Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari BURUNDI CAMERUN CIAD CONGO R. D. MOZAMBICO SIERRA LEONE BANGLADESH FILIPPINE GIAPPONE INDONESIA TAIWAN THAILANDIA AMAZZONIA BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Fruisce di contributi statali (legge 270/1990) In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa 2014 GENNAIO n. 1 “Fraternità per la pace” Messaggio per la giornata mondiale 2014 sorpresa: il messagN essuna gio di papa Francesco per la giornata mondiale della pace è sulla fraternità: “l’anelito insopprimibile che sospinge verso la comunione con gli altri, nei quali troviamo non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere e abbracciare”. Sorprende invece il tono caldo e coinvolgente. Egli constata che la fraternità, “fondamento e via per la pace”, potrebbe essere oggi favorita dal crescere delle comunicazioni nel mondo globa- lizzato, e invece è “contrastata e smentita in un mondo caratterizzato da quella «globalizzazione dell’indifferenza» che egli ha denunciato a Lampedusa e che ci fa “lentamente abituare alla sofferenza dell’altro”. Vicini, ma non fratelli Per il papa “la globalizzazione ci rende vicini, ma non ci rende fratelli”, perché persistono nel mondo “situazioni di sperequazione, di povertà e di ingiustizia che segnalano non solo una profonda carenza di fraternità, ma anche l’assenza di una cultura della solidarietà”. Crescono l’in- La domanda di Dio «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9). La domanda che Dio rivolge a chi uccide il fratello rivela il dramma del nostro mondo. Anche se fratelli, creati dall’u- TRATTATI COME BESTIE: VERGOGNA! I diritti degli animali e i doveri degli umani p. MARCELLO STORGATO, sx S embra essere ormai una prassi dedicare una rubrica giornaliera agli animali nei nostri telegiornali. Anche se le notizie sugli umani - brutte e buone - da offrire al pubblico sarebbero ancora tante, cinque minuti devono essere dedicati al mondo animale, ogni volta, come l’andamento dei titoli di borsa, il mondo dello spettacolo e le ricette per cucinare... foto di S. Benedetti “I diritti degli animali”. Negli ultimi mesi, poi, sono venuti fuori titoli straordinariamente importanti e - lasciatemelo dire - scioccanti, primo tra tutti quello di la Repubblica di domenica 27 ottobre 2013: “Diritti umani agli animali”. Si dice che 24 intellettuali francesi hanno lanciato un appello, sottoscritto da 250mila persone (esseri umani), per cambiare il codice civile affinché gli animali da compagnia (cani, gatti, uccelli, mammiferi, rettili ed altri) godano di un regime speciale, come “esseri sensibili”. La dignità degli animali è sacrosanta, perché creature di Dio e parte importante del nostro mondo. Non ha alcun senso né ragione maltrattare gli animali: né quelli domestici né quelli in libertà. Ma… senza la minima intenzione di urtare la giusta sensibilità degli “amici degli animali”, vorrei rivendicare per gli animali una degna “vita animale”, e per gli uomini e le donne una degna “vita umana”. “I diritti degli umani”. D’al- trasformazione dell’esistenza e dei rapporti con l’altro, aprendo gli uomini alla solidarietà e alla condivisione operosa”. p. GABRIELE FERRARI, sx dividualismo, l’egocentrismo e il consumismo materialistico e s’indeboliscono i legami sociali, alimentando quella «mentalità dello scarto», che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati «inutili». La cultura d’oggi è incapace di produrre vincoli autentici di fraternità, perché ha messo da parte Dio: senza un riferimento trascendente la fraternità non si afferma e non riesce a sussistere quel farsi “prossimo” e il prendersi cura dell’altro che è il segno della fraternità autentica. tra parte, il “Trattati come animali” diventa giustamente una “vergogna!” che ci indigna profondamente, quando un certo trattamento è diretto agli esseri umani, come nelle immagini riprese nel Cie - centro identificazione ed espulsione - di Lampedusa. Lo chiamano anche “centro d’accoglienza”. Bella accoglienza! Meno male che ci sono i telefonini a catturare comportamenti da peggior bullismo, per di più giustificati dalla oscena stupidità di “aver obbedito agli ordini”. Spero che la sensibilità degli “amici degli uomini” prenda il sopravvento, una volta tanto. E che si dia a ogni creatura la sua propria dignità, per non cadere in una forma deplorevole di decadenza razzista. Viene proprio da implorare una rivendicazione a favore della razza umana: “Almeno trattateci come gli animali”! ■ Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia Abbonamento annuo € 10,00 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 2, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue nico Dio, gli uomini e le donne portano inscritta in sé la vocazione alla fraternità e insieme la drammatica possibilità di tradirla. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base delle guerre e delle ingiustizie, della criminalità organizzata e della corruzione, dello sfruttamento delle persone e della creazione. Molti uomini e donne, molti bambini muoiono, infatti, per mano di fratelli e di sorelle oppure a causa della loro indifferenza che rimane inerte e insensibile davanti a chi si spegne per fame, malattia e conflitti che sarebbe facile arrestare se soltanto lo si volesse. La domanda del papa Il papa si chiede angosciato: “Gli uomini e le donne di questo mondo potranno mai corrispondere pienamente all’anelito di fraternità, impresso in loro da Dio Padre? Riusciranno con le loro sole forze a vincere l’indifferenza, l’egoismo e l’odio, ad accettare le legittime differenze che caratterizzano i fratelli e le sorelle?”. Perché questo sia possibile, Dio ha mandato il Figlio a insegnarci che siamo figli di un Padre che ci ama non di un amore “generico, indistinto e storicamente inefficace, bensì di un amore personale, puntuale e straordinariamente concreto” per ciascuno, e perciò “voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8-9). Ora l’amore di Dio, accolto, “diventa il più formidabile agente di Un’occasione propizia Ciò premesso, è facile comprendere che la fraternità è fondamento e via per la pace. La solidarietà cristiana presuppone che il prossimo sia amato, non solo come un essere umano con i suoi diritti e la sua fondamentale eguaglianza davanti a tutti, ma come viva immagine di Dio, e come un altro fratello, al di là d’ogni differenza di razza e genere, religione e nazionalità. Il papa ricorda che anche l’attuale crisi può essere “un’occasione propizia per recuperare le virtù della prudenza, della temperanza, della giustizia e della fortezza”, per tornare alla sobrietà e riscoprire i vincoli fraterni che ci legano gli uni agli altri, nella fiducia profonda che l’uomo ha bisogno ed è capace di qualcosa in più del proprio interesse individuale. San Guido e papa Francesco Questo è il messaggio del vangelo che san Guido Conforti ha lasciato a noi missionari saveriani e alla chiesa: fare del mondo una sola famiglia, dove tutti siano ugualmente rispettati e amati. Non sarà un’utopia irrealizzabile? Papa Francesco non è di questo parere tanto che affida la pace a ogni fedele, come il vangelo da annunciare e promuovere ovunque. ■ Nella foto in alto, la fraternità vissuta nella “Casa della speranza” di p. Gabriele Spiga, in Bangladesh. 2014 gennaio n. ANNO 67° 1 2 I superiori da papa Francesco 3 A Goma, germogli di speranza 4/5 È tempo di bilanci 6 Stupore del primo incontro Fioretti di padre Uccelli: L’ultima birbonata... Laicato: Le volontarie dei missionari malati Il diario di viaggio di p. Silvio Turazzi Le mostre del Museo Etnografico di Parma 2014 GENNAIO M IS SION E E SPIRITO MISSIONE FAMIGLIA Stupore del primo incontro Come Dio vuole: la costola e il cuore sr. TERESINA CAFFI, mM Inizia nuovamente la rubrica di Teresina Caffi, missionaria saveriana, che ringrazio di cuore, anche a nome di tutte le lettrici e i lettori, che hanno sempre apprezzato il suo modo originale di meditare e presentare i segreti delle pagine bibliche. Da gennaio, presenta “le coppie” nella Bibbia, suscitando emozioni e convinzioni nelle coppie che vivono la famiglia oggi. Ogni commento e apporto dei nostri lettori e lettrici è benvenuto ([email protected]). T u sapiente, che tremila anni fa scrivesti il racconto, dovevi ancora conservare in te lo stupore del primo incontro con la tua donna, la meraviglia di passare dall’assenza alla presenza improvvisa nella tua vita di un essere ormai insostituibile. Non uomo e non carne come la carne degli animali. Ricordavi la gioia che aveva invaso la tua vita e ti domandavi perché. Chi era quest’essere che ti poteva far sradicare dagli affetti più indiscussi fra cui eri cresciuto? Non avevi ri- sposta, non sapevi neanche tu come le cose erano cominciate, ma dicesti il tuo stupore in un racconto e nel tuo stupore passò la verità di Dio. L’altra era “carne” diversa da ogni altra d’animale, per questo immaginasti una Una costola per dire, senza spiegare, quell’attrazione che spingeva la donna a tornare da dove era venuta e l’uomo a recuperare la parte che gli mancava. L’innamoramento. L’altra, era davanti a te come un aiuto che ti corrispondeva, come “le due mani stanno l’una in faccia all’altra”, dice un bel proverbio del popolo lega nel Congo: diverse e uguali insieme. Tu che chiamavi il Dio d’Israele “aiuto” del suo popolo, non pensasti neanche un momento che fosse un titolo disonorante. E capisti che fu in quel momento che l’uomo cominciò a cantare. Il suo primo canto fu a una donna e Dio non se la prese, perché era opera sua. E vi fu il primo invio. Non fu Abramo il primo a partire. Il primo viaggio fu quell’uscita osata da una casa conosciuta per costruirne una tutta nuova. E se era d’obbligo mostrarsene dispiaciu- ti, il cuore cantava. Capisti che l’essere umano diventa adulto quando osa il viaggio, quando rompe gli ormeggi e si lancia nel mare della vita avendo per casa un compagno, una compagna. Immagino che tu fossi un uomo antico sapiente che scrivesti il racconto. Non perché la donna non ne sarebbe stata capace, perché le cose sono poi andate diversamente da come erano cominciate. Ma facesti bene a raccontare il sogno di Dio, che l’amore ti fece capire e al quale Dio non ha mai rinunciato. ■ Felice 2014 a quelli che... FIORETTI DI P. UCCELLI L’ ULTIMA BIRBONATA... p. ERMANNO ZULIAN, sx 2 18 E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». 19 Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. 21 Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. 22 Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. 23 Allora l’uomo disse: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». 24 Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. (Genesi 2,18-24) MISSIONE GIOVANI La creazione di Eva Centro Aletti, Roma P costola che partiva da te per costruirla come una città compatta e protettrice. Una costola, dal mezzo di te: non dai piedi, perché stesse da schiava davanti a te, non dalla testa perché ti ci mettesse sopra i piedi. Dalla costola perché vi custodiste insieme come la costola custodisce il cuore. LA PAROLA adre Pietro Uccelli è nato il 10 marzo 1874 a Barco, un paesino del Reggiano. Suo padre, da calzolaio era diventato commerciante di grano e canapa. Il piccolo Pietro è intelligente, cresce vispo e buono. Entra in seminario, dove prosegue bene negli studi e nella pietà, con la gioia della famiglia. Compiuti gli studi di teologia viene ordinato sacerdote il 18 settembre 1897 e viene mandato a Cavriago. Dai suoi parrocchiani si prende il nomignolo di “San Nicola” perché, come quel santo, una volta racimola la dote per una povera giovane che altrimenti non avrebbe potuto sposarsi. Don Pietro, però, non è in pace: vuole orizzonti più vasti e non sa come raggiungerli. Un giorno ascolta la commemorazione dei martiri caduti in Cina nella persecuzione dei boxers, che lo incoraggia di più nel suo proposito di dare la vita per il Signore. Sente che a Parma il vescovo ha fondato una congregazione missionaria. Si reca allora da mons. Guido Conforti e gli chiede di entrare nel suo giovane istituto. Conforti lo accoglie con gentilezza, ma dice al giovane prete di accordarsi prima con il suo vescovo e ottenerne il suo permesso. Ma il vescovo di Reggio Emilia gli dice: “Le missioni ce le hai qui sui nostri monti”, e lo spedisce a fare il parroco a Piolo, tra gli Appennini Emiliani. La gente di Cavriago però non vuole lasciarlo partire. Don Pietro, sempre schivo di lodi, cerca di lasciare il paese di nascosto, ma i buoni fedeli accortisi si fanno trovare fuori dall’abitato per fargli festa, accompagnandolo in paese a suon di musica e bandiere. Il giovane prete, rosso in volto, esclama: “Stavolta me l’avete fatta, ma sarà l’ultima, ve l’assicuro… Sarà l’ultima birbonata che mi fate!”. In famiglia, invece, si gioisce di questa nomina e si fa festa. Suo padre gli prepara un bel paio di scarpe: “Mettile su, che ti van bene di certo e non pensare alla Cina, che ne hai qui del bene da fare!”. Don Pietro parte a malincuore per la nuova parrocchia, con scarpe fiammanti ai piedi, ma nel cuore la speranza di farsi missionario. Intanto, non perdeva tempo, ma continuava il suo apostolato tra la povera gente. Una domenica, gli capita in canonica un povero che aveva indosso un paio di scarpe tutte sdrucite. Egli lo prega di levarsele e di accettare le sue, “troppo belle”. Quando suo padre gli chiede delle scarpe, gli dice: “Ho fatto un cambio; mi parevano troppo belle per questo paesino!”. “Ho capito - risponde il padre - in mano tua tutto quello che è bello non dura”. Ma, tornato a Barco, si mette subito a fargliene un altro paio. ■ (Dal libro “Gioia di fare il bene - Fioretti di padre Pietro Uccelli”) S embra impossibile sia arrivato il 2014; sembra impossibile essere arrivati sani al 2014! Scioperi, proteste, insulti, punti di riferimento che se ne vanno, disorientamento generale. Un marasma continuo… Che fare? Ci aggrappiamo a papa Francesco, l’unica persona che forse riesce a unire, le cui parole sono ascoltate con particolare attenzione, perché piene di speranza e di fiducia, anche nella sofferenza e nel dolore. Può bastare? Altro che botti di capodanno! L’atmosfera che si respira è da… notte delle streghe. Rabbia più o meno giustificata si riversa nelle strade e nelle piazze, mentre risposte e soluzioni sembrano non arrivare mai. E ai giovani oltre agli slogan, alle manifestazioni, agli scioperi rimangono ancora gli ideali, i sogni, i valori? “È una vergogna, è uno scandalo, tutti a casa!”. La protesta non lascia spazio a chi ogni giorno s’impegna in silenzio nelle associazioni, nel volontariato, nelle parrocchie e nel mondo missionario. Perché fa sempre più notizia chi urla e rompe, rispetto a chi lavora, raccoglie e sussurra. Un felice 2014 a tutti: per augurarlo e per sorridere un po’, a inizio anno vorrei citare e riadattare una celebre canzone di Enzo Jannacci. Buon anno a quelli che da tre anni fanno un lavoro d’equipe, convinti d’essere stati assunti; a quelli che credono che Gesù Bambino sia Babbo Natale da DIEGO PIOVANI - [email protected] giovane; a quelli che organizzano, invece, la marcia per la guerra; a quelli diversi dagli altri; a quelli che dicono che i soldi non sono tutto nella vita e poi vivono per il lavoro; a quelli che qui è tutto un casino; a quelli che per principio non per i soldi; a quelli che l’ha detto il telegiornale; a quelli che hanno una missione da compiere; a quelli che sono onesti fino a un certo punto; a quelli che fanno un mestiere come un altro; a quelli che la mafia “non ci risulta”; a quelli che tirano la prima pietra, ma anche la seconda e la terza e la quarta... Buon anno a quelli che in rete è tutto un “Viva Mandela! Grazie Madiba!”, ma se poi ci fosse INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE I cristiani delle diverse confessioni possano camminare verso l’unità voluta da Cristo. Venga promosso un autentico sviluppo economico, rispettoso della dignità di tutti gli uomini e dei popoli. Conforti: “Il nostro amore cerca il bene, l’abbraccia e se ne sazia”. stato un Mandela a casa nostra… Buon anno a quelli che i forconi ma con la jaguar; a quelli che vengono al mondo nonostante tutto; a quelli che il mutuo non c’è; a quelli che il frigo è vuoto ma il tablet è pieno; a quelli che gli “extracomunitari sono aiutati, gli italiani penalizzati”; a quelli che in missione sono tutti penalizzati; a quelli che non si preoccupano; a quelli che le regole si rispettano; a quelli che ci sono troppe regole; a quelli che vivono per un sogno e a quelli che sognano di vivere un altro giorno. Nelson Mandela, che mi auguro diventi presto argomento di studio in ogni scuola, durante gli anni della sua prigionia a Robben Island custodiva gelosamente la poesia “Invictus”, scritta nel 1888 dal poeta inglese William Ernest Henley. È una lezione di vita, sempre valida. “Dalla notte che mi avvolge, nera come la fossa dell’inferno, rendo grazie a qualunque Dio ci sia per la mia anima invincibile. La morsa feroce degli eventi non m’ha tratto smorfia o grido. Sferzata a sangue dalla sorte non s’è piegata la mia testa. Di là da questo luogo d’ira e di lacrime, si staglia solo l’orrore della fine. Ma in faccia agli anni che minacciano, sono e sarò sempre imperturbato. Non importa quanto angusta sia la porta, quanto impietosa la sentenza, sono il padrone del mio destino, il capitano della mia anima”. ■ 2014 GENNAIO V ITA SAV ERIA N A I superiori da papa Francesco Tre ore di conversazioni e poi, il dentista al 29 novembre 2013 D alsi è27tenuta a Roma l’82.ma assemblea dei superiori generali delle congregazioni e ordini maschili. Le prime due giornate sono state intense: abbiamo condiviso ispirazioni e provocazioni, a noi richieste e proposte da papa Francesco. Abbiamo percepito la necessità di non aver timore di affronta- Vestito con l’abito che mi ha regalato mia madre per il 25.mo di sacerdozio (mi va ancora bene!), saluto “fratello Francesco” a nome di tutti i saveriani e loro amici re nuove situazioni sia di lavoro che di metodo. In una parola, ci siamo detti che occorre guidare le nostre famiglie religiose e missionarie verso una grande libertà e apertura d’animo, perché da questi atteggiamenti nascono coraggio e creatività. Tali atteggiamenti sono frutto della gioia che viene dal vangelo, che ci rende veri capi-cordata. Nelle nostre mani avevamo l’esortazione Evangelii gaudium - “La gioia del vangelo”: niente di meglio per riflettere e programmare. L’incontro con fratello Francesco Il 29 novembre la conclusione è stata inaspettata e fantastica: subito dopo colazione siamo andati dal papa. Il superiore dei gesuiti p. Nicolas ci ha annunciato: “Credo che gli sia più gradito se lo chiamiamo fratello Francesco!”. Alle ore 9.30 arriva puntuale fratello Francesco. Prende posto: la preghiera, un breve saluto e si inizia. “Quanto tempo abbiamo con lei?”, gli viene chiesto. “Fino alle 12.30, perché alle 13 devo andare dal dentista!”, risponde papa Francesco. p. LUIGI MENEGAZZO, sx Tre ore piene di incontro. A fratello Francesco sono state presentate alcune questioni riguardanti la vita delle nostre famiglie religiose: la formazione, il ruolo della vita consacrata nella chiesa, l’inculturazione e l’internazionalizzazione, alcuni aspetti giuridici… Francesco ha risposto partendo dalla sua esperienza di religioso e di pastore, con note personali di grande profondità. Ci ha invitato a uscire dal nido, ad avere chiaro il carisma e il modo per realizzarlo, a formare bene coloro che entrano nelle nostre famiglie, usando anche parole forti: “Non è un problema essere peccatori, ma è imperdonabile essere corrotti!”. Proseguendo con le domande, gli è stata posta la seguente: “Papa Francesco, se lei fosse uno di noi, come si porrebbe di fronte alle richieste di papa Francesco di andare verso le periferie umane, geografiche ed esistenziali?”. Ci ha guardato un attimo, pensoso; poi candidamente ha risposto: “Prenderei paura!”. Noi tutti non siamo riusciti a trattenere una fragorosa risata, e lui con noi! Il tempo è volato via! A metà mattinata papa Francesco ci ha salutati uno a uno. Mi sono fatto ambasciatore della nostra famiglia e gli ho detto: “La ringrazio a nome dei missionari saveriani per l’energia che infonde nella nostra attività missionaria”. Ho letto nel suo sorriso una genuina soddisfazione. Ci siamo trovati di fronte a fratello Francesco, genuino, così come è sempre, spontaneo nella sua fede e deciso nello scopo da raggiungere: aiutare la chiesa a testimoniare “la gioia del vangelo”. Il tempo è volato. Sono sicuro che l’incontro sarebbe durato più a lungo… se non fosse stato per quell’appuntamento con il dentista. ■ “La gioia del vangelo”, in anteprima p. PETRUS N. SATYO, sx I l 5 novembre, festa di san Guido Conforti, ho ricevuto una telefonata da Roma: i superiori mi chiedevano di partecipare alla Messa di chiusura dell’anno della fede in piazza San Pietro, celebrata da papa Francesco che avrebbe consegnato in anteprima l’esortazione Evangelii gaudium. Ho accettato. Così domenica 24 novembre, ero con circa trenta persone da diversi paesi dei cinque continenti: praticamente eravamo i rappresentanti dei popoli e delle chiese, per ricevere dalle mani del papa la sua prima “esortazione”. Io rappresentavo l’Asia e le congregazioni attive maschili. Una fortuna o una coincidenza? Forse esagero, ma sono convinto che questo incontro con papa Francesco sia stato un dono di san Guido a tutti i suoi figli missionari: aver ricevuto in anteprima “La gioia del vangelo”! Perciò con san Guido ripeto: “Il Signore non poteva essere più buono con noi”. ■ nario in Indonesia per 5 anni (1967-1973) e poi, per vent’anni in Sierra Leone, nelle due diocesi di Makeni e Freetown. Missionario sempre accogliente e amabile con tutti, p. Furlan era diretto al nostro santuario “Madonna di Fatima” in Holliston, quando è caduto ed è entrato in coma, all’età di 82 anni. ■ nuova équipe direttiva. Papa Francesco consegna l’esortazione “Evangelii gaudium” al saveriano indonesiano p. Petrus N. Satyo, studente al Conservatorio di Parma LAICATO SAVERIANO Le volontarie dei saveriani malati a Parma PAOLA CURTI La foto di gruppo riprende le volontarie dell’infermeria al IV piano della casa madre dei saveriani a Parma. Siamo quasi al completo: (in alto) Leila, Paola, Anna Maria, Giovanna (nascosta), Mariarosaria, Laura; (in basso) Nene, Gabriella, Gina e Dina; mancano Ennia e Gianpietro. È stata scattata sabato 14 dicembre, in occasione della festa che abbiamo organizzato per i missionari trattenuti nell’infermeria. Ci siamo fatti gli auguri di Natale e naturalmente abbiamo condiviso anche qualcosa di buono, con l’autorizzazione del dott. Gildo, che per l’occasione si è mostrato abbastanza compiacente. Il clima è stato festoso. I padri Allevi e Rizzi si sono gentilmente prestati a posare con noi. Siamo tutte sorridenti, il che vuol dire che al quarto piano noi ci troviamo molto bene, come in famiglia. I missionari malati, ospiti dell’infermeria, variano molto, a seconda delle loro condizioni. Attualmente sono 18, assistiti da sei confratelli fissi e da altri di passaggio. Noi volontarie siamo 11, più un volontario. Abbiamo pianificato la nostra presenza garantendo ciascuna due pomeriggi alla settimana. Perciò al IV piano, salvo imprevisti, sono sempre presenti almeno due di noi. Ci incontriamo una volta al mese con p. Antonio Ugalde, il saveriano messicano incaricato dell’assistenza ai malati: preghiamo insieme e ci aggiorniamo sulla situazione di salute dei missionari e sulle loro necessità. Il volontariato all’infermeria del IV piano è una presenza speciale: gioca molto l’amicizia e l’affetto che ci legano ai saveriani, e quando il motore è il cuore, allora saltano tutti i paletti. Ognuna di noi sa che deve lasciare a casa i suoi problemi per chinarsi e ascoltare i missionari. E c’è tanto da sentire e da conoscere. Il nostro tipo di “lavoro” non è perciò ben definito: ognuna porta ciò che è e quello che ha. Si fa compagnia, si legge e, a seconda della stagione, si fa qualche giretto in cortile o per i corridoi interni, si guarda assieme la TV e… appunto, si ascolta. A sera, dopo il rosario, aiutiamo in refettorio per la cena, perché qualcuno deve essere aiutato. Capita anche che qualcuno sia allettato, e allora cambiano gli orari di presenza, in modo da essere presenti all’ora di pranzo e di cena momento per imboccare il malato, e anche per tenergli la mano e fargli coraggio, perché questo è il momento della tenerezza e anche i missionari ne hanno bisogno. DUE MISSIONARI IN CIELO Padre Giuliano Varalta, apostolo dell’Indonesia, dove ha passato ben 45 anni della sua vita (dal 1969 al 2013), è spirato nel pomeriggio del 9 dicembre nell’infermeria della casa madre dei saveriani a Parma. Nato a Belfiore (Verona), aveva 72 anni, ed era sofferente di tumore. Primo di otto fratelli, era diventato saveriano a 19 anni, e dopo gli studi teologici a Parma, a 24 anni, era diventato sacerdote. All’Indonesia p. Varalta ha dedicato tutte le sue forze, in situazioni spesso difficili e sfavorevoli, realizzando il suo sogno giovanile: “seguire Gesù Cristo generosamente, senza riserva alcuna”. Padre Girardo Furlan, saveriano vicentino di Olmo di Creazzo, è spirato nella notte dell’ 11 dicembre 2013, a Holliston, negli USA, dove aveva compiuto gli studi di teologia ed era stato ordinato sacerdote nel 1958, e dove ha lavorato complessivamente 29 anni, in tre riprese. È stato missio- DIREZIONE DELLE SAVERIANE IN ITALIA Durante la loro assemblea, tenutasi nella casa saveriana di San Pietro in Vincoli (RA) all’inizio di dicembre 2013, le missionarie di Maria-saveriane delle sei comunità in Italia hanno eletto l’équipe di sorelle che le guiderà nei prossimi anni sul progetto, “Tutto per la missione, con realismo e coraggio”. Come direttrice è stata confermata sr. Lidia Vermi, che vive a Milano; vice è sr. Elena Loi, che vive a Ceggia; consigliere sono sr. Laura Littamé, infermiera a Oristano, sr. Dina Manfredi, ora a Cava de’ Tirreni, e sr. Piera Grandi, che vive a Parma e ha anche l’incarico di seguire la causa della “venerabile” Celestina Bottego. Auguri di buon servizio alla ■ CREDENTI E... UMANISTI Su iniziativa dei saveriani negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dall’8 al 10 novembre 2013, si è tenuto il primo convegno tra cristiani e umanisti (intendendo per “umanisti” la corrente di atei moderati). I 40 delegati si sono riuniti nel nostro “Istituto Conforti” di Coatbridge, a metà strada tra Glasgow ed Edimburgo. I relatori e i partecipanti hanno cercato di concentrare la conversazione sulla “Ricerca di un terreno comune su valori ed etica”. Logo dell’Istituto Conforti è un albero sui cui rami foglie variopinte formano i cinque continenti del globo, e la scritta significativa: “Noi abbiamo il mondo in comune! Ci credi o no?”. Dall’Italia hanno preso parte al convegno mons. Giorgio Biguzzi e p. Marcello Storgato. ■ La nuova direzione delle saveriane in Italia con la direttrice generale Ines Frizza (in celeste) 3 2014 GENNAIO GOMA: NELLA DURA REALTÀ, GERMOGLI DI SPERANZA DIARIO / 1 IL DESTINO NELLE NOSTRE MANI? Il vangelo nella debolezza p. SILVIO TURAZZI, sx A lcune pagine del diario di viaggio, scritto in quei giorni (26 giugno - 19 luglio 2013), possono aiutare a conoscere meglio l’esperienza vissuta in quei giorni e la visita alle attività dell’associazione “Muungano” nella città di Goma. Dalla prigione, grida di rivolta Un pomeriggio particolare. Canti nella cappella della fraternità, grida dei detenuti nella prigione vicina, tentativo di evasione, spari, bombe lacrimogene, vociare… Solo più tardi torna la calma. Celebriamo nella nostra cappella la Messa in memoria di Paola Mugetti, nostra sorella di viaggio, con cui abbiamo vissuto tanti anni insieme a Goma. Dopo il tentativo di fuga da parte dei detenuti, non è stato possibile celebrare la santa Messa in prigione. Partecipiamo alla Messa dei bambini in cattedrale. È vivacissima! La Messa è un tempo forte, religioso e umano. Si tocca con mano quanta forza e pace sprigioni il vangelo. I canti, l’ascolto partecipato, l’invito del sacerdote congolese, i volti amici di tante persone, sono stati un motivo di grande gioia. Lì, su quella strada, fiumi di persone, di sfollati, di soldati sono passati e alcuni si sono fermati. La vita della gente sembra esprimere la vita della natura stessa, semplice e vera, forte e paziente come le piante e l’er- ba della valle. Ringrazio il Signore per il dono di oggi, degli incontri, della gente, dei campi che abbiamo attraversato. La mia stanchezza e la forza di Luisa Mi sento particolarmente stanco… Nella mia debolezza e povertà ho pensato a Gesù, nella sua casa di Nazareth. Lì vedo la mia dimora. In ogni situazione, se apriamo il cuore a Dio, possiamo cogliere il dono della sua pace. Grazie Signore, perché mi doni di scoprire e sperimentare qualcosa della povertà. Ho già incontrato poveri che soffrono davvero e hanno fame… Mi sento vicino a loro, uno di loro. La debolezza che porto nel mio corpo, la lentezza della mente mi avvicina a loro. Anche questo è sentirsi insieme come l’unica famiglia. Anche la povertà è dono. Quanto è vero! Solo nel futuro, nel “sempre” di Dio che è amore, s’illumina il presente. Ho il tempo di osservare Luisa Flisi, la missionaria laica che ci accoglie: vive in Congo da quarant’anni, con Antonina, ora in famiglia in Italia. È bello vedere il suo impegno di donna di Dio: la sua azione al centro Gram per l’accompagnamento dei malati di Aids; poi le tante attenzioni con i disabili di Betania, i detenuti del carcere; e stasera l’impasto del bugali che porta ad alcuni poveri con un po’ di carne e intingolo. È commovente. La sua comunità è la gente, soprattutto i più bisognosi. Grazie Signore, per i tuoi missionari e missionarie, una presenza di vangelo vivo. I giovani: il destino è nelle nostre mani Parlo con Guy Kibira, presidente del consiglio provinciale dei giovani del nord Kivu. Mi parla dell’importanza di internet oggi, per comunicare anche con i giovani della diaspora nei vari paesi del mondo. “Subire, subire, subire… questa è la nostra condizione. Subiamo ancora le conseguenze della cultura del genocidio, con la presenza di forze negative nel territorio e l’esportazione dei minerali. Il Rwanda ne ha il controllo. Crediamo tuttavia nel cambiamento e vogliamo collaborare con i fratelli vicini. Qui c’è chi è stanco e accetta la balcanizzazione, ma molti altri - una grande maggioranza - vuole l’unità del paese. Molti giovani sono reclutati con la forza, lavori forzati, stupri… Dimostrano quanto sia scombussolata la struttura dello Stato. Nel territorio controllato dall’M23, Donne e giovani sui banchi, quest’anno 5.000 studenti non si sono prenel cortile del laboratorio in cui si preparano prodotti dell’artigianato locale sentati agli esami di Stato, causa le tasse eccessive. C’è una cattiva gestione dello Stato, il presidente è chiaramente comproDIARIO / 2 messo. L’esistenza dei gruppi armati nasce da questa situazione. Per quanto riguarda l’M23… hanno saccheggiato la città: come sperare su di loro?” p. SILVIO TURAZZI, sx Kibira chiude il suo messaggio diLa città vive un tempo di timore, la minaccia di una nuova occupazione. Nell’apparencendo: “Il destino del nostro Paese è za tutto sembra tranquillo; è tempo di attesa, ma continuano ad arrivare sfollati dai vilnelle nostre mani”. AGLI SFOLLATI: UN TELO E POCHI FAGIOLI laggi vicini. Mettiamo tutto nelle mani del Signore, certi che Egli vive con noi il tempo e il mistero della nostra Pasqua. Nel pomeriggio visitiamo il campo degli sfollati a Buhimba. Quando arrivano viene data loro una “bâche” (un telo), alcuni chili di fagioli, e poi devono arrangiarsi… “Tanti - mi dice suor Georgette - muoiono peggio delle bestie”. Ascolto e sento come un colpo di frusta. Siamo colpiti. I rifugi (capannette) sono migliaia e migliaia, a perdita d’occhio. Parliamo con la gente; vari li conosciamo. Ci raccontano con dignità la loro situazione… È durissima. Hanno lasciato i loro campi e si ritrovano tra gli sterpi, sprovvisti di tutto. Ci sentiamo impotenti, porteremo in seguito un aiuto a suor Giovanna, che ci accompagna e visita abitualmente il campo, per comprare un po’ di bâche o di coperte. Celebro la Messa al centro per handicappati, dove abbiamo vissuto come Fraternità per sette anni. Il legame con i disabili è per me una scuola. Mi insegnano a vivere semplicemente, portando con semplicità e coraggio la propria croce. Sono andato a salutare il gruppo della “Fraternità dei disabili”, riuniti in sessione per una settimana. È stato un incontro pieno di gioia. Edda, per 20 anni con p. Silvio a Goma, al campo degli sfollati di Buhimba La missione: seme che deve marcire… Partecipiamo alla Messa di esequie del giovane Abbé Faustin, parroco di Karambi, deceduto per infarto la domenica precedente. Aveva subito un attentato la settimana prima. Troviamo riunita la chiesa di Goma. Il clero locale è numeroso. Il vescovo esprime con dolore i sentimenti della grande comunità dei fedeli appartenenti a tutte le comunità etniche. Davvero il vangelo è una luce, è un forte motivo di aggregazione. Le parrocchie della diocesi sono tutte aperte, nonostante i diversi gruppi armati che controllano il territorio. Forse è l’unica rete istituzionale che arriva ovunque attraverso le varie comunità e aggregazioni laicali. Eppure i viaggi sono sempre un rischio. Ne parliamo in seguito con il vescovo, deciso nel proporre comunione e relazioni concrete, ovunque e aperte a tutti. Ripenso al valore della missione, come un seme che deve marcire nel solco per rinascere chiesa locale. Davvero la chiesa è opera del Risorto e del suo Spirito a cui la missione affida con fiducia le comunità. ■ PER PROLUNGARE IL LEGAME DI AMICIZIA E SOLIDARIETÀ a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx 26 giugno al 19 luglio del 2013, p. Silvio, Edda D ale Lino della “Fraternità Muungano” di Vicomero (Parma) hanno fatto visita alla “Solidarietà Muungano” di Goma, per rinnovare il legame di profonda amicizia e solidarietà che li stringe da decenni di dedizione e d’impegno. Il “diario” del viaggio è una perla di valore: l’animo missionario si avvicina, ascolta, gode e soffre, prega e medita, accoglie e offre i doni umani e divini della fraternità. Non c’è ingenuità in questo viaggio solidale. Teresina Caffi, saveriana che ogni anno si reca in Kivu e conosce la situazione, così si esprime: “La popolazione, insieme a tanti appassionati di giustizia nel mondo, ha bussato alle porte dei potenti internazionali. Ha espresso le soluzioni semplici, non costose, che potrebbero spalancare la porta alla pace, ricondurre i due milioni di sfollati a casa e aprire possibilità di una vita degna per tutti. I grandi hanno le loro visioni delle cose e non ascoltano… Ancora una volta si svicola dalla strada maestra che è essenzialmente politica, di poco costo, ma che metterebbe il dito sulla piaga degli interessi anche occidentali: alla ricerca dei minerali, petrolio, legno, terre dell’est della RD Congo a prezzi stracciati. Mi sembra che alla fine, in questo mondo avido e cieco, non resti che questo: stare con i vinti…, cercando di seminare nella notte fredda germi di futuro, e accettando di non vederlo che nei germogli. Anche in noi stessi”. ■ Tutte le foto sono dell’archivio Muungano / Edda Colla UNA SINTESI CHE COSA ACCADRÀ DOMANI? Come in famiglia, i rischi non si calcolano p. SILVIO TURAZZI, sx S iamo a Goma, nel Kivu, regione della repubblica democratica del Congo. Ci sentiamo a casa: davvero siamo una sola famiglia, qui come a Parma. La vita scorre nella normalità - così sembra - ma si respira l’aria di un tempo difficile, soprattutto d’incertezza. Che cosa accadrà domani? Ma come in famiglia, i rischi non si calcolano. C’è stata tanta sofferenza nella comunità congolese di Goma, a cui da tempo siamo legati. Occupazione armata, strade con barriere di gruppi armati diversi, violenze e fame hanno reso la vita difficile. Ma Goma ci sorprende con la sua vitalità. Una città-villaggio in cui le relazioni sono alla base di una convivenza e di una solidarietà che manifesta il valore della cultura africana. Ascoltiamo la nostra gente Ascoltiamo testimonianze, incontriamo amici, viaggiamo su quelle strade che si rivelano fonte di vita per il piccolo commercio, i trasporti, gli scambi che permettono la sussistenza. Incontrando la gente si toccano con mano i problemi del quotidiano. La disoccupazione è normalità; per chi lavora i salari sono scarsi: 50-60 dollari al mese; fortunato chi guadagna qualcosa di più. Ho chiesto i prezzi di alcune cose necessarie. Un sacco di carbone 30-40 $; fagioli 60 $: riso 80 $; zucchero 60 $; olio, un bidone 30 $...; l’affitto medio mensile è di 25 $. Nonostante tutto, resta il sorriso, l’aria, il sole, la vegetazione sempre bella. Il governo centrale è debole e compromesso con interessi di gruppo e di multinazionali. I gruppi armati sono vari: gruppo FDLR, erede del genocidio ruandese; c’è chi collabora con il regime ruandese e chi lotta per la liberazione del territorio; ma il gruppo più temuto è l’M23, costituito inizialmente da militari disertori, appoggiati chiaramente da Kigali (Rwanda), che ha forti interessi nel commercio illegale delle miniere congolesi, a cui tutti attingono. È incredibile che questo avvenga dopo tutte le denunce della commissione degli osservatori dell’Onu per i diritti umani. Ci viene detto che forte è l’impegno delle donne, degli studenti, dei motards sui loro moto-taxi, e soprattutto della popolazione che parla apertamente. Incontriamo i nostri missionari Incontriamo i missionari saveriani, le suore piccole figlie, la laica missionaria di Parma Luisa Flisi e altri volontari. Ringrazio il Signore per i missionari: sono una presenza del vangelo vivente. Partecipando alla Messa in cattedrale, in occasione della morte di un giovane sacerdote, ho modo di vedere la comunità cristiana riunita: vescovo, sacerdoti, fedeli di tutte le tribù. Sento la forza viva del vangelo, la sua forza di aggregazione, la concretezza di una rete che arriva in tutti gli angoli della diocesi. Costituisce un collegamento valido ma sempre rischioso, perché il territorio è controllato da gruppi armati diversi. Parlando con vari esponenti, colgo un sentimento comune che li unisce: c’è una chiara determinazione della gente e dei militari congolesi per liberare il territorio. Cadono bombe… I combattimenti sono nelle vicinanze dei villaggi Mutaho e Kanyaruchinya, che ero solito visitare perché nell’ambito della nostra parrocchia. Incontriamo gli sfollati nei campi Moltissimi sono gli abitanti costretti alla fuga. Li incontriamo visitando i campi degli sfollati, in gran parte contadini, accampati in piccole capanne, tra sassi e sterpaglie, sprovvisti di tutto. La loro situazione è durissima. C’è incertezza nella città… Ma la vita riprende presto come d’abitudine. Impariamo dai commenti della gente la solidarietà di uomini e donne, soprattutto dei motards, che trasportano acqua e cibo ai soldati congolesi che combattono al fronte vicino. Sono davvero decisi e coesi per liberare la regione dal gruppo armato M23. Preghiamo insieme per i soldati morti: sono tutti vittime di una guerra assurda. Comprendiamo che si sta “voltando pagina”, sta avvenendo qualcosa di importante. Anche Kabila, il presidente “compromesso”, è costretto ad accettare la reazione della gente. Le armi - ne siamo confermati non sono la prima forza che i congolesi stanno usando, ma la concordia e la solidarietà della grande maggioranza della gente. ■ 4 2014 GENNAIO DIARIO / 3 LA SPERANZA PER TANTI POVERI L’amore costruisce libertà e fraternità p. SILVIO TURAZZI, sx dalla prigione dove abbiamo celebrato la santa A rrivo Messa. È un dono grande annunciare - raccontare Ge- sù, sempre e dappertutto. È gioia sentire in noi la sua presenza e la sua Parola originaria scorrere nel nostro sangue, nel sangue di ogni uomo e donna, qualunque sia la situazione che sta vivendo. Dio è “Papà” sempre; siamo tutti suoi figli. E parlare della storia di Gesù, della sua condanna, della sua morte accanto a due altri condannati… e la sua presenza di Risorto, ora e qui tra noi, è una grazia grande. La generosità di tante persone Ci ritroviamo nel nuovo padiglione del centro sanitario “Muungano”. Mi hanno chiesto di celebrare la Messa e di benedire i locali. Penso a quanti hanno aiutato e ci stanno aiutando a rinnovare il centro, gravemente danneggiato dall’eruzione del vulcano del 2002. Siamo contenti: è un segno di speranza per tanti poveri. Sentiamo il bisogno e l’impegno di cercare i fondi per poterlo terminare: Muro di cinta per riparare l’edificio dalle grandi piogge, sala per curare le malattie infettive, il reparto maternità… sono i lavori più urgenti. Intanto il centro funziona con le visite a domicilio, le cure ai malati e soprattutto ai bambini che soffrono di malnutrizione. Siamo nel centro della città: non basta l’ospedaletto per i bambini, costruito dopo l’eruzione vulcanica a Ndosho, a circa 4 chilometri di distanza. Nel pomeriggio incontriamo il gruppo di gestione “Muungano”, nella prospettiva di fare la “Onlus” (associazione senza scopo di lucro). È un cammino importante per poter dare all’associazione più autonomia e maggiore responsabilità. La loro proposta ci sembra un segno di maturità, con la possibilità di un consiglio di amministrazione in grado di assicurare l’orientamento di apertura ai più poveri e di garantire l’efficacia e la continuità delle attività iniziate da tanti anni. Si lavora sul terreno della diocesi e per questo bisogna trattare il progetto con l’autorità competente. La città è cambiata, da 35.000 abitanti negli anni Ottanta ora conta più di un milione di abitanti. Le attività, prima legate alle comunità ecclesiali di base, oggi sono un servizio alla società. Sembra opportuno collocarsi in questa nuova prospettiva. Mi sono chiesto: “Come vivevi tu…?” Bombe… combattimenti nelle vicinanze, nei villaggi di Mutaho e Kanyarucinya, con ricadute sulla città. Centotrenta sono le vittime, militari. Ascoltiamo le varie radio locali e internazionali. C’è incertezza… ma la vita riprende presto come da abitudine. Preghiamo insieme per i soldati morti, tutti sono “vittime” di una guerra assurda. Prego. Stasera mi sono chiesto: “Come vivevi, tu Gesù, gli attacchi degli zeloti per liberare Israele dai romani, o dai re che si chinavano al loro volere? La tua risposta è stata annunciare il Regno dei cieli, seminare un lievito di vita che libera gli uomini da ogni schiavitù, sempre amati dal padre e figli chiamati non solo alla dignità ma ad amare, a essere fratelli superando disuguaglianze, ingiustizie, odio”. Ho visto Gesù nel suo limite umano. Lui non è stato teologo, sociologo, politico, moralista o altro. Ha messo un seme. Il germe che ha messo si sviluppa con lo Spirito, come amore vivo e creatore che sgorga dal suo cuore di cui il Padre è la fonte e inonda in modo diverso il cuore di tutti gli uomini e donne di tutti i tempi. Un amore che orienta a costruire libertà, dignità, fraternità nel rigagnolo della concretezza socio-politica che costruisce la società. Anche la missione mi appare con chiarezza come l’opera che continua a gettare il seme del Regno, senza pretese… Solo lo Spirito porterà la comunità alla verità tutta intera attraverso il popolo di Dio. Salutiamo i saveriani e i bambini Vado a salutare i confratelli saveriani, tranquilli e forti nella missione loro affidata alla periferia della città. Hanno dato la prima accoglienza a migliaia di sfollati. Nel pomeriggio sentiamo forte l’ombra oscura del regime ruandese vicino, si teme la loro reazione ai fatti che stanno avvenendo. Tante ipotesi e pensieri… Tutto può succedere, attraverso i sentieri sul confine a nord di Goma. Conosciamo quelle strade per avere riparato negli anni precedenti le condutture dell’acqua per i villaggi ruandesi, nella speranza che la distribuzione potesse avvenire anche nei nostri villaggi collocati a ridos- Al Centro sanitario Muungano, un bambino e la sua mamma alle prese con la vaccinazione so del confine. Qualcuno ci invita a partire da Goma al più presto. Ma la gente non ne tiene conto: non c’è odio nel loro impegno e nella loro lotta, ma il desiderio di liberare il loro territorio. Ancora colpi di cannone… Ma la città vive come d’abitudine, manifestando una vitalità incredibile. Ho incontrato i ragazzi di “don Bosco”, accolti nella struttura vicina. “Ti rendo lode o Padre perché hai nascosto queste cose ai grandi e le hai rivelate ai piccoli”. Sono ragazzi e ragazze con traumi evidenti, legati alla situazione che hanno vissuto in famiglia o sulla strada. Viaggio di ritorno… in famiglia Verso Kigali… lentezze alla dogana, poi si aprono le porte. La natura è stupenda. Un amico ci parla del clima oscuro del regime, di atti di forza verso giovani sfollati, mandati controvoglia a combattere nei quadri dell’M23. Parla sottovoce guardandosi intorno... In serata la notizia del coprifuoco a Goma: sono chiusi i negozi e la gente sfila per le strade. La tensione è alta in città. Più tardi una nuova telefonata ci dà il via libera… Venerdì 19 luglio, siamo a Istanbul. Siamo impressionati positivamente dall’ambiente, dalla gente, soprattutto fratelli e sorelle musulmani, dal servizio prestato a tanti disabili. Siamo davvero tutti figli di Dio. Ci sembra di intuire l’importanza di questo paese che lega Europa e Medio Oriente. Nel pomeriggio arriviamo a Bologna… Siamo in famiglia, ■ qui e là! DIARIO / 4 UN BILANCIO POSITIVO p. SILVIO, EDDA, LINO Il nostro viaggio a Goma ha voluto essere un segno che ha prolungato un legame di amicizia e di solidarietà. Siamo contenti di aver condiviso per alcuni giorni la vita della gente, così come ne siamo stati capaci. Siamo stati accolti nelle casette della Fraternità da Luisa Flisi, la missionaria volontaria parmense che qui lavora da una vita. Abbiamo partecipato ad alcuni momenti di vita comunitaria nelle comunità cristiane. Abbiamo incontrato alcuni giovani che hanno terminato gli studi con l’aiuto di persone e gruppi legati alla nostra associazione “Solidarietà-Muungano” di Parma. Sono davvero molto riconoscenti. Vari di loro sono oggi professionisti nella società di Goma. Siamo contenti, inoltre, di avere visto lo sviluppo comune che si è realizzato attraverso “Muungano”. Anche la nostra visita forse ha offerto l’opportunità ai soci e ai membri di rinnovare la scelta di amore - servizio verso i più bisognosi e di assumere responsabilità, come laici, nello spirito delle beatitudini. Anche in mezzo a tanta incertezza e al buio, è possibile tenere acceso il fuoco della fraternità. Qui la vita è vista nella sua essenzialità: sembra un modo di vivere oltre lo spazio e il tempo, come lo concepiamo nella cultura occidentale, in un presente aperto a tutto. È bello scoprire l’anelito alla pace vera, alla libertà e alla partecipazione, legato alle persone attraverso il cuore stesso della vita. È il lievito della pasta umana che manifesta la dignità di ogni persona. Davvero ogni uomo e ogni donna sono legati intimamente a Dio. Nota Bene - Puoi visitare il sito dell’associazione “Solidarietà-Muungano”: www.muungano.it P. Silvio Turazzi a Goma con Lino Ravasi di Viadana (MN) e la missionaria Luisa Flisi (secondo e terza da sinistra) 5 2014 GENNAIO IL M ON D O IN CA SA SUD/NORD NOTIZIE A che punto siamo? ● Italia: trattato ratificato. Il parlamento ha ratificato il Trattato internazionale sul commercio d’armi. L’Italia è il quinto paese al mondo e primo dell’Unione Europea a dare il ‘via libera’. Perché il Trattato entri in vigore servono le ratifiche di almeno 50 stati. L’accordo riguarda solo i principali sistemi d’arma, più le armi leggere e di piccolo calibro e prevede controlli limitati su munizioni e componenti d’arma. Il Trattato vieta agli stati contraenti di vendere armi a paesi colpiti da embargo o responsabili di crimini contro l’umanità. ● Bombe a grappolo: è boom! Sono 139 le istituzioni finanziarie che continuano a investire nella produzione di bombe a grappolo. Lo riferisce un rapporto pubblicato a Copenaghen da Pax Christi, che parla di un flusso di 24 miliardi di dollari nell’arco di tre anni. A finanziare la produzione degli ordigni ci sono anche 22 società di paesi firmatari della Convenzio- È tempo di bilanci pagina a cura di DIEGO PIOVANI ne di messa al bando degli ordigni. “Continuare a finanziare la produzione è inaccettabile da un punto di vista etico”, ha detto uno dei promotori. Congo RD: tre dichiarazioni di pace. L’ultimo atto dei negoziati di pace sul Nord Kivu si è tenuto a Nairobi. Tre dichiarazioni distinte sono state firmate dal governo congolese, dai ribelli del Movimento del 23 marzo (M23), dall’Uganda, per conto della Conferenza internazionale dei Grandi Laghi, e dal Malawi in rappresentanza della Comunità di sviluppo dell’Africa australe. Il governo darà il via a un programma di smobilitazione, disarmo e reinserimento sociale degli ex ribelli e presenterà un progetto di legge di amnistia, che non riguarda i crimini di guerra e contro l’umanità. ■ ● Senza diritti... ● Iran: non solo nucleare. Dopo l’accordo di Ginevra sul nu- cleare, il tema dei diritti umani dovrebbe ora essere al centro del dialogo internazionale con il paese. Lo riferisce l’ong “Iran Human Rights” (IHR), formata da cittadini iraniani emigrati all’estero. “Il popolo iraniano non vuole la guerra, ma vuole anche il rispetto dei diritti umani e delle libertà”. Persecuzioni religiose ed esecuzioni capitali sono ancora all’ordine del giorno. ● Bangladesh: scioperi ed elezioni. “È un manicomio infinito con la politica che sta mandando alla malora questo povero Paese. Disaccordi inconciliabili per le prossime elezioni (5 gennaio) provocano scioperi a catena che significa avere tutto bloccato: strade, ferrovie, fiumi... Se qualcosa si muove gli danno fuoco, e ammazzano anche. Assolutamente vietati anche i mezzi privati. Tutto il commercio interno e con l’estero va a rotoli. Finora l’unico giorno che fa eccezione è il venerdì (la domenica dei musulmani)” p. Gabriele Spiga. MISSIONI NOTIZIE Premi e nomine Premio Ucsi alla Misna. “Il racconto di fatti e conflitti dimenticati dai grandi mezzi di comunicazione, con un lavoro che non si ferma alla denuncia, ma contribuisce a costruire dialogo e ponti”. È il motivo dell’assegnazione alla Misna (Agenzia di stampa missionaria) del premio speciale da parte dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), giunto alla 19.ma edizione. Il nuovo vescovo di Abaetetuba mons. Chaves dos Reis con p. Marcello Zurlo ● Riconoscimento Unesco al “Círio de Nazaré”. Insieme ad altre grandi manifestazioni religiose-culturali, la festività del “Círio de Nossa Senhora de Nazaré”, la più imponente festività religiosa del Brasile e fra le più importanti al mondo, è stata proclamata dall’Unesco patrimonio culturale dell’umanità. A Belém la processione del Círio (cero) fu istituita nel 1793 e si celebra la seconda domenica d’ottobre: dura 15 giorni, preceduta e seguita da altre manifestazioni. La Madonna è rivestita con un manto fatto da una delle donne di Belém e viene trasportata su un altare portatile, adornato con fiori. ● ● Nuovo vescovo di Abaetetuba. Il 19 ottobre è stato accolto ad Abaetetuba il nuovo vescovo, mons. José Maria Chaves dos Reis. Scrive il saveriano p. Marcello Zurlo: “Circa 5mila persone, provenienti dalle nove parrocchie della diocesi, hanno partecipato alla festosa e solenne celebrazione. La cerimonia è durata più di due ore ed è stata 6 molto vivace e partecipata. Durante l’omelia mons. José Maria ha detto: «Vogliamo essere una chiesa in stato di missione permanente; siamo una sola famiglia che si fortifica attraverso la fede e l’amicizia”. ● Nuovo vescovo di Uvira. Papa Francesco, il 15 ottobre 2013, ha nominato vescovo della diocesi di Uvira mons. Sébastien Muyengo Mulombe, finora ausiliare a Kinshasa. Don Antonio Romano, sacerdote fidei donum in Congo, ha scritto: “Un vescovo era atteso da più di cinque anni, la gioia è immensa. Alla celebrazione di insediamento, erano presenti anche tanti non cattolici che hanno accolto per le strade di Uvira il nuovo vescovo con ovazioni di gioia e affetto. Alla fine della celebrazione mons. Muyengo ha detto che cercherà di essere il vescovo di tutti e non solo dei cattolici”. ■ Segnaliamo che... I 40 anni dell’Emi. L’Editrice missionaria italiana nel 2013 ● Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com ha festeggiato i 40 anni di vita. “Sono stati dodici mesi di grazia - ricorda il direttore Lorenzo Fazzini -, grazie anche a papa Francesco i cui libri sono stati apprezzati dal pubblico”. “Francesco un papa dalla fine del mondo” di Gianni Valente, è stato tradotto in otto lingue; “Guarire dalla corruzione” e “Umiltà la strada verso Dio” di papa Francesco hanno avuto un grande riscontro mediatico e di vendite. “La lista di Bergoglio” di Nello Scavo sarà tradotto in 10 lingue e Liliana Cavani probabilmente ne trarrà un film. I saveriani si uniscono alla soddisfazione dell’Emi in un periodo di grandi difficoltà del comparto editoria. Il Festival padre Sidotti. “Ho partecipato al Festival dedicato al martire Giovan Battista Sidotti, ultimo gesuita arrivato “clandestino” in Giappone, che si tiene ogni anno a Yakushima il 23 novembre. C’erano il vescovo di Kagoshima mons. Kôriyama e il vicesindaco di Anbou. Il Sidotti’s Festival è ormai entrato nell’agenda ● ● Gaza: le mini-arche dei bamdo fa buio, perché non c’è eletbini. Sono partite dalle coste tricità. ■ della Striscia le mini ‘arche’ dei bambini di Gaza, centinaia di piccole imbarcazioni di legno, attraverso le quali i piccoli cittadini del territorio palestinese, sotto assedio israeliano ed egiziano dal 2007, hanno affidato i loro messaggi al mondo. È un modo per sfidare il blocco, ma anche per sensibilizzare la comunità internazionale sugli effetti dell’assedio sui bimbi che, tra l’altro, non posAl nuovo vescovo di Uvira, in Congo RD, sono studiare quanin dono è arrivata anche una capretta MESSAGGIO ALLE CHIESE FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA DI PACE papa FRANCESCO Dal Messaggio di papa Francesco per la 67.ma Giornata mondiale della pace (1° gennaio). La fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo. Senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace. Gli uomini e le donne di questo mondo potranno mai corrispondere pienamente all’anelito di fraternità, impresso in loro da Dio Padre? La croce è il “luogo” definitivo di fondazione della fraternità, che gli uomini non sono in grado di generare da soli. In molte società assistiamo con preoccupazione alla crescita di diversi tipi di disagio, di emarginazione, di solitudine. Una simile povertà può essere superata solo attraverso la riscoperta e la valorizzazione di rapporti fraterni nelle famiglie e nelle comunità, attraverso la condivisione di gioie e dolori. Servono anche politiche efficaci che promuovano il principio della fraternità, assicurando alle persone di poter accedere ai servizi, alle risorse educative, sanitarie, tecnologiche. Molti sono i conflitti che si consumano nell’indifferenza generale. La chiesa alza la sua voce per far giungere ai responsabili il grido di dolore di quest’umanità sofferente. Riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano! Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi! La fraternità genera pace sociale perché crea un equilibrio fra libertà e giustizia, fra responsabilità personale e solidarietà. La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata. Ma è solo l’amore donato da Dio che ci consente di accogliere e di vivere pienamente la fraternità. delle manifestazioni dell’isola e ha una diffusione molto ampia. È curioso che a un nostro conterraneo, pressoché sconosciuto in Italia, si dedichi così ampia attenzione fuori casa. Ho portato una medaglia ricordo con effige del Sidotti, mentre ad arricchire l’evento c’era Hitoshi Watanbe (shintoista) che ha accompagnato la cerimonia religiosa con il suono del flauto”. Giorgio Brechet Il museo etnografico di Parma. Il museo d’Arte cinese ed etnografico di Parma propone un viaggio interculturale alla scoperta dei grandi ideali e valori della vita. Nel mondo, come si insegnano ai ragazzi norme e orientamenti di vita per un corretto comporta● Il flauto di Hitoshi Watanbe al “Festival p. Sidotti” in Giappone mento sociale e morale? La mostra, dal titolo “Culture a confronto”, si segnala per il modo in cui narra l’arte di acquistare la saggezza presso popoli lontani. La mostra rimane aperta fino a maggio 2014 in via San Martino 8 (da martedì a sabato dalle 9 alle 14; per informazioni 0521 257337, www.museocineseparma.org). ■ 2014 GENNAIO D IA L OG O E SOLID A RIETÀ LETTERE AL DIRETTORE p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale PRETI E LAICI, RICHIESTE DIVERSE Caro direttore, sono il nuovo parroco. Ricevo volentieri la vostra rivista, per un’informazione missionaria personale e parrocchiale. Grazie e buon proseguimento, don Nicola, Canove (VI) Sono a richiedere che il vostro mensile, in seguito al mio cambio di residenza, venga spedito al seguente nuovo indirizzo… Grazie e cordiali saluti, don Giuseppe, Clusane (BS) Ricevo “Missionari Saveriani”. Vi ringrazio, ma in parrocchia riceviamo molte cose e ci è impossibile leggere tutto. Perciò, per non sprecare, sospendete l’invio del vostro giornale. Assicuro per voi e tutti i missionari il ricordo nella preghiera, don Piero, Bagnolo (CN) Purtroppo riceviamo ogni giorno decine di giornalini e opuscoli e, in tutta sincerità, non abbiamo neppure il tempo di toglierli dalla plastica. Per evitarvi un’inutile spesa e per favorire ecologicamente la razionalizzazione della carta, vi chiedo di sospendere l’invio della rivista. Un augurio di buon lavoro, don Michele, Asola (MN) Caro direttore, ho letto su “Missionari Saveriani” che compi gli anni; perciò auguri di buon compleanno e auguri anche per un gioioso Natale e felice anno nuovo. Ho 26 anni e ti seguo sul mensile. Mi è arrivato il calendario: un bel regalo! È molto bello e ha anche spazio per scrivere gli appunti. Grazie, Giovanni, Sacile (PN) Vorrei ricevere la vostra rivista mensile al mio indirizzo, in via… Inoltre chiedo il numero IBAN per contribuire alle spese postali. Cordialmente, Salvatore, Pantigliate (MI) Care amiche e amici, innanzitutto vi giungano i cordiali auguri all’inizio del nuovo anno, che accogliamo come un dono di Dio, lungo 365 giorni, mentre ci proponiamo di viverlo con laboriosità e fiducia nella Provvidenza. Ringrazio Giovanni e tutte le persone che hanno inviato gli auguri per i miei 70 anni, pieni di Misericordia Divina. A un giovane amico ho risposto: “Grazie a Dio, invecchio bene. Non sento il peso degli anni; fossero 70 chili di peso, però, sarei già steso a terra!”. So che non devo esagerare con… sport estremi, che non si confanno alla mia età. Pesano di più gli anni e la fatica, quando arrivano messaggi come quelli di don Piero e don Michele: confratelli che ci augurano “buon lavoro” e ci ricordano “nella preghiera”, ma non vogliono più darci “ospitalità” nelle loro canoniche. Pesano di meno, quando arrivano i messaggi di don Nicola e don Giuseppe, e di laici come Giovanni e Salvatore e tanti altri… Voi ben capite la differenza. Insieme a voi, vorrei invitare tutti i sacerdoti a dedicare un angolino della chiesa e della canonica alla “STAMPA MISSIONARIA”: mettete lì, a disposizione di tutti i fedeli, le riviste che arrivano al vostro indirizzo; fate vedere a tutti la ricca varietà dei carismi e delle vocazioni; incoraggiate a leggere e ad aiutare. La nostra carta stampata non è uno “spreco”, ma un piccolo dono che vale più dell’oro. Se poi non trovate “il tempo per togliere la plastica”, beh, troverete qualche buon cristiano che lo saprà fare per voi. Grazie e felice anno 2014! p. Marcello, sx STRUMENTI D’ANIMAZIONE LA MUSICA E LA STRADA PER VOCAZIONE Per iniziare bene il 2014, accanto ai libri dedicati a papa Francesco, già proposti sul numero di dicembre, vi consigliamo due letture diverse e curiose. “Guccini in classe” di B. Salvarani e O. Semellini (EMI, pagine 221, € 12). Le canzoni e le opere letterarie del cantautore Guccini sono attente al sociale, alla storia, al diverso, alla natura. Il libro ripercorre la vita e l’opera del maestro di Pavana, organizzandola in percorsi tematici. Si scopre così un Guccini potenziale insegnante di letteratura italiana, geografia, filosofia e anche botanica. “Il canto del Gallo” è l’opera postuma di don Andrea Gallo (Chiarelettere editore; dvd + libro, € 14,90). Nel cofanetto si racconta, anche attraverso il contributo di amici del sacerdote ligure, la vita di don Andrea, dall’esperienza partigiana all’impegno nella chiesa e sulla strada per aiutare chi vive nel disagio. Il filmato è a cura di Ugo Rolfi, con la comunità di San Benedetto al Porto. I MISSIONARI SCRIVONO A Bukavu non basta suonare il campanello, alla Saverio Tre dicembre, festa di san Francesco Saverio: nonostante le tante attività pastorali (visita alle comunità e ai malati, confessioni e Messe…), i saveriani hanno trovato il tempo per riunirsi alla domus saveriana di Bukavu, per meditare, pregare e festeggiare il grande patrono san Francesco Saverio. I confratelli p. Jesús Tinajera e p. Gerardo Pretel hanno preparato un powerpoint, con diapositive sulla spiritualità e metodologia missionaria del santo missionario gesuita del 1500. È noto che il Saverio attirava i bambini suonando una campanella; insegnava loro il Pater, l’Ave Maria, il Credo in latino ed erano pronti per il battesimo. Se usassimo oggi il suo metodo, avremmo migliaia e migliaia di bambini dei quartieri di Cahi e Panzi. Ma qui in Congo il catecumenato dura quattro anni… Alla festa c’erano anche gli studenti saveriani di filosofia: una trentina. Anche per loro il powerpoint aveva dei consigli: sull’esempio di Saverio, curare lo spirito di preghiera, non abbassare gli ideali della vita, fare tutto e sempre per la gloria di Dio. La festa si è conclusa con la Messa e un pasto fraterno e delizioso (nella foto). A tavola, nella discussione con gli studenti congolesi c’era ampio consenso: san Francesco Saverio e la sua spiritualità sono attuali anche in Congo, e lo saranno anche in futuro. p. Nicola Colasuonno, sx - Cahi, Bukavu (RD Congo) Nel freddo intenso, ricordiamo con simpatia p. Girardo Furlan Mentre scrivo è venuto fuori il sole: riflette sulla neve che è caduta abbondante in questo rigido inverno. Ieri mattina la temperatura era a 20 sotto zero. Brrrrrr! Dentro casa è riscaldato e si sta bene, ma noi missionari non siamo fatti per… stare al caldino! In questi giorni stiamo meditando sull’improvvisa scomparsa di p. Girardo Furlan, qui conosciuto come “Jerry”. Era un caro confratello e ci mancherà molto. Lunedì 16 mattina, alla Messa di suffragio con un vescovo ausiliare di Boston, c’è stata una grande partecipazione di amici e benefattori, e anche di sacerdoti e missionari. Dall’Italia, a rappresentare la famiglia Furlan, erano presenti tre nipoti, che sono rimasti colpiti dalle espressioni di solidarietà e di simpatia di tante persone. In effetti, il buon “Jerry” ha tanto amato la gente: e la gente ha corrisposto con altrettanto amore. p. Joe Matteucig, sx - Holliston, USA Amicizia e solidarietà tra cinesi e aborigeni di Taiwan Qu Bing è una “capitale” del popolo Bu Nong, una delle culture aborigene dell’isola di Taiwan. La parrocchia è gemellata con la nostra di Taipei, dai tempi di un grande terremoto che ha distrutto la loro chiesa, che noi abbiamo aiutato a ricostruire. Hanno un coro rinomato, con canti molto belli della loro tradizione. Per la nostra festa patronale i cristiani di Qu Bing vengono a Taipei, e noi partecipiamo alla loro festa dell’Assunta, in agosto. Anche a Natale e a Pasqua un saveriano va ad aiutare il parroco, che deve servire molte parrocchie di montagna. I Bu Nong sono in gran parte agricoltori e i loro prodotti sono molto apprezzati, anche se purtroppo non procurano ricchezza, perché a guadagnarne sono i commercianti, come in tante altre parti del mondo... Nella foto, le Comunioni nella festa patronale dell’Assunta. p. Fabrizio Tosolini, sx - Taipei SOLIDARIETÀ CONGO RD: SALA POLIVALENTE A GOMA La popolazione della nostra parrocchia missionaria “S. Francesco Saverio” nel quartiere di Ndosho a Goma (Kivu - RD Congo), è di circa 40.000 persone, di cui un quarto sono cattoliche. Abbiamo già la chiesa, inaugurata il 1° maggio 2008. Ma ora è necessaria una sala per le attività dei grandi gruppi di bambini, giovani e adulti. Nel 2013 abbiamo preparato alla Cresima oltre trecento persone, e non avevamo sale per accoglierli tutti. Una grande sala polivalente aiuterebbe molto il lavoro di formazione dei catechisti (attualmente sono 195), dei responsabili delle comunità di base e di altri gruppi. E ci sono anche avvenimenti importanti per la vita della comunità, che richiedono un luogo adeguato per la preparazione e la celebrazione. La somma prevista per la costruzione della sala corrisponde a 31.000 euro. Noi saveriani della comunità di Ndosho, i messicani p. Guillermo e p. Carlos, e gli italiani p. Pietro Mazzocchin e p. Roberto Salvadori, vi ringraziamo di cuore per il vostro generoso aiuto. p. Pietro Mazzocchin, sx - Goma (RD Congo) PICCOLI PROGETTI 1/2014 - CONGO RD Sala polivalente a Goma Nella periferia di Goma, i saveriani della parrocchia di Ndosho, in forte espansione, desiderano costruire una sala polivalente, adeguata alle attività di formazione ed eventi. Si prevede un investimento per 31mila euro. Chiedono un aiuto per realizzare il progetto. • Responsabili del progetto sono i saveriani p. Roby Salvadori e p. Pietro Mazzocchin. 7/2013 - THAILANDIA Adottiamo la nuova missione I saveriani hanno accettato una nuova missione nella diocesi di Nakhon Sawan in Thailandia. I quattro “pionieri” sono a Bangkok, studiano la lingua e si preparano a vivere questa nuova sfida. Chiedono preghiera e sostegno. Possiamo - per così dire - “adottare” questa missione e i suoi missionari. • Responsabili del progetto sono i “pionieri” p. Giovanni Matteazzi, p. Alex Brai, p. Thierry e p. Thiago. Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta su C/c.p. o bonifico direttamente a: Le spese di spedizione sono a carico della “Libreria dei popoli”. Richiedere a: “Associazione Missionari Saveriani Onlus” • Libreria dei popoli, Brescia tel. 030 3772780 int. 2; fax 030 3772781; e-mail: [email protected] I cristiani della parrocchia di Ndosho offrono i propri prodotti per la costruzione della grande sala polivalente Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345) IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281 Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto. Grazie. 2014 GENNAIO ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 “Dio ha mandato un angelo” Storie vere di violenza e solidarietà in Africa p. NICOLA COLASUONNO, sx R achele era lì, con la sua bambina di tre mesi fra le braccia, avvolta in pochi stracci, triste e addolorata. “Da due giorni non ho più latte per la bambina; qualcuno mi ha stregata!”. Ho aperto il fagotto, era vero: la bambina sembrava in fin di vita. Poi mi dice che anche lei non mangiava da due giorni. Mentre l’accompagno al dispensario, la mia rabbia esplode: “Non si può lasciar morire di fame una piccola creatura di Dio!”. Suor Rita all’ambulatorio si accorge subito della gravità e le manda all’ospedale cattolico di Nyantende, sussurrandomi: “Speriamo di salvare almeno la mamma!”. Avevo le lacrime agli occhi, non potevo crederci! La compassione e l’aiuto Nella parrocchia di Cahi, alla periferia di Bukavu (RD Congo), la Caritas quel giorno aveva chiamato le ragazze madri per aiutarle. Anche Rachele era venuta all’incontro sperando in un aiuto. Veniva dai villaggi, dove ci sono ancora violenze di tutti i tipi. Stuprata da un guerrigliero e scappata di casa, era arrivata a Bukavu con la sua bambina in cerca di una soluzione. Una vedova anziana aveva avuto compassione di lei e le aveva offerto un posto nella sua baracca; il cibo l’avrebbero trovato chiedendolo ai vicini o alla piccola comunità cristiana del quartiere. Dopo una settimana, la vedova era partita per un lutto e Rachele si era trovata sola, con un bebè da nutrire e un lavoro da cercare. L’aiuto della giovane Noela È una storia che sintetizza le conseguenze degli ultimi 15 anni di guerra in Congo e che colpisce come sempre la parte più debole della popolazione. “Ha bisogno dell’accompagnatrice”, mi grida suor Rita. Non ci avevo pensato: ha bisogno di qualcuno che l’assista e che le prepari da mangiare. Infatti, l’ospedale fa le cure, ma il cibo, le medicine, l’acqua per lavare i panni e tutte le emergenze sono a carico dei famigliari, che Rachele non ha. Si presenta allora Noela, ragazza madre anche lei, che sale sul taxi, direzione ospedale. Dentro la foresta amazzonica La prima chiesetta dedicata a san Conforti P enetrare dentro il cuore della foresta vergine dell’Amazzonia è ancora un ideale per i missionari saveriani, che fin dal 1961 hanno annunciato la presenza di Gesù Cristo in queste terre disperse alla “fine del mondo”. Scrive il primo missionario saveriano, p. Mario Lanciotti (1901-1983), che ha messo piede su queste terre nel lontano 1961: “Ho lasciato la Cina piangendo, ho scelto il Giappone con entusiasmo, ho accettato l’uomo dell’Amazzonia con il cuore che traboccava di gioia, per vivere la mia vocazione missionaria”. Dentro il cuore dell’Amazzonia si può trovare ancora oggi molta gente buona, “battezzata, ma non evangelizzata”. 8 La missione di Tomé-Açu In questa situazione, il nostro amico saveriano p. Ilario Trapletti si trova da dieci anni nella grande missione di Tomé-Açu, distante circa 200 chilometri da Belém, la capitale dell’Amazzonia. Ci sono circa un centinaio di comunità disperse in mezzo alla foresta. Padre Ilario, un saveriano con 40 anni di esperienza in Amazzonia, sa che non può fare tutto, che non riesce a catechizzare tutta la gente. Ma una cosa ha pensato di fare: costruire una bella chiesetta per ciascuna delle sue comunità cristiane. Ne ha costruite più di ottanta, 82 per la precisione. Grazie anche agli aiuti che una sua nipote Fulvia gli manda, raccolti tra gli amici italiani. p. MARCELLO ZURLO, sx Tutte belle, tutte differenti, tutte frequentate dalle comunità cristiane che, non potendo avere con loro il missionario (ci va una o due volte l’anno), si ritrovano la domenica per pregare e ascoltare la parola di Dio. Omaggio a san Guido La penultima chiesetta (l’ultima non arriva mai!) è stata un sogno della sua giovinezza, quando ha scelto di entrare tra i saveriani, fondati dal santo Guido Conforti. Bisognava fare una chiesa dedicata al santo fondatore, vescovo di Parma e missionario per il mondo. Ha scelto un villaggio a circa 70 chilometri dalla città di ToméAçu, il villaggio di Kurimá, dove circa 200 persone vivono di sussistenza, coltivando riso, granturco, mandioca, frutti tropicali... nel mezzo della foresta vergine. Non c’è la luce elettrica, l’acqua è dell’Igarapé (un piccolo fiume), le case sono di taipa (fango), ma la gente è semplice, cordiale, aperta, molto più felice di quelli che vivono in città. Qui anche il santo Guido Conforti si troverebbe a suo agio, come tra le parrocchie dell’Appennino Parmense. Qui padre Ilario, spinto dalla gioia di essere saveriano, ha costruito la sua penultima chiesetta, dedicata a “São Guido”, a “San Guido Conforti”. La vedete nella foto qui accanto. ■ Mateso, la bambina, non ce la fa. Dopo due giorni muore. Noela allora torna in parrocchia a informarci che Rachele è sotto trasfusione e che deve comprare una piccola bara per il rito della sepoltura all’ospedale. Mi chiede se la Caritas può aiutarla. Giorno e notte accanto a lei Anche Noela è stata vittima di violenze e pregiudizi. Ma è forte, la sua fede è autentica e sa chiedere aiuto. Quando parla, mi fissa negli occhi, non ha paura e dice la verità. “Rachele sta veramente male; il dottore le ha prescritto di mangiare uova, miele e pomodori. Ci vorrà del tempo, ma ce la farà!”. Noela le farà compagnia giorno e notte, le sarà sorella, le darà tenerezza e coraggio, condividendo la sua vita e la sua fede! Intanto, Noela racconta di Rachele a tutti quelli che incontra nella sua comunità cristiana e chiede aiuto: durante il giorno deve cercare soldi per il cibo; il pomeriggio torna in ospedale per preparare da mangiare a Rachele, e di notte assisterla. La divina Provvidenza Tocchiamo con mano anche tanta solidarietà. Nella parrocchia di Cahi sono le mamme che raccolgono riso e fagioli, zucchero e sapone, e in processione li portano ai carcerati della prigione centrale. Quelle del rinnovamento nello Spirito fanno Storie come quella di Rachele, nella foto, non sono rare in Congo RD; per fortuna, accanto al dolore si spalancano squarci di vera solidarietà cristiana la stessa cosa per i malati degli ospedali di Bukavu. I giovani durante la quaresima e l’avvento puliscono i sentieri del quartiere e i canali dell’acqua; i ragazzi invece aiutano gli anziani con l’acqua e la legna. I catecumeni prima di Pasqua hanno trasportato migliaia di mattoni, sabbia e travi per la costruzione di una scuola elementare. È la nostra esperienza quotidiana della Provvidenza di Dio. Dopo un mese Rachele guarisce e torna nel suo quartiere. L’ho vista un giorno e, stringendo forte la mano a Noela, mi ha detto: “Il Signore mi ha mandato un angelo; non mi scorderò mai ■ di Noela”. QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI MARIA ROSA RAMIN Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo quella del nostro padre. Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza. Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe. Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di mio fratello e affidò la sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui è tuo figlio, aiutalo!”. Poi si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la vita. Ora questa corona è ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre Uccelli. Padre Viola con Maria Rosa Ramin che ha raccontato il suo incontro con p. Pietro Uccelli, all’inizio dell’anno a lui dedicato 2014 GENNAIO BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Un lavoro imponente e generoso I saveriani sono a Laranjeiras da 50 anni C ari amici, ogni tanto entriamo nelle vostre famiglie con qualche notizia del lavoro pastorale dei saveriani nelle varie missioni sparse nel mondo. Vi scrivo dopo essere tornato in Brasile da tre mesi. L’estate, infatti, l’ho trascorsa in Italia per una “registratina” medica. Rimesso a nuovo, ho ripreso il mio lavoro missionario nel seminario e centro vocazionale di Laranjeiras do Sul, di cui sono il responsabile da due anni. Inoltre, continuo a collaborare con la parrocchia di Sant’Anna, che nel 2013 ha celebrato i cinquant’anni di presenza dei saveriani. Nuove frontiere missionarie La nostra congregazione ha mandato i missionari in Brasile su invito di papa Giovanni XXIII, che chiedeva ai superiori religiosi di inviare personale per evangelizzare l’America lati- na, quasi tutta cattolica, ma in pericolo per la poca assistenza pastorale. Così, alcuni saveriani espulsi dalla Cina di Mao, passarono a lavorare in terra brasiliana, incrementando notevolmente l’evangelizzazione e la creazione di nuove comunità. La parrocchia di Sant’Anna raccoglie oggi 40 comunità nell’area rurale e nella foresta. Tutto questo è frutto di un intenso lavoro missionario svolto da quasi venti saveriani passati a Laranjeiras. Mi sono documentato e ho scoperto che il primo parroco fu padre Tonetto, arrivato in città a cavallo degli anni ‘60, coadiuvato da altri due saveriani. Il suo lavoro pastorale è stato imponente, pur non avendo i mezzi e le facilità di trasporto che abbiamo ora. Quante volte nelle omelie ho sottolineato che, se nelle nostre comunità godiamo di un certo p. MARIO TOGNALI, sx benessere, di lavoro, di convivenza pacifica, di una serena vita religiosa, lo dobbiamo all’intensa e capillare attività di evangelizzazione realizzata dai generosi saveriani che hanno lavorato in questa fertile terra brasiliana. Le tante sette religiose Oggi, però, viviamo un fenomeno socio-religioso che penetra profondamente nel tessuto delle nostre comunità, ossia la presenza aggressiva di sette protestanti (in particolari pentecostali) che, con la promessa di miracoli e guarigioni, pescano tra i cattolici per accrescere le loro comunità. È chiaro che noi difendiamo la libertà religiosa, ma il disagio sorge dal fatto che i membri di queste piccole chiese sono fanatici ed è difficile il dialogo. Ho incontrato una mamma che aveva il dubbio se dovesse In memoria di Angelo Tognazzi Per tanti anni è stato il diacono dei bisognosi della Messa per A liltermine rito funebre, nel duomo affollato come poche volte accade, la giovane Shanika ha letto commossa il seguente comunicato, a nome della comunità cingalese di Brescia. “Vivrai nei nostri ricordi” “Noi cingalesi veniamo da una terra lontana. Partendo, sapevamo che a Brescia c’era un italiano di nome Angelo Tognazzi che ci avrebbe aiutato tanto. Così è stato. Caro signor Angelo, ci hai accolto, ascoltato, aiutato a trovare un lavoro, una casa, una scuola per imparare la lingua italiana, un medico e una medicina… I nostri problemi diventavano i tuoi problemi. In te abbiamo visto un fratello, un amico, un padre, una persona sempre disponibile. Noi ti abbiamo chiamato in ogni ora del giorno e della sera, ma al telefono la tua voce calma e mite ci ha sempre risposto. Per tutto questo ti ringraziamo dal profondo del cuore. Pregheremo sempre per te, signor Angelo: vivrai nei nostri ricordi”. 8 L’angelo del quartiere Angelo Tognazzi (deceduto il 22 novembre 2013) noi saveriani l’abbiamo conosciuto bene: era il nostro vicino di casa. È stato lui a invitarci per primo a parlare al gruppo anziani della par- rocchia del duomo, denominato “La bella età”. Di lui, abbiamo conosciuto tutta la famiglia: i figli Giacomo, Gianmaria, Anna e Giuseppe, e soprattutto l’affezionata sposa, signora Iolanda. Un laico normale, spesso in giro con la sua bicicletta da donna e il cestello pieno di cose (medicinali, pane e pasta, frutta e fette biscottate…): impossibile da dimenticare. Era l’angelo del quartiere: per i poveri, gli alcolizzati, gli anziani soli e non più autonomi… Era lui pronto a fare Angelo Tognazzi, amico dei bisognosi, è salito al cielo il 22 novembre Padre Mario Tognali, a sinistra, con parenti e amici nel mulino del fratello Francesco, l’estate scorsa, a Esine (BS); Franco e Silvana sono discendenti della famiglia di san Guido Conforti seguire la sua famiglia, passata alla setta, o continuare nella chiesa cattolica. Il consiglio che le diedi fu valido, perché abbracciandomi mi disse: “Grazie! Ho capito che Gesù mi chiede di essere fedele alla mia chiesa”. L’atteggiamento giusto è quello di realizzare una pastorale che privilegia i poveri e di affrontare i veri problemi della gente. Bisogna saper convivere Uno dei problemi che dovete affrontare in Occidente è la presenza di numerosi stranieri che entrano a far parte delle nostre comunità, portando con sé la propria cultura e religione, le proprie usanze e tradizioni. Se noi non abbiamo un atteggiamento di accoglienza, sarà impossibile convivere. In tutto il Brasile invece, e anche nella città di Laranjeiras do Sul, il problema della convivenza tra differenti etnie (indigeni, tedeschi, italiani, polacchi, arabi…) non esiste, perché il popolo brasiliano è molto accogliente, nutre rispetto e comprensione anche per tradizioni e religioni diverse. Prometto che vi ricorderò nella mia preghiera, ma chiedo che anche voi continuiate a sostenerci e a pregare per tutti i missionari, che con gioia dedicano la loro vita alla diffusione del van■ gelo. p. M. STORGATO, sx ogni servizio e commissione per chi avesse bisogno di una mano, calmo e instancabile. Proprio con questa motivazione, ad Angelo era stato assegnato il “Premio Bulloni” nel 2002. Un servizio fedele e sollecito Dicono che i laici hanno poco spazio nella chiesa, poca o nessuna autorità… Angelo lo spazio lo trovava sempre; anzi, non gli bastava mai. Angelo l’autorità l’aveva dal suo servizio fedele e sollecito. Vedendolo, pensavo a san Lorenzo: il diacono romano che si curava dei poveri di Roma; che distribuiva i beni ai bisognosi, secondo le loro necessità; che aveva presentato i poveri come “la vera ricchezza” della chiesa. Così è stato Angelo: un vero diacono - cioè testimone e servitore - della società e della chiesa, nel nome di Cristo Gesù. Caro Angelo, in paradiso ti accolgano i poveri che hai servito e amato, e ti conducano all’abbraccio del Padre Celeste. Amen. Ah, dimenticavo: ora che sei “diversamente vivo”, ispira qualcuno a prendere il tuo posto. Perché di bisognosi ce ne sono ancora, e tu sai quanto sono impazienti! Magari ispirane più di uno, perché a fare quello che facevi tu, uno solo non ce la farà ■ mai. Grazie. L’ ICONA DI SAN FRANCESCO SAVERIO a cura di DIEGO PIOVANI In occasione della giornata missionaria sacerdotale, il 3 dicembre, mons. Luciano Monari ha benedetto l’icona di san Francesco Saverio, opera dell’artista bresciano Carlo Richiedei (Caionvico); è ora venerata nella cappella dei saveriani, accanto all’icona di san Guido Conforti, dello stesso artista. LO SPORT IN MOSTRA Anche quest’anno alcuni protagonisti dello sport bresciano hanno arricchito con la loro presenza la mostra sull’Indonesia organizzata dai saveriani. Il 5 dicembre sono arrivati i giocatori del Brescia Calcio Camigliano e Cragno (nella foto), che hanno fatto la gioia dei ragazzi presenti. Il 16 dicembre sono usciti dalla piscina, per entrare nei locali di San Cristo gli atleti dell’An Pallanuoto Brescia. A gennaio sarà il turno di basket e football americano. 2014 GENNAIO CAGLIARI 09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1 Tel. 070 290891 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Una cena davvero solidale Per aiutare p. Roberto, missionario a Goma Anna, 39 anni, lavora a Macomer con altre quattro amiche nella cooperativa che si occupa di servizi per l’infanzia, gestisce un asilo nido, diverse ludoteche nei comuni intorno a Macomer e si prende cura del servizio educativo territoriale dei dieci comuni del margine. Conosce i saveriani dal 1997 e da cinque anni fa parte del laicato saveriano. ANNA CHERCHI quest’anno, dopo A nche tanti dubbi e incertezze, siamo riusciti a proporre la cena solidale, il 30 novembre scorso. L’abbiamo organizzata con i laici saveriani, i volontari, i giovani e i giovanissimi. L’obiettivo era raccogliere fondi per p. Roberto Salvadori, attualmente missionario a Goma, nella repubblica democratica del Congo. Con la solidarietà di tanti Quest’anno, a differenza dell’anno scorso, nella preparazione della cena ci siamo mossi in modo diverso. Abbiamo cercato di spendere il meno possibile. Infatti, abbiamo chiesto alle aziende che macellano carne se potevano darci la carne per la cena; a chi vende frutta e verdura se potevano offrirci qualcosa, mentre i panifici di Macomer ci hanno dato il pane. Non comprando tutte queste cose, alla fine ci sono rimasti soldi in più da mandare alla missione di p. Roberto. Quando abbiamo iniziato a ricevere le adesioni pensavamo di fermarci a 120; invece siamo arrivati a 210 e a diverse persone abbiamo dovuto dire di no. Lassù c’è Qualcuno che non ci lascia mai soli e ci ha aiutato a fare tutto nel migliore dei modi. Una grande partecipazione L’abbiamo chiamata “cena solidale”, non per essere solidali solo con p. Roberto, ma soprattutto per sentirci vicini a tutte le persone che collaborano con il missionario, che vivono nella sua missione e di cui egli conosce le storie e le necessità. È stato bello vedere insieme, in una cena, persone diverse che hanno lo stesso scopo: dare un piccolo aiuto a persone che non conoscono. Fa bene al cuore vedere che quando si chiede un aiuto, in tanti si muovono perché questo possa essere dato. Quest’anno siamo più contenti rispetto all’anno scorso, perché siamo riusciti a coinvolgere più persone. Approfitto per ringraziare tutti coloro che sono venuti alla cena; tutti coloro che ci hanno donato le materie prime, che sono servite per preparare la cena; ringrazio tutti coloro che hanno preparato la cena, e coloro che hanno servito... Grazie di cuore e felice 2014 ■ a tutti. Il refettorio dei saveriani di Macomer pieno come non mai per la cena solidale, organizzata da laici, volontari e giovani per aiutare p. Roberto Salvadori e la missione di Goma, in Congo RD La festa di san Francesco Saverio “Guai a me se non annunciassi il vangelo!” I l 3 dicembre scorso, come ogni anno, abbiamo celebrato la festa di san Francesco Saverio, nostro patrono. Quest’anno abbiamo avuto con noi molti sacerdoti diocesani, il diacono Antonello e il nostro vescovo mons. Mauro Morfino. Nell’omelia, il vescovo ha sottolineato il fatto che ogni cristiano, e noi in particolare, siamo chiamati a spenderci con sempre più entusiasmo per il vangelo: “Guai a me se non annunciassi il vangelo!”, esclamava l’apostolo Paolo. Chiaro che tutto deve essere fatto con l’allegria e l’entusiasmo tipici dei missionari, come Francesco Saverio. In questa ricorrenza i saveriani rinnovano la loro donazione a Dio, recitando insieme la formula che hanno recitato quando hanno preso la decisione di dedicarsi alla missione per tutta la p. SALVATORE MARONGIU, sx vita nella famiglia saveriana. È un’occasione per ricordarci ciò che noi siamo e riprendere con più entusiasmo e con energie rinnovate il cammino iniziato tanti anni fa. La festa si è conclusa con un ringraziamento a Dio per il dono di san Francesco Saverio e della famiglia saveriana al mondo e con un’agape fraterna nel nostro refettorio. Grazie a tutti i partecipanti. ■ I saveriani della Sardegna hanno rinnovato davanti a Dio e alla chiesa il loro impegno di servire la missione per sempre. 8 RITIRO D’ AVVENTO DELLE DELEGATE p. SALVATORE MARONGIU, sx Sabato 17 novembre, nella casa saveriana a Macomer, si è tenuto il ritiro di Avvento per le delegate missionarie della parte nord della Sardegna. Il ritiro è stato predicato da p. Alfio Coni, missionario saveriano in Bangladesh per tanti anni. Parlando dell’Avvento, p. Alfio ha sottolineato il fatto che Gesù è già venuto in mezzo a noi e che noi dobbiamo riconoscerlo in ogni persona che incontriamo e in ogni situazione che viviamo, permettendogli così di rinascere in mezzo a noi e di costruire insieme con lui il suo Regno: regno di giustizia, di amore e di pace. Questo è il modo di vivere il nostro impegno missionario qui e ora. Nonostante il numero ridotto di partecipanti, la giornata si è svolta in un autentico clima di famiglia e di condivisione, che è certamente il clima ideale per prepararci al Natale. La chiesa dei saveriani di Macomer era davvero gremita per la celebrazione di san Francesco Saverio, presieduta dal vescovo mons. Mauro Morfino. Amici e delegate durante il ritiro d’Avvento di sabato 17 novembre, guidato da p. Alfio Coni 2014 GENNAIO CREMONA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Due eventi molto attesi Philbert e Benjamin saveriani per sempre I l fondatore dei saveriani san Guido Conforti diceva: “Il Signore non poteva essere più buono con noi”. E il Signore continua a chiamare per collaborare alla sua opera di salvezza. Anche quest’anno lo ringraziamo per il dono ricevuto dalla nostra famiglia missionaria. Due giovani hanno detto “sì” per sempre alla chiamata del Signore. Tutta la casa mobilitata Sabato 7 dicembre alle 18.30, Philbert Ntahimpera e Benjamin Mugisho hanno espresso il loro “eccomi” definitivo nel santuario “Conforti” a Parma. Philbert viene dal Burundi ed è il primo saveriano burundese; Benjamin è congolese. Entrambi sono affascinati dall’annuncio del vangelo. La comunità degli studenti ha accompagnato i due fratelli con la preghiera ogni giorno.Due giorni prima, durante l’adorazione, tutte le comunità della casa madre si sono riunite in santuario per pregare per loro. Il coro, sempre più grande, si è preparato per due mesi. Tutti si sono mobilitati. Sabato mattina il santuario era ben addobbato. Fanno bella mostra alcune bandiere che rappresentano i quattro punti cardinali della terra e le cinque candele simbolo dei cinque continenti. Si vedono i giovani, i parenti e gli amici venuti per partecipare alle celebrazioni. I giovani della Sardegna sono accompagnati da p. Virginio. Ci sono anche tanti giovani di Salerno accompagnati da p. Francois e p. Simone; e tanti giovani di Ancona accompagnati da p. Serge e p. Enzo. Immerso tra loro, il giovane studente saveriano EMMANUEL A. MWASSA, sx Pietro. Tutto è pronto. Famigliari e amici italiani, congolesi, burundesi, camerunesi, ivoriani… si affrettano per essere puntuali a questo evento. Silenzio, preghiera e grazia Alle 18 si respira profumo di festa: il santuario brilla, il coro fa l’ultima prova. Alle 18 e 15 il santuario è pieno. Vedo sorrisi e abbracci. È un momento di grande commozione. A fare il cerimoniere c’è p. Ferro, mentre p. Rosario presiede l’Eucaristia. I parenti di Benjamin e Philbert sono seduti. Li vedo commossi. All’inizio della celebrazione c’è un invito al raccoglimento. Si prega per i nostri fratelli. Ed ecco la processione che si avvicina all’altare, mentre il celebrante invita l’assemblea a immergersi nel mistero che stiamo celebran- Il vero amore vince tutto Anche l’Italia è un paese di missione A 8 metà del secolo scorso, quando io ero entrato nel seminario di Cremona con la buona intenzione di diventare missionario, sentivo parlare della Francia come “paese di missione”. E non solo perché arrivava tanta gente dalle sue colonie africane per trovare lavoro e pane da dare ai propri figli, ma anche, anzi soprattutto, perché tanti francesi si erano allontanati dalla fede, specialmente i lavoratori e gli operai. Così, nacquero i “preti operai”, che entravano nelle fabbriche a lavorare con i lavoratori, nella speranza di riportarli a Dio e di riavvicinarli alla chiesa. re con la crescita delle industrie e l’abbandono graduale delle campagne per correre nelle città più industrializzate, i contadini sono diventati operai. Tanti paesi si sono spopolati e tante chiese si sono svuotate. Sono rimasti gli anziani e sono cresciuti gli extracomunitari, soprattutto gli indiani, per fare i “lavori umili” nelle stalle e nei campi, occupando tante cascine abbandonate e fatiscenti. Sorge spontaneo il pensiero che “non tutto il male viene per nuocere”, e che il nostro male può rivelarsi un bene per altre persone venute dal mondo povero. Non tutto il male… Le mie origini sono in campagna, dove la gente semplice dei campi, anche i più poveri, non avevano perso la fede e riempivano la chiesa perfino nei gelidi mattini invernali. Dopo il miracolo economico del tempo di pace, in particola- Siamo tutti responsabili! Più recentemente, si sono succeduti anni di gravi crisi sociali e spirituali. La colpa non è degli stranieri che fuggono dai loro paesi e città, per evitare guerre e carestie, cercando rifugio nei paesi dell’Europa. Quante persone, migliaia e migliaia, sono salite Un aratro come altare p. SANDRO PARMIGGIANI, sx su vecchie navi e sono annegate nel mare Mediterraneo a poche decine di metri dalle nostre spiagge. Avevano speso tutti i loro risparmi per pagarsi il viaggio verso la salvezza, ma hanno trovato solo la morte. Avrebbero potuto salvarsi, se avessero trovato soccorso e non essere condannati come clandestini. Anche noi ne siamo responsabili, in qualche modo. Con il nostro silenzio, la nostra indifferenza, il nostro disinteresse. Certamente pesa su di noi una colpa grave: quella di sentirci buoni per i nostri sentimenti di compassione e di pietà, mentre non facciamo quasi nulla per soccorrere i poveri e salvare i disperati. Possiamo dare e fare di più Tanta gente si dice credente, a parole, ma si contraddice con le opere: non prega, non va più in chiesa, cerca di giustificarsi, non fa nulla per gli altri. Non basta dire di essere buoni e di non fare del male a nessuno. Bisogna invece chiedersi quanto bene possiamo fare realmente, e non solo alla nostra famiglia, ai nostri parenti e amici, ma anche agli estranei; non solo ai vicini ma anche ai lontani; non solo a quelli che ci stimano e ci amano, ma anche a quelli che ci sono ostili e nemici. “Amor vincit omnia”, che vuol dire: “L’amore vince tutto, sempre”. Questo è il mio solo augu■ rio: Felice anno a tutti! Benjamin Mugisho e Philbert Ntahimpera il 7 dicembre hanno detto il loro “sì” definitivo alla missione e alla famiglia saveriana do. È un momento di grazia. “Grazie per il tuo sì” Dopo l’omelia, i due giovani saveriani sono chiamati e presentati all’assemblea. L’omelia è centrata sui voti religiosi, sulla fedeltà, sulla comunione con Cristo, sull’amore e sul ringraziamento a Dio, ai genitori, ai confratelli che hanno curato la formazione di Benjamin e Philbert per andare ovunque. La congregazione intera manifesta affetto e commozione. Conclusa l’omelia, arriva il momento della professione dei voti. Prima s’invocano i santi: dalla Vergine Maria a san Francesco Saverio e san Guido Conforti, tutti hanno interceduto per i nostri due fratelli. Subito dopo Philbert e Benjamin esprimono il loro “sì”. Il coro intona il can- to latino “Jubilate Deo omnes gentes”, mentre i due ricevono gli abbracci di tutti i confratelli, come per dire: “Ti voglio bene, grazie per il tuo sì!”. Brindisi, sorrisi e balli Dopo la Messa arriva la festa. Nel refettorio si brinda, si mangia, si chiacchiera e si sorride. Tutto è bello. Gli studenti iniziano con l’animazione multi culturale. Apre un canto indonesiano, seguito dal famoso jambo. Tutti ballano. I giovani di Salerno si muovono, cantano, ballano. Quelli della Sardegna cantano in sardo. I ragazzi di Parma, soprattutto quelli delle parrocchie Cristo Risorto e San Marco, anche loro scendono in campo. A un certo punto, padre Ernesto coinvolge tutti in una co■ reografia bellissima. MARIA È MODELLO DI SERVIZIO EMMANUEL A. MWASSA, sx Domenica 8 dicembre, nella parrocchia San Marco tutto è pronto. Sopra l’altare ci sono le bandiere di Congo e Burundi. Il vescovo Enrico Solmi, successore del Conforti, presiede l’Eucaristia. È la solennità dell’Immacolata Concezione. I saveriani sono pronti, così i giovani di Ancona, di Salerno e della Sardegna: sorridono, cantano e ballano. Mons. Solmi esorta Philbert e Benjamin a seguire l’esempio di Maria, modello del discepolo. Lei ha saputo ascoltare Gesù, l’ha seguito fino ai piedi della croce. Il vescovo insiste sul servizio, perché il diaconato è servizio, è ascoltare la Parola di Dio, è imitare Gesù che ha servito. Maria è l’esempio più eloquente. Dopo l’omelia e la litania dei santi, i due confratelli sono ordinati diaconi con l’imposizione delle mani del successore di san Guido Conforti. Dio si fida sempre dell’uomo, Dio continua a chiamare. Dopo la Messa, la parrocchia offre un aperitivo prima del pranzo in casa madre dei saveriani. Gli studenti e gli ospiti congolesi cantano “Nakushukuruee Bwana - Ti ringrazio, mio Signore”; i burundesi presentano un ballo; altri intrattengono gli ospiti con battute umoristiche. Ancora un po’ di musica e, pian piano, la festa si conclude. Sono stati due giorni intensi, pieni di grazia e di gioia: abbiamo visto due nostri fratelli dire “sì” al Signore, per annunciare il suo vangelo tra i popoli del mondo. A tutti i giovani possiamo dire: “Dio continua a parlarci, a chiamarci. Dio ha bisogno di noi, della nostra risposta libera. Dobbiamo ascoltare la voce di Dio che è dentro di noi e negli avvenimenti che viviamo”. Fidiamoci del Signore, come hanno fatto Benjamin e Philbert!”. Philbert e Benjamin hanno ricevuto l’ordinazione diaconale domenica 8 dicembre 2013 2014 GENNAIO DESIO 20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 I catecumeni da papa Francesco In processione sotto la pioggia battente S abato 23 novembre ho partecipato alla processione speciale nella basilica di San Pietro, a conclusione dell’anno della fede. Ho avuto la bella sorpresa di trovarmi a un metro da papa Francesco, che concludeva la processione. Volevo stringergli la mano, ma mi sono trattenuto: ammiravo la pace che emanava dal suo volto. La carica dei cinquecento Papa Francesco ha desiderato incontrare un gruppo di catecumeni (chi desidera il battesimo) e neofiti (chi ha appena ricevuto il battesimo). Anch’io da Milano ho accompagnato a Roma quat- tro catecumeni e quattro neofiti giapponesi con i loro famigliari e amici. Dalle 13.30 eravamo in piazza San Pietro, dove migliaia di pellegrini erano già in attesa di entrare nella basilica. Ai catecumeni e neofiti con le loro guide era riservata un’area speciale. Una pioggia gelida ha cominciato a sferzare i nostri volti, senza intermittenza. Eppure quella marea di pellegrini rimaneva immobile e chi aveva l’ombrello lo condivideva con chi non l’aveva. Quando le guardie hanno dato l’avvio, la basilica si è riempita di pellegrini. I catecumeni erano circa cinquecento e solo al- p. LUCIANO MAZZOCCHI, sx cuni, in rappresentanza di tutti, hanno ricevuto dal papa il rito di ammissione al catecumenato. Fra questi Yuko e Yoko, due dei quattro catecumeni giapponesi da me accompagnati. “Siete stati cercati da Dio” Yuko era lì con il suo pancione, in attesa del primo figlio; Yoko invece si è presentata davanti al papa con la sua bambina di un anno in braccio e la prima figlia per mano. Yoko, trentaduenne, è madre di quattro stupende bambine. È figlia di un bonzo della scuola buddhista della “Terra pura”. Ora vuole integrare nella sua vita l’eredità buddhista con il vangelo. “Papa Francesco, io sono buddhista e credo in Cristo”, ha detto mamma Yoko. Ho visto il papa sorridere, tracciare il segno della croce sulla sua fronte, come prima aveva fatto su quella di La catecumena giapponese Yoko con le sue bambine incontra papa Francesco a San Pietro Yuko, e posare le mani sul capo delLa chiesa senza corazza le bambine. Quindi ha congiunto Leggendo l’esortazione di le mani e ha fatto un profondo papa Francesco “Evangelii gauinchino. dium” si ha l’impressione che Papa Francesco si è rivolto a stia per nascere una nuova chietutti i presenti dicendo: “Non sa cattolica. È una chiesa senza dimenticate che prima di essere corazza, che forse deluderà tanvoi a cercare, siete stati cercati; eppure questa nuova chiesa, ti. Anche quando avete cessato che papa Francesco profetizza, è di cercare, voi eravate cercati. preziosa perché celebra la libertà Per questo siete qui. Abbiate e promuove la comunione. fiducia”. Infine i catecumeni, La vita è vera e bella senza couno a uno, sono saliti davanti razza: e per testimoniare questo all’altare maggiore e hanno rioccorre una chiesa non corazzacevuto il vangelo dalle mani del ta; una chiesa umile, che obbepapa. Le nostre catecumene in disce con fede al vangelo di Crikimono erano molto commosse ■ sto. Ed è gioiosa! e ammirate. Curiosità Padre Luciano Mazzocchi (al centro) a San Pietro con i catecumeni giapponesi di Milano, dopo l’incontro con papa Francesco Un tetto per i poveri La missione fra gli emarginati a Desio documenti dell’ultimo N eicapitolo dei saveriani in Ita- 8 Un’opera molto utile In sintonia con queste indicazioni, da alcune settimane nella comunità saveriana di Desio è stato riaperto il centro di accoglienza notturno temporaneo (CANT). Riaperto, perché è un’iniziativa che si realizza già da qualche anno in collaborazione con i servizi sociali dei comuni di Desio e Seregno. È un’opera molto utile per tante persone che sem- foto dal “Messaggero Cappuccino” lia leggiamo: “Non si tratta di fare noi quello che deve fare la Caritas e le amministrazioni civiche, ma di avere il coraggio di aprire il cuore e la casa alla vera solidarietà. Con un po’ di audacia, possiamo essere profetici accettando di vivere esperienze di accoglienza e di ospitalità ai rifugiati, agli immigrati, ai senza fissa dimora. Tutto questo in forma temporanea”. pre più spesso finiscono per trovarsi in difficoltà economiche o sociali. Alcuni ospiti sono tornati, altri sono nuovi, a testimoniare che queste “emergenze” sono sempre presenti. La struttura rimane attiva per tutto il periodo invernale, fino ad aprile. Agli ospiti ovviamente si dà un letto per la notte e la sera un pasto caldo. Durante il Ci ha telefonato la mamma della bimba che è stata ritratta nella fotografia con p. Andrea Galvan, pubblicata nel numero di novembre 2013. Si tratta della nipote di p. Andrea e la bimba, sua figlia, è ora mamma di due bambini... Auguri! LE NOSTRE PORTE SONO APERTE p. CARMELO BOESSO, sx p. DOMENICO MENEGUZZI sx giorno, invece, escono per fare qualche lavoro o per cercarlo, perché questa è una soluzione provvisoria. È iniziato un nuovo anno, e auguriamo a tutti che sia ricco di benedizioni divine. I cinquantenni ricorderanno senz’altro come era facile incrociare lungo le strade di Desio o nelle parrocchie della Brianza qualche saveriano con barba e fascia nera, a piedi o in bicicletta. Erano gli anni in cui “Villa Tittoni” era abitata dagli studenti del liceo e dai saveriani insegnanti. Nel 1976 la comunità dei missionari si è trasferita nell’attuale sede in via don Milani 2. Il primo motivo della nostra presenza a Desio è sempre stato quello di preparare i giovani alla vita saveriana, per poi partire verso “le nazioni del mondo”, lasciando l’Italia. Oggi stiamo attraversando momenti difficili nel campo delle vocazioni missionarie. Questo ha fatto sì che la casa di Desio diventasse ancor più un centro di animazione missionaria a largo raggio, naturalmente tenendo in conto le forze di cui disponiamo. Così molte persone - giovani e adulti - vengono in casa per partecipare ai vari incontri o per conoscere meglio la realtà del mondo missionario. In questo modo, noi missionari, che non possiamo più lavorare direttamente nelle missioni, per malattia o per limiti di età, siamo felici di incontrare gente con cui cerchiamo di collaborare il più possibile. Nel corso del 2014 presenteremo su questa pagina le varie iniziative che si realizzano nella nostra casa o che ad essa fanno riferimento. Sostegno umano e civico Gli ospiti quindi sono aiutati a reagire alla loro situazione e a trovare nuove risorse. In questo cammino sono sostenuti, anche da un punto di vista umano e psicologico, da alcuni collaboratori volontari. Con cadenza periodica settimanale si fa presente anche la Croce Rossa, qualora qualche ospite avesse bisogno di cure mediche particolari. L’esperienza ha sempre dato risultati positivi per il raggiungimento delle finalità che ci siamo prefissi nella realizzazione di questo progetto. È soddisfacente anche per quanto riguarda i modi della gestione. È bella soprattutto la sinergia tra i servizi sociali, i laici volontari e i missio■ nari saveriani. Padre Natalio Fornasier è stato per otto anni superiore nella comunità saveriana di Desio. Nei mesi scorsi è passato da noi per celebrare il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale; molti amici hanno partecipato alla celebrazione dell’Eucaristia; il missionario è poi ripartito per Curitiba, nel Brasile meridionale 2014 GENNAIO FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 Festa di san Francesco Saverio Sacerdoti e missionari impegnati nel dialogo L a festa del nostro patrono san Francesco Saverio, il 3 dicembre di quest’anno, ci ha visti radunati assieme a una quarantina tra sacerdoti della diocesi e diaconi permanenti, con la presenza del vescovo emerito mons. Pietro Brollo, che ha presieduto la celebrazione dell’Eucarestia. Una bella provocazione… Prima dell’Eucarestia abbiamo partecipato a un incontro sul tema, “Il dialogo è finito?”: una domanda, quasi una provocazione. Abbiamo così affrontato la realtà ormai evidente della presenza sul territorio di molti immigrati provenienti dall’est Europa, dal Medio Oriente, dal nord Africa e dall’Africa subsahariana. Una presenza così numerosa che qualcuno ha voluto definire il Friuli la “Lampedusa del nord”. Sul tema ci ha parlato il prof. Brunetto Salvarani, insegnante nella facoltà teologica dell’Emilia-Romagna, direttore del centro saveriano per l’educazione alla mondialità ed esperto di dia- logo tra popoli di diverse culture e religioni. Il prof. Salvarani ha concluso il suo intervento presentandoci alcuni modi concreti di dialogare, che lui ha definito il “decalogo del dialogo”. La concelebrazione Eucaristica ci ha radunati in preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio nella nostra cappella. All’offertorio, noi sei missionari saveriani presenti abbiamo rinnovato i voti religiosi. Lo scambio di esperienze È seguito il pranzo in fami- p. ANTONIO GUIOTTO, sx glia, che ha offerto l’opportunità di ritrovarci assieme in fraterna conversazione con tanti sacerdoti della diocesi, con cui spesso collaboriamo nel ministero, con gli incontri di preparazione alla prima Comunione e alla Cresima e in occasione delle celebrazioni comunitarie del sacramento della riconciliazione. Tutto sommato, questa nostra festa patronale è stata una preziosa opportunità per tutti noi sacerdoti e missionari, per aiutarci a rispondere alle nuove sfide che si presentano oggi alla chiesa Il decalogo del dialogo 1. Il dialogo si fa tra persone. 2. Il dialogo si fa a partire dalle cose concrete. 3. Il dialogo si fa a partire dalle nostre identità. 4. Il dialogo si fa a partire dalle cose che abbiamo in comune. 5. Il dialogo si fa senza nascondere le cose che ci rendono diversi. 6. Il dialogo si fa in primo luogo a partire da qualcuno che racconta. 7. Il dialogo, però, è fatto anche da qualcuno che ascolta. 8. Il dialogo non è fatto solo di parole… 9. Il dialogo è un fenomeno globale - locale. 10. Il dialogo è qualcosa che mentre lo facciamo ci arricchisce a vicenda e ci lascia migliori di come eravamo. L’ospitalità verso gli immigrati Un impegno di testimonianza evangelica P apa Francesco ha chiesto ai religiosi di aprire le porte dei conventi e dare ospitalità a tanti immigrati che bussano alle porte della nostra Italia, in fuga da guerre, violenze e situazioni difficili dei loro paesi di origine e in cerca di accoglienza, tranquillità e lavoro. Noi saveriani di Udine, su richiesta della Caritas diocesana, abbiamo accolto in casa dodici giovani, in risposta a un’emergenza del territorio vicino al confine, per insufficienza di luoghi d’accoglienza nella città di Udine. 8 venivano dal Pakistan e uno dall’Afghanistan. Si trovano in Italia da mesi e qualcuno da anni, in attesa del permesso di soggiorno. Dormivano alla bell’e meglio in luoghi dove, con l’avanzare dell’inverno, non potevano ripararsi dalle temperature dell’inverno. Li abbiamo ospitati in casa per oltre un mese, in attesa di un luogo di accoglienza più idoneo, richiesto dalla Caritas alle autorità competenti. Qui hanno trovato ospitalità durante la notte in alcune camerette riscaldate e provviste di letti e bagni. Qui hanno avuto anche a disposizione una stanza, per consumare la colazione e la cena, ed erano attrezzati di mez- p. ANTONIO GUIOTTO, sx zi per riscaldare i pasti forniti dalla Caritas. Ovunque Dio ci chiama… La presenza dei missionari in mezzo a loro, la cordialità dell’accoglienza, la possibilità di comunicare con loro in italiano o in lingua inglese, che alcuni conoscono, sono mezzi per una testimonianza di valori evangelici vissuti come primo annuncio dell’amore di Cristo, in conformità a quella vocazione missionaria propria del carisma saveriano. Per noi missionari saveriani in patria questa è una bella opportunità per continuare il nostro Con i pakistani e un afghano impegno di testimonianza evanUndici di questi giovani progelica a popoli diversi, che vengono a noi e apprezzano la nostra accoglienza. Siamo felici di poter mettere all’opera la passione del primo annuncio dell’amore del Padre per tutti gli uomini, anche durante la nostra permanenza in Italia, per sentirci missionari autentici, ovunque la volontà di Dio ci I saveriani della comunità di Udine hanno accolto un gruppo di dodici profughi in attesa del permesso di soggiorno e privi di alloggio ■ chiama. locale e per scambiarci le tante esperienze positive - e a volte sofferte - del nostro impegno pastorale in un mondo e in una chiesa in rapido cambiamento. Questo è in linea con il nuovo impegno dei missionari sa- veriani in patria, chiamati a una riflessione comunitaria sui nuovi orientamenti del nostro carisma Confortiano e nella ricerca di nuove piste per una missione attenta ai non-cristiani anche in ■ Italia. Il 3 dicembre i saveriani di Udine hanno celebrato il patrono san Francesco Saverio con una quarantina tra sacerdoti e diaconi permanenti della diocesi; con loro, il vescovo emerito mons. Pietro Brollo Venite all’adorazione missionaria I missionari saveriani di Udine, chiamati dal Signore a portare il vangelo in terre lontane, vogliono essere testimoni del vangelo e agenti di speranza anche nella loro terra di origine. Per alimentare lo spirito missionario nelle nostre comunità cristiane e tenere viva in noi tutti “la passione di illuminare i popoli con la luce di Cristo, che risplende sul volto della chiesa”, abbiamo programmato un’ora di Adorazione eucaristica missionaria. L’adorazione, animata dai saveriani reduci dalle missioni, si tiene nella cappella dei saveriani in via Monte San Michele a Udine, ogni ultimo giovedì del mese dalle 15,30 alle 16,30, con la possibilità di accostarsi alla confessione per chi lo desidera. Le date previste sono giovedì 30 gennaio, 27 febbraio, 27 marzo e 29 maggio. Chi non può partecipare fisicamente, è invitato a partecipare spiritualmente, in chiesa o in casa. Informateci della vostra “adesione”, telefonando o inviando nome e indirizzo. Vi ricordiamo che la prossima adorazione Eucaristica missionaria sarà giovedì 30 gennaio 2014, dalle 15.30 alle 16.30. VISITA AI FAMIGLIARI DEI SAVERIANI p. LORENZO MATTIUSSI, sx Sfogliando le lettere che san Guido Conforti, nostro fondatore, inviava ai suoi missionari, scopriamo con gradita sorpresa come fossero grandi e costanti in lui l’ammirazione e la tenerezza per i genitori anziani o malati dei suoi missionari. Si interessava di persona, andava a visitarli, se appena disponeva di tempo e mezzi, per comunicare loro notizie o comunque per invitare sempre alla fiducia in Dio. Egli li considerava i migliori benefattori del suo istituto missionario, tanto che volle proprio inserire nelle “regole” per i suoi missionari un articolo in cui ricordava loro il dovere dell’affetto, della riconoscenza e della preghiera verso i propri genitori. Con questo spirito saveriano di famiglia e con senso di doverosa gratitudine, anch’io entro nelle famiglie dei nostri cari confratelli, soprattutto se sono in missione, per una breve visita, un saluto, una notizia. Appena ci vediamo, s’instaura subito un clima di gioiosa accoglienza e di spontanea giovialità, che sprizza dagli occhi. Un buon caffè o un tè caldo allietano veramente l’incontro, che ravviva il ricordo e l’affetto del missionario lontano. I missionari sono figli che più degli altri abitano il cuore dei genitori, che comprendono il mistero d’amore che li avvolge e che li rende in Cristo operatori di giustizia e fraternità, che rendono gli esseri umani più cordiali, più vicini e più solidali tra loro. Le mamme e i papà sono felici e riconoscenti per queste visite, perché per loro è come se il proprio figlio arrivasse nella loro casa, per un attimo, a trovarli. 2014 GENNAIO MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 Qualora il telefono sopra indicato non funzionasse, si prega di usare il n. 0785 746044. Una cena davvero solidale Per aiutare p. Roberto, missionario a Goma Anna, 39 anni, lavora a Macomer con altre quattro amiche nella cooperativa che si occupa di servizi per l’infanzia, gestisce un asilo nido, diverse ludoteche nei comuni intorno a Macomer e si prende cura del servizio educativo territoriale dei dieci comuni del margine. Conosce i saveriani dal 1997 e da cinque anni fa parte del laicato saveriano. ANNA CHERCHI quest’anno, dopo A nche tanti dubbi e incertezze, siamo riusciti a proporre la cena solidale, il 30 novembre scorso. L’abbiamo organizzata con i laici saveriani, i volontari, i giovani e i giovanissimi. L’obiettivo era raccogliere fondi per p. Roberto Salvadori, attualmente missionario a Goma, nella repubblica democratica del Congo. Con la solidarietà di tanti Quest’anno, a differenza dell’anno scorso, nella preparazione della cena ci siamo mossi in modo diverso. Abbiamo cercato di spendere il meno possibile. Infatti, abbiamo chiesto alle aziende che macellano carne se potevano darci la carne per la cena; a chi vende frutta e verdura se potevano offrirci qualcosa, mentre i panifici di Macomer ci hanno dato il pane. Non comprando tutte queste cose, alla fine ci sono rimasti soldi in più da mandare alla missione di p. Roberto. Quando abbiamo iniziato a ricevere le adesioni pensavamo di fermarci a 120; invece siamo arrivati a 210 e a diverse persone abbiamo dovuto dire di no. Lassù c’è Qualcuno che non ci lascia mai soli e ci ha aiutato a fare tutto nel migliore dei modi. Una grande partecipazione L’abbiamo chiamata “cena solidale”, non per essere solidali solo con p. Roberto, ma soprattutto per sentirci vicini a tutte le persone che collaborano con il missionario, che vivono nella sua missione e di cui egli conosce le storie e le necessità. È stato bello vedere insieme, in una cena, persone diverse che hanno lo stesso scopo: dare un piccolo aiuto a persone che non conoscono. Fa bene al cuore vedere che quando si chiede un aiuto, in tanti si muovono perché questo possa essere dato. Quest’anno siamo più contenti rispetto all’anno scorso, perché siamo riusciti a coinvolgere più persone. Approfitto per ringraziare tutti coloro che sono venuti alla cena; tutti coloro che ci hanno donato le materie prime, che sono servite per preparare la cena; ringrazio tutti coloro che hanno preparato la cena, e coloro che hanno servito... Grazie di cuore e felice 2014 ■ a tutti. Il refettorio dei saveriani di Macomer pieno come non mai per la cena solidale, organizzata da laici, volontari e giovani per aiutare p. Roberto Salvadori e la missione di Goma, in Congo RD La festa di san Francesco Saverio “Guai a me se non annunciassi il vangelo!” I l 3 dicembre scorso, come ogni anno, abbiamo celebrato la festa di san Francesco Saverio, nostro patrono. Quest’anno abbiamo avuto con noi molti sacerdoti diocesani, il diacono Antonello e il nostro vescovo mons. Mauro Morfino. Nell’omelia, il vescovo ha sottolineato il fatto che ogni cristiano, e noi in particolare, siamo chiamati a spenderci con sempre più entusiasmo per il vangelo: “Guai a me se non annunciassi il vangelo!”, esclamava l’apostolo Paolo. Chiaro che tutto deve essere fatto con l’allegria e l’entusiasmo tipici dei missionari, come Francesco Saverio. In questa ricorrenza i saveriani rinnovano la loro donazione a Dio, recitando insieme la formula che hanno recitato quando hanno preso la decisione di dedicarsi alla missione per tutta la p. SALVATORE MARONGIU, sx vita nella famiglia saveriana. È un’occasione per ricordarci ciò che noi siamo e riprendere con più entusiasmo e con energie rinnovate il cammino iniziato tanti anni fa. La festa si è conclusa con un ringraziamento a Dio per il dono di san Francesco Saverio e della famiglia saveriana al mondo e con un’agape fraterna nel nostro refettorio. Grazie a tutti i partecipanti. ■ I saveriani della Sardegna hanno rinnovato davanti a Dio e alla chiesa il loro impegno di servire la missione per sempre. 8 RITIRO D’ AVVENTO DELLE DELEGATE p. SALVATORE MARONGIU, sx Sabato 17 novembre, nella casa saveriana a Macomer, si è tenuto il ritiro di Avvento per le delegate missionarie della parte nord della Sardegna. Il ritiro è stato predicato da p. Alfio Coni, missionario saveriano in Bangladesh per tanti anni. Parlando dell’Avvento, p. Alfio ha sottolineato il fatto che Gesù è già venuto in mezzo a noi e che noi dobbiamo riconoscerlo in ogni persona che incontriamo e in ogni situazione che viviamo, permettendogli così di rinascere in mezzo a noi e di costruire insieme con lui il suo Regno: regno di giustizia, di amore e di pace. Questo è il modo di vivere il nostro impegno missionario qui e ora. Nonostante il numero ridotto di partecipanti, la giornata si è svolta in un autentico clima di famiglia e di condivisione, che è certamente il clima ideale per prepararci al Natale. La chiesa dei saveriani di Macomer era davvero gremita per la celebrazione di san Francesco Saverio, presieduta dal vescovo mons. Mauro Morfino. Amici e delegate durante il ritiro d’Avvento di sabato 17 novembre, guidato da p. Alfio Coni 2014 GENNAIO MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 DIARIO DELLA COMUNITÀ Una bella giornata con i sacerdoti Impegnati per la missione qui e nel mondo I l 5 dicembre abbiamo invitato i sacerdoti delle Marche per festeggiare il nostro patrono san Francesco Saverio (due giorni dopo la festa liturgica, che cade il 3 dicembre). Ci siamo rivolti a coloro che più si danno da fare per le missioni. La novità quest’anno è che abbiamo esteso l’invito, oltre che ai preti di Ancona, anche a quelli di altre diocesi, come Iesi, Macerata, Fermo, Camerino... Sono venuti una sessantina di amici e confratelli nel sacerdozio. Abbiamo concelebrato la bella Messa missionaria. Poi, tutti a pranzo, abbondante e semplice. Bisogna tendere al massimo La Messa è cominciata con un saluto di p. Giancarlo Lazzarini, responsabile della comunità saveriana di Ancona. Il vescovo mons. Edoardo Menichelli ha presieduto l’Eucarestia con tono alto e chiaro. Nell’omelia ha letto alcuni paragrafi della “Evangelii gaudium La gioia del vangelo”, la prima esortazione apostolica di papa Francesco. Il papa parla della stanchezza degli operatori pastorali, della necessità di pregare di più e di non adagiarsi nelle comodità e nella ripetizione meccanica di “quello che si è sempre fatto”. “Bisogna tendere al massimo, non al minimo”. Parole molto forti, che il vescovo e noi abbiamo accolto con attenzione. p. ALBERTO PANICHELLA, sx Il buon pranzo fraterno Il pranzo è stato festivo, allegro, fraterno, con battute e chiacchierate, tra primo, secondo con contorno, torta e frutta, e… un buon caffè. Noi di casa abbiamo servito, con la gioia della semplicità e gratitudine. Al termine, l’Agenda biblica e missionaria del 2014 è stato il nostro regalo ai fratelli sacerdoti. Abbiamo ringraziato tutti per la presenza e per le opportunità missionarie che i sacerdoti amici ci offrono. Abbiamo vissuto una giornata di fraternità sacerdotale sullo stile del papa, cioè senza ricercatezze, senza titoli o paludamenti: tutti uguali e in comunione tra ■ noi e con Dio! Sorrisi e fraternità alla giornata sacerdotale missionaria, il 5 dicembre, per celebrare San Francesco Saverio. Un messaggio missionario che sta bene anche sulla torta. SPAZIO GIOVANI I giovani di “mission possible” Incontri mensili per prepararsi all’estate parlo degli incontri di un V igruppo di giovani - tra i 24 e 40 anni -, che desiderano passare una ventina di giorni nelle missioni saveriane il prossimo mese d’agosto. Abbiamo cominciato a maggio e siamo già al 4° incontro. I giovani partecipanti sono una ventina, sempre però con qualche assenza. Siamo contenti: noi e loro! Ci si accoglie, si prega, ci si racconta come va, si esprimono le aspettative, si parla della missione, si celebra l’Eucaristia missionaria... Santi, patriarchi e profeti Dal secondo incontro (a settembre), in cui abbiamo parlato di san Guido Conforti e di san Francesco Saverio, anche in seguito alle testimonianze missionarie, i giovani si sono talmente entusiasmati che hanno deciso di incontrarsi una volta al mese per prepararsi alla missione, ma anche per essere missionari già da ora. Ci guida il Signore! Il 30 novembre abbiamo annunciato che le missioni saveriane che visiteremo nel 2014 sono il Camerun e il Messico. Alcuni preferiscono la prima meta, altri la seconda. Intanto abbiamo iniziato il percorso biblico sui patriarchi e i profeti, a partire da Abramo. Ci sono anche i momenti di preghiera personale. Simpatia ed entusiasmo Si sente la simpatia per i saveriani e si respira aria giovanile: sono veramente entusiasti! Una P. Alberto Panichella ha fatto gli onori di casa con i sacerdoti delle diocesi marchigiane, alla festa per S. Francesco Saverio. p. A. PANICHELLA, sx cosa importante è il pranzo con la comunità, durante il quale i giovani provano ammirazione verso i missionari di tutte le età, che hanno lasciato la loro terra per andare a servire i poveri del mondo e annunciare loro Gesù Cristo, più con l’esempio che con le parole. L’ultimo è stato un incontro “speciale”. Era in programma dal 27 al 30 dicembre: tre giorni di spiritualità missionaria per giovani dai 20 ai 30 anni, nella casa saveriana di Ancona. A organizzare e animare gli incontri erano, oltre al sottoscritto, p. Enzo, p. Serge, Pietro, e la saveriana Gemma. Nutriamo tante speranze, anzi certezze! Accompagnateci anche voi con una preghiera! Grazie. ■ C’erano anche i giovani di Ancona all’ordinazione diaconale dei saveriani Philbert e Benjamin, a Parma, domenica 8 dicembre 2013 UN MODO PER FARE MISSIONE Messa con la comunità brasiliana nelle Marche ALESSANDRO ANDREOLI La prima domenica di ogni mese c’è un appuntamento speciale: la Messa con i brasiliani. È l’idea che da alcuni mesi sta prendendo forma presso la comunità saveriana di Ancona, grazie soprattutto alla caparbietà di p. Alberto Panichella: “un trattore”, come lo definisco io. Padre Alberto, infatti, ha iniziato a lanciare la proposta in giro per le parrocchie di Ancona e Macerata, dove celebra le giornate missionarie. Così, pian piano, si è costituito un piccolo gruppo di fedelissimi che da alcuni mesi si incontra regolarmente la prima domenica di ogni mese per celebrare l’Eucarestia insieme e continuare la fraternità con la cena e l’immancabile voglia di far festa, tipica del popolo brasiliano. Anche Alessandra e io ci siamo lasciati contagiare raccogliendo l’invito di p. Alberto e, quando possiamo, lo aiutiamo nell’organizzazione. Per noi è un piacere (anche se a volte un po’ faticoso, insieme a tanti altri impegni), perché comunque ci fa respirare di nuovo un pizzico d’aria brasiliana. Tutto e sempre, infatti, è in lingua portoghese: i canti, i simboli e i segni, la condivisione… E le Messe non durano mai meno di un’ora. L’aspetto interessante è che molte delle persone che partecipano normalmente non frequentano le proprie parrocchie. Anche questo, in fondo, è un piccolo modo per fare missione qui. Quest’anno speriamo di dare continuità alla proposta e di cercare di coinvolgere anche altre persone. Per tutti i brasiliani che abitano nei pressi di Ancona, l’appuntamento quindi è per la prima domenica di ogni mese, alle 18, orario… brasiliano! 8 La prima domenica del mese alle 18, presso i saveriani di Ancona, p. Alberto Panichella celebra la Messa in stile brasiliano, aperta a tutti 2014 GENNAIO PARMA 43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Due eventi molto attesi Philbert e Benjamin saveriani per sempre I l fondatore dei saveriani san Guido Conforti diceva: “Il Signore non poteva essere più buono con noi”. E il Signore continua a chiamare per collaborare alla sua opera di salvezza. Anche quest’anno lo ringraziamo per il dono ricevuto dalla nostra famiglia missionaria. Due giovani hanno detto “sì” per sempre alla chiamata del Signore. Tutta la casa mobilitata Sabato 7 dicembre alle 18.30, Philbert Ntahimpera e Benjamin Mugisho hanno espresso il loro “eccomi” definitivo nel santuario “Conforti” a Parma. Philbert viene dal Burundi ed è il primo saveriano burundese; Benjamin è congolese. Entrambi sono affascinati dall’annuncio del vangelo. La comunità degli studenti ha accompagnato i due fratelli con la preghiera ogni giorno.Due giorni prima, durante l’adorazione, tutte le comunità della casa madre si sono riunite in santuario per pregare per loro. Il coro, sempre più grande, si è preparato per due mesi. Tutti si sono mobilitati. Sabato mattina il santuario era ben addobbato. Fanno bella mostra alcune bandiere che rappresentano i quattro punti cardinali della terra e le cinque candele simbolo dei cinque continenti. Si vedono i giovani, i parenti e gli amici venuti per partecipare alle celebrazioni. I giovani della Sardegna sono accompagnati da p. Virginio. Ci sono anche tanti giovani di Salerno accompagnati da p. Francois e p. Simone; e tanti giovani di Ancona accompagnati da p. Serge e p. Enzo. Immerso tra loro, il giovane studente saveriano EMMANUEL A. MWASSA, sx Pietro. Tutto è pronto. Famigliari e amici italiani, congolesi, burundesi, camerunesi, ivoriani… si affrettano per essere puntuali a questo evento. Silenzio, preghiera e grazia Alle 18 si respira profumo di festa: il santuario brilla, il coro fa l’ultima prova. Alle 18 e 15 il santuario è pieno. Vedo sorrisi e abbracci. È un momento di grande commozione. A fare il cerimoniere c’è p. Ferro, mentre p. Rosario presiede l’Eucaristia. I parenti di Benjamin e Philbert sono seduti. Li vedo commossi. All’inizio della celebrazione c’è un invito al raccoglimento. Si prega per i nostri fratelli. Ed ecco la processione che si avvicina all’altare, mentre il celebrante invita l’assemblea a immergersi nel mistero che stiamo celebran- Maria è modello di servizio Il diaconato nella chiesa di San Marco 8 dicembre, nelD omenica la parrocchia San Marco tutto è pronto. Sopra l’altare ci sono le bandiere di Congo e Burundi. Il vescovo Enrico Solmi, successore del Conforti, presiede l’Eucaristia. È la solennità dell’Immacolata Concezione. I saveriani sono pronti, così i giovani di Ancona, di Salerno e della Sardegna: sorridono, cantano e ballano. Dio si fida sempre dell’uomo Mons. Solmi esorta Philbert e Benjamin a seguire l’esempio di Maria, modello del discepolo. Lei ha saputo ascoltare Gesù, l’ha seguito fino ai piedi della croce. Il vescovo insiste sul servizio, perché il diaconato è servizio, è ascoltare la Parola di Dio, è imitare Gesù che ha servito. Maria è l’esempio più eloquente. Dopo l’omelia e la litania dei santi, i due confratelli sono ordinati diaconi con l’im- 8 posizione delle mani del successore di san Guido Conforti. Dio si fida sempre dell’uomo, Dio continua a chiamare. Alla fine della celebrazione, il diacono Philbert ha rivolto il “grazie” a Dio, ai genitori assenti e a quelli che li hanno rappresentati, al vescovo, ai formatori e alla famiglia saveriana, ai giovani arrivati da Parma e da altre città d’Italia. Ha ringraziato tutti. In modo particolare, il coro riceve un invito in Congo e in Burundi all’ordinazione presbiterale, visto che impara facilmente le lingue straniere. Dio ha bisogno della risposta dei giovani Dopo la Messa, la parrocchia offre un aperitivo prima del pranzo in casa madre dei saveriani. Gli studenti e gli ospiti congolesi cantano “Nakushukuruee Bwana - Ti ringrazio, mio Signore”; i burundesi presentano EMMANUEL A. MWASSA, sx un ballo; altri intrattengono gli ospiti con battute umoristiche. Ancora un po’ di musica e, pian piano, la festa si conclude. Sono stati due giorni intensi, pieni di grazia e di gioia: abbiamo visto due nostri fratelli dire “sì” al Signore, per annunciare il suo vangelo tra i popoli del mondo. A tutti i giovani possiamo dire: “Dio continua a parlarci, a chiamarci. Dio ha bisogno di noi, della nostra risposta libera. Dobbiamo ascoltare la voce di Dio che è dentro di noi e negli avvenimenti che viviamo”. Fidiamoci del Signore, come hanno fatto Benjamin e Philbert!”. I vespri sono stati presieduti dal diacono Philbert. A nome di tutti, egli ha ringraziato il Signore per la grazia ricevuta e perché continua a rischiare, fidandosi degli uomini, che egli ama. ■ Philbert e Benjamin circondati da una marea di giovani nella parrocchia San Marco a Parma, dove hanno ricevuto l’ordinazione diaconale dal vescovo Solmi Benjamin Mugisho e Philbert Ntahimpera il 7 dicembre hanno detto il loro “sì” definitivo alla missione e alla famiglia saveriana do. È un momento di grazia. “Grazie per il tuo sì” Dopo l’omelia, i due giovani saveriani sono chiamati e presentati all’assemblea. L’omelia è centrata sui voti religiosi, sulla fedeltà, sulla comunione con Cristo, sull’amore e sul ringraziamento a Dio, ai genitori, ai confratelli che hanno curato la formazione di Benjamin e Philbert per andare ovunque. La congregazione intera manifesta affetto e commozione. Conclusa l’omelia, arriva il momento della professione dei voti. Prima s’invocano i santi: dalla Vergine Maria a san Francesco Saverio e san Guido Conforti, tutti hanno interceduto per i nostri due fratelli. Subito dopo Philbert e Benjamin esprimono il loro “sì”. Il coro intona il can- to latino “Jubilate Deo omnes gentes”, mentre i due ricevono gli abbracci di tutti i confratelli, come per dire: “Ti voglio bene, grazie per il tuo sì!”. Brindisi, sorrisi e balli Dopo la Messa arriva la festa. Nel refettorio si brinda, si mangia, si chiacchiera e si sorride. Tutto è bello. Gli studenti iniziano con l’animazione multi culturale. Apre un canto indonesiano, seguito dal famoso jambo. Tutti ballano. I giovani di Salerno si muovono, cantano, ballano. Quelli della Sardegna cantano in sardo. I ragazzi di Parma, soprattutto quelli delle parrocchie Cristo Risorto e San Marco, anche loro scendono in campo. A un certo punto, padre Ernesto coinvolge tutti in una co■ reografia bellissima. LA FESTA DI S. FRANCESCO SAVERIO BENJAMIN MUGISHO, sx Alla vigilia della festa del patrono san Francesco Saverio tutti i saveriani di Parma sono radunati in ritiro spirituale. Padre Emilio Iurman ha predicato rifacendosi alle lettere e all’esperienza del Saverio: traspare il fuoco di Cristo che ardeva nel suo cuore e che comunicava alle persone con la predicazione del vangelo. Lo stesso zelo ha avuto san Guido - e devono avere i saveriani - per portare avanti l’audace progetto: “Fare del mondo una sola famiglia”. Il 3 dicembre è il vescovo Enrico Solmi a presiedere la celebrazione, attorniato da saveriani e sacerdoti di Parma. È presente anche don Andrea Turazzi, che in questi giorni il papa ha nominato vescovo di San Marino. Don Andrea, fratello di padre Silvio, era venuto con un gruppo di parrocchiani da Ferrara, per ringraziare il Signore con noi. Nella sua omelia, mons. Solmi, ha offerto qualche consiglio al futuro vescovo e ha ringraziato i missionari saveriani per la loro presenza e per la loro testimonianza nella diocesi di Parma. Inoltre, ha pregato per Benjamin e Philbert, che egli stesso ordinerà diaconi. Sono numerosi i preti e i religiosi che hanno risposto all’invito. Dopo la celebrazione Eucaristica, animata dai canti del coro saveriano, è seguito il pranzo, durante il quale gli studenti hanno presentato alcuni canti per ringraziare il Signore del dono di san Francesco Saverio e di san Guido Conforti. 2014 GENNAIO PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 Due eventi molto attesi Philbert e Benjamin saveriani per sempre I l fondatore dei saveriani san Guido Conforti diceva: “Il Signore non poteva essere più buono con noi”. E il Signore continua a chiamare per collaborare alla sua opera di salvezza. Anche quest’anno lo ringraziamo per il dono ricevuto dalla nostra famiglia missionaria. Due giovani hanno detto “sì” per sempre alla chiamata del Signore. Tutta la casa mobilitata Sabato 7 dicembre alle 18.30, Philbert Ntahimpera e Benjamin Mugisho hanno espresso il loro “eccomi” definitivo nel santuario “Conforti” a Parma. Philbert viene dal Burundi ed è il primo saveriano burundese; Benjamin è congolese. Entrambi sono affascinati dall’annuncio del vangelo. La comunità degli studenti ha accompagnato i due fratelli con la preghiera ogni giorno.Due giorni prima, durante l’adorazione, tutte le comunità della casa madre si sono riunite in santuario per pregare per loro. Il coro, sempre più grande, si è preparato per due mesi. Tutti si sono mobilitati. Sabato mattina il santuario era ben addobbato. Fanno bella mostra alcune bandiere che rappresentano i quattro punti cardinali della terra e le cinque candele simbolo dei cinque continenti. Si vedono i giovani, i parenti e gli amici venuti per partecipare alle celebrazioni. I giovani della Sardegna sono accompagnati da p. Virginio. Ci sono anche tanti giovani di Salerno accompagnati da p. Francois e p. Simone; e tanti giovani di Ancona accompagnati da p. Serge e p. Enzo. Immerso tra loro, il giovane studente saveriano EMMANUEL A. MWASSA, sx Pietro. Tutto è pronto. Famigliari e amici italiani, congolesi, burundesi, camerunesi, ivoriani… si affrettano per essere puntuali a questo evento. Silenzio, preghiera e grazia Alle 18 si respira profumo di festa: il santuario brilla, il coro fa l’ultima prova. Alle 18 e 15 il santuario è pieno. Vedo sorrisi e abbracci. È un momento di grande commozione. A fare il cerimoniere c’è p. Ferro, mentre p. Rosario presiede l’Eucaristia. I parenti di Benjamin e Philbert sono seduti. Li vedo commossi. All’inizio della celebrazione c’è un invito al raccoglimento. Si prega per i nostri fratelli. Ed ecco la processione che si avvicina all’altare, mentre il celebrante invita l’assemblea a immergersi nel mistero che stiamo celebran- Maria è modello di servizio Il diaconato nella chiesa di San Marco 8 dicembre, nelD omenica la parrocchia San Marco tutto è pronto. Sopra l’altare ci sono le bandiere di Congo e Burundi. Il vescovo Enrico Solmi, successore del Conforti, presiede l’Eucaristia. È la solennità dell’Immacolata Concezione. I saveriani sono pronti, così i giovani di Ancona, di Salerno e della Sardegna: sorridono, cantano e ballano. Dio si fida sempre dell’uomo Mons. Solmi esorta Philbert e Benjamin a seguire l’esempio di Maria, modello del discepolo. Lei ha saputo ascoltare Gesù, l’ha seguito fino ai piedi della croce. Il vescovo insiste sul servizio, perché il diaconato è servizio, è ascoltare la Parola di Dio, è imitare Gesù che ha servito. Maria è l’esempio più eloquente. Dopo l’omelia e la litania dei santi, i due confratelli sono ordinati diaconi con l’im- 8 posizione delle mani del successore di san Guido Conforti. Dio si fida sempre dell’uomo, Dio continua a chiamare. Alla fine della celebrazione, il diacono Philbert ha rivolto il “grazie” a Dio, ai genitori assenti e a quelli che li hanno rappresentati, al vescovo, ai formatori e alla famiglia saveriana, ai giovani arrivati da Parma e da altre città d’Italia. Ha ringraziato tutti. In modo particolare, il coro riceve un invito in Congo e in Burundi all’ordinazione presbiterale, visto che impara facilmente le lingue straniere. Dio ha bisogno della risposta dei giovani Dopo la Messa, la parrocchia offre un aperitivo prima del pranzo in casa madre dei saveriani. Gli studenti e gli ospiti congolesi cantano “Nakushukuruee Bwana - Ti ringrazio, mio Signore”; i burundesi presentano EMMANUEL A. MWASSA, sx un ballo; altri intrattengono gli ospiti con battute umoristiche. Ancora un po’ di musica e, pian piano, la festa si conclude. Sono stati due giorni intensi, pieni di grazia e di gioia: abbiamo visto due nostri fratelli dire “sì” al Signore, per annunciare il suo vangelo tra i popoli del mondo. A tutti i giovani possiamo dire: “Dio continua a parlarci, a chiamarci. Dio ha bisogno di noi, della nostra risposta libera. Dobbiamo ascoltare la voce di Dio che è dentro di noi e negli avvenimenti che viviamo”. Fidiamoci del Signore, come hanno fatto Benjamin e Philbert!”. I vespri sono stati presieduti dal diacono Philbert. A nome di tutti, egli ha ringraziato il Signore per la grazia ricevuta e perché continua a rischiare, fidandosi degli uomini, che egli ama. ■ Philbert e Benjamin circondati da una marea di giovani nella parrocchia San Marco a Parma, dove hanno ricevuto l’ordinazione diaconale dal vescovo Solmi Benjamin Mugisho e Philbert Ntahimpera il 7 dicembre hanno detto il loro “sì” definitivo alla missione e alla famiglia saveriana do. È un momento di grazia. “Grazie per il tuo sì” Dopo l’omelia, i due giovani saveriani sono chiamati e presentati all’assemblea. L’omelia è centrata sui voti religiosi, sulla fedeltà, sulla comunione con Cristo, sull’amore e sul ringraziamento a Dio, ai genitori, ai confratelli che hanno curato la formazione di Benjamin e Philbert per andare ovunque. La congregazione intera manifesta affetto e commozione. Conclusa l’omelia, arriva il momento della professione dei voti. Prima s’invocano i santi: dalla Vergine Maria a san Francesco Saverio e san Guido Conforti, tutti hanno interceduto per i nostri due fratelli. Subito dopo Philbert e Benjamin esprimono il loro “sì”. Il coro intona il can- to latino “Jubilate Deo omnes gentes”, mentre i due ricevono gli abbracci di tutti i confratelli, come per dire: “Ti voglio bene, grazie per il tuo sì!”. Brindisi, sorrisi e balli Dopo la Messa arriva la festa. Nel refettorio si brinda, si mangia, si chiacchiera e si sorride. Tutto è bello. Gli studenti iniziano con l’animazione multi culturale. Apre un canto indonesiano, seguito dal famoso jambo. Tutti ballano. I giovani di Salerno si muovono, cantano, ballano. Quelli della Sardegna cantano in sardo. I ragazzi di Parma, soprattutto quelli delle parrocchie Cristo Risorto e San Marco, anche loro scendono in campo. A un certo punto, padre Ernesto coinvolge tutti in una coreografia bellissima. ■ QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI MARIA ROSA RAMIN Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo quella del nostro padre. Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza. Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe. Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di mio fratello e affidò la sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui è tuo figlio, aiutalo!”. Poi si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la vita. Ora questa corona è ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre Uccelli. Padre Viola con Maria Rosa Ramin che ha raccontato il suo incontro con p. Pietro Uccelli, all’inizio dell’anno a lui dedicato 2014 GENNAIO PIEMONTE e LIGURIA 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 “Dio ha mandato un angelo” Storie vere di violenza e solidarietà in Africa p. NICOLA COLASUONNO, sx R achele era lì, con la sua bambina di tre mesi fra le braccia, avvolta in pochi stracci, triste e addolorata. “Da due giorni non ho più latte per la bambina; qualcuno mi ha stregata!”. Ho aperto il fagotto, era vero: la bambina sembrava in fin di vita. Poi mi dice che anche lei non mangiava da due giorni. Mentre l’accompagno al dispensario, la mia rabbia esplode: “Non si può lasciar morire di fame una piccola creatura di Dio!”. Suor Rita all’ambulatorio si accorge subito della gravità e le manda all’ospedale cattolico di Nyantende, sussurrandomi: “Speriamo di salvare almeno la mamma!”. Avevo le lacrime agli occhi, non potevo crederci! La compassione e l’aiuto Nella parrocchia di Cahi, alla periferia di Bukavu (RD Congo), la Caritas quel giorno aveva chiamato le ragazze madri per aiutarle. Anche Rachele era venuta all’incontro sperando in un aiuto. Veniva dai villaggi, dove ci sono ancora violenze di tutti i tipi. Stuprata da un guerrigliero e scappata di casa, era arrivata a Bukavu con la sua bambina in cerca di una soluzione. Una vedova anziana aveva avuto compassione di lei e le aveva offerto un posto nella sua baracca; il cibo l’avrebbero trovato chiedendolo ai vicini o alla piccola comunità cristiana del quartiere. Dopo una settimana, la vedova era partita per un lutto e Rachele si era trovata sola, con un bebè da nutrire e un lavoro da cercare. L’aiuto della giovane Noela È una storia che sintetizza le conseguenze degli ultimi 15 anni di guerra in Congo e che colpisce come sempre la parte più debole della popolazione. “Ha bisogno dell’accompagnatrice”, mi grida suor Rita. Non ci avevo pensato: ha bisogno di qualcuno che l’assista e che le prepari da mangiare. Infatti, l’ospedale fa le cure, ma il cibo, le medicine, l’acqua per lavare i panni e tutte le emergenze sono a carico dei famigliari, che Rachele non ha. Si presenta allora Noela, ragazza madre anche lei, che sale sul taxi, direzione ospedale. Mateso, la bambina, non ce la fa. Dopo due giorni muore. Noela allora torna in parrocchia a informarci che Rachele è sotto trasfusione e che deve comprare una piccola bara per il rito della sepoltura all’ospedale. Mi chiede se la Caritas può aiutarla. Giorno e notte accanto a lei Anche Noela è stata vittima di violenze e pregiudizi. Ma è MISSIONE E PREGHIERA / 41 Un gran dono da trasmettere Siamo responsabili della sua crescita sempre stupore e D estano commozione le parole che ogni anno a Natale ci recano il lieto annuncio della nascita di Gesù: “Un Bambino è nato per noi; ci è stato dato un figlio… Oggi è nato per voi il Salvatore…”. Una nascita che ci coinvolge vitalmente e ci chiede di diventare padri e madri del neonato Bambino. 8 Un documento prezioso Egli è venuto a salvarci, ma noi siamo responsabili della sua crescita! Sotto la custodia di Maria e di Giuseppe, Gesù cresceva in sapienza e virtù. Così possa essere anche per noi, perché noi stessi ora siamo la dimora dove Gesù vuole nascere e da dove vuole diffondere la sua luce. Siamo responsabili verso tutti del dono che ci è stato dato: “Il tuo cuore sa che la vita non è la stessa senza di lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri”. È quanto ci ricorda papa Francesco nella bella esortazione Evangelii gaudium (n. 121), di cui ci ha fatto dono alla conclusione dell’anno della fede. Questo documento è un prezioso stimolo per ogni cristiano a vivere la propria fede con santa letizia e con una gioia diffusiva ma non banale, con un entusiasmo sincero ma non evanescente, bensì capace di gesti forti e impegnativi, come la fraternità, la comunione, il perdono. Sono questi i gesti quotidiani che rendono vivo il vangelo e lo annunziano in modo credibile. Papa Francesco ci dice ancora che “in virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del popolo di Dio è diventato discepolo missionario”. Ecco perché dobbiamo sentire la necessità e l’urgenza di trasmettere la fede, che è trasmissione della vita. Ogni vita diventa feconda nella misura in cui comunica vita agli altri. M. ANNA MARIA CÀNOPI, osb [email protected] Nelle periferie con la preghiera Il battesimo, innestandoci a Cristo, ci introduce nel suo dinamismo d’amore, che consiste nel vivere non per se stessi ma per gli altri, aperti al dono, sempre spinti - come con insistenza ci esorta il papa - alle “periferie”, là dove vivono i più poveri, sia in senso materiale sia anche - e forse soprattutto - in senso spirituale: poveri di quella nuova povertà che è la mancanza del senso e della gioia del vivere. In queste “periferie” dobbiamo andare - innanzitutto con la preghiera - per scoprire ancora e sempre, con infinito stupore, che anche oggi il Signore è venuto tra noi e attende da noi la delicatezza di una madre che lo avvolge in fasce, la generosità di pastori che gli portano l’indispensabile per non morire, l’ardente desiderio di nuovi magi che sanno “mettersi in viaggio” e dare una svolta radicale alla loro vita, il silenzioso e umile lavoro di Giuseppe che tutto fa in obbedienza alla volontà di Dio… Senza timore per le nostre stesse povertà e limiti: anch’essi sono luogo di manifestazione della gloria di Dio che guarda con bontà all’umiltà dei suoi servi e vuole compiere con le loro piccolezze nuove meraviglie. ■ forte, la sua fede è autentica e sa chiedere aiuto. Quando parla, mi fissa negli occhi, non ha paura e dice la verità. “Rachele sta veramente male; il dottore le ha prescritto di mangiare uova, miele e pomodori. Ci vorrà del tempo, ma ce la farà!”. Noela le farà compagnia giorno e notte, le sarà sorella, le darà tenerezza e coraggio, condividendo la sua vita e la sua fede! Intanto, Noela racconta di Rachele a tutti quelli che incontra nella sua comuniStorie come quella di Rachele, nella foto, non sono tà cristiana e chiede rare in Congo RD; per fortuna, accanto al dolore si aiuto: durante il giorspalancano squarci di vera solidarietà cristiana no deve cercare soldi per il cibo; il pomeriggio torna e l’avvento puliscono i sentieri in ospedale per preparare da del quartiere e i canali dell’acmangiare a Rachele, e di notte qua; i ragazzi invece aiutano gli assisterla. anziani con l’acqua e la legna. I catecumeni prima di Pasqua La divina Provvidenza hanno trasportato migliaia di Tocchiamo con mano anche mattoni, sabbia e travi per la cotanta solidarietà. Nella parrocstruzione di una scuola elemenchia di Cahi sono le mamme tare. È la nostra esperienza quoche raccolgono riso e fagioli, tidiana della Provvidenza di Dio. zucchero e sapone, e in procesDopo un mese Rachele guasione li portano ai carcerati della risce e torna nel suo quartiere. prigione centrale. Quelle del rinL’ho vista un giorno e, stringennovamento nello Spirito fanno do forte la mano a Noela, mi ha la stessa cosa per i malati degli detto: “Il Signore mi ha mandato ospedali di Bukavu. un angelo; non mi scorderò mai I giovani durante la quaresima ■ di Noela”. QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI MARIA ROSA RAMIN Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo quella del nostro padre. Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza. Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe. Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di mio fratello e affidò la sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui è tuo figlio, aiutalo!”. Poi si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la vita. Ora questa corona è ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre Uccelli. Padre Viola con Maria Rosa Ramin che ha raccontato il suo incontro con p. Pietro Uccelli, all’inizio dell’anno a lui dedicato 2014 GENNAIO PUGLIA 74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Nessuna missione è impossibile Tanti anni fa in Albania, con la missione cattolica Il racconto di questa esperienza, vissuta tanti anni fa, è stato fatto a Radio Puglia 101,07 Mhz, nel programma “Giramondo”, in onda ogni giovedì dalle 8.30 alle 9, condotto da p. Oliviero Ferro. I l 2 agosto 1999 salpiamo dal porto di Otranto in direzione Albania. Arriviamo a Valona, dove si riversano automobili, tir, motorini e noi, una valanga di uomini, donne e bambini. Siamo il secondo gruppo della Caritas diretto alla “missione” di Delisuf. Ad accompagnarci al campo di lavoro c’è Harian, un ragazzone del luogo che in estate lavora per la missione. Indietro nel tempo… Attraversiamo un paesaggio squallido di case semi distrutte, su strade impolverate. Posti di polizia armata controllano i passaporti. Harian svolge il suo compito di protezione. Avvertiamo subito un senso di desolazione, un caos totale. Poi, troviamo finalmente una strada asfaltata: dossi, curve e alberi di olivo a perdita d’occhio… Inizia il viaggio in una natura fantastica! È come un ritorno alle origini: asini al traino, covoni di paglia enormi come totem di civiltà scomparse, modellano l’orizzonte “azzurro intenso”. Suoni, rumori, odori: ne veniamo profondamente rapiti. Arriviamo a Delisuf, missione di pace e di speranza. Una situazione difficile Harian, ci aiuta a scaricare i bagagli. È un ragazzo di COSIMO SIMEONE trent’anni, alto e robusto, con un cuore da bambino. È il nostro informatore: ci dice del tempo, dei fatti del villaggio e degli ultimi eventi accaduti. È un osservatore attento e discreto; il suo sguardo, a volte, si perde lontano oltre il villaggio, oltre il porto. “Qui - ci dice - procurarsi un passaporto è difficile e senza documenti non vai da nessuna parte; qui c’è solo la missione, il resto è buio. La mentalità della gente è il più grosso ostacolo. A nessuno interessa la dignità delle persone”. L’altro grosso ostacolo è il groviglio tra fede musulmana, ortodossa e cattolica. E poi ci sono i traffici illegali, che reclutano i ragazzi strappandoli alle scuole. Così non resta che scappare… E il passo verso la clandestinità è breve. La festa del patrono Saverio Una giornata di fraternità con i sacerdoti L e buone tradizioni continuano. Così anche quest’anno i missionari saveriani di Lama hanno festeggiato il loro patrono san Francesco Saverio. È un anno particolare: ci introduce nel 25.mo della nostra presenza a Lama (estate 1989). Uniti nella stessa missione Per condividere questa gioia con noi, insieme ad altri amici, abbiamo invitato i parroci della nostra vicaria. Come segno della comunione con la diocesi, erano presenti il direttore del centro missionario don Ciro Santopietro e il vicario generale don Alessandro Greco. Non eravamo molti, a causa dei lavori in corso in una parte della casa saveriana, ma la fraternità ha riempito tutti gli spazi. L’Eucaristia, presieduta da don Alessandro, ci ha fatto sentire 8 più fratelli, impegnati nell’annunciare il vangelo di Cristo, ognuno nel proprio posto di apostolato. Un’iniezione di fiducia Le parole del vicario generale ci hanno resi orgogliosi. Ha ricordato che era presente fin dall’arrivo dei missionari nel 1980 in via Mazzini e poi in via Pisa. Aveva accolto anche le saveriane (1982-1989) nella sua parrocchia. Ha insistito molto sul fatto che la presenza di un istituto missionario è molto importante per la diocesi. “I missionari non devono sostituire i parroci, ma rendere visibile e concreta l’ansia missionaria della chiesa”. Don Alessandro ha messo in evidenza che il loro lavoro (con incontri settimanali, ritiri mensili, campi estivi, veglie missionarie, movi- p. OLIVIERO FERRO, sx mento giovanile missionario…) ha risvegliato l’animazione missionaria della diocesi e ha fatto sì che venissero ripresi i contatti con le missioni e con i missionari nel mondo. Una presenza carismatica Il grazie sincero del vicario generale ci ha spronato a continuare con più entusiasmo il nostro servizio. Ci ha ricordato ancora che la nostra presenza non è funzionale, ma carismatica. E ci ha confidato che, avendo lavorato molto nel settore missionario a livello diocesano, regionale e nazionale, si è sentito aprire gli orizzonti sul mondo intero. Poi, come consuetudine, abbiamo condiviso “i pani e pesci”, in gioia e letizia. La fraternità è diventata ancora più concreta ed è stato bello viverla nel■ la semplicità. I sacerdoti della vicaria, con il direttore del CMD don Ciro, il vicario generale don Alessandro e i saveriani di Taranto alla giornata di fraternità sacerdotale, celebrata il 3 dicembre, festa di san Francesco Saverio (foto di Oliviero Ferro) Dove c’è carità, c’è dignità La missione ha acquistato due pompe elettriche e c’è una fontana, unico luogo di approvvigionamento per tutto il villaggio. “È molto bello quello che fate per noi”. Harian confessa che molti al villaggio apprezzano ciò che la missione cerca di fare da tanti anni. È un esempio di vita associativa, di civiltà e fratellanza, di rispetto reciproco. La missione è arrivata al sesto anno di vita. È stata ristrutturata la scuola, pagando regolarmente gli operai “improvvisati”. Si è insistito molto sull’animazione dei bambini, insegnando loro un modo nuovo e sano di giocare insieme, diverso da quello della guerra. Sotto la guida del capo villaggio, è stato anche fatto un censimento delle famiglie più povere garantendo, con aiuti materiali, l’istruzione a molti bambini. Dove esiste la carità esiste la dignità umana. Con la polvere addosso Il 20 agosto si torna a casa. La gente del villaggio accorre numerosa, a gruppi, assiepata vicino alle nostre macchine. I bambini ci sorridono, ci salutano. Harian ci aiuta a caricare i bagagli. Indossa la stessa maglietta che aveva all’arrivo nel porto di Valona. In fondo, si sente un po’ un soldato, giurato alla causa di liberazione della sua gente: dalle superstizioni, dall’ignoranza, Cosimo Simeone, protagonista di un’esperienza missionaria in Albania a fine anni ’90, e autore di questo appassionato racconto dalla povertà e dall’ingiustizia. Harian ci saluta uno per volta. Vorrebbe liberare un grido di rabbia, il pianto antico dei suoi avi. È svelto come al solito, ma si muove in silenzio. E io, a distanza di anni, ho ancora addosso la polvere di quella terra e dentro qualcosa che non andrà più via. Le parole non bastano per dire ciò che gli occhi hanno visto. ■ SAVERIANI E AMICI DI VITA FRANCESCA DI IORIO Ho letto su “Missionari Saveriani” che state facendo una ricerca di quelle persone che hanno conosciuto i saveriani a Lama. Così, sono andata a riprendere queste due foto che vi invio con piacere. Una riguarda p. Rinaldo Bernacchi. Purtroppo è la sua “prece”, ma mi sarebbe piaciuto avere qualche immagine che lo raffigurava insieme alla mia famiglia, come per il battesimo della mia ultima figlia, che ora ha 24 anni. Il suo ricordo, con tutti i racconti vissuti in Bangladesh, che incantavano grandi e bambini, è sempre vivo in noi. Nell’altra foto, in basso, vedete tutta la mia famiglia con p. Agostino Clementini e p. Antonio. Erano venuti a trovarci fino a Livorno, dove ci eravamo trasferiti. Di p. Antonio ricordiamo le lunghe Messe, con la vostra chiesetta gremita di giovani (allora anche noi eravamo giovani!). Ricordiamo l’amicizia affettuosa di p. Michelangelo Pennino che, con le sue catechesi, ha dato una spinta alla nostra tiepida fede; ci addolora saperlo in precarie condizioni di salute. E poi ancora p. Daniele e p. Luigi, che ha dato la sua vita morendo di malaria, ancora molto giovane. Per noi sono stati - e lo sono ancora - punti di riferimento, guida e sollievo a ogni nostra caduta. Per fortuna ancora oggi, quando veniamo a Taranto, voi missionari siete sempre pronti ad accogliere le nostre confidenze e riuscite a farci tornare a casa sempre pieni di speranza. 2014 GENNAIO REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 San Francesco Saverio a Gallico Festa al santuario con vescovi, preti e laici Don Nino è direttore del centro missionario della diocesi di Reggio Calabria. Lo ringraziamo per questo suo racconto interessante. 3 dicembre 2013, M artedì presso il santuario della Madonna della Grazia di Gallico Superiore, come tradizione da diversi anni, i sacerdoti reggini, insieme all’arcivescovo mons. Giuseppe Fiorini Morosini e all’arcivescovo emerito mons. Vittorio Mondello, si sono riuniti per festeggiare solennemente don NINO RUSSO il patrono delle missioni e dei missionari saveriani. Un cuore più missionario Dai saveriani è venuto l’invito, d’intesa con il centro missionario diocesano e i religiosi della diocesi. Si è trattato di un bel momento di fraternità che è cominciato con un’accoglienza davvero calorosa da parte dei missionari e del loro superiore p. Pierluigi Felotti, che si è impegnato per rendere bello e significativo l’incontro. In santuario, davanti all’effige della Madonna della Grazia e di san Francesco Saverio, i sacerdoti e i laici, presieduti dall’arcivescovo, hanno pregato con i salmi e riflettuto sulla missione oggi, con il suo nuovo volto che si adatta ai tempi e alle nuove esigenze. Ci vuole più cuore missionario per aprire le chiese e uscire all’incontro delle periferie parrocchiali, urbane e umane, come suggerisce papa Francesco, e più attenzione alla mondialità, come ci ricordano l’apostolo Paolo e san Francesco Saverio. Per una chiesa in missione La giornata è continuata con la celebrazione Eucaristica con numerosi sacerdoti e fedeli laici, presieduta sempre dal vescovo, e si è conclusa con un’agape fraterna, preparata più che degnamente dalla comunità dei saveriani e dai loro volontari. Grazie ai missionari saveriani e al loro patrono per il ricordo continuo e l’impegno che ci deve sospingere a essere chiesa sempre in missione. ■ Il santuario Madonna della Grazia di Gallico il 3 dicembre era pieno di sacerdoti e amici per la festa di san Francesco Saverio “Sulle strade del mondo” Uno stile di vita per tutto l’anno I l presepe allestito quest’anno nel santuario Madonna della Grazia di Gallico traeva ispirazione dal messaggio della giornata missionaria mondiale dello scorso ottobre: “Sulle strade del mondo”. È il motto di una chiesa missionaria che non vuole predicare il vangelo dal pulpito, ma che vuole mettersi in strada per condividere con la gente la vita di ogni giorno, nelle gioie e nelle tribolazioni. Il vangelo si fa in strada Vogliamo seguire l’esempio di Gesù, che lo ha fatto per primo, e anche seguire le parole di papa Francesco che ripete spesso: “La chiesa è chiamata a uscire da se stessa per dirigersi verso le peri- ferie, non solo quelle geografiche ma anche quelle esistenziali”. La caratteristica della strada è di non farti sapere prima chi incontrerai lungo il cammino. La chiesa, gli apostoli, se non si fossero spostati e messi in strada, non avrebbero imparato quello che hanno imparato stando con la gente. Don Tonino Bello scriveva in una lettera ai giovani: “Crescerete, tante più mani stringerete lungo il vostro cammino, tante più persone conoscerete durante la vita”. Insomma, il vangelo si fa in strada ed è questo il luogo che, come cristiani, dobbiamo riconquistare. Seguendo il Maestro Gesù Il mondo, infatti, è il luogo da GRUPPO GIOVANI cui imparare i fatti della fede. Ciascuno di noi ha una strada da percorrere; talvolta si trova a dover scegliere come davanti a un bivio poco segnalato ed è necessario saper “leggere la mappa”! Il Signore Gesù è sempre la nostra guida sicura, con la sua Parola che incoraggia, con il suo esempio che ci dà forza per continuare. Vivere il vangelo è scegliere ogni giorno di essere cristiani, prendendo sul serio la proposta del Signore: “Vieni e seguimi!”. Solo rimanendo in strada riusciremo a realizzare meglio il dialogo tra fede e vita, tra vita e missione, tra chiesa e mondo contemporaneo. Auguriamo un felice anno, “sulle strade del ■ mondo”! La celebrazione Eucaristica è stata presieduta da mons. Morosini, presente anche il vescovo emerito mons. Mondello La giornata missionaria sacerdotale si è conclusa con un bel brindisi e un’agape fraterna AL MISSIONARIO Da un lungo cammino ti ritiri, stanchezza dici di non avere mentre i tuoi occhi sono pronti a lacrimare e col pensiero dietro vuoi tornare al villaggio che dovesti lasciare. Specie i bambini, che del tuo amore hai dovuto privare. Essi ti domandarono al tuo arrivo: perché sei qui? Sei venuto a combattere con noi? Qual è la tua arma? Con tanta dolcezza e coraggio rispondevi che tu l’arma nel cuore avevi. E alzando la mano, il Crocifisso veder facevi: “Questa è l’arma dell’amore, che tutti salvi vi vuole!”. E in quel terreno arido e incolto, ti mettesti la tua missione a fare e senza mai stancare, vecchi, giovani, bambini anche ammalati provasti a curare. Dalle tenebre alla luce li facesti passare, ma nessun di loro li seppe accettare. In una cella ti hanno imprigionato; ti calunniarono, ti bastonarono, ed il rosario dalle mani ti strapparono. 8 In piedi, notte e giorno, chiuso in una cella ti lasciarono. Pur senza corona, in cella il rosario ti mettesti a recitare e a ogni “Ave” che tu pronunciavi una sbarra toccavi. Franchina Romano 2014 GENNAIO ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 I catecumeni da papa Francesco quattro catecumeni giapponesi da me accompagnati. In processione sotto la pioggia battente “Siete stati cercati da Dio” Yuko era lì con il suo pancione, in attesa del primo figlio; Yoko invece si è presentata davanti al papa con la sua bambina di La catecumena giapponese Yoko con le sue bambine incontra papa Francesco a San Pietro un anno in braccio e la prima figlia cia”. Infine i catecumeni, uno a per mano. Yoko, trentaduenne, è uno, sono saliti davanti all’altare madre di quattro stupende bammaggiore e hanno ricevuto il vanbine. È figlia di un bonzo della gelo dalle mani del papa. Le noscuola buddhista della “Terra stre catecumene in kimono erano pura”. Ora vuole integrare nella molto commosse e ammirate. sua vita l’eredità buddhista con il vangelo. La chiesa senza corazza “Papa Francesco, io sono Leggendo l’esortazione di buddhista e credo in Cristo”, ha papa Francesco “Evangelii gaudetto mamma Yoko. Ho visto il dium” si ha l’impressione che papa sorridere, tracciare il segno stia per nascere una nuova chiedella croce sulla sua fronte, cosa cattolica. È una chiesa senza me prima aveva fatto su quella corazza, che forse deluderà tandi Yuko, e posare le mani sul ti; eppure questa nuova chiesa, capo delle bambine. Quindi ha che papa Francesco profetizza, è congiunto le mani e ha fatto un preziosa perché celebra la libertà profondo inchino. e promuove la comunione. Papa Francesco si è rivolto La vita è vera e bella senza coa tutti i presenti dicendo: “Non razza: e per testimoniare questo dimenticate che prima di essere occorre una chiesa non corazzavoi a cercare, siete stati cercati. ta; una chiesa umile, che obbeAnche quando avete cessato di disce con fede al vangelo di Cricercare, voi eravate cercati. Per sto. Ed è gioiosa! ■ questo siete qui. Abbiate fidu- S abato 23 novembre ho partecipato alla processione speciale nella basilica di San Pietro, a conclusione dell’anno della fede. Ho avuto la bella sorpresa di trovarmi a un metro da papa Francesco, che concludeva la processione. Volevo stringergli la mano, ma mi sono trattenuto: ammiravo la pace che emanava dal suo volto. La carica dei cinquecento Papa Francesco ha desiderato incontrare un gruppo di catecumeni (chi desidera il battesimo) e neofiti (chi ha appena ricevuto il battesimo). Anch’io da Milano ho accompagnato a Roma quattro catecumeni e quattro neofiti giapponesi con i loro famigliari e amici. Dalle 13.30 eravamo in piazza San Pietro, dove migliaia di pellegrini erano già in attesa di entrare nella basilica. Ai catecumeni e neofiti con le loro guide era riservata un’area speciale. Una p. LUCIANO MAZZOCCHI, sx pioggia gelida ha cominciato a sferzare i nostri volti, senza intermittenza. Eppure quella marea di pellegrini rimaneva immobile e chi aveva l’ombrello lo condivideva con chi non l’aveva. Quando le guardie hanno dato l’avvio, la basilica si è riempita di pellegrini. I catecumeni erano circa cinquecento e solo alcuni, in rappresentanza di tutti, hanno ricevuto dal papa il rito di ammissione al catecumenato. Fra questi Yuko e Yoko, due dei Padre Luciano Mazzocchi a San Pietro con i catecumeni giapponesi di Milano, dopo l’incontro con papa Francesco Festa di san Francesco Saverio Il 3 dicembre, dai saveriani in via Aurelia I l 3 di dicembre abbiamo celebrato la festa di san Francesco Saverio, patrono delle missioni e dei saveriani. Lo abbiamo ricordato e festeggiato con un bel ritiro spirituale, il giorno prima, nella casa in Viale Vaticano 40. Nella riflessione ci ha aiutati p. Eugenio Pulcini, consigliere generale, appena tornato da una visita nelle missioni saveriane in Asia: il Giappone e le Filippine. Il giorno della festa, la sera, ci siamo ritrovati ancora più numerosi nella nostra casa in via Aurelia. Erano presenti non solo i saveriani delle due comunità, ma anche qualche conoscente e le saveriane che vivono a Roma. Durante la celebrazione Eucaristica p. Eugenio ci ha offerto una bella riflessione con molti spunti, di cui riportiamo solo qualche frase. 8 Quelle buone radici… San Francesco Saverio, san Guido Conforti, la venerabile Celestina Bottego (fondatrice delle saveriane) sono le nostre “radici”. Sono radici sane e buone. Questo ci dà una certa serenità e fiducia per il futuro e per la nostra missione. Quando le radici sono buone, anche l’albero e i suoi frutti fanno ben sperare. Dio ha donato tanti doni a san Francesco Saverio. Pensiamo alla sua grande fede, alla tenacia e al coraggio che egli ha dimostrato nell’affrontare tante prove, difficoltà e imprevisti nella sua intensa e movimentata vita missionaria. Vedendo quanto è stata forte questa “radice”, come lui anche noi desideriamo crescere e diventare un albero rigoglioso che dà frutti. Con Cristo e… il fuoco nel camino Ci auguriamo di essere missionari autentici e gioiosi del vangelo, appassionati per Dio e per l’umanità. Ma potremo raggiungere questo traguardo non con i nostri sforzi o i nostri p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx studi… Occorre piuttosto accogliere il dono di Dio e, come facevano gli apostoli, stare con Cristo. Egli li chiamò perché stessero con lui e per mandarli a predicare il suo Regno. Quando siamo con lui, ci ritroviamo in missione. Quando siamo da soli e lavoriamo da soli, non andiamo lontano! Dopo la celebrazione Eucaristica, abbiamo continuato la festa con la cena tutti insieme, scaldati da un bel fuoco che ardeva nel camino della saletta da pranzo. Ci siamo lasciati con la speranza di essere un po’ più imitatori di san Francesco: missionari autentici del vangelo nelle nostre famiglie, parrocchie, gruppi e nelle situazioni in cui viviamo. ■ INCONTRARSÌ PER FARE MEMORIA p. GERARDO CAGLIONI, sx Un gruppo di amici di p. Mario Celli ha voluto passare una giornata comunitaria ai Piani Uggi, una località del comune di Arsoli, posta accanto al parco nazionale dei monti Simburini, al confine con l’Abruzzo. Un luogo veramente incantevole e propizio per fare un’esperienza spirituale. Non per niente in quei luoghi san Benedetto aveva trovato la sua vocazione di monaco. Il gruppo - nel segno dell’amicizia e del ricordo - ha voluto fare memoria di p. Mario Celli, il saveriano laziale che ci ha lasciati quasi due anni fa, perché si sentono ancora legati a lui da affetto e riconoscenza. I suoi ex alunni e amici - che si sono aggregati nell’associazione “IncontrarSì” - vorrebbero continuare a “renderlo presente” con gesti di solidarietà, di crescita umana e cristiana, impegnandosi a conservare il suo messaggio nello scorrere del tempo. Lungo gli anni, infatti, p. Mario ha saputo intessere molteplici rapporti con tante persone e in forme molto diverse. Missionario in Africa e in Brasile, non ha dimenticato la sua terra d’origine laziale. Ognuno ha una ragione diversa per tener vivo questo ricordo e tutti sono uniti nell’impegno missionario. Per rendere fruttuoso il ricordo dell’amico missionario, si sono anche impegnati ad approfondire temi di vita cristiana, a rendersi disponibili per progetti di solidarietà e a organizzare una giornata annuale di studio e riflessione. Certamente, fare memoria di un missionario favorisce il nostro impegno cristiano di essere testimoni gioiosi del vangelo. Un gruppo di amici del compianto p. Mario Celli si è ritrovato a Piani Uggi per ravvivare l’impegno missionario; con loro anche p. Caglioni e p. Calarco Padre Eugenio Pulcini, a destra, ha guidato la riflessione e presieduto l’Eucaristia per la festa di San Francesco Saverio in via Aurelia a Roma 2014 GENNAIO ROMAGNA 48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Tante testimonianze e persone A Modena, il meeting missionario regionale Con riconoscenza, pubblichiamo il bel racconto delle due giovani zelatrici missionarie della parrocchia La Cava a Forlì. D omenica 29 settembre abbiamo partecipato al 7° meeting regionale missionario, che si è tenuto a Modena presso la parrocchia di Gesù Redentore. Per noi è stato il secondo appun- tamento, dopo quello di Bologna nel 2011. Erano presenti anche il vescovo mons. Lino Pizzi e p. Guglielmo Camera, missionario saveriano. Anche questa volta c’è stata una grande affluenza, soprattutto di giovani, ai quali in particolare ha rivolto il saluto mons. Giorgio Biguzzi, vescovo emerito in Sierra Leone, subito dopo il benvenuto di mons. Lanfranchi, ANNA e CINZIA vescovo di Modena e Nonantola. Nella preghiera iniziale abbiamo ricordato p. Paolo Dall’Oglio, gesuita, fondatore del monastero di Deir MarMusa in Siria, che avrebbe dovuto esserci in qualità di ospite. È stato rapito in Siria alla fine di luglio, ma purtroppo sulla sua sorte non si hanno ancora notizie certe. Con gli occhi del cuore La prima a prendere la parola è stata Cecilia Camellini, atleta modenese di nuoto, vincitrice di due medaglie d’oro alle paraolimpiadi di Londra 2012. Erano davvero tanti i giovani che il 29 settembre 2013 hanno partecipato a Modena al settimo meeting missionario dell’Emilia Romagna; al centro, mons. Biguzzi e mons. Pizzi Non vedente In festa con san Francesco Saverio Il fraterno incontro con i sacerdoti romagnoli P er la festa di san Francesco Saverio noi saveriani abbiamo ospitato l’annuale incontro con i sacerdoti delle diocesi di Ravenna Cervia, Forlì Bertinoro, Cesena Sarsina, Faenza Modigliana. Padre Pietro Pierobon, nuovo direttore della nostra Libreria dei popoli a Brescia, ha introdotto l’incontro sul tema “Missione sulle strade del mondo”. È seguito un vivace dibattito con mons. Ghizzoni sul tema della cooperazione di personale tra le chiese sorelle, sul modello di Reggio Emilia, da dove il vescovo proviene. Il vescovo di Faenza mons. Stagni ha detto che la cooperazione tra le chiese è più un tema teorizzato che realizzato nello scambio tra chiese sorelle. 8 Mentre il responsabile del centro missionario di Ravenna, don Stefano, sosteneva che spesso la missione viene intesa più come aiuto caritativo ai poveri, e meno come annuncio del vangelo che porta alla fede. Una chiesa a porte aperte Pochi giorni prima del nostro incontro è stata resa pubblica l’esortazione apostolica di papa Francesco “Evangelii gaudium”, che invita a uscire in missione. Papa Francesco inizia la sua lettera con queste parole: “La gioia del vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”. È un invito a tutti i battezzati, perché portino agli altri l’amore di Gesù “in uno stato permanente di missione”, vincendo “il grande rischio p. D. MARCONI, sx del mondo attuale”, ovvero quello di cadere in “una tristezza individualista”. Usciamo fuori, sulle strade, per testimoniare il vangelo. Perché solo uscendo in missione si può rimanere fedeli a Cristo e alla natura propria della chiesa. L’Evangelii gaudium esorta a una conversione pastorale e missionaria, è una sorta di regola pastorale, il cui scopo principale è l’annuncio del cuore pulsante del vangelo agli uomini e alle donne di oggi. Le chiese abbiano ovunque “le porte aperte”, perché tutti coloro che sono in ricerca non incontrino “la freddezza di una porta chiusa”. Può essere missionario solo chi si sente bene nel cercare il bene del prossimo, solo chi desidera la felicità altrui. ■ I saveriani di San Pietro in Vincoli con i vescovi delle diocesi di Ravenna e Faenza e un bel gruppo di sacerdoti, riuniti per la festa di san Francesco Saverio dalla nascita, ha parlato della sua esperienza affermando che la sua menomazione non è stata un limite, ma le ha fatto riscoprire altri valori, come quello di “poter vedere con gli occhi del cuore”. Poi ha parlato p. Efrem Tresoldi, missionario comboniano in Sud Africa nel periodo prima e dopo la carcerazione di Nelson Mandela, recentemente scomparso. Ha parlato di Mandela come icona e simbolo della riconciliazione. Di seguito John Mpaliza, ingegnere informatico congolese, originario del Kivu. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sullo sterminio nel suo paese, ha percorso a piedi il tragitto da Reggio Emilia, sua città di residenza, fino a Roma; un’altra tappa da Reggio Emilia fino a Bruxelles, portando con sé le tre bandiere: congolese, italiana e quella della pace, seme della speranza in Africa. Nel pomeriggio, ci ha parlato in modo più approfondito di cosa sta succedendo in Congo e del silenzio del mondo su questi avvenimenti. Per concludere, è stata la volta di suor Alice, brasiliana: aiuta le famiglie in difficoltà. Lavora nelle favelas di San Paolo, dove spesso incontra famiglie con tanti problemi, soprattutto legati alla droga e alla violenza. Spesso i bambini hanno la mamma o il babbo in carcere e sono affidati alle nonne, che non sempre sono idonee ad accudirli. Il suo intervento è stato molto coinvolgente e si è concluso con l’intonazione di un canto brasiliano: “Asciuga questo pianto, perché aspettare domani?”. Una vera festa delle missioni Nel pomeriggio, dopo un pasto molto sobrio, con musica e ritmi africani a cura della comunità africana di Modena, è stata allestita una sfilata di moda con abiti usati e riutilizzati, proiezioni di video, letture sulle donne d’Africa, presentazione di libri, esposizione dei banchetti da parte di gruppi e associazioni. Alle 16,15 abbiamo partecipato alla celebrazione Eucaristica nella chiesa di Gesù Redentore. Alla fine mons. Lino Pizzi ha consegnato a suor Cristina Reggiani, in partenza per il Madagascar, il Crocifisso del mandato missionario. È stata una vera festa delle missioni: ci ha offerto l’occasione di ascoltare tante testimonianze e di incontrare altre persone che, come noi, credono in una chiesa universale e missionaria al servizio dei più deboli e aperta alla condivisione fraterna. ■ PAESE CHE VAI, NATALE CHE TROVI Tante tradizioni diverse, ma chi pensa a Gesù? p. DINO MARCONI, sx Anche in Italia tanti si veDue zampognari, esempi tipici stono da “Babdella tradizione natalizia bo Natale” per festeggiare il 25 dicembre. Ma il saveriano messicano p. Ernesto Moriel sostiene che è meglio indossare i panni dei pastori, come si fa in Messico con le processioni che si svolgono nei nove giorni prima di Natale. L’usanza rievoca la ricerca di un alloggio (posada) da parte di Maria e Giuseppe, narrata nel vangelo di Luca. Le origini della tradizione messicana risalgono alla spiritualità dei santi spagnoli Ignazio di Loyola e Giovanni della Croce. Fu proprio quest’ultimo ad avere l’idea della novena di Natale nel 1580, mentre in Italia la prima Novena fu organizzata dai Vincenziani a Torino nel 1720. In Messico, le pastorali hanno incorporato canti tradizionali e musiche di ogni regione, come succede in Italia con le famose suonate degli zampognari o dei pasquaroli. Il canto della Pasquella è uno dei canti più antichi della cultura popolare. La notte tra il 5 e il 6 gennaio, gruppi di cantori vestiti da pastori portano auguri ai compaesani. In Romagna si è sempre creduto anche che nella notte dell’Epifania gli animali parlassero e portassero molta fortuna a chi avesse ascoltato i loro discorsi. Nel 1758 sant’Alfonso di Liquori, autore del “Tu scendi dalle stelle”, nelle sue meditazioni natalizie scriveva: “Molti cristiani sogliono preparare nelle loro case il presepe per rappresentare la nascita di Gesù Cristo; ma pochi sono quelli che pensano a preparare i loro cuori, affinché Gesù possa nascere in essi e riposarsi”. 2014 GENNAIO SALERNO Accogliere chi non ha una dimora Il ricco e il povero sulle tante strade delle città Questa riflessione di Antonio, un giovane laico saveriano impegnato in questa esperienza, ci aiuta a riflettere sulla situazione dei senza fissa dimora, non solo a Salerno, ma ovunque nel mondo. crive san Giacomo nella sua lettera: “Che giova se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Anche la fede se non ha le opere, è morta… Mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede… Vuoi capire che la fede senza le opere è senza valore?” (2,14-20). in strada, alla stazione, sotto un ponte…, siamo commossi. Ma siamo anche pronti a rispondere a una chiamata di fede in Cristo e, quindi, a tutto ciò che viene dal suo esempio e insegnamento. Le parole dell’apostolo Giacomo aprono il racconto del progetto che abbiamo scritto e condiviso come gruppo; la scelta è stata condivisa da tutti noi per ricordarci e confermarci nelle nostre motivazioni, ma anche per darci uno stile che non sia solo del buon samaritano, ma proprio del fratello che cerca, con difficoltà, di accogliere chi è nella difficoltà. Una scelta di fede Vorrei partire da queste parole di san Giacomo per rinnovare il senso della scelta e dell’impegno per l’accoglienza che stiamo vivendo a Salerno: si tratta di una scelta di fede! Vedendo uomini dormire al freddo Un’unica distinzione Sarebbe bello condividere con voi tutte le storie che, per grazia divina, ci vengono raccontate e ci aiutano a comprendere quanto sia davvero difficile vivere in strada, così come sia davvero semplice finire in strada. Potreb- S ANTONIO BONIFACIO be capitare a tutti: per la perdita del lavoro, per una separazione, per un incidente, per un dolore forte, per un atto improvviso di violenza, per una sfortunata coincidenza di eventi… Senza alcuna distinzione, se siamo italiani o stranieri. Condivido con voi una riflessione che mi accompagna in questi giorni di frenesia per “l’emergenza freddo”. La strada, a differenza degli uomini, non fa distinzione per i suoi “figli e figlie”. Accoglie tutti: giovani, adulti, donne, uomini, italiani, stranieri. L’unica distinzione che compie è tra “ricchi” e “poveri”. I ricchi non finiscono in strada, i poveri invece sì; i ricchi non vivono la strada, i poveri invece sì; i ricchi non rischiano in strada, i poveri invece sì; i ricchi non muoiono in strada, i poveri invece sì. Grazie ai tanti “angeli di strada” che il Signore manda sul Quando i martiri sono di casa P. Aldo Marchiol, testimone di misericordia caratteristiche della A lle chiesa “santa, cattolica e apostolica”, si deve aggiungere “martire”. Non c’è chiesa, infatti, che non abbia i suoi martiri. Non sono martiri del passato, ma vicini a noi nel tempo e nello spazio, e anche nella nostra famiglia missionaria. È il caso di p. Aldo Marchiol e p. Ottorino Maule, assassinati in Burundi il 30 settembre 1995, con la missionaria laica Catina Gubert. Le tombe dei tre martiri sono là in Burundi: una presenza tra la gente che loro hanno amato più della loro stessa vita. Sogno di ogni missionario è rimanere, anche oltre la morte, nella missione a cui ha donato la vita, come segno efficace di solidarietà che si perpetua. 8 La cappella dei martiri Scriveva Paolo VI: “La giustizia è la misura minima della carità”. Lo sapevano bene questi nostri confratelli e la laica missionaria Catina. Il cristiano può alla fine accettare l’ingiustizia contro di sé, ma non può rassegnarsi e tirarsi fuori quando l’ingiustizia colpisce gli altri. Al primo piano della casa saveriana di Salerno, alle pareti della nostra cappella sono appesi i ritratti degli undici martiri sa- veriani in fila, dal primo all’ultimo in ordine di tempo. Questa cappella, nota un tempo come “cappella del timone”, per la presenza di un bellissimo timone posto ai piedi dell’altare, è ora diventata “cappella dei martiri”, con al centro un grande Crocifisso, il Re dei martiri. Missione nella sofferenza Ogni volta che entriamo in cappella, ci prende un doppio sentimento: siamo tristi per la morte di questi nostri confratelli, ma nello stesso tempo siamo Il ritratto di p. Aldo Marchiol, opera del saveriano p. Angelo Costalonga p. NAZZARENO CORRADINI, sx orgogliosi della loro estrema testimonianza di carità apostolica. Li preghiamo perché ci rendano un po’ come loro. San Guido Conforti per i suoi missionari ha scritto: “Se manca l’intensità del martirio, supplisce la continuità di tutta una vita”. Padre Giovanni Castelli, rivolgendosi ai giovani studenti di teologia, affermava in modo non meno efficace: “Ricordatevi che verrà un tempo quando sarete anziani e malati. Allora dovrete credere sul serio che un’ora di preghiera è un’ora di missione, che un’ora di sofferenza è un’ora di missione; altrimenti vi sentirete inutili e falliti”. Il ricordo di p. Aldo Marchiol Un ricordo particolare va a p. Aldo Marchiol che, prima di partire per il Burundi, ha servito nella nostra comunità di Salerno, occupandosi degli apostolini e dedicando molte ore al ministero. Come confessore era molto ricercato nella comunità parrocchiale di San Pietro in Camerelis, al centro di Salerno. Il vescovo emerito mons. Gerardo Pierro, in occasione della morte del missionario, ha voluto presiedere una Messa solenne ricordando p. Aldo, per la sua presenza così attiva nella diocesi ■ di Salerno. nostro cammino, riusciamo a vedere nella strada un luogo animato, popolato, ricco di storie, volti e persone, speranza ma anche dolore, difficoltà e solitudine, malattia e morte. Noi decidiamo di entrare a farne parte con l’aiuto della fede, accompagnata dalle opere. foto dal “Messaggero Cappuccino” 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 Progetto di comunità cristiana Mi piacerebbe un giorno raccontarvi della storia di Iarek, della mansuetudine di Heera, della vanità di Ranjit, della “sicilianità” di Carmelo, dei lamenti di Kostantin con un sorriso a quattro denti, della “fortuna” di Semenic, della burloneria di Nicolae, dell’incomprensibile Parmar, del silenzio di Sorin, della “furbizia” di Hassan e di tanti altri che abbiamo incontrato e che sicuramente non dimenticheremo. Così come mi piacerebbe raccontare della strumentalizzazione dei “poveri”… E il “plurale” usato nello scrivere rappresenta le tante persone che vivono questo progetto costantemente, con emozioni e sensibilità, corse e affanni, tristezza e rammarico, felicità e sorrisi, con spirito di “comunità cristiana”. I musulmani esclamano: “Allah è grande!”. Io mi sento di dire che “Dio è grande”, per le occasioni che ci dona di credere all’annuncio del suo amore per noi. ■ PELLEGRINI DA SALERNO A PARMA IDA SALVATI “Come sentiranno parlare del Signore senza qualcuno che lo annunci?” – questa domanda dell’apostolo Paolo è stata scelta da Benjamin e Philbert in occasione della loro professione perpetua e ordinazione diaconale, sabato 7 e domenica 8 dicembre, presso il santuario Conforti e la parrocchia San Marco a Parma. La famiglia saveriana e gli amici, infatti, si sono ritrovati nella casa madre per festeggiare il “sì” al Signore pronunciato dai due giovani confratelli, trasmettendo la gioia e il calore tipici di un’autentica famiglia. Un bel gruppo di giovani dalla Sardegna, da Salerno e Ancona hanno preso parte a questi due giorni di allegria missionaria, vivendo un’esperienza che testimonia il senso di essere e di fare del mondo “una sola famiglia”. Non a caso, p. Rosario Gannattasio, che ha presieduto la celebrazione, ha iniziato proprio dalle parole del fondatore san Guido Conforti, ricordando a tutti l’importanza di sentirsi figli di uno stesso Padre e dunque tutti fratelli, con il compito di annunciare il Signore a chi ancora non ne ha sentito parlare. Benjamin e Philbert hanno ricevuto il caloroso abbraccio dei confratelli e dei giovani, in un’atmosfera di profonda commozione e grande gioia. Amicizia e fraternità sono state ulteriormente espresse durante la cena, tutti pronti a far festa, con canti e balli che hanno coinvolto anche i più timidi. Con la “professione perpetua” i saveriani si impegnano a dedicarsi alla missione per tutta la vita: è un appuntamento atteso da tutti, perché ci richiama alla mente che il Signore segue ognuno di noi e ci chiama a seguirlo con impegno. C’erano anche i giovani di Salerno all’ordinazione diaconale dei saveriani Philbert e Benjamin, a Parma, domenica 8 dicembre 2013 2014 GENNAIO 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO “Dio ha mandato un angelo” Storie vere di violenza e solidarietà in Africa p. NICOLA COLASUONNO, sx R achele era lì, con la sua bambina di tre mesi fra le braccia, avvolta in pochi stracci, triste e addolorata. “Da due giorni non ho più latte per la bambina; qualcuno mi ha stregata!”. Ho aperto il fagotto, era vero: la bambina sembrava in fin di vita. Poi mi dice che anche lei non mangiava da due giorni. Mentre l’accompagno al dispensario, la mia rabbia esplode: “Non si può lasciar morire di fame una piccola creatura di Dio!”. Suor Rita all’ambulatorio si accorge subito della gravità e le manda all’ospedale cattolico di Nyantende, sussurrandomi: “Speriamo di salvare almeno la mamma!”. Avevo le lacrime agli occhi, non potevo crederci! La compassione e l’aiuto Nella parrocchia di Cahi, alla periferia di Bukavu (RD Congo), la Caritas quel giorno aveva chiamato le ragazze madri per aiutarle. Anche Rachele era ve- nuta all’incontro sperando in un aiuto. Veniva dai villaggi, dove ci sono ancora violenze di tutti i tipi. Stuprata da un guerrigliero e scappata di casa, era arrivata a Bukavu con la sua bambina in cerca di una soluzione. Una vedova anziana aveva avuto compassione di lei e le aveva offerto un posto nella sua baracca; il cibo l’avrebbero trovato chiedendolo ai vicini o alla piccola comunità cristiana del quartiere. Dopo una settimana, la vedova era partita per un lutto e Rachele si era trovata sola, con un bebè da nutrire e un lavoro da cercare. gno di qualcuno che l’assista e che le prepari da mangiare. Infatti, l’ospedale fa le cure, ma il cibo, le medicine, l’acqua per lavare i panni e tutte le emergenze sono a carico dei famigliari, che Rachele non ha. Si presenta allora Noela, ragazza madre anche lei, che sale sul taxi, direzione ospedale. Mateso, la bambina, non ce la fa. Dopo due giorni muore. Noela allora torna in parrocchia a informarci che Rachele è sotto trasfusione e che deve comprare una piccola bara per il rito della sepoltura all’ospedale. Mi chiede se la Caritas può aiutarla. L’aiuto della giovane Noela È una storia che sintetizza le conseguenze degli ultimi 15 anni di guerra in Congo e che colpisce come sempre la parte più debole della popolazione. “Ha bisogno dell’accompagnatrice”, mi grida suor Rita. Non ci avevo pensato: ha biso- Giorno e notte accanto a lei Anche Noela è stata vittima di violenze e pregiudizi. Ma è forte, la sua fede è autentica e sa chiedere aiuto. Quando parla, mi fissa negli occhi, non ha paura e dice la verità. “Rachele sta veramente male; il dottore le ha prescritto di mangiare uova, Margherita e Gigi, Giusi e Betti L’esperienza di vita con la nipotina adottata P apa Francesco mostra a tutti quanto è bello guardare in faccia i piccoli e abbracciare i sofferenti. Il vangelo dei suoi gesti semina gioia là dove regna l’indifferenza. Mi piace porre il vangelo missionario di papa Francesco ai blocchi di partenza delle vie che percorrerò nei prossimi dodici mesi. In questo senso mi aiuta l’esperienza della signora Margherita e di suo marito Gigi. 8 Al quinto piano del condominio Margherita e Gigi sono in pensione. Quando si resero conto dell’impossibilità di avere figli, avevano adottato due fratellini e si erano dedicati interamente alla loro crescita, finché la vita li ha portati altrove. Ora abitano al quinto piano di un condominio. L’anno scorso, vicino a loro era venuta ad abitare una coppia giovane, con una bimba che già camminava. Un sabato mattina, la nuova inquilina suona il campanello di Gigi e Margherita. “Sono la vostra vicina di casa. Mi chiamo Giusi e sono un’insegnante; il mio compagno fa l’autista. La settimana prossima inizierò una supplenza scolastica e mi trovo nella necessità di chiedervi se, durante le ore in cui tutti due siamo assenti, vi fosse possibile custodire la nostra piccola. Betti è dolce e vi solleciterà con i suoi mille perché”. La fame di vita nel cuore Il signor Gigi guarda negli occhi la signora Margherita e le chiede: “Vuoi che inauguriamo l’esperienza della nipotina adottata?”. Così, ogni mattina Betti restava incantata a guardare Gigi mentre dava cibo e acqua ai canarini della gabbia. E poi seguiva ovunque Margherita, mentre metteva in ordine la casa. E intanto la sollecitava continuamente con nuovi “perché”. Un giorno all’improvviso, la piccola Betti si rivolge a Margherita: “Come si chiama l’uomo sulla parete dietro il lettone?”. “Si chiama Gesù”. “Mi racconti la sua storia?”. E Margherita inizia a raccontare la p. LINO MAGGIONI, sx vita di Gesù. Il giorno seguente Gigi accompagna Betti in chiesa, “perché lì Gesù è molto più grande di questo e lo potrai osservare meglio”. Con il passare dei giorni, Betti vuole imparare a recitare l’Ave Maria ad alta voce, insieme a Margherita. Una sera suona il campanello di casa. Gigi e Margherita trovano Giusi e il suo compagno: “Nostra figlia ci ha fatto piangere di gioia. Ci ha raccontato la storia di Gesù. Ci ha detto che l’avete accompagnata in chiesa. Ha voluto insegnare anche a noi come si fa il segno della croce e come si recita l’Ave Maria… Non abbiamo parole per ringraziarvi; senza il vostro aiuto avremmo continuato a dare a Betti tante cose da mangiare, senza nutrire la fame di vi■ ta che sente nel cuore”. Diciamo grazie a Ginevra: il giorno del suo compleanno esprime affetto alla mamma Maria, una delle tante donne che non si stancano di dare la vita e di testimoniare che Dio ha ancora fiducia nella nostra umanità. miele e pomodori. Ci vorrà del tempo, ma ce la farà!”. Noela le farà compagnia giorno e notte, le sarà sorella, le darà tenerezza e coraggio, condividendo la sua vita e la sua fede! Intanto, Noela racconta di Rachele a tutti quelli che incontra nella sua comunità cristiana e chiede aiuto: durante il giorno deve cercare soldi per il cibo; il pomeriggio torna in ospedale per preparare da mangiare a Rachele, e di notte assisterla. La divina Provvidenza Tocchiamo con mano anche tanta solidarietà. Nella parrocchia di Cahi sono le mamme che raccolgono riso e fagioli, zucchero e sapone, e in processione li portano ai carcerati della prigione centrale. Quelle del rinnovamento nello Spirito fanno la stessa cosa per i malati degli ospedali di Bukavu. I giovani durante la quaresima e l’avvento puliscono i sentieri del quartiere e i canali dell’acqua; i ragazzi invece aiutano gli anziani con l’acqua e la legna. I catecumeni prima di Pasqua hanno trasportato migliaia di Storie come quella di Rachele, nella foto, non sono rare in Congo RD; per fortuna, accanto al dolore si spalancano squarci di vera solidarietà cristiana mattoni, sabbia e travi per la costruzione di una scuola elementare. È la nostra esperienza quotidiana della Provvidenza di Dio. Dopo un mese Rachele guarisce e torna nel suo quartiere. L’ho vista un giorno e, stringendo forte la mano a Noela, mi ha detto: “Il Signore mi ha mandato un angelo; non mi scorderò mai ■ di Noela”. C’È SEMPRE UN BEL VIA VAI ... p. L. MAGGIONI, sx Con la nutrita partecipazione di tanti amici, la giornata dedicata a san Francesco Saverio (3 dicembre), ispiratore e modello dei missionari, è trascorsa in un particolare clima di famiglia. Grazie e auguri di Buon Anno a Maria e Antonella, che hanno la missione di preparare il cibo per i gruppi che frequentano il nostro centro di spiritualità missionaria. I saveriani e le saveriane, partecipanti all’aggiornamento di tre mesi a Tavernerio, hanno concluso il corso con un pellegrinaggio nella terra dove Gesù ha chiamato e riunito gli apostoli e i discepoli, prima di inviarli in tutto il mondo. La foto di gruppo, scattata davanti alla famosa moschea di Gerusalemme, testimonia il proposito di continuare a nutrirsi del vangelo vivo, sperimentato in Palestina. 2014 GENNAIO VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 Ho conosciuto un’altra persona L’esperienza missionaria estiva in Brasile sentito, per anni, A vevo risuonare dentro di me il comando di Gesù: “Annunciate il vangelo fino ai confini del mondo!”. Avevo gustato l’idea, mentre mi impegnavo a vivere con intensità il lavoro quotidiano a scuola, luogo anch’esso di missione, le amicizie e i vari impegni di volontariato e di vita. Nel gennaio 2013, ho deciso di contattare p. Luciano Bicego e di chiedergli un aiuto per realizzare un viaggio missionario in estate. Così, dal 3 luglio al 3 agosto, assieme a Serena di Caldogno, sono partita per il nord del Brasile, in Amazzonia. Il Signore mi aspettava… È stata per me una partenza psicologica, spirituale e mentale. Per un anno ho ascoltato il cuore, ricercando le motivazioni più autentiche. Ho imparato a lasciare le mie sicurezze per immergermi in un’avventura ignota. Ho affidato la mia vita a Dio Provvidente, che mi ha custodita ogni giorno in Italia e che non mi avrebbe abbandonata in Brasile. Ho sognato che proprio là, il Signore mi attendeva per rivelarsi in modo nuovo, e ho cercato di liberarmi da certe aspettative e idee preconcette di missione che potevo avere. A distanza di quattro mesi, posso dire che l’esperienza è stata tale da portar frutto anche ora, in maniera sempre nuova. Ho conosciuto un volto di me stessa che non conoscevo, nel coraggio di andare, di iniziare nuove relazioni, di avventurarmi in una città sconosciuta. In altri casi, ho compreso meglio il mio limite e la mia debolezza nel vincere la spossatezza del caldo equatoriale (30°-35° in inverno!), gli attacchi delle zanza- ALICE GUIOTTO re, la sensazione di non sentirmi utile, la tentazione di fare da me, invece di lasciarmi condurre. In altri casi ancora, ho conosciuto la bellezza della vita, della gente, del mondo vario e multietnico che ho incontrato. Volti che porto nel cuore Porto nel cuore voci e volti conosciuti nel quartiere, dove abbiamo abitato per un mese, esempi di collaborazione e fraternità, di accoglienza e rispetto tra missionari e missionarie vicentine che lavorano da cinque anni per sostenere e far crescere le piccole ma vivaci comunità cristiane della periferia: don Attilio e don Luigi, suor Flora, suor Renata e suor Antonia. Ricordo con affetto il vescovo di Roraima, mons.Roque, la sua squisita ospitalità e gentilezza, il prendersi cura di ogni persona, la sua semplicità anche nei In Congo, il popolo del sorriso Curiosità degli occhi e sensibilità del cuore scorso ho avuto la L’ anno possibilità e il piacere di partecipare al corso “Insieme per la missione”. Oltre a prepararmi a un viaggio nelle realtà missionarie, mi ha permesso di condividere emozioni e stimoli con chi come me aveva bisogno di un nuovo tipo di esperienza. La vita affrontata con gioia La mia destinazione è stata la repubblica del Congo, nazione che si trova nella fascia equatoriale dell’Africa. Dai mille pensieri, domande e stati d’animo Francesco Albiero con un bambino nella repubblica del Congo durante l’esperienza missionaria dell’estate scorsa 8 avuti prima della partenza, una volta giunto a destinazione, mi sono reso conto che questo viaggio doveva essere affrontato, oltre che con la curiosità degli occhi, anche con la sensibilità del cuore. Per noi occidentali la mentalità africana non è facile da comprendere; possiamo solo provare ad accettarla. Ma ciò che questo popolo lascia in eredità è qualcosa di indelebile. Io lo chiamo “il popolo del sorriso”, perché nonostante la povertà e le innumerevoli difficoltà che affrontano ogni FRANCESCO ALBIERO giorno, queste persone riescono ad affrontare la vita con gioia. Le parole non bastano… È capitato spesso di sentirmi a disagio con me stesso nel vedere un’anziana inginocchiarsi davanti a me e baciare il pavimento per accogliermi come suo ospite, oppure mangiare assieme a qualche famiglia dei villaggi che, pur di non farmi mancare niente a tavola, si privava di quel poco cibo che per loro doveva bastare per una settimana intera. Tornato a casa, mi sono trovato risucchiato nuovamente nella vita di tutti i giorni… Facevo fatica a rispondere alle numerose domande che amici e parenti mi facevano incuriositi. Mi rendevo conto che per quanto mi sforzassi a descrivere ciò che avevo vissuto in quei luoghi, era sempre più difficile riuscire ad esprimerlo. Sentivo che c’era sempre qualcosa di approssimativo, perché è un viaggio che si affronta soprattutto con lo Spirito, qualcosa di coinvolgente a tal punto che le parole non bastano a descriverlo. Questa esperienza mi è servita perché, senza volerlo, mi ha regalato la consapevolezza di capire chi sono, come affrontare la vita con occhi nuovi, non dimenticando mai che c’è sempre una voce che grida nel bisogno. ■ Alice Guiotto, prima a destra, con alcune suore orsoline di Breganze nella missione di Roraima, nel Brasile settentrionale, vicino al Venezuela vestiti, il suo essere esempio di buon pastore. Rivivo con gioia il ricordo dei tre giorni passati insieme al vescovo Beniamino (in visita a Roraima, per partecipare alla GMG di Rio de Janeiro) tra pranzi, cene, risate e celebrazioni liturgiche di benvenuto da parte delle comunità cristiane della periferia di Boa Vista. Il vangelo dà nuova vita Infine, porto nel cuore la speranza, condivisa con la gente del posto e con i missionari, di un futuro più a misura d’uomo anche a Roraima, dove gli indigeni stanno ancora lottando per poter conservare la loro terra, dove la foresta Amazzonica viene ogni giorno abbattuta a causa di multinazionali senza scrupoli, e dove le sette protestanti spaventano la gente semplice delle città e della savana con false immagini di Dio, costringendo, con minacce di inferno e annunci di malattie, a dare al pastore di turno i soldi risparmiati con tanti sacrifici… Ringrazio infine Dio e i miei amici che mi hanno ispirato in questa avventura, i religiosi e i missionari che hanno offerto la loro vita e danno la possibilità agli adulti e ai giovani come me di andare in tutte le parti del mondo a vedere e gustare con i propri occhi come l’annuncio del vangelo dia nuova vita, gioia, speranza di giustizia e di pace in ogni luogo che raggiunge. ■ QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI MARIA ROSA RAMIN Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo quella del nostro padre. Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza. Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe. Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di mio fratello e affidò la sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui è tuo figlio, aiutalo!”. Poi si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la vita. Ora questa corona è ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre Uccelli. Padre Viola con Maria Rosa Ramin che ha raccontato il suo incontro con p. Pietro Uccelli, all’inizio dell’anno a lui dedicato 2014 GENNAIO ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Ci sono nuovi segni di speranza La festa del nostro patrono S. Francesco Saverio Bacci Rizzieri, parroco D ondi Ca’ Sabbioni, l’ultima periferia di Marghera, che da quarant’anni partecipa alla festa di san Francesco Saverio nella nostra casa di Zelarino, ha detto: “Avrei rinunciato al pranzo per ascoltare le notizie che ci stavi dando sulle missioni saveriane”. Assieme a don Bacci erano presenti alla Messa una trentina di sacerdoti e altrettanti parrocchiani di Zelarino e Trivignano. Quasi tutti i sacerdoti si sono fermati poi per il pranzo. Il pioniere della missione Ha presieduto la celebrazione eucaristica p. Rosario, superiore dei saveriani in Italia. Nell’omelia p. Rosario ha presentato la figura del Saverio come missio- nario che sapeva stare anzitutto in contatto con Dio attraverso la preghiera, in contatto con i confratelli attraverso un’interessante e regolare corrispondenza di lettere, e in contatto con la gente studiandone la lingua e i costumi. Figlio del suo tempo, il XVI secolo, fu pioniere nella missione. Seppe adattare il messaggio della salvezza di Gesù e il proprio atteggiamento ai pescatori dell’India e ai samurai del Giappone, senza annacquare i valori del vangelo. Si rivolse con franchezza ai regnanti e alle chiese dell’Europa. Un seme che porta frutto Dopo la celebrazione Eucaristica, p. Rosario ha presentato la situazione dei saveriani e delle p. FRANCO LIZZIT, sx loro missioni. Se in Italia c’è un veloce innalzamento dell’età media e solamente due sono gli studenti saveriani italiani di teologia, la congregazione è ora veramente internazionale con 60 studenti di teologia asiatici (specialmente indonesiani), africani e latino americani. L’acqua di Gesù è diventata davvero sorgente di vita in coloro che l’hanno accolta. Anche in Cina, ha continuato p. Rosario, il seme gettato dai saveriani continua a vivere e a portare frutto. Poco prima della canonizzazione di mons. Conforti abbiamo saputo che la congregazione delle suore Giuseppine cinesi, fondate a Zhengzhou dal vescovo saveriano mons. Luigi Calza oltre cento anni fa, Il mercatino missionario Per sostenere l’artigianato messicano 1° dicembre D omenica presso la parrocchia di Zelarino il gruppo “Famiglie Telaio” ha organizzato una vendita-mercatino di prodotti del commercio equo e solidale, in collaborazione con “El Fontego”, bottega equo solidale di Mestre. Accanto alla vendita dei prodotti biologici e tipici provenienti da ogni parte del mondo, si è tenuta anche una vendita di oggetti di artigianato provenienti dal Messico, e precisamente dalla missione saveriana di Santa Cruz. Da anni, i saveriani e le saveriane lavorano con la popolazione indigena della Sierra della Huasteca, nella missione di Santa Cruz de Hidalgo. 8 prio il frutto del lavoro paziente delle missionarie, che hanno aiutato donne e ragazze del posto a dar vita a bellissimi oggetti di uso quotidiano, ricamati a mano con i disegni e i colori tipici del Messico, e che non si trovano in vendita nei circuiti normali dell’artigianato, ma solo grazie a mercatini o bancarelle allestite da quanti, come noi, vogliono contribuire a sostenere direttamente questa cooperativa. “Tixochihihuane” è il nome nàhuatl, antica lingua maya, della cooperativa; significa: “coloro che ricamano i fiori e il canto”. La donna indigena comunica la sua cultura e ciò in cui crede attraverso i ricami che crea per i suoi vestiti. Osservando i ricami si possono quindi vedere fiori, uccelli e farfalle. Fanno parte di Padre Rosario Giannattasio, superiore dei saveriani in Italia, ha presieduto la celebrazione Eucaristica per la festa di san Francesco Saverio, a Zelarino esiste ancora con varie suore. La superiora e una consorella erano presenti a Roma per onorare san Guido e ringraziarlo per il dono del vescovo Luigi Calza. Nel centenario dell’ospedale cattolico di Zhengzhou, ora grande ospedale del popolo, costruito da mons. Calza e curato dalle suore Giuseppine cinesi, il governo locale ha trasmesso un documentario televisivo che, tra l’altro, mostra una croce scen- dere sul mondo, lo staff dell’ospedale in visita alla tomba di mons. Calza, davanti alla quale le giovani leve facevano il loro giuramento. L’annuncio del pranzo ha interrotto questa bella comunicazione di vita missionaria e l’assemblea si è sciolta ringraziando il Signore, che accende sempre nuovi segni di speranza nella nostra vita. ■ IL PELLEGRINAGGIO MARIANO LUCA, DAVIDE e DANIEL p. F. LIZZIT, sx tradizioni e leggende antiche che il popolo indigeno tramanda in questo modo alle nuove generazioni. Sabato 7 dicembre si è svolto nella parrocchia di Zelarino il pellegrinaggio mariano che ogni mese, dall’inizio dell’anno della fede, il patriarca mons. Francesco Moraglia conduce, scegliendo sempre una parrocchia diversa. Il pellegrinaggio ha avuto inizio dal cortile dei saveriani, davanti alla statua della Madonna di Fatima dove, nei decenni passati, centinaia di giovani hanno offerto i progetti di un pellegrinaggio che li ha portati come missionari in tante nazioni del mondo. Camminando per le strade di Zelarino verso la chiesa e nella santa Messa presieduta dal patriarca, abbiamo pregato per la chiesa, per la parrocchia, per la famiglia. Abbiamo pregato per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, e in particolare per Francesco e Steven, nuovi candidati al sacerdozio nel seminario di Venezia. Nell’omelia il patriarca, accennando anche alla festa dell’Immacolata, patrona della parrocchia di Zelarino, ha indicato nella figura di Maria la via per incontrare Gesù attraverso “uno sguardo diverso su me stesso, sulla mia vita, sulle relazioni, sulle persone; le cose importanti agli occhi degli uomini fanno sorridere Dio, che di quelle cose non sa cosa farne... La logica di Maria è la logica del silenzio e delle piccole cose”. Dopo la Messa c’è stata una colazione offerta dalla parrocchia, lo scambio di auguri e la promessa di una visita del patriarca ai saveriani nel 2014. Buon anno a tutti! Un bel mix di successo! Nel nostro primo viaggio in Messico, 23 anni fa, abbiamo conosciuto Teresa Gargiulo, missionaria saveriana, e abbiamo condiviso la nascita e la crescita di questa cooperativa di donne e bambine di Santa Cruz. Così, dopo aver vissuto lo scorso anno un’esperienza di circa quattro mesi in Messico e dopo aver toccato con mano nuovamente l’immenso lavoro che suor Teresa sta svolgendo per e con queste donne, non potevamo che tenderle la mano e La promozione delle donne offrire la nostra disponibilità per I prodotti in vendita erano profar fruttare e conoscere anche qui a Zelarino questa bella realtà. Dobbiamo dire che è stato un successo, soprattutto abbinare i prodotti di artigianato a piccoli prodotti del commercio equo. Ne sono risultati regali preziosi, che molti hanno apprezzato e acquistato, così da rendere il Natale un abbraccio che ci unisca al mondo intero! Grazie quindi alla generosità di tanti, invieremo un bel ricavato a suor Teresa e a tutte le donne e giovani che diIl gruppo “Famiglie Telaio” con Luisa (a destra), Davide e Daniel, ha messo in vendita pingono i fiori con i loro i prodotti ricamati dalle donne della missione Santa Cruz, in Messico, per continuare a sostenere il lavoro della saveriana Teresa Gargiulo ricami! ■ Il pellegrinaggio mariano del 7 dicembre è partito dalla statua della Madonna dai saveriani; a lei, centinaia di giovani nel passato hanno affidato i propri progetti missionari