Registrazione n. 676 del 30.11.2001
presso il Tribunale di Milano
Direttore responsabile: Luigi Perego
numero 3 - novembre 2008
il novatese
www.partitodemocraticonovate.it
Circolo di Novate Milanese
COME SI SPENDONO I SOLDI DEI NOVATESI?
Stefano Tarro
La giunta ha deciso rilevanti impegni di spesa che gravano sulle tasche
dei cittadini con scarsa informazione e senza nessun reale coinvolgimento
C
i può essere un criterio oggettivo per valutare se una
coalizione ha amministrato più o
meno bene?
Un metro che ci sembra convincente è quello di valutare come
sono stati spesi i soldi dei cittadini.
In questo numero del giornale
cominciamo dall’annosa vicenda della piscina, ovvero il Centro Sportivo Cis Polì: una società
dove il Comune partecipa come
azionista di minoranza al 49%
ma anche come “generoso” contribuente, visto che ha ripianato
perdite per centinaia di migliaia
di euro, a fronte di un servizio
sempre più scadente e di prospettive vaghe ed incerte.
Questo non è l’unico capitolo
da tenere sotto osservazione:
Meridia, Ascom, l’Oasi San Giacomo, la ristrutturazione del Par-
co Ghezzi. Per ognuno di
questi capitoli vi sono rilevanti impegni di spesa:
spese che gravano immediatamente sulle tasche
dei novatesi. Ci chiediamo: su ognuno di questi
capitoli, quale è il grado
di coinvolgimento e di informazione dei cittadini,
quando è venuto a mancare persino il coinvolgimento
degli organi istituzionali, Consiglio comunale in testa. E’ tutto
– o quasi - passato attraverso decisioni di Giunta. Il gruppo consiliare del PD ha lavorato in modo
da riportare la discussione (e le
decisioni più rilevanti) nel Consiglio comunale. Ogni volta abbiamo assistito ad incidenti di percorso della maggioranza, che ha
palesato tutte le sue contraddizioni: il suo massimo esponente,
cioè il Sindaco, è stato più volte
messo in minoranza, contraddetto, smentito, dai suoi stessi assessori e consiglieri. E’ accaduto sulla questione Oasi San Giacomo,
tornata in alto mare, tanto che
nessuno è oggi in grado di dire
quale sarà il destino degli anziani lì ospitati. E’ accaduto anche sulla vicenda della piscina. Il
Sindaco non ha ritenuto di assumersi la responsabilità di recarsi
personalmente all’assemblea dei
soci per votare la costosa ricapitalizzazione: eppure impegnare il bilancio comunale e cedere pezzi del territorio novatese
sono atti che richiederebbero la
sua presenza!
Il Parco Ghezzi è – in ordine di
tempo - l’ultima vicenda. Che vi
sia bisogno di una sua riqualificazione è fuor di dubbio: per troppo tempo è stato abbandonato a
sé stesso. Tuttavia la questione è
un’altra: visto l’impegno di spesa
(oltre due milioni di euro) e l’importanza del Parco ci sarebbe bisogno di ben altra attenzione e
un maggior coinvolgimento dei
cittadini.
Chi amministra Novate dovrebbe
aver presente che lo fa solo pro
tempore e in nome dei cittadini, per il bene comune di chi c’è
oggi e di quelli che verranno.
In questo numero del giornale
facciamo chiarezza su alcuni di
questi capitoli, con approfondimenti che meritano una attenta
lettura: per farsi un’idea più precisa adesso, per poter decidere
meglio in futuro.
Gabriele Poeta Paccati
COSTRUIAMO INSIEME IL PD: LA DIFFERENZA LA FAI TU!
Il tesseramento costituisce un gesto libero e democratico di partecipazione
Iscriversi al PD implica l’assunzione di diritti e doveri. Gli iscritti hanno, tra gli altri, il diritto a partecipare all’elezione
diretta dei segretari e delle assemblee a tutti i livelli del partito; a essere consultati sulla scelta delle candidature a
qualsiasi carica istituzionale elettiva; a partecipare alla formazione della proposta politica del partito e alla sua attuazione; a essere compiutamente informati ai fini di una partecipazione consapevole alla vita interna del partito; ad
avanzare la propria candidatura per gli organismi dirigenti ai diversi livelli e sottoscrivere le proposte di candidatura
per l’elezione diretta da parte di tutti gli elettori; a sottoscrivere le proposte di candidatura a ricoprire incarichi istituzionali e a candidarsi a ricoprire incarichi istituzionali.
Ma gli iscritti hanno anche dei doveri, tra cui: partecipare attivamente alla vita democratica del partito; contribuire
al finanziamento del partito versando con regolarità la quota annuale di iscrizione; favorire l’ampliamento delle
adesioni al partito e della partecipazione ai momenti aperti a tutti gli elettori.
Piscina: conto salato per i novatesi
I
S.T.
novatesi ricordano certamente
con quanta enfasi, nel giugno
2002, la Giunta di centro-destra
presentò il progetto della piscina
“Polì” e la costituzione di una società, con partecipazione al 49%
del Comune e al 51% di un socio
privato, per la realizzazione e la
gestione dell’impianto.
Il piano economico-finanziario
prevedeva una perdita iniziale
ma utili erano previsti fin dal secondo anno dell’attività.
I consiglieri comunali ora confluiti
nel gruppo del Partito Democratico considerarono negativa la scelta di fare una società mista con
partecipazione minoritaria del
Comune ed espressero forti e mo-
tivate perplessità sulle previsioni
di utili, considerandole troppo
ottimistiche e del tutto prive di
fondamento. I consiglieri PD fecero anche proposte alternative,
che non vennero nemmeno prese
in considerazione dalla maggioranza di centro-destra: si chiedeva nello specifico che il Comune
costruisse l’impianto a suo carico
e ne affidasse la gestione a una
società specializzata, oppure che
il Comune avesse almeno il 51%
della partecipazione, così da essere determinante nelle decisioni.
A cinque anni di distanza i timori che avevamo espresso si sono
puntualmente verificati.
La tabella riportata in questa pagina mette in evidenza il rilevante
esborso di denaro che il Comune
ha dovuto effettuare per Polì.
I dati ci dicono inoltre che su un
totale di 2.711 utenti annui, solo
il 42,31% sono novatesi, mentre
il restante 57, 69% arriva da fuori
(il 23,42% da Milano e gli altri dai
comuni limitrofi).
La nostra non è solo critica: per
evitare ulteriori esborsi di denaro
senza che vi siano reali possibilità
di rilancio, i consiglieri del Partito
Democratico sono impegnati per
ricercare soluzioni positive.
Daniela Maldini
ECCO QUANTO HANNO DOVUTO PAGARE FINORA I
NOVATESI PER LA PISCINA
• 250.000 € (valore di 13.000 metri quadrati di terreno messi a disposizione
per la realizzazione dell’opera)
• 1.500.000 € quale contributo per costruzione dell’impianto
• 250.000 € per coprire le perdite dal 2003 al 2004
• 530.000 € (valore dell’ulteriore terreno dato a “Polì” per coprire le perdite
dal 2005 al 2008)
2.530.000 €... Un bell’investimento, non c’è che dire
TARIFFE DELLA MENSA:
CON “MERIDIA” NON
Le organizzazioni sindacali hanno indirizzato a tutti i gruppi consiliari e
al Sindaco una lettera nella quale si chiede un incontro per discutere del DOVEVANO CALARE?
QUALE FUTURO PER L’OASI?
futuro dell’Oasi, dei dipendenti che verrebbero colpiti dalla chiusura della
residenza, ma soprattutto degli anziani oggi ospitati. In sostanza si chiede:
esiste una politica per gli anziani a Novate?
Di seguito il testo della lettera
Al Sindaco
Dott. Luigi Riccardo Silva
Ai capigruppo Consiglio Comunale
Comune di Novate Milanese
Milano, 1° ottobre 2008
OGGETTO: richiesta incontro su futuro RSA Oasi San Giacomo – Novate Milanese
Siamo con la presente ad esprimere tutta la nostra preoccupazione per il futuro della Rsa Oasi San Giacomo di Novate Milanese. Sappiamo che l’accreditamento della struttura, concesso in proroga, è ormai prossimo alla scadenza
e senza la presentazione di un progetto di ristrutturazione rischia di non
essere rinnovato.
La chiusura della struttura aprirebbe un problema per gli ospiti in essa ricoverati che sarebbero, molto probabilmente costretti ad un trasferimento in
altra struttura, rompendo affetti, amicizie e conoscenze ed un legame con il
territorio. Immaginiamo anche il disagio dei parenti che oggi possono mantenere un rapporto stretto con i propri cari ricoverati, perchè la struttura è
insediata nel territorio e che domani dovrebbero, per far loro visita, raggiungerli in struttura lontane.
La chiusura della struttura aprirebbe anche un problema occupazionale, disperdendo competenze e professionalità acquisite.
Infine il territorio novatese resterebbe privo di ogni struttura per il ricovero degli anziani, privando la popolazione di un importante servizio.
Per queste ragioni siamo a chiedervi un urgente incontro per discutere delle
possibili iniziative che l’Amministrazione Comunale può effettuare.
Certi della vostra sollecita attenzione, inviamo cordiali saluti
il segretario del Comparto SSAEp
della Fp Cgil Milano
Natale Cremonesi
2
Il segretario
Spi Milano
Angelo Bonalumi
Dall’inizio di settembre le tariffe della mensa per anziani
e disabili sono aumentate; da
gennaio aumenteranno anche
quelle della refezione scolastica.
Perché questi aumenti, a fronte delle sbandierate possibilità
di sviluppo di Meridia (società
alla quale il Comune partecipa al 49%) che avrebbe dovuto conquistare nuovi mercati
e, quindi, ridurre il costo dei
pasti a carico del Comune?
È successo esattamente il contrario: i costi aumentano e
la Giunta decide di scaricare
l’onere sugli utenti di Novate.
Ma non è finita qui: Meridia
deve coprire un deficit pregresso di 300 mila euro.
E, ancora una volta, il Comune dovrà tirar fuori la sua
quota (circa 150 mila euro).
Un altro scippo di cui i novatesi avrebbero volentieri fatto a meno.
Lorenzo Guzzeloni
I giovani democratici si organizzano
In vista le primarie per la scelta del portavoce e la partecipazione alle
elezioni amministrative di primavera
P
S.O.
er i Giovani Democratici novatesi, nei prossimi mesi, si apriranno delle nuove sfide che li vedranno impegnati sia in ambito
locale che su scala nazionale.
Innanzitutto a novembre, in una
data ancora da decidere, si terranno su tutto il territorio nazionale le elezioni primarie per
costituire la futura giovanile del
Partito Democratico. In questo
modo tutti i giovani dai 14 ai
29 anni avranno la possibilità di
scegliere il portavoce nazionale
dei Giovani Democratici e due
candidati per le assemblee costituenti nazionale e regionale.
Sono candidati per l’assemblea
nazionale i novatesi Luigi Corbari ed Eleonora Galimberti. Anche
se affronteremo queste elezioni
con impegno e entusiasmo, non
ce la sentiamo però di affermare
in tutta sincerità che questo sia il
mezzo migliore per costituire un
organizzazione politica giovanile. Questa dovrebbe prima di
tutto radicarsi in maniera forte
sul territorio, riuscire a coinvolgere i ragazzi parlando di valori
sociali, proponendo alternative
vere, convincenti e realizzabili. E
fino ad ora i GD non hanno avuto modo di farsi conoscere così
bene per riuscire a convincere gli
elettori delle primarie della limpidezza dei propri progetti.
Ciò detto però, lavoreremo perché le primarie vengano accolte
dai giovani come una spinta per
costruire qualcosa di nuovo e
non un ripetere in piccolo i meccanismi del PD.
Per quanto riguarda Novate in-
vece, ci stiamo preparando per
affrontare le elezioni amministrative. Vogliamo che i giovani
abbiano un posto di primo piano alle prossime elezioni e spero che riusciremo a convincere i
cittadini che è vero che il PD è un
partito giovane.
Le amministrazioni Silva non si
sono mostrate minimamente attente ai bisogni dei giovani, in
dieci anni non si è investito nelle
politiche giovanili. Non sono stati creati punti di aggregazione
e incontro. Il Centro Incontri è
stato chiuso, la Biblioteca è priva
di aria condizionata e studiare
d’estate è impossibile, i consultori più vicini sono a Quarto Oggiaro o Bollate. Non vogliamo una
Novate semplicemente “bella”,
ma una Novate che sia davvero
vivibile.
Vogliamo migliorare il nostro
territorio e per farlo lavoreremo
seriamente per elaborare progetti concreti riguardanti le politiche giovanili.
G.D.
Il Partito Democratico promuoverà un referendum per abrogare il decreto Gelmini sulla
scuola. Questo l’annuncio fatto
da Walter Veltroni a nome del
PD ai giornalisti a poche ore
dall’approvazione della legge al
Senato.
Una risposta all’intransigente
arroganza del governo. Una risposta che non sarà solo un’iniziativa del Partito Democratico
ma anche e soprattutto “una
grande battaglia civile”.
“Non siamo persone aduse a
usare questo strumento facilmente, - spiega Veltroni - lo facciamo perché pensiamo che sia
in gioco l’idea stessa del futuro
del paese, perciò ne abbiamo
discusso e abbiamo deciso senza
esitazione”.
Stefania Olivieri
CANCELLIAMOLA!
3
“2015, FINE DELLA SCUOLA?”
Il Partito Democratico con studenti, insegnanti e famiglie, contro il decreto Gelmini
S.T.
GAP MULTIMEDIALE:
Attualmente circa 50% degli insegnanti italiani è over 50 e ’80% dei
docenti del 2015 è già oggi in servizio. Ma lo studente del 2015 sarà
profondamente diverso da quello
di oggi. Gli scolari nati nel terzo
millennio, saranno cresciuti con
computer palmare e videotelefono,
connessi a internet dalla nascita.
Si allargherà quindi il divario tra le
abilità informatiche di un cinquantenne e di un 14enne. Tra dieci anni
un bambino delle elementari potrebbe possedere una competenza
informatica superiore a quella della maestra. Quale impatto avrà sul
loro rapporto?
Il rischio è quello di una nuova
frattura generazionale, diversa da
quella del ’68, non più a carattere
ideologico e politico, ma basata
sull’insofferenza dell’adolescente
di domani, sulla perdita di credibili4
tà e di senso dell’istituzione scuola,
sulla sua incapacità di comunicare
se stessa, di usare linguaggi e strumenti diversi.
La scuola ha finora educato all’analiticità, avvalendosi massicciamente
dei libri di testo. E la stragrande
maggioranza degli attuali insegnanti si è formata sui libri.
I giovani, i giovanissimi e ancor più
le prossime generazioni, cresceranno invece in una realtà sempre più
multimediale, orizzontale, reticolare, iconica.
Pensiamo al nuovo servizio del motore di ricerca “Google Scholar” che
permette di ricercare parole-chiave
dentro intere biblioteche, paper
di congressi scientifici, database
e in tutto ciò che sia conoscenza
accademica e sia stato inserito nel
web. In pochi secondi si può avere
a disposizione l’informazione selezionata sul meglio che l’umanità ha
prodotto su un certo argomento.
Il mondo della scuola riuscirà a colmare il gap che già oggi si nota tra
il modello culturale (e pedagogico)
monomediale del suo passato-presente e quello multimediale richiesto dall’evoluzione tecnologica e
sociale del nostro tempo?
Se non si saprà adattare, non solo,
ma reinterpretare in chiave critica e
propositiva i nuovi modelli, potrebbe finire per perdere gradualmente
la sua ragione sociale.
STUDIARE A CASA
E NON A SCUOLA?
Negli Usa 2 milioni di studenti non
studiano a scuola. Sono gli “homeschoolers” il cui numero è cresciuto rapidamente soprattutto da
quando le nuove tecnologie hanno
consentito di disporre on line di
quantità imponenti di informazioni, materiali didattici, sussidi vari,
accompagnati da programmi di assistenza individualizzata, forniti da
varie imprese e organizzazioni.
In Italia il fenomeno è per ora irrilevante, ma lo spostamento dell’accento dai curricoli agli esami
e alle certificazioni, e l’eventuale
assegnazione di buoni studio alle
famiglie che volessero intraprendere questa strada potrebbero creare
anche da noi condizioni più favorevoli allo sviluppo del fenomeno.
GLI INSEGNANTI “SCOPPIATI”
La categoria degli insegnanti è
quella più esposta, tra i lavoratori,
a una nuova malattia, nota come
S.T.
Qualche tempo fa, a Genova, si è
svolto un convegno, dal titolo provocatorio “2015, fine della scuola?”. I partecipanti del convegno
hanno sottolineato come alcune
tendenze in atto a livello internazionale e nella società italiana,
fanno sì che la scuola rischia di essere messa fuori gioco e percepita
dagli adolescenti di domani, come
un’istituzione inutile.
Le nuove tecnologie, il tasso di invecchiamento (della società e degli
insegnanti), la multietnicità, la concorrenza di altre agenzie e luoghi
formativi, il malessere e la crescente disaffezione di molti insegnanti
metteranno seriamente in discussione l’istituzione scuola come la
conosciamo oggi e il rapporto docente-alunno.
Le riflessioni su questo convegno
sembrano essere un buon punto
di partenza per valutare gli ultimi
provvedimenti del ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini.
“burnout syndrome”, o “sindrome
dello scoppiato”.
Tale condizione è caratterizzata da
affaticamento fisico ed emotivo,
atteggiamento distaccato e apatico
nei rapporti interpersonali, e sentimento di frustrazione. Autorevoli
studi hanno accertato che tale affezione rappresenta un fenomeno di
portata internazionale, che ricorre
frequentemente negli insegnanti.
Non è allora un caso che il 32% dei
ragazzi tra i 14 e i 16 anni ritiene
che gli insegnanti siano disaffezionati alla propria classe, mentre il
26% degli studenti considera i propri professori distaccati da quello
che insegnano. Sono i risultati di
una recente inchiesta condotta dall’Osservatorio sui Diritti dei Minori.
Il rischio concreto è che una parte
della classe docente in questo stato
non stimoli adeguatamente i giovani, non rappresenti un modello credibile e ne deluda le aspettative.
Questi fattori, assieme agli altri, che
per motivi di spazio qui non analizziamo, mettono secondo i partecipanti del Convegno, in serio rischio
il modello di scuola tradizionale.
E’ quindi evidente che l’assetto che
avrà il nostro sistema di istruzione
e formazione tra 10-15 anni dipende strettamente dalle scelte e dagli
investimenti che si compiono e si
pianificano ora.
IL DECRETO GELMINI
Per rinnovare la scuola il ministro
non guarda avanti, non adegua la
scuola alle nuove sfide tecnologiche ma al contrario, trova le soluzioni “innovative” nelle soluzioni
del passato remoto.
La tesi della Gelmini sembra essere:
“ Torniamo all’antico e sarà un progresso!”: Il maestro unico, il grem-
biule, bocciatura più facile, assieme
al taglio drastico delle spese scolastiche.
Con quali conseguenze? Lasciamo
al lettore la risposta, citandone comunque una, quella di una maestra
della scuola elementare novatese:
“Per quanto riguarda il maestro
unico, devo dire che si tratta di un
provvedimento del tutto sbagliato.
Esso significa di andare indietro,
annullare tutto ciò che funziona
oggi molto bene! Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico, un’istituzione europea di indiscusso prestigio,
le elementari costituiscono il fiore
all’occhiello dell’istruzione italiana
e sono tra le migliori del mondo
(nei primi otto posti). Tutto il resto
va male, anzi malissimo, specie le
università. Perché quindi cambiare
proprio la scuola elementare dove
abbiamo trovato le soluzioni educative ottimali? Ma a parte questa
materie, anche in quelle di cui non
abbiamo competenze specifiche.
Oggi, ai tempi in cui nelle aziende
la specializzazione diventa una leva
per migliorare l’efficienza, nella
scuola si vuole andare contro tendenza! Sinceramente mi troverò in
difficoltà ad insegnare la matematica o le scienze dopo 20 anni del
totale distacco da quelle materie.
- La gestione della classe sarà molto più difficile perché mancherà il
confronto tra due maestre, tra due
visioni di un alunno, delle sue potenzialità, del modo migliore per
stimolarlo. L’analisi di un alunno da
parte di un maestro unico sarà per
forza più soggettivo e quindi sicuramente peggiore rispetto quanto
oggi possono fare le due insegnanti.
- Con l’introduzione di un maestro
unico non sarà più possibile svolgere le lezioni in compresenza che
servono per il lavoro di recupero.
LA “RIFORMA” SCOLASTICA DEL MINISTRO GELMINI
- Taglio di 87.000 posti in 3 anni (con conseguente numero maggiore di alunni
classe e meno ore di lezione)
- Docente unico nella primaria più l’insegnante di inglese (ma non vengono
toccati gli insegnanti di sostegno e di religione)
- Reintroduzione del grembiule
- Voti da 1 a 10 nelle Scuole Elementari
- Inserimento di una nuova materia: educazione civica
- Voto in condotta: con un 5 si può essere bocciati.
- Estensione degli istituti comprensivi
- Riduzione delle ore di lezione dei tecnici e professionali da 36 a 32
- Riduzione degli attuali indirizzi di studio nella secondaria superiore
- Tornano gli anticipi nella scuola dell’infanzia: il bambino potrà essere iscritto
a 2 anni e mezzo.
affermazione generale, l’introduzione del maestro unico creerà
molti problemi organizzativi che
necessariamente si ripercuoteranno negativamente sugli alunni. Vediamo perché:
- Attualmente, essendo in due, ci
siamo specializzate nelle materie
che ognuna di noi insegna. Io ad
esempio insegno l’italiano, storia,
educazione fisica ed immagine. La
mia collega insegna la matematica,
scienze, musica e geografia. Come
si vede, la suddivisione non è casuale; sono raggruppate le materie
umanistiche e quelle scientifiche.
Una di noi conosce bene la musica,
l’altra la pittura. Anche se si tratta
di nozioni base – nessuna di noi è
preparata così bene nell’altro campo, da poter garantire la stessa
qualità di insegnamento in tutte le
Durante queste lezioni i bambini vengono suddivisi in gruppi di
differente livello di apprendimento e sono seguiti con programmi
differenti dalle due maestre. Un
maestro unico non potrà mai realizzare questo tipo di programma.
Non potrà infatti essere presente
contemporaneamente in due differenti gruppi di bambini e questo
provocherà che i ritardi di apprendimento degli alunni non verranno
mai recuperati, bambini in difficoltà non verranno aiutati in tempo.
- Per quanto riguarda l’introduzione
della scala dei voti da 1 a 10; penso
che esso non sarà così efficace nel
motivare gli alunni come lo è il sistema attuale di giudizi: sufficiente, buono, bravo, bravissimo ecc.
Questo anche perché un aggettivo:
“buono, bravo”, è più compren-
sibile, è più gratificante che non
un 6 che è un numero astratto, e
comunque un numero lontano dal
10. In altre parole: dare il messaggio al bambino: “sei buono nel fare
questo compito ma in futuro potrai
diventare persino bravissimo” non
è la stessa cosa che dire sei valutato
per un 6 ma ti mancano ancora 4 livelli per raggiungere 10.! Quindi la
valutazione in scala decimale non
sarà così incoraggiante, motivante
quanto lo è il sistema attuale. Allora perché cambiare in peggio?
Di fronte alla prospettiva di un
peggioramento della qualità del
nostro lavoro e della scuola elementare in generale, noi insegnanti, non saremo a guardare! Faremo
tutto il possibile per far sì che la
riforma Gelmini non venga adottata! .Siamo costretti a lottare per
poter garantire a tutti, anche alle
generazioni future, quel livello di
preparazione che oggi è apprezzato in tutto il mondo! “
Riflettendo sull’intervista e sulla
drammatica situazione del livello di preparazione degli studenti
delle nostre scuole medie e superiori (secondo l’indagine Ocse-Pisa
i nostri studenti sono agli ultimi
posti della classifica mondiale)
viene spontanea la domanda: non
sarebbe meglio anziché cambiare il metodo di insegnamento alle
elementari, farlo allargare alle altre scuole? Ad esempio effettuare
regolarmente,come alle elementari, le lezioni di recupero per gruppi
di livello, semplificare la scala dei
voti rinunciando a ben 5 livelli di
insufficienza (solo in Italia esiste
una scala simile, estremamente demotivante), aumentare il numero
di ore di matematica, specialmente
al Liceo Scientifico ecc….
Ma per fare una buona riforma occorre un dialogo con i protagonisti
della scuola : con insegnanti, studenti e loro genitori. Non solo con
il ministro delle Finanze, per conoscere l’obiettivo di quanto tagliare
le spese…
Linda Bergamini
5
USCIRE DALL’ISOLAMENTO
La voce dei novatesi che abitano “di là dalla stazione”
S.T.
l quartiere “Baranzate” con oltre
seimila abitanti, quasi un quarto
della popolazione novatese, suscita
emozioni molto differenti tra i suoi
abitanti. C’e chi, come Maria, non
vorrebbe mai spostarsi in un’altra
parte di Novate e chi, come Enrica,
dapprima entusiasta nel traslocare in un nuovo edifico di via Marie
Curie, ora soffre di quel isolamento
che si percepisce ogni giorno, della
mancanza dei servizi, dalla lontananza dal centro.
Ci incontriamo in quattro, tutti abitanti del quartiere Baranzate per
parlarne ma è Roberto, che riesce
meglio a raccontarlo: “Credo che un
motto per il nostro quartiere possa
essere “ uscire dall’isolamento “ ,
dice Roberto, “Questa sensazione
di isolamento e’ infatti storica, mai
cancellata o attenuata dalle scelte
urbanistiche delle varie amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo. Ricordo che da sempre si diceva che si abitava di qua
o al di là della stazione; quelli al di
là erano ovviamente quelli che abitavano lungo la Via Baranzate e vie
attigue. Ora a loro si sono aggiunti
tutti quelli che abitano nei nuovi
quartieri creati negli ultimi anni.
Forse non e’ stato possibile fare di
più in questa zona, anche per l’ubicazione sfortunata di questo territorio delimitato dalla ferroviaria,
dalla Rho Monza, dall’autostrada e
dalla zona industriale di Novate.
E’ cosi che spesso infrastrutture
come piscine, palestre, scuole, sono
state create sempre e prima di tutto
al di qua della stazione.
Il rumore lungo la Via Di Vittorio e
la forte velocità delle auto e’ sicuramente un aspetto fastidioso. Molto
probabilmente l’inquinamento lungo questa via e’ molto alto.
La centrale Enel e i tralicci dell’alta
tensione in prossimità delle scuole
non mi sono mai particolarmente
piaciuti…”
6
La preoccupazione sull’effetto dei
tralicci di alta tensione è condivisa
anche da Enrica, la quale teme che
essi possano essere dannosi per la
salute.
A questo punto tranquillizzo tutti,
(anche i nostri lettori, abitanti del
quartiere Baranzate) perchè qualche anno fa, su richiesta dei genitori degli alunni della Scuola Rodari,
(adiacente alla centrale elettrica)
è stato realizzato uno studio del
livello del campo elettromagnetico presente nella scuola. I risultati
dello studio erano confortanti: il
livello del campo elettromagnetico
era piuttosto in norma, quindi non
pericoloso per la salute. Un valore
un po’ alto era presente in palestra
ma essendo la presenza degli alunni in palestra abbastanza limitata ,
questa fatto non dovrebbe preoccupare.
Prosegue Roberto “ Non frequento
da tempo le scuole della zona che a
mio parere sono sempre state considerate da tutte le amministrazioni di serie B, ma mi ricordo che gli
interni della scuola elementare: le
aule e la mensa, erano brutte e mal
tenute. I parcheggi davanti a tutte
le scuole sono in numero insufficiente.
Parecchi anni fa’, avevamo chiesto
all’amministrazione un sovrappasso
lungo la Via Di Vittorio, o un attraversamento pedonale per consentire ai ragazzi del quartiere di
raggiungere la scuola media “Rodari” passando attraverso gli orti.
Ciò, per evitare che i ragazzi dovessero scendere sino alla Via Bozzi e
risalire la via Baranzate sino a via
Trampolini ma nulla è stato fatto.
Nonostante 100 firme raccolte, non
è stato nemmeno motivato, da parte dell’amministrazione comunale,
questo suo rifiuto di accogliere la
nostra proposta…
Un record della “Novate di là della stazione “ e’ sicuramente quello
delle piste ciclabili. Praticamente
zero, se non si vuole considerare
quella che da Quarto Oggiaro arriva sino alla fine della via Feltrami.
Non ci sono piste ciclabili che raggiungono sia le scuole che i parchi.
Non vi e’ nessuna pista ciclabile che
consenta di arrivare agevolmente a
Bollate, per raggiungere ad esem-
pio l’Ospedale,l’Istituto Tecnico Erasmo da Rotterdam o il Primo Levi.
Non vi e’ la possibilità di raggiungere il Parco delle Groane collegandosi alla ottima rete disponibile di
piste ciclabili del Parco.
L’ attraversamento in bicicletta della rotonda della Rho Monza è sicuramente un serio pericolo!
L’ amministrazione comunale, nonostante molti studenti frequentino l’Erasmo da Rotterdam e il Primo
Levi, non supporta, a differenza del
comune di Bollate alcuna iniziativa
dei due istituti.
Per quanto riguarda luoghi di aggregazione dei giovani o anziani,
nel quartiere non esiste nulla al di
fuori dell’oratorio”.
“L’oratorio è stato una vera conquista per il nostro quartiere, almeno
per i giovanissimi si è interrotto
quel senso di abbandono a se stessi.
Don Maurizio ha fatto cose meravigliose” aggiungo io, mi sembra una
cosa molto importante da sottolineare quando parliamo del nostro
quartiere. Grazie Don Maurizio!
S.T.
I
“Negli anni passati” prosegue Roberto, “ presso il Centro Incontri di
Via 1° Maggio, gli anziani si trovavano di domenica per ballare. Per
anni sono stati spostati da un luogo
all’altro del paese e ora, dopo avergli creato mille difficoltà sono rimasti senza un luogo dove andare. La
loro unica colpa era di non essere
sponsorizzati da alcuno. Mio padre
il giorno del suo ottantasettesimo
compleanno era distrutto quando
ha capito che non c’erano più spazi
disponibili per loro.
Il senso di isolamento è palpabile
anche attraversando il sottopassaggio della nuova stazione e percorrendo la strada che raggiunge poi
via Cadorna o via Diaz. Muri imbrattati ovunque, zone assolutamente
deserte, che danno una forte sensazione di abbandono.
Il parco di Via Baranzate è stato re-
VIVI CON STILE (IL TUO)
La crisi economica che ha colpito
l’Italia, e un po’ tutto il mondo, ci
impone oggi di guardare con occhi più attenti al nostro modo di
vivere.
I piccoli cambiamenti che ognuno
di noi decide di apportare al proprio stile di vita possono realmente indurre cambiamenti significativi anche su ampia scala.
Non intendiamo fare un discorso
pauperistico, di condanna tout
court della civiltà dei consumi,
anche se per molti di noi questo
tema dovrebbe richiamarci ad
una maggiore attenzione.
Scegliere stili di vita più sobri non
significa peggiorare le condizioni
della nostra vita, ma scegliere di
raggiungere il nostro benessere
in modo diverso da quello indotto
dalla civiltà dei consumi.
Vogliamo mettere in risalto che i
livelli di vita che ci stiamo concedendo non sono più sostenibili. Il
nostro pianeta non ce la fa più, è
esausto e ben presto toccheremo
con mano che molti “lussi” che
oggi ci concediamo si stanno ritorcendo contro tutta l’umanità.
E chi ne farà maggiormente le
spese saranno soprattutto le generazioni future.
Ecco perché parliamo di stili di vita
consapevoli, di rifiuto di sottometterci supinamente e in modo
acritico a regole e stili imposti dalle mode, dalla pubblicità, da certe
trasmissioni televisive che veicolano il consumo come un modo di
essere, di esistere.
Verrà da obiettare che i lussi sono
concessi a pochi e che la maggior
parte della popolazione di questo
pianeta ancora soffre la fame.
Questo è certamente vero, ma ....
proviamo a pensare se noi possiamo fare qualcosa, anche di molto
piccolo, per salvare la Terra dall’inquinamento, dalla siccità, e porre
un limite allo sfruttamento esagerato e insensato delle risorse.
Ma quando parliamo di stile di
vita non pensiamo solo a quello
dei singoli cittadini, ma anche a
quello complessivo delle nostre
società, che con la loro voracità
sono sempre più insostenibili sia a
livello sociale sia ambientale.
Occorre quindi riformulare in
modo responsabile lo stile di consumo, di relazione, a tutti i livelli
in cui è possibile agire.
E tante piccole pratiche - insieme
- hanno anche la forza di indicare
una direzione.
Eugenia Guzzetti
Scegliere stili di vita sostenibili vuol dire cambiare il nostro modo di essere e di consumare
Da un po’ di tempo a questa parte si sono avviate iniziative di vario genere che aiutano a scoprire
quanto già viene fatto oggi, evidenziando che non si tratta di sogni, ma di realtà vive e belle, attraverso le quali si impara a mettere in gioco il proprio stile di vita.
Fare la spesa con consapevolezza,
organizzare un gruppo di acquisto
solidale, autoprodurre il pane in
casa, conoscere produttori locali,
installare pannelli solari, provare
una bici elettrica, fare un bilancio
“di giustizia”, sottoscrivere un’assicurazione etica, investire nel risparmio etico, fare una vacanza
responsabile: questo e molto altro per imparare a vivere con più
semplicità e dare più senso alle
nostre scelte quotidiane.
Elena Balzola
www.viviconstile.org
SEGUE DALLA PAGINA 6
centemente ristrutturato. Il parco
di via Gramsci si trova invece in uno
stato di assoluto degrado. Trenta
anni senza alcun intervento. I vialetti del parco assolutamente disastrati come la vasca, fontana e i
muretti attigui.
Anche il parco di Via Curie ha poca
manutenzione, i tagli del prato
sono ridotti al minimo, e l’ambrosia
regna sovrana. Le panchine sono
mal conservate. E’ triste vedere l’incuria, il legno non e’ mai stato verniciato in 10 anni e il cemento si sta’
sgretolando. Rattrista vedere gli irrigatori partire da 10anni a questa
parte alle ore più assurde o in forte
ritardo rispetto alla stagione calda.
Le tre vie principali del quartiere
sono Via Baranzate, via Via Vialba e
via Di Vittorio che sono esattamente
come vent’anni fa, sempre deserte,
senza vita. Allontanandosi verso la
Ipici, il degrado e l’abbandono sono
sempre più evidenti.. Dove e’ stato
rimosso l’ autolavaggio sono rimasti
sterpaglia e rovi.
La via Gramsci e l’area mercato si
animano unicamente il sabato di
mercato. Quest’ area, se ben attrezzata potrebbe rivalutarsi .”
Ma a proposito di quest’ultima, Maria che ci abita vicino, commenta:
“ L’area del mercato è un punto di
ritrovo dei giovani che rendono la
nostra vita negli orari notturni, davvero difficile. Dopo le 23 e fino alle
4 del mattino si sente il rumore insopportabile delle “sgommate” in
moto o in macchina, delle corse veloci con la musica ad alto volume.
La presenza del mercato del sabato non è in se un problema, a parte
il disagio, e le multe, per il divieto
di parcheggio sotto la propria casa
quel giorno!
Se almeno quel divieto di parcheggio fosse utilizzato per ripulire la
strada subito dopo il mercato; invece no, la via Gramsci viene pulita
solo 5 giorni più tardi, il giovedì,
con le macchine parcheggiate, il
che significa un accumulo costante
di sacchetti di plastica, di carta, di
foglie mai rimosse fino in fondo.”
“Che cosa si potrebbe fare per migliorare il nostro quartiere?” domando. La risposta è unanime: più
negozi, servizi, piste ciclabili, collegamento bus con altre parti della
città e comuni limitrofi, qualche
evento culturale, lo spazio di ritrovo
per gli anziani, maggiore cura delle
strade e dei parchi. E poi qualche
iniziativa che ci integri maggiormente, che ci aiuti ad essere meno
soli in questo quartiere vasto e popolato.
Kristina Lubosik
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