Comunità pastorale MADONNA DELL’AIUTO POPOLO di DIO in CAMMINO Progetto Pastorale della Comunità Gorgonzola Maggio 2013 1.0 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE I fedeli delle parrocchie dei SS. Protaso e Gervaso e di S. Carlo hanno scelto di dedicare la nascente Comunità Pastorale alla Madonna dell’Aiuto. Il santuario a Lei dedicato è per i Gorgonzolesi una meta di pellegrinaggio con nuo, un luogo di preghiera dove affidare alla Madonna i momen di gioia, di preoccupazione e di dolore. Il santuario della Madonna dell’Aiuto è momento di comunione per le nostre due comunità. Il dipinto, di autore ignoto seicentesco, raffigura la Madonna con il Bambino in trono, entro una cornice sagomata; si tra a di una copia con varian dell’affresco conservato nella cripta del Santuario di Nostra Signora dell’Aiuto in Bobbio (Piacenza). La primi va collocazione del dipinto fu sulla parete sinistra, sopra la porta che imme e nella sacres a e messo sull’altare nel 1911, al posto della pala con la Sacra Famiglia in gloria e i san Pietro e Paolo. La Beata Vergine con il Bambino benedicente è seduta su un trono con la scri a “Sen ant omnes tuum iuvamen(tum)”, mentre la so ostante fascia bianca con la data ricorda che domenica 5 giugno 1611 avvenne il miracolo in località Corgnate di Bobbio, quando la sacra immagine si ricoprì completamente di gocce di sudore, seguito da prodigiose guarigioni. So ostante la fascia con la scri a è dipinto il simbolo araldico degli Abbia , avente lo stemma con la par zione a spaccato e il cappello di vescovo di Francesco Maria Abbia . Rispe o all’affresco di Bobbio si notano diverse differenze: la diversa forma del trono, il colore del medesimo trono dal fondo marrone e uniforme invece di rosso e decorato; le aureole sono crociate anziché uniformi, il ves to nero del Bambino invece di verde; la pian na fiorita tenuta nella mano sinistra del Bambino anziché il mazze o di fiori bianchi (nella simbologia cris ana il calice del fiore aperto verso l’alto indica l’accoglimento dei doni divini). 3 1.0 2.0 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE PREGHIERA NEL NOME del PADRE, del FIGLIO, e dello SPIRITO SANTO Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull’abisso, aiuta l’umanità del nostro tempo a comprendere che l’esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo, e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà e la società tu a si edifica nella gius zia. Spirito di Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo, res tuisci noi ba ezza a un’auten ca esperienza di comunione; rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo, comunità di san che vive nel servizio della carità. Spirito Santo, che abili alla missione, donaci di riconoscere che, anche nel nostro tempo, tante persone sono in ricerca della verità sulla loro esistenza e sul mondo. Rendici collaboratori della loro gioia con l’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, chicco del frumento di Dio, che rende buono il terreno della vita e assicura l’abbondanza del raccolto. Amen. Benede o XVI 4 1.0 3.0 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE PRESENTAZIONE Il fondamento di un Proge o pastorale non sta nell’abilità delle persone che lo concepiscono, ma sta nel Nome del Signore. E, poi, nella fede delle persone che rispondono a Dio con la Fede e l’Amore. Come ben esprime la parola autorevole del Santo Padre Benede o XVI: «Tan ba ezza hanno smarrito iden tà e appartenenza: non conoscono i contenu essenziali della fede o pensano di poterla col vare prescindendo dalla mediazione ecclesiale. E mentre mol guardano dubbiosi alle verità insegnate dalla Chiesa, altri riducono il Regno di Dio ad alcuni grandi valori, che hanno certamente a che vedere con il Vangelo, ma che non riguardano ancora il nucleo centrale della fede cris ana. Il Regno di Dio è dono che ci trascende. Come affermava il beato Giovanni Paolo II, «il regno non è un conce o, una do rina, un programma sogge o a libera elaborazione, ma è innanzi tu o una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile» (Giovanni Paolo II, Le . enc. Redemptoris missio [7 dicembre 1990], 18). Siamo consapevoli che non bastano nuovi metodi di annuncio evangelico o di azione pastorale a far sì che la proposta cris ana possa incontrare maggiore accoglienza e condivisione”… Cari Fratelli, il nostro primo, vero e unico compito rimane quello di impegnare la vita per ciò che vale e permane, per ciò che è realmente affidabile, necessario e ul mo. Gli uomini vivono di Dio, di Colui che spesso inconsapevolmente o solo a tentoni ricercano per dare pieno significato all’esistenza: noi abbiamo il compito di annunciarlo, di mostrarlo, di guidare all’incontro con Lui. Ma è sempre importante ricordarci che la prima condizione per parlare di Dio è parlare con Dio, diventare sempre più uomini di Dio, nutri da un’intensa vita di preghiera e plasma dalla sua Grazia. Vorrei dire a ciascuno: lasciamoci trovare e afferrare da Dio, per aiutare ogni persona che incontriamo ad essere raggiunta dalla Verità. E’ dalla relazione con Lui che nasce la nostra comunione e viene generata la comunità ecclesiale, che abbraccia tu i tempi e tu i luoghi per cos tuire l’unico Popolo di Dio. 5 1.0 3.0 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE PRESENTAZIONE Cari Confratelli... vegliate e operate perché la comunità cris ana sappia formare persone adulte nella fede perché hanno incontrato Gesù Cristo, che è diventato il riferimento fondamentale della loro vita; persone che lo conoscono perché lo amano e lo amano perché l’hanno conosciuto; persone capaci di offrire ragioni solide e credibili di vita». Benede o XVI all’Assemblea della CEI, 24 maggio 2012) Un secondo passo - avendo sempre come guida il magistero di Benede o XVI - può essere il seguente: «Cari amici, se è vero che “all’inizio dell’essere cris ano non c’è una decisione e ca o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona” (Deus caritas est, 1), la domanda su Dio è risvegliata dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto a raverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, a raverso chi l’ha incontrato». Se applichiamo a noi ed alla nostra comunità queste parole, è evidente la conseguenza: dobbiamo portare Gesù agli altri, sapendo dis nguere sapienzialmente ciò che è di Gesù e ciò che è nostra costruzione, seppur lecita, realizzata negli anni;inoltre, prima di andare a portare Gesù agli altri, dobbiamo conver rci noi, vivendo quell’amore scambievole che ci dis nguerebbe “Guardate come si amano e l’un per l’altro son pron a dare la vita”. Infine, ed è l’ul mo passo di questa introduzione al nostro PROGETTO PASTORALE, facciamo nostro l’accorato appello del papa: «Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e poli che della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle stru ure e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e di funzioni; ma che cosa accadrà se il sale diventa insipido?». (Benede o XVI, Lisbona 11 maggio 2010) 6 1.0 3.0 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE PRESENTAZIONE CHE FARE, allora? Andiamo ai piedi di Gesù-Eucaris a e supplichiamolo: “Guariscimi, Signore Gesù”. La Celebrazione dell’Eucaris a, oltre la domenica, l’Adorazione del San ssimo Sacramento il nutrirci della Parola di Dio donataci dalla Sacra Scri ura e dalla Tradizione viva della Chiesa, presente in maniera straordinaria nella Liturgia, nel magistero petrino e del Vescovo, l’a ngere all’intercessione dei San , incominciando da Maria San ssima con la recita del Santo Rosario, la le ura gustosa e sapienziale della vita santa di mol ssimi figli della Chiesa... saranno il “cibo quo diano” che ci sosterrà, come Elia, nel nostro cammino. Lo Spirito Santo, amato, invocato, accolto, sia l’ispiratore, l’anima, la forza del nostro andare... Don Ambrogio Villa 7 1.0 4.0 MADONNA COSA È UN PROGETTO DELL’AIUTO:PASTORALE? L’IMMAGINE La risposta a questa domanda è certamente legata, oltre che a una decisione del pastore, alla capacità di comunicare con la maggior chiarezza possibile il senso, le tappe, le mete dell’i nerario stesso, al coinvolgimento di tu i carismi e le forze operan nell’ambito della parrocchia e infine alla situazione concreta in cui una determinata comunità vive. (cfr Mar ni, I nerari Educa vi,75) Il nostro Proge o della Comunità Pastorale dovrà rispondere a due domande fondamentali: che cosa dobbiamo fare? Chi deve fare? La risposta alla prima domanda (“che cosa dobbiamo fare?) non può essere inventata dalla Comunità Pastorale, perché la Comunità Pastorale non è l’inizio della Chiesa. La Comunità Pastorale deve cercare dunque la risposta nell’obbedienza al Signore ascoltando quello che «lo Spirito dice alle nostre due Chiese» (cf Ap 2-3). E lo Spirito dice alle Chiese d’essere grate della storia di san tà vissuta nei secoli: insegna quindi ad apprezzare le tradizioni delle nostre parrocchie e a interpretarle in una più ampia prospe va di pastorale di insieme. La condivisione mol plicherà il bene e le risorse. Lo Spirito dice alle Chiese dell’urgenza missionaria: insegna quindi come “le cose che si sono sempre fa e” debbano essere verificate e conver te alla finalità di annunciare a tu il Vangelo. La conversione missionaria della vita delle comunità cris ane ha pun di riferimento autorevoli nel Concilio Va cano II, nel Sinodo Diocesano 47°, nelle indicazioni dell’ Arcivescovo. Anche la risposta alla seconda domanda (“chi deve fare?”) non può essere inventata dalla Comunità Pastorale perché gli operatori pastorali obbediscono a una precisa des nazione di cui il Vescovo ha la responsabilità. Ma nella Comunità Pastorale la des nazione deve essere trado a in responsabilità e adempimenche corrispondono al bene della comunità e alle a tudini dei pre , diaconi, consacrate/i, laici. In conclusione, il proge o pastorale si fa insieme, è il fru o di un cammino del popolo di Dio che, grazie ai diversi organismi della comunità e ai diversi gradi di responsabilità, interpreta il suo tempo e la sua missione nel territorio di Gorgonzola. Il proge o pastorale deve essere vissuto: non si tra a di un documento da custodire in archivio, ma di uno strumento che deve servire a mo vare, ordinare, armonizzare inizia ve, intenzioni, responsabilità in vista dell’adempimento della missione. Chiede perciò il tempo dell’elaborazione, la disciplina nell’a uazione, la pazienza della verifica e della rielaborazione. Il proge o pastorale è speranza: c’è un fuoco che il Signore ha portato sulla terra e i discepoli del Signore condividono il suo desiderio che sia acceso in tu a la terra (cf Lc 12,49). Il proge o non è pertanto un adempimento burocra co, ma il fru o di una docilità allo Spirito, di un amore alla Chiesa, di una passione per la diffusione del Vangelo. 8 1.0 5.0 MADONNA LE NOSTRE COMUNITÀ DELL’AIUTO:PARROCCHIALI L’IMMAGINE Parrocchia dei SS. Protaso e Gervaso in Gorgonzola All’Angelo della Chiesa dei SS. Protaso e Gervaso scrivi: «Conosco le tue radici che hanno fondamenta lontane. Sei cresciuta guidata da san pastori che hanno educata e educano alla fede e alla carità. Nonostante i cambiamen epocali vissu , sono sempre sta capaci di orientar verso il bene. La loro cura pastorale ha dato i suoi fru mediante la crescita di un laicato impegnato e responsabile che è stato educato a lavorare e opera tu ’oggi in un clima di fa va collaborazione. Il vento del Concilio Va cano II è stato ben accolto e ha condo a a ritrovar sempre più intensamente a orno all’altare di Cristo, unica fonte di salvezza e di vita rinnovata. Le tue celebrazioni eucaris che, sopra u o domenicali, sono piene di vita partecipata; la Parola vi è annunciata abbondantemente e con sapienza anche nelle messe feriali ben seguite sia dai numerosi fedeli presen che nelle case a raverso il collegamento di RadioNostra. I vari carismi che vivono tra noi sono dono e ricchezza sia per la Comunità ecclesiale che per quella civile. Ricordo che sempre hai avuto ed hai a cuore l’educazione della gioventù maschile e femminile, a raverso la passione educa va che abita il cuore di tan Sacerdo , Suore ed educatori, orientata alla formazione integrale della persona. So che la carità sta a cuore; ha avuto e ha espressioni crea ve che hanno raggiunto anche i fratelli più lontani. Ora per te è giunto il momento di affrontare un nuovo “Tempo dello Spirito”. Ti viene chiesto di dare tu a te stessa per fare crescere la nuova Comunità che vede la luce; forte della tua esperienza par con fiducia: non sei sola, il Signore è con te, si fida di te e accompagna». 9 1.0 5.0 MADONNA LE NOSTRE COMUNITÀ DELL’AIUTO:PARROCCHIALI L’IMMAGINE Sei una comunità che ha for radici nella storia il tuo nome risale ai san mar ri Protaso e Gervaso a cui è dedicata la Chiesa voluta dalla famiglia Serbelloni e consacrata nel 1820. La tua storia ha inizio, per quanto è possibile storicamente comprovare, ai tempi di San Carlo Borromeo. Oggi all’interno del territorio sono presen : la comunità delle suore di S.Giovanna An da, la stru ura dell’ospedale Serbelloni, di cui si fa carico a ualmente il vicario della comunità pastorale presso la Parrocchia S. Carlo, ed il Santuario della Madonna dell’aiuto. La Parrocchia ges sce in collaborazione con la Parrocchia S. Carlo la Sala Argena che svolge funzione di Sala della Comunità, con cinema, teatro. Sono presen e operano in Parrocchia i seguen gruppi di spiritualità e associazioni: Azione Ca olica, Comunione e Liberazione, Rinnovamento nello Spirito, Ministri Straordinari della Comunione Eucaris ca, Movimento per la terza Età, Gruppo dei Tabernacoli Viven , Confraternita del SS.Sacramento, Gruppo Mariano, Fraternità Francescana, gli Scout d’Europa. Le realtà parrocchiali presen sono: - Gruppo liturgico: si propone di educare e diffondere una corre a mentalità liturgica nella comunità per raggiungere uno s le celebra vo semplice, auten co, bello e sopra u o contraddis nto dalla “festa con Dio”. - Pastorale ba esimale: si occupa di accompagnare i genitori dei bambini al sacramento del Ba esimo a raverso un cammino con incontri comunitari e singoli di catechesi pre e post ba esimale. Il cammino ba esimale si pone come obie vo quello di raggiungere tu i genitori nelle proprie case. - Commissione Famiglia e il Gruppo Familiare Parrocchiale: la CF è nata nel giugno 2008 con lo scopo di conoscere e far conoscere le realtà pastorali rivolte alla famiglia, presen a Gorgonzola e nel Decanato. Il Gruppo Familiare Parrocchiale è composto da diverse famiglie, coordinato da due coppie di sposi e svolge i temi propos annualmente dalla diocesi e si rivolge a tu e le famiglie che cercano spazi di crescita spirituale e di fraternità. 10 1.0 5.0 MADONNA LE NOSTRE COMUNITÀ DELL’AIUTO:PARROCCHIALI L’IMMAGINE Parrocchia S.Carlo in Gorgonzola All’Angelo della Chiesa di San Carlo scrivi: Conosco la tua età: hai poco più di 30 anni e sei piena di entusiasmo. Hai preparato la “Casa” materiale per la nuova Comunità ma sopra u o sei fa a “Casa” della Parola, della Liturgia, della Carità. In questa tua bella chiesa si raduna il tuo popolo convocato da Gesù Risorto; il pane eucaris co spezzato e la Divina Parola annunciata vi sono profuse generosamente e generosamente accolte. Hai vissuto, guidata e spronata dai tuoi pastori, l’accoglienza gioiosa nei confron dei poveri, dei lontani, di tu coloro che, bussando alla tua porta, avevano qualsiasi po di bisogno. Ricordo il tuo impegno educa vo verso i ragazzi e i giovani, l’a enzione alla famiglia nella sua vita concreta. So che non sei smarrita nel momento della partenza dei tuoi pastori, ma hai raccolto le forze per con nuare a camminare nella fedeltà al disegno del Signore. Ora anche per te è giunto il momento di affrontare un nuovo “ Tempo dello Spirito”: è chiesto anche a te di dare tu a te stessa per fare crescere la nuova Comunità che vede la luce. Tu hai una marcia in più: la freschezza e l’agilità della tua giovane età sono i doni che puoi me ere in gioco in quest’opera che ora viene richiesta. Il 4 giugno del 1976 sei stata consacrata dall’Arcivescovo di Milano Giovanni Colombo in onore di San Carlo Vescovo, in Gorgonzola. La tua Chiesa risiede nella zona ovest di Gorgonzola, poiché il tessuto sociale di quest’area si era sviluppato notevolmente con la costruzione di nuovi quar eri. Nel 1986 sono inizia i lavori di costruzione dell’oratorio, con campi di calcio, di basket e di aree predisposte per le diverse a vità. Negli ul mi anni molte persone di varie nazionalità e religioni si sono stabilite nel territorio della Parrocchia ed in alcune zone la densità di persone immigrate è più alta rispe o ad altre. 11 1.0 5.0 MADONNA LE NOSTRE COMUNITÀ DELL’AIUTO:PARROCCHIALI L’IMMAGINE Oggi la Parrocchia si avvale della presenza di un vicario parrocchiale, che si occupa anche dell’ ospedale Serbelloni con la funzione di cappellano, ed - a tempo determinato - un coadiutore per l’a vità oratoriana Alla luce delle diverse pologie di persone componen la parrocchia, nel corso degli anni è stata svolta un’intensa a vità pastorale per cercare di armonizzare tu e le realtà presen , ponendo par colare a enzione ai più lontani, o alle persone maggiormente in difficoltà. La Parrocchia è stata ogge o di una forte immigrazione di persone che si sono spostate dalla ci à verso Gorgonzola e negli anni ha visto modificare la sua fisionomia. La realtà del pendolarismo è molto forte per cui diventa difficile poter incontrare queste nuove famiglie che vivono la realtà ci adina solo nelle ore serali e che non sempre sono presen durante il fine se mana. Sono sta valorizza alcuni aspe della vita parrocchiale: catechesi ed evangelizzazione, liturgia, e carità, la Lec o Divina. Si è anche cercato di creare alcuni momen di fraternità u lizzando le stru ure dell’Oratorio. L’azione pastorale si realizza a raverso i seguen percorsi: Gruppo di animazione liturgica: nei primi anni della vita della parrocchia, è esis to un vivace gruppo liturgico, di cui però nel tempo si sono affievolite le risorse e oggi è in fase di ricos tuzione. Esistono i le ori, i chieriche e un core o che animano la liturgia della S. Messa. Sono presen ministri straordinari dell’Eucaris a che svolgono il loro ministero durante le celebrazioni, e con la visita alle persone malate. Gruppo famiglie: Il gruppo famiglie è nato con il desiderio di approfondire la vocazione matrimoniale come momento di “riposo” per la coppia e per la famiglia. Gli incontri sono mensili con riflessioni preparate a turno dalle coppie, segue poi la partecipazione alla S. Messa e una cena condivisa. Momento molto importante è la se mana di vacanza es va, dove viene concretamente vissuta nel quo diano la comunione cris ana, pur tra diversità e difficoltà. Gruppo Terza Età: svolge a vità di preghiera e animazione, valorizzando momen di adorazione, e della liturgia delle Ore. Gruppo missionario: organizza delle vendite di beneficenza, con lo scopo di sensibilizzare la comunità verso le problema che dei Paesi del Terzo mondo, supporta l’inizia va “Natale Coraggioso”, in collaborazione con ManiTese, che ha la finalità di sostenere i proge dei missionari gorgonzolesi nei Paesi in via di sviluppo. 12 1.0 5.0 MADONNA LE NOSTRE COMUNITÀ DELL’AIUTO:PARROCCHIALI L’IMMAGINE Oratorio S. Carlo: realtà dinamica e giovanile. Molte sono le persone che vi operano e si impegnano. L’oratorio si configura come il luogo di ritrovo, di scambio, di convivialità e di supporto alle famiglie (con l’oratorio es vo) nel segno della comunione e della condivisione. All’interno della realtà oratoriana trovano spazio anche la Società Spor va calcis ca “A.s.d. Oratorio S. Carlo”, affiliata al C.S.I. diocesano, la Scuola di Italiano per Stranieri, organizzata dalla Caritas ci adina in collaborazione con ManiTese ed Acli, e l’associazione “La Gente del Ma.Go.”, che al sabato ma na organizza per alcuni ragazzi della scuola elementare e media, un gruppo di supporto per i compi mediante l’aiuto di volontari. La Comunità Pastorale ha già in essere alcune iniziaƟve condoƩe in modo unitario tra le due parrocchie, e sono esempio e sƟmolo a conƟnuare sulla strada dell’unità pastorale: -Preparazione al Matrimonio: la Comunità Pastorale organizza due percorsi annuali per coppie di fidanza che si preparano a ricevere il Sacramento del Matrimonio. Ogni gruppo è guidato dal parroco, con l’aiuto di alcune coppie-guida che accompagnano i giovani lungo il percorso e nella fase precedente il Matrimonio. - Preparazione dei Cresimandi adul (in collaborazione con il Decanato): la parrocchia me e a disposizione persone, luoghi e i nerari per gli incontri in preparazione alla Confermazione degli adul . Questo i nerario di fede è un momento di grazia per coloro che si avvicinano e, spesso, è un’opportunità ulteriore per chi vuole ricominciare un cammino cris ano. - Caritas Ci adina: guidata dal Diacono, che ha ricevuto dal Vescovo il compito di animare l’azione carita va della Comunità; gli ambi in cui la Caritas opera sono: Il Centro di Ascolto, il Guardaroba, la distribuzione dei prodo alimentari, i volontari alla Casa di Riposo Vergani Bassi, la scuola di Italiano per Stranieri, le case di Accoglienza ges te con i Padri Somaschi. - Percorsi forma vi giovani della comunità pastorale: i percorsi sono comuni alle due Parrocchie ed hanno come proge o quello di fare compiere ad ogni giovane un cammino completo: dalla riscoperta della propria vocazione con il decanato. - Percorsi forma vi adul della comunità pastorale: la comunità offre diversi percorsi forma vi per gli adul : la catechesi fa a a raverso la le ura della Bibbia, il “Deserto in ci à”, la in Avvento che in Quaresima, la due giorni di ri ro annuale. 13 1.0 6.0 MADONNA IL CAMMINODELL’AIUTO: VERSO LA COMUNITÀ L’IMMAGINE PASTORALE Il 13 aprile del 2006 l’arcivescovo Dionigi Te amanzi nell’omelia della Messa Crismale così si esprimeva: «Occorre un nuovo mandato, più rispondente alle situazioni in a o e più capace di promuovere una rinnovata pastorale d’insieme. Di fronte alla gente del nostro tempo – a tu ! –, la Chiesa avverte la gravissima responsabilità di compiere la missione ricevuta dal suo Signore, ma insieme riconosce l’inadeguatezza dei mezzi di cui dispone. Di questa inadeguatezza – che è stru urale e di cui dobbiamo essere coscien sempre, in qualsiasi situazione e in ogni momento – sono segno anche la diminuzione e l’invecchiamento del clero. Ma se i pre diventano anziani, la Chiesa rimane giovane, è sempre ricolma della fresca audacia dello Spirito. Se i pre diventano pochi, la missione però rimane universale…». I momen in cui avver amo più sproporzionata la nostra povertà, sono i momen in cui dobbiamo condividere con maggiore generosità, me erci a disposizione con più coraggiosa libertà, affidarci al Signore con più lieta audacia. Da questa Omelia e da diversi documen dell’Arcivescovo abbiamo compreso che occorre un “nuovo slancio missionario” a cui le nostre parrocchie ci adine, dei San Protaso e Gervaso e di San Carlo, sono chiamate a partecipare. L’Arcivescovo, indicava, come modalità «par colarmente significa va e prome ente» di pastorale d’insieme, la Comunità Pastorale «intesa come forma di “unità pastorale” tra più Parrocchie affidate a una cura pastorale unitaria e chiamate a vivere un cammino condiviso e coordinato di auten ca comunione, a raverso la realizzazione di un concreto, preciso e forte proge o pastorale missionario». Così a Gorgonzola per formare una rinnovata coscienza di Chiesa, di Chiesa ambrosiana, di Chiesa locale abbiamo scelto di me erci in cammino verso la Comunità Pastorale e di compiere tre passi: - assemblea parrocchiale, 9 o obre 2009: Una nuova stagione dello Spirito: in cammino verso la Comunità Pastorale. Ogni comunità quando inizia un nuovo cammino è sempre presa da due a eggiamen : l’euforia, con il conseguente desiderio di realizzare al più presto i buoni sen men che sente sorgere dentro di sé, e la paura di cambiare, che la porta ad arroccarsi sulle difensive per conservare ciò che si possiede o ciò che è tradizione. Ci sembra pertanto fondamentale rileggere i segni di comunione, di iden tà, le modalità di annuncio del Vangelo che ci hanno cara erizza , alla luce dell’invito ad un rinnovato impegno missionario. 14 1.0 6.0 MADONNA IL CAMMINODELL’AIUTO: VERSO LA COMUNITÀ L’IMMAGINE PASTORALE - seminario di studio, 14 novembre 2009: Una ritrovata coscienza di popolo. “La Chiesa non è realmente cos tuita, non vive in maniera piena e non è segno perfe o di Cristo tra gli uomini se con la gerarchia non si afferma e collabora un laicato auten co. L’evangelo infa non può penetrare profondamente nella mentalità, nel costume e nell’a vità di un popolo, se manca la presenza a va dei laici. Perciò fin dal periodo di fondazione di una Chiesa bisogna dedicare ogni cura alla formazione di un maturo laicato cris ano” (Ad Gentes 21). - incontri con la ci à, Quaresima 2010: Uno, alcuni, tu : i cris ani, le loro is tuzioni, la loro capacità di futuro. Vento, fuoco, rombo e tuono sono gli elemen esterni del racconto di Luca su quello che è avvenuto in “quella” festa di Pentecoste. Elemen scenografici che preannunciano la venuta dello Spirito Santo sugli Apostoli e del dono dello Spirito a tu gli uomini. Arte, musica, poesia sono anch’essi elemen capaci di toccare l’uomo in profondità, di sollecitare occasioni di confronto, ma anche efficaci strumen per comunicare in modo originale il nostro desiderio di essere chiesa in questo mondo che cambia con nuando ad essere segno di comunione e di iden tà. Lunedì 17 maggio 2010, i cinque sacerdo e il diacono permanente des nato alla ci à prestano giuramento in curia per la nascita della Comunità. Domenica 23 maggio 2010 viviamo la Celebrazione Eucaris ca che sancisce l’unione delle parrocchie dei SS.MM. Protaso e Gervaso e di S. Carlo al Lazzare o nell’erezione canonica della Comunità Pastorale “Madonna dell’Aiuto”. Il parroco don Ambrogio nell’omelia so olinea che «le due parrocchie sono i due polmoni con cui la cris anità gorgonzolese respira e vive, ma uno solo è il cuore: la nuova Comunità ‘Madonna dell’aiuto’ che, con intelligenza e amore, vuole realizzarsi come Comunità Santa, di cui si possa dire a mol : Vieni e vedi». 15 1.0 7.0 IMADONNA CONTENUTI DELL’AIUTO: DEL PROGETTO L’IMMAGINE PASTORALE Carità Accoglienza Missionarietà Comunione Corresponsabilità la nostra comunità EucaresƟa Parola Annuncio 16 1.0 EUCARESTIA MADONNA DELL’AIUTO: 7.1 L’IMMAGINE Fondamento È il Signore stesso che, dopo aver sfamato la folla, parla del dono del suo Corpo come pane di vita, dato dal cielo. Leggiamo infa nel Vangelo secondo Giovanni al capitolo sesto: 32 “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; 33 il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. 34 Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”. 35 Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete… 50 “…questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. … ”. 56 “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”. (cfr Gv 6,32-35.50-51.56) Anche nel Prologo di Giovanni leggiamo: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria”. (Gv1,14) Il Corpo del Signore ci è donato perché possiamo entrare in comunione con Lui. Grazie all’Eucares a, is tuita da Gesù nell’Ul ma cena, i discepoli di ogni tempo, in obbedienza al suo comando, rivivono la sua Pasqua e sperimentano “il qui e ora” di Gesù, la sua passione per ciascuno di noi, il suo amore che da la vita, che è la vita. 23 Il Signore Gesù, nella no e in cui veniva tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26 Ogni volta infa che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. La Santa Eucares a nella Chiesa è da sempre riconosciuta cuore pulsante, incontro indispensabile, tanto che nelle prime comunità cris ane, tormentate dalle persecuzioni, si amava ripetere: “Sine dominico non possumus!”. Questa frase riporta la tes monianza ormai famosa dei mar ri di Abitene. Negli anni 303-304, l’imperatore Diocleziano scatenò una feroce persecuzione contro le comunità cris ane diffuse nell’Impero. Ad Abitene, nell’odierna Tunisia, una cinquanna di cris ani furono sorpresi mentre uscivano da una casa dove avevano celebrato l’Eucaris a, la ma na del giorno del sole. Le guardie domandarono: “Perché vi siete 17 1.0 7.1 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE EUCARESTIA riuni ?”. “Perché siamo fratelli”, rispondono. «Che cosa avete fa o?”. “Abbiamo celebrato il banche o del Signore”. “Ma lo sapete che è proibito?”, insiste ero le guardie. Risposero: “Ma noi non possiamo vivere senza la celebrazione del banche o del Signore. Non possiamo vivere senza l’Eucaris a (Sine dominico non possumus)”. Il discepolo di Gesù è cos tuito, formato, mandato a par re da questa relazione privilegiata con il suo Signore e Maestro. Nell’Eucares a Gesù ci a ra a sé, ci consola dandoci la vita, quella vera, e nello stesso tempo ci insegna a guardare con occhi nuovi al mondo nel quale quo dianamente viviamo, ci invia nel mondo come messaggeri della sua pace, della sua vita, della sua Pasqua. SƟle Quale deve essere il volto di un discepolo e di una Comunità che vivono a par re dall’eucares a? • Un uomo e una donna che sa di essere graziato, ed è dunque ricco di gra tudine. Tu o ciò che di grande possiede è dono di Dio. Dunque dobbiamo essere uomini e donne “eucaris ci”, cioè ci è chiesto di me ere sempre al primo posto il ringraziamento e la lode e non la lamentela e la cri ca. • Un uomo e una donna che, sperimentando quo dianamente la meraviglia e lo stupore davan al Mistero dell’amore di Dio, si apre all’adorazione: davan al dono di Gesù eucares a le parole si mostrano insufficien e spesso inadeguate, e allora non possiamo che rimanere in silenzio e in contemplazione. • Un uomo e una donna del cammino, pellegrini sulle strade del mondo, protra verso la meta ma anche a ra dall’evento che li ha origina . L’Eucares a fa di noi un popolo in cammino, come fu per i discepoli di Emmaus: andarono da Gerusalemme a Emmaus e poi tornarono a Gerusalemme. L’Eucares a ci a ra a sé, ci conquista ma anche ci manda nel mondo, ci invia a portare la pace, la vita sempre nuova che ci è donata; • Uomini e donne dell’intercessione, della riconciliazione, della pace, come ebbe a dire il cardinal Mar ni in occasione della guerra civile in Jugoslavia, 1991-1995: 18 1.0 7.1 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE EUCARESTIA «Intercedere non vuol dire semplicemente “pregare per qualcuno”, come spesso pensiamo. E mologicamente significa “fare un passo in mezzo”, fare un passo in modo da me ersi nel mezzo di una situazione. Intercessione vuol dire allora me ersi là dove il confli o ha luogo, me ersi tra le due par in confli o. Non si tra a quindi solo di ar colare un bisogno davan a Dio (Signore, dacci la pace!), stando al riparo. Si tra a di me ersi in mezzo. Non è neppure semplicemente assumere la funzione di arbitro o di mediatore, cercando di convincere uno dei due che lui ha torto e che deve cedere, oppure invitando tu e due a farsi qualche concessione reciproca, a giungere a un compromesso. Così facendo, saremmo ancora nel campo della poli ca e delle sue poche risorse. Chi si comporta in questo modo rimane estraneo al confli o, se ne può andare in qualunque momento, magari lamentando di non essere stato ascoltato. Intercedere è un a eggiamento molto più serio, grave e coinvolgente, è qualcosa di molto più pericoloso. Intercedere è stare là, senza muoversi, senza scampo, cercando di me ere la mano sulla spalla di entrambi e acce ando il rischio di questa posizione”. L’Eucares a è questo grido di intercessione di Gesù: sta nel mezzo, si lascia consumare per riunire, per raccogliere in unità i dispersi. Noi siamo dunque uomini e donne della pace, dell’intercessione perché siamo uomini e donne eucaris ci». Prospeƫva Come me ere al centro l’Eucares a? Ancora il cardinal Mar ni nella le era pastorale “A rerò tu a me” scriveva: 20 Non è facile me ere l’Eucaris a al centro! Non è facile accogliere il messaggio del sacramento dell’Eucaris a nella sua forza. Nell’Eucaris a l’amore di Dio si manifesta nelle sue forme più pure e sconvolgen e incontra un uomo spaesato dinanzi a cose immensamente più grandi di lui. L’Eucaris a al centro è la meta di un lungo cammino…. 22 Rimane dunque la domanda di fondo, il “caso serio”: sappiamo davvero celebrare il mistero di Dio? Esso è davvero per tu noi un valore, il valore sommo? La Celebrazione Eucaris ca trasforma la vita? La vita è sen ta come a ra a dalla Messa? L’Eucaris a è davvero il centro, o almeno viviamo come cris ani l’impegno di me erla al centro, di aprirci al soffio della Parola, al vento dello Spirito, che ci invitano a me er- 19 1.0 7.1 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE EUCARESTIA la al centro? Che cosa non va, a questo proposito, nelle nostre comunità? Sen amoci provoca dalle sue riflessioni e facciamo nostre le sue proposte: 1) Impegnamoci nel rendere le nostre Celebrazioni Domenicali sempre più partecipate, pres amo a enzione ai diversi momen della celebrazione stessa, chiediamoci come li s amo vivendo. In par colare: • curiamo il tempo che ci separa dalla Celebrazione, vivendolo come momento propizio per disporci all’ascolto e all’incontro con il Signore che viene; • dedichiamo molta cura alla scelta, preparazione e esecuzione dei can , che siano in sintonia con ciò che si sta celebrando, che siano ben prepara e che tu siano messi nelle condizioni di poterli eseguire; • i Le ori, adeguatamente forma , perme ano a tu di comprendere e gustare la liturgia della Parola; la liturgia eucaris ca deve essere momento di in mità profonda di tu e ciascuno con il Signore; • il momento dopo la Comunione è tempo di ringraziamento personale e silenzioso: educhiamoci a favorirlo e a rispe arlo; • di grande importanza è anche il congedo: canto finale, che non deve servire a coprire il fuggi-fuggi, ma che va eseguito da tu a l’assembla, la Chiesa rimane luogo in cui è possibile fermarsi per ringraziare dei doni ricevu e per pregare in silenzio, il sagrato deve essere momento di dialogo e fraternità. 2) Educhiamo alla Messa quo diana le persone più sensibili. 3) Riscopriamo la ricchezza del mistero pasquale sopra u o a raverso una intensa preparazione e una accurata celebrazione del Triduo sacro. 4) Rieduchiamoci alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione, stre amente connesso con l’Eucaris a. 5) Sviluppiamo l’in ma tensione contempla va della celebrazione, valorizzando le varie forme di adorazione proponendo la visita al SS.Sacramento come un “dimorare” in Cristo per poter entrare, insieme con lui, nel mondo misterioso del Padre. 20 1.0 COMUNIONE MADONNA CORRESPONSABILITÀ DELL’AIUTO: L’IMMAGINE 7.2 Fondamento “Non prego solo per ques , ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me,’ perché tu siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfe nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai ama come hai amato me”. (Giovanni 17,20-22) SƟle La comunione non è un conce o astra o ma è il fondamento della Chiesa: il nostro rapporto con Dio è un rapporto di comunione. Dio stesso ci si presenta come in ma comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quando parliamo di comunione parliamo dunque di un dono di Dio che ci chiama ad accogliere, l’offerta di una relazione più profonda con Lui e tra noi: relazione esclusiva e personale che coinvolge l’auten cità del nostro essere; relazione che ci unisce nella fede; relazione che costruisce la Chiesa. Per noi prima di essere un dovere, un impegno è un dono che riceviamo dal cuore di Dio, dalla Trinità, un dono da accogliere e da far fru ficare. È dalla comunione che nasce la comunità dei figli di Dio, figli che si sentono ama dal Padre e vogliono vivere e tes moniare questo amore nella carità reciproca e nel perdono vicendevole. “Da questo tu altri”. (Gv 13,35) sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli 21 1.0 7.2 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE COMUNIONE Prospeƫva La nostra comunità pastorale è chiamata a essere tes mone di questa comunione: le due parrocchie, pur nell’univocità della loro storia e del cammino percorso, devono farsi una sola voce. La catechesi dei giovani e l’a vità della Caritas ci adina sono esempi di un i nerario condiviso e comune: in questa linea si configura il compito di cercare quali altre strade possano essere gradualmente individuate come segno tangibile di un sen re comune fra le due parrocchie, tenendo par colarmente conto dell’i nerario del Decanato e del più ampio cammino della Chiesa Diocesana, accogliendo così l’esortazione del Cardinale Te amanzi nella sua le era pastorale al nostro Decanato al termine della visita pastorale del 2010. “Ciascuno di voi è pietra viva della Chiesa - scrive l’Arcivescovo - presenza desiderata per la bellezza della casa di Dio! Ma insieme, non da soli! Siete chiama alla comunione. Lo spirito del mondo porta alle divisioni, alle contrapposizioni, ai personalismi, ai campanilismi. Lo Spirito di Dio edifica la comunione, ci rende un cuor solo ed un’anima sola”. All’interno di questa sfida, sarà importante l’a eggiamento di un discernimento permanente, che ci consenta di valutare quanto s amo facendo, chiedendoci con maggiore precisione quali sono gli obie vi che ci prefissiamo e di conseguenza quali a vità siano da valorizzare ulteriormente e quali da accantonare o ridimensionare. 22 1.0 7.3 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE CORRESPONSABILITÀ Fondamento A 2,42 “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di more era in tu e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tu coloro che erano diventa creden stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune, chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tu , secondo il bisogno di ciascuno”. “Ogni giorno tu insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pas con le zia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpa a di tu o il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salva ”. SƟle Il quadro - al tempo stesso di grande idealità e di profondo realismo - tra eggiato dal libro degli A degli apostoli, mostra come la corresponsabilità sia un dato in qualche modo connaturale alla Chiesa, quasi che senza di essa non si possa dare un’esperienza ecclesiale e una prassi pastorale. Essere corresponsabili significa quindi da un lato quell’a eggiamento di fondo con il quale ogni singolo cris ano si sente legato alla propria comunità: la ama, se ne prende cura, gioisce per la sua corrispondenza al Signore, soffre per il suo peccato; dall’altro significa assumersi una responsabilità concreta all’interno della comunità, condividendo i propri carismi con i fratelli. In entrambi gli orizzon si tra a di una scelta che ha il sapore di una risposta ad una chiamata, come ci racconta l’intera storia della salvezza, da Abramo a Maria. Ogni cris ano, all’interno della Comunità, è dunque invitato a scoprire e a rispondere alla propria vocazione; di conseguenza la nostra Comunità si sente profondamente interpellata in quel cammino di accompagnamento che aiuta i creden a intuire, scegliere e confermare la propria vocazione. Essere corresponsabili richiede la disponibilità sincera ad un cammino spirituale, l’impegno ad una formazione con nua e il desiderio profondo di lavorare insieme nella s ma e nella gra tudine reciproche. 23 1.0 7.3 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE CORRESPONSABILITÀ Prospeƫva Col viamo anzitu o il desiderio di conoscere, conoscerci e farci conoscere. Sono tan i sogge , i gruppi, gli incarichi che convivono all’interno della comunità pastorale: non ci preme che tu sappiano tu o; piu osto ci sta a cuore che ciascuno ricordi e apprezzi la varietà dei doni e dei ministeri presen e ne tenga conto nel momento in cui è chiamato a fare delle scelte e a elaborare dei programmi. Al tempo stesso desideriamo che l’istanza della corresponsabilità sia condivisa e partecipata da un numero sempre più consistente di persone: un compito prezioso sarà anche quello di interrogarci circa il ruolo e il valore di ciascun carisma all’interno della Comunità. Sarà sempre opportuno rimarcare che il Consiglio Pastorale, il Consiglio Affari Economici e i Consigli degli oratori, sono gli organi privilegia a raverso cui si esprime la corresponsabilità. Occorrerà pertanto valorizzare sempre nel modo più opportuno la sinergia e la comunicazione fra ques organismi e la comunità dei fedeli. Infine si preannuncia doveroso raccogliere le sfide del tempo presente: a par re dal lungo percorso che la Chiesa ha compiuto dopo il Concilio Va cano Il, appare oggi urgente una rinnovata riflessione sul rapporto fra sacerdo , consacra e laici, sia dal punto di vista dell’iden tà che dal punto di vista della concretezza dell’ azione pastorale. 24 1.0 CARITÀ MADONNA ACCOGLIENZA DELL’AIUTO: MISSIONARIETÀ L’IMMAGINE 7.4 Fondamento “Non c’è opposizione tra le opere di carità e le pra che del culto. Se quello che veramente conta è l’intenso realismo nell’esercitare la carità, proviamo a pensare alla forte spinta verso la concretezza che il credente riceve da una vita di culto sinceramente pra cata. Quando un cris ano, professando esplicitamente la fede e celebrando gli a liturgici si rende conto dell’immensa carità che Cristo ha per lui e per ogni uomo non può rimanere indifferente. Vuole anch’egli spendersi totalmente per i fratelli...”.(Card. Carlo Maria Mar ni, Farsi prossimo p. 265) Tante cose, anche in questo secolo, saranno necessarie per il cammino storico della Chiesa; ma se mancasse la carità tu o sarebbe inu le. è lo stesso apostolo Paolo a ricordarcelo “se anche parlassi tu e le lingue degli uomini e degli angeli e avessi una fede da trasportare le montagne ma poi non avessi la carità, tu o sarebbe inu le” La carità è davvero il cuore della chiesa. San Paolo nella le era ai Corinzi scrive che “è la via più sublime”. Essa è l’amore stesso di Dio che “è stato riversato nei nostri cuori”. La prima forma di Carità è l’annuncio della salvezza portata da Gesù Cristo che è il compito des nato a tu a la Chiesa. Annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, a par re dai luoghi della nostra vita sino agli estremi confini della terra, non è professare una idea, non e divulgare una filosofia; è invece perme ere a tu di incontrare il Signore. Quando una comunità cris ana si prende cura dell’altro non fa niente di più e niente di meno che rivelare l’Amore di Dio per tu . Prendersi cura del fratello, in par colare del fratello che vive situazioni di bisogna, qualunque bisogno, non è compito che può essere delegato a nessuno: è compito di tu . Educarci alle virtù umane, che sono il fondamento di quelle soprannaturali, ci aiuta ad agire come uomini di bene; bisogna imparare a pra carle, bisogna esercitarsi con nuamente con fa di sincerità, di verità, di uguaglianza, di serenità, di pazienza, perché le opere sono amore e non si può amare Dio solo a parole ma coi fa e nella verità. 25 1.0 7.4 MADONNA CARITÀ E ACCOGLIENZA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE SƟle E quale sarà lo s le, come possiamo tes moniare il Suo Amore? Paolo descrive la vita dei creden in Cristo e le forme concrete di esercizio della carità. “Siate buoni gli uni verso gli altri, misericordiosi, amandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio ; quali figli carissimi e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi; offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore”. (Ef 4,32 - 5,2). Nel Sinodo 47° (n° 113, capitolo IV), documento di riferimento per tu e le comunità cris ane della nostra Diocesi Ambrosiana, si legge: “La Chiesa, consapevole che la carità è dono di Dio in Cristo, annuncia il Vangelo non solo con la parola della predicazione ma anche con la comunione fraterna e con le opere di tu i suoi membri: considerando le opere buone dei discepoli tu gli uomini troveranno mo vi per rendere gloria al Padre… in tale senso la carità deve essere considerata non solo come una tra le molte virtù del cris ano, ma come quella suprema”. Essere cris ani significa abbeverarsi alla Parola di Dio, nutrirsi dei Sacramen , trasformare ques nutrimen in Amore (Carità, ovvero amore che si dona); il tu o in una spirale virtuosa. La mancanza di anche uno solo di ques 3 elemen rende inefficaci gli altri due, almeno nella prospe va della fede. Prospeƫva Nel concreto della situazione della Comunità Pastorale e della situazione civile della nostra ci à, l’azione della Caritas e di tu a la comunità cris ana dovrà muoversi lungo linee di sviluppo. • Coordinare l’esistente. La nostra comunità cris ana vive l’a enzione verso gli ulmi anche a raverso le Case di accoglienza tu ’ora esisten nella Parrocchia, un Centro d’ascolto e l’a vità del Banco alimentare; a livello di territorio ricordiamo il bene compiuto dalle diverse associazioni d’ispirazione ca olica e non solo. Sarà importante quindi me ersi al servizio di ogni inizia va che, indipendentemente dalla provenienza, si muova nella direzione della solidarietà. 26 1.0 7.4 MADONNA CARITÀ E ACCOGLIENZA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE • Essere aper alle nuove necessità. Sarà cura della comunità contribuire alla nascita di nuove espressioni di solidarietà che rispondano meglio alle necessità del nostro tempo, essere capaci di cogliere i bisogni e dare risposte nuove (a enzione agli extracomunitari, ai profughi...). • Animare l’intera comunità cris ana. Importante creare un rapporto di conoscenza, dialogo e collaborazione con gli operatori di diversi ambi pastorali, offrendo la propria disponibilità a costruire insieme percorsi forma vi, di sensibilizzazione e di informazione. • Aiutare ad allargare lo sguardo a dimensioni universali. Ricordando che la buona no zia di Gesù e per ogni uomo della Terra, la comunità cris ana resterà aperta alla missione partecipando anche concretamente alle sfide e al problemi che le Terre di missione incontrano. In conclusione possiamo affermare che: il servizio della carità è il segno del Regno di Dio più leggibile dall’umanità. 27 1.0 7.5 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE MISSIONARIETÀ Fondamento Ripetutamente il cardinale Te amanzi, presentando alla Diocesi il “Can ere delle Comunità Pastorali”, ebbe a ripetere che questo proge o ubbidiva, più che ad una sopravveniente penuria di clero, a un orientamento missionario perché dalla comunione nasce la spinta missionaria. D’altra parte questo non è che la ripresa del comando di Gesù stesso: “Andate e ammaestrate tu e le nazioni”(Mt 28, 19) e «Duc in altum» (Lc 5,4) ripreso da Giovanni Paolo Il nella Novo Millennio Ineunte. Ma come potrà un cris ano o un comunità cris ana vivere questo invito/comando di Gesù? Solo a due condizioni: aver sperimentato personalmente il fascino della sequela di Gesù ed essere stato inves to di “potenza dall’alto”. “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infa si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo tes monianza e vi annunciamo lo vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E lo nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché lo nostra gioia sia piena”. (1 Gv 1,1-4) “Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tu insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abba e impetuoso, e riempì tu a lo casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tu furono colma di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. (At 2, l-4) SƟle E quale sarà lo s le primo del discepolo di Gesù che si fa missionario? È ben indicato da quei discepoli che Gesù l’hanno incontrato per davvero, tanto da esserne conquista e da farsi subito suoi tes moni ed annunciatori: 28 1.0 7.5 MADONNA DELL’AIUTO: L’IMMAGINE MISSIONARIETÀ Andrea che aveva incontrato Gesù si fa missionario verso suo fratello Simone e lo porta a conoscere il Messia... Filippo che riceve l’invito di Gesù a seguirlo annuncia a Natanaele la promessa annunciata dai profe e lo invita a seguirlo ed a constatarlo di persona: “Vieni e vedi”. Proprio questo dovrebbe poter dire la nostra Comunità cris ana Ci adina annunciando a tu il Vangelo di Gesù ancora presente realmente in essa nell’amore scambievole dei creden : “Dove son due o tre riuni nel mio Nome, io sono in mezzo a loro”. (Mt 18,20) Prospeƫva Il Cardinale Scola opportunamente ci invita a non dimen care che “nell’azione missionaria della comunità di Gerusalemme è all’opera lo Spirito del Risorto a raverso lo parola degli Apostoli e i segni che essi compiono, il mar rio che subiscono, lo carità che i fratelli pra cano. La missione della Chiesa, lo ripeto, non è l’accanimento del proseli smo, ma una tes monianza che lascia trasparire l’a ra va di Gesù, è lo struggimento perché tu siano salva (Alla scoperta del Dio vicino, 8)”. E ancora il Cardinale Scola: “In questo consiste lo missione: proporre una vita di comunità in cui si pra chino regolarmente i qua ro fondamentali indica dal brano del capitolo secondo verse 42-47 degli A degli Apostoli, affinché ognuno possa essere introdo o ed accompagnato all’incontro personale e libero con Cristo”. Sarebbe interessante, dopo aver “fondato” la necessità della Missione, analizzare le virtù necessarie: La fede che, se pur dono di Dio, richiede il nostro impegno perché si mantenga sempre viva. Senza la fede che cosa potremmo annunciare al mondo? La Speranza nella salvezza che ci viene da Cristo e dalla forza dello Spirito che è in noi che ci dà la forza nell’annuncio. La carità senza la quale nulla vale la nostra fede e che si traduce in accoglienza verso gli altri. Virtù che saranno di supporto agli i “strumen pastorali” an chi e nuovi che la Comunità Cris ana della nostra Ci à dovrà darsi (si può trovarne una certa descrizione nella “Carta di Comunione per la missione nel Decanato di Melzo”. 29 1.0 PAROLA MADONNA ANNUNCIO DELL’AIUTO: L’IMMAGINE 7.6 Fondamento «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini scriveva: “Nel prologo del Vangelo di Giovanni ci viene offerta una sintesi di tu a la fede cris ana: Gesù è la Sapienza di Dio incarnata, è la sua Parola eterna fa asi uomo mortale. Solo Dio risponde alla sete che sta nel cuore di ogni uomo! Nella nostra epoca purtroppo si è diffusa, sopra u o in Occidente, l’idea che Dio sia estraneo alla vita ed ai problemi dell’uomo e che, anzi, la presenza di Dio possa essere una minaccia all’autonomia dell’uomo. In realtà, tu a l’economia della salvezza ci mostra che Dio parla ed interviene nella storia a favore dell’uomo e della sua salvezza integrale. Avver amo tu quanto sia necessario che la luce di Cristo illumini ogni ambito dell’umanità: la famiglia, la scuola, la cultura, il lavoro, il tempo libero e gli altri se ori della vita sociale. Non si tra a di annunciare una parola consolatoria, ma una dirompente, che chiama a conversione, che rende accessibile l’incontro con Lui, a raverso il quale fiorisce un’umanità nuova” (VD 23, VD 93).” Siamo consapevoli che si avverte nell’uomo contemporaneo la necessità di spiritualità e di valori puri e profondi ma occorre trovare la chiave per scoprire come trasme ere il messaggio, la buona novella in modo efficace, affinché raggiunga il suo cuore. SƟle La Chiesa esiste in quanto serva della Parola di Dio, in ascolto della Parola di Dio e a raverso l’annuncio della Parola: «è come se l’intera vita della Chiesa fosse raccolta in questo ascolto da cui solamente può procedere ogni suo a o di parola» (Joseph Ratzinger). Per essere ecclesia docens, la Chiesa deve essere ecclesia audiens: per avere una Parola da insegnare, la Chiesa deve prima averla ascoltata. (E. Bianchi) Ci sembra importante porre allora l’a enzione su Dio che parla e sull’uomo chiamato ad accogliere la sua parola e che annuncia alle gen la Parola incarnata. La Parola di Dio raggiunge gli uomini «a raverso l’incontro con tes moni che la rendono presente e viva» (VD 97) e noi diven amo tes moni quando il confronto con la Sacra Scrittura diventa il nostro criterio di valutazione, quando la nostra vita personale trova 30 1.0 7.6 MADONNA PAROLA ANNUNCIO DELL’AIUTO: L’IMMAGINE completezza nella vita fraterna, quando lo spezzare del pane e il pregare diventano indispensabili. Questo è quindi lo s le che vorremmo dare alla nostra comunità: quello di una Chiesa che ogni giorno a nga alle forza della Parola per trasme ere nella vita quodiana la tes monianza di un Annuncio che ci trasforma profondamente, l’annuncio della bellezza di Dio e della bellezza di essere suoi figli. Prospeƫva In questa logica occorre quindi una ripresa della dimensione biblica della formazione cris ana e della catechesi in par colare. “Non si tra a di aggiungere qualche incontro in parrocchia o nella diocesi, ma di verificare che nelle abituali a vità delle comunità cris ane, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimen , si abbia realmente a cuore l’incontro personale con Cristo che si comunica a noi nella sua Parola.” (VD 73). • L’animazione biblica della pastorale deve essere compresa non come l’aggiunta di nuovi incontri a cara ere biblico, separa da quelli già presen nelle inizia ve parrocchiali e diocesane, ma piu osto come rinnovata a enzione alla Sacra Scri ura in tu a l’a uale stru ura pastorale, affinché le a vità che già si svolgono possano perme ere ai fedeli di accostare le Scri ure secondo la fede ecclesiale. Valorizziamo i gruppi e gli i nerari già presen nella comunità. Sosteniamo e orien amo la voglia di vita, di festa, di gioia dei nostri fratelli. • Assieme allo studio ed alla meditazione della Parola di Dio è essenziale anche la divulgazione della “parola” del magistero sia a raverso i tes ufficiali della Chiesa sia nelle le ere, nei discorsi nelle omelie del nostro vescovo e del papa. • Occorre vedere l’opera dello Spirito nei ges quo diani (nella famiglia e nel lavoro, ad esempio) e viverli come la nostra Vocazione e come tali farli vivere anche agli altri, “evangelizzando” con la propria vita e con l’esempio, prima ancora che con parole e opere. 31 1.0 7.6 MADONNA PAROLA ANNUNCIO DELL’AIUTO: L’IMMAGINE • Ripensiamo alla possibilità di creare Centri di Preghiera e di Accoglienza della Parola nelle case, preparando adeguatamente coppie guida, favoriamo momen di meditazione a raverso giornate di ri ro e sopra u o nei momen dell’adorazione eucaris ca. Valorizziamo le occasioni che ci vengono anche della vita civile ci adina, nelle quali portare al centro un annuncio e una tes monianza di speranza. Riscopriamo momen di preghiera comunitaria come il Rosario o la preghiera dell’Angelus, consapevoli che nel cuore di ogni fedele che accoglie l’Annuncio, si rinnova il mistero della Parola che si fa Carne per la nostra salvezza. • Diffondiamo con costanza gli strumen che ci perme ono di portare alla gente la parola del magistero quale la stampa ca olica, internet o qualsiasi altro strumento messoci a disposizione dalla moderna tecnologia. 32 8.0 CONCLUSIONE Questo proge o pastorale che la nostra comunità si è data indica le linee pastorali che intendiamo seguire nei prossimi anni. Questo non è un testo immutabile ma sarà aggiornato dal Consiglio Pastorale ogni volta che le nuove esigenze pastorali lo renderanno necessario. Partendo da questo proge o, annualmente, il Consiglio Pastorale, tenendo conto del piano pastorale annuale che il nostro Vescovo indicherà alla Diocesi, si farà carico di sviluppare uno o più aspe da a ualizzare nella pastorale della comunità. La Madonna dell’aiuto, a cui la nostra comunità è dedicata, ci protegga e ci guidi nel cammino che ci si presenta davan . 33 INDICE E BIBLIOGRAFIA 1.0 Madonna dell’Aiuto Immagine pag. 3 2.0 Preghiera pag. 4 3.0 Presentazione pag. 5 4.0 Cos’è un Proge o Pastorale pag. 8 5.0 Le nostre comunità parrocchiali pag. 9 6.0 Il cammino verso la Comunità Pastorale pag. 14 7.0 I contenu del Proge o Pastorale pag. 16 7.1 Eucares a pag. 17 7.2 Comunione pag. 21 7.3 Corresponsabilità pag. 23 7.4 Carità Accoglienza pag. 25 7.5 Missionarietà pag. 28 7.6 Parola Annuncio pag. 30 8.0 Conclusione pag. 33 DocumenƟ a cui il ProgeƩo Pastorale fa riferimento • • • • • La Carta di Comunione per la missione nel decanato di Melzo approvata dal Consiglio Pastorale Decanale e dall’Assemblea dei presbiteri del Decanato di Melzo riuni in seduta congiunta il 7 se embre 2010, come fru o conclusivo della Visita Pastorale dell’Arcivescovo Dionigi Te amanzi nel marzo del 2010 al Decanato. Le era del cardinale Te amanzi a conclusione della visita pastorale decanale con indicazioni sul cammino da intraprendere. Documen invia al Cardinale di presentazione delle due parrocchie. (Scheda A) 34 PREGHIERA A MARIA A te, Madonna dell’Aiuto, affidiamo questa nostra Comunità Pastorale. Aiutaci a restare in cammino verso la vita buona del vangelo, come persone che si amano, con il cuore aperto al bene di tutti, senza invidie e divisioni, capaci di condividere nella pace le fatiche del crescere “insieme” in fraterna cordialità. Aiutaci a diventare comunità accogliente, fatta di cristiani amabili e benevoli, ricchi di umanità e di fiducia, capaci di testimoniare la presenza del Signore nell’oggi del mondo attraverso la nostra vita coerente con la gioia e la grazia del vangelo. Aiutaci ad essere comunità solidale, capace di ricercare chi è nel bisogno di un nuovo annuncio del vangelo, impegnata a non deludere chi si attende di vedere in noi il volto autentico della Chiesa di Gesù Salvatore, sorgente di vita nuova per chi si sente solo, senza meta e privo di speranza. Fiduciosi nel tuo aiuto, o Maria, che ci mantieni uniti nel Cenacolo della Chiesa, invochiamo ogni giorno sulla nostra Comunità l’effusione dello Spirito Santo, perché tutto il nostro impegno per l’avvento del Regno di Dio sia a lode e gloria della beata e SS. Trinità. Amen. Don Carlo Rimoldi