Sistemi coinvolti nel processo emostatico Vasi e costituenti della parete vascolare Riduzione del lume vasale Piastrine Formazione del tappo piastrinico Cascata enzimatica della coagulazione Formazione del coagulo di fibrina Sistema fibrinolitico Dissoluzione del coagulo di fibrina Riparazione della lesione vascolare vaso sottoendotelio Lesione di continuo FASE VASOPIASTRINICA wwww COAGULAZIONE wwww CRONOLOGIA DELLE FASI DELL'EMOSTASI Fase fibrinolitica Fase coagulativa Fase piastrinica Fase vascolare 0 LESIONE VASCOLARE 10 20 30 MINUTI 40 50 60 STRUTTURA DI UN’ARTERIOLA CELLULA CELLULA MUSCOLARE ENDOTELIALE LISCIA MEMBRANA BASALE INTIMA= MEMBRANA ELASTICA INTERNA ENDOTELIO+ MEMBRANA BASALE+TESSUTO ELASTICO+FIBRILLE COLLAGENICHE MEDIA= CELLULE MUSCOLARI LISCE+FIBRE COLLAGE AVVENTIZIA= LUME MEMBRANA ELASTICA ESTERNA AVVENTIZIA FIBROBLASTI + FIBRE COLLAGENE FIBROBLASTI Fase Piastrinica Caratteristiche delle piastrine Le piastrine sono costituite da frammenti del citoplasma dei megacariociti. Numero: 150-400x10 /mm3 Vita media :9-12 giorni Forma discoidale allo stato inattivo (diametro 3 1-4m, spessore 1 m) Non hanno nucleo LA PIASTRINA AGGREGAZIONE ADESIONE PIASTRINA vWF P 47 – PO4 GP Ib P 47 Epinefrina ADP Trombina PAF R TS DA G R SECREZIONE PGG2, PIP R COX Acido Arachidonico 1 R R La lesione endoteliale espone il collageno sottoendoteliale che lega l’antigene di superficie Gp Ia. La Gp Ib si lega al Fattore vonWillebrand che è adeso al collageno. PGH2 PLC 2 Collagene Trombossano Thrombossano A2 PK C R GP IIb/IIIa I P PLA2 3 CA Fosfolipidi ++ MLC K MLC VIII a Ca MLC- I Ia PO4 IXa X XaVa Ca II L’aggregazione piastrinica avviene mediante l’interazione della Gp IIb/IIIa delle varie piastrine e il fibrinogeno che agisce come un “ponte” Attivazione delle piastrine La attivazione delle piastrine avviene mediante la loro adesione al tessuto connettivo che si espone in seguito alla lesione della parete vascolare. L’attivazione delle piastrine comporta il loro cambiamento di forma (shape change) da discoide a “sfera spinosa” caratterizzata dalla presenza di protrusioni chiamate “pseudopodi” che permettono l’ingranamento delle piastrine fra loro. Attivazione delle piastrine I fattori che si liberano dai granuli piastrinici durante la fase di adesione (ADP, TXA2, serotonina, fibrinogeno ecc.) reclutano ulteriori piastrine che vanno ad incrementare l’aggregato piastrinico dando luogo alla formazione del “tappo piastrinico”. Questa reazione avviene entro pochi minuti dal momento del danneggiamento endoteliale e insieme con la vasocostrizione (caratteristica della fase vascolare) costituiscono la “emostasi primaria”. Se si tratta di lesioni capillari, l’emostasi primaria è sufficiente a riparare il danno. TEMPO DI SANGUINAMENTO Si utiliza un” template disposable “ che produce, sulla superficie volare dell’avambraccio untaglio di circa 1 cm. Asportato il primo sangue ricco in tromboplastina tessutale, un allungamento del tempo di sanguinamento è significativo per: Piastrinopatie e piastrinopenie Malattia di von willebrand Afibrinogenemia grave Terapie con antiaggreganti piastrinici Porpore vascolari Danno vascolare 1) ADESIONE 1-2 sec ADP, TxA2 Esposizione del tessuto sottoendoteliale 2) AGGREGAZIONE 10-20 sec Rilascio piastrinico 3) FORMAZIONE DEL TAPPO 1-3 min Formazione della fibrina 4) CONSODILAMENTO 3-5 min Retrazione 5) STABILIZZAZIONE DELLA FIBRINA 5-10 min Trombina Fase coagulativa I fattori della coagulazione sono serino-proteasi, presenti in circolo sotto forma di zimogeni (inattivi), ad eccezione del Fatt.V, del Fatt.VIII (cofattori) e del fibrinogeno. L’attivazione del sistema coagulativo, in seguito alla lesione vascolare, comporta l’attivazione dei singoli fattori mediante un meccanismo a “cascata” che ha come tappa finale la formazione del coagulo di fibrina. Nel processo di attivazione del sistema coagulativo è necessaria, in maniera critica,la presenza degli ioni Ca e dei fosfolipidi che sono presenti nella superficie cellulare ed in particolare delle piastrine. Il sistema della coagulazione si realizza spazialmente e funzionalmente su superfici solide rappresentate dalle superfici cellulari, dove gli ioni Ca favoriscono l’interazione tra enzima, cofattore e fosfolipidi Fattori della coagulazione Fattore I II III IV V Denominazione Emivita Sintesi fibrinogeno 5gg fegato protombina 2-3gg fegato tromboplastina ubiquitaria calcio proaccelerina 1gg fegato,endotelio,megac. VII VIII proconvertina 5h fegato f.antiemof. A 15h fegato,reni IX X f.antiemofilico B 20h fegato f. Stuart 2gg fegato XI XII XIII f.antiemofilico C 2gg fegato Hageman 2gg fegato f.stabilizzante la fibrina 5gg Fegato,megacariociti Fattori della coagulazione FATTORE XIII: proteina a forma tetramerica composta da due subunità (A e B). Le due unità A esercitano un’azione catalitica stabilizzando la fibrina, le due unità B sono il carrier dell’unità A. L’azione proteolitica della trombina determina la formazione del FXIIIa che opera la stabilizzazione e la polimerizzazione della fibrina. PROTROMBINA: glicoproteina a catena singola prodotta dal fegato. Viene convertita nella sua forma attiva (FIIa o TROMBINA) dall’azione del FXa in presenza di FVa e fosfolipidi. La trombina attiva quasi tutti i fattori della coagulazione ed è inattivata dall’ANTITROMBINA e dal COFATTORE EPARINICO II. E’ un fattore vitamina K-dipendente. Il FII è particolarmente ricco di acido gamma-carbossiglutammico, un aminoacido contenuto nei fattori K-dipendenti. FATTORE XII (HAGEMAN). FATTORE XI, PRECALLICREINA, CHININOGENO ad alto peso molecolare , costituiscono il SISTEMA di CONTATTO che in assenza di ioni Ca aderisce a superfici estranee, naturali od artificiali. FUNZIONI DELLA VITAMINA K La vitamina K catalizza la carbossilazione dell’acido glutammico presente nei precursori dei fattori K-dipendenti, che sono privi della capacità di fissare gli ioni Ca++ , mentre acquistano tale capacità dopo la formazione dell’acido gamma-carbossiglutammico. I farmaci antagonisti della vitamina K (dicumarolici), anticoagulanti indiretti, sono in grado di inibire la carbossilazione dell’acido glutammico, determinano l’arresto della sintesi e l’accumulo di fattori inattivi interferenti negativamente con l’attivazione del FX. FIBRINOGENO: sintetizzato dal fegato. E’ una glicoproteina ricca di acido sialico composta da tre coppie di catene polipeptidiche unite fra di loro da ponti disulfuro. La trombina , esercita una azione proteolitica, causa il distacco dal fibrinogeno dei fibrinopeptidi A e B, generando dei monomeri di fibrina che, polimerizzando fra di loro, formano protofibrille solubili di fibrina, le quali diventeranno poi fibrina insolubile. Fattori della coagulazione k-dipendenti PROTROMBINA: glicoproteina a catena singola prodotta dal fegato. Viene convertita nella sua forma attiva (FIIa o TROMBINA) dall’azione del FXa in presenza di FVa e fosfolipidi. La trombina attiva quasi tutti i fattori della coagulazione ed è inattivata dall’ANTITROMBINA e dal COFATTORE EPARINICO II. E’ un fattore vitamina K-dipendente. Il FII è particolarmente ricco di acido gamma-carbossiglutammico, un aminoacido contenuto nei fattori Kdipendenti. FATTORE VII: Ha emivita plasmatica molto breve e può essere attivato da diversi fattori: FXa, FXa, FXIIa, FIIa. FATTORE IX: glicoproteina Ia o dal complesso FVIIa-FT. Il FIXa attiva il FX in presenza di ioni Ca e di fosfolipidi di membrana, nonché del FVIIIa. Alterazioni a carico del gene codificante il FIX, situato sul braccio lungo del cromosoma X, portano alla Emofilia B, malattia ereditaria di tipo X-linkeds recessivo, caratterizzata dal fatto che i figli maschi ne sono colpiti in forma grave, mentre le femmine eterozigoti hanno un fenotipo pressochè normale. FATTORE X: presente nel plasma come forma inattiva viene attivato dal FIXa, nella “via intrinseca” o dal complesso FVIIa-FT nella via estrinseca. La carenza di FX è trasmessa come carattere autosomico recessivo. Fattori della coagulazione FATTORE V: proteina sintetizata dal fegato, altamente instabile. Il 20% del FV totale si trova nelle piastrine e deriva da un processo di endocitosi del FV circolante da parte dei megacariociti ed in parte da una capacità sintetica delle piastrine stesse. La trombina e il Fxa attivano il FV generando il Fva che viene inattivato in maniera specifica dalla proteina C attivata. Il FV agisce da cofattore attivante sul Fxa nell’attivazione della protrombina. FATTORE VIII: glicoproteina sintetizzata dal fegato, è unita in maniera non covalente con il fattore von Willebrand. Viene attivato dalla trombina a FVIIIa, che svolge un’azione non enzimatica sul FIXa in presenza di fosfolipidi e ioni Ca. Il gene del FVIII è situato sul braccio lungo del cromosoma X e le mutazioni a carico di questo gene causano l’emofilia A, malattia ereditaria di tipo X-linked recessivo. L’emofilia A è responsabile di importanti manifestazioni emorragiche. FATTORE VON WILLEBRAND: viene sintetizzato nelle cellule endoteliali e nei megacariociti come monomero dal quale derivano successivamente i multimeri che si localizzano nella matrice sotto-endoteliale . Agisce principalmente a livello dell’emostasi primaria. FATTORE TESSUTALE: glicoproteina presente in tutte le membrane plasmatiche delle cellule. Agisce come recettore del FVII ed attiva il FX ed il FIX in presenza di ioni Ca. Il FT viene inibito specificamente dal complesso che si forma dal legame del tissue factor pathway inhibitor con il FXa. Attivazione del sistema di coagulazione Se si tratta di lesioni di vasi di calibro maggiore, all’emostasi primaria fa seguito l’attivazione del sistema di coagulazione che è classicamente suddiviso in: Via estrinseca e Via intrinseca che convergono nella Via comune. La Via estrinseca si innesca per formazione del complesso: Fattore Tessutale-F VIIa. La Via intrinseca si innesca per attivazione del Fatt. XII in seguito al contatto con il collageno sottoendoteliale carico negativamente (fase di contatto). Una volta attivate le due vie convergono nella via comune caratterizzata dalla attivazione del F.X a Fatt.Xa, che in presenza si Fatt.Va, fosfolipidi e ioni Ca, forma il complesso protrombinasico che agisce attivando il Fatt.II o “protrombina” a Fatt.IIa o “Trombina”. La trombina agisce sulla molecola del fibrinogeno convertendolo in monomeri di fibrina che polimerizzando formano la fibrina solubile. La fibrina viene “stabilizzata” mediante la formazione di legami specifici, cioè resa insolubile dalla azione del F. XIIIa attivato dalla trombina. Intrinsic Pathway HMWK F XI Extrinsic Pathway Vascular Injury Surface HMWK F XII FXa Thrombin F VIIa Tissue Factor F IXa PK F XIIa F XIa F IX Kallikrein (TF) Ca++ TF-FVIIa Ca++ TF-FVII F IXa F X F VIIIa Ca++ PL F VIII Ca++ PL F IX F X F Xa Prothrombin Fibrinogen FVII F Va Ca++ PL F Xa Ca++ PL F V Fibrin F XIII Ca++ Fibrin Thrombin F XIIIa Cross-linked Fibrin Test COAGULATIVI • Misurano il tempo necessario per ottenere la coagulazione di un campione di plasma citratato dopo aggiunta di opportuno reattivo. Centro Trombosi Firenze Metodi di studio globali per il sistema della coagulazione (I) Il Tempo di Protrombina o Attività Protrombinica (PT) e il Tempo di Tromboplastina Parziale Attivato (aPTT) indagano rispettivamente la Via Estrinseca (PT) e la Via Intrinseca (aPTT) e ambedue indagano la Via comune della coagulazione (FV, FX, FII e fibrinogeno). Dosaggio del Fibrinogeno Tempo di Trombina (TT) Metodi di studio globali per il sistema della coagulazione (II) La contemporanea esecuzione di PT e aPTT permettera’ di escludere o di confermare la presenza di un’alterazione del sistema di coagulazione e di orientare le successive indagini verso l’identificazione di uno o più fattori della coagulazione che potrebbero essere carenti. Dosaggio del Fibrinogeno L’esecuzione del TT risulta necessaria per indagare il sistema della coagulazione in presenza di fibrinogeno con concentrazione inferiore a 100 mg/dl. TEMPO DI PROTROMBINA (PT) Identifica deficit congeniti o acquisiti dei fattori del complesso protrombinico (II-V-VII-X) e del fibrinogeno Monitoraggio della terapia anticoagulante orale con dicumarolici (INR) che inibiscono l’attivita’ dei fattori vitamina K dipendenti (II-VII-X) del complesso protrombinico e del F.IX Prothrombin Time (PT) •Tempo in secondi non paragonabile in vari sistemi • Attività percentuale: – Si preparano diluizioni 1:2, 1:4, 1:8 di un plasma normale (o pool di plasma normali) e si attribuisce un’attività di 50%, 25%, 12.5% – Si riportano I dati su assi cartesiani costruendo una curva da usare per valutare I campioni PT (sec) 30 A A = 18% Per valori corti di PT (percentuale > 100%) piccole variazioni del tempo danno grosse variazioni percentuali B = 25% B 20 10 0 50 100 Attività protrombinica (%) PT (sec) 30 A A = 18% B = 25% B 20 Per valori lunghi di PT la curva si impenna così che per molti secondi di differenza ci sono scarse variazioni percentuali: questo non va bene né per gli anticoagulati né per gli epatopatici 10 0 50 100 Attività protrombinica (%) PT ratio Patient’s PT in Seconds PT ratio = Mean Normal PT in Seconds Centro Trombosi Firenze PT ratio – Varia con le diverse tromboplastine – Meno peggio di attività anche se non ideale per gli epatopatici – Inadatto per gli anticoagulati per i quali è stato messo a punto INR Poiché il PT viene comunemente utilizzato per il monitoraggio della terapia anticoagulante orale, si è reso necessario individuare un sistema di espressione che consentisse di interpretare il risultato del PT in maniera univoca, minimizzando le differenze dovute alla diversa sensibilità dei diversi reagenti commerciali utilizzati per l’effettuazione di questo test: International Normalized Ratio (INR) PT del paziente in secondi INR = PT del Pool di plasmi normali in sec ) ( ISI = International Sensitivity Index ISI Vantaggi dell’INR • Univoca quantificazione del livello di anticoagulazione • Normalizzazione della variabilità fra diversi lotti di tromboplastine • Possibilità di movimento dei pazienti • Possibilità di un linguaggio comune fra i Centri • Definizione dei range terapeutici ottimali per le diverse patologie • Possibile utilizzo dei risultati degli studi Centro Trombosi Firenze Prothrombin Time (PT) • INR – Sistema messo a punto solo per gli anticoagulati – Non sarebbe da usare per gli altri pazienti perché può dare false certezze e perché non è sicuro che la correzione dell’ISI in realtà non accentui l’errore invece di correggerlo nei pazienti non anticoagulati – Meno problemi se la tromboplastina ha ISI vicino a 1 – Un INR specifico per gli epatopatici non è proponibile perché non si sa come impiegare epatopatici omogenei e confrontabili come si fa per gli anticoagulati quando si calcola l’ISI NB Indice MELD per valutare indicazione a trapianto fegato usa INR!!! con possibile valutazione disomogenea dei pazienti a seconda del laboratorio che esegue PT TEST DI LABORATORIO X TF-VII IX XIa XI TF-VIIa IXa- VIIIa Xa -Va V VIII-vWF Fibrinogeno TROMBINA PT protrombina XIII Fibrina stabile XIIIa Fibrina monomerica Fibrina polimerica PT si allunga per livelli di fattore Fatt. VII Fatt. V Fatt. X Fatt.II Fibrinogeno Paraproteine < < < < < 50% 50% 50% 30% 100 mg/dL Cause di errore Policitemia (altera il rapporto anticoagulante:parte plasmatica) Prelievo difficile Provetta non riempita completamente Contaminazione eparina Latenza fra prelievo ed esecuzione test > 2 ore TEMPO DI TROMBOPLASTINA PARZIALE ATTIVATO (aPTT) Deficit congeniti o acquisiti dei fattori della via intrinseca (VIII/IX/XI) o della fase di contatto (XII) Con minor sensibilita’del PT, indaga i deficit dei fattori della via comune (X,V,della protrombina e del fibrinogeno) Monitoraggio della terapia con eparina standard Presenza di Lupus Anticoagulant (LAC) Test COAGULATIVI (II) aPTT - Tempo necessario alla formazione del coagulo di fibrina quando il plasma viene ricalcificato in presenza di sostituti del fattore piastrinico 3 (cefalina) associati ad attivatori della fase di contatto (ac.ellagico, silice micronizzata, caolino) studia la via intrinseca e la via comune della coagulazione. Centro Trombosi Firenze aPTT: espressione dei risultati aPTT paziente Ratio = ----------------------------------aPTT plasma di controllo Plasma di controllo? • Plasma liofilo o pool di plasmi normali • Media del range di riferimento • Limite superiore del range di riferimento • Mediana di 20 soggetti normali • Valore basale Range terapeutico dell’aPTT nel monitoraggio della terapia eparinica con UFH • Considerato utile il range 1.5-2.5 ratio • • corrispondente a livelli di eparina di - 0.2-0.4 U/ml (titol. con solfato di protamina) - 0.3-0.7 U/ml (dos. cromogenico per anti-Xa) La sensibilità del sistema reagente/strumento può però essere molto diversa (dosi uguali di eparina diverso allungamento dell’aPTT) Possibili variazioni anche fra lotti dello stesso reagente TEST DI LABORATORIO X TF-VII IX XIa XI TF-VIIa IXa- VIIIa Xa -Va V aPTT VIII-vWF Fibrinogeno TROMBINA protrombina XIII Fibrina stabile XIIIa Fibrina monomerica Fibrina polimerica aPTT si allunga per livelli di fattore VIII XI IX XII Fibrinogeno Livelli di eparina < 50% < 50% < 30% < 30% < 100 mg/dL 0.15-0.2 U/mL Cause di errore Policitemia (altera il rapporto anticoagulante:parte plasmatica) Prelievo difficile Provetta non riempita correttamente Contaminazione eparina Latenza fra prelievo ed esecuzione test > 2 ore TEMPO DI TROMBINA TT - Tempo necessario alla formazione del coagulo di fibrina quando il plasma viene ricalcificato in presenza di concentrazioni ottimali di trombina studia la fibrino-formazione TEST DI LABORATORIO X TF-VII IX XIa XI TF-VIIa IXa- VIIIa Xa -Va V TT VIII-vWF Fibrinogeno TROMBINA protrombina Tempo di Trombina (TT): XIII Indaga la fase della fibrinoformazione, è sensibile a eparina, a ipoFibrina disfibrinogenemia (fibrinogeno < stabile 100mg/dL) e ai prodotti di degradazione del fibrinogeno. XIIIa Fibrina monomerica Fibrina polimerica IMPIEGO DEI TEST DI SCREENING NELL’ESPLORAZIONE DELL’EMOSTASI PT APTT TT IPOTESI DIAGNOSTICA Normale Allungato Normale Deficit di FXII, FXI, FIX, FVIII Allungato Normale Normale Deficit di FVII Allungato Allungato Normale Deficit di fibrinogeno, protrombina, FV, FX Allungato Allungato Allungato Deficit di fibrinogeno, FDP, antitrombinici PRINCIPALI DISORDINI DELL’EMOSTASI Difetto Causa N.Ro plts Tempo sanguinamento PT APTT TT Trombocitopenia Tutte le cause tranne la porpora trombocitopenic a immune BASSO ALLUNGATO N N N Trombocitopatia M.Von Willebrand N Allungato N Allungato N Farmaci NSAID N Allungato N N N Insufficienza renale N Allungato N N N Emofilia A N N N Allungato N Emofilia B N N N Allungato N Deficit Vit K N N Allungato Allungato N CID Basso Variabile Allungato Allungato Allung. Malattie epatiche Variabile Solitamente N Allungato Allungato Allung. Anticoagulante tipo lupus N N Variabile Allungato N COAGULOPATIE Ereditarie Acquisite ATTENZIONE ALLE VARIABILI PREANALITICHE ! Prelievo: Paziente: Provette: traumatico policitemia gammopatia monoclonale iperlipidemia eparina consegna al laboratorio rapida Meccanismi di controllo della coagulazione Come tutti i sistemi che vanno incontro ad un meccanismo di attivazione, anche il sistema della coagulazione necessita di un sistema di controllo. Tale sistema è rappresentato da proteine dotate di attività inibitoria, fra le quali: Antitrombina (AT) Proteina C (PC) Proteina S (PS) Deficit di queste proteine rappresentano un fattore di rischio per l’insorgenza della malattia trombotica Intrinsic Pathway Vascular Injury Antithrombin Kallikrein F XII PK Extrinsic Pathway Tissue Factor F XIIa F XIa F IX TF-FVIIa (TF) TF-FVII FVII F IXa F VIIIa F X •Principale inibitore naturale delle serinproteasi ad azione procoagulante: trombina e forma attivata dei fattori X, IX, XI e XII F VIII F Xa Prothrombin Fibrinogen F X F Va F V Fibrin Thrombin Cross-linked Fibrin L’attivazione della PC avviene ad opera della Trombina mediata dalla presenza della Trombomodulina La PS agisce come cofattore della APC Ps Thrombin APC Thrombin Protein C THROMBOMODULIN La proteina C attivata (APC) degrada i fattori Va e VIIIa della coagulazione INIBITORI PLASMATICI DELLA COAGULAZIONE ANTITROMBINA: serpina, serin protease inhibition, è sintetizzata dal fegato ed è dotata di un effetto inibitore dei fattori serin proteasici, FIIa, FXa, FIXa, FXIa, FXIIa. Le eparine, tramite il loro legame con la AT sono in grado di accelerare grandemente le reazioni di inibizione dell’AT sui fattori. COFATTORE EPARINICO II: in presenza di eparina ha azione antitrombinica non legata all’AT. PROTEINA C: prodotta dal fegato, è K-dipendente. In presenza di trombina, ioni Ca e trombomodulina, viene attivata. In seguito a questo legame la PC perde la capacità di attivare il FV, di legarsi alle piastrine e di attivare il fibrinogeno e si trasforma in activated PC (APC). L’APC inibisce il FVa ed il FVIIIa, stimola la fibrinolisi e protegge l’attivatore tessutale del plasminogeno. PROTEINA S: glicoproteina K-dipendente sintetizzata dal fegato, dll’endotelio e dai megacariociti. Circa il 40% della PS funge da cofattore della APC ed è in grado di degradare il FVa e FVIIa Fattori genetici nel tromboembolismo venoso Mutazioni nei geni codificanti per alcune proteine coinvolte nel sistema della coagulazione sono alla base della predisposizione genetica al tromboembolismo venoso Fattore V Protrombina Fibrinogeno Antitrombina Proteina C Proteina S FIBRINOLISI In seguito ad una lesione vasale, per impedire la perdita di sangue si ha la formazione di fibrina, un evento temporaneo, perché interviene la fibrinolisi, un processo di degradazione enzimatica del coagulo. Il processo della fibrinolisi può essere innescato da attivatori fisiologici come l’attivatore tissutale del plasminogeno (t-PA) e l’attivatore urochinasi del plasminogeno (u-PA), da attivatori intrinseci basati sulla conversione della pre callicreina a callicreina da parte del FXIIa che aumenta l’attività dell’urochinasi ed infine da attivatori terapeutici come l’urochinasi e la streptochinasi. Il processo fibrinolitico è controllato da inibitori della fibrinolisi come il TAFI (Thrombin activable fibrinolyis inhibitor), che viene attivato dalla trombina o dalla plasmina. FIBRINOLSI PLASMINOGENO: glicoproteina prodotta dal fegato e nel rene. Gli attivatori del plasminogeno per clivaggio trasformano il plasminogeno in plasmina, che può degradare il fibrinogeno, la fibrina solubile e quella stabilizzata, formando prodotti di degradazione . ATTIVATORE DEL PLASMINOGENO: di origine tessutale (t-PA) è una proteasi serinica ad emivita molto breve che viene liberata in circolo dall’azione enzimatica della plasmina circolante; la sua attività aumenta grandemente in presenza di fibrina. Il t-PA viene rilasciato dalle cellule endoteliali del polmone, della prostata, dell’utero e dell’intima delle vene sotto lo stimolo della trombina; altre cause di rilascio sono un intenso esercizio fisico, una stasi venosa prolungata o in seguito alla somministrazione di desmopressina. L’inibitore dell’attivatore del plasminogeno (PAI-1): è presente nel plasma, nelle piastrine, nelle cellule endoteliali, è capace di inibire il t-PA ed il u-PA. Il principale inibitore fisiologico della plasmina è l’alfa-2 antiplasmina presente nel plasma e nelle piastrine. Legandosi alla plasmina ne inibisce la sua attività enzimatica, ma è in grado di inibire anche l’adsorbimento del plasminogeno alla fibrina, nonché la lisi del coagulo stabilizzato. FIBRINOLISI CONTATTO CON SUPERFICI ESTRANEE FXII → Callicreina ATTIVAZIONE INTRINSECA ATTIVAZIONE ESTRINSECA FXIIa ←Precallicreina → urochinasi Chinine Trombina Fibrinogeno Fpa, FpB glu-Plasminogeno FXIIIa Fibrina t-PA ╠ ←PAI lys-PLASMINA ╠ ←alfa2-antiplasmina Fibrina stabilizzata Prodotti degradazione fibrinogeno Prodotti degradazione fibrina COS’E’ IL D-DIMERO? Il D-Dimero è un frammento proteico rilasciato in circolo durante il processo di degradazione della fibrina crosslinked FIBRINOLISI Fibrinogen o D E Fibrina trombina D D E D D plasmina D E E Fibrinopeptidi A, B D D D plasmina Frammenti X, Y, E, D FDP (Fibrinogen Degradation Products) D D-dimero D D-Dimero • Sinonimo: D-D • Storia: scoperto da Gaffney nel 1972 • Famiglia: prodotto di degradazione della fibrina stabilizzata • Struttura: due domini-D tenuti insieme da catene • Peso molecolare: 182.000 daltons • T1/2: 4-6 ore • Significato: la presenza indica attivazione della fibrinolisi successiva ad attivazione della coagulazione Struttura del D-Dimero (da Bick, 1993) Principali determinanti della concentrazione del D-Dimero Entità della formazione e deposizione della fibrina stabilizzata Entità di attivazione del sistema fibrinolitico Clearance dei prodotti di degradazione della fibrina Condizioni cliniche associate ad elevati livelli di D-Dimero • • • • • • • • • • Trombosi venosa profonda Coagulazione intravascolare disseminata Infarto del miocardio Gravidanza normale e complicata Batteriemie e setticemie Neoplasie maligne e leucemie Interventi chirurgici Malattie epatiche Malattie renali Traumi • • • • Neonati Età avanzata Abitudine al fumo ………….. Piccole quantità di D-Dimero sono rilevabili in bassa concentrazione nel plasma di soggetti sani, il che indica che esiste uno stato di equilibrio fra la formazione di fibrina e la sua lisi anche in condizioni fisiologiche. I livelli di D Dimero aumentano in tutte quelle condizioni che comportano la formazione e la successiva degradazione della fibrina Uso del D-Dimero nella diagnosi della trombosi venosa profonda e dell’embolia polmonare I metodi per il dosaggio del D-Dimero hanno un’elevata sensibilità ma bassa specificità e vengono utilizzati per il loro ELEVATO VALORE PREDITTIVO NEGATIVO. Un valore elevato di D-Dimero non è diagnostico per la trombosi venosa o l’embolia polmonare, mentre un risultato normale esclude il sospetto di tali patologie Indici di discriminazione dei test diagnostici • Valore predittivo positivo = Probabilità che il test diagnostico indichi la presenza di malattia in soggetto realmente malato • Valore predittivo negativo = Probabilità che il test diagnostico classifichi negativo un individuo che lo è realmente Metodi per la determinazione del D-Dimero • ELISA (test quantitativo): richiede tempi di esecuzione lunghi, ha elevata sensibilità, ha elevato VPN • Agglutinazione di particelle di lattice su vetrino (semiquantitativo, manuale): ha bassa sensibilità e basso VPN • Immunoturbidimetrico:(quantitativo, automatizzato): rapido, buona sensibilità e buon VPN • Agglutinazione su sangue intero: (qualitativo/quantitativo), eseguibile al letto del paziente, buona sensibilità e buon VPN, operatore dipendente. Esempio di Simplify D-Dimer test positivo Neale D. et Al, 2006