6 Lucio Silla Wolfgang Amadeus Mozart Lucio Silla Wolfgang Amadeus Mozart Stagione di Opera 2014 / 2015 Stagione di Opera 2014 / 2015 Lucio Silla Dramma in musica in tre atti Libretto di Giovanni De Gamerra Musica di Wolfgang Amadeus Mozart Nuova produzione In coproduzione con Mozartwoche Salzburg/Fondazione Mozarteum e Festival di Salisburgo EDIZIONI DEL TEATRO ALLA SCALA TEATRO ALLA SCALA PRIMA RAPPRESENTAZIONE Giovedì 26 febbraio 2015, ore 20 - Turno E REPLICHE Sabato febbraio 28 Ore 20 – Turno D Martedì Giovedì Sabato Martedì marzo 3 Ore 12 Ore 14 Ore 17 Ore 20 20 20 20 – – – – ScalAperta Turno B Turno A Turno C SOMMARIO 4 Lucio Silla. Il libretto 28 Il soggetto Argument – Synopsis – Die Handlung – ࠶ࡽࡍࡌ – Сюжет Cesare Fertonani 40 L’opera in breve Cesare Fertonani 42 La musica Giancarlo Landini 45 Luci del crepuscolo Il Lucio Silla di Mozart per Milano Raffaele Mellace 79 Modernità in veste storica Marc Minkowski parla di Mozart e di Lucio Silla 85 Wolfgang A. Mozart - Lucio Silla 104 Lucio Silla alla Scala Ronny Dietrich Luca Chierici 113 Marc Minkowski 115 Marshall Pynkoski 116 Antoine Fontaine 117 Jeannette Lajeunesse Zingg 118 Hervé Gary 119 Lucio Silla. I personaggi e gli interpreti 121 Wolfgang Amadeus Mozart. Cronologia della vita e delle opere Cesare Fertonani 128 Letture Cesare Fertonani 130 Ascolti Luigi Bellingardi 133 Coro del Teatro alla Scala 134 Orchestra del Teatro alla Scala 135 Corpo di Ballo del Teatro alla Scala 136 Teatro alla Scala Wolfgang Amadeus Mozart. Ritratto di autore anonimo (Bologna, Civico Museo bibliografico musicale). 4 Lucio Silla Dramma per musica in tre atti Musica di Wolfgang Amadeus Mozart Libretto di Giovanni de Gamerra PERSONAGGI Lucio Silla, dittatore Giunia, figlia di Gajo Mario e promessa sposa di Cecilio Cecilio, senatore proscritto Lucio Cinna, patrizio romano, amico di Cecilio e nemico occulto di Silla Celia, sorella di Silla Aufidio, tribuno, amico di Lucio Silla tenore soprano soprano soprano soprano tenore Guardie, senatori, nobili, soldati, popolo, donzelle. Prima esecuzione assoluta: Milano, Teatro Regio Ducale, 26 dicembre 1772 Le parti scritte in marrone non vengono eseguite nella presente edizione. Edizione critica a cura di Kathleen Kuzmick Hansell [Neue Mozart-Ausgabe]. Copyright e Edizione Alkor-Bärenreiter, Kassel. Rappresentante per l’Italia Casa Musicale Sonzogno di Pietro Ostali, Milano 5 [Overtura] ATTO PRIMO Solitario recinto sparso di molti alberi con rovine d’edifizi diroccati. Riva del Tebro. In distanza veduta del Monte Quirinale con piccolo Tempio in cima. Cinna L’arte di Silla per trionfar del di lei fido amore. Cecilio A consolar si voli il suo dolore. Scena I Cecilio, indi Cinna. [Recitativo] Cecilio Oh ciel, l’amico Cinna qui attendo invan. L’impazienza mia cresce nel suo ritardo. Oh come mai è penoso ogn’istante al core uman, se pende fra la speme, e il timor. I dubbi miei... ma non m’inganno. Ei vien. Lode agli Dei. Cinna Cecilio, oh con qual gioia pur ti riveggio! Ah lascia, che un pegno io t’offra or che son lieto appieno, d’amistade, e d’affetto in questo seno. Cecilio Quanto la tua venuta accelerò coi voti l’inquieta alma mia. Quai non produsse la tua tardanza in lei smanie, e spaventi, e quali immagini funeste s’affollaro al pensier. L’alma agitata s’affanna, si confonde... Cinna Il mio ritardo alto motivo asconde. Tutto da me saprai. Cecilio Deh non t’offenda l’impazienza mia... Giunia, la cara, la fida sposa è sempre tutta amor, tutta fè? Quei dolci affetti, che un tempo a me giurò, rammenta adesso? È il suo tenero core anche l’istesso? Cinna Ella estinto ti piange... Cecilio Ah come... ah dimmi… dimmi: e chi tal mezogna osò d’immaginar? Cinna Deh, t’arresta. E non sai, che ‘l tuo ritorno è così gran delitto, che guida a morte un cittadin proscritto? Cecilio Per serbarmi una vita, ch’odio senza di lei, dunque lasciar potrei la sposa in preda a un ingiusto, a un crudel? Cinna M’ascolta. E dove, di riveder tu speri la tua Giunia fedel? nel proprio tetto Silla la trasse... Cecilio E Cinna ozioso spettator sofrì?... Cinna Che mai solo tentar potea? Pur troppo è vano il contrastar con chi ha la forza in mano. Cecilio Dunque, nemici Dei di riveder la sposa più sperar non poss’io? Cinna M’odi: non lungi da questa ignota parte il tacito recinto ergesi al Ciel, che nelle cupe soglie de’ trapassati eroi le tombe accoglie. Cecilio Che far degg’io? Cinna Passarvi per quel sentiero ascoso, che fra l’ampie rovine a lui ne guida. Cecilio E colà che sperar? 6 Cinna Sai che confina col palagio di Silla. In lui sovente, da fidi suoi seguita, fra‘l dì Giunia vi scende. Ivi dolente alla mest’urna accanto del genitor, la suol bagnar di pianto. Sorprenderla potrai. Potrai nel seno farle destar la speme, che già s’estinse, e consolarvi insieme. Cecilio Oh me beato! Cinna Altrove co’ molti amici in tua difesa uniti frattanto io veglierò. Spera. Gli Dei oggi render sapran dopo una lunga vil servitù penosa la libertà a Roma, a te la sposa. [N.2 Aria] Cecilio Il tenero momento premio di tanto amore già mi dipinge il core fra i dolci suoi pensier. E qual sarà il contento, ch’al fianco suo m’aspetta, se tanto ora m’alleta l’idea del mio piacer? (parte.) Scena III Appartamenti destinati a Giunia con statue all’interno delle più famose eroine romane. Silla, Celia, [Aufidio] e Guardie. [Recitativo] [N.1 Aria] Cinna Vieni, vieni ov’amor t’invita vieni, che già mi sento del tuo vicin contento, gli alti presagi in sen. Non è sempre il mar cruccioso, non è sempre il Ciel turbato, ride alfin lieto e placato fra la calma ed il seren. (parte.) Scena II Cecilio solo. [Recitativo accompagnato] Cecilio Dunque sperar poss’io di pascer gl’occhi miei nel dolce idolo mio? Già mi figuro la sua sorpresa, il suo piacer. Già sento suonarmi intorno i nomi di mio sposo, mia vita. Il cor nel seno col palpitar mi parla de’ teneri trasporti, e mi predice... oh Ciel! sol fra me stesso qui di gioia deliro, e non m’affretto la sposa ad abbracciar? Ah forse adesso sul morir mio delusa priva d’ogni speranza, e di consiglio lagrime di dolor versa dal ciglio! Silla A te dell’amor mio, del mio riposo Celia, lascio il pensier. Rendi più saggia l’ostinata di Mario altera figlia. E a non sprezzarmi alfin tu la consiglia. Celia German sai, che fin’ora tutto feci per te. Vuo’ lusingarmi di vederla cangiar. Aufidio Quella superba colle preghiere, e coi consigli in vano sia che si tenti. Un dittator sprezzato, che da Roma, e dal Mondo inter s’ammira, s’altro non vale, usi la forza, e l’ira. Silla E la forza userò. La mia clemenza non mi fruttò che sprezzi, e ingiuriose repulse d’una femmina ingrata. In questo giorno mi segua all’ara, e paghi renda gli affetti miei, o ‘l nuovo sol non sorgerà per lei. Celia Ah Silla, ah mio germano per tua cagione io tremo, se trasportar ti lasci a questo estremo. pur troppo, ah sì pur troppo la violenza è spesso madre fatal d’ogni più nero eccesso. 7 Silla Da tentar che mi resta, se ostinata colei mi fugge, e sprezza? Celia Adoprar tu sol devi arte, e dolcezza. S’è ver, che sul tuo core vantai finor qualche possanza, ah lascia, che da Giunia men corra. Ella fra poco da te verrà. L’ascolta forse sia che una volta cangi pensier. Silla Di mia clemenza ancora prova farò. Giunia s’attenda e seco parli lo sposo in me. ma non s’abusi dell’amor mio, di mia bontade, e tremi, se Silla alfine inesorabil reso favellerà da dittatore offeso. Celia German, di me ti fida. Oggi più saggia Giunia sarà. Finora una segreta speme forse il cor le nutrì. Se cadde estinto lo sposo suo, più non resta omai amorosa lusinga. I preghi tuoi cauto rinnova. Un amator vicino se d’un lontan trionfa, il trionfare d’un amator, che già di vita è privo, è più agevole impresa a quel, ch’è vivo. [N.3 Aria] Celia Se lusinghiera speme pascer non sa gli amanti anche fra i più costanti languisce fedeltà. Quel cor sì fido e tenero, ah sì quel core istesso così ostinato adesso quel cor si piegherà. (parte.) Silla Non avvilisce amore un magnanimo core, o se ‘l fa vile, infra gli Eroi, che le provincie estreme han debellate, e scosse, un sol non vi saria, che vil non fosse. In questo giorno, amico, sarà Giunia mia sposa. Aufidio Ella sen viene. Mira in quel volto espresso un ostinato amore, un odio interno, un disperato duolo. Silla Ascoltarla vogl’io. Lasciami solo. (Aufidio parte.) Scena V Silla, Giunia e Guardie. [Recitativo] Silla Sempre dovrò vederti lagrimosa e dolente? Il tuo bel ciglio una sol volta almeno non fia che si rivolga a me sereno? Cielo! tu non rispondi? sospiri? ti confondi? ah sì, mi svela perchè così pensosa t’agiti, impallidisci, e scansi ad arte d’incontrar gli occhi tuoi negl’occhi miei? Giunia Empio, perchè sol l’odio mio tu sei. [Recitativo] Silla Ah no, creder non posso, che a danno mio s’asconda si fiera crudeltà nel tuo bel core. Hanno i limiti suoi l’odio, e l’amore. Aufidio Signor, duolmi vederti Giunia Il mio non già. Quanto amerò lo sposo, Scena IV Silla, Aufidio, e Guardie. 8 ai rifiuti, agl’insulti esposto ancor. Alle preghiere umili s’abbassi un cor plebeo. Ma Silla, il fiero terror dell’Asia, il vincitor di Ponto l’arbitro del Senato, e che si vide un Mitridate al duo gran piè sommesso, s’avvilirà d’una donzella appresso? tanto Silla odierò. Se fra gli estinti l’odio giunge, e l’amor, dentro quest’alma ch’ad onta tua non cangerà giammai, egli il mio amor, tu l’odio mio sarai. Silla Ma dimmi, in che t’offesi per odiarmi così? che non fec’ io, Giunia, per te? La morte il genitor t’invola, ed io ti porgo nelle mie mura istesse un generoso asilo. Ogni dovere dell’ospitalità qui teco adempio, e pur segui ad odiarmi, e Silla è un empio? Giunia Stender dunque dovrei le braccia amanti a un nemico del padre? E ti scordasti quanto contro di lui barbaro oprasti? In doloroso esiglio fra i cittadin più degni languisce e more alfin lo sposo mio, e chi n’è la cagione amar degg’io? Per tua pena maggior, di novo il giuro, amo Cecilio ancor. Respetto in lui benchè morto, la scelta del genitor. Se l’inuman destino dal fianco mio lo tolse per secondare il tuo perverso amore, ah sì, viverà sempre in questo core. Silla Amalo pur superba, e in me detesta un nemico tiranno. Or senti. In faccia di tanti insulti io voglio tempo lasciarti al pentimento. O scorda un forsennato orgoglio, un inutile affetto, un odio insano, o a seguir ti prepara nell’Erebo fumante, e tenebroso l’ombra del genitor, e dello sposo. Giunia Coll’aspetto di morte del gran Mario una figlia presumi d’avvilir? Non avria luogo nell’alma tua la speme che oltraggia l’amor mio se provassi, inumano, di che capace è un vero cor Romano. Silla Meglio al tuo rischio, o Giunia, pensa, e risolvi. Ancora un resto di pietade sol perchè t’amo ascolto. Ah sì meglio risolvi... Giunia Ho già risolto. Del genitore estinto ognora io voglio rispettare il comando; sempre Silla aborir, sempre adorar lo sposo, e poi morire. [N.4 Aria] Giunia Dalla sponda tenebrosa vieni o padre, o sposo amato d’una figlia e d’una sposa a raccor l’estremo fiato... Ah tu di sdegno, o barbaro, smani fra te, deliri, ma non è questa, o perfido la pena tua maggior. Io sarò paga allora di non averti accanto, tu resterai frattanto coi tuoi rimorsi al cor. (parte.) Scena VI Silla e Guardie. [Recitativo accompagnato] Silla E tollerare io posso sì temerari oltraggi? A tante offese non si scuote quest’alma? E chi la rese insensata al tal segno? Un dittatore così s’insulta, e sprezza da folle donna audace? E pure, oh mio rossor! E pur mi piace! Mi piace? E il cor di Silla della sua debolezza non arrossisce ancora? Taccia l’affetto, e la superba mora. Chi non mi cura amante disdegnoso mi tema. A suo talento crudel mi chiami. Aborra la mia destra, il mio cor, gli affetti miei, a divenir tiranno in questo dì comincierò da lei. [N.5 Aria] Silla Il desìo di vendetta e di morte sì m’infiamma, e sì m’agita il petto, che in quest’alma ogni debole affetto 9 disprezzato si cangia in furor. Forse nel punto estremo della fatal partita mi chiederai la vita, ma sarà il pianto inutile, inutile il dolor. (parte colle guardie.) Scena VII Atrio magnifico alquanto oscuro, che corrisponde a dei sotterranei in cui si alzano i sontuosi monumenti degl’eroi di Roma. Cecilio solo. [Recitativo accompagnato] Cecilio Morte, morte fatal della tua mano ecco le prove in queste gelide tombe. Eroi, duci, regnanti che devastar la Terra, angusto marmo or qui ricopre, e serra. Già in cento bocche, e cento dei lor fatti echeggiò stupito il mondo. E or qui gl’avvolge un muto orror profondo. Oh Dei!... Chi mai s’apressa? Giunia... la cara sposa?... Ah non è sola; m’asconderò, ma dove? Oh stelle! in petto qual palpito!... qual gioia!... e che far deggio? Restar?... partire?... oh Ciel! (si nasconde dietro l’urna di Mario) Dietro a quest’urna a respirar mi celo. Scena VIII S’avanza Giunia col seguito di donzelle e di nobili al lugubre canto del seguente Coro. stringe i lacci in Campidoglio, rovesciato oggi dal soglio sia d’esempio ad ogni età. [Recitativo] Giunia Se l’empio Silla, o padre fu sempre l’odio tuo finchè vivesti, perchè Giunia è tua figlia, perchè il sangue Romano ha nelle vene supplice innanzi all’urna tua sen viene. Tu pure ombra adorata del mio perduto ben vola, e soccorri la tua sposa fedel. Da te lontana di questa vita amara odia l’aure funeste... Scena IX Cecilio e detta. [Recitativo accompagnato] Cecilio Eccomi, o cara. Giunia Stelle!... io tremo!... che veggio? Tu sei?... forse vaneggio? Forse una larva, o pur tu stesso? Oh Numi! M’ingannate, o miei lumi?... Ah non so ancor se alla dolce illusione io m’abbandono!... Dunque... dunque tu sei?... Cecilio Il tuo fedele io sono. [N.7 Duetto] [N.6 Coro] Coro Fuor di queste urne dolenti deh n’uscite alme onorate, e sdegnose vendicate la romana libertà. Giunia O del padre ombra diletta se d’intorno a me t’aggiri, i miei pianti, i miei sospiri deh ti movano a pietà. Coro Il superbo, che di Roma 10 Giunia D’Elisio in sen m’attendi ombra dell’idol mio, ch’a te ben presto, oh Dio fia, che m’unisca il Ciel. Cecilio Sposa adorata, e fida sol nel tuo caro viso ritrova il dolce Eliso quest’anima fedel. Giunia Sposo... oh Dei! tu ancor respiri? Cecilio Tutto fede, e tutto amor. Giunia e Cecilio Fortunati i miei sospiri, fortunato il mio dolor. (si prendon per mano) Giunia Cara speme! Cecilio Amato bene. Giunia e Cecilio Or ch’al mio seno cara (caro) tu sei m’insegna il pianto degl’occhi miei ch’ha le sue lagrime anche il piacer. ATTO SECONDO Scena I Portico fregiato di militari trofei. Silla, [Aufidio,] e Guardie. [Recitativo] Aufidio Tel’ predissi, o Signor, che la superba più ostinata saria quanto più mostri di clemenza, e d’amor? Silla Poco le resta da insultarmi così. Risolvi omai. Morir dovrà. L’ho tollerata assai. Aufidio L’amico tuo fedele può libero parlar? Silla Parla. Aufidio Tu sai, ch’eroe non avvi al mondo senza gli emuli suoi. Gli Emili, e i Scipi n’ebbero ach’essi, e di sue gesta ad onta il glorioso Silla assai ne conta. Silla Pur troppo io so. Aufidio Tu porgi nella morte di Giunia a rei nemici l’armi contro di te. D’un Mario è figlia, e questo Mario ancor ne’ propri amici vive a tuo danno. Silla E che far deggio? Aufidio In faccia al Popolo, e al Senato sia l’altera tua sposa. Un finto zelo di sopir gli odi antichi la violenza asconda. Al tuo volere chi s’opporrà? Di numerose schiere folto stuolo ti cinga. Ognun paventa in te l’eroe, ch’ogni civil discordia ha soggiogata, e doma, e a un sguardo tuo trema il Senato, e Roma. 11 Signor del comun voto t’accerta il tuo voler. La ragion sempre segue il più forte, e chi fra mille squadre a supplicar si piega? Vuole, e comanda allorchè parla, e prega. Silla E se l’ingrata ancora mi sprezza, e mi discaccia al Popolo, al Senato, a Roma in faccia? Che far dovrò? Aufidio L’altera non s’opporrà. Quell’ostinato core ceder vedrai nel pubblico consenso del Popolo Roman. Silla Seguasi, amico Il tuo consiglio. Oh Ciel!... sappi... io ti scopro le debolezza mia. Quando le stragi, le violenze ad eseguir m’affretto è il cor di Silla in petto da più atroci rimorsi lacerato, ed oppresso. In quei momenti fieri contrasti io provo. Inorridisco, voglio, tremo, detesto, amo, ed ardisco. Aufidio Quest’incostanza tua, lascia, che‘l dica, i tuoi gran merti oscura. Ogni rimorso della viltade è figlio. Ardito, e lieto il mio consiglio abbraccia, e suo malgrado la femmina fastosa costretta venga a divenir tua sposa. [N.8 Aria] Aufidio Guerrier, che d’un acciaro impallidisce al lampo, a dar non vada in campo prove di sua viltà. Se or cede a un vil timore, se or cede alla speranza, e qual sarà incostanza se questa non sarà? Scena II Silla, indi Celia, e Guardie. [Recitativo] Silla Ah no, mai non credea, ch’ all’uom tra ‘l fasto, e le grandezze immerso tanto costasse il divenir perverso. Celia Tutto tentai finor. Preghi, promesse, e minacce, e spaventi al cor di Giunia, sono inutile assalti. Ah mio germano immaginar non puoi come per te... Silla So quel, che dir mi vuoi. Silla non è men grato a chi per lui anche inutil s’adopra. In man del caso se pende ogni successo, il proprio merto, all’opere non scema contrario evento. In questo dì mia sposa Giunia sarà. Celia Giunia tua sposa? Silla Il come non ricercar. Ti basti, che pago io sia. Celia Perchè l’arcan mi celi, e perchè non rischiari un favellar sì oscuro? Silla (Perchè in donna un arcano è mal sicuro.) Il mio silenzio or non ti spiaccia, e m’odi. Te pur sposa di Cinna in questo giorno io bramo. Celia (Oh me felice!) Lascia, ah lascia, ch’a Cinna, il tuo fido amico io rechi così lieta novità. Il labbro mio gli sveli alfin, ch’ ei solo è il mio tesoro, e che ognor l’adorai come l’adoro. (parte) Silla Ad affrettar si vada in Campidoglio la meditata impresa, e la più ascosa arte s’adopri, onde la mia nemica 12 al talamo mi segua. Ah sì conosco, ch’ad ogni prezzo io deggio il possesso acquistar della sua mano. Rimorsi miei vi ridestate invano. (parte con le guardie.) Cinna No, non sarà giammai, ch’ io ti lasci partir. Cecilio Perchè ritardi la vendetta comun? Cinna Sol perchè bramo che dubbiosa non sia. Scena III Cecilio con spada nuda, che vuole inseguir Silla. Cinna, che lo trattiene. [Recitativo] Cinna Qual furor ti trasporta? Cecilio Il braccio mio non ritener. Su’ passi del tiranno si voli. Il nudo acciaro gli squarci il sen... (in atto di partire) Cinna T’arresta. Ma donde nasce questa improvvisa ira tua? Cecilio Saper ti basti, che prolungar non deggio un sol momento il colpo... Cinna E il tuo periglio? Cecilio Non lo temo, e disprezzo ogni consiglio. Cinna Ah per pietà m’ascolta... svelami... dimmi... Ah Ciel! Que’ tronchi accenti que’ furiosi sguardi... le disperate smanie tue... gli sforzi d’involarti da me... l’esporti ardito a un cimento fatal... mille sospetti mi fan nascere in sen. Parla. Rispondi... Cecilio Tutto saprai... (in atto di partire) Cecilio Dubbiosa non sarà. (come sopra) Cinna Dunque tu vuoi per un ardire intempestivo e vano troncare il fil di tutti i meditati disegni miei? Giunia rivedi, e quando amar per lei di più devi la vita incauto corri ad un impresa ardita? Più non tacer. Mi svela chi furioso a segno tal ti rende? Cecilio L’orrida rimembranza in cor m’accende novi stimoli all’ira. Odi e stupisci. Poichè quest’alma oppressa della mia sposa al fianco trovò dolce conforto alla sua pena, dal luogo tenebroso allontanati appena aveva Giunia i suoi passi, un legger sonno m’avvolse i lumi. Oh Cielo! D’orrore ancor ne gelo! Ecco mi sembra spalancata mirar la fredda tomba, in cui l’estinte membra giaccion di Mario; in me le cavernose luci raccoglie, e ‘l teschio per tre volte crollando disdegnoso e feroce sento, che sì mi sgrida in fioca voce: “Cecilio a che t’arresti presso la tomba mia? Vanne, ed affretta della comun vendetta il bramato momento. Ozioso al fianco più l’acciar non ti penda. Ah se ritardi l’opra a compir, che l’ombra invendicata di Mario oggi t’impone e ti consiglia, tu perderai la sposa, ed io la figlia“. Cecilio Al fiero suon de’ minacciosi accenti l’alma si scosse. Il sonno da sbigottiti lumi s’allontanò. M’accese improvviso furor. Strinsi l’acciaro, né il rimorso piede io più ritenni, ma‘l reo tiranno a trucidar qua venni. Ah più non m’arrestar... 13 Cinna Ferma. Per poco dell’ira tua raffrena i feroci trasporti. Ah sei perduto, se in te Silla s’avvien... Scena IV Cinna, indi Celia. [Recitativo] Cecilio Paventar deggio d’un tiranno gli sguardi? Un’altra mano trucidarlo dovrà? Non mai. Mi veggio intorno ognor la bieca ombra di Mario a ricercar vendetta; e degl’accenti suoi ad ogn’istante or ch’al tuo fianco io sono mi rimbomba all’orecchie il fiero suono. Lasciami... Cinna Ah sì, s’affretti il colpo. Il ciel d’un empio se il castigo prolunga, attenderassi, che de’ Tarquini in lui gli scellerati eccessi sian rinnovati a nostri tempi istessi? Celia Qual ti siede sul ciglio cura affanosa? Cinna Ah se disprezzi tanto i perigli tuoi, deh pensa almeno, che dalla vita tua pende la vita d’una sposa fedele. Oh stelle! E come per così cari giorni... Cinna Altrove, Celia, passar degg’io non m’arrestar... Cecilio Oh Giunia!... oh nome!... Il sol pensiero, amico, che perderla potrei, del mio furore ogn’impeto disarma. Cinna Addio. Celia E ognor mi fuggi? Celia Per un istante solo m’ascolta, e partirai. [Recitativo accompagnato] Ah corri, vola per me svena il tiranno... Oh Numi! e intanto al mio nemico accanto resta la sposa?... ahimè!... chi la difende... ma s’ei qui giunge?... Oh Dio! Qual fier [contrasto, qual pena, eterni Dei! Timore, affanno, ira, speme, e furor mi sento in seno, né so di lor chi vincerà! Che penso? E non risolvo ancora? Giunia si salvi, o al fianco suo si mora. [N.9 Aria] Cecilio Quest’improvviso tremito che in sen di più s’avanza, non so se sia speranza, non so se sia furor. Ma fra suoi moti interni fra le mie smanie estreme, o sia furore o speme, paventi il traditor. (parte.) 14 Cinna Che brami? Celia (Oh Dei! Parlar non posso, e favellar vorrei.) Sappi, che il mio german... Cinna Parla. Celia Desia... (Ah mi confondo, e temo, che non mi ami il crudel.) Sì, sappi... (oh stelle! In faccia a lui che adoro perchè mi perdo? Oggi sarà mio sposo, e svelargli non oso?...) Cinna Io non intendo li tronchi accenti tuoi. Celia (Finge l’ingrato!) Or che dubbiosa io taccio non ti favella in seno il cor per me? Che dir poss’io? Pur troppo ne’ languidi miei rai questo silenzio mio ti parla assai. [N.10 Aria] Celia Se il labbro timito scoprir non osa la fiamma ascosa per lui ti parlino queste pupille per lui ti svelino tutto il mio cor. (parte.) Silla sai ciò, che vuol? Vuol la tua mano. Con il consenso lor la violenza giustificar pretende. Il suo disegno tutto, o Giunia, io prevedo. Giunia Io son la sola arbitra di me stessa. A un vil timore ceda il Senato pur, non questo core. Cinna Da te, se vuoi, dipende, Giunia, un gran colpo. Giunia E che far posso? Scena V Cinna, indi Giunia. [Recitativo] Cinna Di piegarsi capace a un amorosa debolezza l’alma non fu di Cinna ancor. Ma se da folle s’avvilisse così, no, non avria la germana d’un empio usurpatore il tributo primier di questo core. Giunia s’appressa. Ah ch’ella può soltanto la grand’opra compir, che volgo in mente. Agitata, e dolente immersa sembra fra torbidi pensier. Giunia Silla m’impone che al popolo, e al Senato io mi presenti; l’empio che può voler? Sai ciò che tenti? Cinna Forse più, che non credi è la morte di Silla oggi vicina per vendicar la libertà latina. Giunia Tutto dal Ciel pietoso dunque speriam. Ma intanto alla tua cura io lascio l’amato sposo mio. Deh se ti deggio il piacer di mirarlo, poichè lo piansi estinto, ah sì per lui veglia, t’adopra, e resti al tiranno nascoso. Cinna A me t’affida, non paventar su’ giorni suoi. M’ascolta, ai Padri in faccia, e al Popolo [Romano Cinna Al letto segui l’empio tiranno ove t’invita, ma in quello per tua man lasci la vita. Giunia Stelle! che dici mai? Giunia potria con tradimento vil...? Cinna Folle timore. Deh sovvienti, che ognora fu l’eccidio de’ rei un spettacolo grato a’ sommi Dei. Giunia S’è d’un plebeo pur sacra fra noi la vita, e come vuoi, che in sen non mi scenda un freddo orrore nel trafiggere io stessa un dittatore? Benchè tiranno, e ingiusto sempre al Senato, e a Roma Silla presiede, e di sua morte invano farmi rea tu presumi. Vittima ei sia, ma della man dei Numi. Cinna Se d’offender gli Dei avesse un dì tremuto la libertà non dovria Roma a Bruto. Giunia Ma Bruto in campo armato, non con una viltade della latina libertade infranse la catena servil. No, non fia mai ch’a’ dì futuri passi il nome mio macchiato 15 d’un tradimento vil. Serbami, amico, serbami il caro ben. Deh sol tu pensa alla salvezza sua. Della vendetta al Ciel lascia il pensier. Scena VII Orti pensili. Silla, [Aufidio,] e Guardie. [Recitativo accompagnato] Giunia Vanne. T’affretta... Forse lungi da te potria lo sposo per un soverchio ardir... l’impetuosa alma sua ben conosci. Ah, per pietade, fa’ che rimanga ad ogni sguardo ascoso. Dilli, che se m’adora, dilli che se m’è fido serbi i miei ne’ suoi giorni. A te l’affido. [N.11 Aria] Giunia Ah se il crudel periglio del caro ben rammento tutto mi fa spavento tutto gelar mi fa. Se per sì cara vita non veglia l’amistà da chi sperare aita da chi sperar pietà? (parte.) [Recitativo] Aufidio Signor, ai cenni tuoi il Senato fia pronto. Egli fra poco t’ascolterà. D’elette squadre intorno numerosa corona ad arte io disporrò. Silla L’amico Cinna non ignori l’arcano. Il suo soccorso è necessario all’opra. Ah che me stesso più non ritrovo in me! Dov’io mi volga della crudel l’immagine gradita mi dipinge il pensier. Mi suona ognora il caro nome suo fra i labbri miei, e tutto parla a questo cor di lei. Aufidio Io già ti vedo al colmo di tua felicità. Della possanza usa, che ‘l ciel ti diè. Roma, il Senato, e ogn’anima orgogliosa or che lo puoi fa, che pieghin la fronte a’ piedi tuoi. (parte) Scena VI Cinna solo. [Recitativo accompagnato] Cinna Ah sì, scuotasi omai l’indegno giogo. Assai si morse il fren di servitù tiranna. Se di svenar ricusa Giunia quell’empio, un braccio non mancherà, che timoroso meno il ferro micidial gl’immerga in seno. Silla Ah sì, di civil sangue innonderò le vie, se Roma altera alle brame di Silla, oggi s’oppone; ho nel braccio, ho nel cor la mia ragione. Giunia?... Qual vista! In sì bel volto io scuso la debolezza mia... ma tanti oltraggi? Ah che in vederla, oh Dei! il dittatore offeso io più non sono; de’ suoi sprezzi mi scordo, e le perdono. [N.12 Aria] Cinna Nel fortunato istante, che’ei già coi voti affretta per la comun vendetta vuo’, che mi spiri al piè. Già va una destra altera del colpo suo felice e questa destra ultrice lungi da lui non è. (parte.) 16 Scena VIII Giunia, Silla e Guardie. [Recitativo] Giunia (Silla? L’odiato aspetto destami orror. Si fugga) Silla Arresta il passo. Sentimi per pietade. il più infelice d’ogni mortal mi rendi, se nemica mi fuggi... (Ma il cor mi palpita... perder chi adoro?... Svenare, o barbaro, il mio tesoro?...) Che dissi? Ho l’anima vile a tal segno? Smanio di sdegno; morir tu brami, crudel mi chiami, tremane, o perfida, crudel sarò. (parte con le Guardie.) Giunia E che pretendi? Scostati traditor. (Tremo, m’affanno per l’idol mio.) Silla Ah no, non so tiranno come tu credi. È l’anima di Silla capace di virtù. Quel tuo bel ciglio soffrir più non poss’io così severo... Scena IX Giunia, indi Cecilio. Giunia Tu di virtù capace? Ah, menzognero! (in atto di partire) [Recitativo] Silla Sentimi... Giunia Che intesi eterni Dei? Qual mai funesto, e spaventoso arcan ne’ detti suoi? Sola non morirò? Che dir mi vuoi, barbaro... Ahimè! Che vedo?... Lo sposo mio?... Che fu?... Che avvenne?... Ah dove sconsigliato t’inoltri? In queste mura sai, che non è sicura la tua vita, e non temi di respirar quest’aure comuni a’ tuoi nemici? In questo istante il tiranno partì. Tremo... Deh, fuggi... ah se dell’empio il ciglio... Giunia Non t’ascolto. Silla E vuoi... Giunia Sì voglio detestarti, e morir. Silla Morir? Cecilio Giunia, il tuo rischio è ‘l mio maggior periglio. Giunia La morte Romano cor non teme. Silla E puoi...? Giunia Deh per pietà, se mi ami, torna, mio bene, ah torna nel tenebroso asilo. Il rimirarti qual martirio è per me! Giunia Sì posso pria d’amarti, morir. Vanne, t’invola... Cecilio Non amareggi il tuo spavento o cara il mio dolce piacer. Silla Superba morirai, ma non già sola. [N.13 Aria] Silla D’ogni pietà mi spoglio perfida donna audace; se di morir ti piace, quell’ostinato orgoglio presto tremar vedrò. Giunia Piacer funesto, se a un gelido spavento abbandona il mio cor. Se de’ tuoi giorni decider puo’. T’ascondi. Ah da che vivo no, che angustia simile... Cecilio Sola vuoi, ch’io ti lasci in preda a un vile? 17 So, ch’al senato in faccia il reo tiranno con violenza ingiusta al talamo vuol trarti, ed io, che t’amo, restar potrò senza morir d’affanno lungi dal fianco tuo? Se invano un braccio, un acciaro si cerca per svenare un crudel, ch’odio, e detesto, quell’acciaro, quel braccio, eccolo è questo. Giunia Ahimé! Che pensi? Esporti?... Correr tu solo a un periglio estremo?... Cecilio Tu paventi di tutto, io nulla termo. Frena il timor, mia speme, e ti rammenta, ch’una soverchia tema in cor Romano esser puote viltà. Giunia Ma il troppo ardire temerità s’appella. Ah sì ti cela, né accrescere, idol mio, nel tuo periglio nove cangion di pianto a questo ciglio. Cecilio Eterni Dei! Lasciarti, fuggire, abbandonarti all’empie insidie, all’ira d’un traditor, ch’alle tue nozze aspira? Giunia E che puoi temer, se meco resta la mia costanza, e l’amor mio? Deh corri, corri d’onde fuggisti. Al suo dolore, a’ suoi spaventi invola il cor di chi t’adora; se ciò non basta, io tel comando ancora. Cecilio E in questo giorno orrendo se al tiranno io mi celo, chi veglia, o sposa, in tua difesa? Giunia Il Cielo! Cecilio Ah che talvolta i Numi... Giunia A che ti guida cieco furor? Ad onta de’ miei timori ancor mi resti a lato? Partir non vuoi? Corro a morire, ingrato. 18 Cecilio Fermati... senti... Oh Dei! Così mi lasci, e brami?... Giunia I passi miei guardati di seguir. Cecilio Saprò morire, ma non lasciarti. Giunia (Oh stelle! Io lo perdo. Che fo?) Cecilio Cara, tu piangi? Ah che il tuo pianto... Giunia Ah sì per questo pianto per questi lumi miei di speme privi, parti, parti da me, celati, vivi! Cecilio A che mi sforzi! Giunia Alfine! Lusingarmi poss’io di questo segno del tuo tenero affetto? Che rispondi, idol mio? Cecilio Sì tel prometto. Giunia Fuggi dunque, mio bene. Invan paventi, se di me temi. Ah pensa, pensa, che‘l Ciel difende i giusti, e ch’io d’altri mai non sarò. Di mie promesse dell’amor mio costante ch’aborre a morte un traditore indegno. Sposo, nella mia mano eccoti un pegno. Cecilio Chi sa, che non sia questa l’estrema volta, oh Dio? ch’al sen ti stringo, destra dell’idol mio, destra adorata, prova di fè sincera... Giunia No, non temere. Amami. Fuggi e spera. [N.14 Aria] Cecilio Ah se a morir mi chiama il fato mio crudele seguace ombra fedele sempre sarò con te. Vorrei mostrar costanza cara, nel dirti addio ma nel lasciarti, oh Dio, sento tremarmi il piè. (parte.) [N.15 Aria] Scena X Giunia, indi Celia. [Recitativo] Giunia Perchè mi balzi in seno affannoso cor mio? Perchè sul volto or che lo sposo io non mi vedo accanto, cade da’ rai più copioso il pianto? Celia Oh Ciel! sì lagrimosa sì dolente io t’incontro? al suo destino quell’anima ostinata alfin deh ceda, e sposa al dittator Roma ti veda. Giunia T’accheta per pietà. Celia Se in duro esiglio cadde estinto Cecilio, a lui che giova un’inutil costanza? Giunia (A questo nome s’agghiaccia il cor.) Ah tu ben sai, ch’io l’adoro fedel. Più non rammento i miei sofferti affanni, se si cangiano alfin gli astri tiranni. Celia Quando sugl’arsi campi scende la pioggia estiva, le foglie, i fior ravviva, e il bosco, il praticello tosto si fa più bello, ritorna a verdeggiar. Così quest’alma amante fra la sua dolce speme dopo le lunghe pene comincia a respirar. (parte.) Scena XI Giunia sola. [Recitativo accompagnato] Giunia In un istante oh come s’accrebbe il mio timor! Pur troppo è questo un presagio funesto delle sventure mie! L’incauto sposo più non è forse ascoso al reo tiranno. A morte ei già lo condannò. Fra i miei spaventi, nel mio dolore estremo che fo? Che penso mai? Misera io tremo! Ah no, più non si tardi. Il Senato mi vegga. Al di lui piede grazia, e pietà s’implori per lo sposo fedel. S’ei me la nega si chieda al Ciel. Se il Ciel l’ultimo fine dell’adorato sposo oggi prescrisse, trafigga me chi l’idol mio trafisse. [N.16 Aria] Celia Tu non mi guardi, e il labbro fra i singhiozzi, e i sospir pallido tace? Segui i consigli miei. Giunia Lasciami in pace. Celia Bramo lieta vederti. Il mio germano oggi me pur felice render saprà. La mano mi promise di Cinna. Giunia Parto, m’affretto. Ma nel partire il cor si spezza. Mi manca l’anima, morir mi sento. Né so morire, e smanio, e gelo. E piango, e peno. Ah se potessi, potessi almeno fra tanti spasimi, morir così. Ma per maggior mio duolo verso un’amante oppressa divien la morte istessa pietosa in questo dì. (parte.) 19 Scena XII Campidoglio. S’avanza Silla [ed Aufidio] seguito dai senatori, dal popolo e dalle squadre al lieto canto del seguente Coro. [N.17 Coro] Coro Se gloria il crin ti cinse di mille squadre a fronte or la temuta fronte qui ti coroni Amor. Stringa quel braccio invitto lei, che da te s’adora. Se con i mirti ancora cresce il guerriero allor. un certo segno. Seguimi all’ara omai... Giunia Scostati, indegno! A tal viltà discende Roma e ‘l Senato? Un ingiurioso, un folle timor l’astringe a secondar d’un empio le violenze infami? Ah che fra voi no, che non v’è chi in petto racchiuda un cor Romano... Silla Taci, e più saggia a me porgi la mano. Aufidio Così per bocca mia tutto il Popol t’impon. (Compare Giunia fra i senatori) [Recitativo] Silla Padri coscritti, io che pugnai per Roma, io, che vinsi per lei, Io che la face della civil discordia col mio valore estinsi. Io che la pace per opra mia regnar sul Tebro or vedo, d’ogni trionfo mio premio vi chiedo. Giunia (Soccorso, eterni Dei!) Silla Non ignorate l’antico odio funesto e di Mario e di Silla. Il giorno è questo in cui tutto mi scordo. Alla sua figlia sacro laccio m’unisca, e il dolce nodo plachi l’ombra del padre. Un dittatore, un cittadin fra i gloriosi allori altro premio non cerca a suoi sudori. Silla Dunque mi segui... Giunia Non appressarti, o in seno questo ferro m’immergo. (in atto di ferirsi) Silla Alla superba l’acciar si tolga, e segua il voler mio. Scena XIII Cecilio, con spada nuda, e detti. [Recitativo] Cecilio Sposa, ah no, non temer. Silla (Chi vedo?) Giunia (Oh Dio!) Giunia (Tace il Senato, e col silenzio approva d’un tiranno il voler?) Aufidio (Cecilio?) Silla Padri già miro ne’ volti vostri espresso il consenso comun. Quei, che s’udir festosi gridi risuonar d’intorno son del pubblico voto Silla In questa giusa son tradito da voi? Del mio divieto, e delle leggi ad onta tornò Cecilio, e seco Giunia unita di toglier osa al dittator la vita? Quell’audace s’arresti! 20 Giunia (Incauto sposo!) Signor... Silla E giunge a tanto la tua baldanza? Giunia (Oh Dei!) Silla Taci, indegna, ch’omai solo ascolto il furore. (a Cecilio) Al novo sole per mia vendetta, o traditor, morrai. Silla Cedi l’acciaro, o ch’io... Cecilio Lo speri invan. Scena XIV Cinna, con spada nuda, e detti. Giunia Cecilio, o caro! [Recitativo] Silla Come? D’un ferro armato, confuso, irresoluto, Cinna, tu pur?... Cinna (Oh Ciel, tutto è perduto; qualche scampo ah si cerchi nel cimento fatal!) con mio stupore col nudo acciaro io vidi Cecilio infra la schiere aprirsi un varco. La sua rabbia, i fieri minacciosi occhi suoi d’un tradimento mi fecero temer. Onde salvarti da quella destra al parricidio intesa corsi, e ‘l brando impugnai per tua difesa. Silla Ah vanne, amico, e scopri se altri perfidi mai... Cinna Sulla mia fede signor riposa, e paventar non dei. (Quasi nel fiero incontro io mi perdei!) Silla Olà quel traditore, Aufidio, si disarmi. Giunia Oh Dio! Fermate! Cecilio Ad esser vil m’insegna la sposa mia? Giunia Deh, non opporti! Cecilio E vuoi?... Giunia Della tua tenerezza una prova vogl’io. Cecilio Dovrò? Giunia Dovrai nella mia fede, e nel favor del Cielo affidarti, e sperar. Se ancor, mio bene, dubbioso ti mostri, i giusti Numi, e la tua sposa offendi. Cecilio (Fremo. T’appagherò.) Barbaro, prendi! (getta la spada) Silla Nella prigion più nera traggasi il reo. Per poco quest’aure a te vietate respirar ti vedrò. Fra le ritorte del tradimento audace tu pur ti pentirai, donna mendace. Cecilio Finchè l’acciar mi resta saprò farlo tremar. 21 [N.18 Terzetto] Silla Quell’orgoglioso sdegno oggi umiliar saprò. Cecilio Non lo sperare, indegno, l’istesso ognor sarò. Giunia Eccoti, o sposo, un pegno, ch’al fianco tuo morrò. Silla Empi la vostra mano merita sol catene. Giunia e Cecilio Se mi ama il caro bene lieto (lieta) a morir men vò. Silla Questa costanza intrepida questo sì fido amore tutto mi strazia il core tutto avvampar mi fa. Giunia e Cecilio La mia costanza intrepida il mio fedele amore dolce consola il core né paventar mi fa. ATTO TERZO Atrio, che introduce alle carceri. Scena I Cecilio incatenato, Cinna, indi Celia, e guardie a vista. [Recitativo] Cinna Ah sì tu solo, amico, ritenesti il gran colpo. Eran non lungi al Campidoglio ascosi gli amici tuoi, gli amici miei. Seguito volea da questi infra le schiere aprirmi sanguinoso sentier. Ma la prudenza il furor moderò. Di tanti a fronte che far potea cinto da pochi? Il Cielo novo ardir m’ispirò. Gli amici io lascio, tacito il ferro io stringo, e in Campidoglio m’avanzo. Allorchè voglio vibrare il colpo, in te m’affiso. Il ferro nella man mi tremò. Nel tuo periglio gelossi il cor. M’arresto, mi confondo, non so che dir. Quasi il segreto arcano, il tiranno svelò. Ma il suo comando, che di partir m’impose, la confusione e il mio dolore ascose. Cecilio Giacchè morir degg’io morasi alfin. Sol mi spaventa, oh Dei! la sposa mia... Cinna Non paventar di lei. Entrambi io salverò. Celia D’ascoltar Giunia men sdegnoso, e men fiero mi promise il german. Cecilio Giunia al suo piede? E perchè mai? Celia Desìa di placarne lo sdegno. Cecilio Invan lo brama. 22 Cinna Odimi, Celia. È questo forse il momento, ond’illustrar tu puoi con un’opra sublime i giorni tuoi. Scena II Cecilio, e Cinna. Celia Che far degg’io? Cecilio Forse tu credi, amico che Celia giunga a raddolcir un core uso alle stragi, e che talor di sdegno ingiustamente furibondo, ed ebro fè rosseggiar di civil sangue il Tebro? Cinna M’è noto a prova già tutto il poter, che vanti sul cor di Silla. A lui t’affretta, e dilli che aborrito dal cielo, in odio a Roma, se in se stesso non torna, e se non scorda un cieco amore insano l’eccidio suo fatal non è lontano. Celia Dunque il german... Cinna ...incontrerà la morte se non s’arrende a un tal consiglio. Cecilio Ah tutto, tutto inutil sarà. Celia Tentare io voglio la difficile impresa, e se aver ponno le mie preghiere il lor bramato effetto? Cinna La destra in guiderdone io ti prometto. Celia Un così dolce premio più animosa mi fa. Me fortunata, se fra un orror sì periglioso, e tristo salvo il germano, e ‘l caro amante acquisto. [Recitativo] Cinna So quanto Celia puote su quell’alma incostante, e Giunia ancora forse placar potria colle lagrime sue... Cecilio La sposa mia a qualche insulto amaro in invan s’espone. Un empio, un inumano non si cangia sì presto. Onde abbandoni il sentier del delitto ch’ei suol calcar per lungo suo costume, ci volle ognor tutto il poter d’un Nume. Ah no più non mi resta né speme, né pietà. L’afflitta sposa ti raccomando, amico. In pro di lei vegli la tua amistà. Del mio nemico vittima, ah no, non sia. Nel di lui sangue vendica la mia morte, e ‘l mio spirito sdegnoso nel regno degl’estinti avrà riposo. Cinna Ogni pensier di morte si allontani da te. Se il cor di Silla contro al dovere, e alla ragion s’ostina, sulla propria rovina, ne’ suoi perigli estremi quell’empio solo impallidisca, e tremi. [N.19 Aria (Cavatina)] [N.20 Aria] Celia Strider sento la procella né risplende amica stella pure avvolta in tanto orrore la speranza coll’amore mi sta sempre in mezzo al cor. (parte.) Cinna De’ più superbi il core se Giove irato fulmina, freddo spavento ingombra, ma d’un alloro all’ombra non palpita il pastor. Paventino i tiranni le stragi, e le ritorte, sol rida in faccia a morte chi ha senza colpe il cor. (parte.) 23 Scena III Cecilio, indi Giunia. Scena IV [Aufidio] con guardie e detti. [Recitativo] Cecilio Ah no, che il fato estremo terror per me non ha. Sol piango, e gemo fra l’ingiuste catene non per la morte mia, per il mio bene. Giunia Ah dolce sposo... Cecilio Oh stelle! Come tu qui? Giunia M’aperse la via fra quest’orrore la mia fede, il mio pianto, il nostro amore. Cecilio Ma Silla... ah parla. E Silla. Giunia L’empio mi lascia... Oh Dio! Mi lascia, ch’or ti dia... l’ultimo addio. Cecilio Dunque non v’è per noi né pietà, né speranza? Giunia Al fianco tuo sol di morir m’avanza. Che non tentai finor? Querele, e pianti, sospiri, affanni, e prieghi sono inutili omai per quel core inumano che chiede o la tua morte, o la mia mano. Cecilio Della mia vita il prezzo esser può la tua man? Giunia frattanto che mai risolverà? [Recitativo] Aufidio Tosto seguir tu dei Cecilio i passi miei. Cecilio Forse alla morte... parla... dimmi... Aufidio Non so. Cecilio Prendi, mia speme, prendi l’estremo abraccio... Giunia (ad Aufidio) Rispondi... Oh ciel! Aufidio Sempre obbedisco, e taccio. Cecilio Ah non perdiam, mia vita, un passeggero istante, che ne porge il destin. Parto, ti lascio, e in sì tenero amplesso ricevi, anima mia, tutto me stesso. Giunia Ah caro sposo... Oh Dei! Se uccider può il martiro, perchè vicina a te, perchè non moro? Cecilio Quel pianto, oh Dio! Ah sì quel pianto non sai come nel seno... Ahimè! ti basti, o cara sì ti basti il saper, che in questo istante più d’un morir tiranno quelle lagrime tue mi son d’affanno. Giunia Morirti accanto. Cecilio E tu per me vorrai troncar di sì be’ giorni... Giunia E deggio, e voglio teco morir. A questo passo, o caro, m’obbliga, mi consiglia l’amor di sposa, ed il dover di figlia. 24 [N.21 Aria] Cecilio Pupille amate non lagrimate morir mi fate pria di morir. Quest’ alma fida a voi d’intorno farà ritorno sciolta in sospir. (parte con [Aufidio] e guardie) Celia I giorni tuoi... la disperata Giunia... il suo consorte creduto estinto, e alle sue braccia or reso. Scena V Giunia sola. [Recitativo accompagnato] Giunia Sposo... mia vita... ah dove, dove vai? Non ti seguo? E chi ritiene i passi miei? Chi mi sa dir?... Ma intorno altro, ahi lassa non vedo che silenzio, ed orror! L’istesso cielo più non m’ascolta, e m’abbandona. Ah forse, forse l’amato bene già dalle rotte vene versa l’anima, e ‘l sangue... ah pria ch’ei mora su quella spoglia esangue spirar vogl’io... che tardo? Disperata a che resto? Odo, o mi sembra udir di fioca voce languido suon, ch’a sè mi chiama? Ah sposo se i tronchi sensi estremi de’ labbri tuoi son questi corro, volo a cader dove cadesti. [N.22 Aria] Giunia Fra i pensier più funesti di morte veder parmi l’esangue consorte che con gelida mano m’addita la fumante sanguigna ferita e mi dice: che tardi a morir? Già vacillo, già manco, già moro e l’estinto mio sposo, ch’adoro ombra fida m’affretto a seguir. (parte.) Scena VI Salone. Silla, Cinna, Celia, senatori, popolo e guardie. Silla Sò ch’ognor più l’odio comun m’han reso. Ma un dittator tradito vuol vendetta, e l’avrà. Stanco son’io di temer sempre, e palpitar. La vita agitata, ed incerta fra un barbaro spavento è un viver per morire ogni momento. Celia Ah speri invan, se speri fra un eccidio funesto, e sanguinoso trovar la sicurezza, ed il riposo. Cinna La furiosa Giunia correre tu vedrai ad assordar le vie di querele, e di lai. Destare in petto può de’ nemici tuoi quel lagrimoso ciglio... Silla Vedo più che non pensi il mio periglio. Amor, gloria, vendetta, sdegno, timore, io sento affollarmisi al cor. Ognun pretende d’acquistarne l’impero. Amor lusinga. Mi rampogna la gloria. Ira m’accende. Freddo timor m’agghiaccia. M’anima la vendetta, e mi minaccia. De’ fieri assalti in preda, alla difesa accinto, di Silla il cor fia vincitore, e vinto? Ma l’atto illustre alfine decider dee, s’io merto quel glorioso alloro, che mi adombra la chioma, e giudice ne voglio il Mondo, e Roma. Scena VII Giunia con guardie e detti. [Recitativo] [Recitativo] Silla Celia, Cinna, non più. Roma, e ‘l Senato di mia giustizia, e del delitto altrui il giudice sarà. Cinna Più che non credi di Cecilio la vita necessaria esser puote. Giunia Anima vil, da Giunia che pretende? Che vuoi? Roma, e ‘l Senato nel tollerare un traditore ingegno è stupido, e insensato a questo segno? Padri Coscritti innanzi a voi qui chiedo e vendetta, e pietà. Pietade implora 25 una sposa infelice, e vuol vendetta d’un cittadino, e d’un consorte esangue l’ombra, che nuota ancora in mezzo al sangue. Silla Calma gli sdegni tuoi, tergi il bel ciglio. Inutile è quel pianto. E vano il tuo furor. De’ miei delitti della mia crudeltade a Roma in faccia spettatrice ti voglio, e in questo loco di Silla il cor conoscerai fra poco. Scena ultima Cecilio, [Aufidio,] guardie, e detti. [Recitativo] Giunia (Lo sposo mio?) Cinna (Che miro?) Celia (E quale arcan?) Cecilio (Che fia?) Silla Roma, il Senato e ‘l popolo m’ascolti. A voi presento un cittadin proscritto, che di sprezzar le leggi osò furtivo. Ei, che d’un ferro armato in Campidoglio alle mie squadre appresso tentò svenare il dittatore istesso. Grazia ei non cerca. Anzi di me non teme e m’oltraggia, e detesta. Ecco il momento che decide di lui. Silla qui adopri l’autorità, che Roma al suo braccio affidò. Giunia mi senta e m’insulti, se può. Quell’empio Silla quel superbo tiranno a tutti odioso vuol che viva Cecilio, e sia suo sposo (lo presenta a Giunia) Giunia E sarà ver?... mia vita... Cecilio Fida sposa, qual gioia... Qual cangiamento è questo? Aufidio Che fu? Celia Lode agli Dei. Cinna Stupito resto. Silla Padri coscritti, or da voi cerco, e voglio quanto vergò la mano in questo foglio. De’ cittadin proscritti ei tutti i nomi accoglie; ciascun ritorni alle paterne soglie. Cecilio Oh, come degno or sei del supremo splendor fra cui tu siedi! Giunia Costretta ad ammirarti alfin mi vedi. Aufidio (Ah che la mia rovina certa prevedo!) Silla In mezzo al pubblico piacer, fra tante lodi, ch’ogni labbro sincer prodiga a Silla, e perché Cinna è il solo, che infra occulti pensier confuso giace, e diviso da me sospira, e tace? Fedele amico... (vuol abbracciarlo) Cinna Ah lascia di chiamarmi così. Per opra mia tornò Cecilio a Roma. In Campidoglio per trucidarti io corsi, e armai non lungi di cento anime audaci e la mano, e l’ardir. Io sol le faci a danni tuoi della discordia accesi... Silla Tu abbastanza dicesti, io tutto intesi. Celia (Dolci speranze addio!...) Silla La pena or senti 26 d’ogni trama ascosa. Celia germana mia sarà tua sposa. Giunia Bella virtù! Cecilio Che generoso core! Cinna E quale, oh giusto cielo, mi s’accende sul volto vergognoso rossor? Come poss’io... Silla Quel rimorso mi basta, e tutto oblio. Celia (a Cinna) (Me lieta!) Ah premia alfine il mio costante amor. Della clemenza mostrarti degno, e di quel core umano la virtù, la pietade... Cinna Ecco la mano. Silla Qual de’ trionfi miei eguagliar potrà questo, eterni Dei? Aufidio Lascia, ch’a piedi tuoi grazia implori da te. De’ miei consigli, delle mie lodi adulatrici or sono pentito... Silla Aufidio, sorgi. Io ti perdono. Così lodevol opra coronisi da me. Romani, Amici dal capo mio si tolga il rispettato alloro, e trionfale; più dittator non son, son vostro uguale. (depone l’alloro) Ecco alla Patria resa la libertade. Ecco asciugato alfine il civil pianto. Ah no, che ‘l maggior bene la grandezza non è. Madre soltanto è di timor, di affanni, di frodi, e tradimenti. Anzi per lei cieco mortal dalla calcata via di giustizia, e pietà spesso travìa. Ah sì conosco a prova Che assai più grata all’alma D’un menzogner splendore è l’innocenza, e la virtù del core. [N.23 Finale col Coro (Ciaccona)] Coro Il gran Silla a Roma in seno che per lui respira, e gode d’ogni gloria, e d’ogni lode vincitore oggi si fa. Giunia e Cecilio Sol per lui l’acerba sorte è per me felicità! Cinna e Silla E calpesta le ritorte la latina libertà. Coro Il gran Silla d’ogni lode vincitore oggi si fa. Tutti Trionfò d’un basso amore la virtude, e la pietà. Silla Il trofeo sul proprio core qual trionfo uguaglierà? Coro Se per Silla in Campidoglio lieta Roma esulta, gode d’ogni gloria, e d’ogni lode vincitore oggi si fa. Fine del Dramma 27 Il soggetto Cesare Fertonani* Atto primo Cecilio, bandito dal dittatore Lucio Silla, è ritornato in segreto a Roma per riabbracciare Giunia, la figlia del defunto Caio Mario sconfitto da Silla, della quale è innamorato. Cecilio apprende così dall’amico Lucio Cinna che Silla è a sua volta innamorato di Giunia, e per questo ha sparso in giro la voce della sua morte. Anche attraverso la sorella Celia, Silla sta intanto cercando invano di vincere la resistenza e l’odio di Giunia nei suoi confronti, arrivando sino a minacciarla di morte e meditando di vendicarsi su di lei. Quando Giunia si reca col suo seguito al mausoleo degli eroi di Roma per piangere il padre, Cecilio la aspetta nascosto tra le tombe. Dapprincipio Giunia, che lo crede morto, lo prende per uno spettro, poi i due innamorati si ricongiungono in un clima di affetto e speranza. Atto secondo Aufidio, amico di Silla, consiglia al dittatore di non uccidere Giunia ma di prenderla invece in sposa per ragioni di pacificazione politica se non d’amore. Silla decide allora che avranno luogo doppie nozze: egli sposerà Giunia, mentre Celia si unirà in matrimonio con Cinna, che peraltro è amato proprio dalla sorella del dittatore. Nel frattempo Cecilio progetta un attentato per uccidere Silla ma Cinna lo dissuade dal compierlo all’istante: l’attentato potrebbe fallire per la fretta con cui è stato concepito e mettere oltretutto in serio pericolo la vita di Giunia. D’altro canto anche Cinna è animato da un desiderio furente, benché tenuto segreto, di colpire Silla. Il suo piano è però diverso: egli vorrebbe infatti che Giunia sposasse Silla per poi poterlo facilmente assassinare nel letto nuziale. Spaventata e preoccupata per la sorte di Cecilio, Giunia si rifiuta tuttavia di prendere parte al piano e Cinna pensa allora di uccidere lui stesso il dittatore. Dopo che Giunia ha ancora una volta ribadito che preferirebbe morire piuttosto che sposare Silla, questi è lacerato da sentimenti contrastanti: da un lato, la voglia di punire in modo esemplare, con la morte, l’inflessibile resistenza della ragazza; dall’altro, il tenero amore che egli prova per lei. Poiché Silla l’ha comunque minacciata di ucciderla, ma non da sola, Giunia teme per la sorte di Cecilio e prova a convincere l’amato a fuggire; Cecilio ribatte che non la abbandonerà mai e che, se l’attentato nei confronti di Silla dovesse fallire e l’aspettasse la morte, la sua ombra veglierà su di lei. Anche Celia cerca a sua volta, senza successo, di convincere Giunia a sposare Silla. In Campidoglio il dittatore chiede quindi ai senatori di acconsentire alle nozze che lo uniranno a Giunia, in un matrimonio che sarà il simbolo della compiuta pacificazione politica. Giacché nessuno dei senatori si oppone, Giunia fa per uccidersi: irrompono allora Cecilio e poi anche Cinna per attentare alla vita di Silla. Quando l’attentato fallisce, Cinna afferma astutamente di aver voluto proteggere la vita del dittatore. Cecilio è trascinato in carcere. Nonostante tutto, Silla è toccato e turbato dall’amore sincero che lega profondamente Giunia e Cecilio. 28 Atto terzo Cinna prova a giustificarsi di fronte a Cecilio per il suo pavido comportamento nell’attentato alla vita di Silla e persuade Celia, in cambio della sua mano, a intercedere presso il fratello perché questi rinunci a sposare Giunia. Alla ragazza è concesso di avere un ultimo, struggente incontro con Cecilio in carcere. Ormai i due innamorati sono pronti a morire entrambi: se Cecilio sarà condannato alla pena capitale, come tutto sembra far pensare, Giunia è decisa a darsi la morte e seguirlo nella tomba. Celia e Cinna si adoperano per convincere Silla, sempre più lacerato da sentimenti contrastanti, che l’uccisione di Cecilio gli attirerebbe l’odio non soltanto di Giunia ma di tutta Roma. Quando Cecilio è portato in giudizio avviene l’inaspettato colpo di scena. Silla decide di manifestare in pubblico la propria giustizia e magnanimità e dimostrare così di non essere un odioso tiranno: grazia Cecilio e consente a Giunia di divenire sua sposa; revoca poi il bando a tutti i proscritti, permettendo così loro di ritornare a casa; quindi perdona Cinna, che aveva confessato di aver congiurato contro di lui. Infine, a coronamento di tutto e in un clima generale di giubilo non meno che di stupore, Silla rinuncia anche al suo ruolo di dittatore, restituendo a Roma la libertà che essa aveva perduto. Nella presente edizione, non vengono eseguite le parti in cui compare il personaggio di Aufidio. * Cesare Fertonani (1962), esperto di musica italiana del Settecento, è professore associato di Storia della Musica all’Università di Milano. Critico musicale su riviste specialistiche, ha curato numerose pubblicazioni scientifiche, in particolare su Vivaldi e Schubert. 29 Argument Acte 1 Cecilio, que le dictateur Lucio Silla avait exilé, revient secrètement à Rome pour rejoindre sa bien-aimée Giunia, la fille de Caio Mario, tué par le tyran. Cecilio apprend de son ami Cinna que Silla a répandu la rumeur de sa mort parce qu’il est lui aussi amoureux de Giunia. Avec l’aide de sa sœur Celia, Silla essaie de vaincre la résistance de Giunia et la haine qu’elle éprouve à son égard, mais en vain; il médite donc de se venger et il va même jusqu’à la menacer de mort. Lorsque Giunia se rend avec sa suite au mausolée des héros de Rome pour pleurer sur la tombe de son père, Cecilio l’attend, caché au milieu des tombes. Giunia, qui le croyait mort, le prend d’abord pour un fantôme, puis les deux amoureux s’enlacent dans un élan d’amour et d’espoir. Acte II Aufidio, ami di Silla, conseille au dictateur de ne pas tuer Giunia mais au contraire de l’épouser, sinon par amour, du moins pour des raisons de pacification politique. Celui-ci décide alors qu’il y aura un double mariage: il épousera Giunia tandis que sa sœur Celia, qui aime Cinna, épousera ce dernier. Entretemps Cecilio projette un attentat pour tuer Silla mais Cinna le convainc de ne pas l’exécuter tout de suite: il pourrait échouer car préparé à la hâte, et surtout, il pourrait mettre en péril la vie même de Giunia. Cinna est animé lui aussi d’un désir furieux, qu’il garde bien secret, de frapper à mort le tyran. Son plan toutefois est bien différent: il voudrait en effet que Giunia épouse Silla pour qu’elle puisse ensuite l’assassiner dans le lit nuptial. Cependant Giunia, inquiète pour le sort de Cecilio, repousse ce plan. Cinna pense alors de tuer lui-même le tyran. Lorsque Giunia lui affirme à nouveau qu’elle préférerait mourir plutôt que de l’épouser, Silla est déchiré par des sentiments contraires: d’une part, le désir de punir d’une manière exemplaire – par la mort – la résistance inflexible de la jeune fille, et de l’autre le tendre sentiment qu’il éprouve pour elle. Puisque Silla a de toute façon menacé de la tuer, mais pas seule, Giunia craint pour la vie de Cecilio et fait tout pour convaincre son bien-aimé de s’enfuir; mais celui-ci lui répond qu’il ne l’abandonnera jamais et que si l’attentat devait échouer et la mort l’attendait, son ombre veillerait sur elle. Celia aussi tente encore une fois, vainement, de convaincre la jeune fille d’épouser Silla. Au Capitole le dictateur demande aux sénateurs d’approuver le mariage qui l’unira à Giunia, un mariage qui sera le symbole de la pacification politique accomplie. Comme aucun des sénateurs ne s’y oppose, Giunia est sur le point de se suicider lorsque Cecilio se précipite dans la salle pour tuer Silla, suivi par Cinna; mais l’attentat échouant, il déclare astucieusement qu’il avait voulu protéger la vie du tyran. Cecilio est traïné en prison. Néanmoins, Silla est touché et troublé par l’amour sincère qui lie profondément Giunia et Cecilio. 30 Acte III Cinna essaie de se justifier devant Cecilio pour son comportement lâche durant l’attentat à Silla et il persuade Celia d’intercéder auprès de son frère afin qu’il renonce à épouser Giunia. Celle-ci obtient de voir une dernière fois Cecilio en prison. Désormais les deux amants sont prêts à mourir ensemble: si Cecilio sera condamné à la peine capitale, comme tout semble le faire penser, Giunia est décidée à se donner la mort et à le suivre dans la tombe. Celia et Cinna font tout pour convaincre Silla, de plus en plus partagé entre deux sentiments contraires, que la mort de Cecilio attirerait sur lui non seulement la haine de Giunia mais de Rome tout entière. Au moment où Cecilio est traduit en justice, la situation prend une tournure inattendue. Silla décide de manifester en public son esprit de justice et de magnanimité et de prouver ainsi qu’il n’est pas un tyran odieux: il gracie Cecilio et consent à ce que Giunia devienne sa femme; il lève le ban contre les proscrits, leur permettant ainsi de rentrer chez eux; il pardonne Cinna, qui avait avoué avoir conspiré contre lui. Enfin, pour couronner le tout, et dans une atmosphère générale de joie ainsi que d’émerveillement, il renonce aussi à son rôle de dictateur et restitue à Rome la liberté qu’elle avait perdue. (Traduzione di Ginevra Viscardi) Dans cette édition, les parties où paraît le personnage d’Aufidio ne sont pas chantées. 31 Synopsis Act One Banished by the dictator Lucio Silla, Cecilio secretly returns to Rome to be reunited with his beloved Giunia, the daughter of the deceased Caio Mario defeated by Silla. Cecilio learns from his friend Lucio Cinna that Silla is also in love with Giunia and for this reason has spread the rumour that Cecilio is dead. Through his sister Celia, Silla tries in vain to overcome Giunia’s resistance and aversion, even threatening her with death and contemplating vengeance. When Giunia and her attendants go to the mausoleum of Rome’s heroes to mourn her father, Cecilio waits for her among the tombs. At first, Giunia, believing him to be dead, takes him for a ghost, but then the two lovers are reunited in an atmosphere of love and hope. Act Two Silla’s friend, Aufidio, advises him not to kill Giunia, but to marry her instead, if not for love, as a gesture of political reconciliation. Silla decides there will be a double wedding: he will marry Giunia, while Celia will marry Cinna, whom she is actually in love with. In the meantime, Cecilio is planning an attempt on Silla’s life. Cinna, however, dissuades him from carrying out the plan because, due to the haste with which it has been conceived, it might fail and endanger Giunia’s life. Cinna, too, has a secret burning desire to strike at Silla. Even so, his plan is different: he suggests that Giunia marries Silla, so that she may kill him in their wedding bed. Afraid and concerned about Cecilio’s fate, Giunia refuses to take part in this plan, and Cinna then considers personally killing the dictator. After Giunia has reaffirmed that she would rather die than marry Silla, the latter is filled with contrasting feelings: on the one hand, he wishes to punish by death the girl’s inflexible resistance; on the other hand, he loves her tenderly. Since Silla has threatened to kill not only her, Giunia fears for the fate of Cecilio and tries to convince him to escape; but he declares that he would never abandon her, and vows that should the assassination attempt on Silla fail and death await him, his shadow will watch over her. Celia, too, unsuccessfully seeks to convince Giunia to marry Silla. On the Capitol, the dictator asks for the Senators’ consent to his marriage with Giunia, as a sign of political reconciliation. As none of the senators opposes the request, Giunia prepares to kill herself. At this moment Cecilio and then Cinna burst into the Senate, intent on assassinating Silla. The attempt fails and Cinna cunningly declares that, actually, he wished to defend the dictator’s life. Cecilio is thrown into prison. Despite everything, Silla is touched and troubled by the deep love that binds Giunia and Cecilio so strongly. 32 Act Three Cinna tries to justify himself with Cecilio for his cowardly behaviour during the attempt on Silla’s life. By agreeing to marry Celia, he persuades her to intercede with her brother and convince him not to marry Giunia. The latter is granted one last heartrending meeting with the imprisoned Cecilio. The two lovers are now ready to die: if Cecilio is condemned to death, then Giunia will take her own life to follow him to the grave. While Silla is still troubled with contrasting feelings, Celia and Cinna seek to convince him that by killing Cecilio he will only cause Giunia, as well as the whole of Rome, to hate him. When Cecilio is brought to judgement, an unexpected dramatic turn of events occurs. Silla decides to show how just and magnanimous he is, and thus demonstrate that he is not a hateful tyrant: he pardons Cecilio and consents to his marrying Giunia; he repeals the act banishing his opponents, thus allowing them to return home; he then pardons Cinna, who had confessed to having plotted against him. Finally, to crown everything and in a general atmosphere of jubilation and amazement, Silla renounces the dictatorship and gives Rome back her lost freedom. (Traduzione di Chris Owen) In this edition, the parts featuring the character of Aufidio are not sung. 33 Die Handlung Erser Akt Der vom Diktator Lucio Silla verbannte Cecilio ist heimlich nach Rom zurückgekehrt, um die geliebte Braut Giunia in die Arme zu schließen, die Tochter des verstorbenen Gaius Marius, der von Silla im Bürgerkrieg besiegt wurde. Cecilio erfährt bei dieser Gelegenheit von seinem Freund Lucio Cinna, dass auch Silla in Giunia verliebt ist und deshalb das Gerücht seines Todes in Umlauf gesetzt hat. Mithilfe seiner Schwester Celia versucht Silla vergeblich, Giunias Widerstand und Hass auf ihn zu brechen; dabei geht er soweit, sie mit dem Tod zu bedrohen und Rachegedanken zu hegen. Als Giunia sich an die Gedenkstätte der gefallenen Helden Roms begibt, um den Vater zu beweinen, wartet Cecilio versteckt zwischen den Gräbern auf sie. Zunächst hält Giunia ihn für einen Geist, da sie ihn tot glaubte, dann umarmen sich die Liebenden in neu entfachter Zuneigung und Hoffnung. Zweiter Akt AufidAufidius, Sillas Freund, rät dem Diktator, Giunia nicht zu töten, sondern sie zu heiraten, wenn schon nicht aus Liebe, dann um des politischen Friedens willen. Silla beschließt daraufhin eine Doppelhochzeit: Er wird Giunia heiraten und Celia wird sich mit Cinna vermählen, den die Schwester des Diktators auch tatsächlich liebt. In der Zwischenzeit plant Cecilio einen Anschlag auf das Leben Sillas, aber Cinna bringt ihn davon ab, es sofort auszuführen. Das Attentat könnte schiefgehen, da es in allzu großer Eile geplant wurde, und außerdem das Leben Giunias in Gefahr bringen. Auch Cinna ist beherrscht von dem rasenden Verlangen, Silla zu töten, verheimlicht dies jedoch. Sein Plan sieht anders aus: Er möchte, dass Giunia Silla heiratet, um ihn so leichter im Ehebett ermorden zu können. Erschreckt und besorgt um das Schicksal Cecilios verweigert Giunia die Teilnahme an diesem Plan, so dass Cinna nun daran denkt, die Ermordung des Diktators selbst in die Hand zu nehmen. Nachdem Giunia zum wiederholten Mal bekräftigt, dass sie lieber stürbe, als Silla zu ehelichen, fühlt sich dieser durch widerstreitende Gefühle zerrissen. Einerseits dürstet es ihn, das Mädchen für ihren unbeugsamen Widerstand mit dem Tode zu bestrafen. Auf der anderen Seite jedoch zieht ihn eine zärtliche Liebe zu ihr hin. Da Silla gedroht hat, nicht nur sie umzubringen, fürchtet Giunia um das Leben ihres Cecilio und versucht, ihren Verlobten zur Flucht zu bewegen. Cecilio erwidert, er lasse sie niemals im Stich; wenn der Anschlag auf Silla scheitern und er zu Tod kommen sollte, würde sein Schatten über sie wachen. Auch Celia versucht erfolglos Giunia davon zu überzeugen, Silla zu heiraten. Auf dem Kapitol bittet der Diktator die Senatoren um ihre Zustimmung zur Ehe mit Giunia, also zu einer Verbindung, die als Symbol der politischen Aussöhnung angesehen wird. Da keiner der Senatoren Einwände erhebt, trifft Giunia Anstalten sich umzubringen. Cecilio stürzt herein und dann auch Cinna, der Silla ermorden will. Als das 34 Attentat scheitert, behauptet Cinna geistesgegenwärtig, dass er nur das Leben des Diktators schützen wollte. Cecilio wird ins Gefängnis geworfen. Trotz allem ist Silla verwirrt und im Innersten berührt durch die tiefe Liebe, die Giunia und Cecilio verbindet. Dritter Akt Cinna versucht, sich vor Cecilio für sein ängstliches Verhalten beim Attentat auf Silla zu rechtfertigen, er macht Celia ein Eheversprechen und überredet sie so, beim Bruder darauf hinzuwirken, dass dieser auf die Ehe mit Giunia verzichtet. Der jungen Frau wird ein letztes herzzerreißendes Treffen mit Cecilio im Gefängnis erlaubt. Die Liebenden sind nun beide bereit zu sterben. Wenn Cecilio zum Tode verurteilt wird, wofür alle Anzeichen sprechen, ist auch Giunia entschlossen, sich umzubringen und ihm ins Grab hinein zu folgen. Celia und Cinna versuchen alles, Silla, der immer stärker hin und her gerissen ist zwischen widerstreitenden Gefühlen, davon zu überzeugen, dass ihm der Tod Cecilios nicht nur den Hass Giunias, sondern ganz Roms eintragen würde. Als Cecilio vor Gericht geführt wird, kommt es zu einer unerwarteten Wendung. Silla entschließt sich, vor der Öffentlichkeit ein Zeichen seines Gerechtigkeitssinns und seiner Großherzigkeit zu setzen und so zu beweisen, dass er nicht der verhasste Tyrann ist. Er begnadigt Cecilio und gestattet Giunia, dessen Frau zu werden. Er hebt den Bann über allen Geächteten auf, so dass sie nach Hause zurückkehren können. Schließlich verzeiht er auch Cinna, der die Verschwörung gegen ihn gestanden hatte. Als Krönung des Ganzen und zum Jubel als auch zur Verwunderung aller verzichtet er auf sein Amt als Diktator und gibt Rom die Freiheit zurück, die es verloren hatte. (Traduzione di Klaus Ruch) In der gegenwärtigen Ausgabe werden die Teile, in denen die Figur des Aufidio vorkommt, nicht vorgetragen. 35 ࠶ࡽࡍࡌ 36 (Traduzione di Wakae Ishikawa) 37 СЮЖЕТ Изложение Действие I Цецилий, приспешник диктатора Луцио Силлы, тайком приехал в Рим, чтобы заключить в объятья cвою любимую Юнию, дочь покойного Кайя Марио, побеждённого Силлой. Цецилий узнаёт от своего друга Луция Кинны, что и Силла питает чувства к Юнии, потому-то он и пустил слух о своей гибели. Тем временем, при содействии Сестры Целии Силла напрасно пытается сломить непреклонность Юнии, которая его ненавидит, дело доходит вплоть до того, что он угрожает убить её и подумывает, как бы ей отомстить за неприступность. Когда же Юния со свитой отправляется в мавзолей героев Рима, чтобы оплакивать отца, Цецилий поджидает её тайком, схоронившись между могил. Сначала Юния, считающая его погибшим, принимает его за привидение, но потом влюблённые бросаются друг другу в объятья; их переполняет нежность и уверенность в том, что всё будет хорошо. Действие II Aвфидий, друг Силлы, советует диктатору не казнить Юнию, а взять её в жены с тем, чтобы добиться, если не любви, то политического примирения. Тогда Силла решает сыграть сразу две свадьбы: он женится на Юнии, а Целия сочетается браком с Кинной, которого, к слову, любит сестра диктатора. А в это время Цецилий строит планы, как убить Силлу, но Кинна уговаривает отложить эту затею, ибо она может в спешке потерпеть провал и, кроме того, может подвергнуть серьёзной опасности жизнь Юнии. С другой стороны, Кинну тоже тайно терзает большое желание расправиться с Силлой. Но у него другой план: он хочет, чтобы Юния действительно вышла замуж за Силлу, а потом спокойно отправила его на тот свет прямо с брачного ложа. Но перепуганная и обеспокоенная за судьбу Цецилия Юния отказывается принимать участие в этих планах и тогда Кинна решает убить диктатора собственной рукой. После того, как Юния ещё раз заявляет, что ей лучше оказаться на смертном одре, нежели на брачном ложе с Силлой, он снова мечется в противоречивых чувствах: то он готов наказать, чтоб другим неповадно было, неприступную девицу, то у него начинается приступ нежности к ней. А поскольку он продолжает угрожать Юнии казнить её, и не одну, та боится за жизнь Цецилия и пытается уговорить его к бежать. Цецилий отвечает, что никогда не бросит её, а если покушение на Силлу не удастся и её приговорят к смерти, его тень будет её хранить. Целия в свою очередь тоже безуспешно пытается уговорить Юнию выйти замуж за Силлу. Тогда диктатор на 38 Кампидолии просит у сенаторов согласия на бракосочетание с Юнией, которое станет символом восторжествовавшего перемирия в политике. А так как никто из сенаторов не высказывается против, Юния готова наложить на себя руки. Тут вмешиваются Цецилий, а за ним Кинна, совершая покушение на жизнь Силлы. Неудачное покушение. И Кинна хитроумно пытается убедить всех, что хотел защитить диктатора. Цецилия волокут в тюрьму. Несмотря на всё, Силла тронут и потрясён искренней любовью, крепко связавшей сердца Юнии и Цецилия. Действие III Кинна пытается оправдать себя перед Цецилием за свое сомнительное поведение при покушении на Силлу и убеждает Целию в обмен на обещание жениться на ней, чтобы она уговорила своего брата отказаться от женитьбы на Юнии. Девушке дали последнее душещипательное свидание с Цецилием в тюрьме. Два любящих сердца готовы умереть вместе: если Цецилия приговорят к смертной казни, а всё идёт к тому, Юния покончит с собой, чтобы последовать за ним в могилу. А Целия и Кинна, чтобы переубедить Силлу, раздираемого противоречивыми чувствами, всё более играют на них. Ведь казнь Цецилия навлечёт на него не только ненависть Юнии, но и всего Рима. Цецилия приводят в суд, и вот тут грянул гром среди ясного неба. Силла решает проявить на публике свою справедливость и великодушие, и тем доказать, что он отнюдь не ненавистный тиран. Для этого он милует Цецилия и даёт согласие на его союз с Юнией, затем отменяет все запреты, давая им возможность вернуться домой, прощает Кинну, который признался в заговоре против него. И, наконец, дело венчает всеобщее ликование, с которым может сравниться только всеобщее потрясение: Силла сам слагает с себя обязанности диктатора, возвращая Риму утраченную свободу. (Traduzione di Margarita Sosnizkaja) В данной постановке не исполняются сцены, в которых появляется Ауфидио. 39 L’opera in breve Cesare Fertonani Lucio Silla è la terza e ultima opera composta da Mozart per il Regio Ducale Teatro di Milano nel corso dei suoi viaggi con il padre in Italia tra il 1769 e il 1773. Fu sull’onda del successo riscosso prima da Mitridate nel 1770 e poi da Ascanio in Alba nel 1771 che a Mozart fu richiesta una terza opera la stagione successiva. L’autore del libretto di Lucio Silla era Giovanni De Gamerra, che avrebbe firmato anche il testo della seconda opera della stessa stagione, Sismano nel Mogol, per Giovanni Paisiello. Ricevuto il libretto a Salisburgo, Mozart incomincia a scrivere i recitativi nell’ottobre del 1772; quando, all’inizio di novembre, arriva a Milano per completare la partitura e seguire le prove, scopre che nel frattempo Gamerra ha apportato al testo alcune modifiche suggeritegli da Metastasio, al quale aveva sottoposto la stesura originale. Non è dato sapere l’entità e la natura di tali modifiche (Metastasio è ringraziato da Gamerra nell’edizione a stampa del libretto, e Leopold Mozart sostiene che si trattò di interventi sostanziosi, con un’intera nuova scena nel II Atto): Wolfgang fu comunque costretto a riscrivere alcuni dei recitativi. Il lavoro alla composizione di arie e pezzi chiusi fu poi piuttosto travagliato, anche perché alcuni dei cantanti scritturati tardarono ad arrivare a Milano. Nonostante Mozart disponesse di interpreti d’eccezione, come il castrato Venanzio Rauzzini nel ruolo di Cecilio (per il quale, qualche settimana dopo, scriverà il mottetto Exsultate, jubilate KV 165) e il soprano Anna De Amicis Buonsollazzi in quello di Giunia, la sera della prima rappresentazione, il 26 dicembre 1772, l’opera incontrò a quanto pare un successo più contrastato delle due precedenti composte per Milano, forse anche a causa di alcune disavventure teatrali: lo spettacolo ebbe inizio con tre ore di ritardo per attendere l’arrivo in teatro dell’arciduca Ferdinando, e inoltre Bassano Morgnoni, un modesto cantore di chiesa di Lodi scritturato solo qualche giorno prima per sostituire l’ammalato Arcangelo Cortoni, si rivelò del tutto inadeguato nel sostenere la parte di Silla. L’opera resta in cartellone per altre venticinque recite ma non procurerà a Mozart ulteriori commissioni per Milano o altre piazze operistiche italiane, cadendo nell’oblio sino alla prima ripresa moderna (in tedesco) a Praga nel 1929. Dal punto di vista della concezione e della struttura complessiva, Lucio Silla, l’ultima e più ambiziosa opera seria di Mozart prima di Idomeneo (1781), non si discosta in modo sostanziale dalle convenzioni del genere in quel periodo. Il libretto denota la tendenza ad accogliere qualche istanza di riforma, coll’assimilazione di elementi della tragédie lyrique francese (predisposizione per numerosi recitativi accompagnati, il ruolo rilevante del coro, l’integrazione di recitativo, interventi solistici e corali in unità costruttive più ampie), ma anche una dubbia tenuta drammatica: la vicenda non traccia alcuna vera peripezia; pur tra inquietudini e fragilità, i personaggi sono bloccati nella loro condizione affettiva di fondo (Cecilio e Giunia si amano e odiano Silla, questi è un dittatore che ama a sua volta Giunia ma non ne è corrisposto, Cinna è un segreto quanto pavido nemico di Silla amato dalla sorella di lui, Celia) e 40 dunque non evolvono, per oscillare piuttosto tra stati d’animo diversi o contrastanti; il ravvedimento conclusivo di Silla che assicura il lieto fine appare quanto mai inverosimile. D’altro canto, proprio queste caratteristiche, e, in particolare, l’insistenza dei personaggi nel riaffermare il loro profilo umano generano un’accesa temperatura emozionale, un clima cupo, ossessivo e claustrofobico, accentuato dal dialogo con l’aldilà e con il rapporto con il mondo dei morti dei due protagonisti, Cecilio e Giunia, tanto che l’opera è disseminata di scene “d’ombra” (I, 5; I, 7-9; II, 3; II, 9; III, 6). Il merito del giovane Mozart consiste anzitutto nell’aver saputo cogliere e valorizzare con la sua musica, talora in modo straordinario, i tratti più peculiari del libretto, come appunto il registro lugubre e allucinato – tipico di Gamerra – nonché le emozioni intense e tumultuose che animano i personaggi e le loro azioni. L’opera è incentrata intorno alla coppia Cecilio e Giunia, alle loro arie e pezzi chiusi (ne ricevono sette ciascuno, in osservanza alla gerarchia dei ruoli che governa l’opera settecentesca, tra cui un duetto e un terzetto con Silla). Se per le arie lo schema predominante è quello tradizionale “dal segno” (che comporta cioè una ripresa abbreviata della parte iniziale), non manca una notevole varietà formale, funzionale alla rappresentazione delle diverse situazioni, come accade per alcune arie cruciali come “Dalla sponda tenebrosa” (n. 4), “Parto, m’affretto” (n. 16) e “Fra i pensier più funesti di morte” (n. 22) di Giunia, o “Pupille amate” (n. 21) di Cecilio, una sorta di rondò che pure corrisponde alla convenzione di un’aria in tempo di minuetto per uno dei protagonisti nel III Atto. Ma ancor più memorabile è la tendenza del compositore ad affidare alla musica, negli snodi cruciali della vicenda, la costruzione drammatica: come accade nel crescendo emotivo e drammatico alla fine del I Atto, dove in un’unica e ininterrotta campitura si integrano interludio orchestrale, recitativo accompagnato, coro con intervento solistico e duetto (I, 7-9), oppure in quello della scena di Giunia, dove l’aria in due tempi “Fra i pensier più funesti di morte” appare la naturale estensione piuttosto che la successione convenzionale e formalizzata del recitativo che la precede (III, 6). 41 La musica Giancarlo Landini* L’ascolto di Lucio Silla ci mette di fronte a un dramma per musica, genere cresciuto nel Settecento e ormai prossimo al tramonto: tre Atti, articolati in recitativi – ora secchi, ora accompagnati – e arie. Fanno eccezione alcuni interventi del coro, un duetto tra Giunia e Cecilio (scena IX, Atto I), un terzetto tra Silla, Giunia e Cecilio (scena XIV, Atto II) e il finale del III Atto. Il linguaggio è quello del belcanto, vale a dire una tecnica vocale che Mozart assimilò dai più autorevoli compositori di scuola italiana che lo avevano preceduto. Il belcanto è l’arte di “suonare” la voce e di dipingere gli affetti dei personaggi illuminando il testo con il canto; trova la sua maggiore evidenza nei momenti solistici, soprattutto le arie, ma il suo impiego è necessario anche per l’efficace esecuzione dei recitativi – quelli del Lucio Silla sono splendidi –, dove è proprio l’arte, tutta e solo belcantistica, a lavorare il suono, e a mettere in adeguato risalto il significato delle parole. Tra i molteplici esempi, ne indichiamo almeno uno: nella scena VIII dell’Atto I, che si svolge in un luogo sepolcrale, Giunia, nel recitativo, “Se l’empio Silla”, pronuncia le parole “supplice innanzi” con tono dolcissimo e commosso, realizzabile solo attraverso un’emissione rotonda, purissima e alata, che richiede tecnica belcantistica. Tutto questo si fa evidentissimo nelle arie, dove Mozart, con autentica maestria, usa il belcanto con tutta l’ampia gamma di soluzioni che esso comporta, dalla messa di voce, al canto legato, al canto agitato, al canto spianato, agli abbellimenti, ai passi fioriti. Questi ultimi possono risolversi in roulades perigliose, persino acrobatiche, nelle quali il compositore aggancia il dramma e lo rappresenta con la voce, pur assecondando i virtuosi a sua disposizione, soprattutto Anna de Amicis Buonsollazzi e Venanzio Rauzzini, rispettivamente Giunia, soprano, e Cecilio, evirato cantore, le star della compagnia. Ogni aria del Lucio Silla lo prova, siano esse quelle dei protagonisti o delle parti di fianco, come Cinna e Celia. Nella prima aria di Cecilio, “Il tenero momento”, la dolce vocalità esprime in termini puramente sonori il sogno di una felicità futura. In quella del II Atto, “Quell’improvviso tremito”, lo sdegno passa attraverso lo slancio di un canto ardito, mentre per quella del III Atto, intonata un attimo prima della morte, poi sventata dal perdono di Silla, “Pupille amate”, Mozart sceglie un’ornamentazione semplice, come strumento per dipingere il pathos del supremo addio. Nella prima aria di Giunia, “Dalla sponda tenebrosa”, le roulades decisamente acrobatiche, vero omaggio all’arte della primadonna, si configurano come il modo più naturale e più semplice per esprimere l’urgere degli affetti. Nell’ultima aria, nel momento dell’imminente supplizio di Cecilio, “Fra i pensieri più funesti di morte”, il compositore ricorre all’assoluta purezza di una linea disadorna, increspata solo da qualche trillo e, a tratti, animata da un gioco dinamico di piano e di forte, che, in sintonia con l’orchestra, dipinge l’ansia del personaggio. È proprio il fascino del canto, di cui Mozart seppe calcolare l’effetto, a creare una forte suggestione quando si leva tra le tombe nell’ultimo quadro del I Atto, 42 per un episodio che guarda a Gluck, ma che anticipa analoghe situazioni della produzione di Rossini, dove la voce del soprano sarà chiamata a effondersi nell’elegia dei cari estinti. L’osservazione si può estendere a ogni aria: basti ascoltare quali deliziosi effetti Mozart sappia trarre dalle note staccate nella aria di Celia, “Se lusinghiera speme” e come esse conferiscano una sublime levità alla gnomica riflessione sull’amore. Il risultato è tanto più stupefacente se si considera che il belcanto di Mozart si realizza all’interno di un’invenzione musicale di grande complessità. Andrà poi osservato che nel Lucio Silla il compositore non rinunciò a dare spazio alla voce del tenore, il quale, dopo Mitridate re di Ponto, trovò qui un nuovo impiego da protagonista, come avverrà nell’Idomeneo e nella Clemenza di Tito. La minore attitudine virtuosistica di questa corda, rispetto agli evirati cantori o al soprano, unitamente alla modestia del primo interprete, gli dettò una vocalità più semplice, ma adatta a raffigurare il carattere crudele del dittatore romano. Così in questa concezione tutto trova il suo posto, e anche le inevitabili gerarchie tra prime parti e parti di fianco sono risolte dentro a una definizione comune, che si dispone secondo una logica che è solo quella del dramma. Nell’imminenza della prima assoluta se ne accorse anche la Buonsollazzi. Arrivata in teatro per le prove, pare abbia preso per mano Mozart, dicendogli, con tono di materna condiscendenza, di non preoccuparsi per le sue arie: ci avrebbe pensato lei stessa, evitando così di mettersi nelle mani di un ragazzo. Quando lesse poi la prima di quelle composte per lei dal giovane Amadeus, comprese subito che Mozart scriveva meravigliosamente per le voci. Con un uso del belcanto integrato in un mondo musicale completo e complesso, agganciava gli affetti e ritraeva i personaggi con una formula segreta, che poi vedremo applicata con coerenza nelle opere della maturità. Si tratti della grande aria di Kostanze dall’Entführung aus dem Serail, “Martern aller Arten”, o di quella di Don Ottavio dal Don Giovanni, “Il mio tesoro”, o ancora quella di Sesto dalla Clemenza di Tito, “Parto, ma tu ben mio”, la formula non cambia. Chi ascolta Lucio Silla non deve farsi condizionare dalla giovane età del compositore né da pregiudizi sul belcanto. A differenza di quello che si può credere, esprime uno dei linguaggi più completi e compiuti della musica colta occidentale, qui messo al servizio della liturgia drammatica dell’opera seria di ascendenza metastasiana. * Giancarlo Landini (1953) è musicologo e critico musicale. Si occupa principalmente di vocalità sia del passato che del presente. Critico per L’opera dal 1990, è autore di saggi e volumi sul canto e i cantanti. In particolare ha curato monografie su Alfredo Kraus, Piero Cappuccilli e Franco Corelli. È coautore di Casa Sonzogno (1995), storia della celebre casa editrice. 43 44 Luci del crepuscolo Il Lucio Silla di Mozart per Milano Raffaele Mellace* Saverio Dalla Rosa. Wolfgang Amadeus Mozart quattordicenne nel suo passaggio per Verona, 1770 (raccolta privata). L’occasione mancata del giovane veterano Gli accordi ribattuti di Re maggiore che, in testa all’Ouverture del Lucio Silla, inaugurarono perentori sabato 26 dicembre 1772, tre ore dopo il tramonto, la nuova stagione di carnevale del Regio-Ducal Teatro – la principale sala milanese che sarebbe stata soppiantata cinque anni più tardi dal nuovo Teatro alla Scala – rivestivano un significato ambivalente per il giovane musicista, il quale dirigeva dal clavicembalo l’opera da lui composta. Sarebbe legittimo interpretare quella del “Sig:re Cavaliere Amadeo Wolfgango Mozart Accademico di Bologna e di Verona” (com’egli stesso intestò la partitura autografa) come una prova acerba del talento in erba, peraltro all’epoca non ancora diciassettenne; e senz’altro andrà annoverata tra le esperienze giovanili di un gigante del teatro musicale. Ma in realtà, in questo caso specifico è “sbagliato il raffronto”: più che di un’aurora, si trattava infatti d’un tramonto. Il Lucio Silla rappresenta infatti più che l’inizio, la conclusione d’un percorso esistenziale e professionale, il coronamento di una stagione creativa. Per inquadrare correttamente questa esperienza mozartiana conviene prendere le mosse da due date, entrambe risalenti all’anno precedente, 1771, che costituiscono la preistoria di questa vicenda. Il 4 marzo, sull’onda dell’allora recente successo del Mitridate, re di Ponto, Mozart riceve da Federico Castiglione, ispettore e vicedirettore del Regio-Ducal Teatro, a nome degli Associati nel Regio Appalto del Teatro, analoga “scrittura” per mettere in musica il primo Dramma che si rappresenterà in questo Reggio Ducal Teatro di Milano nel Carnovale dell’Anno 1773 [aperto il 26 dicembre dell’anno precedente] […] Patto che il sudd.o Sig. * Raffaele Mellace (1969) è professore associato di Musicologia e Storia della musica presso l’Università di Genova e ha insegnato a lungo Storia della musica all’Università Cattolica di Brescia. Esperto di musica vocale del Settecento, ha lavorato sul teatro musicale di ogni epoca. Si è occupato di Hasse, Metastasio, Bach, Händel, Verdi, sui quali ha pubblicato saggi, libri e articoli di rilevanza internazionale. 45 Maestro debba trasmettere tutti li recittativi posti in musica entro il Mese di 8.bre dell’anno 1772, e ritrovarsi in Milano al principio del susseguente Mese di 9.bre p[er] comporre le arie ed assistere a tutte le prove necessarie p[er] l’Opera sud.a. Johann Michael Millitz. Ritratto di Wenzel Anton, principe di Kaunitz-Rietberg. Il potente Consigliere di Stato di Maria Teresa (Vienna, Museum der Stadt Wien). Nel 1769 Wolfgang Amadeus Mozart si esibì alla presenza di Kaunitz in una prova d’invenzione “all’improvviso” su arie del Metastasio, che ne affermò le precocissime doti di compositore e propiziò il successivo viaggio in Italia. 46 Una commissione prestigiosa, che replica quella ottenuta un anno prima per il citato Mitridate, a dimostrazione dell’apprezzamento riscosso a Milano dal giovanissimo salisburghese, protegé del governatore conte Firmian. Tra le inaugurazioni dei due carnevali si colloca una terza occasione, offerta dalle nozze arciducali dell’autunno 1771, per cui Wolfgang venne invitato a musicare la festa teatrale Ascanio in Alba. A quell’evento fa riferimento la seconda data chiave, il 12 dicembre, quando da Vienna l’imperatrice regina Maria Teresa sconsigliò al figlio, arciduca Ferdinando, di prendere al proprio servizio il giovanissimo maestro, come lo sposo, impressionato dall’Ascanio, aveva progettato.1 Si tratta d’un discrimine epocale nella carriera del compositore, che mai come allora si avvicinò a un incarico stabile e prestigioso – maestro di cappella della corte arciducale di Milano – che ne avrebbe dirottato vicenda esistenziale e percorso creativo. Visto sotto questa duplice prospettiva, il Lucio Silla si rivela l’opera in cui culmina l’esperienza italiana di Mozart, al terzo e ultimo viaggio nell’arco di quattro anni, durante i quali ha maturato le competenze d’un autore d’opera seria in piena regola; non un’opera prima, dunque, bensì un lavoro di grande maturità artistica che dimostra la piena padronanza degli strumenti espressivi del genere, interpretato secondo una cifra personale, facendo cioè i conti con convenzioni illustri e osando al tempo stesso, col favore dall’età anagrafica, d’una intelligenza musicale, sensibilità e inventiva d’eccezione e apertura insospettabili. La spedizione milanese per il Lucio Silla comportò un’assenza di quasi cinque mesi da Salisburgo, dal 24 ottobre 1772 al 13 marzo 1773. Prima ancora della partenza, ricevuto il libretto, Mozart aveva messo mano all’opera componendone alcuni recitativi, che fu giocoforza modificare quando, a Milano, dov’era arrivato il 4 novembre, lo raggiunse la versione rivista del libretto, sottoposto a In alto: Bernardo Bellotto. Castello Sforzesco verso la città, 1744. In basso: Bernardo Bellotto. Il Palazzo dei Giureconsulti e il Broletto nuovo, 1744 (Milano, Civiche Raccolte d’Arte antica, Castello sforzesco). 47 48 In alto: Giovanni Domenico Barbieri. Pianta ed alzata del teatro eretto nella Regia e Ducal Corte di Milano (Milano, Museo Teatrale alla Scala). Quando Leopold e Wolfgang Amadeus Mozart giunsero a Milano, il 23 gennaio 1770, la città era un centro di intensa vivacità culturale e di fiorente attività edilizia. Il Regio Ducal Teatro, costruito nel 1717, era un luogo di primaria importanza nella vita della società milanese, sia per la qualità degli spettacoli musicali, sia come sede di eventi festivi. A sinistra: Marco Antonio Dal Re. Prospetto del gran Teatro di Milano durante il ballo in occasione delle feste del 1747. Incisione (Milano, Museo Teatrale alla Scala). Vienna al vaglio del Metastasio. Alla vicenda compositiva impresse un andamento ben più convulso il calendario della comparsa sulla piazza milanese degli interpreti, in assenza dei quali era prudente evitare di scrivere arie e concertati passibili d’esser contestati come inadatti alle specifiche caratteristiche vocali. Primo uomo e prima donna giunsero rispettivamente il 21 novembre e il 4 dicembre, mentre il sostituto dell’interprete di Silla, rimpiazzato in extremis, si palesò soltanto il 17 dicembre, a prove già iniziate e a una settimana dalla “generale”. Il cast reclutato per la nuova stagione era decisamente diseguale: da un lato, gli interpreti dei ruoli minori, quasi tutti d’ambiente torinese (i soprano Felicita Suardi, Cinna, già con vent’anni di carriera all’attivo, e Daniella Mienzi, Celia; il tenore Giuseppe Onofrio, Aufidio), e il tenore Bassano Morgnoni, Silla, membro della Cappella Regia di Torino, la cui modestissima esperienza delle scene (appena un paio di ruoli un decennio prima a Lodi), unita al ritardo nell’ingaggio, costrinse Mozart a ridimensionarne drasticamente il ruolo. Dall’altro, come prime parti, due musicisti di prim’ordine. Cecilio era il sopranista Venanzio Rauzzini, allievo di Giuseppe Santarelli a Roma, dove aveva debuttato nel 1764 negli Amanti delusi di Anfossi ed era stato nominato Accademico di Santa Cecilia, per segnalarsi a Venezia e venir chiamato alla Corte elettorale di Monaco di Baviera, con una comparsa nel 1767 a Vienna come secondo uomo nella Partenope di Hasse, quando era stato conosciuto dai Mozart. Un anno dopo il soggiorno milanese, durante il quale Mozart compose per lui anche il mottetto Exsultate, jubilate K 165/158a, avrebbe preso la strada delle Isole bri- 49 In alto: Prospetto interiore del Regio e Ducal palazzo. Incisione. Il Teatro era all’interno del Palazzo (Milano, Museo Teatrale alla Scala). Nella pagina accanto: Marco Antonio Dal Re. Pianta del Teatro di Milano, con i nomi dei palchettisti. Incisione in Descrizione delle feste [...],Milano, 1747. Per l’occasione il Teatro era stato restaurato ad opera dell’architetto Francesco Croce (Milano, Museo Teatrale alla Scala). : 50 tanniche (Londra, Dublino, Bath), dove, terminata la carriera, sarebbe stato celebrato per il suo talento poliedrico di maestro di canto, pianista e compositore (con non meno di 14 lavori teatrali all’attivo). Già il 28 novembre 1772 Leopold registrerà che Rauzzini “canta come un angelo” la sua prima aria nel Lucio Silla.2 Meglio ancora si cadde, per il ruolo di Giunia, col soprano napoletano Anna Lucia De Amicis Buonsollazzi, che dal debutto buffo nel 1754 aveva conosciuto tre lustri di brillante carriera nell’opera seria, comparendo nel 1770 a Napoli nell’Armida abbandonata di Jommelli (quando Mozart aveva sentenziato: “La De Amicis canta in modo incomparabile”),3 ispirando al Metastasio i ruoli di Ersilia e Bradamante, rispettivamente nel Romolo ed Ersilia e nel Ruggiero,4 spingendo infine lo storico Charles Burney ad attribuirle il primato nel cantare le colorature in staccato e nel raggiungere il mi bemolle5 con voce chiara, forte e reale. A Milano, vinta l’iniziale diffidenza verso il giovanissimo compositore (sembra che avesse stabilito di scriversi lei stessa le proprie arie, per ricredersi “sbalordita dalle numerose splendide soluzioni e dalla maestria con cui era stato composto” il primo pezzo),5 impiegò le sue doti straordinarie in piena sintonia col progetto mozartiano. A poche ore dalla prima scriveva Leopold alla moglie: “La De Amicis è nostra ottima amica, canta e recita come un angelo, ed è tutta contenta giacché il Wolfg. l`ha servita in modo impareggiabile”.6 Con un cast siffatto l’opera, esaltata dalle scene dei fratelli Galliari, da trent’an- 51 In alto: elenco delle rappresentazioni messe in scena nel Regio Ducal Teatro di Milano dal 1770 al 1772, in cui si documenta la presenza di Mozart. Archivio di Stato di Milano, Spettacoli pubblici p.a., cartella n. 34. A destra: Jean-Étienne Liotard. L’imperatrice Maria Teresa (Vienna, Graphische Sammlung Albertina). 52 L’arciduca Ferdinando. Ritratto di autore anonimo (Vienna, Theresianische Militärakademie). 53 Maria Vittoria Ottoboni Boncompagni Serbelloni. Ritratto di autore anonimo. Dal catalogo della mostra a cura di Fernando Mazzocca e Alessandro Morandotti, La Milano del Giovin Signore, Skira, Milano 1999. Maria Vittoria introdusse il livornese Giovanni De Gamerra negli ambienti culturali di Milano. 54 Medaglioni di cantanti. In un’incisione di A. Fedi. Particolare: il ritratto di Anna Lucia De Amicis, la virtuosa che cantò in Lucio Silla la parte di Giunia (Milano, Museo Teatrale alla Scala). Leopold Mozart, in una lettera alla moglie, scrisse: “La De Amicis è nostra ottima amica, canta e recita come un angelo”. A destra: Venanzio Rauzzini. Incisione di Samuel Freeman da un ritratto di Bennett. (Milano, Museo Teatrale alla Scala). Fu interprete di Cecilio in Lucio Silla. Il 28 novembre 1772 Leopold Mozart scrive alla moglie che Rauzzini “canta come un angelo” la sua prima aria nel Lucio Silla. Ma la sera della prima rappresentazione Rauzzini fece ingelosire Anna De Amicis, interprete di Giunia, con quello che Leopold definì “un tiro da castrato”, cioè sollecitando un applauso dall’arciduchessa Beatrice. 55 Giuseppe Ceracchi. Busto del conte Carlo di Firmian, 1771-73 ca. (Roma, CREDIOP S.p.a.). Dal catalogo della mostra a cura di Fernando Mazzocca e Alessandro Morandotti, La Milano del Giovin Signore, Skira, Milano 1999. A Milano il conte Firmian fu il grande protettore di Wolfgang Amadeus Mozart, che accolse più volte nella sua dimora in palazzo Melzi. Nella pagina accanto: Antonio Scotti. Spinetta costruita per il conte Firmian e su cui è tradizione abbia suonato Mozart (Milano, Castello Sforzesco). Il 12 marzo 1770 dato “in casa del conte Firmian” un concerto per cui Mozart compose “3 arie e un recitativo” alla presenza di “oltre centocinquanta persone della prima nobiltà”: così scrisse Leopold alla moglie il 13 marzo. ni scenografi ufficiali del Regio Ducale, affrontò il giudizio del pubblico il giorno di S. Stefano, dapprima con esito incerto – funestò la prima una serie di incidenti: tre ore di ritardo e di tensione tra gli interpreti, la recitazione maldestra del Morgnoni, il nervosismo della De Amicis –, poi con un successo imprevisto che portò a protrarre le repliche per buona parte della stagione, per ventisei recite.7 E tuttavia, il Lucio Silla non suscitò quella eco che avrebbe assicurato riprese in altre piazze, né fu in grado di stabilire in termini inequivocabili la fama del suo autore. Persino la copia della partitura destinata con grandi speranze al granduca di Toscana giunse per un disguido a Roma. Plausibilmente, al crepu- 56 scolo della splendida trilogia milanese, sulla protezione del conte Firmian e sulla simpatia arciducale ebbe la meglio “la gran contraditione dei nemici e invidiosi” verso il musicista straniero, come Leopold Mozart aveva stigmatizzato l’accoglienza del Mitridate,8 e il giovane talento, non più innocuo e gradito bambino prodigio, un mese dopo il diciassettesimo compleanno dovette riprendere, questa volta per sempre, la via del Brennero.9 La clemenza di Silla, “fra i pensier più funesti di morte” Il Regio Ducale aveva affidato quella stagione di carnevale all’estro letterario di Giovanni De Gamerra, giovane ufficiale livornese stabilitosi attorno al 1765 a Milano, dove aveva avviato, all’ombra del salotto della contessa Serbelloni, un’attività drammaturgica che approdò nel 1771 ad alcune pubblicazioni e alla nomina a poeta del Teatro Regio Ducale, per il quale col carnevale 1772 inizia ad adattare drammi altrui. Figura inquieta, attiva tra Vienna, Napoli e altrove, a Dresda presentò nel 1794 una traduzione italiana del Flauto magico mozartiano, quasi un omaggio, ormai postumo, al giovane compositore con cui aveva collaborato oltre vent’anni prima (in quella veste l’opera raggiunse la Scala nel 1816, per la prima volta in Italia). Appunto quella remota stagione milanese aveva rappresentato per De Gamerra il duplice debutto sulle scene, col Lucio Silla, seguito a ruota dalla seconda opera del carnevale, il Sismano nel Mogol per Paisiello (Mozart ne musicherà un recitativo e aria a Vienna nella primavera 1781: K 374). Per sicurezza, uscito dalle mani dell’autore, il libretto approdò in quelle del Metastasio, che durante l’estate, secondo la testimonianza di Leopold Mozart, l’aveva “migliorato e modificato molto”, aggiungendo “un`intera 57 Busti in marmo che ritraggono Lucio Cornelio Silla (a sinistra. Musei Vaticani, Museo Chiaramonti) e Gaio Mario (a destra. Roma, Museo della Civiltà Romana). 58 scena nel secondo atto”.10 Il poeta cesareo, di cui De Gamerra citerà con orgoglio nell’Argomento del libretto l’avallo ricevuto,11 è appunto, ancora all’altezza del 1772, l’imprescindibile termine di confronto (“l’unico Maestro dell’Arte”, lo definisce il collega più giovane) di qualsiasi produzione drammatica per musica, e prospettiva illuminante per valutare anche il Lucio Silla, tanto nell’appartenenza alla tradizione, quanto nel suo discostarsene. Per alcuni versi sembra che De Gamerra abbia stilato il suo dramma tenendo sul comodino La clemenza di Tito, uno dei titoli metastasiani più frequentati, scritto quarant’anni prima, nel 1734, per il padre di Maria Teresa e nonno dell’arciduca Ferdinando, Carlo VI. Considerato persino da Voltaire alla stregua d’un manifesto dell’assolutismo illuminato, il dramma, che vent’anni più tardi sarebbe stato l’estremo lavoro teatrale composto da Mozart negli ultimi mesi di vita, metteva in scena una congiura ordita contro l’imperatore romano, che al termine dell’opera perdona tutti gli astanti, a cominciare dalla coppia delle prime parti, nello stupore generale. A tema vi è sin dal titolo, la clementia, virtù asburgica par excellence,12 che nel corso del secolo non aveva perso di valore, se nel 1774 la “Gazette de literature” dichiarava, a proposito dell’imperatore Giuseppe II, fratello dell’arciduca Ferdinando, che “la sagesse, la justice & la clemence dirigent toutes ses actions”,13 se nel 1783 Jean-François Pfeiffer e Mattheus de Sallieth celebravano l’editto di tolleranza religiosa del 1781 attraverso l’allegoria romana della Clemence de Joseph II,14 e infine se nel 1791 gli Stati Generali Boemi commissionarono a Mozart di mettere in musica La clemenza di Tito per l’incoronazione “SVLLA”, Statere aureo emesso nel 82 a.C. da Silla dittatore che, al verso, è rappresentato sulla quadriga mentre riceve dalla Vittoria la corona del trionfo. “SVLLA. COS”, Denaro d’argento emesso nel 59. a.C. dal console Quinto Pompeo Rufo, figlio della figlia di Silla, Cornelia. Al recto è effigiato Lucio Cornelio Silla. del successore Leopoldo II. D’altra parte, proprio Silla era stato menzionato da Tito nella scena chiave del dramma (III, 7): Or che diranno i posteri di noi? Diran che in Tito si stancò la clemenza come in Silla e in Augusto la crudeltà. La clemenza di Silla, sembrerebbe dunque legittimo intitolare il dramma di De Gamerra. La scena ultima corrisponde infatti a quella metastasiana, benché assai più debole sia la consequenzialità con cui vi si approda. L’avvincente, serrato dilemma interiore attraverso cui clementia e rigore delle leggi, amicizia e autorità straziano per due dei tre Atti l’animo sensibilissimo dell’imperatore metastasiano giustificano l’esito fausto del dramma come trionfo della virtù contro ogni evidenza contraria. Il personaggio di De Gamerra, nonostante una poco convincente inquietudine carsica preannunciata dall’Argomento,15 resta invece fedele per due Atti a quella crudeltà che Livio definiva senza precedenti,16 fino all’imprevista e impreparata conversione nel III Atto, corrispondente peraltro al gesto sconcertante con cui il dittatore storico nel 79 a.C. rinunciò alla dittatura e al proprio immenso potere, ritirandosi a vita privata. Nell’orizzonte metastasiano classico rientra anche l’impianto drammaturgico dell’opera, il cui congegno impiega la dotazione minima di sei personaggi: due coppie di prime e seconde parti (registro vocale acuto: nel 1772 un castrato e tre donne, una delle quali en travesti), il sovrano (tenore) e un’ultima parte (un altro tenore). L’azione si sviluppa lungo i tre Atti canonici nel regolato alternarsi di recitativi e arie, con un ricorso modesto ai concertati (se si esclude la zona eccentrica a conclusione dell’Atto I, vi è solo un terzetto al termine del II) e ai cori (tre soltanto). Se 59 Ritratto di Pietro Metastasio. Incisione di Filippo Morghen da un dipinto di Giovanni Domenico Campiglia (Milano, Museo Teatrale alla Scala). Il dramma per musica Lucio Silla di De Gamerra era stato sottoposto all’esame di Pietro Metastasio che, secondo Leopold Mozart, l’aveva “migliorato e modificato molto”. Nella pagina accanto: Libretto di Lucio Silla, poesia di Giovanni De Gamerra, musica di Wolfgang Amadeus Mozart, prima rappresentazione a Milano, Regio Ducal Teatro, 26 dicembre 1772 (Milano, Museo Teatrale alla Scala). 60 61 la “sintassi” drammatica appare d’ortodossia metastasiana, al di là della fatica nel gestire un intreccio caratterizzato da un’irresolutezza generale, non diversamente sembra comportarsi la “grammatica”, a giudicare da testi come l’aria di Silla “Già di pietà mi spoglio” (II, 14), che discende per li rami da “Tu di pietà mi spogli” dell’antico Siroe metastasiano (1726), peraltro già sfruttato dall’ancor più ortodosso Cigna-Santi nell’aria “D’ogni pietà mi spoglio” del Mitridate.17 D’altro canto, però, De Gamerra esibisce un’incoercibile tensione a distanziarsi dal modello, per dar voce a una sensibilità più moderna, intimistica, irrazionale, irregolare e sepolcrale, che l’imparenta all’incipiente gusto cimiteriale che andava contagiando la cultura europea, e che proprio a Milano avrebbe prodotto le Notti romane al sepolcro degli Scipioni di Alessandro Verri, nella cui seconda parte compare proprio Silla. La morte e il sangue si accampano già dalla scelta del soggetto (che Metastasio avrà pur approvato, ma mai pensò di frequentare), ispirato con ogni probabilità al dramma Sylla stilato in francese e in prosa da re Federico il Grande di Prussia, e ridotto in versi italiani da Giampietro Tagliazucchi per la musica di Carl Heinrich Graun al Teatro di Corte di Berlino nel 1753, tramite la mediazione di un Trionfo di Lucio Silla pubblicato anonimo a Livorno nel 1767, forse opera di Gaetano Martini, cognato di De Gamerra.18 All’efferatezza di Silla, culminante nell’Atto II, corrisponde l’indugio delle prime parti nel coltivare “immagini funeste” (I, 1), in un commercio pressoché costante con l’idea della morte, come s’affretta a ricordarci già la prima scena, in cui Cecilio rientra in patria creduto morto dall’amata, come cinquant’anni prima il suo omologo Bertarido nella Rodelinda di Händel. “Ella [Giunia] estinto ti piange”, l’avvisa Cinna, ammonendolo “che ’l tuo ritorno è così gran delitto, / che guida a morte un cittadin proscritto”. “Fra i pensier più funesti di morte” vive soprattutto Giunia, “sempre […] / lagrimosa e dolente” (I, 5), consumata da “un ostinato amore, / un odio interno, un disperato duolo” (I, 4), dedita com’è al culto dell’“ombra del genitore [il grande Mario] e dello sposo” (ivi), che le impone il seguente programma di vita, esposto senza tema in faccia al tiranno: Del genitore estinto ognora io voglio rispettare il comando, sempre Silla aborrire, sempre adorar lo sposo e poi morire (ivi). Attacca a quel punto la prima aria di Giunia, un’invocazione al cenere muto dei cari estinti: “Dalla sponda tenebrosa / vieni, o padre, o sposo amato”, singolarmente coerente con l’immaginario che dominerà tutti gli interventi solistici del personaggio: l’assolo all’interno del coro, il duetto, e, con sfumature diverse, le arie dell’Atto II, il terzetto e l’aria dell’Atto III che corona la parabola: Fra i pensier più funesti di morte veder parmi l’esangue consorte che con gelida mano m’addita la fumante sanguigna ferita e mi dice: “che tardi a morir?”. 62 “Scrittura” a Wolfgang Amadeus Mozart da parte del Regio Ducal Teatro di Milano per la composizione di Lucio Silla, 4 marzo 1771 (Salisburgo, Mozarteum). Se la relazione con Silla, la polarità fondamentale del dramma, è interpretata da Giunia nei termini d’un conflitto inconciliabile (attrazione/repulsione da parte del tiranno, solo odio da parte della ragazza), quella con Cecilio è vissuta in una dimensione altra: le due prime parti “si rivolgono idealmente all’aldilà, dialogano con i morti, ne ricevono gli ordini in sogno, indugiano presso le tombe, vagano sotto le volte di tetre carceri, vagheggiano ricongiungimenti nell’Erebo”.19 A questa pratica simbolica, tipica della coppia principale, De Gamerra dedica, lo si vedrà, una zona specifica, quel finale dell’Atto I che tanto diverge dalla prassi metastasiana, recuperando memorie dell’apertura dell’Orfeo ed Euridice di Calzabigi per Gluck, e tanto ispirerà Mozart. Un immaginario cruento abita peraltro volentieri anche le arie degli altri personaggi, con un gusto per un lessico truculento e una sintassi più franta e irregolare rispetto all’aureo modello metastasiano, con una tendenza ad affastellare nella stessa aria rime e metri diversi.20 Così configurato, il libretto non interruppe il proprio cammino, ma venne ripreso in stretto giro d’anni, assai rivisto, a Venezia da Pasquale Anfossi (1774), a Mannheim da Johann Christian Bach (1775), a Torino da Michele Mortellari (1779, con la De Amicis) e infine a Londra come pasticcio (1783).21 Strategie della passione: musica nuova per antiche forme Il già più volte citato epistolario di Leopold ci aggiorna sul procedere della composizione, appena avviata a Salisburgo, proseguita a macchia di leopardo a Milano tra l’inizio di novembre e quello di dicembre, e intensificatasi a ritmi assai sostenuti nelle due settimane successive. Questi i dati certi: – Salisburgo, ante 24 ottobre: “pochi recitativi” – Milano, 5-14 novembre: i recitativi, i cori e l’ouverture – Milano, 21-28 novembre: l’aria n. 2 per Rauzzini – Milano, ante 4 dicembre: 9 pezzi (incluse le arie per la Suardi) sui 23 previsti – Milano, ante 12 dicembre: le arie nn. 4, 11 e 22 per la De Amicis – Milano, ante 18 dicembre: le arie nn. 5 e 13 per Morgnoni. 63 Archiviata ormai una tenace incomprensione,22 la partitura che prese progressivamente forma in quell’autunno milanese andrà considerata senz’altro quale “evento determinante nella formazione del codice genetico della drammaturgia mozartiana”, 23 occasione prontamente colta dal giovane talento predisposto alla sperimentazione per un’operazione cui non erano estranei in quel torno d’anni i più anziani Jommelli o Hasse: innovare il melodramma per via puramente musicale, insufflando cioè nelle strutture classiche del dramma metastasiano (recitativo e aria) una materia musicale debordante, che supera per potenza e sottigliezza espressiva la norma vigente.24 Tale strategia prevede innanzitutto l’invenzione d’una serie di arie, spesso sede di un’azione più convincente di quella scenica, che spiccano per l’evidenza della caratterizzazione drammatica dei personaggi. Mozart vi mette a frutto, in una scrittura prevalentemente sonatistica, dalla strumentazione florida e dalle ampie proporzioni, la compiuta conoscenza del panorama operistico coevo (Jommelli, Traetta, Paisiello) e la propria, già cospicua esperienza nel campo della musica strumentale. Ecco dunque avvicendarsi l’infallibile meccanismo oratorio Fabrizio Galliari. Rovine alle rive del Tebro. Fabrizio della prima aria di Cecilio, che Leopold definì “impareggiabile”;25 il prodigio di delinea due “pensieri”: uno agitazione della seconda aria; la quieta meditazione sulla morte della terza; di sontuoso antiquariato con l’oasi lirica del rondò “Pupille amate”, a “tempo de menuetto” e coi soli archi. archi trionfali slabbrati, l’altro La statura tragica di Giunia è invece delineata attraverso l’organismo articolato con edifici sgretolati di cui si e complesso, nella contrapposizione degli atteggiamenti psicologici, della prima sta impadronendo la Natura. aria, d’ombra e di furore a un tempo, in tre strofe; nel tour de force virtuosistiIn questo, che fu scelto per l’esecuzione, il rovinismo ha co della seconda, l’aria “principale”, caratterizzata da “passaggi nuovi, molto precise giustificazioni storiche particolari e sorprendentemente difficili”, che la De Amicis cantava “ in manie– le devastazioni della guerra ra da lasciar sbalorditi”,26 e che Mozart stesso, riproponendola ad Aloysia Wecivile – e motivazioni ber cinque anni dopo a Mannheim, definirà “dai passaggi spaventosi”;27 nella simboliche – la decadenza convulsa, originalissima terza aria; infine, nel formidabile complesso conclusivo, delle libertà repubblicane, il una grande aria “d’ombra” bipartita, preceduta da un sofisticato accompagnacrollo delle speranze di Cecilio in una immediata to, avviata luttuosa e conclusa frenetica, che converrà confrontare con la verriunione con Giunia (“Nel sione tutta concitata di Johann Christian Bach. Al modesto interprete di Silla proprio tetto Silla la trasse” sono riservate appena due arie (sul corredo di quattro previsto originariamente, gli dice Cinna). In alto: la con conseguente, significativo ridimensionamento del rilievo del personaggio prima idea. In basso: nell’economia dell’opera), opportunamente limitate a un canto sillabico, scevro secondo “pensiero” che di colorature, caratterizzato da una spiccata gestualità (tanto mal gestita quel corrisponde al disegno esecutivo. 26 dicembre da far ridere il pubblico in occasione della prima aria),28 ma soprat- 64 Il disegno esecutivo (Milano, Biblioteca dell’Accademia di Brera). tutto esaltato da una scrittura orchestrale esuberante, fragorosa e dinamica, che compensa e occulta i limiti del canto. Non mancano d’interesse le arie destinate ai ruoli minori, come s’incarica d’assicurarci la prima aria dell’opera, pagina monumentale di quasi 300 battute, dal carattere euforico e brillante come d’uso per le arie in quella posizione (Metastasio ne aveva fornito un chiaro modello con “Superbo di me stesso” nell’Olimpiade). In questo novero rientra anche il terzetto, in cui si staglia inequivocabile, per via di valori musicali, il contrasto tra la coppia e il tiranno. Nella sintassi del dramma un ruolo decisivo è poi svolto dai recitativi accompagnati, di qualità altissima e nella misura eccezionale di nove, il primo dei quali già, inaspettatamente, nella seconda scena dell’opera. Gli accompagnati del Lucio Silla, spesso “obbligati”, ovvero caratterizzati da una figura tematica ricorrente che ne scandisce l’andamento potenziandone la tensione espressiva, squadrano implacabili i recessi dell’animo degli amanti e del dittatore nella loro imprevedibile mobilità, suggerendo, con inedita maturità nella penetrazione psicologica e tecnica scaltrita, intuizioni ineffabili, attingibili soltanto dal medium indefinito della musica strumentale. Un’eccezione, notevolissima, al regolare alternarsi di recitativi e arie è costituita dal già citato complesso che corona l’Atto I, grandiosa “scena d’ombra” (I, 7-9) che colloca l’incontro dei due amanti all’interno d’una cerimonia funebre, nel- 65 l’ambientazione straordinaria d’un “Luogo sepolcrale molto oscuro co’ monumenti degli eroi di Roma”. La suggestione di De Gamerra è svolta da Mozart, in termini per una volta gluckiani, in questa sequenza di numeri musicali: interludio strum. – recitativo acc. – coro con assolo – recitativo acc. – duetto. Gli ingredienti fondamentali del recitativo (rigorosamente accompagnato) e dell’aria sono integrati, in questo luogo fondamentale e memorabile, in un sistema che recluta le risorse del canto solistico e corale, del pathos orchestrale, del gesto e della scenografia al servizio d’una potenza evocativa d’intensità non comune, in grado di dar voce a un’aura tragica, solenne e patetica a un tempo. Se la scena, e l’atto intero, saranno trasfigurati nel lirismo d’alto volo del duetto in la maggiore (tonalità anche dell’ultima aria di Cecilio),29 agisce qui e in tutta l’opera una tonalità dallo squisito valore simbolico: quel mi bemolle maggiore che Christian Friedrich Daniel Schubart, scrivendo nel 1784/85, Fabrizio Galliari. Due bozzetti raffiguranti avrebbe definito “la tonalità dell’amore, della devozione, del dialogo intimo Sotterranei sepolcrali. In con Dio, simbolo, coi suoi tre bemolli, della santa Trinità”.30 In questa tonaalto: Veduta prospettica di lità, ponte tra il mondo dei vivi e un aldilà quanto mai incombente nel dramuna galleria sotterranea ma, sono impiantate la prima aria di Giunia (I, 5), il coro di questa scena (Torino, Museo Civico d’Arte antica a Palazzo Madama). d’ombra, l’aria di Cecilio “Ah se a morir mi chiama” (II, 9), mentre vi modula In basso: Tempietto ipogeo anche l’ultima aria di Giunia (III, 6), impiantata nel relativo minore (do). Ana cui si accede da un che nelle strategie tonali, dunque, gli interventi solistici chiave delle prime passaggio cavernoso. In parti nel corso dei tre Atti rimandano al grandioso complesso scenico-musientrambi i disegni le urne cale ora discusso, vero cuore del dramma e creazione degna di stare accanto indicano una destinazione all’Idomeneo, il successivo e decisivo titolo serio mozartiano, che questo cresepolcrale. puscolare congedo milanese anticipa d’un decennio. 66 In alto: Fabrizio Galliari. Luogo sepolcrale molto oscuro con i monumenti agli eroi di Roma. Il disegno corrisponde alla didascalia del libretto e fu scelto per la messa in opera, come emerge dal confronto col progetto esecutivo. In basso: Fabrizio Galliari. Luogo sepolcrale molto oscuro con i monumenti agli eroi di Roma (Milano, Biblioteca dell’Accademia di Brera). Il disegno, molto particolareggiato, è il progetto esecutivo: nel drammatico momento dell’incontro tra Giunia e Cecilio gli spettatori del Regio Ducal Teatro videro sul palcoscenico un altro teatro, dei morti; soggetto inedito, in forma così esplicita, nella visualità dei melodrammi ma non privo di riferimenti, soprattutto letterari, nell’ambiente culturale coevo. 67 1 Per una lettura sottile dell’altolà teresiano alle prospettive milanesi dei Mozart cfr. F. Degrada, Le esperienze milanesi di Mozart: una rivisitazione critica, in L’amabil rito. Società e cultura nella Milano di Parini, II, La musica e le arti, a c. di G. Barbarisi, C. Capra, F. Degrada e F. Mazzocca, Cisalpino, Bologna 2000, pp. 731-750: 745-748. 2 “Il Wolfg. non ha scritto che la prima aria per il Primo uomo, la quale è però impareggiabile ed egli la canta come un angelo” (“der Wolfg. hat den Primo uomo noch nichts als die erste Arie gemacht, die ist aber unvergleichlich und er singt sie, wie ein Engel”: Eisen, Cliff et al., Con le Parole di Mozart, Lettera 268 http://letters.mozartways.com., 2011). 3 “Die De amicis singt unvergleichlich”, post scriptum di Wolfgang alla lettera del padre alla madre, Napoli, 5 giugno 1770 (ivi, Lettera 189). 4 “Dal primo momento che imaginai e scelsi il soggetto del Ruggiero pensai che fra l’eroine drammatiche che sono a mia notizia non v’era assolutamente che la signora de Amicis atta a rappresentare il personaggio di Bradamante col fuoco, con l’ardire, con la franchezza e con l’espressione necessaria ad un tal carattere”, scriveva il poeta alla cantante il 17 febbraio 1772 (P. Metastasio, Tutte le opere, a c. di B. Brunelli, Mondadori, Milano 1954, V, pp. 139-141: 140). 5 “De Amicis was not only the first who introduced staccato divisions in singing on our stage, but the first singer that I had ever heard go up to E flat in altissimo, with true clear and powerful real voice” (Ch. Burney, A General History of Music from the Earliest Ages to the Present Period (1789), a c. di F. Mercer, Dover, New York 1957, II, p. 863). 6 L’episodio, narrato da Folchino Schizzi nell’Elogio storico di Wolfango Amedeo Mozart (Manini, Cremona 1817, pp. 25-28) è riportato come plausibile da Stanley Sadie, Wolfgang Amadeus Mozart. Gli anni salisburghesi 1756-1781, Bompiani-RCS, Milano 2006, p. 259 sg. 7 “Die de Amicis ist unsere beste Freundin, singt und agiert wie ein Engel, und ist in ihrer Vergnügenheit, weil der Wolfg. sie unvergleichlich bedient hat” (Eisen, Cliff et al. Con le Parole di Mozart, cit., Lettera 272). Per un ritratto vocale della De Amicis cfr. il CD Arias for Anna De Amicis, T. Gheorghiu, Les Talens Lyriques, C. Rousset, Aparte, 2010. Sul cast cfr. C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indice II. I cantanti, Bertola & Locatelli, Cuneo 1994; R. Angermüller, Die Sänger der Erstaufführung von Mozarts Dramma per musica Lucio Silla KV 135. Mailand, 26. Dezember 1772, in “Mitteilungen der Internationale Stiftung Mozarteum”, XLVII, 1999, 3-4, pp. 3-18; A. Basso, I Mozart in Italia. Cronistoria dei viaggi, documenti, lettere, dizionario dei luoghi e delle persone, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Roma 2006; e U. Leisinger, Anna Lucia De Amicis Buonsollazzi, Mozarts erste Giunia, in Mozart. Lucio Silla. Ein frühes Meisterwerk, a c. di M. Fischer, J. Honsig-Erlenburg e U. Leisinger, Internationale Stiftung Mozarteum, Pustet Verlag, Salzburg 2013, pp. 147-170. 8 L’avvio incerto e il successivo trionfo sono narrati in termini molto coloriti da Leopold Mozart in una lettera del 2 gennaio 1773 alla moglie (Eisen, Cliff et al. Con le Parole di Mozart, cit., Lettera 275). È possibile seguire agevolmente la genesi del Lucio Silla tramite l’introduzione (Vorwort) di Kathleen Kuzmick-Hansell all’edizione critica dell’opera, Bärenreiter, Kassel 1986, pp. IX-LXIII (“Neue Mozart-Ausgabe” II/5/7) ovvero in R. Angermüller, I viaggi di Mozart in Italia, in collab. con G. Geffray, Scheiwiller, Milano 2006, pp. 195-214. 9 Cfr. la lettera a padre Giovanni Battista Martini del 2 gennaio 1771, in Eisen, Cliff et al., Con le Parole di Mozart, cit., Lettera 226. 10 La percezione della gravità dello scacco emerge vivida dal commento con cui si chiude l’ultima lettera milanese di Leopold Mozart alla moglie: “Non puoi immaginare quanto io sia scosso per via della nostra partenza; mi è difficile lasciare l`Italia” (“Du kannst dir meine verwirrung nicht vorstellen in der ich wegen unserer Abreise, mich befinde; es kommt mir schwer Italien zu verlassen”: ivi, Lettera 287). 11 “Der Poet die Poesie dem H: Abbate Metastasio nach Wienn zur untersuchung geschickt hatte, und dieser ihm vieles verbessert, abgeändert, und eine ganze Scena im 2ten act beygesetzt”: Lettera del 14 novembre 1772 alla moglie, in Eisen, Cliff et al., Con le Parole di Mozart, cit., Lettera 266. Sulla natura degli interventi metastasiani cfr. R. Candiani, Giovanni De Gamerra e il libretto del Lucio Silla, in Eadem, Libretti e librettisti italiani per Mozart, Archivio Guido Izzi, Roma 1994, pp. 13-45: p. 38 sg.; I. Cividini, Giovanni De Gamerra und das Libretto zu Mozarts Lucio Silla, in Mozart. Lucio Silla. Ein frühes Meisterwerk, cit., pp. 107-124: 121 sg.; e L. Tufano, La clemenza di Silla. Paradossi della tirannide e mutamenti del gusto sulla scena musicale europea. 1772-1802, in G. De Gamerra, Lucio Silla. Lucio Cornelio Silla Dittatore, a c. di L. Tufano, Diastema, Treviso 2013, pp. 143-211: 147-158. 12 “Da tali istorici fondamenti è tratta l’azione di questo dramma, la quale è per verità fra le più grandi, come ha sensatamente osservato il sempre celebre e inimitabile Sig. Abate Pietro 68 Metastasio, che colla sua rara affabilità s’è degnato d’onorare il presente drammatico componimento d’una pienissima approvazione” (p. 6). De Gamerra citò in un suo scritto rimasto inedito la lettera inviatagli dal Metastasio il 7 settembre 1772, in cui si elogiano “pezzi di recitativi che si distinguono, come nella penultima scena in bocca a Silla” e “arie felicissime e musicali” (cit. in Tufano, La clemenza di Silla, cit., p. 147). 13 Cfr. E. Fritz-Hilscher, Dynastie - Staat - Identität. Panegyrische topoi in den Opern und componimenti musicali für Karl VI, in The Eighteenth-Century Italian Opera Seria: Metamorphoses of the Opera in the Imperial Age, KLP, Praha 2013, pp. 11-19: 13. 14 “L’esprit des journaux”, 30 luglio 1774, I, II, p. 148. 15 Copie dell’incisione sono all’Albertina a Vienna e all’Academia Român di Bucarest. 16 Dichiarata, più che non dimostrata nelle azioni, ad Aufidio ad apertura dell’Atto II; l’Argomento stesso accennava a “rimorsi” inestinguibili in un animo non del tutto alieno da ragione e virtù. 17 “Recuperataque republica, pulcherrimam victoriam crudelitate quanta in nullo hominum fuit, inquinavit” (Tito Livio, Ab urbe condita VI, LXXXVIII, 1). 18 La relazione fra i tre testi è segnalata da A. Bellina, Mitridate, Ruggiero e Lucio Silla. Tre allestimenti intorno a Parini, in L’amabil rito,cit., pp. 751-766: 766 e discussa in Cividini, Giovanni De Gamerra, cit., p. 118 sg. L’osservanza metastasiana di De Gamerra è discussa anche ivi, p. 113-124 e in Tufano, La clemenza di Silla, cit., pp. 158-167. 19 Cfr. D. Daolmi, Poeti bugiardi e bambini prodigio, in Lucio Silla, Edizioni del Teatro La Fenice, Venezia 2006, pp. 39-52: 45, U. Leisinger, Zur Stellung von Lucio Silla in der Musikgeschichte, in Mozart. Lucio Silla. Ein frühes Meisterwerk, cit., pp. 205-218, e Tufano, La clemenza di Silla, cit., p. 146 sg. 20 A. Chegai, Nuovi territori nei confini dell’opera seria. Su Lucio Silla di Mozart, in Lucio Silla, Teatro La Fenice, cit., pp. 12-38. 21 Per fare un esempio sul piano lessicale, si consideri “ ‘la fumante sanguigna ferita’ (III 5) che il poeta cesareo preferisce ‘crudel’, ‘nobil’, ‘barbara’, ‘empia’ o ‘mortal’, spesso metaforica e nel peggiore dei casi ‘aperta’; su quello sintattico ‘il periodare ha il respiro corto’; sul versante metrico vigono invece ‘nell’aria un sistema aperto di rime, per formalizzare il quale ci vuole mezzo alfabeto’ e ‘l’anisometria che mescola ottonari o decasillabi con settenari o quinari’” (Bellina, Mitridate, Ruggiero e Lucio Silla, cit., p. 764). Ma cfr. anche Tufano, La clemenza di Silla, cit., pp. 163-168. 22 De Gamerra stesso ritornerà al soggetto nel 1802 col dramma per musica rimasto inedito Lucio Cornelio Silla Dittatore. Il CD-Rom allegato a De Gamerra, Lucio Silla, cit., contiene tutti e sei i testi. Del tema si occupano Tufano, ivi, pp. 175-211, e C. Esch, Lucio Silla: Vier Opera-Seria-Vertonungen aus der Zeit zwischen 1770 und 1780, Korner, Baden 1994. 23 Ancora nel 1947 il pur ottimo Edward Dent giudicava l’opera “una fredda composizione di circostanza, in cui un solo personaggio, quello dell’eroina Giunia, possedeva una qualche parvenza di vita” (Il teatro di Mozart, Rusconi, Milano 1994, p. 50). 24 G. Carli Ballola, in G. Carli Ballola, R. Parenti, Mozart, Rusconi, Milano 1990, p. 617. 25 Cfr. sul tema R. Mellace, 1770/71: Jommelli, Hasse and Mozart Confronting the Opera Seria Tradition, in Die Wiener Klassiker und das Italien ihrer Zeit. Festschrift für Christian Speck zum 60. Geburtstag, a c. di P. Weber, Fink, Paderborn-München 2015, pp. 161-187. 26 “Unvergleichlich”: Lettera del 28 novembre, cit. Cfr. anche M. Feldman, Magic Mirrors and the Seria Stage: Thoughts toward a Ritual View, in “Journal of the American Musicological Society”, XLVIII, 3, 1995, pp. 423-484: 462-469. 27 “Der Wolfg: hat ihr ihre Haupt-Arie mit solchen Passagen gemacht, die neu und ganz besonder und erstaunlich schwer sind; sie singt solche, daß man erstaunen muß”, Lettera del 12 dicembre 1772 di Leopold alla moglie, in Eisen, Cliff et al., Con le Parole di Mozart, cit., Lettera 270. 28 “Mit den entsetzlichen Pasagen”, post scriptum della Lettera del 17 gennaio 1778 di Maria Anna Mozart (Mozart. Briefe und Aufzeichnungen. Gesamtausgabe, a c. di W. A. Bauer e O. E. Deutsch, II, Bärenreiter, Kassel 1962, p. 227). 29 Cfr. Lettera di Leopold del 2 gennaio 1773, cit. 30 Tutta la scena è retta da una studiata simmetria tonale: la min. (interludio) - mi bemolle magg. (coro) - sol min. (assolo) - mi bemolle magg. (coro) - la maggiore (duetto) (cfr. S. Kunze, Il teatro di Mozart, Marsilio, Venezia 1990, p. 198). 31 “Der Ton der Liebe, der Andacht, des traulichen Gesprächs mit Gott; durch seine drey B, die heilige Trias [Dreifaltigkeit] ausdrückend” (C.F.D. Schubart, Ideen zu einer Ästhetik der Tonkunst, Degen, Wien 1806, p. 377). 69 70 Leopold Mozart alla moglie, Salisburgo Milano, 18 dicembre 1772 Leopold Mozart. Incisione di M. Lämmel (Milano, Museo Teatrale alla Scala). Scrivo questo oggi venerdì 18, perché domani difficilmente vi sarà il tempo di scrivere qualcosa. Domattina alle nove e mezza ci sarà la prima prova con tutti gli strumenti. In questi giorni ci saranno 3 prove dei recitativi. Ieri notte è appena giunto il tenore, e oggi Wolfgang ha fatto per lui 2 arie, e ne ha da fare per lui ancora 2. Domenica 20 c'è la seconda prova, martedì 22 la terza prova, mercoledì 23 la prova generale. Giovedì e venerdì niente, il sabato 26 la prima dell'opera (se Dio vuole), proprio nel giorno in cui voi ricevete questa lettera. Questo scrivo nella notte verso le 11, poiché Wolfgang ha appena finito la 2ª aria del tenore. La sera di Natale parteciperemo a una devota soupée in casa dei signori von Germani, che si raccomandano a voi e desiderano la vostra presenza. Domani mandiamo, oha! mangiamo in casa del signor Mayr.1 Dopo la tavola, potrò scrivere ancora un paio di parole. Oggi siamo stati da Sua Eccellenza il conte von Firmian2 per porgere le nostre congratulazioni per il raggiunto cardinalato di Sua Eminenza von Passau. Il corriere di Roma giunse qui il 17 sera all'Angelus con la notizia. Addio. Vivete bene. Il mio saluto a tutti i buoni amici e amiche in casa e fuori. Vi baciamo entrambe molte 10000 volte e resto il tuo vecchio. Mzt. Poscritto di Wolfgang Mozart alla sorella Spero che ti troverai bene, mia cara sorella. Quando questa lettera ricevi, mia cara sorella, nella stessa sera va, mia cara sorella, la mia opera in scena. Pensa a me, mia cara sorella, e immagina, mia cara sorella, con forza. La vedi e la senti, mia cara sorella, anche tu. Di certo, è difficile, perché son già le 11. Del resto credo, e non dubito affatto, che di giorno è più chiaro che a Pasqua. Mia cara sorella, domani mangiamo dal signor von Mayr, e perché credi tu? Indovina. Perché ci ha invitati. La prova di domani è in Theatro ma l’lmpressario, il signor Castiglioni3 mi ha pregato di non dire niente di questo, altrimenti accorrerebbe troppa gente, e non vogliamo. Dunque, ti prego, bimba mia, di non dir nulla a nessuno di questo, mia bimba, altrimenti accorrerebbe troppa gente, bimba mia. A proposito, sai già la faccenda che è qui capitata? Ora voglio raccontartela: uscivamo oggi dal conte Firmian per tornare a casa, e quando noi giungemmo nella nostra strada, aprimmo la nostra porta di casa e cosa pensi che sia capitato? 71 L. Posch (da). Ritratto di Wolfgang Amadeus Mozart (Düsseldorf, Goethe Museum). 72 Siamo entrati dentro. Sta’ bene, polmoncino mio. Ti bacio, fegato mio, e resto come sempre, stomaco mio, il tuo indegno fratello Wolfgang frater Prego, prego, mia cara sorella, mi prude, grattami.4 1 Albert Michael von Mayr, figlio minore di Karl Johann Adam, Kapellmeister di Vienna, che nell’ottobre del 1762 consegnò per incarico dell’Imperatrice Maria Teresa 100 ducati a Leopold; fu maestro di camera dell’arciduca Ferdinando. 2 Carlo (Carl Joseph) Firmian, di famiglia nobile trentina (Trento, 1716 - Milano, 1782), dal luglio 1758 alla morte ministro plenipotenziario per la Lombardia. Amante delle lettere e delle arti, raccolse un’imponente biblioteca, protesse il Parini e gli illuministi lombardi, anche se fu sempre in pessimi rapporti con Pietro Verri, che ce ne ha lasciato un ritratto poco lusinghiero nella sua Storia di Milano. Suo fratello Leopold Ernst, dapprima canonico a Salisburgo e a Trento, nel 1733 fu eletto decano del capitolo metropolitano di Salisburgo, nel 1739 divenne principe-vescovo di Seckau, nel 1756 principe-vescovo di Passau e nel 1772 fu nominato cardinale. Un altro fratello del Firmian, Franz Lactantius (Laktanz) (1712-1786), fu maggiordomo del principearcivescovo di Salisburgo dal 1736 alla morte. I Firmian costituivano dunque l’anello di congiunzione ideale tra Salisburgo e Milano. 3 Federico Castiglioni, ispettore del Regio Ducal Teatro, aveva firmato il contratto impegnativo per il Lucio Silla a nome degli associati dell’impresa appaltatrice. 4 La traduzione italiana ha cercato di rendere, nei limiti del possibile, talune caratteristiche dell’impaginazione del poscritto di Wolfgang, nel quale fra l’altro si alternano alla rinfusa righe scritte normalmente e righe scritte rovesciate. 73 Defunti irrequieti, da Mario al Commendatore e oltre Come supremo oltraggio Silla aveva disperso le ceneri di Mario che, insepolto e per ciò respinto dall’Ade, era destinato a un eterno vagare quale ombra o larva. Così Giunia lo invoca: “O del padre ombra diletta, se d’intorno a me t’aggiri” mentre sta “supplice innanzi all’urna (sua)” che ben sa essere vuota. Cecilio, in sogno, crede di vedere nella tomba spalancata le spoglie di Mario, ma Mario stesso lo disinganna rivelandogli d’essere un’”ombra invendicata” e imponendogli di compiere la “vendetta” sull’”empio” Silla. Uno spiraglio si apre qui su fonti di Lucio Silla da rintracciare sia nell’antichità (lo spettro di Patroclo, l’ombra di Palinuro) sia nella più recente letteratura. “Revenge! Revenge!” gridano i soldati di Alessandro Magno, “Ghosts that in battle were slain and, unburied, remain inglorious on the plain” nell’ode Alexander’s Feast; or The Power of Music di John Dryden (1697) che nella versione di Antonio Conte era stata musicata da Benedetto Marcello (Celebravasi il giorno, cantata, 1727). Altre fonti inglesi sono state citate in relazione a Lucio Silla, da The Complaint: or NightThoughts di Edward Young (1742-1745) alla Elegy Written in a Country Courtyard di Thomas Gray (1751) e l’elenco può essere ancora completato. Dai disegni preparatori di Fabrizio Galliari emerge una serie di modifiche apportate in corso d’allestimento e miranti a insinuare, in uno scenario che si potrebbe definire ancora di osservanza metastasiana immagini innovative e inquietanti, percorse da brividi di angoscia. Come non riconoscere in questo procedimento una ricerca del sublime, definito da Addison, fin dal 1712, “a pleasing kind of Horrour”? Ed ebbe forse la messinscena di Lucio Silla una funzione esemplare per le visioni di “piacevole orrore” che con sempre maggior frequenza si incontrano Il Dissoluto Punito o sia Il Don Giovanni Dramma giocoso in due Atti posto in Musica da Wolfgang Amadeus Mozart, frontespizio della partitura edita da Breitkopf e Härtel a Lipsia (Milano, Museo Teatrale alla Scala). 74 sui palcoscenici nell’ultimo trentennio del Settecento? La risposta sembra affermativa, se si considera che appunto un allievo dei Galliari, Pietro Gonzaga, è scenografo, a Parma nel 1782, di Alessandro e Timoteo musicato da Sarti, e inventa la monumentale tomba di Dario e l’orrida caverna in cui gemono i Greci insepolti; poi immagina cupissimi sotterranei per il Giulio Sabino di Sarti. A Vienna nel 1774 l’Orfano della China, ballo di Gaspare Angiolini, inizia in un recinto di “Mausolei chinesi”; a Praga il 28 ottobre 1787 si ritrova nel Don Giovanni di Mozart un “Loco chiuso in forma di sepolcreto” che ospita un altro defunto irrequieto, il Commendatore. A differenza di Mario, il Commendatore è entrato nel regno della pace ultraterrena e “si pasce di cibo celeste” ma non ha rinunciato ad attuare quanto recita l’epigrafe sulla sua tomba: “Dell’empio che mi trasse al passo estremo qui attendo la vendetta” (empio, vendetta, proprio le stesse parole già udite nel “Luogo sepolcrale” di Lucio Silla). La fortuna del soggetto è inarrestabile, tanto che nella pratica teatrale tra le scene di dotazione, usabili per tutti gli spettacoli, non manca una tela di “Sepolcri”, per così dire generici, mentre quando le risorse economiche lo permettono li si dipinge in stili convenienti ai luoghi e tempi dell’azione: egizi, greco-romani, arabi, gotici, indiani, cinesi. Il tema sepolcrale si trasferisce nelle prove d’architettura accademica, qui escludendo ogni significato luttuoso. Prevarrà infine il concetto del valore esortativo delle “urne dolenti” presente già in Lucio Silla (“Deh n’uscite alme onorate e sdegnose vendicate la romana libertà”), ma seguirne la traccia porterebbe molto lontano, fino all’Ernani, ai Masnadieri e oltre. Mercedes Viale Ferrero Pelagio Palagi. Magnifico luogo di sepolcri, particolare. Da Magnifiche prospettive. Palagi e il sogno dell’antico, catalogo dalla mostra a cura di C. Bernardini, A. M. Matteucci, A. Mampieri, Bologna 2007. 75 Francesco Fontanesi. Sepolcri, 1794 (Reggio Emilia, Musei Civici). 76 Fabrizio Sevesi. Fantasia architettonica sepolcrale. Da Piergiorgio Dragone, Pittura dell’Ottocento in Piemonte. Arte e cultura figurativa 1800-1830, Unicredito Italiano, Torino 2002. 77 Lucio Silla di Wolfgang Amadeus Mozart. Coproduzione tra Mozartwoche Salzburg/Fondazione Mozarteum, Festival di Salisburgo e Teatro alla Scala. La regia è firmata da Marshall Pynkoski con scene e costumi di Antoine Fontaine, coreografia di Jeannette Lajeunesse Zingg e luci di Hervé Gary. Da qui fino a pagina 101, alcune immagini dello spettacolo andato in scena durante in Festival di Salisburgo nel luglio 2013, con la direzione di Marc Minkowski. (Foto Matthias Baus) 78 Modernità in veste storica Marc Minkowski parla di Mozart e di Lucio Silla Attualmente, Mozart sta occupando molto spazio nella sua vita di direttore d’orchestra? Sì, molto. Mozart è parte integrante della via vita da molto tempo. Ho diretto Il ratto dal serraglio, Così fan tutte e Mitridate a Salisburgo, Idomeneo a Aix-en-Provence, Brema e Salisburgo, Le nozze di Figaro a Parigi. Da una decina d’anni salgo sul podio ogni estate per una matinée mozartiana, e sono ospite alle Mozart-Festwochen da molti anni. Nella mia vita musicale Mozart è decisamente una sorta di “basso continuo”, come del resto lo sono Bach e Händel. Il mio viaggio mozartiano prosegue. Il Lucio Silla delle Mozart-Festwochen sarà ripreso durante il Festival di Salisburgo in estate, e in luglio dirigerò l’emozionante allestimento del Don Giovanni di Dmitri Tcherniakov a Aix-enProvence. Dunque, in effetti c’è molto Mozart nella mia vita... Perché ha scelto proprio Lucio Silla come Suo primo allestimento in qualità di nuovo direttore artistico delle Mozart-Festwochen? Per diverse ragioni. È un capolavoro che viene eseguito raramente; mancava da molto tempo persino a Salisburgo. Tuttavia, ha sempre riscosso un grande successo, in allestimenti firmati da Jean-Pierre Ponnelle, Patrice Chéreau, Peter Mussbach e Jürgen Flimm. È tempo di ravvivare e proseguire questa tradizione musicale, di cui Leopold Hager e Nikolaus Harnoncourt hanno posto le basi qui a Salisburgo. In aggiunta, l’opera si inseriva bene nel programma, e mi si addice. Agli inizi della carriera non ho diretto molto del Mozart “giovanile”, ma le cose sono cambiate dopo il Mitridate di Salisburgo nel 2005 e 2006. Perché la regia di Lucio Silla è stata affidata a Marshall Pynkoski? Voglio essere flessibile; stavolta intendiamo sottolineare la modernità di quest’opera precoce, con la quale Mozart concluse il suo apprendistato in Italia, mantenendo però la veste storica dell’allestimento. Lo stile barocco è ancora percettibile, ma si aprono anche molte altre porte. 79 80 Il punto fondamentale è che questo ritorno a una prassi scenica di tipo storico deve restare teatrale, e non diventare un pezzo da museo. A mio avviso, Marshall Pynkoski è proprio l’uomo che ci vuole per realizzare un equilibrio così delicato. Ho lavorato con lui 15 anni fa a Toronto, in allestimenti delle Nozze di Figaro e del Don Giovanni che avevano una sorta di atmosfera da commedia dell’arte: il risultato fu sommamente elegante. La gestualità e l’aspetto visivo dell’epoca di Mozart erano stati riprodotti con grande attenzione. Il nostro obiettivo è comprendere Lucio Silla dal punto di vista dei tempi di Mozart, e renderlo “rappresentabile” per i nostri. Marshall Pynkoski ha studiato Mozart a fondo, e dopo Toronto ha allestito Idomeneo e La clemenza di Tito, nonché Il ratto dal serraglio. Lavora molto intensamente con i cantanti, sia fisicamente che musicalmente. Sono anche un grande ammiratore del nostro scenografo Antoine Fontaine e del suo lavoro, che si è visto in film come Vatel e in numerosi allestimenti d’opera, ultimamente per Hyppolite et Aricie di Rameau al Palais Garnier a Parigi. È un maestro di estetica settecentesca. Per conferire maggior profilo e contrasto alla parte di Lucio Silla, abbiamo inserito un’aria alternativa tratta dalla versione dell’opera di Johann Christian Bach – un’aria che Mozart avrebbe potuto benissimo comporre per l’allestimento milanese (il testo era nel libretto di Giovanni de Gamerra), se non avesse avuto problemi con l’interprete del ruolo. Mozart probabilmente conosceva quest’aria del suo amico Johann Christian Bach grazie alla sua amicizia con Anton Raaff, che aveva cantato la parte alla prima di Mannheim. Come per Mitridate, ho eseguito l’arrangiamento dell’opera sulla base delle esecuzioni di Nikolaus Harnoncourt e Jean-Pierre Ponnelle. (traduzione di Arianna Ghilardotti) Per gentile concessione. Dal programma di sala Lucio Silla, Salzburger Festspiele, 2013. Intervista realizzata da Manuel Brug nell’estate del 2012. 81 82 83 84 Wolfgang A. Mozart - Lucio Silla Ronny Dietrich* Quando nell’ottobre 1772 intraprese insieme al padre Leopold il suo terzo viaggio in Italia, Wolfgang Amadeus Mozart godeva già di una certa fama in quel di Milano. Su commissione del governatore generale della Lombardia, il compositore aveva scritto due opere che erano state rappresentate con successo: nel dicembre del 1770 il dramma per musica Mitridate; l’anno seguente la serenata teatrale Ascanio in Alba, che Mozart ebbe – nelle parole del padre – “l’imperituro onore” di comporre in occasione del matrimonio dell’arciduca Ferdinando, figlio dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, con la principessa Maria Beatrice d’Este. Ciononostante, non era affatto scontato che il compositore sedicenne ottenesse un ulteriore incarico per la successiva stagione di Carnevale. Al Regio Ducal Teatro, all’epoca uno dei principali palcoscenici d’opera in Europa, c’era stato un ricambio generazionale dal tempo del primo incarico milanese di Mozart. Il nuovo librettista, l’allora ventinovenne Giovanni de Gamerra, si era concesso alcune libertà rispetto al modello di stretta osservanza metastasiana allora in auge: aveva modificato, per esempio, l’ordine d’ingresso in scena dei personaggi, fino a quel momento regolato in maniera rigida, secondo principi gerarchici. In particolare, Gamerra aveva anticipato alla fine del primo Atto il duetto della prima donna e del primo uomo, solitamente collocato non prima del termine del secondo Atto: un intervento di stampo moderno, che, possiamo immaginare, aveva incontrato il gusto di Mozart. Il protagonista di Lucio Silla, il primo lavoro operistico comune di Mozart e De Gamerra, è una delle figure più contraddittorie della Storia: Lucius Cornelius Sulla Felix (138–78 a.C.), probabilmente il console più odiato della tarda età repubblicana di Roma. Secondo quanto scrive Plutarco, “quando era ancora giovane e sconosciuto, s’accompagnava continuamente ad attori e buffoni e ne condivideva la vita dissoluta. Acquisito poi il potere assoluto, usava circondarsi dei giovani più sfrontati del teatro e gozzovigliare assieme a loro, conducendo una vita assai poco consona alla sua età avanzata. Oltre a ledere la dignità della sua carica politica, trascurò molte questioni urgenti. A conferma di una condotta di vita licenziosa, intrattenne parecchie relazioni amorose e si diede a piaceri d’ogni sorta, una caratteristica che non venne meno neppure con l’età. […] Uccise un numero impressionante di uomini e sovvertì radicalmente la struttura e 85 le istituzioni repubblicane; quindi si dimise, restituì al popolo il diritto di procedere alle elezioni dei consoli e non tentò in alcun modo di influenzarle. Al contrario, si muoveva da privato cittadino nel Foro e metteva la propria persona a disposizione di chiunque avesse voluto vendicarsi di lui”. Che però né Gamerra, né Mozart fossero interessati ai fatti storici è testimoniato dall’approccio molto libero con cui vi si accostano. Già in questa prima opera comune la loro attenzione si concentra soprattutto sulla psiche dei personaggi: i minimi ma continui cambiamenti operati sulle ripetizioni del medesimo testo all’interno delle arie, spesso estenuanti nelle loro reiterazioni, sono le tracce lasciate da Mozart nel suo lavoro di scavo sui singoli caratteri. E questo è uno degli enigmi celati nel lavoro del giovane genio salisburghese: come può essere riuscito un sedicenne a cogliere e riprodurre con tanta efficacia il personaggio di Silla, lacerato tra la carriera politica che l’aveva segnato e le pulsioni private – la sua vana battaglia per conquistare l’amore di Giunia? Con Lucio Silla assistiamo affascinati alla trasformazione di Mozart da bambino prodigio in un compositore maturo. In questa produzione Marc Minkowski dirigerà la “sua” orchestra dei Musiciens du Louvre Grenoble. La regia è affidata a Marshall Pynkoski, direttore dell’Opera Atelier di Toronto: inizialmente attivo nel balletto, è un artista che Minkowski stima da tempo. Come nell’interpretazione musicale, anche sulla scena occorre che il vecchio e il nuovo si compenetrino in una simbiosi particolare. Questo nuovo allestimento, creato per Salisburgo, sceglie di calarsi nel tempo di Mozart ma non rinuncia comunque a rivolgere al classico uno sguardo dinamico e contemporaneo. La scenografia è di Antoine Fontaine, che ha lavorato per film quali Vatel, con Gérard Depardieu, o Marie Antoinette di Sofia Coppola. Il ruolo del protagonista è interpretato da Rolando Villazón. Leopold Mozart scriveva alla moglie nel gennaio del 1773: “Ogni sera arrivano richieste di bis per le arie, così che dopo la prima l’opera si è continuamente ampliata e ha ricevuto sempre maggior plauso”. Tuttavia, nonostante l’evidente successo del Lucio Silla, questo fu l’ultimo incarico operistico che Mozart ricevette dall’Italia, da lui anelata al tempo quale vera patria dell’opera. E il compositore non mancò di rimpiangerlo amaramente, scrivendo al padre: “[ho] un indicibile desiderio di scrivere una nuova opera. […] Mi basta sentir parlare di un’opera, mi basta essere a teatro e sentire le voci e, oh, sono già al settimo cielo”. Si era forse spinto troppo avanti, Mozart, con la sua terza opera per Milano? Porsi come scopo, per sé e per i personaggi, la realizzazione di aspirazioni personali, trasformare la latente infrazione delle regole nel contenuto stesso dell’opera, forzare l’assetto tradizionale in ogni possibile direzione – fu tutto questo a costargli ulteriori incarichi? (Traduzione di Adriano Murelli) Per gentile concessione dei Salzburger Festspiele, edizione 2013. * Ronny Dietrich svolge dal 1981 il lavoro di drammaturga, ovvero di musicologa attiva principalmente nei teatri. Ha lavorato inizialmente nella sua città natale, alla Alte Oper di Francoforte, poi al Konzerthaus di Vienna. Dal 1993 è a capo della drammaturgia operistica all’Opernhaus di Zurigo, e dall’estate del 2012 è passata al Festival di Salisburgo. Con il team del regista Claus Guth e lo scenografo Christian Schmidt, ha lavorato come drammaturga ospite al Theater an der Wien, al Festival di Salisburgo, al Liceu di Barcellona e alla Scala (Die Frau ohne Schatten di Richard Strauss). 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 Lucio Silla alla Scala Luca Chierici* Lo scarso successo della prima rappresentazione di Lucio Silla, avvenuta al Teatro Regio Ducale di Milano il 26 Dicembre 1772, la distruzione dello stesso teatro (1776) a causa di un incendio, il tardivo recupero di un lavoro mozartiano giovanile che ancora negli anni ’70 del secolo scorso poteva contare su una ridottissima discografia sono elementi sufficienti a giustificare il ritardo a prima vista inspiegabile che caratterizza la prima messa in scena dell’opera nel “nuovo” Teatro alla Scala il 5 Giugno del 1984. Opera milanese in tutto e per tutto, possibile vanto di una città che ospitò il genio di Salisburgo ben quattro volte nel triennio 1770-1772, Lucio Silla va dunque in scena alla Scala per la prima volta grazie a un coproduzione con il Théâtre Nanterre-Amandiers, da due anni guidato da Patrice Chéreau, e il Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, con la regia prestigiosa dello stesso Chéreau, le scene di Richard Peduzzi, i costumi di Jacques Schmidt. La direzione e concertazione per le nove serate previste è affidata a Sylvain Cambreling e la compagnia di canto annovera nomi di professionisti di spicco: Anthony Rolfe Johnson (Silla), Lella Cuberli (Giunia), Ann Murray (Cecilio), Mariana Nicolesco (Cinna), Christine Barbaux (Celia). Siamo ancora un poco lontani da una ripresa delle giovanili opere serie di Mozart secondo criteri radicalmente diversi da quelli che avevano dominato le poco italiane proposte discografiche degli anni ’70, ma il Silla scaligero si impone per l’essenzialità delle scelte scenografiche. La facciata del palazzo di Silla è un’enorme parete rotta da angusti passaggi, quasi a simboleggiare il significato più esteriore e monumentale dell’opera seria, il cui assetto rigido nasconde verità interiori inaspettate. Chéreau dal canto suo evidenziava le conflittualità tra i protagonisti, gli odi e gli amori che regolano la complessa rete di affetti tra Silla, Giunia, Cecilio, Cinna e Clelia, puntando su una tensione anche fisica tra i personaggi. Serata piuttosto mondana, quella della prima, che vedeva tra gli spettatori il regista Roman Polanski. Per ulteriori notizie, informazioni, consultazioni di foto e manifesti, riguardanti gli allestimenti dalla stagione 1950-51 ad oggi, può essere consultato l’Archivio Storico del Teatro alla Scala al seguente indirizzo www.archiviolascala.org. * Luca Chierici (1954) è critico musicale e discografico, musicologo pubblicista e commentatore radiofonico. Ha pubblicato volumi dedicati a Beethoven, Chopin e Ravel. Appassionato di tecnologia ed esperto di interpretazione, ha una biblioteca digitale di oltre centodiecimila spartiti e una collezione di oltre settantamila registrazioni live. Ha collaborato al progetto di digitalizzazione della Biblioteca del Conservatorio di Milano. 104 Foto Lelli e Masotti Lucio Silla al Teatro alla Scala, 5 giugno 1984. Direttore Sylvain Cambreling, regia di Patrice Chéreau, scene di Richard Peduzzi e costumi di Jacques Schmidt. Il regista durante le prove. 105 106 Foto Lelli e Masotti Foto Lelli e Masotti Foto Lelli e Masotti Foto Lelli e Masotti In alto: Ann Murray (Cecilio). In basso: Ann Murray (Cecilio), Lella Cuberli (Giunia) e Aldo Bottion (Aufidio). nella pagina accanto: Lella Cuberli (Giunia), nella foto in basso con Ann Murray (Cecilio). 107 La scena dell'Atto I. 108 109 Foto Lelli e Masotti La scena dell'Atto II. 110 111 Foto Lelli e Masotti 112 Foto Marco Borggreve/Naive Marc Minkowski Dopo aver esordito come fagottista, ha iniziato a dirigere molto presto, dopo essersi perfezionato sotto la guida di Charles Bruck alla Pierre Monteux Memorial School, negli Stati Uniti. Nel 1982 ha fondato Les Musiciens du Louvre (dal 1996 Les Musiciens du Louvre Grenoble), un ensemble specializzato nel repertorio barocco francese come pure in opere di Monteverdi, Bach, Händel, Gluck, Mozart e Offenbach. Più di recente ha diretto la sua orchestra anche in opere del XIX secolo; il suo ampio repertorio comprende, tra l’altro, Il trovatore di Verdi, Il turco in Italia di Rossini e Der fliegende Holländer di Wagner. Molto richiesto come direttore ospite, dirige regolarmente nei più prestigiosi teatri del mondo, quali la Nationale Opera di Amsterdam, il Théâtre de La Monnaie di Bruxelles, il Theater an der Wien e la Staatsoper di Vienna, La Fenice di Venezia e il Covent Garden di Londra, dove debutterà nella stagione 2014-15, e nei Festival più importanti, come Salisburgo, Aix-en-Provence e Brema. A Salisburgo ha esordito nel 1997 con Die Entführung aus dem Serail e successivamente ha diretto Die Fledermaus (2001), Mitridate (2005 e 2006), Così fan tutte (2011) e Lucio Silla (2013), nonché numerosi concerti. Ha diretto Idomeneo al Festival di Aixen-Provence nel 2009 e alla Mozart-Festwoche di Salisburgo nel 2010. Nel suo repertorio, accanto a Mozart, hanno un ruolo privilegiato le opere dell’Ottocento francese. Ha diretto Carmen a Parigi e a Brema, Pelléas et Mélisande con l’orchestra del Gewandhaus a Lipsia e poi con la Mahler Chamber Orchestra all’Opéra-Comique, La Dame Blanche di Boieldieu ancora all’Opéra-Comique, Le domino noir di Auber alla Fenice, Cendrillon di Massenet alla Flanders Opera, Robert le Diable di Meyerbeer alla Staatsoper di Berlino, nonché La Belle Hélène, Les contes d’Hoffmann e La Grande-Duchesse de Gérolstein di Offenbach con il regista Laurent Pelly a Parigi, Lione, Ginevra e Losanna. Dal 2004 è regolarmente invitato a dirigere all’Opéra parigina, dove nel giugno 2006 ha diretto Les Musiciens du Louvre-Grenoble in una nuova produzione di Iphigénie en Tauride di Gluck, che ha ottenuto grande successo. Nel 2007, sempre con la sua orchestra, ha diretto un acclamato nuovo allestimento di Carmen al parigino Théâtre du Châtelet. Dal 2003 ha un rapporto privilegiato con l’Opernhaus di Zurigo, dove ha diretto Il trionfo del tempo e della verità, Agrippina e Giulio Cesare di Händel, La favorita di Donizetti, Les Boréades di Rameau, Fidelio di Beethoven. In concerto dirige regolarmente le più importanti orchestre europee e americane, l’orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo e la Qatar Philharmonic Orchestra, concentrandosi sempre di più su compositori del XIX secolo, quali Maurice Ravel, Igor Stravinskij, Lili Boulanger, Albert Roussel, John Adams, Henryk Górecki e Olivier Greif. Nel giugno 2011 ha fondato il Festival Ré Majeure sull’Île de Ré, sulla costa atlantica francese. Dal 2013 è direttore della Mozart-Festwoche di Salisburgo, incarico che manterrà fino al 2017. In questa veste ha messo in scena nel 2013 Lucio Silla, nel 2014 Orfeo ed Euridice di Gluck e Davide Penitente, con Bartabas. Sempre nel 2013 ha debuttato sul podio dei Wiener Philharmoniker e ha diretto la London Symphony Orchestra nel Don Giovanni al Festival di Aix-en-Provence. 113 114 Foto Bruce Zinger Marshall Pynkoski Ha studiato alla londinese Royal Academy of Dance con Leonard Crainford e John Marshall, appassionandosi da subito alla musica, al teatro e alla danza del XVII e XVIII secolo. Si è poi perfezionato con la cecoslovacca Florentina Lojekova e con David Moroni del Royal Winnipeg Ballet, i quali hanno avuto un ruolo determinante nell’indirizzarlo verso una carriera da professionista nella danza. Ha approfondito la studio dell’opera e del balletto barocchi a Parigi, per poi perfezionarsi con il celebre drammaturgo Dene Barnett, fondatore del “Gesture Movement”, alla Flinders University nell’Australia del sud. Nel 1985 ha fondato Opera Atelier con la moglie Jeannette Lajeunesse Zingg, e da allora ha messo in scena numerose opere e balletti classici e barocchi, in stretta collaborazione con la Tafelmusik Baroque Orchestra. Ha tenuto corsi al Centre de Musique Baroque di Versailles, sotto la direzione di Marc Minkowski, con cui ha realizzato i primi allestimenti storicamente corretti e documentati delle Nozze di Figaro e del Don Giovanni negli Stati Uniti. Ha collaborato con i più importanti artisti specializzati nella musica antica, e i suoi allestimenti di opere e balletti sono stati portati in tournée in Europa, in Asia e negli Stati Uniti. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui i prestigiosi Toronto Arts Award e l’Opera Canada Ruby Award. “Time” l’ha definito uno degli artisti canadesi più importanti nel settore della musica classica. Dopo la tournée internazionale di Dido and Aeneas con Marc Minkowski e Les Musiciens du Louvre Grenoble è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres. Lucio Silla, allestito al Festival di Salisburgo nel 2013, è il suo debutto scaligero. 115 Antoine Fontaine Scenografo e costumista, ha studiato alla parigina École nationale des Beaux-Arts e iniziato a lavorare come pittore, partecipando a importanti lavori di restauro, come quello del Passage Colbert, vicino alla Bibliothèque nationale a Parigi. Dal 1986 presta la sua collaborazione al teatro d’opera e di prosa, lavorando in teatri prestigiosi quali il Theatre Royal di Brighton, la Queen Elizabeth Hall di Londra, la Scala e l’Opéra Bastille. Ha un rapporto privilegiato con Versailles, dove ha partecipato a quattro allestimenti del Centre de Musique baroque. È attivo anche nel cinema: ha creato gli affreschi per La Reine Margot di Patrice Chéreau (1993) e ha lavorato come scenografo, tra l’altro, per L’Anglaise et le Duc e Triple Agent di Eric Rohmer, Vatel di Roland Joffé, Marie-Antoinette di Sophia Coppola e Coco avant Chanel di Anne Fontaine. Insieme a Marc Jeanclos, ha creato gli allestimenti di numerose esposizioni in palazzi francesi, nonché della mostra itinerante Brassens ou la liberté alla parigina Cité de la Musique. Si dedica con passione all’insegnamento e dal 2003 è docente di scenografia alla Fémis (École nationale supérieure des métiers de l’image et du son). Per il Teatro alla Scala ha già firmato le scene dello Sdegno del mare di Henze, andato in scena nel 1991 al Teatro Lirico. 116 Foto Bruce Zinger Jeannette Lajeunesse Zingg Canadese di nascita, è attiva da più di vent’anni come ballerina e coreografa sulla scena internazionale. Ha studiato alla Royal Academy of Dance a Londra e poi a Copenhagen e Parigi. I suoi insegnanti, John Marshall and Florentina Lojekova, le hanno trasmesso l’amore per la grande tradizione del balletto classico, sulla scia dei leggendari maestri che ne hanno fatto la storia: Fokine, Espinosa, Perrot and Vestris. A Parigi ha approfondito lo studio della danza barocca sulla base di materiali originali; si è poi perfezionata negli Stati Uniti con Wendy Hilton e Sandra Caverly, esperte, rispettivamente, di danza barocca e tecnica Bournonville. Da allora ha interpretato e coreografato più di 70 spettacoli per Opera Atelier, la compagnia con sede a Toronto che ha fondato nel 1985 con il marito Marshall Pynkoski. Le produzioni di Opera Atelier sono andate in scena a Versailles, ai BBC Proms, alla Houston Grand Opera e al Glimmerglass Festival. Opera Atelier ha inoltre presentato allestimenti storicamente corretti e documentati di opere di Mozart in Giappone, Singapore e Corea. Ha collaborato con direttori d’orchestra quali Marc Minkowski, Christopher Hogwood, Andrew Parrott, David Fallis e Stefano Montanari, e creato coreografie per il National Ballet of Canada, lo Scapino Ballet e il Dutch National Ballet. Inoltre ha collaborato, come coreografa e interprete, a diversi film, tra cui le produzioni di Rhombus Media Master Peter’s Puppet Show, Romeos and Juliets e The Sorceress: A Handel Celebration, con Kiri Te Kanawa. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui i prestigiosi Toronto Arts Award e l’Opera Canada Ruby Award. “Time” l’ha definita una delle artiste canadesi più importanti nel settore della musica classica. Lucio Silla, andato in scena al Festival di Salisburgo nel 2013, è la sua prima coreografia scaligera. 117 Hervé Gary Dopo aver lavorato con entusiasmo nel settore del teatro e in quello del cinema, nel 1981 ha debuttato come lighting designer nella lirica per l’opera contemporanea Tuez le temps di Georges Aperghis, diretta da Marcel Bozonnet. Sono seguite numerose altre collaborazioni con famosi registi di prosa e d’opera, nonché spettacoli circensi e sfilate di moda per stilisti quali Paco Rabanne, Kenzo, Thierry Mugler, Paul Smith e Jean Paul Gaultier. Tra le sue realizzazioni più recenti, Hippolyte et Aricie di Rameau all’Opéra Garnier e Manon di Massenet all’Opéra Bastille a Parigi, nonché Les Ballets de Noverre all’Opéra Royal di Versailles con il Centre de Musique baroque di Versailles, in una coreografia di Marie-Geneviève Masset. Recentemente ha collaborato con Ivan Alexandre per il suo allestimento del Pipistrello di Johann Strauss all’Opéra comique, diretto da Marc Minkowski. Tra i suoi progetti per il 2015, Peter Grimes di Britten per la regia di Marc Adam March, e Semiramide di Rossini per la regia di Jacob Peters Messer, entrambe all’Opera di Nizza. 118 Lucio Silla. I personaggi e gli interpreti Foto © Felix Broede/DG Lucio Silla, dittatore (tenore) Kresimir Spicer Giunia, figlia di Gajo Mario e promessa sposa di Cecilio (soprano) Cecilio, senatore proscritto (soprano) Foto Victor Thomas Rolando Villazón Marianne Crebassa Lucio Cinna, patrizio romano, amico di Cecilio e nemico occulto di Silla (soprano) Celia, sorella di Silla (soprano) Foto Gunars Janaitis Lenneke Ruiten Inga Kalna Giulia Semenzato 119 120 WOLFGANG AMADEUS MOZART CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLE OPERE Cesare Fertonani Wolfgang Amadeus Mozart 1756 27 gennaio: nasce a Salisburgo Johannes Chrisostomus Wolfgangus Gottlieb (Amadeus) Mozart, da Johann Georg Leopold (1719-1787), musico e compositore presso la corte del principe arcivescovo (diverrà vice maestro di cappella nel 1763), e da Anna Maria Pertl (1720-1778). In questo stesso anno, il padre pubblica la sua Violinschule per i tipi dell’editore Lotter di Augusta. 1760 Inizia lo studio del cembalo e, in seguito, del violino e della composizione sotto la guida del padre. 1761 Compone le sue prime musiche: tre Minuetti (KV 1d-1f) e altri brani per pianoforte. 1762 Gennaio: si reca a Monaco, dove con la sorella Maria Anna Walburgis, detta Nannerl (1751-1829), suona in presenza del principe elettore Massimiliano. Il 18 settembre la famiglia Mozart si reca a Vienna, passando per Passau e Linz. Il 13 e il 21 ottobre i Mozart sono ricevuti a Schönbrunn, dove Wolfgang suona dinanzi alla corte dell’imperatrice Maria Teresa. Produce nuove composizioni pianistiche: tre Minuetti (KV 2, 4, 5) e un Allegro (KV 3). 1763 5 gennaio: ritorno a Salisburgo. 9 giugno: inizia il primo grande viaggio europeo con la famiglia: le mete sono Parigi e Londra. Tappe, con relativi concerti, a Monaco, Augusta, Ludwigsburg, Schwetzingen, Heidelberg, Magonza, Francoforte sul Meno (18 agosto: viene ammirato dal giovane Goethe), Coblenza, Bonn, Colonia, Aquisgrana e Bruxelles. 18 novembre: arrivo a Parigi. Durante il periodo natalizio, presentazione e concerto alla corte di Luigi XV. In questo stesso anno compone tre Sonate per violino e pianoforte (KV 6-8) e un paio di pagine pianistiche. 1764 Melchior Grimm introduce i Mozart nell’alta società parigina. 10 aprile: viaggio a Londra. Qui Mozart conosce Carl Friedrich Abel e Johann Christoph Bach. Si esibisce alla corte di Giorgio III e in vari concerti pubblici cittadini. Scrive numerose composizioni pianistiche, sette Sonate per violino e pianoforte (KV 9-15) e una Sinfonia (KV 16). 1765 24 luglio: partenza da Londra alla volta dell’Aia, attraverso Lilla, Gand, Anversa e Rotterdam. 30 settembre: partecipa, come autore ed esecutore, a un solenne concerto per l’insediamento del governatore Guglielmo d’Orange. Fra novembre e dicembre Wolfgang e la sorella si ammalano in maniera grave. Sono di quest’anno: quattro Sinfonie (KV 16a, 19, 19b, 22); due arie per voce e orchestra Va’, dal furor portata (KV 19c) e Consèrvati fedele (KV 23); il mottetto God is our refuge (KV 20); una Sonata (KV 19d) per pianoforte a quattro mani. 1766 Concerti ad Amsterdam, all’Aia e a Utrecht. 10 maggio: di nuovo a 121 Parigi, dove compone il suo primo lavoro sacro, il Kyrie KV 33. 9 luglio: viaggio di ritorno in Austria. 30 novembre: rientro a Salisburgo. Scrive Variazioni (KV 24-25) e quattro Sonate per pianoforte (KV 33d-33g); sei Sonate per violino e pianoforte (KV 26-31); lo scherzoso Galimathias musicum (quodlibet) per pianoforte e strumenti KV 32; Or che il dover/Tali e cotanti sono (KV 33i), recitativo e aria per tenore e orchestra. 1767 Seguito dal padre, si dedica allo studio della composizione. 12 marzo: esecuzione dell’oratorio Die Schuldigkeit des ersten Gebotes (KV 35), di cui Wolfgang compone solo la prima parte. Durante la settimana santa viene eseguita la Grabmusik KV 35a per soli, coro e orchestra. 11 settembre: viaggio a Vienna. Un’epidemia di vaiolo consiglia Leopold di riparare con la famiglia a Olmütz; tuttavia i due bambini contraggono la malattia, e Wolfgang rischia di rimanere cieco. Porta a termine: Scande coeli limina. Offertorium in festo Sancti Benedicti KV 34 per quattro voci e orchestra; due Sinfonie (KV 42a, 43); quattro Concerti per pianoforte e orchestra (KV 37, 39-41); la commedia latina Apollo et Hyacinthus seu Hyacinthi Metamorphosis (KV 38); tre Sonate da chiesa (KV 41h-41k); il duetto vocale Ach, was müssen wir erfahren? (KV 43a). 1768 10 gennaio: ancora a Vienna. 19 gennaio: concerto alla corte imperiale. Primavera-estate: compone l’opera buffa La finta semplice (KV 46a) e il Singspiel in un atto Bastien und Bastienne (KV 46b). Settembre: Leopold Mozart, in risposta agli intrighi teatrali contro l’andata in scena della Finta semplice, stende il primo catalogo delle opere di Wolfgang. Fine dicembre: viaggio di ritorno a Salisburgo. Risalgono a quest’anno: quattro Sinfonie (KV 45, 45a, 45b, 48); due Sonate per violino e pianoforte (KV 46d-46e); i Lieder Daphne, deine Rosenwangen (KV 46c) e An die Freude (KV 47e); la Missa solemnis KV 47a e la Missa brevis KV 47d. 1769 5 gennaio: arrivo a Salisburgo. 1° maggio: si rappresenta La finta semplice. 27 novembre: è nominato maestro dei concerti presso la corte arcivescovile. 12 dicembre: inizia il primo viaggio italiano in compagnia del padre. Scrive: la Missa brevis KV 61a; la Messa KV 66 “Dominicus-Messe”; il Te Deum KV 66b; A Berenice/Sol nascente (KV 61c), recitativo e aria per soprano e orchestra; numerosi Minuetti, tre Cassazioni (KV 62-63, 63a) e la Serenata KV 62a per orchestra; la Sinfonia KV 73. 1770 Verso Milano, via Verona, Mantova (16 gennaio: concerto al Teatro Scientifico) e Cremona. 23 gennaio: arrivo a Milano. Il governatore della Lombardia, conte Firmian, commissiona a Wolfgang l’opera seria Mitridate, re di Ponto (KV 74a). Conoscenza di G.B. Sammartini e di N. Piccinni. 15 marzo: a Lodi scrive il suo primo Quartetto per archi (KV 73f). A Bologna conosce padre Martini. 2 aprile: concerto a Firenze presso la corte granducale. 11 aprile: arrivo a Roma. Concerti in palazzi patrizi. Viaggio a Napoli. 8 luglio: con una udienza presso il papa Clemente XIV viene insignito del cavalierato dello Speron d’Oro. Sulla via per Milano, sosta a Bologna: studi di contrappunto con padre Martini. A Milano, per la riuscita rappresentazione del Mitridate (26 dicembre). Quest’anno compone inoltre: una serie di Arie su testo di Metastasio; cinque Sinfonie (KV 73l-73n, 73q, 74), nonché altri brani vocali e strumentali. 1771 5 gennaio: l’Accademia Filarmonica di Bologna gli conferisce il titolo di maestro di cappella. 12 marzo: inizio del viaggio di ritorno a Salisburgo, per Padova e Verona. 28 marzo: arrivo a Salisburgo. Secondo viaggio in Ita- 122 lia. 24 agosto: arrivo a Milano. 17 ottobre: rappresentazione della serenata teatrale Ascanio in Alba (KV 111). Conosce J.A. Hasse. 16 dicembre: ritorno a Salisburgo. Muore il principe arcivescovo Sigismund von Schrattenbach. Sono di quest’anno: cinque Sinfonie (KV 75, 75b, 111b, 112, 114); il Concerto o Divertimento per orchestra KV 113; tre Concerti per pianoforte da Sonate di J.Chr. Bach (KV 107); Non curo l’affetto (KV 74b) per soprano e orchestra; vari lavori liturgici e sacri, fra cui l’oratorio La Betulia liberata (KV 74c). 1772 14 marzo: Hieronymus Colloredo diviene principe arcivescovo di Salisburgo. Inizio di maggio: esecuzione della serenata celebrativa Il sogno di Scipione (KV 126). 9 agosto: Mozart è confermato maestro dei concerti con lo stipendio di 150 fiorini. Terzo viaggio in Italia. 4 novembre: arrivo a Milano. 26 dicembre: prima rappresentazione, con scarso successo, del dramma per musica Lucio Silla (KV 135). Compone inoltre: alcuni Lieder e lavori sacri; otto Sinfonie (KV 124, 128-130, 132-134, 141a); quattro Divertimenti (KV 125a-125c, 131); due Quartetti per archi (KV 134a-134b) e altra musica strumentale. 1773 Falliscono i tentativi di Leopold per trovare a Wolfgang in Italia, e in particolare a Milano o a Firenze, una vantaggiosa sistemazione professionale. 13 marzo: ritorno a Salisburgo. 14 luglio: col padre a Vienna. Udienza a corte e concerti in chiese e case borghesi della capitale; commissione delle musiche di scena per il dramma Thamos, König in Ägypten. Ottobre: ritorno a Salisburgo, dopo l’infruttuosa ricerca di una sistemazione a Vienna. Risalgono a quest’anno: il mottetto Exsultate, jubilate KV 158a; la Missa in honorem SS.mae Trinitatis KV 167 e altre opere sacre o liturgiche; sei Sinfonie (KV 161a-161b, 162, 162b, 173dA-173dB) e sedici Minuetti (KV 176) per orchestra; il Concerto per pianoforte e orchestra KV 175; il Quintetto KV 174 e dieci Quartetti per archi (KV 157-159, 159a, 168-173), nonché altri lavori strumentali. 1774 Da settembre si dedica alla stesura dell’opera buffa La finta giardiniera (KV 196). Si reca a Monaco per la sua rappresentazione. Sono di quest’anno: tre Sinfonie (KV 186a-186b, 189k); il Concerto per fagotto e orchestra (KV 186e); cinque Sonate per pianoforte (KV 189d-189h); la Sonata KV 186c per pianoforte a quattro mani e altre composizioni strumentali; alcuni lavori sacri e liturgici. 1775 13 gennaio: felice rappresentazione della Finta giardiniera. 7 marzo: ritorno a Salisburgo. 23 aprile: si esegue il dramma per musica Il re pastore (KV 208). Nascono quest’anno anche la Missa brevis KV 196b “SpatzenMesse” e altre opere vocali, sacre e profane; cinque Concerti per violino e orchestra (KV 207, 211, 216, 218-219); la Sonata per pianoforte KV 205b “Dürnitz”. 1776 È un anno di intensa produzione strumentale: sette Divertimenti (KV 240, 240a-240b, 247, 251, 253-254); tre Serenate (KV 239, 248b «Haffner», 250a “Ständchen”); due Concerti per pianoforte e orchestra (KV 238, 246 “Lützow”); il Concerto per tre pianoforti e orchestra KV 242 “Lodron”. Scrive inoltre due Messe (KV 246a, 257) e un folto numero di altre composizioni vocali e strumentali. 1777 Peggiorano i rapporti con l’arcivescovo Colloredo. In agosto Mozart abbandona il servizio a Salisburgo. 23 settembre: partenza con la madre, alla 123 volta di Parigi. 30 ottobre: sosta a Mannheim. Qui si innamora appassionatamente di Aloysia Weber. Termina: tre Divertimenti (KV 270, 271g-271h) per orchestra; il Concerto per pianoforte e orchestra KV 271 “Jeunehomme”; il Quartetto per flauto e archi KV 285; due Sonate per pianoforte (KV 284b284c) e altri lavori strumentali. Fra le opere vocali di quest’anno, la Missa brevis KV 272b. 1778 3 marzo: arrivo a Parigi, dove dà concerti e lezioni private. Collabora con il coreografo Noverre al balletto Les petits riens (KV 299b). 12 giugno: termina di comporre la Sinfonia KV 300a “Pariser” per i Concerts Spirituels. 3 luglio: muore la madre. Cerca invano di ottenere un impiego stabile nella capitale francese. Su sollecitazione del padre inizia il viaggio di ritorno. Appartiene a quest’anno una rigogliosa produzione strumentale: due Concerti per flauto e orchestra (KV 285c-285d); la Sinfonia concertante per flauto, oboe, corno e fagotto KV 297B; il Concerto per flauto e arpa KV 297c; il Quartetto per flauto e archi KV 298; sette Sonate per violino e pianoforte (KV 293a-293d, 296, 300c, 300l); la Sonata KV 300d e altre composizioni per pianoforte. Scrive inoltre alcune Arie per voce e orchestra. 1779 Gennaio: ritorno a Salisburgo. Riprende servizio come organista presso il duomo e la corte con lo stipendio di 450 fiorini. Scrive, fra l’altro: cori e intermezzi per Thamos, König in Ägypten (KV 336a); il Singspiel (incompiuto) in due atti Zaide (KV 336b); due Sinfonie (KV 318-319); una Serenata (KV 320 “Posthorn”); il Concerto per due pianoforti e orchestra KV 316a; la Sinfonia concertante per violino, viola e orchestra KV 320d; la Sonata per violino e pianoforte KV 317d. Il catalogo della musica sacra è integrato dalla Messa KV 317 “Krönungs-Messe” e da alcuni lavori minori. 1780 Dalla corte di Monaco gli viene commissionato il dramma per musica Idomeneo (KV 366). Compone l’opera e parte per la capitale bavarese (5 novembre). Di quest’anno sono: la Sinfonia KV 338; la Missa solemnis KV 337 e altri lavori sacri. 1781 Leopold e Nannerl raggiungono Wolfgang a Monaco; la prima rappresentazione di Idomeneo (29 gennaio) ha esito trionfale. Va ad Augusta, presso la cugina Maria Thekla Mozart. Su improvvisa chiamata del Colloredo, parte per Vienna. Qui rompe definitivamente i rapporti con l’arcivescovo; resta nella capitale, ospite della famiglia Weber (trasferitasi a Vienna due anni prima). Scrive: Lieder e Arie per voce e orchestra; due Serenate per fiati (KV 370a, 375); il Quartetto per oboe e archi KV 368b; quattro Sonate per violino e pianoforte (KV 373a, 374d-374f); la Sonata per due pianoforti KV 375a e altre pagine cameristiche e pianistiche. 1782 Libero artista a Vienna: lezioni private, accademie, concerti all’Augarten-Saal. 16 luglio: rappresentazione del Singspiel in tre atti Die Entführung aus dem Serail (KV 384). 4 agosto: matrimonio con Constanze Weber (1768-1826), sorella di Aloysia. Accanto a una serie di Canoni vocali e Arie per voce e orchestra compone molte opere strumentali, fra cui: la Sinfonia KV 385 “Haffner”; tre Concerti (KV 385p, 387a-387b) e due Rondò (KV 382, 386) per pianoforte e orchestra; il Concerto per corno e orchestra KV 386b; la Serenata per fiati KV 384a; il Quintetto per corno e archi KV 386c; il Quartetto per archi KV 387; una serie di Fughe per archi; la Fantasia KV 385g e altre pagine pianistiche. 1783 124 17 giugno: nasce il primo figlio, Raimund Leopold, che muore dopo Antoine Denis-Chaudet. Wolfgang Amadeus Mozart. Bronzetto (Milano, Museo Teatrale alla Scala). 125 sette mesi. Alla fine di luglio Mozart è a Salisburgo con la moglie. Termina di comporre: la Messa KV 417a; numerose Arie per voce e orchestra; cinque Notturni per tre voci (KV 436-439, 439a); la Sinfonia KV 425 “Linz”; due Concerti per corno e orchestra (KV 417, 447); due Quartetti per archi (KV 417b, 421b); una coppia di Duetti per violino e viola (KV 423-424); tre Sonate per pianoforte (KV 300h-300k). 1784 9 febbraio: inizia a stendere un catalogo tematico autografo delle proprie composizioni. In estate si ammala in modo grave. 21 settembre: nasce il secondo figlio, Karl Thomas (1784-1858). 14 dicembre: Mozart entra nella loggia massonica “Zur Wohltätigkeit”. Al catalogo delle opere si aggiungono: Minuetti e Contraddanze per orchestra; sei Concerti per pianoforte e orchestra (KV 449-451, 453, 456, 459); il Quintetto per pianoforte e fiati KV 452; il Quartetto KV 458 “Die Jagd”; la Sonata per violino e pianoforte KV 454; la Sonata KV 457 e altri lavori pianistici. 1785 Febbraio-aprile: Leopold è a Vienna, in visita al figlio. 13 marzo: esecuzione della cantata sacra Davidde penitente (KV 469). Inizia a scrivere la commedia con musica Der Schauspieldirektor (KV 486) e l’opera buffa Le nozze di Figaro (KV 492). Accanto a qualche altra pagina vocale compone la cantata massonica Die Maurerfreude KV 471. In campo strumentale nascono: Maurerische Trauermusik KV 479a; tre Concerti per pianoforte e orchestra (KV 466-467, 482); il Quartetto per pianoforte e archi KV 478; due Quartetti per archi (KV 464-465 “Dissonanzen-Quartett”); la Sonata per violino e pianoforte KV 481; la Fantasia per pianoforte KV 475. 1786 7 febbraio: a Schönbrunn si esegue Der Schauspieldirektor. 1° maggio: rappresentazione delle Nozze di Figaro al Burgtheater, con felicissimo esito. 18 ottobre: nasce il terzo figlio, Johann Thomas Leopold, destinato a morire meno di un mese dopo. Sono di quest’anno: Ch’io mi scordi di te/Non temer, amato bene (KV 505), scena e rondò per soprano, pianoforte e orchestra; la Sinfonia KV 504 “Prager”; tre Concerti (KV 488, 491, 503) per pianoforte e orchestra; il Concerto per corno e orchestra KV 495; il Quartetto per archi KV 499; il Quartetto per pianoforte e archi KV 493; tre Trii per pianoforte e altri strumenti (KV 496, 498 “Kegelstatt-Trio”, 502); la Sonata per pianoforte a quattro mani KV 497. 1787 11 gennaio: arriva a Praga con la moglie, accolto festosamente. Qui gli viene commissionato il dramma giocoso Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni (KV 527). All’inizio di febbraio ritorna a Vienna. 28 maggio: morte di Leopold Mozart. In settembre si mette in viaggio verso Praga. 28 ottobre: la rappresentazione di Don Giovanni riscuote vivo successo. 7 dicembre: nomina a compositore di corte, con lo stipendio annuale di 800 fiorini. 27 dicembre: nasce la figlia Theresia, che morirà l’anno successivo. Quest’anno compone: numerosi Lieder e Arie per voce e orchestra; Sei danze tedesche per orchestra KV 509; il sestetto Ein musikalischer Spass “DorfmusikantenSextett” KV 522; due Quintetti per archi (KV 515-516); la serenata per archi Eine kleine Nachtmusik KV 525; la Sonata per violino e pianoforte KV 526; la Sonata per pianoforte a quattro mani KV 521. 1788 7 maggio: la prima rappresentazione viennese di Don Giovanni, al Burgtheater, riceve tiepide accoglienze. Scrive quest’anno: le tre ultime Sinfonie (KV 543, 550, 551 “Jupiter”); Contraddanze, Danze tedesche, Minuetti per orchestra; il Concerto per pianoforte e orchestra KV 537 «Krönungs-Konzert»; il Quintetto per archi KV 516b; tre Trii per pianoforte, violi- 126 no e violoncello (KV 542, 548, 564); il Divertimento per violino, viola e violoncello KV 563; la Sonata per violino e pianoforte KV 547 “für Anfänger”; due Sonate per pianoforte (KV 545, 547a). Il catalogo vocale annovera Lieder, Arie per voce e orchestra, nonché una serie di Canoni. Strumenta poi Acis e Galatea di Händel (KV 566). 1789 8 aprile: partenza per un viaggio a Berlino con l’allievo e amico principe Karl Lichnowsky. Tappe a Praga, Dresda, Lipsia e Potsdam. Dal re di Prussia Federico Guglielmo II non ottiene che la commissione per alcuni lavori cameristici. 4 giugno: arrivo a Vienna. Le crescenti preoccupazioni finanziarie sono aggravate dal cattivo stato di salute di Mozart. Gli viene commissionata l’opera buffa Così fan tutte (KV 588) per il teatro di corte. 16 novembre: nasce e muore la figlia Anna Maria. Risalgono a quest’anno: alcune Arie per voce e orchestra; diciotto Danze tedesche (KV 571, 586) e dodici Minuetti (KV 585) per orchestra; il Quintetto per clarinetto e archi KV 581 “Stadler”; il Quartetto per archi KV 575; due Sonate (KV 570, 576) e altri pezzi per pianoforte. Strumenta poi il Messia di Händel (KV 572). 1790 26 gennaio: la rappresentazione di Così fan tutte al Burgtheater raccoglie un discreto successo. Le condizioni di salute di Mozart, assillato dai problemi economici, vanno progressivamente aggravandosi. 29 settembre: si reca a proprie spese a Francoforte sul Meno per l’incoronazione dell’imperatore Leopoldo II, succeduto a Giuseppe II. Tenta invano di ottenere il posto di secondo maestro di cappella a corte. Ritorna a Vienna. Falliscono le trattative intraprese da alcuni impresari per portare Mozart a Londra. Sono di quest’anno: Ouverture e tre contraddanze per orchestra (KV 588a); un Quintetto (KV 593) e due Quartetti (KV 589-590) per archi; Adagio (KV 593a) e Adagio e Allegro (KV 594) per organo meccanico. Inoltre strumenta l’Alexanderfest (KV 591) e la Cäcilien-Ode (KV 592) di Händel. 1791 Marzo: inizio della collaborazione con Emanuel Schikaneder per la “grande opera tedesca” Die Zauberflöte (KV 620). 26 luglio: nasce Franz Xaver Wolfgang, destinato a divenire musicista (morirà nel 1844). Un emissario del conte Franz von Walsegg gli commissiona il Requiem (KV 626). Gli viene altresì commissionata l’opera seria La clemenza di Tito (KV 621) per l’incoronazione di Leopoldo II a re di Boemia. Metà di agosto: Mozart si reca a Praga accompagnato dalla moglie e dall’allievo Franz Xaver Süssmayr. 6 settembre: la rappresentazione della Clemenza di Tito sortisce un esito assai incerto. Tornato a Vienna, termina la composizione della Zauberflöte. 30 settembre: la prima rappresentazione della Zauberflöte al Theater auf der Wieden ha scarso successo. Prosegue la stesura del Requiem, che lascerà incompiuto. Compone anche il mottetto Ave verum (KV 618); alcuni Lieder; Eine kleine deutsche Kantate KV 619; la cantata massonica Laut verkünde unsre Freude KV 623; Minuetti, Danze tedesche, Contraddanze, Ländler per orchestra; il Concerto per pianoforte e orchestra KV 595; il Concerto per clarinetto e orchestra KV 622; il Quintetto per archi KV 614; l’Adagio KV 617a per Glassharmonika; l’Adagio e Rondò (KV 617) per Glassharmonika, flauto, oboe, viola e violoncello; la Fantasia KV 608 e due Andanti (KV 615a, 616) per organo meccanico. 20 novembre: le già cattive condizioni di salute di Mozart si aggravano all’improvviso. 5 dicembre: Mozart muore 55 minuti dopo mezzanotte; la sua salma viene tumulata il giorno successivo in una fossa comune del cimitero di Sankt Marx. 127 Letture Cesare Fertonani Rispetto ai grandi capolavori degli anni di Vienna, le opere teatrali composte da Mozart sino a Die Entführung aus dem Serail (1782) sono oggetto, com’è comprensibile, di una bibliografia meno sterminata. Un lavoro quale Lucio Silla, scritto quando l’autore non aveva ancora compiuto sedici anni, va innanzi tutto ricondotto alla prima fase dell’attività mozartiana in ambito teatrale, di fatto iniziata e poi proseguita a Milano con Mitridate (1770), Ascanio in Alba (1771) e, appunto, Lucio Silla (1772). Non sono molte le pagine su quest’ultima opera nel Mozart [1919-1921] di Hermann Abert, seppure a tutt’oggi imprescindibile (3 voll., Milano, Il Saggiatore, 1984-1986; 2000), e così accade anche in altre importanti biografie, come il Mozart [1977] di Wolfgang Hildesheimer (Firenze, Sansoni, 1979; poi più volte riedito in italiano) e il Mozart [1995] di Maynard Solomon (Milano, Mondadori, 1996; 2006). Nella monografia di riferimento Il teatro di Mozart [1984] di Stefan Kunze (Venezia, Marsilio, 1990; 2006), che di ogni opera ricostruisce la genesi e analizza la struttura drammaturgica e musicale, a Lucio Silla è tuttavia riservato un ampio paragrafo del capitolo sulle prime opere, che vedono il giovanissimo compositore cimentarsi con i generi, le forme e le convenzioni dell’epoca, cercando al contempo di definire una propria individualità stilistica ed espressiva. Utile per illuminare il rapporto di Mozart con l’opera italiana del secondo Settecento e nella fattispecie con il dramma per musica (la cosiddetta opera seria) è anche l’agile volume di Manfred Hermann Schmid Le opere teatrali di Mozart [2009] (Torino, Bollati Boringhieri, 2010). D’altro canto per approfondire i tratti peculiari di Lucio Silla occorre rivolgersi a una bibliografia specifica, incominciando dai volumi sulla vita e le opere di Mozart nel periodo che precede gli anni di Vienna. Sui soggiorni di Wolfgang e del padre Leopold a Milano si possono leggere, per esempio: Rudolph Angermüller I viaggi di Mozart in Italia [1994] (Milano, Libri Schweiwiller, 2006); Armando Torno, Mozart a Milano (Milano, Mondadori, 2004); Wolfgang Proß, Mozart in Mailand (Winterthur, Amadeus, 2006). Decisivi per una trattazione storico-critica di Lucio Silla sono, in ogni caso, la dissertazione di Kathleen Kuzmick Hansell, Opera and Ballet at the Regio Ducal Teatro of Milano, 1771-1776: A Musical and Social History (2 voll., University of California, Berkeleyk, 1980), quella di Laurine Quetin, Le thème de Lucio Silla dans l’opéra italien de 1683 à 1778 (2 voll., Université Paris-Sorbonne, Paris, 1988) nonché i libri di Daniel Heartz Haydn, Mozart and the Viennese School, 1740-1780 (New York - London, Norton, 1995) e di Stanley Sadie Wolfgang Amadeus Mozart. Gli anni salisburghesi 1756-1781 [2006] (Milano, Bompiani, 2006). Dopo la prima rappresentazione del 1772 il Lucio Silla di Mozart non sarà ripreso da alcun teatro, mentre il libretto di Giovanni De Gamerra – ancorché in versioni riadattate da Giovanni Bertati o da Mattia Verazi – sarà messo in musica negli anni seguenti da Pasquale Anfossi (Venezia, 1774), Johann Christian Bach (Mannheim, 1775) e Michele Mortellari (Torino, 1779). Proprio sul confronto analitico tra le quattro partiture è incentrata la monografia di Christian Esch, «Lucio Silla». Vier Opera-Seria-Vertonungen aus der Zeit zwischen 1770 und 1780, 2 voll., Baden-Baden, Koerner, 1994. 128 Alcuni contributi si occupano poi di aspetti particolari dell’opera. Del libretto hanno scritto Rosy Candiani (Giovanni De Gamerra e il libretto del «Lucio Silla», in Libretti e librettisti italiani per Mozart, Roma, Archivio Guido Izzi, 1994, pp. 13-45) e, di recente, Lucio Tufano che ha corredato di un vasto commento l’edizione dei due libretti di De Gamerra ispirati al personaggio di Silla, gettando tra l’altro nuova luce sulle fonti del testo messo in musica da Mozart (Giovanni De Gamerra, Lucio Silla, Lucio Cornelio Silla dittatore, a cura di Lucio Tufano, Treviso, Diastema Editrice, 2013). Sullo spettacolo andato in scena a Milano nel 1772 si leggono le pagine di Gerhard Croll (Bemerkungen zum «Ballo Primo» KV Anh. 109/135a in Mozarts Mailander «Lucio Silla», «Analecta Musicologica», 18, 1978, pp. 160165) e Mercedes Viale Ferrero (Gli allestimenti delle opere in musica composte da Mozart o viste da Mozart in Italia, in Trasmissione e recezione delle forme di cultura musicale. Atti del XIV Congresso delle Società Internazionale di Musicologia, 3 voll., a cura di Angelo Pompilio e altri, Torino, EDT, 1990, III: Free Papers, pp. 293306). Alla contestualizzazione del Lucio Silla nel quadro dell’opera seria degli autori italiani contemporanei hanno dedicato saggi Friedrich Lippmann (Mozart e Paisiello. Sulla collocazione stilistica del «Lucio Silla», in Mozart e i musicisti italiani del suo tempo, a cura di Annalisa Bini, Lucca, LIM, 1994, pp. 21-41) e Jörg Riedlbauer (Mozarts «Lucio Silla» und Tommaso Trajettas Reformideen, «Mozart-Jahrbuch», 1991, pp. 601-605). L’analisi di alcune arie s’incontra per esempio negli scritti di Christoph-Hellmut Mahling («…new and altogether special and astonishingly difficult»: some comments on Junia’s aria in «Lucio Silla», in Wolfgang Amadé Mozart. Essays on his Life and his Music, edited by Stanley Sadie, Oxford, Clarendon Press, 1999, pp. 377-394) e Andrea Chegai (Forma sonata e aria con Da Capo. Convergenze e finalità drammatiche, «Musica e Storia», 16, 2008, pp. 681-710). Sintesi efficaci sul Lucio Silla, da utilizzare per una rapida consultazione, si trovano nella voci firmate da Sabine Henze-Döhring nella Pipers Enzyklopädie des Musiktheaters (her. von Carl Dahlhaus, München - Zürich, vol. 4, 1991, pp. 285-288) e da Julian Rushton nel New Grove Dictionary of Opera (ed. by Stanley Sadie, London Macmillan, 1992, vol. 2, pp. 73-75) nonché nei volumi pubblicati in occasione dell’anniversario mozartiano del 2006 come il Mozart Handbuch a cura di Silke Leopold (Kassel - Stuttgart, Bärenreiter - Metzler, 2005) e il Mozart-Handbuch a cura di Gernot Gruber e Dieter Borchmeyer (4 voll., Laaber, Laaber-Verlag, 2006-2007). Infine i programmi di sala di alcune edizioni dell’opera sono talmente ricchi da costituire vere e proprie monografie realizzate con il contributo di più autori: oltre al fascicolo su Lucio Silla della collana «L’Avant-Scène de l’Opéra» (n. 139, 1991), vale la pena di citare almeno Le «Lucio Silla» de Mozart ou Le dernier voyage en Italie (Bruxelles, Amandiers-Beba Éditions, 1984) – relativo alla storica messa in scena con la regia di Patrice Chéreau coprodotta dalla Scala, dal Théâtre de Amandiers Nanterre e dal Théâtre de la Monnaie di Bruxelles – e Lucio Silla, programma di sala del Teatro La Fenice di Venezia, stagione 2005-2006 (Venezia, Edizioni del Teatro La Fenice, 2006). 129 Ascolti Luigi Bellingardi* A lungo fuori catalogo, la prima incisione di Lucio Silla del 1961 sotto la guida di Carlo Felice Cillario, con l’Orchestra da Camera dell’Angelicum, il Coro Filarmonico di Milano e la partecipazione di Fernando Ferrari (Lucio Silla), Dora Gatta (Giunia), Fiorenza Cossotto (Cecilio), Anna Maria Rota (Cinna), Rena Gary Falachi (Celia), Luigi Pontiggia (Aufidio), è stata recentemente rimasterizzata sul più aggiornato supporto tecnico: il principale merito dell’incisione, pur con la presenza di alcuni tagli, è quello d’aver richiamato l’attenzione sul periodo giovanile della creatività mozartiana (Sarx Records). La prima edizione fonografica effettivamente completa di Lucio Silla è quella effettuata in studio a Salisburgo nel 1974 con la direzione di Leopold Hager, l’Orchestra del Mozarteum, il Coro della Radio di Salisburgo e le voci di Peter Schreier, Arleen Augér, Julia Varady, Edith Mathis, Helen Donath, Werner Krenn: un’edizione equilibrata nella resa espressiva (Philips). Da uno spettacolo del gennaio 1985 al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles deriva la ripresa dal vivo condotta da Sylvain Cambreling con Anthony Rolfe-Johnson, Lella Cuberli, Ann Murray, Britt-Marie Aruhn, Christine Barbaux, Ad Van Baasbank nella distribuzione: la caratteristica peculiare dell’edizione è data dallo sbalzo drammaturgico che la pervade, anche per effetto della regia teatrale di Patrice Chéreau (Ricercar, Brilliant Classics). Da un ciclo di esecuzioni di Lucio Silla in forma di concerto al Konzerthaus di Vienna nel giugno 1989 discende l’incisione firmata da Nikolaus Harnoncourt con il Concentus Musicus Wien, l’Arnold Schönberg Chor e i cantanti Peter Schreier, Edita Gruberova, Cecilia Bartoli, Yvonne Kenny, Dawn Upshaw: tra i connotati particolari di questa edizione figurano l’impiego di strumenti d’epoca ed anche l’omissione di alcune arie, tra cui quelle di Aufidio (Teldec, Warner Classics). Tra le registrazioni recenti di Lucio Silla meritano di esser ricordate quelle dirette nel 2001 da Jonathan Darlington, da Adám Fischer nel 2001, da Tomás Netopil nel 2006, da Marcus Bosch nel 2009. Dalla ripresa dal vivo della performance del 4 agosto 2001 si ascolta l’impegno esecutivo dell’Orchestre de Chambre de Lausanne sotto la bacchetta di Jonathan Darlington con la partecipazione dei cantanti Patrick Raftery, Melanie Walz, Kristina Hammarström, Sinead Mulhern, Sophie Marin-Degor, Simon Edwards (House of Opera). Egualmente del 2001 è l’incisione condotta con sicurezza stilistica da Adam Fischer con la Danish Radio Sinfonietta, il Vocal Group Ars Nova e le voci di Lothar Odinius, Simone Nold, Kristina Hammarström, Henriette Bonde-Hansen, Susanne Elmark, Jacob Næslund Madsen (Da capo). Dalla rappresentazione di Lucio Silla del giugno 2006 al Teatro La Fenice di Venezia deriva la ripresa dal vivo della performance condotta da Tomás Netopil con la partecipazione dei complessi artistici veneziani e dei cantanti Roberto Saccà, Annick Massis, Monica Bacelli, Veronica Cangemi, Julia Kleiter, Stefano Ferrari: l’esito musicale è misurato e convincente (Dynamic). 130 Porta la data del 2009 la registrazione con la direzione di Marcus Bosch, realizzata ad Aquisgrana: vi partecipano Aachen, la Sinfonieorchester e l’Opernchor Aachen, le voci di Juhan Tralla, Antonia Bourvé, Iva Danova, Jana Havranova, Michaela Maria Mayer, Eva Berard, Louis Kim: è la ripresa dal vivo di una esecuzione ad Aquisgrana ed è integrale (Premiere Opera). L’unico video finora realizzato per Lucio Silla è quello che riprende dal vivo una rappresentazione alla Felsenreitschule di Salisburgo nel 2006 con la partecipazione del Coro e dell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia e dei cantanti Roberto Saccà, Annick Massis, Monica Bacelli, Veronica Cangemi, Julia Kleiter, Stefano Ferrari. Sul podio Tomás Netopil, mentre Jurgen Flimm firma la regia: un ottimo spettacolo per stile, rigore, efficacia d’espressione (Deutsche Grammophon DVD). * Luigi Bellingardi (1929), musicologo e critico musicale, ha insegnato dal 1991 al 2001 Metodologia della critica musicale e Musica del Novecento al Conservatorio di Santa Cecilia e per un trentennio ha collaborato a rubriche musicali su RAI Radio 3. Ha pubblicato Invito all’ascolto di Čajkovskij (1990) e ha curato l’edizione di Tutte le cronache musicali di Fedele d’Amico (3 volumi, 2000). Dal 1976 collabora al “Corriere della Sera” come critico musicale, specialmente per l’edizione romana. Dal 1991 firma le Discografie per libri e programmi di sala del Teatro alla Scala. 131 Barbara Krafft. Ritratto di Mozart. Eseguito postumo a Salisburgo, 1792. 132 CORO DEL TEATRO ALLA SCALA Direttore: Bruno Casoni Altro maestro: Alberto Malazzi Maestri collaboratori: Marco De Gaspari - Salvo Sgrò Soprani primi Gabriella Barone Lucia Ellis Bertini Chiara Butté Alessandra Cesareo Margherita Chiminelli Silvia Chiminelli Tiziana Cisternino Valentina De Vecchi Maria Gabriella Ferroni Azusa Kubo Rossella Lampo Barbara Rita Lavarian Rossella Locatelli Silvia Mapelli C. Lourdes Martinez Cristina Sfondrini Mila Vilotijevic Soprani secondi Emilia Bertoncello Maria Blasi Rossana Calabrese Inga Dzhjoeva Nadia Engheben Annarita Fratangeli Sara Garau Elisabeth Ann Kilby Ornella Malavasi Roberta Salvati Alla Samokhotova Mezzosoprani Enza Callari Giovanna Caravaggio Marzia Castellini Anna Maria Di Micco Alessandra Fratelli Stefania Giannì Valeria Matacchini Kjersti Odegaard Irma Verzeri Agnese Vitali Contralti Francesca Benassi Lucia Bini Claudia Bocca Perla Viviana Cigolini Annalisa Forlani Daniela Gioia Marina Maffei Jivka Markova Patrizia Molina Amor Lilia Perez Lopez Giovanna Pinardi Olga Semenova Claudia Vignati Tenori primi Luigi Albani Luciano Buono Danilo Caforio Mario Carrara Oreste Cosimo Massimiliano Difino Luca Di Gioia Felix Gemio Fernandez Renis Hika Jae Ho Jang Ki Hyun Kim Antonio Murgo Angelo Scardina Young Hoon Shin Giorgio Giuseppe Tiboni Giuseppe Veneziano Tenori secondi Giuseppe Bellanca Giovanni Carpani Ramtin Ghazavi Andrzej Glowienka Massimiliano Italiani Gilberto Maffezzoni Giovanni Manfrin Michele Mauro Alessandro Moretti Paolo Sala Silvio Scarpolini Andrea Semeraro Mauro Venturini Baritoni Guillermo Esteban Bussolini Corrado Cappitta Bruno Gaudenzi Devis Longo Pier Luigi Malinconico Alberto Milesi Alberto Paccagnini Massimo Pagano Andrea Panaccione Robert Porter Lorenzo B. Tedone Giorgio Valerio Bassi Vincenzo Alaimo Luciano G. Andreoli Venelin Arabov Davide Baronchelli Giuseppe Cattaneo Lorenzo Cescotti Sandro Chiri Gerard Colombo Emidio Guidotti Mauro Peconi Alberto M. Rota Gianfranco Valentini Ispettore del Coro Fabio Cassarà 133 Primo Maestro collaboratore James Vaughan Maestri collaboratori: James Vaughan - Massimiliano Bullo - Mzia Bakhtouridze Beatrice Benzi - Paolo Berrino - Nelson Calzi - Roberto Curbelo Maurizio Magni - Antonella Marotti - Ilaria Morotti - Marco Munari Bruno Nicoli - Ovidio Pratissoli - Stefano Salvatori - Paolo Spadaro Maestri ai video libretti: Roberto Perata - Renato Principe - Stefano Colnaghi ORCHESTRA DEL TEATRO ALLA SCALA Violini primi Francesco Manara (di spalla) Francesco De Angelis (di spalla) Laura Marzadori (di spalla) Daniele Pascoletti (concertino) Eriko Tsuchihashi (concertino) Mariangela Freschi Alessandro Ferrari Andrea Leporati Rodolfo Cibin Corine van Eikema Andrea Pecolo Gianluca Turconi Elena Faccani Fulvio Liviabella Gianluca Scandola Dino Sossai Duccio Beluffi Alois Hubner Agnese Ferraro Kaori Ogasawara Enkeleida Sheshaj Violini secondi Pierangelo Negri* Giorgio Di Crosta* Anna Longiave Anna Salvatori Paola Lutzemberger Emanuela Abriani Gabriele Porfidio Silvia Guarino Stefano Dallera Roberto Nigro Elisa Citterio Damiano Cottalasso Evguenia Staneva Alexia Tiberghien Stefano Lo Re Antonio Mastalli Francesco Tagliavini Roberta Miseferi Estela Sheshi *Prime parti 134 Viole Danilo Rossi* Simonide Braconi* Emanuele Rossi Marco Giubileo Giuseppe Nastasi Luciano Sangalli Giorgio Baiocco Maddalena Calderoni Francesco Lattuada Carlo Barato Joel Imperial Giuseppe Russo Rossi Matteo Amadasi Olga Gonzalez Cardaba Thomas Cavuoto Violoncelli Sandro Laffranchini* Massimo Polidori* Alfredo Persichilli* Jakob Ludwig Martina Lopez Marcello Sirotti Alice Cappagli Gabriele Zanardi Simone Groppo Cosma Beatrice Pomarico Massimiliano Tisserant Tatiana Patella Gabriele Garofano Contrabbassi Giuseppe Ettorre* Francesco Siragusa* Claudio Pinferetti Claudio Cappella Emanuele Pedrani Alessandro Serra Attilio Corradini Gaetano Siragusa Roberto Benatti Omar Lonati Roberto Parretti Flauti Marco Zoni* Andrea Manco* Giovanni Paciello (ottavino) Oboi Fabien Thouand* Renato Duca (corno inglese) Augusto Mianiti Gianni Viero Clarinetti Mauro Ferrando* Fabrizio Meloni* Denis Zanchetta (clarinetto piccolo) Christian Chiodi Latini Stefano Cardo (clarinetto basso) Fagotti Valentino Zucchiatti* Gabriele Screpis* Nicola Meneghetti Maurizio Orsini Marion Reinhard (controfagotto) Corni Danilo Stagni* Jorge Monte De Fez* Roberto Miele Stefano Alessandri Claudio Martini Stefano Curci Piero Mangano Giovanni Hoffer Trombe Francesco Tamiati* Mauro Edantippe Gianni Dallaturca Nicola Martelli Tromboni Torsten Edvard* Daniele Morandini* Riccardo Bernasconi Renato Filisetti Giuseppe Grandi Basso tuba Brian Earl Javier Castaño Medina Arpe Luisa Prandina* Olga Mazzia* Percussioni Gianni Massimo Arfacchia Giuseppe Cacciola Organo Lorenzo Bonoldi Ispettore dell’Orchestra Vittorio Sisto Addetti all’Orchestra Eugenio Salvi Werther Martinelli Edmondo Valerio CORPO DI BALLO DEL TEATRO ALLA SCALA Maître principale Laura Contardi Maîtres e Professeurs Olga Chenchikova Jean Philippe Halnaut Professeurs ospiti Patrick Armand Marco Pierin Johnny Eliasen Azari Plisetsky Larisa Lezhnina Anna Maria Prina Ispettore Filippo Russo Maestri Collaboratori Fabio Ghidotti Alberto Nanetti Paolo Piazza Marcello Spaccarotella Professeur Vladimir Derevianko Primi ballerini étoile Svetlana Zakharova Roberto Bolle Massimo Murru Artisti ospiti Maria Eichwald Natalia Osipova Alina Somova David Hallberg Friedemann Vogel Primi ballerini Nicoletta Manni Marta Romagna Claudio Coviello Alessandro Grillo Antonino Sutera Mick Zeni Ballerini solisti Antonella Albano Beatrice Carbone Deborah Gismondi Emanuela Montanari Francesca Podini Sophie Sarrote Virna Toppi Vittoria Valerio Marco Agostino Matthew Endicott Federico Fresi Massimo Garon Maurizio Licitra Riccardo Massimi Corpo di ballo Lara Agnolotti Stefania Ballone Alessia Bandiera Raffaella Benaglia Catherine Beresford Chiara Borgia Brigida Bossoni Daniela Cavalleri Christelle Cennerelli Serena Colombi Azzurra Esposito Lorella Ferraro Licia Ferrigato Chiara Fiandra Antonella Luongo Patrizia Milani Lara Montanaro Alessia Passaro Jennifer Renaux Serena Sarnataro Luana Saullo Giulia Schembri Daniela Siegrist Adeline Souletie Monica Vaglietti Alessandra Vassallo Caroline Westcombe Corinna Zambon Giuseppina Zeverino Giuseppe Conte Massimo Dalla Mora Christian Fagetti Matteo Gavazzi Andreas Lochmann Daniele Lucchetti Walter Madau Marco Messina Salvo Perdichizzi Andrea Piermattei Andrea Pujatti Fabio Saglibene Luigi Saruggia Gianluca Schiavoni Andrea Volpintesta Corpo di ballo aggiunti Gaia Andreanò Timofej Andrijashenko Edoardo Caporaletti Emanuele Cazzato Antonina Chapkina Nicola Del Freo Lusymay Di Stefano Denise Gazzo Marta Gerani Paola Giovenzana Angelo Greco Eugenio Lepera Valerio Lunadei Giulia Lunardi Mattia Semperboni 135 Fondazione di diritto privato SOVRINTENDENZA DIREZIONE GENERALE Sovrintendente Alexander Pereira Responsabile Relazioni Esterne e Assistente del Sovrintendente Donatella Brunazzi Responsabile Ufficio Stampa Paolo Besana Responsabile Controllo di Gestione Enzo Andrea Bignotti Direttore Generale Maria Di Freda Responsabile Archivio Storico Documentale Dino Belletti Coordinatore Segreteria e Staff Andrea Vitalini Responsabile Ufficio Promozione Culturale Carlo Torresani Responsabile Segreteria Organi e Legale Germana De Luca Responsabile Provveditorato Antonio Cunsolo Direzione Tecnica Direttore Tecnico Marco Morelli Responsabile Manutenzione Immobili e Impianti Persio Pini Responsabile Prevenzione Igiene Sicurezza Giuseppe Formentini Direzione del Personale Direttore del Personale Marco Aldo Amoruso Responsabile Amministrazione del Personale e Costo del Lavoro Alex Zambianchi Responsabile Servizio Sviluppo Organizzativo Rino Casazza Responsabile Servizio Tecnologie dell’Informazione Massimo Succi Responsabile Ufficio Assunzioni e Gestione del Personale Marco Migliavacca Responsabile Ufficio Lavoro Autonomo Giusy Tonani 136 Direzione Marketing e Fund Raising Direttore Marketing e Fund Raising Cristina Paciello Responsabile Ufficio Marketing Francesca Agus Responsabile Biglietteria Annalisa Severgnini Responsabile di Sala Achille Gozzi Direzione Amministrazione e Finanza Direttore Amministrazione e Finanza Claudio Migliorini Capo Contabile Sefora Curatolo Museo Teatrale alla Scala Direttore Museo Teatrale alla Scala Renato Garavaglia DIREZIONE ARTISTICA DIREZIONE ALLESTIMENTO SCENICO Direttore Artistico Alexander Pereira Responsabile Compagnie di Canto Toni Gradsack Responsabile Servizi Musicali Andrea Amarante Responsabile Controllo di Gestione Artistica Manuela Cattaneo Direttore Editoriale Franco Pulcini Responsabile Archivio Musicale Cesare Freddi Regista Collaboratore Lorenza Cantini Direttore Allestimento Scenico Franco Malgrande Assistente Direttore Allestimento Scenico Elio Brescia Responsabile Reparto Macchinisti Cosimo Prudentino Responsabile Realizzazione Luci Marco Filibeck Realizzatore Luci Andrea Giretti Responsabile Reparto Elettricisti Roberto Parolo Responsabile Cabina Luci Antonio Mastrandrea Responsabile Audiovisivi Nicola Urru Responsabile Reparto Attrezzisti Luciano Di Nicuolo Responsabile Reparto Meccanici Castrenze Mangiapane Responsabile Parrucchieri e Truccatori Francesco Restelli Responsabile Calzoleria Alfio Pappalardo Direzione Ballo Direttore del Corpo di Ballo Makhar Vaziev Coordinatore del Corpo di Ballo Marco Berrichillo Direzione Organizzazione della Produzione Direttore Organizzazione della Produzione Andrea Valioni Assistente Direttore Organizzazione della Produzione Maria De Rosa Responsabile Direzione di Scena Luca Bonini Direttore di Scena Andrea Boi Capi Scenografi Realizzatori Stefania Cavallin Emanuela Finardi Luisa Guerra Capo Reparto Scultura Venanzio Alberti Scenografi Realizzatori Claudia Bona Verena Redin Flavio Erbetta Carlo Spinelli Barrile Costanzo Zanzarella Scenografo Realizzatore Scultore Silvia Rosellina Cerioli Responsabile Laboratori Scenografici Roberto De Rota Responsabile Reparto Costruzioni Paolo Ranzani Responsabile Reparto Sartoria Cinzia Rosselli Responsabile Sartoria Vestizione Patrizia D’Anzuoni 137 EDIZIONI DEL TEATRO ALLA SCALA DIRETTORE EDITORIALE Franco Pulcini Ufficio Edizioni del Teatro alla Scala REDAZIONE Anna Paniale Giancarlo Di Marco RICERCA ICONOGRAFICA Mercedes Viale Ferrero PROGETTO GRAFICO Emilio Fioravanti G&R Associati Le immagini degli spettacoli scaligeri provengono dall’Archivio Fotografico del Teatro alla Scala Realizzazione e catalogazione immagini digitali: “Progetto D.A.M.” per la gestione digitale degli archivi del Teatro alla Scala Si ringrazia per la collaborazione il Museo Teatrale alla Scala Il Teatro alla Scala è disponibile a regolare eventuali diritti di riproduzione per quelle immagini di cui non sia stato possibile reperire la fonte Pubblicità: A.P. srl - Str. Rigolino, 1 bis 10024 Moncalieri (TO) - Tel. 011/6615469 Finito di stampare nel mese di febbraio 2015 presso Pinelli Printing srl © Copyright 2015, Teatro alla Scala In copertina: Lucio Silla di Wolfgang Amadeus Mozart. Una scena dello spettacolo firmato da Marshall Pynkoski. Festival di Salisburgo, 2013 (Foto Matthias Baus) Prezzo del volume € 15,00 (IVA inclusa)