mercoledì 17 agosto
ore 21,15 chiesa di San Francesco
LA BACCHETTA MAGICA: un Mondo di giovani direttori
per Bartok, Beethoven, Bizet, Mozart, Stravinsky e Rossini
Orchestra Sinfonica G. Rossini
Barbara Cherubini
Sergei Eleazar de Carvalho
Andreas Eriksson
Ricardo de Sousa Castro
André Teixeira Brant
Gregory Tufts . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .direttori
Lanfranco Marcelletti . . . . . . . . docente
Béla Viktor János Bartók (1881-1945)
Danze popolari rumene - 1917
1. Jocul cu bâtă (Danza del bastone) - Energico e festoso / 2. Brăul (Girotondo)
- Allegro / 3. Pe loc (Sul posto) - Andante / 4. Buciumeana (Danza del corno) Moderato / 5. Poargă românească (Polka rumena) - Allegro / 6. Măruntel (Passettino di Belényes) – Allegro / 7. Măruntel (Passettino di Nyàgra) - Più allegro
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sinfonia n. 2 in Re magg. Op. 36 - 1803
- Adagio - Allegro con brio
- Larghetto
- Scherzo: Allegro
- Allegro molto
Georges Bizet (1838-1875)
dalla Suite n. 1 da Carmen - 1875
- Les dragons de Alcala
- Seguidilla
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Sinfonia n. 32 in Sol magg. KV 318 - 1779
Igor' Fëdorovič Stravinskij (1882-1971)
Eight Instrumental Miniatures - 1962
1. Andantino / 2. Vivace / 3. Lento / 4. Allegretto / 5. Moderato: Alla
breve / 6. Tempo di marcia / 7. Larghetto / 8. Tempo di tango
Gioachino Rossini (1792-1868)
da Il Signor Bruschino - 1813
- Ouverture
Produzione in collaborazione con Aria Italiana
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Q
mentate, da un’ampissima raccolta etnica avviata nel 1905, quando intraprese insieme a Zoltán Kodály il suo
primo viaggio per la registrazione e la
trascrizione della musica popolare magiara e centro-orientale. Tale genere
musicale interessava Bartók non solo
come materiale primario per le sue
composizioni, ma anche come mezzo
per arrivare, attraverso le strutture melodiche e ritmiche oggetto d'indagine, a
un’atmosfera libera dalla tirannia dei sistemi classicheggianti. Il passaggio è comunque graduale: da un intento
conoscitivo ad uno artistico - dal pianoforte all’orchestra, in grado di ampliare
le relazioni fra la tradizione popolare e la
personalizzazione di questa da parte del
compositore moderno. La freschezza
dei ritmi e delle melodie viene così combinata con un’armonia ardita e con
nuovi effetti sonori, in un’impressionante
sintesi di musica di intrattenimento e
avanguardia. Per evitare comunque
scarti troppo bruschi con l’originale, Bartòk sceglie un organico ridotto, riprendendo l'esempio dell'orchestrina di
paese più vicina alle tradizioni popolari.
La ricerca timbrica diviene così preminente, oscillando fra colto e popolare,
come ben evidente fin dall’inizio della
composizione.
B. Bartók
uello del direttore d'orchestra
non è affatto un mestiere in
estinzione, come si continua a
vociferare alla morte di ogni grande
Maestro. Al contrario, sempre più giovani talenti, provenienti da luoghi e culture profondamente differenti, decidono
di intraprendere questa irta strada. Per
essere un buon direttore, infatti, non servono solo una straordinaria competenza
musicale e anni di studio e di gavetta,
ma soprattutto un carattere di ferro e
tanto carisma; in grado da consentire di
tener testa agli orchestrali, pur rimanendo nelle loro grazie.
Siamo quindi molto orgogliosi che alcuni giovani direttori d’orchestra provenienti da tutto il Mondo abbiano scelto
proprio il corso di perfezionamento organizzato da Aria Italiana, qui a Mercatello, come punto fondamentale per
l’avvio delle loro carriere, che gli auguriamo di cuore favolose. Con l’apporto
fondamentale del Maestro Lanfranco
Marcelletti, titolare del Master Class che
stasera si conclude, abbiamo quindi organizzato con gioia questo concerto a
loro dedicato e con il quale chiudiamo
il sipario sulla stagione 2011; una serata
piacevole, festosa e che getta un ponte
verso il futuro ed altre nuove attività che
Musica&Musica ha dimostrato di saper
attivare nel territorio, ponendosi all’attenzione di un bacino geografico ed un
pubblico sempre più vasto.
È dunque con immenso piacere che
vedremo galleggiare nell’aria nuove e
promettenti bacchette in grado, con
l’istintiva capacità comunicativa del direttore che le fa danzare, di strutturare
armoniosamente il suono d'insieme, dettando tempi, ingressi e dinamiche, frutto
di interpretazioni e studi approfonditi.
A sottolineare la fondamentale parte
della preparazione e la magnifica struttura cosmopolita del gruppo di giovani
direttori, apriamo il concerto con un
compositore che è fra i più grandi studiosi della musica popolare e tra i pionieri dell’etnomusicologia: l’ungherese
Béla Bartók. Egli trasse le Danze popolari
rumene, scritte prima per pianoforte e
solo successivamente da lui stesso stru-
Qui si concretizza l'Allegro con brio, dinamico e comunicativo, basato su una
idea vigorosa che sfreccia inquieta, spigliata e gioiosa tra una miriade di accenni che si stipano nella pagina, colma
di entusiasmo creativo.
Nel soave Larghetto coesistono le grazie del Settecento e la consapevolezza
della loro imminente estinzione. Così, assieme alla piacevolezza dei dialoghi
classici, si avverte un brivido romantico
di malinconia per un periodo morente.
Puro ritmo è invece l'essenza del semplice Scherzo; un brano ironico e grottesco, essenziale e rapido nei cambi di
tonalità e timbro, con cui Beethoven per
primo abolisce il minuetto di maniera.
Una vasta ed estrosa ricapitolazione
degli atteggiamenti espressivi ascoltati si
ha nell’Allegro molto finale; ancora giocoso, ma ormai basato su un tema di
grande complessità armonica, scosso
da aspri e turbolenti contrasti, fulminei e
scontrosi, eccentrici e umoristici, che
non hanno più nulla di settecentesco.
L. van Beethoven
Proponiamo ora ad un’opera più conosciuta, anche se fra le sinfonie di Ludwig van Beethoven è certamente tra le
meno eseguite. La Seconda, pur pervasa di energia e serenità, nasce mentre il musicista attraversa uno dei suoi
momenti più dolorosi e scoraggianti; segnato dall’acuirsi della sordità e dalla
delusione sentimentale patita a causa
del rifiuto della Contessina Guicciardi.
Questo si tradusse però in uno stimolo a
moltiplicare le sue possibilità espressive,
a consegnarsi anima e corpo alla sua
vocazione creativa. Creatività che in
questo spartito i contemporanei avvertirono eccessiva e sorprendente, anche
se ai nostri orecchi si possono solo scorgere le linee principali della “romantica”
sofferenza sulle quali cavalcherà la dirompente sinfonia successiva: Eroica.
La Seconda si apre con un Adagio
che, dopo poche battute, si avvia per
campi armonici cangianti, presentando
frammenti e spunti melodici e ritmici
sempre nuovi.
G. Bizet
Due piccole, grandi, perle estratte da
Carmen, lavoro più rappresentativo di
Georges Bizet, ci consentono di esplorare nuovi orizzonti. Capolavoro assoluto
del teatro musicale, l’opera debuttò fra
polemiche e proteste per la novità della
messa in scena ed il soggetto immorale.
L’anticonformismo di Bizet, morto poco
dopo la prima ignaro del clamoroso successo che gli si prospettava, è intuibile
anche dal solo ascolto dell’invenzione
musicale presente nello spartito.
Il breve preludio al secondo quadro,
Les Dragons d’Alcala è una sorta di
umoristica canzone da caserma affidata ai fagotti ed al tamburo; brano inserito nella prima Suite ricavata dal
materiale musicale dell’opera.
Infatti, come è accaduto per molte
altre composizioni teatrali e balletti famosi, anche di Carmen sono state fatte
diverse riduzioni orchestrali per un'esecuzione antologica dedicata al semplice
ascolto. Così è avvenuto anche per la
celeberrima Seguidilla, motivo con cui
la protagonista seduce il brigadiere che
avrebbe dovuto condurla in prigione,
promettendogli quell’amore che segnerà definitivamente le loro vite e il
prosieguo della trama.
Questi due luminosi mozziconi manifestano già da soli ed in modo lampante,
la straordinaria ispirazione esotica della
musica di Bizet, con le sue citazioni folcloristiche e i ritmi di danza propri della
personalità dell’autore.
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Continuando in questo nostro viaggio
in “tempi, luoghi e culture” differenti, ci
troviamo ora al cospetto di un altro
genio indiscusso della musica: Wolfgang
Amadeus Mozart. La Sinfonia n. 32 che
ascolteremo, scritta dal giovane salisburghese ventitreenne, non ha però
ancora quella struttura strumentale dialetticamente articolata e complessa
alla quale ci riferiamo oggi quando parliamo di questa forma orchestrale. Al
tempo questa era infatti ancora intesa
come un brano da concerto destinato
ad aprire o chiudere un programma
musicale focalizzato su pezzi virtuosistici
o solistici. Segue pertanto l'influenza dell'ouverture in stile italiano che, secondo
lo spirito dell'opera buffa, era articolata
in tre tempi (Presto - Adagio - Presto), distinti fra loro soltanto esteriormente, ma
che si sviluppava in un tempo solo. Il piacevole e scorrevole gioco di imitazioni
iniziale è tipico delle ouverture. L’andante centrale è delicato, morbido e
persuasivo, in linea con la migliore tradizione mozartiana, e sfocia nella ripresa
del primo tempo, che chiude la composizione; prezioso tassello della creatività
mozartiana.
W.A. Mozart
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I. Stravinskij
G. Rossini
Come i pezzi di Bartók ascoltati in
apertura, anche le Eight Instrumental Miniatures di Igor Stravinskij sono una ripresa di una serie di melodie scritte
inizialmente per pianoforte. I pezzi originali, piccoli gioielli di semplicità, avevano uno scopo puramente didattico, e
vennero ricomposti e ripensati dall’autore per quindici esecutori, rivelandone
così una natura del tutto nuova. Pur
mantenendo i toni originali, l’ordine dei
movimenti venne modificato, segnando
così un percorso geniale per la sua semplice coerenza. Questo è cosparso di
una molteplicità di segnali ed elementi
intrecciati in una rete di rimandi a forme
del passato, senza però mai scadere in
un atteggiamento manieristico.
L’Andante è nel segno dell’infantile
purezza, rappresentata da una semplice e cullante nenia. Lo zampillante Vivace si regge invece su un incessante
ritmo che sfocia, senza interruzione, nel
Largo dal tono pensoso e introverso. Il
quarto movimento, Allegretto, ci esalta
nuovamente ma stavolta con una scrittura decisamente meno lineare di
quella del secondo numero. Il successivo Moderato reinterpreta in maniera
personale una melodia di stampo settecentesco, prima che irrompa il pomposo ed ironico Allegro. L’elegiaco
Laghetto che segue, trabocca di una
composta nostalgia e ci accompagna
verso l’ultimo brano della raccolta, dedicato ad un ballo: Tempo di tango.
In conclusione ritroviamo la breve e
spiritosa sinfonia di una delle vulcaniche
farse giovanili di Gioachino Rossini: Il Signor Bruschino. I brani introduttivi rossiniani sono universalmente riconosciuti
come uno straordinario esempio ed un
saggio perfetto della sua abilità e originalità compositiva. Connotati da una
decisa vitalità ritmica, da una spiccata
inventiva melodica, dalla lucida orchestrazione, da una forza propulsiva
nuova, dalla varietà dei famosi “crescendo”, bastano, da soli, a delineare la
personalità unica del grande pesarese.
L’Ouverture in programma occupa
però un posto di rilievo nella storia della
musica. Deliziosa e conosciutissima essa
infatti anticipa di un secolo e mezzo le
più avanzate avanguardie del ‘900. Il
brillante e scherzoso brano, oltre all’eliminazione del tradizionale tempo lento
iniziale e al conseguente immediato
precipitare in un clima umoristico esplicito, si segnala soprattutto per la trovata
del curioso effetto ottenuto da Rossini
facendo battere il tempo con l’archetto
sul leggio dai violini secondi. Ma l’esempio di Musique Concrète, con suoni vicini al “rumore” e teorizzata da Pierre
Schaeffer solo nel 1948, è solo uno degli
stupefacenti effetti timbrici che ci ha regalato la mirabolante produzione rossiniana, che speriamo di poter continuare
a proporre ed ascoltare nelle prossime
edizioni della stagione concertistica promossa dal Museo di San Francesco.
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