Diocesi Nocera Inferiore-Sarno
Quattro passi insieme
per camminare...
Orientamenti Pastorali
Quattro passi insieme per camminare...
Diocesi Nocera Inferiore-Sarno
"Cominciò di nuovo
a insegnare" (Mc. 4,1)
Il filo della fede:
ricominciando
dalla Parrocchia
per educare
e trasmettere il dono.
Mons. Giuseppe Giudice
Vescovo di Nocera Inferiore-Sarno
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Quattro passi insieme per camminare...
Orientamenti
dopo la visita canonica
ai presbiteri
per vivere insieme
l'Anno Liturgico-Pastorale
2011-2012
Carissimi,
l'Avvento ci mette nel cuore e sulle labbra l'antica preghiera apocalittica
Vieni! (Ap 22,17) e, nel contempo, ci fa udire la risposta: Sì, vengo presto!
(Ap 22,20) dandoci la certezza che Egli, il Veniente, continuamente viene
sui sentieri della vita personale e su tutti i balzi della storia.
Con il cuore in avvento, come Maria e con Maria, Porta
dell'Avvento, entriamo nel nuovo Anno Liturgico - Pastorale 2011-2012,
presi per mano dal Vangelo di Marco, il Vangelo del catecumeno.
L'Anno Liturgico, nel quale celebriamo tutto il mistero di
Cristo, non è una sterile ripetizione, ma è sempre un nuovo inizio, un
ricominciare qui e adesso con il Vangelo tra le mani; è un vero
itinerario di fede.
Il mondo ha altri calendari, altri cicli, altre date; come cristiani,
noi vogliamo semplicemente vivere il tempo inseriti nei tempi e nei
colori dell'Anno Liturgico per dare alla pastorale nuovo slancio e nuovo
spessore.
Ricominciare!
Abbiamo già ricominciato insieme dal 4 giugno u.s., anzi si
continua un lavoro già in cantiere per il quale non ringrazieremo mai
abbastanza il Vescovo emerito, ma ci accorgiamo che, con le persone
nuove, è inevitabile un nuovo modo di camminare.
Ricominciare!
In modo duplice: dopo un momento difficile e dopo un momento
di gioia. È sempre riprendere il cammino con entusiasmo nuovo,
portando dentro anche la fatica e la gioia della strada.
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Quattro passi insieme per camminare...
Ricominciare!
Dopo aver ascoltato i Presbiteri, i Diaconi, i Religiosi e le
Religiose, i Seminaristi, i Fedeli Laici, è compito del Vescovo dire una
parola per poter meglio procedere nel cammino verso la santità.
Vi consegno questi Orientamenti, prime schegge di un lavoro
pastorale che impegnerà la nostra Chiesa negli anni a venire. Sono il
frutto d'un primo ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa (cfr Ap 3, 13).
Sullo sfondo il grande tema dell'Educare alla vita buona del
Vangelo, secondo le indicazioni della CEI, con uno sguardo semplice e
sereno alle nostre Comunità Parrocchiali, primi luoghi educativi e
Chiesa che fa Casa con l'uomo. E nella casa parrocchiale è urgente
riprendere il filo della fede per vivere aria di casa, aria di famiglia.
Mi piace intitolare questi Orientamenti: Quattro passi
insieme per camminare.
Ci accorgiamo che oggi non basta camminare insieme, senza
meta, o uno accanto all'altro senza comunione, invece è lo stare insieme
che contagia la forza e il ritmo del camminare e l'aiuto anche a chi lungo
la strada, per diversi motivi, forse si è fermato.
Gesù, il Viandante Risorto, ci rimette in piedi e ci dà la forza e il
coraggio di camminare e di camminare insieme.
NOTE
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Quattro passi insieme per camminare...
Primo passo:
una Chiesa leggera
Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: «Egli vi precede
in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»
(Mc 16,7).
Dopo aver letto i sedici fogli del Vangelo di Marco in tutte le
nostre comunità, ci imbattiamo in questo testo che è una «scandalosa
pagina di ecclesiologia». Il mattino di Pasqua, il Risorto manda le donne
a dire ai discepoli e a Pietro che Egli li precede in Galilea. Non vuole
andare senza di loro; il Capo necessita del Corpo. Dopo averli chiamati e
ri-chiamati già diverse volte nel Vangelo, ora li raduna nuovamente e
ricorda loro che li precede. Li cattura con il suo amore per farli Chiesa ed
essi, con Lui, ri-cominciano. Sì, Dio è sempre avanti e ci aspetta. Il suo è
il passo del Risorto, e la nostra pastorale – ordinaria e ordinata - può solo
immettersi sui passi del Risorto, cercando di ricalcarne le orme. Ci è
chiesta oggi una pastorale dei piccoli passi, una pastorale del
possibile sapendo che solo a Dio nulla è impossibile e che a noi è
lasciato tutto il possibile. Pensiamo così ad una pastorale leggera, non
appesantita, non farraginosa, ma che riscopra il cuore dell'annuncio: il
Vangelo. Pensiamo non ad una pastorale degli eventi, ma a una
pastorale degli avventi, fatta di volti, cioè di persone. Questa pastorale
la troviamo raccontata quest'anno nel Vangelo di Marco: pastorale di
incontri, di uomini e donne che cercano di toccare il lembo del mantello
di Gesù.
NOTE
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Quattro passi insieme per camminare...
Secondo passo:
una Chiesa riconciliata
Esaù disse: «Partiamo e mettiamoci in viaggio: io
camminerò davanti a te». Gli rispose: «Il mio signore sa
che i bambini sono delicati e che devo aver cura delle
greggi e degli armenti che allattano: se si affaticassero
anche un giorno solo, tutte le bestie morirebbero. Il mio
signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò
con mio agio, tenendo il passo di questo bestiame che mi
precede e dei bambini, finché arriverò presso il mio signore
in Seir». Disse allora Esaù: «Almeno possa lasciare con te
una parte della gente che ho con me!». Rispose: «Ma
perché? Basta solo che io trovi grazia agli occhi del mio
signore!». Così quel giorno stesso Esaù ritornò per conto
proprio in Seir. Giacobbe invece partì per Succot, dove
costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per
questo chiamò quel luogo Succot.
(Gn 33,12-17)
L'episodio di Giacobbe ed Esaù riconciliati ci fa capire che la
pastorale non ci chiede di lavorare con la fotocopiatrice, non chiede di
percorrere le stesse strade, ma, anche per sentieri diversi, è importante
non perdere il cuore della missione che è la comunione: Basta solo
che io trovi grazia agli occhi del mio signore! (Gn 33,15).
Che passo dare, allora, alla nostra pastorale?
Dio stesso rallenta il passo nella Bibbia per aspettare ognuno:
porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri (Is 40,11).
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Quattro passi insieme per camminare...
Dio è paziente, aspetta la mia lenta maturazione nel tempo. Dio mi
aspetta e mi chiede di aspettare l'altro. È paziente, inchiodato alla croce,
perché misericordioso e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande
nell'amore (Sal 103,8).
Urge una pastorale che abbia il passo dell'ultimo, dei piccoli,
dei bambini per permettere a tutti di diventare adulti nella fede e io mi
sposterò con mio agio, tenendo il passo di questo bestiame che mi
precede e dei bambini (Gn 33,14).
Ai nuovi evangelizzatori, mandati per una evangelizzazione nuova, è
richiesta la pazienza del contadino: Guardate l'agricoltore: egli aspetta
con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime
e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori,
perché la venuta del Signore è vicina (Gc 5,7-8).
Per liberare la pastorale dalla frenesia del tutto e subito, è necessario
riscoprire lo stupore dei nove mesi, delle nascite e delle rinascite. Una
Chiesa riconciliata anche con il tempo, diventa una Chiesa
riconciliatrice, capace di attendere le stagioni dello Spirito.
NOTE
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Quattro passi insieme per camminare...
Terzo passo:
una Chiesa a cerchi
concentrici, sinodale
Il giorno dopo Mosè sedette a render giustizia al popolo e il
popolo si trattenne presso Mosè dalla mattina fino alla
sera. Allora il suocero di Mosè, visto quanto faceva per il
popolo, gli disse: «Che cos'è questo che fai per il popolo?
Perché siedi tu solo, mentre il popolo sta presso di te dalla
mattina alla sera?». Mosè rispose al suocero: «Perché il
popolo viene da me per consultare Dio. Quando hanno
qualche questione, vengono da me e io giudico le vertenze
tra l'uno e l'altro e faccio conoscere i decreti di Dio e le sue
leggi». Il suocero di Mosè gli disse: «Non va bene quello
che fai! Finirai per soccombere, tu e il popolo che è con te,
perché il compito è troppo pesante per te; non puoi
attendervi tu da solo. Ora ascoltami: ti voglio dare un
consiglio e Dio sia con te! Tu sta' davanti a Dio in nome del
popolo e presenta le questioni a Dio. A loro spiegherai i
decreti e le leggi; indicherai loro la via per la quale devono
camminare e le opere che devono compiere. Invece
sceglierai tra tutto il popolo uomini validi che temono Dio,
uomini retti che odiano la venalità, per costituirli sopra di
loro come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di
cinquantine e capi di decine. Essi dovranno giudicare il
popolo in ogni circostanza; quando vi sarà una questione
importante, la sottoporranno a te, mentre essi
giudicheranno ogni affare minore. Così ti alleggerirai il
peso ed essi lo porteranno con te. Se tu fai questa cosa e Dio
te lo ordina, potrai resistere e anche tutto questo popolo
arriverà in pace alla meta».
Mosè diede ascolto alla proposta del suocero e fece quanto
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Quattro passi insieme per camminare...
gli aveva suggerito. Mosè dunque scelse in tutto Israele
uomini validi e li costituì alla testa del popolo come capi di
migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di
decine. Essi giudicavano il popolo in ogni circostanza:
quando avevano affari difficili li sottoponevano a Mosè, ma
giudicavano essi stessi tutti gli affari minori. Poi Mosè
congedò il suocero, il quale tornò alla sua terra.
(Es 18,13-27)
Accettando il suggerimento del suocero di Mosè, si può
diventare una Chiesa a cerchi concentrici, che passi dalla solitarietà
alla solidarietà, permettendo ad ogni persona di esprimere il proprio
carisma per il bene comune. Una Chiesa dove non tutti fanno tutto, ma
dove tutti riconoscono con umiltà il dono ricevuto dal Signore nel
Battesimo, non lo nascondono, ma lo utilizzano per il bene di tutta la
comunità in uno stile sinodale.
Una Chiesa a cerchi concentrici riscopre nella fede il ruolo dei
Fedeli Laici, dei Presbiteri, dei Diaconi, dei Religiosi e delle Religiose,
del Vescovo e del Papa e non fa confusione perché sa che il cuore dei
cerchi - il primo cerchio - è il Signore.
Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi:
non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in
modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede
che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo
molte membra e queste membra non hanno tutte la
medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti,
siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte,
siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi
secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono
della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi
ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi
all'insegnamento; chi esorta si dedichi all'esortazione. Chi
dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con
diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
(Rm 12,3-8)
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Quattro passi insieme per camminare...
Con i doni condivisi, la Chiesa può uscire sulla piazza, dove
ancora si può realizzare il sogno del profeta: Così dice il Signore degli
eserciti: Vecchi e vecchie sederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme,
ognuno con il bastone in mano per la loro longevità (Zc 8,4).
Nella piazza e nelle piazze, nuove agorà per un rinnovato
annuncio, la catechesi narrativa nel ricordo/racconto attualizza la
storia della salvezza, portando a ciascuno e ovunque i doni che Dio ha
fatto a tutti una volta per sempre e fa a tutti sempre ogni volta...
ricominciando da me.
NOTE
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Quattro passi insieme per camminare...
Quarto passo:
una Chiesa giovane
e amica
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va
da lui a dirgli: «Amico, prestami tre pani, perché è giunto
da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli», e
se quello dall'interno gli risponde: «Non m'importunare, la
porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non
posso alzarmi per darti i pani» vi dico che, anche se non si
alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua
invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede
riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale
padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una
serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà
uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare
cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del
cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
(Lc 11,5-13)
Siamo invitati a passare da una pastorale del possesso (io e tutto è mio!)
a una pastorale del prestito e della restituzione. Tutto ciò che ho mi è
stato prestato dal Signore, affidato e dato in uso, con l'impegno di
restituirlo prima della notte: Dovrai assolutamente restituirgli il pegno
al tramonto del sole, perché egli possa dormire con il suo mantello e
benedirti (Dt 24,13). Tutta la vita deve essere non nascosta, non
posseduta, ma restituita al Signore.
Per la pastorale chiediamo in prestito tre pani e due tavole. Il
Pane della Parola, il Pane dell'Eucaristia, il Pane della Carità da
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condividere alla mensa dell'altare (in Parrocchia) e alla tavola della
casa (in Famiglia). Solo così, nello stupore della fede, ci accorgeremo
che è sempre lo stesso Pane: condiviso, offerto e spezzato da mani
diverse e in luoghi diversi, Gesù, Pane di Vita.
Pane della Parola
Riscopriamo il Vangelo nelle nostre comunità. Ri-letto in
Chiesa e in Casa, per liberarlo da tutte le monizioni superflue e le siepi
che ci impediscono d'incontrarci con il cuore evangelico. Un Vangelo
letto, meditato, assimilato, raccontato a tutti. Il Vangelo è la nostra
grammatica per imparare a scrivere nuovamente con la vita pagine
fresche di cristianesimo e di santità. Il Vangelo sia il pane fragrante e
sostanzioso di una omelia bella e affascinante, sempre preparata, e
capace di dire la novità del Cristo. La fragranza della Parola non deve
soltanto profumare le omelie domenicali e feriali, ma tutta la catechesi e
ogni incontro di formazione deve avere come anima la Sacra
Scrittura, Lettera inviataci dal Cielo e che non abbiamo avuto ancora il
tempo di leggere integralmente.
Lettori attenti e ben preparati si faranno eco fedele del Maestro
che parla dall'ambone, che deve essere unico e non ospitare altre
persone, se non per interventi che siano strettamente liturgici. Così la
Parola, Verbum Domini, tornerà al centro della nostra pastorale e
rileggeremo con attenzione la bella lezione del Concilio Vaticano II:
«La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il
Corpo stesso del Signore, non mancando mai, soprattutto nella santa
Liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio
sia del Corpo di Cristo» (DV 21).
Riscoprendo la mensa della Parola e la Lectio divina, la Parola,
prendendo gli accenti e le pause della nostra vita, non sarà più incatenata
ma riprenderà la sua corsa (cfr. 2Ts 3,1) per alimentare la vita di fede e ridiventare «saldezza della fede, cibo dell'anima, sorgente pura e perenne
di vita spirituale» (DV 21).
Pane dell'Eucaristia
La pastorale – incontri di volti con il Volto - deve ripartire dalla
Domenica, Giorno del Signore, quando il Signore convoca i suoi per
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Quattro passi insieme per camminare...
farli diventare sempre e nuovamente Chiesa e ripete restituendoli, nei
gesti e nelle parole ecclesiali, i suoi gesti e le sue parole.
Noi senza la Domenica non possiamo e non dobbiamo vivere.
La Domenica ci dona l'abito della festa e ci riscatta dalla tirannia del
lavoro che, rivestito a festa, può ridonare all'uomo e alla donna la gioia
di ridiventare collaboratori del Creatore. Siamo fatti per la festa, anche
se sappiamo che dobbiamo guadagnarci il pane con il sudore del volto
(Gn 3,19) per non vivere disordinatamente.
Riscoprendo la Domenica, possiamo ridare senso ai giorni
feriali, nei quali si diffonde e si effonde quasi in frammenti l'unica
Eucaristia domenicale e il creato stesso ritorna ad essere eucaristia: I
prati si coprono di greggi, le valli si ammantano di messi: gridano e
cantano di gioia (Sal 65,14).
Non molte messe, ma la Messa deve ritornare al centro delle
nostre parrocchie. Sarà nostro criterio non l'esclusività ma la
centralità dell'eucaristia.
L'Eucaristia ridiventi il luogo della bellezza, della festa,
dell'incontro con il Risorto e tra di noi sul sagrato; luogo della danza
anche e soprattutto quando le lacrime solcano il volto. E di Domenica
non ci metteremo a tavola senza i fanciulli, i ragazzi, gli adolescenti, i
giovani, gli adulti, gli anziani per dare alle nostre celebrazioni il clima
della famiglia, che sarà completa quando anche gli infermi avranno
ricevuto il Pane degli Angeli, il Pane per il cammino.
Ci è chiesto semplicemente di ri-amare le nostre liturgie,
liberandole dalla sciatteria e dalla fretta. Il Risorto abita la bellezza, che
si fa vita bella, buona, giusta, attenta, fraterna.
Così la vita cristiana, tenendo presente che non si inizia ai
Sacramenti, ma si è iniziati dai Sacramenti (e ci impegneremo al più
presto a completare l'Iniziazione Cristiana con la Cresima), ridiventerà
luogo ordinario della formazione e i Sacramenti, liberati dal chiasso, dal
neo-paganesimo e dall'emozione, saranno ancora il lembo del mantello
del Signore. Non disperdiamo e non sciupiamo il pane eucaristico ma
ritorniamo a raccogliere i frammenti (cfr. Gv 6,12) per ridisegnare una
Chiesa del grazie e che metta ogni uomo in condizione di dire grazie.
Così i cinque ambiti del Convegno di Verona (affettività,
tradizione, festa e lavoro, cittadinanza, fragilità umana) non vorranno
sostituirsi ai tradizionali tria munera della Chiesa (annuncio,
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Quattro passi insieme per camminare...
celebrazione e carità), quanto piuttosto superare il limite di una certa
pastorale autoreferenziale che finisce, a volte, per dimenticare i
destinatari dell'evangelizzazione: gli uomini e le donne di oggi.
Pane della Carità
Il terzo pane, il Pane della Carità, che poi è lo stesso pane - Gesù
Cristo -, ci ricorda che se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo
amarci gli uni gli altri (1Gv 4,11). Prima di diventare un gesto, un
episodio, una caritas, la carità di Dio ci invita all'amore fraterno per
essere riconosciuti dagli uomini. L'amore fraterno è il distintivo del vero
discepolo di Gesù, che lo riconosce nello spezzare il pane. È bene
rileggere nelle nostre comunità il solenne e meraviglioso Inno alla
Carità, che san Paolo invia alla comunità di Corinto (cfr. 1Cor 13,1-13) e ad
ogni comunità. Egli ci ricorda lo stile, i tempi e i luoghi della carità e la
bella lezione che, delle tre virtù teologali, più grande di tutte è la carità
(1Cor 13,13).
Nella carità, e facendo la verità nella carità, ci metteremo
accanto a tutti i poveri, i piccoli, ma in modo del tutto speciale, vogliamo
affiancare due povertà odierne affinché diventino sempre più ricchezze:
la Famiglia e i Giovani.
L'attenzione alla famiglia, senza escludere nessun soggetto e
nessuna fascia di età, ci permetterà di fare delle nostre Parrocchie una
famiglia di famiglie. Da esse, in modo nuovo ed originale, il filo della
fede sarà trasmesso alle nuove generazioni e, in modo speciale, ai
giovani affinché la nostra diventi una Chiesa amica e giovane, non
dirimpettaia dell'uomo.
Bisogna investire molto dal punto di vista spirituale-pastoraleculturale sulla profezia delle famiglie e dei giovani, dando credito alla
parola del profeta Gioele: Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e
diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno
sogni, i vostri giovani avranno visioni (Gl 3,1; cfr. At 2,17-21).
Recuperando questa carità, saremo in grado poi di fare gesti di carità,
"segni" di una comunità educata del Vangelo ed educante, con il
Vangelo tra le mani e nel cuore.
Così la carità del Vangelo diventerà veramente il Vangelo della
carità, pedagogia necessaria per i tempi nuovi.
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Quattro passi insieme per camminare...
Carissimi,
questi Orientamenti forse risultano così scontati da divenire inutili. Non
affrontiamo, per ora, "grandi temi", "grosse problematiche", ma ci
interessa far risentire il profumo del pane nelle case e nelle parrocchie.
Quattro passi insieme per camminare e per inventare un
nuovo stile pastorale.
Mettendo i nostri piedi sulle orme del Signore - da Domenica a
Domenica e attraversando il deserto dei giorni feriali - impareremo a
discernere, a scegliere evitando le pietre, le buche, i rovi e, portandoci
nel cuore il dolce rimprovero del Risorto sulla strada di Emmaus: Stolti
e lenti di cuore a credere (Lc 24,25), saremo allenati a sottometterci
all'unità interiore del Mistero Pasquale. Presi per mano dalla Parola,
dalla Carità e dalla bellezza della Liturgia, impareremo nuovamente a
fare dell'Anno della Chiesa un cammino progressivo dietro al
Maestro.
Il problema della pastorale ordinaria, tessuta tutta sulla
ricchezza dell'Anno Liturgico, rimane quello di scoprire il volto di Dio.
Solo attraverso la scoperta e l'incontro con Dio nasce la relazione con
Lui e, di conseguenza il discepolato. È il Signore! (cfr. Gv 21,7): è il grido,
colmo di fede e di stupore, di Giovanni sul lago di Tiberiade, che
dobbiamo imitare.
Nel tempo del disincanto e della cosificazione, il discernimento
comunitario, fatto alla luce del Volto del Signore e dietro ai suoi passi, ci
aiuterà a ricominciare con una domanda fondamentale, da ripetere ogni
volta che facciamo qualcosa: che cosa farebbe il Signore in questa
situazione?
Maria, Porta dell'Avvento, Madre del Natale, Donna sotto la
Croce, Madre del Risorto, Cattedrale del Silenzio, ci ripeta sempre la
parola di Cana: Qualsiasi cosa vi dica, fatela! (Gv 2,5).
Nocera Inferiore, 25 novembre 2011
Vi Benedico!
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Finito di stampare in data 23 novembre 2011
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