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2014 GENNAIO n. 1
“Fraternità per la pace”
Messaggio per la giornata mondiale 2014
sorpresa: il messagN essuna
gio di papa Francesco per
la giornata mondiale della pace è
sulla fraternità: “l’anelito insopprimibile che sospinge verso la
comunione con gli altri, nei quali
troviamo non nemici o
concorrenti, ma fratelli
da accogliere e abbracciare”.
Sorprende invece il tono
caldo e coinvolgente. Egli
constata che
la fraternità,
“fondamento e via per
la pace”,
potrebbe
essere oggi
favorita dal
crescere delle
comunicazioni
nel mondo globa-
lizzato, e invece è “contrastata e
smentita in un mondo caratterizzato da quella «globalizzazione
dell’indifferenza» che egli ha
denunciato a Lampedusa e che
ci fa “lentamente abituare alla
sofferenza dell’altro”.
Vicini, ma non fratelli
Per il papa “la globalizzazione ci rende vicini, ma
non ci rende fratelli”,
perché persistono nel
mondo “situazioni di
sperequazione, di povertà e di ingiustizia
che segnalano non
solo una profonda
carenza di fraternità, ma anche
l’assenza di una
cultura della
solidarietà”.
Crescono l’in-
La domanda di Dio
«Dov’è tuo fratello?» (Gen
4,9). La domanda che Dio rivolge a chi uccide il fratello rivela
il dramma del nostro mondo.
Anche se fratelli, creati dall’u-
TRATTATI COME BESTIE: VERGOGNA!
I diritti degli animali e i doveri degli umani
p. MARCELLO STORGATO, sx
S
embra essere ormai una
prassi dedicare una rubrica giornaliera agli animali nei
nostri telegiornali. Anche se le
notizie sugli umani - brutte e
buone - da offrire al pubblico
sarebbero ancora tante, cinque
minuti devono essere dedicati
al mondo animale, ogni volta,
come l’andamento dei titoli di
borsa, il mondo dello spettacolo e le ricette per cucinare...
foto di S. Benedetti
“I diritti degli animali”. Negli ultimi mesi, poi, sono venuti fuori titoli straordinariamente importanti e - lasciatemelo
dire - scioccanti, primo tra tutti
quello di la Repubblica di domenica
27 ottobre 2013:
“Diritti umani agli
animali”. Si dice che 24 intellettuali francesi hanno lanciato un appello, sottoscritto
da 250mila persone (esseri umani),
per cambiare il codice civile affinché
gli animali da compagnia (cani, gatti, uccelli, mammiferi, rettili ed altri)
godano di un regime speciale,
come “esseri sensibili”.
La dignità degli animali è sacrosanta, perché creature di
Dio e parte importante del nostro mondo. Non ha alcun senso né ragione maltrattare gli
animali: né quelli domestici né
quelli in libertà. Ma… senza la
minima intenzione di urtare la
giusta sensibilità degli “amici
degli animali”, vorrei rivendicare per gli animali una degna
“vita animale”, e per gli uomini e le donne una degna “vita
umana”.
“I diritti degli umani”. D’al-
trasformazione dell’esistenza e
dei rapporti con l’altro, aprendo
gli uomini alla solidarietà e alla
condivisione operosa”.
p. GABRIELE FERRARI, sx
dividualismo, l’egocentrismo e
il consumismo materialistico e
s’indeboliscono i legami sociali,
alimentando quella «mentalità
dello scarto», che induce al disprezzo e all’abbandono dei più
deboli, di coloro che vengono
considerati «inutili».
La cultura d’oggi è incapace
di produrre vincoli autentici di
fraternità, perché ha messo da
parte Dio: senza un riferimento
trascendente la fraternità non
si afferma e non riesce a sussistere quel farsi “prossimo” e il
prendersi cura dell’altro che è il
segno della fraternità autentica.
tra parte, il “Trattati come
animali” diventa giustamente una “vergogna!” che ci indigna profondamente, quando un certo trattamento è diretto agli esseri umani, come nelle immagini riprese nel
Cie - centro identificazione ed
espulsione - di Lampedusa. Lo
chiamano anche “centro d’accoglienza”.
Bella accoglienza! Meno male che ci sono i telefonini a catturare comportamenti da peggior bullismo, per di più giustificati dalla oscena stupidità di
“aver obbedito agli ordini”.
Spero che la sensibilità degli “amici degli uomini” prenda
il sopravvento, una
volta tanto. E che si
dia a ogni creatura
la sua propria dignità, per non cadere
in una forma deplorevole di decadenza
razzista.
Viene proprio da
implorare una rivendicazione a favore
della razza umana:
“Almeno trattateci
come gli animali”! ■
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nico Dio, gli uomini e le donne
portano inscritta in sé la vocazione alla fraternità e insieme
la drammatica possibilità di tradirla. Lo testimonia l’egoismo
quotidiano, che è alla base delle
guerre e delle ingiustizie, della
criminalità organizzata e della
corruzione, dello sfruttamento
delle persone e della creazione.
Molti uomini e donne, molti
bambini muoiono, infatti, per
mano di fratelli e di sorelle oppure a causa della loro indifferenza che rimane inerte e insensibile davanti a chi si spegne per
fame, malattia e conflitti che sarebbe facile arrestare se soltanto
lo si volesse.
La domanda del papa
Il papa si chiede angosciato:
“Gli uomini e le donne di questo
mondo potranno mai corrispondere pienamente all’anelito di
fraternità, impresso in loro da Dio
Padre? Riusciranno con le loro
sole forze a vincere l’indifferenza,
l’egoismo e l’odio, ad accettare le
legittime differenze che caratterizzano i fratelli e le sorelle?”.
Perché questo sia possibile, Dio ha mandato il Figlio a
insegnarci che siamo figli di
un Padre che ci ama non di un
amore “generico, indistinto e
storicamente inefficace, bensì
di un amore personale, puntuale
e straordinariamente concreto”
per ciascuno, e perciò “voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8-9). Ora
l’amore di Dio, accolto, “diventa il più formidabile agente di
Un’occasione propizia
Ciò premesso, è facile comprendere che la fraternità è fondamento e via per la pace. La
solidarietà cristiana presuppone
che il prossimo sia amato, non
solo come un essere umano con
i suoi diritti e la sua fondamentale eguaglianza davanti a tutti,
ma come viva immagine di Dio,
e come un altro fratello, al di là
d’ogni differenza di razza e genere, religione e nazionalità.
Il papa ricorda che anche l’attuale crisi può essere “un’occasione propizia per recuperare
le virtù della prudenza, della
temperanza, della giustizia e
della fortezza”, per tornare alla sobrietà e riscoprire i vincoli
fraterni che ci legano gli uni agli
altri, nella fiducia profonda che
l’uomo ha bisogno ed è capace
di qualcosa in più del proprio interesse individuale.
San Guido e papa Francesco
Questo è il messaggio del vangelo che san Guido Conforti ha
lasciato a noi missionari saveriani e alla chiesa: fare del mondo
una sola famiglia, dove tutti siano ugualmente rispettati e amati.
Non sarà un’utopia irrealizzabile?
Papa Francesco non è di questo parere tanto che affida la pace a ogni fedele, come il vangelo da annunciare e promuovere
ovunque.
■
Nella foto in alto, la fraternità vissuta nella “Casa
della speranza” di p. Gabriele Spiga, in Bangladesh.
2014 gennaio n.
ANNO 67°
1
2
I superiori da papa Francesco
3
A Goma, germogli di speranza
4/5
È tempo di bilanci
6
Stupore del primo incontro
Fioretti di padre Uccelli: L’ultima birbonata...
Laicato: Le volontarie dei missionari malati
Il diario di viaggio di p. Silvio Turazzi
Le mostre del Museo Etnografico di Parma
2014 GENNAIO
M IS SION E E SPIRITO
MISSIONE FAMIGLIA
Stupore del primo incontro
Come Dio vuole: la costola e il cuore
sr. TERESINA CAFFI, mM
Inizia nuovamente la rubrica di Teresina Caffi, missionaria saveriana, che ringrazio di cuore, anche
a nome di tutte le lettrici e i lettori, che hanno sempre apprezzato il suo modo originale di meditare e presentare i segreti delle pagine bibliche. Da gennaio, presenta “le coppie” nella Bibbia, suscitando emozioni e convinzioni nelle coppie che vivono la famiglia oggi.
Ogni commento e apporto dei nostri lettori e lettrici è benvenuto ([email protected]).
T
u sapiente, che tremila anni fa scrivesti il racconto, dovevi ancora conservare in
te lo stupore del primo incontro
con la tua donna, la meraviglia
di passare dall’assenza alla presenza improvvisa nella tua vita
di un essere ormai insostituibile. Non uomo e
non carne come
la carne degli animali. Ricordavi
la gioia che aveva invaso la tua
vita e ti domandavi perché. Chi
era quest’essere
che ti poteva far
sradicare dagli affetti più indiscussi fra cui eri cresciuto?
Non avevi ri-
sposta, non sapevi neanche tu come le cose erano cominciate, ma
dicesti il tuo stupore in un racconto e nel tuo stupore passò la
verità di Dio. L’altra era “carne”
diversa da ogni altra d’animale, per questo immaginasti una
Una costola per dire, senza
spiegare, quell’attrazione che
spingeva la donna a tornare da
dove era venuta e l’uomo a recuperare la parte che gli mancava. L’innamoramento.
L’altra, era davanti a te come
un aiuto che ti corrispondeva,
come “le due mani stanno l’una
in faccia all’altra”, dice un bel
proverbio del popolo lega nel
Congo: diverse e uguali insieme.
Tu che chiamavi il Dio d’Israele
“aiuto” del suo popolo, non pensasti neanche un momento che
fosse un titolo disonorante.
E capisti che fu in quel momento che l’uomo cominciò a
cantare. Il suo primo canto fu a
una donna e Dio non se la prese,
perché era opera sua.
E vi fu il primo invio. Non fu
Abramo il primo a partire. Il primo viaggio fu quell’uscita osata da una casa conosciuta per costruirne una tutta nuova. E se era
d’obbligo mostrarsene dispiaciu-
ti, il cuore cantava. Capisti che
l’essere umano diventa adulto
quando osa il viaggio, quando
rompe gli ormeggi e si lancia nel
mare della vita avendo per casa
un compagno, una compagna.
Immagino che tu fossi un uomo antico sapiente che scrivesti
il racconto. Non perché la donna non ne sarebbe stata capace, perché le cose sono poi andate diversamente da come erano cominciate. Ma facesti bene
a raccontare il sogno di Dio, che
l’amore ti fece capire e al quale Dio non ha mai rinunciato. ■
Felice 2014 a quelli che...
FIORETTI DI P. UCCELLI
L’ ULTIMA BIRBONATA...
p. ERMANNO ZULIAN, sx
2
18
E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». 19 Allora il Signore Dio plasmò dal
suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque
modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. 20 Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse.
21
Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto.
22
Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una
donna e la condusse all’uomo. 23 Allora l’uomo disse: “Questa volta è
osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta». 24 Per questo l’uomo lascerà suo padre
e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. (Genesi 2,18-24)
MISSIONE GIOVANI
La creazione di Eva Centro Aletti, Roma
P
costola che partiva da te per costruirla come una città compatta e protettrice. Una costola, dal
mezzo di te: non dai piedi, perché stesse da schiava davanti a te,
non dalla testa perché ti ci mettesse sopra i piedi. Dalla costola
perché vi custodiste insieme come la costola custodisce il cuore.
LA PAROLA
adre Pietro Uccelli è nato il 10 marzo 1874 a Barco, un paesino del Reggiano. Suo padre, da calzolaio era diventato commerciante di grano e canapa. Il piccolo Pietro è intelligente, cresce
vispo e buono. Entra in seminario, dove prosegue bene negli studi
e nella pietà, con la gioia della famiglia.
Compiuti gli studi di teologia viene ordinato sacerdote il 18 settembre 1897 e viene mandato a Cavriago. Dai suoi parrocchiani si prende il nomignolo di “San Nicola” perché, come quel santo, una
volta racimola la dote per una povera giovane
che altrimenti non avrebbe potuto sposarsi.
Don Pietro, però, non è in pace: vuole orizzonti più vasti e non sa come raggiungerli.
Un giorno ascolta la commemorazione dei
martiri caduti in Cina nella persecuzione dei
boxers, che lo incoraggia di più nel suo proposito di dare la vita per il Signore.
Sente che a Parma il vescovo ha fondato una congregazione missionaria. Si reca
allora da mons. Guido Conforti e gli chiede
di entrare nel suo giovane istituto. Conforti lo accoglie con gentilezza, ma dice al giovane prete di accordarsi prima con il suo vescovo e
ottenerne il suo permesso. Ma il vescovo di Reggio
Emilia gli dice: “Le missioni ce le hai qui sui nostri monti”, e lo spedisce a fare il parroco a Piolo, tra gli Appennini Emiliani.
La gente di Cavriago però non vuole lasciarlo partire. Don Pietro, sempre schivo di lodi, cerca di lasciare il paese di nascosto, ma i
buoni fedeli accortisi si fanno trovare fuori dall’abitato per fargli festa, accompagnandolo in paese a suon di musica e bandiere. Il giovane prete, rosso in volto, esclama: “Stavolta me l’avete fatta, ma
sarà l’ultima, ve l’assicuro… Sarà l’ultima birbonata che mi fate!”.
In famiglia, invece, si gioisce di questa nomina e si fa festa. Suo
padre gli prepara un bel paio di scarpe: “Mettile su, che ti van bene
di certo e non pensare alla Cina, che ne hai qui del bene da fare!”.
Don Pietro parte a malincuore per la nuova parrocchia, con scarpe
fiammanti ai piedi, ma nel cuore la speranza di farsi missionario.
Intanto, non perdeva tempo, ma continuava il suo apostolato tra
la povera gente. Una domenica, gli capita in canonica un povero
che aveva indosso un paio di scarpe tutte sdrucite. Egli lo prega di
levarsele e di accettare le sue, “troppo belle”.
Quando suo padre gli chiede delle scarpe, gli dice: “Ho fatto un
cambio; mi parevano troppo belle per questo paesino!”. “Ho capito
- risponde il padre - in mano tua tutto quello che è bello non dura”.
Ma, tornato a Barco, si mette subito a fargliene un altro paio. ■
(Dal libro “Gioia di fare il bene - Fioretti di padre Pietro Uccelli”)
S
embra impossibile sia arrivato il 2014; sembra impossibile essere arrivati sani al
2014! Scioperi, proteste, insulti,
punti di riferimento che se ne
vanno, disorientamento generale. Un marasma continuo… Che
fare? Ci aggrappiamo a papa
Francesco, l’unica persona che
forse riesce a unire, le cui parole sono ascoltate con particolare
attenzione, perché piene di speranza e di fiducia, anche nella
sofferenza e nel dolore.
Può bastare? Altro che botti
di capodanno! L’atmosfera che
si respira è da… notte delle streghe. Rabbia più o meno giustificata si riversa nelle strade e nelle
piazze, mentre risposte e soluzioni sembrano non arrivare mai. E ai giovani oltre
agli slogan, alle manifestazioni, agli scioperi rimangono ancora gli ideali, i sogni,
i valori? “È una vergogna, è
uno scandalo, tutti a casa!”.
La protesta non lascia
spazio a chi ogni giorno
s’impegna in silenzio nelle
associazioni, nel volontariato, nelle parrocchie e nel
mondo missionario. Perché
fa sempre più notizia chi
urla e rompe, rispetto a chi
lavora, raccoglie e sussurra.
Un felice 2014 a tutti:
per augurarlo e per sorridere un po’, a inizio anno vorrei
citare e riadattare una celebre
canzone di Enzo Jannacci.
Buon anno a quelli che da tre
anni fanno un lavoro d’equipe,
convinti d’essere stati assunti;
a quelli che credono che Gesù
Bambino sia Babbo Natale da
DIEGO PIOVANI - [email protected]
giovane; a quelli che organizzano, invece, la marcia per la guerra; a quelli diversi dagli altri; a
quelli che dicono che i soldi non
sono tutto nella vita e poi vivono
per il lavoro; a quelli che qui è
tutto un casino; a quelli che per
principio non per i soldi; a quelli
che l’ha detto il telegiornale; a
quelli che hanno una missione
da compiere; a quelli che sono
onesti fino a un certo punto; a
quelli che fanno un mestiere come un altro; a quelli che la mafia “non ci risulta”; a quelli che
tirano la prima pietra, ma anche
la seconda e la terza e la quarta...
Buon anno a quelli che in rete
è tutto un “Viva Mandela! Grazie Madiba!”, ma se poi ci fosse
INTENZIONE MISSIONARIA
E PREGHIERA DEL MESE
I cristiani delle diverse confessioni possano camminare
verso l’unità voluta da Cristo.
Venga promosso un autentico sviluppo economico, rispettoso della dignità di tutti gli uomini e dei popoli.
Conforti: “Il nostro amore
cerca il bene, l’abbraccia e se ne sazia”.
stato un Mandela a casa nostra…
Buon anno a quelli che i forconi ma con la jaguar; a quelli che
vengono al mondo nonostante
tutto; a quelli che il mutuo non
c’è; a quelli che il frigo è vuoto
ma il tablet è pieno; a quelli che
gli “extracomunitari sono aiutati, gli italiani penalizzati”; a
quelli che in missione sono tutti
penalizzati; a quelli che non si
preoccupano; a quelli che le regole si rispettano; a quelli che ci
sono troppe regole; a quelli che
vivono per un sogno e a quelli
che sognano di vivere un altro
giorno.
Nelson Mandela, che mi auguro diventi presto argomento
di studio in ogni scuola,
durante gli anni della sua
prigionia a Robben Island
custodiva gelosamente la
poesia “Invictus”, scritta
nel 1888 dal poeta inglese
William Ernest Henley. È
una lezione di vita, sempre
valida.
“Dalla notte che mi avvolge, nera come la fossa dell’inferno, rendo grazie a qualunque Dio ci sia
per la mia anima invincibile. La morsa feroce degli eventi non m’ha tratto smorfia o grido. Sferzata a sangue dalla sorte non
s’è piegata la mia testa. Di
là da questo luogo d’ira e di
lacrime, si staglia solo l’orrore
della fine. Ma in faccia agli anni che minacciano, sono e sarò
sempre imperturbato. Non importa quanto angusta sia la porta, quanto impietosa la sentenza,
sono il padrone del mio destino,
il capitano della mia anima”. ■
2014 GENNAIO
V ITA SAV ERIA N A
I superiori da papa Francesco
Tre ore di conversazioni e poi, il dentista
al 29 novembre 2013
D alsi è27tenuta
a Roma l’82.ma
assemblea dei superiori generali
delle congregazioni e ordini maschili. Le prime due giornate sono state intense: abbiamo condiviso ispirazioni e provocazioni,
a noi richieste e proposte da papa Francesco.
Abbiamo percepito la necessità di non aver timore di affronta-
Vestito con l’abito che mi ha regalato mia
madre per il 25.mo di sacerdozio (mi va
ancora bene!), saluto “fratello Francesco”
a nome di tutti i saveriani e loro amici
re nuove situazioni sia di lavoro che di metodo. In una parola,
ci siamo detti che occorre guidare le nostre famiglie religiose e
missionarie verso una grande libertà e apertura d’animo, perché
da questi atteggiamenti nascono
coraggio e creatività.
Tali atteggiamenti sono frutto
della gioia che viene dal vangelo, che ci rende veri capi-cordata.
Nelle nostre mani avevamo l’esortazione Evangelii gaudium - “La
gioia del vangelo”: niente di meglio per riflettere e programmare.
L’incontro
con fratello Francesco
Il 29 novembre la conclusione
è stata inaspettata e fantastica: subito dopo colazione siamo andati
dal papa. Il superiore dei gesuiti
p. Nicolas ci ha annunciato: “Credo che gli sia più gradito se lo
chiamiamo fratello Francesco!”.
Alle ore 9.30 arriva puntuale
fratello Francesco. Prende posto: la preghiera, un breve saluto e si inizia. “Quanto tempo abbiamo con lei?”, gli viene chiesto. “Fino alle 12.30, perché alle 13 devo andare dal dentista!”,
risponde papa Francesco.
p. LUIGI MENEGAZZO, sx
Tre ore piene di incontro. A
fratello Francesco sono state
presentate alcune questioni riguardanti la vita delle nostre famiglie religiose: la formazione, il ruolo della vita consacrata nella chiesa, l’inculturazione
e l’internazionalizzazione, alcuni aspetti giuridici…
Francesco ha risposto partendo dalla sua esperienza di religioso e di pastore, con note personali di grande profondità. Ci
ha invitato a uscire dal nido, ad
avere chiaro il carisma e il modo per realizzarlo, a formare bene coloro che entrano nelle nostre famiglie, usando anche parole forti: “Non è un problema
essere peccatori, ma è imperdonabile essere corrotti!”.
Proseguendo con le domande,
gli è stata posta la seguente: “Papa Francesco, se lei fosse uno di
noi, come si porrebbe di fronte
alle richieste di papa Francesco
di andare verso le periferie umane, geografiche ed esistenziali?”.
Ci ha guardato un attimo, pensoso; poi candidamente ha risposto:
“Prenderei paura!”. Noi tutti non
siamo riusciti a trattenere una
fragorosa risata, e lui con noi!
Il tempo è volato via!
A metà mattinata papa Francesco ci ha salutati uno a uno.
Mi sono fatto ambasciatore della nostra famiglia e gli ho detto:
“La ringrazio a nome dei missionari saveriani per l’energia che
infonde nella nostra attività missionaria”. Ho letto nel suo sorriso una genuina soddisfazione.
Ci siamo trovati di fronte a
fratello Francesco, genuino,
così come è sempre, spontaneo nella sua fede e deciso nello scopo da raggiungere: aiutare
la chiesa a testimoniare “la gioia
del vangelo”.
Il tempo è volato. Sono sicuro che l’incontro sarebbe durato
più a lungo… se non fosse stato per quell’appuntamento con il
dentista.
■
“La gioia del vangelo”, in anteprima
p. PETRUS N. SATYO, sx
I
l 5 novembre, festa di san
Guido Conforti, ho ricevuto una telefonata da Roma: i superiori mi chiedevano di partecipare alla Messa di chiusura dell’anno della fede in piazza San Pietro,
celebrata da papa Francesco che
avrebbe consegnato in anteprima
l’esortazione Evangelii gaudium.
Ho accettato.
Così domenica 24
novembre, ero con circa trenta persone da diversi paesi dei cinque
continenti: praticamente eravamo i rappresentanti dei popoli e delle
chiese, per ricevere dalle mani del papa la sua
prima “esortazione”. Io
rappresentavo l’Asia e
le congregazioni attive
maschili.
Una fortuna o una
coincidenza? Forse esagero, ma
sono convinto che questo incontro con papa Francesco sia stato un dono di san Guido a tutti
i suoi figli missionari: aver ricevuto in anteprima “La gioia del
vangelo”! Perciò con san Guido
ripeto: “Il Signore non poteva
essere più buono con noi”.
■
nario in Indonesia per 5 anni
(1967-1973) e poi, per vent’anni in Sierra Leone, nelle due diocesi di Makeni e Freetown. Missionario sempre accogliente e
amabile con tutti, p. Furlan era
diretto al nostro santuario “Madonna di Fatima” in Holliston,
quando è caduto ed è entrato
in coma, all’età di 82 anni.
■
nuova équipe direttiva.
Papa Francesco consegna l’esortazione “Evangelii gaudium”
al saveriano indonesiano
p. Petrus N. Satyo, studente
al Conservatorio di Parma
LAICATO SAVERIANO
Le volontarie dei saveriani malati a Parma
PAOLA CURTI
La foto di gruppo riprende le volontarie dell’infermeria al
IV piano della casa madre dei saveriani a Parma. Siamo quasi
al completo: (in alto) Leila, Paola, Anna Maria, Giovanna (nascosta), Mariarosaria, Laura; (in basso) Nene, Gabriella, Gina
e Dina; mancano Ennia e Gianpietro.
È stata scattata sabato 14 dicembre, in occasione della festa
che abbiamo organizzato per i missionari trattenuti nell’infermeria. Ci siamo fatti gli auguri di Natale e naturalmente
abbiamo condiviso anche qualcosa di buono, con l’autorizzazione del dott. Gildo, che per l’occasione si è mostrato abbastanza compiacente. Il clima è stato festoso. I padri Allevi
e Rizzi si sono gentilmente prestati a posare con noi. Siamo
tutte sorridenti, il che vuol dire che al quarto piano noi ci troviamo molto bene, come in famiglia.
I missionari malati, ospiti dell’infermeria, variano molto, a
seconda delle loro condizioni. Attualmente sono 18, assistiti da sei confratelli fissi e da altri di passaggio. Noi volontarie
siamo 11, più un volontario. Abbiamo pianificato la nostra
presenza garantendo ciascuna due pomeriggi alla settimana.
Perciò al IV piano, salvo imprevisti, sono sempre presenti almeno due di noi. Ci incontriamo una volta al mese con p. Antonio Ugalde, il saveriano messicano incaricato dell’assistenza
ai malati: preghiamo insieme e ci aggiorniamo sulla situazione di salute dei missionari e sulle loro necessità.
Il volontariato all’infermeria del IV piano è una presenza
speciale: gioca molto l’amicizia e l’affetto che ci legano ai saveriani, e quando il motore è il cuore, allora saltano tutti i paletti. Ognuna di noi sa che deve lasciare a casa i suoi problemi
per chinarsi e ascoltare i missionari. E c’è tanto da sentire e da
conoscere. Il nostro tipo di “lavoro” non è perciò ben definito: ognuna porta ciò che è e quello che ha.
Si fa compagnia, si legge e, a seconda della stagione, si fa
qualche giretto in cortile o per i corridoi interni, si guarda assieme la TV e… appunto, si ascolta. A sera, dopo il rosario,
aiutiamo in refettorio per la cena, perché qualcuno deve essere aiutato. Capita anche che qualcuno sia allettato, e allora cambiano gli orari di presenza, in modo da essere presenti all’ora di pranzo e di cena momento per imboccare il malato, e anche per tenergli la mano e fargli coraggio, perché
questo è il momento della tenerezza e anche i missionari ne
hanno bisogno.
DUE MISSIONARI IN CIELO
Padre Giuliano Varalta, apostolo dell’Indonesia, dove ha
passato ben
45 anni della sua vita
(dal 1969 al
2013), è spirato nel pomeriggio del
9 dicembre
nell’infermeria della casa
madre dei saveriani a Parma. Nato a Belfiore (Verona),
aveva 72 anni, ed era sofferente di tumore. Primo di otto fratelli, era diventato saveriano a
19 anni, e dopo gli studi teologici a Parma, a 24 anni, era diventato sacerdote. All’Indonesia p. Varalta ha dedicato tutte
le sue forze, in situazioni spesso difficili e sfavorevoli, realizzando il suo sogno giovanile:
“seguire Gesù Cristo generosamente, senza riserva alcuna”.
Padre Girardo Furlan, saveriano vicentino di Olmo
di Creazzo, è
spirato nella notte dell’
11 dicembre
2013, a Holliston, negli
USA, dove
aveva compiuto gli studi di teologia ed era stato ordinato sacerdote nel 1958, e dove ha lavorato complessivamente 29 anni, in tre riprese. È stato missio-
DIREZIONE DELLE
SAVERIANE IN ITALIA
Durante la loro assemblea,
tenutasi nella casa saveriana di
San Pietro in Vincoli (RA) all’inizio di dicembre 2013, le missionarie di Maria-saveriane delle sei comunità in Italia hanno
eletto l’équipe di sorelle che le
guiderà nei prossimi anni sul
progetto, “Tutto per la missione, con realismo e coraggio”.
Come direttrice è stata confermata sr. Lidia Vermi, che vive a Milano; vice è sr. Elena Loi,
che vive a Ceggia; consigliere
sono sr. Laura Littamé, infermiera a Oristano, sr. Dina Manfredi, ora a Cava de’ Tirreni, e
sr. Piera Grandi, che vive a Parma e ha anche l’incarico di seguire la causa della “venerabile” Celestina Bottego.
Auguri di buon servizio alla
■
CREDENTI E... UMANISTI
Su iniziativa dei saveriani
negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dall’8 al 10 novembre
2013, si è tenuto il primo convegno tra cristiani e umanisti
(intendendo per “umanisti” la
corrente di atei moderati). I 40
delegati si sono riuniti nel nostro “Istituto Conforti” di Coatbridge, a metà strada tra Glasgow ed Edimburgo. I relatori
e i partecipanti hanno cercato
di concentrare la conversazione
sulla “Ricerca di un terreno comune su valori ed etica”.
Logo dell’Istituto Conforti è
un albero
sui cui rami foglie
variopinte
formano i
cinque continenti del
globo, e la
scritta significativa:
“Noi abbiamo il mondo in comune! Ci
credi o no?”. Dall’Italia hanno
preso parte al convegno mons.
Giorgio Biguzzi e p. Marcello
Storgato.
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La nuova direzione delle saveriane in Italia
con la direttrice generale Ines Frizza (in celeste)
3
2014 GENNAIO
GOMA: NELLA DURA REALTÀ, GERMOGLI DI SPERANZA
DIARIO / 1
IL DESTINO NELLE NOSTRE MANI?
Il vangelo nella debolezza
p. SILVIO TURAZZI, sx
A
lcune pagine del diario di viaggio, scritto in quei giorni (26 giugno - 19 luglio 2013), possono aiutare a conoscere meglio l’esperienza vissuta in quei giorni e la visita alle attività dell’associazione “Muungano” nella città di Goma.
Dalla prigione, grida di rivolta
Un pomeriggio particolare. Canti nella cappella della fraternità, grida dei detenuti nella prigione vicina, tentativo di
evasione, spari, bombe lacrimogene, vociare… Solo più tardi torna la calma.
Celebriamo nella nostra cappella la Messa in memoria di
Paola Mugetti, nostra sorella di viaggio, con cui abbiamo vissuto tanti anni insieme a Goma. Dopo il tentativo di fuga da
parte dei detenuti, non è stato possibile celebrare la santa Messa in prigione. Partecipiamo alla Messa dei bambini in cattedrale. È vivacissima!
La Messa è un tempo forte, religioso e umano. Si tocca con
mano quanta forza e pace sprigioni il vangelo. I canti, l’ascolto partecipato, l’invito del sacerdote congolese, i volti amici
di tante persone, sono stati un motivo di grande gioia. Lì, su
quella strada, fiumi di persone, di sfollati, di soldati sono passati e alcuni si sono fermati.
La vita della gente sembra esprimere la vita della natura
stessa, semplice e vera, forte e paziente come le piante e l’er-
ba della valle. Ringrazio il Signore per il dono di oggi, degli incontri, della gente, dei campi che abbiamo attraversato.
La mia stanchezza e la forza di Luisa
Mi sento particolarmente stanco… Nella mia debolezza e
povertà ho pensato a Gesù, nella sua casa di Nazareth. Lì vedo la mia dimora. In ogni situazione, se apriamo il cuore a
Dio, possiamo cogliere il dono della sua pace. Grazie Signore, perché mi doni di scoprire e sperimentare qualcosa della
povertà. Ho già incontrato poveri che soffrono davvero e hanno fame… Mi sento vicino a loro, uno di loro. La debolezza
che porto nel mio corpo, la lentezza della mente mi avvicina
a loro. Anche questo è sentirsi insieme come l’unica famiglia.
Anche la povertà è dono. Quanto è vero! Solo nel futuro, nel
“sempre” di Dio che è amore, s’illumina il presente.
Ho il tempo di osservare Luisa Flisi, la missionaria laica che
ci accoglie: vive in Congo da quarant’anni, con Antonina, ora
in famiglia in Italia. È bello vedere il suo impegno di donna
di Dio: la sua azione al centro Gram per l’accompagnamento
dei malati di Aids; poi le tante attenzioni con i disabili di Betania, i detenuti del carcere; e stasera l’impasto del bugali che
porta ad alcuni poveri con un po’ di carne e intingolo. È commovente. La sua comunità è la gente, soprattutto i più bisognosi. Grazie Signore, per i tuoi missionari e missionarie, una
presenza di vangelo vivo.
I giovani: il destino è nelle nostre mani
Parlo con Guy Kibira, presidente del consiglio provinciale
dei giovani del nord Kivu. Mi parla dell’importanza di internet oggi, per comunicare anche con i giovani della diaspora nei vari paesi del mondo.
“Subire, subire, subire… questa è la nostra condizione. Subiamo ancora le conseguenze della cultura del genocidio, con la
presenza di forze negative nel territorio e
l’esportazione dei minerali. Il Rwanda ne
ha il controllo.
Crediamo tuttavia nel cambiamento e vogliamo collaborare con i fratelli vicini. Qui
c’è chi è stanco e accetta la balcanizzazione, ma molti altri - una grande maggioranza
- vuole l’unità del paese. Molti giovani sono reclutati con la forza, lavori forzati, stupri… Dimostrano quanto sia scombussolata la struttura dello Stato.
Nel territorio controllato dall’M23,
Donne e giovani sui banchi,
quest’anno 5.000 studenti non si sono prenel cortile del laboratorio in cui
si preparano prodotti dell’artigianato locale
sentati agli esami di Stato, causa le tasse eccessive. C’è una cattiva gestione dello Stato, il presidente è chiaramente comproDIARIO / 2
messo. L’esistenza dei gruppi armati
nasce da questa situazione. Per quanto
riguarda l’M23… hanno saccheggiato
la città: come sperare su di loro?”
p. SILVIO TURAZZI, sx
Kibira chiude il suo messaggio diLa città vive un tempo di timore, la minaccia di una nuova occupazione. Nell’apparencendo: “Il destino del nostro Paese è
za tutto sembra tranquillo; è tempo di attesa, ma continuano ad arrivare sfollati dai vilnelle nostre mani”.
AGLI SFOLLATI: UN TELO E POCHI FAGIOLI
laggi vicini. Mettiamo tutto nelle mani del Signore, certi che Egli vive con noi il tempo
e il mistero della nostra Pasqua.
Nel pomeriggio visitiamo il campo degli sfollati a Buhimba. Quando arrivano viene data
loro una “bâche” (un telo), alcuni chili di fagioli, e poi devono arrangiarsi… “Tanti - mi dice suor Georgette - muoiono peggio delle bestie”. Ascolto e sento come un colpo di frusta.
Siamo colpiti. I rifugi (capannette) sono migliaia e migliaia, a perdita d’occhio. Parliamo con la gente; vari li conosciamo. Ci raccontano con dignità la loro situazione… È durissima. Hanno lasciato i loro campi e si ritrovano tra gli sterpi, sprovvisti di tutto. Ci sentiamo impotenti, porteremo in seguito un aiuto a suor Giovanna, che ci accompagna e
visita abitualmente il campo, per comprare un po’ di bâche o di coperte.
Celebro la Messa al centro per handicappati, dove abbiamo vissuto come Fraternità
per sette anni. Il legame con i disabili è per me una scuola. Mi insegnano a vivere semplicemente, portando con semplicità e coraggio la propria croce. Sono andato a salutare il gruppo della “Fraternità dei disabili”, riuniti in sessione per una settimana. È stato
un incontro pieno di gioia.
Edda, per 20 anni con p. Silvio a Goma,
al campo degli sfollati di Buhimba
La missione:
seme che deve marcire…
Partecipiamo alla Messa di esequie
del giovane Abbé Faustin, parroco di
Karambi, deceduto per infarto la domenica precedente. Aveva subito un
attentato la settimana prima. Troviamo riunita la chiesa di Goma. Il clero locale è numeroso. Il vescovo esprime con dolore i sentimenti della grande comunità dei fedeli appartenenti a
tutte le comunità etniche.
Davvero il vangelo è una luce, è un
forte motivo di aggregazione. Le parrocchie della diocesi sono tutte aperte,
nonostante i diversi gruppi armati che
controllano il territorio. Forse è l’unica rete istituzionale che arriva ovunque attraverso le varie comunità e aggregazioni laicali. Eppure i viaggi sono sempre un rischio. Ne parliamo in
seguito con il vescovo, deciso nel proporre comunione e relazioni concrete,
ovunque e aperte a tutti.
Ripenso al valore della missione, come un seme che deve marcire nel solco per rinascere chiesa locale. Davvero
la chiesa è opera del Risorto e del suo
Spirito a cui la missione affida con fiducia le comunità.
■
PER PROLUNGARE IL LEGAME DI AMICIZIA E SOLIDARIETÀ
a cura di p. MARCELLO STORGATO, sx
26 giugno al 19 luglio del 2013, p. Silvio, Edda
D ale Lino
della “Fraternità Muungano” di Vicomero
(Parma) hanno fatto visita alla “Solidarietà Muungano”
di Goma, per rinnovare il legame di profonda amicizia e
solidarietà che li stringe da decenni di dedizione e d’impegno. Il “diario” del viaggio è una perla di valore: l’animo
missionario si avvicina, ascolta, gode e soffre, prega e medita, accoglie e offre i doni umani e divini della fraternità.
Non c’è ingenuità in questo viaggio solidale. Teresina
Caffi, saveriana che ogni anno si reca in Kivu e conosce
la situazione, così si esprime: “La popolazione, insieme a
tanti appassionati di giustizia nel mondo, ha bussato alle
porte dei potenti internazionali. Ha espresso le soluzioni
semplici, non costose, che potrebbero spalancare la porta alla pace, ricondurre i due milioni di sfollati a casa e
aprire possibilità di una vita degna per tutti.
I grandi hanno le loro visioni delle cose e non ascoltano… Ancora una volta si svicola dalla strada maestra che
è essenzialmente politica, di poco costo, ma che metterebbe il dito sulla piaga degli interessi anche occidentali:
alla ricerca dei minerali, petrolio, legno, terre dell’est
della RD Congo a prezzi stracciati.
Mi sembra che alla fine, in questo mondo avido e cieco,
non resti che questo: stare con i vinti…, cercando di seminare nella notte fredda germi di futuro, e accettando di
non vederlo che nei germogli. Anche in noi stessi”.
■
Tutte le foto sono dell’archivio Muungano / Edda Colla
UNA SINTESI
CHE COSA ACCADRÀ DOMANI?
Come in famiglia, i rischi non si calcolano
p. SILVIO TURAZZI, sx
S
iamo a Goma, nel Kivu, regione della repubblica democratica del Congo. Ci sentiamo a casa: davvero siamo
una sola famiglia, qui come a Parma. La vita scorre nella normalità - così sembra - ma si respira l’aria di un tempo difficile,
soprattutto d’incertezza. Che cosa accadrà domani? Ma come
in famiglia, i rischi non si calcolano.
C’è stata tanta sofferenza nella comunità congolese di Goma,
a cui da tempo siamo legati. Occupazione armata, strade con
barriere di gruppi armati diversi, violenze e fame hanno reso la
vita difficile. Ma Goma ci sorprende con la sua vitalità. Una città-villaggio in cui le relazioni sono alla base di una convivenza e
di una solidarietà che manifesta il valore della cultura africana.
Ascoltiamo la nostra gente
Ascoltiamo testimonianze, incontriamo amici, viaggiamo
su quelle strade che si rivelano fonte di vita per il piccolo
commercio, i trasporti, gli scambi che permettono la sussistenza. Incontrando la gente si toccano con mano i problemi
del quotidiano.
La disoccupazione è normalità; per chi lavora i salari sono
scarsi: 50-60 dollari al mese; fortunato chi guadagna qualcosa di più. Ho chiesto i prezzi di alcune cose necessarie. Un
sacco di carbone 30-40 $; fagioli 60 $: riso 80 $; zucchero 60
$; olio, un bidone 30 $...; l’affitto medio mensile è di 25 $.
Nonostante tutto, resta il sorriso, l’aria, il sole, la vegetazione
sempre bella.
Il governo centrale è debole e compromesso con interessi di
gruppo e di multinazionali. I gruppi armati sono vari: gruppo
FDLR, erede del genocidio ruandese; c’è chi collabora con il
regime ruandese e chi lotta per la liberazione del territorio;
ma il gruppo più temuto è l’M23, costituito inizialmente da
militari disertori,
appoggiati chiaramente da Kigali
(Rwanda), che ha
forti interessi nel
commercio illegale delle miniere
congolesi, a cui
tutti attingono.
È incredibile che questo avvenga dopo tutte le denunce della commissione degli osservatori dell’Onu per i diritti umani. Ci viene detto che forte è l’impegno delle donne, degli
studenti, dei motards sui loro moto-taxi, e soprattutto della
popolazione che parla apertamente.
Incontriamo i nostri missionari
Incontriamo i missionari saveriani, le suore piccole figlie, la
laica missionaria di Parma Luisa Flisi e altri volontari. Ringrazio il Signore per i missionari: sono una presenza del vangelo
vivente. Partecipando alla Messa in cattedrale, in occasione della morte di un giovane sacerdote, ho modo di vedere la comunità cristiana riunita: vescovo, sacerdoti, fedeli di tutte le tribù.
Sento la forza viva del vangelo, la sua forza di aggregazione,
la concretezza di una rete che arriva in tutti gli angoli della diocesi. Costituisce un collegamento valido ma sempre rischioso,
perché il territorio è controllato da gruppi armati diversi.
Parlando con vari esponenti, colgo un sentimento comune
che li unisce: c’è una chiara determinazione della gente e dei
militari congolesi per liberare il territorio. Cadono bombe…
I combattimenti sono nelle vicinanze dei villaggi Mutaho e
Kanyaruchinya, che ero solito visitare perché nell’ambito della nostra parrocchia.
Incontriamo gli sfollati nei campi
Moltissimi sono gli abitanti costretti alla fuga. Li incontriamo visitando i campi degli sfollati, in gran parte contadini,
accampati in piccole capanne, tra sassi e sterpaglie, sprovvisti
di tutto. La loro situazione è durissima. C’è incertezza nella
città… Ma la vita riprende presto come d’abitudine. Impariamo dai commenti della gente la solidarietà di uomini e donne,
soprattutto dei motards, che trasportano acqua e cibo ai soldati congolesi che combattono al fronte vicino. Sono davvero
decisi e coesi per liberare la regione dal gruppo armato M23.
Preghiamo insieme per i soldati morti: sono tutti vittime di
una guerra assurda. Comprendiamo che si sta “voltando pagina”, sta avvenendo qualcosa di importante. Anche Kabila, il presidente “compromesso”, è costretto ad accettare la reazione della
gente. Le armi - ne
siamo confermati non sono la prima
forza che i congolesi stanno usando,
ma la concordia e
la solidarietà della
grande maggioranza della gente. ■
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2014 GENNAIO
DIARIO / 3
LA SPERANZA PER TANTI POVERI
L’amore costruisce libertà e fraternità
p. SILVIO TURAZZI, sx
dalla prigione dove abbiamo celebrato la santa
A rrivo
Messa. È un dono grande annunciare - raccontare Ge-
sù, sempre e dappertutto. È gioia sentire in noi la sua presenza e la sua Parola originaria scorrere nel nostro sangue, nel
sangue di ogni uomo e donna, qualunque sia la situazione che
sta vivendo.
Dio è “Papà” sempre; siamo tutti suoi figli. E parlare della
storia di Gesù, della sua condanna, della sua morte accanto a
due altri condannati… e la sua presenza di Risorto, ora e qui
tra noi, è una grazia grande.
La generosità di tante persone
Ci ritroviamo nel nuovo padiglione del centro sanitario
“Muungano”. Mi hanno chiesto di celebrare la Messa e di benedire i locali. Penso a quanti hanno aiutato e ci stanno aiutando a rinnovare il centro, gravemente danneggiato dall’eruzione del vulcano del 2002.
Siamo contenti: è un segno di speranza per tanti poveri.
Sentiamo il bisogno e l’impegno di cercare i fondi per poterlo terminare: Muro di cinta per riparare l’edificio dalle grandi
piogge, sala per curare le malattie infettive, il reparto maternità… sono i lavori più urgenti.
Intanto il centro funziona con le visite a domicilio, le cure
ai malati e soprattutto ai bambini che soffrono di malnutrizione. Siamo nel centro della città: non basta l’ospedaletto per i
bambini, costruito dopo l’eruzione vulcanica a Ndosho, a circa 4 chilometri di distanza.
Nel pomeriggio incontriamo il gruppo di gestione “Muungano”, nella prospettiva di fare la “Onlus” (associazione senza scopo di lucro). È un cammino importante per poter dare all’associazione più autonomia e maggiore responsabilità.
La loro proposta ci sembra un segno di maturità, con la possibilità di un consiglio di amministrazione in grado di assicurare l’orientamento di apertura ai più poveri e di garantire l’efficacia e la continuità delle attività iniziate da tanti anni. Si lavora sul terreno della diocesi e per questo bisogna trattare il
progetto con l’autorità competente.
La città è cambiata, da 35.000 abitanti negli anni Ottanta
ora conta più di un milione di abitanti. Le attività, prima legate alle comunità ecclesiali di base, oggi sono un servizio alla società. Sembra opportuno collocarsi in questa nuova prospettiva.
Mi sono chiesto: “Come vivevi tu…?”
Bombe… combattimenti nelle vicinanze, nei villaggi di
Mutaho e Kanyarucinya, con ricadute sulla città. Centotrenta
sono le vittime, militari. Ascoltiamo le varie radio locali e internazionali. C’è incertezza… ma la vita riprende presto come da abitudine. Preghiamo insieme per i soldati morti, tutti
sono “vittime” di una guerra assurda.
Prego. Stasera mi sono chiesto: “Come vivevi, tu Gesù, gli
attacchi degli zeloti per liberare Israele dai romani, o dai re
che si chinavano al loro volere? La tua risposta è stata annunciare il Regno dei cieli, seminare un lievito di vita che libera
gli uomini da ogni schiavitù, sempre amati dal padre e figli
chiamati non solo alla dignità ma ad amare, a essere fratelli
superando disuguaglianze, ingiustizie, odio”.
Ho visto Gesù nel suo limite umano. Lui non è stato teologo, sociologo, politico, moralista o altro. Ha messo un seme.
Il germe che ha messo si sviluppa con lo Spirito, come amore vivo e creatore che sgorga dal suo cuore di cui il Padre è la
fonte e inonda in modo diverso il cuore di tutti gli uomini e
donne di tutti i tempi.
Un amore che orienta a costruire libertà, dignità, fraternità
nel rigagnolo della concretezza socio-politica che costruisce
la società. Anche la missione mi appare con chiarezza come
l’opera che continua a gettare il seme del Regno, senza pretese… Solo lo Spirito porterà la comunità alla verità tutta intera
attraverso il popolo di Dio.
Salutiamo i saveriani e i bambini
Vado a salutare i confratelli saveriani, tranquilli e forti nella
missione loro affidata alla periferia della città. Hanno dato la
prima accoglienza a migliaia di sfollati. Nel pomeriggio sentiamo forte l’ombra oscura del regime ruandese vicino, si teme la loro reazione ai fatti che stanno avvenendo.
Tante ipotesi e pensieri… Tutto può succedere, attraverso i
sentieri sul confine a nord di Goma. Conosciamo quelle strade
per avere riparato negli anni precedenti le condutture dell’acqua per i villaggi ruandesi, nella speranza che la distribuzione potesse avvenire anche nei nostri villaggi collocati a ridos-
Al Centro sanitario Muungano, un bambino e la sua mamma
alle prese con la vaccinazione
so del confine.
Qualcuno ci invita a partire da Goma al più presto. Ma la
gente non ne tiene conto: non c’è odio nel loro impegno e nella loro lotta, ma il desiderio di liberare il loro territorio. Ancora colpi di cannone… Ma la città vive come d’abitudine, manifestando una vitalità incredibile.
Ho incontrato i ragazzi di “don Bosco”, accolti nella struttura vicina. “Ti rendo lode o Padre perché hai nascosto queste cose ai grandi e le hai rivelate ai piccoli”. Sono ragazzi e
ragazze con traumi evidenti, legati alla situazione che hanno
vissuto in famiglia o sulla strada.
Viaggio di ritorno… in famiglia
Verso Kigali… lentezze alla dogana, poi si aprono le porte. La natura è stupenda. Un amico ci parla del clima oscuro
del regime, di atti di forza verso giovani sfollati, mandati controvoglia a combattere nei quadri dell’M23. Parla sottovoce
guardandosi intorno...
In serata la notizia del coprifuoco a Goma: sono chiusi i negozi e la gente sfila per le strade. La tensione è alta in città.
Più tardi una nuova telefonata ci dà il via libera…
Venerdì 19 luglio, siamo a Istanbul. Siamo impressionati
positivamente dall’ambiente, dalla gente, soprattutto fratelli e
sorelle musulmani, dal servizio prestato a tanti disabili. Siamo
davvero tutti figli di Dio. Ci sembra di intuire l’importanza di
questo paese che lega Europa e Medio Oriente.
Nel pomeriggio arriviamo a Bologna… Siamo in famiglia,
■
qui e là!
DIARIO / 4
UN BILANCIO POSITIVO
p. SILVIO, EDDA, LINO
Il nostro viaggio a Goma ha
voluto essere un segno che ha
prolungato un legame di amicizia e di solidarietà. Siamo contenti di aver condiviso per alcuni giorni la vita della gente, così come ne siamo stati capaci.
Siamo stati accolti nelle casette
della Fraternità da Luisa Flisi, la
missionaria volontaria parmense
che qui lavora da una vita.
Abbiamo partecipato ad alcuni momenti di vita comunitaria
nelle comunità cristiane. Abbiamo incontrato alcuni giovani che
hanno terminato gli studi con
l’aiuto di persone e gruppi legati
alla nostra associazione “Solidarietà-Muungano” di Parma. Sono
davvero molto riconoscenti. Vari
di loro sono oggi professionisti nella società di Goma.
Siamo contenti, inoltre, di avere visto lo sviluppo comune che si è realizzato attraverso “Muungano”. Anche la nostra visita forse ha offerto l’opportunità ai soci e ai membri di rinnovare la scelta di amore - servizio
verso i più bisognosi e di assumere responsabilità, come laici, nello spirito delle beatitudini. Anche in mezzo a tanta incertezza e al buio, è possibile tenere acceso il fuoco della fraternità.
Qui la vita è vista nella sua essenzialità: sembra un
modo di vivere oltre lo spazio e il tempo, come lo concepiamo nella cultura occidentale, in un presente aperto a
tutto. È bello scoprire l’anelito alla pace vera, alla libertà e alla partecipazione, legato alle persone attraverso il
cuore stesso della vita. È il lievito della pasta umana che
manifesta la dignità di ogni persona. Davvero ogni uomo e ogni donna sono legati intimamente a Dio.
Nota Bene - Puoi visitare il sito dell’associazione “Solidarietà-Muungano”: www.muungano.it
P. Silvio Turazzi a Goma con Lino Ravasi di Viadana (MN) e la missionaria Luisa Flisi (secondo e terza da sinistra)
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2014 GENNAIO
IL M ON D O IN CA SA
SUD/NORD NOTIZIE
A che punto siamo?
● Italia: trattato ratificato. Il
parlamento ha ratificato il Trattato internazionale sul commercio d’armi. L’Italia è il quinto paese al mondo e primo dell’Unione Europea a dare il ‘via libera’.
Perché il Trattato entri in vigore servono le ratifiche di almeno
50 stati. L’accordo riguarda solo i principali sistemi d’arma, più
le armi leggere e di piccolo calibro e prevede controlli limitati su
munizioni e componenti d’arma.
Il Trattato vieta agli stati contraenti di vendere armi a paesi colpiti da embargo o responsabili di
crimini contro l’umanità.
● Bombe a grappolo: è boom!
Sono 139 le istituzioni finanziarie che continuano a investire nella produzione di bombe a
grappolo. Lo riferisce un rapporto pubblicato a Copenaghen
da Pax Christi, che parla di un
flusso di 24 miliardi di dollari nell’arco di tre anni. A finanziare la produzione degli ordigni ci sono anche 22 società di
paesi firmatari della Convenzio-
È tempo di bilanci
pagina a cura di DIEGO PIOVANI
ne di messa al bando degli ordigni. “Continuare a finanziare
la produzione è inaccettabile da
un punto di vista etico”, ha detto
uno dei promotori.
Congo RD: tre dichiarazioni di pace. L’ultimo atto dei negoziati di pace sul Nord Kivu si
è tenuto a Nairobi. Tre dichiarazioni distinte sono state firmate
dal governo congolese, dai ribelli del Movimento del 23 marzo
(M23), dall’Uganda, per conto
della Conferenza internazionale dei Grandi Laghi, e dal Malawi in rappresentanza della Comunità di sviluppo dell’Africa
australe. Il governo darà il via a
un programma di smobilitazione, disarmo e reinserimento sociale degli ex ribelli e presenterà un progetto di legge di amnistia, che non riguarda i crimini
di guerra e contro l’umanità. ■
●
Senza diritti...
● Iran: non solo nucleare. Dopo l’accordo di Ginevra sul nu-
cleare, il tema dei diritti umani
dovrebbe ora essere al centro del
dialogo internazionale con il paese. Lo riferisce l’ong “Iran Human Rights” (IHR), formata da
cittadini iraniani emigrati all’estero. “Il popolo iraniano non
vuole la guerra, ma vuole anche il rispetto dei diritti umani e
delle libertà”. Persecuzioni religiose ed esecuzioni capitali sono ancora all’ordine del giorno.
● Bangladesh: scioperi ed elezioni. “È un manicomio infinito
con la politica che sta mandando
alla malora questo povero Paese.
Disaccordi inconciliabili per le
prossime elezioni (5 gennaio)
provocano scioperi a catena che
significa avere tutto bloccato:
strade, ferrovie, fiumi... Se qualcosa si muove gli danno fuoco,
e ammazzano anche. Assolutamente vietati anche i mezzi privati. Tutto il commercio interno
e con l’estero va a rotoli. Finora l’unico giorno che fa eccezione è il venerdì (la domenica dei
musulmani)” p. Gabriele Spiga.
MISSIONI NOTIZIE
Premi e nomine
Premio Ucsi alla Misna. “Il
racconto di fatti e conflitti dimenticati dai grandi mezzi di comunicazione, con un lavoro che
non si ferma alla denuncia, ma
contribuisce a costruire dialogo
e ponti”. È il motivo dell’assegnazione alla Misna (Agenzia
di stampa missionaria) del premio speciale da parte dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi), giunto alla 19.ma edizione.
Il nuovo vescovo di Abaetetuba mons.
Chaves dos Reis con p. Marcello Zurlo
●
Riconoscimento Unesco al
“Círio de Nazaré”. Insieme ad
altre grandi manifestazioni religiose-culturali, la festività del
“Círio de Nossa Senhora de Nazaré”, la più imponente festività
religiosa del Brasile e fra le più
importanti al mondo, è stata proclamata dall’Unesco patrimonio
culturale dell’umanità. A Belém
la processione del Círio (cero) fu
istituita nel 1793 e si celebra la
seconda domenica d’ottobre: dura 15 giorni, preceduta e seguita
da altre manifestazioni. La Madonna è rivestita con un manto
fatto da una delle donne di Belém
e viene trasportata su un altare
portatile, adornato con fiori.
●
● Nuovo vescovo di Abaetetuba. Il 19 ottobre è stato accolto
ad Abaetetuba il nuovo vescovo, mons. José Maria Chaves
dos Reis. Scrive il saveriano p.
Marcello Zurlo: “Circa 5mila
persone, provenienti dalle nove
parrocchie della diocesi, hanno
partecipato alla festosa e solenne celebrazione. La cerimonia è
durata più di due ore ed è stata
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molto vivace e partecipata. Durante l’omelia mons. José Maria
ha detto: «Vogliamo essere una
chiesa in stato di missione permanente; siamo una sola famiglia che si fortifica attraverso la
fede e l’amicizia”.
● Nuovo
vescovo di Uvira. Papa Francesco, il 15 ottobre 2013,
ha nominato vescovo della diocesi di Uvira mons. Sébastien
Muyengo Mulombe, finora ausiliare a Kinshasa.
Don Antonio Romano, sacerdote fidei donum in Congo, ha
scritto: “Un vescovo era atteso da
più di cinque anni, la gioia è immensa. Alla celebrazione di insediamento, erano presenti anche
tanti non cattolici che hanno accolto per le strade di Uvira il nuovo vescovo con ovazioni di gioia e affetto. Alla fine della celebrazione mons. Muyengo ha detto
che cercherà di essere il vescovo
di tutti e non solo dei cattolici”. ■
Segnaliamo che...
I 40 anni dell’Emi. L’Editrice missionaria italiana nel 2013
●
Visitate il nostro sito www.saverianibrescia.com per leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni
locali e la versione in formato pdf.
Infine, segnaliamo il rinnovato sito della Direzione generale dei saveriani: www.saveriani.com
ha festeggiato i 40 anni di vita.
“Sono stati dodici mesi di grazia - ricorda il direttore Lorenzo Fazzini -, grazie anche a papa Francesco i cui libri sono
stati apprezzati dal pubblico”.
“Francesco un papa dalla fine
del mondo” di Gianni Valente,
è stato tradotto in otto lingue;
“Guarire dalla corruzione” e
“Umiltà la strada verso Dio” di
papa Francesco hanno avuto un
grande riscontro mediatico e di
vendite. “La lista di Bergoglio”
di Nello Scavo sarà tradotto in
10 lingue e Liliana Cavani probabilmente ne trarrà un film.
I saveriani si uniscono alla
soddisfazione dell’Emi in un
periodo di grandi difficoltà del comparto editoria.
Il Festival padre Sidotti. “Ho partecipato
al Festival dedicato al martire Giovan Battista Sidotti, ultimo gesuita arrivato “clandestino” in Giappone, che si tiene ogni
anno a Yakushima il 23
novembre. C’erano il
vescovo di Kagoshima
mons. Kôriyama e il vicesindaco di Anbou. Il
Sidotti’s Festival è ormai entrato nell’agenda
●
● Gaza: le mini-arche dei bamdo fa buio, perché non c’è eletbini. Sono partite dalle coste
tricità.
■
della Striscia le mini ‘arche’ dei bambini di Gaza, centinaia di piccole imbarcazioni di legno,
attraverso le quali i
piccoli cittadini del
territorio palestinese, sotto assedio
israeliano ed egiziano dal 2007, hanno
affidato i loro messaggi al mondo.
È un modo per
sfidare il blocco,
ma anche per sensibilizzare la comunità internazionale sugli effetti dell’assedio sui bimbi che,
tra l’altro, non posAl nuovo vescovo di Uvira, in Congo RD,
sono studiare quanin dono è arrivata anche una capretta
MESSAGGIO ALLE CHIESE
FRATERNITÀ, FONDAMENTO E VIA DI PACE
papa FRANCESCO
Dal Messaggio di papa Francesco per la 67.ma Giornata mondiale
della pace (1° gennaio).
La fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo. Senza di essa
diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace
solida e duratura. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò
è anche il fondamento e la via primaria della pace.
Gli uomini e le donne di questo mondo potranno mai corrispondere
pienamente all’anelito di fraternità, impresso in loro da Dio Padre? La
croce è il “luogo” definitivo di fondazione della fraternità, che gli uomini non sono in grado di generare da soli.
In molte società assistiamo con preoccupazione alla crescita di diversi
tipi di disagio, di emarginazione, di solitudine. Una simile povertà può
essere superata solo attraverso la riscoperta e la valorizzazione di rapporti fraterni nelle famiglie e nelle comunità, attraverso la condivisione
di gioie e dolori. Servono anche politiche efficaci che promuovano il
principio della fraternità, assicurando alle persone di poter accedere ai
servizi, alle risorse educative, sanitarie, tecnologiche.
Molti sono i conflitti che si consumano nell’indifferenza generale. La
chiesa alza la sua voce per far giungere ai responsabili il grido di dolore
di quest’umanità sofferente. Riscoprite in colui che oggi considerate
solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano!
Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo,
il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la
speranza intorno a voi!
La fraternità genera pace sociale perché crea un equilibrio fra libertà
e giustizia, fra responsabilità personale e solidarietà. La fraternità ha
bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata. Ma è solo l’amore donato da Dio che ci consente di accogliere e
di vivere pienamente la fraternità.
delle manifestazioni dell’isola e
ha una diffusione molto ampia.
È curioso che a un nostro conterraneo, pressoché sconosciuto in Italia, si dedichi così ampia
attenzione fuori casa. Ho portato
una medaglia ricordo con effige
del Sidotti, mentre ad arricchire l’evento c’era Hitoshi Watanbe (shintoista) che ha accompagnato la cerimonia religiosa con
il suono del flauto”.
Giorgio Brechet
Il museo etnografico di
Parma. Il museo d’Arte cinese ed etnografico di Parma propone un viaggio interculturale alla scoperta
dei grandi ideali e valori della vita. Nel
mondo, come si
insegnano ai ragazzi norme e
orientamenti di vita per
un corretto
comporta●
Il flauto di Hitoshi Watanbe
al “Festival p. Sidotti”
in Giappone
mento sociale e morale? La mostra, dal titolo “Culture a confronto”, si segnala per il modo
in cui narra l’arte di acquistare la
saggezza presso popoli lontani.
La mostra rimane aperta fino
a maggio 2014 in via San Martino 8 (da martedì a sabato dalle
9 alle 14; per informazioni 0521
257337, www.museocineseparma.org).
■
2014 GENNAIO
D IA L OG O E SOLID A RIETÀ
LETTERE AL DIRETTORE
p. Marcello Storgato
MISSIONARI SAVERIANI
Via Piamarta 9 - 25121 Brescia
E-Mail: [email protected]
Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale
PRETI E LAICI, RICHIESTE DIVERSE
Caro direttore, sono il nuovo parroco. Ricevo volentieri la vostra
rivista, per un’informazione missionaria personale e parrocchiale.
Grazie e buon proseguimento,
don Nicola, Canove (VI)
Sono a richiedere che il vostro mensile, in seguito al mio cambio
di residenza, venga spedito al seguente nuovo indirizzo… Grazie e
cordiali saluti,
don Giuseppe, Clusane (BS)
Ricevo “Missionari Saveriani”. Vi ringrazio, ma in parrocchia riceviamo molte cose e ci è impossibile leggere tutto. Perciò, per non
sprecare, sospendete l’invio del vostro giornale. Assicuro per voi e
tutti i missionari il ricordo nella preghiera, don Piero, Bagnolo (CN)
Purtroppo riceviamo ogni giorno decine di giornalini e opuscoli
e, in tutta sincerità, non abbiamo neppure il tempo di toglierli dalla
plastica. Per evitarvi un’inutile spesa e per favorire ecologicamente
la razionalizzazione della carta, vi chiedo di sospendere l’invio della
rivista. Un augurio di buon lavoro,
don Michele, Asola (MN)
Caro direttore, ho letto su “Missionari Saveriani” che compi gli anni; perciò auguri di buon compleanno e auguri anche per un gioioso
Natale e felice anno nuovo. Ho 26 anni e ti seguo sul mensile. Mi è
arrivato il calendario: un bel regalo! È molto bello e ha anche spazio
per scrivere gli appunti. Grazie,
Giovanni, Sacile (PN)
Vorrei ricevere la vostra rivista mensile al mio indirizzo, in via…
Inoltre chiedo il numero IBAN per contribuire alle spese postali. Cordialmente,
Salvatore, Pantigliate (MI)
Care amiche e amici,
innanzitutto vi giungano i cordiali auguri all’inizio del nuovo anno,
che accogliamo come un dono di Dio, lungo 365 giorni, mentre ci
proponiamo di viverlo con laboriosità e fiducia nella Provvidenza.
Ringrazio Giovanni e tutte le persone che hanno inviato gli auguri
per i miei 70 anni, pieni di Misericordia Divina. A un giovane amico
ho risposto: “Grazie a Dio, invecchio bene. Non sento il peso degli
anni; fossero 70 chili di peso, però, sarei già steso a terra!”. So che non
devo esagerare con… sport estremi, che non si confanno alla mia età.
Pesano di più gli anni e la fatica, quando arrivano messaggi come
quelli di don Piero e don Michele: confratelli che ci augurano “buon
lavoro” e ci ricordano “nella preghiera”, ma non vogliono più darci
“ospitalità” nelle loro canoniche. Pesano di meno, quando arrivano i
messaggi di don Nicola e don Giuseppe, e di laici come Giovanni e
Salvatore e tanti altri… Voi ben capite la differenza.
Insieme a voi, vorrei invitare tutti i sacerdoti a dedicare un angolino
della chiesa e della canonica alla “STAMPA MISSIONARIA”: mettete
lì, a disposizione di tutti i fedeli, le riviste che arrivano al vostro indirizzo; fate vedere a tutti la ricca varietà dei carismi e delle vocazioni;
incoraggiate a leggere e ad aiutare. La nostra carta stampata non è uno
“spreco”, ma un piccolo dono che vale più dell’oro. Se poi non trovate “il tempo per togliere la plastica”, beh, troverete qualche
buon cristiano che lo saprà fare per voi. Grazie e felice anno
2014!
p. Marcello, sx
STRUMENTI D’ANIMAZIONE
LA MUSICA E LA STRADA PER VOCAZIONE
Per iniziare bene il 2014, accanto ai libri dedicati a papa Francesco, già proposti sul numero di dicembre, vi consigliamo due letture diverse e curiose.
“Guccini in classe” di B. Salvarani e O. Semellini
(EMI, pagine 221, € 12). Le canzoni e le opere letterarie del cantautore Guccini sono attente al sociale,
alla storia, al diverso, alla natura. Il libro ripercorre la
vita e l’opera del maestro di Pavana, organizzandola
in percorsi tematici. Si scopre così un Guccini potenziale insegnante di letteratura italiana, geografia, filosofia e anche
botanica.
“Il canto del Gallo” è l’opera postuma di don
Andrea Gallo (Chiarelettere editore; dvd + libro,
€ 14,90). Nel cofanetto si racconta, anche attraverso il contributo di amici del sacerdote ligure,
la vita di don Andrea, dall’esperienza partigiana
all’impegno nella chiesa e sulla strada per aiutare chi vive nel disagio. Il filmato è a cura di Ugo
Rolfi, con la comunità di San Benedetto al Porto.
I MISSIONARI SCRIVONO
A Bukavu non basta suonare il campanello, alla Saverio
Tre dicembre, festa di san Francesco Saverio: nonostante le tante attività pastorali (visita alle comunità e ai malati, confessioni e Messe…),
i saveriani hanno trovato il tempo per riunirsi alla domus saveriana di
Bukavu, per meditare, pregare e festeggiare il grande patrono san Francesco Saverio.
I confratelli p. Jesús Tinajera e p. Gerardo Pretel hanno preparato un
powerpoint, con diapositive sulla spiritualità e metodologia missionaria
del santo missionario gesuita del 1500. È noto che il Saverio attirava i
bambini suonando una campanella; insegnava loro il Pater, l’Ave Maria,
il Credo in latino ed erano pronti per il battesimo. Se usassimo oggi il suo
metodo, avremmo migliaia e migliaia di bambini dei quartieri di Cahi e
Panzi. Ma qui in Congo il catecumenato dura quattro anni…
Alla festa c’erano anche gli studenti saveriani di filosofia: una trentina.
Anche per loro il powerpoint aveva dei consigli: sull’esempio di Saverio, curare lo spirito di preghiera, non abbassare gli ideali della vita, fare
tutto e sempre per la gloria di Dio.
La festa si è conclusa con la Messa e un pasto fraterno e delizioso (nella foto). A tavola, nella discussione con gli studenti congolesi c’era ampio consenso: san Francesco Saverio e la sua spiritualità sono attuali anche in Congo, e lo saranno anche in
futuro.
p. Nicola Colasuonno, sx - Cahi, Bukavu (RD Congo)
Nel freddo intenso, ricordiamo con simpatia p. Girardo Furlan
Mentre scrivo è venuto fuori il sole: riflette sulla neve che è caduta abbondante in questo rigido inverno.
Ieri mattina la temperatura era a 20 sotto zero. Brrrrrr! Dentro casa è riscaldato e si sta bene, ma noi
missionari non siamo fatti per… stare al caldino!
In questi giorni stiamo meditando sull’improvvisa scomparsa di p. Girardo Furlan, qui conosciuto come “Jerry”. Era un caro confratello e ci mancherà molto. Lunedì 16 mattina, alla Messa di suffragio con un vescovo ausiliare di Boston, c’è stata una grande partecipazione di amici
e benefattori, e anche di sacerdoti e missionari.
Dall’Italia, a rappresentare la famiglia Furlan, erano presenti tre nipoti, che sono rimasti colpiti dalle espressioni di solidarietà e di simpatia di tante persone. In effetti, il buon “Jerry” ha
tanto amato la gente: e la gente ha corrisposto con altrettanto amore.
p. Joe Matteucig, sx - Holliston, USA
Amicizia e solidarietà tra cinesi e aborigeni di Taiwan
Qu Bing è una “capitale” del popolo Bu Nong, una delle
culture aborigene dell’isola di Taiwan. La parrocchia è gemellata con la nostra di Taipei, dai tempi di un grande terremoto che ha distrutto la loro chiesa, che noi abbiamo aiutato a ricostruire. Hanno un coro rinomato, con canti molto
belli della loro tradizione.
Per la nostra festa patronale i cristiani di Qu Bing vengono a Taipei, e noi partecipiamo alla loro festa dell’Assunta, in agosto. Anche a Natale e a Pasqua un saveriano
va ad aiutare il parroco, che deve servire molte parrocchie
di montagna.
I Bu Nong sono in gran parte agricoltori e i loro prodotti sono molto apprezzati, anche se purtroppo non procurano ricchezza, perché a guadagnarne sono i commercianti, come in tante altre parti del mondo... Nella foto, le Comunioni nella festa patronale
dell’Assunta.
p. Fabrizio Tosolini, sx - Taipei
SOLIDARIETÀ
CONGO RD: SALA POLIVALENTE A GOMA
La popolazione della nostra parrocchia missionaria “S.
Francesco Saverio” nel quartiere di Ndosho a Goma (Kivu - RD Congo), è di circa 40.000 persone, di cui un quarto sono cattoliche. Abbiamo già la chiesa, inaugurata il
1° maggio 2008. Ma ora è necessaria una sala per le attività dei grandi gruppi di bambini, giovani e adulti. Nel
2013 abbiamo preparato alla Cresima oltre trecento persone, e non avevamo sale per accoglierli tutti.
Una grande sala polivalente aiuterebbe molto il lavoro di formazione dei catechisti (attualmente sono 195),
dei responsabili delle comunità di base e di altri gruppi.
E ci sono anche avvenimenti importanti per la vita della
comunità, che richiedono un luogo adeguato per la preparazione e la celebrazione. La somma prevista per la costruzione della sala corrisponde a 31.000 euro.
Noi saveriani della comunità di Ndosho, i messicani p.
Guillermo e p. Carlos, e gli italiani p. Pietro Mazzocchin
e p. Roberto Salvadori, vi ringraziamo di cuore per il vostro generoso aiuto.
p. Pietro Mazzocchin, sx - Goma (RD Congo)
PICCOLI PROGETTI
1/2014 - CONGO RD
Sala polivalente a Goma
Nella periferia di Goma, i saveriani della
parrocchia di Ndosho, in forte espansione, desiderano costruire una sala polivalente, adeguata alle attività di formazione ed eventi.
Si prevede un investimento per 31mila euro.
Chiedono un aiuto per realizzare il progetto.
• Responsabili del progetto sono i saveriani
p. Roby Salvadori e p. Pietro Mazzocchin.
7/2013 - THAILANDIA
Adottiamo la nuova missione
I saveriani hanno accettato una nuova missione nella diocesi di Nakhon Sawan in Thailandia. I quattro “pionieri” sono a Bangkok,
studiano la lingua e si preparano a vivere
questa nuova sfida. Chiedono preghiera e sostegno. Possiamo - per così dire - “adottare”
questa missione e i suoi missionari.
• Responsabili del progetto sono i “pionieri” p. Giovanni Matteazzi, p. Alex Brai, p.
Thierry e p. Thiago.
Chi desidera partecipare alla realizzazione di
questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta su C/c.p.
o bonifico direttamente a:
Le spese di spedizione sono a carico della “Libreria dei popoli”.
Richiedere a:
“Associazione Missionari Saveriani Onlus”
• Libreria dei popoli, Brescia tel. 030 3772780 int. 2;
fax 030 3772781; e-mail: [email protected]
I cristiani della parrocchia di Ndosho offrono i propri
prodotti per la costruzione della grande sala polivalente
Viale S. Martino 8 - 43123 PARMA
C/c 1004361281 (Cod. fiscale 92166010345)
IBAN IT77 A076 0112 7000 0100 4361 281
Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto. Grazie.
2014 GENNAIO
ALZANO
24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4
Tel. 035 513343 - Fax 035 511210
E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247
“Dio ha mandato un angelo”
Storie vere di violenza e solidarietà in Africa p. NICOLA COLASUONNO, sx
R
achele era lì, con la sua
bambina di tre mesi fra le
braccia, avvolta in pochi stracci,
triste e addolorata. “Da due giorni non ho più latte per la bambina; qualcuno mi ha stregata!”.
Ho aperto il fagotto, era vero: la
bambina sembrava in fin di vita.
Poi mi dice che anche lei non
mangiava da due giorni.
Mentre l’accompagno al dispensario, la mia rabbia esplode: “Non si può lasciar morire
di fame una piccola creatura
di Dio!”. Suor Rita all’ambulatorio si accorge subito della
gravità e le manda all’ospedale
cattolico di Nyantende, sussurrandomi: “Speriamo di salvare
almeno la mamma!”. Avevo le
lacrime agli occhi, non potevo
crederci!
La compassione e l’aiuto
Nella parrocchia di Cahi, alla
periferia di Bukavu (RD Congo), la Caritas quel giorno aveva
chiamato le ragazze madri per
aiutarle. Anche Rachele era venuta all’incontro sperando in un
aiuto. Veniva dai villaggi, dove
ci sono ancora violenze di tutti i
tipi. Stuprata da un guerrigliero
e scappata di casa, era arrivata
a Bukavu con la sua bambina in
cerca di una soluzione.
Una vedova anziana aveva
avuto compassione di lei e le
aveva offerto un posto nella sua
baracca; il cibo l’avrebbero trovato chiedendolo ai vicini o alla
piccola comunità cristiana del
quartiere. Dopo una settimana,
la vedova era partita per un lutto
e Rachele si era trovata sola, con
un bebè da nutrire e un lavoro da
cercare.
L’aiuto della giovane Noela
È una storia che sintetizza le
conseguenze degli ultimi 15 anni di guerra in Congo e che colpisce come sempre la parte più
debole della popolazione.
“Ha bisogno dell’accompagnatrice”, mi grida suor Rita.
Non ci avevo pensato: ha bisogno di qualcuno che l’assista e
che le prepari da mangiare. Infatti, l’ospedale fa le cure, ma
il cibo, le medicine, l’acqua per
lavare i panni e tutte le emergenze sono a carico dei famigliari,
che Rachele non ha. Si presenta
allora Noela, ragazza madre anche lei, che sale sul taxi, direzione ospedale.
Dentro la foresta amazzonica
La prima chiesetta dedicata a san Conforti
P
enetrare dentro il cuore della foresta vergine
dell’Amazzonia è ancora un
ideale per i missionari saveriani,
che fin dal 1961 hanno annunciato la presenza di Gesù Cristo
in queste terre disperse alla “fine
del mondo”.
Scrive il primo missionario saveriano, p. Mario Lanciotti (1901-1983), che ha messo piede su queste terre nel lontano 1961: “Ho lasciato la Cina piangendo, ho scelto il Giappone con entusiasmo, ho accettato l’uomo dell’Amazzonia con
il cuore che traboccava di gioia,
per vivere la mia vocazione missionaria”.
Dentro il cuore dell’Amazzonia si può trovare ancora oggi
molta gente buona, “battezzata,
ma non evangelizzata”.
8
La missione di Tomé-Açu
In questa situazione, il nostro
amico saveriano p. Ilario Trapletti si trova da dieci anni nella
grande missione di Tomé-Açu,
distante circa 200 chilometri da
Belém, la capitale dell’Amazzonia. Ci sono circa un centinaio di
comunità disperse in mezzo alla foresta.
Padre Ilario, un saveriano con
40 anni di esperienza in Amazzonia, sa che non può fare tutto, che non riesce a catechizzare tutta la gente. Ma una cosa ha pensato di fare: costruire
una bella chiesetta per ciascuna
delle sue comunità cristiane. Ne
ha costruite più di ottanta, 82 per
la precisione. Grazie anche agli
aiuti che una sua nipote Fulvia
gli manda, raccolti tra gli amici italiani.
p. MARCELLO ZURLO, sx
Tutte belle, tutte differenti,
tutte frequentate dalle comunità
cristiane che, non potendo avere
con loro il missionario (ci va una
o due volte l’anno), si ritrovano
la domenica per pregare e ascoltare la parola di Dio.
Omaggio a san Guido
La penultima chiesetta (l’ultima non arriva mai!) è stata
un sogno della sua giovinezza,
quando ha scelto di entrare tra i
saveriani, fondati dal santo Guido Conforti. Bisognava fare una
chiesa dedicata al santo fondatore, vescovo di Parma e missionario per il mondo.
Ha scelto un villaggio a circa
70 chilometri dalla città di ToméAçu, il villaggio di Kurimá, dove
circa 200 persone vivono di sussistenza, coltivando riso, granturco, mandioca, frutti tropicali... nel mezzo della foresta vergine. Non c’è la luce elettrica, l’acqua è dell’Igarapé (un piccolo fiume),
le case sono di taipa (fango),
ma la gente è semplice, cordiale, aperta, molto più felice
di quelli che vivono in città.
Qui anche il santo Guido
Conforti si troverebbe a suo
agio, come tra le parrocchie
dell’Appennino Parmense.
Qui padre Ilario, spinto dalla gioia di essere saveriano,
ha costruito la sua penultima chiesetta, dedicata a “São
Guido”, a “San Guido Conforti”. La vedete nella foto
qui accanto.
■
Mateso, la bambina, non ce la
fa. Dopo due giorni muore. Noela allora torna in parrocchia a
informarci che Rachele è sotto
trasfusione e che deve comprare
una piccola bara per il rito della
sepoltura all’ospedale. Mi chiede se la Caritas può aiutarla.
Giorno e notte accanto a lei
Anche Noela è stata vittima
di violenze e pregiudizi. Ma è
forte, la sua fede è autentica e
sa chiedere aiuto. Quando parla, mi fissa negli occhi, non ha
paura e dice la verità. “Rachele
sta veramente male; il dottore le
ha prescritto di mangiare uova,
miele e pomodori. Ci vorrà del
tempo, ma ce la farà!”. Noela le
farà compagnia giorno e notte,
le sarà sorella, le darà tenerezza
e coraggio, condividendo la sua
vita e la sua fede!
Intanto, Noela racconta di Rachele a tutti quelli che incontra
nella sua comunità cristiana e
chiede aiuto: durante il giorno
deve cercare soldi per il cibo;
il pomeriggio torna in ospedale
per preparare da mangiare a Rachele, e di notte assisterla.
La divina Provvidenza
Tocchiamo con mano anche
tanta solidarietà. Nella parrocchia di Cahi sono le mamme
che raccolgono riso e fagioli,
zucchero e sapone, e in processione li portano ai carcerati della
prigione centrale. Quelle del rinnovamento nello Spirito fanno
Storie come quella di Rachele, nella
foto, non sono rare in Congo RD; per
fortuna, accanto al dolore si spalancano squarci di vera solidarietà cristiana
la stessa cosa per i malati degli
ospedali di Bukavu.
I giovani durante la quaresima
e l’avvento puliscono i sentieri
del quartiere e i canali dell’acqua; i ragazzi invece aiutano gli
anziani con l’acqua e la legna.
I catecumeni prima di Pasqua
hanno trasportato migliaia di
mattoni, sabbia e travi per la costruzione di una scuola elementare. È la nostra esperienza quotidiana della Provvidenza di Dio.
Dopo un mese Rachele guarisce e torna nel suo quartiere.
L’ho vista un giorno e, stringendo forte la mano a Noela, mi ha
detto: “Il Signore mi ha mandato
un angelo; non mi scorderò mai
■
di Noela”.
QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI
MARIA ROSA RAMIN
Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la
sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla
camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo
quella del nostro padre.
Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra
dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza.
Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe.
Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di
mio fratello e affidò la
sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui
è tuo figlio, aiutalo!”. Poi
si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta
disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una
corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro
sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la
vita. Ora questa corona è
ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre
Uccelli.
Padre Viola con Maria Rosa Ramin
che ha raccontato il suo incontro
con p. Pietro Uccelli, all’inizio
dell’anno a lui dedicato
2014 GENNAIO
BRESCIA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Un lavoro imponente e generoso
I saveriani sono a Laranjeiras da 50 anni
C
ari amici, ogni tanto entriamo nelle vostre famiglie con qualche notizia del lavoro pastorale dei saveriani nelle
varie missioni sparse nel mondo.
Vi scrivo dopo essere tornato in
Brasile da tre mesi. L’estate, infatti, l’ho trascorsa in Italia per
una “registratina” medica.
Rimesso a nuovo, ho ripreso
il mio lavoro missionario nel seminario e centro vocazionale di
Laranjeiras do Sul, di cui sono il
responsabile da due anni. Inoltre, continuo a collaborare con la
parrocchia di Sant’Anna, che nel
2013 ha celebrato i cinquant’anni di presenza dei saveriani.
Nuove frontiere missionarie
La nostra congregazione ha
mandato i missionari in Brasile su invito di papa Giovanni
XXIII, che chiedeva ai superiori
religiosi di inviare personale per
evangelizzare l’America lati-
na, quasi tutta cattolica, ma in
pericolo per la poca assistenza
pastorale. Così, alcuni saveriani
espulsi dalla Cina di Mao, passarono a lavorare in terra brasiliana, incrementando notevolmente
l’evangelizzazione e la creazione di nuove comunità.
La parrocchia di Sant’Anna raccoglie oggi 40 comunità
nell’area rurale e nella foresta.
Tutto questo è frutto di un intenso lavoro missionario svolto da
quasi venti saveriani passati a
Laranjeiras. Mi sono documentato e ho scoperto che il primo
parroco fu padre Tonetto, arrivato in città a cavallo degli anni
‘60, coadiuvato da altri due saveriani. Il suo lavoro pastorale è
stato imponente, pur non avendo
i mezzi e le facilità di trasporto
che abbiamo ora.
Quante volte nelle omelie ho
sottolineato che, se nelle nostre
comunità godiamo di un certo
p. MARIO TOGNALI, sx
benessere, di lavoro, di convivenza pacifica, di una serena vita religiosa, lo dobbiamo
all’intensa e capillare attività di
evangelizzazione realizzata dai
generosi saveriani che hanno
lavorato in questa fertile terra
brasiliana.
Le tante sette religiose
Oggi, però, viviamo un fenomeno socio-religioso che penetra
profondamente nel tessuto delle
nostre comunità, ossia la presenza aggressiva di sette protestanti
(in particolari pentecostali) che,
con la promessa di miracoli e
guarigioni, pescano tra i cattolici
per accrescere le loro comunità.
È chiaro che noi difendiamo la
libertà religiosa, ma il disagio
sorge dal fatto che i membri di
queste piccole chiese sono fanatici ed è difficile il dialogo.
Ho incontrato una mamma
che aveva il dubbio se dovesse
In memoria di Angelo Tognazzi
Per tanti anni è stato il diacono dei bisognosi
della Messa per
A liltermine
rito funebre, nel duomo
affollato come poche volte accade, la giovane Shanika ha letto
commossa il seguente comunicato, a nome della comunità cingalese di Brescia.
“Vivrai nei nostri ricordi”
“Noi cingalesi veniamo da una
terra lontana. Partendo, sapevamo che a Brescia c’era un italiano di nome Angelo Tognazzi che
ci avrebbe aiutato tanto. Così è
stato. Caro signor Angelo, ci hai
accolto, ascoltato, aiutato a trovare un lavoro, una casa, una scuola
per imparare la lingua italiana, un
medico e una medicina…
I nostri problemi diventavano i
tuoi problemi. In te abbiamo visto un fratello, un amico, un padre, una persona sempre disponibile. Noi ti abbiamo chiamato in
ogni ora del giorno e della sera,
ma al telefono la tua voce calma
e mite ci ha sempre risposto. Per
tutto questo ti ringraziamo dal
profondo del cuore. Pregheremo
sempre per te, signor Angelo: vivrai nei nostri ricordi”.
8
L’angelo del quartiere
Angelo Tognazzi (deceduto il
22 novembre 2013) noi saveriani l’abbiamo conosciuto bene:
era il nostro vicino di casa. È stato lui a invitarci per primo a parlare al gruppo anziani della par-
rocchia del duomo, denominato
“La bella età”. Di lui, abbiamo
conosciuto tutta la famiglia: i figli Giacomo, Gianmaria, Anna e
Giuseppe, e soprattutto l’affezionata sposa, signora Iolanda.
Un laico normale, spesso in
giro con la sua bicicletta da donna e il cestello pieno di cose
(medicinali, pane e pasta, frutta
e fette biscottate…): impossibile
da dimenticare. Era l’angelo del
quartiere: per i poveri, gli alcolizzati, gli anziani soli e non più
autonomi… Era lui pronto a fare
Angelo Tognazzi, amico dei bisognosi,
è salito al cielo il 22 novembre
Padre Mario Tognali, a sinistra, con parenti e amici nel mulino del fratello Francesco,
l’estate scorsa, a Esine (BS); Franco e Silvana sono discendenti
della famiglia di san Guido Conforti
seguire la sua famiglia, passata alla setta, o continuare nella
chiesa cattolica. Il consiglio che
le diedi fu valido, perché abbracciandomi mi disse: “Grazie! Ho
capito che Gesù mi chiede di
essere fedele alla mia chiesa”.
L’atteggiamento giusto è quello
di realizzare una pastorale che
privilegia i poveri e di affrontare
i veri problemi della gente.
Bisogna saper convivere
Uno dei problemi che dovete
affrontare in Occidente è la presenza di numerosi stranieri che
entrano a far parte delle nostre
comunità, portando con sé la
propria cultura e religione, le
proprie usanze e tradizioni. Se
noi non abbiamo un atteggiamento di accoglienza, sarà impossibile convivere.
In tutto il Brasile invece, e anche nella città di Laranjeiras do
Sul, il problema della convivenza tra differenti etnie (indigeni,
tedeschi, italiani, polacchi, arabi…) non esiste, perché il popolo brasiliano è molto accogliente, nutre rispetto e comprensione
anche per tradizioni e religioni
diverse.
Prometto che vi ricorderò nella mia preghiera, ma chiedo che
anche voi continuiate a sostenerci e a pregare per tutti i missionari, che con gioia dedicano la
loro vita alla diffusione del van■
gelo.
p. M. STORGATO, sx
ogni servizio e commissione per
chi avesse bisogno di una mano,
calmo e instancabile. Proprio
con questa motivazione, ad Angelo era stato assegnato il “Premio Bulloni” nel 2002.
Un servizio fedele e sollecito
Dicono che i laici hanno poco
spazio nella chiesa, poca o nessuna autorità… Angelo lo spazio lo trovava sempre; anzi, non
gli bastava mai. Angelo l’autorità l’aveva dal suo servizio fedele e sollecito.
Vedendolo, pensavo a san Lorenzo: il diacono romano che si
curava dei poveri di Roma; che
distribuiva i beni ai bisognosi,
secondo le loro necessità; che
aveva presentato i poveri come
“la vera ricchezza” della chiesa.
Così è stato Angelo: un vero diacono - cioè testimone e servitore
- della società e della chiesa, nel
nome di Cristo Gesù.
Caro Angelo, in paradiso ti
accolgano i poveri che hai servito e amato, e ti conducano
all’abbraccio del Padre Celeste.
Amen. Ah, dimenticavo: ora che
sei “diversamente vivo”, ispira
qualcuno a prendere il tuo posto.
Perché di bisognosi ce ne sono
ancora, e tu sai quanto sono impazienti! Magari ispirane più di
uno, perché a fare quello che facevi tu, uno solo non ce la farà
■
mai. Grazie.
L’ ICONA DI SAN FRANCESCO SAVERIO
a cura di DIEGO PIOVANI
In occasione della giornata missionaria sacerdotale, il 3
dicembre,
mons. Luciano Monari
ha benedetto l’icona di
san Francesco Saverio,
opera dell’artista bresciano Carlo Richiedei (Caionvico); è ora venerata nella cappella dei saveriani, accanto all’icona di san Guido Conforti, dello stesso artista.
LO SPORT IN MOSTRA
Anche quest’anno alcuni protagonisti dello sport bresciano hanno arricchito con la loro presenza la mostra sull’Indonesia organizzata dai saveriani. Il 5 dicembre sono arrivati i giocatori del Brescia Calcio Camigliano e Cragno (nella foto), che hanno fatto la gioia dei ragazzi presenti.
Il 16 dicembre sono usciti dalla piscina, per entrare nei locali di San
Cristo gli atleti dell’An Pallanuoto Brescia. A gennaio sarà il turno di
basket e football americano.
2014 GENNAIO
CAGLIARI
09121 CAGLIARI CA - Via Sulcis, 1
Tel. 070 290891
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Una cena davvero solidale
Per aiutare p. Roberto, missionario a Goma
Anna, 39 anni, lavora a Macomer con altre quattro amiche
nella cooperativa che si occupa di servizi per l’infanzia, gestisce
un asilo nido, diverse ludoteche nei comuni intorno a Macomer
e si prende cura del servizio educativo territoriale dei dieci comuni del margine. Conosce i saveriani dal 1997 e da cinque anni
fa parte del laicato saveriano.
ANNA CHERCHI
quest’anno, dopo
A nche
tanti dubbi e incertezze,
siamo riusciti a proporre la cena
solidale, il 30 novembre scorso.
L’abbiamo organizzata con i laici saveriani, i volontari, i giovani
e i giovanissimi. L’obiettivo era
raccogliere fondi per p. Roberto
Salvadori, attualmente missionario a Goma, nella repubblica
democratica del Congo.
Con la solidarietà di tanti
Quest’anno, a differenza
dell’anno scorso, nella preparazione della cena ci siamo mossi
in modo diverso. Abbiamo cercato di spendere il meno possibile. Infatti, abbiamo chiesto alle
aziende che macellano carne se
potevano darci la carne per la
cena; a chi vende frutta e verdura se potevano offrirci qualcosa,
mentre i panifici di Macomer ci
hanno dato il pane. Non comprando tutte queste cose, alla
fine ci sono rimasti soldi in più
da mandare alla missione di p.
Roberto.
Quando abbiamo iniziato a
ricevere le adesioni pensavamo
di fermarci a 120; invece siamo
arrivati a 210 e a diverse persone abbiamo dovuto dire di no.
Lassù c’è Qualcuno che non ci
lascia mai soli e ci ha aiutato a
fare tutto nel migliore dei modi.
Una grande partecipazione
L’abbiamo chiamata “cena
solidale”, non per essere solidali
solo con p. Roberto, ma soprattutto per sentirci vicini a tutte
le persone che collaborano con
il missionario, che vivono nella
sua missione e di cui egli conosce le storie e le necessità.
È stato bello vedere insieme,
in una cena, persone diverse che
hanno lo stesso scopo: dare un
piccolo aiuto a persone che non
conoscono. Fa bene al cuore
vedere che quando si chiede
un aiuto, in tanti si muovono
perché questo possa essere dato.
Quest’anno siamo più contenti
rispetto all’anno scorso, perché
siamo riusciti a coinvolgere più
persone.
Approfitto per ringraziare tutti
coloro che sono venuti alla cena;
tutti coloro che ci hanno donato
le materie prime, che sono servite per preparare la cena; ringrazio tutti coloro che hanno preparato la cena, e coloro che hanno
servito...
Grazie di cuore e felice 2014
■
a tutti.
Il refettorio dei saveriani di Macomer pieno come non mai per la cena solidale, organizzata da laici, volontari e giovani
per aiutare p. Roberto Salvadori e la missione di Goma, in Congo RD
La festa di san Francesco Saverio
“Guai a me se non annunciassi il vangelo!”
I
l 3 dicembre scorso, come ogni anno, abbiamo
celebrato la festa di san Francesco Saverio, nostro patrono.
Quest’anno abbiamo avuto con
noi molti sacerdoti diocesani,
il diacono Antonello e il nostro
vescovo mons. Mauro Morfino.
Nell’omelia, il vescovo ha
sottolineato il fatto che ogni
cristiano, e noi in particolare, siamo chiamati a spenderci
con sempre più entusiasmo per
il vangelo: “Guai a me se non
annunciassi il vangelo!”, esclamava l’apostolo Paolo. Chiaro
che tutto deve essere fatto con
l’allegria e l’entusiasmo tipici
dei missionari, come Francesco
Saverio.
In questa ricorrenza i saveriani rinnovano la loro donazione
a Dio, recitando insieme la formula che hanno recitato quando
hanno preso la decisione di dedicarsi alla missione per tutta la
p. SALVATORE MARONGIU, sx
vita nella famiglia saveriana. È
un’occasione per ricordarci ciò
che noi siamo e riprendere con
più entusiasmo e con energie
rinnovate il cammino iniziato
tanti anni fa.
La festa si è conclusa con un
ringraziamento a Dio per il dono
di san Francesco Saverio e della famiglia saveriana al mondo e
con un’agape fraterna nel nostro
refettorio. Grazie a tutti i partecipanti.
■
I saveriani della Sardegna hanno
rinnovato davanti a Dio
e alla chiesa il loro impegno
di servire la missione per sempre.
8
RITIRO D’ AVVENTO DELLE DELEGATE
p. SALVATORE MARONGIU, sx
Sabato 17 novembre, nella casa saveriana a Macomer, si è tenuto
il ritiro di Avvento per le delegate missionarie della parte nord della
Sardegna. Il ritiro è stato predicato da p. Alfio Coni, missionario saveriano in Bangladesh per tanti anni.
Parlando dell’Avvento, p. Alfio ha sottolineato il fatto che Gesù è
già venuto in mezzo a noi e che noi dobbiamo riconoscerlo in ogni
persona che incontriamo e in ogni situazione che viviamo, permettendogli così di rinascere in mezzo a noi e di costruire insieme con lui il
suo Regno: regno di giustizia, di amore e di pace. Questo è il modo di
vivere il nostro impegno missionario qui e ora.
Nonostante il numero ridotto di partecipanti, la giornata si è svolta
in un autentico clima di famiglia e di condivisione, che è certamente
il clima ideale per prepararci al Natale.
La chiesa dei saveriani di Macomer era davvero
gremita per la
celebrazione di
san Francesco Saverio, presieduta
dal vescovo mons.
Mauro Morfino.
Amici e delegate durante il ritiro d’Avvento di sabato 17 novembre,
guidato da p. Alfio Coni
2014 GENNAIO
CREMONA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Due eventi molto attesi
Philbert e Benjamin saveriani per sempre
I
l fondatore dei saveriani
san Guido Conforti diceva: “Il Signore non poteva essere
più buono con noi”. E il Signore continua a chiamare per collaborare alla sua opera di salvezza.
Anche quest’anno lo ringraziamo
per il dono ricevuto dalla nostra
famiglia missionaria. Due giovani hanno detto “sì” per sempre
alla chiamata del Signore.
Tutta la casa mobilitata
Sabato 7 dicembre alle 18.30,
Philbert Ntahimpera e Benjamin
Mugisho hanno espresso il loro
“eccomi” definitivo nel santuario “Conforti” a Parma. Philbert
viene dal Burundi ed è il primo
saveriano burundese; Benjamin
è congolese. Entrambi sono affascinati dall’annuncio del vangelo.
La comunità degli studenti ha
accompagnato i due fratelli con
la preghiera ogni giorno.Due
giorni prima, durante l’adorazione, tutte le comunità della casa
madre si sono riunite in santuario
per pregare per loro. Il coro, sempre più grande, si è preparato per
due mesi. Tutti si sono mobilitati.
Sabato mattina il santuario era
ben addobbato. Fanno bella mostra alcune bandiere che rappresentano i quattro punti cardinali della terra e le cinque candele
simbolo dei cinque continenti. Si
vedono i giovani, i parenti e gli
amici venuti per partecipare alle
celebrazioni.
I giovani della Sardegna sono
accompagnati da p. Virginio. Ci
sono anche tanti giovani di Salerno accompagnati da p. Francois e p. Simone; e tanti giovani di Ancona accompagnati da p.
Serge e p. Enzo. Immerso tra loro, il giovane studente saveriano
EMMANUEL A. MWASSA, sx
Pietro. Tutto è pronto. Famigliari e amici italiani, congolesi, burundesi, camerunesi, ivoriani…
si affrettano per essere puntuali
a questo evento.
Silenzio, preghiera e grazia
Alle 18 si respira profumo di
festa: il santuario brilla, il coro
fa l’ultima prova. Alle 18 e 15
il santuario è pieno. Vedo sorrisi e abbracci. È un momento di
grande commozione. A fare il
cerimoniere c’è p. Ferro, mentre
p. Rosario presiede l’Eucaristia.
I parenti di Benjamin e Philbert
sono seduti. Li vedo commossi.
All’inizio della celebrazione
c’è un invito al raccoglimento.
Si prega per i nostri fratelli. Ed
ecco la processione che si avvicina all’altare, mentre il celebrante
invita l’assemblea a immergersi
nel mistero che stiamo celebran-
Il vero amore vince tutto
Anche l’Italia è un paese di missione
A
8
metà del secolo scorso, quando io ero entrato nel seminario di Cremona con
la buona intenzione di diventare
missionario, sentivo parlare della Francia come “paese di missione”. E non solo perché arrivava tanta gente dalle sue colonie
africane per trovare lavoro e pane da dare ai propri figli, ma anche, anzi soprattutto, perché tanti
francesi si erano allontanati dalla
fede, specialmente i lavoratori e
gli operai. Così, nacquero i “preti
operai”, che entravano nelle fabbriche a lavorare con i lavoratori,
nella speranza di riportarli a Dio
e di riavvicinarli alla chiesa.
re con la crescita delle industrie
e l’abbandono graduale delle
campagne per correre nelle città più industrializzate, i contadini sono diventati operai. Tanti paesi si sono spopolati e tante
chiese si sono svuotate. Sono rimasti gli anziani e sono cresciuti gli extracomunitari, soprattutto gli indiani, per fare i “lavori
umili” nelle stalle e nei campi,
occupando tante cascine abbandonate e fatiscenti. Sorge spontaneo il pensiero che “non tutto il male viene per nuocere”, e
che il nostro male può rivelarsi
un bene per altre persone venute dal mondo povero.
Non tutto il male…
Le mie origini sono in campagna, dove la gente semplice dei
campi, anche i più poveri, non
avevano perso la fede e riempivano la chiesa perfino nei gelidi
mattini invernali.
Dopo il miracolo economico
del tempo di pace, in particola-
Siamo tutti responsabili!
Più recentemente, si sono succeduti anni di gravi crisi sociali
e spirituali. La colpa non è degli stranieri che fuggono dai loro
paesi e città, per evitare guerre e
carestie, cercando rifugio nei paesi dell’Europa. Quante persone,
migliaia e migliaia, sono salite
Un aratro come altare
p. SANDRO PARMIGGIANI, sx
su vecchie navi e sono annegate nel mare Mediterraneo a poche decine di metri dalle nostre
spiagge. Avevano speso tutti i
loro risparmi per pagarsi il viaggio verso la salvezza, ma hanno
trovato solo la morte. Avrebbero
potuto salvarsi, se avessero trovato soccorso e non essere condannati come clandestini.
Anche noi ne siamo responsabili, in qualche modo. Con il
nostro silenzio, la nostra indifferenza, il nostro disinteresse. Certamente pesa su di noi una colpa grave: quella di sentirci buoni per i nostri sentimenti di compassione e di pietà, mentre non
facciamo quasi nulla per soccorrere i poveri e salvare i disperati.
Possiamo dare e fare di più
Tanta gente si dice credente, a
parole, ma si contraddice con le
opere: non prega, non va più in
chiesa, cerca di giustificarsi, non
fa nulla per gli altri. Non basta
dire di essere buoni e di non fare
del male a nessuno.
Bisogna invece chiedersi
quanto bene possiamo fare realmente, e non solo alla nostra famiglia, ai nostri parenti e amici,
ma anche agli estranei; non solo ai vicini ma anche ai lontani;
non solo a quelli che ci stimano e ci amano, ma anche a quelli che ci sono ostili e nemici.
“Amor vincit omnia”, che vuol
dire: “L’amore vince tutto, sempre”. Questo è il mio solo augu■
rio: Felice anno a tutti!
Benjamin Mugisho e Philbert
Ntahimpera il 7 dicembre hanno
detto il loro “sì” definitivo alla
missione e alla famiglia saveriana
do. È un momento di grazia.
“Grazie per il tuo sì”
Dopo l’omelia, i due giovani
saveriani sono chiamati e presentati all’assemblea. L’omelia è centrata sui voti religiosi,
sulla fedeltà, sulla comunione
con Cristo, sull’amore e sul
ringraziamento a Dio, ai genitori, ai confratelli che hanno curato la formazione di Benjamin e
Philbert per andare ovunque. La
congregazione intera manifesta
affetto e commozione.
Conclusa l’omelia, arriva il
momento della professione dei
voti. Prima s’invocano i santi:
dalla Vergine Maria a san Francesco Saverio e san Guido Conforti, tutti hanno interceduto per
i nostri due fratelli. Subito dopo
Philbert e Benjamin esprimono
il loro “sì”. Il coro intona il can-
to latino “Jubilate Deo omnes
gentes”, mentre i due ricevono
gli abbracci di tutti i confratelli,
come per dire: “Ti voglio bene,
grazie per il tuo sì!”.
Brindisi, sorrisi e balli
Dopo la Messa arriva la festa.
Nel refettorio si brinda, si mangia, si chiacchiera e si sorride.
Tutto è bello. Gli studenti iniziano con l’animazione multi culturale. Apre un canto indonesiano, seguito dal famoso jambo.
Tutti ballano. I giovani di Salerno si muovono, cantano, ballano. Quelli della Sardegna cantano in sardo. I ragazzi di Parma,
soprattutto quelli delle parrocchie Cristo Risorto e San Marco, anche loro scendono in campo. A un certo punto, padre Ernesto coinvolge tutti in una co■
reografia bellissima.
MARIA È MODELLO DI SERVIZIO
EMMANUEL A. MWASSA, sx
Domenica 8 dicembre, nella parrocchia San Marco tutto è pronto.
Sopra l’altare ci sono le bandiere di Congo e Burundi. Il vescovo Enrico Solmi, successore del Conforti, presiede l’Eucaristia. È la solennità dell’Immacolata Concezione. I saveriani sono pronti, così i giovani
di Ancona, di Salerno e della Sardegna: sorridono, cantano e ballano.
Mons. Solmi esorta Philbert e Benjamin a seguire l’esempio di Maria, modello del discepolo. Lei ha saputo ascoltare Gesù, l’ha seguito
fino ai piedi della croce. Il vescovo insiste sul servizio, perché il diaconato è servizio, è ascoltare la Parola di Dio, è imitare Gesù che ha servito. Maria è l’esempio più eloquente. Dopo l’omelia e la litania dei
santi, i due confratelli sono ordinati diaconi con l’imposizione delle
mani del successore di san Guido Conforti. Dio si fida sempre dell’uomo, Dio continua a chiamare.
Dopo la Messa, la parrocchia offre un aperitivo prima del pranzo
in casa madre dei saveriani. Gli studenti e gli ospiti congolesi cantano “Nakushukuruee Bwana - Ti ringrazio, mio Signore”; i burundesi
presentano un ballo; altri intrattengono gli ospiti con battute umoristiche. Ancora un po’ di musica e, pian piano, la festa si conclude.
Sono stati due giorni intensi, pieni di grazia e di gioia: abbiamo visto due nostri fratelli dire “sì” al Signore, per annunciare il suo vangelo tra i popoli del mondo. A tutti i giovani possiamo dire: “Dio continua a parlarci, a chiamarci. Dio ha bisogno di noi, della nostra risposta libera. Dobbiamo ascoltare la voce di Dio che è dentro di noi e negli avvenimenti che viviamo”. Fidiamoci del Signore, come hanno fatto Benjamin e Philbert!”.
Philbert e Benjamin hanno ricevuto l’ordinazione
diaconale domenica 8 dicembre 2013
2014 GENNAIO
DESIO
20033 DESIO MB - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
I catecumeni da papa Francesco
In processione sotto la pioggia battente
S
abato 23 novembre ho
partecipato alla processione speciale nella basilica di San
Pietro, a conclusione dell’anno
della fede. Ho avuto la bella
sorpresa di trovarmi a un metro
da papa Francesco, che concludeva la processione. Volevo
stringergli la mano, ma mi sono
trattenuto: ammiravo la pace che
emanava dal suo volto.
La carica dei cinquecento
Papa Francesco ha desiderato
incontrare un gruppo di catecumeni (chi desidera il battesimo)
e neofiti (chi ha appena ricevuto
il battesimo). Anch’io da Milano
ho accompagnato a Roma quat-
tro catecumeni e quattro neofiti
giapponesi con i loro famigliari
e amici.
Dalle 13.30 eravamo in piazza
San Pietro, dove migliaia di pellegrini erano già in attesa di entrare nella basilica. Ai catecumeni e neofiti con le loro guide era
riservata un’area speciale. Una
pioggia gelida ha cominciato a
sferzare i nostri volti, senza intermittenza. Eppure quella marea
di pellegrini rimaneva immobile
e chi aveva l’ombrello lo condivideva con chi non l’aveva.
Quando le guardie hanno dato
l’avvio, la basilica si è riempita
di pellegrini. I catecumeni erano circa cinquecento e solo al-
p. LUCIANO MAZZOCCHI, sx
cuni, in rappresentanza di tutti,
hanno ricevuto dal papa il rito
di ammissione al catecumenato.
Fra questi Yuko e Yoko, due dei
quattro catecumeni giapponesi
da me accompagnati.
“Siete stati cercati da Dio”
Yuko era lì con il suo pancione, in attesa del primo figlio;
Yoko invece si è presentata davanti al papa con la sua bambina di un anno in braccio e la
prima figlia per mano. Yoko,
trentaduenne, è madre di quattro
stupende bambine. È figlia di
un bonzo della scuola buddhista
della “Terra pura”. Ora vuole
integrare nella sua vita l’eredità
buddhista con il
vangelo.
“Papa Francesco, io sono
buddhista e credo
in Cristo”, ha detto
mamma Yoko. Ho
visto il papa sorridere, tracciare il
segno della croce
sulla sua fronte,
come prima aveva
fatto su quella di
La catecumena giapponese Yoko con le sue bambine
incontra papa Francesco a San Pietro
Yuko, e posare le
mani sul capo delLa chiesa senza corazza
le bambine. Quindi ha congiunto
Leggendo l’esortazione di
le mani e ha fatto un profondo
papa Francesco “Evangelii gauinchino.
dium” si ha l’impressione che
Papa Francesco si è rivolto a
stia per nascere una nuova chietutti i presenti dicendo: “Non
sa cattolica. È una chiesa senza
dimenticate che prima di essere
corazza, che forse deluderà tanvoi a cercare, siete stati cercati; eppure questa nuova chiesa,
ti. Anche quando avete cessato
che papa Francesco profetizza, è
di cercare, voi eravate cercati.
preziosa perché celebra la libertà
Per questo siete qui. Abbiate
e promuove la comunione.
fiducia”. Infine i catecumeni,
La vita è vera e bella senza couno a uno, sono saliti davanti
razza: e per testimoniare questo
all’altare maggiore e hanno rioccorre una chiesa non corazzacevuto il vangelo dalle mani del
ta; una chiesa umile, che obbepapa. Le nostre catecumene in
disce con fede al vangelo di Crikimono erano molto commosse
■
sto. Ed è gioiosa!
e ammirate.
Curiosità
Padre Luciano Mazzocchi (al centro) a San Pietro con i catecumeni giapponesi di Milano, dopo l’incontro con papa Francesco
Un tetto per i poveri
La missione fra gli emarginati a Desio
documenti dell’ultimo
N eicapitolo
dei saveriani in Ita-
8
Un’opera
molto utile
In sintonia con queste
indicazioni, da alcune
settimane nella comunità saveriana di Desio
è stato riaperto il centro
di accoglienza notturno
temporaneo (CANT).
Riaperto, perché è un’iniziativa che si realizza
già da qualche anno in
collaborazione con i
servizi sociali dei comuni di Desio e Seregno. È
un’opera molto utile per
tante persone che sem-
foto dal “Messaggero Cappuccino”
lia leggiamo: “Non si tratta di fare
noi quello che deve fare la Caritas e le amministrazioni civiche,
ma di avere il coraggio di aprire
il cuore e la casa alla vera solidarietà. Con un po’ di audacia, possiamo essere profetici accettando
di vivere esperienze di accoglienza e di ospitalità ai rifugiati, agli
immigrati, ai senza fissa
dimora. Tutto questo in
forma temporanea”.
pre più spesso finiscono per trovarsi in difficoltà economiche o
sociali. Alcuni ospiti sono tornati, altri sono nuovi, a testimoniare che queste “emergenze” sono
sempre presenti.
La struttura rimane attiva per
tutto il periodo invernale, fino
ad aprile. Agli ospiti ovviamente si dà un letto per la notte e la
sera un pasto caldo. Durante il
Ci ha telefonato la mamma della bimba che
è stata ritratta nella fotografia con p. Andrea
Galvan, pubblicata nel numero di novembre
2013.
Si tratta della nipote di p. Andrea e la bimba, sua figlia, è ora mamma di due bambini...
Auguri!
LE NOSTRE PORTE SONO APERTE
p. CARMELO BOESSO, sx
p. DOMENICO MENEGUZZI sx
giorno, invece, escono per fare
qualche lavoro o per cercarlo,
perché questa è una soluzione
provvisoria.
È iniziato un nuovo anno, e auguriamo a tutti che sia ricco di benedizioni divine. I cinquantenni ricorderanno senz’altro come era facile incrociare lungo le strade di Desio o nelle parrocchie della Brianza
qualche saveriano con barba e fascia nera, a piedi o in bicicletta. Erano gli anni in cui “Villa Tittoni” era abitata dagli studenti del liceo e
dai saveriani insegnanti.
Nel 1976 la comunità dei missionari si è trasferita nell’attuale sede
in via don Milani 2. Il primo motivo della nostra presenza a Desio è
sempre stato quello di preparare i giovani alla vita saveriana, per poi
partire verso “le nazioni del mondo”, lasciando l’Italia.
Oggi stiamo attraversando momenti difficili nel campo delle vocazioni missionarie. Questo ha fatto sì che la casa di Desio diventasse ancor più un centro di animazione missionaria a largo raggio, naturalmente tenendo in conto le forze di cui disponiamo. Così molte persone - giovani e adulti - vengono in casa per partecipare ai vari incontri
o per conoscere meglio la realtà del mondo missionario.
In questo modo, noi missionari, che non possiamo più lavorare direttamente nelle missioni,
per malattia o per limiti di
età, siamo felici di incontrare gente con cui cerchiamo
di collaborare il più possibile. Nel corso del 2014 presenteremo su questa pagina le varie iniziative che si
realizzano nella nostra casa o che ad essa fanno riferimento.
Sostegno umano e civico
Gli ospiti quindi sono aiutati
a reagire alla loro situazione e a
trovare nuove risorse. In questo
cammino sono sostenuti, anche
da un punto di vista umano e
psicologico, da alcuni
collaboratori volontari.
Con cadenza periodica
settimanale si fa presente anche la Croce Rossa,
qualora qualche ospite
avesse bisogno di cure
mediche particolari.
L’esperienza ha sempre dato risultati positivi per il raggiungimento
delle finalità che ci siamo prefissi nella realizzazione di questo progetto. È soddisfacente anche per quanto riguarda
i modi della gestione. È
bella soprattutto la sinergia tra i servizi sociali, i
laici volontari e i missio■
nari saveriani.
Padre Natalio Fornasier è stato
per otto anni superiore nella
comunità saveriana di Desio. Nei
mesi scorsi è passato da noi per
celebrare il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale; molti amici
hanno partecipato alla celebrazione dell’Eucaristia; il missionario
è poi ripartito per Curitiba, nel
Brasile meridionale
2014 GENNAIO
FRIULI
33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70
Tel. 0432 471818 - E-mail: [email protected]
- C/c. postale 210336
Festa di san Francesco Saverio
Sacerdoti e missionari impegnati nel dialogo
L
a festa del nostro patrono
san Francesco Saverio, il
3 dicembre di quest’anno, ci ha
visti radunati assieme a una quarantina tra sacerdoti della diocesi
e diaconi permanenti, con la presenza del vescovo emerito mons.
Pietro Brollo, che ha presieduto
la celebrazione dell’Eucarestia.
Una bella provocazione…
Prima dell’Eucarestia abbiamo partecipato a un incontro sul
tema, “Il dialogo è finito?”: una
domanda, quasi una provocazione. Abbiamo così affrontato
la realtà ormai evidente della
presenza sul territorio di molti
immigrati provenienti dall’est
Europa, dal Medio Oriente, dal
nord Africa e dall’Africa subsahariana. Una presenza così numerosa che qualcuno ha voluto
definire il Friuli la “Lampedusa
del nord”.
Sul tema ci ha parlato il prof.
Brunetto Salvarani, insegnante
nella facoltà teologica dell’Emilia-Romagna, direttore del centro saveriano per l’educazione
alla mondialità ed esperto di dia-
logo tra popoli di diverse culture
e religioni. Il prof. Salvarani ha
concluso il suo intervento presentandoci alcuni modi concreti
di dialogare, che lui ha definito
il “decalogo del dialogo”.
La concelebrazione Eucaristica ci ha radunati in preghiera e
nell’ascolto della Parola di Dio
nella nostra cappella. All’offertorio, noi sei missionari saveriani presenti abbiamo rinnovato i
voti religiosi.
Lo scambio di esperienze
È seguito il pranzo in fami-
p. ANTONIO GUIOTTO, sx
glia, che ha offerto l’opportunità
di ritrovarci assieme in fraterna
conversazione con tanti sacerdoti della diocesi, con cui spesso
collaboriamo nel ministero, con
gli incontri di preparazione alla
prima Comunione e alla Cresima e in occasione delle celebrazioni comunitarie del sacramento della riconciliazione.
Tutto sommato, questa nostra
festa patronale è stata una preziosa opportunità per tutti noi sacerdoti e missionari, per aiutarci
a rispondere alle nuove sfide che
si presentano oggi alla chiesa
Il decalogo del dialogo
1. Il dialogo si fa tra persone.
2. Il dialogo si fa a partire dalle cose concrete.
3. Il dialogo si fa a partire dalle nostre identità.
4. Il dialogo si fa a partire dalle cose che abbiamo in comune.
5. Il dialogo si fa senza nascondere le cose che ci rendono diversi.
6. Il dialogo si fa in primo luogo a partire da qualcuno che
racconta.
7. Il dialogo, però, è fatto anche da qualcuno che ascolta.
8. Il dialogo non è fatto solo di parole…
9. Il dialogo è un fenomeno globale - locale.
10. Il dialogo è qualcosa che mentre lo facciamo ci arricchisce a
vicenda e ci lascia migliori di come eravamo.
L’ospitalità verso gli immigrati
Un impegno di testimonianza evangelica
P
apa Francesco ha chiesto
ai religiosi di aprire le porte dei conventi e dare ospitalità a
tanti immigrati che bussano alle
porte della nostra Italia, in fuga
da guerre, violenze e situazioni
difficili dei loro paesi di origine
e in cerca di accoglienza, tranquillità e lavoro.
Noi saveriani di Udine, su richiesta della Caritas diocesana,
abbiamo accolto in casa dodici
giovani, in risposta a un’emergenza del territorio vicino al
confine, per insufficienza di
luoghi d’accoglienza nella città
di Udine.
8
venivano dal Pakistan e uno
dall’Afghanistan. Si trovano in
Italia da mesi e qualcuno da anni, in attesa del permesso di soggiorno. Dormivano alla bell’e
meglio in luoghi dove, con l’avanzare dell’inverno, non potevano ripararsi dalle temperature
dell’inverno. Li abbiamo ospitati
in casa per oltre un mese, in attesa di un luogo di accoglienza più
idoneo, richiesto dalla Caritas
alle autorità competenti.
Qui hanno trovato ospitalità
durante la notte in alcune camerette riscaldate e provviste di
letti e bagni. Qui hanno avuto
anche a disposizione una stanza,
per consumare la colazione e la
cena, ed erano attrezzati di mez-
p. ANTONIO GUIOTTO, sx
zi per riscaldare i pasti forniti
dalla Caritas.
Ovunque Dio ci chiama…
La presenza dei missionari in mezzo a loro, la cordialità
dell’accoglienza, la possibilità
di comunicare con loro in italiano o in lingua inglese, che alcuni
conoscono, sono mezzi per una
testimonianza di valori evangelici vissuti come primo annuncio
dell’amore di Cristo, in conformità a quella vocazione missionaria
propria del carisma saveriano.
Per noi missionari saveriani
in patria questa è una bella opportunità per continuare il nostro
Con i pakistani e un afghano
impegno di testimonianza evanUndici di questi giovani progelica a popoli diversi, che vengono a noi e apprezzano la nostra accoglienza. Siamo felici di poter mettere
all’opera la passione
del primo annuncio
dell’amore del Padre per tutti gli uomini, anche durante la nostra permanenza in Italia, per
sentirci missionari
autentici, ovunque
la volontà di Dio ci
I saveriani della comunità di Udine hanno accolto un gruppo di dodici profughi
in attesa del permesso di soggiorno e privi di alloggio
■
chiama.
locale e per scambiarci le tante
esperienze positive - e a volte
sofferte - del nostro impegno
pastorale in un mondo e in una
chiesa in rapido cambiamento.
Questo è in linea con il nuovo impegno dei missionari sa-
veriani in patria, chiamati a una
riflessione comunitaria sui nuovi orientamenti del nostro carisma Confortiano e nella ricerca
di nuove piste per una missione
attenta ai non-cristiani anche in
■
Italia.
Il 3 dicembre i saveriani di Udine hanno celebrato il patrono san Francesco Saverio
con una quarantina tra sacerdoti e diaconi permanenti della diocesi;
con loro, il vescovo emerito mons. Pietro Brollo
Venite all’adorazione missionaria
I missionari saveriani di Udine, chiamati dal Signore a portare il vangelo in terre lontane, vogliono essere testimoni
del vangelo e agenti di speranza anche nella loro terra di origine. Per alimentare lo spirito
missionario nelle nostre comunità cristiane e tenere viva in
noi tutti “la passione di illuminare i popoli con la luce di Cristo, che risplende sul volto della chiesa”, abbiamo programmato un’ora di Adorazione eucaristica missionaria.
L’adorazione, animata dai
saveriani reduci dalle missioni,
si tiene nella cappella dei saveriani in via Monte San Michele a Udine, ogni ultimo giovedì
del mese dalle 15,30 alle 16,30,
con la possibilità di accostarsi
alla confessione per chi lo desidera.
Le date previste sono giovedì 30 gennaio, 27 febbraio, 27 marzo e 29 maggio. Chi non può partecipare fisicamente, è invitato
a partecipare spiritualmente, in chiesa o in casa. Informateci della vostra “adesione”, telefonando o inviando nome e indirizzo.
Vi ricordiamo che la prossima adorazione Eucaristica missionaria
sarà giovedì 30 gennaio 2014, dalle 15.30 alle 16.30.
VISITA AI FAMIGLIARI DEI SAVERIANI
p. LORENZO MATTIUSSI, sx
Sfogliando le lettere che san Guido Conforti, nostro fondatore, inviava ai suoi missionari, scopriamo con gradita sorpresa come fossero
grandi e costanti in lui l’ammirazione e la tenerezza per i genitori anziani o malati dei suoi missionari.
Si interessava di persona, andava a visitarli, se appena disponeva di
tempo e mezzi, per comunicare loro notizie o comunque per invitare
sempre alla fiducia in Dio. Egli li considerava i migliori benefattori del
suo istituto missionario, tanto che volle proprio inserire nelle “regole”
per i suoi missionari un articolo in cui ricordava loro il dovere dell’affetto, della riconoscenza e della preghiera verso i propri genitori.
Con questo spirito saveriano di famiglia e con senso di doverosa
gratitudine, anch’io entro nelle famiglie dei nostri cari confratelli, soprattutto se sono in missione, per una breve visita, un saluto, una notizia. Appena ci vediamo, s’instaura subito un clima di gioiosa accoglienza e di spontanea giovialità, che sprizza dagli occhi. Un buon caffè o un tè caldo allietano veramente l’incontro, che ravviva il ricordo
e l’affetto del missionario lontano.
I missionari sono figli che più degli altri abitano il cuore dei genitori, che comprendono il mistero d’amore che li avvolge e che li rende in Cristo operatori di giustizia e fraternità, che rendono gli esseri
umani più cordiali, più vicini e più solidali tra loro.
Le mamme e i papà sono felici e riconoscenti per queste visite, perché per loro è come se il proprio figlio arrivasse nella loro casa, per
un attimo, a trovarli.
2014 GENNAIO
MACOMER
08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9
Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706
E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084
Qualora il telefono sopra indicato non funzionasse, si prega di usare il n. 0785 746044.
Una cena davvero solidale
Per aiutare p. Roberto, missionario a Goma
Anna, 39 anni, lavora a Macomer con altre quattro amiche
nella cooperativa che si occupa di servizi per l’infanzia, gestisce
un asilo nido, diverse ludoteche nei comuni intorno a Macomer
e si prende cura del servizio educativo territoriale dei dieci comuni del margine. Conosce i saveriani dal 1997 e da cinque anni
fa parte del laicato saveriano.
ANNA CHERCHI
quest’anno, dopo
A nche
tanti dubbi e incertezze,
siamo riusciti a proporre la cena
solidale, il 30 novembre scorso.
L’abbiamo organizzata con i laici saveriani, i volontari, i giovani
e i giovanissimi. L’obiettivo era
raccogliere fondi per p. Roberto
Salvadori, attualmente missionario a Goma, nella repubblica
democratica del Congo.
Con la solidarietà di tanti
Quest’anno, a differenza
dell’anno scorso, nella preparazione della cena ci siamo mossi
in modo diverso. Abbiamo cercato di spendere il meno possibile. Infatti, abbiamo chiesto alle
aziende che macellano carne se
potevano darci la carne per la
cena; a chi vende frutta e verdura se potevano offrirci qualcosa,
mentre i panifici di Macomer ci
hanno dato il pane. Non comprando tutte queste cose, alla
fine ci sono rimasti soldi in più
da mandare alla missione di p.
Roberto.
Quando abbiamo iniziato a
ricevere le adesioni pensavamo
di fermarci a 120; invece siamo
arrivati a 210 e a diverse persone abbiamo dovuto dire di no.
Lassù c’è Qualcuno che non ci
lascia mai soli e ci ha aiutato a
fare tutto nel migliore dei modi.
Una grande partecipazione
L’abbiamo chiamata “cena
solidale”, non per essere solidali
solo con p. Roberto, ma soprattutto per sentirci vicini a tutte
le persone che collaborano con
il missionario, che vivono nella
sua missione e di cui egli conosce le storie e le necessità.
È stato bello vedere insieme,
in una cena, persone diverse che
hanno lo stesso scopo: dare un
piccolo aiuto a persone che non
conoscono. Fa bene al cuore
vedere che quando si chiede
un aiuto, in tanti si muovono
perché questo possa essere dato.
Quest’anno siamo più contenti
rispetto all’anno scorso, perché
siamo riusciti a coinvolgere più
persone.
Approfitto per ringraziare tutti
coloro che sono venuti alla cena;
tutti coloro che ci hanno donato
le materie prime, che sono servite per preparare la cena; ringrazio tutti coloro che hanno preparato la cena, e coloro che hanno
servito...
Grazie di cuore e felice 2014
■
a tutti.
Il refettorio dei saveriani di Macomer pieno come non mai per la cena solidale, organizzata da laici, volontari e giovani
per aiutare p. Roberto Salvadori e la missione di Goma, in Congo RD
La festa di san Francesco Saverio
“Guai a me se non annunciassi il vangelo!”
I
l 3 dicembre scorso, come ogni anno, abbiamo
celebrato la festa di san Francesco Saverio, nostro patrono.
Quest’anno abbiamo avuto con
noi molti sacerdoti diocesani,
il diacono Antonello e il nostro
vescovo mons. Mauro Morfino.
Nell’omelia, il vescovo ha
sottolineato il fatto che ogni
cristiano, e noi in particolare, siamo chiamati a spenderci
con sempre più entusiasmo per
il vangelo: “Guai a me se non
annunciassi il vangelo!”, esclamava l’apostolo Paolo. Chiaro
che tutto deve essere fatto con
l’allegria e l’entusiasmo tipici
dei missionari, come Francesco
Saverio.
In questa ricorrenza i saveriani rinnovano la loro donazione
a Dio, recitando insieme la formula che hanno recitato quando
hanno preso la decisione di dedicarsi alla missione per tutta la
p. SALVATORE MARONGIU, sx
vita nella famiglia saveriana. È
un’occasione per ricordarci ciò
che noi siamo e riprendere con
più entusiasmo e con energie
rinnovate il cammino iniziato
tanti anni fa.
La festa si è conclusa con un
ringraziamento a Dio per il dono
di san Francesco Saverio e della famiglia saveriana al mondo e
con un’agape fraterna nel nostro
refettorio. Grazie a tutti i partecipanti.
■
I saveriani della Sardegna hanno
rinnovato davanti a Dio
e alla chiesa il loro impegno
di servire la missione per sempre.
8
RITIRO D’ AVVENTO DELLE DELEGATE
p. SALVATORE MARONGIU, sx
Sabato 17 novembre, nella casa saveriana a Macomer, si è tenuto
il ritiro di Avvento per le delegate missionarie della parte nord della
Sardegna. Il ritiro è stato predicato da p. Alfio Coni, missionario saveriano in Bangladesh per tanti anni.
Parlando dell’Avvento, p. Alfio ha sottolineato il fatto che Gesù è
già venuto in mezzo a noi e che noi dobbiamo riconoscerlo in ogni
persona che incontriamo e in ogni situazione che viviamo, permettendogli così di rinascere in mezzo a noi e di costruire insieme con lui il
suo Regno: regno di giustizia, di amore e di pace. Questo è il modo di
vivere il nostro impegno missionario qui e ora.
Nonostante il numero ridotto di partecipanti, la giornata si è svolta
in un autentico clima di famiglia e di condivisione, che è certamente
il clima ideale per prepararci al Natale.
La chiesa dei saveriani di Macomer era davvero
gremita per la
celebrazione di
san Francesco Saverio, presieduta
dal vescovo mons.
Mauro Morfino.
Amici e delegate durante il ritiro d’Avvento di sabato 17 novembre,
guidato da p. Alfio Coni
2014 GENNAIO
MARCHE
60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40
Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639
E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605
DIARIO DELLA COMUNITÀ
Una bella giornata con i sacerdoti
Impegnati per la missione qui e nel mondo
I
l 5 dicembre abbiamo invitato i sacerdoti delle
Marche per festeggiare il nostro
patrono san Francesco Saverio
(due giorni dopo la festa liturgica, che cade il 3 dicembre). Ci
siamo rivolti a coloro che più si
danno da fare per le missioni.
La novità quest’anno è che abbiamo esteso l’invito, oltre che
ai preti di Ancona, anche a quelli di altre diocesi, come Iesi, Macerata, Fermo, Camerino... Sono venuti una sessantina di amici e confratelli nel sacerdozio.
Abbiamo concelebrato la bella
Messa missionaria. Poi, tutti a
pranzo, abbondante e semplice.
Bisogna tendere al massimo
La Messa è cominciata con
un saluto di p. Giancarlo Lazzarini, responsabile della comunità saveriana di Ancona. Il
vescovo mons. Edoardo Menichelli ha presieduto l’Eucarestia
con tono alto e chiaro. Nell’omelia ha letto alcuni paragrafi della “Evangelii gaudium La gioia del vangelo”, la prima
esortazione apostolica di papa
Francesco.
Il papa parla della stanchezza degli operatori pastorali, della necessità di pregare di più e
di non adagiarsi nelle comodità
e nella ripetizione meccanica di
“quello che si è sempre fatto”.
“Bisogna tendere al massimo,
non al minimo”. Parole molto
forti, che il vescovo e noi abbiamo accolto con attenzione.
p. ALBERTO PANICHELLA, sx
Il buon pranzo fraterno
Il pranzo è stato festivo, allegro, fraterno, con battute e
chiacchierate, tra primo, secondo con contorno, torta e frutta,
e… un buon caffè. Noi di casa abbiamo servito, con la gioia della semplicità e gratitudine.
Al termine, l’Agenda biblica
e missionaria del 2014 è stato il
nostro regalo ai fratelli sacerdoti. Abbiamo ringraziato tutti per
la presenza e per le opportunità
missionarie che i sacerdoti amici ci offrono.
Abbiamo vissuto una giornata di fraternità sacerdotale sullo
stile del papa, cioè senza ricercatezze, senza titoli o paludamenti: tutti uguali e in comunione tra
■
noi e con Dio!
Sorrisi e fraternità alla giornata sacerdotale missionaria,
il 5 dicembre, per celebrare San Francesco Saverio.
Un messaggio missionario che sta
bene anche
sulla torta.
SPAZIO GIOVANI
I giovani di “mission possible”
Incontri mensili per prepararsi all’estate
parlo degli incontri di un
V igruppo
di giovani - tra i 24
e 40 anni -, che desiderano passare una ventina di giorni nelle
missioni saveriane il prossimo
mese d’agosto. Abbiamo cominciato a maggio e siamo già al 4°
incontro. I giovani partecipanti
sono una ventina, sempre però
con qualche assenza.
Siamo contenti: noi e loro!
Ci si accoglie, si prega, ci si
racconta come va, si esprimono le aspettative, si parla della
missione, si celebra l’Eucaristia
missionaria...
Santi, patriarchi e profeti
Dal secondo incontro (a settembre), in cui abbiamo parlato di san
Guido Conforti e di san Francesco Saverio, anche in seguito alle
testimonianze missionarie, i giovani si sono talmente entusiasmati che hanno deciso di incontrarsi
una volta al mese per prepararsi
alla missione, ma anche per essere missionari già da ora.
Ci guida il Signore! Il 30 novembre abbiamo annunciato che
le missioni saveriane che visiteremo nel 2014 sono il Camerun
e il Messico. Alcuni preferiscono la prima meta, altri la seconda. Intanto abbiamo iniziato il
percorso biblico sui patriarchi
e i profeti, a partire da Abramo.
Ci sono anche i momenti di preghiera personale.
Simpatia ed entusiasmo
Si sente la simpatia per i saveriani e si respira aria giovanile:
sono veramente entusiasti! Una
P. Alberto Panichella ha fatto gli onori di casa con i sacerdoti
delle diocesi marchigiane, alla festa per S. Francesco Saverio.
p. A. PANICHELLA, sx
cosa importante è il pranzo con
la comunità, durante il quale i
giovani provano ammirazione
verso i missionari di tutte le età,
che hanno lasciato la loro terra
per andare a servire i poveri del
mondo e annunciare loro Gesù
Cristo, più con l’esempio che
con le parole.
L’ultimo è stato un incontro
“speciale”. Era in programma
dal 27 al 30 dicembre: tre giorni di spiritualità missionaria per
giovani dai 20 ai 30 anni, nella
casa saveriana di Ancona. A organizzare e animare gli incontri
erano, oltre al sottoscritto, p. Enzo, p. Serge, Pietro, e la saveriana Gemma. Nutriamo tante speranze, anzi certezze! Accompagnateci anche voi con una preghiera! Grazie.
■
C’erano anche i giovani di Ancona all’ordinazione diaconale dei saveriani Philbert e Benjamin,
a Parma, domenica 8 dicembre 2013
UN MODO PER FARE MISSIONE
Messa con la comunità brasiliana nelle Marche
ALESSANDRO ANDREOLI
La prima domenica di ogni mese c’è un appuntamento speciale: la
Messa con i brasiliani. È l’idea che da alcuni mesi sta prendendo forma presso la comunità saveriana di Ancona, grazie soprattutto alla caparbietà di p. Alberto Panichella: “un trattore”, come lo definisco io.
Padre Alberto, infatti, ha iniziato a lanciare la proposta in giro per
le parrocchie di Ancona e Macerata, dove celebra le giornate missionarie. Così, pian piano, si è costituito un piccolo gruppo di fedelissimi che da alcuni mesi si incontra regolarmente la prima domenica di
ogni mese per celebrare l’Eucarestia insieme e continuare la fraternità con la cena e l’immancabile voglia di far festa, tipica del popolo brasiliano.
Anche Alessandra e io ci siamo lasciati contagiare raccogliendo l’invito di p. Alberto e, quando possiamo, lo aiutiamo nell’organizzazione. Per noi è un piacere (anche se a volte un po’ faticoso, insieme a
tanti altri impegni), perché comunque ci fa respirare di nuovo un pizzico d’aria brasiliana.
Tutto e sempre, infatti, è in lingua portoghese: i canti, i simboli e i
segni, la condivisione… E le Messe non durano mai meno di un’ora.
L’aspetto interessante è che molte delle persone che partecipano normalmente non frequentano le proprie parrocchie.
Anche questo, in fondo, è un piccolo modo per fare missione qui.
Quest’anno speriamo di dare continuità alla proposta e di cercare di
coinvolgere anche altre persone. Per tutti i brasiliani che abitano nei
pressi di Ancona, l’appuntamento quindi è per la prima domenica di
ogni mese, alle 18, orario… brasiliano!
8
La prima domenica del mese alle 18, presso i saveriani di Ancona, p. Alberto Panichella
celebra la Messa in stile brasiliano, aperta a tutti
2014 GENNAIO
PARMA
43123 PARMA PR - Viale S. Martino, 8
Tel. 0521 920511 - Fax 0521 920502
E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437
Due eventi molto attesi
Philbert e Benjamin saveriani per sempre
I
l fondatore dei saveriani
san Guido Conforti diceva: “Il Signore non poteva essere
più buono con noi”. E il Signore continua a chiamare per collaborare alla sua opera di salvezza.
Anche quest’anno lo ringraziamo
per il dono ricevuto dalla nostra
famiglia missionaria. Due giovani hanno detto “sì” per sempre
alla chiamata del Signore.
Tutta la casa mobilitata
Sabato 7 dicembre alle 18.30,
Philbert Ntahimpera e Benjamin
Mugisho hanno espresso il loro
“eccomi” definitivo nel santuario “Conforti” a Parma. Philbert
viene dal Burundi ed è il primo
saveriano burundese; Benjamin
è congolese. Entrambi sono affascinati dall’annuncio del vangelo.
La comunità degli studenti ha
accompagnato i due fratelli con
la preghiera ogni giorno.Due
giorni prima, durante l’adorazione, tutte le comunità della casa
madre si sono riunite in santuario
per pregare per loro. Il coro, sempre più grande, si è preparato per
due mesi. Tutti si sono mobilitati.
Sabato mattina il santuario era
ben addobbato. Fanno bella mostra alcune bandiere che rappresentano i quattro punti cardinali della terra e le cinque candele
simbolo dei cinque continenti. Si
vedono i giovani, i parenti e gli
amici venuti per partecipare alle
celebrazioni.
I giovani della Sardegna sono
accompagnati da p. Virginio. Ci
sono anche tanti giovani di Salerno accompagnati da p. Francois e p. Simone; e tanti giovani di Ancona accompagnati da p.
Serge e p. Enzo. Immerso tra loro, il giovane studente saveriano
EMMANUEL A. MWASSA, sx
Pietro. Tutto è pronto. Famigliari e amici italiani, congolesi, burundesi, camerunesi, ivoriani…
si affrettano per essere puntuali
a questo evento.
Silenzio, preghiera e grazia
Alle 18 si respira profumo di
festa: il santuario brilla, il coro
fa l’ultima prova. Alle 18 e 15
il santuario è pieno. Vedo sorrisi e abbracci. È un momento di
grande commozione. A fare il
cerimoniere c’è p. Ferro, mentre
p. Rosario presiede l’Eucaristia.
I parenti di Benjamin e Philbert
sono seduti. Li vedo commossi.
All’inizio della celebrazione
c’è un invito al raccoglimento.
Si prega per i nostri fratelli. Ed
ecco la processione che si avvicina all’altare, mentre il celebrante
invita l’assemblea a immergersi
nel mistero che stiamo celebran-
Maria è modello di servizio
Il diaconato nella chiesa di San Marco
8 dicembre, nelD omenica
la parrocchia San Marco
tutto è pronto. Sopra l’altare ci
sono le bandiere di Congo e Burundi. Il vescovo Enrico Solmi,
successore del Conforti, presiede l’Eucaristia. È la solennità
dell’Immacolata Concezione. I
saveriani sono pronti, così i giovani di Ancona, di Salerno e della Sardegna: sorridono, cantano
e ballano.
Dio si fida sempre dell’uomo
Mons. Solmi esorta Philbert
e Benjamin a seguire l’esempio
di Maria, modello del discepolo.
Lei ha saputo ascoltare Gesù,
l’ha seguito fino ai piedi della croce. Il vescovo insiste sul
servizio, perché il diaconato è
servizio, è ascoltare la Parola
di Dio, è imitare Gesù che ha
servito. Maria è l’esempio più
eloquente. Dopo l’omelia e la
litania dei santi, i due confratelli
sono ordinati diaconi con l’im-
8
posizione delle mani del successore di san Guido Conforti. Dio
si fida sempre dell’uomo, Dio
continua a chiamare.
Alla fine della celebrazione,
il diacono Philbert ha rivolto il
“grazie” a Dio, ai genitori assenti e a quelli che li hanno rappresentati, al vescovo, ai formatori
e alla famiglia saveriana, ai giovani arrivati da Parma e da altre
città d’Italia. Ha ringraziato tutti.
In modo particolare, il coro riceve un invito in Congo e in Burundi all’ordinazione presbiterale, visto che impara facilmente
le lingue straniere.
Dio ha bisogno della
risposta dei giovani
Dopo la Messa, la parrocchia
offre un aperitivo prima del
pranzo in casa madre dei saveriani. Gli studenti e gli ospiti
congolesi cantano “Nakushukuruee Bwana - Ti ringrazio, mio
Signore”; i burundesi presentano
EMMANUEL A. MWASSA, sx
un ballo; altri intrattengono gli
ospiti con battute umoristiche.
Ancora un po’ di musica e, pian
piano, la festa si conclude.
Sono stati due giorni intensi,
pieni di grazia e di gioia: abbiamo visto due nostri fratelli dire
“sì” al Signore, per annunciare
il suo vangelo tra i popoli del
mondo. A tutti i giovani possiamo dire: “Dio continua a parlarci, a chiamarci. Dio ha bisogno
di noi, della nostra risposta libera. Dobbiamo ascoltare la voce
di Dio che è dentro di noi e negli
avvenimenti che viviamo”. Fidiamoci del Signore, come hanno fatto Benjamin e Philbert!”.
I vespri sono stati presieduti
dal diacono Philbert. A nome di
tutti, egli ha ringraziato il Signore per la grazia ricevuta e perché
continua a rischiare, fidandosi degli uomini, che egli ama. ■
Philbert e Benjamin circondati da una
marea di giovani nella parrocchia
San Marco a Parma, dove hanno
ricevuto l’ordinazione diaconale
dal vescovo Solmi
Benjamin Mugisho e Philbert
Ntahimpera il 7 dicembre hanno
detto il loro “sì” definitivo alla
missione e alla famiglia saveriana
do. È un momento di grazia.
“Grazie per il tuo sì”
Dopo l’omelia, i due giovani
saveriani sono chiamati e presentati all’assemblea. L’omelia è centrata sui voti religiosi,
sulla fedeltà, sulla comunione
con Cristo, sull’amore e sul
ringraziamento a Dio, ai genitori, ai confratelli che hanno curato la formazione di Benjamin e
Philbert per andare ovunque. La
congregazione intera manifesta
affetto e commozione.
Conclusa l’omelia, arriva il
momento della professione dei
voti. Prima s’invocano i santi:
dalla Vergine Maria a san Francesco Saverio e san Guido Conforti, tutti hanno interceduto per
i nostri due fratelli. Subito dopo
Philbert e Benjamin esprimono
il loro “sì”. Il coro intona il can-
to latino “Jubilate Deo omnes
gentes”, mentre i due ricevono
gli abbracci di tutti i confratelli,
come per dire: “Ti voglio bene,
grazie per il tuo sì!”.
Brindisi, sorrisi e balli
Dopo la Messa arriva la festa.
Nel refettorio si brinda, si mangia, si chiacchiera e si sorride.
Tutto è bello. Gli studenti iniziano con l’animazione multi culturale. Apre un canto indonesiano, seguito dal famoso jambo.
Tutti ballano. I giovani di Salerno si muovono, cantano, ballano. Quelli della Sardegna cantano in sardo. I ragazzi di Parma,
soprattutto quelli delle parrocchie Cristo Risorto e San Marco, anche loro scendono in campo. A un certo punto, padre Ernesto coinvolge tutti in una co■
reografia bellissima.
LA FESTA DI S. FRANCESCO SAVERIO
BENJAMIN MUGISHO, sx
Alla vigilia della festa del patrono san Francesco Saverio tutti i saveriani di Parma sono radunati in ritiro spirituale. Padre Emilio Iurman
ha predicato rifacendosi alle lettere e all’esperienza del Saverio: traspare il fuoco di Cristo che ardeva nel suo cuore e che comunicava alle persone con la predicazione del vangelo.
Lo stesso zelo ha avuto san Guido - e devono avere i saveriani - per
portare avanti l’audace progetto: “Fare del mondo una sola famiglia”.
Il 3 dicembre è il vescovo Enrico Solmi a presiedere la celebrazione,
attorniato da saveriani e sacerdoti di Parma. È presente anche don
Andrea Turazzi, che in questi giorni il papa ha nominato vescovo di
San Marino. Don Andrea, fratello di padre Silvio, era venuto con un
gruppo di parrocchiani da Ferrara, per ringraziare il Signore con noi.
Nella sua omelia, mons. Solmi, ha offerto qualche consiglio al futuro vescovo e ha ringraziato i missionari saveriani per la loro presenza
e per la loro testimonianza nella diocesi di Parma. Inoltre, ha pregato
per Benjamin e Philbert, che egli stesso ordinerà diaconi.
Sono numerosi i preti e i religiosi che hanno risposto all’invito. Dopo la celebrazione Eucaristica, animata dai canti del coro saveriano,
è seguito il pranzo, durante il quale gli studenti hanno presentato alcuni canti per ringraziare il Signore del dono di san Francesco Saverio
e di san Guido Conforti.
2014 GENNAIO
PIACENZA
25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9
Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781
E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259
Due eventi molto attesi
Philbert e Benjamin saveriani per sempre
I
l fondatore dei saveriani
san Guido Conforti diceva: “Il Signore non poteva essere
più buono con noi”. E il Signore continua a chiamare per collaborare alla sua opera di salvezza.
Anche quest’anno lo ringraziamo
per il dono ricevuto dalla nostra
famiglia missionaria. Due giovani hanno detto “sì” per sempre
alla chiamata del Signore.
Tutta la casa mobilitata
Sabato 7 dicembre alle 18.30,
Philbert Ntahimpera e Benjamin
Mugisho hanno espresso il loro
“eccomi” definitivo nel santuario “Conforti” a Parma. Philbert
viene dal Burundi ed è il primo
saveriano burundese; Benjamin
è congolese. Entrambi sono affascinati dall’annuncio del vangelo.
La comunità degli studenti ha
accompagnato i due fratelli con
la preghiera ogni giorno.Due
giorni prima, durante l’adorazione, tutte le comunità della casa
madre si sono riunite in santuario
per pregare per loro. Il coro, sempre più grande, si è preparato per
due mesi. Tutti si sono mobilitati.
Sabato mattina il santuario era
ben addobbato. Fanno bella mostra alcune bandiere che rappresentano i quattro punti cardinali della terra e le cinque candele
simbolo dei cinque continenti. Si
vedono i giovani, i parenti e gli
amici venuti per partecipare alle
celebrazioni.
I giovani della Sardegna sono
accompagnati da p. Virginio. Ci
sono anche tanti giovani di Salerno accompagnati da p. Francois e p. Simone; e tanti giovani di Ancona accompagnati da p.
Serge e p. Enzo. Immerso tra loro, il giovane studente saveriano
EMMANUEL A. MWASSA, sx
Pietro. Tutto è pronto. Famigliari e amici italiani, congolesi, burundesi, camerunesi, ivoriani…
si affrettano per essere puntuali
a questo evento.
Silenzio, preghiera e grazia
Alle 18 si respira profumo di
festa: il santuario brilla, il coro
fa l’ultima prova. Alle 18 e 15
il santuario è pieno. Vedo sorrisi e abbracci. È un momento di
grande commozione. A fare il
cerimoniere c’è p. Ferro, mentre
p. Rosario presiede l’Eucaristia.
I parenti di Benjamin e Philbert
sono seduti. Li vedo commossi.
All’inizio della celebrazione
c’è un invito al raccoglimento.
Si prega per i nostri fratelli. Ed
ecco la processione che si avvicina all’altare, mentre il celebrante
invita l’assemblea a immergersi
nel mistero che stiamo celebran-
Maria è modello di servizio
Il diaconato nella chiesa di San Marco
8 dicembre, nelD omenica
la parrocchia San Marco
tutto è pronto. Sopra l’altare ci
sono le bandiere di Congo e Burundi. Il vescovo Enrico Solmi,
successore del Conforti, presiede l’Eucaristia. È la solennità
dell’Immacolata Concezione. I
saveriani sono pronti, così i giovani di Ancona, di Salerno e della Sardegna: sorridono, cantano
e ballano.
Dio si fida sempre dell’uomo
Mons. Solmi esorta Philbert
e Benjamin a seguire l’esempio
di Maria, modello del discepolo.
Lei ha saputo ascoltare Gesù,
l’ha seguito fino ai piedi della croce. Il vescovo insiste sul
servizio, perché il diaconato è
servizio, è ascoltare la Parola
di Dio, è imitare Gesù che ha
servito. Maria è l’esempio più
eloquente. Dopo l’omelia e la
litania dei santi, i due confratelli
sono ordinati diaconi con l’im-
8
posizione delle mani del successore di san Guido Conforti. Dio
si fida sempre dell’uomo, Dio
continua a chiamare.
Alla fine della celebrazione,
il diacono Philbert ha rivolto il
“grazie” a Dio, ai genitori assenti e a quelli che li hanno rappresentati, al vescovo, ai formatori
e alla famiglia saveriana, ai giovani arrivati da Parma e da altre
città d’Italia. Ha ringraziato tutti.
In modo particolare, il coro riceve un invito in Congo e in Burundi all’ordinazione presbiterale, visto che impara facilmente
le lingue straniere.
Dio ha bisogno della
risposta dei giovani
Dopo la Messa, la parrocchia
offre un aperitivo prima del
pranzo in casa madre dei saveriani. Gli studenti e gli ospiti
congolesi cantano “Nakushukuruee Bwana - Ti ringrazio, mio
Signore”; i burundesi presentano
EMMANUEL A. MWASSA, sx
un ballo; altri intrattengono gli
ospiti con battute umoristiche.
Ancora un po’ di musica e, pian
piano, la festa si conclude.
Sono stati due giorni intensi,
pieni di grazia e di gioia: abbiamo visto due nostri fratelli dire
“sì” al Signore, per annunciare
il suo vangelo tra i popoli del
mondo. A tutti i giovani possiamo dire: “Dio continua a parlarci, a chiamarci. Dio ha bisogno
di noi, della nostra risposta libera. Dobbiamo ascoltare la voce
di Dio che è dentro di noi e negli
avvenimenti che viviamo”. Fidiamoci del Signore, come hanno fatto Benjamin e Philbert!”.
I vespri sono stati presieduti
dal diacono Philbert. A nome di
tutti, egli ha ringraziato il Signore per la grazia ricevuta e perché
continua a rischiare, fidandosi degli uomini, che egli ama. ■
Philbert e Benjamin circondati da una
marea di giovani nella parrocchia
San Marco a Parma, dove hanno
ricevuto l’ordinazione diaconale
dal vescovo Solmi
Benjamin Mugisho e Philbert
Ntahimpera il 7 dicembre hanno
detto il loro “sì” definitivo alla
missione e alla famiglia saveriana
do. È un momento di grazia.
“Grazie per il tuo sì”
Dopo l’omelia, i due giovani
saveriani sono chiamati e presentati all’assemblea. L’omelia è centrata sui voti religiosi,
sulla fedeltà, sulla comunione
con Cristo, sull’amore e sul
ringraziamento a Dio, ai genitori, ai confratelli che hanno curato la formazione di Benjamin e
Philbert per andare ovunque. La
congregazione intera manifesta
affetto e commozione.
Conclusa l’omelia, arriva il
momento della professione dei
voti. Prima s’invocano i santi:
dalla Vergine Maria a san Francesco Saverio e san Guido Conforti, tutti hanno interceduto per
i nostri due fratelli. Subito dopo
Philbert e Benjamin esprimono
il loro “sì”. Il coro intona il can-
to latino “Jubilate Deo omnes
gentes”, mentre i due ricevono
gli abbracci di tutti i confratelli,
come per dire: “Ti voglio bene,
grazie per il tuo sì!”.
Brindisi, sorrisi e balli
Dopo la Messa arriva la festa.
Nel refettorio si brinda, si mangia, si chiacchiera e si sorride.
Tutto è bello. Gli studenti iniziano con l’animazione multi culturale. Apre un canto indonesiano, seguito dal famoso jambo.
Tutti ballano. I giovani di Salerno si muovono, cantano, ballano. Quelli della Sardegna cantano in sardo. I ragazzi di Parma,
soprattutto quelli delle parrocchie Cristo Risorto e San Marco, anche loro scendono in campo. A un certo punto, padre Ernesto coinvolge tutti in una coreografia bellissima.
■
QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI
MARIA ROSA RAMIN
Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la
sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla
camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo
quella del nostro padre.
Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra
dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza.
Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe.
Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di
mio fratello e affidò la
sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui
è tuo figlio, aiutalo!”. Poi
si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta
disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una
corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro
sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la
vita. Ora questa corona è
ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre
Uccelli.
Padre Viola con Maria Rosa Ramin
che ha raccontato il suo incontro
con p. Pietro Uccelli, all’inizio
dell’anno a lui dedicato
2014 GENNAIO
PIEMONTE
e LIGURIA
20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2
Tel. 0362 625035 - Fax 0362 624274
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200
“Dio ha mandato un angelo”
Storie vere di violenza e solidarietà in Africa p. NICOLA COLASUONNO, sx
R
achele era lì, con la sua
bambina di tre mesi fra le
braccia, avvolta in pochi stracci,
triste e addolorata. “Da due giorni non ho più latte per la bambina; qualcuno mi ha stregata!”.
Ho aperto il fagotto, era vero: la
bambina sembrava in fin di vita.
Poi mi dice che anche lei non
mangiava da due giorni.
Mentre l’accompagno al dispensario, la mia rabbia esplode: “Non si può lasciar morire
di fame una piccola creatura di
Dio!”. Suor Rita all’ambulatorio
si accorge subito della gravità e
le manda all’ospedale cattolico
di Nyantende, sussurrandomi:
“Speriamo di salvare almeno la
mamma!”. Avevo le lacrime agli
occhi, non potevo crederci!
La compassione e l’aiuto
Nella parrocchia di Cahi, alla
periferia di Bukavu (RD Congo), la Caritas quel giorno aveva
chiamato le ragazze madri per
aiutarle. Anche Rachele era venuta all’incontro sperando in un
aiuto. Veniva dai villaggi, dove
ci sono ancora violenze di tutti i
tipi. Stuprata da un guerrigliero
e scappata di casa, era arrivata
a Bukavu con la sua bambina in
cerca di una soluzione.
Una vedova anziana aveva
avuto compassione di lei e le
aveva offerto un posto nella sua
baracca; il cibo l’avrebbero trovato chiedendolo ai vicini o alla
piccola comunità cristiana del
quartiere. Dopo una settimana,
la vedova era partita per un lutto
e Rachele si era trovata sola, con
un bebè da nutrire e un lavoro da
cercare.
L’aiuto della giovane Noela
È una storia che sintetizza le
conseguenze degli ultimi 15 anni di guerra in Congo e che colpisce come sempre la parte più
debole della popolazione.
“Ha bisogno dell’accompagnatrice”, mi grida suor Rita.
Non ci avevo pensato: ha bisogno di qualcuno che l’assista e
che le prepari da mangiare. Infatti, l’ospedale fa le cure, ma
il cibo, le medicine, l’acqua per
lavare i panni e tutte le emergenze sono a carico dei famigliari,
che Rachele non ha. Si presenta
allora Noela, ragazza madre anche lei, che sale sul taxi, direzione ospedale.
Mateso, la bambina, non ce la
fa. Dopo due giorni muore. Noela allora torna in parrocchia a
informarci che Rachele è sotto
trasfusione e che deve comprare
una piccola bara per il rito della
sepoltura all’ospedale. Mi chiede se la Caritas può aiutarla.
Giorno e notte accanto a lei
Anche Noela è stata vittima
di violenze e pregiudizi. Ma è
MISSIONE E PREGHIERA / 41
Un gran dono da trasmettere
Siamo responsabili della sua crescita
sempre stupore e
D estano
commozione le parole che
ogni anno a Natale ci recano il
lieto annuncio della nascita di
Gesù: “Un Bambino è nato per
noi; ci è stato dato un figlio…
Oggi è nato per voi il Salvatore…”. Una nascita che ci coinvolge vitalmente e ci chiede di
diventare padri e madri del neonato Bambino.
8
Un documento prezioso
Egli è venuto a salvarci, ma
noi siamo responsabili della sua
crescita! Sotto la custodia di Maria e di Giuseppe, Gesù cresceva
in sapienza e virtù. Così possa
essere anche per noi, perché noi
stessi ora siamo la dimora dove
Gesù vuole nascere e da dove
vuole diffondere la sua luce.
Siamo responsabili verso tutti
del dono che ci è stato dato: “Il
tuo cuore sa che la vita non è la
stessa senza di lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti
aiuta a vivere e che ti dà speranza,
quello è ciò che devi comunicare agli altri”. È quanto ci ricorda
papa Francesco nella bella esortazione Evangelii gaudium (n.
121), di cui ci ha fatto dono alla
conclusione dell’anno della fede.
Questo documento è un prezioso stimolo per ogni cristiano
a vivere la propria fede con santa
letizia e con una gioia diffusiva
ma non banale, con un entusiasmo sincero ma non evanescente, bensì capace di gesti forti e
impegnativi, come la fraternità,
la comunione, il perdono. Sono
questi i gesti quotidiani che rendono vivo il vangelo e lo annunziano in modo credibile.
Papa Francesco ci dice ancora
che “in virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del popolo
di Dio è diventato discepolo
missionario”. Ecco perché dobbiamo sentire la necessità e l’urgenza di trasmettere la fede, che
è trasmissione della vita. Ogni
vita diventa feconda nella misura in cui comunica vita agli altri.
M. ANNA MARIA CÀNOPI, osb
[email protected]
Nelle periferie
con la preghiera
Il battesimo, innestandoci a
Cristo, ci introduce nel suo dinamismo d’amore, che consiste nel
vivere non per se stessi ma per
gli altri, aperti al dono, sempre
spinti - come con insistenza ci
esorta il papa - alle “periferie”,
là dove vivono i più poveri, sia
in senso materiale sia anche - e
forse soprattutto - in senso spirituale: poveri di quella nuova
povertà che è la mancanza del
senso e della gioia del vivere.
In queste “periferie” dobbiamo andare - innanzitutto con la
preghiera - per scoprire ancora
e sempre, con infinito stupore,
che anche oggi il Signore è venuto tra noi e attende da noi la
delicatezza di una madre che lo
avvolge in fasce, la generosità
di pastori che gli portano l’indispensabile per non morire, l’ardente desiderio di nuovi magi
che sanno “mettersi in viaggio” e
dare una svolta radicale alla loro
vita, il silenzioso e umile lavoro
di Giuseppe che tutto fa in obbedienza alla volontà di Dio…
Senza timore per le nostre
stesse povertà e limiti: anch’essi sono luogo di manifestazione
della gloria di Dio che guarda
con bontà all’umiltà dei suoi servi e vuole compiere con le loro
piccolezze nuove meraviglie. ■
forte, la sua fede è autentica e sa chiedere
aiuto. Quando parla,
mi fissa negli occhi,
non ha paura e dice
la verità. “Rachele
sta veramente male; il
dottore le ha prescritto di mangiare uova,
miele e pomodori. Ci
vorrà del tempo, ma
ce la farà!”. Noela le
farà compagnia giorno e notte, le sarà sorella, le darà tenerezza
e coraggio, condividendo la sua vita e la
sua fede!
Intanto, Noela racconta di Rachele a
tutti quelli che incontra nella sua comuniStorie come quella di Rachele, nella foto, non sono
tà cristiana e chiede
rare in Congo RD; per fortuna, accanto al dolore si
aiuto: durante il giorspalancano squarci di vera solidarietà cristiana
no deve cercare soldi
per il cibo; il pomeriggio torna
e l’avvento puliscono i sentieri
in ospedale per preparare da
del quartiere e i canali dell’acmangiare a Rachele, e di notte
qua; i ragazzi invece aiutano gli
assisterla.
anziani con l’acqua e la legna.
I catecumeni prima di Pasqua
La divina Provvidenza
hanno trasportato migliaia di
Tocchiamo con mano anche
mattoni, sabbia e travi per la cotanta solidarietà. Nella parrocstruzione di una scuola elemenchia di Cahi sono le mamme
tare. È la nostra esperienza quoche raccolgono riso e fagioli,
tidiana della Provvidenza di Dio.
zucchero e sapone, e in procesDopo un mese Rachele guasione li portano ai carcerati della
risce e torna nel suo quartiere.
prigione centrale. Quelle del rinL’ho vista un giorno e, stringennovamento nello Spirito fanno
do forte la mano a Noela, mi ha
la stessa cosa per i malati degli
detto: “Il Signore mi ha mandato
ospedali di Bukavu.
un angelo; non mi scorderò mai
I giovani durante la quaresima
■
di Noela”.
QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI
MARIA ROSA RAMIN
Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la
sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla
camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo
quella del nostro padre.
Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra
dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza.
Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe.
Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di
mio fratello e affidò la
sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui
è tuo figlio, aiutalo!”. Poi
si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta
disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una
corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro
sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la
vita. Ora questa corona è
ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre
Uccelli.
Padre Viola con Maria Rosa Ramin
che ha raccontato il suo incontro
con p. Pietro Uccelli, all’inizio
dell’anno a lui dedicato
2014 GENNAIO
PUGLIA
74122 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15
Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558
E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747
Nessuna missione è impossibile
Tanti anni fa in Albania, con la missione cattolica
Il racconto di questa esperienza, vissuta tanti anni fa, è stato
fatto a Radio Puglia 101,07
Mhz, nel programma “Giramondo”, in onda ogni giovedì
dalle 8.30 alle 9, condotto da p.
Oliviero Ferro.
I
l 2 agosto 1999 salpiamo dal porto di Otranto
in direzione Albania. Arriviamo a Valona, dove si riversano
automobili, tir, motorini e noi,
una valanga di uomini, donne
e bambini. Siamo il secondo
gruppo della Caritas diretto alla
“missione” di Delisuf. Ad accompagnarci al campo di lavoro c’è Harian, un ragazzone del
luogo che in estate lavora per la
missione.
Indietro nel tempo…
Attraversiamo un paesaggio
squallido di case semi distrutte, su strade impolverate. Posti
di polizia armata controllano i
passaporti. Harian svolge il suo
compito di protezione. Avvertiamo subito un senso di desolazione, un caos totale. Poi, troviamo
finalmente una strada asfaltata:
dossi, curve e alberi di olivo a
perdita d’occhio… Inizia il viaggio in una natura fantastica!
È come un ritorno alle origini:
asini al traino, covoni di paglia
enormi come totem di civiltà
scomparse, modellano l’orizzonte “azzurro intenso”. Suoni,
rumori, odori: ne veniamo profondamente rapiti. Arriviamo a
Delisuf, missione di pace e di
speranza.
Una situazione difficile
Harian, ci aiuta a scaricare i bagagli. È un ragazzo di
COSIMO SIMEONE
trent’anni, alto e robusto, con
un cuore da bambino. È il nostro
informatore: ci dice del tempo,
dei fatti del villaggio e degli
ultimi eventi accaduti. È un osservatore attento e discreto; il
suo sguardo, a volte, si perde
lontano oltre il villaggio, oltre il
porto. “Qui - ci dice - procurarsi
un passaporto è difficile e senza
documenti non vai da nessuna
parte; qui c’è solo la missione,
il resto è buio. La mentalità della gente è il più grosso ostacolo.
A nessuno interessa la dignità
delle persone”.
L’altro grosso ostacolo è il
groviglio tra fede musulmana,
ortodossa e cattolica. E poi ci
sono i traffici illegali, che reclutano i ragazzi strappandoli
alle scuole. Così non resta che
scappare… E il passo verso la
clandestinità è breve.
La festa del patrono Saverio
Una giornata di fraternità con i sacerdoti
L
e buone tradizioni continuano. Così anche
quest’anno i missionari saveriani di Lama hanno festeggiato il
loro patrono san Francesco Saverio. È un anno particolare: ci
introduce nel 25.mo della nostra
presenza a Lama (estate 1989).
Uniti nella stessa missione
Per condividere questa gioia
con noi, insieme ad altri amici,
abbiamo invitato i parroci della
nostra vicaria. Come segno della
comunione con la diocesi, erano
presenti il direttore del centro
missionario don Ciro Santopietro e il vicario generale don
Alessandro Greco.
Non eravamo molti, a causa
dei lavori in corso in una parte
della casa saveriana, ma la fraternità ha riempito tutti gli spazi.
L’Eucaristia, presieduta da don
Alessandro, ci ha fatto sentire
8
più fratelli, impegnati nell’annunciare il vangelo di Cristo,
ognuno nel proprio posto di
apostolato.
Un’iniezione di fiducia
Le parole del vicario generale ci hanno resi orgogliosi. Ha
ricordato che era presente fin
dall’arrivo dei missionari nel
1980 in via Mazzini e poi in via
Pisa. Aveva accolto anche le saveriane (1982-1989) nella sua
parrocchia. Ha insistito molto
sul fatto che la presenza di un
istituto missionario è molto importante per la diocesi.
“I missionari non devono
sostituire i parroci, ma rendere
visibile e concreta l’ansia missionaria della chiesa”. Don Alessandro ha messo in evidenza
che il loro lavoro (con incontri
settimanali, ritiri mensili, campi
estivi, veglie missionarie, movi-
p. OLIVIERO FERRO, sx
mento giovanile missionario…)
ha risvegliato l’animazione missionaria della diocesi e ha fatto
sì che venissero ripresi i contatti
con le missioni e con i missionari nel mondo.
Una presenza carismatica
Il grazie sincero del vicario
generale ci ha spronato a continuare con più entusiasmo il nostro servizio. Ci ha ricordato ancora che la nostra presenza non è
funzionale, ma carismatica. E ci
ha confidato che, avendo lavorato molto nel settore missionario
a livello diocesano, regionale e
nazionale, si è sentito aprire gli
orizzonti sul mondo intero.
Poi, come consuetudine, abbiamo condiviso “i pani e pesci”, in gioia e letizia. La fraternità è diventata ancora più concreta ed è stato bello viverla nel■
la semplicità.
I sacerdoti della vicaria, con il direttore del CMD don Ciro, il vicario generale don Alessandro e i saveriani di Taranto
alla giornata di fraternità sacerdotale, celebrata il 3 dicembre, festa di san Francesco Saverio (foto di Oliviero Ferro)
Dove c’è carità, c’è dignità
La missione ha acquistato due
pompe elettriche e c’è una fontana, unico luogo di approvvigionamento per tutto il villaggio. “È
molto bello quello che fate per
noi”. Harian confessa che molti
al villaggio apprezzano ciò che
la missione cerca di fare da tanti
anni. È un esempio di vita associativa, di civiltà e fratellanza, di
rispetto reciproco.
La missione è arrivata al sesto
anno di vita. È stata ristrutturata
la scuola, pagando regolarmente
gli operai “improvvisati”. Si è
insistito molto sull’animazione
dei bambini, insegnando loro un
modo nuovo e sano di giocare
insieme, diverso da quello della
guerra. Sotto la guida del capo
villaggio, è stato anche fatto un
censimento delle famiglie più
povere garantendo, con aiuti materiali, l’istruzione a molti bambini. Dove esiste la carità esiste
la dignità umana.
Con la polvere addosso
Il 20 agosto si torna a casa. La
gente del villaggio accorre numerosa, a gruppi, assiepata vicino alle nostre macchine. I bambini ci sorridono, ci salutano.
Harian ci aiuta a caricare i bagagli. Indossa la stessa maglietta
che aveva all’arrivo nel porto di
Valona. In fondo, si sente un po’
un soldato, giurato alla causa di
liberazione della sua gente: dalle superstizioni, dall’ignoranza,
Cosimo Simeone, protagonista di
un’esperienza missionaria in Albania
a fine anni ’90, e autore di questo
appassionato racconto
dalla povertà e dall’ingiustizia.
Harian ci saluta uno per volta. Vorrebbe liberare un grido di
rabbia, il pianto antico dei suoi
avi. È svelto come al solito, ma
si muove in silenzio. E io, a distanza di anni, ho ancora addosso la polvere di quella terra e
dentro qualcosa che non andrà
più via. Le parole non bastano
per dire ciò che gli occhi hanno
visto.
■
SAVERIANI E AMICI DI VITA
FRANCESCA DI IORIO
Ho letto su “Missionari Saveriani” che
state facendo una ricerca di quelle persone che hanno conosciuto i saveriani a Lama. Così, sono andata a riprendere queste due foto che vi invio con piacere. Una
riguarda p. Rinaldo Bernacchi. Purtroppo
è la sua “prece”, ma mi sarebbe piaciuto
avere qualche immagine che lo raffigurava insieme alla mia famiglia, come per il
battesimo della mia ultima figlia, che ora
ha 24 anni. Il suo ricordo, con tutti i racconti vissuti in Bangladesh, che incantavano grandi e bambini, è sempre vivo in
noi. Nell’altra foto, in basso, vedete tutta
la mia famiglia con p. Agostino Clementini e p. Antonio. Erano venuti a trovarci fino a Livorno, dove ci eravamo trasferiti.
Di p. Antonio ricordiamo le lunghe Messe, con la vostra chiesetta
gremita di giovani (allora anche noi eravamo giovani!). Ricordiamo
l’amicizia affettuosa di p. Michelangelo Pennino che, con le sue catechesi, ha dato una spinta alla nostra tiepida fede; ci addolora saperlo in precarie condizioni di salute. E poi ancora p. Daniele e p. Luigi,
che ha dato la sua vita morendo di malaria, ancora molto giovane.
Per noi sono stati - e lo sono ancora - punti di riferimento, guida e
sollievo a ogni nostra caduta. Per fortuna ancora oggi, quando veniamo a Taranto, voi missionari siete sempre pronti ad accogliere le nostre
confidenze e riuscite a farci tornare a casa sempre pieni di speranza.
2014 GENNAIO
REGGIO
CALABRIA
89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze
Santuario Madonna della Grazia
Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891
San Francesco Saverio a Gallico
Festa al santuario con vescovi, preti e laici
Don Nino è direttore del centro missionario della diocesi di
Reggio Calabria. Lo ringraziamo per questo suo racconto interessante.
3 dicembre 2013,
M artedì
presso il santuario della
Madonna della Grazia di Gallico Superiore, come tradizione da
diversi anni, i sacerdoti reggini,
insieme all’arcivescovo mons.
Giuseppe Fiorini Morosini e
all’arcivescovo emerito mons.
Vittorio Mondello, si sono riuniti per festeggiare solennemente
don NINO RUSSO
il patrono delle missioni e dei
missionari saveriani.
Un cuore più missionario
Dai saveriani è venuto l’invito, d’intesa con il centro missionario diocesano e i religiosi
della diocesi. Si è trattato di un
bel momento di fraternità che è
cominciato con un’accoglienza
davvero calorosa da parte dei
missionari e del loro superiore p. Pierluigi Felotti, che si è
impegnato per rendere bello e
significativo l’incontro.
In santuario, davanti all’effige
della Madonna della Grazia e di
san Francesco Saverio, i sacerdoti e i laici, presieduti dall’arcivescovo, hanno pregato con i
salmi e riflettuto sulla missione
oggi, con il suo nuovo volto che
si adatta ai tempi e alle nuove
esigenze. Ci vuole più cuore
missionario per aprire le chiese
e uscire all’incontro delle periferie parrocchiali, urbane e umane,
come suggerisce papa Francesco,
e più attenzione alla mondialità,
come ci ricordano l’apostolo Paolo e san Francesco Saverio.
Per una chiesa in missione
La giornata è continuata con
la celebrazione Eucaristica con
numerosi sacerdoti e fedeli laici,
presieduta sempre dal vescovo,
e si è conclusa con un’agape fraterna, preparata più che degnamente dalla comunità dei saveriani e dai loro volontari.
Grazie ai missionari saveriani e al loro patrono per il ricordo continuo e l’impegno che ci
deve sospingere a essere chiesa
sempre in missione.
■
Il santuario Madonna della Grazia di Gallico il 3 dicembre era pieno di sacerdoti e amici per la festa di san Francesco Saverio
“Sulle strade del mondo”
Uno stile di vita per tutto l’anno
I
l presepe allestito quest’anno nel santuario Madonna
della Grazia di Gallico traeva
ispirazione dal messaggio della
giornata missionaria mondiale dello scorso ottobre: “Sulle
strade del mondo”. È il motto di
una chiesa missionaria che non
vuole predicare il vangelo dal
pulpito, ma che vuole mettersi
in strada per condividere con la
gente la vita di ogni giorno, nelle
gioie e nelle tribolazioni.
Il vangelo si fa in strada
Vogliamo seguire l’esempio di
Gesù, che lo ha fatto per primo,
e anche seguire le parole di papa
Francesco che ripete spesso: “La
chiesa è chiamata a uscire da se
stessa per dirigersi verso le peri-
ferie, non solo quelle geografiche
ma anche quelle esistenziali”.
La caratteristica della strada è di
non farti sapere prima chi incontrerai lungo il cammino. La chiesa,
gli apostoli, se non si fossero spostati e messi in strada, non avrebbero imparato quello che hanno
imparato stando con la gente.
Don Tonino Bello scriveva in
una lettera ai giovani: “Crescerete, tante più mani stringerete
lungo il vostro cammino, tante
più persone conoscerete durante
la vita”. Insomma, il vangelo si
fa in strada ed è questo il luogo
che, come cristiani, dobbiamo
riconquistare.
Seguendo il Maestro Gesù
Il mondo, infatti, è il luogo da
GRUPPO GIOVANI
cui imparare i fatti della fede.
Ciascuno di noi ha una strada da
percorrere; talvolta si trova a dover scegliere come davanti a un
bivio poco segnalato ed è necessario saper “leggere la mappa”!
Il Signore Gesù è sempre la
nostra guida sicura, con la sua
Parola che incoraggia, con il suo
esempio che ci dà forza per continuare. Vivere il vangelo è scegliere ogni giorno di essere cristiani,
prendendo sul serio la proposta
del Signore: “Vieni e seguimi!”.
Solo rimanendo in strada riusciremo a realizzare meglio il
dialogo tra fede e vita, tra vita
e missione, tra chiesa e mondo contemporaneo. Auguriamo
un felice anno, “sulle strade del
■
mondo”!
La celebrazione Eucaristica è stata presieduta da mons. Morosini,
presente anche il vescovo emerito mons. Mondello
La giornata missionaria
sacerdotale si è conclusa
con un bel brindisi
e un’agape fraterna
AL MISSIONARIO
Da un lungo cammino ti ritiri,
stanchezza dici di non avere
mentre i tuoi occhi sono pronti a lacrimare
e col pensiero dietro vuoi tornare
al villaggio che dovesti lasciare.
Specie i bambini, che del tuo amore
hai dovuto privare.
Essi ti domandarono al tuo arrivo: perché sei qui?
Sei venuto a combattere con noi? Qual è la tua arma?
Con tanta dolcezza e coraggio rispondevi
che tu l’arma nel cuore avevi.
E alzando la mano, il Crocifisso veder facevi:
“Questa è l’arma dell’amore, che tutti salvi vi vuole!”.
E in quel terreno arido e incolto,
ti mettesti la tua missione a fare e senza mai stancare,
vecchi, giovani, bambini anche ammalati
provasti a curare.
Dalle tenebre alla luce li facesti passare,
ma nessun di loro li seppe accettare.
In una cella ti hanno imprigionato;
ti calunniarono, ti bastonarono,
ed il rosario dalle mani ti strapparono.
8
In piedi, notte e giorno,
chiuso in una cella ti lasciarono.
Pur senza corona,
in cella il rosario ti mettesti a recitare
e a ogni “Ave” che tu pronunciavi
una sbarra toccavi.
Franchina Romano
2014 GENNAIO
ROMA
00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287
Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925
E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000
I catecumeni da papa Francesco
quattro catecumeni giapponesi da
me accompagnati.
In processione sotto la pioggia battente
“Siete stati cercati da Dio”
Yuko era lì con
il suo pancione, in
attesa del primo figlio; Yoko invece
si è presentata davanti al papa con
la sua bambina di
La catecumena giapponese Yoko con le sue bambine
incontra papa Francesco a San Pietro
un anno in braccio
e la prima figlia
cia”. Infine i catecumeni, uno a
per mano. Yoko, trentaduenne, è
uno, sono saliti davanti all’altare
madre di quattro stupende bammaggiore e hanno ricevuto il vanbine. È figlia di un bonzo della
gelo dalle mani del papa. Le noscuola buddhista della “Terra
stre catecumene in kimono erano
pura”. Ora vuole integrare nella
molto commosse e ammirate.
sua vita l’eredità buddhista con
il vangelo.
La chiesa senza corazza
“Papa Francesco, io sono
Leggendo l’esortazione di
buddhista e credo in Cristo”, ha
papa Francesco “Evangelii gaudetto mamma Yoko. Ho visto il
dium” si ha l’impressione che
papa sorridere, tracciare il segno
stia per nascere una nuova chiedella croce sulla sua fronte, cosa cattolica. È una chiesa senza
me prima aveva fatto su quella
corazza, che forse deluderà tandi Yuko, e posare le mani sul
ti; eppure questa nuova chiesa,
capo delle bambine. Quindi ha
che papa Francesco profetizza, è
congiunto le mani e ha fatto un
preziosa perché celebra la libertà
profondo inchino.
e promuove la comunione.
Papa Francesco si è rivolto
La vita è vera e bella senza coa tutti i presenti dicendo: “Non
razza: e per testimoniare questo
dimenticate che prima di essere
occorre una chiesa non corazzavoi a cercare, siete stati cercati.
ta; una chiesa umile, che obbeAnche quando avete cessato di
disce con fede al vangelo di Cricercare, voi eravate cercati. Per
sto. Ed è gioiosa!
■
questo siete qui. Abbiate fidu-
S
abato 23 novembre ho
partecipato alla processione speciale nella basilica di San
Pietro, a conclusione dell’anno
della fede. Ho avuto la bella
sorpresa di trovarmi a un metro
da papa Francesco, che concludeva la processione. Volevo
stringergli la mano, ma mi sono
trattenuto: ammiravo la pace che
emanava dal suo volto.
La carica dei cinquecento
Papa Francesco ha desiderato
incontrare un gruppo di catecumeni (chi desidera il battesimo)
e neofiti (chi ha appena ricevuto
il battesimo). Anch’io da Milano
ho accompagnato a Roma quattro catecumeni e quattro neofiti
giapponesi con i loro famigliari
e amici.
Dalle 13.30 eravamo in piazza
San Pietro, dove migliaia di pellegrini erano già in attesa di entrare nella basilica. Ai catecumeni e neofiti con le loro guide era
riservata un’area speciale. Una
p. LUCIANO MAZZOCCHI, sx
pioggia gelida ha cominciato a
sferzare i nostri volti, senza intermittenza. Eppure quella marea
di pellegrini rimaneva immobile
e chi aveva l’ombrello lo condivideva con chi non l’aveva.
Quando le guardie hanno dato
l’avvio, la basilica si è riempita
di pellegrini. I catecumeni erano circa cinquecento e solo alcuni, in rappresentanza di tutti,
hanno ricevuto dal papa il rito
di ammissione al catecumenato.
Fra questi Yuko e Yoko, due dei
Padre Luciano Mazzocchi a San Pietro con i catecumeni giapponesi di Milano, dopo l’incontro con papa Francesco
Festa di san Francesco Saverio
Il 3 dicembre, dai saveriani in via Aurelia
I
l 3 di dicembre abbiamo
celebrato la festa di san
Francesco Saverio, patrono delle missioni e dei saveriani. Lo
abbiamo ricordato e festeggiato
con un bel ritiro spirituale, il
giorno prima, nella casa in Viale Vaticano 40. Nella riflessione
ci ha aiutati p. Eugenio Pulcini,
consigliere generale, appena tornato da una visita nelle missioni
saveriane in Asia: il Giappone e
le Filippine.
Il giorno della festa, la sera,
ci siamo ritrovati ancora più numerosi nella nostra casa in via
Aurelia. Erano presenti non solo
i saveriani delle due comunità,
ma anche qualche conoscente e
le saveriane che vivono a Roma.
Durante la celebrazione Eucaristica p. Eugenio ci ha offerto una
bella riflessione con molti
spunti, di cui riportiamo solo
qualche frase.
8
Quelle buone radici…
San Francesco Saverio, san
Guido Conforti, la venerabile
Celestina Bottego (fondatrice
delle saveriane) sono le nostre “radici”. Sono radici sane e buone. Questo ci dà una
certa serenità e fiducia per
il futuro e per la nostra missione. Quando le radici sono
buone, anche l’albero e i suoi
frutti fanno ben sperare.
Dio ha donato tanti doni a san
Francesco Saverio. Pensiamo alla sua grande fede, alla tenacia
e al coraggio che egli ha dimostrato nell’affrontare tante prove,
difficoltà e imprevisti nella sua
intensa e movimentata vita missionaria. Vedendo quanto è stata
forte questa “radice”, come lui
anche noi desideriamo crescere
e diventare un albero rigoglioso
che dà frutti.
Con Cristo e…
il fuoco nel camino
Ci auguriamo di essere missionari autentici e gioiosi del
vangelo, appassionati per Dio
e per l’umanità. Ma potremo
raggiungere questo traguardo
non con i nostri sforzi o i nostri
p. FILIPPO ROTA MARTIR, sx
studi… Occorre piuttosto accogliere il dono di Dio e, come
facevano gli apostoli, stare con
Cristo. Egli li chiamò perché
stessero con lui e per mandarli a
predicare il suo Regno. Quando
siamo con lui, ci ritroviamo in
missione. Quando siamo da soli
e lavoriamo da soli, non andiamo lontano!
Dopo la celebrazione Eucaristica, abbiamo continuato la
festa con la cena tutti insieme,
scaldati da un bel fuoco che ardeva nel camino della saletta da
pranzo. Ci siamo lasciati con la
speranza di essere un po’ più
imitatori di san Francesco: missionari autentici del vangelo nelle nostre famiglie, parrocchie,
gruppi e nelle situazioni in cui
viviamo.
■
INCONTRARSÌ PER FARE MEMORIA
p. GERARDO CAGLIONI, sx
Un gruppo di amici di p. Mario Celli ha voluto passare una giornata
comunitaria ai Piani Uggi, una località del comune di Arsoli, posta accanto al parco nazionale dei monti Simburini, al confine con l’Abruzzo. Un luogo veramente incantevole e propizio per fare un’esperienza spirituale. Non per niente in quei luoghi san Benedetto aveva trovato la sua vocazione di monaco.
Il gruppo - nel segno dell’amicizia e del ricordo - ha voluto fare memoria di p. Mario Celli, il saveriano laziale che ci ha lasciati quasi due
anni fa, perché si sentono ancora legati a lui da affetto e riconoscenza. I suoi ex alunni e amici - che si sono aggregati nell’associazione
“IncontrarSì” - vorrebbero continuare a “renderlo presente” con gesti di solidarietà, di crescita umana e cristiana, impegnandosi a conservare il suo messaggio nello scorrere del tempo.
Lungo gli anni, infatti, p. Mario ha saputo intessere molteplici rapporti con tante persone e in forme molto diverse. Missionario in Africa
e in Brasile, non ha dimenticato la sua terra d’origine laziale. Ognuno
ha una ragione diversa per tener vivo questo ricordo e tutti sono uniti nell’impegno missionario.
Per rendere fruttuoso il ricordo dell’amico missionario, si sono anche impegnati ad approfondire temi di vita cristiana, a rendersi disponibili per progetti di solidarietà e a organizzare una giornata annuale di studio e riflessione. Certamente, fare memoria di un missionario favorisce il nostro impegno cristiano di essere testimoni gioiosi del vangelo.
Un gruppo di amici del compianto
p. Mario Celli si è ritrovato a Piani
Uggi per ravvivare l’impegno
missionario; con loro anche
p. Caglioni e p. Calarco
Padre Eugenio Pulcini, a destra, ha guidato la riflessione e presieduto l’Eucaristia
per la festa di San Francesco Saverio in via Aurelia a Roma
2014 GENNAIO
ROMAGNA
48125 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7
Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482
Tante testimonianze e persone
A Modena, il meeting missionario regionale
Con riconoscenza, pubblichiamo il bel racconto delle
due giovani zelatrici missionarie della parrocchia La Cava a
Forlì.
D
omenica 29 settembre abbiamo partecipato al 7°
meeting regionale missionario,
che si è tenuto a Modena presso
la parrocchia di Gesù Redentore.
Per noi è stato il secondo appun-
tamento, dopo quello di Bologna
nel 2011. Erano presenti anche
il vescovo mons. Lino Pizzi e p.
Guglielmo Camera, missionario
saveriano.
Anche questa volta c’è stata
una grande affluenza, soprattutto
di giovani, ai quali in particolare
ha rivolto il saluto mons. Giorgio Biguzzi, vescovo emerito
in Sierra Leone, subito dopo il
benvenuto di mons. Lanfranchi,
ANNA e CINZIA
vescovo di Modena e Nonantola.
Nella preghiera iniziale abbiamo ricordato p. Paolo Dall’Oglio, gesuita, fondatore del
monastero di Deir MarMusa in
Siria, che avrebbe dovuto esserci
in qualità di ospite. È stato rapito in Siria alla fine di luglio, ma
purtroppo sulla sua sorte non si
hanno ancora notizie certe.
Con gli occhi del cuore
La prima
a prendere
la parola è
stata Cecilia
Camellini,
atleta modenese di nuoto, vincitrice
di due medaglie d’oro
alle paraolimpiadi di
Londra 2012.
Erano davvero tanti i giovani che il 29 settembre 2013 hanno partecipato a Modena
al settimo meeting missionario dell’Emilia Romagna; al centro, mons. Biguzzi e mons. Pizzi
Non vedente
In festa con san Francesco Saverio
Il fraterno incontro con i sacerdoti romagnoli
P
er la festa di san Francesco
Saverio noi saveriani abbiamo ospitato l’annuale incontro con i sacerdoti delle diocesi
di Ravenna Cervia, Forlì Bertinoro, Cesena Sarsina, Faenza
Modigliana.
Padre Pietro Pierobon, nuovo
direttore della nostra Libreria
dei popoli a Brescia, ha introdotto l’incontro sul tema “Missione sulle strade del mondo”.
È seguito un vivace dibattito
con mons. Ghizzoni sul tema
della cooperazione di personale
tra le chiese sorelle, sul modello
di Reggio Emilia, da dove il vescovo proviene.
Il vescovo di Faenza mons.
Stagni ha detto che la cooperazione tra le chiese è più un
tema teorizzato che realizzato
nello scambio tra chiese sorelle.
8
Mentre il responsabile del centro missionario di Ravenna, don
Stefano, sosteneva che spesso la
missione viene intesa più come
aiuto caritativo ai poveri, e meno
come annuncio del vangelo che
porta alla fede.
Una chiesa a porte aperte
Pochi giorni prima del nostro
incontro è stata resa pubblica
l’esortazione apostolica di papa
Francesco “Evangelii gaudium”,
che invita a uscire in missione.
Papa Francesco inizia la sua lettera con queste parole: “La gioia
del vangelo riempie il cuore e la
vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”. È un invito a
tutti i battezzati, perché portino
agli altri l’amore di Gesù “in
uno stato permanente di missione”, vincendo “il grande rischio
p. D. MARCONI, sx
del mondo attuale”, ovvero quello di cadere in “una tristezza individualista”.
Usciamo fuori, sulle strade,
per testimoniare il vangelo. Perché solo uscendo in missione
si può rimanere fedeli a Cristo
e alla natura propria della chiesa. L’Evangelii gaudium esorta
a una conversione pastorale e
missionaria, è una sorta di regola
pastorale, il cui scopo principale
è l’annuncio del cuore pulsante
del vangelo agli uomini e alle
donne di oggi.
Le chiese abbiano ovunque “le
porte aperte”, perché tutti coloro
che sono in ricerca non incontrino “la freddezza di una porta
chiusa”. Può essere missionario
solo chi si sente bene nel cercare il bene del prossimo, solo chi
desidera la felicità altrui.
■
I saveriani di San Pietro in Vincoli con i vescovi delle diocesi di Ravenna e Faenza e un bel gruppo di sacerdoti,
riuniti per la festa di san Francesco Saverio
dalla nascita, ha parlato della
sua esperienza affermando che
la sua menomazione non è stata
un limite, ma le ha fatto riscoprire altri valori, come quello di
“poter vedere con gli occhi del
cuore”.
Poi ha parlato p. Efrem Tresoldi, missionario comboniano
in Sud Africa nel periodo prima e dopo la carcerazione di
Nelson Mandela, recentemente
scomparso. Ha parlato di Mandela come icona e simbolo della
riconciliazione.
Di seguito John Mpaliza, ingegnere informatico congolese,
originario del Kivu. Per sensibilizzare l’opinione pubblica sullo
sterminio nel suo paese, ha percorso a piedi il tragitto da Reggio Emilia, sua città di residenza,
fino a Roma; un’altra tappa da
Reggio Emilia fino a Bruxelles,
portando con sé le tre bandiere:
congolese, italiana e quella della pace, seme della speranza in
Africa. Nel pomeriggio, ci ha
parlato in modo più approfondito di cosa sta succedendo in
Congo e del silenzio del mondo
su questi avvenimenti.
Per concludere, è stata la volta di suor Alice, brasiliana: aiuta
le famiglie in difficoltà. Lavora
nelle favelas di San Paolo, dove spesso incontra famiglie con
tanti problemi, soprattutto legati
alla droga e alla violenza. Spesso i bambini hanno la mamma o
il babbo in carcere e sono affidati alle nonne, che non sempre
sono idonee ad accudirli. Il suo
intervento è stato molto coinvolgente e si è concluso con l’intonazione di un canto brasiliano:
“Asciuga questo pianto, perché
aspettare domani?”.
Una vera festa delle missioni
Nel pomeriggio, dopo un pasto molto sobrio, con musica e
ritmi africani a cura della comunità africana di Modena, è stata
allestita una sfilata di moda con
abiti usati e riutilizzati, proiezioni di video, letture sulle donne
d’Africa, presentazione di libri,
esposizione dei banchetti da parte di gruppi e associazioni.
Alle 16,15 abbiamo partecipato alla celebrazione Eucaristica
nella chiesa di Gesù Redentore.
Alla fine mons. Lino Pizzi ha
consegnato a suor Cristina Reggiani, in partenza per il Madagascar, il Crocifisso del mandato
missionario.
È stata una vera festa delle
missioni: ci ha offerto l’occasione di ascoltare tante testimonianze e di incontrare altre persone
che, come noi, credono in una
chiesa universale e missionaria
al servizio dei più deboli e aperta alla condivisione fraterna. ■
PAESE CHE VAI, NATALE CHE TROVI
Tante tradizioni diverse, ma chi pensa a Gesù?
p. DINO MARCONI, sx
Anche in Italia tanti si veDue zampognari, esempi tipici
stono da “Babdella tradizione natalizia
bo Natale” per
festeggiare il
25 dicembre.
Ma il saveriano messicano p. Ernesto
Moriel sostiene che è meglio indossare i panni dei
pastori, come
si fa in Messico con le processioni che si
svolgono nei nove giorni prima di Natale. L’usanza rievoca la ricerca di un alloggio (posada) da parte di Maria e Giuseppe, narrata nel
vangelo di Luca.
Le origini della tradizione messicana risalgono alla spiritualità dei
santi spagnoli Ignazio di Loyola e Giovanni della Croce. Fu proprio
quest’ultimo ad avere l’idea della novena di Natale nel 1580, mentre in Italia la prima Novena fu organizzata dai Vincenziani a Torino nel 1720.
In Messico, le pastorali hanno incorporato canti tradizionali e musiche di ogni regione, come succede in Italia con le famose suonate
degli zampognari o dei pasquaroli. Il canto della Pasquella è uno dei
canti più antichi della cultura popolare. La notte tra il 5 e il 6 gennaio, gruppi di cantori vestiti da pastori portano auguri ai compaesani.
In Romagna si è sempre creduto anche che nella notte dell’Epifania
gli animali parlassero e portassero molta fortuna a chi avesse ascoltato i loro discorsi.
Nel 1758 sant’Alfonso di Liquori, autore del “Tu scendi dalle stelle”,
nelle sue meditazioni natalizie scriveva: “Molti cristiani sogliono preparare nelle loro case il presepe per rappresentare la nascita di Gesù
Cristo; ma pochi sono quelli che pensano a preparare i loro cuori, affinché Gesù possa nascere in essi e riposarsi”.
2014 GENNAIO
SALERNO
Accogliere chi non ha una dimora
Il ricco e il povero sulle tante strade delle città
Questa riflessione di Antonio,
un giovane laico saveriano impegnato in questa esperienza, ci
aiuta a riflettere sulla situazione
dei senza fissa dimora, non solo a
Salerno, ma ovunque nel mondo.
crive san Giacomo nella
sua lettera: “Che giova
se uno dice di avere la fede ma
non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Anche la
fede se non ha le opere, è morta… Mostrami la tua fede senza
le opere, e io con le mie opere
ti mostrerò la mia fede… Vuoi
capire che la fede senza le opere è senza valore?” (2,14-20).
in strada, alla stazione, sotto un
ponte…, siamo commossi. Ma
siamo anche pronti a rispondere
a una chiamata di fede in Cristo
e, quindi, a tutto ciò che viene
dal suo esempio e insegnamento.
Le parole dell’apostolo Giacomo aprono il racconto del
progetto che abbiamo scritto e
condiviso come gruppo; la scelta è stata condivisa da tutti noi
per ricordarci e confermarci nelle nostre motivazioni, ma anche
per darci uno stile che non sia
solo del buon samaritano, ma
proprio del fratello che cerca,
con difficoltà, di accogliere chi
è nella difficoltà.
Una scelta di fede
Vorrei partire da queste parole
di san Giacomo per rinnovare
il senso della scelta e dell’impegno per l’accoglienza che
stiamo vivendo a Salerno: si
tratta di una scelta di fede! Vedendo uomini dormire al freddo
Un’unica distinzione
Sarebbe bello condividere con
voi tutte le storie che, per grazia
divina, ci vengono raccontate e
ci aiutano a comprendere quanto sia davvero difficile vivere in
strada, così come sia davvero
semplice finire in strada. Potreb-
S
ANTONIO BONIFACIO
be capitare a tutti: per la perdita
del lavoro, per una separazione,
per un incidente, per un dolore
forte, per un atto improvviso
di violenza, per una sfortunata
coincidenza di eventi… Senza
alcuna distinzione, se siamo italiani o stranieri.
Condivido con voi una riflessione che mi accompagna in
questi giorni di frenesia per “l’emergenza freddo”. La strada, a
differenza degli uomini, non fa
distinzione per i suoi “figli e
figlie”. Accoglie tutti: giovani,
adulti, donne, uomini, italiani,
stranieri. L’unica distinzione che
compie è tra “ricchi” e “poveri”.
I ricchi non finiscono in strada,
i poveri invece sì; i ricchi non
vivono la strada, i poveri invece sì; i ricchi non rischiano in
strada, i poveri invece sì; i ricchi
non muoiono in strada, i poveri
invece sì.
Grazie ai tanti “angeli di strada” che il Signore manda sul
Quando i martiri sono di casa
P. Aldo Marchiol, testimone di misericordia
caratteristiche della
A lle
chiesa “santa, cattolica e
apostolica”, si deve aggiungere
“martire”. Non c’è chiesa, infatti, che non abbia i suoi martiri.
Non sono martiri del passato,
ma vicini a noi nel tempo e nello
spazio, e anche nella nostra famiglia missionaria.
È il caso di p. Aldo Marchiol
e p. Ottorino Maule, assassinati
in Burundi il 30 settembre 1995,
con la missionaria laica Catina
Gubert.
Le tombe dei tre martiri sono
là in Burundi: una presenza tra
la gente che loro hanno amato
più della loro stessa vita. Sogno
di ogni missionario è rimanere,
anche oltre la morte, nella missione a cui ha donato la vita, come segno efficace di solidarietà
che si perpetua.
8
La cappella dei martiri
Scriveva Paolo VI: “La giustizia è la misura minima della
carità”. Lo sapevano bene questi
nostri confratelli e la laica missionaria Catina. Il cristiano può
alla fine accettare l’ingiustizia
contro di sé, ma non può rassegnarsi e tirarsi fuori quando l’ingiustizia colpisce gli altri.
Al primo piano della casa saveriana di Salerno, alle pareti
della nostra cappella sono appesi
i ritratti degli undici martiri sa-
veriani in fila, dal primo all’ultimo in ordine di tempo. Questa
cappella, nota un tempo come
“cappella del timone”, per la
presenza di un bellissimo timone
posto ai piedi dell’altare, è ora
diventata “cappella dei martiri”,
con al centro un grande Crocifisso, il Re dei martiri.
Missione nella sofferenza
Ogni volta che entriamo in
cappella, ci prende un doppio
sentimento: siamo tristi per la
morte di questi nostri confratelli, ma nello stesso tempo siamo
Il ritratto di p. Aldo Marchiol, opera
del saveriano p. Angelo Costalonga
p. NAZZARENO CORRADINI, sx
orgogliosi della loro estrema testimonianza di carità apostolica.
Li preghiamo perché ci rendano
un po’ come loro.
San Guido Conforti per i suoi
missionari ha scritto: “Se manca
l’intensità del martirio, supplisce
la continuità di tutta una vita”.
Padre Giovanni Castelli, rivolgendosi ai giovani studenti di
teologia, affermava in modo non
meno efficace: “Ricordatevi che
verrà un tempo quando sarete
anziani e malati. Allora dovrete
credere sul serio che un’ora di
preghiera è un’ora di missione,
che un’ora di sofferenza è un’ora
di missione; altrimenti vi sentirete inutili e falliti”.
Il ricordo di p. Aldo Marchiol
Un ricordo particolare va a
p. Aldo Marchiol che, prima di
partire per il Burundi, ha servito
nella nostra comunità di Salerno,
occupandosi degli apostolini e
dedicando molte ore al ministero. Come confessore era molto
ricercato nella comunità parrocchiale di San Pietro in Camerelis, al centro di Salerno.
Il vescovo emerito mons. Gerardo Pierro, in occasione della
morte del missionario, ha voluto presiedere una Messa solenne ricordando p. Aldo, per la sua
presenza così attiva nella diocesi
■
di Salerno.
nostro cammino,
riusciamo a vedere nella strada un
luogo animato,
popolato, ricco
di storie, volti e
persone, speranza
ma anche dolore,
difficoltà e solitudine, malattia e
morte. Noi decidiamo di entrare
a farne parte con
l’aiuto della fede, accompagnata
dalle opere.
foto dal “Messaggero Cappuccino”
84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4
Tel. 089 792051 - Fax 089 796284
E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849
Progetto
di comunità
cristiana
Mi piacerebbe
un giorno raccontarvi della storia di
Iarek, della mansuetudine di Heera, della vanità di Ranjit, della
“sicilianità” di Carmelo, dei lamenti di Kostantin con un sorriso a quattro denti, della “fortuna” di Semenic, della burloneria
di Nicolae, dell’incomprensibile
Parmar, del silenzio di Sorin,
della “furbizia” di Hassan e di
tanti altri che abbiamo incontrato e che sicuramente non dimenticheremo. Così come mi piacerebbe raccontare della strumentalizzazione dei “poveri”…
E il “plurale” usato nello scrivere rappresenta le tante persone che vivono questo progetto costantemente, con emozioni e sensibilità, corse e affanni,
tristezza e rammarico, felicità e
sorrisi, con spirito di “comunità
cristiana”.
I musulmani esclamano: “Allah è grande!”. Io mi sento di
dire che “Dio è grande”, per le
occasioni che ci dona di credere all’annuncio del suo amore
per noi.
■
PELLEGRINI DA SALERNO A PARMA
IDA SALVATI
“Come sentiranno parlare del Signore senza qualcuno che lo annunci?” – questa domanda dell’apostolo Paolo è stata scelta da Benjamin e Philbert in occasione della loro professione perpetua e ordinazione diaconale, sabato 7 e domenica 8 dicembre, presso il santuario
Conforti e la parrocchia San Marco a Parma.
La famiglia saveriana e gli amici, infatti, si sono ritrovati nella casa madre per festeggiare il “sì” al Signore pronunciato dai due giovani confratelli, trasmettendo la gioia e il calore tipici di un’autentica famiglia. Un
bel gruppo di giovani dalla Sardegna, da Salerno e Ancona hanno preso
parte a questi due giorni di allegria missionaria, vivendo un’esperienza
che testimonia il senso di essere e di fare del mondo “una sola famiglia”.
Non a caso, p. Rosario Gannattasio, che ha presieduto la celebrazione, ha iniziato proprio dalle parole del fondatore san Guido Conforti,
ricordando a tutti l’importanza di sentirsi figli di uno stesso Padre e
dunque tutti fratelli, con il compito di annunciare il Signore a chi ancora non ne ha sentito parlare.
Benjamin e Philbert hanno ricevuto il caloroso abbraccio dei confratelli e dei giovani, in un’atmosfera di profonda commozione e grande gioia. Amicizia e fraternità sono state ulteriormente espresse durante la cena, tutti pronti a far festa, con canti e balli che hanno coinvolto anche i più timidi.
Con la “professione perpetua” i saveriani si impegnano a dedicarsi alla missione per tutta la vita: è un appuntamento atteso da tutti,
perché ci richiama alla mente che il Signore segue ognuno di noi e ci
chiama a seguirlo con impegno.
C’erano anche i giovani di Salerno
all’ordinazione diaconale dei saveriani
Philbert e Benjamin, a Parma,
domenica 8 dicembre 2013
2014 GENNAIO
22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15
Tel. 031 426007 - Fax 031 360304
E-mail: [email protected]
C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6
TAVERNERIO
“Dio ha mandato un angelo”
Storie vere di violenza e solidarietà in Africa p. NICOLA COLASUONNO, sx
R
achele era lì, con la sua
bambina di tre mesi fra le
braccia, avvolta in pochi stracci,
triste e addolorata. “Da due giorni non ho più latte per la bambina; qualcuno mi ha stregata!”.
Ho aperto il fagotto, era vero: la
bambina sembrava in fin di vita.
Poi mi dice che anche lei non
mangiava da due giorni.
Mentre l’accompagno al dispensario, la mia rabbia esplode: “Non si può lasciar morire
di fame una piccola creatura di
Dio!”. Suor Rita all’ambulatorio
si accorge subito della gravità e
le manda all’ospedale cattolico
di Nyantende, sussurrandomi:
“Speriamo di salvare almeno la
mamma!”. Avevo le lacrime agli
occhi, non potevo crederci!
La compassione e l’aiuto
Nella parrocchia di Cahi, alla
periferia di Bukavu (RD Congo), la Caritas quel giorno aveva
chiamato le ragazze madri per
aiutarle. Anche Rachele era ve-
nuta all’incontro sperando in un
aiuto. Veniva dai villaggi, dove
ci sono ancora violenze di tutti i
tipi. Stuprata da un guerrigliero
e scappata di casa, era arrivata
a Bukavu con la sua bambina in
cerca di una soluzione.
Una vedova anziana aveva
avuto compassione di lei e le
aveva offerto un posto nella sua
baracca; il cibo l’avrebbero trovato chiedendolo ai vicini o alla
piccola comunità cristiana del
quartiere. Dopo una settimana,
la vedova era partita per un lutto
e Rachele si era trovata sola, con
un bebè da nutrire e un lavoro da
cercare.
gno di qualcuno che l’assista e
che le prepari da mangiare. Infatti, l’ospedale fa le cure, ma
il cibo, le medicine, l’acqua per
lavare i panni e tutte le emergenze sono a carico dei famigliari,
che Rachele non ha. Si presenta
allora Noela, ragazza madre anche lei, che sale sul taxi, direzione ospedale.
Mateso, la bambina, non ce la
fa. Dopo due giorni muore. Noela allora torna in parrocchia a
informarci che Rachele è sotto
trasfusione e che deve comprare
una piccola bara per il rito della
sepoltura all’ospedale. Mi chiede se la Caritas può aiutarla.
L’aiuto della giovane Noela
È una storia che sintetizza le
conseguenze degli ultimi 15 anni di guerra in Congo e che colpisce come sempre la parte più
debole della popolazione.
“Ha bisogno dell’accompagnatrice”, mi grida suor Rita.
Non ci avevo pensato: ha biso-
Giorno e notte accanto a lei
Anche Noela è stata vittima
di violenze e pregiudizi. Ma è
forte, la sua fede è autentica e
sa chiedere aiuto. Quando parla, mi fissa negli occhi, non ha
paura e dice la verità. “Rachele
sta veramente male; il dottore le
ha prescritto di mangiare uova,
Margherita e Gigi, Giusi e Betti
L’esperienza di vita con la nipotina adottata
P
apa Francesco mostra a tutti quanto è bello guardare
in faccia i piccoli e abbracciare
i sofferenti. Il vangelo dei suoi
gesti semina gioia là dove regna
l’indifferenza. Mi piace porre
il vangelo missionario di papa
Francesco ai blocchi di partenza
delle vie che percorrerò nei prossimi dodici mesi. In questo senso
mi aiuta l’esperienza della signora
Margherita e di suo marito Gigi.
8
Al quinto piano
del condominio
Margherita e Gigi sono in pensione. Quando si resero conto
dell’impossibilità di avere figli,
avevano adottato due fratellini e
si erano dedicati interamente alla loro crescita, finché la vita li
ha portati altrove. Ora abitano al
quinto piano di un condominio.
L’anno scorso, vicino a loro
era venuta ad abitare una coppia
giovane, con una bimba che già
camminava. Un sabato mattina,
la nuova inquilina suona il campanello di Gigi e Margherita.
“Sono la vostra vicina di casa.
Mi chiamo Giusi e sono un’insegnante; il mio compagno fa
l’autista. La settimana prossima
inizierò una supplenza scolastica e mi trovo nella necessità di
chiedervi se, durante le ore in cui
tutti due siamo assenti, vi fosse
possibile custodire la nostra piccola. Betti è dolce e vi solleciterà
con i suoi mille perché”.
La fame di vita nel cuore
Il signor Gigi guarda negli
occhi la signora Margherita e le
chiede: “Vuoi che inauguriamo
l’esperienza della nipotina adottata?”. Così, ogni mattina Betti
restava incantata a guardare
Gigi mentre dava cibo e acqua
ai canarini della gabbia. E poi
seguiva ovunque Margherita,
mentre metteva in ordine la casa.
E intanto la sollecitava continuamente con nuovi “perché”.
Un giorno all’improvviso,
la piccola Betti si rivolge a
Margherita: “Come si chiama
l’uomo sulla parete dietro il
lettone?”. “Si chiama Gesù”.
“Mi racconti la sua storia?”. E
Margherita inizia a raccontare la
p. LINO MAGGIONI, sx
vita di Gesù. Il giorno seguente
Gigi accompagna Betti in chiesa, “perché lì Gesù è molto più
grande di questo e lo potrai osservare meglio”. Con il passare
dei giorni, Betti vuole imparare
a recitare l’Ave Maria ad alta voce, insieme a Margherita.
Una sera suona il campanello
di casa. Gigi e Margherita trovano Giusi e il suo compagno:
“Nostra figlia ci ha fatto piangere di gioia. Ci ha raccontato la storia di Gesù. Ci ha detto che l’avete accompagnata in
chiesa. Ha voluto insegnare anche a noi come si fa il segno della croce e come si recita l’Ave
Maria… Non abbiamo parole
per ringraziarvi; senza il vostro
aiuto avremmo continuato a dare a Betti tante cose da mangiare, senza nutrire la fame di vi■
ta che sente nel cuore”.
Diciamo grazie a
Ginevra: il giorno
del suo compleanno esprime affetto alla mamma Maria, una delle tante donne che non
si stancano di dare la vita e di testimoniare che Dio ha
ancora fiducia nella
nostra umanità.
miele e pomodori. Ci vorrà del
tempo, ma ce la farà!”. Noela le
farà compagnia giorno e notte,
le sarà sorella, le darà tenerezza
e coraggio, condividendo la sua
vita e la sua fede!
Intanto, Noela racconta di Rachele a tutti quelli che incontra
nella sua comunità cristiana e
chiede aiuto: durante il giorno
deve cercare soldi per il cibo;
il pomeriggio torna in ospedale
per preparare da mangiare a Rachele, e di notte assisterla.
La divina Provvidenza
Tocchiamo con mano anche
tanta solidarietà. Nella parrocchia di Cahi sono le mamme
che raccolgono riso e fagioli,
zucchero e sapone, e in processione li portano ai carcerati della
prigione centrale. Quelle del rinnovamento nello Spirito fanno
la stessa cosa per i malati degli
ospedali di Bukavu.
I giovani durante la quaresima
e l’avvento puliscono i sentieri
del quartiere e i canali dell’acqua; i ragazzi invece aiutano gli
anziani con l’acqua e la legna.
I catecumeni prima di Pasqua
hanno trasportato migliaia di
Storie come quella di Rachele, nella
foto, non sono rare in Congo RD; per
fortuna, accanto al dolore si spalancano squarci di vera solidarietà cristiana
mattoni, sabbia e travi per la costruzione di una scuola elementare. È la nostra esperienza quotidiana della Provvidenza di Dio.
Dopo un mese Rachele guarisce e torna nel suo quartiere.
L’ho vista un giorno e, stringendo forte la mano a Noela, mi ha
detto: “Il Signore mi ha mandato
un angelo; non mi scorderò mai
■
di Noela”.
C’È SEMPRE UN BEL VIA VAI ...
p. L. MAGGIONI, sx
Con la nutrita partecipazione di tanti amici, la giornata dedicata a
san Francesco Saverio (3 dicembre), ispiratore e modello dei missionari, è trascorsa in un particolare clima di famiglia.
Grazie e auguri di Buon Anno a Maria e
Antonella, che
hanno la missione di preparare il cibo per i
gruppi che frequentano il nostro centro di
spiritualità missionaria.
I saveriani e le saveriane, partecipanti all’aggiornamento di tre mesi
a Tavernerio, hanno concluso il corso con un pellegrinaggio nella terra dove Gesù ha chiamato e riunito gli apostoli e i discepoli, prima di
inviarli in tutto il mondo.
La foto di gruppo, scattata davanti alla famosa moschea di Gerusalemme, testimonia il proposito di continuare a nutrirsi del vangelo vivo, sperimentato in Palestina.
2014 GENNAIO
VICENZA
36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119
Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376
E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362
Ho conosciuto un’altra persona
L’esperienza missionaria estiva in Brasile
sentito, per anni,
A vevo
risuonare dentro di me il
comando di Gesù: “Annunciate il vangelo fino ai confini del
mondo!”. Avevo gustato l’idea,
mentre mi impegnavo a vivere
con intensità il lavoro quotidiano a scuola, luogo anch’esso di
missione, le amicizie e i vari
impegni di volontariato e di
vita.
Nel gennaio 2013, ho deciso
di contattare p. Luciano Bicego
e di chiedergli un aiuto per realizzare un viaggio missionario
in estate. Così, dal 3 luglio al 3
agosto, assieme a Serena di Caldogno, sono partita per il nord
del Brasile, in Amazzonia.
Il Signore mi aspettava…
È stata per me una partenza
psicologica, spirituale e mentale. Per un anno ho ascoltato il
cuore, ricercando le motivazioni più autentiche. Ho imparato
a lasciare le mie sicurezze per
immergermi in un’avventura
ignota. Ho affidato la mia vita
a Dio Provvidente, che mi ha
custodita ogni giorno in Italia e
che non mi avrebbe abbandonata
in Brasile. Ho sognato che proprio là, il Signore mi attendeva
per rivelarsi in modo nuovo, e
ho cercato di liberarmi da certe
aspettative e idee preconcette di
missione che potevo avere.
A distanza di quattro mesi,
posso dire che l’esperienza è
stata tale da portar frutto anche
ora, in maniera sempre nuova.
Ho conosciuto un volto di me
stessa che non conoscevo, nel
coraggio di andare, di iniziare
nuove relazioni, di avventurarmi in una città sconosciuta. In
altri casi, ho compreso meglio
il mio limite e la mia debolezza nel vincere la spossatezza del
caldo equatoriale (30°-35° in inverno!), gli attacchi delle zanza-
ALICE GUIOTTO
re, la sensazione di non sentirmi
utile, la tentazione di fare da me,
invece di lasciarmi condurre. In
altri casi ancora, ho conosciuto
la bellezza della vita, della gente, del mondo vario e multietnico che ho incontrato.
Volti che porto nel cuore
Porto nel cuore voci e volti
conosciuti nel quartiere, dove
abbiamo abitato per un mese,
esempi di collaborazione e fraternità, di accoglienza e rispetto
tra missionari e missionarie vicentine che lavorano da cinque
anni per sostenere e far crescere
le piccole ma vivaci comunità cristiane della periferia: don
Attilio e don Luigi, suor Flora,
suor Renata e suor Antonia.
Ricordo con affetto il vescovo
di Roraima, mons.Roque, la sua
squisita ospitalità e gentilezza,
il prendersi cura di ogni persona, la sua semplicità anche nei
In Congo, il popolo del sorriso
Curiosità degli occhi e sensibilità del cuore
scorso ho avuto la
L’ anno
possibilità e il piacere di
partecipare al corso “Insieme
per la missione”. Oltre a prepararmi a un viaggio nelle realtà
missionarie, mi ha permesso di
condividere emozioni e stimoli
con chi come me aveva bisogno
di un nuovo tipo di esperienza.
La vita affrontata con gioia
La mia destinazione è stata la
repubblica del Congo, nazione
che si trova nella fascia equatoriale dell’Africa. Dai mille pensieri, domande e stati d’animo
Francesco Albiero con un
bambino nella repubblica
del Congo durante
l’esperienza missionaria
dell’estate scorsa
8
avuti prima della partenza, una
volta giunto a destinazione, mi
sono reso conto che questo viaggio doveva essere affrontato,
oltre che con la curiosità degli
occhi, anche con la sensibilità
del cuore.
Per noi occidentali la mentalità africana non è facile da comprendere; possiamo solo provare
ad accettarla. Ma ciò che questo
popolo lascia in eredità è qualcosa di indelebile. Io lo chiamo “il
popolo del sorriso”, perché nonostante la povertà e le innumerevoli difficoltà che affrontano ogni
FRANCESCO ALBIERO
giorno, queste persone riescono
ad affrontare la vita con gioia.
Le parole non bastano…
È capitato spesso di sentirmi
a disagio con me stesso nel vedere un’anziana inginocchiarsi
davanti a me e baciare il pavimento per accogliermi come suo
ospite, oppure mangiare assieme
a qualche famiglia dei villaggi
che, pur di non farmi mancare
niente a tavola, si privava di quel
poco cibo che per loro doveva
bastare per una settimana intera.
Tornato a casa, mi sono trovato risucchiato nuovamente nella
vita di tutti i giorni… Facevo
fatica a rispondere alle numerose domande che amici e parenti
mi facevano incuriositi. Mi rendevo conto che per quanto mi
sforzassi a descrivere ciò che
avevo vissuto in quei luoghi,
era sempre più difficile riuscire
ad esprimerlo. Sentivo che c’era
sempre qualcosa di approssimativo, perché è un viaggio che si
affronta soprattutto con lo Spirito, qualcosa di coinvolgente a tal
punto che le parole non bastano
a descriverlo.
Questa esperienza mi è servita
perché, senza volerlo, mi ha regalato la consapevolezza di capire chi sono, come affrontare la
vita con occhi nuovi, non dimenticando mai che c’è sempre una
voce che grida nel bisogno. ■
Alice Guiotto, prima a destra, con alcune suore orsoline di Breganze nella missione
di Roraima, nel Brasile settentrionale, vicino al Venezuela
vestiti, il suo essere esempio di
buon pastore. Rivivo con gioia il
ricordo dei tre giorni passati insieme al vescovo Beniamino (in
visita a Roraima, per partecipare
alla GMG di Rio de Janeiro) tra
pranzi, cene, risate e celebrazioni liturgiche di benvenuto da
parte delle comunità cristiane
della periferia di Boa Vista.
Il vangelo dà nuova vita
Infine, porto nel cuore la speranza, condivisa con la gente del
posto e con i missionari, di un
futuro più a misura d’uomo anche a Roraima, dove gli indigeni
stanno ancora lottando per poter
conservare la loro terra, dove
la foresta Amazzonica viene
ogni giorno abbattuta a causa di
multinazionali senza scrupoli, e
dove le sette protestanti spaventano la gente semplice delle città
e della savana con false immagini di Dio, costringendo, con
minacce di inferno e annunci
di malattie, a dare al pastore di
turno i soldi risparmiati con tanti
sacrifici…
Ringrazio infine Dio e i miei
amici che mi hanno ispirato in
questa avventura, i religiosi e i
missionari che hanno offerto la
loro vita e danno la possibilità agli adulti e ai giovani come
me di andare in tutte le parti del
mondo a vedere e gustare con
i propri occhi come l’annuncio
del vangelo dia nuova vita, gioia, speranza di giustizia e di pace
in ogni luogo che raggiunge. ■
QUELL’ INCONTRO CON P. UCCELLI
MARIA ROSA RAMIN
Un pomeriggio andai con la mamma da p. Uccelli per chiedere la
sua benedizione a favore del fratellino malato. Padre Uccelli faticava a camminare e perciò ci ricevette nella sua stanza. Accompagnate da un ragazzo, salimmo un enorme scalone, passando davanti alla
camera del fondatore dei saveriani mons Conforti, e raggiungemmo
quella del nostro padre.
Era una camera molto piccola. Sulla parete, a destra dell’ingresso, erano dipinti tanti uccellini in volo, mentre sulla parete, a sinistra
dell’uscio, c’era una finestrella che dava sulla cappella, consentendogli così di assistere alle funzioni religiose senza spostarsi dalla stanza.
Naturalmente non mancava la statua di san Giuseppe.
Pregammo insieme a lui, ci benedì, benedì anche la maglietta di
mio fratello e affidò la
sua guarigione a san Giuseppe dicendo: “Anche lui
è tuo figlio, aiutalo!”. Poi
si rivolse a me e guardando la gonna un po’ corta
disse: “Ricorda alla mamma di allungarla tanto così”, e fece il segno di mezza spanna. Mi regalò una
corona missionaria bellissima con i colori dei continenti e i grani di vetro
sfaccettato, che mi ha accompagnata per tutta la
vita. Ora questa corona è
ritornata nella casa dei saveriani, in ricordo di padre
Uccelli.
Padre Viola con Maria Rosa Ramin
che ha raccontato il suo incontro
con p. Pietro Uccelli, all’inizio
dell’anno a lui dedicato
2014 GENNAIO
ZELARINO
30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16
Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410
E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304
Ci sono nuovi segni di speranza
La festa del nostro patrono S. Francesco Saverio
Bacci Rizzieri, parroco
D ondi Ca’
Sabbioni, l’ultima
periferia di Marghera, che da
quarant’anni partecipa alla festa
di san Francesco Saverio nella
nostra casa di Zelarino, ha detto:
“Avrei rinunciato al pranzo per
ascoltare le notizie che ci stavi
dando sulle missioni saveriane”. Assieme a don Bacci erano
presenti alla Messa una trentina
di sacerdoti e altrettanti parrocchiani di Zelarino e Trivignano.
Quasi tutti i sacerdoti si sono
fermati poi per il pranzo.
Il pioniere della missione
Ha presieduto la celebrazione
eucaristica p. Rosario, superiore
dei saveriani in Italia. Nell’omelia p. Rosario ha presentato la
figura del Saverio come missio-
nario che sapeva stare anzitutto
in contatto con Dio attraverso la
preghiera, in contatto con i confratelli attraverso un’interessante e regolare corrispondenza di
lettere, e in contatto con la gente
studiandone la lingua e i costumi.
Figlio del suo tempo, il XVI
secolo, fu pioniere nella missione. Seppe adattare il messaggio
della salvezza di Gesù e il proprio atteggiamento ai pescatori
dell’India e ai samurai del Giappone, senza annacquare i valori
del vangelo. Si rivolse con franchezza ai regnanti e alle chiese
dell’Europa.
Un seme che porta frutto
Dopo la celebrazione Eucaristica, p. Rosario ha presentato la
situazione dei saveriani e delle
p. FRANCO LIZZIT, sx
loro missioni. Se in Italia c’è
un veloce innalzamento dell’età media e solamente due sono
gli studenti saveriani italiani di
teologia, la congregazione è ora
veramente internazionale con 60
studenti di teologia asiatici (specialmente indonesiani), africani
e latino americani. L’acqua di
Gesù è diventata davvero sorgente di vita in coloro che l’hanno accolta.
Anche in Cina, ha continuato
p. Rosario, il seme gettato dai
saveriani continua a vivere e a
portare frutto. Poco prima della
canonizzazione di mons. Conforti abbiamo saputo che la congregazione delle suore Giuseppine cinesi, fondate a Zhengzhou
dal vescovo saveriano mons.
Luigi Calza oltre cento anni fa,
Il mercatino missionario
Per sostenere l’artigianato messicano
1° dicembre
D omenica
presso la parrocchia di
Zelarino il gruppo “Famiglie
Telaio” ha organizzato una
vendita-mercatino di prodotti del
commercio equo e solidale, in
collaborazione con “El Fontego”,
bottega equo solidale di Mestre.
Accanto alla vendita dei prodotti biologici e tipici provenienti da ogni parte del mondo,
si è tenuta anche una vendita di
oggetti di artigianato provenienti dal Messico, e precisamente
dalla missione saveriana di Santa Cruz. Da anni, i saveriani e le
saveriane lavorano con la popolazione indigena della Sierra
della Huasteca, nella missione
di Santa Cruz de Hidalgo.
8
prio il frutto del lavoro paziente
delle missionarie, che hanno aiutato donne e ragazze del posto a
dar vita a bellissimi oggetti di
uso quotidiano, ricamati a mano
con i disegni e i colori tipici del
Messico, e che non si trovano
in vendita nei circuiti normali
dell’artigianato, ma solo grazie
a mercatini o bancarelle allestite
da quanti, come noi, vogliono
contribuire a sostenere direttamente questa cooperativa.
“Tixochihihuane” è il nome
nàhuatl, antica lingua maya, della cooperativa; significa: “coloro
che ricamano i fiori e il canto”.
La donna indigena comunica la
sua cultura e ciò in cui crede attraverso i ricami che crea per i
suoi vestiti. Osservando i ricami
si possono quindi vedere fiori,
uccelli e farfalle. Fanno parte di
Padre Rosario Giannattasio, superiore
dei saveriani in Italia, ha presieduto la
celebrazione Eucaristica per la festa di
san Francesco Saverio, a Zelarino
esiste ancora con varie suore. La
superiora e una consorella erano
presenti a Roma per onorare san
Guido e ringraziarlo per il dono
del vescovo Luigi Calza.
Nel centenario dell’ospedale cattolico di Zhengzhou, ora
grande ospedale del popolo, costruito da mons. Calza e curato
dalle suore Giuseppine cinesi, il
governo locale ha trasmesso un
documentario televisivo che, tra
l’altro, mostra una croce scen-
dere sul mondo, lo staff dell’ospedale in visita alla tomba di
mons. Calza, davanti alla quale
le giovani leve facevano il loro
giuramento.
L’annuncio del pranzo ha interrotto questa bella comunicazione di vita missionaria e l’assemblea si è sciolta ringraziando il Signore, che accende sempre nuovi segni di speranza nella nostra vita.
■
IL PELLEGRINAGGIO MARIANO
LUCA, DAVIDE e DANIEL
p. F. LIZZIT, sx
tradizioni e leggende antiche che
il popolo indigeno tramanda in
questo modo alle nuove generazioni.
Sabato 7 dicembre si è svolto nella parrocchia di Zelarino il pellegrinaggio mariano che ogni mese, dall’inizio dell’anno della fede, il
patriarca mons. Francesco Moraglia conduce, scegliendo sempre una
parrocchia diversa. Il pellegrinaggio ha avuto inizio dal cortile dei saveriani, davanti alla statua della Madonna di Fatima dove, nei decenni passati, centinaia di giovani hanno offerto i progetti di un pellegrinaggio che li ha portati come missionari in tante nazioni del mondo.
Camminando per le strade di Zelarino verso la chiesa e nella santa
Messa presieduta dal patriarca, abbiamo pregato per la chiesa, per la
parrocchia, per la famiglia. Abbiamo pregato per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, e in particolare per Francesco e Steven,
nuovi candidati al sacerdozio nel seminario di Venezia.
Nell’omelia il patriarca, accennando anche alla festa dell’Immacolata,
patrona della parrocchia di Zelarino, ha indicato nella figura di Maria
la via per incontrare Gesù attraverso “uno sguardo diverso su me stesso, sulla mia vita, sulle relazioni, sulle persone; le cose importanti agli
occhi degli uomini fanno sorridere Dio, che di quelle cose non sa cosa
farne... La logica di Maria è la logica del silenzio e delle piccole cose”.
Dopo la Messa c’è stata una colazione offerta dalla parrocchia, lo
scambio di auguri e la promessa di una visita del patriarca ai saveriani nel 2014. Buon anno a tutti!
Un bel mix di successo!
Nel nostro primo viaggio in
Messico, 23 anni fa, abbiamo
conosciuto Teresa Gargiulo,
missionaria saveriana, e abbiamo condiviso la nascita e la
crescita di questa cooperativa
di donne e bambine di Santa
Cruz. Così, dopo aver vissuto
lo scorso anno un’esperienza di
circa quattro mesi in Messico
e dopo aver toccato con mano
nuovamente l’immenso lavoro
che suor Teresa sta svolgendo
per e con queste donne, non potevamo che tenderle la mano e
La promozione delle donne
offrire la nostra disponibilità per
I prodotti in vendita erano profar fruttare e conoscere anche
qui a Zelarino questa
bella realtà.
Dobbiamo dire che
è stato un successo,
soprattutto abbinare i
prodotti di artigianato a
piccoli prodotti del commercio equo. Ne sono
risultati regali preziosi,
che molti hanno apprezzato e acquistato, così da
rendere il Natale un abbraccio che ci unisca al
mondo intero!
Grazie quindi alla generosità di tanti, invieremo un bel ricavato a
suor Teresa e a tutte le
donne e giovani che diIl gruppo “Famiglie Telaio” con Luisa (a destra), Davide e Daniel, ha messo in vendita
pingono i fiori con i loro
i prodotti ricamati dalle donne della missione Santa Cruz, in Messico,
per continuare a sostenere il lavoro della saveriana Teresa Gargiulo
ricami!
■
Il pellegrinaggio mariano del 7 dicembre è partito dalla statua della Madonna dai saveriani; a lei, centinaia di giovani nel passato hanno affidato i propri progetti missionari
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Fraternità per la pace