Orientamenti n. 1 /2016 Periodico di informazione a cura dell’Associazione nazionale infermieri specialisti nel rischio infettivo In questo numero Aspetti organizzativi, strutturali e di gestione per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza in ospedale: una revisione sistematica e consenso degli esperti [Traduzione libera in lingua italiana] Audit sulle misure di isolamento adottate nel paziente infetto/colonizzato da germi sentinella nel Dipartimento di Emergenza dell’AUSL Romagna-Cesena Strategie di prevenzione e sorveglianza delle contaminazioni batteriche dei duodenoscopi dopo il reprocessing 1 COMITATO DI REDAZIONE COORDINAMENTO: MARIA MONGARDI CATIA BEDOSTI TESTI E RUBRICHE: ERIKA BASSI ORNELLA CAMPANELLA PAOLA CECCARELLI NADIA CENDERELLO PAOLA FABBRI GIUSEPPA MARIA PACE DANIELA PANIGATI MARIA ANTONIETTA POMPEO TERESA REA EDITING E IMPAGINAZIONE: BARBARA PALTRINIERI O .1 - M 2016 © ANIPIO 2016. Tutti i diritti riservati. La riproduzione, in parte o totale, o la traduzione di questo documento sono consentite a condizione che venga citata la fonte e che la distribuzione non avvenga a fini di lucro o congiuntamente a prodotti commerciali. Disponibile on line all’indirizzo: http://rischioinfettivo.it 2 ANIPIO ORIENTAMENTI 1/2016 Sommario Editoriale 4 Appuntamenti 5 In primo piano Aspetti organizzativi, strutturali e di gestione per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza in ospedale: una revisione sistematica e consenso degli esperti - Traduzione libera in lingua italiana a cura di Parenti M 6 Prospettive Strategie di prevenzione e sorveglianza delle contaminazioni batteriche dei duodenoscopi dopo il reprocessing - Campanella O 16 Studi Audit sulle misure di isolamento adottate nel paziente infetto/colonizzato da germi sentinella nel Dipartimento di Emergenza dell’AUSL Romagna-Cesena Casadei A, Zoli M, Ceccarelli P 26 Pillole di … storia Dal 1994 ad oggi: breve viaggio alle origini della rivista Orientamenti ANIPIO 48 3 ANIPIO ORIENTAMENTI 1/2016 Editoriale A cura di Maria Mongardi, presidente ANIPIO Sono milioni i pazien che ogni anno in tu o il mondo contraggono infezioni correlate all’assistenza: nella sola Unione Europea, si contano circa 37.000 decessi all’anno e 16 milioni di giornate in più di ricovero ospedaliero. Numeri impressionan che ci impongono non solo di non abbassare mai la guardia in corsia ma anche di con nuare nell’impegno a partecipare e diffondere i risulta degli studi che indicano le misure più efficaci per ridurre il rischio. Negli ul mi anni mol studi e linee guida basa su prove di efficacia hanno suggerito l’importanza di ado are strategie di buona pra ca, ma l’adesione negli ospedali è ancora fa cosa. A questo proposito una revisione sistema ca pubblicata di recente sulla rivista Lancet Infec ous Disease ha indagato gli aspe organizza vi, stru urali e di ges one per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza in ospedale: per facilitarne la le ura a pagina 6 è disponibile una traduzione libera in lingua italiana. La revisione mostra 10 elemen chiave da tenere so o controllo, fra cui: la formazione e l’addestramento del personale, audit, sorveglianza e feedback, il carico di lavoro del personale, l’impiego di infermieri interinali o di squadre volan , disponibilità e facilità di accesso a materiali e a rezzature e ergonomia o male, un uso appropriato di linee guida e la diffusione di una cultura organizza va posi va. Un tema centrale quello delle infezioni correlate all’assistenza per l’a vità 2016 di ANIPIO; tanto che proprio su questo si concentreranno i lavori del X° Congresso Nazionale in programma dal 6 all’8 o obre prossimo a Riva del Garda. Alcune an cipazioni sul ricco programma della 3 giorni di congresso: si parlerà del cambio di paradigma in a o nel ruolo dell’infermiere nel contesto mul disciplinare del sistema sanitario a uale, ma anche di outcome, formazione e percezione del rischio occupazionale, di infezioni nuove e di vecchie che ricompaiono, e tanto altro ancora. Sarà un importante appuntamento di incontro, di scambio e condivisione di idee e saperi a cui invito tu a partecipare. Vi segnalo inoltre la ricca offerta di contribu delle pagine che seguono, a par re da uno studio molto interessante che descrive un audit sulle misure di isolamento ado ate nel paziente colonizzato da germi sen nella svolto nel Dipar mento di Emergenza dell’AUSL RomagnaCesena e un contributo sulle strategie di prevenzione e sorveglianza delle contaminazioni ba eriche dei duodenoscopi. Infine, un’ul ma novità: da questo primo numero del 2016 vorremmo iniziare un viaggio nella storia della nostra rivista, a par re dalle tappe fondamentali che hanno portato alla nascita di Orientamen (illustrate a pagina 48), fino ad accogliere nei numeri successivi ar coli significavi che nel tempo sono sta pubblica . Un modo di rileggere il passato per innovare il presente, perché i contribu importan che hanno popolato negli ul mi 20 anni le pagine della nostra rivista possono dare spun per migliorare il presente della pra ca clinica. Buona le ura a tu ! 4 ANIPIO ORIENTAMENTI 1/2016 Appuntamenti e segnalazioni 6-8 o obre 2016 - Riva del Garda (TN) L’infermiere e le infezioni correlate all’assistenza. Un cambio di paradigma nella mul disciplinareità del sistema sanitario a uale X Congresso nazionale ANIPIO 3 marzo 2016 - Università degli studi di Parma Avvio del II° Master in Management del Rischio Infe vo, AA.2015.2016. 18 marzo 2016 - Università degli studi di Parma Conclusione del I° Master in Management del Rischio Infe vo, AA. 2014-2015. Conclusione del percorso forma vo e presentazione delle tesi degli studen . Il Consiglio Dire vo ANIPIO fa gli auguri a tu gli studen . Convegni 21 aprile 2016 “Nuove tecnologie per prevenire le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA)”Hotel Aemilia, Via Zaccherini Alvisi 16, Bologna - Per maggiori informazioni: [email protected] - www.bioskills.com 5-6 maggio 2016 RIUNIONE NAZIONALE GITMO 2016 - X Congresso della Società GITMOROYAL HOTEL CARLTON, Bologna - Per maggiori informazioni: www.gitmo.it 9-11 maggio 2016 7° Congresso Nazionale SIMPIOS Rimini - Per maggiori informazioni: h p://www.simpios.it 27-29 maggio 2016 Congresso Nazionale ANOTE-ANIGEA “IL SISTEMA SALUTE E LA PERSONA AL CENTRO DELLA CURA: UMANIZZARE IL TECNICISMO PER COSTRUIRE LA QUALITA'“ Zanhotel Europa, Bologna - Per maggiori informazioni: www.anoteanigea.it Maggiori informazioni sugli appuntamen segnala sono on line sul sito ANIPIO www.rischioinfe vo.it 5 IN PR IM O PI A NO ANIPIO ORIENTAMENTI 1/2016 Aspetti organizzativi, strutturali e di gestione per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza in ospedale: una revisione sistematica e consenso degli esperti Traduzione libera in lingua italiana a cura di Mita Parenti 1 dell’articolo originale : Zingg W, Holmes A, De enkofer M, Goe ng T, Secci F, Clack L, Allegranzi B, Magiorakos AP, Pi et D; for the systema c review and evidence-based guidance on organiza on of hospital infec on control programmes (SIGHT) study group. Hospital organisa on, management, and structure for preven on of health-care-associated infec on: a systema c review and expert consensus. Lancet Infect Dis. 2015 Feb;15(2):212-224. pii: S1473-3099(14)70854-0. doi: 10.1016/S1473-3099(14)70854-0. h p://www.thelancet.com/pdfs/journals/laninf/PIIS1473-3099(14)70854-0.pdf 1 Infermiera esperta nel rischio infettivo - Policlinico Sant’Orsola Malpighi Bologna Riassunto. In Europa, l’impa o delle infezioni correlate alle pra che assistenziali è alto e nonostante gli sforzi per contenerle, si registrano circa 37.000 decessi ogni anno. A tal fine è stata prodo a una revisione sistema ca per iden ficare gli elemen essenziali per l’organizzazione di programmi efficaci per prevenire le infezioni negli ospedali ed individuare i componen chiave per la loro implementazione. Sono sta valuta 92 studi pubblica dal 1996 al 2012 e sono sta individua 10 componen chiave: aspe organizza vi per il controllo dell’infezioni in ambito ospedaliero, occupazione dei pos le o, dotazione di personale, carico di lavoro, impiego di infermieri interinali o di squadre volan , disponibilità e facilità di accesso a materiali e a rezzature, ergonomia o male, uso appropriato di linee guida, formazione e addestramento, audit, sorveglianza e feedback, programmi di prevenzione mul modali e mul disciplinari che includono il cambiamento dei comportamen , l’impiego di sogge promotori e la diffusione di una cultura organizza va posi va. Introduzione Ques componen , includono semplici metodi di ges one e implementazione per ridurre le infezioni correlate alle pra che assistenziali e migliorare la sicurezza dei pazien . In par colare, la revisione ha lo scopo di iden ficare gli elemen più efficaci ed implementabili che sono necessari ai programmi di prevenzione e controllo delle infezioni, in contes assistenziali Le infezioni correlate all’assistenza (ICA) colpiscono ogni anno milioni di pazien in tu o il mondo. Nella sola Unione Europea, il numero di ICA è pari a 4.544.100 ogni anno, queste comportano circa 37.000 decessi e 16 milioni di giornate in più di ricovero ospedaliero. Negli ul mi dieci anni sono state pubblicate diverse linee guida basate su prove di efficacia, ma nonostante le evidenze suggeriscano che è sufficiente l’adozione di strategie di buona pra ca, l’adesione negli ospedali è ancora fa cosa. La revisione sistema ca e la linea guida sull’organizzazione di programmi di controllo sulle infezioni correlate all’assistenza sanitaria, sono state promosse dal European Centre for Disease Preven on and Control (ECDC). L’obie vo è stato quello di me ere a disposizione un documento basato su prove di efficacia, in merito all’organizzazione di programmi di controllo delle infezioni negli ospedali. 6 per acu e di individuare gli indicatori di stru ura e di processo per il monitoraggio. Diversamente da altri sistemi che si focalizzano su raccomandazioni, questo documento si rivolge principalmente a funzioni di ges one e organizzazione. Metodi La revisione sistema ca è stata fa a in accordo con le linee guida PRISMA di tre is tuzioni partecipan (Ospedale Universitario di Ginevra, Svizzera; Imperial College di Londra, Regno Unito; Ospedale Universitario di Friburgo, Germania). Il proge o è stato suddiviso in due piani di lavoro: il primo, consisteva in una revisione sistema ca mirata ad iden ficare gli elemen per l’organizzazione di programmi di prevenzione delle infezioni negli ospedali; il secondo invece, consisteva nella selezione di componen chiave, valutazione della loro implementazione e applicabilità a livello Europeo e assegnazione di indicatori di stru ura e processo (figura 1, ar colo originale) Strategia di ricerca e criteri di inclusione. La ricerca è stata suddivisa in 5 dimensioni che sono state affrontate separatamente: disposizioni organizza ve e stru urali per l’implementazione di programmi di controllo delle infezioni, incluso l’accesso a professionis qualifica adde al controllo delle infezioni e i ruoli di ges one e consulenza dei comita prepos al governo del rischio infe vo; obie vi specifici e metodi di sorveglianza delle ICA; ges one delle epidemie e ruolo del feedback; metodi efficaci di formazione e addestramento dei professionis sanitari; interven efficaci sul cambiamento dei comportamen e qualità dell’assistenza, in par colare nell’ambito di strategie mul modali di prevenzione; e una visione complessiva delle poli che e risorse locali per le precauzioni standard e misure di isolomento specifiche sulla base della via di trasmissione. (Figura 1, ar colo originale) La revisione delle le eratura è stata effe uata a raverso i seguen database di riferimen bibliografici: Medline, Cochrane Controlled Trials Register, Embese, Outbreak Database, PsychINFO e Health Management Informa on Consor um, tra il 1 gennaio 1996 e il 31 dicembre 2012. Sono sta inclusi alcuni ar coli rilevanpubblica prima del 1996. Sono sta eleggibili gli stu- di in cui era disponibile un tolo o un abstract in Inglese e sono sta considera ar coli in lingua Inglese, Francese, Tedesco, Italiano, Portoghese, e Spagnolo. Sono sta considera eleggibili studi per la revisione del testo integrale, se svol nell’ambito del controllo delle infezioni in se ori assistenziali per acu e studi di po quan ta vo come: studi randomizza controlla , studi clinici controlla , studi caso controllo, studi prima e dopo, serie temporali interro e, studi non controlla di corte e non controlla prima e dopo, o di po qualita vo se basa su interviste in profondità, ques onari, sondaggi, focus group, osservazione dire a, indipendentemente dal fa o che fossero su base empirica o fondate su una teoria riconosciuta, oppure studi che u lizzano un metodo misto, combinando ricerca quanta va con qualita va. Sono state escluse recensioni, le ere, note e ar coli di opinione che non riportavano da di studi primari. Inoltre non sono sta inclusi interven riguardan l’assistenza di comunità e cure primarie, la prescrizione di an bio ci o combinazioni di ques e studi fa in contes assistenziali di lungodegenza. Non sono sta considera argomen rela vi alla stewardship an bio ca, cos -efficacia e salute occupazionale, perché nel periodo di studio ques temi erano elemen parte di altri proge del European Centre for Disease Preven on and Control. (ECDC). Informazioni aggiun ve sui criteri di inclusione ed esclusione sono riassun in appendice (vedi ar colo orginale). La valutazione iniziale degli studi è stata eseguita a raverso la selezione di toli e abstract in base ai criteri di inclusione ed esclusione. I documen in assenza di abstract sono sta le completamente. Sono sta valuta da un secondo revisore, il 30% dei toli e abstract e il 100% dei tes integrali. In caso di disaccordo questo è stato risolto a raverso un accordo di consenso o se questo non era raggiunto, è stato sen to il parere di un terzo valutatore. Inoltre per individuare ulteriori studi è stata analizzata la bibliografia degli ar coli rilevan . Nel caso in cui non fosse stato possibile recuperare il testo integrale dell’ar colo da nessuno dei centri accademici partecipan o da parte dell’ European Centre for Disease Preven on and Control (ECDC), questo è stato escluso da ulteriori analisi. Il luogo in cui è stato condo o lo studio è stato stra ficato in base al reddito procapite di ogni Paese, secondo la classificazione definita dalla Banca Mondiale. 7 Come strumento per la revisione sistema ca dei diversi disegni di studio e per valutare la qualità dei singoli ar coli, sono sta u lizza criteri integra di valutazione della qualità. Questo approccio include sia criteri per la valutazione di studi quan ta vi che criteri per gli studi qualita vi. La qualità delle evidenze è stata classificata su un punteggio complessivo che si basa su una serie di criteri specifici cara eris ci per ogni studio. (vedi appendice, ar colo originale) La valutazione della qualità è stata fa a per tu gli studi da due valutatori (WZ, AH , MD, TG, FS, e LC). In caso di disaccordo questo è stato risolto a raverso un accordo di consenso o se questo non era raggiunto, è stato sen to il parere di un terzo valutatore. La qualità degli studi è stata classificata come bassa (1), media (2) o alta (3). Estrazione dei da . Si è cos tuito un gruppo di esper composto da membri indipenden e seleziona in base alla propria area di competenza specifica (controllo delle infezioni, sicurezza del paziente, sanità pubblica, miglioramento delle qualità, poli ca sanitaria, teoria dell’organizzazione, psicologia e sociologia). Gli elemen emersi dalla revisione sistema ca sono sta classifica come i componen chiave del controllo delle infezioni dal gruppo di studio e presenta agli esper che hanno verificato per ognuno la classificazione e validato la loro applicabilità e facilità di implementazione a livello Europeo e definito gli indicatori di processo e stru ura (figura 1 ar colo originale). Il grado delle evidenze è stato classificato come basso (1), intermedio (2) o alto (3), sulla base dei valori mediani nella misura in cui gli studi contribuivano al componente chiave. Il gruppo di esper , nell’assegnare il punteggio per l’applicabilità e per la facilità di implementazione a livello Europeo ha tenuto conto delle potenziali barriere. Ad esempio, l’implementazione può essere influenzata dal budget e da vincoli economici, da problemi di cultura lavora va, da problemi e ci di lavoro, dalla leadership, dalla comunicazione, dall’ esperienza forma va e personale, da priorità is tuzionali e di estensione a tu o l’ospedale. Le potenziali barriere nell’applicabilità a livello Europeo, possono riguardare: una crisi finanziaria, aspe culturali, cara eris che del sistema sanitario, opportunità forma ve nell’ambito del controllo delle infezioni, programmi nazionali per la sicurezza ed emigrazione di professionis specializza . L’applicabilità e la facilità di implementazione a livello europeo sono state classificate come livello, basso (1) intermedio (2), alto (3). Il consenso riguardo la classificazione è stato raggiunto a raverso il metodo Delphi. Ruolo delle fon di finanziamento. Il sogge o promotore dello studio non ha avuto nessun ruolo nella proge azione dello studio, nella raccolta, analisi e interpretazione dei da o nella stesura del report. Tu i rispe vi autori hanno avuto completo accesso alle intere informazioni contenute nello studio e hanno avuto decisione finale per presentarlo alla pubblicazione. Risulta Sono sta reperi dalla ricerca 47 948 toli e abstract e altri 131 sono sta aggiun a raverso riferimen incrocia . 92 sono sta gli ar coli eleggibili per l’estrazione e l’analisi dei da (figura 2, tabella 1 in appendice— ar colo originale). La maggior parte delle evidenze proveniva da paesi ad alto reddito, con solo o o studi (8.7%) svol in paesi a medio-alto o medio-basso reddito. In Europa sono sta condo 41 studi (44.6 %). Sono sta iden fica i seguen dieci componen chiave, ritenu fondamentali per l’efficacia del controllo delle infezioni negli ospedali: aspe organizza vi per il controllo delle infezioni in ambito ospedaliero, occupazione dei pos le o, dotazione di personale, carico di lavoro, l’impiego di infermieri interinali o squadre volan, disponibilità e accessibilità a materiali ed a rezzature ad ergonomia o male, uso appropriato di linee guida, formazione e addestramento, audit, sorveglianza e feedback, programmi di prevenzione mul modali e mul disciplinari che includono il cambiamento dei comportamen , l’impiego di sogge promotori nei programmi di prevenzione e il ruolo di una cultura organizza va posi va (tabella2 ar colo originale) Organizzazione per il controllo delle infezioni in ambito ospedaliero. Se e studi hanno valutato l’organizzazione in ospedale e mostrano che un efficacie programma per il controllo delle infezioni in un contesto assistenziale per acu , dovrebbe includere: personale infermieris co, un medico formato nel controllo delle infezioni, supporto microbiologico e di ges one dei da . In uno studio, i risulta sul rapporto di operatori sanitari per pos le o, indica un rapporto massimo di 1 8 infermiere ogni 250 pos le o ospedalieri. Anche se questo valore soglia era stato scelto a priori sulla base dei da preceden , tale studio dimostra che rappor meno favorevoli sono sta associa a una peggiore riduzione dei tassi di ICA. La qualità delle evidenze è stata classificata di livello intermedio, ma l’applicabilità e la facilità di implementazione a livello Europeo, sono state entrambe valutate di grado alto, perché indagini, come lo studio “PROHIBIT” (vedi h p://www.prohibit.unige.ch), mostrano che l’indicazione sul rapporto tra infermieri adde al controllo delle infezioni per posto le o è un requisito già acquisito. Gli indicatori di stru ura e processo iden fica , sono sta : la revisione periodica della sorveglianza, programmi di prevenzione, il numero di even epidemici, e audit annuali per la ridefinizione della formazione del personale, degli obie vi e delle risorse economiche sufficien . Occupazione dei pos le o e carico di lavoro. Per garan re l’equilibrio tra l’occupazione dei pos le o e la dotazione organica del personale, il carico di lavoro degli operatori sanitari dovrebbe essere proporzionato e le agenzie per il lavoro che impiegano personale infermieris co e medico, dovrebbero essere ristre e al minimo. In cinque studi il tasso di occupazione dei pos le o è stato associato alla trasmissione e infezione da Staphylococcus aureus resistente alla me cillina (MRSA), mentre in se e studi, questo è stato associato allo scarso rapporto infermiere/paziente. Tre studi riportano una riduzione di ICA in casi dove sono presen eleva standard di stabilità del personale sanitario e in cui vi è un migliore rapporto infermiere/paziente. In uno studio, la scarsa adesione ai protocolli di igiene delle mani è stata associata ad un basso livello di dotazione organica del personale, mentre in un altro, questo è dipeso dal carico di lavoro. Due studi mostrano rispe vamente che turni di lavoro prolunga sono associa ad un aumento del tasso di ICA e il carico di lavoro a infezioni da MRSA. Nelle unità di terapia intensiva, gli infermieri interinali che lavorano in diversi repar sulla base del fabbisogno, sono sta iden fica come un potenziale rischio per le ba eriemie, sopra u o quelle correlate a catetere. Le evidenze sul livello di dotazione del personale sono state classificate come un alto fa ore di rischio per le ICA, mentre l’occupazione dei pos le o, il carico di lavoro e un alta proporzione di infermieri interinali o squadre volan , sono state classificate di grado intermedio. La fa bilità è stata valutata di grado intermedio, principalmente per: limitazioni economiche, mancanza di infermieri specializza e dife nella ges one del personale. L’implementazione a livello Europeo è stata valutata di grado intermedio, a causa delle condizioni economiche dei sistemi sanitari nazionali. Gli indicatori di stru ura e processo iden fica sono sta : la valutazione periodica dell’occupazione media dei pos le o alla mezza no e, il numero degli operatori dedicaall’assistenza dire a e la proporzione di infermieri interinali o squadre volan . Materiali, a rezzature e ergonomia. La presenza di dispenser u lizza per i prodo a base alcolica per la frizione delle mani e gli strumen per l’igiene delle mani, posiziona dire amente so o gli occhi dei professionis sanitari e nei pun di assistenza al paziente, migliorano complessivamente l’adesione a questa praca. L’accesso limitato alle risorse per l’igiene delle mani è stata una fonte di ostacolo per i professionis sanitari. Un semplice flacone tascabile per la frizione delle mani incluso nella divisa è stato fonte di miglioramento tra anestesis . Promemoria ele ronici (messaggio di allerta) quando i medici iniziavano a scrivere la prescrizione per un paziente che corrispondeva ai criteri per le misure di isolamento, ha migliorato la prescrizione di queste misure. Kit personalizza per l’inserimento di cateteri venosi centrali e carrelli contenen materiali appropria , hanno contribuito a diminuire il tasso di ba eriemie correlate a catetere venoso centrale. Le evidenze scien fiche, la fa bilità e l’implementazione a livello Europeo sono state classificate di grado intermedio. Potenziali vincoli economici possono influenzare l’approvvigionamento di a rezzature o mali. La conduzione di audit periodici per verificare la disponibilità di prodo a base alcolica per la frizione delle mani, sapone e salvie e monouso, sono sta iden fica come indicatori di processo. U lizzo di linee guida, formazione e addestramento. In un audit condo o in 40 ospedali degli Sta Uni , 1158 operatori sanitari hanno dichiarato di essere a conoscenza dell’aggiornamento di una linea guida nazionale sull’igiene delle mani, ma solo in meno della 9 metà degli ospedali visita , erano state implementate le raccomandazioni indicate. I medici hanno dimostrato una scarsa adesione alle misure di asepsi per l’inserimento di cateteri venosi centrali, nonostante queste siano state fortemente raccomandate. L’introduzione di una nuova linea guida come parte di una strategia di intervento mul modale in contes in cui non vi è stata una precedente adozione di protocolli standardizza è stata di supporto nel migliorare l’igiene delle mani e ridurre il tasso di infezioni delle vie urinarie correlate a catetere. L’a eggiamento nei confron di linee guida è stato più posi vo tra gli infermieri che tra i medici e nelle unità di terapia intensiva neonatale rispe o alle unità di terapia intensiva per adul . Le evidenze sono state classificate di grado intermedio e l’applicabilità e la facilità di implementazione a livello Europeo sono state entrambe valutate sulla base dell’esperienza degli esper . Gli indicatori di stru ura e processo iden fica sono sta : l’accessibilità alle linee guida locali e i contenu dei programmi di formazione basa sui documen più aggiorna . Formazione e addestramento orientata al team e al compito. La formazione al le o del paziente come parte di un intervento mul modale, i laboratori di simulazione e i seminari di addestramento pra co per i medici in formazione, riducono i tassi di infezione correlate a catetere vascolare. I focus groups mul disciplinari sono sta cruciali per focalizzare gli obie vi di interesse e per individuare i programmi per la prevenzione delle infezioni e hanno concorso al miglioramento dell’adesione ai protocolli di igiene delle mani e alla riduzione del tasso di ICA. Studi qualita vi hanno mostrato che anche se la formazione di po frontale è efficace, l’esperienza sul campo è percepita come più rilevante per la prevenzione delle infezioni, mentre strategie che hanno u lizzato approcci di po tradizionale, basa sulla logica e il ragionamento, sono state percepite come meno efficaci per migliorare l’igiene delle mani. Le evidenze per questo componente chiave sono state classificate di grado alto, ma l’applicabilità è stata valutata di grado intermedio a causa di potenziali ostacoli, come i vincoli economici o la mancanza di esperienze di insegnamento. Il gruppo di esper ha rilevato che la pianificazione di una strategia mul modale e mul disciplinare che coinvolga tu i professionis sa- nitari a ogni livello, necessita di leadership e di una buona comunicazione. L’implementazione a livello Europeo è stata valutata di grado alto. I programmi di educazione e formazione dovrebbero essere monitoraa raverso una scheda di valutazione e rivaluta nel tempo per tenere conto degli ostacoli e dei comportamen locali. La formazione e l’educazione devono essere integra con la verifica delle conoscenze e/o con la valutazione delle competenze, o entrambe. Standardizzazione degli audit. Gli audit e il feedback individuali migliorano gli indicatori di processo predefini per l’inserzione del catetere. Un audit quo diano dell’adesione a bundle finalizza alla prevenzione delle polmoni associate a ven lazione meccanica e un feedback se manale sui tassi di polmonite, ha portato ad una riduzione del numero di polmoni associate a ven lazione meccanica. I casi di ba eriemia da Staphylococco coagulasenega vo nei neona , sono sta rido a raverso cicli interni di audit sull’igiene delle mani e sulla ges one delle porte di accesso al catetere. Audit di valutazione tra pari e feedback anonimi hanno migliorato in modo efficace l’adozione alle misure di precauzioni standard e l’u lizzo di una checklist che copriva un ampia varietà di pra che assistenziali, ha rido o del 7% la prevalenza di ICA. Le evidenze sono state classificate di grado intermedio. L’applicabilità è stata valutata di grado intermedio, principalmente a causa di potenziali vincoli economici, risorse umane limitate e mancanza di comunicazione e leadership. L’implementazione a livello Europeo è stata valutata di grado alto. Gli indicatori di stru ura e di processo iden fica sono sta : la misura del numero di audit e la verifica periodica a raverso checklist rispe o alle linee guida locali e nazionali. Sorveglianza prospe ca, ritorno informa vo e re . La partecipazione al sistema di sorveglianza delle infezioni ospedaliere in Germania Krankenhaus Infek ons Surveillance System (KISS) è stata associata ad una diminuzione dei tassi di ICA, riferite a ba eriemie correlate a catetere vascolare centrale, polmoni associate a venlazione meccanica, infezioni del tra o urinario e infezioni del sito chirurgico. Gli ospedali appartenen alla rete di sorveglianza olandese, PREZIES, hanno mostrato negli ul mi 4/5 anni di adesione al sistema, una riduzione dei tassi di ICA. Le 35 unità di terapia intensiva 10 del network francese REACAT, hanno mostrato una riduzione di ba eriemie correlate a catetere, oltre i 5 anni. In uno studio qualita vo è stato esplorato il razionale dell’importanza della sorveglianza e del feedback verso gli stakeholders ed è stato dimostrato che questo sistema ha influenzato molto l’implementazione di un programma di controllo di polmoni associate a ven lazione meccanica. Le evidenze sono state classificate di grado intermedio. L’applicabilità e la facilità di implementazione a livello Europeo sono state valutate di grado intermedio. I potenziali ostacoli per l’implementazione sono sta iden fica con la mancanza di leadership, limitate risorse umane per la sorveglianza e la scarsa priorità data al controllo delle infezioni. L’implementazione a livello Europeo è stata limitata perché non tu i Paesi sono in possesso di una rete di sorveglianza consolidata. La rilevazione periodica e la valutazione del numero e po di repar in cui si effe ua una sorveglianza programmata, incluso un sistema che provvede a fornire un feedback ai professionis sanitari, sono sta iden fica come indicatori di processo. Inoltre è suggerita anche la partecipazione ad inizia ve di sorveglianza nazionali e internazionali, incluse nelle a vità programmate dalla direzione ospedaliera. Sviluppo di strategie e strumen mul modali. Ven studi dimostrano che le strategie mul modali aiutano a migliorare l’igiene delle mani, inoltre, alcuni programmi includono a vamente sogge promotori e opinion leader. In due studi sono sta u lizza rinforzi posi vi: in uno sono state u lizzate barre e di cioccolata o caramelle come incen vo premiante per i professionis sanitari, quando ques aderivano in maniera appropriata ai protocolli sull’igiene delle mani, mentre nell’altro, sono state applicate strategie di marke ng per incoraggiare i professionis sanitari a scegliere il proprio intervento tra una serie di strumen . Sono sta iden fica diversi fa ori che influenzano l’igiene delle mani, come: l’accessibilità ai prodo per la frizione delle mani con soluzione idroalcolica, l’impiego di modelli di ruolo, il senso di responsabilità individuale e il coinvolgimento emo vo. In o o studi sono sta esplora l’efficacia di strategie mul modali nella riduzione delle infezioni correlate a cateteri venosi centrali; se e di po quan ta vo e uno di po qualita vo, condo in unità di terapia intensiva, riportano un cambiamento del comportamento nell’ambito della ges one di vie venose periferiche. Tu gli studi di intervento, u lizzano un approccio mul modale in cui sono sta promossi bundle e definite procedure adeguate a vari livelli. Tre studi si sono focalizza principalmente sulla procedura di inserimento del catetere, uno sull’introduzione del catetere e la ges one del punto di inserzione e uno sulla ges one del catetere. Tu e se e gli studi quan ta vi dimostrano un miglioramento delle ba eriemie correlate a catetere vascolare. Qua ro studi riportano indicatori di processo. Due studi rivol alle polmoni associate a ven lazione meccanica, dimostrano che le strategie di prevenzione mul modali hanno successo se: il programma è sviluppato da un gruppo di lavoro mul disciplinare, i processi sono stre amente monitora e se è stato ado ato un piano strategico stru urato che coinvolga gli stakeholders. Numerose infezioni da MRSA sono state rido e a raverso l’impiego di una strategia basata su bundle fonda sul modello della devianza posi va, per fare si che il controllo delle infezioni sia responsabilità di ogni stakeholder. Anche se le evidenze sono state classificate di grado intermedio, l’applicabilità e la facilità di implementazione a livello europeo sono state valutate di grado alto, perché la grande varietà di strategie efficaci lascia ampio margine per l’ada amento locale. Gli indicatori di stru ura iden fica si riferiscono alla revisione periodica di programmi di prevenzione, a raverso checklists predefinite che tengano conto: della mul modalità, delle barriere locali e degli aspe di cambiamento dei comportamen . Un importante indicatore di processo è la misurazione di a vità come: l’adesione ai protocolli sull’igiene delle mani o la valutazione di procedure assistenziali (es. l’inserzione e ges one del catetere, l’assistenza a pazien con ven lazione meccanica e posizionamento di un catetere urinario). Inoltre, si dovrebbero rilevare anche indicatori di risultato, come: infezioni del tra o urinario, ba eriemie correlate a catetere vascolare, ICA, e polmoni correlate a ven lazione meccanica. Iden ficazione e impiego di sogge promotori. In qua ro studi sono sta impiega sogge promotori come parte di una strategia globale e mul modale di intervento. L’u lizzo di un solo sogge o promotore 11 collocato in modo strategico è stato di supporto nell’implementazione di nuove tecnologie, mentre è stato necessario il coinvolgimento di più sogge promotori quando i miglioramen riguardavano cambiamen del comportamento. Le evidenze sono state classificate di grado alto, mentre l’applicabilità è stata valutata di grado intermedio, perché, il clima culturale di lavoro sfavorevole e la mancanza di leadership può rendere difficile il compito dei sogge promotori. Inoltre, gli individui idonei a svolgere questo ruolo possono essere difficili da iden ficare in un ospedale. Anche la facilità di implementazione a livello Europeo è stata valutata di grado intermedio, perché la cultura locale può interferire con il conce o lasciare spazio di azione ad un sogge o promotore. Sono sta iden fica come indicatori di stru ura e di processo all’interno dei programmi di prevenzione, l’introduzione di strategie che descrivono l’inserimento di personale adde o all’assistenza nel processo d’implementazione e l’inclusione di sogge promotori negli incontri programma per la progressione degli interven . Creare una cultura organizza va posi va. Ricevere una formazione adeguata e un feedback costru vo da parte di sogge supervisori e avere un supporto organizza vo per l’implementazione di procedure di lavoro sicure, sono percepi dagli operatori sanitari, come elemen che migliorano l’adesione alle pra che assistenziali raccomandate. L’adesione alle linee guida è influenzata da fa ori che riguardano: le conoscenze, le convinzioni, la mo vazione e la responsabilità professionale. Forme di contraddizione tra gli impegni presi verbalmente e per iscri o dalla direzione e il quo diano supporto ai problemi per la sicurezza dei pazien , producono un effe o nega vo. I leader di successo sono orienta alla soluzione e si focalizzano alla crescita di una cultura dell’eccellenza clinica. L’ assenza di supporto della direzione provoca la percezione del mancato controllo nelle situazioni di alto carico di lavoro. Le situazioni in cui si registra un alto carico di lavoro e assenza di supporto nella ges one delle a vità, sono percepite come mancanza di controllo. La comunicazione tra gruppi di professionis può essere un elemento ostacolante o un fa ore favorevole di adesione alle buone pra che. Il coinvolgimento del personale, le situazioni stressan o cao che e la leadership ospedaliera, sono elemen associa alle conoscenze, a eggiamen e a pra che autoriferite della prevenzione di MRSA. La formazione e l’impiego a vo della leadership, sono fa ori che migliorano l’igiene delle mani, e altre anto importan sono il controllo da parte dei colleghi e i modelli di ruolo. La percezione del successo di programmi di intervento è avver to in maniera differente dai diversi gruppi di professionis , i quali dovrebbero essere inclusi nella proge azione delle inizia ve di controllo delle infezioni. Le evidenze per gli effe di una cultura organizza va posi va sono state classificate di grado alto. L’applicabilità è stata valutata di grado intermedio, in quanto, la cultura lavora va è difficile da modificare e in par colare la mancanza di leadership. Tu avia, l’implementazione a livello Europeo è stata valutata di grado alto, perché gli ostacoli sono principalmente correla ad una organizzazione individuale e in mol contes si possono trovare buoni esempi di culture organizza ve posi ve. Il gruppo di esper suggerisce che la cultura organizzava può essere misurata: a livello individuale, a raverso ques onari di soddisfazione, a livello di reparto o dipar mento, a raverso il turnover o l’assenteismo tra i professionis sanitari e a livello is tuzionale a raverso la valutazione di even organizza vi stressan o crici. Discussione In questa ampia revisione sistema ca, sono sta individua una serie di componen organizza vi, stru urali e di ges one, fondamentali per l’effe va implementazione dei programmi di controllo delle infezioni negli ospedali. Inoltre, ques componen sono sta analizza pos nella prospe va dell’u lizzatore in un contesto che riguarda l’applicabilità e la facilità d’implementazione a livello europeo. Il rapporto formale che consiste in un infermiere adde o al controllo delle infezioni per 250 pos le o è stato stabilito più di 30 anni fa. Tu avia, il contesto ospedaliero è cambiato, e il parere degli esper ora suggerisce un rapporto di circa un infermiere ogni 100 12 pos le o nei contes assistenziali per acu e un infermiere ogni 150-250 pos le o nei contes di lungodegenza. Questa revisione mostra che la prevenzione delle infezioni, non si basa solamente su un gruppo ben funzionate per il controllo delle infezioni, ma dipende anche dall’organizzazione ospedaliera, dall’occupazione dei pos le o, dalla disponibilità di personale e dal carico di lavoro. Questo è un messaggio importante in un momento in cui si stanno riducendo i pos di lavoro per i professionis sanitari. La disponibilità di risorse e la facilità di accesso a materiali ad ergonomia o male, migliora l’adesione alle buone pra che. Sfortunatamente, tali requisi non sempre sono rispe a , e la mancanza di professionis specializza nell’ergonomia di materiali sanitari, potrebbe avere un effe o nega vo nell’assistenza ai pazien . La sola diffusione di linee guida non è sufficiente al cambiamento dei comportamen . Dovrebbero essere introdo piu osto modalità di formazione e addestramento pra co, basate sull’evidenza. Gli studi sulla formazione e addestramento, suggeriscono un approccio metodologico orientato al team e ai compi , ques sistemi sono più efficaci quando includono seminari, formazione al le o del paziente, e laboratori di simulazione. Dovrebbero essere cos tui dei focus group mul professionali per facilitare l’ada amento dei programmi di formazione in base alle esigenze locali. È importante so olineare che la formazione dovrebbe essere mirata a specifici processi di socializzazione e orientata ad individuare gli ostacoli al cambiamento dei comportamen in tu i gruppi professionali; lezioni singole quando non sono seguite da altri strumen e dall’ impiego della leadership, sono inefficaci. Anche gli audit di alta qualità e un tempes vo feedback contribuiscono all’implementazione di programmi sulla prevenzione del rischio infe vo. Il feedback è un componente essenziale dei programmi di sorveglianza e per la sensibilizzazione dei professionis sanitari sui problemi che devono essere affrontata , ma anche per promuovere un elemento di compe zione tra gli ospedali. Quasi tu i processi, possono essere so opos ad audit. Si rileva l’importanza delle strategie mul modali e mul disciplinari per l’educazione e la formazione. Inoltre, i professionis sanitari a tu i livelli e categorie, dovrebbero essere coinvol nell’organizzazione e implementazione dei programmi di intervento. Gli studi valuta di buona qualità hanno u lizzato una strategia unica di intervento e gli ambi in cui si sono svolte le ricerche erano in genere differen , pertanto la proporzione dei singoli componen che ha avuto successo sul risultato, potrebbe non essere determinabile. Tu avia, i risulta conducono tu verso un approccio globale che include l’ada amento e l’u lizzo di una vasta serie di azioni, per superare gli ostacoli a livello locale e nel processo di implementazione. Una strategia efficace si deve focalizzare sulle condizioni di lavoro degli individui e affrontare le barriere ambientali, organizzave e di adesione individuale. I programmi di intervento devono avere una forte componente comportamentale allo scopo di rimuovere le barriere, s molando a eggiamen posi vi e supportando i professionis sanitari per la ges one dei carichi di lavoro, senza comprome ere l’adesione e la qualità. Inoltre, è anche necessaria una forte leadership e il coinvolgimento del personale a tu i livelli. I leader is tuzionali possono fare la differenza e la leadership dovrebbe essere parte della loro responsabilità professionale. Educare i dirigen riguardo i problemi clinici e la sicurezza del rischio, e organizzare visite sulla sicurezza da parte dei dirigen nei repar , sono sta propos come mezzo per incen vare il loro impegno sulla sicurezza dei pazien e o enere il loro supporto per la prevenzione e il controllo delle infezioni. Una cultura organizza va posi va può emergere soltanto a raverso un reale interesse da parte dei leader nei confron del benessere del proprio personale, e quando le persone lavorano in un ambiente sereno. L’incoerenza tra gli impegni presi verbalmente e scri dalla direzione e quello che è messo in pra ca sono percepite dai professionis sanitari nega vamente. La cultura organizza va è posi va o nega va in base alla percezione dei professionis sanitari, il successo dei programmi di intervento è percepito in modo diverso dai diversi gruppi di professionis . Il ruolo dei sogge promotori è stato iden ficato come un componente fondamentale per un efficacie controllo delle infezioni. I promotori possono aggirare le barriere organizza ve e cambiare l’ambiente lavora vo e pertanto condizionare il cambiamento organizza vo a raverso l’entusiasmo e l’impegno genuini. Questo componente, perciò, è considerato da solo. I promoto- 13 ri, tu avia, non possono essere ne nomina ne is tui . Preferibilmente dovrebbero essere iden fica e supporta nell’azione. Questo studio presenta dei limi . Primo: sono sta u lizza criteri di qualità integra per la revisione sistema ca di molteplici disegni di studio con la finalità di valutare la qualità degli studi. Questo strumento non è stato ancora ampiamente provato, anche se è stato già usato in diverse revisioni sistema che pubblicate. Lo strumento sembra consen re a una maggiore quan tà di da di essere espos ai più comuni approcci di classificazione, perché l’ambito degli studi eleggibili per l’inclusione è ampio, specialmente per gli studi qualita vi. Secondo: anche se le tre is tuzioni partecipan e lo European Centre for Disease Preven on and Control (ECDC) hanno avuto accesso ad un ampio numero di riviste, a raverso le rispe ve biblioteche, mol ar coli non potevano essere accessibili come testo completo. Questa restrizione è stata il risultato dei termini di inclusione delle ricerca e dell’obie vo della ricerca qualita va nelle riviste infermieris che. Per l’aggiornamento dello studio, sono sta acquista tu i tes non accessibili per accedere al contenuto completo (disposizioni organizza ve e stru urali per l’implementazione di programmi di controllo delle infezioni, inclusi l’accesso a professionis qualifica nel controllo delle infezioni, i ruoli di ges one e comita prepos al governo del rischio infe vo, i metodi di formazione ed addestramento efficace dei professionis sanitari). Non sono sta iden fica altri studi di qualità adeguata e perciò si è cer che la revisione sistema ca ha perso, qualora fosse, pochissimi studi rilevan di alta qualità. Terzo: gli studi sono sta considera eleggibili solo se pubblica entro 31 dicembre 2012 (incluse le pubblicazioni in formato ele ronico). Per avere un’idea delle evidenze successive sono sta applica i termini di ricerca SIGHT di PubMed per gli studi pubblica nel 2013. Sono sta recupera 4.036 toli e abstract, di cui 65 indirizza ai 10 componen chiave, ques sarebbero sta potenzialmente eleggibili per l’inclusione in questa revisione sistema ca (appendice). 56 di ques hanno u lizzato strategie mul modali per migliorare l’igiene delle mani o prevenire le ICA, come: ba eriemie correlate a disposi vi vascolari centrali, infezioni del tra o urinario correlate a catetere urinario o pol- moni associate a ven lazione meccanica. Quasi tu gli ambi clinici sono sta rappresenta , con un aumento di studi svol in repar non intensivi o in ambito ospedaliero. Mol studi riportano risulta in merito al ruolo dei gruppi mul disciplinari per la preparazione e l’implementazione di interven di controllo delle infezioni. O o studi riportano informazioni de agliate sulle strategie di formazione, queste sono indirizzate ai benefici degli audit clinici (tre), al successo in caso di partecipazione ad una strategia di sorveglianza (due) e ques oni in merito al personale e all’ergonomia (uno). Nove studi riportano informazioni sulla cultura organizza va e la leadership. I risulta suggeriscono che i componen chiave della SIGHT sono validi e che ques temi sono probabilmente da iden ficare in un numero crescente di studi futuri. Lo scopo di SIGHT è stato quello di iden ficare gli elemen di prevenzione delle infezioni più efficaci ed implementabili. La forza di questo proge o si è basata su studi le cui evidenze rappresentano una rigorosa selezione tra cen naia di ar coli, al fine di evitare quelli con limi ed imprecisioni metodologiche. Rispe o a questo, l’approccio dei criteri di qualità integra per la revisione sistema ca di diversi disegni di studio è stato di aiuto per iden ficare gli studi di bassa qualità e con repor ng incompleto. Sulla base del numero di pubblicazioni e delle dimensioni esplorate da SIGHT, la quantà rido a di evidenze può sembrare inaspe ata, ma questo dimostra la necessità di ulteriori studi di buona qualità con repor ng de agliato al fine di migliorare la qualità delle evidenze per le raccomandazioni. Tu i componen chiave sono importan anche se per convenienza sono sta numera , SIGHT non stabilisce una priorità dell’uno rispe o ad un altro. Gli elemen come, il controllo delle infezioni, provvedere ad un approvvigionamento di a rezzature funzionali o assumere più personale sanitario, sono azioni più concrete rispe o ad iden ficare individui promotori o creare una cultura organizza va posi va. La realizzazione di programmi di prevenzione mul modali e la proge azione di ques , a raverso gruppi muldisciplinari, l’addestramento orientato al team e al compito, l’appropriato uso delle linee guida e gli audit, possono essere applica in diversi contes economici e 14 socioculturali rispe o alla disponibilità di risorse materiali o alla partecipazione a re di sorveglianza, perché ques lasciano ampio spazio per l’ada amento. I singoli ospedali dovrebbero essere incoraggia a definire i componen chiave in termini di risorse e bisogni specifici a raverso l’autovalutazione. Conclusioni La prevenzione e il controllo delle infezioni è una priorità per la sicurezza dei pazien e dovrebbe coinvolgere tu gli operatori sanitari a tu i livelli ed essere parte dell’organizzazione ospedaliera nel suo insieme. L’assunzione di personale deve essere tale da soddisfare le esigenze in modo da non portare a un eccessivo carico di lavoro. Al fine della prevenzione, i programmi di controllo delle infezioni ospedaliere devono trasferire i componen chiave all’interno di documen e programmi a uabili che prendono in considerazione il contesto locale. I programmi dovrebbero essere pianifica da un gruppo mul disciplinare e tener conto delle linee guida locali, seguendo un strategia mul modale di intervento che promuova la formazione sul campo e che periodicamente valu e aggiorni ove necessario. Sono indispensabili ulteriori ricerche e un accurato repor ng dello studio per migliorare la qualità delle evidenze, in par colare nei paesi a reddito basso e medio-basso. Per fon bibliografiche, figure e tabelle si rimanda alla versione originale dell’ar colo: Zingg W et al for the systema c review and evidence-based guidance on organiza on of hospital infec on control programmes (SIGHT) study group. Hospital organisa on, management, and structure for preven on of health-careassociated infec on: a systema c review and expert consensus. Lancet Infect Dis. 2015 Feb;15(2):212-224. Disponibile on line: www.thelancet.com/pdfs/journals/ laninf/PIIS1473-3099(14)70854-0.pdf 15 ANIPIO ORIENTAMENTI 1/2016 PR O S PE T T I VE Strategie di prevenzione e sorveglianza delle contaminazioni batteriche dei duodenoscopi dopo il reprocessing Campanella O.1 1 Infermiera specializzata nel rischio infe vo - Is tuto Mediterraneo per i Trapian e Terapie ad Alta Specializzazione (ISMETT), Palermo Negli Sta Uni ogni anno vengono eseguite circa 10 milioni di procedure endoscopiche per ragioni diagnos che, terapeu che o entrambe. Gli strumen endoscopici gastrointes nali entrano in conta o con le mucose, pertanto l’u lizzo di endoscopi contamina potrebbe rappresentare un serio rischio di trasmissione di patogeni intes nali tra pazien , e in modo par colare di Gram nega vi con potenziali gravissime conseguenze per la salute dei pazien . Negli ul mi anni sono sta pubblica numerosi ar coli scien fici, editoriali di esper che tes moniano il ruolo cruciale del reprocessing degli strumen endoscopici e in modo par colare i duodenoscopi, strumen u lizza per l’esecuzione delle Colangiografie Retrograde per via Endoscopica (ERCP). Ques strumen sono dota di un canale con leve a elevatore (Albarran), canale unico che consente di visualizzare le vie biliari del paziente, dal quale passano i fili guida, i cateteri biliari e gli stent. Questo canale è proge ato in maniera molto complessa e talvolta molto difficile da disinfe are completamente con i tradizionali metodi di reprocessing - ad esempio, scovolini lunghi e prolunga spazzolamen dei canali interni (figura 1). Tra le più recen pubblicazioni scien fiche sulla trasmissione di patogeni Gram nega vi mul farmaco resisten (MDRO) annoveriamo il lavoro di Epstain et al¹ nel quale è evidente che la tra- smissione di un ceppo di Escherichia coli produ ore di New Delhi metallo- β la amasi (NDM1 MBL) è stata associata all’u lizzo dei duodenoscopi (conferma molecolare a raverso la Pulse Field Ele roforesis PFGE) in apparente assenza di una inappropriata procedura di reprocessing degli strumen in un Ospedale dell’Illinois. 35 dei 39 pazien posi vi al germe, erano sta so opos a una procedura con u lizzo di duodenoscopio. Dopo la coltura microbiologica del canale interno dello strumento, è stato isolato il medesimo germe nei 35 pazien . Dopo un a ento assessment dell’intero processo di decontaminazione, pulizia e ad alta disinfezione dello strumento con u lizzo di ortho aldeide, l’Ospedale ha deciso di ado are il metodo di sterilizzazione con ossido di E lene (ETO) in seguito al quale non si era registrato nes- Figura 1. De aglio dell’Albarran. 16 sun altro caso di cross trasmissione. E’ necessario so olineare che la lavastrumen u lizzata per l’alta disinfezione funzionava adeguatamente, che lo strumento non presentava danni alla guaina macroscopicamente visibili e che il personale adde o al reprocessing era adeguatamente formato e competente. La cri cità che emerge da questo studio è la necessità di rivalutare l’intero reprocessing ovvero se le a uali procedure approvate anche da Food and Drug Administra on (FDA) fossero adeguate a garan re l’assenza di crosstrasmissione di microrganismi patogeni tra pazien so opos a procedure endoscopiche che prevedono l’u lizzo dei duodenoscopi e/o di tu gli altri strumen dota di leva Albarran in considerazione della lunghezza, dei canali molto stre , della presenza di un angolo difficile da raggiungere con le procedure di spazzolatura e pulizia. La presenza della leva espone ad un elevato rischio di contaminazione microbica realmente difficile da rimuovere nonostante la disinfezione di alto livello. E’ necessario so olineare che in mol casi, gli strumen endoscopici e altri disposi vi invasivi risterilizzabili, sono sta al centro di epidemie e cluster di infezione in tu o il mondo e spesso, ques even sono riconducibili a inadeguate e inappropriate procedure di pulizia e di disinfezione correlate ad errore umano e disa enzione del personale sanitario adde o. Inoltre, CDC Atlanta e autorevoli società scien fiche anche Italiane (es SIGE - Società Italiana Gastroentero- logia) hanno pubblicato le linee guida sul reprocessing degli strumen . Benchè numerosi studi abbiano dimostrato che la rigorosa adesione alle linee-guida rappresen il principale metodo di prevenzione della crosstrasmissione3,4, altri studi hanno dimostrato che nonostante le procedure previste, alcuni momen procedurali vengono frequentemente disa esi, come lo spazzolamento frequente dei canali interni degli strumen con u lizzo di brush molto lunghi e monouso⁵. L’introduzione in commercio delle lavastrumen automa che, ha consen to di migliorare le performance degli operatori nonché la sicurezza per i pazien . Le cri cità emerse nella valutazione dell’interno processo da W. A. Rutala⁹, evidenziano che la contaminazione degli endoscopi rappresenta un problema so os mato perché in molte stru ure sanitarie, non è presente alcun sistema di sorveglianza né epidemiologica, né microbiologica sugli strumen stessi che non consente di riconoscere il problema in tempo reale, quindi di porre tempes vamente eventuali strumen e interven corre vi prima che si verifichi un outbreak. Lo studio di Epstein et al¹ esplicita e de aglia quale metodo di sorveglianza implementare solo in seguito alla presenza di un outbreak di E. coli produ ore di NDM 1. Sarebbe u le, invece, che queste esperienze servissero a tu e le stru ure sanitarie per implementare i protocolli di sorveglianza periodici per consen re di iden ficare eventuali problemi in modo precoce. Il margine di sicurezza degli strumen endoscopici do- Figura 2. De aglio del duodenoscopio TJF 160VR (con estremità rimovibile) e nuovo TJFQ180V (con estremità non rimovibile) 17 po il reprocessing è minimo perché gli endoscopi sono altamente contamina da un numero elevato di microrganismi. I canali interni degli strumen contengono 10⁸⁻¹⁰ Log di patogeni enterici. La pulizia manuale rimuove da 4 a 6 Log e il reprocessing per altri 4-6 Log. Tu avia il margine di sicurezza di ques strumen rimane minimo (0-2 Log)¹⁰. Ogni deviazione dal reprocessing a eso può tradursi in un fallimento del buon esito della procedura con il conseguente rischio di cross trasmissione per i pazien successivi. Questo basso margine di sicurezza è pra camente sovrapponibile a quello a eso per gli strumen chirurgici. Che cosa fare quindi? Gli autori suggeriscono di procedere con ordine coinvolgendo tu e le figure professionali che abbiamo competenze in ambito di Infec on Control: leadership aziendali (Direzione Sanitaria, Direzione Infermieris ca); team Infec on control, ove presente Infermiere Specializzato Rischio Infe vo; infe vologi; microbiologi; capo dipar mento servizio Endoscopia diges va coordinatore infermieris co Endoscopia diges va; infermieri responsabili della formazione e aggiornamento del personale (ove presente). Inoltre si enfa zza la necessità di condividere le cri cità e le strategie e interven corre vi con tu o lo staff infermieris co e di supporto del servizio di Endoscopia Figura 3. De aglio anello so o la leva del TJFQ180V, dopo la rimozione meccanica, durante la coltura e con il microscopio ele ronico 18 (empowerment). Nell’esperienza di Verfaillie et al⁷ l’introduzione di un nuovo duodenoscopio u lizzato per l’esecuzione delle ERCP, dotato di un design innova vo che però non consen va di rimuovere il cappuccio terminale (figura 2), ha determinato l’insorgenza di numerosi casi d’ infezione (22 pazien su 30) sostenu da Pseudomonas aeruginosa produ ore di enzima VIM-2. Per valutare il ruolo del nuovo duodenoscopio nell’outbreak dell’evento, si è resa necessaria l’is tuzione di una Task Force aziendale, implementazione di audit specifici, revisione dell’intero reprocessing, esecuzioni di ripetu campionamen microbiologici dei canali interni dello strumento e infine rimozione (ro ura) dell’estremità rimovibile per essere cer di raggiungere le par interne dello strumento so o la leva per riuscire a bonificarla adeguatamente. Le colture microbiologiche eseguite sui 22 pazien e nello spazio so o la leva elevatrice u lizzata per le forbici dopo la rimozione manuale del cappuccio terminale (O-ring), erano risultate tu e posi ve per lo stesso clone di Pseudomonas aeruginosa VIM-2 confermato da test di biologia molecolare (PFGE, figura 3). L’outbreak è terminato in seguito al ri ro del duodenoscopio dal servizio di endoscopia diges va. Pseudomonas aeruginosa viene riportato in numerosi studi come il germe più frequentemente responsabile di cross trasmissione tra pazien so opos a procedure di endoscopia diges va e broncoscopie¹¹ e in caso di outbreaks la causa principale è stato l’inadeguato reprocessing. In risposta a questo evento, il 15 Gennaio del 2013 la casa produ rice Olympus ha pubblicato un AVVISO di SICUREZZA nel quale enfa zza l’importanza della scrupolosa procedura di pulizia e decontaminazione, specialmente nella zona della leva elevatore a raverso una adeguata inclinazione della leva stessa a 45° per consen re l’adeguato spazzolamento della parte so ostante al fine di rimuovere grossolanamente le secrezioni biliari quindi la carica microbica. Con una ulteriore nota pubblicata il 4 Agosto 2014, Olympus invita ad u lizzare uno spazzolino monouso aggiun vo più lungo del precedente per garan re una più scrupolosa pulizia. In conclusione questo studio evidenzia che gli strumen dota di Albarran rappresentano un reale rischio di trasmissione di patogeni nonostante l’adesione alle procedure di reprocessing e che prima di introdurre nuovi strumen dota di design innova vi, occorrerebbe eseguire delle colture di sorveglianza per essere cerche il loro u lizzo sia sicuro per i pazien . La risposta di CDC Atlanta Nonostante gli outbreaks di infezioni ba eriche associate agli endoscopi finora, fossero associa alle inadeguate procedure di pulizia e disinfezione, le recen esperienze hanno evidenziato la trasmissione di germi MDR tra cui CRE (Carbapenem – resistant Enterobacteriaceae) e altri ba eri gram nega vi, in assenza di disa enzione da parte del personale o applicazione dei protocolli aziendali. Pertanto anche i CDC Atlanta hanno ritenuto mandatorio pubblicare questo Protocollo ad interim per la sorveglianza e prevenzione della contaminazione ba erica dei duodenoscopi in seguito al reprocessing (2015). “Interim Protocol for Healthcare facili es regarding Surveillance for Bacterial Contamina on of Duodenoscope a er Reprocessing”⁹ Questo documento, concepito inizialmente per i soli duodenoscopi, può e deve essere u lizzato come strumento u le per tu e le stru ure sanitarie nelle quali si u lizzano endoscopi flessibili dota di un meccanismo elevatore. L’intento di questo documento è quello di essere un supplemento e non un sos tuto né di volere modificare le raccomandazioni della casa produ rice in merito al reprocessing. Si enfa zza l’importanza delle colture di sorveglianza eseguite periodicamente sugli strumen , purchè questo non si sos tuisca alla necessità di garan re un adeguato processo di formazione del personale preposto e che ci siano delle figure professionali che supervisionino l’intero processo. Inoltre, prima di iniziare la pianificazione delle colture di sorveglianza, si suggerisce l’a vo coinvolgimento del Dire ore del laboratorio di microbiologia, del personale clinico coinvolto, dello staff responsabile del controllo delle infezioni, epidemiologi, risk manager e leadership clinica della stru ura sanitaria. Il protocollo si ar cola in cinque pun fondamentali: Significato e importanza del reprocessing degli 19 endoscopi (ispezione, pulizia manuale, disinfezione, asciugatura, conservazione) Colture di sorveglianza dei duodenoscopi (quan e quali pi di campionamen eseguire sugli strumen durante l’anno e cosa fare in caso di outbreak) Azioni corre ve in caso di posi vità (come interpretare le posi vità, esistono dei valori acce abili?) Informazioni ai pazien e no fica dei casi di cross trasmissione (consenso informato, tracciabilità degli endoscopi, sorveglianza e indagine epidemiologica post-esposizione) Formazione del personale e verifica delle competenze (all’inizio dell’a vità lavora va, annualmente e in caso di outbreak). 1. Il reprocessing Ogni ospedale dovrebbe verificare almeno annualmente, la conoscenza e l’adesione del personale al corre o reprocessing ponendo par colare a enzione a: Ispezione e pulizia manuale: verificando che il meccanismo elevatore venga adeguatamente sollevato prima di essere pulito e spazzolato e che non vi siano secrezioni macroscopicamente visibili. Negli elevatori con cappuccio rimovibile, alcuni autori suggeriscono di visualizzare la parte inferiore con microscopio ele ronico Asciugatura: assicurarsi che i canali del duodenoscopio e dell’elevatore siano adeguatamente asciuga prima di essere conserva . Per garan re questa a vità, molte lavastrumen automa che prevedono un ciclo terminale con alcool seguito da un flusso d’aria sterile. Se i canali non sono completamente asciu è possibile che l’eventuale carica ba erica residua si mol plichi formando un biofilm che poi risulta difficile da rimuovere e rappresenta un serio rischio di contaminazione persistente 2. Colture di sorveglianza dei duodenoscopi Sorveglianza: la coltura periodica dei canali interni degli strumen endoscopici non è prevista dalle procedure di Infec on Control degli USA. Le recen pubblicazioni inserite anche in questo lavoro, hanno imposto a molte stru ure sanitarie, anche in considerazione della popolazione di pazien che vi accedono (es. trapianta d’organo), di prevedere ques campionamen . Nelle figure 4 e 5 sono indicate due pi di proposte con algoritmo rela vo al po di provvedimento corre vo (figura 4 eseguire colture su tu gli strumen dopo 60 ERCP oppure una volta al mese, Figura 5 eseguire colture su tu i duodenoscopi al termine di ciascuna procedura). La frequenza o male non è stata ancora stabilita. In altre esperienze si raccomanda un intervallo dalle 4 se mane all’anno¹². Alcune stru ure hanno eseguito i campionamen con frequenza se manale (esempio il venerdì, non u lizza per 48 ore nel fine se mana). Oppure altre stru ure, hanno deciso di eseguire il campionamento dopo ogni reprocessing su tu i duodenoscopi. Le colture possono includere i canali interni dello strumento e la parte distale del duodenoscopio. Ogni stru ura sanitaria ada a il metodo di campionamento in base alle risorse di cui dispone. La sensibilità del metodo non è ben determinata. Occorre precisare che una coltura nega va non esclude completamente che il duodenoscopio non sia contaminato. In caso di campionamento posi vo, le azioni da intraprendere possono essere diverse in base al po di germe e alla sua carica microbica. 3. Azioni corre ve in caso di posi vità I CDC dis nguono i pi di crescita ba erica in “LOW CONCERN” (LC poca rilevanza) e “HIGH CONCERN” (HC grande rilevanza). Se adeguatamente riprocessa , il campionamento microbiologico non dovrebbe mostrare alcuna crescita ba erica di patogeni (ovvero tu i germi che possono essere responsabili di mala e) come i Gram nega vi (es. Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, o altre Enterobacteriaceae, Pseudomonas aeruginosa), oppure Staphyloccoccus aureus e gli enterococchi. A volte i campionamen possono essere posi vi per un basso numero di colonie di germi LC quali gli stafiococchi coagulasi-nega vi con esclusione di Staphylococcus lugdunensis, Bacillus species, di eroidi, che potrebbero essere il risultato di una contaminazione durante il campionamento. Questo po di posi vità può dipendere da numerosi fa ori quali il reprocessing, la manipolazione degli strumen e il metodo di campionamento 20 Figura 4. Algoritmo di campionamento microbiologico periodico duodenoscopi dopo 60 procedure oppure una volta al mese (Fonte CDC Interim Duodenoscope Sampling Algorithm) 21 Figura 5. Algoritmo e frequenza del campionamento microbiologico dopo ogni procedura (Fonte CDC Interim Duodenoscope Sampling Algorithm) 22 u lizzato. Di solito, un numero di unità forman colonie (CFU) di LC <10 non richiederebbe alcun intervento corre vo. In caso di un numero di CFU > 10, la stru ura ospedaliera ha facoltà di intraprendere le azioni corre ve che ri ene opportune in base anche all’esito dei campionamen preceden (cri cità cronica?). Qualsiasi numero di colonie di germi HC (anche una sola colonia) richiede immedia interven e sorveglianza epidemiologica. Il duodenoscopio posi vo deve essere posto in “quarantena” fino al risultato delle colture microbiologiche. Tu i duodenoscopi con colture posi ve non dovrebbero essere u lizza fino a quando le colture non saranno nega ve. Tu gli ospedali dovrebbero implementare un sistema di tracciabilità degli strumen u lizza sui pazien per ogni procedura al fine di iden ficare rapidamente i pazien per i quali è stato u lizzato lo strumento potenzialmente contaminato. In alcune stru ure si u lizza un metodo si sorveglianza alterna vo al campionamento microbiologico che sfru a la bioluminescenza e la presenza di ATP (adenosina trifosfato) ovvero l’eventuale presenza di residui di materiale organico sullo strumento. Tra asi di un metodo non specifico, che non riesce a stabilire una correlazione tra l’eventuale crescita ba erica e la trasmissione del germe al paziente. L’unica informazione è rela va alla qualità del reprocessing. Durante gli outbreak Le colture di sorveglianza devono essere eseguite durante le epidemie per iden ficare eventuali duodenoscopi contamina e/o assicurare che l’u lizzo degli strumen sia sicuro. Le colture di sorveglianza nega ve da sole non escludono che l’eventuale strumento non sia contaminato e che possa essere fonte di cross-trasmissione. Se l’indagine epidemiologica conferma il ruolo dei duodenoscopi nella catena di trasmissione, si suggerisce di eseguire una serie di campionamen (es. da 3 a 5) dopo ciascun reprocessing prima di riu lizzare lo strumento. Per il metodo di campionamento suggerito dai CDC consultare il link Interim Duodenoscope Sampling Method h p://www.dev.cdc.gov/hai/se ngs/lab/labduodenoscope-sampling.htlm Azioni corre ve Ogni duodenoscopio posi vo per organismi HC o elevata carica di LC deve essere riprocessato e so oposto nuovamente a coltura e riu lizzato solo in seguito a campionamento microbiologico con esito nega vo, per garan re che non vi sia alcuna carica ba erica. In caso di conferma della posi vità si rende necessario verificare che le raccomandazioni indicate dal fabbricante in merito al reprocessing vengano applicate pedissequamente dal personale preposto tramite verifica delle conoscenze, delle competenze e osservazione dire a sul campo. Parallelamente, occorre verificare/ escludere la presenza di danni, ro ure al disposi vo (es. guaina bucata) chiedendo un intervento di manutenzione e verifica da parte della di a. Oltre alle verifiche sullo strumento e sul personale, è necessario avviare un’indagine epidemiologica su tu i pazien controllando tu i risulta delle colture (ove eseguite) per definire il ruolo degli strumen come veicolo di trasmissione tra tu i pazien posi vi . Informazioni ai pazien trasmissione e no fica dei casi di cross- Tu i pazien so opos a procedure con i duodenoscopi dovrebbero essere informa sugli eventuali rischi di cross-trasmissione di germi (patogeni e non patogeni) associa alla procedura, in fase di consenso prevenvo. Tu e le stru ure sanitarie dovrebbero implementare un sistema di tracciabilità sull’uso degli strumen endoscopici al fine di iden ficare precocemente i pazien per i quali è stato u lizzato lo strumento contaminato. In caso di posi vità per organismi HC, la decisione di no ficare l’evento ai pazien posi vi e a tu quelli espos è a discrezione della Direzione dell’Ospedale, Dipar mento di Infec on Control e Risk Manager. Nei casi di posi vità dei duodenoscopi nei confron di germi mul -farmaco resisten (es. CRE) occorre eseguire uno screening a tu i pazien espos seguendo le rac- 23 comandazioni dei CDC CRE toolkit. www.cdc.gov/HAI/ pdfs/labSe ngs/Klebsiella_or_Ecoli.pdf. Questo al fine di implementare le precauzioni aggiun ve di isolamento in modo tempes vo e/o in caso di ricoveri successivi. Formazione del personale e verifica delle competenze Assicurare che il personale che esegue il reprocessing degli strumen abbia ricevuto adeguata formazione e che le competenze vengano verificate con frequenza annuale, dire amente sul campo e ogni volta che si verifica un outbreak o pseudo-outbreak. E’ indispensabile che la stru ura sanitaria abbia delle poli che e procedure scri e e ben de agliate e che siano condivise e conosciute dal personale; sarebbe preferibile che il personale dedicato al reprocessing abbia le cer ficazioni/a estazioni specifiche del se ore. L’esperienza dell’ IRCCS ISMETT ISMETT (Is tuto Mediterraneo per i Trapian e Terapie ad alta Specializzazione) è dotato di un dipar mento di endoscopia diges va nel quale ci eseguono un numero considerevole di procedure sulle vie biliari (es. ERCP), per le quali è previsto l’u lizzo dei duodenoscopi. METODO. In accordo con il CIO, la Direzione Sanitaria, l’ISRI, il microbiologo e il responsabile del Dipar mento di Endoscopia Diges va, all’ISMETT è in vigore una polica aziendale sui controlli microclima ci e microbiologici ambientali secondo la quale sono previs anche dei campionamen microbiologici di tu gli strumen endoscopici con cadenza semestrale. Le lavastrumen in dotazione del servizio sono passan (ne a separazione tra area pulita e sporca), garan scono una disinfezione di alto livello (acido perace co), sono dotate di sofis cato sistema di tracciabilità sia dell’operatore, che dell’intero reprocessing. Sono presen inoltre due armadi ven la con filtri assolu nei quali vengono conserva e traccia tu gli strumen puli . Il sistema di tracciabilità consente di documentare tu e le fasi del processo a raverso l’archivio automa co via so ware interfacciato con la cartella clinica. RISULTATI. Nel 2012 sono sta esegui i campionamen microbiologici su 47 strumen endoscopici, nel mese di Se embre 8 endoscopi sono risulta posi vi, 7 dei quali per poche colonie di Staphylococcus epidermidis, 1 per Pseudomonas aeruginosa. Lo strumento è stato immediatamente rimosso dal servizio, riprocessato e so oposto a coltura. Successivamente il duodenoscopio è stato ripris nato all'uso solo dopo aver rimosso il biofilm, sos tuito l'intero canale interno (intervento eseguito dalla di a produ rice in laboratorio esterno) e dopo esito nega vo del colturale. Nel 2013 sono sta so opos a coltura 19 strumen , 1 è risultato posi vo per Staphylococcus epidermidis. Se embre 2014 sono sta so opos a coltura 2 gastroscopi, 2 colonscopi, 1 duodenoscopio e un ecoendoscopio lineare, due dei quali risulta posi vi per KPCR in entrambi gli strumen dota di leva elevatrice (Albarran). Per la risoluzione del problema, entrambi gli strumen sono sta pos in “quarantena” e so opos a coltura da parte di un biologo dedicato. I campionamen ripetu il 20 Marzo 2015 e successivamente il 17 Giugno 2015 mostrano assenza di crescita. Aprile 2015: in assenza di un campionamento microbiologico posi vo, si è manifestato un caso di sepsi da KPCR in paziente ambulatoriale, so oposto a ERCP presso l’ Is tuto. E' stata avviata un'indagine epidemiologica, verificato quali e quan pazien hanno eseguito procedure con il medesimo strumento grazie al sistema di tracciabilità, in quali pazien erano state eseguite colture di sorveglianza e con quale risultato. L'endoscopio u lizzato è stato messo in "quarantena", nuovamente so oposto a coltura che ha confermato l'assenza di crescita microbica. Novembre 2015: per confermare l’appropriatezza del reprocessing, in accordo con il Comitato infezioni ospedaliere, tu gli strumen endoscopici sono sta so opos a coltura al termine di ogni procedura per una intera se mana. Nessuno dei 68 strumen analizza ha presentato crescita di germi patogeni, 1 solo campione con 53 CFU/ml di germi LC. CONCLUSIONI. Nonostante lo staff del servizio di endoscopia fosse adeguatamente formato e avesse dato ampia dimostrazione delle conoscenze, competenze professionali e applicazione della procedura aziendale in vigore, si sono verifica alcuni casi di contaminazione microbica negli strumen dota di Albarran. Pertanto è stata ravvisata la necessità di introdurre un nuovo scovolino più lungo, raccomandato dalla casa produ ri- 24 ce, e di acquistare delle lavastrumen molto sofis cate. Al fine di prevenire ulteriori casi di contaminazione il responsabile del servizio di endoscopia ha proposto l’acquisto di uno strumento dotato di un sistema con leva e cappuccio terminale rimovibile quindi facile da pulire e disinfe are da parte dell’operatore. Questo eliminerebbe il rischio potenziale. Tu e le stru ure sanitarie dotate di servizi di endoscopia dovrebbero valutare il rischio di trasmissione di germi patogeni associato all’u lizzo dei duodenoscopi, sopra u o da germi MDR, avviare un sistema di sorveglianza microbiologica ben stru urata e supportato dalla Direzione d’Is tuto e programmi di formazione “ad hoc” per il personale sanitario responsabile del reprocessing. Questo lavoro so olinea ancora una volta il ruolo cruciale dell’ ISRI all’interno delle stru ure sanitarie, par colarmente negli ospedali nei quali vengono accol pazien ad alto rischio o nei quali la presenza di germi MDR è ormai endemica. Sudde o lavoro sarà presentato come abstract al DDD Diges ve Disease Week dal 22 al 24 Maggio 2016 a San Diego. B 1. Epstein L, Hunter JC, Arwady MA et al. New Delhi metallo β-lactamase-producing carbapenem-resistant Escherichia coli with exposure to duodenoscope. JAMA doi:10.1001/ jama.2014.12720 2. Rutala WA, Weber DJ: Healthcare Infection Control Practices Advisory Committee. Guideline for Disinfection and Sterilization in healthcare facilities, 2008. http:// www.cdc.gov/hicpac/pdf/guidelines/disinfection_nov_2008.pdf 3. Petersen BT, Chennat J. Cohen J, et al. Multisociety guideline on reprocessing flexible GI endoscopes: 2011 Infect Control Hosp Epidemiol. 2011; 32(6):527-537 4. Ofstead CL, Wetzler HP, Snyder AK, Horton RA. Endoscope reprocessing methods. Gastroenterol Nurs. 2010; 33 (4):304-311. 5. Ross AS et al. Endoscopy A quarantine process for the resolution of duodenoscope-associated transmission of multidrug-resistant Escherichia coli – Gastrointestinal Volume 82, No. 3 : 2015 6. Bret T. Petersen Editorial: Duodenoscope reprocessing: risk and options coming into view Division of Gastroenterology and Hepatology Mayo Clinic Rochester, Minnesota, GASTROINTESTINAL ENDOSCOPY Volume 82, No. 3 : 2015 7. Verfaillie CJ et al. Withdrawal of a novel-design duodenoscope ends outbreak of a VIM-2-producing Pseudomonas aeruginosa2015- Endoscopy Jun;47(6):493-502 8. Rutala WA, Weber DJ Gastrointestinal Endoscopes: A need to shift from disinfection to sterilization? JAMA 2014 Oct 8;312(14):1405-6. 9. Interim Protocol for Healthcare Facilities Regarding Surveillance for Bacterial Contamination of Duodenoscopes after Reprocessing- CDC Atlanta 2015 10. Rutala WA, Gergen MF, Weber DJ. Efficacy of a dish washer-disinfector in eliminating healthcare-associated pathogens from surgical instruments. Infect Contr Hosp Epidemiol. 2014; 35(7):883-885 11. Kovaleva J, Peters FT, van der Mei HC et al. transmission of infection by flexible gastrointestinal endoscopy and broncoscopy. Clin Microbiol Reviews 2013; 26:231-254 12. Queensland Government, Queensland Health. Endoscope Reprocessing, Section 6.4 Microbiological Testing. http:// www.health.qld.gov.au/Endoscopereprocessing/ module_6/6_4.asp 25 ANIPIO ORIENTAMENTI 1/2016 ST U D I Audit sulle misure di isolamento adottate nel paziente infetto/ colonizzato da germi sentinella nel Dipartimento di Emergenza dell’AUSL Romagna-Cesena Casadei A, Zoli M, Ceccarelli P 1 AUSL Romagna-Cesena Premessa. Negli ul mi anni, il progressivo miglioramento delle tecniche di assistenza ha modificato la pologia dell’utenza ospedaliera, fenomeno che, abbinato all’allungamento della vita media e al miglioramento delle tecniche di soccorso in emergenza, ha determinato la presenza di una popolazione ospedaliera più susce bile alle infezioni correlate all’assistenza (ICA). Altro fa ore rilevante risulta essere l’an bio oco-resistenza: l’uso improprio e l’abuso degli an bio ci (ATB) ha portato all’accrescimento del numero di microrganismi mul resten , così che l’insorgenza di ICA è complicata anche dalle scarse possibilità di tra amento farmacologico. Al fine di prevenire la diffusione di ques microrganismi ed interrompere la catena di trasmissione, risulta di fondamentale importanza ado are misure di isolamento in tu i contes assistenziali, al fine di interrompere la catena di trasmissione. Come indicato dalla le eratura scien fica di riferimento, tu e le stru ure sanitarie devono diffondere procedure di riferimento e verificare costantemente la loro applicazione da parte degli operatori coinvol . Materiali e metodi. Al fine di verificare l’applicazione delle misure di precauzione aggiunve per pazien infe o colonizza da microrganismi mul resisten , inclusi tra quelli considera “sen nella”, è stato realizzato uno studio osservazionale con la metodologia dell’audit clinico. Lo studio è era rivolto alle UU.OO. del Dipar mento Emergenza dell’AUSL Romagna Cesena, condo o a raverso la raccolta dei da stru urali e osservazioni dire e del comportamento degli operatori sanitari con l’u lizzo di strumen di raccolta da costrui ad hoc. I risulta o enu sono sta confronta con gli standard di riferimento, defini nella fase di pianificazione dell’audit . Risulta . I risulta evidenziano la presenza di tu gli elemen stru urali finalizza all’interruzione della catena di infezione, e un u lizzo degli strumen di segnalazione coerente alle procedure di riferimento. In linea generale l’adesione degli operatori alle misure di prevenzione ha raggiunto valori che si avvicinano agli standard di riferimento, anche se vi sono comportamen perfezionabili come ad esempio l’adesione all’igiene mani e l’u lizzo degli indumen barriera. Il consumo di gel alcolico registrato nelle unità di terapia intensiva osservate è in linea agli standard europei, in altre UU.OO. il margine di miglioramento è ancora elevato . Conclusioni. I risulta inducono a rafforzare le strategie di implementazione delle buone pra che, come l’u lizzo di metodologie a ve nella formazione di base e permanente, nonchè la sorveglianza con nua dei comportamen sia da parte del Infermiere Specializzato nel Rischio Infe vo, sia da parte degli infermieri referen di U.O. per il processo di prevenzione delle ICA . 26 Che cosa sapevamo già? In Italia è stata lanciata alcuni anni fa e annualmente riproposta la campagna “Cure pulite sono cure più sicure” mirata a promuovere l’adesione all'igiene delle mani nelle 5 indicazioni definite dagli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), che ha coinvolto ospedali di molte regioni. Tra i suoi obiettivi vi era quello di ottenere una performance ottimale intervenendo sulla promozione di soluzione alcolica per la frizione delle mani per dare la possibilità agli operatori di igienizzare le mani al letto del paziente. Da un recente studio europeo di prevalenza sulle ICA e uso di antibiotici negli ospedali per acuti, emerge che l'igiene delle mani, non sia divenuta una pratica corrente in tutti gli ospedali italiani: nei 49 ospedali partecipanti allo studio, il consumo di prodotti idroalcolici per l'igiene mani è inferiore a 10 litri per 1000 giornate di degenza (la categoria più bassa in Europa) contro una media europea di 18,7 litri/1000 e di punte >40 litri nei Paesi scandinavi. Lo scarso utilizzo dell’antisepsi alcolica al letto del paziente è uno degli elementi che ostacola l’adesione ottimale a tale pratica. Tale situazione è complicata dall’inappropriato utilizzo dei guanti: è ancora pratica diffusa indossare i guanti per assistere un paziente senza prima avere igienizzato le mani mantenere i guanti usati all’uscita dalla stanza (toccando le superfici al di fuori dell’area del paziente, ad es. carrello medicazioni, della biancheria, maniglia della porta, ecc), non igienizzare le mani tra un cambio di guanti e l’altro. Nelle organizzazioni sanitarie oggi, risulta piuttosto diffuso disporre di documenti basati su solide evidenze scientifiche data la qualità e quantità della bibliografia presente in letteratura, molto più complesso è l’arrangiamento e l’implementazione delle raccomandazioni a livello pratico, a causa di fattori difficilmente identificabili e prevedibili data la complessità dell’assistenza ospedaliera. L’individuazione di tali ostacoli da parte dei professionisti e soprattutto quelli addetti al controllo e prevenzione delle ICA, quali gli infermieri specializzati nel rischio infettivo (ISRI), è di basilare importanza per migliorare gli strumenti e renderli maggiormente fruibili nelle pratiche quotidiane. Che cosa aggiunge questo studio? L’identificazione delle criticità a livello pratico ha permesso di rilevare le azioni di miglioramento più urgenti da attivare, tra queste la necessità di rendere più efficace la formazione, promuovendo la giusta percezione e consapevolezza del rischio di diffusione dei microrganismi attraverso le mani, i guanti sporchi, la divisa non protetta dal sovracamice, la documentazione clinica trasportata al letto del paziente ecc. L’educazione sanitaria nei confronti di pazienti/visitatori inoltre, non può essere sottovalutata, ma data la sua importanza, deve essere gestita e coordinata da “l’infermiere responsabile del caso” il quale ha l’obbligo di accertarsi della reale comprensione del messaggio per far si che essi possano adottare il giusto comportamento prima dell’ingresso, durante la visita e all’uscita dalla stanza di isolamento, educandoli all’utilizzo del materiale informativo di supporto (poster, opuscoli, brochure ecc.). INTRODUZIONE Negli ul mi anni il progressivo miglioramento delle tecniche mediche ed assistenziali, ha modificato la pologia dell’utenza sanitaria, fenomeno che, abbinato all’allungamento della vita media, ha determinato la presenza di una popolazione ospedaliera più susce bile alle infezioni correlate all’assistenza (ICA). Altro fa ore rilevante è l’an bio co-resistenza: l’uso improprio e l’abuso di an bio ci (ATB) ha contribuito all’accrescimento del numero dei microrganismi mul farmaco resisten , rendendo l’insorgenza di ICA, complicata dalla scarsa possibilità di tra amento1. Da recen studi di prevalenza sulle ICA e sull’uso di ATB negli ospedali per acu , risulta che la frequenza media di ICA è pari al 6,3%, variando per dimensioni dell’ospedale, disciplina di ricovero, classe di età, gravità delle condizioni cliniche di base ed esposizione a procedure invasive. In oltre il 40% dei casi, si tra ava di infezioni gravi, che interessavano le vie respiratorie (alta frequenza di polmoni ) e ba eriemie. L’Italia è risultata al ver ce della classifica dei paesi col maggior uso di ATB (prevalenza pari al 44% rispe o a quella europea del 35%) e con la maggior diffusione dei ceppi ba erici mul resisten : Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa e Staphylococcus aureus rappresentano più del 40% degli isolamen (prevalentemente an bicore27 sisten ): 34% di E. coli e 65,2% di K. pneumoniae è resistente alle cefalosporine di III generazione; 48,9% di K. pneumoniae e 39,1% di P. aeruginosa è resistente ai carbapenemi; 58,6% di S. aureus è resistente alla me cillina (MRSA). Le classi di an bio co u lizzate più frequentemente sono i fluorochinoloni, le cefalosporine di terza generazione e le associazioni di penicilline, incluse le associazioni con gli inibitori delle ß-la amasi. Le infezioni più frequentemente riportate sono quelle respiratorie (24,1%), urinarie (20,8%), del sito chirurgico (16,2%) e ba eriemie (15,8%). A questa situazione si associa un basso consumo di prodo per frizione alcolica (< a 10 litri ogni 1000 giorni di ricovero-paziente rispe o una media europea di 18,7 litri/1000 e di punte > 40 litri nei paesi scandinavi) 2,3. I pazien ricovera nelle terapie intensive hanno un rischio di contrarre una o più ICA da 5 a 10 volte superiore rispe o ai pazien ricovera in altri repar ospedalieri, sia per fa ori di rischio intrinseci (ad esempio immunodepressione) ed estrinseci (ad esempio per esposizione a procedure invasive) pertanto l’aumento di morbidità e mortalità in tale se ng può raggiungere percentuali elevate 4. Le organizzazioni sanitarie sono impegnate da anni nel controllo delle ICA 5; una tra le varie a vità di prevenzione messe in campo, oltre alle misure generali e specifiche 6, è la sorveglianza basata sul laboratorio al fine di ado are precocemente, durante le prestazioni assistenziali, tu e le misure di isolamento aggiun ve necessarie ad interrompere la catena di trasmissione, a raverso la comunicazione tempes va del microrganismo sen nella isolato presente nei materiali biologici. L’AUSL Romagna – Cesena, come altre realtà sanitarie, ha ado ato il modello di “iden ficazione e rivalutazione del rischio infe vo” in base a tre livelli (alto, medio e basso rischio di trasmissione), che ene in considerazione la localizzazione e pericolosità del microrganismo, le condizioni cliniche e il grado di collaborazione del paziente, nonché la pologia di prestazioni assistenziali correlate, descri o nelle procedure aziendali trasversali emesse nel 2010 7. Al fine di verificare la presenza di requisi stru urali fondamentali per l’applicazione delle misure di isolamento, l’adozione di precauzioni standard e aggiun ve da parte del personale di assistenza per la sicurezza dei pazien ricovera nelle UU.OO. e valutare l’applicabilità nella pra ca assistenziale delle misure raccomandate, è stato organizzato dalla direzione infermieris ca e tecnica (DIT) un audit clinico 8,9, di concerto con la direzione medica di presidio (DMP). OBIETTIVO L’obie vo generale dell’audit era quello di valutare l’adesione alle procedure aziendali trasversali “Misure di isolamento in ambito sanitario” 10, “Ges one del paziente infe o-colonizzato da germi sen nella” 7 e “Igiene delle mani” 11 per la prevenzione di infezioni correlate all’assistenza, nelle UU.OO. del Dipar mento Emergenza e verificare che fossero presen le condizioni stru urali, organizza ve e materiali per renderle applicabili a livello pra co. CAMPIONE Requisi stru urali di 7 UU.OO. del Dipar mento di Emergenza AUSL Romagna-Cesena: Ortopedia (Ortogeriatria e Ortotraumatologia), Medicina d’Urgenza, Cardiologia, Unità di Terapia Intensiva cardiologica (UTIC), Terapia Intensiva 1 (T1), Terapia Intensiva 2 (TI2) e Centro Grandi Us ona (CGU); Pazien ricovera in tali UU.OO. di cui si era appresa la posi vità per microrganismo sen nella ad alto rischio di diffusione, a raverso il laboratorio unico di Area Vasta Romagna; Operatori sanitari e i visitatori che entravano in conta o con le categorie di pazien iden ficate. MATERIALI E METODI La metodologia u lizzata è stata “il ciclo dell’audit” e condo a nel periodo Aprile - Maggio 2015, gli strumendi raccolta da sono sta 3 moduli, dei quali i primi due appositamente predispos : check-list 1 “Indicatori di stru ura”; check-list 2 “Adozione misure di isolamento”; scheda di osservazione proge o OMS “Cure puli- te sono cure più sicure”. Il tempo stabilito per la durata delle osservazioni era di 28 circa 20-30 minu in base all’intensità delle prestazioni assistenziali svolte nell’area paziente. I sopralluoghi sono sta a va come di seguito descri o. FASE DI PREPARAZIONE: 1. no fica del colturale posi vo per microrganismo sen nella a raverso messaggio in casella preferenziale di posta ele ronica presso Area Governo assistenziale Risk-Management c/o DIT – (Laboratorio Unico di Area Vasta Romagna); 2. visualizzazione del referto e comunicazione telefonica immediata all’U.O. (ISRI); 3. iden ficazione del rischio di trasmissione (infermiere referente del rischio infe vo della rete Semmelweis/infermiere di U.O./team assistenziale); 4. a vazione degli osservatori e definizione dell’orario del sopralluogo (solitamente nella giornata successiva al fine di lasciare il tempo agli operatori dell’U.O. di predisporre l’ambiente ed ado are le misure di precauzione da parte di ISRI). dard che erano sta defini acce abili in fase di programmazione dell’audit. RISULTATI La popolazione in studio è risultata essere pari a 27 pazien in quanto dei 32 colonizza /infe da microrganismo sen nella ricovera nelle UU.OO. iden ficate, 5 sono sta esclusi per le seguen ragioni: 1 paziente al momento del sopralluogo era stato trasferito in altra U.O. non facente parte del dipar mento di emergenza, 1 paziente era deceduto il giorno prima di quello des nato all’osservazione e 3 pazien non erano in possesso dei requisi di inclusione poiché risulta a basso rischio di trasmissione. La provenienza dei pazien era distribuita come descri o nel grafico 2: Ortopedia (Ortogeriatria e Ortotraumatologia), N. 1 paziente, Medicina d’Urgenza, N. 5 pazien , Cardiologia, N.1 paziente, Unità di terapia Intensiva cardiologica (UTIC), N.2 pazien , Terapia Intensiva 1 (T1), N. 5 pazien , Terapia Intensiva 2 (TI2), N. 1 paziente e Centro Grandi Us ona (CGU), N. 12 pazien . FASE DI CONTROLLO: 5. sopralluogo in U.O.: compilazione della check-list 1 “Indicatori di stru ura” (solo una volta in ogni UU.OO.) con la collaborazione del Coordinatore e osservazioni dire e con l’obie vo di rilevare la conformità della predispozione dell’isolamento e dei materiali di consumo, nonché la corre ezza dei comportamen delle persone che frequentavano tale area compilando la check-list 2 “Adozione misure di isolamento” e la scheda di osservazione proge o OMS “Cure pulite sono cure più sicure” (infermieri osservatori); Grafico 1. Popolazione in studio FASE DI ELABORAZIONE DATI: 6. trasferimento ed elaborazione da su foglio di lavoro excel predisposto ad hoc (infermieri osservatori/ISRI); 7. analisi dei risulta e iden ficazione delle azioni di miglioramento (infermieri osservatori-ISRI); 8. definizione degli interven e pianificazione del re -audit (infermieri osservatori-ISRI). I risulta o enu sono sta confronta con gli stan- Grafico 2. Distribuzione della popolazione nelle UU.OO. 29 I microrganismi isola nei vari colturali erano appartenen a 6 ceppi diversi; Acinetobacter baumanii è stato quello più frequentemente riscontrato. Dieci dei dodici pazien posi vi osserva in CGU, erano correla ad un evento epidemico protra o da mesi. Qua ro dei cinque pazien posi vi osserva in TI1 erano correla a due piccoli cluster (termina in breve tempo), provocada Proteus mirabilis (due pazien ) e da Pseudomonas aeruginosa (due pazien ). I casi presen negli altri repar , non sono risulta correlabili tra loro. La provenienza dei materiali biologici in cui sono sta isola i microrganismi sen nella è stata la seguente: secrezioni respiratorie da bronco aspirato (17 campioni posi vi), pus/essudato cutaneo (7 campioni posi vi), materiale gastroenterico (2 campioni posi vi) e urina (1 campione posi vo). Acinetobacter baumanii è risultato localizzato in BAS (5 casi) e cute (6 casi). Staphilococco aureus si è presentato in 5 pazien localizzato in BAS (4 casi) e cute (1 caso). Escherichia coli si è manifestato su 4 pazien localizzato su BAS (3 casi) e urine (1 caso). Pseudomonas aeruginosa è stato isolato nel BAS di 3 pazien e Proteus mirabilis nel BAS di due pazien . Clostridium difficile è emerso nei campioni di feci di due pazien . Poiché il grado di dipendenza dei pazien influisce sul rischio di diffusione dei microrganismi, tale informazione è stata raccolta e di seguito riportata: 22 pazien sono risulta non autosufficien (completamente dipenden dal personale di assistenza nello svolgere le funzioni di base, es. us ona , pazien in coma, grandi trauma zza ecc.); 5 pazien sono risulta parzialmente dipenden (con necessità di aiuto da parte del personale nello svolgere le a vità di base come lavarsi, ves rsi, mangiare, urinare, ecc.). La collocazione del paziente infe o/colonizzato, è stata in 13 casi la stanza singola e in 13 casi l’isolamento spaziale. Solo in un caso è stata predisposta una coorte di 2 pazien colloca nella stessa stanza (in CGU in presenza dell’evento epidemico di Acinetobacter baumanii). Grafico 3. Localizzazione dei microrganismi . Grafico 4. Specie di microrganismi per localizzazione . riscontrate 90 opportunità di igiene mani suddivise nei Grafico 5. Caratteristiche dei pazienti in studio . L’igiene delle mani è la principale misura di prevenzione delle ICA, per tale mo vo è importante rispe are le raccomandazioni delle linee guida internazionali e monitorare l’adesione degli operatori a tale pra ca 12. Durante i sopralluoghi per le osservazioni sui comportamen degli operatori durante l’assistenza, sono state Grafico 6. Tipologie di isolamento adottate . 30 5 momen OMS (vedi allegato 3). L’adesione alle indicazioni è stata registrata a raverso le apposite schede che perme ono di segnalare la corrispe va azione posi va/nega va ad ogni opportunità, differenziando categoria e pologia della persona osservata sia essa un operatore sanitario o un visitatore. Le persone osservate sono state n. 43, suddivise nelle seguen categorie: fisioterapis , infermieri, medici, operatori sociosanitari (OSS), operatori adde al trasporto (barellieri) e visitatori, nella misura descri a nel grafico n. 7. La categoria infermieris ca (essendo quella maggiormente rappresentata nelle UU.OO. e anche quella che ha più occasioni di conta o col paziente), ha rappresentato il 61% di tu e le osservazioni. Il 59% delle osservazioni sono state suddivise tra visitatori (16%), fisioterapis e medici (12%), OSS (7%), barellieri (2%). Le azioni posi ve comprendevano il lavaggio con acqua e sapone o la frizione con gel alcolico, quelle nega ve consideravano l’omissione dell’igiene delle mani o l’avere indossato o tolto i guan senza igienizzare le mani. L’adesione totale è stata del 68% di azioni posi ve. La suddivisione delle osservazioni nelle 5 indicazioni OMS è risultata come descri o nel grafico 9: le occasioni più riscontrate sono state la n. 4 “ Dopo il conta o col paziente”, la n. 1 “Prima del conta o col paziente”, e la n. 5 “Dopo il conta o con l’ambiente del paziente”. Sono state osservate poche occasioni nell’indicazione n. 2 “Prima di una manovra ase ca” e n. 3 “Dopo il conta o con liquido biologico”. La maggiore adesione è stata riscontrata nelle indicazioni 3 e 4. Il consumo del gel alcolico è considerato un indicatore della qualità dell’assistenza poiché possiede una maggiore efficacia rispe o agli altri prodo per l’igiene mani e perme e l’adesione al le o del paziente. Lo standard minimo dei consumi desiderato era fino al 2013 di almeno 10 litri Grafico 7. Adesione di igiene mani. Grafico 8. Adesione di igiene mani. Grafico 9. Adesione alle 5 indicazioni OMS . 31 ogni 1000 giorni di degenza/paziente (in alterna va, era ritenuto acce abile un trend di consumo in progressivo aumento negli anni). Dal 2014 lo standard è raddoppiato a 20 litri/1000 giorni degenza paziente per allinearsi al consumo europeo. Nell’U.O. di Cardiologia è stato rilevato un consumo che non raggiunge i 10 litri/1000 giorni di degenza/ paziente anche se nei tre anni presi in considerazione (2012-14), il trend risulta raddoppiato (dai 3,58 litri del 2012 ai 7,99 litri del 2014). L’andamento dei consumi in Ortopedia è sovrapponibile a quanto rilevato in Car- Grafico 10. Percentuale di utilizzo dei guanti . diologia ossia insufficiente rispe o gli standard. Nell’U.O. CGU, lo standard è stato raggiunto e addiri ura superato di oltre il doppio dell’a eso nel 2014. In U.O. di Medicina d’Urgenza nonostante vi sia stato un consumo con trend in aumento, non è stato raggiunto l’obie vo nel 2012 (6,4 litri) e nel 2014 (14,6 litri), mentre nel 2013 è stato raggiunto lo standard desiderato con un consumo pari a 10,99 litri. In U.O. UTIC il consumo ha raggiunto il livello desiderato nel triennio esaminato, passando da 13,11 litri del 2012 ai 22,09 del 2014. Anche nelle Terapie Intensive 1 e 2 il consumo ha soddisfa o le aspe a ve, sfiorando i 30 litri nel 2014. L’u lizzo degli indumen barriera è importante al fine di ado are le corre e misure di precauzione da conta o. Secondo le linee guida tali indumen devono essere indossa prima del conta o col paziente e rimossi appena terminata l’a vità eseguita sul paziente stesso. Nello studio il personale e i visitatori hanno indossato i guan prima di recarsi dall’assis to nel 79% delle opportunità osservate, e nel 77% dei casi i guan sono sta rimossi come da procedura. Allo stesso modo il sovracamice è stato u lizzato all’ingresso nella stanza nel 73% delle opportunità e rimosso nel 74%. DISCUSSIONE Grafico 11. Percentuale di utilizzo del sovracamice . In base ai risulta dell’audit si può affermare che nelle UU.OO. esaminate, nonostante siano presen tu gli elemen stru urali, materiali, tecnici e organizza vi finalizza all’interruzione della catena di infezione ed alla trasmissione per conta o mediata dal personale assistenziale, i cluster epidemici possono comunque verificarsi. Le condizioni gravi delle persone ricoverate nelle aree cri che e nel CGU, la presenza di numerosi disposi vi invasi- 32 vi, l’assistenza intensiva e con nua fornita da un gran numero di operatori, l’uso di ATB, contribuiscono a rendere tali pazien altamente susce bili alla infezione/colonizzazione da germi opportunis . Negli ambien intensivi è sufficiente la presenza anche di un solo caso di microrganismo sen nella (fonte di infezione) per me ere a rischio tu gli altri pazien . Per tale mo vo l’iden ficazione tempes va e l’u lizzo delle precauzioni aggiun ve è importante al fine di limitare le ICA. Disporre di stanze singole non sempre favorisce l’interruzione della catena di trasmissione, anzi a volte rappresenta una falsa sicurezza che può determinare un abbassamento dell’a enzione da parte degli operatori e favorire la diffusione di germi. Il periodo di raccolta da , ha coinciso casualmente con la . In Italia è stata lanciata alcuni anni fa e tu ’ora annualmente condo a in mol ospedali, la campagna “Cure pulite sono cure più sicure” mirata a promuovere l'igiene delle mani, basata sulle indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, come principale misura di prevenzione per evitare la trasmissione crociata di microrganismi. Nelle osservazioni effe uate, l’adesione è risultata carente, sopra u o se si pensa che gli operatori sono sta osserva su pazien in isolamento da conta o (colonizza /infe da germi sen nella), dunque sorgen certe di infezione. Come in ogni studio osservazionale, anche nel presente il personale è risultato più propenso e mo vato a rispe are tale pra ca dopo il conta o col paziente, mentre il rispe o della procedura prima del conta o e tra un cambio di guan e l’altro, rimane ancora una cri cità. Nonostante i ripetu corsi di formazione, la presenza di procedure e istruzioni opera ve, sono emerse ancora incertezze sull’efficacia e l’appropriatezza d’uso del gel alcolico per l’an sepsi delle mani, infa nelle osservazioni riferite all’indicazione n. 3 “Dopo il conta o con liquido biologico” si è evidenziato che in 3 occasioni su 4 è stata eseguita impropriamente la frizione delle mani col gel alcolico. Questo prodo o, molto efficace in tu e le altre occasioni (e ancora scarsamente u lizzato), non è indicato in presenza di mani visibilmente sporche, per cui quando si verifica tale opportunità, dovrebbe essere eseguito il lavaggio con acqua e sapone. Il consumo di gel alcolico fornisce un indicatore di qua- lità dell’assistenza richiesto dall’ECDC e dall’Agenzia Sanitaria Regionale dell’Emilia-Romagna 13. Buoni risulta sono sta registra nelle UU.OO. di CGU, TI1, TI2 e UTIC, mentre nelle altre, nonostante vi sia stato ovunque un trend dei consumi in aumento, il margine di miglioramento è ancora elevato. A tale proposito si riporta una considerazione tra a dalla guida all’implementazione del proge o OMS “Cure pulite sono cure più sicure” 14 sul numero delle opportunità per l’igiene delle mani, che può variare da 8 l’ora per il personale adde o alle UU.OO. di degenza ordinaria a 22 l’ora per gli adde ai repar di terapia intensiva. Questo può spiegare la discrepanza dei consumi nelle UU.OO. prese in considerazione nel presente studio. Nelle poche occasioni osservate, anche i visitatori non hanno igienizzato le mani quando indicato, questo dato porta a pensare che vi sia stata una carente informazione nonostante gli strumen disponibili a supporto dell’educazione sanitaria (poster, opuscoli). L’uso degli indumen barriera è risultato inadeguato. Non indossando guan e sovracamice prima del conta o col paziente fonte, gli operatori rischiano di contaminare in maniera massiva mani e divisa diventando a loro volta veicolo di trasmissione per l’ambiente e per gli altri pazien ; allo stesso modo, uscendo dalla stanza di isolamento senza rimuovere sul posto gli indumen contamina , inevitabilmente si rischia di diffondere germi su tu o ciò con cui si entra in conta o successivamente. Sono sta riscontra anche comportamen eccessivi come ad esempio l’impiego di tu gli indumen barriera quando necessitavano per il caso solo guan e sovracamice. Tali condo e possono evidenziare inadeguata conoscenza delle modalità di trasmissione del microrgasnismo. Alcune prassi errate nell’u lizzo dei guan sono state osservate, ad esempio: indossare un doppio paio di guan per passare da una manovra sporca ad una manovra pulita sul paziente, rimuovendo solo il primo paio di guan e mantenendo il secondo (senza dunque igienizzare le mani). CONCLUSIONI Rispe o agli obie vi dell’audit si può concludere che, per quanto concerne i requisi stru urali, in tu e le UU.OO. si è rilevato il rispe o alle indicazioni aziendali; 33 in linea generale l’adesione degli operatori alle misure di prevenzione è buona, anche se vi sono comportamen migliorabili. Al fine di o mizzare la sensibilità degli operatori alla prevenzione del rischio infe vo, all’adesione alle buone pra che di assistenza e al rispe o delle procedure, si propone di rendere più efficace l’a vità forma va di base e permanente, per s molare la corre a percezione del rischio nei professionis sanitari. Sebbene il rischio infe vo faccia già parte del programma di studio universitario di tali professioni, spesso si tra a di moduli teorici che pur riuscendo a fornire informazioni di cara ere generale, non sempre chiariscono le azioni da me ere in pra ca nelle diverse situazioni assistenziali 15. Le esperienze di rocinio molto spesso fa cano a focalizzare i principi dei corre comportamen in quanto si osserva discrepanza tra ciò che viene insegnato in aula e ciò che viene effe uato nella realtà assistenziale, i comportamen sono difformi anche a seconda dell’U.O. frequentata. A questo scopo sarebbe u le introdurre un laboratorio pra co finalizzato a far comprendere come organizzare l’unità del paziente colonizzato/infe o, l’uso corre o dei DPI e quali comportamen ado are in una situazione concreta di assistenza. Molto s molante poterebbe essere pianificare a vità di “peer educa on” 16 o incontri a cara ere “PBL” 17. Oltre alla formazione di base sarebbe opportuno che tu i professionis che hanno conta dire col paziente (medici, fisioterapis , tecnici di radiologia ecc.) possano avere accesso a corsi di aggiornamento che perme ano loro di mantenere ed accrescere le conoscenze precedentemente acquisite, infa nella maggior parte delle esperienze realizzate presso l’AUSL Romagna, solo gli infermieri e OSS partecipano alle iniziave promosse su questa tema ca. E’ infa importante so olineare che l’adozione delle misure di isolamento rientra nelle responsabilità professionali di tu gli operatori. In ul mo si ri ene necessario porre più a enzione sull’educazione del personale non sanitario e dei familiari, care-giver e visitatori. Gli strumen (poster, opuscoli) di supporto sono largamente diffusi all’interno delle UU.OO. analizzate, ma non possono sos tuire l’educazione dire a da parte degli operatori sanitari i quali devono assicurarsi che le informazioni vengano corre amente recepite. Si ri ene importante la supervisione e lo s molo educa vo con nuo da parte degli infermieri della rete Semmelweis (infermieri referen del rischio infe vo presen in ogni UU.OO.) per rinforzare quo dianamente i corre comportamen e per rilevare eventuali cricità che ostacolano l’implementazione delle buone pra che. I sopralluoghi effe ua di rou ne da parte degli ISRI a ua da anni nell’AUSL Romagna Cesena, rappresentano una risorsa che deve essere percepita come opportunità di miglioramento del team assistenziale e non come la ricerca del comportamento inadeguato del singolo. L’uso degli indumen barriera nelle precauzioni da conta o (sovracamici e guan ), svolge un ruolo fondamentale nella prevenzione. I guan evitano la contaminazione massiva delle mani che sappiamo non essere completamente prote e da ques presidi e l’uso del sovracamice protegge la divisa dell’operatore dal conta o coi microrganismi. Per incen varne l’uso sarebbe u le ricostruire a scopo dida co i 5 passi per la trasmissione dei microrganismi illustra nelle linee guida, da mostrare agli operatori durante i corsi di formazione. Tra le azioni di miglioramento individuate vi è anche quella di incen vare l’uso di gel alcolico; tra le azioni promosse vi è l’introduzione di dispenser a muro nelle stanze / le dei pazien e nei corridoi. Si è potuto osservare che in CGU dopo l’introduzione dei disposi vi a parete a seguito di interven di riorganizzazione / miglioramento, il consumo è risultato di quasi 50 litri/1000 giorni paziente, ne amente superiore rispe o le altre UU.OO. osservate. L’idea di diffondere ovunque i distributori di gel alcolico e di renderli più visibili e quindi accessibili a tu i consulen e visitatori compresi, può incen vare l’uso del prodo o e aumentare non solo il consumo (quale indicatore di assistenza di qualità), ma anche e sopra u o la sicurezza del paziente. Si è pensato inoltre di inviare entro fine anno 2015, ad ogni dire ore e coordinatore di UU.OO. i report dei rispe vi consumi indicando loro lo standard desiderabile da raggiungere. La presente esperienza rafforza la necessità di proseguire nella strada intrapresa per promuovere nella praca clinica le strategie di prevenzione u li a contrastare la diffusione dei microrganismi causa di ICA. L’u lizzo dell’audit quale strumento di verifica dei processi e 34 degli esi , rappresenta una strategia fondamentale per garan re un miglioramento con nuo della qualità assistenziale e la sicurezza delle cure. 12. World Health Organization, “Guidelines on Hand Hygiene in Health Care,” 2009 13. Agenzia Sanitaria Sociale Regione Emilia-Romagna ASSR E-R, Indicatori per valutare le Aziende Sanitarie relativamente ai programmi di gestione del rischio infettivo, 2014 14. Organizzazione Mondiale della Sanità, “Cure pulite sono cure più sicure”, guida all’implementazione 2007-2007Allegato 15 15. Chiari P., Mosci D., Naldi E., Centro studi EBN, “l’infermieristica basata su prove di efficacia, guida operativa per l’evidence based nursing”, 2006 B 1. CDC, Antibiotic resistance threats in United States, 2013, http.//www.cdc.gov/drugresistence7threats-report-2013/ (consultato Giugno 15) 2. Agenzia Sanitaria Sociale Regione Emilia-Romagna, “Studio di prevalenza europeo su infezioni correlate all’assistenza e uso di antibiotici negli ospedali per acuti - 2011, Rapporto nazionale 2013 16. INDIRE, Istituto Nazionale di Documentazione ed Innovazione e Ricerca Educativa, http.//www.indire.it, “L’educazione tra pari che passa le conoscenze”, (consultato Settembre 2015) 17. Guide e strategie di studio “Problem based learning, appredimento basato sui problemi”, http://www.studygs.net/ italiano/pbl.htm, (consultato Settembre 2015) 3. Agenzia Sanitaria Sociale Regione Emilia-Romagna, “Studio di prevalenza su infezioni correlate all’assistenza e uso di antibiotici negli ospedali per acuti - 2012, Rapporto regionale 2015 4. Agenzia Sanitaria Sociale Regione Emilia-Romagna, “Buone pratiche infermieristiche per il controllo delle infezioni nelle Unità di terapia intensiva” Dossier 203/2011 5. Agenzia Sanitaria Sociale Regione Emilia-Romagna, Dossier 123-2006 – Epidemie di infezioni correlate all’assistenza sanitaria. Sorveglianza e controllo, http:// assr.regione.emilia-romagna.it/servizi/pubblicazioni/ dossier/DOSS123 (Consultato Giugno 15) 6. CDC/HICPAC. Siegel JD, Rhinehart E, Jackson M, Chiarello L. “Guideline for Isolation Precautions: Preventing Transmission of Infectious Agents in Healthcare Settings”, 2007 7. Azienda Unità Sanitaria Locale Romagna Cesena, DIT/ P27 “Gestione del paziente infetto-colonizzato da germi sentinella”, Rev3 del 30/09/2014 8. Ministero della Salute, dipartimento della qualità‟ direzione generale della programmazione sanitaria, dei livelli essenziali di assistenza e dei principi etici di sistema, UFFICIO III, “L’audit clinico” Maggio 2011 9. Agenzia Sanitaria Sociale Regione Emilia-Romagna ASSR E-R, Contributi per il governo clinico, a cura di Roberto Grilli “Audit clinico, uno strumento per favorire il cambiamento”, il pensiero scientifico editore, volume 7, Dicembre 2014 10. Azienda Unità Sanitaria Locale Romagna Cesena, DIT/ P15 “Misure di isolamento in ambito sanitario”, Rev2 del 11/07/2012 11. Azienda Unità Sanitaria Locale Romagna Cesena, DIT/ P13 “Igiene delle mani”, Rev2 del 06/09/2010 35 ALLEGATO 1. Check list indicatori di stru ura 36 ALLEGATO 2. Check list adozione misure di isolamento 37 ALLEGATO 2 (segue) 38 ALLEGATO 3. Scheda OMS per l’igiene delle mani 39 40 41 42 ALLEGATO 4. Indicatori e standard di riferimento 43 ALLEGATO 4 (segue) 44 ALLEGATO 5. Indicatori di risultato 45 ALLEGATO 5 (segue) 46 ALLEGATO 5 (segue) 47 ANIPIO ORIENTAMENTI 1/2016 P IL L OL E D I… ST OR IA Puntata I Dal 1994 ad oggi: breve viaggio alle origini della rivista Orientamenti ANIPIO Prende avvio da questo primo numero del 2016, la nuova rubrica “Pillole di… storia” che ospiterà di volta in volta un ar colo pubblicato in passato sulle pagine della rivista, commentato da un esperto alla luce delle conoscenze e della pra ca a uale. Crediamo che, oltre a essere un interessante esercizio culturale, riproporre ar coli “storici” possa riservare sorprese interessan , sia per chi quegli ar coli li aveva già le 10, 15 o 20 anni fa, sia per chi fa parte da poco di ANIPIO e a raverso i contribu del passato può trovare u li strumen per indirizzare il lavoro futuro. “(…) realizzare una pubblicazione tesa alla diffusione delle conoscenze u li alla prevenzione delle infezioni ospedaliere. Conoscenze di base, ma anche i progressi che costantemente vengono consegui da ICI (infermieri adde al controllo delle infezioni) e da altri operatori sanitari a raverso: ricerche, sperimentazioni, analisi organizza ve, revisioni bibliografiche, (...)” * Con queste parole l’allora dire ore Graziano Sar teneva a ba esimo l’avvio dei lavori della rivista Quaderni ANIPIO (vedi figura 1), “… tolo che è stato a entamente studiato per fare comprendere l’approccio semplice, ma efficace, alle infezioni ospedaliere, convin che il recupero delle conoscenze di base, l’uso di strumen elementari, l’impostazione di corre modelli di comportamento ed organizza vi siano il presupposto fondamentale per la prevenzione. I contenu , infa , non saranno esclusivamente teorici, ma offriranno una vasta gamma di possibili approcci concre e riproducibili, desun dalla esperienza degli Autori”.* Il primo numero della rivista risale al 1994 in occasione del 2° Congresso Nazionale ANIPIO svoltosi a Bologna il 14-15 o obre 1994 dal tolo Figura 1. Immagine di porzione della coper na del primo numero di Quaderni ANIPIO * Testo tra o dalla Presentazione del Numero 1 di Quaderni ANIPIO a cura di Graziano Sar (pag.5). 48 "Prevenzione delle Infezioni Ospedaliere. Sorveglianza, Qualità, Protocolli, Comunicazione". I componen del comitato scien fico erano referen di diverse regioni italiane: Paola Dallapè, Paola Fabbri, Lidia Fontana, Giuliana Leacche, Nives Piccin, Roberta Suzzi. Passa circa un anno e Quaderni ANIPIO diventa l’organo di comunicazione ufficiale dell’Associazione. Cambia la direzione, che viene affidata a Maurizio Biscardi, e prende avvio la collaborazione con Lauri Editore: viene abbandonato il formato cartaceo quaderno A5, per acquisire il formato A4 da rivista scien fica. Cambia anche l’impostazione grafica della coper na: sfondo azzurro, logo al centro. Questa seconda longeva edizione viene pubblicata fino alla fine degli anni '90. In occasione del V Congresso Nazionale svoltosi a Venezia dal 7 al 10 novembre 2001, nasce Orientamen ANIPIO: termina la collaborazione con Lauri Edizioni, la rivista diventa organo ufficiale autonomo dell'Associazione e cambia nuovamente la veste grafica (vedi figura 3). La direzione passa a Nives Piccin, socia ANIPIO iscri a all'albo dei giornalis . Figura 2. Immagine di porzione della coper na del numero del 1995 di lancio della seconda edizione di Quaderni ANIPIO Con il primo numero del 2012 Orientamen è completamente consultabile on line sul sito di ANIPIO all'indirizzo www.rischioinfe vo.it. Il coordinamento del Comitato di Redazione passa a Roberta Suzzi che dal 1994 è sempre stata parte a va del Comitato Scien fico e del Comitato di redazione della rivista, dedicandovisi con passione e rigore scien fico, do che l'hanno resa nel tempo punto di riferimento nazionale. Figura 3. Immagine di porzione della coper na del primo numero di Orientamen ANIPIO. 49 50