ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
Ufficio stampa
Rassegna
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3 Marzo 2005
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
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ORGANISMO UNITARIO DELL’AVVOCATURA ITALIANA
SOMMARIO
Pag.3 PROFESSIONI: Riforma Ordini, decreto « sgradito » (il sole 24 ore)
Pag.5 PROFESSIONI: Gli Ordini chiedono correttivi (italia oggi)
Pag.7 PROFESSIONI: La riforma incassa il consenso della confederazione di
categoria (diritto e giustizia)
Pag.8 PROFESSIONI: (AssoProfessioni, lettera al ministro della Giustizia; 2 marzo
2005) (diritto e giustizia)
Pag.10 ORDINAMENTO GIUDIZIARIO: Castelli ottimista sul Ddl giustizia, ma
l'
Anm prepara la protesta (il sole 24 ore)
Pag.11 AVVOCATI: Pubblicità, cantiere aperto (italia oggi)
Pag.12 FALLIMENTI: « Ora quattro ritocchi, poi l'
intera riforma » (il sole 24 ore)
Pag.14 GRATUITO PATROCINIO: Il gratuito patrocinio approda in « Gazzetta »
(il sole 24 ore)
Pag.15 MAGISTRATURA ONORARIA: Sul piatto 164 milioni (italia oggi)
Pag.16 EUROPA: Italia seconda nelle condanne Ue (italia oggi)
Pag.17 EUROPA: Mandato prove, 32 i reati della lista (italia oggi)
Pag.19 GIOVANI AVVOCATI: Università lontane dalle professioni
di Giuseppe Sileci - Giunta nazionale Aiga (italia oggi)
Pag.21 GIOVANI AVVOCATI: Assise Bologna/ I giovani e il potere (italia oggi)
di Anna Zampieron - Giunta nazionale Aiga (italia oggi)
Pag.23 TRIBUNALI: Tribunale di Roma a rischio paralisi (il sole 24 ore)
Pag.24 AVVOCATI: Targhe alterne: serve un esonero per gli avvocati (italia oggi)
03/03/2005
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IL SOLE 24 ORE
Reazioni dure da sindacati e associazioni
Riforma Ordini, decreto « sgradito »
ROMA • Forte dissenso per la scelta del decreto legge come strumento per una prima e parziale
riforma dell'
impianto professionale. Ma anche molti interrogativi, come il monopolio degli Ordini
sull'
aggiornamento periodico, la stipula delle polizze assicurative e, soprattutto, il destino delle
società di capitali. Nella proposta si parla, infatti, di società tra professionisti aperte anche a non
iscritti in Albi che possono essere organizzate come Sas, Sapa, Spa ed Srl. Tuttavia, questa apertura
è soggetta a condizioni.
Alla vigilia del Consiglio dei ministri che dovrebbe varare, con un decreto legge, il provvedimento
sulla competitività, Ordini, sindacati e associazioni non nascondono evidenti contrarietà, sia di
metodo sia di merito.
A cominciare dal Cooordinamento unitario delle libere professioni ( Cup) che ha concluso ieri sera
la stesura dei suoi emendamenti. « La riforma delle professioni è incompatibile con la forma del
decreto legge — ha spiegato Raffaele Sirica, presidente del Cup — perciò abbiamo valutato solo le
questioni che hanno un'
attinenza diretta con le esigenze di competitività. E chiederemo al
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, l'
istituzione di un tavolo tecnico a
Palazzo Chigi che approdi a una riforma organica e definitiva della galassia professionale. Progetto
che dovrà assorbire temi quali l'
organizzazione territoriale delle professioni e il riconoscimento
delle associazioni non regolamentate, per le quali occorrono ulteriori garanzie».
Oltre il metodo, le rappresentanze delle associazioni non regolamentate — Consap e Fita
Confindustria — contestano, invece, anche un testo « che ruota tutt'
attorno agli Albi, anche
riconfermando le tariffe » , attribuendo agli Ordini attività che esulano dal loro ruolo. « Gli Ordini
sono una sorta di " magistratura"— ha sottolineato Giuseppe Lupoi, presidente del Colap— e non
enti economici cui il decreto vorrebbe attribuire, in via esclusiva, la formazione continua, ovvero un
business milionario e la stipula delle convenzioni di polizze assicurative che poi diverranno
obbligatorie per gli iscritti. Due fatti gravi».
Ma il cuore del problema è soprattutto il futuro delle società di capitale " puro", come quelle di
ingegneria, regolate dalla legge " Merloni" ( n. 109/ 94). « C'
è un passo indietro rispetto a oggi— ha
detto Ennio Lucarelli ( Fita Confidustria) perché contemplando l'
esercizio professionale in forma
societaria, non si riconosce pari titolarità alle società di capitali, quali sono già oggimolti studi
tecnico ingegneristici, per una più ampia e ambigua articolazione delle " società tra professionisti" »
. Per Lupoi « si mette a rischio l'
esistenza stessa delle organizzazioni professionali a capitale
disciplinate dalla legge 109/ 94 » . Per Lucarelli, « si tratta, invece, di un passo indietro degli Ordini
che temono l'
ingerenza del capitale. Nessun timore per l'
attuale assetto degli studi ingegneristici, ma
troppi conmdizionamenti priverebbero di una grande opportunità le molte decine di profili
emergenti o non regolamentati che trarrebbero un forte beneficio economico da un'
organizzazione
funzionale alle esigenze del mercato » . Rassicura Sirica ( Cup): « È solo un ostacolo di natura
giuridica. Menzionare nel testo le " società di capitali" identificherebbe, giuridicamente, quella del
professionista come " attività d'
impresa", senza tenere conto delle nostre specificità. Delegando,
invece, al tavolo tecnico una formulazione che renda compatibile l'
entrata del capitale con le
garanzie specifiche da riconoscere ai professionisti, entreranno a pieno titolo nell'
ordinamento».
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Soddisfatta del testo presentato da Castelli è, invece, Assoprofessioni. Per il presidente Giorgio
Berloffa « si tratta di un'
apertura al riconoscimento delle nuove professioni».
Anche tra i sindacati gli umori divergono. Gaetano Stella ( Consilp) appoggia lo sdoppiamento delle
misure tra Dl e un provvedimento successivo ma chiede di « chiarire la tutela dei tirocini e
l'
estensione, anche ai sindacati, della possibilità di polizza assicurativa».
Durissimo, invece, il commento di Carlo Daniele ( Confedertecnica), secondo cui « il decreto legge
è un " topolino" di 8 pagine che non riforma nulla. Non modifica gli Ordini ma li dota di un potere
finanziario enorme nella scelta monopolistica delle polizze obbligatorie che non va nella direzione
della concorrenza » . Un potere che, stigmatizza Daniele, si è manifestato anche con la presenza del
Cup alla riunione di lunedì scorso, a Palazzo Chigi, tra Castelli e gli " interlocutori sociali", di cui il
Cup non fa parte, mentre erano assenti tutte le rappresentanze delle associazioni. « Una riforma per
la competitività — ha concluso — è possibile solo rovesciando l'
approccio e definendo quali sono
gli atti che richiedono realmente l'
iscrizione a un Ordine. Ma soprattutto tenendo conto dei ruoli dei
nuovi profili triennali in via di definizione al Miur. Tutto questo, nel testo, non è neppure
accennato» .
LAURA CAVESTRI
03/03/2005
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ITALIA OGGI
Le professioni: no al riordino per decreto. Nel dl competitività solo norme urgenti
Riforma, serve il confronto
Un tavolo tecnico per discutere la nuova legge
Un tavolo tecnico a palazzo Chigi per la riforma delle professioni. Che dovrà essere prima oggetto
di un confronto e di un'
approfondita discussione e poi inserita all'
interno un disegno di legge ad hoc.
Nel decreto competitività, dunque, potranno trovare posto soltanto alcune norme che riguardano
strettamente misure volte a favorire e a sostenere il rilancio del sistema paese: tariffe, formazione,
società e pubblicità.
Le professioni non vogliono una riforma per decreto. Su questo punto non transigono né gli ordini
del Cup né le associazioni sindacali della Consilp. E anche le associazioni non regolamentate
rappresentate da Assoprofessioni sembrano propendere per questa soluzione sulla quale anche il
guardasigilli sembrerebbe orientato. Per il Colap, invece, le modifiche da apportare sono numerose,
ma anche per il Comitato quello del decreto è un treno da non perdere.
L'
assemblea del Comitato unitario degli ordini professionali ha preso dunque una posizione netta.
Nel decreto potranno trovare posto solo alcune norme strettamente legate a principi economici,
mentre tutto ciò che riguarda l'
organizzazione, la deontologia degli ordini professionali, insieme al
riconoscimento delle associazioni non regolamentate, dovranno essere stralciate, discusse e
coordinate al tavolo di palazzo Chigi, prima di trovare posto all'
interno del nuovo disegno di legge.
´Una richiesta che avanziamo direttamente al sottosegretario, Gianni Letta, perché si faccia artefice
della costituzione presso palazzo Chigi di un tavolo tecnico che assicuri il coordinamento tra il testo
Castelli, la bozza Vietti, il ddl Cavallaro-Federici e anche il dlgs La Loggia che'
, spiega il presidente
del Cup, Raffaele Sirica, ´rischia di venire corretto dal decreto sulla competitività prima ancora di
essere approvato'
. Una doppia strada quella indicata dal Cup che non sembra in contrasto con
quanto annunciato martedì dallo stesso ministro della giustizia che aveva espresso la volontà di
impegnarsi su due fronti distinti per non perdere l'
occasione del decreto, senza sacrificare la
complessità della riforma.
E la stessa linea è sostenuta anche dalla Consilp che ieri ha formulato le prime ipotesi di modifica,
ma che al pari del Cup (ieri il presidente della Confederazione, Gaetano Stella, non escludeva anche
la possibilità di poter arrivare all'
elaborazione di un documento congiunto con il Comitato) ritiene
importante un approfondimento di tutti i temi che dovranno far parte del disegno di legge. Secondo i
sindacati comunque vanno riviste le norme sulle società di capitali, con la previsione di soci di puro
capitale solo per le professioni tecniche, sulla formazione, con la possibilità anche per altri soggetti
diversi dagli ordini di svolgere questo ruolo, e vanno chiarite anche le norme sulle tariffe. Richieste
che la Consilp farà pervenire direttamente quest'
oggi a palazzo Chigi.
Positivi sono anche i commenti di Assoprofessioni che oltre a sostenere il metodo del doppio canale,
approvano anche una buona parte delle misure previste nel testo Castelli: accesso libero alla
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professioni, riconoscimento e possibilità di rilasciare attestati per le associazioni e un ruolo di
importanza per il Cnel. ´Il ministro dimostra di guardare nella nostra stessa direzione'
, commentano
il presidente Giorgio Berloffa e il segretario, Roberto Falcone.
Meno entusiasta è il coordinatore del Colap, Giuseppe Lupoi, secondo il quale sono molti gli aspetti
da rivedere. Tra questi, la mancanza esplicita delle società di puro capitale, la previsione di vincoli
tariffari, il monopolio degli ordini nella formazione e l'
obbligo di iscrizione all'
albo per i
professionisti dipendenti. Nonostante tutto questo, secondo Lupoi, ´quella del decreto è
un'
occasione da non perdere per le associazioni che attendono da oltre dieci anni il sospirato
riconoscimento'
. Poi sarà in sede di discussione parlamentare che, secondo Lupoi, si potrà far
passare tutte le modifiche del caso. (riproduzione riservata) Ginevra Sotirovic
03/03/2005
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DIRITTO E GIUSTIZIA
La riforma incassa il consenso della confederazione di categoria
Riforma delle professioni, l’articolo del piano d’azione per lo sviluppo economico è su misura per
Assoprofessioni. Giorgio Berloffa e Roberto Falcone, rispettivamente presidente e segretario
generale della confederazione che raccoglie le sigle più rappresentative delle associazioni dei
professionisti italiani, ieri in una lettera (qui leggibile nei documenti correlati) hanno ringraziato il
ministro della Giustizia, Roberto Castelli per l’impegno del Governo nell’adottare misure urgenti
che mirano a rilanciare l’economia del Paese.
L’accesso alla professione è libero. Le associazioni possono essere riconosciute e rilasciare attestati.
Il Cnel riveste un ruolo di estrema importanza. Per la formazione e l’aggiornamento professionale si
tiene conto del Titolo V della Costituzione. È consentita la pubblicità e diventa obbligatoria la
polizza assicurativa. Questa la ricetta messa a punto dall’Esecutivo (si veda in proposito l’articolo
del 2 marzo) nel rivisto articolo 8 del decreto sulla competitività, e che trova il consenso di
Assoprofessioni.
Giorgio Berloffa e Roberto Falcone non trattengono il compiacimento trovandosi sotto gli occhi
quella che presto potrebbe diventare la riforma delle professioni. «Il ministro – hanno commentato i
vertici della confederazione – dimostra di guardare nella nostra stessa direzione».
Non soltanto Assoprofessioni è soddisfatta dall’estensione del primo comma, che stabilisce la piena
libertà della professione. Ma soprattutto la confederazione apprezza il comma 9: l’attività
riconosciuta continua ad essere attività libera, non attribuendo dunque alcuna esclusiva
nell’esercizio. E nel contempo si potrà procedere al riconoscimento di nuove professioni, purché
non ci sia sovrapposizione, ma solo con le attività riservate degli iscritti in ordini e collegi. «Un
chiaro segnale – hanno commentato Berloffa e Falcone – di apertura al riconoscimento delle nuove
professioni, nella direzione di una maggiore competitività nei mercati».
Sempre nell’ottica di accrescere la competitività è indispensabile, però, prevedere la possibilità di
fare pubblicità. A garantire la serietà del professionista, d’altronde, ci sarà l’obbligo di polizza
assicurativa.
Tuttavia, il parere del Cnel per legittimare le associazioni – hanno detto da Assoprofessioni – deve
essere conforme, non previo.
Il punto più importante dell’articolo riservato alla riforma delle professioni, resta comunque
l’eliminazione definitiva del concetto di professioni regolamentate e non. «È un passo in avanti che
dimostra di tener conto che tutte le professioni, sia le cosiddette tradizionali, che le nuove,
rappresentano veicolo trainante per la nostra economia e per l’accrescimento della competitività sul
mercato. Per questo – hanno concluso Giorgio Berloffa e Roberto Falcone – ci auguriamo che il
titolo II resti nel decreto così com’è, auspicando anche una rapida approvazione della legge di
conversione». (cri.cap)
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(AssoProfessioni, lettera al ministro della Giustizia; 2 marzo 2005)
Al Sig.
Ministro della Giustizia
Sen. Roberto Castelli
Via Arenula, 70
00186 R O M A
Illustre Sig. Ministro,
vogliamo con la presente esprimere il più vivo apprezzamento per l’impegno che il Governo sta
riservando all’adozione di misure urgenti che possono ridare slancio all’intera economia nazionale.
In modo particolare condividiamo le scelte legislative in corso al fine di rendere sempre più aperti e
competitivi i mercati in relazione al settore delle professioni.
Sin dall’incontro tenutosi presso il suo Dicastero, lo scorso 28 gennaio, la nostra confederazione,
che raccoglie le sigle più rappresentantive delle associazioni dei professionisti italiani, aveva
dichiarato apprezzamento per il lodevole tentativo di inserire nel decreto sulla competitività la
soluzione all'
annosa questione della riforma delle professioni.
In quella stessa occasione avevamo comunque espresso le nostre perplessità soprattutto in relazione
alle previsioni dell’allora comma 9.
Osservazioni, queste, che oggi sono state ampiamente superate dall’ultima versione dell’articolo 8
del decreto sulla competitività.
Condividiamo in massima parte l’articolato in cui è stata concentrata la riforma delle professioni,
apprezzando in modo particolare:
1)
la previsione del libero accesso alla professione;
2)
la volontà di riconoscere le associazioni costituite da professionisti non iscritti in
ordini o registri;
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3)
il riconoscimento di nuove professioni purché non sovrapponibili alle attività già
riservate dalla legge ai professionisti iscritti in ordini;
4)
il pieno rispetto del Titolo V della Costituzione;
5)
la pubblicità professionale se pur non comparativa;
6)
l’obbligo di polizza assicurativa sui rischi professionali.
Assoprofessioni ritrova in questi punti la piena volontà di apertura al riconoscimento delle nuove
professioni, nella direzione di una maggiore competitività dei mercati.
Tutte le professioni, infatti, sia quelle tradizionali, che le cosiddette nuove, rappresentano una forza
propulsiva per la nostra economia e per l’accrescimento della competitività, nella direzione tracciata
anche dai parametri europei dettati dal Consiglio di Lisbona nel marzo del 2001, ai quali anche
l’Italia dovrà adeguarsi entro il prossimo 2010.
Pertanto, Assoprofessioni auspica che l’articolo 8 resti immutato nella sua attuale formulazione,
ottenendone una rapida approvazione parlamentare.
L’occasione ci è gradita per porgere i più deferenti saluti.
Il Segretario Generale
Roberto Falcone
Il Presidente Nazionale
Giorgio Berloffa
Roma, lì 2 marzo 2005
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IL SOLE 24 ORE
Castelli ottimista sul Ddl giustizia, ma l'Anm prepara la protesta
ROMA • La Casa delle libertà è « compatta sulla volontà di portare a termine » il Ddl
sull'
ordinamento giudiziario e « sappiamo che, se ci dovesse essere un'
altra modifica, il
provvedimento sarebbe a rischio » . Il Guardasigilli Roberto Castelli, « soddisfatto » per la
conclusione dell'
iter della riforma nella commissione Giustizia, non vuole credere all'
ipotesi che in
Aula verrà ripresentato l'
emendamento Salerno ( An) che elimina i concorsi per esami. « Non potrà
avere seguito » ha detto Castelli, pur sapendo che Gianni Alemanno ha invece annunciato la
riproposizione della misura, considerata una mano tesa ai magistrati.
I quali, dopo tre scioperi in tre anni contro la riforma dell'
ordinamento, preparano nuove iniziative
di protesta contro la legge rinviata dal capo dello Stato.
Le iniziative saranno decise dopo che il Senato avrà dato il via libera al provvedimento, che
approderà in aula giovedì, secondo quanto deciso dalla conferenza dei capigruppo. A pronunciarsi
sarà, in prima battuta, la giunta dell'
Anm che sarà convocata subito dopo il sì definitivo del Senato
ma la scelta definitiva toccherà al parlamentino. È però probabile che le toghe sceglieranno forme di
protesta diverse dallo sciopero.
Intanto ieri la commissione Giustizia del Senato ha continuato l'
esame della ex Cirielli, nonostante
la decisione dei saggi della Cdl di spedire il testo, così com'
è, direttamente in Aula.
03/03/2005
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ITALIA OGGI
Il Cnf audito all'
Antitrust. Sono allo studio modifiche al codice deontologico
Pubblicità, cantiere aperto
Si discute sui media. No secco all'
accaparramento
Gli avvocati aprono all'
Autorità antitrust sulla pubblicità o meglio sui mezzi a disposizione dei
legali per farla. Con prudenza, comunque, non disposti a cedere sul divieto di accaparramento di
clientela. Il capitolo su cui si è avviata essenzialmente la riflessione della commissione deontologia
del Consiglio nazionale forense è proprio quella dei mezzi ammessi, tenendo conto di alcuni presidi
che il Cnf considera imprescindibili: la correttezza della informazione, il rispetto del segreto
professionale, la tutela dell'
immagine e del decoro della categoria.
La decisione di aprire un dossier è stata presa anche a seguito delle sollecitazioni in tal senso
arrivate dall'
Autorità garante della concorrenza e del mercato, che nella primavera dell'
anno scorso
aveva inviato una comunicazione ai legali, assieme ad altre sei professioni compresa quella dei
notai, in cui ha sottolineato che i limiti inseriti nel codice deontologico degli avvocati (in particolare
nell'
articolo 17) non rispondessero agli orientamenti espressi dalla Commissione europea nella
comunicazione dedicata alla concorrenza nei servizi professionali. In particolare l'
esecutivo di
Bruxelles aveva sottolineato che le restrizioni alla pubblicità dei servizi professionali costituisce un
ostacolo al superamento della asimmetria informativa che caratterizza i rapporti professionisti e
utenti, ritenendo al contrario che la pubblicità, sempreché ´veritiera e obiettiva'possa agevolare i
consumatori ad assumere decisioni di acquisto più informate. Dopo primi contatti epistolari,
mercoledì scorso i rappresentanti del Cnf sono stati auditi dall'
Autorità antitrust. ´Abbiamo offerto
all'
Autorità tutta la collaborazione possibile e anche di istituire un gruppo di lavoro comune, nella
consapevolezza tuttavia che la specificità della professione forense comporta la difficoltà a
individuare un confine sicuro tra la liberta di pubblicità e il divieto di accaparramento della
clientela'
, spiega il presidente del Cnf Guido Alpa. Esempio ne è, per esempio, il divieto di rendere
noti i nomi dei clienti anche quando autorizzati. Le posizioni di Antitrust e Cnf sono distanti. Per
l'
Autorità l'
autorizzazione del cliente è sufficiente a far cadere il divieto, ma il Cnf giustifica il
divieto assoluto con il segreto professionale. Il rapporto professionale, cioè, è coperto per legge dal
segreto professionale che dunque non è un diritto disponibile del cliente. Stesse cautele quanto ai
mezzi. Per il Cnf il divieto di alcuni media, come i giornali e la tv, è una misura precauzionale a
servizio del principio del decoro della professione, principio anch'
esso sancito per legge. Incorrono
nel divieto, secondo l'
articolo 17, anche la distribuzione a soggetti indeterminati di opuscoli, carte
da visita ecc., le sponsorizzazioni, le telefonate di presentazione, utilizzazione di internet per offerta
servizi e consulenze gratuite. ´Anche la direttiva servizi in discussione a Bruxelles obbliga i
professionisti a rendere trasparenti le condizioni di contratto e il compenso, ma fa salve le specificità
delle singole professioni'
, sottolinea ancora Alpa. Individuare una linea di condivisione non sarà
semplice, ma il Cnf sa che il riflettore dell'
Antitrust è acceso: per ora in uno spirito di
collaborazione per sottoporre al test di proporzionalità le disposizioni deontologiche in materia. Ma
come ha fatto presente la stessa Autorità, potrebbe sfociare in un procedimento istruttorio.
(riproduzione riservata) Claudia Morelli
03/03/2005
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FALLIMENTI • Vietti: subito nuova revocatoria e concordato preventivo, ma punteremo al riassetto
complessivo
« Ora quattro ritocchi, poi l'intera riforma »
ROMA • Oggi parteciperà a una riunione di maggioranza per illustrare ai presidenti delle
commissioni Giustizia del Senato e della Camera le norme di riforma del diritto fallimentare che
saranno inserite nel decreto legge per la competitività. Ma il sottosegretario alla Giustizia, Michele
Vietti, che martedì sera ha esposto le linee delle norme sul fallimento alle parti sociali, confida che
sia possibile ottenere in tempi relativamente brevi anche un obiettivo più ampio: « Noi speriamo che
in sede di conversione o nel disegno di legge che dovrebbe accompagnare il decreto si possa
approvare anche il resto della riforma contenuta nel maxi emendamento che il governo aveva
approvato il 23 dicembre scorso».
Nell'
immediato, però, il Governo punta su quattro innovazioni rispetto all'
ordinamento attualmente
in vigore. « In primo luogo — spiega Vietti — si applicano al rito fallimentare le nuove regole del
processo societario.
Estendendo il rito societario alle controversie fallimentari, si dovrebbe accelerare l'
intera procedura»
. La seconda novità, ricorda Vietti, è una modifica della disciplina della revocatoria ottenuta
dimezzando il cosiddetto periodo sospetto ( i due anni per gli atti anomali diventano uno, l'
anno per
gli atti normali diventa sei mesi). Ma si introducono anche delle esenzioni: « In particolare —
afferma il sottosegretario — vengono esclusi da revocatoria i pagamenti che rientrano nella normale
attività d'
impresa, le rimesse in conto corrente che non siano anomale, le vendite di prima casa a
giusto prezzo, i pagamenti in attuazione di accordi stragiudiziali per il risanamento d'
impresa, i
pagamenti attuati in esecuzione di amministrazione controllata o di concordato preventivo e i
pagamenti dei dipendenti».
La terza importante novità riguarda il nuovo concordato preventivo: « Togliamo gli attuali limiti
soggettivi, riguardanti l'
imprenditore e quelli oggettivi sulle garanzie — afferma Vietti — e diciamo
che l'
accordo si può fare purché si offra un piano di ristrutturazione dei propri debiti che trovi
l'
accordo della maggioranza dei creditori e che poi venga omologato.
L'
omologazione deve infatti intervenire entro sei mesi dalla presentazione del ricorso. Inoltre, si
prevede la diversità di classi per i creditori e la possibilità di un'
approvazione da parte del Tribunale
se c'
è la maggioranza delle classi di creditori » . « Ma ci saranno anche gli accordi di ristrutturazione
dei debiti — prosegue Vietti —. Si afferma infatti che il debitore anche al di fuori della procedura di
concordato può depositare un accordo di ristrutturazione dei debiti che veda l'
assenso di almeno il
60% dei creditori; deve essere accompagnato da una relazione di un esperto e anche in questo caso è
prevista l'
omologazione. Nella prospettiva della riforma — sottolinea Vietti — il giudice passa da
un ruolo gestorio a un ruolo, altrettanto essenziale, di controllore della legalità ».
L'
ultima novità prevista nel decreto legge in gestazione riguarda l'
introduzione dell'
istituto
dell'
esdebitazione, per effetto del quale il debitore che abbia collaborato con la procedura
fallimentare e che si sia comportato correttamente può essere esdebitato, liberato cioè anche dai
debiti che non siano stati pagati. « Si tratta di una sorta di " chapter eleven" nostrano— spiega
Vietti— perché consente di ri immettere il fallito nel circuito economico. Si considera, cioè, che se
l'
imprenditore ha collaborato può intraprendere nuove iniziative. Non è più un reietto, con le
stigmate dell'
escluso».
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Intanto, sul progetto hanno preso posizione i dottori commercialisti, evidenziando alcuni punti
critici. In particolare, fa notare il consigliere nazionale, Francesco Serao, « manca la previsione di
un riassetto dei rapporti fra giudice e curatore che garantisca adeguate garanzie di terzietà e serietà
professionali. Non si interviene poi sui requisiti di professionalità del curatore: in questo modo—
afferma Serao — si finisce per creare disorientamento nella scelta dei curatori, sui quali assume un
fondamentale ruolo la valutazione delle capacità, nell'
esclusivo interesse pubblico».
Inoltre, sono " saltati" istituti come quello dell'
allerta e della composizione concordata delle crisi,
mentre si è rivisitato il concordato preventivo e si sono previsti « incerti e mal definiti accordi
stragiudiziali, ovvero non chiari " piani attestati" di risanamento. L'
esdebitazione, congegnata per il
solo insolvente commerciale persona fisica — conclude Serao —, sembra applicarsi in modo
indiscriminato, spostando su un prevedibile e difficile contenzioso la definitività dei suoi effetti ».
ROSSELLA BOCCIARELLI
03/03/2005
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AVVOCATI
Il gratuito patrocinio approda in « Gazzetta »
•Pubblicata sulla « Gazzetta Ufficiale » n. 50 del 2 marzo 2005 la legge n. 25 del 24 febbraio 2005
sul gratuito patrocinio ( si veda « Il Sole 24 Ore » del 16 febbraio).
La principale novità della legge è che saranno sufficienti due anni di iscrizione all'
Albo degli
avvocati per essere inseriti nell'
elenco dei legali abilitati al gratuito patrocinio. L'
abbassamento dei
termini dovrebbe favorire i giovani avvocati, eliminando una disparità di trattamento rispetto ai
difensori d'
ufficio.
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ITALIA OGGI
Il governo rende note le risorse per le toghe di complemento
Sul piatto 164 milioni
Per stabilizzare 4.500 giudici onorari
Tre ipotesi alternative per la copertura finanziaria del provvedimento sui magistrati di complemento,
che dovrebbe portare alla stabilizzazione di 4.500 giudici onorari al posto degli attuali 9.000 tra
giudici di pace, giudici onorari di tribunale e viceprocuratori onorari e giudici onorari aggregati. I
dati sul peso finanziario del disegno di legge attualmente all'
esame della commissione giustizia della
camera (Ac 5163) sono stati forniti alla commissione mercoledì scorso dallo stesso governo,
rappresentato dal sottosegretario alla giustizia Luigi Vitali.
Secondo le norme da ddl l'
esborso per lo stato è quantificato in 277 milioni di euro all'
anno, con un
incremento di 277 milioni rispetto alla spesa attuale. ´Ipotesi insostenibile sul piano finanziario'
, ha
evidenziato Vitali, che è passato ad illustrare tre ipotesi alternative di trattamento economico, che ha
sottoposto al vaglio della commissione, indicando la prima come quella preferenziale.
Secondo quest'
ultima, lo stipendio del magistrato di complemento sarebbe pari al 50% dello
stipendio dell'
uditore giudiziario dopo sei mesi di attività; inoltre sarebbe prevista una riduzione del
50% dell'
indennità giudiziaria percepita rispetto ai magistrati ordinari. L'
indennità integrativa
speciale sarebbe percepita per intero.
L'
onere complessivo ammonterebbe a 164 milioni di euro, con un incremento di 29 milioni di euro
rispetto alla spesa attuale.
L'
ipotesi B prevede l'
attribuzione di uno stipendio pari al 50% dello stipendio iniziale del magistrato
di tribunale. L'
onere complessivo sarebbe di 196 milioni di euro.
L'
ipotesi C comporterebbe la stabilizzazione di 3.500 giudici onorari, pagati con stipendio pari al
50% del magistrati di tribunale (per un onere complessivo di 152 milioni di euro). Vitali ha anche
aggiunto che delle circa 9 mila toghe onorarie in servizio, circa un 30% andranno in quiescenza nei
prossimi anni. Dunque rimarrebbero da stabilizzare 6.000 unità, 4.500 immediatamente, 1.500 nel
tempo. Acquisiti i dati del governo circa la sostenibilità finanziaria del provvedimento, ha
sottolineato il relatore Erminia Mazzoni (Udc), si tratterà adesso di confrontarsi sulle scelte di
merito, per mandare avanti in maniera concreta l'
iter del provvedimento.
Sul quale però sia i magistrati ordinari che i giudici di pace che gli avvocati hanno più volte
espresso perplessità.
Non solo. Anche il presidente della commissione Gaetano Pecorella (Fi) ha avanzato dubbi di natura
costituzionale, in considerazione dalla istituzione di una magistratura complementare composta da
soggetti inquadrati ma non assunti tramite concorso, come prevede la Costituzione. Perplessità che
nella seduta di martedì scorso hanno consigliato una pausa di riflessione
Dal canto suo, la Federmot, l'
associazione di got e vpo, ha indetto un'
assemblea a Roma proprio per
fare il punto sul ddl di riforma. (riproduzione riservata)
03/03/2005
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ITALIA OGGI
ItaliaOggi anticipa i dati della Corte di giustizia delle Comunità europee. 2004 anno più produttivo.
Italia seconda nelle condanne Ue
L'
Italia perde il primato del paese europeo più condannato dalla Corte di giustizia delle Comunità
europee. Rimane sul podio al secondo posto, però, dopo la Francia. Così come mantiene il secondo
posto per numero di ricorsi pregiudiziali sollevati dalle diverse giurisdizioni. In particolare, nel 2004
sono state 16 le condanne subite per inadempimento, cioè per mancata o inesatta trasposizione di
atti normativi comunitari nell'
ordinamento nazionale. Un numero che non si discosta tanto da quello
segnato l'
anno scorso (15 condanne), con cui però l'
Italia conduceva la classifica. Il primo paese
distintosi per inadempienze nell'
anno appena passato è stato la Francia, che ha collezionato 23
condanne. Dopo l'
Italia seguono l'
Austria (15), la Germania (14), il Belgio (12) e la Spagna (10).
Tutti gli altri paesi Ue si assestano intorno a numeri che non arrivano a una decina, mentre il paese
più virtuoso è la Finlandia, condannata appena quattro volte. Quanto al secondo profilo, quello dei
rinvii pregiudiziali, se nel 2003 dall'
Italia sono stati 796, nel 2004 sono addirittura aumentati a 844.
Un buon numero ma molto lontano da quei 1.414 ricorsi con i quali si è distinta la Germania.
Seguono la Francia (676), i Paesi Bassi (610), il Belgio (495), il Regno Unito (396). È questa la
fotografia, ancora inedita, dei rapporti contenziosi tra paesi Ue e istituzioni comunitarie, che si legge
nelle statistiche della Corte di giustizia delle Comunità europee che saranno pubblicate entro fine
mese e che ItaliaOggi è in grado di anticipare. Il livello di litigiosità, chiamiamolo così, è più o
meno costante negli anni. Ma quello che sta cambiando sono le modalità con cui la Corte rende
giustizia. Dalle ultime statistiche risulta infatti che l'
anno 2004 è stato l'
anno più produttivo per i
giudici di Lussemburgo. Il numero di cause definitive è aumentato del 30% rispetto all'
anno
precedente. Nel 2004 infatti la Corte ha deciso 665 cause, una cifra che segna un considerevole
aumento rispetto agli anni precedenti (494 cause definitive nel 2003, 513 nel 2002). Così la quantità
di cause pendenti si è ridotta del 14% (sono 840 in numero assoluto contro le 907 dell'
anno
precedente), così come si è ridotta la durata media dei procedimenti. Nell'
ultimo anno la Corte ha
impiegato in media 23,5 mesi a decidere sui rinvii pregiudiziali, 20,2 mesi sui ricorsi diretti (nel
2003 aveva impiegato rispettivamente 25,5 e 24,7 mesi). Il miglioramento delle statistiche
giudiziarie, fa presente la Corte, è dovuto soprattutto ai nuovi strumenti processuali di cui ormai la
Corte dispone per la trattazione di alcune cause. Si va dalle decisioni con priorità ai procedimenti
accelerati, ai procedimenti semplificati e anche alla possibilità di decidere senza le conclusioni
dell'
avvocato generale. Circa il 30% delle sentenze del 2004, infatti, sono state emanate senza
conclusioni. Incominciano a dare frutti, come si vede, le innovazioni introdotte con il trattato di
Nizza, entrato in vigore il 1° febbraio 2002. Innanzitutto una redistribuzione delle competenze tra
Corte e tribunale di grado. Salvo i ricorsi per inadempimento, che rimangono di competenza della
Corte, infatti, competente a conoscere dei ricorsi diretti è già il tribunale. Questa ripartizione è in
vigore dal 1° giugno scorso. La Corte e il tribunale hanno già modificato i loro regolamenti di
procedura. Passo successivo dovrà essere quello di determinare, nello statuto, le materia specifiche
sulle quali il tribunale potrà esaminare questioni pregiudiziali e la Corte diventerà giudice di
secondo grado. Altra possibilità introdotta con il trattato di Nizza è quella di istituire camere
giurisdizionali in alcuni settori specifici. Ci sono già due proposte di decisione per l'
istituzione del
tribunale della funzione pubblica europea e per attribuire alla Corte la competenza sui brevetti.
Claudia Morelli
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EUROPA E DIRITTO/Dal Consiglio Gai di giovedì progressi su numerose decisioni quadro Ue
Mandato prove, 32 i reati della lista
Definite le fattispecie per lo scambio di elementi probatori
Acquisizione delle prove più europea. Ma anche novità in materia di trasposizione delle decisioni
quadro negli ordinamenti nazionali, lotta al razzismo e alla xenofobia, cooperazione nel settore
penale e commemorazione dell'
11 marzo 2004. Queste le novità più importanti del Consiglio
giustizia e affari interni tenutosi giovedì e venerdì scorsi a Bruxelles. Il Consiglio ha anzitutto
adottato un approccio generale su alcuni aspetti importanti della proposta di decisione quadro
relativa al mandato europeo di acquisizione prove, parte integrante della cooperazione giudiziaria
nel settore penale.
In particolare, il Consiglio ha stilato una lista di 32 reati per i quali non sarà possibile invocare, da
parte dei paesi membri, una doppia incriminazione e che, a ogni modo, risultano essere gli stessi
inseriti nella lista della decisione quadro del 2002 istituente il mandato d'
arresto europeo. Altri reati
potranno essere aggiunti alla lista in questione in seguito, previo voto unanime dei rappresentanti
degli stati membri dell'
Unione.
I reati dovranno essere comunque puniti sul territorio dello stato richiedente, solamente in presenza
di una pena superiore ai tre anni di reclusione. Il Consiglio ha anche stabilito di rivedere la materia
dell'
acquisizione delle prove tra cinque anni, alla luce delle modalità di applicazione pratica da parte
degli stati membri.
Il Consiglio si è interrogato anche sul metodo di trasposizione delle decisioni quadro Ue negli
ordinamenti nazionali e sul controllo comunitario. A questo proposito si è mostrato favorevole
all'
istituzione di un meccanismo di valutazione flessibile che tenga conto sì della trasposizione delle
decisioni, ma soprattutto dell'
effettiva applicazione pratica dei provvedimenti negli stati membri,
sulla base del lavoro svolto dal cosiddetto Comitato articolo 36.
Per quel che riguarda la lotta al razzismo e alla xenofobia, inoltre, il Consiglio Gai ha deciso di
riprendere con urgenza l'
esame della decisione quadro sulla materia (messa a punto nel novembre
del 2001), dando comunque il tempo ai nuovi paesi membri dell'
Unione di documentarsi. A seguito
dell'
azione comune intrapresa dall'
Unione sulla materia, di fatto il Consiglio non è riuscito a oggi ad
adottare all'
unanimità il testo della decisione stessa. Nel 2003 il Consiglio aveva addirittura deciso
di sospendere l'
esame della decisione a causa di alcune divergenze tra i paesi membri sui casi in cui
è possibile rifiutare le richieste di un altro paese su procedimenti giudiziari in corso.
Per quel che riguarda la cooperazione giudiziaria europea in materia penale, il Consiglio ha adottato
in questa occasione una decisione quadro relativa agli attacchi contro il sistema informatico. La
decisione (15010/04 e 5869/05) punta a rafforzare le sinergie tra le autorità giudiziarie dei diversi
paesi membri, garantendo al tempo stesso che questi attacchi siano passibili di sanzioni penali
effettive, proporzionate e dissuasive su tutto il territorio dell'
Unione europea. Gli stati membri sono
tenuti, in questo senso, ad adottare le misure necessarie perché l'
accesso illecito a un sistema di
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informazione o l'
attentato all'
integrità di quest'
ultimo vengano sanzionati dal codice di procedura
penale.
In merito alla commemorazione della tragedia spagnola dell'
11 marzo 2004, il Consiglio ha stabilito
che l'
11 marzo sarà la giornata europea della memoria delle vittime di Madrid e della lotta al
terrorismo. Tra gli altri punti approvati dal Consiglio, l'
adozione della decisione quadro in materia
di confisca di beni, prodotti e strumenti in mano al crimine organizzato (14648/04). In conformità a
questo provvedimento, i paesi membri dell'
Unione dovranno adottare misure efficaci di confisca
immediata di parte o del totale dei beni, frutto di reati punibili con più di un anno di reclusione.
Altra decisione quadro approvata dal Consiglio, quella relativa al principio di mutuo riconoscimento
delle sanzioni pecuniarie (6838/04 e 5871/1/05). Di fronte alle soventi doppie sanzioni, infatti,
l'
Unione ha voluto fare chiarezza, creando un principio secondo cui quando una sanzione pecuniaria
è richiesta e pagata in uno stato, la stessa non possa essere applicata in un altro paese.
Il Consiglio ha inoltre preso nota di un rapporto relativo all'
applicazione della decisione quadro
sullo status delle vittime nel quadro delle procedure penali (14830/2/04). Obiettivo del rapporto è
quello di verificare l'
applicazione della decisione adottata lo scorso 15 marzo 2001 per garantire un
livello elevato di protezione delle vittime dei reati.
Il Consiglio si è anche espresso in merito al sistema d'
informazione denominato Schengen (Sis),
adottando una decisione che permette anzitutto a Eurojust ed Europol di accedervi direttamente,
oltre a inserire nuove tipologie di materie, tra cui procedure più snelle di scambio di dati tra autorità
nazionali competenti e tecniche migliori di acquisizione dati.
In occasione della riunione di Bruxelles è stato inoltre nominato all'
unanimità quale direttore di
Europol il tedesco Max Peter Ratzel. Per informazioni dettagliate sulle conclusioni del Consiglio
Gai dello scorso 24-25 febbraio è possibile consultare il sito internet http://ue.eu.int/Newsroom,
oppure inviare un'
e-mail all'
indirizzo [email protected]. (riproduzione riservata)
Paolo Bozzacchi
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ITALIA OGGI
Nel mondo globalizzato non vale più l'
assioma esperienza-qualità. Necessarie conoscenze applicate
Università lontane dalle professioni
Mancano programmi didattici specializzanti per il mercato
di Giuseppe Sileci - Giunta nazionale Aiga
La globalizzazione dei mercati e la velocità dei cambiamenti economici, sociali e culturali che essa
ha implicato richiedono una verifica dell'
assioma esperienza = qualità che, fino a oggi, ha
caratterizzato il mercato dei servizi professionali.
E ancora, l'
ingresso negli equilibri economici mondiali di nuove realtà, fino a ieri sottosviluppate e
con economie rurali ma con potenzialità di crescita impressionanti e di gran lungo superiori alla
crescita prevedibile dei paesi più industrializzati, richiede anche una riflessione sul tipo di
professionalità che il mercato domanderà ai fornitori di servizi professionali.
Da un'
analisi anche solo superficiale di questi due aspetti emerge un'
economia più dinamica,
caratterizzata da una maggiore e più agguerrita concorrenza, nella quale prevale chi è meglio
attrezzato e, soprattutto, chi si approcci alle problematiche con la stessa elasticità e flessibilità dei
propri competitori.
L'
esperienza, intesa come insieme di conoscenze acquisite direttamente nel tempo, appare come un
valore non più adeguato alla rapidità dei mutamenti sociali ed economici ai quali è sottoposta
l'
umanità.
Con questa nuova realtà deve cominciare a fare i conti il sistema scolastico e universitario.
Quest'
ultimo, in particolare, deve prendere coscienza del nuovo ruolo che l'
accademia è chiamata a
svolgere nella fase di formazione ante lauream, durante la quale agli studenti universitari devono
essere impartiti non solo gli insegnamenti squisitamente teorici, ma devono essere fornite le prime
nozioni professionalizzanti.
In una parola, l'
università deve cominciare ad aprirsi alle realtà professionali modellando le classi di
laurea in funzione delle diverse e più specialistiche professionalità che il mercato richiede.
Non adeguarsi, continuare a credere nel sapere tradizionale, significa condannare un paese a sicura
sconfitta relegandolo ai margini dei processi economici mondiali.
Duplice è peraltro il vizio alla base dell'
incapacità dell'
attuale sistema di istruzione di fornire
adeguate risposta alle esigenze di uno sviluppo socio-economico effettivamente moderno ed
efficace.
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Per un verso l'
università non riesce a parametrarsi al mondo delle professioni e delle imprese sul
piano dei contenuti; non sa cioè fornire conoscenze applicate ed applicabili che consentano un
immediato e competitivo approccio al lavoro.
Per altro verso manca qualsiasi programmazione che sappia sincronizzare la produzione di forza
lavoro intellettuale e specializzata alle effettive esigenze del mercato.
Oggi nel nostro paese, per il giovane, un adeguato e anche approfondito livello di istruzione e
specializzazione non è sinonimo di sicurezza nella collocazione lavorativa; ciò deve essere mutato
fino a ricondurre la competizione tra le forze migliori addirittura già al momento degli anni della
formazione.
In questo contesto non lungimiranti appaiono le maggioranze politiche che, di volta in volta, si
succedono al governo del paese.
In nome dell'
alternanza, la coalizione di turno modifica quello che è stato appena oggetto di riforma
nella precedente legislatura più con l'
animo di rimuovere totalmente l'
iniziativa legata agli avversari
politici che di correggerne gli effetti.
Così l'
università, nonostante le continue riforme, è in affanno e, nel frattempo, i molti talenti
fuggono all'
estero o perché non ritengono soddisfacente il livello qualitativo del sistema
universitario del loro paese o, ancora peggio, perché non accettano le logiche feudali che
condizionano la carriera all'
interno del mondo accademico.
Occorre intervenire subito per rimodulare la formazione ante lauream, della quale deve occuparsi in
modo esclusivo l'
università interfacciandosi con le singole realtà professionali e imprenditoriali,
senza trascurare, però, i percorsi formativi post lauream, nei quali debbono svolgere un ruolo
primario i ceti professionali.
Per entrambi questi aspetti fondamentale sarà la realizzazione di forme di joint venture e
pianificazione con le imprese e le grandi strutture professionali, le quali dovranno assumersi
responsabilmente e con lungimiranza l'
onere dell'
investimento anche di ingenti risorse economiche
finalizzate alla realizzazione di un progetto che, grazie a queste sinergie, possa rilanciare l'
economia
del paese.
Qualunque riforma del sistema, anche quella delle professioni, sarebbe destinata a fallire se
sopravvivesse la logica del conflitto generazionale che contrappone agli anziani coloro che da meno
tempo sono nel mercato e se sopravvivessero le attuali condizioni di inferiorità alle quali sono
sottoposti questi ultimi, nonostante la loro naturale propensione a essere interpreti in modo migliore
dei cambiamenti. (riproduzione riservata)
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Assise Bologna/ I giovani e il potere
di Anna Zampieron - Giunta nazionale Aiga
Il potere dei giovani nel governo del paese e delle categorie professionali sconta una
rappresentatività viziata da modelli discriminanti
Maggioranza e opposizione politica hanno chiara l'
esigenza di urgente modernizzazione del nostro
paese che, con l'
ingresso in Europa, è chiamato a competere con un'
economia di scala
internazionale. Fa bene, dunque, il governo a mettere mano a un piano sulla competitività e, in linea
di principio, non sbaglia ad approntare misure che si rivolgano oltre che al mondo delle imprese
anche a quelle delle professioni.
Il mondo delle professioni rappresenta, senza ombra di dubbio, il terzo pilastro dell'
economia
italiana e, pur con tutte le garanzie che devono essere assicurate da un'
adeguata disciplina delle
professioni intellettuali, deve costituire parte integrante di un piano di sviluppo della competitività
del sistema-paese.
Anzi, il ceto professionale deve rappresentare il motore propulsore del rilancio economico e
culturale e, per assolvere a tale funzione, deve essere messo in condizione di adeguarsi alla
domanda di qualità e competenza proveniente da un mercato sempre più complesso.
Il mondo delle professione deve, dunque, liberarsi dai legacci tipici di una cultura conservatrice che
lo considera avulso dal mondo economico ed aprirsi al mercato, alla concorrenza, senza, tuttavia,
scadere nel bieco mercantilismo.
Questa sfida può essere vinta solo puntando sulla forza che, per attitudine e dinamismo, è in grado
di governare il cambiamento e il progresso: i giovani.
Il ragionamento trova concordi le forze politiche di governo e di opposizione, ma nei loro
programmi i giovani appaiono più strumento propagandistico che obiettivo vero di un progetto di
nuova governance.
La classe politica inneggia ai giovani, li include nei programmi di governo, li identifica quali
strumenti per il perseguimento del progresso del paese, ma recalcitra a modificare il modello
democratico di rappresentatività, consentendo ai giovani l'
ingresso nella dirigenza del paese.
Nell'
ambito delle categorie professionali questo dato si riflette, addirittura, nel dettato normativo,
ove si continuano ad usare le soglie anagrafiche come filtro per impedire l'
espressione delle
potenzialità di governo dei giovani.
È evidente che il piano annunciato dal governo, per imprimere slancio alla competitività del paese,
costituisce occasione e banco di prova per verificare l'
effettivo interesse della classe politica verso le
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giovani generazioni. La loro forza è un volano su cui può decollare una moderna economia di scala,
ma quella forza abbisogna anche di essere liberata dalla compressione esercitata da tanti fattori
discriminanti verso i giovani.
Il governo e le forze politiche lancerebbero davvero un segnale di grande effetto se, nel piano sulla
competitività, a proposito di riforma delle professioni, introducessero, come l'
Aiga ha chiesto al
ministro della giustizia, un generale divieto verso ogni norma di sbarramento che, fondata
sull'
anzianità, nega l'
elettorato passivo alla fascia generazionale più giovane e non trova alcuna
giustificazione se non di favorire la gerontocrazia. Non devono, infatti, trovare più alcun spazio le
limitazioni che, per esempio, in campo forense, sono ancora previste per l'
elettorato passivo del
Consiglio nazionale forense e del comitato dei delegati della Cassa forense.
Il governo potrebbe fare di più: istituire un'
autority che vigili affinché non sorgano barriere
discriminanti per i giovani e promuova lo sviluppo delle capacità delle giovani generazioni
favorendone la considerazione quale prima risorsa nazionale. (riproduzione riservata)
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IL SOLE 24 ORE
Tribunale di Roma a rischio paralisi
•Il Tribunale di Roma rischia il blocco di tutti i servizi. A lanciare l'
allarme è la Ugl statali che
attraverso il responsabile del comparto ministeri, Paola Saraceni, fa presente che in considerazione
del fatto che il Tribunale di Roma ha il bacino di utenza più grande d'
Europa, la carenza di organico
rischia di paralizzare tutte le attività. « Infatti — ha sottolineato Saraceni — rispetto alle 1.359 unità
previste attualmente sono in servizio 1.209 unità, vale a dire 194 in meno. Le ripercussioni sono
state subito evidenti con la sospensione del servizio, per posta elettronica, di rilascio copie civili » .
La Ugl non esclude che nei prossimi giorni possa essere promosso un sit in del personale proprio
per sensibilizzare l'
opinione pubblica su un problema che ha ricadute anche sull'
utenza. « A nostro
giudizio — ha concluso Saraceni — occorrerebbe, a carattere d'
emergenza, un riequilibrio tra le
unità in organico presso il Tribunale, quelle comandate presso altri uffici, circa 75 unità, e il
personale applicato al Tribunale, circa 10 unità».
03/03/2005
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Targhe alterne: serve un esonero per gli avvocati
Targhe alterne, servono deroghe in favore dei veicoli utilizzati dagli avvocati. A chiederle è il
Patronato forense Onlus che ieri ha inviato una lettera al Sindaco Walter Veltroni, sottoscritta dal
suo legale rappresentante Federico Bucci.
L’Associazione senza fini di lucro e di tutela dei diritti civili e di solidarietà sociale, che annovera,
tra l’altro, un considerevole numero di avvocati sia tra i suoi soci fondatori che tra quelli ordinari
chiede al primo cittadino, sull’esempio anche del Comune di Venezia, di adottare delle deroghe in
favore dei veicoli utilizzati dagli avvocati, muniti di tesserino di appartenenza all’Ordine di Roma,
impegnati in difese di ufficio o di fiducia attinenti a provvedimenti urgenti sia in sede penale che
civile o amministrativa.
Per tali professionisti è necessario disporre delle proprie auto per raggiungere gli uffici giudiziari,
per poter patrocinare gli interessi dei propri assistiti.
Ultimamente, però, tale possibilità viene gravemente limitata nelle giornate in cui sono in vigore nel
Comune di Roma le misure di limitazione del traffico, con la circolazione degli autoveicoli a
“targhe alterne”, considerando, peraltro, sia la difficoltà di trovare taxi liberi che l’improponibile
utilizzo dei mezzi pubblici che non permettono agli avvocati di raggiungere tempestivamente gli
uffici giudiziari. (cri.cap)
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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Taranto