Quindicinale di attualità, politica e cultura fondato nel 1948 da Giulio Dolchi
Dopo il mondo bipolare della guerra fredda e la breve parentesi monopolare americana, siamo progressivamente ritornati al vecchio modulo di un mondo
composto da diverse grandi potenze, con gli Stati Uniti certamente più forti degli altri, ma non in grado di reggere da soli il peso di tutto il pianeta.
Romano Prodi
TERREMOTO
I drammatici eventi del 6
aprile, ancora una volta chiamano a raccolta le energie
migliori del nostro Paese e lo
spirito di condivisione e di
unità di cui la nostra gente ha
sempre saputo dar prova nei
momenti più difficili.
Riportiamo il messaggio di
solidarietà di Dario Franceschini a poche ore dalla tragedia:
“Il Partito Democratico esprime il suo dolore per le tante vittime, la sua vicinanza
e la sua fattiva solidarietà
alle popolazioni abruzzesi
tragicamente colpite dal sisma. Da subito nelle città e
nei paesi colpiti le strutture,
le sedi dei circoli i militanti
del Pd sono a disposizione
della protezione civile e del
governo per tutte le necessità
che si ritenessero necessarie
ai soccorsi. In tutta Italia il
Pd è pronto a mobilitarsi, in
coordinamento con le richieste che dovessero venire dalle autorità, per gli aiuti alle
popolazioni così duramente
colpite dal sisma. Il Partito
democratico ha già messo a
disposizione della protezione
civile, delle amministrazioni
locali colpite, del governo le
proprie strutture e la disponibilità dei propri militanti
come volontari”.
Il PD invita inoltre a sostenere la raccolta di fondi che la
Caritas sta organizzando.
Per sostenere gli interventi
in corso (causale “Terremoto
Abruzzo”) si possono inviare
offerte a Caritas italiana tramite ccp 347013 o tramite Unicredit Banca Roma (Iban IT38
K03002 05206 000401120727
o attraverso CartaSì e Diners
telefonando a Caritas Italiana
(06.66177001)
E’ attivo uno speciale nelle
home-page del sito:
partitodemocratico.it
“Quando noi diciamo Europa, oggi, intendiamo alludere
non soltanto ad una certa estensione di terre; intendiamo
assai più alludere ad una certa forma di civiltà, ad
un modo di essere che contraddistingue l’europeo
dall’uomo di altri continenti: un abito civile, un modo di
pensare e sentire a lui proprio”.
Federico Chabod - ‘Storia dell’idea di Europa’
Le elezioni più importanti
Il Valais è uno Stato, e così pure
il Massachussets, anche se noi
li percepiamo come parte della
Svizzera il primo e come parte
degli Stati Uniti il secondo. La
Confederazione Svizzera riassume in molte questioni importanti le volontà di tutti i suoi cantoni. La forza degli Stati Uniti
d’America nasce dall’essere un
(quasi) intero continente che
parla con un’unica voce. La costruzione degli Stati Uniti d’Europa passa attraverso una serie
di tappe obbligate: il mercato
unico, la moneta unica, il più
presto possibile la Costituzione, l’ampliamento del numero
degli Stati membri, una politica
estera comune. Fino ad oggi il
Parlamento europeo non è stata
la sede più importante di decisione in Europa, ma di elezione
in elezione abbiamo visto il suo
peso allargarsi sempre di più ri-
spetto all’iniziale ruolo esclusivamente consultivo.
La Valle d’Aosta è soltanto una
regione autonoma e non un cantone sovrano dell’Italia, ma il
trasformarsi dell’Italia in uno
degli Stati della Federazione
Europea è la via maestra per realizzare pienamente le sue aspirazioni storiche riguardo alla
lingua e alla molteplicità delle
relazioni di vicinanza. Anche se
alcune delle nostre forze politiche pensano soltanto alle elezioni regionali, e alcuni critici
del Partito Democratico subordinano ogni valutazione strategica alle alleanze per le comunali di Aosta del 2010, in realtà
le elezioni con maggiori conseguenze per la vita quotidiana di
tutti i valdostani sono già oggi
le europee.
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CORSO LANCIERI
di AOSTA 15
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1,50 € - prima quindicina aprile 2009 - www.partitodemocratico-vda.it
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2
REGIONE
Elezioni europee: il PD baluardo al dilagare
del Pdl e della cultura reazionaria
Raimondo Donzel
[email protected]
La redazione di le Travail mi ha
invitato a rispondere ad una lettera di Mauro Tamborin (pubblicata a pag. 15), cosa che faccio con
piacere perché può contribuire
a chiarire il quadro politico che
sta alla base di una mia proposta
in qualità di Segretario e di una
scelta difficile ma consapevole
ed “unanime” dell’Assemblea
Costituente del PD.
Preciso che la redazione del Travail è libera e plurale, nell’auspicio di fare di questo giornale,
finanziato per una parte da finanziamenti pubblici e per l’altra
(assai più consistente) dal Partito
democratico, uno spazio per un
dibattito leale e non fazioso della
sinistra riformista in Valle d’Aosta.
Le righe che seguono sono state
scritte il 3 aprile e prescindono
dall’evoluzione dei fatti politici
che sicuramente seguirà la pubblicazione delle stesse su le Travail;
ma forse proprio per questo vale
la pena che siano pubblicate.
La proposta del Segretario. Non
scarico nell’unanimismo dell’Assemblea una mia precisa responsabilità. Non mi nascondo. Ma
ribadisco che prima di arrivare
alla proposta ho sentito i rappresentanti che si riconoscono
esplicitamente nel Pd nelle Amministrazioni comunali, i circoli
che hanno avuto la benevolenza
di riunirsi la sera, anche quando
c’erano le partite di calcio in tv.
Un confronto vero, vivace, in cui
non sono mancati i dubbi, le incertezze di chi non ha la verità in
tasca ma la cerca attraverso una
faticosa mediazione. La politica
del Pd passa attraverso grandi
consultazioni (primarie) ma anche attraverso lo spazio propositivo dei militanti (anche il PD è
nato così, prima delle primarie
si sono fatti i Congressi). Chi si
sottrae pregiudizialmente al confronto non ha una visione riformista della politica.
La decisione del Partito Democratico. Dar vita ad un’ampia
coalizione autonomista e della
sinistra riformista per le elezioni
europee. Il PD intende fare tutto
ciò che è possibile per evitare che
il Pdl pianti la sua bandierina anche sulla Valle d’Aosta. Per fare
ciò non intendeva scaricare i suoi
alleati delle elezioni politiche; ma
partendo dalle dichiarazioni preoccupate dell’on. Roberto Nicco
sulla destra al Governo, chiamare i valdostani tutti ad un atto di
responsabilità per arginare la cultura populista e sostanzialmente
antiautonomista di questa nuova
destra. Il federalismo del Pdl e
anche della Lega nasce in antitesi alle autonomie speciali e non
come sviluppo naturale di una
cultura che vede il federalismo
strettamente legato alla solidarietà fra popoli e dentro le singole
comunità.
Le elezioni europee. Le norme che
regolano le elezioni europee sono
profondamente diverse da quelle
delle elezioni politiche dove l’Alleanza a sinistra è risultata vincente. La proposta Rollandin-Nicco
di modificare riducendo a 25.000
voti di preferenza il quorum necessario alle liste apparentate della Valle d’Aosta per eleggere un
parlamentare, condivisa da quasi
tutte le forze politiche e in particolare da Vdv e RV, dimostra la
necessità di una norma ad hoc per
la nostra regione. Purtroppo il governo Berlusconi a differenza del
governo Prodi (nella I commissione della Camera era stata approvata una norma per dare alla Valle
il parlamentare europeo) non ne
ha voluto sapere.
Nel 2008 nella scheda elettorale
delle elezioni politiche vi erano
cinque simboli. Tre di destra e
due autonomisti (uno di centro e
l’altro di centro sinistra); la destra
era dunque divisa e isolata, la sinistra unita nonostante a livello
nazionale fosse frazionata; una
scelta locale quindi, possibile grazie alla circoscrizione unica che
alle europee non c’è. Scelta locale che qualcuno oggi finge di non
vedere perché non ammette più i
livelli territoriali (niveaux différents come li chiama l’UV) per il
Comune di Aosta (Curioso? Eppure pur di attaccare il PD nazionale
e regionale si mistifica spesso la
realtà.)
Alle europee invece bisogna prendere atto che la sinistra parte già
con quattro simboli decisi a livello nazionale e che noi non possiamo non ritrovare nella scheda
elettorale regionale; quattro a cui
forse se ne aggiungeranno altri. I
partiti nazionali di sinistra hanno
bisogno di tutto il sostegno possibile per arginare la destra. E noi
non facciamo nulla per impedire che i voti degli elettori valdo-
stani vadano a gonfiare il Pdl di
Berlusconi? Anzi qualcuno invoca in modo miope e dissennato
l’abbraccio mortale fra UV e Pdl?
Complesso di Tafazzi?
Il quadro politico. Quando nel
2006 ci fu una straordinaria affermazione dello schieramento
di centro sinistra in Valle, tutte
le tv e i giornali nazionali, tutti
i sondaggi parlavano della inevitabile vittoria dell’Unione di
Prodi. (Foto ricordo di Nicco e
Perrin che firmano accordo con
Prodi). Poi la vittoria risicata e il
comportamento sconclusionato
e irresponsabile dei 15 partitiniclub dell’Unione hanno determinato il tracollo del governo e
la fine di un’esperienza politica.
Oggi Franceschini ribadisce: mai
più l’Unione (quell’Unione non
le Alleanze in sé).
Nel 2008 Veltroni salva la sinistra
riformista dal tracollo con la nascita del Partito democratico. In
Valle d’Aosta vittoria dimezzata.
Passa solo Nicco (Foto ricordo
della stretta di mano dei due candidati con Veltroni: il PD allora
faceva comodo?)
Regionali 2008: la sinistra anziché beneficiare di questi risultati,
paga sì la vittoria di Berlusconi;
ma lo spostamento verso l’area
autonomista di voti della sinistra e soprattutto l’astensionismo
dell’antipolitica.
Dal 2006 ad oggi è quindi cambiato completamente il quadro
politico. E a ciò si aggiunta anche
la crisi economica. Ne prendiamo atto o andiamo avanti a testa
bassa? Difendiamo uno spazio
politico per la sinistra riformista
o abdichiamo?
Fuori gioco. A destra come a sinistra si parla di elezioni comunali,
addirittura di regionali del 2013.
E l’Europa? Chi se ne frega? Per il
Partito Democratico invece di tratta di elezioni molto importanti.
Nelle quali noi saremo vicini alla
grande famiglia dei socialisti del
PSE per contrastare le destre europee, rilanciare l’idea di un’Europa più attenta al mondo del
lavoro, alle famiglie, alle piccole
imprese e soprattutto alle regioni.
Un’Europa per tutti e non un’Europa delle banche e della finanza
allegra solo per i più ricchi. Chi
cerca consensi parlando di elezioni comunali diseduca i cittadini
al voto, favorisce l’astensionismo,
e il pugno di voti di oggi diventerà il pugno di mosche domani.
Domanda: ha ancora senso una
forza organizzata di centro sinistra in Valle d’Aosta? Sì, più
che mai per evitare che la forza
attrattiva del Pdl sposti a destra
l’elettorato autonomista. Serve
che esplicitamente l’elettorato
valdostano dimostri, non solo
nelle file autonomiste, ma anche
attraverso i partiti della sinistra
un preciso orientamento.
L’avversario? Per il Partito democratico l’avversario non sta a
sinistra; ma è la destra costituita
dal PDL e soprattutto dalla strisciante cultura reazionaria che
sta contaminando altre forze politiche. E’ un avversario anche la
pseudo sinistra dell’antipolitica
dei Grillo e dei qualunquisti, del
radicalismo intransigente che
demolisce le istituzioni repubblicane tenacemente difese dal
Presidente della Repubblica Napolitano. Quanto all’UV ricordo,
per aver fatto le campagne elettorali delle politiche 2006 e 2008
che gli avversari (e mai usammo
il termine nemico) erano le scelte dell’UV e non quei suoi militanti di base con i quali abbiamo
spesso condiviso una visione solidale ed equa della società e che,
inutile nasconderlo, votarono i
nostri candidati. Demonizzare in
modo generalizzato l’UV ha quindi confuso il dibattito politico e
allontanato dalla sinistra anche
coloro che prima dirigevano verso
di essa le loro simpatie. Come relazionarsi con l’UV dipende dalle
scelte che farà… Ma importante
resta il dialogo con tutti coloro
che hanno una sensibilità di centro sinistra e sono sparpagliati in
diverse forze politiche per attrarli
verso il PD.
Una certezza. La nostra azione
politica non si ferma alle elezioni
europee, ma proprio con le europee riparte con slancio per fare le
tante riforme di cui ha bisogno
anche la Valle d’Aosta per fronteggiare la crisi, difendere il diritto al lavoro e garantire un nuovo
welfare.
La speranza. Che chi ha dileggiato Obama e attacca sistematicamente il PD sulle pagine di un
foglio locale capisca che la cultura della sinistra è fatta prima di
tutto di rispetto, anche nel modo
di esprimersi. E che dall’astio e
dalla faziosità non cresce la partecipazione di cui tutta la politica
ha bisogno per difendere la democrazia.
3
REGIONE
Quattro passi contro la crisi Donne al Volante
Revisione dell’Irse, più fondi ad anziani e invalidi, L’Italia è il 26° paese in Europa figli di quanti non ne abbiano. Di
meno burocrazia, nuovo modello di welfare
per tasso di occupazione femmi- questo e di altro si è parlato il 27
Carmela Fontana
[email protected]
E’ sotto gli occhi di tutti che la crisi economica mondiale che da
molti mesi imperversa anche nella nostra regione non sarà una crisi
di breve periodo e che sta già producendo pesanti effetti sul reddito
delle famiglie valdostane. In particolare, sono colpite le fasce sociali più deboli, penso agli anziani, pensionati con un solo reddito, ai
giovani con lavori a tempo determinato o precari, ai cassintegrati,
insomma alle tante persone che, già in difficoltà, trovano oggi ancora
più complesso riuscire ad arrivare alla fine del mese.
Penso tuttavia anche ai lavoratori a reddito modesto che fino a qualche tempo fa riuscivano ad avere un relativo livello di qualità della
vita accettabile, mentre adesso si trovano ai margini della povertà.
Occorre prendere delle iniziative concrete e il Pd vuole mettere in
evidenza quattro urgenze che potrebbero dare un aiuto concreto e nel
breve termine a tutte queste persone.
In particolare, chiediamo alla Giunta regionale se condivide con noi
la necessità di dare attuazione alla delibera della Giunta regionale
1266 del 2007, là dove prevede che gli enti erogatori di prestazioni
soggette all’indicatore regionale della situazione economica possano
tenere conto di straordinarie situazioni di difficoltà socioeconomica
o di variazioni della situazione economica e quindi possano intervenire anche a favore di famiglie che, pur avendo avuto in passato un
Irse relativamente alto, si ritrovano oggi con un reddito notevolmente e rapidamente ridotto. Un secondo elemento su cui chiediamo che
la Giunta regionale esprima le proprie intenzioni è quello relativo
all’aumento dei fondi a disposizione della legge 19 del 1994, perché
siamo convinti che nei prossimi mesi aumenteranno notevolmente le richieste e perché crediamo che occorra pianificare interventi
ordinari nei confronti di quelle situazioni che non hanno oggettive
possibilità di miglioramento nel breve periodo. Mi riferisco in particolare agli ultra65enni e agli invalidi con oltre il 46% di invalidità,
che come si sa sono due categorie che hanno estrema difficoltà a trovare un’attività retribuita che consenta loro di uscire dall’emergenza
sociale. Altri due elementi riteniamo indispensabili da attuare nel
breve periodo e utili a fare uscire dalla crisi molti nuclei familiari
valdostani. Il primo è quello di una valutazione delle prassi amministrative in modo da ridurre drasticamente i tempi di erogazione
degli assegni di sostegno regionali e di ogni altra prestazione sociale
dell’Amministrazione regionale o degli enti da essa dipendenti, perché mai come in questo periodo è vero che il tempo è denaro e ciò a
maggior ragione per chi in estrema difficoltà attende il sostegno della
Pubblica Amministrazione. Un ultimo elemento per noi importante
è quello di aprire un tavolo di confronto con le parti sociali per una
revisione generale della legislazione in materia di sostegno sociale,
al fine di individuare dei meccanismi utili per realizzare interventi
in situazioni straordinarie come quella odierna a favore dei pensionati, degli invalidi, e degli espulsi dal mondo del lavoro, alla stregua
di quanto esistente in molti altri paesi europei che prevedono il cosiddetto salario di cittadinanza.
Io credo che siamo di fronte non solo alla necessità di dare indicazioni perché il sostegno sociale in Valle d’Aosta si riveli di buon livello
anche in questa situazione di crisi, ma anche alla necessità di garantire piena dignità a tute le valdostane e a tutti i valdostani.
Franceschini: voti buttati quelli
per PDL e Di Pietro
“Il Partito Democratico candiderà solo persone autorevoli che resteranno per tutto il mandato parlamentari europei”. Il segretario del PD
Dario Franceschini alza il tiro in vista delle prossime elezioni europee:
“al contrario, Berlusconi e Di Pietro non potranno restare nemmeno
per un minuto in Europa. Continueremo a denunciare che i voti a Berlusconi e, purtroppo, anche a Di Pietro, sono voti buttati via”.
nile. Lavora il 46% delle donne, contro una media del 57%,
L’obiettivo della Strategia di Lisbona prevede che entro il 2010
il 60% delle donne lavori. Nel
nord d’Italia, dove il tasso di occupazione femminile è in linea
con gli standard europei, le donne restano più deboli nel mercato del lavoro, con una diffusione
più ampia rispetto agli uomini
di contratti atipici. Inoltre resta
un divario salariale a parità di
mansione in tutte le zone del
paese, anche quelle più produttive. Sorprendentemente l’Italia
è anche il paese con il più basso
tasso di natalità insieme al Giappone. Le donne italiane vorrebbero lavorare più di quanto non
facciano e vorrebbero avere più
marzo scorso ad Aosta in un incontro di “Donne al volante” organizzato sul territorio nazionale
dall’Associazione TrecentoSessanta, nata nel 2007 su iniziativa
di Enrico Letta.
Sono intervenuti Giuseppe Rollandin - Presidente Associazione
360° Valle d’Aosta; Carmela Fontana - Capo gruppo PD – Consiglio regionale della Valle d’Aosta;
Antonella Barillà - Consigliera di
parità della Valle d’Aosta; Katya
Foletto - Coordinamento donne
CGIL della Valle d’Aosta; Giuliana Ferrero - Assessore alle Servizi Sociali Pari Opportunità e
Diritti – comune di Aosta; Maria
Carrozzino - Direttrice Acli Service della Valle d’Aosta e l’on.
Alessia Mosca - Deputato PD.
I consiglieri regionali del Pd
Carmela Fontana
Capogruppo Pd Consiglio regionale
Tel. 329 7488689
e-mail: [email protected]
Ogni 1° e 3° lunedì del mese a Châtillon (c/o sede Pd)
Orario: 9-11
Raimondo Donzel
Segretario Pd Valle d’Aosta
Tel. 349 1094964
e-mail: [email protected]
Ogni 1° sabato del mese a Pont-Saint-Martin (c/o sede Pd)
Orario: 10-12
Gianni Rigo
Presidente V Commissione ‘Servizi sociali’
Tel. 0165 528218
e-mail: [email protected]
4
regione
Rendiconto del gruppo Pd
I conti del gruppo consigliare nel periodo luglio - dicembre 2008
Ogni Gruppo consiliare deve presentare alla Presidenza del Consiglio il rendiconto delle spese fatte
con il contributo pubblico. Il Gruppo consiliare del
PD, unico finora in questo impegno di trasparenza,
presenta il rendiconto anche agli elettori, pubblicandolo con la specifica dei dettagli. Si tratta dei primi
sei mesi di attività del Gruppo, che ha dovuto a inizio
gestione far fronte ad alcuni impegni di spesa assunti
dal Gruppo nella precedente legislatura (per chiarezza abbiamo contrassegnato con la sigla GS le voci attribuibili esclusivamente alla Gestione Scorsa).
Elezioni europee: individuare
i profili dei candidati
Ordine del giorno dell’Assemblea
costituente del Pd
L’Assemblea costituente del Pd Valle d’Aosta: preso
atto della relazione della Commissione politica; ribadisce l’importanza di dare centralità nel dibattito
politico alle elezioni europee; ricorda che il ruolo
dell’Europa sarà essenziale per uscire dalla crisi economica; sottolinea come sia fondamentale che la Valle d’Aosta sia rappresentata nel Parlamento europeo,
in un’ottica che promuova la partecipazione delle regioni e il rispetto delle autonomie; ritiene che sia importante affrontare questioni prioritarie per la nostra
regione: la necessità di una politica per la montagna
che faccia superare gli svantaggi e ne rilanci la competitività; la valorizzazione dell’ambiente attraverso
uno sviluppo sostenibile e il potenziamento di tutte
le energie rinnovabili; affida alla Commissione politica il compito di individuare i profili dei candidati e
di vagliare la loro eventuale disponibilità.
L’Assemblea Costituente del Pd VdA invita altresì
la Commissione politica ad incontrare al più presto
i rappresentanti della lista apparentata all’Italia dei
Valori per chiarire l’utilizzo di sigle e simboli presentati in passate elezioni con altre finalità.
PD: raddoppio
delle energie rinnovabili
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Il PD deve guidare una grande rivoluzione verde: no
al ritorno al nucleare in Italia, sì a massicci investimenti in energie rinnovabili per raddoppiarne il livello in 10 anni. Questi i punti più significativi della
proposta di legge che il Partito Democratico ha presentato in Parlamento.
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5
POLITICA
CISL: più impegno contro la crisi
Celebrato il 16° congresso regionale. Valutazioni differenti
ma anche segnali di distensione con la CGIL
Davide Avati
[email protected]
Valutazioni differenti, ma anche
primi segnali di ‘distensione’ tra le
sigle sindacali in casa CISL, al termine del 16° congresso regionale
celebrato ad Aosta il 3 e 4 aprile. Il
disgelo, dopo settimane di stoccate reciproche, è arrivato con l’applauso di benvenuto della platea
cislina al segretario regionale della
CGIL Claudio Viale, intervenuto
dopo la relazione del numero uno
della CISL valdostana Riccardo
Monzeglio; sia nell’intervento di
quest’ultimo, sia nella replica di
Viale non sono mancati i distinguo tra le due organizzazioni dei
lavoratori, ma il ghiaccio è rotto,
secondo quanto auspicato nell’appello all’unità sindacale lanciato
dal deputato della Valle d’Aosta
Roberto Nicco e dal numero uno
del SAVT Guido Corniolo.
‘La crisi divide. La CISL unisce’
è lo slogan che ha accompagnato
l’assise del sindacato cattolico,
convocato per eleggere i 58 membri dell’Assemblea regionale che,
nelle prossime settimane, provvederà a nominare il nuovo segretario generale. Nella sua relazione,
il segretario in carica, Riccardo
Monzeglio, ha toccato tutti i punti
al centro dell’agenda economica e
sociale, dalla crisi alle infrastrutture, dal welfare al lavoro, sino al
rapporto con le altre sigle sindacali. Tra i primi punti affrontati
da Monzeglio, gli interventi per
uscire dalla crisi in Italia e in Valle d’Aosta. Per quanto riguarda la
nostra realtà regionale, secondo
il numero uno della CISL occorre
“dare al piano regionale anticrisi
una veste in grado di rispondere a
tutte le esigenze presenti sul territorio” e perciò si rende “indispensabile una cabina di regia”. Monzeglio ha ricordato inoltre che, allo
stato attuale, le misure anticrisi
predisposte dalla Giunta regionale
“prevedono 76 milioni di euro da
spendere, meno di quanto la Regione ha investito per acquistare la
Cervino SpA”. “Riteniamo di aver
fatto di concerto con l’amministrazione un lavoro che ha ampliato
la fascia di utenza e ha permesso
a più persone di poter usufruire
di questi primi aiuti”. Da qui la
proposta di una cabina di regia: “Il
compito del sindacato deve continuare per monitorare l’andamento
del piano anticrisi, per sorreggere
ed aiutare le famiglie nella compilazione delle domande e per individuare nuovi settori di intervento”.
Il numero uno della CISL valdostana ha quindi affrontato il nodo dei
rapporti difficili tra le organizzazioni sindacali, in particolare dopo la
firma dell’accordo con il Governo
del 22 gennaio da parte di CISL
e UIL e il duro ‘no’ della CGIL.
In Valle d’Aosta, ha sottolineato
Monzeglio, “la radicalizzazione
del confronto tra sindacati ha ormai raggiunto limiti che rischiano
di superare la normale dialettica.
Abbiamo l’impressione che per la
Cgil la controparte non siano più
il governo nazionale, quello regio-
nale o la Confindustria, ma le altre
sigle sindacali. La rottura dell’unità
sindacale ha come inevitabile conseguenza l’oggettivo indebolimento del sindacato”. Monzeglio ha
quindi ammesso che “alcuni nostri
iscritti hanno manifestato insoddisfazioni sul modo di affrontare la
situazione da parte della Cisl, a cui
si rimprovera un atteggiamento di
disponibilità nei confronti dell’esecutivo nazionale”, ma ha anche sottolineato che “la ricerca dell’equilibrio tra i risultati ottenuti e i vantaggi per i lavoratori è un obiettivo
fondamentale”. A Monzeglio, come
detto, ha replicato subito il segretario generale della CGIL valdostana,
Claudio Viale: “le divisioni ci sono
– ha ammesso -, ma si tratta di diverse valutazioni di merito, non
di chiusure ideologiche. Condividiamo infatti l’analisi della CISL
sulle cause della crisi; ciò che non
condividiamo sono gli strumenti.
Occorre comunque uno sforzo da
parte di tutti per il dialogo, nell’interesse dei lavoratori”.
Giovani del Pd in prima fila per il futuro
Sara Timpano
Emilio Zambon
Domenica 15 marzo abbiamo partecipato, in rappresentanza dei
Giovani Democratici valdostani,
alla II Assemblea Nazionale che
si è tenuta a Milano ed intitolata
“Exit Strategy - Cambiare il paese
per uscire dalla crisi”. Siamo partiti dall’assunto che la nostra è la
prima generazione che vive peggio della generazione che l’ha preceduta. I giovani sono la categoria
sociale che maggiormente sta subendo l’attuale sistema lavorativo
e di conseguenza anche l’attuale
crisi economica. Essi infatti faticano a trovare l’indipendenza
economica, da cui consegue una
difficoltà nel realizzarsi nelle proprie aspirazioni di vita.
Durante la mattinata ha partecipato ai lavori dell’Assemblea
anche il segretario del PD Dario
Franceschini, nel suo discorso
ha sottolineato le possibilità che
paradossalmente la crisi ci può
offrire: il PD ha la possibilità di
proporre un modello alternativo
di società che possa dare una visione del futuro, che è quello che
i giovani chiedono alla politica
e quello che Obama sta facendo
negli USA. Quindi i lavori pomeridiani sono proseguiti strutturati
su 3 workshop tematici: Ambiente, Lavoro e Welfare e Sapere.
Da questi gruppi di lavoro sono
emerse alcune soluzioni che noi
giovani democratici proponiamo
per uscire dalla crisi.
Puntare sull’incremento delle
fonti energetiche rinnovabili,
come stanno facendo tutti i paesi sviluppati, anziché il nucleare,
investire sulle fonti rinnovabili
vuol dire rilanciare il settore industriale collegato (Green Economy), con il duplice obbiettivo
di contrastare la disoccupazione,
creando nuovi posti di lavoro in
imprese innovative, e consegnare
un mondo migliore alle future generazioni. Sul mondo del lavoro
siamo per un ripensamento globale dell’attuale modello che con
la crisi ha dimostrato tutta la sua
fragilità, siamo per la lotta al “precariato perenne” che è la principale causa dell’allontanamento in
età sempre più matura dal nucleo
familiare d’origine. Sul sapere abbiamo espresso forte contrarietà ai
tagli dei fondi attuati dal Governo sull’istruzione pubblica. Per
noi Università e Ricerca sono gli
antidoti per sconfiggere la crisi,
per questo non si può speculare
su di esse. Siamo per un sistema
scolastico di qualità e vogliamo
che tutti continuino ad avere la
possibilità di accedere agli studi Universitari, per questo non
vogliamo che esse si trasformino
in fondazioni private; siamo per
una Ricerca di qualità e libera dai
condizionamenti che sicuramente
deriverebbero dalle convenienze
economiche di una gestione di
tipo privato.
In chiusura di Assemblea sono
stati votati dall’Assemblea i componenti della Direzione Nazionale, che sarà presto operativa per
coordinare a livello nazionale i
GD, e che si aggiungono ai membri votati dalle singole Assemblee
Regionali. Il gruppo dei GD valdostani si riunisce periodicamente per organizzare piccoli eventi,
confrontarsi intorno ai problemi
che riguardano i giovani e per elaborare l’idea della Valle d’Aosta
che vorremmo. Siamo alla costante ricerca di forze fresche, per cui
cogliamo l’occasione per fare un
appello ai giovani di buona volontà per unirsi a noi per aiutarci a far
crescere questo gruppo numericamente, ma soprattutto come idee.
Per cercare di coinvolgere anche
i ragazzi più distanti o che non
vogliono partecipare direttamente all’attività, ma che comunque
vogliono dire la propria, abbiamo
messo in campo due strumenti informatici: un blog (www.giovanipdaosta.blogspot.com) e
un forum telematico (http://giovanipdaosta.altervista.org),
nei
quali proponiamo dei contenuti
e attendiamo le vostre suggestioni
e proposte. Ci potete trovare anche su Facebook come gruppo dei
Giovani Democratici Valle d’Aosta; insomma i modi per raggiungerci sono tanti. Vi aspettiamo.
6
aosta
Gli ‘angeli’ dei quartieri Cogne e Dora
L’Assistenza di quartiere: un’esperienza ormai insostituibile
Giuliana Ferrero
Viaggiano in coppia in due
quartieri, al Cogne e al Dora. Si
chiamano Anna e Milena, Nadia
e Elena. Qualcuno un giorno le
ha chiamate: gli angeli del quartiere. Camminano per la strada,
entrano nei cortili, sono chiamate dai balconi, si siedono in
salotto. E ascoltano. Ascoltano
i bisogni delle famiglie. E cercano. Cercano una soluzione ai
piccoli e grandi problemi della
quotidianità. No, per carità, non
hanno una risposto a tutto, sempre. Ma a molti hanno dato una
soluzione. Parliamo delle AdQ,
ovvero del servizio del Comune
di Aosta di Assistenza Domiciliare di Quartiere.
In un’epoca in cui vanno di
moda le ronde, l’originalità di
questo servizio comunale è ancora più evidente. Non sempre
l’insicurezza si combatte con la
pattuglia (sia chiaro: in alcune
parte del nostro Paese è ancora assolutamente necessaria).
Non sempre. Perché quell’insicurezza, che alimenta la paura,
a volte sta dentro le case non
fuori, annidata nella solitudine di chi si sente perso, fragile.
Di chi non sa a chi rivolgersi (a
quale ufficio, a quale istituzione, come compilare il modulo,
chi chiamare in caso di bisogno.
Ecco, esiste una insicurezza sociale, che richiede una risposta
sociale.
Le AdQ sono questa risposta.
Hanno un numero verde e se
le chiami rispondono. Sempre.
Ma quando scatta l’emergenza
caldo, sono loro che chiamano. E passano dagli anziani soli
o dalle famiglie per vedere se
tutto fila liscio. Quando c’è un
problema, cercano la soluzione
nelle risorse informali del quartiere. Solo in un secondo tempo
attivano i servizi pubblici. Le
operatrici, nei loro giri, hanno
anche il compito di “mappare”
i bisogni, attraverso dei questionari che compongono una banca
dati preziosa per l’Assessorato.
Lavorano a stretto contatto con
le assistenti sociali comunali, tanto da rappresentare una
sorta di segretariato sociale sui
generis. In questi anni grazie ad
AdQ è migliorata la capacità di
conoscenza del territorio (più
capillare e diretta, quasi personale) e conseguentemente la
capacità di intervento da parte
del Comune, anche per la collaborazione stretta con il vigile di
quartiere.
Il servizio di AdQ nasce da
un’idea del Consorzio Trait
d’Union, che oggi ne è il gestore. È giusto ricordarlo, come
elemento caratterizzante del
servizio, perché il terzo settore
nel suo insieme rappresenta una
ricchezza per la nostra comunità, anche in termini progettuali.
Credo che AdQ, un servizio
nato e partito nello scetticismo
generale, rappresenti oggi una
novità dalla quale è impossibile
prescindere. In una società impaurita e sempre più sola, abbiamo tutti bisogno di angeli come
Anna e Milena, Nadia e Elena,
a cui affidare le nostre paure.
Perché angeli così, senza pistole,
a volte sanno trovare la risposta
giusta.
Partecipazione e democrazia per le scelte di Aosta
La prima Commissione al lavoro
Michele Monteleone
Presidente della 1a Commissione
Consigliare Permanente
Ad ormai sette mesi dall’avvio
dei lavori della 1^ Commissione
Consigliare Permanente, sotto
la mia presidenza, è necessario
fare un primo consuntivo delle
attività svolte. Il mio programma, dichiarato subito dopo la
nomina avvenuta il 2 settembre
2008, era centrato su due progetti importanti quali il regolamento del Consiglio comunale ed il
regolamento di partecipazione
democratica dei cittadini. Nel
frattempo la Commissione che
ricordo, è competente sui seguenti temi: affari istituzionali,
Statuto, partecipazione, decentramento, forme associative, nomine e regolamenti di carattere
generale non attribuibili ad altre
commissioni; ha licenziato altri
quattro regolamenti poi approvati in Consiglio.
Tutte le Commissioni hanno un
ruolo molto importante rispetto
alle delibere che poi sono discusse in Consiglio e predisposte
dall’esecutivo come le quattro
sopra citate.
Ma ancora più importante è il
ruolo svolto dalle commissioni
in sede consultiva dove la competenza diventa quella di redigere i testi delle proposte che poi
saranno oggetto di discussione
nell’Assemblea Consigliare.
E’ questo il caso dei due regolamenti attualmente in discussione in 1^ Commissione. Il primo
attiene alle regole del Consiglio
sul quale ritengo debba esserci
la massima convergenza possibile tra maggioranza e minoranza.
Il lavoro fin qui svolto ha comportato dei tempi più lunghi del
previsto per poter approfondire
articolo per articolo e apportare
le possibili migliorie. Decidere
le regole con la condivisione di
tutti gli attori richiede necessariamente più tempo rispetto ad
una decisione unilaterale. Gli
obiettivi sono chiari a tutti: entro
luglio deve arrivare in Consiglio
il Regolamento.
Il secondo Regolamento è quello
sulla “Partecipazione democratica” dei cittadini alla vita politica ed alle scelte dell’Amministrazione. I lavori sono all’inizio
ed è stata distribuita una bozza
di regolamento necessaria per
avviare il dibattito. E’ ora fondamentale che gli attuali comitati
di quartiere diano un contributo
con le loro osservazioni per costruire uno strumento di partecipazione il più condiviso possibile. Anche il nostro partito deve
dare un contributo al regolamento che potrà costituire il punto di
partenza per motivare i cittadini
a partecipare alla vita democratica. Va rivisto il concetto di rappresentanza: non più una delega
assoluta ma spazi di partecipazione per tutti allo scopo di migliorare i livelli decisionali.
Sul tema della partecipazione
voglio esprimere le mie idee ri-
spetto alla tipologia di comitati
che si possono regolamentare,
allo scopo di legittimare la loro
attività e le loro funzioni. Potranno farne parte, a mio parere, i Comitati rappresentativi di
porzione significativa della città
e portatori di interessi generali. I
Comitati che nascono per affrontare problemi contingenti, settoriali, portatori di interessi circoscritti (ad esempio di Via, Piazza,
condominio ecc.) per loro stessa
natura non possono essere regolamentati. Sono a mio parere
comitati spontanei che hanno
la loro ragione di essere solo in
relazione a problemi contingenti
e finiscono di espletare l’azione
con la soluzione del problema.
Questo secondo regolamento che
la 1^ Commissione sta iniziando
ad affrontare dovrà essere licenziato prima della fine dell’autunno.
Sono convinto che il metodo, il
clima di lavoro e le risorse coinvolte sapranno raggiungere questi obiettivi nei tempi prefissati.
7
VERSO LE ELEZIONI EUROPEE
Le elezioni europee in Valle d’Aosta
1979. La lista Union Valdôtaine - Federalismo Europa Autonomie, promossa da Bruno
Salvadori in più circoscrizioni con l’appoggio di numerosi
movimenti di minoranze linguistiche, e che in Valle conta sull’appoggio di UV, UVP e
DP, ottiene 26.137 voti (37,5%),
mentre il PCI con 17.405 voti
raggiunge il 25%, la percentuale più alta fino allora.
1984. Il PCI, anche sull’onda dell’emozione provocata
dall’improvvisa scomparsa di
Enrico Berlinguer, diventa il
primo partito in Italia e in Valle
d’Aosta, dove ottiene il 28,9%
con il candidato Giulio Dolchi.
La lista di minoranze linguistiche Federalismo - Europa dei
Popoli, sostenuta in Valle da
UV e ADP, ottiene il 24,8% dei
suffragi, mentre recupera terreno la Dc, che ottiene il 21%.
A livello nazionale Federalismo ottiene lo 0,55% dei voti
e un seggio, assegnato a Michele Columbu del Partito Sardo
d’Azione; l’annunciata rotazione con un candidato dell’Union
Valdôtaine non avverrà.
1989. Il maggior numero di
consensi va alla lista Federalismo, sostenuta in Valle da UV
e ADP, che ottiene il 36% dei
voti; la Dc ottiene il 19%; il PCI
il 19%; il PSI il 7%. A livello
nazionale Federalismo ottiene
lo 0,60% dei voti e conferma il
seggio europeo. In base all’accordo per la rotazione del rappresentante al Parlamento Europeo, a Mario Melis del Partito
Sardo d’Azione, che aveva ottenuto il maggior numero di preferenze, dopo tre anni doveva
subentrare Luciano Caveri (UV)
e, nell’ultimo anno di legislatura, Alfons Benedikter (UfS);
anche questa volta la rotazione
non ci sarà.
1994. In Valle d’Aosta prevale la lista Federalismo con il
simbolo dell’Union Valdôtaine (32%); seguono Forza Italia
24%, PDS 10%, Partito popolare italiano 6%, Verdi 5%, Partito della rifondazione comunista
5%, Alleanza nazionale 4%.
1999.
Nella
circoscrizione
Nord-Ovest si presentano 22 liste. In Valle d’Aosta si registra
un pesante astensionismo: vota
il 64,5% degli elettori. Prevale la lista Federalismo in Europa (UV-Autonomisti e Fédération), apparentata a livello di
circoscrizione con la lista I Democratici di Antonio Di Pietro,
con 27.618 voti (pari al 46% dei
suffragi); al secondo posto si
piazza Forza Italia con 10.563
voti (17,6%); la lista Emma Bonino, con 5.294 voti (8,8%), ottiene un migliore risultato dei
DS-Gauche Valdôtaine, che raccolgono 4477 voti (7,5%). Nessun candidato valdostano risulta eletto. L’onorevole Luciano
Caveri il 3 luglio 2000 diventa parlamentare europeo subentrando al posto di Massimo
Cacciari, costretto a rinunciare
al seggio di Strasburgo avendo
optato per la carica di consigliere regionale del Veneto. Caveri è il primo valdostano a ricoprire la carica di parlamentare europeo, ma un anno prima
della fine del suo mandato vi rinuncia a favore della carica di
consigliere regionale.
2004. Al momento del voto europeo, in Valle d’Aosta i DSGauche Valdôtaine sono al governo con l’UV, mentre Stella Alpina è all’opposizione e
la Fédération ha una posizione di astensione. Si registra un
astensionismo record: vota solo
il 61,91 degli elettori. La lista
Federalismo, apparentata con
Uniti nell’Ulivo e sostenuta da
UV, DS, Margherita, SD, Fédération Autonomiste, Pour la Vallée e Stella Alpina, sulla carta
poteva contare su 60.000 voti,
ma ne raccoglie poco più di un
terzo: 21.157, pari al 37,56%.
Uniti nell’Ulivo ottiene 7.639
voti (13,56%), Forza Italia il
16,99%, Alleanza Nazionale il
5,12% e l’Udc il 2,28%.
fonti: http://it.wikipedia.org/
wiki/Federalismo_Europa_
Autonomie; archivio ANSA;
AA.VV. Cronologia della Valle d’Aosta 1846-2000, Aosta
2003.
Perché votare?
FABIO PROTASONI
Alla domanda perché è importante per i valdostani votare per le
elezioni europee del 6 e 7 giugno si può rispondere in moltissimi
modi. La prossima legislatura del Parlamento Europeo sarà determinate per molti aspetti: riprenderà forza (è nelle cose) il processo
di integrazione e di riforma delle istituzioni Europee; temi, che ci
toccano da vicino, come l’economia della montagna, le grandi infrastrutture, il turismo, i trasporti, l’ambiente non potranno che essere
affrontati a partire da un approccio europeo; il welfare e il cosiddetto
“modello sociale europeo” avrà nel parlamento uno snodo centrale
di riorganizzazione e riforma; la nostra “autonomia” e la tutela delle
minoranze linguistiche avranno una forza, più o meno rilevante, a
seconda di come il Parlamento europeo saprà rappresentarle e farne
un’occasione di crescita. Anche sulla crisi e sulle possibilità concrete, per il nostro territorio, di aprire nuove vie di sviluppo economico
la presenza o meno di un rappresentante valdostano in aula potrà
determinare una direzione piuttosto che un’altra della pianificazione
delle linee di investimento della comunità; pensiamo ai nostri prodotti agricoli, alle nostre imprese meccaniche o al terziario culturale
che proprio per le sue specificità potrebbero essere un motore ancora
più efficiente di relazioni e di crescita se supportati da una politica
europea. Per il PD la Valle d’Aosta può essere la porta d’ingresso
dell’Europa e degli europei in Italia. Occorre crederci e investirci,
anche con il voto.
8
VERSO LE ELEZIONI EUROPEE
L’Unione europea in pillole: le istit
Da Wikipedia.org
Il Parlamento europeo
è l’assemblea parlamentare
dell’Unione europea, l’unica ad
essere eletta direttamente dagli
europei. Insieme al Consiglio
dell’Unione europea, rappresenta una delle due camere che
esercitano il potere legislativo
nell’Unione. Tuttavia, i loro poteri non sono identici (c.d. bicameralismo imperfetto), e devono convivere coi poteri che il
Trattato riserva agli Stati membri. Il Parlamento ha la propria
sede ufficiale a Strasburgo, ove
avvengono le sessioni plenarie,
ma si riunisce anche a Bruxelles
e in Lussemburgo. È il secondo
parlamento plurinazionale al
mondo ad essere eletto a suffragio universale diretto, dopo
l’India, con più di 342 milioni
di votanti. Ogni cinque anni, a
partire dal 1979, si tengono le
elezioni in cui sono eletti i 785
eurodeputati, che attualmente
rappresentano circa 492 milioni di abitanti. Le settime elezioni del Parlamento europeo si
terranno nel giugno 2009.
L’Unione europea (UE)
è un’organizzazione di tipo
sovranazionale e intergovernativo, che dal 1° gennaio 2007
comprende 27 paesi membri
indipendenti e democratici. La
sua istituzione sotto il nome
attuale risale al trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992
(entrato in vigore il 1° novembre 1993), al quale tuttavia gli
stati aderenti sono giunti dopo
il lungo cammino delle Comunità europee precedentemente
esistenti.
L’Unione consiste attualmente
di una zona di libero mercato, detto mercato comune, caratterizzata, tra l’altro, da una
moneta unica, l’euro, regolamentata dalla Banca centrale
europea e attualmente adottata
da 16 dei 27 stati membri; essa
presenta inoltre una unione doganale nata già con il trattato di
Roma del 1957 ma completata
fra i paesi aderenti agli accordi
di Schengen, che garantiscono
ai loro cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento
all’interno degli stati membri.
L’Unione presenta, inoltre, una
politica agricola comune, una
politica commerciale comune e
una politica comune della pesca.
L’Unione europea non è una
semplice organizzazione intergovernativa (come le Nazioni Unite) né una federazione
di Stati (come gli Stati Uniti
d’America), ma un organismo
sui generis, alle cui istituzioni
gli stati membri delegano parte
della propria sovranità nazionale. Le sue competenze spaziano dagli affari esteri alla difesa, alle politiche economiche,
all’agricoltura, al commercio
e alla protezione ambientale.
In alcuni di questi campi le
funzioni dell’Unione europea
la rendono simile a una federazione di stati (per esempio,
per quanto riguarda gli affari
monetari o le politiche ambientali); in altri settori, invece, l’Unione è più vicina a una
confederazione (per esempio,
per quanto riguarda gli affari
interni) o a un’organizzazione
internazionale (come per la
politica estera).
Gli organi principali dell’Unione comprendono il Consiglio
dell’Unione europea (spesso
chiamato nel gergo giornalistico Consiglio dei Ministri),
la Commissione, la Corte di
Giustizia, il Parlamento, il
Consiglio europeo e la Banca
centrale europea. L’istituzione
dell’Europarlamento risale al
1950 e dal 1979 i suoi membri
sono democraticamente eletti,
in tutti i territori dell’Unione, a suffragio universale, per
una durata in carica di cinque
anni.
Il Consiglio
è composto dai ministri, o comunque persone facenti parte
della compagine governativa,
degli Stati membri. Esso si riunisce in varie formazioni: a seconda della questione all’ordine del giorno, infatti, ciascuno
Stato membro sarà rappresentato dal ministro responsabile di
quell’argomento (affari esteri,
affari sociali, trasporti, agricoltura, ecc.), più il commissario
europeo responsabile del tema
in esame. La presidenza del
Consiglio è assunta a rotazione
da uno Stato membro ogni sei
mesi. Attualmente le formazioni
sono 9: Affari generali e relazioni esterne; Economia e finanza;
Cooperazione nei settori della
giustizia e degli affari interni;
Occupazione, politica sociale,
salute e consumatori; Competitività; Trasporti, telecomunicazioni ed energia; Agricoltura
e pesca;Ambiente; Istruzione,
gioventù e cultura. Il Consiglio esercita, congiuntamente al
Parlamento Europeo, la funzione legislativa e la funzione di
bilancio; coordina le politiche
9
tuzioni e gli organismi comunitari
Parlamento europeo
e Consiglio dei ministri
approvano congiuntamente le
leggi proposte dalla Commissione europea. Benché ufficialmente il potere di iniziativa legislativa spetti alla Commissione, il Parlamento europeo può
comunque chiedere alla Commissione di presentare adeguate proposte legislative mediante raccomandazioni. In questo
modo, il Parlamento può esercitare il suo potere politico di
impulso legislativo.
Il potere legislativo del Parlamento europeo è limitato rispetto a quello dei Parlamenti
degli Stati membri, e non rispetta la separazione fra poteri,
attribuendo a un organo esecutivo, il Consiglio, l’esercizio
dell’iniziativa legislativa. L’iniziativa legislativa, la discussione dei testi e l’approvazione di
emendamenti spettano al Consiglio. Il Parlamento si limita ad
approvare il testo finale e chiedere di presentare una proposta di
legge.
Nell’esercizio del suo potere di
bilancio, il Parlamento europeo
ogni anno, a dicembre, stabilisce
il bilancio dell’anno successivo.
Il progetto di bilancio, presentato dalla Commissione, viene
esaminato congiuntamente dal
Parlamento e dal Consiglio ma il
Parlamento ha anche la facoltà di
respingere, per importanti motivi, il progetto.
economiche generali degli stati
membri; definisce e implementa
la politica estera e di sicurezza
comune della UE; conclude, a
nome dell’Unione, accordi internazionali tra la UE e uno o
più Stati o organizzazioni internazionali; coordina le azioni degli Stati membri e adotta misure
nel settore della cooperazione
di polizia e giudiziaria in materia penale.
La Presidenza del Consiglio
spetta a ciascuno Stato membro
per la durata di un semestre, secondo un turno stabilito da una
deliberazione unanime dello
stesso Consiglio.
Il Parlamento europeo esercita
tre poteri fondamentali: il potere legislativo, il potere di bilancio e il potere di controllo
democratico.
In questo caso, la procedura di
bilancio deve ricominciare da
capo. Il Parlamento europeo esercita inoltre un controllo democratico sull’attività comunitaria,
soprattutto tramite l’istituzione di temporanee commissioni
d’inchiesta.
Il Parlamento ha inoltre il compito di votare la fiducia alla
Commissione nel suo insieme,
dopo aver ascoltato le audizioni dei singoli commissari designati, e può quindi esercitare
un’eventuale “mozione di censura” verso la Commissione,
che viene ridisegnata e sottoposta a nuova votazione. Qualun-
que nuova adesione di uno stato
all’Unione europea, nonché la
maggior parte degli accordi internazionali, deve ricevere l’approvazione del Parlamento.
La Commissione europea
è l’organo esecutivo dell’Unione europea, e rappresenta il “governo”, tra le istituzioni comunitarie.
La Commissione consiste attualmente di ventisette membri, uno
per ogni stato membro.
Presidente della Commissione è
stato dal 1999 al 2004 l’italiano
Romano Prodi (Commissione
Prodi), preceduto dal lussemburghese Jacques Santer (Commissione Santer), in carica dal
1995 al 1999. Tale Commissione
venne travolta da uno scandalo
e fu la prima Commissione ad
essere costretta alle dimissioni. Nel periodo di intermedio
all’entrata in carica della Commissione Prodi venne nominato
un sostituto, nella persona dello
spagnolo Manuel Marín, quale
Primo Commissario ad interim
dal marzo al settembre 1999.
Per tale ragione non è mai esistita una “Commissione Marìn”.
L’attuale presidente è il portoghese José Manuel Barroso.
ai collaboratori
Da questo numero
fino alle elezioni
europee del 7 giugno
le quattro pagine
centrali del giornale
saranno dedicate
ad approfondimenti
sull’Unione Europea.
Ci scusiamo quindi
con i collaboratori se
non riusciremo
sempre a pubblicare
tempestivemente i
loro contributi.
10
SCHEDA
VERSO LE ELEZIONI EUROPEE
Quanto siamo europei?
Fonte: Eurobarometro: http://ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm
Quando saranno le prossime elezioni europee?
Eur 27: Il 16% ha risposto in modo corretto, nel 2009.
IT: Il 18% ha risposto in modo corretto.
(indagine svolta nella primavera 2008)
Nella lotta contro il crimine organizzato e il terrorismo, l’azione dell’UE produce un
valore aggiunto rispetto alle politiche nazionali?
Eur 27: Il 72% ha risposto di sì, il 18% no, il 10% non sa.
IT: Il 56% ha risposto di sì, il 25% no, il 19% non sa.
Nell’ambito delle politiche per l’immigrazione, l’azione dell’UE produce un valore
aggiunto rispetto alle politiche nazionali?
EUR 27: il 55% ha risposto di sì
IT: il 54% ha risposto di sì
Vi saranno nuove modalità di partecipare ai processi decisionali che permetteranno
ai cittadini di essere maggiormente coinvolti?
EUR 27: 10% molto d’accordo; 37% d’accordo; 31% non d’accordo; 12 % per niente
d’accordo; 10% non sa
IT: 17% molto d’accordo; 27% d’accordo; 26% non d’accordo; 14 % per niente d’accordo;
15% non sa
Pensi che la tua regione o città riceva dei benefici dagli aiuti regionali comunitari?
EUR 27: 70% sì, 22% no, 8% non sa
IT: 68% sì, 23% no, 10% non sa.
11
territorio
La viticoltura in Valle d’Aosta
La viticoltura in Valle d’Aosta
ha una tradizione millenaria. Le
prime testimonianze raccontano
che già Cesare bevve il vino di
Donnas e di Chambave. I Salassi, infatti, producevano il vino
con tecniche presumibilmente
acquisite dagli Etruschi.
L’importanza economica e sociale della coltura della vite era
ed è molto importante. Ma se
una volta l’estensione viticola
arrivava a 3000 ettari, all’incirca
fino al secolo scorso, ad oggi si
possono contare poco più di 500
ettari.
Tra la metà dell’800 e la fine
dello stesso secolo, una serie di
malattie, tra cui la devastante
fillossera, hanno messo a dura
prova non solo la viticoltura
valdostana ma quella di tutta
Europa. Inoltre bisogna tenere
conto dell’abbandono dei vigneti a causa della difficoltà di
coltivazione sia per l’altitudine
che per le pendenze che caratterizzano il territorio, e dove il
lavoro è fatto quasi totalmente a
mano, non a caso si parla di viticoltura eroica.
Nonostante queste difficoltà,
il vino valdostano gode di un
buon interesse e di molti apprezzamenti anche al di fuori
dei confini italiani. E’ diventato
da vino utilizzato come integrazione del pasto di una dieta povera, a vino che vince concorsi
internazionali e che si aggiudica
giudizi eccellenti da parte delle
migliori guide specialistiche.
Il salto di qualità è iniziato anche grazie all’intervento dell’Institut Agricole Régional, che
con le sue ricerche sulla vite e
sul vino ha permesso uno sviluppo delle produzioni, nonché
la riscoperta e la valorizzazione
di vitigni autoctoni molto interessanti. Nel 1971 i vini Donnas
ottengono la prima DOC, nel
1972 è la volta dell’Enfer di Arvier, cammino indispensabile
per veder valorizzata la viticoltura valdostana. Nel 1985 viene
conquistata una DOC unica, la
Valle d’Aosta è una delle poche
regioni in Italia ad averla: Valle
d’Aosta DOC seguito dal vitigno
o dalla zona di produzione.
Dalla prima DOC il movimento del vino ha avuto un impulso più importante. Nascono tra
i primi anni ’70 ed il 1990 sei
cooperative: Cave du Vin Blanc
de Morgex et de La Salle, Cave
Coopérative de l’Enfer, Cave des
Onze Communes, la Crotta di
Vegneron, La Kiuva, Cave Coopérative de Donnas. I piccoli
produttori hanno comunque trovato il loro spazio e la maggior
parte di essi si sono riuniti nell’
associazione Viticulteurs Encaveurs Vallée d’Aoste. Queste
aziende viticole sono per lo più
a gestione familiare, e una produzione che va dalle 2.500 alle
220.000 bottiglie. Si assiste inoltre ad un ricambio generazionale interessante, che permetterà
così di non avere abbandoni.
Fenomeno in controtendenza rispetto ad altre realtà simili.
Il legame tra territorio e viticoltura è nella regione molto importante, non solo per l’apporto
enogastronomico e turistico che
il movimento vino è in grado di
creare ma anche per il ruolo di
salvaguardia del territorio stesso e dell’ambiente, infatti questa
produzione agricola permette di
mantenere un importante equilibrio ambientale e la protezione del suolo. Anche per queste
motivazioni nasce nel 1987 il
aprile
31|1°



7|8




14|15


21|22


Cervim, centro internazionale
di ricerche e studi per la salvaguardia e la valorizzazione della
viticoltura di montagna e/o in
forte pendenza. Per valorizzare
queste produzioni viticole organizza inoltre ogni anno un concorso enologico internazionale
giunto alla XII edizione (2-4 luglio 2009 Saint Vincent).
Da segnalare inoltre il Movimento del turismo del vino che
organizza in tutta Italia la manifestazione Cantine Aperte che
quest’anno si svolgerà il 31 maggio e in cui sarà possibile appunto visitare le cantine, parlare con
i produttori e degustare i vini.
Inoltre è presente in Valle d’Aosta l’associazione Route des vins
valdôtains che permette attraverso un percorso ideale da Pont S.
Martin a Morgex la scoperta dei
prodotti viticoli. Ma vi aderiscono anche alberghi, B&B, ristoranti, e agriturismi per permettere
un’ampia offerta turistica.
Ogni due anni si svolge l’esposizione dei vini DOC Valdostani,
alla sua XI edizione, quest’anno sarà ad Aymavilles dal 4 al
6 settembre. Sono molti gli appuntamenti da non perdere per
conoscere ed apprezzare la viticoltura valdostana.
avril
28|29


1°
mercoledì
Aosta, Teatro Giacosa

15 mercoledì
Vendemmia Tardiva
aprile
3 vendredi
Aoste, Théâtre de la
Ville
 

6|7 lunedì-martedì
Aosta, Teatro Giacosa





Aosta, Teatro Giacosa
23 jeudi
Aosta, Teatro Giacosa
21 martedì

29 mercoledì
Aosta, Teatro Giacosa
 
Aoste, Théâtre de la
Ville
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Museo Archeologico Regionale di Aosta
Tel. 0165 32778
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12
territorio
Strade nuove per il futuro di Saint-Vincent
Intervista all’assessore Sergio Peaquin
Orfeo Cout
[email protected]
Scriveremo in questo numero
del comune di Saint-Vincent
dopo una simpatica ed interessante chiacchierata con l’assessore alle Attività produttive Sergio
Peaquin. Inizierei con una breve
cronistoria del passato politico/
amministrativo di Sergio affinché anche i giovani che hanno
aderito al partito abbiano la possibilità di conoscere queste “storiche” figure che hanno costruito
il passato ma che hanno ancora
energie ed idee per progettare il
futuro. Dal 1970 al 1975 Consigliere comunale di minoranza;
dal 1975 al 1978 Vicesindaco
con delega all´Assessorato al
Bilancio e alle Politiche Sociali; dal 1978 al 1983 Consigliere
Regionale, Segretario del Consiglio Presidente IV Commissione
Sanità e Assistenza Sociale; dal
1985 al 1990 Consigliere comunale di minoranza; dal 1990 al
1995 Assessore all´Ambiente e
allo Sport; dal 1995 al 2005 Consigliere comunale di minoranza;
dal 2005 ad oggi Assessore alle
Attività Produttive.
Sergio, parlaci del connubio
Saint Vincent, Casinò e turismo…
“Saint-Vincent è nata come sta-
zione termale e turistica e lo
stesso Casinò fu costruito in
virtù di questa caratteristica. La
struttura economica del paese si
è modificata negli anni soprattutto in funzione della casa da
gioco, Saint-Vincent non può
fare a meno del Casinò come
la casa da gioco non può fare a
meno di Saint-Vincent. Se un
tempo il Casinò per le casse del
Comune era una ricchezza, oggi,
non è più così. Dobbiamo quindi lavorare e trovare strade nuove per una ripresa turistica del
paese”.
Questa valenza turistica cosa ha
determinato in passato?
“Il paese si è attrezzato in base
alle affluenze turistiche che ai
tempi d´oro, Saint-Vincent era
abituata ad ospitare e quindi
sono state costruite strutture in
base a tali affluenze: lo stadio,
la piscina, il palazzetto, impianti sportivi, piste da sci, il
tiro a volo, molte delle quali attualmente sono sotto utilizzate,
soprattutto per le grandi manifestazioni, ma che generano comunque elevati costi di gestione
al Comune. In questo elenco inserirei anche le Terme, che negli
anni sono andate gradualmente
in decadenza e che hanno generato nelle casse comunali solo
ed esclusivamente elevati defi-
cit; fortunatamente sono in fase
di conclusione iniziative che ci
porteranno alla privatizzazione
delle stesse”.
Sergio, come pensate di muovervi per far sì che Saint-Vincent torni ad essere un paese
turistico?
“Un paese turistico deve essere
accogliente in tutti i sensi e attualmente abbiamo mosso i primi passi verso la “certificazione
ambientale”: faremo quindi un
bel check-up generale al paese, per tracciare la reale qualità
della vita che lo stesso offre, sia
ai residenti che a coloro che lo
frequentano”.
Preoccupazioni?
“Saint-Vincent sta vivendo un
momento di grave difficoltà. La
mia preoccupazione è determinata dal fatto che se il paese
continuerà ad essere “Casinò
dipendente”e non riuscirà ad
uscire da questa dipendenza il
futuro non sarà certamente roseo. Il paese deve svilupparsi
anche e soprattutto in base alle
proprie caratteristiche e capacità, valorizzando le risorse esistenti, paesi a noi vicini e che
non hanno il Casinò ci sono riusciti”.
Inceneritore inutile e dannoso
Rifiuti: la strada è quella del trattamento a freddo
Jean-Louis Aillon
Presidente del ‘Comitato rifiuti zero VdA’
La Valle d’Aosta produce circa 100.000 ton
di rifiuti all’anno. L’ assessore Zublena si è
impegnata a raggiungere gli obiettivi imposti
dall’ UE, ovvero il raggiungimento del 65%
di raccolta differenziata entro il 2012. Nel
2012, data entro la quale dovrebbe entrare in
funzione l’inceneritore, avremo quindi circa
35.000 ton di rifiuti indifferenziati residui.
Nessuno si sognerebbe con questi numeri di
costruire un inceneritore. Sarebbe sufficiente un trattamento Meccanico Biologico (un
processo a freddo che non produce alcuna
sostanza altamente inquinante), e i residui
finali ammonterebbero a circa 10.000 ton.,
che si potrebbero portare nella già prevista
discarica di Issogne oppure trasportare fuori
valle per bruciarli in un cementificio (ve ne
sono alcuni disponibili in Lombardia). Se si
volesse essere poi più virtuosi, come propone il comitato rifiuti zero, si potrebbe fare la
raccolta capillare dell’umido, incentivare la
raccolta differenziata secondo il principio:
“chi più differenzia, meno paga”e portare
avanti iniziative di riduzione alla base della
produzione di rifiuti. Cosi facendo i residui
sarebbero di anno in anno sempre minori e
si arriverebbe gradualmente a “rifiuti zero”.
I costi del Trattamento Meccanico Biologico sarebbero di circa 30 milioni di euro.
Avremmo risolto il problema dei rifiuti e
non ci sarebbero rischi per la salute. L’Amministrazione regionale invece ha deciso
diversamente. Visto che i rifiuti prodotti localmente non sono sufficienti a far funzionare anche il più piccolo degli inceneritori,
si è deciso di trovarli andando a dissotterrare la vecchia discarica di Brissogne . Come
l’assessore ci ha detto non c’è la necessità
di fare questa bonifica (costo: 100 milioni
di euro). La si può fare o meno. La motivazione? E’ brutta e puzza e costituisce per il
turista che arriva in valle una “brutta porta
di ingresso”.
Senza la bonifica l’inceneritore non ha senso
di esistere. Ciò vuol dire che l’amministra-
zione ha deciso di spendere 140 milioni di
euro (la differenza di costo fra i 2 progetti),
ovvero 270 miliardi di vecchie lire, non per
risolvere i problema dei rifiuti, ma per bonificare una discarica che non ha bisogno di
essere bonificata! L’inceneritore a griglia immetterà inoltre in atmosfera varie sostanze
inquinanti, di cui alcune sono anche cancerogene e quindi metterà a repentaglio la nostra salute. Alla fine di tutto ciò, bruciando
85.000 ton all’anno, avremo paradossalmente circa 20.000 ton/anno di rifiuti residui,
ovvero il doppio rispetto a quelli che avanzerebbero da un trattamento a freddo. Una
parte della discarica di Brissogne (40.000
ton.) andrebbe inoltre portata direttamente
ad Issogne e quindi in realtà avremo alla fine
circa 60.000 ton/anno, ovvero 6 volte i rifiuti
che rimarrebbero con l’alternativa proposta
dal CRZ Vda. Si è scelto quindi un progetto
molto costoso, inquinante e dannoso per la
salute, nonché di breve respiro e non necessario, a fronte di un’ alternativa semplice,
lungimirante, economica ed ecologica.
13
OPINIONI
Testamento biologico:verso il referendum
Fabio Protasoni
[email protected]
Al Senato della Repubblica è
avvenuta una cosa molto grave.
La legge sul testamento biologico che è stata approvata dalla
maggioranza determinerà, se approvata in questa forma anche
dalla Camera, un arretramento
delle libertà individuali come
mai è avvenuto nella storia della
Repubblica e lo farà in un ambito delicatissimo come quello del
fine vita. Il testo di legge prevede
infatti che si debba sottoscrivere
una DAT, una dichiarazione anticipata di trattamento, ogni tre
anni nella quale indicare a quali
trattamenti medici si desidera o
non si desidera essere sottoposti in quelle situazioni estreme
in cui l’evento della morte non
può più essere allontanato. Si
tratta di quel momento particolare chiamato “fine vita”. L’esito
paradossale del dibattitto che
ha animato la politica per mesi
è che, anche contro la nostra
esplicita volontà, alcuni trattamenti, in grado di prolungare
la nostra esistenza anche oltre
ogni speranza di guarigione, dovranno esserci praticati obbligatoriamente e per un tempo indeterminato. Non si tratta del caso
Englaro, un caso limite e certamente controverso in relazione
all’espressione delle sue ultime
volontà. Si tratta di una eventualità molto più ordinaria che riguarda migliaia di casi all’anno.
In pratica se ci troveremo in una
situazione di “fine vita”, senza
che nessuna terapia possa esserci applicata per uscire da questa
condizione, senza una coscienza
vigile ne alcuna autonomia per
poterci esprime e, soprattutto,
senza che il nostro cervello possa in alcun modo rientrare in
una funzionalità intellettiva anche parziale, lo stato obbligherà i
medici a continuare a mantenere
attivi i nostri organi in una sorta
di esistenza oltre la vita. Personalmente mi spaventa che, dopo
che la mia coscenza e la mia consapevolezza si siano spente, ciò
che rimane di me possa diventare di proprietà dello stato e che,
in ottemperanza ad una legge
assurda, vengano mantenuti in
vita i miei organi e il mio corpo
al di là di mè stesso. Trovo aberrante quello che potrebbe succedermi e quello che potrebbe
succedere a molti. La vita non
è una semplice fisiologia, non è
l’insieme di una attività cellulare e del funzionamento chimico,
meccanico e biologico di una
macchina e il rispetto per la dignità del malato e della persona
non può non essere un principio valido sempre. Ecco perché
è necessario il testamento biologico. Ecco perché è necessaria
una norma in
grado di rendere
efficacie la volontà del paziente anche oltre la
propria capacità
di esprimerla in
quel momento.
Anche per responsabilità del
“nostro” senatore Fosson (è suo
l’emendamento
che non rende
più vincolante
per il medico la
dichiarazione
anticipata di trattamento) tutto questo non potrà realizzarsi.
Anzi si corre il rischio che i medici, per evitare che un parente
o un attivista di qualche movimento parareligioso o un cittadino qualsiasi possa denunciarlo,
applicheranno a tutti i corpi in
queste condizioni tutti gli accanimenti terapeutici possibili. E’
questo che si vuole? Certamente
stiamo parlando di una materia
difficile in cui i confini non possono essere definiti senza tener
conto dei convincimenti etici
personali, degli orientamenti religiosi e filosofici delle persone.
La Chiesa cattolica è preoccupata che si possa introdurre anche
nel nostro paese l’eutanasia. E’
compito della politica, nel rispetto dei principi della Costi-
tuzione, trovare una sintesi, un
equilibrio che dia garanzie alle
persone e allo stesso tempo non
ceda alla tentazione, come per
troppo tempo è successo, di non
fare niente. La strada che si sta
scegliendo è, a mio parere, tutta
sbagliata. Forse per paura, forse
per compiacere qualche vescovo, si sta scegliendo di imporre
una tesi fatta di obbligi, divieti
e, putroppo, sofferenze. Questo
determinerà effetti diversi non
ultimo, temo, quello di un occultamento e di un oscuramento
di questi casi in qualche forma
di clandestinità che sarebbe devastante. Personalmente ritengo
che se l’esito finale sarà quello
annunciato dal Senato e nonostante le difficoltà che si presenteranno, sarà necessario aprire
la strada del referendum.
Dobbiamo prendere atto
Giorgio Bruscia
Dobbiamo prenderne atto: il Pd, voluto soprattutto da Veltroni, è un dato di fatto, una
realtà oggettiva del panorama politico italiano. Avrà il percorso di qualsiasi altro partito,
alti e bassi, ma è là e rappresenterà senza alcun dubbio un progetto importante nel gioco
politico del Paese. Detto ciò vediamo cosa ci
riserverà il futuro panorama politico del nostro Paese.
Rivendico per il Pd il diritto di essere un
partito di centro sinistra. Addirittura di sinistra, se lo rapportiamo alla destra di Fini e
Berlusconi. Io sono culturalmente di sinistra
ed ho scelto la continuità con questo partito,
proprio perché interpreta il ruolo che il PCI,
a cui da sempre sono stato iscritto, e che ha
voluto perseguire, da Salerno in poi. Erano
quelli altri tempi e diversi erano i temi della
lotta, ma alla base vi erano gli stessi principi che muovono il Pd oggi.
Alla sinistra del
Pci ci sono sempre stati gruppettari di ogni
specie, scissionisti per vocazione e perché
incapaci di comprendere una politica che
potesse valere per un popolo, non mi meraviglia il fatto che l’asse in Prc sia stato spostato proprio da un piccolo gruppo di Trokzisti, che di fatto ha prodotto la spaccatura
di Vendola. Credo che in questo quadro gli
unici con i quali il Pd potrà trattare in futuro,
saranno quelli che si coordineranno intorno
a Vendola e Mussi e forse ai socialisti, ma di
sicuro per chi insisterà su di un rigore comunista da fine ottocento, non ci sarà proprio
nulla da fare, e resteranno a contemplare la
propria solitudine.
D’altra parte, quanti di voi, sono mai stati
comunisti, del Pci intendo? Non credo molti.
Avrete vagato, come fanno in tanti ora in tutte le plaghe del settarismo marxista-leninista
sino magari a qualche incontro con i socialisti (che cavalcavano e finanziavano pure
quelle espressioni, proprio in funzione di
fronda contro il Pci), ma il Pci era un partito
troppo impegnativo per chi volesse sempre
fare a modo proprio, essendo importante seguire una linea, la sua, più ancora che esprimere la propria. Col Pd di Franceschini, a
differenza di quello di Veltroni, si è tornati,
almeno per i big e la stampa, ad una forma
di centralismo democratico nella comunicazione, ma è più ampia la discussione interna
perché si stanno allargando gli spazi della
partecipazione a livello dei circoli e delle
consultazioni primarie per le candidature.
Ovviamente se per voi essere di sinistra è
essere rivoluzionari, allora, in democrazia
nessuno è di sinistra, perché le regole non
prevedono l’insurrezione armata e la nostra
Costituzione codifica come attraverso i partiti, non importa se di destra, di centro o di
sinistra, si costruiscano le istituzioni in coerenza al contratto sociale che al termine della
Resistenza, gli italiani hanno gloriosamente
sottoscritto.
Le Travail / Il Lavoro
Quindicinale di attualità, politica e cultura fondato
nel 1948 da Giulio Dolchi
Organo di informazione del Partito Democratico Valle d’Aosta
Direttore responsabile: Giovanna Zanchi
[email protected]
14
Coordinatore della redazione: Davide Avati - [email protected]
Redazione: Quintino Botrugno ([email protected]);
Orfeo Cout ([email protected]);
Claudio Latino ([email protected]);
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Fabio Protasoni ([email protected]);
Redazione e amministrazione:
Corso Battaglione Aosta 13/a
11100 Aosta Tel. 0165 262514 – Fax. 0165 234245
e-mail: [email protected]
[email protected]
CULTURE
Il Libro
Una fotografia di copertina
Il libro di Andrea Desandré “Notabili valdostani - dal fascismo al
fascismo: viaggio a ritroso e ritorno”, edito da Le Château nel 2008
e dedicato alle classi dirigenti
valdostane nel XIX e nella prima
parte del XX secolo, suscita interesse non solo per il suo contenuto, ma anche per la fotografia di
copertina. C’è un vecchio detto:
un’immagine dice più di mille
parole. Non è vero. Le parole dei
libri sono importanti e le immagini, non contestualizzate, sono
documenti muti e spesso fuorvianti. Nella fotografia vediamo
tre signori di età avanzata: due di
essi indossano abiti che li identificano inequivocabilmente come
fascisti. Uno è Jules Brocherel (a
sinistra), etnografo, fotografo e
giornalista valdostano molto importante negli anni compresi tra
il 1900 e il secondo dopoguerra.
Gli altri due sono l’avvocato Cesare Martinet (al centro) e Charles
Torrione (a destra), che sarà il primo sindaco di Aosta dopo la liberazione. La fotografia venne eseguita nella primavera 1941. Non
è il caso di riprendere l’analisi sul
fascismo in Italia e quindi anche
in Valle d’Aosta, sul consenso
che ebbe il regime autoritario di
massa e sulla modernizzazione
impressa ad una nazione che soffriva di un secolare sottosviluppo. Le sue classi dirigenti erano,
salvo poche eccezioni, cresciute all’ombra dello stato liberale
che, come ebbe a dire il socialista
Riccardo Lombardi, non era mai
stato veramente democratico.
All’indomani della Grande Guerra, le classi dirigenti italiane scelsero il fascismo come difesa da
un’altra modernità: l’estensione
della base democratica dello stato
e l’ingresso dei partiti del movimento operaio nella gestione del
potere. Questo avvenne in Italia e
in Valle d’Aosta.
Che cosa è una fotografia nell’apprendimento, lo studio e la scrittura della storia? La fotografia va
utilizzata come una delle fonti
che aiutano chi si occupa di storia a ricostruire una determinata
epoca. Insieme ad essa ci sono
documenti di origine diversa: il
casellario giudiziario, per quel
che riguarda l’ordine pubblico, le
relazioni economiche sul funzionamento dei comparti industriali, per la Valle d’Aosta i fatturati
e le ordinazioni della Nazionale
Cogne, gli interventi delle autorità pronunciati in occasioni pubbliche, gli articoli dei giornali,
le manifestazioni di costume, gli
indici di incremento demografico o il diminuire delle nascite, i
silenzi e gli assensi di personaggi
che avranno poi un ruolo in un
periodo successivo a quello preso in esame, le manifestazioni di
aperta protesta come, ad esempio, le scritte tracciate su muri di
fabbriche e casolari di campagna.
Una fotografia non parla solo per
l’immagine che riflette davanti ai
nostri occhi: deve essere accompagnata almeno da una didascalia
che consenta di datarla e riportarla all’epoca in cui venne eseguita.
Se alcuni dati importanti mancano, essa può dirci qualcosa solo
in un ambito più ristretto e osservandola potremmo fare un commento sulla divisa da gerarca e
sulla camicia nera di uno dei protagonisti. Una fotografia contestualizzata può invece fornire un
valido aiuto se la si confronta con
altre dello stesso periodo: avremo
in questo modo un’immagine più
complessiva della partecipazione di una categoria sociale ad un
movimento culturale e politico.
In questo senso la fotografia pubblicata sulla copertina del libro di
Desandré è un ulteriore riflessione sulla classe dirigente valdostana negli anni compresi tra il 1922
e il 1943. Qui siamo nel 1941:
l’Italia ha già aggredito la Francia
ed ha rischiato di perdere la breve guerra sulle Alpi, si appresta a
mandare i suoi Alpini in Russia
per collaborare ad un conflitto di
sterminio contro la popolazione
civile, i membri del partito comunista e gli ebrei, ci apprestiamo
ad essere sconfitti dai greci a cui
dovremmo spezzare le reni. Forse qualcuno comincia a dubitare
dell’immancabile vittoria e pensa al futuro. Questi signori sono
persone molto in vista in una
piccola città come Aosta; in una
determinata e pubblica occasione
hanno, come fanno abitualmente,
indossato divise e camicie che li
identificano come fascisti. Anzi,
insieme ad altri, rappresentano
ad Aosta e in Valle quel regime
che si è imposto con la forza, che
ha eliminato fisicamente Matteotti e tanti altri oppositori, che ha
condotto l’Italia a partecipare a
due guerre, prima in Africa e poi
in Spagna, che ha promulgato le
leggi razziali contro gli ebrei, che
ha stretto un patto di alleanza con
la Germania nazista, che è da un
anno in guerra per instaurare un
nuovo ordine in Europa. Cosa si
stanno dicendo questi signori?
Forse dubitano, forse nutrono
speranze nella vittoria, forse quel
giorno avrebbero preferito starsene a casa.
Per rispondere a domande di
questo tipo, bisogna leggere il libro di Desandré. Se la fotografia
è una traccia del passaggio umano, allora le persone fotografate
erano lì, in Piazza Carlo Alberto
(oggi Chanoux), nella data ora di
un dato giorno e vestite in quel
modo. L’emulsione sensibile ne
ha conservato il ricordo come
persone che per un attimo sono
passate dinnanzi all’obbiettivo: la
traccia, il momento dello scatto, e
l’ombra, le tre figure che vengono
ricordate dalla memoria singola e collettiva. Se qualcuno si è
scandalizzato perché è stata resa
pubblica questa fotografia, si è
sbagliato: non ha fornito un buon
servizio alla storia della Valle
d’Aosta e nemmeno alle persone
fotografate. Questa immagine ha
aggiunto certamente qualcosa in
più alla conoscenza su chi ebbe
in anni ormai lontani responsabilità di potere e comando in una
regione che con la modernizzazione forzata e autoritaria imposta dal fascismo era cambiata e
in cui erano state poste le basi
di una struttura industriale che
avrebbe poi contato molto nella
sua storia futura.
La pubblicazione in copertina
della fotografia può essere intesa
anche come una provocazione.
Ben vengano le provocazioni se
ci aiutano a capire di più e meglio il passato di una regione che
pagò un alto tributo di sangue negli anni compresi tra il 1943 e il
1945 e in cui si combatté anche
per una Valle d’Aosta diversa in
un’Italia diversa e in un’Europa
che stava faticosamente uscendo
da un lungo tunnel in cui si erano
combattute ben due guerre mondiali.
De Meyer
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del Registro di Stampa del Tribunale di Aosta
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DIRETTI DI CUI ALLA LEGGE 7 AGOSTO 1990, N. 250
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forum
LA striscia DI AK
il senso delle parole
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Finalmente sono in Europa!
Mi sono sentita molto fortunata,
quando mi hanno rilasciato il
visto. Non riuscivo a calmarmi
talmente la gioia era immensa.
Finalmente, in Europa, riuscirò
a realizzare tutti i miei sogni:
il benessere, la libertà, l’autonomia, l’identità, la tranquillità ecc. Non devo più sostenere
tutto quel peso sulle spalle: le
tradizioni, lo sguardo degli altri,
la loro presenza tutto il tempo
a casa mia a bere tè e mangiare biscotti, le chiacchiere delle
zie e delle vicine quando avevo
voglia di stare tranquilla e sola,
le risate e le prese in giro delle
amiche quando sognavo ad occhi aperti …
Felice! Certo che sono felice,
non sono in Europa? Non è quello che volevo?
Passano le settimane, i mesi, ma
ecco, inizio a cercare qualcosa.
Inizio a sentire un peso sul petto.
Man mano che passa il tempo, il
peso cresce e mi sento soffocare.
Continuo a cercare, a cercare …
La mia felicità: inizio a vederla meno netta di prima, anzi la
vedo sempre più sfocata e lontana.
La mia libertà, già, qui sono libera: esco “quando voglio”, ma
per andare a lavorare se voglio
rimanere in Europa.
Il benessere, non so se l’ho trovato, ma so che non devo permettermi molte cose se voglio vivere
e far vivere la mia famiglia…
La tranquillità: certo, adesso
nessuno mi disturba, quando
ho voglia di riposare, nessuno si
mette a chiacchierare durante la
mia trasmissione preferita, nessuno litiga con me per scegliere
la pietanza da cucinare per cena,
…
Ma, purtroppo, non c’è nessuno che mi chiede se sto bene,
se ho fatto un brutto sogno o se
ho trovato traffico. Non c’è la zia
che mi dice di prendere alcuni
chiodi di garofano per far passare il male di testa. Non c’è la
nonna che mi confida i segreti
per diventare una brava cuoca.
Mi mancano le risate delle amiche, quando ci raccontavamo i
piccoli segreti. E la mamma, già,
mi bastava guardarla negli occhi
per sentirmi serena e protetta.
In Europa, per me stessa, decido
tutto io! Sono sola a decidere!
Già, sono SOLA!
Rachida Adlani
“Cara Rachida,
forse nessuno di noi ti ha mai
detto quanto sei importante e
quanto è importante quello che
fai. Non sei sola. Hai tante persone accanto che ti stimano e ti
vogliono bene, anche se molto
probabilmente non te lo dicono.
Un forte abbraccio.” - Erika
Forse non ho capito?
Premetto subito, a scanso di
equivoci, che la mia presente
non ha alcun intento polemico
ma è semplicemente il frutto della necessità di esplicitare alcune
perplessità su una scelta del PD.
È necessario, per poter arrivare
alle perplessità, segnalare alcuni
eventi pregressi, per prima cosa
ciò che successe una domenica
di qualche tempo fa, domenica
in cui ciascuno di noi poteva liberamente esprimere una preferenza, una scelta. Per quanto mi
riguarda la scelta, o meglio il mio
voto, era convintamente indirizzato sull’attuale segretario.
Si doveva costruire un movimento nuovo e io avevo interpretato
la scelta di Raimondo (permettimi il tu) come una scelta di
“servizio” nel senso più nobile
e onesto del termine; ma l’avevo
interpretata (in questo caso forse
sbagliando) anche come la scelta
di connotare il PD quale “baluardo” eretto a separare la sinistra
(alla quale penso di appartenere) dal movimento ampiamente
maggioritario della Valle d’Aosta.
Qualcuno potrebbe obiettare che
la mia posizione è assolutamente
pregiudiziale e probabilmente è
vero ma mi sembrava che l’atteggiamento dell’UV sia e presupponente (si pensi alle dichiarazioni
pre-regionali), e strabico verso
destra (non è un segreto qual è
l’anima dominante in questo momento) e assolutamente chiuso a
sollecitazioni che vadano in senso antigovernativo (nazionale).
Arrivo al dunque con una domanda: perché? Perché questa
uscita alla vigilia delle europee?
Perché rivolgersi a chi ti degna
di sguardi di superiorità e non
agli interlocutori che, almeno io,
ritengo più affini? Perché devo
rendermi conto, e bruscamente,
di aver fatto una scelta errata?
Perché mi trovo a disagio con
chi mi dice “ma allora è vero, in
Valle d’Aosta esiste l’UV, quelli
che stanno con l’UV e quelli che
vorrebbero stare con l’UV”?.
Vi ringrazio per l’ospitalità
Mauro Tamborin
16
25 aprile • Festa della liberazione
Nessuna medaglia
ai repubblichini
Il no dell’Istituto Storico della Resistenza:
“ragioni storiche, politiche e costituzionali”
L’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea
in Valle d’Aosta, nel corso dell’Assemblea dei soci del 31 marzo,
esprime la propria protesta e indignazione sulla proposta di legge
n. 1360/2008 per l’istituzione dell’Ordine del Tricolore 1940-1945
da conferire, secondo l’articolo 2, anche a coloro che combatterono
“nelle formazioni dell’esercito nazionale repubblicano (della Repubblica sociale italiana, RSI) durante il biennio 1943-45.
Considerato che la Repubblica sociale italiana non si configura in
alcun caso come Stato legittimo; che le diverse milizie istituite dalla Repubblica sociale italiana operarono pressoché esclusivamente
per la repressione del movimento partigiano, per la cattura e l’uccisione di militanti politici, per la cattura e la deportazione degli
ebrei e nelle rappresaglie e nelle retate contro la popolazione civile; che le formazioni della RSI hanno perseguito gli stessi obiettivi
hitleriani di annientamento della libertà e dei diritti fondamentali
di ciascun essere umano; cha la Valle d’Aosta è medaglia d’oro al
valor militare per la guerra di liberazione 1943-45.
L’Istituto si oppone all’approvazione di tale proposta di legge per
ragioni storiche, politiche e costituzionali.
L’Istituto delibera di trasmettere il presente ordine del giorno al
Presidente della Repubblica Italiana, alla Presidenza della Camera
dei Deputati, al Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta,
al Presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, ai capigruppo consiliari regionali valdostani, al Senatore e al Deputato
della Valle d’Aosta presso il Parlamento italiano.
Se questo è un uomo:
l’orrore spiegato ai ragazzi
Il 23 aprile spettacolo per le scuole
dal romanzo di Primo Levi
Spiegare l’orrore dei campi di sterminio. Illustrare il lento ritorno
alla vita di un sopravvissuto all’abisso di Auschwitz. E’ questo il
cuore di ‘Se questo è un uomo’, romanzo autobiografico di Primo
Levi che i ragazzi del liceo ‘Juvarra’ di Torino porteranno in scena
anche ad Aosta il 23 aprile nell’ambito delle celebrazioni per la
festa della Liberazione. La rappresentazione in due atti, dopo il prologo che sviluppa il tema della necessità della memoria e ricostruisce le fasi che portarono ai momenti tragici della Shoah, si incentra
sull’opera di Levi, sottolineando alcuni momenti importanti della
vicenda narrata. L’appuntamento, pensato per i ragazzi degli istituti
superiori della Valle d’Aosta, è fissato per il 23 aprile.
Mussolini o Parri
brevi considerazioni a margine
di un progetto di legge
Paolo Momigliano Levi
Di fronte al sistematico attacco ai principi della democrazia
può sembrare superfluo riflettere su di una singola proposta
di legge: mi riferisco all’Istituzione dell’Ordine del Tricolore,
che tanto a cuore sta al ministro
della Difesa Ignazio La Russa:
una proposta che si propone di
equiparare i combattenti italiani nel nome delle vicissitudini che hanno affrontato e delle
sofferenze patite nel corso del
secondo conflitto mondiale per
obbligo o per scelta: nelle Forze
armate italiane come nel Corpo
dei volontari della libertà, militi
nell’esercito di Salò o partigiani
nelle fila della Resistenza.
Un’equiparazione monca che
tiene conto (giustamente) di
quello che hanno patito gli internati militari, ma che non
considera degni di un rispetto almeno pari i deportati per
motivi politici, fra i quali non
mancano nemmeno ufficiali e
soldati dell’esercito regolare che
non vollero essere complici dei
nazisti. Un’equiparazione che
cancella lo stesso significato del
concetto di patria, se lo si intende come retaggio dei padri a cui
ciascuno deve fare riferimento
impegnandosi come persona
e come cittadino. Allora come
ora ciascuno deve decidere se la
sua idea di “patria” è più vicina
a quella di Mussolini che guardava al grande Reich o quella
di Parri che guardava alle grandi democrazie liberali; se sente
propri gli obbiettivi di fondo
perseguiti dal generale Graziani
o quelli per i quali il generale
Perotti è stato fucilato al Martinetto di Torino.
La dialettica delle idee, specie se
il confronto avviene su valori e
principi di fondo, non significa
morte, ma vita della patria, sempre che non si voglia concepire
la Patria come un ente astratto
che piega a suoi fini lo Stato, le
sue istituzioni e quindi i cittadini. La scelta resta sempre quella
fra la democrazia partecipativa
e la demagogia.
Chi ha proposto quella legge lo
sa bene, tant’è che accanto ai
rappresentanti delle diverse formazioni di combattenti ha sentito il bisogno di collocare senza
che ce ne fosse alcuna necessità
un nume tutelare: il presidente
dell’Istituto storico della Repubblica sociale italiana.
Qualcuno potrebbe pensare che
chi scrive non avrebbe fatto sentire la sua voce di totale dissenso se la funzione storico-culturale nel Consiglio dell’Ordine
del Tricolore fosse affidata ad
Oscar Luigi Scalfaro, presidente
dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione
in Italia. In realtà, a me preme
che ai combattenti di ieri come
ai cittadini di oggi sia lasciata la
libertà scegliere, dopo aver capito se nel nostro presente e per
il nostro futuro sia meglio rifarsi
all’esempio del maresciallo Graziani o a quello del prof. Ferruccio Parri.
Se la proposta dovesse diventare
legge — come temo dati i tempi
che corrono — , mi auguro che
tutti i combattenti non richiedano l’onorificenza di “cavaliere
dell’Ordine del Tricolore” e rifiutino un obolo troppo tardivo
per chi si è conquistato una vita
dignitosa, ancorché modesta,
con il proprio lavoro. La loro
scelta d’un tempo non può essere oggetto di un mortificante
mercimonio.
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numero 06 2009 - PD Valle d`Aosta