UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA (Presidente Prof. A. Azara) Nursing del paziente chirurgico in sala operatoria: Sicurezza, Privacy e Comfort Relatore: Prof.ssa Maria Domenica Piga Correlatore: Dott.ssa Giovanna Antonia Manus Tesi di Laurea di: Gabriele Sole ANNO ACCADEMICO 2014/2015 Indice Premessa Introduzione CAPITOLO 1 – Il Paziente nel percorso chirurgico 1.1 Il nursing nel percorso perioperatorio, la personalizzazione dell'assistenza 1.1.1 La fase preoperatoria 1.1.2 La fase intraoperatoria 1.1.3 La fase postoperatoria CAPITOLO 2 – Gli attori del nursing in Sala Operatoria 2.1 L’infermiere strumentista 2.2 L’infermiere fuori campo 2.3 L’infermiere di anestesia 2.4 Il personale di supporto 2.5 Cenni di responsabilità professionale e deontologica nel processo assistenziale infermieristico del paziente chirurgico CAPITOLO 3 – La sicurezza nei percorsi e nelle procedure in Sala Operatoria. 3.1 Aspetti normativi 3.2 Responsabilità assistenziali e organizzative del professionista infermiere 3.3 Il risk management: i rischi in sala operatoria 3.4 La Check list Operatoria 3.5 Il Posizionamento a letto del paziente CAPITOLO 4 – La privacy 4.1 Il concetto di privacy in Italia: cenni normativi 4.2 Privacy in ambito sanitario 4.3 Privacy e il diritto alla salute 4.4 La privacy e l'evoluzione tecnologica CAPITOLO 5 – Il Comfort 5.1 Il concetto di Comfort 5.2 Il comfort in Ospedale 5.3 Il comfort in sala operatoria Allegati Brochure informativa per il paziente Brochure informativa per gli infermieri Questionario Risultati questionari Conclusioni Bibliografia Sitografia » » » » 3 4 6 6 » » » » » » » » 10 11 13 17 17 20 20 21 22 » 25 » 25 26 » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » 29 32 38 41 41 43 45 47 49 49 50 53 58 59 62 65 67 72 75 77 2 Premessa L’idea di questo lavoro nasce durante l'esperienza di tirocinio, svolto all’interno del blocco operatorio nell’azienda AOU, in qualità di infermiere strumentista tirocinante Durante tale periodo ho avuto modo di approfondire e perfezionare le conoscenze già acquisite nel corso del secondo anno nel blocco operatorio della clinica ostetrica e ginecologica. Confrontarmi con un ambiente diverso, rispetto alle Unità Operative frequentate in precedenza, ha aumentato la mia motivazione, peraltro sollecitata anche da tutti gli operatori costantemente interessati alla mia crescita. Un giorno, durante una conversazione tra infermieri del Blocco, alcuni, affermavano che le attività di sala operatoria, attualmente svolte da un infermiere di sala operatoria con ruoli differenti, non debbano necessariamente essere esercitate da un infermiere, (il riferimento era nello specifico all'infermiere strumentista e di anestesia), ma essendo attività prevalentemente “tecniche” era sufficiente un tecnico per erogarle. Nel periodo successivo, l'osservazione dell’ambiente, degli operatori e del paziente dal momento in cui arrivava al blocco operatorio sino al momento della sua dimissione (periodo del perioperatorio), mi fecero sentire in completo disaccordo con tali affermazioni. In realtà, il mio pensiero era orientato sia al paziente con tutte le sue paure e disagi, sia al “disinteresse” di alcuni infermieri da tutto il processo assistenziale concentrati solo sull'atto tecnico; all'interno di questo contesto, pensavo alla conoscenze teoriche che stavo via via completando, e, che mi insegnavano, che per gestire il paziente in modo globale, il processo di assistenza richiede una competenza abbastanza complessa anche nella fase intraoperatoria in cui prevalgono le competenze di tipo tecnico. È proprio a seguito di questo episodio che si concretizza l'idea di questa tesi. 3 Introduzione La tesi si articola in 5 capitoli, e si sviluppa attraverso uno schema di analisi sul percorso perioperatorio, passando attraverso la soggettività della persona nel processo assistenziale (nursing), la responsabilità professionale e deontologica nel processo assistenziale infermieristico del paziente chirurgico nel percorso perioperatorio, e gli attori coinvolti nelle tre fasi: preoperatorio, intraoperatorio, postoperatorio. Gli ultimi 3 capitoli dedicati alla sicurezza nei percorsi e nelle procedure in sala operatoria, (check list operatoria) alla privacy e al comfort rappresentano il fulcro della tesi, sia perché risultano essere delle tematiche trasversali a tutto il processo, nonché essenziali in un ambiente di elevata complessità come la sala operatoria, in cui qualunque azione di ogni singolo operatore è condizionata da altri operatori che possono indurre nell'errore. Infine il capitolo sul Risk Management focalizza l’attenzione sulle strategie per evitare o ridurre gli eventi avversi, dove il focus è la sicurezza dei pazienti, degli operatori e dell’organizzazione in generale. In riferimento a questi elementi, il Ministero della Salute in quest’ultimo decennio ha emanato raccomandazioni e linee Guida, la cui applicazione migliora sensibilmente il rischio di errore, rafforza l’assistenza e il prendersi cura, contrasta nettamente con il preconcetto “sino ad ora si sempre fatto così”. In relazione agli attori è stata condotta una indagine con lo scopo di approfondire la conoscenza dell'infermiere strumentista e dell'infermiere di anestesia spesso considerati marginali in relazione al fatto che le attività da loro espletate all'interno della fase intraoperatoria richiedono prevalentemente abilità tecniche così da indurre a credere che non sia necessario avere una formazione universitaria e un titolo professionalizzante per poterle esercitarle. A nostro avviso, la ragione per cui un tecnico non potrebbe sostituire l'infermiere di sala operatoria (Strumentista o di Anestesia) è dovuta al fatto che seppure le abilità tecniche costituiscono un presupposto importante, sono insufficienti perché l'intero percorso assistenziale (entro cui si colloca l'assistenza chirurgica, così come l'assistenza 4 anestesiologica in tutte le sue fasi) richiede specifiche conoscenze e competenze con assunzione di responsabilità finalizzata a garantire e tutelare la salute e l'integrità dei pazienti (sicurezza), dimostrare rispetto alla dignità della persona (privacy), favorire la garanzia del benessere fisico ed emotivo compatibilmente con la tecnicità dell'ambiente quale la sala operatoria si confronta (comfort). Alla luce degli argomenti trattati, la tesi si propone come obiettivi fondamentali: − cercare di fornire le basi per una corretto management infermieristico del paziente chirurgico in sala operatoria, favorendo l'informazione del paziente sull'intero percorso perioperatorio − fornire strumenti ed elementi di conoscenza nel prendere in carico il paziente nel percorso perioperatorio in particolare volgendo l'attenzione ad alcuni aspetti che rendono il paziente vulnerabile e indifeso. (privacy, sicurezza e comfort) − Fornire spunti di riflessione agli infermieri strumentisti e infermieri di anestesia sull'importanza del loro ruolo nella presa in carico del paziente nella fase intraoperatoria in cui il ruolo dell'infermiere strumentista è spesso vissuto dagli stessi infermieri strumentisti come un ruolo molto tecnico, e quello dell'infermiere di anestesia come un semplice esecutore di procedure predefinite 5 CAPITOLO 1 IL PAZIENTE NEL PERCORSO CHIRURGICO “...l'assistenza non può essere ridotta a semplice tecnica (…) il modo in cui i paziente vengono istruiti hanno diversi effetti quando vengono inseriti nel contesto dell'assistenza.1” 1.1 Il nursing nel percorso perioperatorio: la personalizzazione dell'assistenza Anche nel nostro Paese è sempre più diffusa la cultura dell’assistenza basata sulla personalizzazione dei bisogni agli utenti e sul loro coinvolgimento. I cittadini hanno acquisito la consapevolezza che la loro partecipazione attiva alle cure è un elemento di stimolo essenziale perché i servizi si orientano sempre più sui modelli organizzativi assistenziali personalizzati. Nella relazione assistenziale occorre sviluppare una modalità di conoscenza del vissuto altrui, per meglio definire un percorso di assistenza che sia dotato di significato per entrambi i protagonisti della relazione assistenziale2 moderne teorie del nursing, spesso di origine anglosassone, hanno un comune denominatore: La centralità del paziente nell’assistenza infermieristica. Nel processo diagnostico, nella fase della pianificazione, 3 l'assunzione del principio della centralità e soggettività della persona comporta decisioni cliniche metodologicamente coerenti. La personalizzazione dell'assistenza infermieristica impone, infatti, la rinuncia ad un modello rigidamente deterministico per la definizione dei protocolli di intervento: la comprensione della persona che deve subire un intervento chirurgico può trovare 1 Benner P. Wrubel J.; “ Le basi dell'assistenza stress e scontro con la realtà ospedaliera nei sani e negli ammalati” Publishing Company, 2 Artioli G; Marcadell S “.Nursing narrativo. Un approccio innovativo per l'assistenza” Maggioli Editore, 2010 3 cioè della scelta di obiettivi ed interventi finalizzati al soddisfacimento dei bisogni di assistenza infermieristica 6 adeguata risposta operativa non tanto nel singolo atto sanitario, ma piuttosto in un complesso di rimedi di tipo strategico e non standardizzabile. La personalizzazione dell’assistenza infermieristica consente di attivare numerose forme di trattamento infermieristico al paziente chirurgico che dovrebbero essere realizzate in un quadro di autentica relazione professionale di tipo empatico. Instaurare una relazione di aiuto è il punto focale che il personale sanitario deve fare proprio in modo da promuovere la crescita e valorizzare sia le proprie risorse sia quelle della persona assistita, la quale dovrà condividere le scelte terapeutiche e assistenziali e non subirle passivamente. L'assistenza infermieristica al paziente chirurgico viene comunemente definita “nursing perioperatorio” o “perioperative nursing care” e comprende il contributo assistenziale offerto dagli infermieri nella fase preoperatoria, intraoperatoria, e postoperatoria4. L'assistenza perioperatoria (la cura prestata al paziente prima, durante e dopo l'intervento chirurgico) contempla interventi infermieristici volti a ridurre il più possibile la durata del periodo postoperatorio, anche al fine di contenere la spesa sanitaria e favorire il recupero delle attività di vita quotidiana del paziente nella tranquillità dell'ambiente domestico.5 L’assistenza perioperatoria ha subito molteplici cambiamenti fino a diventare davvero una specialità centrata sul paziente, olistica e basata sull’evidenza, tale da offrire ai professionisti sfide e opportunità che raramente si osservano al di fuori dell’ambito perioperatorio. 4 La risposta ai bisogni di assistenza infermieristica, attraverso prestazioni infermieristiche di provata efficacia rende oggi necessaria una pratica professionale basata sulle Best Current Evidence. Una pratica professionale Evidence Based consiste nell’uso responsabile e attento alle migliori evidenze scientifiche attualmente disponibili nel momento in cui si prende una decisione per la singola persona assistita. Attualmente il concetto di Evidenced Based Nursing (EBN), viene collegato al concetto di -Evidenced Based Medicine. Il 1992 è l’anno in cui viene utilizzato per la prima volta il termine da un gruppo di ricercatori partiti dalla convinzione che buona parte della pratica medica non fosse di elevata efficacia e sosteneva che tutte le azioni cliniche sul piano diagnostico, prognostico, terapeutico, fossero basate su solide evidenze fondate su una buona ricerca. Sulla scorta del lavoro creato da questo gruppo nasce L’EBN, che richiede competenza, abilità tecniche ed inoltre il possesso della capacità di interpretare validamente la letteratura scientifica. Per approfondimenti www.evidencebasednursing.it 5 Timby B.K.;“Fondamenti di assistenza infermieristica concetti e abilità cliniche di base” Mc Graw Hill ; Milano 2011 7 Tutti i pazienti percepiscono l’intervento chirurgico come una minaccia importante alla propria integrità fisica, emotiva e psicologica. In questa fase la priorità degli infermieri è quella di garantire la migliore preparazione del paziente. Gli infermieri realizzano l’accertamento preoperatorio, progettano e mettono in atto gli interventi educativi e la preparazione fisica all’intervento. Per prendere in carico i pazienti gli infermieri adottano il metodo clinico che li aiuta a procedere con disciplina. Il metodo clinico utilizzato dagli infermieri è denominato “processo di nursing” e si articola in 5 fasi: Accertamento infermieristico 6 L'Accertamento del paziente chirurgico comporta la valutazione di un'ampia serie di fattori fisici e psicologici. Mediante un'accurata anamnesi, l'infermiere individua le preoccupazioni del paziente chiaramente legate all'intervento a cui egli deve essere sottoposto. Con l'esame obiettivo vengono rilevati i segni vitali e registrati i dati per un successivo confronto. Sono valutati risultati significativi, come la presenza di lesioni da decubito, edema, rumori respiratori, che descrivono le condizioni globali del paziente. Altri esami come quelli del sangue, le radiografie ecc.. dovrebbero essere prescritti solo in base a specifici protocolli anestesiologici, oppure se sono indicati dalle informazioni raccolte attraverso l'anamnesi e la visita. Importante anche valutare lo stato nutrizionale, lo stato respiratorio, cardiovascolare, la funzionalità epatica, renale, endocrina, immunologica. Se il paziente fa uso di stupefacenti o alcol. Inoltre va documentato qualsiasi farmaco che il paziente utilizza o che ha usato in passato. • Diagnosi infermieristiche (o l’individuazione dei problemi dei pazienti) Sulla base dei dati dell'accertamento le principali diagnosi infermieristiche preoperatorie per il paziente chirurgico possono includere: • Ansia associata all'esperienza chirurgica (anestesia, dolore) e agli esiti della chirurgia. • Rischio di gestione inefficace del regime terapeutico correlato a deficit di conoscenze sulle procedure e sui protocolli preoperatori e su quanto aspettarsi nel postoperatorio. 6 /www.allnurse.it/piani-di-assistenza/310-preparare-il-paziente-per-la-chirurgia.html 8 • Definizione degli obiettivi e pianificazione degli interventi I principali obiettivi del paziente chirurgico possono includere il sollievo dall'ansia preoperatoria e una maggiore conoscenza della preparazione all'intervento e delle aspettative postoperatorie. • L’attuazione del piano deciso (gli interventi infermieristici e Educazione del paziente) In determinate circostanze, un paziente è senza dubbio assalito da paure. Questi problemi legate alle paure del paziente devono essere individuati e indagati dall'infermiere. Se la difficoltà emersa richiede l'assistenza di un altro professionista sanitario, si programma una consulenza. Un obiettivo importante dell'accertamento è quello di individuare il ruolo dei familiari o di altre persone care. Una buona informazione preoperatoria ha dimostrato diversi esiti positivi per il paziente: riduzione dei tempi di degenza post-operatoria, della paura, dell’ansia, dello stress psicologico e del dolore, aumento della collaborazione allo svolgimento delle attività prescritte, soddisfazione, abilità nell’assunzione di farmaci, uso di analgesici, recupero fisico, autonomia di movimento e grado di preparazione per la dimissione. Per questo motivo, è estremamente utile sapere quali modalità informative sono connesse a migliori livelli di comprensione e trattenimento delle conoscenze.7 • Valutazione Risultati attesi I risultati attesi possono includere i seguenti: 1. L'ansia è diminuita. il paziente: • Discute informazioni con gli anestesisti e gli infermieri di anestesia sui tipi di anestesia e sul metodo di induzione • Verbalizza conoscenze sui metodi di preanestesia e sull'anestesia generale • Discute con il personale sanitario le preoccupazioni dell'ultimo minuto 7 "La persona più consapevole non solo accetta il percorso operatorio, ma si dimostra più attiva nel proprio recupero; nel peggiore dei casi, quando cioè ammette di avere comunque sofferto la propria condizione, il soggetto riconosce tuttavia il proprio alto gradimento verso il modello orientato alla sua informazione. (interventi infermieristici preoperatori atti a ridurre l'ansia nei pazienti in attesa di intervento chirurgico http://www.evidencebasednursing.it 9 • Discute preoccupazioni finanziarie con l'assistente sociale, quando appropriato • Richiede visite da parte della guida spirituale secondo il suo credo religioso, quando opportuno • È rilassato dopo aver parlato con i membri dell'equipe sanitaria 2. Il paziente si prepara all'intervento chirurgico: • • • • • • • Partecipa alla preparazione preoperatoria Dimostra e descrive gli esercizi che dovrà svolgere in fase postoperatoria Riassume le informazioni ricevute riguardo all'assistenza postoperatoria Accetta la somministrazione dei farmaci preanestetici, se prescritti Rimane a letto È rilassato durante il trasporto al reparto operatorio Riconosce la necessità di utilizzare le spandine per il letto. 3. Partecipa alla pianificazione della dimissione. La figura dell'infermiere deve favorire un ruolo attivo nell'intero processo perioperatorio per assicurare e farsi garante della sicurezza della privacy e del comfort nell'assistenza al paziente (di cui parleremo più avanti). Attraverso una breve analisi che si soffermerà solo su alcuni aspetti principali, ognuno dei quali meriterebbe maggiore approfondimento, vengono di seguito delineate le fasi dell'evento chirurgico, tali fasi richiedono una gamma di esperienze infermieristiche specifiche. L'assistenza infermieristica perioperatoria ha lo scopo di fornire al paziente il massimo livello di professionalità, prima durante e dopo l'intervento. 1.1.1 La fase pre-operatoria La fase pre-operatoria inizia nel momento in cui viene presa la decisione di effettuare l’intervento chirurgico, ed ha termine quando il paziente viene posizionato sopra il letto chirurgico. In questa fase sono comprese tutte le attività che sono necessarie alla preparazione del paziente all’intervento chirurgico. 10 L'intervento chirurgico è percepito da tutti i pazienti, come una minaccia importante alla propria integrità fisica, emotiva e psicologica. In questa fase la priorità degli infermieri è quella di garantire la migliore preparazione del paziente. Gli infermieri realizzano l'accertamento preoperatorio, progettano e attuano gli interventi educativi e la preparazione fisica all'intervento. L'assistenza infermieristica preoperatoria è un campo stimolante che sta cambiando velocemente. Essa si basa sulla comprensione da parte dell'infermiere di alcuni principi importanti, tra cui l'alta qualità dell'assistenza focalizzata sul paziente, il lavoro di gruppo multidisciplinare, una comunicazione terapeutica efficace e la collaborazione con il paziente la famiglia del paziente e il team chirurgico, la valutazione efficace ed efficiente e di un inserimento in tutte le fasi della chirurgia, un sostegno per il paziente e la famiglia, un accertamento del contenimento dei costi. La tipologia del ricovero determina la gestione della fase preoperatoria: se in elezione (con percorsi diagnostici effettuati in regime di pre-ricovero o di degenza) o di urgenza. I pazienti hanno a disposizione più tempo quando il ricovero è effettuato in elezione, infatti, possono prepararsi adeguatamente, raccogliere più informazioni, imparare alcune abilità, sviluppare una propria rappresentazione su che cosa accadrà durante e nell'immediato postoperatorio, negli interventi in urgenza, viceversa, sono meno preparati dal punto di vista emotivo, e il percorso pre-operatorio è più rapido.8 1.1.2 La fase intraoperatoria Comprende tutte le attività che si svolgono dal momento in cui il paziente entra in sala operatoria sino a quando, terminato l'intervento esce per raggiungere la sala risveglio. In questa fase, la specificità del nursing, richiede competenze infermieristiche molto avanzate senza pretesa di completezza ricordiamo: l'accoglimento in sala operatoria: l'infermiere dopo l'accoglienza procede alla sua identificazione, verifica la completezza della documentazione clinica, la presenza del consenso informato e si accerta che il paziente sia stato adeguatamente preparato sia dal punto di vista emotivo che fisico. Inoltre, garantisce il supporto emotivo necessario, e aiuta il paziente a riconoscere le altre figure professionali presenti (anestesia, infermiere 8 Bresadola V. “Chirurgia per le professioni sanitarie” Edises; Srl; Napoli, 2006 11 di anestesia, infermiere circolante ecc) rinforza i messaggi forniti nel preoperatorio, chiarisce ulteriormente alcuni aspetti e garantisce la sua presenza. Un aspetto che aiuta a far capire al paziente che ci si sta occupando attentamente di lui è chiederle se familiari o persone significative lo stanno aspettando fuori dalla sala. Durante questa fase il paziente è assistito da un'equipe costituita dal chirurgo con gli aiutanti, dall'anestesista e dagli infermieri che svolgono diverse mansioni a seconda che siano infermieri di sala o strumentisti. Questa fase include la preparazione del paziente all’anestesia, il monitoraggio anestesiologico, il posizionamento del paziente sul lettino operatorio, il mantenimento delle migliori condizioni di sicurezza durante la procedura chirurgica e l’assistenza durante il risveglio. Nel corso della fase intraoperatoria gli infermieri possono svolgere diversi ruoli: quello di strumentista, di infermiere di giro o di infermiere di anestesia. Tutti i componenti dell'equipe devono conoscere a fondo e attenersi scrupolosamente ai principi alle tecniche di asepsi chirurgica per poter assumere un comportamento consapevole, rigido e determinato al fine di ridurre al minimo la contaminazione delle ferite chirurgiche. Principi di asepsi chirurgica: L’asepsi chirurgica si basa sul presupposto che le attrezzature e le aree sterili rimangono prive di microrganismi qualora la contaminazione venga impedita. Gli operatori sanitari, di conseguenza, devono attenersi ai seguenti principi: * la sterilità di un oggetto viene mantenuta solo se un oggetto sterile ha contatto con un altro oggetto sterile * l’oggetto sterile viene considerato contaminato quando viene a contatto con qualcosa di non sterile * il contenuto di una qualsiasi confezione sterile devi considerarsi contaminato, quando una qualsiasi parte della confezione sterile è aperta prima del suo utilizzo * se vi sono dubbi sulla sterilità di un oggetto questo è da considerarsi non sterile * più tempo è trascorso dalla sterilizzazione, maggiori sono le probabilità che l’oggetto non sia più sterile * una confezione sterile non si considera più tale dopo la data di scadenza 12 * una volta che un prodotto sterile è tolto dalla sua confezione è solo una questione di tempo prima che si contamini * i 2,5 cm del margine esterno di una zona sterile sono considerati una zona di contaminazione * se un involucro sterile si bagna vi possono penetrare i microrganismi e ne possono causare la contaminazione * i presidi sterili lasciati su un’area sterile e/o il campo sterile sono da considerasi contaminati quando vengono lasciati incustoditi * Nel corso di preparazione di un campo sterile. la tosse, gli starnuti, e il continuo parlare causano la contaminazione del campo stesso * Occorre evitare di muoversi in un’area dove sono presenti materiali sterili su un campo sterile perché ciò può favorire la contaminazione * I dispositivi sterili collocati al di sotto del campo visivo ottimale dell’operatore sanitario, per esempio su una superficie che si trova al di sotto del livello dei fianchi, devono essere considerarsi contaminati Le pratiche che prevedono l’asepsi chirurgica comprendono la creazione di un campo sterile, l’aggiunta di materiali sterili sul campo e l’uso di guanti sterili. La fase intraoperatoria si conclude quando l'infermiere di sala trasferisce il paziente nella sala del risveglio. Da questo punto in poi ha inizio la fase postoperatoria. 1.1.3 Fase Post-operatoria La fase postoperatoria ha inizio al termine dell'intervento chirurgico, e il trasferimento del paziente in sala risveglio. Il paziente lascia la sala operatoria su decisione dl medico anestesista. Secondo la Guida SIGN (2004) Postoperative Management in Adults “l’assistenza postoperatoria comprende quelle attività che si realizzano dal momento in cui il paziente viene trasferito dalla sala operatoria, a quando ha superato la fase acuta (AORN, 1995). Gli obiettivi e gli interventi dell’assistenza postoperatoria si differenziano nei diversi momenti successivi all’intervento chirurgico; • fase post operatoria immediata 13 • fase post operatoria tardiva In questo paragrafo, le indicazioni riportate riguardano la fase postoperatoria immediata che prende in carico il paziente sino al momento della gestione del trasporto all'Unità Operativa di appartenenza, di cui ci occuperemo nel paragrafo successivo. L'attività di nursing post operatorio è svolta principalmente e tipicamente dall'infermiere di Anestesia. Il personale infermieristico che opera nella sala risveglio garantisce un recupero in sicurezza dei pazienti chirurgici sottoposti ad Anestesia. Inizialmente questa fase richiede il controllo attento e frequente di numerosi parametri: respirazione, i parametri vitali, il livello di coscienza, le perdite ematiche, la somministrazione della terapia endovenosa prescritta, lo stato emotivo, il dolore; nelle fasi successive dell’assistenza postoperatoria l’attenzione deve essere rivolta anche alla ripresa dell’eliminazione, dell’alimentazione e della mobilizzazione della persona”.9 La gestione ottimale del paziente nel post-operatorio richiede una valutazione clinica ed un monitoraggio appropriati.10 Una valutazione regolare, un monitoraggio selettivo e una documentazione tempestiva sono gli aspetti chiave di tale gestione. La prima valutazione post-operatoria deve essere realizzata immediatamente al ritorno del paziente dalla sala: i valori rilevati fungono da riferimento per le valutazioni successive delle condizioni della persona e consentono di rilevare se si sono verificati dei problemi nel tragitto dalla sala operatoria. Questa valutazione può essere effettuata sia dal medico responsabile, che dall’infermiere responsabile, che riferirà immediatamente la presenza di alterazione dei parametri rilevati. La valutazione post-operatoria deve essere focalizzata a definire la volemia, lo stato della funzione respiratoria e del livello di coscienza e inoltre utile conoscere e valutare, tramite le diverse scale di valutazione, se il paziente è vigile e orientato. Dopo la prima valutazione, la rilevazione e la documentazione delle eventuali problematiche del paziente, devono essere definite le modalità assistenziali appropriate. 9 A pratical Guide to postoperative Care for Clinical Staff www.evidencebasednursing.it/ Al contrario della valutazione effettuata nella fase di emergenza, che è focalizzata sulla diagnosi iniziale e sulla stabilizzazione di un quadro clinico che si è già manifestato, la gestione post-operatoria del paziente deve essere preventiva. www.evidencebasednursing.it. 10 14 In questa fase verrà definito anche l’intervallo con il quale effettuare le successive rilevazioni dei parametri del paziente. Se il paziente presenta alterazioni dei parametri o riferisce dolore intenso, deve essere valutato ad intervalli più ravvicinati rispetto al paziente stabile e non addolorato. Generalmente il monitoraggio dei parametri comprende la rilevazione della temperatura, del polso, della pressione arteriosa, della frequenza respiratoria, la valutazione del dolore (a riposo e durante i movimenti), della diuresi e della saturazione periferica.11 Gestione del trasporto del paziente all'Unità Operativa Quando l'infermiere di Anestesia presenta il paziente al collega che garantisce e organizza il trasferimento, deve assicurarsi che tutte le informazioni inerenti l'andamento intraoperatorio siano riportate in cartella. Le informazioni scritte andrebbero accompagnate anche da una consegna verbale in modo da velocizzare i tempi e avere un quadro chiaro, eventualmente da integrare. In alcune realtà, molto frequentemente il trasporto del paziente in reparto, viene effettuato a cura degli operatori di supporto, pertanto riteniamo che l'infermiere di Anestesia oltre alla compilazione delle informazioni scritte che indicano l'andamento intraoperatorio da consegnare agli infermieri dell'unità operativa di appartenenza, sia utile condividere con gli operatori che si occupano del trasferimento, le indicazioni contenute nello schema di seguito riportate per garantire un trasferimento sicuro; 11 Il monitoraggio è maggiormente utile se lo staff medico ed infermieristico hanno definito regole comuni rispetto ai momenti in cui riportare le condizioni dei pazienti che rientrano nella normalità (ad esempio una volta ogni ora) ed a quelle in cui richiedere l’intervento urgente da parte del medico. La gestione del paziente nelle successive giornate, richiede la valutazione di routine dei parametri, fino alla dimissione. Ciò è estremamente importante per cogliere tempestivamente segni di peggioramento, ma in relazione alle condizioni della persona, non dovrà essere così dettagliata come nelle prime fasi dopo l’intervento. La rivalutazione delle condizioni postoperatorie, che generalmente è compiuta dal medico almeno una o due volte al giorno, deve essere documentata in cartella. Essa è l’occasione per verificare il corretto decorso ed eventualmente modificare il regime di monitoraggio, in modo da poter sempre disporre delle informazioni utili per la presa di decisioni rispetto alla situazione clinica. www.evidencebasednursing.it 15 Il paziente è sveglio ? Sorvegliare costantemente lo stato di coscienza del È in grado di eseguire ordine semplici? paziente durante il trasporto per evidenziarne immediatamente eventuali modifiche Il paziente è agitato, confuso e necessita Le spondine di protezione devono essere alzate e tutti di protezioni per la sicurezza? i devices (catetere vescicale, sondino naso gastrico, catetere venoso centrale, drenaggi.. ) devono essere saldamente assicurati Il paziente ha un respiro eupnoico? Controllare il respiro il colorito cutaneo e i valori della saturimetria. Se il paziente ha bisogno di ossigenoterapia durante il trasferimento valutare l’autonomia della bombola di ossigeno disponibile Il paziente ha avuto nausea o vomito Posizionare il paziente in posizioni di sicurezza nell’immediato postoperatorio? Il paziente ha degli accessi vascolari Verificare il posizionamento, la tenuta dei raccordi ed periferici e centrali? il funzionamento Il paziente ha drenaggi? Verificare la sede, la numerosità ed il funzionamento Il paziente è eutermico? Verificare la temperatura delle estremità Coprire bene il paziente per evitare ulteriori perdite di calore L’unità di degenza è pronta? L’unità del paziente deve essere allestita adeguatamente mettendo a disposizione tutti i presidi di cui necessita (ad esempio aspiratore delle vie aeree, supporti per sacchetti di drenaggio, flebo..) I parenti sono stati avvertiti Accertarsi che siano stati avvertiti e, se le condizioni del paziente lo permettono, facilitare la loro presenza Tab. I domande da porsi per garantire un trasferimento sicuro del paziente dalla sala operatoria in reparto Bresadola V. “Chirurgia per le professioni sanitarie”pag 17 16 CAPITOLO 2 GLI ATTORI DEL NURSING IN SALA OPERATORIA 2.1 L’infermiere strumentista (theatre nurse) È l’infermiere che ha sviluppato esperienza nella strumentazione degli interventi chirurgici. Gli strumentisti possono avere competenze mono-specialistiche (es esempio su una disciplina chirurgica come la cardiochirurgia, la neurochirurgia), oppure multi specialistiche, quando sono in grado di strumentare diverse discipline (ad esempio la chirurgia generale, l’ortopedia,..) gli strumentisti svolgono un lavoro molto tecnico, hanno la responsabilità dell’allestimento e della gestione dei tavoli operatori, del trasferimento dei ferri al chirurgo che effettua l’intervento, dell'approvvigionamento, tramite l'infermiere circolante, di nuovi strumenti e materiali che si rendono necessari durante l’intervento, ma anche della conta delle garze utilizzate e dei ferri chirurgici. Lo strumentista assume la responsabilità diretta della gestione del paziente operato insieme al chirurgo. L’infermiere statunitense per diventare strumentista, conseguono un percorso postlaurea simile al Master. In Italia questa competenza è sviluppata con competenza diretta, la supervisione di strumentisti esperti, ma anche tramite Master specifici nelle cure perioperatorie. La specificità del nursing preoperatorio, richiede competenze infermieristiche molto avanzate, in quanto l'infermiere di Sala operatoria, non si trova a svolgere le proprie attività in completa autonomia e in tutta libertà, ma è parte fondamentale dell'equipe chirurgica, insieme all'anestesista, il personale di supporto e al chirurgo. La complessa professione di quest'ultimo richiede che egli possa fidarsi di un'altra figura professionale per la corretta gestione degli strumenti (essenziali per il suo lavoro), in modo che egli possa eseguire le proprie azioni di continuo e senza distrarsi; in Italia, la figura professionale deputata a questo scopo è l'Infermiere, adempiendo a uno dei mandati intrinseci della propria professione: la collaborazione con le altre figure professionali. A differenza dell'infermiere di reparto, che svolge il proprio compito in autonomia, l'infermiere di SO deve radicalmente cambiare la missione infermieristica 17 passando da: “tipicamente umana e applicata alla persona malata” a di natura tecnica e applicata ad una persona “sana”. Questa importante e significativa modifica delle funzioni/azioni infermieristiche classiche può essere fonte di incertezza, disorientamento e, nel lungo periodo, insoddisfazione, portando a far credere agli stessi infermieri chirurgici di essere dei semplici “tecnici” L'infermiere è spinto intimamente a svolgere la sua opera di aiuto a chi è in condizioni di bisogno e invalidità, l'infermo insomma, e se non è adeguatamente formato, può perdere la spinta etico/morale e rischiare di non capire qual'è il suo compito L'infermiere di Assistenza Chirurgica non aiuta direttamente chi soffre, ma aiuta chi cerca di rimediare allo stato di sofferenza del paziente; grazie alla collaborazione, uno dei cardini principali dell'operato dell'infermiere, la collaborazione con l'intera equipe chirurgica e il chirurgo stesso, diventa una atto non meno autorevole e importante, anche se comporta limitare il contato diretto con il paziente . E anche molto frequente, per alcuni, trovarsi nella situazione di “dover solo subire gli ordini dal chirurgo” ciò è insopportabile, generando un conflitto interprofessionale insanabile e soprattutto inutile. Per altri ciò è persino comodo e confortante. Costoro agiscono sicuri dal fatto che, comunque vada, sono le azioni del chirurgo a determinare le proprie azioni e che quindi non sia utile od opportuno conoscerne le ragioni, declinando la propria responsabilità, in sostanza “lavandosene le mani”. È essenziale comprendere infatti che le necessità principali del paziente operando sono rappresentati dalla minor durata possibile e una migliore qualità dell'intervento e dalla minor violazione possibile della sua integrità personale. Questi sono bisogni che il malato manifesta non solo al chirurgo che lo opererà, ma anche all'infermiere e all'intera equipe chirurgica. Si ha quindi un ripristino indiretto della missione principale e fondamentale della figura infermieristica, l'assistenza al paziente! L'obiettivo che si deve porre l'infermiere di assistenza chirurgica è eliminare tutto ciò che è inutile e di conseguenza anche dannoso; limitando il crearsi di “tempi morti” e azioni inutili al fine di limitare il più possibile la durata dell'intervento e la violazione dell'integrità del paziente; la richiesta da parte del chirurgo ad ogni passaggio dello 18 strumento necessario, causa interruzione del proprio flusso di azioni, anche se sembrano pochi istanti, ma nel corso di un intervento lungo ed impegnativo, questi si accumulano in minuti di inattività, inutile e potenzialmente dannosa. Limitare tempi e azioni inutili può essere ottenuto standardizzando delle azioni, delle tecniche e degli strumenti. Qualora questa sia acquisita e consolidata, diviene oggetto di consuetudine operativa con armonia delle procedurale. Se alla standardizzazione hanno collaborato in concerto il chirurgo e l'infermiere, queste figure entrano in sintonia, il chirurgo sa già che lo strumento di cui abbisogna è pronto e non deve chiederlo, evitando interruzioni inutili. I 10 errori dell'infermiere di sala operatoria 12 1. Non informarsi sull'intervento in programma 2. Non visitare il paziente 3. Preparare in ritardo 4. Non conoscere lo strumentario 5. Non avere la visione di insieme della lista operatoria 6. Condurre l'intervento senza seguire l'intervento 7. Condurre l'intervento senza capirne le fasi 8. Non interessarsi a ciò che non si conosce 9. Non avvisare i chirurghi se si nota qualcosa di strano o pericoloso 10. Non divulgare ciò che si è imparato Questo rende la missione infermieristica finalmente utile al paziente e l'obiettivo di soddisfare i bisogni del paziente è completato! In base alle normative vigenti l'infermiere di sala operatoria ha specifiche attribuzioni relative alle fasi pre, intra e postoperatorie che definiscono un proprio ruolo perioperatorio. 12 Beltrami G, l'infermiere di sala operatoria, lulu.com 19 2.2 L'infermiere fuori campo (Circulating Nurse) Svolge funzioni di supporto allo strumentista, di controllo della sicurezza e di supporto del paziente quando vigile. Quando un infermiere viene inserito in sala operatoria le prime mansioni che apprende sono quelle “fuori campo”. Impara a vestire lo strumentista ed i chirurghi, a collaborare nell’adeguato posizionamento del paziente, a gestire il posizionamento della lampada scialitica affinché il campo operatorio sia sempre illuminato e a garantire il supporto necessario allo strumentista anche quando ha bisogno di ferri o materiale sterile (es. fili di suture). L’infermiere di giro si occupa anche del riassetto delle sale realizzato dal personale ausiliario e garantisce l'accoglienza dei nuovi pazienti. E’ una figura che non è presente in tutti i Paesi. In alcuni contesti proprio per l’alto contenuto tecnico delle attività svolte sono stati sostituiti con operatori di supporto che lavorano sotto la supervisione dello strumentista. 2.3 L'infermiere di Anestesia (Nurse Anaesthesia) È un infermiere che ha acquisito tramite un training specifico un competenza nella disciplina ed affianca l'anestesista, per quanto concerne l'induzione dell'anestesia, l'accoglimento del paziente in sala operatoria, fino alla sua dimissione dalla recovery room; Inoltre garantisce il monitoraggio continuo del paziente durante l’intervento chirurgico, la somministrazione dei farmaci su prescrizione medica e l'assistenza del paziente durante il risveglio. A lui è sempre affidato l'approvvigionamento dei farmaci, la gestione e la manutenzione della tecnologia utilizzata. In molti Paesi nord Americani queste competenze sono conseguite tramite Master. In Italia possono essere sviluppate tramite esperienza diretta in sala operatoria o attraverso Master specifici nelle cure intensive e peri operatorie. Il ruolo dell'infermiere di anestesia è soggetto a importanti dibattiti nella letteratura internazionale e nel coinvolgimento quotidiano, non sempre, infatti, è possibile mantenere distinte le figure di infermiere di anestesia e circolante/strumentista, specialmente nelle realtà di piccole sale operatorie o dove sia necessaria flessibilità delle risorse; in molti contesti si sta sperimentando l'arricchimento reciproco delle competenze: gli strumentisti/circolanti svolgono le funzioni svolte, di norma, dall'infermiere di anestesia e viceversa, 20 diventando progressivamente in gradi di gestire i farmaci e il monitoraggio del paziente o di iniziare a strumentare e svolgere i compiti dell'infermiere circolante. Su questa tendenza il dibattito è molto acceso, sopratutto per chi ha una lunga carriera alle spalle, e si trova nella situazione di dover imparare tecniche chirurgiche complesse; l'ideale sarebbe, dare un'impronta, tramite master post-laurea (anche se non è sempre chiara ed univoca la direzione verso cui le competenze degli infermieri di sala attraverso Master Universitari) di tutti i ruoli che svolge l'infermiere in sala operatoria, in modo che anche in una situazione straordinaria di mancanza di personale, chi cura la parte chirurgica possa svolgere la parte anestesiologica e viceversa. 2.4 Il personale di supporto (Support Staff) Opera in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali secondo il criterio del lavoro multiprofessionale, interagisce con l’equipe e con l’utente sofferente, e può svolgere alcune attività assistenziali in base all’organizzazione dell’unità funzionale di appartenenza. Svolge la sua attività finalizzata a soddisfare i bisogni primari della persona e a favorire l’autonomia e il benessere, su indicazione degli operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria, ciascuno secondo le proprie competenze.13 L'operatore socio sanitario nel blocco operatorio svolge diversi ruoli importanti, oltre che di supporto per l'attività infermieristica e chirurgica, il tutto a vantaggio del paziente. Come prima cosa il trasporto del paziente dal reparto alla sala operatoria e dal blocco operatorio al reparto, in questo rientra anche l'accoglienza dell'utente al blocco operatorio, favorendo ulteriormente il controllo incrociato sull'identità del paziente, minimizzando ulteriormente il rischio; un altro ruolo importante, focalizzato a 13 Nel profilo dell’OSS si riconoscono competenze che appartengo anche all’infermiere, all’educatore professionale, all’assistente sociale e dove esiste all’animatore sociale. Infatti nella lettura del profilo professionale dell’OSS troviamo termini come: realizza, assiste e mette in atto, termini che fanno pensare a una partnership piuttosto che a una gerarchia di competenze. Il profilo professionale porta inoltre a pensare ad un operatore con discreta autonomia operativa, che può trovare idonea collocazione in un processo di cura sul territorio che presuppone un approccio di tipo multidisciplinare centrato sulla relazione d’aiuto. Questo è il senso degli orientamenti organizzativi assunti dalla politica sanitaria che depongono a favore di un trasferimento di attività dall’ospedale al territorio, con minor impegno finanziario che valorizzi la dimensione umana e sociale dell’assistenza. Santullo. A.“L’infermiere e le innovazioni in sanità, McGraw-Hill, Milano, 2004 21 mantenere l'asepsi durante la fase intra-operatoria è quello di sanificare gli apparecchi elettromedicali, gli arredi e nella disinfezione confezionamento e sterilizzazione dello strumentario chirurgico, compiti tipicamente svolti dall'infermiere, che ha la responsabilità dell'assistenza infermieristica di natura tecnica relazionale ed educativa, ma delegabili agli OSS secondo il D.M. 14 settembre 1994 n.739 all'articolo 1 punto 3 “per l'espletamento delle sue funzioni, si avvale, ove necessario dell'opera del personale di supporto” e al punto 4, invece viene chiarita la sua formazione, “l'infermiere contribuisce alla formazione del personale di supporto [...]” da realizzarsi al momento dell’inserimento nelle specifiche realtà lavorative, in modo che ciascun membro potrà fare affidamento sul fatto che ognuno degli altri eseguirà in modo corretto i propri compiti in appello all'espressione “se mi muovo bene io, ti muovi bene tu” . Attenzione però, nel delegare alcune funzioni, l'infermiere, non trasferisce la propria responsabilità per quanto riguarda l'assistenza dell'intero processo, il potere decisionale e la supervisione dell'azione. Responsabilità dell’operatore socio-sanitario nell’attuazione del processo assistenziale Nel contesto professionale la responsabilità dei vari profili è disciplinata dalle norme vigenti. Di solito si distingue fra “responsabilità di pianificazione”e “responsabilità di esecuzione”. Nell’assistenza infermieristica, la responsabilità di pianificazione è demandata all’infermiere mentre la responsabilità di esecuzione è assunta sia dell’infermiere che dall’operatore sociosanitario. L’operatore socio-sanitario collabora con l’infermiere in tutte le fasi dell’assistenza sanitaria e dell’attuazione del processo assistenziale, fornendo supporto nello svolgimento dei vari passaggi o fasi. Nell’attuazione degli interventi assistenziali, l’operatore socio-sanitario assume la responsabilità del corretto svolgimento delle attività affidategli. 2.5 Cenni di responsabilità professionale e deontologica nel processo assistenziale infermieristico del paziente chirurgico Prima di affrontare lo specifico argomento della responsabilità sul processo diagnostico che l’infermiere compie per una corretta valutazione del paziente chirurgico, riteniamo 22 opportuno considerare i principali profili di responsabilità giuridico-professionale relativi alla materia comune a tutti i professionisti infermieri: la “responsabilità dell’infermiere”. E’ radicalmente cambiata la normativa riguardante la professione infermieristica: L’abolizione del mansionario ha superato l’ausiliarietà, è stato definito il campo di attività proprie dell’infermiere attraverso il profilo professionale, i curricula universitari e il codice deontologico, è stata promulgata la legge 251 del 2000 che è l’evoluzione della legge 42/99 con la quale viene attribuita la diretta responsabilità e gestione dell’assistenza infermieristica agli infermieri che sono inoltre impegnati a rivedere l’organizzazione del lavoro attraverso l’applicazione di assistenza personalizzata.14 Oggi gli infermieri sono chiamati a pianificare responsabilmente, a documentare la loro attività a rispondere dei risultati, sia dell’accresciuto impegno che la professione ha assunto nei confronti della società, sia dalle normative vigenti. Tali normative riconoscono al professionista infermiere la responsabilità dell’assistenza generale (D.M. 739 del 94), individuando nei professionisti un’autonomia di giudizio in cambio dell’assunzione diretta di responsabilità e avendo come limite solamente la loro competenza e la loro deontologia, non più autorizzati a compiere atti, ma liberi di fare assistenza infermieristica secondo scienza e coscienza . A questo punto riteniamo opportuno fare riferimento al concetto generale di responsabilità: “Rappresenta il carattere o la situazione di colui che è chiamato a rispondere in prima persona di un fatto o di un atto compiuto nell’esercizio delle proprie funzioni con piena autonomia decisionale”. Da ciò discende l’obbligo di esercitare la propria attività professionale con PrudenzaPerizia-Diligenza; cioè con l’osservanza di tutte le norme giuridiche, deontologiche e tecniche. Considerando nello specifico la “responsabilità dell’infermiere”, si riflette sull’uso di alcuni termini particolarmente ricchi di significato e che troviamo comuni a due norme che si rifanno allo stesso periodo di approvazione: l’art. 1 della legge 26 febbraio 1999 14 M. D’Innocenzo, Le nuove responsabilità professionali etiche e giuridiche, Congresso Nazionale Aniarti, 2001. Si veda la rivista “ Scenario” in particolare n. 17 anno 2000, pp 4-13. 23 n 42 e il codice deontologico degli infermieri15, entrambe, infatti, si avvalgono delle parole - Responsabilità, Attività e Competenza.16 In generale si può affermare che la condotta professionalmente responsabile proviene dal rispetto: • dei presupposti scientifici delle attività e delle funzioni proprie della professione, • dei valori etici condivisi dalle indicazioni che derivano dalla conoscenza personale, • dalle norme di riferimento. Riguardo ai presupposti scientifici delle attività e ai valori etici è accettabile indicare che i principi lì richiamati possono, almeno in parte, corrispondere al detto, “comportarsi secondo scienza e coscienza”; spesso usato come se fosse una formula magica alla quale non è possibile contrapporre alcuna obiezione, e inoltre a sproposito da taluni professionisti sanitari per giustificare alcuni comportamenti riprovevoli. In merito alle norme di riferimento possiamo notare come ’ambivalenza del termine responsabilità, dia luogo a vario titolo, ad ambiti di responsabilità diversificati. 17 In realtà, può accadere che per una stessa condotta professionale, vi siano differenti ricadute in tema di responsabilità secondo l’ambito (etico, deontologico, giuridico) di riferimento. 18 15 Approvato dal Comitato centrale della Federazione con deliberazione n.1/09 del 10 gennaio 2009 e dal Consiglio nazionale dei Collegi Ipasvi riunito a Roma nella seduta del 17 gennaio 2009. 16 E. Drigo D. Rodriguez M. Zanello M. D'Innocenzo, Congresso Nazionale Aniarti 1999 www.aniarti.it 17 In sostanza, risulta che per l’infermiere e per gli altri esercenti le professioni sanitarie esiste la possibilità che norme, rispettivamente etiche, deontologiche e giuridiche riguardino la stessa materia di interesse professionale D.Rodriguez, “La responsabilità ed il triage infermieristico”, corso di aggiornamento ANIARTI Lombardia, “il triage infermieristico” , pubblicata su SCENARIO, 1999, 16 (3,), 4-10 18 D. Rodriguez, 'Università degli Studi di Ancona La responsabilità professionale e il nuovo codice deontologico degli infermieri, Atti Congresso nazionale Aniarti, Napoli, Ottobre 1998. 24 CAPITOLO 3 LA SICUREZZA NEI PERCORSI E NELLE PROCEDURE IN SALA OPERATORIA. “Può sembrare strano affermare il principio che il primissimo requisito di un ospedale è che non deve danneggiare il malato.” (Florence Nightingale, Notes on Hospitals, 1863) 3.1 Aspetti Normativi La legge 626 del 1994 fu la legge che rese più moderna la sicurezza sul lavoro in Italia, venne introdotta sia per abrogare le leggi precedenti, sia per recepire tutte le normative europee per ciò che riguarda la salute e la sicurezza dei lavoratori. Le principali novità introdotte da questo Decreto furono il Servizio di Prevenzione e Protezione, la figura dell’RSPP, suo Responsabile e la figura dell’RLS, (Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza), che funge da tramite tra lavoratori e datore di lavoro. Il datore di lavoro con la L. 626/94 diventa responsabile del processo di miglioramento della sicurezza del luogo di lavoro e rispetto al DPR 547/55, non è più solo “debitore della sicurezza nei posti di lavoro”, per questo viene obbligato dallo stesso decreto a redigere un Documento di Valutazione dei Rischi. Il decreto legge 626/94 gettò le basi per il decreto legislativo 81/08.19 Il decreto legislativo n° 81 testo unico del 9 aprile 2008 in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, trova il principale campo di applicazione sulla regolamentazione per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Nel Testo Unico vengono indicate tutte le figure obbligatorie atte alla tutela della sicurezza dei lavoratori in azienda, ognuna delle quali deve ricevere una formazione adeguata. Il nuovo decreto ha apportato cambiamenti anche per quanto riguarda la sicurezza elettrica. Fra le altre novità ci sono modifiche per il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), che va adeguato alla nuova normativa. Nel 2009 è stata approvata un’integrazione del 19 www.normativa-sicurezza-sul-lavoro.it 25 Testo Unico sulla Sicurezza, il D.Lgs. 106/09, nel quale vengono introdotti dei cambiamenti al Testo Unico.20 Inoltre, assume particolare rilevanza l'adozione del Manuale Ministeriale per la sicurezza in Sala Operatoria (emesso nel 2010) che rappresenta uno strumento costruito nella logica del miglioramento della sicurezza e della qualità e, trasferisce nella realtà nazionale i frutti di un'esperienza iniziata nel 2002 con l'Assemblea Sanitaria Mondiale sulla sicurezza in sala operatoria e proseguita nel 2003 con il programma Safe Surgery Saves Lifes. Questo programma ha dimostrato una correlazione tra sicurezza in sala operatoria e vite umane salvate e si è tradotto nel documento di guida dell'OMS Guidelines for Safe Surgery. Per il nostro Paese, il Manuale Ministeriale è stato realizzato da un gruppo di lavoro dedicato. Attraverso le Agenzie Sanitarie Regionali, esso ha raggiunto tutti gli ospedali nazionali, cui compete la contestualizzazione ed implementazione all'interno della propria specifica realtà. 21 3.2 Responsabilità assistenziali e organizzative La sicurezza in ambito sanitario, costituisce uno dei requisiti fondamentali dell’assistenza sanitaria ed è un bene prioritario sia per gli utenti che per gli operatori. Ne sono testimonianza la Carta dei Diritti del Malato e gli Standard per la Pratica infermieristica della American Nurses Association che affrontano la responsabilità dell’infermiere di mantenere la sicurezza del paziente. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il ruolo dell'infermiere è costituito dall’insieme delle proprie funzioni, e tali funzioni sono state suddivise dal Consiglio Internazionale delle Infermiere(CII)22in cinque ambiti specifici: Assistenziale, Organizzativa, Formativa, di Ricerca, di Consulenza. Nel presente lavoro, saranno individuati alcuni principali riferimenti, contenuti nel Decreto Ministeriale(DM), nella TABELLA XVIII ter, e nel Codice Deontologico 20 www.normativa-sicurezza-sul-lavoro.it/testo-unico-dlgs-81.html www.salute.gov.it/imgs/c_17_paginearee_2908_listafile_itemname_0_file.pdf 22 Regolamentazione dell’assistenza infermieristica: dai principi al potere. Linee guida per la regolamentazione dell’assistenza infermieristica (a cura di) F.A. Affara e M.M. Styles, citato in Lusignani M., Mangiacavalli B., Casati M., “Deontologia infermieristica legislazione professionale, competenze specialistiche”, Masson, Milano, 2000, 21 26 (CD), relativi alla funzione Assistenziale, essendo questa la funzione cardine dell’infermiere, e quella Organizzativa, ritenuta significativamente rilevante in riferimento ai diversi livelli di responsabilità organizzativo-dirigenziali che gli infermieri occupano, (o dovrebbero occupare) all’interno delle organizzazioni sanitarie. Il DM, stabilisce che l’infermiere: “garantisce la corretta applicazione delle sanzioni diagnostico terapeutiche” “l’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale educativa” “identifica i bisogni di assistenza infermieristica e formula gli obiettivi” “agisce sia individualmente sia in collaborazione con gli altri operatori sanitari e sociali. “pianifica gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico” La TABELLA XVIII Ter istituisce che l’infermiere è tenuto a: “Identificare i bisogni fisici, psicologici e sociali della persona nelle diverse età della vita”. “Comprendere le finalità dei servizi sanitari territoriali, e valutare la loro risposta ai bisogni”. “Pianificare, fornire, valutare l’assistenza infermieristica rivolta a persone sane e malate, sia in ospedale che nella comunità”. “Organizzare l’assistenza infermieristica globale, utilizzare in modo appropriato le risorse”. “Interagire e collaborare attivamente con equipe intra e interprofessionali, al fine di programmare e gestire interventi infermieristici multidimensionali” Il Codice Deontologico23, Attraverso le norme del nuovo Codice deontologico, gli infermieri italiani manifestano l’impegno per un “saper essere” ad alta valenza etica, per un “saper assistere” ad alta valenza professionale e per attuarli al meglio ovunque. Infatti, l’infermiere non è più “l’operatore sanitario” dotato di un diploma abilitante ma il professionista sanitario responsabile dell’assistenza infermieristica. 23 www.ipasvi.it 27 Un professionista che, in quanto tale, assiste la persona e la collettività attraverso l’atto infermieristico inteso come il complesso dei saperi, delle prerogative, delle attività, delle competenze e delle responsabilità dell’infermiere in tutti gli ambiti professionali e nelle diverse situazioni assistenziali. L’infermiere e la relazione con la persona/assistito Il nuovo Codice deontologico fissa le norme dell’agire professionale e definisce i principi guida che strutturano il sistema etico in cui si svolge la relazione con la persona/assistito. Relazione che si realizza attraverso interventi specifici, autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico-scientifica, gestionale, relazionale ed educativa. “Specifici” sta per “propri”, ossia interni alla professione in quanto patrimonio di peculiari competenze ed esperienze infermieristiche. “Autonomi” sta per “di decisione propria” rispetto ad altre figure professionali. “Natura intellettuale, tecnico scientifica, gestionale, relazionale ed educativa” sta per saperi disciplinari che sostengono le diverse funzioni infermieristiche e per l’irrinunciabilità della relazione, dell’educazione e dell’informazione. La responsabilità, collegata all’autonomia, è intesa come un principio guida dell’agire professionale. L’assunzione di responsabilità pone l’infermiere in una condizione di costante impegno: quando assiste, quando cura e si prende cura della persona nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell’individuo. Quando si richiama ai principi di equità e giustizia nell’assumere decisioni organizzativo gestionali, quando rispetta i valori etici, religiosi e culturali oltre che il genere e le condizioni sociali della persona/assistito nell’assumere decisioni assistenziali. L’infermiere sviluppa il suo sapere ed il suo essere professionista nella relazione con la persona che assiste. La mission primaria dell’infermiere è il prendersi cura della persona che assiste in logica olistica che colloca il paziente al centro di tutto e mette in atto i servizi secondo i suoi bisogni, considera le sue relazioni sociali e il contesto ambientale. Il Codice deontologico si pone come alto strumento per perseguire la qualità dell’assistenza infermieristica. 28 3.3 Il Risk Management: i rischi in sala operatoria Nell’affrontare le tematiche della sicurezza viene anche utilizzato il termine “risk management” (tradotto con ‘gestione del rischio clinico’), che accentua la natura del rischio considerato, congiunto all’obiettivo clinico dell’intervento assistenziale e l’azione per la gestione di tale rischio (in termini di prevenzione ed intervento quando un danno è accaduto). Tale espressione definita nel glossario prodotto dal Ministero alla Salute: “Processo sistematico, comprendente sia la dimensione clinica che quella gestionale, che impiega un insieme di metodi, strumenti e azioni che consentono di identificare, analizzare, valutare e trattare i rischi al fine di migliorare la sicurezza dei pazienti”. La Sala Operatoria è un ambiente appositamente progettato, realizzato, organizzato, gestito e ottimizzato per effettuare interventi chirurgici, ed essendo un luogo di alta sicurezza per il paziente e per il personale, ha l'obbligo di limitare i rischi di errore, con conseguenti danni. Solitamente si trova all'interno di un complesso di Sale Operatorie che formano a loro volta un Blocco Operatorio. Alla Sala Operatoria si abbinano altri ambienti principalmente abilitati alla preparazione preoperatoria del paziente (anti-sala) ed alla sorveglianza postoperatoria (Sala di Risveglio e Stabilizzazione o Recovery Room). Si trova al centro di percorsi adatti a creare un ambiente controllato, dove siano ben distinte le aree pulite/“sterili” da quelle adibite all'allontanamento di strumenti e presidi usati e dei rifiuti. Questi punti sono indispensabili per garantire un percorso sicuro agli operatori che vi lavorano, e che sono soggetti a continui rischi chimici, fisici e biologici. Le normative sulla sicurezza con il risk management vogliono minimizzare questi rischi, affinché venga offerto un luogo di lavoro sicuro. La Sala operatoria (come l'ospedale) infatti è da sempre considerato il luogo dove il malato deve essere curato, e solo di recente, viene visto come ambiente di lavoro all’interno del quale lo stesso malato può costituire una potenziale fonte di rischio per il personale. L’ambiente operatorio ha come “oggetto della lavorazione” l’uomo. Questo porta come conseguenza: la valutazione dei rischi e nella individuazione delle misure di prevenzione e protezione e si devono tener presenti anche le necessità di sicurezza e 29 salute dello stesso paziente; le misure di prevenzione e protezione da adottare nei confronti del personale non devono comportare effetti negativi diretti o indiretti sullo svolgimento dell’attività operatoria, di per se estremamente delicata e importante. In una sala operatoria moderna interagiscono figure diverse, ed è indispensabile poter lavorare garantendo l’integrazione e la collaborazione dei professionisti: Medico Chirurgo, Anestesista e i rispettivi ed eventuali Specializzandi; Infermiere: di anestesia, strumentista, di sala; Operatori socio sanitari e i non meno importanti Studenti in formazione (professioni sanitarie); ed anche: Product specialist di apparecchiature e impianti, ingegneri biomedici o clinici, manutentori, addetti alle pulizie. È importante sottolineare come chiunque lavori in una sala operatoria debba tassativamente rispettare le normative per poter evitare al meglio quelli che sono i rischi. Rischio Chimico: Uso disinfettanti e detergenti (Formaldeide, Glutaraldeide…), Farmaci antiblastici (cancerogeni o probabilmente cancerogeni), Sostanze allergizzanti e sensibilizzanti (lattice, talco), Gas anestetici (isofluorano…). Rischio Biologico – Infettivo: Contatto con agenti biologici (virus,batteri,…) Rischio di infezione da organismi patogeni (da paziente infetto a personale o viceversa) Materiali biologici infetti Strumenti e apparecchiature contaminate Inquinamento ambientale Rischio da movimentazione manuale dei carichi e dei Pazienti: Patologie muscolo scheletriche Agenti Fisici: Radiazioni non ionizzanti (campi elettromagnetici) Radiazioni ionizzanti (esposizione raggi x) Meccanici (cadute, compressioni, punture, vibrazioni, etc…) Termici ( calore radiante, freddo ) Radiazioni ottiche artificiali ( illuminazione LED, laser, etc…) Rischio elettrico Rumori / Ultrasuoni Rischio Incendio (Piano di Emergenza ed Evacuazione) Microclima (Ventilazione e condizionamento a “contaminazione controllata”) Rischi Trasversali-Organizzativi: Stress lavoro-correlato; Organizzazione del lavoro (es. ortostatismo); Lavoratrici gestanti Differenze di genere / età Sempre per limitare i danni, ai rischi sopracitati, sono stati introdotte specifiche misure di protezione, i dispositivi medici utilizzati dal personale sanitario e tecnico all’interno delle strutture sanitarie sono, per gli operatori, attrezzature di lavoro lavoro e pertanto, il 30 loro uso, deve essere soggetto alle disposizioni contenute nel D.Lgs. 81/08. In una struttura sanitaria il datore di lavoro sceglie i dispositivi medici in base all’efficacia dell’azione sanitaria che sono chiamati a espletare come terapie o diagnosi, ma nella scelta deve prendere in considerazione anche i fattori ambientali e organizzativi ai fini dell’uso come attrezzature di lavoro24 Le manovre invasive che si effettuano in Sala Operatoria richiedono maggiore attenzione per quanto concerne le misure di protezione/prevenzione in relazione ad una più elevata contaminazione con sangue e liquidi biologici rispetto ad altre attività perché si svolgono procedure lavorative caratterizzate da un frequente contatto diretto e da una più rilevante manipolazione di strumenti taglienti contaminati con liquidi biologici (aghi, pinze, bisturi, cannule ecc)25 di seguito distinguiamo: • Misure di protezione collettive ovvero tutti i sistemi che riducono o eliminano il pericolo alla fonte, riducendo o evitando così il rischio di esposizione del lavoratore. • Misure di protezione individuali (DPI) nello specifico le attrezzature destinate ad essere indossate e tenute dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi, presenti nell’attività lavorativa, suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo (guanti, sovracamici, cuffie, mascherine, la divisa ecc). • Misure di prevenzione tecniche: modifica di tecnologie, impianti, macchinari, attrezzature, ecc… • Misure di prevenzione organizzative: modifica delle organizzazioni di lavoro ( orari, tempi, reparti, responsabilità, ruoli e gerarchie ). • Misure di prevenzione procedurali: modifiche delle procedure di lavoro ( ordine e sequenza delle operazioni, informazione e formazione). 24 art. 71, comma 2 del D. Lgs 81/2008 25 Cozzolino L.; “ Sala Operatoria. Assistenza Infermieristica ” Nuova Cultura; Roma; 2014 31 3.4 La check list operatoria Noi non possiamo cambiare l'essere umano, ma possiamo cambiare le condizioni in cui gli esseri umani operano26 Rispetto agli altri settori la sicurezza in sala operatoria si contraddistingue per la complessità intrinseca caratterizzante tutte le procedure chirurgiche, anche quelle più semplici dato il numero delle persone e professionalità coinvolte, le condizioni acute dei pazienti, la quantità di informazioni richieste, l'urgenza con cui i processi devono essere eseguiti, l'elevato livello tecnologico, la molteplicità di punti critici di processo che possono creare gravi danni ai pazienti (dalla identificazione del paziente, alla correttezza del sito chirurgico, alla appropriata sterilizzazione dello strumentario, all’induzione dell’anestesia, ecc.). particolare rilevanza assumono i processi di comunicazione all'interno dell'equipe operatoria indispensabile per la buona riuscita dell'intervento e per prevenire l'occorrenza di incidenti. Particolare rilevanza assumono i processi di comunicazione all’interno dell'equipe operatoria, nella quale il chirurgo, l’anestesista e l’infermiere non lavorano isolatamente l’uno dall’altro e devono assicurare un clima di collaborazione tra le diverse professionalità, indispensabile per prevenire l’occorrenza di incidenti peri-operatori e per la buona riuscita dell’intervento. Con l'obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza degli interventi chirurgici e delle sale operatorie, vengono periodicamente trasmesse, tramite organismi preposti: raccomandazioni e standard di sicurezza volti a rafforzare i processi pre- operatori, intra-operatori e post-operatori, e all’implementazione degli standard di sicurezza tramite l’applicazione della Checklist per la sicurezza in sala operatoria, in tutte le sale operatorie e nel corso di tutte le procedure chirurgiche effettuate. Le raccomandazioni riportate di seguito sono i 16 obiettivi specifici, che riguardano importanti aspetti per la sicurezza dei pazienti nel processo peri-operatorio; i primi 10 obiettivi derivano dal documento OMS “Guidelines for Safe Surgery”, con adattamenti 26 “Reason J. “Human error: model and management”, BMJ; 2000 pag 758 “we can not change de human beings but we can change the condition under they work 32 alla realtà nazionale, mentre i successivi 6 sono stati elaborati dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, anche con la collaborazione degli esperti del gruppo di lavoro per la sicurezza dei pazienti. 1. Operare il paziente corretto ed il sito corretto 2. Prevenire la ritenzione di materiale estraneo nel sito chirurgico 3. Identificare in modo corretto i campioni chirurgici 4. Preparare e posizionare in modo corretto il paziente 5. Prevenire i danni da anestesia garantendo le funzioni vitali 6. Gestire le vie aeree e la funzione respiratoria 7. Controllare e gestire il rischio emorragico 8. Prevenire le reazioni allergiche egli eventi avversi della terapia farmacologia 9. Gestire in modo corretto il risveglio ed il controllo postoperatorio 10. Prevenire il tromboembolismo postoperatorio 11. Prevenire le infezioni del sito chirurgico 12. Promuovere un'efficace comunicazione in sala operatoria 13. Gestire in modo corretto il programma operatorio 14. Garantire la corretta redazione del registro operatorio 15. Garantire una corretta documentazione anestesiologica 16. Attivare sistemi di valutazione dell'attività in sala operatoria Sulla base delle raccomandazioni “Guidelines for Surgery” l’OMS ha costruito una checklist per la sicurezza in sala operatoria contenente 19 punti, quale strumento guida per l’esecuzione dei controlli, a supporto delle equipe operatorie, con la finalità di favorire in modo sistematico l’aderenza all’implementazione degli standard di sicurezza raccomandati per prevenire la mortalità e le complicanze post-operatorie. Tale strumento sostiene sia i cambiamenti di sistema, sia i cambiamenti dei comportamenti individuali rafforzando gli standard per la sicurezza ed i processi di comunicazione, contrastandone i possibili fattori di fallimento. La checklist è stata oggetto di sperimentazione in uno studio prospettico, condotto su un campione di otto ospedali di diversi Paesi, con un disegno dello studio di tipo prima – 33 dopo; dallo studio è emerso che l’implementazione della checklist è associata ad una concomitante riduzione del tasso di mortalità e delle complicanze post-operatorie. A fronte dei diversi limiti dello studio, i risultati osservati suggeriscono che l’utilizzo della checklist può migliorare la sicurezza dei pazienti e ridurre il numero di morti e di complicanze post-operatorie. La checklist, viene applicata sostituendo (per evitare sovrapposizioni) la precedente checklist “Scheda pre-operatoria per la verifica della corretta identificazione del paziente, del sito chirurgico e della procedura”. Per migliorare l’implementazione della checklist è consigliabile la designazione di un coordinatore della checklist tra i componenti dell’equipe operatoria, che sarà responsabile della verifica dei controlli da parte dei rispettivi componenti dell’equipe operatoria e, soltanto dopo aver accertato l’avvenuto controllo, si farà carico di contrassegnare la casella del relativo item; l’OMS suggerisce la designazione dell’infermiere di sala operatoria. E’ previsto che la maggioranza dei controlli venga effettuata verbalmente per verificare che i controlli previsti siano stati eseguiti. La checklist include 3 fasi (Sign In, Time Out, Sign Out), 20 item con i controlli da effettuare nel corso dell’intervento chirurgico e le relative caselle da contrassegnare (√) dopo l’avvenuto controllo. Le fasi della check list 1° Fase: Sign In Il Sign In si svolge prima dell’induzione dell’anestesia, richiede la presenza di tutti i componenti dell’equipe e comprende i seguenti controlli. � Conferma da parte del paziente di identità, procedura, sito e consenso Il coordinatore deve verificare verbalmente con il paziente la correttezza dell’identità, del sito, della procedura e che sia stato dato il consenso all’intervento chirurgico. Se il paziente, per la propria condizione clinica o per età, non è in grado di rispondere alle domande poste sulla corretta identificazione, è necessario coinvolgere i familiari o altre persone in grado di rispondere correttamente. � Sito marcato 34 Il coordinatore dovrà contrassegnare la corrispettiva casella soltanto dopo aver verificato, guardando, che il sito chirurgico sia stato marcato, ovvero che tale controllo non sia applicabile al tipo di intervento chirurgico (ad esempio interventi su organi singoli). � Controlli per la sicurezza dell’anestesia Il coordinatore dovrà controllare verbalmente con l’anestesista che siano stati effettuati i controlli per la sicurezza dell’anestesia (gestione paziente, farmaci e presidi, apparecchiature) e che sia stato confermato il corretto posizionamento e funzionamento del pulsossimetro. � Identificazione dei rischi del paziente Il coordinatore dovrà controllare verbalmente con l’anestesista che sia stato valutato il rischio di reazioni allergiche, di difficoltà di gestione delle vie aeree, di perdita ematica. 2° fase: Time Out Il time out è un breve momento di “pausa chirurgica” che si svolge dopo l’induzione dell’anestesia e prima dell’incisione cutanea, richiede il coinvolgimento di tutti i componenti dell’équipe e comprende i seguenti sette controlli: � Presentazione dell’équipe Il coordinatore chiede ad ogni componente dell’équipe operatoria di presentarsi, enunciando il proprio nome e il proprio ruolo. Se tale presentazione è già avvenuta nel corso della giornata operatoria, può essere sufficiente che ognuno confermi di conoscere tutti gli altri componenti dell’équipe. � Chirurgo, anestesista ed infermiere confermano il paziente, il sito, la procedura ed il corretto posizionamento Il coordinatore chiede all’equipe operatoria di confermare ad alta voce il nome del paziente, la procedura chirurgica, il sito chirurgico e il corretto posizionamento del paziente rispetto all’intervento programmato (ad esempio il coordinatore dice ad alta voce: “Adesso è l’ora del time out”, quindi continua: “Siete d’accordo che il nome del paziente è Sig. X, che sta per essere sottoposto ad intervento di riparazione di ernia inguinale destra?”). La casella deve essere riempita soltanto dopo che il chirurgo, l’anestesista e l’infermiere professionale abbiano dato conferma. 35 � Anticipazione di eventuali criticità Successivamente ogni componente, a turno, revisiona gli elementi critici del proprio programma operatorio, utilizzando, come guida, le domande della checklist; (ad esempio il chirurgo potrebbe dire: “Questo è un intervento di routine di tot durata” e successivamente chiedere all’anestesista ed all’infermiere se ci sono elementi di preoccupazione; l’anestesista potrebbe rispondere: “non ho particolare preoccupazioni per questo caso”, mentre l’infermiere potrebbe dire: “La sterilità è stata verificata, non ci sono altri elementi di particolare preoccupazione”). � Profilassi antibiotica Il coordinatore chiede ad alta voce di confermare che la profilassi antibiotica sia stata somministrata nei 60 minuti precedenti. Il responsabile della somministrazione della profilassi antibiotica deve fornire conferma verbale. Nel caso in cui l’antibiotico sia stato somministrato da oltre i 60 minuti, dovrà essere somministrata la dose aggiuntiva di antibiotico. Fino a quando la dose aggiuntiva non sia stata somministrata, il coordinatore deve lasciare la relativa casella in bianco. � Visualizzazione immagini La visualizzazione delle immagini è importante per garantire l’adeguata pianificazione ed esecuzione degli interventi chirurgici. Il coordinatore deve chiedere al chirurgo se la visualizzazione delle immagini è necessaria per l’intervento; in caso affermativo, conferma che le immagini essenziali sono disponibili nella sala e pronte per essere visualizzate durante l’intervento. 3° fase: Sign Out L’obiettivo del Sign Out è quello di facilitare l’appropriato trasferimento delle informazioni all’equipe ed al personale responsabile per l’assistenza del paziente dopo l’intervento. Il Sign out dovrebbe essere completato prima che il paziente abbandoni la sala operatoria, può anche coincidere con la chiusura della ferita chirurgica, dovrebbe essere completato prima che il chirurgo abbia lasciato la sala operatoria e comprende i seguenti sei controlli � L’infermiere di sala conferma verbalmente insieme all’equipe operatoria: 36 - Nome della procedura chirurgica registrata Dal momento che la procedura potrebbe essere modificata nel corso dell’intervento, il coordinatore deve confermare con il chirurgo e con il resto dell’equipe la procedura che è stata effettuata (ad esempio potrebbe chiedere: “Quale procedura è stata effettuata?” oppure chiedere conferma: “Noi abbiamo effettuato la procedura X, è vero?”). - Conteggio di strumenti, garze, bisturi, aghi e altro strumentario chirurgico Il ferrista o l’infermiere di sala operatoria deve confermare ad alta voce l’effettuato conteggio. Nel caso in cui si verifichino discrepanze nel conteggio finale, l’equipe operatoria deve essere avvisata tempestivamente, in modo da poter adottare gli opportuni provvedimenti. - Etichettatura del campione chirurgico (incluso nome del paziente e descrizione) L’infermiere di sala operatoria conferma la corretta etichettatura dei campioni chirurgici leggendo ad alta voce i dati anagrafici del paziente e la descrizione dei campioni. - Problemi o malfunzionamenti nell’utilizzo dei dispositivi Il coordinatore assicura che qualora siano emersi eventuali problemi nel funzionamento dei dispositivi, essi vengano identificati e segnalati, in modo da evitare che il dispositivo venga riutilizzato prima che il problema sia stato risolto. � Revisione degli elementi critici per l’assistenza post-operatoria: Il coordinatore conferma che il chirurgo, l’anestesista e l’infermiere abbiano revisionato gli aspetti importanti e gli elementi critici per la gestione dell’assistenza postoperatoria del paziente, focalizzando l’attenzione sugli eventuali problemi intraoperatori o anestesiologici che possono influire negativamente sul decorso postoperatorio. � Profilassi del tromboembolismo post-operatorio Il coordinatore chiede conferma al chirurgo che sia stato predisposto il piano per la profilassi del tromboembolismo postoperatorio, come da procedura aziendale (mobilizzazione precoce, dispositivi compressivi, farmaci); La checklist compilata può essere collocata nella documentazione clinica del paziente oppure archiviata per la valutazione della qualità degli interventi. 37 In ciascuna fase è importante creare un ambiente lavorativo che faciliti il compito del coordinatore; l’equipe operatoria deve agevolare il coordinatore nel porre le specifiche domande e fornire le dovute risposte.27 3.5 Posizionamento a letto del paziente Il posizionamento della persona sul letto operatorio rappresenta una tappa indispensabile della preparazione precedente l'atto chirurgico. Il posizionamento varia a seconda della tipologia di intervento e deve permettere l'esposizione (iperestensione dell'area, dove possibile) della parte anatomica da sottoporre all'intervento chirurgico al fine di garantire un lavoro agevole e sicuro al chirurgo è necessario garantire nello stesso tempo il comfort e la sicurezza dell'operando rispetto a cadute accidentali, alla circolazione, alla respirazione, alla muscolatura, alle strutture nervose al fine di evitare complicanze successive. Le complicanze legate al mal posizionamento durante l’atto chirurgico possono avere conseguenze importanti sia per il paziente che per il team, anche da un punto di vista etico morale.28 Ove ritenuto necessario, il posizionamento sul letto operatorio può essere provato a paziente vigile e cooperante. Per il posizionamento del paziente sono necessari almeno due operatori e per alcune posizioni particolari può essere necessaria la collaborazione di un numero maggiore di operatori. Le funzioni o strutture anatomiche che possono essere danneggiate a causa di posture non corrette riguardano il sistema respiratorio (limitata espansione polmonare, stasi, alterato rapporto ventilazione/perfusione), il sistema circolatorio (cefalea vascolare, edema cerebrale, ischemia miocardica, diminuita perfusione degli organi), il sistema nervoso/muscolare (stiramenti, neuropatie, dolori articolari postoperatori), l’apparato tegumentario (piaghe da decubito e alopecia) e l’apparato visivo (cheratiti, congestione congiuntivale e cecità).29 Inoltre quando si utilizza l'elettrobisturi è importantissimo che il paziente sia totalmente isolato dal tavolo operatorio per evitare folgorazioni, con conseguente danno al paziente che aumenta il disagio e l'allungarsi del tempo di degenza. È consigliato 27 www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1631_allegato.pdf Le lesioni possono essere di breve durata, come una neuropatia che si risolve in 24/48 ore, o a lungo termine, come le ulcere da decubito che possono portare allo sviluppo di una lesione di grado IV. www.ipasvi.it 29 www.ginecologia.unipd.it/Assistenza-Documenti 28 38 stendere un telo impermeabile a diretto contatto con la superficie di appoggio del tavolo operatorio, poi di posizionarvi sopra tre teli che contribuiscono ad isolare ed infine, a contatto con il paziente, un telo assorbente. Tutte le superfici eventualmente conduttive, come supporto per braccia, gambe, piedi devono essere isolate dal paziente. Occorre prestare particolare attenzione che gli arti superiori ed inferiori siano isolati tra di loro e dal tronco.30 Il posizionamento del paziente sul tavolo operatorio risulta difficoltosa in quanto, le strutture anatomiche non possono essere dislocate oltre un certo limite e il raggiungimento della sede nella quale svolgere l'intervento, può essere invalidato e assai difficoltoso. Per limitare queste difficoltà è possibile avvalersi del riposizionamento del paziente. L'osservanza di alcuni principi, garantisce comfort, efficacia e sicurezza del paziente: • Collaborare sempre con il paziente chiedendo se si sente comodo (per quanto possibile) o se si sente costretto. (Naturalmente se è in stato di coscienza) • L'esposizione immotivata del paziente va evitata. • Bloccare le ruote del letto operatorio prima del posizionamento del paziente. • Prima di mobilizzare il paziente occorre che sia presente in sala un numero sufficiente di personale in grado di assistere/aiutare alla manovra. Sono necessarie almeno due persone per movimentare il paziente. • Il paziente non deve essere toccato o mobilizzato fino a che l'anestesista non dia il suo consenso. • L'allineamento del corpo del paziente deve poter essere mantenuto correttamente durante le fasi di posizionamento, onde evitare danni all'integrità del paziente. • Il personale che si accinge al posizionamento del paziente deve informarsi e conoscere tutti i meccanismi di mobilizzazione del letto e le metodiche di applicazione degli accessori. • Il personale che procede al posizionamento del paziente, deve altresì conoscere le differenze nelle varie posizioni e in che tipo di chirurgia vengono applicate. 30 www.klsmartin.com 39 • Il personale deve avere già pronti tutti gli accessori da applicare al letto e conoscerne l'esatta collocazione e messa in opera, durante l'allestimento della SO per l'intervento. • Quando sia necessario applicare delle variazioni alla posizione del paziente, il personale adibito deve farlo con cautela, con movimenti lenti, fluidi e gentili, interagendo con il paziente (quando possibile). • Tutto il personale deve conoscere perfettamente le norme e le precauzioni di sicurezza inerenti il posizionamento del paziente. Esse sono illustrate di seguito. Al fine di un corretto, sicuro e ottimale posizionamento è necessario che sia già pronto l'equipaggiamento, l'infermiere che posiziona il paziente abbia acquisito una buona pratica e dimestichezza con determinate posizioni, nel caso non lo fosse deve essere supportato da un collega più esperto, al fine di evitare complicazioni. 40 CAPITOLO 4 LA PRIVACY 4.1 Il concetto di privacy in Italia: cenni normativi In Italia è’ stata la giurisprudenza ad individuare il fondamento giuridico della privacy diritto costituzionalmente tutelato31 L’Italia, infatti, pur non avendo nel suo ordinamento una previsione normativa vera a tutela della riservatezza è uno dei firmatari della Convezione di Strasburgo. La Costituzione non dedica alcuna norma specifica alla tutela della riservatezza in quanto tale, anche se vari principi si possono individuare nelle norme poste a tutela del domicilio (art. 14), della libertà segretezza della corrispondenza (art. 15), ecc. Nel nostro Paese la normativa sulla privacy arriva sulla spinta della Unione Europea, grazie a due normative: il Trattato di Schengen 32 e la Direttiva n. 95/46, sulla tutela dei dati personali, che imponeva agli Stati membri il recepimento della stessa entro tre anni dalla sua entrata in vigore. Questi due fatti hanno dato la spinta alla promulgazione della Legge 675/96, ora abrogata, che creava una normativa organica in materia di protezione della privacy, volta esplicitamente alla tutela della dignità, dei diritti e delle libertà fondamentali delle persone, riferendosi quindi a quelli che vengono definiti come “diritti inviolabili” delle persone umane, in particolare ai diritti alla riservatezza e all’identità personale. Entrambe le posizioni giuridiche sono state ribadite dal D.Lgs.vo n. 196/2003 che ha elevato la protezione dei dati personali a posizione giuridica autonoma e l’ha riconosciuta in capo a “chiunque”. La protezione dei dati assurge essa stessa a diritto fondamentale della persona, sia fisica sia giuridica e si affianca alla riservatezza e all’identità personale. 31 sentenza della Corte di Cassazione, n. 2129 del 27 maggio 1975, nella quale si sancisce definitivamente la riservatezza come diritto costituzionalmente tutelato in base, tra l’altro, all’art. 2 della Costituzione. 32 L’accordo di Schengen prende il nome dalla località situata in Lussemburgo in cui nel 1985 venne firmato il documento da Francia, Germania, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi. che elimina i controlli alle frontiere ed assicura la libera circolazione delle persone, unitamente alle informazioni che le riguardano. Poiché uno dei principi chiave presenti in tutte le legislazioni europee in materia di tutela dei dati sancisce che il loro trasferimento da un paese all’altro presuppone che lo Stato ricevente abbia adottato misure di protezione adeguate e, comunque, paragonabili a quelle garantite nello Stato di origine, la mancanza in Italia di una legge sulla tutela dei dati personali le avrebbe impedito di fare parte del gruppo dei Paesi di Schengen. compare nell'articolo”codice in materia dei dati personali”. www.unich.it 41 La normativa in questione ha come scopo la protezione dei dati personali, definiti dalla stessa come informazioni relative ad una persona (fisica o giuridica), allo scopo di tutelare dette posizioni giuridiche che si qualificano, quali diritti fondamentali della persona umana. Il D.Lgs 196/2003 art.2 in materia di protezione dei dati personali recita: “Il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti e delle liberà fondamentali nonché della dignità dell’interessato, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto alla protezione dei dati personali” “Chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano” (Art. 1) L’attuale normativa (Legge o Codice sulla privacy) costituisce il principale riferimento per tutto ciò che attiene la tutela dei dati personali. All'art. 12 titolato “Codici di deontologia e di buona condotta” Il Garante, riconosce ai codici deontologici il valore di criterio di riferimento per determinare la legittimità del trattamento. Il rispetto delle regole contenute nei codici costituisce elemento certo per la valutazione, anche nell’eventuale sede giudiziaria, del rispetto dei principi di lealtà e correttezza del trattamento. Il codice deontologico, assume, quindi, valenza di norma, sebbene di grado secondario rispetto alla legge, vedremo nello specifico più avanti il richiamo al codice deontologico degli infermieri. I riferimenti normativi principali li troviamo nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (1950) il cui all'articolo 8 al Comma 1 recita: “Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio, e della sua corrispondenza” 42 4.2 La privacy in ambito sanitario La privacy in campo sanitario viene ritenuta una tematica tra le più importanti oramai dalla gran parte dei cittadini e quindi vista come uno strumento socialmente significativo, ma al momento non ancora del tutto conosciuto. Una normativa complessa ed articolata, come quella della privacy, è difficile da applicare all’interno del sistema sanitario perché mette in evidenza subito la particolarità dei dati, quelli di salute, che si trovano ad essere oggetto di tutela. I dati sulla salute richiedono una tutela rafforzata, ponendo altresì problemi di gestione e di raccolta del tutto particolari, infatti questi dati sono connotati dall’essere molto delicati da gestire perché la loro divulgazione potrebbe portare un serio pericolo di discriminazione per i soggetti di riferimento. La privacy termine inglese equivalente a riservatezza o privatezza è il diritto alla riservatezza della propria vita privata a non subire interferenze nella propria persona e sulla propria vita Ad ogni cittadino/utente delle strutture sanitarie per ragioni di diagnosi, cure, prestazioni mediche, operazioni amministrative deve essere garantita la più assoluta riservatezza e il più ampio rispetto dei suoi diritti fondamentali e della sua dignità. I dati personali in grado di rivelare lo stato di salute delle persone sono, infatti, di particolare delicatezza, per questo definiti "dati sensibili", e non possono essere diffusi. Ad essi il Codice sulla protezione dei dati personali attribuisce una tutela rafforzata e stabilisce le regole per il loro trattamento (ad es.: la raccolta, la registrazione, l'organizzazione, la conservazione ecc.) in ambito sanitario. Abbiamo già trattato come il diritto alla privacy si pone come un diritto forte protetto dall’ordinamento giuridico nazionale. Nello specifico, gli operatori che operano nel contesto sanitario sono coinvolti in base all’art. 76 del Codice sulla Privacy. Infatti, l'articolo 76, volge l'attenzione agli Esercenti professioni sanitarie e organismi sanitari pubblici; 43 Gli esercenti le professioni sanitarie e gli organismi sanitari pubblici, anche nell'ambito di un'attività di rilevante interesse pubblico ai sensi dell'articolo 85, trattano i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute: 1) Dati personali: qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente o associazione, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale (dati identificativi) 2) Dati giudiziari 3) Dati sensibili: dato personale idoneo a rilevare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose o filosofiche o d’altro genere, le opinioni politiche, lo stato di salute, la vita sessuale, adesione a partiti. Il loro trattamento richiede il consenso scritto dell’interessato. (Cartella Clinica, infermieristica). Come già ribadito il diritto alla privacy è rafforzato dai codici deontologici medico e infermiristico; Il codice dell'infermiere all'articolo 26 recita: "L'infermiere assicura e tutela la riservatezza nel trattamento dei dati relativi alla persona. Nella raccolta, nella gestione e nel passaggio di dati, si limita a ciò che è attinente all’assistenza." Articolo 28:" L'infermiere rispetta il segreto professionale non solo per obbligo giuridico, ma per intima convinzione e come espressione concreta della reciproca fiducia con l'assistito." Tutelare la privacy curando il contatto con la sfera intima, personale e psicologica del paziente ponendo attenzione e delicatezza durante le attività di assitenza, predisponendo l'ambiente (utilizzo di barriere fisiche), favorendo una corretta relazione con i familiari. Il concetto di privacy si coniuga bene anche con il segreto professionale, che impone all'infermiere l’obbligo di mantenere il segreto di tutte le informazioni che il paziente trasmette agli operatori in funzione del proprio lavoro o professione. Mantenere la riservatezza su tutte le informazioni che riguardano il malato, rappresenta un valore professionale prima che un obbligo . 44 4.3 La privacy e il diritto alla salute Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesione del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni. E’ qui riconosciuto il diritto alla riservatezza, alla cosiddetta privacy. Non è sinonimo di diritto ‘all’anonimato’ o ‘ad essere solo/a’, bensì come diritto a mantenere il controllo sulle proprie informazioni quale presupposto per l’esercizio di molti altri diritti di libertà. Possiamo concludere affermando che il rispetto della privacy è anzitutto un valore che deve entrare nei comportamenti reali delle varie categorie professionali, e tra queste anche degli operatori sanitari coinvolti per percorso perioperatorio e più nello specifico di tutto il team chirurgico. Nelle strutture mediche e ospedaliere in questi ultimi anni l'aspetto sulla privacy ha acquisito una enorme importanza, forse perché sono purtroppo ancora diffuse le situazioni in cui la dignità degli assistiti viene violata. L'assistenza infermieristica può essere personalizzata in funzione della quantità e qualità dei dati raccolti dal paziente al momento della fase di pianificazione. In relazione alla tutela dei dati personali così acquisiti, si impongono, tuttavia, cogenti esigenze di tutela della riservatezza: le informazioni sul paziente devono essere preservate da occhi indiscreti, ovvero da accessi da parte di terzi non autorizzati. Salvaguardare la riservatezza dell'utente o cliente è ormai un comportamento radicato in ogni settore di attività professionale, nonostante le complicazioni indotte da una normativa farraginosa. Sono state numerose le prescrizioni di dettaglio e le indicazioni pratiche che hanno finalmente fatto luce, dopo tanti anni, su molti passaggi operativi che costituivano fonte di dubbio e confusione tra gli operatori della sanità pubblica e privata. 45 Molte disposizioni riguardano le modalità di accoglienza del malato. I locali utilizzati per lo svolgimento di colloqui. Il garante ha evidenziato che l'assenza o l'inidoneità dei locali o delle modalità utilizzate nello svolgimento di colloqui con il personale sanitario (ad esempio nei casi di raccolta della documentazione di anamnesi), possono generare situazioni di promiscuità: Adozione di segnali e cartelli. Nella stessa ottica l'Autorità ha suggerito l'uso di inviti, segnali o cartelli e comunque la predisposizione di apposite distanze di cortesia in tutti i casi in cui vengono acquisite informazioni sullo stato di salute del paziente. Chiamata non nominativa. E' prassi comune, tanto per il personale medico quanto infermieristico, rivolgersi al paziente di turno, qualora via siano più persone nello stesso locale, chiamandolo per nome e ad alta voce, per meglio identificarlo. Secondo l'Autorità, tuttavia, ciò costituisce una palese violazione del diritto alla riservatezza del paziente. Ovviamente, tale misura non deve essere applicata durante i colloqui tra l'interessato ed il personale medico o amministrativo: ad esempio, quando l'infermiere assiste il paziente nel suo letto. Quando la chiamata non nominativa può pregiudicare la tempestività o efficacia della prestazione medica (ad es. in caso di particolari caratteristiche del paziente, anche legate ad uno stato di disabilità), possono essere utilizzati altri accorgimenti adeguati ed equivalenti, come il contatto diretto con il paziente. A seguito dell'evoluzione della normativa in materia di tutela dei dati personali è stata già abolita quasi del tutto un'altra abitudine in uso, fino a qualche tempo addietro, soprattutto nelle strutture ospedaliere: l'affissione di liste di pazienti nei locali destinati all'attesa o comunque aperti al pubblico, Grafiche e nota operatoria. Per il Garante non devono essere resi visibili da terzi non legittimati i documenti riepilogativi di condizioni cliniche dell'interessato, come le grafiche poste ai piedi al letto di degenza. Attualmente, in ogni struttura esse vengono riposte (insieme alla cartella) all'interno dell'ambulatorio infermieristico od in una stanza apposita, nella quale può accedere solo 46 il personale sanitario autorizzato. Lo stesso si può affermare relativamente alla nota operatoria, che indica il nome del paziente e la tipologia di intervento al quale si dovrà sottoporre in una determinata data. Comunicazioni sullo stato di salute al malato. Coloro che esercitano una professione sanitaria devono adottare particolari accortezze perfino nel comunicare informazioni sullo stato di salute allo stesso paziente, benché questi abbia diritto, come ribadito anche dalla “Carta della qualità in chirurgia”, di accedere e prendere visione della propria cartella medica durante il periodo di degenza. La trasmissione di informazioni, infatti, può avvenire solo per il tramite di un medico (individuato dalla stessa persona ricoverata, oppure dal titolare del trattamento, vale a dire un dirigente della struttura ospedaliera) o di un altro operatore sanitario che, nello svolgimento dei propri compiti, intrattenga rapporti diretti con il paziente (ad esempio, un infermiere designato quale incaricato del trattamento ed autorizzato per iscritto dal titolare).33 4.4 La privacy e l'evoluzione tecnologica In questi ultimi anni l'evoluzione tecnologica ha ideato i Google Glass, che vengono sperimentati nelle sale operatorie americane già da alcuni anni per diffondere le immagini dell'intervento chirurgico, allo scopo di garantire al meglio il punto di vista del chirurgo. In Italia, questa tecnologia, è stata utilizzata per la prima volta 34, per un intervento di cardiochirurgia presso l'ospedale Molinette di Torino. Gli occhiali a realtà aumentata, sono dotati di un display montato su una lente dove i contenuti vengono visualizzati come se ci si trovasse di fronte a uno schermo da 25 pollici a una distanza di due metri. È inoltre possibile consultare i dati clinicistrumentali del paziente nel contesto della procedura che si sta eseguendo. Sarà, per esempio, estremamente semplice consultare la coronarografia nello stesso momento in cui si sta eseguendo un intervento di rivascolarizzazione miocardica, senza distogliere l'attenzione dal campo operatorio. Nel futuro diverse applicazioni potranno essere 33 www.garanteprivacy.it . Ma gli occhiali a realtà aumentata sono già sbarcati nelle sale operatorie italiane: ad aprile 2014 l'Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) li ha usati nel reparto di cardiologia, e a novembre 2014 a Firenze il dispositivo è stato usato per fare un prelievo di fegato 34 47 ampliate e perfezionate al fine di rendere più agevole il gesto del cardiochirurgo. Il primo intervento con il dispositivo è stato fatto negli Stati Uniti nel giugno 2013, per chirurgia allo stomaco. In ambito medico le applicazioni attuali sono prevalentemente didattiche: il chirurgo può gestire il dispositivo con i semplici comandi vocali, al fine di divulgare e condividere le nuove tecniche in tempo reale, non solo con i collaboratori presenti nella propria sala operatoria, ma anche con addetti ai lavori tramite 'hangout', rispettando la privacy del paziente. 35 Il dibattito sulla privacy è stato molto combattuto ponendo in discussione quanto il loro uso possa ledere i diritti personali di chi viene filmato e registrato in sala operatoria qualora vengano inquadrati il volto e alcune parte riconoscibili del paziente, il tutto potrebbe essere risolto mettendo in atto le necessarie precauzioni, informando ed ottenendo dal paziente il consenso informato. Questi dubbi vengono sollevati con preoccupazione anche dal Garante per la Privacy, oltre che da tempo dai membri del Congresso americano, affermando che, le nuove tecnologie sono state sempre connotate dal binomio opportunità- rischi, ma certo con i Google Glass i vantaggi in termini di utilità per la nostra vita quotidiana corrispondono a grandi rischi sul piano sociale e nei rapporti tra le persone. Ma Google sarà davvero capace di garantire la privacy o sarà invece necessario un cambio di approccio rispetto all'attuale normativa? Le norme devono necessariamente fare i conti con tecnologie sempre più rivoluzionare e porsi opportunamente al passo con esse. Ci sono già norme che vietano la messa on-line di dati personali senza il consenso degli interessati, che potrebbe configurarsi come un vero e proprio reato. Ma le leggi non bastano, serve un salto di consapevolezza. Al di là delle rassicurazioni dai manager di Google, riguardo ad esempio all'introduzione della funzione del riconoscimento facciale occorre che le persone capiscano i fortissimi rischi di un uso selvaggio di strumenti come questi e agiscano di conseguenza, utilizzandoli per le proprie esigenze, ma rispettando la vita degli altri, ponendoci quanto prima possibile la questione di come promuovere a livello globale un uso etico delle nuove tecnologie. 36 35 compare in: 2015/03/06/cardiochirurgia-primo-intervento-a-torino-con-google-glass visitato il 01-11-15 www.ansa.it/ 36 www.garanteprivacy.it/ visitato 01-11-15 48 CAPITOLO 5 IL COMFORT 5.1 Il concetto di Comfort Il comfort indica il "livello di benessere" percepito dall'utente nell'ambiente di lavoro o in determinate condizioni di servizio. Vari tipi di aziende lo tengono in considerazione nell'ambito della progettazione 37 Il comfort viene definito come "l'insieme di sensazioni piacevoli derivanti da stimoli esterni o interni al nostro corpo, che ci procurano una sensazione di benessere in una determinata situazione: per es., quando siamo seduti oppure ci troviamo in un ambiente ventilato o silenzioso o illuminato da una luce senza forti contrasti". Secondo questa definizione, il comfort è dunque una condizione puramente soggettiva. Il comfort assume anche il significato generico di "comodità", "agio" sempre comunque nel senso concreto di 'tutto ciò che rende agevole e piacevole la vita quotidiana in un determinato ambiente'. Si parla di comfort in riferimento alle Comodità materiali: il complesso di impianti, installazione e arredi accessori occorrenti a rendere agevole ed organizzata la vita quotidiana In un contesto lavorativo non possiamo parlare di comfort senza accennare ad alcuni aspetti del discomfort. "Il Discomfort e' quel grado di malessere soggettivo percepito dall'individuo nel luogo di lavoro; e può influire in modo sensibile sulla qualità della vita, sul benessere e sulla performance degli operatori. [...]"38. Nella Sanità e' stato osservato un rapporto causale tra disagio degli operatori e soddisfazione degli utenti. Lo confermano numerose ricerche sul disagio nell'ambiente 37 nel campo del disegno industriale, soprattutto quelle di trasporto automobilistico, ferroviario, navale ed aereo. 38 Isidoro Gollo"disconfort in ambito sanitario" articolo tratto dal sito www.millemedia.it 49 di lavoro39 che hanno messo in luce alcuni punti di forza e di criticità che potranno essere utilizzati per migliorare qualità e condizioni di lavoro nei diversi contesti operativi, e allo stesso tempo incidere positivamente anche sulla qualità e l'efficacia dei servizi. 5.2 Il comfort in Ospedale Il comfort in ospedale, indica un ambiente accogliente e confortevole per le persone che vi soggiornano. La concezione della struttura ospedaliera, come luogo deputato alla cura dei malati, è andata consolidandosi solo nella seconda metà del XX secolo parallelamente ai progressi della farmacologia, della chirurgia, della diagnostica. Ancora nel XIX secolo, la gente veniva curata presso le proprie case, mentre gli ospedali, più che luoghi dove si veniva curati bene erano lazzaretti, ove posizionare le persone malate che in casa avrebbero rappresentato un problema. In tutti gli anni cinquanta, sessanta ed anche settanta continuano ad esistere le corsie, i “cameroni” a sei o ad otto letti, gli orari dei pasti assurdi, il personale assi poco attento agli aspetti relazionali, le carenze, alcune volte drammatiche, dei servizi igienici. In tutto questo periodo si sposta radicalmente il luogo di cura delle persone abbienti: non più il proprio domicilio, ove a fronte del massimo del comfort, non è possibile però usufruire di tutte le tecnologie presenti in ospedale, ma la casa di cura privata. Chi può in caso di malattia e di parto non sceglie la struttura ospedaliera pubblica, identificata come il luogo dove si debbono obbligatoriamente far curare i poveri, ma si orienta verso un'ampia gamma di case di cura private, alcune volte convenzionate con le mutue più ricche. Ancora oggi, la ''malasanità'' identifica comportamenti errati sul piano della professione e degli ''atti sanitari'', ma contemporaneamente vengono identificate come situazioni da denuncia; tutte quelle circostanze, in cui, l'utenza identifica gravi carenze sul piano del 39 nella sanità la frequenza degli incidenti sul lavoro, pur non presentando un quadro di drammaticità (morte, invalidità, ecc.) sia significativa. Tali incidenti denotano situazioni di lavoro, ambientali, relazionali, comunicative che favoriscono l'insorgere di questa tipologia di incidente". Le aree indagate in linea con le indicazioni della letteratura internazionale sono la "Percezione di sé", la "Percezione delle relazioni", la "Percezione dell'organizzazione", area dei "Comportamenti adattivi alle difficoltà""disconfort in ambito sanitario" articolo tratto dal sito www.millemedia.it 50 comfort, dei rapporti interpersonali, dell'accoglienza, dell'umanizzazione degli interventi. Inoltre queste carenze vengono attribuite soprattutto alle strutture pubbliche. Nel corso degli anni, le strutture pubbliche hanno acquistato in maniera determinante sempre maggior fiducia da parte dei cittadini sul piano delle risposte ''sanitarie'', anzi in alcuni casi (per esempio tutta l'emergenza) sono addirittura diventate monopoliste. Questo, paradossalmente, ha fatto crescere, pesantemente, la richiesta di un comfort sempre più adeguato, di un trattamento sempre più personalizzato, di uno standard di formazione del personale sempre più elevato. Negli anni ottanta cresce significativamente il livello tecnologico, la qualificazione del personale e la sofisticazione delle terapie ma il giudizio sul comfort, sull'accoglienza, sull'umanizzazione resta un giudizio fortemente critico. Non passa giorno che sui ''media'' non vengano pubblicate lettere di persone, che si lamentano dei disservizi o di carenze. La prima considerazione che va fatta è che il comfort varia molto a seconda del tipo di ospedale o di reparto. Il concetto è facilmente comprensibile ed è quindi inutile dilungarsi sulle specificità. Indichiamo di seguito i campi d'intervento che consideriamo validi per tutti; Strutture e sicurezza La condizione strutturale è a nostro avviso la prima da considerare. Non è certo una condizione legata esclusivamente al comfort, investendo anche problemi di razionalità dell'intervento sanitario e problemi legati alla sicurezza, ma di certo una struttura moderna o modernamente ristrutturata: stanze a due letti con servizi igienici, collegamenti razionali, un microclima adeguato ai cambiamenti stagionali, adeguati spazi dedicati alle attese e le visite, sono di certo un indispensabile presupposto per ogni successiva considerazione sul comfort. Risulta evidente che anche per quel che riguarda gli aspetti strutturali, esistono significative differenze a secondo delle strutture ospedaliere o sanitarie di cui si tratta. Una seconda condizione è l'accessibilità sia esterna, intesa come facilità di reperimento delle strutture per chiunque necessita di raggiungerle, ampie aree di parcheggio, buon servizio di mezzi pubblici; che interna, con percorsi facilmente comprensibili, ben indicati, personale addetto all'informazione, se nel caso numerosi e capienti mezzi di 51 elevazione; inoltre, corollario fondamentale ed imprescindibile di questo primo elemento, assenza di barriere architettoniche. La tematica della sicurezza è strettamente collegata a questi aspetti già trattati. La pulizia. E' una condizione tipica di tutti i luoghi e di tutte le persone. Nelle strutture sanitarie tale condizione acquista una valenza assolutamente peculiare, perché sposa il concetto delle pulizie a quello dell'igiene. Unisce cioè ad un aspetto di gradevolezza e di comfort un aspetto di garanzia sanitaria e di sicurezza, di cui nessun ospedale può fare a meno. Anzi, considerando che spesso in questi anni la mancanza d'igiene è stata la causa di eventi gravi sul piano delle conseguenze sanitarie possiamo affermare che l'elemento pulizia è quello che più di tutti coniuga strettamente il comfort con il risultato sanitario di un ricovero. Ristorazione Il vitto è un'altra condizione comune a tutte le strutture sanitarie. Oggi peraltro la valenza di questa tematica va cambiando per due ordini di motivi: l'accorciarsi della durata media dei ricoveri, anche per l'aumento significativo dei dayhospital e gli encomiabili passi avanti fatti in questi anni dalla ristorazione collettiva che ha raggiunto un buon livello generale di gradevolezza. Ciò non vuol dire che questo aspetto con contribuisca in maniera importante al comfort (tra l'altro nelle lunghe degenze rimane centrale), vuol solo dire che sposta tale problematica dal vertice di una ideale classifica d'importanza, come poteva essere in anni passati a posizioni di secondaria importanza. Umanizzazione delle relazioni e privacy Sono aspetti che in questi anni ha acquistato sempre maggiore rilevanza, comune anche questo a tutte le istituzioni, ma di straordinaria importanza nelle istituzioni sanitarie, quello degli aspetti relazionali. Non a caso su questi aspetti pongono particolare attenzione le Carte dei Servizi40. 40 La Carta dei Servizi è il documento con il quale ogni Ente erogatore di servizi assume una serie di impegni nei confronti della propria utenza. Sempre più frequentemente viene sancito il diritto al comfort . www.asltoscana.it 52 Non è un caso che la gran parte dei reclami e per converso la maggior parte dei complimenti riguardino aspetti di gentilezza o di maleducazione, di trascuratezza o di attenzione, di comprensione o di sottovalutazione delle esigenze dei cittadini malati. Possiamo comunque affermare che tutti gli aspetti del comfort fino adesso elencati e anche alcuni altri che tratteremo in riferimento al contesto, passano in seconda linea se non esiste un personale formato e attento a tutti gli aspetti relazionali. Fortemente collegato a questo è l'aspetto che riguarda la privacy e la possibilità di alterare meno possibile i propri ritmi di vita. Sono aspetti per molti versi nuovi ma che, anche questi, se correttamente considerati e perseguiti, sono in grado di valorizzare e di molto, il comfort di una struttura sanitaria. Abbellimento e intrattenimento La tematica degli aspetti di abbellimento (colori, arredi, quadri, piante, giardini, illuminazione, ecc.); dell'intrattenimento (TV, filodiffusione, biblioteca, cinema, ecc.); e dei generi di comfort (distributori di tutti i tipi, negozi, bar, ristoranti, ecc.) pur costituendo valori aggiunti e non essenziali, sono senza dubbio in grado di elevare significativamente il livello complessivo del comfort. 5.3 Il comfort in sala operatoria La sala operatoria rappresenta un ambiente operativo nel settore medicale in cui si concentrano una molteplicità di criticità e di interessi sia per la necessità di conferire credibilità alle operazioni, sia per le numerose risorse in gioco. Dato il tipo di processo che si svolge al suo interno rappresenta inoltre un luogo di lavoro significativo per il mantenimento della sicurezza e la garanzia del comfort. Partendo da questo presupposto la nostra ricerca sull'argomento ci conferma che al comfort in sala operatoria si legano una serie di problemi operativi, di costi, d'organizzazione del personale, di realizzazione, di coordinamento. Inoltre, ancora più evidente che il comfort come in altri contesti è costituito da una sinergia tra misure igieniche, organizzativo comportamentali, e aspetti tecnico gestionali degli impianti. 53 La sala operatoria è inoltre, un luogo di lavoro confinato (indoor) e a contaminazione controllata.41 In relazione a queste caratteristiche deve essere un luogo sterile, sicuro e confortevole, inteso come comfort in riferimento agli impianti, alla tecnologia e all'aspetto organizzativo. La qualità dell'aria è quindi un requisito igienico ambientale prioritario 42 che in sala operatoria costituisce ed è attentamente studiata da molti decenni in relazione al comfort per pazienti e operatori (temperatura, umidità). In generale una persona si trova in stato di benessere quando non percepisce nessun tipo di sensazione fastidiosa ed è quindi in una condizione di neutralità assoluta rispetto all’ambiente circostante. È chiaro che il benessere è una quantità non misurabile analiticamente ma solo statisticamente perché dipende da troppe variabili di cui alcune strettamente soggettive e di natura psicologica. In base alle condizioni sociali e ambientali si possono trovare diversi gradi di accettazione di situazioni non confortevoli. Infatti trovandosi in una prolungata situazione di disagio si possono ritenere "normali" anche situazioni ambientali che in contesti diversi sarebbero giudicate di di malessere. Le linee guida CDC43 "Guedlines for the prevention of surgical site infections" 44 in riferimento al comportamento del personale sanitario in sala operatoria raccomanda di fornire al paziente un tipo di abbigliamento da sala appropriato per la procedura e 41 In Italia, il Ministero dell'Ambiente nel 1991 definisce l'inquinamento indoor come “la presenza nell'aria di ambienti confinati, di inquinanti chimici, fisici o biologici non presenti, naturalmente, nell'aria esterna”. Nella pressoché totalità dei casi, nella media giornaliera, l'ambiente interno è sempre più inquinato dell'esterno, prelevando aria, eventualmente già contaminata, da quest'ultimo e sommando a questa ulteriori elementi. Questo tipo d'inquinamento può essere provocato da attività personali, dalle attività professionali dei lavoratori, da ventilazione inadeguata, da materiali per la costruzione, dagli arredi e da metodi particolari di pulizia e dai prodotti impiegati. https://it.wikipedia.org/ 42 l'aria, rispetto ad altri fattori, è considerata un fattore di rischio di relativa importanza per lo sviluppo delle infezioni del sito chirurgico per le quali le evidenze scientifiche sono ormai acquisite (comportamento team operatorio, classe intervento, profilassi chirurgica, tecnica dell'intervento e caratteristiche del paziente, ecc) L'impianto di ventilazione assume dunque una considerevole importanza ai fini del comfort termico perché è responsabile del controllo della qualità dell'aria introdotta, nei suoi parametri di temperatura, umidità relativa e grado di filtrazione, assicurando accettabili condizioni di comfort ambientale e garanzia di salubrità. Martelli F., C. Vetrigni, S. Iudicello et al. “Notiziario Istituto Superiore di Sanità”, ottobre 2012 43 Centers for Disease Control and Prevention 44 Linee guida per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico, 1999 www.cdc.gov 54 l'ambito assistenziale che consenta il facile accesso al sito operatorio e che ne consideri anche il comfort. Da non sottovalutare il disconfort che si viene a creare per le persone presenti nel locale a causa di alti valori di velocità dell'aria, piuttosto che a causa della differenza di temperatura ammessa tra il flusso di aria in entrata e quella già presente nella sala. Una eccessiva differenza crea correnti di area fredda. In riferimento alla temperatura è importante trovare il giusto compromesso tra le esigenze del team chirurgiche e quelle del paziente, al fine di limitare il discomfort per il personale e non compromettere la salute per il paziente. Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla differenza di temperatura tra aria in sala e aria di mandata ai fini del comfort microclimatico.45 Inoltre, come confermato da numerosi studi in materia46 il corretto funzionamento dell'impianto di ventilazione unitamente ad un attento comportamento del personale di sala, garantisce la riduzione dei rischi e favorisce la condizione di comfort. Un altro importante contributo a tutela della salute e a sostegno del comfort sia degli operatori di sala che del paziente è dato dall’illuminazione, che nelle sale operatorie deve garantire condizioni di comfort visivo, di benessere e di sicurezza durante lo svolgimento delle attività, tutelando la salute. Ci siamo dunque chiesti, in un ambiente con queste caratteristiche di quali garanzie ha necessità il team chirurgico, per gestire in qualità il proprio operare? Attualmente, il concetto di comfort, pur essendo facilmente comprensibile a tutti varia molto a secondo dei contesti e soprattutto presenta una gamma amplissima di articolazioni, di interventi, di possibilità. Se come affermato, il comfort in sanità esprime un valore aggiunto, perché il compito primario delle strutture sanitarie è quello di curare al meglio le persone malate, in una sala operatoria il team chirurgico può fare molto sul piano comportamentale e relazionale tuttavia le garanzie per gli aspetti di qualità sono rappresentate dal rispetto delle normative vigenti in relazione agli standard di sicurezza e di igiene del lavoro nel reparto operatorio47 45 Il controllo dei parametri microclimatici è necessario per garantire il comfort degli utenti e degli operatori in sala operatoria, e dunque per consentire lo svolgimento delle attività in sicurezza Apostoli et al., 2009; Re, 2008 46 ibidem 47 Indicano la necessità di procedere alla valutazione ed alla verifica periodica dei parametri ambientali microclimatici al minimo ogni 6 mesi possibilmente periodo estivo e invernale, o con periodicità più 55 Il decreto del Presidente della Repubblica pubblicato in Gazzetta Ufficiale sui requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi a cui attenersi le strutture sanitarie introduce molte novità in relazione all'obbligatorietà del comfort, in un ambiente confinato come la sala operatoria tale decreto impone: Requisiti minimi impiantistici: La sala operatoria deve essere dotata di condizionamento ambientale, che indicativamente assicuri: fornitura di aria sostanzialmente pura (filtri assoluti); diluizione ed eliminazione di gas anestetici e microrganismi; prevenzione della contaminazione crociata tra stanze adiacenti; sufficiente apporto di ossigeno. Le caratteristiche igrotermiche dovrebbero indicativamente essere : temperatura interna invernale e estiva compresa tra 20-24°C umidità relativa estiva e invernale 40-60% ricambi aria/ora (aria esterna senza ricircolo 15 v/h filtraggio aria 99.97% Devono essere presenti: impianto di aspirazione gas anestetici direttamente collegato alle apparecchiatura di anestesia;impianto di rilevazione incendi; impianto allarmi di segnalazione esaurimento gas medicali; impianto di aspirazione vuoto (nelle nuove costruzioni e ristrutturazioni); impianto elettrico di emergenza collegato a gruppo elettrogeno; impianto elettrico di continuità per le apparecchiature vitali (sistemi di monitoraggio dei parametri, ventilatore meccanico ecc.) e per l’illuminazione del campo operatorio; lavabi in acciaio con rubinetteria non manuale. I requisiti minimi tecnologici: prevedono che ogni sala operatoria sia dotata di: tavolo operatorio, o lettino o poltrona operatori, in base alla tipologia di interventi eseguiti; apparecchio per anestesia con sistema di evacuazione dei gas e di monitoraggio della concentrazione di ossigeno erogato, respiratore automatico dotato anche di allarme per deconnessione paziente; sistemi di monitoraggio dei parametri vitali, in particolare monitor cardiaco e ossimetro: elettrobisturi; aspiratori distinti chirurgico e per broncoaspirazione; lampada scialitica orientabile; diafanoscopio a parete; strumentazione adeguata per gli interventi di chirurgia generale e delle specialità chirurgiche.; tavoli/carrelli per strumentario. ravvicinata qualora siano stati eseguiti interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria Norme ISPESL, linee guida sugli standard di sicurezza e di igiene del lavoro nel reparto operatorio, 2009 56 Infine, i requisiti minimi organizzativi contemplano la dotazione organica del personale medico ed infermieristico deve essere rapportata alla tipologia e al volume degli interventi chirurgici; l’attivazione di una sala operatoria per interventi di chirurgia in anestesia generale deve comunque prevedere almeno un medico anestesista, due chirurghi e due infermieri professionali. In una civiltà evoluta come la nostra, in cui si richiede un elevato grado di comfort, non è possibile parlare di comfort, e particolarmente, di accoglienza se l'aspetto dei rapporti di relazione, dell'umanizzazione, della formazione del personale alla comunicazione, all'approccio psicologico dell'ammalato ed all'attenzione delle esigenze del cittadino degente, non vengono valorizzati al massimo. Per concludere, appare evidentemente arduo far conciliare il comfort con le caratteristiche strutturali, ambientali, organizzative imposte dalle normative di un ambiente cosi rigidamente articolato. Malgrado ciò il comfort è un esito importante ed è compito principale dell'infermiere di sala controllare e proteggere quell'insieme di elementi che costituiscono il valore aggiunto poiché il comfort del paziente in sala operatoria è un risposta assistenziale ampiamente influenzata dalle cure infermieristiche. 57 Brochure Le 2 brochure in allegato, vogliono essere la sintesi di questa tesi, integrandosi nell'attività chirurgica quotidiana, al fine di garantire al paziente le informazioni adeguate al suo percorso operatorio, affinché sia un po meno ansioso e un po più consapevole; poiché numerosi studi dimostrano che una persona informata è molto più collaborativa rispetto a chi non viene informato affatto. La brochure per il personale infermieristico è una sorta di copione da interpretare di volta in volta. La brochure per il paziente descrive “l'itinerario perioperatorio scandendone le fasi , chi saranno le figure con cui entrerà in contatto, e il tipo di collaborazione che le sarà richiesta.. il meccanismo di feedback, posto alla fine dell'opuscolo sarà in futuro, con l'aumento della casistica, parte fondamentale della correzione degli errori di gestione, dell'assistenza infermieristica e della gestione ospedaliera; il parere dell'utente è essenziale per la correzione degli errori, di conseguenza per l'innovazione e il progresso e infine per la percezione di un servizio migliore, sicuro e confortevole. 58 Allegati 1 – Brochure Pazienti Ormai è risaputo e numerosi studi lo confermano, che l'intervento educativo diretto infermiere-paziente rappresenta il Gold Standard degli interventi volti alla riduzione dell'ansia, inoltre una buona informazione preoperatoria ha dimostrato diversi esiti positivi per il paziente: riduzione dei tempi di degenza post-operatoria, della paura, dell’ansia, dello stress psicologico e del dolore, aumento della collaborazione allo svolgimento delle attività prescritte, soddisfazione, abilità nell’assunzione di farmaci, uso di analgesici, recupero fisico,autonomia di movimento e grado di preparazione per la dimissione. Dopo aver eseguito la raccolta dati l’infermiere è in grado di pianificare l’intervento educativo/informativo più adatto al paziente, migliorando così il suo senso di controllo e riducendo lo stato d’incertezza legato all’ospedalizzazione ed all’ intervento chirurgico cui verrà sottoposto. La letteratura ha evidenziato diversi procedimenti che l’operatore può utilizzare per fornire informazioni ed educare l’utente. In relazione a ciò, abbiamo pensato di realizzare una brochure informativa da fornire al cittadino/paziente nel momento in cui si stabilisce la necessità dell'intervento48 La Brochure include una adeguata indicazione su quello che sarà il percorso perioperatorio ed esplicita le diverse fasi dell'esperienza chirurgica preoperatoria, intraoperatoria e postoperatoria, informa e rassicura il cittadino sulle figure professionali che concorrono sull'intero processo, sul tipo di collaborazione che le verrà chiesta, ed eventuali esercizi che faciliteranno il recupero a garanzia di agire in sicurezza nel rispetto della tutela della privacy e del comfort. 48 Come sostenuto da Jill Holmes il momento migliore per fornire informazioni è quello della visita preopertoria. Questa pratica permette di valutare lo stato d’ansia del paziente servendosi di criteri oggettivi, quali la misurazione dell'eccitabilità fisiologica, tremori muscolari, movimenti senza scopo, e dell'attivazione del sistema nervoso autonomo con l’aumento frequenza cardiaca e respiratoria, o soggettivi, facendo compilare dei questionari volti ad evidenziare lo stato d’ansia, o facendo manifestare al paziente le sue emozioni. (interventi infermieristici preoperatori atti a ridurre l'ansia nei pazienti in attesa di intervento chirurgico http://www.evidencebasednursing.it 59 60 61 Brochure informativa operatori coinvolti nel processo assistenziale del percorso perioperatorio A riprova che il paziente informato e rassicurato affronta meglio quello che sarà il percorso che richiede l'intervento, abbiamo preparato una brochure informativa per tutti gli operatori coinvolti nel percorso perioperatorio da distribuire in tutte le Unità Operative chirurgiche. L'opuscolo esplicita le fasi dell’esperienza chirurgica preoperatoria, intraoperatoria e postoperatoria. Tali fasi iniziano e terminano in un momento particolare della sequenza degli eventi che costituiscono l’esperienza chirurgica, e ognuna di esse include un ampio elenco di attività che coinvolge sia le Unità Operative di degenza che il Blocco Operatorio, nonché diverse figure professionali/assistenziali e di supporto. La finalità è quella di permettere l'integrazione degli attori coinvolti all'interno dello stesso percorso, attori che prendono in carico il paziente alternativamente durante le diverse fasi dell'esperienza chirurgica. L'opuscolo da noi ideato dovrebbe costituire solo un presupposto da cui partire per creare una definizione scritta di una lista di controllo, che fungerebbe da anello di congiunzione tra ciò che si fa prima, durante e dopo per costruire degli strumenti di lavoro integrati, onde evitare l'interruzione a qualsiasi livello della catena. Interruzioni che possono avere delle implicazioni negative su tutto il decorso clinico/diagnostico e assistenziale del paziente. (basti pensare che una inosservanza per quanto banale di una singola attività può compromettere la programmazione dell'intervento) 62 63 64 Allegati 2 - questionario Nursing peri-operatorio del paziente chirurgico Per assistenza chirurgica si intende? • • • un atto puramente tecnico eseguito durante un intervento chirurgico l'aiuto prestato al chirurgo durante l'intervento una funzione a carattere tecnico, le cui caratteristiche e obiettivi contribuiscono a definire una buona assistenza Gli operatori coinvolti nell'assistenza chirurgica devono essere : Figure infermieristiche con regolare conseguimento di Laurea in Infermieristica, provvisti o meno di master in area critica, e/o attestati di corsi di specializzazione • Figure tecniche senza nessuna preparazione infermieristica preliminare • Operatori sanitari con veterana esperienza sul campo • Per nursing perioperatorio si intende: l'ampia gamma di funzioni attribuite all'infermiere nelle tre distinte fasi di assistenza (pre- intra- e post- operatoria) • il percorso del paziente all'interno del blocco operatorio • le funzioni assistenziali infermieristiche con esclusione degli strumentisti • Un progetto assistenziale adeguato, in un ambiente tecnico come la sala operatoria prevede • • • Sicurezza, Controllo, Efficienza, Efficacia, Formazione e Aggiornamento l'accurata sterilizzazione di tutto lo strumentario utilizzato Non si può parlare di progetto assistenziale in sala operatoria ma di progetto tecnico A tutela della salute e integrità fisica dei lavoratori e dei pazienti, cosa deve garantire l'infermiere di SO? • • • Sicurezza, privacy e comfort lo strumentario giusto per l'intervento la Sala Operatoria è un ambente tecnico con caratteristiche imposte dalle normative vigenti e scrupolosamente salvaguardate da tecnici espert La sicurezza nella Sala Operatoria è: essenziale in un ambiente di ad alta complessità intrinseca a tutte le procedure chirurgiche i cui punti critici possono provocare danni ai pazienti • importante come in altri settori • la Sala Operatoria è gia salvaguardata dalle normative in materia di sicurezza, gli operatori non ne sono responsabili • 65 La privacy in sala Operatoria è : • • • il rispetto della dignità della persona importante come in tutti gli ambiti ospedalieri per ovvie ragioni "didattiche" non esiste privacy in Sala Operatoria Il comfort (confort) in Sala Operatoria è impossibile da garantire poichè prevale il rispetto dell'elevata sicurezza e tecnica intrinseca all'ambiente • qualcosa di cui si può fare a meno • abbraccia diversi campi ed è un doveroso valore aggiunto, in parte attribuibile agli operatori sanitari • Ritiene che la figura dell'infermiere di anestesia possa essere sostituita da un tecnico? Si perchè il suo ruolo è principalmente volto a semplice esecutore di procedure predefinite • Si, per la necessaria flessibilità delle risorse gli strumentisti potrebbero assumere anche le funzioni svolte dagli infermieri di anestesia e viceversa • no, perchè l'assistenza infermieristica in anestesia richiede specifiche competenze e professionalità • L'infermiere di Sala (o circolante) potrebbe essere sostituito dalla figura dell'OSS ad esempio? No, perchè la sua formazione non ricopre tutte le funzioni e le azioni per competenza e responsabilità dell'infermiere assistente di sala o circolante • Si, perchè l'infermiere circolante non ha contatti diretti con il campo operatorio ma con il collega strumentista • certo, a pari prestazione si avrebbe un minor costo del personale • 66 Risultati infermieri “in formazione” 67 68 Risultato infermieri “formati” 69 70 Commento al questionario Il questionario in allegato è stato somministrato (con tutti i suoi limiti) in forma anonima, ad un campione di infermieri in formazione e ad un gruppo di infermieri con attività inerente alla sala operatoria; L'obiettivo, forse un pò ambizioso aveva l'intento di fornire uno spaccato della realtà attuale. I risultati ottenuti hanno dimostrato l'essenzialità della figura infermieristica in sala operatoria, sfatando il mito della figura del “tecnico”; dal questionario emerge l'importanza della formazione specifica e professionale per gestire al meglio il nursing perioperatorio, poiché l'infermiere di sala operatoria, svolge compiti apparentemente “solo tecnici”, tuttavia, non può e non deve essere sostituito con altre figure che non abbiano maturato le stesse competenze e responsabilità. I dati raccolti hanno inoltre confermato che: - La sicurezza costituisce il fulcro di un ambiente ad alta complessità intrinseca caratterizzante tutte le procedure chirurgiche in sala operatoria. - L'osservazione del rispetto della privacy in un luogo, dove si svolgono attività didattiche in cui si viene a conoscere anche nell'intimo profondo una persona è quasi routine per gli operatori (da non sottovalutare il punto di vista del paziente che recepisce l'ambiente della sala operatoria come un luogo che vìola la sua intimità). - Il comfort abbraccia diversi campi ed è un doveroso valore aggiunto, in parte attribuibile agli operatori sanitari, in parte limitato dai dispositivi di sicurezza; non tutto ciò che è sicuro è confortevole, non tutto ciò che è confortevole è sicuro, compito dell'infermiere è fare da tramite a questi due argomenti, sicurezza e comfort, apparentemente distinti e contrapposti. Come già anticipato, non abbiamo la presunzione di aver completato tutte le informazioni a riguardo, ma si è solamente cercato di fornire spunti per nuove ricerche future indagini in materia. Possiamo concludere dicendo che in qualunque forma ed ambito, il principale obiettivo dell’infermiere è quello di garantire la migliore e più elevata qualità di assistenza. Un prendersi cura olistico è possibile anche in questo campo peri-operatorio. 71 Conclusioni Nella nostra analisi, interpretativa dei fenomeni in chiave infermieristica, si è voluta mettere in atto una riflessione sui contenuti clinico assistenziali, e giuridici, evidenziando come nel percorso perioperatorio, più che in ogni altro bisogno di assistenza infermieristica espresso, è fondamentale considerare un corretto management infermieristico del paziente chirurgico in sala operatoria, favorire l'informazione del paziente sull'intero percorso perioperatorio in particolare volgendo l'attenzione ad alcuni aspetti che rendono lo rendono vulnerabile e indifeso (privacy, sicurezza e comfort); ma anche fornire spunti di riflessione agli infermieri strumentisti e infermieri di anestesia sull'importanza del loro ruolo nella presa in carico del paziente nella fase intraoperatoria, perché come accennato in premessa il ruolo dell'infermiere strumentista è spesso vissuto dagli stessi infermieri strumentisti come un ruolo molto tecnico, e quello dell'infermiere di anestesia come un semplice esecutore di procedure predefinite. Senza pretesa di essere esaustivi sugli argomenti trattati, il nostro studio ha dimostrato che nel contesto perioperatorio il ruolo dell’infermiere addetto all’anestesia deve avere un’elevata formazione sulla farmacologia, sull’area critica ed intensivistica, notevole capacità collaborativa e attenzione alla sfera psicologica del paziente stesso è dunque un’assistenza globale: avvolge la sfera bio (es: monitoraggio), psico (es: gestione dell’emotività del paziente) e sociale (es: valenza che una persona dà all’intervento) del paziente stesso. Quindi questa figura, spesso ritenuta marginale, svolge nella realtà clinica un ruolo molto importante e significativo. Anche l'infermiere strumentista ha un lavoro molto tecnico in quanto ha la responsabilità dell’allestimento e della gestione dei tavoli operatori, del trasferimento dei ferri al chirurgo che effettua l’intervento, dell'approvvigionamento, tramite l'infermiere circolante, di nuovi strumenti e materiali che si rendono necessari durante l’intervento, ma anche della conta delle garze utilizzate e dei ferri chirurgici, per di più, assume la responsabilità diretta della gestione del paziente operato insieme al chirurgo. Tuttavia, uno strumentista non è un semplice erogatore di atti tecnici in quanto il concetto di responsabilità professionale implica un bagaglio di conoscenze, di abilità e di competenze, e chiede che l’infermiere risponda ai bisogni complessivi del paziente, 72 con una visone globale e totale, a fronte di una minore tecnicità d’azione In questo contesto, l'assunzione di responsabilità, è fondamentale non solo per il ruolo legittimato dalle norme, ma anche recuperare l’interezza del processo assistenziale, nursing. In relazione a questi argomenti abbiamo somministrato un questionario, con lo scopo di mettere in risalto quello che è il vero e reale potenziale infermieristico, attraverso alcune semplici domande apparentemente banali, a riprova che un tecnico non può sostituire l'infermiere di sala operatoria (Strumentista o di Anestesia) perché, seppure le abilità tecniche costituiscono un presupposto importante, sono insufficienti perché l'intero percorso assistenziale (entro cui si colloca l'assistenza chirurgica, così come l'assistenza anestesiologica in tutte le sue fasi) richiede specifiche conoscenze e competenze con assunzione di responsabilità finalizzata a garantire e tutelare la salute e l'integrità dei pazienti (sicurezza), dimostrare rispetto alla dignità della persona (privacy), favorire la garanzia del benessere fisico ed emotivo compatibilmente con la tecnicità dell'ambiente quale la sala operatoria si confronta (comfort). Per la somministrazione del questionario è stata presa in considerazione una popolazione costituita da soli infermieri di Sala Operatoria della realtà locale (indipendentemente dal ruolo specifico di infermiere strumentista,infermiere addetto all’anestesia o infermiere di sala), oltre che un gruppo di infermieri in formazione. Il nuovo scenario legislativo, in ambito di sicurezza, di privacy e di comfort richiede al professionista infermiere un cambiamento per perseguire l’obiettivo di ottimizzare l'assistenza dei pazienti sottoposti a intervento chirurgico in relazione a ciò è possibile affermare che il nursing è parte integrante del percorso, condizionandone l’efficacia e la qualità. Presupposto un impegno in queste direzioni, si può e si deve ricercare la necessità di comunicazione e di informazione ai pazienti, prestando particolare cura alla componente relazionale: una costituente essenziale di una prestazione di qualità. A tal fine abbiamo realizzato una brochure da consegnare al paziente quando si stabilisce la necessità dell'intervento. Tale brochure contiene alcune informazioni sul percorso perioperatorio, dal momento in cui viene stabilita la necessità dell'intervento chirurgico sino al momento in cui lascerà l'unità di degenza e descrive in sintesi le figure con cui 73 entrerà in contatto all'interno di ogni fase e il tipo di collaborazione che le verrà chiesta. È stata parallelamente realizzata una brochure per tutti gli infermieri con lo scopo di diffondere cultura sull'importanza dell'assunzione di responsabilità nell'intero percorso assistenziale, finalizzata a garantire e tutelare la salute e l'integrità dei pazienti (sicurezza), dimostrare rispetto alla dignità della persona (privacy), favorire la garanzia del benessere fisico ed emotivo compatibilmente con la tecnicità dell'ambiente quale la sala operatoria si confronta (comfort). Solo così l’assistenza infermieristica nel percorso perioperatorio può favorire una pratica professionale sempre più umana e competente, e raggiungere lo scopo di aiutare il paziente a fare del suo meglio per adattare l’intervento professionale alla cultura della persona sofferente in modo da sovrastare ai limiti di un’assistenza troppo tecnica o inefficace. Infine, questo lavoro riflette la nostra convinzione che nell'assistenza al paziente chirurgico in sala operatoria, l'infermiere, come singolo o all’interno di un team, indipendentemente dal ruolo (Strumentista o di Anestesia) può garantire la sicurezza, può migliorare la privacy e il comfort delle cure. I sistemi e i processi sono importanti, ma in ultima analisi sono le persone a fare la differenza. Un altro concetto essenziale è che il percorso perioperatorio coinvolge più professionisti, di conseguenza, non vi può essere una efficace assistenza senza un approccio multidisciplinare volto a far emergere le aspettative che gli uni possiedono nei confronti degli altri e incrociandole in armonia con le possibili aspettative del soggetto coinvolto. Concludiamo la nostra analisi con una ulteriore riflessione: le leggi sono necessarie, così come le risorse, i servizi, la professionalità degli operatori, ma tutto questo non potrà mai essere da solo sufficiente. Un passo importante, è fornito dal confronto, dall’analisi critica e costruttiva, da un impegno costante, civile, morale e personale ma soprattutto partecipato di tutti i professionisti, che si completa e si integra con l’assunzione delle responsabilità del nostro agire quotidiano. 74 Bibliografia Allaria B.; De Poli M.; "Il monitoraggio delle funzioni vitali nel Postoperatorio non cardiochirurgico"; Springer Verlag, 2011 Artioli G; Marcadell S “.Nursing narrativo. Un approccio innovativo per l'assistenza” Maggioli Editore, 2010Timby B.K.;“Fondamenti di assistenza infermieristica concetti e abilità cliniche di base” Mc Graw Hill ; Milano 2011 Beltrami G., "l'infermiere di sala operatoria, l'arte di aiutare l'arte", lulu.com, 2012 Benci L., Aspetti Giuridici della Professione Infermieristica, Mc Graw – Hill, Milano, 2005, IV ed Benner P. Wrubel J.; “ Le basi dell'assistenza stress e scontro con la realtà ospedaliera nei sani e negli ammalati” Publishing Company, Bresadola V. “Chirurgia per le professioni sanitarie” Edises; Srl; Napoli, 2006 Casati M. “La documentazione infermieristica”, Mc Graw-Hill Libri, Milano, 1999. Cozzolino L.; “ Sala Operatoria. Assistenza Infermieristica ” Nuova Cultura; Roma; 2014 D. Lgs 81/2008 D. Rodriguez, 'Università degli Studi di Ancona La responsabilità professionale e il nuovo codice deontologico degli infermieri, Atti Congresso nazionale Aniarti, Napoli, Ottobre 1998. D'Innocenzo M., le nuove responsabilità professionali, etiche e giuridiche, Atti del Congresso Nazionale Aniarti Rimini Novembre, 2001 D’Innocenzo M., Le nuove responsabilità professionali etiche e giuridiche, Congresso Nazionale Aniarti, 2001. Si veda la rivista “ Scenario” in particolare n. 17 anno 2000, pp 4-13. Decreto Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica 24 luglio 1996 – Approvazione della Tabella XVIII- ter Decreto Ministero della Sanità 14 febbraio 1994 n. 739 “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’infermiere” Il D.Lgs 196/2003 75 Gullo A.; Murabito P., "Governo clinico e medicina perioperatoria. Organizzazione, formazione, performance, eccellenza"; Springer,Verlag; 2012 Lusignani M., Mangiacavalli B., Casati M., “Deontologia infermieristica legislazione professionale, competenze specialistiche”, Masson, Milano, 2000, Kozier B., Erb G Nursing clinico Tecniche e procedure, Edises, 2005 Krozier B., ErbBurke G. 2000. Fundamentals of nursing: Concepsts, process, and practice, òth ed; by Upper Saddle River, Nj Prentice Hall Health. Legge 26 febbraio 1999, n 42 – Disposizioni in materia di professioni sanitarie. Martell iF., C. Petrigni, S. Iudicello et al. “Notiziario Istituto Superiore di Sanità”, ottobre 2012 Norme ISPESL, linee guida sugli standard di sicurezza e di igiene del lavoro nel reparto operatorio, 2009 Reason J. “Human error: model and management”, BMJ; 2000 pag 758 Santullo. A. “L’infermiere e le innovazioni in sanità, McGraw-Hill, Milano, 2004 Wicker P.; O’Neill J.; edizione italiana: Palese A.; "Assistenza infermieristica perioperatoria"; Mondadori; 2007 76 Sitografia www.allnurse.it/piani-di-assistenza www.ansa.it/ www.aniarti.it www.asltoscana.it www.cdc.gov www.evidencebasednursing.it www.garanteprivacy.it www.ginecologia.unipd.it/Assistenza-Documenti www.klsmartin.com www.millemedia.it www.ministerosalute.it www.normativa-sicurezza-sul-lavoro.it www.salute.gov.it www.unich.it www.wikipedia.it 77 Ringraziamenti Giunto alla fine di questo percorso, vorrei per profondo senso di dovere morale, ringraziare chi ha contribuito alla mia carriera universitaria: La mia relatrice, la Professoressa Maria Domenica Piga, per avermi guidato e indirizzato durante la mia formazione; La mia correlatrice, zia Dottoressa Giovanna Manus, per essere stata la fonte di ispirazione e incoraggiamento nella professione che andrò a intraprendere e per avermi aiutato/spronato nella stesura di questo lavoro; I miei “tutor” per le attività di Tirocinio al primo anno: Anna Bellu e Alessandra Posadinu, per avermi insegnato le basi dell’assistenza; I miei “tutor” per l'attività di tirocinio del secondo anno: Fausta (Ina) Pileri e Nicolò Canzoneri, per avermi iniziato all'attività di Sala Operatoria; Per le attività di Tirocinio del terzo anno, vorrei ringraziare: tutto il Personale del Blocco Operatorio dell'AOU di Sassari, la coordinatrice Elena Morelli e Roberta Spanu per avermi “sopportato” e avermi dato una solida formazione; I chirurghi, per avermi fatto innamorare ulteriormente della chirurgia; È d'obbligo ringraziare i Pazienti che si sono prestati, fidandosi di me, anche quando ero alle prime armi; Tutti i colleghi del corso di Infermieristica, insieme ci siamo divertiti, sostenuti a vicenda nello studio e nelle avventure; Chi ha contribuito e collaborato ai questionari e al completamento della tesi; Infine, vorrei ringraziare, la mia famiglia per avermi aiutato, supportato, sostenuto e incoraggiato dandomi la possibilità di intraprendere questo indirizzo di studio. 78