “A Tizio è andata bene… Caio se l‟è
cavata”. Vorremmo vedere qualche buona notizia che ci aiuti a
trovare senso al nostro vivere…
E qui arriva don Franco ad augurarmi : “Buona Pasqua!”
Ma Pasqua ha ancora la carica di Buona Notizia o non è forse una
festa omologata come il Natale, in abitudini , riti, consumi, in
fondo, una scadenza nello scorrere monotono di un anno?
Sst… te lo dico sottovoce perché sia più il cuore piuttosto che le
orecchie a sentire:
Se vuoi Pasqua E‟ UNA BOMBA DI BUONA NOTIZIA! Bisogna
crederci, bisogna innescarla, bisogna lasciarla esplodere, essa
infatti parla di liberazione, di tomba vuota, di vittoria sul peccato
e sulla morte, di firma di Dio su Gesù…
Ma su questo ci torneremo, per intanto un piccolo avviso: le
pagine con la candela sono pagine extra, stelloncini, riflessioni
mie o altrui, spunti… usali come vuoi.
In queste piccole paginette Troverai argomenti a favore del modo
di pensare della Chiesa cattolica. Non aspettarti però “prove”
matematiche, chiare e precise che ti costringano a credere.
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In religione le prove matematiche non hanno senso. Difatti se
riuscissimo a provare con sicurezza matematica che Gesù è
risorto e oltre ad essere un vero uomo è anche un vero Dio, non
avremmo nessun merito a fidarci di Lui, non potremmo avere
fede. La fede esige sempre qualcosa di oscuro: non si crede nella
luce del sole in un bel giorno d‟estate; non si crede perché si
vede.
Un grande matematico e filosofo francese, Blaise Pascal (16231662), diceva che la fede deve essere “saggia e folle”: “saggia”
perché vi devono essere dei buoni motivi per credere; “folle”
perché questi motivi non devono essere sufficienti per portarci, da
soli, a credere.
Così qui: abbiamo dei fortissimi indizi a favore della risurrezione e
della divinità di Gesù, per cui se crediamo non siamo dei
creduloni; però questi indizi non ci costringono a credere: perché
ci sia la vera fede ci vuole un salto nel buio, un atto di fiducia in
Gesù.
E così la fede resta un atto libero e coraggioso; un atto rispettoso
dell‟uomo. Ed anche bello! Già Platone, un grandissimo filosofo
greco (vissuto almeno un 300 anni prima di Cristo), diceva che il
rischio è bello! Non è forse bello fidarsi di un amico saggio e
buono, di un amico simpatico ed eccezionale come Gesù?
“Se non avessi conosciuto il Cristo, Dio sarebbe stato per me un
vocabolo vuoto di senso.
Il dio dei filosofi e degli eruditi non avrebbe occupato nessun
posto nella mia vita morale.
Era necessario che Dio si immergesse nell‟umanità e che in un
preciso momento della storia, sopra un determinato punto del
globo, un essere umano fatto carne e sangue, pronunciasse certe
parole, compisse certi atti, perché io mi mettessi in ginocchio”.
(Francois Mauriac)
SE GESU‟ E‟ DIO
E‟ BUONA LA NOTIZIA DI UN DIO CHE E‟ VENUTO A TROVARMI E
SALVARMI.
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Sono tante le strade per avvicinarci alla divinità di Gesù. Partiamo
da alcune parole che Lui dice:
Gesù sostiene di essere vivo prima ancora che il mondo fosse:
“E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io
avevo presso di te prima che il mondo fosse”
(Gv. 17,5)
dice di essere disceso da cielo:
“Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se
uno
mangia
di
questo pane vivrà in eterno” (Gv. 6,51)
“Nessuno è mai salito al cielo se non colui che è disceso dal
cielo, il Figlio dell‟uomo” (Gv.3,13)
dice di aver visto Dio:
“Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” (Gv.
3,35)
dichiara:
“Senza di me voi non potete nulla” (Gv. 15,5)
“Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv. 11,25)
“Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt. 28,18)
promette cose inaudite:
“Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce
della vita” (Gv. 8,12)
“Io lo risusciterò nell‟ultimo giorno” (Gv. 6,55)
Vanta pretese mai sentite:
“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre,
la madre, la moglie, i figli , i fratelli, le sorelle e perfino la propria
vita, non può esser mio discepolo” (Lc. 14,26)
Al colmo dei colmi, Gesù cambia perfino la Sacra Scrittura:
“Avete inteso che fu detto…. Ma io vi dico…”(Mt.5,21ss.)
perdona i peccati:
vedi il racconto del paralitico sceso dal tetto (Mc. 2,1-12)
si identifica al Padre:
“Chi disprezza me disprezza Colui
(Lc.10,16)
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che mi ha mandato”
“Chi ha visto me ha visto il Padre (Gv. 14,9)
“Io sono nel Padre e il Padre è in me”. (Gv. 14,11)
Che dire di queste sbalorditive affermazioni di Gesù? O ci
troviamo davanti alle parole di un pazzo, oppure chi dice tali cose
nasconde una misteriosa verità. Da che parte propenderemo?
Dalla parte della pazzia o del mistero?
Se Gesù ci avesse lasciato dei sospetti sulla sua serietà umana,
avremmo tutti i diritti per dubitare delle sconcertanti dichiarazioni
sulla sua divinità. Ma un Gesù tanto equilibrato, schietto, sincero,
intelligente, non può truffarci in affermazioni così decisive sulla
sua persona.
Non c‟è un doppio Cristo: uno serio e credibile quando dice, ad
esempio, che l‟uomo vale più del sabato (Mc. 2,27) e un altro
infingardo quando davanti al sommo sacerdote Caifa che gli fa
ufficialmente la domanda: “Ti scongiuro perché ci dica se sei il
Figlio di Dio” risponde con solennità: “Tu l‟hai detto! Anzi, d‟ora in
poi vedrete il figlio dell‟uomo seduto alla destra della Potenza e
venire sulle nubi del cielo” (Mt.26,62-64).
Uno come Gesù, così innamorato della verità, e così deciso contro
ogni forma di ipocrisia (Mt. 23,13-28) non può mentire neanche
una sola volta.
Ecco dunque un primo forte indizio che ci spinge a dire che Gesù
doveva nascondere qualcosa di misterioso in sé.
C‟è una seconda spia della divinità di Gesù e sono i suoi gesti
straordinari.
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° Un giorno un lebbroso gli si avvicina e gli chiede la guarigione.
Gesù lo tocca e gli ordina di guarire, ed il lebbroso
immediatamente guarisce. (Mt. 8,3)
° Sempre nello stesso giorno un centurione gli domanda di
guarirgli il servo. Gesù lo esaudisce e il servo guarisce senza
neanche che Gesù si sia recato a casa dell‟ammalato.
(Mt. 8,5-13)
° Ad un uomo di nome Giairo muore una figlia di appena 12 anni.
Gesù le ridà la vita. (Mc. 5,21-23.35-43). La stessa cosa fa
quando incontra il funerale del figlio di una povera vedova: dopo
aver fatto fermare coloro che portavano il morto, tocca la bara e
dice: “Ragazzo, dico a te, alzati!” Il morto si levò a sedere e
cominciò a parlare. Ed Egli lo ridiede a sua madre (Lc. 17,11-15)
° Muore Lazzaro, il suo amico e lo seppelliscono. Arriva Gesù e
ordina: “Togliete la pietra”. Gli dice Marta, la sorella del defunto:
“Signore già puzza infatti è di quattro giorni”. Gesù le risponde:
“Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?”. Levarono
dunque la pietra. E Gesù a gran voce gridò: “Lazzaro, vieni fuori”.
Lazzaro uscì con le mani ed i piedi legati con bende, ed il volto
coperto da un velo”. Gesù comandò: “Scioglietelo e lasciatelo
andare”. (Gv. 11,1-44)
° Una volta una terribile tempesta investe il lago di Tiberiade e
mette in pericolo la sua vita e quella dei discepoli. Gesù con una
parola placa la tempesta. (Mc. 4,35-41)
Questo, come tanti altri, sono gesti inauditi, straordinari che
lasciano esterrefatti. Chi è mai costui che guarisce i malati e
risuscita i morti? “Chi è mai costui a cui i venti e il mare
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obbediscono?” (Mt. 8,27) Può un uomo arrivare a tanto? Quel
Gesù non nasconde uno sconfinato mistero?
Ma vi è ancora ben altro che lascia stupiti quando si parla di Gesù.
Vi è il suo stile di vita. Gesù viveva sempre al massimo: al
massimo della bontà, della generosità. Ovunque passava
suscitava un‟ondata di freschezza, di serenità, d‟entusiasmo.
Le sue parole avevano un‟energia capace di scuotere menti e
cuore. Un giorno vede un esattore delle tasse, un pubblico
peccatore esecrato e temuto da tutti. Lo guarda e gli dice
semplicemente: “Seguimi!” Quell‟uomo lascia tutto e segue Gesù
(Mt. 19,9): una parola sola che nascondeva una potenza
sovraumana, lo fa partire per un‟avventura straordinaria.
Ancora.
Gesù era di una tenerezza infinita. Insegnava che l‟amore val più
dell‟intelligenza. Amava tutto, tranne il peccato. Si lasciava
divorare da tutti. Frequentava la gente perduta; la perdonava,
restituiva loro dignità. I ciechi vedono, gli zoppi si mettono a
saltellare e a correre, i lebbrosi sono guariti, i sordi odono, la gioia
e la felicità tornano a brillare sul viso dei poveri. Gli abbandonati,
le prostitute, i peccatori sono riammessi nel consorzio umano; le
malattie sono curate, la natura non è più una minaccia, i peccatori
vengono perdonati, i deboli sono accolti senza essere condannati,
la giustizia è proclamata, la verità è annunciata, la sincerità è
stimata, le barriere cadono, gli uomini si riuniscono, un soffio
d‟amore rinfresca la vita, le ossa aride riprendono a vivere. Gesù
fu davvero un uomo straordinario. Visse appieno ogni momento
della sua vita.
Pilato non ha trovato motivo per condannarlo (Mc. 15,14). Uno
dei ladroni crocifissi con lui lo ha dovuto ammettere chiaramente:
“Noi riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha
fatto nulla di male” (Lc. 23,41). Perfino i demoni lo definivano “Il
santo di Dio” e gridavano terrorizzati: “Sei venuto a rovinarci”
(Mc. 1,24)
Doveva colpire particolarmente quando pregava, se una volta gli
apostoli lo scongiurano: “Signore, insegnaci a pregare” (Lc.11,1).
Ma Gesù era santo soprattutto perché non voleva far altro che la
volontà e gli interessi di Dio. Le prime parole che l‟evangelista
mette sulla bocca di Gesù ancora ragazzo sono: “Non sapete che
io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49). E le
ultime parole sulla croce sono ancora un‟accettazione
della
volontà divina: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”
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(Lc. 24,46). Fare la volontà di Dio era il suo lavoro, la sua fatica,
la sua gioia. L‟evangelista Giovanni paragona il desiderio di Gesù
di adempiere il volere del Padre al mangiare: “Mio cibo è fare la
volontà di Colui che mi ha mandato”. (Gv 4,34)
Dopo aver esaminato attentamente i vangeli, Karl Adam, un serio
studioso di Gesù si domandava: “Chi è mai questo Gesù che
prega con tanta santità, che vive con tanta confidenza con Dio,
che sa morire con tanta innocenza: Tutte le misure umane non
bastano in questo caso”.
Ecco ancora un altro segno a favore della divinità di Gesù: è il
fatto del come Gesù ci parla di Dio. Gesù ci dà informazioni così
dettagliate su Dio da far nascere spontanea la domanda: uno
sincero come Gesù può dire tante cose su Dio se Lui stesso non è
Dio?
Il Dio di Gesù è il Dio di tutti:
“Fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, fa
piovere sopra i giusti e gli ingiusti” (Mt.5,45).
Il Dio di Gesù non fa preferenze di persona. Nella sua casa c‟è
posto per tutti:
“Quando offri un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi”
(Lc. 14,16-24).
Il Dio di Gesù è un Dio allegro, ama far festa:
“Il regno dei cieli è simile ad un re che fece una festa di nozze
per il figlio…” (Mt. 22,1-14)
Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che
si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno
bisogno di conversione” (Lc. 15,7).
“Bisognava far festa e rallegrarsi perché questo tuo fratello era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”
(Lc. 15,23).
Il Dio di Gesù, quando ci facciamo trovare dalla sua misericordia
ci evita perfino la fatica del viaggio del ritorno a casa:
“Quando l‟ha trovata, pieno di gioia, la carica sulle spalle, va a
casa e chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me
perché ho ritrovato la mia pecora, quella che si era perduta”
(Lc. 15,6).
Il Dio di Gesù è un Dio vicino: sa ciò di cui abbiamo bisogno:
“Il Padre vostro celeste sa ciò di cui avete bisogno”
(Mt. 6,8-32)
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Nessuno può essere cancellato dalla sua memoria:
“Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati”. (Mt.10,30)
Ma la cosa più sorprendente è che il Dio di Gesù è un Dio Padre
(Mt. 6,9ss). Nessuno aveva mai osato rivolgersi a Dio
chiamandolo: “Abbà: padre”. Abbà era il termine casalingo che i
bambini giudei usavano per rivolgersi al loro padre, più o meno
l‟equivalente di “babbo”. A nessuno passava per la mente di usare
questa espressione familiare e banale per Dio. Sarebbe stato
violare il senso del rispetto verso Jahvè e scandalizzare le persone
pie. Eppure Gesù, in tutte le preghiere che sono arrivate fino a
noi, si dirige a Dio con questa espressione: “Babbo caro”. Pensate
che i Vangeli collocano questa espressione sulle labbra di Gesù
per ben 170 volte.
Quindi il Dio di Gesù non è un dio meschino o un dio strapotente
di cui aver terrore, ma un Dio-Amore. Un Dio che ha pazienza per
tutti, sia per il figlio che per una falsa ricerca di libertà è finito a
ghiande sia per quello che sta in casa e non ha capito granché del
Padre (Lc. 15,11-32), un Dio che ama talmente amare che si
mette in cerca anche di un solo bisognoso (Mt. 18,10-14)
Purtroppo nel leggere la carta di identità del Dio di Gesù si corre il
rischio di non imparare la grande lezione: se una persona, così
seria e credibile come Gesù ci dice tante e tali cose su Dio, non
può che essere tutt‟uno con Dio!
GESU‟ – IO SONO
Quando Dio manda Mosè dal Faraone per liberare il popolo, Mosè
gli chiede il nome, cioè l‟autorità con cui presentarsi al popolo e al
faraone:
“Dio disse a Mosè: Io sono Colui che sono! Dirai agli Israeliti: Io
sono mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre;
questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in
generazione”. (Es. 3,14-15)
Ora se noi facciamo scorrere il Vangelo di Giovanni notiamo che
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Gesù dà spesso l‟autodefinizione di sé modellata proprio sull‟ Io
sono con cui Dio si era presentato nelle steppe del Sinai. Ecco
qualche esempio di quelle frasi:
“Io sono il pane che dà la vita”. (6,35)
“Io sono la luce del mondo”.(8,12)
“Io sono: se non credete questo
andrete in rovina per i vostri peccati”. (8,24)
“Quando innalzerete il figlio dell‟uomo vi accorgerete che Io
sono”. (8,28)
“Io ve lo dichiaro solennemente:
prima che Abramo nascesse, Io sono”.(8,58)
“Io sono il buon pastore” (10,11)
“Io sono la risurrezione e la vita”.(11,25)
“Ve lo dico ora, prima che accada; così quando accadrà,
voi crederete che Io sono”. (13,19)
“Io sono la via, la verità e la vita.” (14,6)
“Io sono la vera vite”.(15,5)
Ma la scena dell‟ orto degli ulivi è per Giovanni la più significativa
dove Gesù unisce all‟autodefinizione un gesto di potenza dove
sembra quasi che tutti piombino a terra in adorazione. Gesù
perciò si proclama uguale a Dio:
“Gesù si fece avanti e disse: Chi cercate? Risposero: Gesù di
Nazaret! Egli dichiarò: Io sono. Appena Gesù disse: Io sono, quelli
fecero un passo indietro e caddero a terra. Gesù domandò una
seconda volta: Chi cercate? Quelli risposero: Gesù di Nazaret!
Gesù disse: Vi ho detto che io sono” (18,4-8).
Ma c‟è ancora un ultimo indizio, quello più importante e che ci
riguarda da vicino anche per il senso di questa paginette ed è la
Firma che Dio mette sull‟operato di Gesù facendolo risorgere dai
morti. Sulla tomba di Napoleone, di Giulio Cesare e su tutte le
altre tombe di illustri o meno illustri uomini si può scrivere: “qui
giace”. Gesù scoperchia la tomba e risorge. “E‟ risorto, non è qui.”
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La risurrezione ci dice che Gesù portava dentro di sé la forza di
Dio. Il male si era accanito contro di lui attraverso i poteri religiosi
e civili di questa terra, aveva cantato vittoria quando quella pietra
frettolosamente aveva chiuso la tomba, ma ora Cristo è vivo più
che mai. Cristo è la vita che vince la morte; la Luce che schiaccia
le tenebre, la gioia che sconfigge la tristezza. Senza risurrezione
non vi sarebbe che delusione. La risurrezione di Cristo è il grande
punto fermo del cristianesimo, l‟evento da cui dipende la nostra
fede. E‟ il più grande di tutti i miracoli perché conferma tutti gli
altri miracoli. E‟ più grande di tutte le parole perché le autentica
tutte.
Per i discepoli tutto era andato a finire male. Le loro aspettative di
un Messia forte, liberatore dal giogo romano, restauratore della
vera religione, erano cadute dopo l‟arresto, dopo che Gesù non
aveva fatto nulla per impedire la propria condanna, per di più
erano terrorizzati all‟idea che le autorità li rintracciassero e li
condannassero a loro volta, a morte.
Ma poi venne l‟indimenticabile domenica che li avrebbe totalmente
cambiati. Fin dagli inizi della vita della chiesa la risurrezione ebbe
un posto vitale nel messaggio annunciato dagli apostoli. Nel primo
giorno della vita della comunità, Pietro parlò ad una grande folla
radunata a Gerusalemme:
“Gesù di Nazaret, voi l‟avete crocifisso. Ora Dio lo ha risuscitato
liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che
questa lo tenesse in suo potere”. (Atti 2,13-24)
Paolo, scrivendo ai Corinzi che avevano dei dubbi sulla
risurrezione dice:
“Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra
predicazione, vuota anche la vostra fede.” (1Cor. 15,14)
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LA PASQUA
La pasqua ebraica e l‟Eucarestia cristiana sono intimamente
legate. Nella notte della loro liberazione dalla schiavitù di Egitto,
ogni famiglia degli Israeliti uccise un agnello senza difetti e
cosparse col suo sangue gli stipiti e l‟architrave delle case. Quella
notte l‟angelo Sterminatore passò per il paese d‟Egitto e fece
morire i primogeniti degli Egiziani. Ma quando vedeva il sangue
sulle porte degli Israeliti, passava oltre. Così essi sfuggirono al
flagello di sterminio che era caduto sul paese. La Cena pasquale
divenne un evento annuale per le famiglie degli Ebrei. E lo è
tuttora.
Quando Gesù venne su questa terra, presentò se stesso come l‟
Agnello pasquale. La sua vita offerta liberamente sarebbe stata il
sacrificio perfetto per il peccato e il mezzo attraverso il quale
sarebbe avvenuto un nuovo esodo. Il primo esodo era stato dalla
schiavitù d‟Egitto alla libertà nella terra promessa. Il nuovo esodo
ha liberato l‟umanità dalla prigione del peccato e della morte e ha
portato una vita nuova nella famiglia di Dio.
MA GESU‟ E‟ VERAMENTE RISORTO DAI MORTI?
Molte prove possono essere presentate a sostegno della
risurrezione di Gesù. Ma se cominciamo col credere che sia
impossibile risorgere dai morti, troveremo sicuramente altri modi
per spiegare ciò che è accaduto. Solo se riteniamo che possano
verificarsi eventi soprannaturali, saremo in grado di considerare le
prove con mente più aperta.
Esaminando le prove che il Nuovo Testamento ci dà dobbiamo
valutare se la risurrezione è una spiegazione ragionevole
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dell‟accaduto. I Vangeli non possono darci una prova concreta
della risurrezione, ma possiamo chiederci se ci danno buone
ragioni per credere in essa.
Dal giorno in cui i discepoli proclamarono la risurrezione di Cristo
fino ad oggi, la gente ha dubitato sull‟autenticità di questo evento
per molte ragioni. Vediamo obiezioni e risposte.
- Qualcun altro fu crocifisso.
E‟ un‟antica interpretazione che appare perfino nel Corano. Nella
confusione che doveva regnare in quei momenti sul Calvario,
qualcuno fu scambiato per il prigioniero condannato e fu crocifisso
al posto di Gesù. La vittima più probabile di questo scambio
sarebbe Simone il Cireneo. Luca dice:
“Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene
che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da
portare dietro a Gesù.” (Lc. 23,26)
E‟ però difficile, anzi, puerile immaginare che i soldati romani
abbiano preso un altro uomo al posto di quello che era stato loro
consegnato da crocifiggere, che sicuramente recava i segni della
flagellazione e delle percosse ricevute al mattino. Il Vangelo di
Giovanni poi dice che molti dei seguaci di Gesù, compresa la
madre, erano così vicini alla croce da udire le sue parole. E‟
difficile credere che tutta la gente che aveva osannato Gesù la
domenica precedente abbia impunemente accettato di vedere un
altro morire sulla croce senza dir niente. Altro piccolo particolare:
i soldati tirarono a sorte la tunica di Gesù perché era intessuta in
sol pezzo: non si arriva dalla campagna con il vestito da festa!
- Gesù non morì realmente.
Una teoria sostiene che Gesù svenne sulla croce e fu
erroneamente dichiarato morto. Dopo essere stato deposto nel
sepolcro, si sarebbe riavuto e avrebbe raggiunto i discepoli
presentandosi loro come risorto. Ma questa teoria solleva più
problemi di quelli che risolve. Gesù morì in fretta, ma questo non
fece che attirare maggiormente l‟attenzione su di Lui. Le autorità
infatti si preoccuparono di accertare che la morte fosse veramente
avvenuta. Marco dice:
“Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il
centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo. Informato dal
centurione, concesse la salma a Giuseppe”.(Mc. 15,44-45)
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Il racconto di Giovanni aggiunge un ulteriore dettaglio: per
affrettare la morte i soldati spesso spezzavano le gambe ai
crocifissi. Appesi solo per le braccia sarebbero presto morti
soffocati. Ma quando, dopo aver fatto ciò agli altri due, vennero a
Gesù per fare la stessa cosa, lo trovarono già morto. Giovanni
dice che uno dei soldati volle assicurarsi della sua morte:
“Uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì
sangue ed acqua”. (Gv. 19,34)
Al di là di queste circostanze, l‟ipotesi che Gesù fosse ancora vivo
è comunque molto improbabile. Dopo essere stato flagellato e
appeso alla croce per ore, come avrebbe potuto spostare la
pesante pietra del sepolcro, sfuggire alle guardie armate e tornare
dai suoi discepoli fingendo di essere il glorioso vincitore della
morte?
- I discepoli si recarono alla tomba sbagliata.
Un‟altra spiegazione dei fatti presentati dai Vangeli consiste
nell‟asserire che la tomba vuota trovata dai discepoli non era
quella di Gesù. Nei dintorni di Gerusalemme ci dovevano essere
moltissime tombe uguali a quella in cui fu deposto Gesù, per cui
un errore del genere avrebbe potuto essere possibile. Tale teoria
potrebbe spiegare un sepolcro vuoto ma non la scomparsa del
corpo di Gesù. Se i discepoli avessero cominciato a predicare la
risurrezione di Gesù portando come prova il fatto che la sua
tomba era vuota, le autorità non avrebbero dovuto far altro che
andare al sepolcro giusto e mostrare il suo corpo. Esse
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conoscevano sicuramente il luogo esatto in cui si trovava il
sepolcro eppure non mostrarono il corpo di Gesù per stroncare i
discorsi sulla risurrezione.
- I discepoli rubarono il corpo di Gesù.
Secondo i primi cristiani questa teoria fu inventata dai sommi
sacerdoti e dagli anziani. Si tratta perciò dell‟obiezione più antica
alla fede della risurrezione. Matteo dice che i soldati che avevano
fatto la guardia alla tomba andarono dai sommi sacerdoti:
“Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare
una buona somma di denaro ai soldati dicendo: dichiarate che i
suoi discepoli sono venuti di notte e l‟hanno rubato mentre noi
dormivamo”.(Mt. 28,12-13)
La storia era credibile (a parte il fatto che se i soldati dormivano
come avrebbero potuto affermare il furto e specificando anche i
discepoli come ladri?). I discepoli avevano buoni motivi per rubare
il corpo di Gesù: avrebbero poi potuto dire che era risorto come
aveva loro promesso. Le autorità non sarebbero state in grado di
confutare le loro affermazioni, non potendo mostrare come prova
il cadavere di Gesù. Ma la domanda è: perché i discepoli
avrebbero rubato il corpo? Il Vangelo di Giovanni riporta un
piccolo ma importante dettaglio:
“Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che Egli cioè
doveva risuscitare dai morti” (Gv. 20,9).
Anche se Gesù aveva predetto le sue sofferenze, la sua morte e
risurrezione, i discepoli non avevano ricordato e capito le sue
parole o forse erano rimasti talmente sconvolti dalla predizione
inattesa della sua morte, che non avevano neppure udito il
preannuncio della sua risurrezione. In ogni caso i discepoli erano
confusi e abbattuti, si nascondevano, chiusi a chiave, per la paura
di fare la stessa fine del loro maestro. E quando Gesù apparve
loro furono lenti a credere a quello che vedevano. Se anche
avessero inventato loro questa storia, sarebbero stati pronti a
morire per sostenerla? Molti discepoli morirono per la loro fede in
Gesù e nessuno di loro negò mai la risurrezione.
- Le autorità portarono via il corpo.
Un‟altra spiegazione possibile dei fatti è che le autorità ebraiche
abbiano rimosso il corpo di Gesù per evitare che i discepoli lo
portassero via dalla tomba. Matteo dice che c‟era una
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preoccupazione simile fra i capi ebraici: benché i discepoli
avessero dimenticato la predizione della risurrezione di Gesù, essi
senz‟altro non l‟avevano dimenticata.
“Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono
presso Ponzio Pilato, i sommi sacerdoti
e i Farisei, dicendo: Signore, ci siamo ricordati che
quell‟impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risusciterò.
Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno,
poiché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al
popolo: è risuscitato dai morti. Così quest‟ultima impostura
sarebbe peggiore della prima. (Mt. 27,62-64)
Con una vigilanza del genere sarebbe stato superfluo trasportare
altrove il cadavere. Comunque il punto debole di questa teoria sta
nel fatto che le autorità non mostrarono il corpo di Gesù quando i
discepoli cominciarono ad affermare che Gesù era risuscitato.
Questa sarebbe stata la prova decisiva che la risurrezione era un
fatto inventato.
- Il vero miracolo di Pasqua
Alcuni di coloro che negano la realtà della risurrezione di Gesù
hanno detto che il vero miracolo di Pasqua è la trasformazione
avvenuta nei discepoli quando cominciarono a credere in Gesù
risorto. Senza dubbio il cambiamento dei discepoli è notevole, ma
cosa avrebbe potuto causare una trasformazione così eccezionale?
I racconti evangelici forniscono una spiegazione attendibile: una
straordinaria serie di incontri con Gesù risorto. Se Gesù non fosse
risorto, che cosa avrebbe trasformato i discepoli?
- Allucinazioni
Una spiegazione abbastanza comune è che i discepoli ebbero una
visione o un‟allucinazione quando “videro” Gesù risorto:
nell‟intensità dell‟angoscia causata dalla morte del loro capo,
ebbero un‟esperienza mistica che li convinse che Gesù era ancora
vivo. Ma questa ipotesi lascia insoluti alcuni problemi. Non si
spiega il mistero del sepolcro vuoto. Perché mancava il corpo?
Inoltre il racconto delle apparizioni del risorto mette in luce alcuni
aspetti molto concreti, cosa che normalmente non avviene quando
si tratta di allucinazioni. Gesù mangiò del pesce, spezzò il pane,
lasciò che un discepolo scettico toccasse le sue ferite e preparò un
pasto per tutti. I racconti dei vangeli non danno motivo di pensare
ad un fenomeno di isteria di massa. Gesù apparve a singoli
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individui come ai discepoli radunati insieme e si ebbero resoconti
indipendenti della stessa esperienza.
- Le donne egli altri
Se le storie della risurrezione sono state inventate,non si capisce
perché i loro autori vi abbiano introdotto alcuni episodi molto
strani e perfino alcuni dettagli controproducenti, che mettono in
cattiva luce il comportamento dei discepoli.
Pensiamo prima di tutto al ruolo svolto dalle donne. Al tempo di
Gesù le donne non erano considerate persone. Sedevano lontane
dagli uomini nella sinagoga, non potevano testimoniare nei
processi e le loro parole erano considerate alla stregua di
pettegolezzi. Ma fra tutti i personaggi dei racconti della
risurrezione, furono le donne a mostrarsi più disposte a credere.
L‟unica persona che compare in tutti e quattro gli evangeli è Maria
Maddalena. Alle donne fu affidato l‟importante compito di portare
agli apostoli la lieta notizia. Nel mondo maschilista di allora
nessun autore avrebbe citato questo fatto se non fosse realmente
accaduto.
Gli uomini, invece, non ne escono con molto onore. Mentre le
donne vanno a preparare gli unguenti per ungere il corpo di Gesù,
gli uomini stanno rinchiusi nel cenacolo temendo per la propria
vita. Come reagirono quando fu riferito loro l‟evento che doveva
diventare una delle verità più importanti di tutto il cristianesimo?
“Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non
cedettero ad esse”. (Lc. 24,11)
- I racconti sono verosimili?
Gli evangelisti non si proposero di fornire ai loro lettori la prova
che Gesù era vivo. Scrissero per raccontare i dettagli
dell‟accaduto affinché i lettori avessero buone ragioni per credere
nella risurrezione. I cristiani credono che le prove che abbiamo
della risurrezione di Gesù sarebbero abbastanza concrete da poter
essere presentate nel corso di un processo. Se pensiamo, dopo
aver considerato le prove, che l‟episodio sia verosimile, allora
dobbiamo chiederci se siamo disposti a credere che è davvero
risorto dai morti.
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ANTICO INNO PASQUALE
Con la morte Cristo ha vinto la morte
Dalla sua morte la nostra immortalità
Dalla sua morte la nostra vita
Dalla sua piaga la nostra guarigione
Dalla sua caduta la nostra risurrezione
Dalla sua discesa la nostra risalita.
FAR PASQUA
Far Pasqua è essere un Alleluia dalla testa ai piedi.
Far Pasqua è avere una fede lieta.
Far Pasqua è nascere nuovo ogni mattina.
Far Pasqua è uscire dal letargo e darsi un fremito di vita.
Far Pasqua è temere di meno e sperare di più.
Far Pasqua è venir fuori da tutto ciò che lega e seppellisce.
Far Pasqua è pensare che la vita non va alla deriva.
Far Pasqua è non perdere la voglia di rifiorire.
Far Pasqua è pensare: la morte passa, la vita resta.
Far Pasqua è organizzare la risurrezione del mondo.
Quanto più farò Pasqua, tanto più annuncerò la grande verità: il
nostro Gesù è risorto perché il nostro Gesù è Dio.
E‟ Pasqua. Via i pensieri vestiti a lutto!
Il semaforo non diventa sempre rosso solo al mio passaggio.
Non solo il tetto della mia casa ha una tegola rotta…
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Oggi i filosofi parlano di pensiero “debole” per contrapporlo a
quello “forte” di ieri. Perché non introdurre il pensiero “gioioso”?
Un medico giapponese ha inserito le risate nel trattamento dei
pazienti. L‟esito sembra quanto mai positivo. Dunque abbiamo un
cortisone a portata di mano, perché lo usiamo così raramente?
Quali sono allora le “Buone Notizie della risurrezione di Gesù?
GESU‟ E‟ LA PRIMIZIA DEI RISORTI
- Già durante la sua vita Gesù ha anticipato la sua e la nostra
risurrezione, riportando alla vita alcuni: la figlia di Giairo
(Mc. 5,21-42); il figlio della vedova di Naim (Lc. 7,11-17); il suo
amico Lazzaro (Gv. 11)
- Gesù ha preannunziato più volte che il “figlio dell‟uomo” deve
morire e risuscitare il terzo giorno (Mc. 8,31; 9,31; 10,34);
questo è il segno di Giona (Mt.12,40), è il segno del tempio
(Gv. 2,19; Mt.26,61)
C‟E‟ UNA TOMBA DIVERSA DALLE ALTRE
- i racconti
Lc. 24,1-12
della
tomba
vuota:
Mt.
28,1-8;
Mc.
16,1-8;
GESU‟ VIVO APPARE DOPO LA MORTE
- Alla Maddalena (Gv. 20,11-18)
- Gli apostoli lo vedono e lo toccano (Lc. 24,36-40; Gv. 20,19-29)
- Gli apostoli mangiano con Lui (Lc. 24,29.41; Gv. 21,9-13;
Atti 10,41)
- Gesù non è un fantasma (Mt. 28,9; Lc. 24,37ss; Gv. 20,20-27)
- Gesù ha un corpo glorioso (Gv. 20,19)
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- compie gli stessi gesti e i segni che compiva in vita (Lc. 24,30;
Gv. 21,6-12)
DIO CON LA RISURREZZIONE HA CONFERMATO GESU‟
(Atti 2,22; Rom 8,11; Gv. 17,1)
Gesù
Gesù
Gesù
Gesù
è
è
è
è
Figlio di Dio (Rom 1,4; Atti 13,33)
Signore e Cristo (Atti 2,36)
capo e salvatore (Atti 5,31)
giudice dei vivi e dei morti (Atti 19,42; Rom 14,9)
GESU‟ E‟ LUI STESSO RISURREZIONE E VITA
“Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se
muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno”.
(Gv. 11,25)
NOI SIAMO PARTECIPI DELLA SUA MORTE E RISURREZIONE
“Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a
lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per
mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare
in una vita nuova”. (Rom 6,4)
“Con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti
mediante la fede nella potenza di Dio che lo ha risuscitato dai
morti”. (Col. 2,12)
LA VITA CRISTIANA PUO‟ ESSERE RISURREZIONE ANTICIPATA
“Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù,
dove è Cristo, seduto alla destra di Dio”. (Col 3,1)
CRISTO RISORTO E‟ LA NOSTRA LIBERAZIONE DAL MALE
“Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi
apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità,
immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è
idolatria.”. Col. 3,3-4)
“E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti,abita in
voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai
vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in
voi”.(Rom. 8,11 cfr. 1cor. 6,14)
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RISURREZIONE: RIVELAZIONE DELL‟UOMO
La risurrezione di Gesù riguarda soprattutto lui. Ma riguarda
anche noi e tutta la vicenda umana. Nel risorto intravediamo la
meta del nostro cammino. E chi intravede la meta finale è in
grado di leggere anche il significato della vicenda umana,
personale, collettiva, storica.
Nel risorto “contempliamo una vita di uomo riuscito, quale Dio
l‟aveva sognata per noi il mattino della Genesi: un uomo che
esiste nella trasparenza totale con se stesso, che esiste
totalmente verso gli altri, senza limitazioni, in comunione con tutti
gli esseri e con l‟intero universo poiché il suo corpo spiritualizzato
non è più limitazione ma mezzo di comunicazione con tutti,
perché è assorbito nella gloria di Dio” (E. Charpentier).
Innanzitutto la morte e la sofferenza umana cessano di essere un
assurdo. Quell‟assurdo avvertito, tra gli altri, da Cesare Pavese
che nel suo diario annota: “Ma la grande, tremenda verità è
questa: soffrire non serve a niente”. E più avanti: “Nulla può
consolare della morte”. Pavese ha però forse intravisto qualcosa
degli orizzonti della fede, anche se il suo sguardo è solcato dal
dubbio: “Forse è tutto qui: in questo tremito del “se fosse vero”.
Se davvero fosse vero…”.
Il Cristo risorto ci assicura che è vero e ce lo attestano
innumerevoli persone che hanno camminato e continuano a
camminare nella luce della risurrezione.
Don Franco Delpiano (1930-1972), un prete impegnato con i
giovani del terzo mondo, un mese prima di morire fulminato dalla
leucemia, scrive nel suo testamento: “Se, nonostante tutto siamo
ottimisti, è perché Cristo è risorto! Se spero in un mondo migliore
è perché Cristo è risorto! Se non mi spavento di me stesso è
perché Cristo è risorto!”.
Theillard de Chardin era così penetrato nel senso della
risurrezione da desiderare di morire il giorno di Pasqua. Il suo
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desiderio sarà esaudito il giorno di Pasqua del 1955.
Il pastore luterano Dietrich Bonhoeffer, impiccato dai nazisti il 9
aprile 1945, si congedò dai compagni di prigionia con questa
frase: “Questa è la fine”. Poi, prontamente aggiunse “Per me è
l‟inizio della vita”.
RISURREZIONE DI CRISTO:
SPERANZA E IMPEGNO PER LA RISURREZIONE DELL‟UOMO
La risurrezione fonda la speranza per il credente. Attendiamo da
Cristo il compimento e la pienezza di quanto vediamo anticipato
nella sua risurrezione gloriosa.
La speranza non è attesa passiva. E‟ impegno attivo per
trasformare tutto ciò che è opaco rispetto alla risurrezione
definitiva. “Colui che spera, si rende segno attivo della speranza
nella vita”(W. Kasper). La risurrezione dischiude queste possibilità
inedite. Lo ha riconosciuto anche un non credente che però nutre
molta simpatia verso Gesù: “Cristo è venuto per aprire una
breccia a tutti i nostri limiti… ciascuno dei miei atti liberatori e
creatori, implica il postulato della risurrezione. E‟ più di ogni altro
atto rivoluzionario” (Roger Garaudy).
Credere in Cristo risorto implica non solo l‟accettazione di un fatto
passato (Cristo risorto) e di un avvenimento futuro (anche noi
risorgeremo), essa concerne il presente. Con la risurrezione è
entrata nel mondo la forza stessa di Dio che fa nascere la vita
dalla morte. Il Risorto cammina con noi lungo le strade del
mondo, per infrangere tutte le barriere che impediscono la vita e
soffocano la speranza. “La risurrezione è l‟espressione
permanente dell‟impegno irrevocabile di Dio con noi… Pertanto
credere alla risurrezione non è credere a una cosa… ma credere a
Qualcuno che opera in noi e per noi con potere immenso, capace
di far uscire la vita dalla morte, di far diventare nuovo quello che
è vecchio, orientandoci verso un futuro di dimensioni smisurate.”
(Carl Mesters).
“Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha
risparmiato il proprio figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non
ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio?
Dio giustifica. Chi condannerà? Gesù Cristo che è morto, anzi, che
è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci
separerà dunque dall‟amore di Cristo? Forse la
tribolazione,
l‟angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la
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spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per
virtù di colui che ci ha amati”.(Rom. 8,31-35.37)
CRISTO RISORTO VIVE NELLA SUA CHIESA
Dove possiamo incontrare oggi il Cristo risorto? Il risorto è
presente dove la vita trionfa sulla morte, dove l‟amore vince
l‟odio. Ma il luogo privilegiato della sua presenza è la comunità dei
credenti, la Chiesa. La Chiesa nasce con la morte e risurrezione di
Gesù. Il risorto raduna nuovamente i discepoli dispersi, dona loro
lo Spirito, offre i sacramenti, fonda la missione e i ministeri.
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo … Ecco, io
sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. (Mt. 28,1920)
Luca, nel racconto dei discepoli di Emmaus (24,13-35) indica
come concretamente avviene l‟incontro con il Cristo risorto: nel
fratello che cammina al nostro fianco, nella parola di Dio
contenuta nelle Scritture, nello spezzare il pane, cioè
nell‟Eucaristia. E‟ lì la fonte dove sgorga o dovrebbe sgorgare
l‟acqua nuova che irriga l‟albero della vita e lo rende capace di
dare frutti. Questa convivenza intorno alla mensa apre gli occhi
(Lc. 24,21) e fa sentire la voce di Cristo sia nelle parole della
Bibbia sia in quelle del compagno anonimo che cammina con me
lungo le strade della vita.
La comunità cristiana che crede in Cristo risorto è debitrice agli
uomini di un enorme potenziale di speranza e di significato. Di
24
fronte alle domande, alle paure, ai conflitti, alle attese e alla
rassegnazione del nostro tempo, la Chiesa è responsabile della
speranza. Essa può indicare nel Cristo crocifisso e risorto una
forza creatrice di futuro, liberatrice dagli idoli, dai totalitarismi,
dalle oppressioni e dalle ideologie dal respiro troppo corto.
Veramente la Chiesa che vive della fede in Cristo risorto potrebbe
rappresentare il progetto di una umanità alternativa, liberata da
alienazioni e paure, riconciliata nella capacità di vivere
fraternamente.
Il Risorto le assicura che tutto è possibile:
“Non temere! Io sono il Primo e l‟Ultimo e il Vivente.
Io ero morto, ma ora vivo per sempre
E ho il potere sopra la morte e gli inferi”.
(Ap.1,17-18)
E per finire una preghiera veramente pasquale di A. Pronzato:
C‟E‟ ANCORA RELIGIONE
Ti ringrazio, Signore, perché ogni giorno faccio la scoperta tra lo
stupito e l‟incredulo, che c‟è ancora religione.
Sì, c‟è ancora religione.
Anche fuori di chiesa e Tu lo sai meglio di me pur senza aver letto
nessun rapporto in merito. Ma io sono sicuro che Tu
quotidianamente ricevi “buone notizie” dalla terra.
Un medico schivo, stamattina passerà sorridente nell‟anticamera
del suo studio come al solito straripante. Rimarrà fino a notte ad
ascoltare, cercare di capire, aggiustare, per quanto possibile tante
storie penose.
Non gli interessano i soldi, gli basta impossessarsi del dolore della
povera gente.
Non guarda né orologio, né il calendario, né i propri guai.
Anche quest‟anno non è riuscito a fare le vacanze per il semplice
motivo che i malanni di tanti poveracci, almeno dalle sue parti,
non hanno l‟abitudine di andare in vacanza.
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Ti ringrazio, Signore perché guardando a lui e ad altri come lui
scopro che c‟è ancora religione.
Anche oggi quella suora vestita di bianco continuerà a parlare, a
sorridere, a mostrare tutta la sua tenerezza verso esseri sordi,
ciechi, muti e col cervello disattivato, ma che pare registrino tutto
in un punto misterioso e sensibilissimo del cuore. Sì, c‟è ancora
religione!
La mia amica Graziella, sono sicuro, non appena il sole si sarà
levato, spingerà la sua carrozzella – dove è inchiodata da troppi
anni – sulla grande e fiorita terrazza che si affaccia sulla strada
per regalare il suo sorriso e il suo saluto a tutti i passanti.
E un‟altra suora con la gioia spalmata in volto (l‟unica crema che
si concede) affronterà ingenua, quasi fosse la prima volta, quelle
ragazze un po‟ difficili con i loro bambini, anche se tutti
sentenziano che da “quelle” non c‟è da aspettarsi nulla di buono.
Lei però ha imparato a non mietere ma a seminare nella gioia.
Pino, laggiù in Tanzania, pure oggi monterà in groppa all‟infernale
trattore, deciso a sfidare perfino le terribili formiche “scafu”. C‟è
chi pubblica libri, lui si accontenta di scrivere la vita per l‟utilità
altrui.
Grazie, Signore, perché c‟è ancora religione…
Anche quest‟anno, non ci sono dubbi, il baffuto Edo, non troppo
simpatico a certe persone devote, chiuderà per diverse settimane
il suo studio elegante di specialista affermato e andrà a cacciarsi
in un miserabile ospedale africano dove è atteso e accolto con
simpatia da migliaia di individui – non so se devoti – che gli
affidano i loro occhi tormentati pagandolo con un grazie
pronunciato a denti bianchissimi.
Lui non ha la pretesa di ridare la vista ai ciechi.
Ha scommesso semplicemente con se stesso che non chiuderà
mai i suoi occhi di fronte alle realtà più tragiche. Sì, c‟è ancora
religione (anche se certi devoti non se ne sono ancora accorti…).
Il mio amico don P. anche stasera entrerà nella grande chiesa
popolata da ben sette vecchiette (età compresa tra i settanta e i
novanta). Come al solito spiegherà con chiarezza e calore, dopo
essersi preparato a dovere, una pagina della Bibbia, come fosse di
fronte ad una folla imponente, e metterà su quelle mani dalla
pelle grinza il Pane spezzato, con la soddisfazione e la delicatezza
di una prima Comunione.
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Vorrei dire, senza ironia: c‟è ancora religione… perfino tra i preti.
Una madre si alza sollecita, senza un lamento, per l‟ennesima
volta, nel cuore della notte, perché il piccolo piange (e ieri è stata
la stessa cosa; l‟altra notte invece era il secondo che strillava).
Un vecchio, al ricovero, si impone di non guardare indietro.
Due sposi stabiliscono, tenendosi allacciati con gli occhi, che
bisogna tener duro, nonostante tutto.
Una persona si rialza regolarmente dopo una serie incredibile di
colpi che avrebbero stroncato chiunque.
Un operaio, anche questo mese, sfilerà dalla busta paga i
cinquanta euro per dirottarli verso chi sa soltanto lui.
Una donna non nega una carezza a chi fa di tutto per non
meritarla.
Un inguaribile affamato e assetato di giustizia si è imposto di
alzare la voce, anche se…
Un individuo qualsiasi si asciuga in fretta le lacrime e decide di
ricominciare da capo.
Un modesto impiegato si impegna ad assicurare un piccolo spazio
di pulito in un ambiente corrotto e impossibile.
Un missionario, in Brasile, ha replicato il proposito di non
rassegnarsi.
Un giovane si è detto che neppure oggi cederà.
Ti ringrazio, Signore, perché c‟è ancora religione.
C‟è tanta religione nascosta, segreta, fatta di numerose piccole
“pratiche” poco appariscenti e per nulla rumorose.
E‟ una religione bellissima anche se non si vede (o forse è
stupenda proprio perché non si fa vedere).
Esistono tanti modesti protagonisti, capaci di fedeltà, dedizione,
generosità, abnegazione, sacrifici accompagnati dal sorriso, che
non si danno arie da salvatori del mondo.
Grazie a loro riusciremo a non sentirci abusivi su questa terra.
Ti lodo, Signore, perché molti (più di quanti pensiamo) continuano
imperterriti e silenziosi a praticare dignitosamente il vecchio ma
insostituibile mestiere di uomini.
Che è sempre un bel mestiere.
Anche perché ce l‟hai assegnato Tu.
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Pro manuscripto
Stampato in proprio
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Libretto di Pasqua 2012 - Comunità Piccola Betania