Quindicinale di attualità, politica e cultura fondato nel 1948 da Giulio Dolchi Dopo il mondo bipolare della guerra fredda e la breve parentesi monopolare americana, siamo progressivamente ritornati al vecchio modulo di un mondo composto da diverse grandi potenze, con gli Stati Uniti certamente più forti degli altri, ma non in grado di reggere da soli il peso di tutto il pianeta. Romano Prodi TERREMOTO I drammatici eventi del 6 aprile, ancora una volta chiamano a raccolta le energie migliori del nostro Paese e lo spirito di condivisione e di unità di cui la nostra gente ha sempre saputo dar prova nei momenti più difficili. Riportiamo il messaggio di solidarietà di Dario Franceschini a poche ore dalla tragedia: “Il Partito Democratico esprime il suo dolore per le tante vittime, la sua vicinanza e la sua fattiva solidarietà alle popolazioni abruzzesi tragicamente colpite dal sisma. Da subito nelle città e nei paesi colpiti le strutture, le sedi dei circoli i militanti del Pd sono a disposizione della protezione civile e del governo per tutte le necessità che si ritenessero necessarie ai soccorsi. In tutta Italia il Pd è pronto a mobilitarsi, in coordinamento con le richieste che dovessero venire dalle autorità, per gli aiuti alle popolazioni così duramente colpite dal sisma. Il Partito democratico ha già messo a disposizione della protezione civile, delle amministrazioni locali colpite, del governo le proprie strutture e la disponibilità dei propri militanti come volontari”. Il PD invita inoltre a sostenere la raccolta di fondi che la Caritas sta organizzando. Per sostenere gli interventi in corso (causale “Terremoto Abruzzo”) si possono inviare offerte a Caritas italiana tramite ccp 347013 o tramite Unicredit Banca Roma (Iban IT38 K03002 05206 000401120727 o attraverso CartaSì e Diners telefonando a Caritas Italiana (06.66177001) E’ attivo uno speciale nelle home-page del sito: partitodemocratico.it “Quando noi diciamo Europa, oggi, intendiamo alludere non soltanto ad una certa estensione di terre; intendiamo assai più alludere ad una certa forma di civiltà, ad un modo di essere che contraddistingue l’europeo dall’uomo di altri continenti: un abito civile, un modo di pensare e sentire a lui proprio”. Federico Chabod - ‘Storia dell’idea di Europa’ Le elezioni più importanti Il Valais è uno Stato, e così pure il Massachussets, anche se noi li percepiamo come parte della Svizzera il primo e come parte degli Stati Uniti il secondo. La Confederazione Svizzera riassume in molte questioni importanti le volontà di tutti i suoi cantoni. La forza degli Stati Uniti d’America nasce dall’essere un (quasi) intero continente che parla con un’unica voce. La costruzione degli Stati Uniti d’Europa passa attraverso una serie di tappe obbligate: il mercato unico, la moneta unica, il più presto possibile la Costituzione, l’ampliamento del numero degli Stati membri, una politica estera comune. Fino ad oggi il Parlamento europeo non è stata la sede più importante di decisione in Europa, ma di elezione in elezione abbiamo visto il suo peso allargarsi sempre di più ri- spetto all’iniziale ruolo esclusivamente consultivo. La Valle d’Aosta è soltanto una regione autonoma e non un cantone sovrano dell’Italia, ma il trasformarsi dell’Italia in uno degli Stati della Federazione Europea è la via maestra per realizzare pienamente le sue aspirazioni storiche riguardo alla lingua e alla molteplicità delle relazioni di vicinanza. Anche se alcune delle nostre forze politiche pensano soltanto alle elezioni regionali, e alcuni critici del Partito Democratico subordinano ogni valutazione strategica alle alleanze per le comunali di Aosta del 2010, in realtà le elezioni con maggiori conseguenze per la vita quotidiana di tutti i valdostani sono già oggi le europee. [email protected] CORSO LANCIERI di AOSTA 15 Tel. 0165.262263 11100 AOSTA 1,50 € - prima quindicina aprile 2009 - www.partitodemocratico-vda.it Poste Italiane S.p.A Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma DCB Aosta - anno 61 n° 6 2 REGIONE Elezioni europee: il PD baluardo al dilagare del Pdl e della cultura reazionaria Raimondo Donzel [email protected] La redazione di le Travail mi ha invitato a rispondere ad una lettera di Mauro Tamborin (pubblicata a pag. 15), cosa che faccio con piacere perché può contribuire a chiarire il quadro politico che sta alla base di una mia proposta in qualità di Segretario e di una scelta difficile ma consapevole ed “unanime” dell’Assemblea Costituente del PD. Preciso che la redazione del Travail è libera e plurale, nell’auspicio di fare di questo giornale, finanziato per una parte da finanziamenti pubblici e per l’altra (assai più consistente) dal Partito democratico, uno spazio per un dibattito leale e non fazioso della sinistra riformista in Valle d’Aosta. Le righe che seguono sono state scritte il 3 aprile e prescindono dall’evoluzione dei fatti politici che sicuramente seguirà la pubblicazione delle stesse su le Travail; ma forse proprio per questo vale la pena che siano pubblicate. La proposta del Segretario. Non scarico nell’unanimismo dell’Assemblea una mia precisa responsabilità. Non mi nascondo. Ma ribadisco che prima di arrivare alla proposta ho sentito i rappresentanti che si riconoscono esplicitamente nel Pd nelle Amministrazioni comunali, i circoli che hanno avuto la benevolenza di riunirsi la sera, anche quando c’erano le partite di calcio in tv. Un confronto vero, vivace, in cui non sono mancati i dubbi, le incertezze di chi non ha la verità in tasca ma la cerca attraverso una faticosa mediazione. La politica del Pd passa attraverso grandi consultazioni (primarie) ma anche attraverso lo spazio propositivo dei militanti (anche il PD è nato così, prima delle primarie si sono fatti i Congressi). Chi si sottrae pregiudizialmente al confronto non ha una visione riformista della politica. La decisione del Partito Democratico. Dar vita ad un’ampia coalizione autonomista e della sinistra riformista per le elezioni europee. Il PD intende fare tutto ciò che è possibile per evitare che il Pdl pianti la sua bandierina anche sulla Valle d’Aosta. Per fare ciò non intendeva scaricare i suoi alleati delle elezioni politiche; ma partendo dalle dichiarazioni preoccupate dell’on. Roberto Nicco sulla destra al Governo, chiamare i valdostani tutti ad un atto di responsabilità per arginare la cultura populista e sostanzialmente antiautonomista di questa nuova destra. Il federalismo del Pdl e anche della Lega nasce in antitesi alle autonomie speciali e non come sviluppo naturale di una cultura che vede il federalismo strettamente legato alla solidarietà fra popoli e dentro le singole comunità. Le elezioni europee. Le norme che regolano le elezioni europee sono profondamente diverse da quelle delle elezioni politiche dove l’Alleanza a sinistra è risultata vincente. La proposta Rollandin-Nicco di modificare riducendo a 25.000 voti di preferenza il quorum necessario alle liste apparentate della Valle d’Aosta per eleggere un parlamentare, condivisa da quasi tutte le forze politiche e in particolare da Vdv e RV, dimostra la necessità di una norma ad hoc per la nostra regione. Purtroppo il governo Berlusconi a differenza del governo Prodi (nella I commissione della Camera era stata approvata una norma per dare alla Valle il parlamentare europeo) non ne ha voluto sapere. Nel 2008 nella scheda elettorale delle elezioni politiche vi erano cinque simboli. Tre di destra e due autonomisti (uno di centro e l’altro di centro sinistra); la destra era dunque divisa e isolata, la sinistra unita nonostante a livello nazionale fosse frazionata; una scelta locale quindi, possibile grazie alla circoscrizione unica che alle europee non c’è. Scelta locale che qualcuno oggi finge di non vedere perché non ammette più i livelli territoriali (niveaux différents come li chiama l’UV) per il Comune di Aosta (Curioso? Eppure pur di attaccare il PD nazionale e regionale si mistifica spesso la realtà.) Alle europee invece bisogna prendere atto che la sinistra parte già con quattro simboli decisi a livello nazionale e che noi non possiamo non ritrovare nella scheda elettorale regionale; quattro a cui forse se ne aggiungeranno altri. I partiti nazionali di sinistra hanno bisogno di tutto il sostegno possibile per arginare la destra. E noi non facciamo nulla per impedire che i voti degli elettori valdo- stani vadano a gonfiare il Pdl di Berlusconi? Anzi qualcuno invoca in modo miope e dissennato l’abbraccio mortale fra UV e Pdl? Complesso di Tafazzi? Il quadro politico. Quando nel 2006 ci fu una straordinaria affermazione dello schieramento di centro sinistra in Valle, tutte le tv e i giornali nazionali, tutti i sondaggi parlavano della inevitabile vittoria dell’Unione di Prodi. (Foto ricordo di Nicco e Perrin che firmano accordo con Prodi). Poi la vittoria risicata e il comportamento sconclusionato e irresponsabile dei 15 partitiniclub dell’Unione hanno determinato il tracollo del governo e la fine di un’esperienza politica. Oggi Franceschini ribadisce: mai più l’Unione (quell’Unione non le Alleanze in sé). Nel 2008 Veltroni salva la sinistra riformista dal tracollo con la nascita del Partito democratico. In Valle d’Aosta vittoria dimezzata. Passa solo Nicco (Foto ricordo della stretta di mano dei due candidati con Veltroni: il PD allora faceva comodo?) Regionali 2008: la sinistra anziché beneficiare di questi risultati, paga sì la vittoria di Berlusconi; ma lo spostamento verso l’area autonomista di voti della sinistra e soprattutto l’astensionismo dell’antipolitica. Dal 2006 ad oggi è quindi cambiato completamente il quadro politico. E a ciò si aggiunta anche la crisi economica. Ne prendiamo atto o andiamo avanti a testa bassa? Difendiamo uno spazio politico per la sinistra riformista o abdichiamo? Fuori gioco. A destra come a sinistra si parla di elezioni comunali, addirittura di regionali del 2013. E l’Europa? Chi se ne frega? Per il Partito Democratico invece di tratta di elezioni molto importanti. Nelle quali noi saremo vicini alla grande famiglia dei socialisti del PSE per contrastare le destre europee, rilanciare l’idea di un’Europa più attenta al mondo del lavoro, alle famiglie, alle piccole imprese e soprattutto alle regioni. Un’Europa per tutti e non un’Europa delle banche e della finanza allegra solo per i più ricchi. Chi cerca consensi parlando di elezioni comunali diseduca i cittadini al voto, favorisce l’astensionismo, e il pugno di voti di oggi diventerà il pugno di mosche domani. Domanda: ha ancora senso una forza organizzata di centro sinistra in Valle d’Aosta? Sì, più che mai per evitare che la forza attrattiva del Pdl sposti a destra l’elettorato autonomista. Serve che esplicitamente l’elettorato valdostano dimostri, non solo nelle file autonomiste, ma anche attraverso i partiti della sinistra un preciso orientamento. L’avversario? Per il Partito democratico l’avversario non sta a sinistra; ma è la destra costituita dal PDL e soprattutto dalla strisciante cultura reazionaria che sta contaminando altre forze politiche. E’ un avversario anche la pseudo sinistra dell’antipolitica dei Grillo e dei qualunquisti, del radicalismo intransigente che demolisce le istituzioni repubblicane tenacemente difese dal Presidente della Repubblica Napolitano. Quanto all’UV ricordo, per aver fatto le campagne elettorali delle politiche 2006 e 2008 che gli avversari (e mai usammo il termine nemico) erano le scelte dell’UV e non quei suoi militanti di base con i quali abbiamo spesso condiviso una visione solidale ed equa della società e che, inutile nasconderlo, votarono i nostri candidati. Demonizzare in modo generalizzato l’UV ha quindi confuso il dibattito politico e allontanato dalla sinistra anche coloro che prima dirigevano verso di essa le loro simpatie. Come relazionarsi con l’UV dipende dalle scelte che farà… Ma importante resta il dialogo con tutti coloro che hanno una sensibilità di centro sinistra e sono sparpagliati in diverse forze politiche per attrarli verso il PD. Una certezza. La nostra azione politica non si ferma alle elezioni europee, ma proprio con le europee riparte con slancio per fare le tante riforme di cui ha bisogno anche la Valle d’Aosta per fronteggiare la crisi, difendere il diritto al lavoro e garantire un nuovo welfare. La speranza. Che chi ha dileggiato Obama e attacca sistematicamente il PD sulle pagine di un foglio locale capisca che la cultura della sinistra è fatta prima di tutto di rispetto, anche nel modo di esprimersi. E che dall’astio e dalla faziosità non cresce la partecipazione di cui tutta la politica ha bisogno per difendere la democrazia. 3 REGIONE Quattro passi contro la crisi Donne al Volante Revisione dell’Irse, più fondi ad anziani e invalidi, L’Italia è il 26° paese in Europa figli di quanti non ne abbiano. Di meno burocrazia, nuovo modello di welfare per tasso di occupazione femmi- questo e di altro si è parlato il 27 Carmela Fontana [email protected] E’ sotto gli occhi di tutti che la crisi economica mondiale che da molti mesi imperversa anche nella nostra regione non sarà una crisi di breve periodo e che sta già producendo pesanti effetti sul reddito delle famiglie valdostane. In particolare, sono colpite le fasce sociali più deboli, penso agli anziani, pensionati con un solo reddito, ai giovani con lavori a tempo determinato o precari, ai cassintegrati, insomma alle tante persone che, già in difficoltà, trovano oggi ancora più complesso riuscire ad arrivare alla fine del mese. Penso tuttavia anche ai lavoratori a reddito modesto che fino a qualche tempo fa riuscivano ad avere un relativo livello di qualità della vita accettabile, mentre adesso si trovano ai margini della povertà. Occorre prendere delle iniziative concrete e il Pd vuole mettere in evidenza quattro urgenze che potrebbero dare un aiuto concreto e nel breve termine a tutte queste persone. In particolare, chiediamo alla Giunta regionale se condivide con noi la necessità di dare attuazione alla delibera della Giunta regionale 1266 del 2007, là dove prevede che gli enti erogatori di prestazioni soggette all’indicatore regionale della situazione economica possano tenere conto di straordinarie situazioni di difficoltà socioeconomica o di variazioni della situazione economica e quindi possano intervenire anche a favore di famiglie che, pur avendo avuto in passato un Irse relativamente alto, si ritrovano oggi con un reddito notevolmente e rapidamente ridotto. Un secondo elemento su cui chiediamo che la Giunta regionale esprima le proprie intenzioni è quello relativo all’aumento dei fondi a disposizione della legge 19 del 1994, perché siamo convinti che nei prossimi mesi aumenteranno notevolmente le richieste e perché crediamo che occorra pianificare interventi ordinari nei confronti di quelle situazioni che non hanno oggettive possibilità di miglioramento nel breve periodo. Mi riferisco in particolare agli ultra65enni e agli invalidi con oltre il 46% di invalidità, che come si sa sono due categorie che hanno estrema difficoltà a trovare un’attività retribuita che consenta loro di uscire dall’emergenza sociale. Altri due elementi riteniamo indispensabili da attuare nel breve periodo e utili a fare uscire dalla crisi molti nuclei familiari valdostani. Il primo è quello di una valutazione delle prassi amministrative in modo da ridurre drasticamente i tempi di erogazione degli assegni di sostegno regionali e di ogni altra prestazione sociale dell’Amministrazione regionale o degli enti da essa dipendenti, perché mai come in questo periodo è vero che il tempo è denaro e ciò a maggior ragione per chi in estrema difficoltà attende il sostegno della Pubblica Amministrazione. Un ultimo elemento per noi importante è quello di aprire un tavolo di confronto con le parti sociali per una revisione generale della legislazione in materia di sostegno sociale, al fine di individuare dei meccanismi utili per realizzare interventi in situazioni straordinarie come quella odierna a favore dei pensionati, degli invalidi, e degli espulsi dal mondo del lavoro, alla stregua di quanto esistente in molti altri paesi europei che prevedono il cosiddetto salario di cittadinanza. Io credo che siamo di fronte non solo alla necessità di dare indicazioni perché il sostegno sociale in Valle d’Aosta si riveli di buon livello anche in questa situazione di crisi, ma anche alla necessità di garantire piena dignità a tute le valdostane e a tutti i valdostani. Franceschini: voti buttati quelli per PDL e Di Pietro “Il Partito Democratico candiderà solo persone autorevoli che resteranno per tutto il mandato parlamentari europei”. Il segretario del PD Dario Franceschini alza il tiro in vista delle prossime elezioni europee: “al contrario, Berlusconi e Di Pietro non potranno restare nemmeno per un minuto in Europa. Continueremo a denunciare che i voti a Berlusconi e, purtroppo, anche a Di Pietro, sono voti buttati via”. nile. Lavora il 46% delle donne, contro una media del 57%, L’obiettivo della Strategia di Lisbona prevede che entro il 2010 il 60% delle donne lavori. Nel nord d’Italia, dove il tasso di occupazione femminile è in linea con gli standard europei, le donne restano più deboli nel mercato del lavoro, con una diffusione più ampia rispetto agli uomini di contratti atipici. Inoltre resta un divario salariale a parità di mansione in tutte le zone del paese, anche quelle più produttive. Sorprendentemente l’Italia è anche il paese con il più basso tasso di natalità insieme al Giappone. Le donne italiane vorrebbero lavorare più di quanto non facciano e vorrebbero avere più marzo scorso ad Aosta in un incontro di “Donne al volante” organizzato sul territorio nazionale dall’Associazione TrecentoSessanta, nata nel 2007 su iniziativa di Enrico Letta. Sono intervenuti Giuseppe Rollandin - Presidente Associazione 360° Valle d’Aosta; Carmela Fontana - Capo gruppo PD – Consiglio regionale della Valle d’Aosta; Antonella Barillà - Consigliera di parità della Valle d’Aosta; Katya Foletto - Coordinamento donne CGIL della Valle d’Aosta; Giuliana Ferrero - Assessore alle Servizi Sociali Pari Opportunità e Diritti – comune di Aosta; Maria Carrozzino - Direttrice Acli Service della Valle d’Aosta e l’on. Alessia Mosca - Deputato PD. I consiglieri regionali del Pd Carmela Fontana Capogruppo Pd Consiglio regionale Tel. 329 7488689 e-mail: [email protected] Ogni 1° e 3° lunedì del mese a Châtillon (c/o sede Pd) Orario: 9-11 Raimondo Donzel Segretario Pd Valle d’Aosta Tel. 349 1094964 e-mail: [email protected] Ogni 1° sabato del mese a Pont-Saint-Martin (c/o sede Pd) Orario: 10-12 Gianni Rigo Presidente V Commissione ‘Servizi sociali’ Tel. 0165 528218 e-mail: [email protected] 4 regione Rendiconto del gruppo Pd I conti del gruppo consigliare nel periodo luglio - dicembre 2008 Ogni Gruppo consiliare deve presentare alla Presidenza del Consiglio il rendiconto delle spese fatte con il contributo pubblico. Il Gruppo consiliare del PD, unico finora in questo impegno di trasparenza, presenta il rendiconto anche agli elettori, pubblicandolo con la specifica dei dettagli. Si tratta dei primi sei mesi di attività del Gruppo, che ha dovuto a inizio gestione far fronte ad alcuni impegni di spesa assunti dal Gruppo nella precedente legislatura (per chiarezza abbiamo contrassegnato con la sigla GS le voci attribuibili esclusivamente alla Gestione Scorsa). Elezioni europee: individuare i profili dei candidati Ordine del giorno dell’Assemblea costituente del Pd L’Assemblea costituente del Pd Valle d’Aosta: preso atto della relazione della Commissione politica; ribadisce l’importanza di dare centralità nel dibattito politico alle elezioni europee; ricorda che il ruolo dell’Europa sarà essenziale per uscire dalla crisi economica; sottolinea come sia fondamentale che la Valle d’Aosta sia rappresentata nel Parlamento europeo, in un’ottica che promuova la partecipazione delle regioni e il rispetto delle autonomie; ritiene che sia importante affrontare questioni prioritarie per la nostra regione: la necessità di una politica per la montagna che faccia superare gli svantaggi e ne rilanci la competitività; la valorizzazione dell’ambiente attraverso uno sviluppo sostenibile e il potenziamento di tutte le energie rinnovabili; affida alla Commissione politica il compito di individuare i profili dei candidati e di vagliare la loro eventuale disponibilità. L’Assemblea Costituente del Pd VdA invita altresì la Commissione politica ad incontrare al più presto i rappresentanti della lista apparentata all’Italia dei Valori per chiarire l’utilizzo di sigle e simboli presentati in passate elezioni con altre finalità. PD: raddoppio delle energie rinnovabili .����������������1�,.����������1��.� �1���.���������.����� 1�,1���=�����>.��-##& ������ ��������������������� �������������������������������������������������������� �! ������������������������������� ����44��5 ���� �%����44������ ������������������������������� ������4 ���.�4���� �! ����������� ���4 �����5+����������������4���������������������������� �����+��+�� ������������ �,�+��������������+���������+55���������4 ����! ��������������������� ��*+����� ������,�! 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Questi i punti più significativi della proposta di legge che il Partito Democratico ha presentato in Parlamento. (")#%## "$#%## ""-6%-# -6#6&%-& ���.��� �������4����������������,�! �������+�������� ���� ������4 �����4���� ������� �5+�������������� �,�+��� ��� +4 �����������������������! ����1�����.��� �/���� 7%"# ())'%#6 -'##'%"' -'#"$%-' (&7$%&& 5 POLITICA CISL: più impegno contro la crisi Celebrato il 16° congresso regionale. Valutazioni differenti ma anche segnali di distensione con la CGIL Davide Avati [email protected] Valutazioni differenti, ma anche primi segnali di ‘distensione’ tra le sigle sindacali in casa CISL, al termine del 16° congresso regionale celebrato ad Aosta il 3 e 4 aprile. Il disgelo, dopo settimane di stoccate reciproche, è arrivato con l’applauso di benvenuto della platea cislina al segretario regionale della CGIL Claudio Viale, intervenuto dopo la relazione del numero uno della CISL valdostana Riccardo Monzeglio; sia nell’intervento di quest’ultimo, sia nella replica di Viale non sono mancati i distinguo tra le due organizzazioni dei lavoratori, ma il ghiaccio è rotto, secondo quanto auspicato nell’appello all’unità sindacale lanciato dal deputato della Valle d’Aosta Roberto Nicco e dal numero uno del SAVT Guido Corniolo. ‘La crisi divide. La CISL unisce’ è lo slogan che ha accompagnato l’assise del sindacato cattolico, convocato per eleggere i 58 membri dell’Assemblea regionale che, nelle prossime settimane, provvederà a nominare il nuovo segretario generale. Nella sua relazione, il segretario in carica, Riccardo Monzeglio, ha toccato tutti i punti al centro dell’agenda economica e sociale, dalla crisi alle infrastrutture, dal welfare al lavoro, sino al rapporto con le altre sigle sindacali. Tra i primi punti affrontati da Monzeglio, gli interventi per uscire dalla crisi in Italia e in Valle d’Aosta. Per quanto riguarda la nostra realtà regionale, secondo il numero uno della CISL occorre “dare al piano regionale anticrisi una veste in grado di rispondere a tutte le esigenze presenti sul territorio” e perciò si rende “indispensabile una cabina di regia”. Monzeglio ha ricordato inoltre che, allo stato attuale, le misure anticrisi predisposte dalla Giunta regionale “prevedono 76 milioni di euro da spendere, meno di quanto la Regione ha investito per acquistare la Cervino SpA”. “Riteniamo di aver fatto di concerto con l’amministrazione un lavoro che ha ampliato la fascia di utenza e ha permesso a più persone di poter usufruire di questi primi aiuti”. Da qui la proposta di una cabina di regia: “Il compito del sindacato deve continuare per monitorare l’andamento del piano anticrisi, per sorreggere ed aiutare le famiglie nella compilazione delle domande e per individuare nuovi settori di intervento”. Il numero uno della CISL valdostana ha quindi affrontato il nodo dei rapporti difficili tra le organizzazioni sindacali, in particolare dopo la firma dell’accordo con il Governo del 22 gennaio da parte di CISL e UIL e il duro ‘no’ della CGIL. In Valle d’Aosta, ha sottolineato Monzeglio, “la radicalizzazione del confronto tra sindacati ha ormai raggiunto limiti che rischiano di superare la normale dialettica. Abbiamo l’impressione che per la Cgil la controparte non siano più il governo nazionale, quello regio- nale o la Confindustria, ma le altre sigle sindacali. La rottura dell’unità sindacale ha come inevitabile conseguenza l’oggettivo indebolimento del sindacato”. Monzeglio ha quindi ammesso che “alcuni nostri iscritti hanno manifestato insoddisfazioni sul modo di affrontare la situazione da parte della Cisl, a cui si rimprovera un atteggiamento di disponibilità nei confronti dell’esecutivo nazionale”, ma ha anche sottolineato che “la ricerca dell’equilibrio tra i risultati ottenuti e i vantaggi per i lavoratori è un obiettivo fondamentale”. A Monzeglio, come detto, ha replicato subito il segretario generale della CGIL valdostana, Claudio Viale: “le divisioni ci sono – ha ammesso -, ma si tratta di diverse valutazioni di merito, non di chiusure ideologiche. Condividiamo infatti l’analisi della CISL sulle cause della crisi; ciò che non condividiamo sono gli strumenti. Occorre comunque uno sforzo da parte di tutti per il dialogo, nell’interesse dei lavoratori”. Giovani del Pd in prima fila per il futuro Sara Timpano Emilio Zambon Domenica 15 marzo abbiamo partecipato, in rappresentanza dei Giovani Democratici valdostani, alla II Assemblea Nazionale che si è tenuta a Milano ed intitolata “Exit Strategy - Cambiare il paese per uscire dalla crisi”. Siamo partiti dall’assunto che la nostra è la prima generazione che vive peggio della generazione che l’ha preceduta. I giovani sono la categoria sociale che maggiormente sta subendo l’attuale sistema lavorativo e di conseguenza anche l’attuale crisi economica. Essi infatti faticano a trovare l’indipendenza economica, da cui consegue una difficoltà nel realizzarsi nelle proprie aspirazioni di vita. Durante la mattinata ha partecipato ai lavori dell’Assemblea anche il segretario del PD Dario Franceschini, nel suo discorso ha sottolineato le possibilità che paradossalmente la crisi ci può offrire: il PD ha la possibilità di proporre un modello alternativo di società che possa dare una visione del futuro, che è quello che i giovani chiedono alla politica e quello che Obama sta facendo negli USA. Quindi i lavori pomeridiani sono proseguiti strutturati su 3 workshop tematici: Ambiente, Lavoro e Welfare e Sapere. Da questi gruppi di lavoro sono emerse alcune soluzioni che noi giovani democratici proponiamo per uscire dalla crisi. Puntare sull’incremento delle fonti energetiche rinnovabili, come stanno facendo tutti i paesi sviluppati, anziché il nucleare, investire sulle fonti rinnovabili vuol dire rilanciare il settore industriale collegato (Green Economy), con il duplice obbiettivo di contrastare la disoccupazione, creando nuovi posti di lavoro in imprese innovative, e consegnare un mondo migliore alle future generazioni. Sul mondo del lavoro siamo per un ripensamento globale dell’attuale modello che con la crisi ha dimostrato tutta la sua fragilità, siamo per la lotta al “precariato perenne” che è la principale causa dell’allontanamento in età sempre più matura dal nucleo familiare d’origine. Sul sapere abbiamo espresso forte contrarietà ai tagli dei fondi attuati dal Governo sull’istruzione pubblica. Per noi Università e Ricerca sono gli antidoti per sconfiggere la crisi, per questo non si può speculare su di esse. Siamo per un sistema scolastico di qualità e vogliamo che tutti continuino ad avere la possibilità di accedere agli studi Universitari, per questo non vogliamo che esse si trasformino in fondazioni private; siamo per una Ricerca di qualità e libera dai condizionamenti che sicuramente deriverebbero dalle convenienze economiche di una gestione di tipo privato. In chiusura di Assemblea sono stati votati dall’Assemblea i componenti della Direzione Nazionale, che sarà presto operativa per coordinare a livello nazionale i GD, e che si aggiungono ai membri votati dalle singole Assemblee Regionali. Il gruppo dei GD valdostani si riunisce periodicamente per organizzare piccoli eventi, confrontarsi intorno ai problemi che riguardano i giovani e per elaborare l’idea della Valle d’Aosta che vorremmo. Siamo alla costante ricerca di forze fresche, per cui cogliamo l’occasione per fare un appello ai giovani di buona volontà per unirsi a noi per aiutarci a far crescere questo gruppo numericamente, ma soprattutto come idee. Per cercare di coinvolgere anche i ragazzi più distanti o che non vogliono partecipare direttamente all’attività, ma che comunque vogliono dire la propria, abbiamo messo in campo due strumenti informatici: un blog (www.giovanipdaosta.blogspot.com) e un forum telematico (http://giovanipdaosta.altervista.org), nei quali proponiamo dei contenuti e attendiamo le vostre suggestioni e proposte. Ci potete trovare anche su Facebook come gruppo dei Giovani Democratici Valle d’Aosta; insomma i modi per raggiungerci sono tanti. Vi aspettiamo. 6 aosta Gli ‘angeli’ dei quartieri Cogne e Dora L’Assistenza di quartiere: un’esperienza ormai insostituibile Giuliana Ferrero Viaggiano in coppia in due quartieri, al Cogne e al Dora. Si chiamano Anna e Milena, Nadia e Elena. Qualcuno un giorno le ha chiamate: gli angeli del quartiere. Camminano per la strada, entrano nei cortili, sono chiamate dai balconi, si siedono in salotto. E ascoltano. Ascoltano i bisogni delle famiglie. E cercano. Cercano una soluzione ai piccoli e grandi problemi della quotidianità. No, per carità, non hanno una risposto a tutto, sempre. Ma a molti hanno dato una soluzione. Parliamo delle AdQ, ovvero del servizio del Comune di Aosta di Assistenza Domiciliare di Quartiere. In un’epoca in cui vanno di moda le ronde, l’originalità di questo servizio comunale è ancora più evidente. Non sempre l’insicurezza si combatte con la pattuglia (sia chiaro: in alcune parte del nostro Paese è ancora assolutamente necessaria). Non sempre. Perché quell’insicurezza, che alimenta la paura, a volte sta dentro le case non fuori, annidata nella solitudine di chi si sente perso, fragile. Di chi non sa a chi rivolgersi (a quale ufficio, a quale istituzione, come compilare il modulo, chi chiamare in caso di bisogno. Ecco, esiste una insicurezza sociale, che richiede una risposta sociale. Le AdQ sono questa risposta. Hanno un numero verde e se le chiami rispondono. Sempre. Ma quando scatta l’emergenza caldo, sono loro che chiamano. E passano dagli anziani soli o dalle famiglie per vedere se tutto fila liscio. Quando c’è un problema, cercano la soluzione nelle risorse informali del quartiere. Solo in un secondo tempo attivano i servizi pubblici. Le operatrici, nei loro giri, hanno anche il compito di “mappare” i bisogni, attraverso dei questionari che compongono una banca dati preziosa per l’Assessorato. Lavorano a stretto contatto con le assistenti sociali comunali, tanto da rappresentare una sorta di segretariato sociale sui generis. In questi anni grazie ad AdQ è migliorata la capacità di conoscenza del territorio (più capillare e diretta, quasi personale) e conseguentemente la capacità di intervento da parte del Comune, anche per la collaborazione stretta con il vigile di quartiere. Il servizio di AdQ nasce da un’idea del Consorzio Trait d’Union, che oggi ne è il gestore. È giusto ricordarlo, come elemento caratterizzante del servizio, perché il terzo settore nel suo insieme rappresenta una ricchezza per la nostra comunità, anche in termini progettuali. Credo che AdQ, un servizio nato e partito nello scetticismo generale, rappresenti oggi una novità dalla quale è impossibile prescindere. In una società impaurita e sempre più sola, abbiamo tutti bisogno di angeli come Anna e Milena, Nadia e Elena, a cui affidare le nostre paure. Perché angeli così, senza pistole, a volte sanno trovare la risposta giusta. Partecipazione e democrazia per le scelte di Aosta La prima Commissione al lavoro Michele Monteleone Presidente della 1a Commissione Consigliare Permanente Ad ormai sette mesi dall’avvio dei lavori della 1^ Commissione Consigliare Permanente, sotto la mia presidenza, è necessario fare un primo consuntivo delle attività svolte. Il mio programma, dichiarato subito dopo la nomina avvenuta il 2 settembre 2008, era centrato su due progetti importanti quali il regolamento del Consiglio comunale ed il regolamento di partecipazione democratica dei cittadini. Nel frattempo la Commissione che ricordo, è competente sui seguenti temi: affari istituzionali, Statuto, partecipazione, decentramento, forme associative, nomine e regolamenti di carattere generale non attribuibili ad altre commissioni; ha licenziato altri quattro regolamenti poi approvati in Consiglio. Tutte le Commissioni hanno un ruolo molto importante rispetto alle delibere che poi sono discusse in Consiglio e predisposte dall’esecutivo come le quattro sopra citate. Ma ancora più importante è il ruolo svolto dalle commissioni in sede consultiva dove la competenza diventa quella di redigere i testi delle proposte che poi saranno oggetto di discussione nell’Assemblea Consigliare. E’ questo il caso dei due regolamenti attualmente in discussione in 1^ Commissione. Il primo attiene alle regole del Consiglio sul quale ritengo debba esserci la massima convergenza possibile tra maggioranza e minoranza. Il lavoro fin qui svolto ha comportato dei tempi più lunghi del previsto per poter approfondire articolo per articolo e apportare le possibili migliorie. Decidere le regole con la condivisione di tutti gli attori richiede necessariamente più tempo rispetto ad una decisione unilaterale. Gli obiettivi sono chiari a tutti: entro luglio deve arrivare in Consiglio il Regolamento. Il secondo Regolamento è quello sulla “Partecipazione democratica” dei cittadini alla vita politica ed alle scelte dell’Amministrazione. I lavori sono all’inizio ed è stata distribuita una bozza di regolamento necessaria per avviare il dibattito. E’ ora fondamentale che gli attuali comitati di quartiere diano un contributo con le loro osservazioni per costruire uno strumento di partecipazione il più condiviso possibile. Anche il nostro partito deve dare un contributo al regolamento che potrà costituire il punto di partenza per motivare i cittadini a partecipare alla vita democratica. Va rivisto il concetto di rappresentanza: non più una delega assoluta ma spazi di partecipazione per tutti allo scopo di migliorare i livelli decisionali. Sul tema della partecipazione voglio esprimere le mie idee ri- spetto alla tipologia di comitati che si possono regolamentare, allo scopo di legittimare la loro attività e le loro funzioni. Potranno farne parte, a mio parere, i Comitati rappresentativi di porzione significativa della città e portatori di interessi generali. I Comitati che nascono per affrontare problemi contingenti, settoriali, portatori di interessi circoscritti (ad esempio di Via, Piazza, condominio ecc.) per loro stessa natura non possono essere regolamentati. Sono a mio parere comitati spontanei che hanno la loro ragione di essere solo in relazione a problemi contingenti e finiscono di espletare l’azione con la soluzione del problema. Questo secondo regolamento che la 1^ Commissione sta iniziando ad affrontare dovrà essere licenziato prima della fine dell’autunno. Sono convinto che il metodo, il clima di lavoro e le risorse coinvolte sapranno raggiungere questi obiettivi nei tempi prefissati. 7 VERSO LE ELEZIONI EUROPEE Le elezioni europee in Valle d’Aosta 1979. La lista Union Valdôtaine - Federalismo Europa Autonomie, promossa da Bruno Salvadori in più circoscrizioni con l’appoggio di numerosi movimenti di minoranze linguistiche, e che in Valle conta sull’appoggio di UV, UVP e DP, ottiene 26.137 voti (37,5%), mentre il PCI con 17.405 voti raggiunge il 25%, la percentuale più alta fino allora. 1984. Il PCI, anche sull’onda dell’emozione provocata dall’improvvisa scomparsa di Enrico Berlinguer, diventa il primo partito in Italia e in Valle d’Aosta, dove ottiene il 28,9% con il candidato Giulio Dolchi. La lista di minoranze linguistiche Federalismo - Europa dei Popoli, sostenuta in Valle da UV e ADP, ottiene il 24,8% dei suffragi, mentre recupera terreno la Dc, che ottiene il 21%. A livello nazionale Federalismo ottiene lo 0,55% dei voti e un seggio, assegnato a Michele Columbu del Partito Sardo d’Azione; l’annunciata rotazione con un candidato dell’Union Valdôtaine non avverrà. 1989. Il maggior numero di consensi va alla lista Federalismo, sostenuta in Valle da UV e ADP, che ottiene il 36% dei voti; la Dc ottiene il 19%; il PCI il 19%; il PSI il 7%. A livello nazionale Federalismo ottiene lo 0,60% dei voti e conferma il seggio europeo. In base all’accordo per la rotazione del rappresentante al Parlamento Europeo, a Mario Melis del Partito Sardo d’Azione, che aveva ottenuto il maggior numero di preferenze, dopo tre anni doveva subentrare Luciano Caveri (UV) e, nell’ultimo anno di legislatura, Alfons Benedikter (UfS); anche questa volta la rotazione non ci sarà. 1994. In Valle d’Aosta prevale la lista Federalismo con il simbolo dell’Union Valdôtaine (32%); seguono Forza Italia 24%, PDS 10%, Partito popolare italiano 6%, Verdi 5%, Partito della rifondazione comunista 5%, Alleanza nazionale 4%. 1999. Nella circoscrizione Nord-Ovest si presentano 22 liste. In Valle d’Aosta si registra un pesante astensionismo: vota il 64,5% degli elettori. Prevale la lista Federalismo in Europa (UV-Autonomisti e Fédération), apparentata a livello di circoscrizione con la lista I Democratici di Antonio Di Pietro, con 27.618 voti (pari al 46% dei suffragi); al secondo posto si piazza Forza Italia con 10.563 voti (17,6%); la lista Emma Bonino, con 5.294 voti (8,8%), ottiene un migliore risultato dei DS-Gauche Valdôtaine, che raccolgono 4477 voti (7,5%). Nessun candidato valdostano risulta eletto. L’onorevole Luciano Caveri il 3 luglio 2000 diventa parlamentare europeo subentrando al posto di Massimo Cacciari, costretto a rinunciare al seggio di Strasburgo avendo optato per la carica di consigliere regionale del Veneto. Caveri è il primo valdostano a ricoprire la carica di parlamentare europeo, ma un anno prima della fine del suo mandato vi rinuncia a favore della carica di consigliere regionale. 2004. Al momento del voto europeo, in Valle d’Aosta i DSGauche Valdôtaine sono al governo con l’UV, mentre Stella Alpina è all’opposizione e la Fédération ha una posizione di astensione. Si registra un astensionismo record: vota solo il 61,91 degli elettori. La lista Federalismo, apparentata con Uniti nell’Ulivo e sostenuta da UV, DS, Margherita, SD, Fédération Autonomiste, Pour la Vallée e Stella Alpina, sulla carta poteva contare su 60.000 voti, ma ne raccoglie poco più di un terzo: 21.157, pari al 37,56%. Uniti nell’Ulivo ottiene 7.639 voti (13,56%), Forza Italia il 16,99%, Alleanza Nazionale il 5,12% e l’Udc il 2,28%. fonti: http://it.wikipedia.org/ wiki/Federalismo_Europa_ Autonomie; archivio ANSA; AA.VV. Cronologia della Valle d’Aosta 1846-2000, Aosta 2003. Perché votare? FABIO PROTASONI Alla domanda perché è importante per i valdostani votare per le elezioni europee del 6 e 7 giugno si può rispondere in moltissimi modi. La prossima legislatura del Parlamento Europeo sarà determinate per molti aspetti: riprenderà forza (è nelle cose) il processo di integrazione e di riforma delle istituzioni Europee; temi, che ci toccano da vicino, come l’economia della montagna, le grandi infrastrutture, il turismo, i trasporti, l’ambiente non potranno che essere affrontati a partire da un approccio europeo; il welfare e il cosiddetto “modello sociale europeo” avrà nel parlamento uno snodo centrale di riorganizzazione e riforma; la nostra “autonomia” e la tutela delle minoranze linguistiche avranno una forza, più o meno rilevante, a seconda di come il Parlamento europeo saprà rappresentarle e farne un’occasione di crescita. Anche sulla crisi e sulle possibilità concrete, per il nostro territorio, di aprire nuove vie di sviluppo economico la presenza o meno di un rappresentante valdostano in aula potrà determinare una direzione piuttosto che un’altra della pianificazione delle linee di investimento della comunità; pensiamo ai nostri prodotti agricoli, alle nostre imprese meccaniche o al terziario culturale che proprio per le sue specificità potrebbero essere un motore ancora più efficiente di relazioni e di crescita se supportati da una politica europea. Per il PD la Valle d’Aosta può essere la porta d’ingresso dell’Europa e degli europei in Italia. Occorre crederci e investirci, anche con il voto. 8 VERSO LE ELEZIONI EUROPEE L’Unione europea in pillole: le istit Da Wikipedia.org Il Parlamento europeo è l’assemblea parlamentare dell’Unione europea, l’unica ad essere eletta direttamente dagli europei. Insieme al Consiglio dell’Unione europea, rappresenta una delle due camere che esercitano il potere legislativo nell’Unione. Tuttavia, i loro poteri non sono identici (c.d. bicameralismo imperfetto), e devono convivere coi poteri che il Trattato riserva agli Stati membri. Il Parlamento ha la propria sede ufficiale a Strasburgo, ove avvengono le sessioni plenarie, ma si riunisce anche a Bruxelles e in Lussemburgo. È il secondo parlamento plurinazionale al mondo ad essere eletto a suffragio universale diretto, dopo l’India, con più di 342 milioni di votanti. Ogni cinque anni, a partire dal 1979, si tengono le elezioni in cui sono eletti i 785 eurodeputati, che attualmente rappresentano circa 492 milioni di abitanti. Le settime elezioni del Parlamento europeo si terranno nel giugno 2009. L’Unione europea (UE) è un’organizzazione di tipo sovranazionale e intergovernativo, che dal 1° gennaio 2007 comprende 27 paesi membri indipendenti e democratici. La sua istituzione sotto il nome attuale risale al trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 (entrato in vigore il 1° novembre 1993), al quale tuttavia gli stati aderenti sono giunti dopo il lungo cammino delle Comunità europee precedentemente esistenti. L’Unione consiste attualmente di una zona di libero mercato, detto mercato comune, caratterizzata, tra l’altro, da una moneta unica, l’euro, regolamentata dalla Banca centrale europea e attualmente adottata da 16 dei 27 stati membri; essa presenta inoltre una unione doganale nata già con il trattato di Roma del 1957 ma completata fra i paesi aderenti agli accordi di Schengen, che garantiscono ai loro cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all’interno degli stati membri. L’Unione presenta, inoltre, una politica agricola comune, una politica commerciale comune e una politica comune della pesca. L’Unione europea non è una semplice organizzazione intergovernativa (come le Nazioni Unite) né una federazione di Stati (come gli Stati Uniti d’America), ma un organismo sui generis, alle cui istituzioni gli stati membri delegano parte della propria sovranità nazionale. Le sue competenze spaziano dagli affari esteri alla difesa, alle politiche economiche, all’agricoltura, al commercio e alla protezione ambientale. In alcuni di questi campi le funzioni dell’Unione europea la rendono simile a una federazione di stati (per esempio, per quanto riguarda gli affari monetari o le politiche ambientali); in altri settori, invece, l’Unione è più vicina a una confederazione (per esempio, per quanto riguarda gli affari interni) o a un’organizzazione internazionale (come per la politica estera). Gli organi principali dell’Unione comprendono il Consiglio dell’Unione europea (spesso chiamato nel gergo giornalistico Consiglio dei Ministri), la Commissione, la Corte di Giustizia, il Parlamento, il Consiglio europeo e la Banca centrale europea. L’istituzione dell’Europarlamento risale al 1950 e dal 1979 i suoi membri sono democraticamente eletti, in tutti i territori dell’Unione, a suffragio universale, per una durata in carica di cinque anni. Il Consiglio è composto dai ministri, o comunque persone facenti parte della compagine governativa, degli Stati membri. Esso si riunisce in varie formazioni: a seconda della questione all’ordine del giorno, infatti, ciascuno Stato membro sarà rappresentato dal ministro responsabile di quell’argomento (affari esteri, affari sociali, trasporti, agricoltura, ecc.), più il commissario europeo responsabile del tema in esame. La presidenza del Consiglio è assunta a rotazione da uno Stato membro ogni sei mesi. Attualmente le formazioni sono 9: Affari generali e relazioni esterne; Economia e finanza; Cooperazione nei settori della giustizia e degli affari interni; Occupazione, politica sociale, salute e consumatori; Competitività; Trasporti, telecomunicazioni ed energia; Agricoltura e pesca;Ambiente; Istruzione, gioventù e cultura. Il Consiglio esercita, congiuntamente al Parlamento Europeo, la funzione legislativa e la funzione di bilancio; coordina le politiche 9 tuzioni e gli organismi comunitari Parlamento europeo e Consiglio dei ministri approvano congiuntamente le leggi proposte dalla Commissione europea. Benché ufficialmente il potere di iniziativa legislativa spetti alla Commissione, il Parlamento europeo può comunque chiedere alla Commissione di presentare adeguate proposte legislative mediante raccomandazioni. In questo modo, il Parlamento può esercitare il suo potere politico di impulso legislativo. Il potere legislativo del Parlamento europeo è limitato rispetto a quello dei Parlamenti degli Stati membri, e non rispetta la separazione fra poteri, attribuendo a un organo esecutivo, il Consiglio, l’esercizio dell’iniziativa legislativa. L’iniziativa legislativa, la discussione dei testi e l’approvazione di emendamenti spettano al Consiglio. Il Parlamento si limita ad approvare il testo finale e chiedere di presentare una proposta di legge. Nell’esercizio del suo potere di bilancio, il Parlamento europeo ogni anno, a dicembre, stabilisce il bilancio dell’anno successivo. Il progetto di bilancio, presentato dalla Commissione, viene esaminato congiuntamente dal Parlamento e dal Consiglio ma il Parlamento ha anche la facoltà di respingere, per importanti motivi, il progetto. economiche generali degli stati membri; definisce e implementa la politica estera e di sicurezza comune della UE; conclude, a nome dell’Unione, accordi internazionali tra la UE e uno o più Stati o organizzazioni internazionali; coordina le azioni degli Stati membri e adotta misure nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. La Presidenza del Consiglio spetta a ciascuno Stato membro per la durata di un semestre, secondo un turno stabilito da una deliberazione unanime dello stesso Consiglio. Il Parlamento europeo esercita tre poteri fondamentali: il potere legislativo, il potere di bilancio e il potere di controllo democratico. In questo caso, la procedura di bilancio deve ricominciare da capo. Il Parlamento europeo esercita inoltre un controllo democratico sull’attività comunitaria, soprattutto tramite l’istituzione di temporanee commissioni d’inchiesta. Il Parlamento ha inoltre il compito di votare la fiducia alla Commissione nel suo insieme, dopo aver ascoltato le audizioni dei singoli commissari designati, e può quindi esercitare un’eventuale “mozione di censura” verso la Commissione, che viene ridisegnata e sottoposta a nuova votazione. Qualun- que nuova adesione di uno stato all’Unione europea, nonché la maggior parte degli accordi internazionali, deve ricevere l’approvazione del Parlamento. La Commissione europea è l’organo esecutivo dell’Unione europea, e rappresenta il “governo”, tra le istituzioni comunitarie. La Commissione consiste attualmente di ventisette membri, uno per ogni stato membro. Presidente della Commissione è stato dal 1999 al 2004 l’italiano Romano Prodi (Commissione Prodi), preceduto dal lussemburghese Jacques Santer (Commissione Santer), in carica dal 1995 al 1999. Tale Commissione venne travolta da uno scandalo e fu la prima Commissione ad essere costretta alle dimissioni. Nel periodo di intermedio all’entrata in carica della Commissione Prodi venne nominato un sostituto, nella persona dello spagnolo Manuel Marín, quale Primo Commissario ad interim dal marzo al settembre 1999. Per tale ragione non è mai esistita una “Commissione Marìn”. L’attuale presidente è il portoghese José Manuel Barroso. ai collaboratori Da questo numero fino alle elezioni europee del 7 giugno le quattro pagine centrali del giornale saranno dedicate ad approfondimenti sull’Unione Europea. Ci scusiamo quindi con i collaboratori se non riusciremo sempre a pubblicare tempestivemente i loro contributi. 10 SCHEDA VERSO LE ELEZIONI EUROPEE Quanto siamo europei? Fonte: Eurobarometro: http://ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm Quando saranno le prossime elezioni europee? Eur 27: Il 16% ha risposto in modo corretto, nel 2009. IT: Il 18% ha risposto in modo corretto. (indagine svolta nella primavera 2008) Nella lotta contro il crimine organizzato e il terrorismo, l’azione dell’UE produce un valore aggiunto rispetto alle politiche nazionali? Eur 27: Il 72% ha risposto di sì, il 18% no, il 10% non sa. IT: Il 56% ha risposto di sì, il 25% no, il 19% non sa. Nell’ambito delle politiche per l’immigrazione, l’azione dell’UE produce un valore aggiunto rispetto alle politiche nazionali? EUR 27: il 55% ha risposto di sì IT: il 54% ha risposto di sì Vi saranno nuove modalità di partecipare ai processi decisionali che permetteranno ai cittadini di essere maggiormente coinvolti? EUR 27: 10% molto d’accordo; 37% d’accordo; 31% non d’accordo; 12 % per niente d’accordo; 10% non sa IT: 17% molto d’accordo; 27% d’accordo; 26% non d’accordo; 14 % per niente d’accordo; 15% non sa Pensi che la tua regione o città riceva dei benefici dagli aiuti regionali comunitari? EUR 27: 70% sì, 22% no, 8% non sa IT: 68% sì, 23% no, 10% non sa. 11 territorio La viticoltura in Valle d’Aosta La viticoltura in Valle d’Aosta ha una tradizione millenaria. Le prime testimonianze raccontano che già Cesare bevve il vino di Donnas e di Chambave. I Salassi, infatti, producevano il vino con tecniche presumibilmente acquisite dagli Etruschi. L’importanza economica e sociale della coltura della vite era ed è molto importante. Ma se una volta l’estensione viticola arrivava a 3000 ettari, all’incirca fino al secolo scorso, ad oggi si possono contare poco più di 500 ettari. Tra la metà dell’800 e la fine dello stesso secolo, una serie di malattie, tra cui la devastante fillossera, hanno messo a dura prova non solo la viticoltura valdostana ma quella di tutta Europa. Inoltre bisogna tenere conto dell’abbandono dei vigneti a causa della difficoltà di coltivazione sia per l’altitudine che per le pendenze che caratterizzano il territorio, e dove il lavoro è fatto quasi totalmente a mano, non a caso si parla di viticoltura eroica. Nonostante queste difficoltà, il vino valdostano gode di un buon interesse e di molti apprezzamenti anche al di fuori dei confini italiani. E’ diventato da vino utilizzato come integrazione del pasto di una dieta povera, a vino che vince concorsi internazionali e che si aggiudica giudizi eccellenti da parte delle migliori guide specialistiche. Il salto di qualità è iniziato anche grazie all’intervento dell’Institut Agricole Régional, che con le sue ricerche sulla vite e sul vino ha permesso uno sviluppo delle produzioni, nonché la riscoperta e la valorizzazione di vitigni autoctoni molto interessanti. Nel 1971 i vini Donnas ottengono la prima DOC, nel 1972 è la volta dell’Enfer di Arvier, cammino indispensabile per veder valorizzata la viticoltura valdostana. Nel 1985 viene conquistata una DOC unica, la Valle d’Aosta è una delle poche regioni in Italia ad averla: Valle d’Aosta DOC seguito dal vitigno o dalla zona di produzione. Dalla prima DOC il movimento del vino ha avuto un impulso più importante. Nascono tra i primi anni ’70 ed il 1990 sei cooperative: Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, Cave Coopérative de l’Enfer, Cave des Onze Communes, la Crotta di Vegneron, La Kiuva, Cave Coopérative de Donnas. I piccoli produttori hanno comunque trovato il loro spazio e la maggior parte di essi si sono riuniti nell’ associazione Viticulteurs Encaveurs Vallée d’Aoste. Queste aziende viticole sono per lo più a gestione familiare, e una produzione che va dalle 2.500 alle 220.000 bottiglie. Si assiste inoltre ad un ricambio generazionale interessante, che permetterà così di non avere abbandoni. Fenomeno in controtendenza rispetto ad altre realtà simili. Il legame tra territorio e viticoltura è nella regione molto importante, non solo per l’apporto enogastronomico e turistico che il movimento vino è in grado di creare ma anche per il ruolo di salvaguardia del territorio stesso e dell’ambiente, infatti questa produzione agricola permette di mantenere un importante equilibrio ambientale e la protezione del suolo. Anche per queste motivazioni nasce nel 1987 il aprile 31|1° 7|8 14|15 21|22 Cervim, centro internazionale di ricerche e studi per la salvaguardia e la valorizzazione della viticoltura di montagna e/o in forte pendenza. Per valorizzare queste produzioni viticole organizza inoltre ogni anno un concorso enologico internazionale giunto alla XII edizione (2-4 luglio 2009 Saint Vincent). Da segnalare inoltre il Movimento del turismo del vino che organizza in tutta Italia la manifestazione Cantine Aperte che quest’anno si svolgerà il 31 maggio e in cui sarà possibile appunto visitare le cantine, parlare con i produttori e degustare i vini. Inoltre è presente in Valle d’Aosta l’associazione Route des vins valdôtains che permette attraverso un percorso ideale da Pont S. Martin a Morgex la scoperta dei prodotti viticoli. Ma vi aderiscono anche alberghi, B&B, ristoranti, e agriturismi per permettere un’ampia offerta turistica. Ogni due anni si svolge l’esposizione dei vini DOC Valdostani, alla sua XI edizione, quest’anno sarà ad Aymavilles dal 4 al 6 settembre. Sono molti gli appuntamenti da non perdere per conoscere ed apprezzare la viticoltura valdostana. avril 28|29 1° mercoledì Aosta, Teatro Giacosa 15 mercoledì Vendemmia Tardiva aprile 3 vendredi Aoste, Théâtre de la Ville 6|7 lunedì-martedì Aosta, Teatro Giacosa Aosta, Teatro Giacosa 23 jeudi Aosta, Teatro Giacosa 21 martedì 29 mercoledì Aosta, Teatro Giacosa Aoste, Théâtre de la Ville Museo Archeologico Regionale di Aosta Tel. 0165 32778 12 territorio Strade nuove per il futuro di Saint-Vincent Intervista all’assessore Sergio Peaquin Orfeo Cout [email protected] Scriveremo in questo numero del comune di Saint-Vincent dopo una simpatica ed interessante chiacchierata con l’assessore alle Attività produttive Sergio Peaquin. Inizierei con una breve cronistoria del passato politico/ amministrativo di Sergio affinché anche i giovani che hanno aderito al partito abbiano la possibilità di conoscere queste “storiche” figure che hanno costruito il passato ma che hanno ancora energie ed idee per progettare il futuro. Dal 1970 al 1975 Consigliere comunale di minoranza; dal 1975 al 1978 Vicesindaco con delega all´Assessorato al Bilancio e alle Politiche Sociali; dal 1978 al 1983 Consigliere Regionale, Segretario del Consiglio Presidente IV Commissione Sanità e Assistenza Sociale; dal 1985 al 1990 Consigliere comunale di minoranza; dal 1990 al 1995 Assessore all´Ambiente e allo Sport; dal 1995 al 2005 Consigliere comunale di minoranza; dal 2005 ad oggi Assessore alle Attività Produttive. Sergio, parlaci del connubio Saint Vincent, Casinò e turismo… “Saint-Vincent è nata come sta- zione termale e turistica e lo stesso Casinò fu costruito in virtù di questa caratteristica. La struttura economica del paese si è modificata negli anni soprattutto in funzione della casa da gioco, Saint-Vincent non può fare a meno del Casinò come la casa da gioco non può fare a meno di Saint-Vincent. Se un tempo il Casinò per le casse del Comune era una ricchezza, oggi, non è più così. Dobbiamo quindi lavorare e trovare strade nuove per una ripresa turistica del paese”. Questa valenza turistica cosa ha determinato in passato? “Il paese si è attrezzato in base alle affluenze turistiche che ai tempi d´oro, Saint-Vincent era abituata ad ospitare e quindi sono state costruite strutture in base a tali affluenze: lo stadio, la piscina, il palazzetto, impianti sportivi, piste da sci, il tiro a volo, molte delle quali attualmente sono sotto utilizzate, soprattutto per le grandi manifestazioni, ma che generano comunque elevati costi di gestione al Comune. In questo elenco inserirei anche le Terme, che negli anni sono andate gradualmente in decadenza e che hanno generato nelle casse comunali solo ed esclusivamente elevati defi- cit; fortunatamente sono in fase di conclusione iniziative che ci porteranno alla privatizzazione delle stesse”. Sergio, come pensate di muovervi per far sì che Saint-Vincent torni ad essere un paese turistico? “Un paese turistico deve essere accogliente in tutti i sensi e attualmente abbiamo mosso i primi passi verso la “certificazione ambientale”: faremo quindi un bel check-up generale al paese, per tracciare la reale qualità della vita che lo stesso offre, sia ai residenti che a coloro che lo frequentano”. Preoccupazioni? “Saint-Vincent sta vivendo un momento di grave difficoltà. La mia preoccupazione è determinata dal fatto che se il paese continuerà ad essere “Casinò dipendente”e non riuscirà ad uscire da questa dipendenza il futuro non sarà certamente roseo. Il paese deve svilupparsi anche e soprattutto in base alle proprie caratteristiche e capacità, valorizzando le risorse esistenti, paesi a noi vicini e che non hanno il Casinò ci sono riusciti”. Inceneritore inutile e dannoso Rifiuti: la strada è quella del trattamento a freddo Jean-Louis Aillon Presidente del ‘Comitato rifiuti zero VdA’ La Valle d’Aosta produce circa 100.000 ton di rifiuti all’anno. L’ assessore Zublena si è impegnata a raggiungere gli obiettivi imposti dall’ UE, ovvero il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2012. Nel 2012, data entro la quale dovrebbe entrare in funzione l’inceneritore, avremo quindi circa 35.000 ton di rifiuti indifferenziati residui. Nessuno si sognerebbe con questi numeri di costruire un inceneritore. Sarebbe sufficiente un trattamento Meccanico Biologico (un processo a freddo che non produce alcuna sostanza altamente inquinante), e i residui finali ammonterebbero a circa 10.000 ton., che si potrebbero portare nella già prevista discarica di Issogne oppure trasportare fuori valle per bruciarli in un cementificio (ve ne sono alcuni disponibili in Lombardia). Se si volesse essere poi più virtuosi, come propone il comitato rifiuti zero, si potrebbe fare la raccolta capillare dell’umido, incentivare la raccolta differenziata secondo il principio: “chi più differenzia, meno paga”e portare avanti iniziative di riduzione alla base della produzione di rifiuti. Cosi facendo i residui sarebbero di anno in anno sempre minori e si arriverebbe gradualmente a “rifiuti zero”. I costi del Trattamento Meccanico Biologico sarebbero di circa 30 milioni di euro. Avremmo risolto il problema dei rifiuti e non ci sarebbero rischi per la salute. L’Amministrazione regionale invece ha deciso diversamente. Visto che i rifiuti prodotti localmente non sono sufficienti a far funzionare anche il più piccolo degli inceneritori, si è deciso di trovarli andando a dissotterrare la vecchia discarica di Brissogne . Come l’assessore ci ha detto non c’è la necessità di fare questa bonifica (costo: 100 milioni di euro). La si può fare o meno. La motivazione? E’ brutta e puzza e costituisce per il turista che arriva in valle una “brutta porta di ingresso”. Senza la bonifica l’inceneritore non ha senso di esistere. Ciò vuol dire che l’amministra- zione ha deciso di spendere 140 milioni di euro (la differenza di costo fra i 2 progetti), ovvero 270 miliardi di vecchie lire, non per risolvere i problema dei rifiuti, ma per bonificare una discarica che non ha bisogno di essere bonificata! L’inceneritore a griglia immetterà inoltre in atmosfera varie sostanze inquinanti, di cui alcune sono anche cancerogene e quindi metterà a repentaglio la nostra salute. Alla fine di tutto ciò, bruciando 85.000 ton all’anno, avremo paradossalmente circa 20.000 ton/anno di rifiuti residui, ovvero il doppio rispetto a quelli che avanzerebbero da un trattamento a freddo. Una parte della discarica di Brissogne (40.000 ton.) andrebbe inoltre portata direttamente ad Issogne e quindi in realtà avremo alla fine circa 60.000 ton/anno, ovvero 6 volte i rifiuti che rimarrebbero con l’alternativa proposta dal CRZ Vda. Si è scelto quindi un progetto molto costoso, inquinante e dannoso per la salute, nonché di breve respiro e non necessario, a fronte di un’ alternativa semplice, lungimirante, economica ed ecologica. 13 OPINIONI Testamento biologico:verso il referendum Fabio Protasoni [email protected] Al Senato della Repubblica è avvenuta una cosa molto grave. La legge sul testamento biologico che è stata approvata dalla maggioranza determinerà, se approvata in questa forma anche dalla Camera, un arretramento delle libertà individuali come mai è avvenuto nella storia della Repubblica e lo farà in un ambito delicatissimo come quello del fine vita. Il testo di legge prevede infatti che si debba sottoscrivere una DAT, una dichiarazione anticipata di trattamento, ogni tre anni nella quale indicare a quali trattamenti medici si desidera o non si desidera essere sottoposti in quelle situazioni estreme in cui l’evento della morte non può più essere allontanato. Si tratta di quel momento particolare chiamato “fine vita”. L’esito paradossale del dibattitto che ha animato la politica per mesi è che, anche contro la nostra esplicita volontà, alcuni trattamenti, in grado di prolungare la nostra esistenza anche oltre ogni speranza di guarigione, dovranno esserci praticati obbligatoriamente e per un tempo indeterminato. Non si tratta del caso Englaro, un caso limite e certamente controverso in relazione all’espressione delle sue ultime volontà. Si tratta di una eventualità molto più ordinaria che riguarda migliaia di casi all’anno. In pratica se ci troveremo in una situazione di “fine vita”, senza che nessuna terapia possa esserci applicata per uscire da questa condizione, senza una coscienza vigile ne alcuna autonomia per poterci esprime e, soprattutto, senza che il nostro cervello possa in alcun modo rientrare in una funzionalità intellettiva anche parziale, lo stato obbligherà i medici a continuare a mantenere attivi i nostri organi in una sorta di esistenza oltre la vita. Personalmente mi spaventa che, dopo che la mia coscenza e la mia consapevolezza si siano spente, ciò che rimane di me possa diventare di proprietà dello stato e che, in ottemperanza ad una legge assurda, vengano mantenuti in vita i miei organi e il mio corpo al di là di mè stesso. Trovo aberrante quello che potrebbe succedermi e quello che potrebbe succedere a molti. La vita non è una semplice fisiologia, non è l’insieme di una attività cellulare e del funzionamento chimico, meccanico e biologico di una macchina e il rispetto per la dignità del malato e della persona non può non essere un principio valido sempre. Ecco perché è necessario il testamento biologico. Ecco perché è necessaria una norma in grado di rendere efficacie la volontà del paziente anche oltre la propria capacità di esprimerla in quel momento. Anche per responsabilità del “nostro” senatore Fosson (è suo l’emendamento che non rende più vincolante per il medico la dichiarazione anticipata di trattamento) tutto questo non potrà realizzarsi. Anzi si corre il rischio che i medici, per evitare che un parente o un attivista di qualche movimento parareligioso o un cittadino qualsiasi possa denunciarlo, applicheranno a tutti i corpi in queste condizioni tutti gli accanimenti terapeutici possibili. E’ questo che si vuole? Certamente stiamo parlando di una materia difficile in cui i confini non possono essere definiti senza tener conto dei convincimenti etici personali, degli orientamenti religiosi e filosofici delle persone. La Chiesa cattolica è preoccupata che si possa introdurre anche nel nostro paese l’eutanasia. E’ compito della politica, nel rispetto dei principi della Costi- tuzione, trovare una sintesi, un equilibrio che dia garanzie alle persone e allo stesso tempo non ceda alla tentazione, come per troppo tempo è successo, di non fare niente. La strada che si sta scegliendo è, a mio parere, tutta sbagliata. Forse per paura, forse per compiacere qualche vescovo, si sta scegliendo di imporre una tesi fatta di obbligi, divieti e, putroppo, sofferenze. Questo determinerà effetti diversi non ultimo, temo, quello di un occultamento e di un oscuramento di questi casi in qualche forma di clandestinità che sarebbe devastante. Personalmente ritengo che se l’esito finale sarà quello annunciato dal Senato e nonostante le difficoltà che si presenteranno, sarà necessario aprire la strada del referendum. Dobbiamo prendere atto Giorgio Bruscia Dobbiamo prenderne atto: il Pd, voluto soprattutto da Veltroni, è un dato di fatto, una realtà oggettiva del panorama politico italiano. Avrà il percorso di qualsiasi altro partito, alti e bassi, ma è là e rappresenterà senza alcun dubbio un progetto importante nel gioco politico del Paese. Detto ciò vediamo cosa ci riserverà il futuro panorama politico del nostro Paese. Rivendico per il Pd il diritto di essere un partito di centro sinistra. Addirittura di sinistra, se lo rapportiamo alla destra di Fini e Berlusconi. Io sono culturalmente di sinistra ed ho scelto la continuità con questo partito, proprio perché interpreta il ruolo che il PCI, a cui da sempre sono stato iscritto, e che ha voluto perseguire, da Salerno in poi. Erano quelli altri tempi e diversi erano i temi della lotta, ma alla base vi erano gli stessi principi che muovono il Pd oggi. Alla sinistra del Pci ci sono sempre stati gruppettari di ogni specie, scissionisti per vocazione e perché incapaci di comprendere una politica che potesse valere per un popolo, non mi meraviglia il fatto che l’asse in Prc sia stato spostato proprio da un piccolo gruppo di Trokzisti, che di fatto ha prodotto la spaccatura di Vendola. Credo che in questo quadro gli unici con i quali il Pd potrà trattare in futuro, saranno quelli che si coordineranno intorno a Vendola e Mussi e forse ai socialisti, ma di sicuro per chi insisterà su di un rigore comunista da fine ottocento, non ci sarà proprio nulla da fare, e resteranno a contemplare la propria solitudine. D’altra parte, quanti di voi, sono mai stati comunisti, del Pci intendo? Non credo molti. Avrete vagato, come fanno in tanti ora in tutte le plaghe del settarismo marxista-leninista sino magari a qualche incontro con i socialisti (che cavalcavano e finanziavano pure quelle espressioni, proprio in funzione di fronda contro il Pci), ma il Pci era un partito troppo impegnativo per chi volesse sempre fare a modo proprio, essendo importante seguire una linea, la sua, più ancora che esprimere la propria. Col Pd di Franceschini, a differenza di quello di Veltroni, si è tornati, almeno per i big e la stampa, ad una forma di centralismo democratico nella comunicazione, ma è più ampia la discussione interna perché si stanno allargando gli spazi della partecipazione a livello dei circoli e delle consultazioni primarie per le candidature. Ovviamente se per voi essere di sinistra è essere rivoluzionari, allora, in democrazia nessuno è di sinistra, perché le regole non prevedono l’insurrezione armata e la nostra Costituzione codifica come attraverso i partiti, non importa se di destra, di centro o di sinistra, si costruiscano le istituzioni in coerenza al contratto sociale che al termine della Resistenza, gli italiani hanno gloriosamente sottoscritto. Le Travail / Il Lavoro Quindicinale di attualità, politica e cultura fondato nel 1948 da Giulio Dolchi Organo di informazione del Partito Democratico Valle d’Aosta Direttore responsabile: Giovanna Zanchi [email protected] 14 Coordinatore della redazione: Davide Avati - [email protected] Redazione: Quintino Botrugno ([email protected]); Orfeo Cout ([email protected]); Claudio Latino ([email protected]); Maurizio Pitti ([email protected]); Fabio Protasoni ([email protected]); Redazione e amministrazione: Corso Battaglione Aosta 13/a 11100 Aosta Tel. 0165 262514 – Fax. 0165 234245 e-mail: [email protected] [email protected] CULTURE Il Libro Una fotografia di copertina Il libro di Andrea Desandré “Notabili valdostani - dal fascismo al fascismo: viaggio a ritroso e ritorno”, edito da Le Château nel 2008 e dedicato alle classi dirigenti valdostane nel XIX e nella prima parte del XX secolo, suscita interesse non solo per il suo contenuto, ma anche per la fotografia di copertina. C’è un vecchio detto: un’immagine dice più di mille parole. Non è vero. Le parole dei libri sono importanti e le immagini, non contestualizzate, sono documenti muti e spesso fuorvianti. Nella fotografia vediamo tre signori di età avanzata: due di essi indossano abiti che li identificano inequivocabilmente come fascisti. Uno è Jules Brocherel (a sinistra), etnografo, fotografo e giornalista valdostano molto importante negli anni compresi tra il 1900 e il secondo dopoguerra. Gli altri due sono l’avvocato Cesare Martinet (al centro) e Charles Torrione (a destra), che sarà il primo sindaco di Aosta dopo la liberazione. La fotografia venne eseguita nella primavera 1941. Non è il caso di riprendere l’analisi sul fascismo in Italia e quindi anche in Valle d’Aosta, sul consenso che ebbe il regime autoritario di massa e sulla modernizzazione impressa ad una nazione che soffriva di un secolare sottosviluppo. Le sue classi dirigenti erano, salvo poche eccezioni, cresciute all’ombra dello stato liberale che, come ebbe a dire il socialista Riccardo Lombardi, non era mai stato veramente democratico. All’indomani della Grande Guerra, le classi dirigenti italiane scelsero il fascismo come difesa da un’altra modernità: l’estensione della base democratica dello stato e l’ingresso dei partiti del movimento operaio nella gestione del potere. Questo avvenne in Italia e in Valle d’Aosta. Che cosa è una fotografia nell’apprendimento, lo studio e la scrittura della storia? La fotografia va utilizzata come una delle fonti che aiutano chi si occupa di storia a ricostruire una determinata epoca. Insieme ad essa ci sono documenti di origine diversa: il casellario giudiziario, per quel che riguarda l’ordine pubblico, le relazioni economiche sul funzionamento dei comparti industriali, per la Valle d’Aosta i fatturati e le ordinazioni della Nazionale Cogne, gli interventi delle autorità pronunciati in occasioni pubbliche, gli articoli dei giornali, le manifestazioni di costume, gli indici di incremento demografico o il diminuire delle nascite, i silenzi e gli assensi di personaggi che avranno poi un ruolo in un periodo successivo a quello preso in esame, le manifestazioni di aperta protesta come, ad esempio, le scritte tracciate su muri di fabbriche e casolari di campagna. Una fotografia non parla solo per l’immagine che riflette davanti ai nostri occhi: deve essere accompagnata almeno da una didascalia che consenta di datarla e riportarla all’epoca in cui venne eseguita. Se alcuni dati importanti mancano, essa può dirci qualcosa solo in un ambito più ristretto e osservandola potremmo fare un commento sulla divisa da gerarca e sulla camicia nera di uno dei protagonisti. Una fotografia contestualizzata può invece fornire un valido aiuto se la si confronta con altre dello stesso periodo: avremo in questo modo un’immagine più complessiva della partecipazione di una categoria sociale ad un movimento culturale e politico. In questo senso la fotografia pubblicata sulla copertina del libro di Desandré è un ulteriore riflessione sulla classe dirigente valdostana negli anni compresi tra il 1922 e il 1943. Qui siamo nel 1941: l’Italia ha già aggredito la Francia ed ha rischiato di perdere la breve guerra sulle Alpi, si appresta a mandare i suoi Alpini in Russia per collaborare ad un conflitto di sterminio contro la popolazione civile, i membri del partito comunista e gli ebrei, ci apprestiamo ad essere sconfitti dai greci a cui dovremmo spezzare le reni. Forse qualcuno comincia a dubitare dell’immancabile vittoria e pensa al futuro. Questi signori sono persone molto in vista in una piccola città come Aosta; in una determinata e pubblica occasione hanno, come fanno abitualmente, indossato divise e camicie che li identificano come fascisti. Anzi, insieme ad altri, rappresentano ad Aosta e in Valle quel regime che si è imposto con la forza, che ha eliminato fisicamente Matteotti e tanti altri oppositori, che ha condotto l’Italia a partecipare a due guerre, prima in Africa e poi in Spagna, che ha promulgato le leggi razziali contro gli ebrei, che ha stretto un patto di alleanza con la Germania nazista, che è da un anno in guerra per instaurare un nuovo ordine in Europa. Cosa si stanno dicendo questi signori? Forse dubitano, forse nutrono speranze nella vittoria, forse quel giorno avrebbero preferito starsene a casa. Per rispondere a domande di questo tipo, bisogna leggere il libro di Desandré. Se la fotografia è una traccia del passaggio umano, allora le persone fotografate erano lì, in Piazza Carlo Alberto (oggi Chanoux), nella data ora di un dato giorno e vestite in quel modo. L’emulsione sensibile ne ha conservato il ricordo come persone che per un attimo sono passate dinnanzi all’obbiettivo: la traccia, il momento dello scatto, e l’ombra, le tre figure che vengono ricordate dalla memoria singola e collettiva. Se qualcuno si è scandalizzato perché è stata resa pubblica questa fotografia, si è sbagliato: non ha fornito un buon servizio alla storia della Valle d’Aosta e nemmeno alle persone fotografate. Questa immagine ha aggiunto certamente qualcosa in più alla conoscenza su chi ebbe in anni ormai lontani responsabilità di potere e comando in una regione che con la modernizzazione forzata e autoritaria imposta dal fascismo era cambiata e in cui erano state poste le basi di una struttura industriale che avrebbe poi contato molto nella sua storia futura. La pubblicazione in copertina della fotografia può essere intesa anche come una provocazione. Ben vengano le provocazioni se ci aiutano a capire di più e meglio il passato di una regione che pagò un alto tributo di sangue negli anni compresi tra il 1943 e il 1945 e in cui si combatté anche per una Valle d’Aosta diversa in un’Italia diversa e in un’Europa che stava faticosamente uscendo da un lungo tunnel in cui si erano combattute ben due guerre mondiali. De Meyer Iscrizione 1/48 del 9/4/1948 del Registro di Stampa del Tribunale di Aosta Abbonamenti: Italia annuo: 25 euro - Sostenitore: 50 euro Versamento su CCP n. 11664117 Editore: Il Lavoro/Le Travail coop. a.r.l. Stampa: Tipografia Duc s.r.l. a socio unico Loc. 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Non devo più sostenere tutto quel peso sulle spalle: le tradizioni, lo sguardo degli altri, la loro presenza tutto il tempo a casa mia a bere tè e mangiare biscotti, le chiacchiere delle zie e delle vicine quando avevo voglia di stare tranquilla e sola, le risate e le prese in giro delle amiche quando sognavo ad occhi aperti … Felice! Certo che sono felice, non sono in Europa? Non è quello che volevo? Passano le settimane, i mesi, ma ecco, inizio a cercare qualcosa. Inizio a sentire un peso sul petto. Man mano che passa il tempo, il peso cresce e mi sento soffocare. Continuo a cercare, a cercare … La mia felicità: inizio a vederla meno netta di prima, anzi la vedo sempre più sfocata e lontana. La mia libertà, già, qui sono libera: esco “quando voglio”, ma per andare a lavorare se voglio rimanere in Europa. Il benessere, non so se l’ho trovato, ma so che non devo permettermi molte cose se voglio vivere e far vivere la mia famiglia… La tranquillità: certo, adesso nessuno mi disturba, quando ho voglia di riposare, nessuno si mette a chiacchierare durante la mia trasmissione preferita, nessuno litiga con me per scegliere la pietanza da cucinare per cena, … Ma, purtroppo, non c’è nessuno che mi chiede se sto bene, se ho fatto un brutto sogno o se ho trovato traffico. Non c’è la zia che mi dice di prendere alcuni chiodi di garofano per far passare il male di testa. Non c’è la nonna che mi confida i segreti per diventare una brava cuoca. Mi mancano le risate delle amiche, quando ci raccontavamo i piccoli segreti. E la mamma, già, mi bastava guardarla negli occhi per sentirmi serena e protetta. In Europa, per me stessa, decido tutto io! Sono sola a decidere! Già, sono SOLA! Rachida Adlani “Cara Rachida, forse nessuno di noi ti ha mai detto quanto sei importante e quanto è importante quello che fai. Non sei sola. Hai tante persone accanto che ti stimano e ti vogliono bene, anche se molto probabilmente non te lo dicono. Un forte abbraccio.” - Erika Forse non ho capito? Premetto subito, a scanso di equivoci, che la mia presente non ha alcun intento polemico ma è semplicemente il frutto della necessità di esplicitare alcune perplessità su una scelta del PD. È necessario, per poter arrivare alle perplessità, segnalare alcuni eventi pregressi, per prima cosa ciò che successe una domenica di qualche tempo fa, domenica in cui ciascuno di noi poteva liberamente esprimere una preferenza, una scelta. Per quanto mi riguarda la scelta, o meglio il mio voto, era convintamente indirizzato sull’attuale segretario. Si doveva costruire un movimento nuovo e io avevo interpretato la scelta di Raimondo (permettimi il tu) come una scelta di “servizio” nel senso più nobile e onesto del termine; ma l’avevo interpretata (in questo caso forse sbagliando) anche come la scelta di connotare il PD quale “baluardo” eretto a separare la sinistra (alla quale penso di appartenere) dal movimento ampiamente maggioritario della Valle d’Aosta. Qualcuno potrebbe obiettare che la mia posizione è assolutamente pregiudiziale e probabilmente è vero ma mi sembrava che l’atteggiamento dell’UV sia e presupponente (si pensi alle dichiarazioni pre-regionali), e strabico verso destra (non è un segreto qual è l’anima dominante in questo momento) e assolutamente chiuso a sollecitazioni che vadano in senso antigovernativo (nazionale). Arrivo al dunque con una domanda: perché? Perché questa uscita alla vigilia delle europee? Perché rivolgersi a chi ti degna di sguardi di superiorità e non agli interlocutori che, almeno io, ritengo più affini? Perché devo rendermi conto, e bruscamente, di aver fatto una scelta errata? Perché mi trovo a disagio con chi mi dice “ma allora è vero, in Valle d’Aosta esiste l’UV, quelli che stanno con l’UV e quelli che vorrebbero stare con l’UV”?. Vi ringrazio per l’ospitalità Mauro Tamborin 16 25 aprile • Festa della liberazione Nessuna medaglia ai repubblichini Il no dell’Istituto Storico della Resistenza: “ragioni storiche, politiche e costituzionali” L’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea in Valle d’Aosta, nel corso dell’Assemblea dei soci del 31 marzo, esprime la propria protesta e indignazione sulla proposta di legge n. 1360/2008 per l’istituzione dell’Ordine del Tricolore 1940-1945 da conferire, secondo l’articolo 2, anche a coloro che combatterono “nelle formazioni dell’esercito nazionale repubblicano (della Repubblica sociale italiana, RSI) durante il biennio 1943-45. Considerato che la Repubblica sociale italiana non si configura in alcun caso come Stato legittimo; che le diverse milizie istituite dalla Repubblica sociale italiana operarono pressoché esclusivamente per la repressione del movimento partigiano, per la cattura e l’uccisione di militanti politici, per la cattura e la deportazione degli ebrei e nelle rappresaglie e nelle retate contro la popolazione civile; che le formazioni della RSI hanno perseguito gli stessi obiettivi hitleriani di annientamento della libertà e dei diritti fondamentali di ciascun essere umano; cha la Valle d’Aosta è medaglia d’oro al valor militare per la guerra di liberazione 1943-45. L’Istituto si oppone all’approvazione di tale proposta di legge per ragioni storiche, politiche e costituzionali. L’Istituto delibera di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente della Repubblica Italiana, alla Presidenza della Camera dei Deputati, al Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta, al Presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, ai capigruppo consiliari regionali valdostani, al Senatore e al Deputato della Valle d’Aosta presso il Parlamento italiano. Se questo è un uomo: l’orrore spiegato ai ragazzi Il 23 aprile spettacolo per le scuole dal romanzo di Primo Levi Spiegare l’orrore dei campi di sterminio. Illustrare il lento ritorno alla vita di un sopravvissuto all’abisso di Auschwitz. E’ questo il cuore di ‘Se questo è un uomo’, romanzo autobiografico di Primo Levi che i ragazzi del liceo ‘Juvarra’ di Torino porteranno in scena anche ad Aosta il 23 aprile nell’ambito delle celebrazioni per la festa della Liberazione. La rappresentazione in due atti, dopo il prologo che sviluppa il tema della necessità della memoria e ricostruisce le fasi che portarono ai momenti tragici della Shoah, si incentra sull’opera di Levi, sottolineando alcuni momenti importanti della vicenda narrata. L’appuntamento, pensato per i ragazzi degli istituti superiori della Valle d’Aosta, è fissato per il 23 aprile. Mussolini o Parri brevi considerazioni a margine di un progetto di legge Paolo Momigliano Levi Di fronte al sistematico attacco ai principi della democrazia può sembrare superfluo riflettere su di una singola proposta di legge: mi riferisco all’Istituzione dell’Ordine del Tricolore, che tanto a cuore sta al ministro della Difesa Ignazio La Russa: una proposta che si propone di equiparare i combattenti italiani nel nome delle vicissitudini che hanno affrontato e delle sofferenze patite nel corso del secondo conflitto mondiale per obbligo o per scelta: nelle Forze armate italiane come nel Corpo dei volontari della libertà, militi nell’esercito di Salò o partigiani nelle fila della Resistenza. Un’equiparazione monca che tiene conto (giustamente) di quello che hanno patito gli internati militari, ma che non considera degni di un rispetto almeno pari i deportati per motivi politici, fra i quali non mancano nemmeno ufficiali e soldati dell’esercito regolare che non vollero essere complici dei nazisti. Un’equiparazione che cancella lo stesso significato del concetto di patria, se lo si intende come retaggio dei padri a cui ciascuno deve fare riferimento impegnandosi come persona e come cittadino. Allora come ora ciascuno deve decidere se la sua idea di “patria” è più vicina a quella di Mussolini che guardava al grande Reich o quella di Parri che guardava alle grandi democrazie liberali; se sente propri gli obbiettivi di fondo perseguiti dal generale Graziani o quelli per i quali il generale Perotti è stato fucilato al Martinetto di Torino. La dialettica delle idee, specie se il confronto avviene su valori e principi di fondo, non significa morte, ma vita della patria, sempre che non si voglia concepire la Patria come un ente astratto che piega a suoi fini lo Stato, le sue istituzioni e quindi i cittadini. La scelta resta sempre quella fra la democrazia partecipativa e la demagogia. Chi ha proposto quella legge lo sa bene, tant’è che accanto ai rappresentanti delle diverse formazioni di combattenti ha sentito il bisogno di collocare senza che ce ne fosse alcuna necessità un nume tutelare: il presidente dell’Istituto storico della Repubblica sociale italiana. Qualcuno potrebbe pensare che chi scrive non avrebbe fatto sentire la sua voce di totale dissenso se la funzione storico-culturale nel Consiglio dell’Ordine del Tricolore fosse affidata ad Oscar Luigi Scalfaro, presidente dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia. In realtà, a me preme che ai combattenti di ieri come ai cittadini di oggi sia lasciata la libertà scegliere, dopo aver capito se nel nostro presente e per il nostro futuro sia meglio rifarsi all’esempio del maresciallo Graziani o a quello del prof. Ferruccio Parri. Se la proposta dovesse diventare legge — come temo dati i tempi che corrono — , mi auguro che tutti i combattenti non richiedano l’onorificenza di “cavaliere dell’Ordine del Tricolore” e rifiutino un obolo troppo tardivo per chi si è conquistato una vita dignitosa, ancorché modesta, con il proprio lavoro. La loro scelta d’un tempo non può essere oggetto di un mortificante mercimonio.