Quaderni acp 2009; 16(4): 176-180 Fare prevenzione con la teoria dell’attaccamento Maria Giuseppina Della Speranza Psicologa psicoterapeuta, Responsabile UOS di Psicologia Clinica e di Comunità DMI, ASL 4, Matera Abstract Prevention by the attachment theory The complexity of social contexts, enriched by stress and poverty, especially for the disadvantaged, makes mandatory the management of appropriate health interventions through the alliance of different professionals. Health care services should accompany families toward changes in life styles, appropriate competences and parenting. Quaderni acp 2009; 16(4): 176-180 Key words Attachment. Sensibility. Temperament. Change. Affectability L’accrescimento della complessità del contesto sociale, ricco di motivi di distress e di disagio, la sofferenza in esso sempre più diffusa e rilevabile soprattutto nei più deboli e nei piccoli ci inducono ad accogliere una sfida professionale: progettare interventi sanitari che implichino apporti di saperi e professionalità differenziate; cimentarci in percorsi nuovi di cura e presa in carico in cui non necessitano prescrizioni di farmaci ed esami clinici, ma è opportuno accompagnare la famiglia in un percorso di cambiamento comportamentale che favorisca l’assunzione di diversi e più funzionali stili di vita e l’acquisizione di competenze adeguate al ruolo familiare e sociale ricoperto. Parole chiave Attaccamento. Sensibilità. Temperamento. Cambiamento. Responsività Introduzione Nel primo quarto del secolo scorso, dalle osservazioni di J. Bowlby su alcuni ragazzi delinquenti, prende l’avvio una teoria, quella dell’attaccamento, che darà un grande contributo alla comprensione del mondo infantile e dei legami del bambino con le figure di accudimento [1-2-3]. Un aspetto interessante della teoria è l’assunto che sono le esperienze reali che il bambino vive con le figure di riferimento affettivo a rappresentare fattori protettivi, se positive, o di rischio, se negative. L’attaccamento è definito come “ogni forma di comportamento che appare in una persona che riesce a ottenere o a mantenere la vicinanza a qualche altro individuo differenziato e preferito” [4]. Esso, attivato da una separazione reale o minacciata dalla figura di riferimento, rappresenterebbe un vero e proprio sistema motivazionale a base innata, cioè un sistema di controllo corretto secondo lo scopo. L’esperienza di attaccamento e il suo stile sono determinanti sullo sviluppo del bambino e per ciò che egli diventerà da adulto [5-6-7]. Un bambino sicuramente Per corrispondenza: Maria Giuseppina Della Speranza e-mail: [email protected] 176 utilizzerà meglio il suo patrimonio cognitivo, avrà migliori competenze sociali e comunicative, più elevato senso di autoefficacia. Le ripercussioni sulla rappresentazione mentale di se stesso e degli altri (Internal Working Models) condizionano le aspettative in situazioni nuove e incidono quindi, anche in età adulta, sulle relazioni affettive in primo luogo, e poi anche su quelle sociali [8-9]. L’autoefficacia è un fattore di protezione nelle situazioni di stress, riconosciuto anche da altri studi, rispetto all’insorgenza, per esempio, di sintomi depressivi e ad alterazioni della funzionalità immunitaria [10]. La sensibilità (capacità di riconoscere i segnali del piccolo) e la responsività (prontezza nella risposta) sono le caratteristiche della madre significative per definire la qualità della sua relazione con il figlio [11]. Madri disturbate e sofferenti rappresentano esse stesse un fattore di rischio per il benessere del proprio figlio, poiché è condizionata la qualità dell’interazione. Va detto che non tutti i bambini sono ugualmente facili da allevare, sia perché ognuno nasce con il suo temperamento, più o meno difficile, sia a causa di pato- logie o prematurità. È particolarmente importante allora individuare precocemente quelle situazioni di rischio che rendono più vulnerabile il neonato per motivi “intrinseci” o “estrinseci”, in modo da avviarne i genitori a un percorso di sostegno che incentivi i necessari cambiamenti nelle modalità di cura, intervenendo anche su vissuti e timori della madre. Motivazioni organizzative All’interno di una organizzazione dipartimentale materno-infantile, un progetto preventivo da ciò motivato può rappresentare una valida opportunità per mettere in rete i vari servizi e i diversi operatori e consentire una presa in carico del bambino e della sua famiglia con ricadute significative sulla qualità dell’assistenza. L’esperienza ha insegnato che, negli interventi in favore della famiglia, la collaborazione tra le varie figure professionali è utile perché ne rispetta la complessità; ha anche evidenziato la necessità di interventi precoci che agevolino le relazioni nel loro stabilirsi e correttamente evolversi, piuttosto che tentare di apportare correzioni su aspetti disfunzionali già strutturati e consolidati nel tempo. La motivazione è poi un altro elemento di cui tener conto: essa è elevata nelle gravide e nei neogenitori, utenti che si approssimano alla realizzazione di un progetto importante per la vita; decresce via via che l’età dei figli aumenta nonostante spesso possano insorgere difficoltà. Risulta, in questo momento, più facile coinvolgere il partner e i nonni e stabilire con la famiglia un rapporto di fiducia che si protragga nel tempo. Può quindi essere importante prevedere di incrementare il percorso nascita con una offerta attiva che sia efficace nelle metodologie utilizzate e che garantisca un accesso facilitato alle donne e alle famiglie dell’intero territorio di una Azienda Sanitaria. Questo è in linea con quanto emerso nel Workshop IRCCS proposte Bambino Gesù (Roma) - IRCCS Burlo Garofolo (Trieste), tenutosi a Roma il 21/05/05, così sintetizzato [12]: 1. Diffuso bisogno di sostegno allo sviluppo delle competenze genitoriali, anche in relazione a situazioni di rischio sociale attualmente in crescita (neogenitori con bassa scolarità, madri single con bassa scolarità, nuclei familiari di recente immigrazione ecc.). 2. Esistono evidenze che lo sviluppo del bambino e la sua salute siano condizionati dalla minore applicazione di buone pratiche di salute e da minori stimolazioni ambientali connesse a carenza di competenze e funzioni genitoriali. 3. Esistono evidenze che ambiente familiare, salute e sviluppo del bambino e benessere dei genitori migliorino in relazione a interventi precoci di supporto alle funzioni genitoriali. 4. Per interventi di sostegno può essere utilizzato, con pari efficacia, personale non professionale, contenendo così i costi. 5. Tali interventi dovrebbero avere inizio durante la gravidanza, continuare per almeno il primo anno di vita, contemplare momenti di incontro tra genitori, e inserirsi nella rete dei servizi sociosanitari per il percorso nascita. Analisi effettuate sugli interventi preventivi basati sulla teoria dell’attaccamento sembrano dimostrare un’efficacia che non sempre viene riconosciuta ad altre tipologie di azioni, pur prevedendo un numero limitato di sessioni. Evidenziano inoltre che “gli interventi più circoscritti che si focalizzano sul comportamento sensibile della madre appaiono piuttosto efficaci nel modificare l’insensibilità dei genitori e nel promuovere la sicurezza dell’attaccamento infantile” [13]. Apollonio e altri [12] ritengono che gli effetti del sostegno alla genitorialità possano riguardare: per i bambini – migliore sviluppo cognitivo, emotivo e fisico; – riduzione di problemi comportamentali e di apprendiment; – riduzione di abuso e trascuratezza; – migliori esiti psico-sociali da adulti; – migliore parenting da adulti; Quaderni acp 2009; 16(4) TABELLA 1: CAN SCANSIONE Argomento Operatore La tutela della maternità Assistente sociale Note su evoluzione della gravidanza e del parto Ginecologo Alimentazione e igiene in gravidanza Ostetrica Igiene del neonato, corredino, vaccinazioni Infermiera/vigilatrice Prepararsi al ricovero: manuale di sopravvivenza Ostetrica Relazione di coppia e familiare Psicologo Ruolo educativo dei genitori Psicologo Competenze del neonato, linguaggio e bisogni Psicologo/pediatra Allattamento Infermiere/vigilatrice Massaggio al neonato Infermiere/vigilatrice Sessualità nella coppia e controllo della fertilità Ginecologo per i genitori – riduzione della prevalenza di depressione e ansia materna grazie a una precoce individuazione dei segnali che fanno presagire il passaggio dal “baby blues” a una vera e propria patologia del tono dell’umore; – migliore autostima, migliore capacità produttiva e sociale; – migliore salute riproduttiva per la madre; per le famiglie – funzionamento e relazioni interne migliori; – migliori relazioni sociali; – migliore utilizzo dei servizi sanitari. Da queste considerazioni nasce la proposta di Progetto che qui viene presentata dettagliando gli obiettivi, le azioni e gli operatori coinvolti, gli indicatori e gli strumenti. Obiettivi del Progetto 왘 왘 왘 왘 왘 Aiutare ciascun genitore a riscoprire le proprie risorse umane, i propri carismi; accompagnare ogni coppia nel processo di assunzione del ruolo genitoriale; incentivare l’utilizzo dei servizi aziendali favorendo la conoscenza dei riferimenti esistenti e dei percorsi per ciascuna problematica; sostenere processi di aggregazione e solidarietà sociale; offrire spazi e competenze per l’ela borazione di vissuti negativi e ansie sconsiderate e incontrollabili; 왘 왘 왘 individuare segnali di disagio materno e/o di coppia che possano incidere negativamente sul benessere del bambino; creare una rete in grado di sostenere la piena assunzione dei compiti genitoriali; favorire una gestione consapevole della sessualità per promuovere paternità/maternità responsabili e prevenire il ricorso alle IVG. Azioni 1. Pubblicizzazione dell’iniziativa e coinvolgimento del personale sanitario e sociale che può favorire la partecipazione di donne più bisognose di sostegno (MMG, PdF, operatori dei Servizi sociali e del Servizio vaccinazioni, ostetriche e ginecologi dei Servizi aziendali ecc.). 2. Corsi di accompagnamento alla nascita (CAN con équipe multiprofessionale) aperti alle donne nel secondo trimestre di gravidanza che chiedono di parteciparvi. In occasione dell’adesione all’iniziativa le donne verranno sottoposte a un colloquio condotto secondo una griglia predefinita per compilare la cartella. Le informazioni raccolte permetteranno di discriminare i casi più problematici e agevolare l’accesso al percorso destinato alle situazioni a rischio. Il colloquio accerterà infatti che la donna si trovi in condizioni di rischio per il proprio benessere e/o per quello del nascituro. Per la selezione 177 proposte saranno considerati i fattori di rischio sotto riportati. A tutte le gravide sarà somministrato il SAT (Separation Anxiety Test di Klagsbrun e Bowlby), tarato sulla popolazione italiana da G. Attili, curatrice della versione che si intende utilizzare [14]. In essa il test è utilizzabile anche per adolescenti e adulti, sebbene fosse originariamente stato validato per bambini dai 4 ai 9 anni. È di facile somministrazione e richiede anche tempi molto contenuti per la valutazione [15]. Esso rileva gli stili di attaccamento, ma anche le abilità di coping, consentendo di verificare le situazioni di maggiore rischio e di avere informazioni sullo stile di attaccamento; i casi individuati con attaccamento confuso o disorganizzato sono ammessi alla fase 2. Tutte le altre partecipanti al corso potranno comunque iscriversi ai corsi per neogenitori. I temi da trattare nel corso di accompagnamento alla nascita (incontri di 3 ore che, con cadenza settimanale, si protrarranno per circa 2 mesi) sono riportati nella tabella 1. Il corso potrà prevedere esercizi di stretching, visualizzazione o rilassamento, a seconda delle competenze degli operatori coinvolti. 3. Osservazione della diade madre-bambino, condotta da un infermiere o una vigilatrice in ambiente domestico e accompagnata dalla video registrazione di una attività di circa 20’, concluderà la valutazione-intervento dei casi selezionati [16]. La videoregistrazione avverrà previa accettazione/autorizzazione della famiglia e sarà letta utilizzando gli “indici osservativi dell’attaccamento” che consentono di verificare la qualità dell’interazione tra madre e figlio. Seguirà la discussione dei filmati tra gli operatori che l’hanno effettuata, sotto supervisione dello psicologo di riferimento; essa fornirà quegli elementi utili a sostenere le abilità materne e a individuarne le difficoltà; potrà parteciparvi anche il pediatra di famiglia (PdF) [17]. 4. Per i neonati descritti dalle madri come difficili (intensità delle risposte, aritmicità, scarsa adattabilità, inconsolabilità ecc.) e riconosciuti come tali anche dal medico curante, che assume funzione di filtro, è prevista la valutazione del temperamento a cura dello psicologo, tramite il questionario QUIT di G. Axia, tarato su popolazione italiana da 0 a 11 anni [16]. La famiglia potrà quindi entra178 Quaderni acp 2009; 16(4) TABELLA 2: IMPEGNO ORARIO DEGLI OPERATORI COINVOLTI NELL’INTERO PERCORSO, ESCLUSA LA PRESA IN CARICO Attività Operatore Tempo in ore Colloquio anamnestico Somministrazione e decodifica SAT Visita domiciliare Supervisione registrazione video Valutazione temperamento neonato Lezioni ai corsi pre e post partum Attività di sportello Assistente sociale Psicologo Infermiere/Vigilatr./Ost. Psicologo Psicologo Tutti Infermiere/Vigilatrici 1 per utente 1,30 per utente 1 1 per utente 1,30 per utente 3 per incontro 1 per settimana TABELLA 3: MODALITÀ DELLA PRESA IN CARICO Gravità disagio Lieve (disagio sociale transitorio) Operatore che assume cura Modalità Tempi/numero interventi Volontario, attiva- Visite domiciliari zione rete familiare e/o sociale 10/12 di 1 ora con frequenza inizialmente bi-settimanale e poi settimanale per aiuto materiale e sostegno Medio (disagio so- Operatore sociale Visite domiciliari ciale non transitorio e/o sanitario ma non complicato da componenti psicologiche) 10/12 di 1 ora con frequenza inizialmente bi-settimanale e poi settimanale per attività di modelling e sostegno alle modalità di cura funzionali [19] Grave (problemi psicologici) Psicologo re nel Progetto anche nei casi in cui la neomamma non abbia partecipato al corso di accompagnamento alla nascita, frequentando il corso per neogenitori previsto al punto 7 e usufruendo degli interventi previsti al punto 3 (vedi schema riassuntivo di tabella 1). 5. Il sostegno alle famiglie più problematiche, affidato all’operatore ritenuto più indicato per la profondità del disagio, prevederà colloqui periodici, visite do miciliari, affiancamento di operatori volontari o di personale convenzionato con il servizio sociale comunale. 6. Rivalutazione delle funzioni di prima accoglienza dei bisogni percepiti dall’utenza tramite uno spazio di ascolto e di sostegno per le problematiche connesse alla nascita. Colloqui di terapia Un ciclo di 10 sedute a cadenza setfocale timanale 7. Cicli di 6 incontri interdisciplinari con le neomamme di 3 ore ciascuno (neogenitori), dove verranno affrontati temi relativi alla cura del neonato e della puerpera, ma anche argomenti che si propongono di esaminare e modificare la relazione genitoriale: esperienze di separazione vissute nel passato e nel presente, il modo in cui la madre si è sentita trattata dai propri genitori, le modalità di distacco dalla propria famiglia e cambiamenti nella relazione con i genitori, la percezione di continuità o discontinuità tra l’essere figlia ed essere madre [12]. 8. Distribuzione di un opuscolo sulle buone pratiche di salute in cui vengono anche sviluppati i seguenti temi: gestione del pianto del bambino, necessità e strategie per trasmettere sicurezza e fiducia proposte al piccolo e importanza del gioco condiviso. Sono considerate buone pratiche di salute (BPS-11): mamma e papà non fu mano in presenza del bambino – il bambino viene messo a dormire in posizione supina – regolari controlli medici – allattamento esclusivo al seno per almeno 4 mesi e allattamento anche dopo lo svezzamento – occasioni di incontro con i coetanei dal 12° mese e lettura ad alta voce di libri adeguati alla sua età – i genitori partecipano ad attività di sostegno alla genitorialità e hanno occasioni di socializzazione. Operatori coinvolti Molte delle azioni rientrano nella routine dei servizi, a differenza di altre, quali le procedure di valutazione della interazione della diade madre-bambino. Si tratta comunque di razionalizzare gli interventi e ottimizzarli, e di renderne omogenei strumenti, procedure e valutazione. La formazione potrà rientrare tra le iniziative dell’Azienda Sanitaria. È previsto il coinvolgimento del personale dei reparti ospedalieri di ostetricia e neonatologia, dei pediatri e dei medici di famiglia, di psicologi e assistenti sociali di servizi dedicati all’infanzia (DMI, servizi di psicologia e consultori). L’impegno orario (tabella 2), per ciascun operatore, è riferito ai singoli utenti, per gli interventi già definiti; è calcolato per ogni corso (corso di accompagnamento alla nascita e neogenitori); è in relazione alla gravità del disagio diagnosticato. Sono previsti infatti tre livelli di intervento, come riportato nella tabella 3. Indicatori di rischio Per il reclutamento delle gravide: – svantaggio socio-economico (famiglie note ai servizi sociali), presenza di stressor di elevata intensità (lutti recenti o non elaborati, perdita lavoro, malattie gravi ecc.), genitori adolescenti, immigrazione, conflitti coniugali/familiari, esperienze traumatiche nell’infanzia dei coniugi (storie di maltrattamento e di abusi), famiglie monoparentali, donne affette da di sturbi psichici. Per le neomamme: – nascita pretermine e/o presenza di disabilità nel neonato, – neonati di temperamento difficile. Quaderni acp 2009; 16(4) Indicatori di processo Per il corso di accompagnamento alla nascita – N. di corsi attivati; – N. di operatori coinvolti; – N. di donne partecipanti / n. di partorienti; – N. di donne che interrompono la frequenza al corso; – N. di padri che partecipano almeno agli incontri in cui è prevista la loro presenza. Per fase postnascita e di sostegno alle famiglie problematiche – percentuale di donne che partecipano al corso per neogenitori tra quelle che hanno partecipato al corso di accompagnamento alla nascita; – percentuale di donne individuate a rischio che accettano la osservazione/ valutazione domiciliare; – N. di prese in carico; – N. di visite domiciliari di sostegno effettuate mediamente; – percentuale di donne affidate alla rete sociale effettivamente seguite; – N. di neomamme seguite dallo psicologo; – N. di rifiuti e/o abbandoni. Modalità di pubblicizzazione del Progetto Locandine presso i presidi sanitari e gli ambulatori di medici e pediatri di famiglia, preventivamente contattati e messi al corrente della iniziativa. Locandine presso luoghi frequentati dalle donne, laddove è necessaria la sensibilizzazione della popolazione target (parrucchieri, estetiste, supermercati ecc.). Formazione Sono previsti la formazione degli operatori, l’addestramento alle tecniche di osservazione, la supervisione sulle metodiche utilizzate. Sarà avviata contestualmente al Progetto, in modo da offrire a tutti gli operatori coinvolti uno spazio comune per l’elaborazione dell’esperienza. Sono da prevedersi almeno 7 incontri: uno introduttivo su Progetto e teorie di riferimento – uno per definire i contenuti su cui verterà il colloquio iniziale per accesso al percorso – uno sulle basi biologiche dell’attaccamento – due su meto- dologie di intervento e ruolo dei diversi operatori – due per supervisione SAT e Indici di osservazione Indicatori di risultato – N. di donne che esprimono gradimento per le iniziative cui hanno partecipato (rilevazione tramite apposito questionario); – N. di donne che riferiscono di aver sperimentato il contatto pelle a pelle con il proprio figlio alla nascita e l’attaccamento precoce al seno vs totale delle donne che hanno seguito i corsi di accompagnamento alla nascita; – N. di donne che, avendo partecipato al corso di accompagnamento alla nascita e/o al corso per neogenitori, a 3 mesi e poi alle successive scadenze vaccinali (5 e 11/12 mesi) allattano al seno il loro bambino vs n. donne che lo fanno non avendo partecipato; – N. di donne che ricordano le indicazioni di buone pratiche di salute alla terza vaccinazione; – N. di donne che attuano le indicazioni di buone pratiche di salute alla terza vaccinazione; – N. di abbandoni vs donne che completano il ciclo di trattamento previsto; – N. di miglioramenti nella relazione madre/bambino rilevati ai follow-up dopo 6 mesi e dopo 1 anno dalla fine del trattamento. Strumenti Sono stati indicati in riferimento a ciascuna fase del percorso. u Si ringraziano le colleghe della UOS di Psicologia clinica e di comunità del DMI, ASL n. 4 di Matera, per il contributo offerto alla revisione del Progetto. Gli Autori dichiarano di non aver alcun conflitto di interesse. Bibliografia [1] Bowlby J. Attaccamento e perdita. Vol. 1: L’attaccamento alla madre. Bollati Boringhieri, 1972. [2] Bowlby J. Attaccamento e perdita. Vol. 2: La separazione dalla madre. Bollati Boringhieri, 1975. [3] Bowlby J. Attaccamento e perdita. Vol. 3: La perdita della madre. Bollati Boringhieri, 1983. [4] Holmes J. La teoria dell’attaccamento. Cortina Editore, 1993. 179 proposte WORKSHOP Il punto su… medicina e assistenza. Riflessioni sul primo decennio del terzo millennio Rimini, Hotel Continental (20-22 novembre 2009) [5] Bowlby J. Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Cortina Editore 1989. [6] Di Pentima L. Sono sopravvissuto. Psicologia contemporanea 2007;204:26-33. [7] Attili G. L’altalena è una cosa seria. Psicologia contemporanea 2005;188:28-34. [8] Attili G. Attaccamento e amore. Il Mulino, 2004. [9] Simonelli A, Calvo V. L’attaccamento: teoria e metodi di valutazione. Carocci: 2002. [10] Bandura A. Autoefficacia: teoria e applicazioni. Erickson Editrice, 2000. [11] Fonagy P, Steele M, Steele H, et al. Attaccamento, Sé riflessivo e disturbi borderline. In: La comunicazione affettiva tra il bambino e i suoi partner. A cura di C. Riva Crugnola. Cortina Editore, 1999. [12] Apollonio MG, Barbiero C, Bascucci S, et al. Supporto precoce ai neogenitori. È necessario? Serve? Medico e Bambino 2005;24:589-98. [13] Cassibba R, van Ijzendoorn MH (a cura di). L’intervento clinico basato sull’attaccamento. Il Mulino Editore, 2005. [14] Attili G. Ansia da separazione e misura dell’attaccamento normale e patologico. Unicopli, 2001. [15] Attili G. Attaccamento confuso: verso la scoperta di un nuovo pattern. Psicoterapia 2005;30: 143-52. [16] Attili G. Indice osservativo dell’attaccamento. Manoscritto non pubblicato. Roma, 1996 e 2000. [17] Axia G (a cura di). La valutazione dello sviluppo. Carocci Editore, 2002. [18] Attili G. Attaccamento e costruzione evoluzionistica della mente. Cortina Editore, 2007. [19] Prezza M (a cura di). Aiutare i neo-genitori in difficoltà. L’intervento di sostegno domiciliare. F. Angeli Editore, 2006. In un momento in cui sembrano prevalere l’individualismo e la parcellizzazione delle conoscenze, questo workshop (rivolto a tutti gli operatori attivi in ambito sia clinicoassistenziale che in quello della gestione e dell’organizzazione dei servizi sanitari) si propone come obiettivo primario quello di sviluppare una serie di riflessioni sui principali problemi e sulle soluzioni, senza staccarsi dal mondo reale quotidiano, per ritrovare fiducia nel rapporto tra clinica, assistenza, organizzazione; tra operatori impegnati nell’assistenza quotidiana e responsabili degli aspetti gestionali e organizzativi; tra ricercatori di base ed epidemiologi; ma anche tra addetti al lavoro e pazienti. Obiettivo secondario è favorire la nascita di un gruppo permanente disposto a lavorare per un tempo determinato (1 anno - 2 anni) alla produzione di documenti scritti su problemi di particolare rilevanza per lo svolgimento quotidiano della professione. Si parlerà di: Il triangolo conoscenza, esperienza, preferenza dei pazienti Letteratura ed esperti; EBM e narrative medicine. Comunicare con i pazienti, comunicare tra operatori, comunicare con la scienza. Ricerca e pratica. Si affrontano le tre dimensioni delle decisioni: la conoscenza (un tempo proveniente in gran parte dagli studi universitari, in piccola parte dall’aggiornamento, in grande misura dall’esperienza, in minima parte dai pazienti; oggi alimentata da EBM e simili); l’esperienza (ha sempre avuto la parte del leone, oggi messa spesso in discussione); la preferenza dei pazienti (prima trascurata, oggi spesso al centro di molte decisioni). Pre-Gnosi Quanto è utile conoscere in anticipo malattie e predisposizioni. Gli screening, la diagnosi precoce. Benedetta genetica. La diagnosi precoce è da sempre considerata un bene. Ma è sempre vero? Il mondo degli screening è un esempio di quanto possa essere fallace questo assunto. Dopo una prima ondata di entusiasmo sulla medicina “predittiva”, oggi ne scopriamo limiti e rischi. Tradurre, traslare, trasporre: la “translational research” esiste veramente? Dalle cellule alla società Non a tutti risulta chiaro il concetto di “translational research”. Per qualcuno richiama il trasferimento di tecniche e metodi tipici di un tipo di ricerca a un altro tipo di ricerca. Per altri dovrebbe essere un tentativo di ricondurre a unità i vari tipi di ricerca (di base, clinica, sociale e sui sistemi sanitari; quantitativa, qualitativa...). Tanti i gap da colmare: dalle scienze pre-cliniche alla ricerca clinica; dai risultati dei trial ai pazienti di ogni giorno; dalle evidenze alle raccomandazioni; dalle raccomandazioni alla loro implementazione. Le conoscenze (in)crollabili. Buoni e cattivi maestri Un tempo i grandi clinici. Oggi nuovi maestri o presunti tali sono le linee guida. Ma quanto sono affidabili gli uni e gli altri? Come riconoscere buoni e cattivi maestri? Medicina senza farmaci: si può? In che misura è possibile insegnare ai medici e ai pazienti a governare alcune patologie importanti (ipertensione, diabete, depressione, osteoporosi, mal di schiena ecc.) senza ricorrere ai farmaci, o almeno limitandone o ritardandone l’utilizzo? Follow-up Verranno lanciate delle proposte progettuali, per quelli tra i partecipanti che desiderassero cimentarvisi nel tempo successivo. Progetti di ricerca, di revisione bibliografica, stesura di articoli. L’incontro ha la forma di un workshop. Non vi sono veri e propri docenti, a parte alcune relazioni invitate. Tutti i partecipanti vengono invitati, all’atto dell’iscrizione, a inviare un breve curriculum (max 300 parole). Questo non per decidere l’ammissione al workshop, che è aperto a tutti, ma per meglio tarare l’offerta formativa e la composizione dei gruppi sulle esigenze concrete e i contributi possibili dei partecipanti. Segreteria scientifica Roberto Buzzetti Segreteria organizzativa Medicare. Indirizzo e-mail: [email protected] Tel. 335 5441348. In corso i contatti con docenti e relatori. Verranno richiesti i crediti ECM 180