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Gente
š ferma sul Corso. davanti a San Giacomo,
le due solite automobili che si sono urtate sono
una dietro l'altra su un lato, il vigile ha tirato fuori il
libretto, voci concitate si alternano in irose contestazioni. Tutto in perfetta regola, dice chi passa, ma poi
deve ricredersi e con un tuffo al cuore. Accorgendosi
che uno parla un dialetto piuttosto insolito da queste
parti, ha avuto il senso preciso e accorato di un amico
in pericolo 9 E' proprio cosž y Mi sun minga chi a
perde del temp 87 proclama a tm certo punto, a pieni
polmoni, uno dei contendenti, risalendo impetuosamente nella sua macchina, e una beffarda generale risata si
leva impetuosa. L'assembramento si scm~he altamente
divertito, e il vigile, vinta ogni esitazione, segna sentenza di condanna per quell'avventato che si permette
insinuazioni.
Portatevi adesso in piazza Cordusio, immaginate
che sia notte fonda, che Milano sia desertisshna, che
capiti in quel vasto croeicchio un' automobile targata
Roma, che l'autista non sappia quale strada infilare,
che si profili a un certo punto ta sagoma aitante di un
vigile, e che in quel deserto, l'auto che vien da R o m a
giri fuori mano, per far pi 9 presto. y Gi”
dice il
vigile
siete romani eh, ci vuol poco a capido, non
c'š mica bisogno di vedere la targa per accorgersene 87
E prima di fornire indicazioni sulla strada, tira fuori
il libretto e segna sentenza di condanna.
Questi sono aneddoti, poi ci sono le storielle.
Dimmene una
dice il giornalista, chiamato
a fare da arbitro, all'amico romano
una che non sia
la solita trita risposta che voi a.ttribuite ai milanesi,
dopo la subdola domanda sul nome di una gran citt”
il cui primo š R o e il cui secondo š m a 87 y T'accontento subito
risponde lqnterpellato.
Un vetturino
porta una coppia di sposi milanesi a vedere i monus
menti di Roma, e si sente in dovere di fare la spiega.
I due in cerca di istruttivo diletto tacciono, pochissimo
persuasi, per cuidavanti a San Pietro il vetturino forza
gli accenti e ottiene finalmente una risposta. y Lo sa lei
dice la milanese con animo inspiegabilmente risentito
lo sa lei che a Milano noi abbiamo i tram con
i cuscini de veludo ? 87
Discreta 9 dice il giornalista
quei tram,
una volta almeno, c'erano di sicuro. Pu¢ andare, anche se, amico caro, non si possa dire che vi spremiate
troppo i! cervello, in fatto di storielle. La tua infatti š
la semplice variante di una abusatissima che serve
ugualmente per qualsiasi grande citt”
Tocca a te
dice poi all'amico milanese
dagli la replica che
. .
.
.
.
.
VICEVERSA
si merita a quest'impunito
. Ma quello š gi” saltato in
piedi, non aveva ancora parlato solo perch› l'empito
dello sdegno gli aveva chiusa la strozza, ed ora sbotta
con furore. Contumelie inedite, sarcasmi pittoreschi,
accuse brucianti, qualifiche da codice penale vengono
da quella bocca, ma storielle niente. Quando si toccano certi argomenti, si direbbe che la carta geografica
si mette aU'incontrario, e che i subdoli vantaggi della
flemma si spostino tutti verso il sud.
Quando vi si arriva dopo un certo periodo d'assenza, appena usciti dall'incubo architettonico di una stazione che non š colpa di una citt” perch› š puro patrimonio nazionale, Milano d” il senso eccitante di una
metropoli lievemente esotica, appartenente a un'Europa
che non ha niente a che fare con i.l Mediterraneo. Cielo
velato, case grigie, strade pulite, colori smorzati, gente
che veste tutta correttamente, che non vuol perdere
tempo ma š quasi disposta a mettersi in fila, tassi
sempre a portata di mano e a basso costo, telefoni
che non sono mai ingorgati, gente che risponde inderogabilmente dall'altra parte del filo, dalle otto a mezzogiorno e dalle due e mezza alle sette, e dice sž o
dice no.
E' da escludere che R o m a possa mai assomigliare
a una citt” svizzera, š molto peggio e molto meglio, e
del resto anche a Milano bastano poche ore per accorgersi subito che quell'accostamento š superficiale9 A
R o m a š difficile vedere la gente mettersi in fila, š
anche pi 9 difficile che ci rimanga. C'š la sua giustificazione se i tassi sono pi 9 cari in una citt” che si ›
de ormai sopra un numero imprecisato, ma certamente
tutt'altro che trascurabile, di colli; quel che resta invece
un mistero, almeno per chi non- sia addentro alle segrete
cose, š come nella capitale d'Italia ci siano ore del
giorno nelle quali non si riesce assolutamente a telefonare.
Il peggio per¢ non š lž il peggio š che, quando
finalmente si riesce a mettersi in contatto, si apprende~
che chi dovrebbe stare dall'altra parte del filo non pub"
dire nš sž nš no, per la buona ragione che š assente.
Chi magari š venuto a Roma apposta per risolvere una
pratica negli uffici della capitale , si sente dire, otto
volte su dieci, che l'uomo della partita non š ancora
arrivato in ufficio, che š in permesso, che š in ferie,
che š in missione, che š in commissione e non pu¢
essere chiamato, che š fuori posto e non si sa quando
potr” farvi ritorno, che š da Sua Eccellenza e ne avr”
per _un pezzo. E' una cosa che capita solo a Roma, š
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