- - ~ -· ~- - -- ~ ·-· ----- Una eopill r.. 311 QVINDICINIII.E Anno VIli · ·N. Jr : Ronta ~ l MCII'zo 1955 AH EU IL POPOLO EUROPEO SARA' CHIAMATO A TUENTE EUROPEA? UE HA QUANDO AH che per non urtare troppo i preg·iudizi e per essere « concreti » sarà forse bene cominciare dall'unificazione economica, ad esempio dalla estensione dèi poteri della Comunità carbosiderurgica ad altre fonti di energia, o, meglio an-cora, si potrebbe cominciare con l'unificazione doganale. Il deputato 'Italiano ··~ La Malfa pensa anche lui che occorre partire per· essere « concreti» dal settore economi·CO, riprendendo i progetti olari<~'esi di alcuni anni fa che prevedevano la progress.iv~ unificazione de.i mercati nazionali. Ma è il francese André Philip , membro autorevole del Consiglio Economico d·e11a Repubbli-ca francese, che con maggior eloquenza, nel numero di gennaio della rivista parigina « Preunes », ha fatto una a-cuta dimostrazione della permanenza del problema della unificazione europea, e, mosso anche lui da un desiderio di « concretezza » delinea tutte le iniziative che bisogna p:rer.-··e re. Un pool degli armamenti non sarebbe ancora gran cosa, ma potrebbe esser·e utile. Ma è soprattutto nel campo economico che bisognerebbe avanzare. La CECA dovrebbe essere esortata a fare con energia la lotta contro i cartelli, una politica sociale attiva, una buona politica di investimenti. L'elettric-i tà e il petrolio dovr·e bbero essere sottoposti, come il carbone, all'Alta Autorita sopranazionale. Altr'e Autorità specializzate dovrebbèro essere costituit.e per il cinema, per i trasporti, per le ricerche nucleari. Ma soprattutto si dovrebbero riprendere i prog·ettì di unione doganale : abbassare progresstivamente . l·e tariffe doganali, eliminare rapidamente le restrizioni quantitative avviando la creazione ~i un mercato comune. Ma foiché ciò implica una profonda r,ì conversione dell'industria, occorrerebbe ~ si fQ:Oie un istituto europeo di studio della cong.iuntura, un'agenzia europea capaoe di sviluppare lavori pubblici europei,e dì dare assistenza ai paesi arretrati d'Europa e d'Africa. Una banca capaoe di investimenti sarebbe . altresì necessaria, come pure uno sforzo sistematico di « coordinazione » e « armonizzazione » delle politiche sociali e fiscali dei singoli Stati. Queste sono, secondo Philip, le grandi linee di quel che va fatto per « rilanciare » l'idea europea. Egli stesso si dichiara insoddisfatto di questo programma perché ci si « dovrà disperdere in una molteplicità di azioni », e perché queste azioni sono « co mplesse e in una certa m isura contraddittorie ». Spaak, La Malfa, Philip, sono animati s-e nza dubbio di buone intenzion i, ma tutti e tre sembrano non avere occhi per vedere l'evidenza stessa, che una qualsiasi pastorella saprebb-e cogliere. T11tte le cose preconizzate da loro sono assai belle, tna · chi le farà? Si è mai visto svilupparsi e fiorire una _t}Olitìca economica senza che VOTARE PER LA COSTI- Leggete in questo numero: La crisi francese ha trovato io Edgar Faure il suo risolutore: forse il pericolo di una richiesta di scioglime~tto non è sé.a.to dei tutto estraneo a fiale soluzio;rae che non oare si distacchi gran che da altre precedentemente proposte. (2a pagina e paginone centrale). • Il presiden te Scelba e il minis tro Martino hanno com()iuto una visita a L o ndra. dove hanno riscontrato una piena identità di vedute con i rapp~esenta.nti di S. ~ britannica. Ciò è valso all'Italia la generosa qualifica, attribuitale da Churehill, di « grande potenza » (paginone cenh·ale). • EU Anche l'Ingh ilterra si costruh·à la sua bomba all'id•·ogeno: n on se ne sentiva troppo la necessità, ma permetterà all'ln~hilter·ra di dare maggiore consistenza alla sua politica « indipendente », e questo pare sia il suo fine principa-le, alla barba di coloro che l?,'iurano in una Inghilterra « europea » (7" pagina). HA Spesso mi sono chiesto come mai Giovanna D'Arco, partendo dal podere e dalle greggi del padre, potesse :avèr fiducia che la sua parola sarebbe stata ascoltata ed accolta dal re di Francia. 'P"oliticanti influentissimi di "ogni genere non facevano a1tro che parlare della ne"cessità di riunire là Francia ·sotto lo sc·ettro del · re, ed elaboravano complicatissime manovre politiche e militari, apparentemente per raggiung.e r·e questo scopo, in realtà per mantenere, nella precania situazione del paese, i privilegi loro e dei loro pari. Il re stesso, benché soffrisse assai della situazione in cui si trovav·a, era _troppo pigro, troppo poco intelligente per cercare di uscirne. Contro questa imponente massa di inerzia, c'era solo la certezza di una ragazza diciannovenne che nel mondo politico francese del tempo, non contava assolutamente niente. n segreto della sua fiducia, della sua ostinazione, del suo sucoesso non è tuttavia difficile d. ~p . .·ire. Que1 · che occorreva v·e ramente far·e era stato coperto da un cumulo enorme di fals.a saggezza, di falsa abilità, di falsa politica, ma era in rea.Uà di una · semplicità e di una evidenza estrema. Bisognava far <!apire ai francesi che c'era un r·e e che questi aveva deciso di cacciar-e dalla Francia gli invasori inglesi, cioè il r·e doveva farsi ungere nella cattedrale di Re.ims, come avevano fatto tutt.i i suoi predecessori, e dare ordine di liberare Orléans. Come'! Tutto qui? Sì, tutto qui. Era un'idea che una pastorella senza esperienza politica poteva avere, ma di cui i grandi politicanti non si erano accorti, in modo che n essuno in Francia sapeva più se ci fosse o no up. re, ·s e ci fosse o no la volontà di combattere contro l'invasor-e. Giovanna d'Arco, aveva compreso quel che piùecchi secoli più tardi un famoso ·filosofo tedesco av·rebbe così ·f ormulato: « C'è una cosa che bisogna dimostrare ottimamente con la maggior ostinazione, ed è !'-e videnza. P er·ché i più mancano d'oc- . chi per veder-la». Il comptto dei federalisti è identico a quello di Giovanna d'Arco, ed il nostro successo dipenderà in larga misura dalla nostra ostinazione. i Co·me per Giovanna d'Arco il maggior pericolo non veniva dai nemi l -o ~ ~ e la rancia ma dagli amici , .,che non avevano il coraggio di pensare con semplicità e di volere con coerenza, così per i federalisti europei il pericolo maggiore viene dai nostri amici, da quegli uomini politici che vorrebbero veramente l'unita europea, ma credono di potersJ avviare verso di essa attraverso elucubrazioni di pensiero e tortuosità di azione. Prendiamo ad esempio le affermazioni di tr·e uomini politici indubbiamente ami<:i dell'Europa. Il Ministro degli esteri belga Spaak, pensa che bisogna oen riprendere prima o dopo la politica dell'uniti azione · europea, m a UE ruiMOSTHARE L'EVIDENZA • .Eisenhower dichiara che sosterrebbe anoora una politica di ()ÌÙ integrale unità e.u ropea.; , ma la g~te fa orecchi da mercante, anzi fa finta di non capire, Jterché si troverebbe imbaraziata a rispondere. (paginone centrale) • Lo schermo dell'U.E.O. non riesce a coprire le · vergogne di un processo di decomposizione già avanzat9: quando si capirà che occorrono rim~i reali e non semplici palliativi? (3a pagina). Spaak, brucia dovete esta semplice arse perealizzare? • La democrazia è in pericolo. Il suo principale nemiè oggi lo Stato nazionale che porta inevitabilmente ad una involuzione totalitaria (7a pa.gina). oo • Le possibilità di una reale eS()ansione eoonorrdca sono legate alla rottura di una serie di interessi sezionati che pesano oggi in maniera dominante sulle economie asfittiche dei paesi europei. Sono interessi cbe si nascondono dietro una serie di sofismi; ma una radicale critica federalista li scopre e li denuncia uer quel che sono: impedimenti al c~mseguimento dell'interesse generale (sa pagina). • Il bilancio dell'Europa d'oggi è deprimente se raffrontato a que llo di 50 anni or sono . Ma quale sarà f ra altri 50 anni, se non ~i arriverà all'unità europea! (8• pagina). 1 --,---~-- ~----- -- .EUROPA FEDERATA Pag. 2 LA LEGGE DELL'IMMOBILISMO che lui ha le sue brave concessioni da f are, e le fa naturalmente sulla polit ica europea, dove preannuncia una gen erica azione europeistica che non ·. sarà limitata ai sei paes i della « Piccola Europa > (con quali possibi,lità di a rrivare a d elle soluzioni reali è qui inutile ripetere). Ma il suo programma di governo di fuoriuscita dall'immobilismo attraverso una politica sociale è palesemente più rivolto al paese come alternativa polemica che chiarisce le posizioni dei socialisti, che non espressio.n e di una volontà di raccogliere intorno ad esso una maggioranza. Ed eccoci ad Edgar Faure, il presidente che ha ottenuto l'investit ur a dall'Assemblea Nazionale. La spirale della crisi ritorna su se stessa e ad un radicale dotato di un certo fascino personale viene dato l'incarico di riprendere i termini dell'impostazione espress a inizialm ente da Antoine Pinay; l'uomo è tuttavia diverso, divers a è la sua dislocazione parlamentare, ciascuna delle parti che han deciso di appoggiarlo può pensare di farlo senza con questo essersi t roppo scotp erta , e comunque c1o avviene solo dopo che si era visto che altre soluzioni erano risultate irrealizzabili. Qual'è il senso delle candidature intermedie di Pflimlin e di Pineau? L'una poteva astrattamente considerarsi il tentativo di uscire dall'immobilismo con una poiitica più decisam.ente europea, ma è lo stesso Pflimlin a mostrare con quanta disinvoltura si pos sa su questo piano operare dei rapidi capovolgimenti, ed allinearsi sull'unico piano che pare abbia capacità di esprimere un possibile governo; l'altra esprime la pretesa, già di Mendès-France, di uscire dall'immobilismo attraverso una politica più ori entata in senso sociale, e che sia disposta a tal fin e a sacrificare la politica estera (è singolare com e questa sia la cosa a cui tutti sono disposti a rinunciare). Ma si tratta .di semplici fantasmi, le r ealtà permanenti, su cui si può fondatamente contare, della sit uazion e francese sono i governi alla Pina y o alla Faure, o se si preferisce a.Ua Lani el e si.m ili, che possono succedersi con maggiore o minore rapidità, ma che sono · sempre e sostanzialmente la stessa EU L'esistenza di un pop olo europeo non è il parto di una fantasia galopp ante e la richie sta che noi federalisti facciamv perchè gli stati nazionali dell'Europa occidentale demandino ad esso il compito di elaborare in una costituente europea la struttura di uno stato federale europeo ha la sua r agion d 'essere nella certezza che abbiamo che il popolo europeo sappia assai meglio che non i gov er ~i e le forze che riescono ad esprimersi sul piano nazionale quali siano i suoi interessi profondi, quali le soluzioni più adatte a soddisfare questi interessi. Guardiamo ad esempio al popolo tedesco, quel popolo di cui tutti temono le incomposte esplosioni, su cui pa r e gravi una eterna maledizione, che tutti temono e che giustifica con il timore che esso incute le più assurde, incoerenti e co~tropro ducenti misure precauzionali. Per il timore delle sue reazioni si .concepiscono alleanze come l'U.E .O. il cui fine principale è il controllo reciproco degli stessi partners, per il timore delle sue reazioni gli uomini responsabili della politica tedesca portano avanti con sempre più pressante insistenza rivendicazioni di carattere n azionalistico che - essi dicono se non soddisfatte potrebbero portare ad un rapido indebolimento delle posizioni democratiche in Germania. Eppure tutto ciò è falso, e se le previsioni e i timori di costoro dovranno un giorno essere confermati dalla realtà, essi potranno AH EU tranquillamente incolp are se stessi di quanto accadrà. Nel numero scorso abbiamo riportato dei dati statistici da cui risultava come il popolo tedesco, anche se sentimentalmente interessato al problema della riunificazione tedesca, fo sse sostanzialmente scettico sulle possibilità di un accordo con l'Unione Sovietica per la sua realizzazione, e che la sicurezza del p aese fo sse più importante dell'unità. Da alt ri dati forniti dall'Istituto EMNID risulta come l'interesse per la realizzazione della feder azione europea. ancora dopo il 31 agosto 1954, è tu ttora vivo nélla maggioranza del popolo tedesco; ma ancora più interessante è seguire, sulla scorta de i dati forniti, le r isposte raggruppate secondo le simpatie poli ti che Belle persone interrogate: nel settembre 1954 il 51 o/o dei simpatizzanti del partito liberai democratico si pronunciava a favore di una federazione europea, nel novembre 1954 la percentuale saliva al 61 o/o. Nel frattempo ~l partito ha assunto delle posizioni di sempre più accentuata intransigenza nazionalista. Da dove prende origine questo atteggiamento? Viene spontaneo osservare come il partito sia molto legato alla ·grande industria tedesca, e che in seno a questa sia sempre più forte la pressione per un ritorno all'antico corporativismo nazionale. Accanto a questo gioca anche l'ambizione demagogica del leader liberale Dehler, che v uÒle d istingue rsi dal cancelliere. Certo alla lunga, ove non si t rovino forme appropriate di espressione del pop olo tedesco, che è in questo caso popolo euro·p eo, le vecchie strutture e le forze che gr av itano attorno ad esse fin iranno per imporre all'elettorato quella tematica nazionalistica, che esse dicono trarre da esso. AH europeo o popolo tedesco ~ POJJt)IO UE Dopo innumerevoli riunioni di numerosi Comitati del NATO, allo scopo di '' standardizzare» il fucile dell'esercito atlantico, dopo che tutti gli sforzi possibili erano stati tentati per convincere · gl'inglesi ad accettare il fucile belga, è venuto in questi ultimi giorni l'annunzio che il Ministero della Difesa inglese ha scelto per le truppe di S. M. il fucile canadese. Molte fatiche inutili, quindi; e - c 'è da im maginarlo - il b ronci o dei belgi. Ci sarà chi proclamerà che gl'inglesi non se ntono la solidarietà europea e che perfino per la scelta del fucile sentono il richiamo del Commonweal t h e dei cugini anglo-sassoni di oltre-Atlantico. Ci sarà chi continuerà a sostenere la superiorità del fucile belga e a dire che il fucile canadese sta a quello belga come il sistema di misura inglese sta a quello metrico decimale, ecc,. E saranno t utte affermazioni ingiuste o magari giuste, ma sovranamente inutili. Perchè nessuno può impedire al Ministro della D ifesa di S. M. di scegliere per i soldati di S. M. il fucile che ritiene più adatto. Come nessuno potrà imped ire al Governo bri ta nnico di decidere la costruzione della bomba H . Nessuno può insomma impedire al Governo di uno Stato sovrano d i prendere decisioni defin itive ed incontrollabili nel campo della difesa o in un qual siasi campo, che rientri nella sua sovranità . Questi sono i limiti insiti nella NATO, e sono insom ma i limiti di ogni coalizione militare, i mel)lbri della quale conservino intatta la propria sovranità. Saranno questi i .limiti di qualunque alleanza occidentale, di qualunque UEO, di qualunque Agenzia del riarmo, più o meno sopranazionale che si a . L 'esempio del fucile belgacanadese è decisivo. Se non ci si riesce a metter d'accordo sul fucile, come si potrà riuscire a prendere decisioni comuni in tutti i settori molto più delicati e complessi relativi alla d ifesa europea? Fatalme·n te ogni Governo tenderà a conservare le sue abitudini, le sue tradizioni, le sue prerogative ed i suoi privilegi, e troverà nella ostinazione e nell 'in transigenza degli altri un pretesto per consolidare la propria ostinazione ed esasperare la propria intransigenza. Se si vogliono integrare gli eserciti, si deve integrare la difesa . Se si vuole g iungere ad una difesa integrata, bisogna ave re un Governo europeo, che decida della difesa europea. Pe r avere un Governo europeo, bisogna avere una Costituzion~ federale europea, ed una Costituente che prepari la Costituzione. Non c'è altra strada, anche se quest a può apparire fast id iosa con l'implacabile, ostinata !em- plicità della sua logica. Altrimenti non rimarrà che protestare contro gli inglesi, che scelgono il fucile canadese. HA Alla ricerca d'un lncire UE Punto e contrappunto HA La crisi francese apertasi in seguito alla c adu ta ael governo Mendès-France, passando attraverso le successiVe candidature di Pinay, Pflimlin e Pineau, si è finalmente conclusa con . il voto di fiducia che la Camera francese ha espresso, con ben 369 voti a favore, nei confronti del governo di Edgar Faure. A problema risolto parrebbe più saggio cercar di divinare la linea della fortuna della nuova équipe governativa che non fermarsi a meditare su alcuni aspetti carattelistici d ella s ituazione politica francese messi in luce dallo svolgimento stesso della crisi: ma poichè è evidente che le crisi di questo genere, obbligando le parti a chiarire le rispettive posizioni ed i loro intendimenti, esprimono in manierà inequivocabile i limiti stessi a cui la formazione governativa è strettamente legata ove non voglia giuocarsi la maggioranza tanto faticosamente raccolta, non risulterà del tutto inutile rip ercorrere il melanconico iter di questa crisi. n primo personaggio in cui ci imbattiamo è quello di Antoine Pina y, uomo della destra, esponente di quella maggioranza che ha rovesciato · M endès-France. La sua candidatura incontra p erò l'opposizione d ei democristiani che intendono rimaner fuori dalle r es·ponsabilità d i governo, p er impedire di essere coinvolti n el giuoco di una po•l arizzazione dello schier a m ento parl amentare in d estra e sinistra in cui essi si trovino comprom essi con la destra . Invano Pinay arriva a f arsi assertore di una politica economica e sociale ricalcata sul p rogram ma di Mendès-France : ciò senza procurargli nuove adellioni, avrebbe la sola conseguenza di alienargli il sostegno degli uomini del suo stesso partito. La soluzione Pinay sarebbe troppo semplice e conseguente, e le elezioni sono troppo ~cine perchè i partiti accettino scopertamente di sostenere esperimenti che troppo da Vicino ne ricordano altri, legati nella memoria della gente alla disfatta di Dien Bien Phu. La legge dell'immobilismo regna ancora sovrana , ma essa ha ora una sua astuzia ed un suo nuovo stile, ed ha appreso l'importanza del gesto, dell'appello alla giovinezza, di quel mondo di valori fatti d'aria , in cui è stato ma estro Mendès-France. Si profila cosi la candidatura Pflimlin , la candidatura di un esponente del partito di opposizion e che p er tradizion e. organizzazione interna, solidità di impostazioni sembra più preparato ad offrire un quadro chiaro e coerente di politica governativa nei diverBi settori. Ma solo i radicali, con una debolissima maggioranza che lascia prevedere una divisione a m età dei loro voti , sono inizialmente decisi a - sostenerlo. I socialisti si ili chiarano contrari. La legge dell'immobilismo entra allora in azione: nel tentativo di raçcogli ere voti si fa rinuncia CO:n la massima disinvoltura ·a · quellE:! posizioni di politica estera che si riteneva avessero fino a quel momento caratterizzato l'M.R.P. ; nell'affannosa ricer ca di consensi si tenta di dar vita ad un programma la cui principale caratterizzazione è quella di mancare di ogni carattere. ma 1 gollisti e larga parte degli stessi radicali non si lasciano sedurre e Pierre Pflimlin rinuncia all'incarico. E' la volta di Christian Pin eau, socialista. La sua candidat ura appare in r ealtà un po' strana fin d ::~ U ' inizio . avendo il suo partito sostenuto M e11dès-France fino in fondo e in nulla coincidendo <t an~ obe solo convergendo la sua impostazione c<>n quella della ma~~oranza . che ha abbattuto n precedente governo. Ma an- GLI INGLESI HANNO ADOTTATO IL FUCILE CANADESE cosa. Ci si lamenta sovente d ella estrema instabilità della. situazione francese, ma quali mutamenti ci sono in realtà stati in Francia, ivi compreso il periodo d el rinnovatore M endès-France? Forse taluno potrà pen sare che la presa di coscienza del problema dell'immobili smo, e le aspre polemiche ch e da un certo tempo a questa parte si fanno sull'argomento contribuiranno a dare alle prossime elezioni in Francia un carattere d el tutto diverso da quello tradizionale, e a r endere quind i più facile l a soluzion e d el problema stesso nella prossima legislatura. Vediamo allora quali sono le prospettive in relazione alle forz e nuove e progressive che si muovono. n el senso indicato. M endès-France innanzitutto: è noto com e egli volesse arrivare alle prossime elezioni con il s istema elettorale uninominale ; ogm sistema ha i suoi lati positivi, e certamente a n ch e quello unmominale ha i suoi. Ma percllè lo voleva Mendès-France? I nn a nzitutto p er far scomparire la forza politica organizzata più ostile alla sua politica e i.il secondo luogo p erchè era più agevole in tal modo operare per la creazione di una maggioranza clientelistica che non ha mai rappresentato in n es:. sun tempo la formula più fe~ lice per la realizzazione di una democrazia mod erna. Il partito socialista pone anch'esso la sua candidatura per la successione al r egno d ell'immobilismo. Ma una PQ.litica di rinnovam en to , di espansione, di movimen to, ri:chiede una impostazione din amica e senza pregiudizi, una. azione decisa ed energica per la distruzione di tutte le posizioni acquisite, di tut ti gli infiniti impedimenti corporativi che pesano oggi s ulla società francese, e di cui beneficiano anche gruppi di operru privilegiati, impiegati e piccoli commercianti che costituiscono l'elettorato tradizionale del partito socialista. E ' djfficile ritenere pertanto che il partito socialista sia in grado di operare con la necessaria. f ermezza ed energia; essendo esso stesso legato alla catena. dell'immobilismo, che è poi quella degli interessi costitui;.. ti attorno allo stato nazionale. Ed anche se ciò avvenisse, sono le forze franc esi sufficienti ad operare da sole in tal s·e nso? Poniamo a titOlo di esempio che un tale sforzo riohieda una moltiplic azione del volume d egli s cambi; mancherebbe oggi alla Francia la capacità di influire n ella determinazione d ella p o1itica internazionale al fine di una sua chiara evoluzione nel senso di una liberalizz.a zic)ne degli scambi, ed il suo tentativo si infrange rebbe contro forze più grandi di qu el che essa non sia in grado di controllare. I termini stessi di una politica di rinnovamento vanno oltre i limiti propri dello stato nazionale frances e {come d'altronde di qu ello te' desco, italiano, ecc.) . Ma tuttavia noi non riteniamo che tutto ciò , ivi c ompreso il dibattito sull'immobilismo , sia inutile; una politica di rinnovamento è un 'aspirazione a cui non possiamo rinunciare. La éhiave d ella soluzione si trova tuttavia su una linea di sviluppo esattamente opposta a que1la bat· tuta oggi dalle forz e politiche francesi. Essa non v a ri cercata ed era qui l 'equivoco principale della politi ca di Mendès-France nel potenziamento dello stato n a zionale che comunque non riesce ormai ad es·p rim ere più d i quel cthe attualm ente e sprime, ma in una politica volta alla realizzazione degli Stati Uniti d'Europa nel cui solo ambito e attorno alle cui sole istituzioni è pos·sibile intraprend ere una vera lotta per una società moderna. e pro~redita . PAOLO BOGLIACCINO 0 li l N DI C l N Il l. E Anao VDI • •~ l 8oaìa . 15 rebbl'aio 1955 / AH EU LA FINE ~EL CORSO MOLLE HA Pu:rlto e contrappunto 'turale contat to franr.o-ted c:: ma u lla solida ,;e provata amiCJzta franco- britannica che ~avrebbe dovuto costituire la ba· se ·di · ~.ghi ulteriore avvicinamento ·alla Germania. cc La ripulsa degli Stati Uniti, e quelL"a caduta del · governo · Men~ la, ancor piu brutale, di una dès ~- F iànce . ha dato· orig·ine a Ìnghilt~rra di cui troppi nel un duro e singolare commentÒ murido credevano fo sse favodeH'auto r evoie quotùiiano fran~ :revole a dei negoziati con cese «Le Monde >> che é rive·· l'Oriente sulÌ'Euro·p a, mentre latore ' di uno stato d'animo e · da anni essa non~ ha mai cesdi un modo di vedere le cos'è sato di opporvisi sordamente, abbastanza · 'diffuso in Francia hanno ridotto a nulla la pose di cui lò stesso Mendès-E:ransibilità di una discussione che ce può dirsi . espression_e·. « In ha un ·senso solo se si. svolge a ogni · caso - dice cc Le Monde >> quattro"· analizzando la situazione che si è venuta a creare e le riperéusMa l'amarezza di <<Le Mon. · sio'ni che la caduta di Mendèsde » non si esaurisce in questo . France ha -determinato - i nosfogo contro gli alleati occidenstri alleati d'oltre Atlantico fatali, ed anche i russi vengono rebbero b~ne, nel dolersi delchiamati in causa: cc Al che bila situazione, di non farne casogna aggiungere che Mosca dere la responsabilità soltanto non ha fatto mai gran che per sulla Francia, e, per quanto esfacilitare il compito del prese possono essere criticabili, sidente del Consiglio. Se l'Unio· sulle sue istituzioni. Essi hanno ' ne Sovietica l'avesse aiutato, "iwuto una larga parte di retendendogli la mano al mome·nsponsabilità 'nel determinare to opportuno, avrebbe potuto l'insuccésso di Mendès-France. rendere più facile il manteniLa loro ostinazione a voler riarmento in Francia di un govermare la Germania è senz·a no più indipendente nei conalcun dubbio relemento che, fronti di Washington )) privando il presidente del ConQuest'uomo ambizioso e il siglio della neutralità comuni gruppo che lo . sosteneva! che sta, esponendolo agli attacchi si erano proposti il . comptto d1 furiosi d i ·certi nostalgici della fare assumere alla Francia il CED, togliendogli l 'appoggw, in ruolo di mediatrice del contraogni · caso la convinzione. di un sto fra Occidente ed Oriente, gran numero dei suoi ami ci di trovatisi ad urtare contro una sempre, ha provocato infine la realtà più dura e coriacea di sua caduta. Washington, come quel che essi non pensassero, Londra, av.rebbero potuto, vohan finito ·per perdere bgm sen·lendolo, attenuare l'effetto di- · so 'di misura, fino a ritenere sastroso · sull'opinione francese eh } non la Fra.ncia . cop la sua di quella che è ·apparsa come · p0litica dovesse ope~are per l~ una pressione a cui 'non era conseguimento di certe finaltta possil;>ile resistere, lasciando intt;.rnaziona.li, ma che le granMendès-France spingersi più di potenze avrebbero dovuto avanti sulla via di quei· negoadeguare la loro politica alla l. Iati paralleli con l'Oriente in situazione e alla debolezza · èui favore si è pronunciato francese onde rendere più sopÙbblicamente, e a cui, meno lida la 'posizione di Mendèspubblicamente, non ha ~a1_ cesFrance . . safò di lavorare"· Ma 11 nsentim.e nto di c< Le Mende" non si esaurisce qui, e prende ora a sua' mira l a pol:itica dell'InghilL'Istituto Demoscopico di Allensb ~ · , il più ~11torevole del tèrra, cioè di quellò stesso pae" Gallup » .te ·· ..:schi, ~a pubbli~ se di cui si era tanto p~rlato d!l Tensbach, il più autorevole del parte dei circoli neutralisti cc Gallup ". tedeschi, ha pubblifrancesi come polo costante delcato i seguenti risultati di . ..J.a pò.litica esteta francese , un'amilisi sull'opinione putbli,. quando si era !].etto che la poca della- Repubblica di Bonn: litica. dell'Europa O.ccidentale . ."1) L'interesse per la n uni· non poteva· fonàarsi S' ·· ··nn afiçazione super:~ l'interess,e per Ci r ·+ ' .· della caduta di ~· Me~dès-Frànce? UE ' AH EU HA • . . Se il peusiero pomice dei federalisti europei aveva biso~n• · di una eonferma, l'effimera esperienza di Mendès-France l'ba data, evitl_ente anche per i più illusi. Me!l~ès-France ~on ~ stato solo J'es:P( nente di un fenomeno poht•co francese. E stato il rappresea.ta.nte più ·eonvinto~ più dina~i~o di ·tutti c~loro che in Francia in Italia, in· Germania e altrove hanno colti-vato e coltivane J'~topia del rinnovamento e del ringioV'animento · dei decrepiti stati nazionali sovrani. Tutti costoro. si . son~ rico· nosciuti in Mendès·France, ~li banno .augurato successo, SI so,no proposti di .imitarlct,· non reitdendosi \conto di quanto patefulamente ' vano tosse il suo tentativo~ · . : L'uiopia c.o nsiste 1t t ' credere che occorre anzit~tto rime_t· tere in ordine i singol( paesi, ringiovanire le s~gol_e econ_om1e nazionali r-i sanare le si~gele amministrazioni sta<iah, ravVivare la fidueia' dei -cittadioi oèl loro stato, e çhe...('!_nificazion~ ·euro~ pea è, si, in astratto, un'~sai bella cosa, ma }ton_ la_ SI. po_tra perseguire e realiz7.are ciJ.e __ quando. quelle _operaz1on• d1 ~·sa· namento nazionale saranno state eo..mpiu e. E per ç.omp•erle 1 - prosegue l'utopia - oooorre_ nel frattemp~-~ mantenere ar · proprio paese tutti gli atbibq~i della . ~o.~r~mta, _ac~ant onare ogni fastidiosa aspirazione a 2ua~cosa ~i so~r~na.;z:10na_te. Que~ sto ragionamento si_ fonda su sentm~ent•J.~r~Izion~e m~~r-~ssa . assai forti in ogni stngole paese, e SI arricchisce a volt~ a volta di motivi nazionali diversi . .Nel caso del1a Germania si preténde ad esempio anche di fare l'unità tedesca prima. di pensare all'unità europea; nel caso italiano si pretende anche èli consolidare definitivamente la democrazia prima di por mano alla cr«>:azione . di una democrazia europea. Uomini e gruppi' diversi, ora di-sinistra e ora di destra corrono dietro a questa utopia, che è seducente perchè sembra essere tutta piena di concretezza c realismo,. di · stare con i· piedi . ben saldi sulla terra. Si-/fa appello CDD essa al patriottismo ed all.a fierezza nazionale; · e .queliti ·noo sono forse sentimenti ·forti ,e iriime· di·atamentt' compresi da tutti? ~i fa pérniò, pere(!aziòne/ su~o stato nazionale e sui suoi poteri con i quali tante .·e tantò grandi eose si sono faUe nel passato·; e qucSt().· non è sénso realistieo e concreto della politica? · - -· . Eppure di utopia si tratta, e di utopia r;~vinosa. Lo Stato federale europeo è necessario non come - superfluo e finale · ro rona~en to di un'd'PC~"~ <! i r is o ame 9 e (il .rin•_!'i&v , •7" che gli Stati nazionali potrebbero compiere· essi stessi ~bn_ I!J proprie forze. Esso è necessario proprio perché è ~l ,s olo ~~r~ m,ento. che, sç creato ed impiegato, potrà restit~ire agli ~~rop_ei qÙella forza, quella prosperità, quella giustizia, quella fiducia .in sé stc.Ssi che ,u . Stati nazionali · sovrani . ~o n sono . p_iù ·capaci di dare.Q..i dimostrazion~, che i federalisti no~ si ~ono mai stancMi di ripetere, trova ora una conferma qu_anto mai per.spicua nel caso di Meridès-France. Tutti gli avversari dell'Europa lo hanno applaudito, ·quando ha messo fine alla politica di unificazioate sovrimazionale.. Egli sperava ii( Ì~l modo di avere i gomiti liberi per accingersi a fare la politica di rinnovamento nazionale, ma si illudeva. Gli . avversari dell'Europa, i geneuli, i diplomatici, i profittatori di carielli, di corporazioni, di privilegi coloniali, non volevano l'unità europ.ea, solo per poter censet'vare, nel quadro dello Stato nazionale i loro pri:vilegi. Quando: Mendès-France ha reso loro il servizio desiderato lo hanno ·bruscamente eliminato, poiché sognava di disturbare il loro conservatorismo · nazionale. I comunisti, al solito, hanno fatto il gioco dei peggiori reazi~nari. Dall'esperienza di Mendès-France e dalle ripercussioni che essa hà avuto ne'li altri paesi, nei quali tutti ha favorito il tacito ina reale accrescimento dell'influenza del conservatorismo nazionale, 'li eoropei devono trarre ·un . insegnamento. Finora molti avevano sperato che alcuni uomini di Stato di buona .v olontà sarebbero riusciti a far sorgere le istituziòni politiehe europee. Ma è risultato che la buona volontà di qualche ·uomo di ~overno non riesce a prevalere se gli strumenti eon cui si tenta di ·costruire l'Europa sono strumenti pòlitiei • nazionali, i quali lasciano alla Iungà prevalere inevitabilmente i punti di vista e gli interessi grettamente na· zionalistici. La Costituzione degli Sta.ti Uniti d'Europa deve stabilire un govèmo del popolo europeo, con~rollato da.l popolo europeo, che gestisca gli affari (lOinUni del popolo europeo. Ed un popolo europeo, composto di molte nazioni e che Parla molte lingue, esiste, perché c'è una aspirazione sul nostro contine~te a mettel' fine alle liti fra le nazioni· e ad affrontare insieme i gravi ~compiti che la storia ci propone. Il popolo europeo esiste, ·eeme esistevano un popolo italiano ed un popolo tede· sco anehe prima che ci fossero ·gli Stati italiano e tedesco. E' a lui che diplomatici; governi e pa-rlamentati nazionali devono affidare il compilo di redigere ed appro_vare la costituzione dee-li Stati Uniti d'Europa. Gli Stati nazionali, per quanto si vantino _di essere dem.ocraiici, impediscono al p~lo delle nazioni europee di prender coscienZa. di sé stesso, di elaborare una polit~ca comune europea attraverso una vita democratica europea perché gli negano la possibilità !it sa di esprimersi attraverso istituzioni Jitiche "europee. 'llnt' oo macchine per dividere i_ popòli, ~b~ne, i ralisti, che sono spress10ne ~ as zioni cora late i del popolo eur o,' devono co la loro tenace opaganda ·svegliare questa c cieilza, a ere e una · forza eur ea capace . i indurre ·gli . Stat i governi, i · rla· menti, i p · rtiti nazicm i non già a fa la Costituzi e europea. per é non ~e · r~bbero capaci, a ad .accettar che gli {'Urop · eleggano ' un ssemblea Cost uente ,. E"?ro~a, incaricata · i redige:re l Costituzione, e la rattfichmo loro steso:f refèrendum fi le. Quest~ pretesa ambiziosa? E : difficile da r Sì, ma è la. :sòla vii' che.' può'· essere di arrivare ad un· ri · · uMo positivo. erché l'Euro p essere fatta dagli Euro ei. O aitriment qualchÈ' r.oitqtiistatore. · A, SPINELLI UE Pchi farà l'Europa? Statistiche sull'Europa .. en - .~ r A~ la domanda: cc Qual'è, sécondo voi, il problema più importante oggi per la Germania Occtdentale? "· Si ·hanno i seguenti da.ti comparati. Unificazione e miglioramento economico rispe.tti· vamente - 1951: 18 per cento e 45 per cento; 1952: 23 per cento e 33 per cento; 1953: 38 per cento e 25 per cento. 2) La sicurezza del paese è pn1 importante dell'unità per il f" per .cento; il contrario è vero per il 36 P"r cento. Il 12 per cento sono incer~ i. Da notare che l'importanza della s' curezza 2v ale per ' democristi ani (')9 .>er C"'.,•o) men• tre per i socialisti il 41 per cen~ to si preoccupa più della si cu~ rezza, il 45 · per cento più del· l'unità. Que s risposte indicano ~a una parte l'interesse crescente ai problemi politici (e 1uindi allo. riunifif' - - · '1 e l dopo · consolidarsi di una situazione di benessere ec r · ' mico ; dall 'altra parte ~ nfèrman che i tedeschi sono in maggioran za contrari ad ogni pericolo di avventura. Seml1"-; tale pericolo .. ;Pne da· _ ' e dei socialdemocratici, il cui de oi · ·rio di riunif' - -zio.: ne può più facilmen_te r~p~r: tarsi a ritorni nazwnallshéJ che non ad idee di disarmo e di pace, nonostante le apparenze e le ripetute proclamazioni... 3) cc Se il . ..-erno 1èlla Germania Est acconsente a tenere elezioni segrete e· libere, credete voi che le elezioni saranno veramente segrete e li~ bere?>>. Risposta: 3 per cento «sì"; 9 per cento c<prob abilmen+ o .. · 27 per . ~ nto cc probabilmente no "; 49 per cento « certamente no "· 011 ·~ r · servito. Continui ·a chiedere, anche dopo la caduta di Malenkov, l'incontro a 4, per reali ~zare la rium +-' lzione. La schfacciante maggioran'za de i tedeschi non crede alla . possibilità di libere elezioni. . Chiede sì la riunificazione, ma come esigenza sentimèntale · più che comprensibile non come meditato · calcolo- politico. Perchè appena SI mette a fare i conti capisce che dall 'Est possono solo venire turlupinature ed inganni. A Pag. 2 la situazione politica del ·Nord Africa .france su .m gwr11.1.0 <etu lì, rttOn si ·p ader.à di iii:Sf~fflii 'dà 'Capi1(uli (rfl.fl- cai. e tedteschi La fine ·di <Cl. Utl · sima voil<»ntà di F rancia diii tutti i HA UE siogoiare 1 <eG.mre alle .sue espe- rienze, alle sue i dee. alle -!"!IJle aspirazioni abibiiano parrteciparo. i.n Francia IC(j)m:e fuori -~ . F ranci.a, ii .WmWJ di clrltura e tormazicme p.olitie:a le p iù di- m verse. 1 1 E'· a quest-a .sua capacità di elevarsi un cerro qual modo a simbolo eli un aUeggiam:e.Dilo diffuso. che deve asc.d.vec.s i il sua ·eno~me successo. l'inte-resche il .suo esperùnen~o ha se suscitato u.n p-o·' ovunque. 'Spe.r aoze e desideri da l\W'lga te:m.00 eolti.vafti, e sempre fnlst~r:a ti da una r .eail.ìtà gr~g:ia eii me-1'- te si. sonro riconosciuti nei pro- gr'amma e n:ell 'anone del premier francese e :si :sono messi a ,g aloppai'Ie con lo si.anci•o della fantas: 1 cui :si apre una pos- sibilità m r~ali.zzazio~:e. n m ito òe[ rilm:Q.to~~nto deile vecchle ;~ , ;a.çti.q]l;a~ stru-tture, di 11na d~mocr~:ç~ : modeF-" na e avanzata, di •'Wll.a JP((I)liltliea att.i:va che rid.ii.a .lll.n S'elJlllSfO. 'Wil. posto e una dignità ai v.eocl\li stati na..?:lionaJii dell'Europa .oontinentale, rieakando esperien:ze e !indirizzi clil.e .h.anno avutQ fu.dun.a nei paesi anglosassoni.,, e .r a .quel che c'e:r:a di. sostanziale e dì perman-ente neiJ. programma tl1 _.,_endès-F~:a nce. La li'ltuitla·zior ~ in lndO'~IiLa, l:':albb:andtlilil'O rl~llla CED. ìl"imlplosta:zione dei rapporti eo·n i p.a~&i del No.r a Mri.c:a francese, .e spri.mono iD: mod.o ,diverso J.a mede- Mrli- ' JI'n' Ilo ~nt o ati cptei 1M1fti. ·m c fe-r~ n'l.hove ~ • po.rr>e h! pTemes.s e di : fl'f.l.bM .A~w:eillt•e. ·u.:EXIS ·1· . e_quiVOCO fmncesi e ,it-a. li.be~ la g.r:ava:m:i d i l<lii!IA tPOlliti<ea :Unterna:Ziionale che essa non è più .oggi in grado dì sostenere attiv:am.en:lli.e, per me- EU Un interesse oostante, a volte quasi morboso, ha accompagnato ogni atto e ogni ,g~:sfto di P , M:endès~France, l'l:eUa :sua pur breve esperienza di governo. Nessun altro presidente del Consiglio ha saputo suscitare una così larga messe di odi, di :ri'Se:ntime!!1lti., di a ·d esiuni ·e'n tu: siastiche, che non tend;(l)no a smorzarsì neppure al momento deUa sua cadu.ta, ma che probabilm·enitJe giuochc :anno anzi un ruolo non secondario nello svolg imento futuro della politica 'francese . L 'importanza degli avven,imeuti di. cui M er.Jt.:.sFrance è s tato in larga parte prota,goni:sta, la ;sua eccezionale ~:apadtà ·di attrarre su di sè l'atteo:zi.o.ne ,g enerale a mezzo di una :raffinata te-cni-ca pub 'Qlici~ tari.a, .il .suo «:stile 11 iC(i);S:Ì :suggestivo e urtante al tempo stesso. n.on bastano a dare una giust ific-azione: esaw:ienlie w tutto dò. In realtà a11 di :sotto degli aspetti. più :supedì.ciali e .W:consistenti. al di· là dei gesti re degli .atteggiamenti .spettaoolari cii dubbio gu.soo., c'è neO. .suo part.1oolare modo di impostare 1i problemi e di vedere le iC(i)'Se, un motiva di maggiore iC(i)asi..stenza re prGiondità, che ·esprime certe esigenze iondamentali,, non d i. q~esiOO\ o q11,1cl gruppo particoLare. ma in geare.re d.i tutti ooloro ch·e avvertono il biro,g no m W1 rlanovamenilio, la necessità di Wla politica p iù .atlti.va e moderna. E' veramelilite AH 1 EU HA ndl'Africa d.d. Nord.. Questa PJj:ssibilU:d. ~ ·( lj $.1lrà so~ 1it UE ulti ma c-o ntraddizione: eg1i non poteva - rdistrugg.ere ila po.: litica europeis.ti.ca con l' a.i uto della de stra nazionalista ed insieme persuadere questa stessa destra nazionalistica a te nere nei prroblemi africani un atte.ggÙII.mento che essa, con il cafumi~oso semplicismo che Za distingue, definisce rinunciata-rio. La verità è che non esiste per l'Africa del Nord francese una soluzione fran cese: la for·nuda ,dj Un>1'0n Française è ormai definitivamente fallita e la ':situaz io·n e interna e qu ella inter1l!rJI:ziCJIIUZLe non' ne consentono più kl riipresll. La soluzione nazionale, :nell'att!WC!le schieramento delle forze pCii !itiche francesi, Testerebbe .SII!mp:re la soluzione cokmialiwtica, qweJ.la cioè dell 'infrangibil.e spiralle di-- rivolte e di repressioni. A /lla F-r ancia di oggi mancaM lle , . possibilità politiche ed economiche di una politica nuoZP'a AH Qual e che sia il niudizio che decenni del nostro, una vera vuol dare all' esperienza e propria amministrazione diMendès-France · (e · a noi semretta: le dimissioni di Leautey bra che esso debba, nel suo l'Africano furono , in fond.o, il complesso, essere assai più neprimo segno che il contenuto gativo che positivo) resta il era sostanzialmente diverso fatto molto grave che i suoi nella r ealtà e nelle intenzioni avversari hanno scelto' un terdegli uom-ini - dallo schema reno pericoloso per far sdrucin cui lo sì voleva ili fo·r za ciolare il giovane « leader» racacciare. E gli avvenimenti dicale. Certo la maggioranza posteriori si sono preoccupati dei deputati francesi si è prodi dimostrare questa contf"a·l lnunciata contro tutta la poli- ' di zione. Può sembra-re .paratica del Governo, ma non per dossale che i naz-i onalisti . m èquesto l' occasione perde di no est remisti ·richie·d ano solo impor.tanza. E la cosa più ·ara- l' il rispetto deUe clausole dei ve non è forse neppure tanto trattati del protetto·r ato: ma che nei problemi africani le non v'è in cit1 nessun ~)ara posizioni del Governo fossero dosso. I nazionalisti . nord-afriabbastanza ragionevoli, quanto cani hanno preso coscienza da il fatto che la coalizione che molto tempo del di.,a-rio che si è fattm e ~e voci che si sono corre tra ls formo e la sostanudite a Palais Borbon sono za, tra l'apparenza e la realtà. tutt'altrd • che rassicu.ra~ti sui Quel che fa più dellcata la futuri ~vi luppi della situazione questione deU'AfTiea del Nord in Tunisia, in Marocco e nella ~ il. diverso statuto de'f.l'Algeria stessa Algeria. rispetto alla Tunisia e al MaIn realtà la politica francese rocco. La prima, come è noto.• è -parte. integrante ·de territoin Africa del Nord è da più anni in un vicolo cieco e lo 1'ÌO francese, laddov.e gli altri equilibrio delle forze politiche due sono paesi formaf:mente ina Parigi è. talmente bloccato dipendenti. Per ·quanto ta preche non si riesce ad intravvesenza jTancese abbia obietti-vadere per il momento quale posmente migliorato enorm-emensa essere la soluzione naziòte la tegione, il divario tra i nale che· la Francia può dare partimenti metropolitani e c queste gravi questioni. Gli quelli ·algerini resta grmtdiss.iunni tra il 1946 e il 1953 an7 mo: alle differenze di c stano segnato il fallimento evitus » giuridico si aggi u:ngorw dente della formula di Union quelle, ancor più impressionanFrançaise , nata negli anni delti, economiche e sociali. Ma{la resistenz a ai tedeschi e forgrado tutta la simpa.t ia e l'afmalmente realizzata subito fetto che gli algerini p.os.s ano dopo la liberazione del terriportare alla Francia, è alquantorio metropolitano. to difficile per !Pro trovare delIl tentativo di dar luogo ad le giustificazioni per queste dif~na libera associazione di Stati ferenze: non si può chiedere ·del tipo di quella del Com loro di dnunciare alla civiltà monwealth britannico non ha tradizionale per .:un'assimilazioresistito alle congiunte presne sempre p.iù spinta quando - sioni di gruppi .c olonialistici · essi non riese<no a distin,gu P. r,~ dei francesi d'Africa e della i vantaggi de!!' assim·Ha:z.i one burocrazia. Tra queste due stessa. E' questo che rende in forze si è rapid.a mente costisostanz a Za situazione a~g.erina tuita una sorta di tacita alancora più ·perico!os.a di quelleanza e contro la loro resiLa tunisina e m ·a rocchina e c'Ile stenza si sono urtati gli sforzi comunqu-e lega in una strett.ì:sche i governi centrali hanno sima interdipend.enza una potalvolta compiu·t i per imporre litica francese · per l 'Algeria ed • le nuove ·soluzioni. D'altro can- -una politica per la Tunisia e to l'opera degli in-nouatori uril Ma·rocco._ E ' o-vvio che o,ggi tava contro la fortiss ima re--non · esiste un pe:ricoio .grave sistenza della stessa Parigi, do"di seceS"sione e neppur 11.'11 peve gruppi colonialistici avevaricolo di agitazione nazionali.no i loro rappresentanti: è no-stica che possa as.s umere le torio che la politica di · riforr;tesse proporzioni e .z.a .stessa ma enunciata da Schuman nel . risonanz a che essa ha nelle al'51 fallì per l'opposizione stretre due regioni nord-africane. nua dei radicali in seno al Go·!.fa ·_ se la sit-uazione davesse verno. Questo comp/,esso gioco 1Jeggiorare -antora d( pi1Ì in di azioni e rèazioni, ·periferiMarocco e in Tunisia, se dal che e centrali, trovò it' suo ptan o dell'agitazione il - nazìopunto culminante nell'. agosto ·fiazismo m·arocchino .e tunisino '53 con l'azione d-i deposizione "d:ove5se passare a que'Uo della del sultano del Marocco, neUa azione rivo.l uziona-ria, la forza · quale il Governo Laniel sem·à; ' attrazione di queste posì· . brò· aver subito piuttosto che 'ziml.l sull'opinione .àlger.i na .r iprovocato l'iniziativa locale. · sulterebbe centuplicata. Ed è Ai fattorì permanenti della : aUresì naturale che p:ìù_ .t ardi la miseria e del disagio sociale si 'Franc-i a giunge ad un aceo:rdo veniva, dunque, ad aggiungere "con i nazionalisti, maggiori do· un sentimento nuovo di fruv ranno essere le sue concesstrazione: le « élites » tunisine 'sioni : la logica .conseguenza di e marocchine, che già prima· . ciò è che più effettiva sarà della guerra avevano iniziata l'autonomia che Marocco· ·e Tu.l'agitazione nazionalistica, che nisia conseguiranno, più ·q uei nella guerra avevano visto i•oc- ' paesi saranno .i noltrat.ì sulla casione · per un mutamento · via dell'indipendenz·a. più Jo.rprofondo e che finalmente nel.te sarà la ten:tazi<me che i ril'immediato dopoguerra av evasultati raggiunti con l'agita-no visto dischiudersi speranze i rione eserciteranno su1 nazi o· di ·un mutamento sostanziale, nalismo algerino. potevam:l constatare che tutto Queste sono, dunqu-e, le conciò era stato sogno soltanto e traddizioni entro cui si ·è d.ì·· che il mare dell'immobilismo òattuta la politica dei governi -si chiudeva inesorabilmente francesi che si sono succedtldi sul naufragio delle loro illudal 1946: d.et faUimento in sioni. L'intransigenza delle riquesta materia di essi ~tutti, chieste e la violenza dell'agicome dell'ultimo di Mendè$tazione aumentavano notevolFrance, -noi dobbiamo tentaf"e mente a misura che la cosciendi individuare la ragione proza della disillusione si faceva fonda al di là dei contrasti più acuta e le speranz e di una d'interessi' per loro ·n atura co-nsoluzione pacifica dei probletingenti. E questa ragio·n e promi diventavano. più rade. E fonda è che non vi possono . ovviamente contro l' irrigidiessere due politiche: 'U'IWIZ di mento nazionalistico, nntransirigido nazionalismo in Afr.i ca e genza dei francesi d'Africa si di ·aperture eur.opei stich-e nelfaceva più forte: e veniv a la 'politica generale. come pure ogni· giorno - meglio alla luce è ·capitato in qualche caso ; opl'equivoco sostanziale che si pure una di C•o ncessioni in celava nella 'formula del proAfrica e di restaurazione natettorato. La forma giuridica zionalistica nella politica :g eneaveva coperto bene o male (e rale. Quello che ha . depotenpiù male che bene), alla fine ziatq il Gove.r no di M-e ndèsdel secolo scorso e nei primi . France è stata appunto quest'a .si . . . . meDiare francese . ~.iii stru tiu ra 11i..questi. :stati rè fatta per ~prl m<el'e ·mteressi pu1;ioftt:ar~ e con~rvUori., :Rndl.., se a trolte ma- .' SCherati "" .a motivi ~ <.1 4' e ne>._ ;t:i.o~J,l; le esigreue tiOodamen. . hii ·di pi'Oigres'SG noa riescono glio ·am:centratsi in llHlo sforzo dli. rÌliii.ln!ovament:o interno, da !CUi ~Gif:er ri~t·ire cGn Òuove pos•k.ovare ll!eii'O stato nasibilità di ri aoq u i'St:ar·e ipe'SO e ':Ziònal.e una :l oro · -4'or ma di }al'eStigi(l) nel mond'O. es~on·e e ad · ·~ssere adegua.iii Hl .a,gO'sto !Mendès-France l" tam~·o.:te tutelat e, per cui la •O Ue.neva dall'Assemblea Nazio· crisi < n on è soltanto N ·i.sj parlanal.e dei p.o,teri speciali nel -cammeo.tare. m.ii è <IN.I!o stato , po economk:o, che sarebbero ' che' è esso stesso, e non paò scaduti. il 31 marzo: Jo scopo ;ma esserlo. m:esS!t ifi discussione. · era di :att!lltare una * rioo.n ver.sione J» che desse alle imprese 'E• s'Dio d>etto 'Che e~ contradill"am:e:s,i la p.Òssib.Hiltà di aitrG.n'. :b.rione bel l':a:t'tèggtar.eruo pro_f.ail)e la conoorrelliLZa mondiale, gl'eSStsta di !Men.des-hance neldi muoversi :sp:edlitamente sen~e ,q uestioni di ' IPO'IiHo'a mt€rna za .!Più b.i:sog~G delle grueee <C01'eri d SU:o ritirarsi: su. oosizioni p:orative. dii svilupparsì seconna&i~nal.i per qu'llato ~~gu arda do il r~tm<O deil. progresso ecoi,a •. politim. ew'o}le& ; i'O dir.e i nomico dei p:aesi più· ev-o luti. .piuHn:sto che occorre tn.dare olLa nec-essità di :falt" fronte ai tre ed arrivare ,a liRe che og-· pressanti pcoblemli. della politigi. ogni discussi41le Slld te ma di ICa estera rimandano l'adozione un rianc Dlel'lto ~aterno, ael delle misure previste di mese senso di una po!•• ·.::a taburista :in mese; è .solo alla fine di geno à.i. new deal. :coae è oggi di aaio . che il p .ll.'\eDiÙef" .francese · ~:a dire. è aeceau-i amen:te decide di J:asciarr J.a guida dela.stratt:a e destiaata ..aa più d'tl'l.a politica estera per oea~par:si r~ delle smentite sul p lano nainteramente del ~tredres5ement.. • ,;zìroQale, apaacando ·c ompletaec-on.omico• .U .5 1lebbraio .il suo .. ,~~Dente i ltenaiai e le furze da ;governo cade in se.gu.ito ad un eÙ.t p,artiÌ.r'e.. L'wùca .letta possimballi.to .sui p:!rOblremi èeUa polbiite per Wl arricdii.aeo.to deilla litica del Nord Atrica. · wi.ta politU:a ~a:tic a è 'Delle ' molte :speTan.ze cile . qlleilja per la~ .di 'istiqu:e:sf'uomo ha sapu~to suscitare b4-&ioni fe.derali .atteDIAli a cui . la _realtà .non e.i ripo.r~a, ~>:po ~allu;are quelle t.aJe n uove etto mesi, che sp:arse lu·,i~,o.I.e dte noa , ll'ov:uw e&pre.ssione 'e'd una serie di paurose -distru· .aeUio stato n:azio.a al.e :e che son o :ziohl. · -le naturaai ponatrioi 'fiegli inI 'tu@i . amici .al!e.rmano ogg.i te~ progressisti. . d're e,g ti è stato tr2.m~o, cile 1 ·il..a situ-ui..o ae ~ è t a l·!flmn g~i è ·s tata fatta !Compiere meate gr ave e di ài.fiicil e sol.ula 'S'Ila 'eSperienza. .c he eòntro .zione clle oceorte esaminare di lui 'Sl è coa1i"zzata la vecchia con: estrema chiareaa i. probleFr.anci.a conserv a,trice, i mmob.imi da alh.o.atare e . (isoli. vere, e !i'sta,, d 'e gli ìnteressì costituiti, ll.Qà .à i:sp:erdere ~~ ed enerd-eUe er'iccb.e: questa che vuole gie 1o. dire&wni .~ aon posso'e'S'Se'l'e ana -estrema difes a divieM CDodurre .a aessua tis'ul tato ne p-e-rò in una v:a!utaiione plù concrelì.o. L".oper.a a -iB.trapren:matu:r:a e eomple:ssìva 'faecusa 'ìlere p ·e r la ripr.e sa .. una po·p m dura ch-e 'Si pnssa mu-overe JJ.itrea eur.ap:ea. è ~ più coma M-entdès-Fratill!e~ è sinromati{iliessa che non ql!lel,t.a illi. cercaCt!l reo-m~ si'a !lo .s!tesso genera1e .r:e· 4 i ridar vita a vecchie fol'Alllmeraa, il pT'esenLtoTe della m~e e a woecchie Ci!MÌÌ.:Zioni ge«< qwestion p-reaiJ:alble '» cbé ba -•ricameate impegaaJie in sen~aito la di'S'C'Il'SS1:one 'SUlla i · so . ,<e\l.oo~eista. La ,pesant-ezza CED, l'oratore che ha aperto ·tie.Ua ~di erna situaù<N'!e fr ancea.. serie degli im~rv~nti ·a ~ea " ·oee e è ia ripro'VQ. Occorre p<>rr:a.tiel'e 1001oru- - ·:eo, nella di•r.e- eiascun groppg e eiascun i n:seussDol1 sul N o !l'd Africa su .. ,-.dividuo di frOJtte ad 'Una scelta a.ti è caduto Uemuiès-France. H f'(l!ndam~ntal-e. ch~reradD con il g~ AUL ...::Jr:an è.;a suo monussimo rigore l"intliscsolubile do. IOIIl<erenfte: IOI)n.'Servatore e genesso esistente tra· ,potìtk a eul!G$0 delle prell'IC!galtii.ve dello Sta- ' rope3 ' e ·'Poli-tica di r:i nnovato mmo.lllliale e,rgli ,;. ,.- ...'ltr.l:rio a ·ateÌltO a;a una partie, -e politica qu:a~slia'Si reollllcession:e ancbe n-e:J naz!NJ.mJ.le e potitiee. oim.rn obiliNero Afriea. .n na:zionar3smo m . st'~~· d:aU":aJ.tr-a. . Jià.wopa non p114Ò più ave:r~e ~he · ..,J;a_caduta .di Men-1 -ès-France U&a smla .Jf;aocia, queUo òeJLa . m)~ è p.er poi di. partivon:servaZl!o.n-e, della· d:i!fesa .dei ' c~~re giubilo, pea: ~~~Qe~ tanto privill.regà eslistlenti.; iU namnada' rwen timent-6 . eiR-e t :a 'Sua p olismo democratico di sints:tra, li.ltièa. può ;aver si!SCitato in noi. che iacca.a appello all" forz.e · !E:ssa eli app:a.re pi.utte!&oo come e a :l le ri sorse nazionali per la wi':Segna ,p remQnirore di quella realìzz.azw.me .d1 compJt.o. po: c"M s:a.rà iLa ifiìne di ogai. tentati.sitJv.o è ..un-a_ insensata utop1a. ,.\la 'di. uscire claU'Ii.mmgbilismo, La ~ealtà tutta degl i stati na'che ma{)n 'Sia fondato ·su -. un a zionah .eur.o,pei contraddice a chiara impostazio.ne europea questa 't'e-Si, -e R'On soltanto la de i · problem i. partic olare situ azio n e parl::t•' · p,~QL O BOGLIACCINO ,pitt, a crisi mti- un Una copia L. 3D Q V l N D l Ann"l VIli · N. 4 c··z N Il L E Un discorso mancato EU Leggete in questo numero: Gli amici di Unità Popoìare sono incerti se volere ancora o no l'Europa. Quel che è cert-o è che la vogliono in modo sbagliato (2a pag.). • UE I tedeschi pensano alla unificazione della Germania, e ciò è naturale: ma ci pensano in ter~ini realistici, o si perdono in uno sterile tentativo di figurarsi una realtà esterna conforme ai loro problemi particola1·i? (3 3 pag.). • AH • Una volta si diceva in Italia che ratificata l'U.E.O. s i s arebbe ripresa la politica di integrazione europea:· la strana st01·ia di un ordine del giorno mancato induce a dei legittimi SOS}Jetti (5 3 pag.). HA UE Sere ni e l\'Iesse : i protagonisti della politica estera italiana! • Pagar le tasse è un atto di civiltà, ma legittima è anche l'esigenza dei cittadini di vedersi .c;arantita dallo Stato una condizione civile di vita (3a pag.). EU dell'integrazione della Germania nell'unità dell'Europa di cui è chiamata a condividere la responsabilità », quando anche i sassi sanno che l'U.E.O. è la espressione stessa dell'abbandono da parte dei nostri governi del principio della unità europea, che è il ritorno consapevole al s.i stema delle sovranità e delle fragili alleanze, che in essa nessuno condivide la responsabilità dell'Europa? A che scopo andar ra-c contando che la limitazione degli armamenti tedeschi, dispost.a dagli accordi di Parigi consent-e «di eliminare finalmente i contrasti fra la Germania e la Francia », quando chiunque abbia un po' di comprendonio capis-ce che ess.i. sono il vano tentativo di fondare una amicizia sulla diffidenza reciproca e che se non si provvede presto div-e rsamente il tentativo deve fallire? A che scopo andar raccontando che il principio della limitazione concordata, controUata degli armamenti può essere estesa dall'U.E.O. a paesi totalitari ed essere il mezzo con cui si può giunger·e a un'intesa fra Oc-c idente e Oriente, . quando è ancor vh·a la ge- -'- 1"'' nerazione che ha assistito alle inutili logom.achie dell'altro dopoguerra sulle lim itazioni deg-li armamenti fr·a Stati sovrani, e quando · tutti vedono che una delle principali cause della tensione fra Occidente e Oriente è nella possibilità continua dell'U.R.S.S. di puntare, per i suoi ambiziosi sogni, sulla divisione dell'Europa, possibilità ampiament·e conservata dall'U.E.O. ? Noi avremmo voluto che l'an. Martino, tenendo presente gli interessi profondi del popolo italiano, che coincidono con quelli del popolo europeo tutto ·intero, dopo aver mostrato la necessità obbiettiva in cui l'Italia è di riconoscere la sovranità della Germania occ-identale - e questo e null'altro è il trattato dell'U.E.O. - si foss-e ricordato, ad esempio, del ragiona- AH di colorò che no n vog-liono essere altro che i suoi protetti, anche 12 divisioni tedesch-e. L'Italia non può nemmeno decider-e di restarsene al di fuori dell'U.E.O. perché, quantunque lo spiritoso Churchill l'abbia dichiarata di nuovo « grande potenza», non può che accettar-e volta a volta quel che accade, bene o male che sia, in quel complicato e poco coerente insieme che si chiama mondo occidentale, di cui fa parte e che la trascina come una corrente troppo forte per le sue deboli braccia di Stato sovr·ano. La sovranità nostra, come quella deg·U altri Stati democratici europei si è r·i dotta alla funzione di accettare con tutte le procedure degli atti liberi quel che si dovrebbe ac-c ettare ugualmente anche senza quelle procedure. Non è dunque il fatto di aver acc·e ttato l '. U.E.O. ch·e si può rimproverare seriamente al parlamento ed al governo del nostro paese. E' il fatto che essi, ed in particolare il nostro Ministro degli Esteri, nel far ciò stanno tentando di dare a creder-e a s-e s.tessi, al popolo italiano, al resto del mondo, che l'Italia ha una po1itìca estera, ha cioè un obiettivo nell'interesse del suo paese e che cerca di raggiungerlo, mentre non ne ha più nessuno e si lascia semplicemente trascinare dal corso degli eventi, senza più preoccuparsi se essi vadano nel s.enso desiderabile, e, nel caso che non ci vadano, se si può fare qualcosa per modificarne la direzione. L'an . Martino non aveva bisogno di sprecare troppe parole per far comprendere che in un sistema di Stati sovrani non è possibile continuare a tenere, a dieci anni dalla fine della guerra, un pae-s-e come la Germania occupata militarmente e disarmata, tanto più in quanto la si deve considerare ormai un paese amko. Ma a che scopo andar raccontando la frottola che la partecipazione della Germania nell'U.E.O. è « l'inizio HA Se si fa eccezione del'l.'onesto e chiaro discorso del senatore Caron, tutta la discussione che ha avuto luog-o nei g-iorni scorsi al Senato prima del voto . di approvazione del .trattato •Che istituisce la cosiddetta Unione Europea Occidentale, è stata caratterizzat-a diciamolo pure con tutta franchezza - da una mancanza assoluta nel mondo parlamentare e g-ov·e rnativo del più elementare senso di r-e sponsabilità verso il po' polo italiano. Lasciamo da parte i discorsi <;lei comunisti e dei loro alleati, che responsabili si sentono non verso il popolo che li ha eletti, ma verso i sig-nori della loro Mecca moscovita. Hanno rio'e vuto ordine da Mosca di opporsi all'U.E.O., perché evidentemente l' U. R. S. S. preferisce il mantenimento del regime di occupazione militare della Germania occidentale, e l'hanno fatto. Hanno ric·e vuto però un ordine, per così dire,. sfumato, perché l'U.E.O. non chiude le porte alle possibilità di manovre e intrighi del Cremlino come . sarebbe accaduto con la C.E.D., e si sono mod-e rati, mettendo da parte la grossa artiglieria che s.i preparavano a spar>ar-e contro questa e contenendo la loro opposizione nei limiti normali della loro ' V·e lenosità. Se avessero ricevuto ordini diversi, li avrebbero eseg-uiti con la massima diligenza ed avrebbero detto perfettament·e il contrario di quel che hanno detto. Per capirli non c'è da fare attenzione alle loro parole; basta capire cosa vogliono i g-overnanti del momento dell'U.R.S.S. Ma i rappresentanti de. mocratici che costituiscono la maggioranza del parlamento italiano e che sono al governo, sono e si dovrebbero sentire responsabili, per quel che fanno e dicono, v·e rso il popolo italiano, ed è il loro atteggiamento che appare vera-m ente assurdo. In particolar modo sono da disapprovare il discorso e l'atteg·giamento dell'ono revole Martino, che nella sua qualità di Ministro degli Esteri, è l'uomo a cui tutti g1J.i italiani sono tenuti a guardaré come all'incaricato di gestir-e i loro int-e r.essi nel mondo. Diciamo subito che non ci aspettavamo che egli ed il parlamento :_prendessero posizione contro il trattato dell'U.E.O. L'Italia non ha contribuito a farlo. Esso è stato la c-o nseguenza· del cons·e rvatorismo nazionale pr·e valso un anno fa in Francia e delle reazioni a catena che si sono sviluppate succ.e ssivamente nelle altr-e capitali d•el mondo occidentale. Londra si è accinta allora a rip!1endere la sua funzione di equilibratore europeo funzione inutile ormai e senza contenuto, m'a da essa assai ambita. Bonn ha do vuto controbattere il nazionalismo neutralista dei socialdemocratici aceettando un'ini-e zione di esercito nazionale tedesco. Washington ha dovuto, sia pure di malumore, dire che poiché la responsabilità deUa difes.a dell'Europa libera continua a pesar-e sul bi,lancio e sul soldato americano, essa pref·e risce avere, fra le truppe Roma • 15 Marzo 1955 • La spina sarrese diventa sempre più pungente ed inasprisce sempre più i rapporti franco-tedeschi: la presunta « ~u1·opeizzazione ·» della Saar senza una vera Europa è u_na fola a cui nessuno può seriamente credere (43 pag.). • . Il «Mondo » ha organizzato un Convegno per la lotta contro i monopoli: ma è reversibile) nell'ambito dei mercati nazionali la realtà monopolistica? (6a pag.). - / · ~Quali sono • i grandi problemi dell~ politica europea? Iniziamo in questo numero una serie di articoli che cerchei'à di prospettare wm sintesi completa di questi problemi per sottoporF a discussione (7a pag.). mento che il 29 luglio 1942 teneva Luigi Einaudi. Anch'egli doveva chiedere al parlamento l'approvazione di un trattato amaro - il trattato di pace - nel quale non c'era ombra d-i spirito europeo. Ma non condi questa richiesta di falsi fronzoli retori-ci. Mostrò che, subito dopo averlo approvato, noi Italiani dovevamo « non aver timor-e » di batterci per la F-ederazione · Europea. · « Difendendo i nostri ideali a viso aperto - concludeva allora Einaudi - noi avremo assolto il nostro dovere. Se ciononostante l'Europa vorrà rinselvatichire, non noi potremo essere rimproverati d-alle generazioni venture degli italiani di non aver adempiuto sino all'ultimo al do- vere di salvare quel che di divino e di umano esiste ancora nell-a travagliata società present.e ». Quest'impegno, proclamato allora da Einaudi, è stato assunto da Sforza e difeso da De Gasperi, che hanno occupato il seggio ora tenuto dall'an. Martino. Questa è stata l'a linea fondamentale della politica estera della Hepubblica italiana. Il problema esiste ancora, perché l'U.E.O. non lo affronta nemmeno, e la democrazia italiana è condannata se non lo si risolve. Se sembra og-g-i più difficile risolverlo, ciò significa solo che ci vuole ancor più tenaci-a nel volerlo affrontare. Ma questa politioa, fatta di ostinazione, di calcolo del]t forze ideali oltr-e che di quelle politiche del mo- mento, di decisione di andar-e, S·e nec·ess-ario, contro corrente, non gode deUa simpatia dell'an. Martino. E quando un gruppo di senatori di orientamento federalista, gli ha fatto leggere un progetto di ordine del giorno che volevano pr-e sentare nel quale si ricordava solennemente che H governo italiano non deve abbandonare la politica della creazione di un'autorità s-ovranazionale europea, la politica di Einaudi, di Sforza, di De Gasperi, del popolo italiano, l'an. Martino, arrivato alla parola sovranazionale .•s•i è vivamente opposto acché fosse presentato. I senatori deboli, ahimé troppo deboli, ci hanno rinunziato e l'on . Martino ha potuto, indisturbato, tentare di seppellire con vane parole, l'unica politica estera seria dell'ItaHa. L'an. Martino si sente l'animo di meccanico di quella arrugginita ma pur sempre rovinosa macchina per dividere i popoli che è lo Stato sovrano nazionale, e di Europa preferisc·e parlare, col tacito sottinteso che non si stia parlando di cosa seria, con gli altri ministri degli esteri europei. Crede così di camminare con i piedi a terra. Ma si sbag-lia, sta camminando sulle sabbie mobili Quel che preoccupa è che ci sta facendo camminare anche tutto il paese. . A. SPINELLI ? EUROP A FEDERATA Pag. 2 Il Convegno di Unità Popolare sulla politica internazionale ha detto: Voi sapete che io ho delle ragioni pa rticolari per seg u ire la sorte d ella C o munità Europea del Carbone e de ll 'Acc iaio. Occ orre che nelle nostre organizza zioni internazi onali , nei nostri negoziati, n e ll'el a borazione dei p roget ti, abbiamo degli u o mini che siano essi stessi connnti della n ecessi tà dell'Eur opa ed è qui la grossa responsabi lità dei governi dal moment o che nella maggior partè dei c asi, i n tutto ciò che è es senzia e. essi . devo no esse- UE mo condivider.e o meno certe esigenze di cui gli esponenti di Unità Popolare si dicono interpreti, potremmo aggiung'ere o togliere e cercar·e di determinare gli obbiettivi da pers·e guire per la formazione di una società moderna: la discussione su questo è e deve essere aperta, e ciascuno dev·e portare il suo contributo positivo ed ha il diritto aa rispetto altrui: quel che tutti hanno però il dovere di fare è di pens,ar·e con coerenza, e pensare con coerenza significa non solo pensare a quel che si vuole, ma anche pensare al modo come ottenere quel che si vuole. Un vero slancio progressista è oggi veramente impensabile nello spazio nazionale, laddove sarebbe possibile in uno spazio europeo. Noi non diciamo che la unificazione europea significhi immediatamente la soluzione a tutti i problemi da cui è ogg'i soffocata l'Europa. Diciamo che è lo strumento che permette una battaglia per una giusta soluzione di quest-i problemi. Attend·e re che tutti i problemi siano prima risolti significa però dare la battaglia persa sin d'ora. AH europei e non può essere risolto in sé e per sé. Il che (se tale è veramente il pensiero di Bono mi) è certamente giusto. Salvo che poi, anche il Bonomi sembra peccare di . alquanta ingenuità, là dove constata la necessità di un più stretto coordinamento della politica estera dei paesi europei aderenti a l l a comunità atlantica, senza che questo implichi d 'altra parte la realizzazione di una Federazione europea. In realtà, il coordinamento desiderato da Bonomi, è stato più volte tentato almeno formalmente, ma si è sempre immancabilmente risolto in più aperti contrasti tra i paesi che lo tentavano. E veniamo all'intervento di Ferruccio Parri: qui il concetto de1la priorità della unificazione tedesca si accompagna a delle ulteriori specificazioni sul ruolo che !"Europa tutta, Germania compresa, dovrebbe giocare nella politica mondiale. Si tratterebbe in sostanza di fare dell'Europa « ùna forza di valore e di senso europeo», e cioè, nell'intendimento di Parri, di un complesso « neutrale ed armato quanto e sin quando ne- cessario, assistito dane garanZ:i·e necessari·e ». Poiché l'Europa s·e nza la Germania unificata non si può far·e, e poiché la Germani·a non si può unificare senza la neutralizzazione, neutralizziamo tutta l'Europa questo pare sia il processo logico alla base della t.esi di Parri, quanto dilettante,. sca ed astratta dalla realtà politica ognuno può comprendere, se si tien presente che si riferisce ad una popolazione di 150 milioni di abitanti, e ad uno dei complessi economici più grandi del mondo. Ma non basta, per realizzare tale unità, che può ancora essere l'unità federale, occorre prima realizzare due condizioni preliminari: un ampio consenso popolare, che solo può realizzarsi con una organizzazione socialista della società, ed un progressivo coordinamento della politica economica, che arrivando sino alla creazione di una moneta ed una banca comune renda più fac-ile il successr:o processo dell'unificazione politica. Queste le tesi d·ei principali esponenti di Unità Popolare, e le critiche che ci hanno ispirato. Noi possia- SCHUMAN EU di problemi politici extra- Una atom:ca per 1a Francta trova la sua spiegazione, oltre che ne1 fi ni u lt imi ch e essa SI propo n e, nel metod o di lavoro seguito, ecc . Ci voleva 'davvero u n dip lomatico per fare questa scoperta. Lo sanno anc h e 1 ragazzini d ella p olitica cosa conta . l' O ECE , e mentre gli uomi n i politici << nazionali » denunziano il falllmento della politica europea, e i pochi politici << europei » come S chuman ci ammoniscono a cercare vie nuove, perché la stessa CE CA non regge più, un diplomatico sorridente ci dipana il bandolo della matassa . Perché tante prenccupazioni? Il fine ultimo è assicurato , il metodo di lavoro ç'è. Non ci re sta che as pettare con tran q u illità che lavorino le delegazioni diplomatiche, e un b e l giorno ap prenr:leremo d<ti giorna li che sono 11ati gli Stati Uniti d'Europa. EU AH UE La pubblicazione dd Libro Bianco mglese sulla bomba H, ha soll evato anche in Francia il problema della necessità o meno di arrivare - piu mo· destamente - alla produzwne della bomba atomica. L 'ExpTess, se mpre sensibile ai problemi in cui sia implicato l 'orgog!Jo nazionale fran cese, formula una serie di punti pro e contro la fabbricazione di questa bomba, come base per un referendum. Tra gli argomenti pro, ci sono che la Francia non d eve d i ventare una poten za d1 second 'ordine, che non c·è esercito francese efficient e senza bomba atomica, che gli investi menti mi !ilari stimolerebber o tutta l 'industria a to m ic a ed altri; ma più interessanti e a volte a n ch e p iù divert enti sono gli argomenti contro: il primo è veram e nte modesto e sensato: l a Francia non può esse- . re che una piccola potenza atomica. S eg ue l'afferm az ione che la Francia può imporsi come potenza morale di prim 'ordine se, invece di rivolgersi alla fabbricazione di bombe atomiche consacrerà tutte le sue r isorse allo sviluppo pacifico dell'e n ergia atomica, contribuendo in tal modo alla distensione internazionale e al prestigio mond iale della Francia. Questo nobile ed eroico atteggi a mento vi e ne però immediatamente sminuito dalla constatazione che comunque alla fine dei cinque anni richiesti dal piano di produzione atomica la Fran cia potrà disporre di una q u antità di plutonio appena sufficiente per una o due bombe, sicchè dopo le esplosi oni sperimentali occorrerà attendere un altrettanto lungo periodo per arrivare a delle nuove esperienze, e così via di seguit o, credo per l 'eternità! HA Punto e contrappunto HA • Domenica 6 febbraio si è ~volto a Roma organizzato da U. P. un convegno deditato all'esame dei maggiori problemi di politica internazionale. Relatore Paolo Vittorelli, il convegno ha discusso ì pro 0lemi della politica estera con quella astrattezza di posizioni generali e quell'imprecisione d1 valutazwni particolari, tipica dei nostri amici di Unità Popolare. E' da notare innanzi tutto che la preoccupazione costante degli aderenti a questo movimento politico sembra essere qu-:lla di dire sempre, e ad ogni occasione, che il loro mondo è quello occidentale, i loro ideali politici sono quelli della democrazia, anzi della democrazia S·enza aggettivi, come Vittorelli ha tenuto a precisare nella prima parte del suo intervento. Ora, che un movimento politlco, che ha combattuto, sostenendo le note tesi, la battaglia politica del 7 giugno, senta ancora il tisogno di ribadire la sua appartenenza al mondo occidentale, e la sua natura di movimento schiettamente democratico, è cosa che può essere giustificata solo in chi senta di aver per molti versi meritato le accuse di ambiguità mosse ad U. P. dai partiti del centro democratico. Ma veniamo al punto essenziale dell a questione. Ai fed eralisti Vittorelli con testa che la loro linea politica s}a attuale e che possa essere se non in teramente realizzat a, almeno capace di porsi obbiettivi. concreti. A suo giudizio infatti, tali obbiettivi potrebbero esser l'!agg~unti solo ov·e si siano prima risolti i princip ali problemi d.e na politica in.:. terna dei sin goli p aesi, e in particolare il problema della unifi cazione tedesca. La politica di Mendès-France gli pare tuttora la più attuale e la più concreta. Ora, in che modo il problema della unificazione tedesca possa essere considerato un problema di politica interna, o anche soltanto di politica europea, Vi ttorelli non dice: e non deve evidentemente aver molto riflettuto prima di formulare la sua tesi, ché in caso contrario non avrebbe troppo tardato ad accorgersi che il problema della unificazione ha una portata politica che va molto al di là dell'ambito europeo strettamente éonsjderato. Svolgendo fino alle ultime conseguenze la sua polemica antifederalista, Vittorelli potrebbe in ogni caso ritenere che, fallite le proposte sovietiche e americane sull'unificazione tedesca, si potrebbe tentare di prospettare una nuova , so~uzione capace di conciliare le due tesi in contrasto. Ma in questo caso Vittorelli avrebbe dovuto dire con tutta chiarezza di che soluzione intenda parlare: chè in caso contrario il suo discorso non può andar esente dall'accusa di fantasiosa astrattezza. Non vale immaginarsi una realtà diversa da quella in cui viviamo, solo perché si ha il desid·e rio di vedere appia_.nati i principali problemi della politica mondiale: altrimenti si rimane sul piano di vaghe aspirazioni, e si contribuisce, anziché alla chiarificazione delle idee, alla confusione e all 'incoerenza. Che Vittorelli si muova su un piano essenzialment·e astratto e formale, s·e mbra sia stato avvertito da Bonomi: il quale, nel suo intervento ha giustamente osservato a Vittorelli che il problema tedesco implica la soluzione di tutta una st:rie Al Congresso dell' U. E. F. Un diplomatico italiano e la Fetleraz.one Euronea Ci vo;eva un diplomatico pel' fare questa scoperta. L'ambasciatore Attilio Catta m capo della rappresentanza italiana presso l 'OECE, ri sponde ad un l ettore di Epoca dicendo che «l'a sserzione che l 'OECE tracci a "la vera via al lu Federa zione Europea" 11 HPapa amerrcano Maunac, bontà sua, non sospetta affatto che qualche catt,olico amencano stia complottando per trasportare la Sant a Sede a New York o a Bo-;ton. Sono parole sue, quindi possiamo dargli atto del credito di fiducia che concede ai cattolici americani. Però, a suo vedere, evident,emente le cose, se non n e lla forma , stanno così nella sostanza perché, continuando, dice che un Papa americano precipiterebbe la Chiesa in una crisi peggiore di quella che Essa ebbe a su· bire con lo scisma di Occidente. E non solo perché la aspirazione degli americani ad avere un Papa americano c< deve» aver avuto origine nella volontà di potenza, ma a nche perch.é l'America non è eguale alle altre Potenze m•Jndiali . E' più forte, e questo non va a Mauriar., che vorrebbe che fosse eguale alla francia. Con simi li id ee per la testa da un a parte, ipocritamente, dopo aver annunziato la grande sci:lgura, si ritira n el conformismo <<pro bono paci s », confessa che è stato indotto in tentazione, e assi· cura che accetterebbe immediatamente un Papa americano. D a ll'altra, visto che in fine si rende conto, nel subcoscie nte. che la Francia non potrà sistemare il mor.Jo, chiude le sue apocalittiche stramberie ,_.rospettandoci l 'E u ropa fu tura, appena u n capoverso p rima defin ita J·Eu~opa· che sta risorgendo, come l'Europa dei ~.:a d averi . < <Verrà un gior no in cui... tra i ca d averi e le rovi n e, ecc. ». Soltan to in q u el giorno non importerà che il Papa sia europeo o americano. Prima no . Lo sapevamo da un pezzo che anche i nazionalisti hanno u n 'Europa, ed è l'Europa dei cadaveri. Ad esso ce lo dice anche Mauriac, e poiché parla de i propn affari, è una testimonianza autorevole. Troppa grazia Il 24 febbraio il Co nsiglio france se del Movim 2. n t o Europeo h a adottato una ri so luz ione in cui. dopo aver constatato con so dd isfazione che gli Accordi d i Parigi hanno evitato il peggio salvando l 'Alleanza atlanti'ca, si fa promotore di alcun e iniziative che rilancino la pol itica di integrazione europea. Gli obbiettivi propo sti sono la creazione di una Comunità degli armame nti che comporti un bilancio comune, l 'estensione delle competenze della C.E.C.A. ad altre fonti di energia (in partico l are l 'energia atomica), l 'organizzazione europea dei trasporti e dei mercati agricoli, ia creazione di grandi spazi comuni euroaf:ricani, la convertibilità monetaria fra le monete europee e l'avvio verso una unione economi ca da realizzarsi in un periodo stabilito di dieci· o qui ndici anni. C'è materia, come si vede, per una politica europea a vasto respiro, e si potrebbe quasi dire che ce n ·è fin troppa, se si considerano le premesse attuali: più scabroso d iventa il discorso quando si cerca di capire chi, nella mente dei redattori della risoluzione, rea! izzerà tutte queste belle proposte. La manie ra stessa con cui vengono presentate lascia intendere che si pensi a tante autorità specializzate, ciasc una con la su a propria competenza, ecc . La esperienza pa ss ata . e le umilianti vici ssi tudini che da un a confe renza all'altra ·hanno accompagnato la vita del progettato poo l degli armamenti, n on è e id entemente servita a null a . re unan imi nel procedere a queste designazio ni. Quando, sui piano naziqnale, si deve risolvere dei problemi personali, è troppo forte l a t e ntazione d i ·1sare quelli che sono senza occupazio ne . E questo ha la sua giustifica zione : i no stri compiti sono t al m ente numerosi che quest o procedimento n on compo rta alcuna disoccupazione . Ma sul piano inter na zionale, bi s o ~na assoL.1tamen te vegliare a che l'a zione futura non sia dev iata, defor m ata, dalle scelte che si fa nno , sopralt utto quando le designazioni valgono per parecchi anni . In s e(;ondo luogo, dobbiamo preoccupa rci dei nuovi sviluppi che sono necessari, e a questo pro pos ito vorrei dirvi una cosa: se non vi sono progressi, se la p oli tica europea non arrivasse ad estendersi, possiamo essere sic uri che non riusciremo a mantenere quel che esiste, e ciò è vero per la Comunità del Carbone e dell'Acciaio come per tutte le altre istituzioni e uropee. Avrerr;o dato in iz io ad un ca ntie re, ·' ma questo canti2 re. se non ci si continua a la vorare, è un cantiere abbandonato. Per la C.E .C.A .. essa finirebbe per deformarsi rapidamente, il che sarebbe ancora più dannoso. P e rché ia più grande minac cia e h~ pesa su di essa è che sia m ~ nt e nu t a per diventare una !';:>ecie di cartello interna zion~Je . Essa diverrebbe e sattam~ nt~ il contrario d i quel eh<? ah biamo voluto, e di quel che h<>nno voluto i n ostri Parlamen ti e i nostr i P aesi . E' uscito il l o opuscolo della Piccala Biblioteca di Europr~ Federata contenente le TESI FEDERALISTE presentate da A. Spinelli al V Congresso dell' U. E. F. EURO PA FEDERATA quaoro nazwn a le - HA UE La più odiosa delle misure, è certo quella ch e limita all'uomo il diritto di esercitare le proprie facoltà e capacità di lavoro, dov e potrebbe farlo con maggior vantaggio proprio ed altrui. Le sperequazioni più assurde si riscon tran o fra località che distano fra loro poche ore di treno, sol che le divida una sbarra di confine: al di là, campi e miniere abbandonate per mancanza di braccia, mentre da questo lato milioni di disoccupati languono n ell'inedia e nell'ozio. Lo stesso « piano decennale~ del ministro Vanoni anche a far validi taluni suoi discutibili presupposti ed ipotesi - urterà contro una formidabile coalizione d'interessi privilegiati. In ogni caso la sua attuazione è conò.izionata ad un sostanziale afflusso di capitali esteri e ad una cooperazione internazionale c o s ì stretta e permanente , da equivalere ad una v era integrazione europea su scala OECE, La politica estera non è il solo campo in cui gli Stati nazionuali europei non sono più capaci di rendere S·ervizi utili ai loro popoli, ma è eerto il campo in cui l'assurdità dello loro pretesa di sovranità è più flagrante. Ognuno di essi ha di fronte al suo popolo la responsabilità di provvedere alla sua sicurezza, stabilendo di quali altri paesi sarà amico o avversario, essendo pronto ad adoperare la forza per la tutela dei propri interessi nazionali se troppo pericolosamente m inacciati, indirizzando la propria economia in un senso o nell'altro con adeguate misure di protezione e con trattati commerciali. Questa complessa attività aveva un senso quando la politica estera mondiale era in realtà la politica estera degli Stati europei, quanto accadeva nel resto del mon do non era che un ·appendi-ce di quel che accadeva in Europa. Gli . Stati europei con le loro diplomazie, le loro forze armat·e, le loro economie erano i signori della pac·e e deUa guerra del mondo intero. Non erano minacciati da nessuno f uorché dai loro dissensi. Se avess.ero saputo superarli sarebbero stati capaci di dare un ordine ragionevole e pacifico al mondo intero. Ess·e ndo r i v a l i facevano partec-ipare il mondo intero alle loro dimissioni. Nonostante questa immensa loro influenza, gli obiettivi della loro politica. erano essenzialmente europei ed essi erano in grado di farla. Le energie umane e le risors·e materiali che destinavano alla propria espansione nel mondo, ed all'esercizio della loro influenza mondiale erano una frazione relativamente p iccola delle loro energie e risorse, le quali erano essenzialmente dedicate al mant.e nimento ed alla continua correzione degli equilibri di potenza in Europa. Era questo un compito adeguato alle loro dimensioni. - EU « Esaminando i da.zi applicati da lO Paesi eu rop ei sui prodotti industriali ed il rispettivo reddito medio pe1· abitante, si constata c he ad elevate incidenze eli dazi s'i accompagnano generalmente bassi r eddi ti e bassi salari e viceversa» . persegui- re una p olitica di f-ieno Impiego e promuovere ad un tempo la produttività a costi decrescenti, eliminando le aziende antieconomiche; espandere la spesa ed i pubblic1 investimenti e prefiggersi il pareggio del bilancio e la stabilità finanziaria; sobbarcarsi agli oneri sempre più pesanti del debito pubblico, della difesa d ell' assistenza sociale, e salvaguardare il potere d'acquisto d ella mon eta. Ci si comincia a rendere conto ch e n on vi sono, su base nazionale, alt ernative ad una situazione n ella quale H divario fra la sproporzione dei m ezzi e il volume delle necessità si accentua sempre più. n p eggio si è che, in Italia, non è possibile accantonare questo o quel problema, rinviare questa o quella soluzion e, perché i bisogni sono così incalzanti, le esigenze così legittime , gli inter essi talmente connessi, che una scelta divien e pressoClhé impossibile e pertanto estremamente difficile stabilire una graduatoria di priorità. L e fratture che si producono n el sottosuolo dei partiti democratici, sono un tentativo di romperla con gli schemi e le formule tradizionali , di cui è ormai palese l'insufficienza. Dobbiamo assecondarlo: non si tratta di orientamenti, di destra o di sinistra, di correnti o di tendenze: ma della lotta fra le forze della conservazione nazion ale e le nuove forze che sentono l' esigenza di un ridimensionamento dei termini e delle strutture politiche. Queste ultime - siano esse liberali. cattoliche o socialiste - non potranno non convergere e ritrovarsi sulla piattaforma europea: la nostra. I IL REGNO DEI SOGNI UE Le alternative Una critica, anche superficiale, delle con traddiziom in cui si · dibatte il nostro Paese, mostra all'evidenza come non sia più possibile - entro il AH Se gli Europ·ei dubitassero quale prezzo essi pagano per illud ersi di mant en ere intatte le loro sovranità nazwnali, si affretterebbero a ripudiarle, in luogo di mostrarsene gelosi. Spetta a noi federalisti a.prire loro gli occhi, mettere a fuoco alcune verità elementari, che i pregiudizi, il conformismo, l~ mistificazioni di una propaganda interessata, riescono a travestire e ad occultare. 23.753 km. di frontiere, ad occidente dell' U.R.S.S., decompongono un territorio inferiore a quello d ell'ex Russia europea, in 26 o più Stati, Jilinuscoli o di men che medìa grandezza. Tutti, più o meno , sono oggi sogg etti a protettorato , vuoi sovietico vuoi americano, che n e menom a - in forma e misura diverse -- l'autonomia politica e la liber tà delle scelte. Malgrado ciò, lo <( S tato degli Amministratori d ella Sovranità » inalbera dovunque la bandiera n azionale, fmgendo di tutelarne l'onore e l'indipendenza, per gov ern a re a proprio profitto la n az10ne degli amministrati. Esso continua infatti ad Imporre ai cittadini, servitù, prestazioni ed onerosi tributi, a nch e quando è perfettamente consapevole di non essere più in grado di fornire quei servizi e quelle utilità, che rientran o fra i compiti ed i tondam entà.li doveri di uno Stato moderno. Non è più in grado dì difendere i <( sacri confini ~ della Patria, . nè di proteggerne gli abitanti, nel caso d1 un conflitto generale; e nondimeno profonde centinaia di miliardi e trattiene i giovani per uno o •più anni nelle caserme, onde educarli al sacrificio e addestrarli all'uso di armi, c>..he forse avrebbero egregiamente servito a vincel'P. lP. battaglie del passato, ma con le quali - n ell'epoca dei cannoni e dei missili atomici . e delle bombe termonucleari - ha molte probabilità di p erdere le prossime. Tuttavia, fedele all'antiquata diplomazia d elle alleanze, pensa di rim ediare alle ma>lchevolezze del proprio esercito, sommandole alle manchevolezze · degli eserciti di altre nazioni, come appunto si appresta a fare con l'U.E.O.; stimando ciò preferibile, alla reciproca lìml.tazione delle prerogativ e sovrane, inseparabile dalla costr uzione di 11n efficiente esercito europeo. Ma lo <( Stato degli Amministratori della Sovramtà » non è n eppure in grado di assicurare a1 propri soggetti, un livello di VIta degno d.i un popolo civile. Proteso nella difesa dei <( Superiori (e non meglio identificati) interessi deua Nazwne », ha escogitato e messo in opera una s erie di discriminazioni concernenti quas1 tutti i prodotti del suolo e della industria, gli scambi di ricch ezze e p erfino le attività scientifiche ed umane. Queste discriminazioni, che assumono infiniti aspetti e caratteri vessatori - dazi a scala mobile, vincoli alle persone, ctearing, contingentamenti, controlli sulle vamte e sui trasfenmenti, ecc. - hanno il potere di far rincarare le m erci, di impoverire i mercati, di limi tare i con sumi, di diffondere la p enuria e la disoccupazion e anche dove potrebbero r egnare l'abbondanza ed il ben essere. GUIDO COMESSATTI EU 23.753 km. di fron6ere cioè alla rottura dei nazionallsmi economici. Torna attucue l 'avvertimento di. Em ery R eves, nel suo dimenticato libro The Anatorny of peace: «La soppressione della disoccupazione all'interno di una struttura politica sezionata, come è lo stato nazionale sovrano, è un mito oppure è il fascismo». Sovranità generatrice di mifieria Il DISCORSO DI CARON AL SENATO HA La facilità dei consensi che, n egli ultimi anni e fmo al naufragw della C.E.D., cllsplegava le vele multicolori del vascello che fu un poco l'emblema dell' <( emm-eff-e » , non appagava nè ci persuadeva. Adesso che la barca è scampata a stento ali~ procella e le vele p endon,o nell'infida bonaccia d1 una falsa distenswne, tutti gll europeisti d 'accatto - com e i topi che fm- · lana il pencolo si sono messi in salvo sulle vecchie scialuppe nazionali. Non andranno lontano. A ·noi, della ciurma, tocca mettersi ai remi, per dnzzare la prua cancro corrente. Conuannati ad operare in un 'imbienLe imma turo e svagato, contro una realtà r efrattana a consentire aue rmunziè ed ai mutamenti richiesti dalle soluzwni soprannazwnali, i Federalisti si erano illusi di poter vincere la loro battaglia con le armi convenzionali della politica corrente: pressioni sui gruppi dirigenti, intese o comprom essi elettorali, acc31par:ramento di p erso nalità, ecc. Con quale ri sultato, meglio non ricordare: c:he cosa, del r esto, era lecito attendersi da par titi , uomini p olitici ed esponenti d'interessi tipicamente nazionali? che collaborassero alla amputazione dei propri prlvilegi? Per una politica estera europea AH DISSIPARE LA NEBBIA Pag. 7 (Continuazione dalla 3a pag.) mai di ripetere che gli St·ati nazionali, nell 'attuale situazione creatasi nel mondo, dominato dalla presenza di tre grandi costellazioni di Stati, non possono dar vita che ad economie più o meno malat.e, autarchiche e quel che è peggio ingiuste. L'esigenza del federalismo, quale io oggi con ben mod•e sta possibilità ma con fede' incroHabile affermo, è 4.uella quindi delle migliori tradizioni di Mazzini e di Cattan~ eo, dove la visione na:zion·ale si innestava in una v1s10ne rivoluzionaria di trasformazione d e l l e strutture statutali, secondo i principi di soEdarietà umana e di giustizia sociale. Ho detto · éhe gli Stati Nazionali sono incapaci · di dar·e . og gi ai popoli quan ~ o ad essi nec·éssita in via prmcipaH~: la p ace, la libertà, lo sviluppo economico e socialer ma vorrei tentare, · sulla strada di un illustre ma·e stro, di dire qualche cosa di più, e cioè che gli Stati nazionali non inc·arnano appieno tutta la democrazia. La democrazia è essenzialment-e la ricerca per l'uomo di un controllo su se stesso, un m .e zzo per urna~ nizzare il po tere d ell·uomo sull'uomo. Ma questo pote- re non si esercita in un ambito stabilito, una volta per tutte; delle dimensioni d-e lla Nazione. La democrazia postula, al contrario, il maggior·e allargamento possibile. Al massimo essa richiede una città umana ed inoltr·e un pote re adeguato ai bisogni reali d•ell'uomo. Ora il quadro puramente nazio naJe non è né il solo p ossibile né il solo auspicabile. In certi ambiti la dimensione deJ I?otere può essere anche piu piccol·a di queUa d·ello Stato. Si tratta pr·e ci·Sam:ente della formula del fed·e ralismò e del decentramento interno. Nell'ideale democ,ratico non soltanto nulla si oppone ma anzi tutto spinge che, p~r es·emp~o . per 1e- questioni di amministrazione loc ale, o per le questioni culturali, il quadro pel .qua, le si eserclta il poter democratico sia meno ampio di quello dello Stato. Simmetricamente, in altri .campi, il potere può essere sovranazionale, se i b'isogni dei cittadini lo esigono: Il che è proprio il caso dei mer_. ca ti che p er aver•e una d~ mensione ottimale, come dicono . gli eco.no misti, debbono, attualmente, super,ar·e quello degli Stati Euro pei, Lo stesso s.i può dire della difesa comune . Ciò che la democrazia esige non è che il potere si eserciti in un quadro puramente nazionale, ma che in ogni grado, interno o sopranazionale, tragga sempre la sua origine dai governati e che il suo esercizio sia condotto n el rispetto degli individui e d·ei gruppi. Ma è c·e rto che essa trova la sua migliore espressione nei rapporti tra i P aesi, in gruppi sovranazionali e richiede per se stessa un allargamento della società ed in ultima analisi tende all'universalismo Con lo stesso ardore perciò con il quale auspico che il Gov·e rno favo-risca ed attui coraggiose riforme interne per migliorare l'economia nazionale, con la stess'a fede con la quale auspico che lo Stato si articoli e si consolidi in un organismo dinamico aJ servizio del Pa·e se, io auguro che, approvati questi Accordi di Parigi, il Governo riprenda decisamente, con iniziative sagge o con l 'ade -rire a queUe proposte da altri, la marcia verso l'unità dell·Europa in una Fed·e razione di popoli, che sola appagherà quel . sentimento di dinamismo economico e di rinnovamento sociale che è nelle nostre aspirazioni più vive e più sentite. Quest.e circostanze non esistono più . G razie alle loro feroci rivalità, gli Stati europei stess1 hanno provocato un cambiamento rapido e radicale della realtà. Nel giro di soli trent'anni in seguito a due guerre che sono state mondiali appunto perché gli Stati europei determinav ano con le loro follie, come con la loro s·aggezza, l a sorte del mondo, è accaduto che tutti i dati fondamen tali della politica mondiale si sono radicalmente modificati. Mezza Europa è s ': ata ~ottomessa al faraon ic o imp e ro sovietico. L'altra metà continua a vivacch ia re conservando l'antico regime degli Stati sovrani e facendo perciò, eh: ;:; cuna di essi, fra l'altro anche p olitica estera. Ma probl€mi nuo vi dominano .ormai la scena della storia um a na, di fronte ai qu ali gli Stati europei sono diventati del tutto impotenti, p·erché incapaci di affrontarli. Indichi amo qui con rapidi cenni e r is ervandoci di tornare più diffusamente su ciascuno di essi, i grandi temi reali della politica mondiale di oggi. Anzitutto c'è il tema dell'antagon ismo fra democrazia e comunismo. Due conC·e zioni totali della vita umana si affrontano, e la loro lotta non si svolge più all'infuori d e l l a politica estera, nell'interno di ciascun paese, ma investe questa in p ieno e subordina i dibattiti di politi·ca interna alla politica estera, p erché tanto il comunismo quanto la democr azi a sono oggi incarnati in numerosi Stati, ~ J..e due più grandi potenze del mondo, Stati Uniti e Unione Sovi-etica, ne sono i più fieri sostenitori. In secondo luo go troviamo il probl·ema dei rapporti e delle tensioni interne di ciascuno dei due grandi campi antagonisti - democratico e comunista - cioè il problema del come vanpo rego·l ate le relaz:oni recjproche fra paesi democratici, e rispettivamente fra paesi comunisti. Il terzo grande problema della poli t · ca mondiale è qu ello dell'Asia - cui sotto que sto aspetto si deve unire anche la parte africana del mondo arabo - la quale, ridestata dag·li europ ei con buone e cattive maniere da un sonno secolare, ha ora riconquis tato la sua indipendenza ed è travagliata da immensi e pericolosissimi problemi di civiltà - economici, sociali e politici. In quarto luogo troviamo il tema dell'Africa negra che è ancora nel suo insieme sottoposta al dominio degli Stati europei, ma che mostra chiaramente di non poterei restare più a lungo. L'avvenire dell'umanità dipende essenzialm~nte d~ modo Jn cui quest1 grandi problemi saranno affrontati. E dicendo ciò non si deve pensare ad una figura retoric.a, co-me per il passato, quando la vita degli uomin-i procedeva press' a poc~ uguale quali che fossero gll eventi della politica estera. Se da questi contrasti venisse fuori una nuova guerr-a di grandi dimensioni, le armi atomiche e termonucleari che sarebbero in essa · impiegate avrebbero cons·e guenze catastrofiche non solo per gli Stati e per la loro potenza, ma an~he per il più piccolo, ins1gmficante ed appartato esser-e umano. L'·equilibrio à i potenza, politico militare econoJ?iCo fra i vari Stati europe1, le loro antipatie e simpatie r·e ciproche, i loro risentimenti, il loro sforzo di por(continua in 8. pagina) - ··- -- - - - ----- - --· - -- -~ --- ----~__... _______________________________ EUROPA FEDERATA Pag. 8 LA «KR -USCIOVCINA» Si tratta della non conoscenza, spesso volontaria, di tutto ciò che costituisce il clima della lotta per il potere in un regime dispotico e che non è esattamente quello di una « Direzione colleg'ia.le ». Lo studio dei complotti di palazzo, o delle lotte di successione ne gli imperi orientali, dei Sassanidi, degli Assiri, o del Regno di Abdul Hamid ci portano ben più vicino a questa realtà, che non i facili paragoni con le democrazie parlamentari che, per difettose che siano, appartengono a un' altra epoca da quella degli imperi totalitari. Infatti ogni p rogresso di questi imperi nel momento presente, in rapporto ai nostri regimi liberali, rappresenta un regresso nel tempo, una reazione oscurantista nel sen·· so più preciso della parola. I miti ci presentano, come avviene sovente, questo pas- sato sotto forma di avvenir.e. Ma compito della riflessione e del pensiero è di criticar-e i miti e non di adorarli. Malenkov, degradato per incompetenza, sarà forse un giorno giudicato per sabotaggio, secondo il precedente di Rykov, capo del Governo un tempo, poi commissario alle PP. TT. e, qualche anno più tardi, giustiziato? Ci si rallegra d-e lla dolcezza della caduta dell'uomo che, perfino nel fisico, simbolizzava la politic·a del burro, ma ci si dimenticano le tappe della caduta di altri dirigenti. Comunque, l' armata moderatrice non farà sentire la sua forza? Voroscilov, Bulganin, Zhukov ... Marescialli, a voi! A dire il vero, noi non sappiamo se l' U.R.S.S. vada v·e rso un Governo di marescialli oppure verso il re g n o del sunnominato Krusc-ev - verso una « Kru- sciovcina », come diranno allora i russi. Ma t-entando di pronunciare questa parola - meno facile certo, che, per esempio, « Direzione collegiale » - si capirà un po' meglio che questi avvenimenti non debbono essere tradotti nei termini troppo familiari e rassicuranti dell-e « democrazie corrotte ». Essi, al contrario, · debbono essere intesi come strani, estranei e oscuri. Lo sono certamente per noi, testimoni lontani, che studiamo questo regime un po ' come fanno gli archeologi di una civiltà scomparsa, dalle tracce appena decifrabili, ma essi non lo sono meno per quel popolo russo - sempre imbavagliato, sempre passivo, mai interrogato, mai inform ato che, ancora più tardi che il resto del mondo, sa che sta per cambiare capo, anzi, pardon! , Padre. UE al suo viaggio - espresso. « Per quel che posso giudicare, egli conclude, la Russia è attualmente diretta da un gruppo di uomini intelligenti, ma non anormalmente intelligenti ». Forse, però, gli ospiti del Kremlino non sono stati, neanche loro, colpiti dall'intelligenza anormale del loro visitatore di una sera. Se noi citiamo così a lungo le considerazioni di Bevan - tra tante altre dello stesso tipo - non è perché questo viaggiatore sia stato perseguitato dalla sfortuna. Perché, dopotutto, le semplici leggi del caso avrebbero dovuto bastare a impedire che tante costatazioni e previsio ni n on venissero così radicalmente smentite. Si tratta piuttosto del principio che ispira questo genere di discorso, che ci sembra esprimere, in termini assertori e profetici, una ig·noranza enorme. FRANçOIS BONDY EU EU equilibrio europeo. Per la Francia si tratta sopr-attutto di non essere più debole della Germania, di risolvere a proprio favore il pro blema della Sarre, di costruirsi di nuovo pazientemente tutte le necessarie garanzie contro il VICino d'oltr-e Reno. Per la Germania si tratta di far compr-e ndere ad un mondo in tutt'altre faccende affaccendato, che tutto va subordinato al problema della propria riunificazione nazionale. Per l'Italia si trattava ieri di Trieste, ed og·gi di s-aper-e se le proprie chances di « grande » potenza sono meglio assicurate stringendo buoni rapporti con Londra, con Parigi, con Bonn. Per il Lussemburgo si tratta di conservare la protezione della propria agricoltura ... E' questa la politic-a per cui sono tagliati gli Stati europei, come le antiche città greche erano tagliat-e per la politica di alleanze e rivalità fra Sparta, Atene, Tebe e Corinto. E come qùeste non potevano affront-a re i problemi totalmente diversi posti dall'apparire del regno macedone e poi di Roma, così gli Stati europei attuali sono organicamente incapaci, ed è perciò inutile pretender·e da loro che lo siano, eli accorgersi davvero che il loro lavorio diplomatico ha cessato di essere una cosa seria. I loro problemi di equilibrio di poten~a al livello europeo non determina più il r-e ale rapporto delle forze nel mondo, da cui solo dipende l'andamento reale della politica estera. I loro eserciti non sono più atti a difenderli. Le loro rivalità economiche non hanno più influenza sulla economia mondiale. I loro problemi nazionali non sono più' obi-e ttivi perseguibili. ma solo aspetti collaterali di altri problemi ben più HA AH tare o riportare a termine le loro aspirazioni di unità nazionale, le frontiere sacr-e di cui si circondano o cui aspirano, il loro desiderio di rosicare, se p ossibile, un po' dei territori dello Stato vicino, gli alambiccati tentativi di proteggere questa o quella industria nazionale dalla concorrenza del VICino, tutto ciò insomma che costituiva !'-essenziale della politi-ca estera di questi Stati è div-e ntato futile, privo di importanza decisiva per la sorte sia singoli popoh europei, che . del resto de1 mondo. IIi ciascuno dei nostri paesi l'uomo della str.ada se n'è accorto, più o meno confusamente, e non ha perciò più nessun rispetto profondo per il proprio Stato, che sa pretenzioso ma impotente. Ma gli Stati europei, e per essere più precisi, i loro diplomatici i loro uomini di gov-e rno i loro parlamentari i loro uo-m ini di partito i loro giornalisti, S•alvo rare ecc-e zioni personali, non se ne sono accorti e vivono nel reg·no dei sogni nel quale si compiono g-e sti e gesta senza portata alcuna, senza conseguen~a. senza responsabilità. Tutti costoro parlano e scrivono molto di cos-e del mondo. I nostri ministri svolazzano da un paes•e all'altro e da un continente all'altro, si fanno inchini e sorrisi o si mostrano i denti. La stordente propaganda dei fotografi, dei giornali, della televisione, della radio, del cinema, ce li mostra indaffarat-i a conversar-e di cose div-e nute più grandi di loro. E quanto meno contano, tanto più si prodigano in gesti inutili. Tito, incerto di tutto, sospeso com'è fra Oriente e Occidente, vuole dare a cr-e dere di . ess·ere capace di contribuire davvero ad un più ordinato assetto del mondo. Ancor ieri MendésFrance, che non sapeva far mantenere al suo paese qualsiasi impegno, presentava la Francia e se stesso come il naturale mediatore fra Mosca e Washington. Martino pensa di poter proporre una conferenza europea che Molotov non è riuscito ad ottenere; Churchill si fa venire le lagrime agli occhi mettendo in guardia il parlamento e il mondo contro H pericolo della bomba H, ed assegna, quasi come maestro che dà premi di buona condotta, attestati di g-rande potenza. Adenauer stesso, il freddo e sag~ gio vegliardo di Bonn, perde il senso della misura e lancia appe-lli per la pacifica soluzione del problema della bomba termonucleare. Bisogna aggiunger-e, per esser-e nel vero, che tutti i nostri ministri diplomatici giornalisti, sanno anche loro di non parlare sul serio. Tutto questo loro agit-arsi ed inquietarsi di grandi proble mi mondiali non è altro che pura cort-esia mondana che essi, carichi della secol are saggezza politica europea, fanno ai barbari americani, russ-i, asiatici che indebitamente occupano oggi i primi posti nella scena mondiale. Ed è anche un modo per tentare di dare a creder-e ai loro popoli che stanno v-e ramente occupandosi dell-e cose veramente importanti. Ma ciò a cui credono e si appassionano, ciò che riempi-e il maggiore spazio negli archivi delle cancellerie e nene teste dei diplomatici, il sogno che i nostri Stati ed i loro dirigenti e funzionar-i continuano fervidament-e a sognare, è l'insi-e me dei vecchi ed insoluti problemi che conc-e rnono la posizione della propria nazione nel concerto e nello UE (continuazione d ella 7. pag.) AH Per una politica estera europea HA « Oggi prendono parte al potere un gruppo di individui che senza dubbio assomigliano più al Comitato dirigente di una grande impr-e sa che a un Gabinetto ministeriale occidentale », scriveva Aneurin Bevan in una corrispondenza apparsa nell'Express del 18 sett embre 1954, sotto il titolo allettante : « Pranzo con l1alenkov ». L'espressione « Direzione collegiale » o « Consi glio d'amministrazione » ha fatto fortuna, ed i recenti mutamenti in seno al personale dirigen te dell'U.R.S.S. hanno fatto fiorire questo rassicurante paragone sotto l a penna di altri persp icaci osserv-a tori. P aesi feli ci -aveva già osservato Sartre - in cui i. dirigenti pensano in termini di compiti obiettivi da assumere, e non, . co me i terribili parlamentari borghesi, in termini di p osti da occupare e di riva- li tà tra persone e cricche. Ma seguiamo ancora il leader della sinistra lavoratrice e i suoi commensali (noi che ci limitiamo a spulciare i testi, dobbiamo cerc are di profittare delle nuov-e visioni che porta un viagg·iatore di qualità ammesso nell'intimità dei Grandi). Bevan è stato colpito dallo scarso formalismo ger-archico e dalla cordialità confidenziale che re gnava quella sera, malgrado la presenza di uno straniero in seno alla « Direzion~ c~llegi-ale ». In questo pertodo, Malenkov aveva già abbandonato da tempo la Seg-reteria Generale d e l Partito. Ma Bevan non se n e preoccupaya: « quando toccò a lui di prendere la parola - egli annota - non si chiese chi det-e nesse il potere supremo ». Potere basato sulla « competenza » come sulla « disinvoltura e la cordialità » che emanavano da questo « presidente arbitro ». Del resto, Bevan, a questo stesso pranzo, osse~vava · che la società sovietica si va · rapidamente liberalizzando e « importanti personalità non possono più essere arrestate, giustiziate o esiliate per decisione di un potere arbitrario e tirannico ». E Khrouchtchev? Egli non s-arà « è più che evidente, un nuovo Stalin », nota il visitato-re. « Non ci arriverebbe anche se lo volesse ». I suoi colleghi lo ascoltano « con una divertita tolleranza », e, lasciandogli le responsabilità della produzione agricola, g-Ii hanno forse « off-erto una coppa avvelenata». Quella coppa sarebbe « una nuova tappa della lotta per togliere ai funzionari del Partito la responsabilità del Governo ». Sempre ben ispirato Bevan ci confida ancora : « L' uomo la cui posizione sembra consolidarsi più rapidamente _è Mikoyan, min ist ro del Commercio, che mi è parso in eccellenti rapporti con tutti i suoi colleghi» . Lo stesso , clima affettuoso regna tra i successori di Stalin dal giorno in cui i Tr-e Grandi Malenkov, Molotov e Beria - pronunciarono le 01·azioni funebri d-el Maresciallo defunto e proclamarono la loro indissolubile unione. Ma essi av-e vano contato sulle astuzie dell'Occidente che - e questo non era sfuggito a :mr. Claude Bourdet - doveva consegnare Beria al carnefice e rovesciare subito dopo Malenkov (così co:rne egli aveva - vivo Stal~n comprato tanti vecchi bolscevichi e giovani marescialli...). Curioso Occidente, in verità, che si preoccupa tanto di una Potenza che comand~ a suo piacere i fili, e di cui fa e disfà i Governi! Ma ritorniamo a Bevan e ampi e ben più gravi. In queste circostanze gli Stati europei vedono la loro stessa indipendenza diventa re sempre più fittizia. Ma, posti di fronte a problemi su cui non possono più aver presa, si rifugiano, come certi malati, nel regno dei sog·ni, poiché la realtà li riduce al silenzio ed alla paura. Se il mondo potesse fare a meno dell'Europa, si dovrebbe sorridere, sia pure con malinconia, di questo museo vivente di anticaglie diplomatiche cui è ridotta l'attività diplomatica dei nostri Stati. Sorriderne e disinteressarsene. Ma il fatto è che il mondo non può fare a meno dell'Europa. Uno dei tratti più assurdi della attuale struttura politica europea è che i nostri stati sovrani impediscono agli europei di vedere l'Europa, mentre per americani, russi, asiatici, i singoli Stati europei diventano ogni giorno più evanescenti, e nei loro calcoli l'Europa è ogni giorno di più considerata come un tutto. Questo tutto è oggi s-c onnesso e senza volontà propria nella politica estera, e ciò può ad alcuni piacere e ad altri dispiac.e re, ma in ogni caso è un insieme di uomini, di esperienze, di conosc-e nze, di ricchezze accumulate, d.i forze produttive di cui il mondo non può fare e non farà a meno. Ciascuno dei grandi problemi della attuale politica mondiale sopra accennati, avrà conseguenze di una por tata immen sa sull'Europa e sarà in modi assai diversi, a seconda che questo vecchio centro di civiltà umana che è l'Europa s a r à in essi una volontà unita, attiv-a, consapevole ed all'altezza deUe cose da·' fare , o continuerà a viver-e nell'antico regime deUe sovranità nazionali con le loro fisime diplomatiche, con i loro ministri volanti, con i loro meschini nazionalismi politici ed economici. POLYBIOS Abbonarsi ad <<Europa Federata>> è il modo più immediato e tangibile di dare la propria adesione alle idee per cui essa si batte. E' solo col sostegno di un Ié\rgÒ numero di fedeli lettori che <<Europa Federata >> può rafforzarsi ed operare più fattivamente nella lotta per gli Stati Uniti d' Europa EUROPA FEDERATA periodico del MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO Direttore PAOLO BOGLlACCINO Direttore responsabile ALTIERO SPINELLI R edazi one e Ammin istrazion e : Piazza Trevi 86, Roma T elefoni: 687.320- 684.556 C. c. po st al e n. l j31622 Abb ona m ento annuo L. 600 Sostenitore L. 5000 E stero L. 1000 St a b . Tip . SEI - V. T ritone, 61 ~-- ------~---------- Anno VID • N.· 5 Ro•a - l Aprile 1955 Redazione e Amminis trazi-o ne: Piazza T ~revi 86, Roma Telefoni: 687 .32(}- 684.556 - C. C. postale n . l/3 1622 'ùna copi'a L . 30 . ABBONAII/IENTO an nuo L. 600 So ste nitore IL. 5006 - Estero L. 1000 Al Co~moresso di Toru~m® rOlfR. NemBi ha avanutio l~ segm~nti r~chieste Il popolo euroeeo esiste, ma esiste oppresso, Ol(vilito e semincosciente, a causa del perdurante antico · regime degli Stati nazionali . sovrani EU AH UE politica est~ra: una hnterptetazhme rest.rittiva · del Patto Atlantico e de~ r U.KO.; _riniziativa ioo favore della distensione e de~~a tm~lficazione di una · Germania , neutralizzata; nmpeglillo a chn~- EU der®mma Colillfewenut per. ha rndunznoli!I~ degU arma. melfllt~ ; la comlamma deU~ aimn·- a.tom~che e mu~~ea rn; nll'~~OliliOSC~m r,an[o de~ la Ch11 a C®ll lmlffiista; mna HA UE ta che molti finiscono per ripor.re,. in mancanza dl un potere politico europeo, nel potere politico dell'America o della Russia, che ha almeno il vantaggi()_ di esse re superiore a quello, divenuto futile, dei nostri Stati. Da ques te constatazioni . appare chiaro quel che de ve intendersi . quando si parla di popolo europeo. Esso non esiste ancora come realtà politica operant.e, ma esiste come esigenza, come aspirazione. L'ostacolo che ~ trova alla propria pien a re alizzazione è costituito dal sistema d·e gli Stati nazionali sovrani. H popolo em:opeo esiste. ma esist-è oppresso, avvilito e semi-incosciente, a causa del p·e rdurante antico regime de gli Stati nazionali sovrani. I federalisti non sono al tro che l a parte cosciente del popolo europeo ed il loro compito unico è quello di tro vare forme di agitazione e di protesta, le più larghe, le più .energiche, le più cons·apevoli possibil~ pe_r combattere questi 1doh, presuntuosi ed impotenti nello stesso tempo, che sono gli Stati sovrani della vecchia Europa. Se un m odello dovremo prendere, . sarà il modello di Gandhi e del suo Congr·e sso indiano, il quale di anno in anno ha raggruppato una pa_rte. cre scente del popolo md1ano, che diventava consapevole delta ne cessità dì metter fine al dominio inglese, e di creare la Federazione indiana. Poiché anche il dominio inglese in India era una macchina per dividere i popoli. I « realisti » hanno potuto a lungo dir·e che il popolo indiano in realtà non esìstev·a. Eppure H Congresso indiano, dopo essere stato pe'r decenni il centro di r~ c colta id·eale del popolo m dian o è infine ben riuscito a far di questo una realtà, a dispetto di tutti i realisti. AH mino da percorrere, dì contribuire alla s'celta delle . decisioni comuni, e di ac·c ettare queste decisioni anche quando si è rimasti in minoranza. · Come si può parlare di un popolo europeo se queste quattro carat teristiche essenziali - problemi. comum, potere politico comune, dìritti e doveri comuni dei singoli, consenso popolare effettivo - non si r itrovano tutte con la assoluta precisione con cu1 si riscontrano nelle nostre singole nazioni? Se , si pensa con . pigrizia e superficialità - come fa la m aggio ranza del nostro mondo politico si può dire che un giorno, se e qu ando lo Stato federale europeo esisterà, ci sarà un popolo europeo, ma che ogg1 non ci sono altri .popoli fuor ché le n azioni organizzate politicamente negli Stati nazionali. · Se però si guardano le cose un po · più <la. v ;~ in? l r ~on~_m.J.sioni ;ut si d<. ve ·giun gere - sono al· quanto differepti. . C'è anzitutto un insieme d1 affari pubblici ·che non possono essen; ·gestì ti più ~ai singoli St,à.ti. I,lla esigono soluzwni urìit'.ariè sopranazionali. Il niei'cato comune, la solidarietà e la giustizia sociale, la difesa, la politica estera possono essere ammi nistrate seriame nte, nell'interesse comune dei popoli democratici dell'Europa continentale, solo se sì cerc·ano e si danno soluzioni volta a volta uniche e valevoli per tutti Non c'è m vece ancora un pot·e re politico europeo che amm inistri a nome di tutti au-esti affari comuni. I singoli Stati con tinuano a d·e tenere lo ro tutti gli strumen ti di amministrazione, pur senza essere più capaci dì amministrare gli affari sopra indicati nell'interesse dei loro popoli. Solo nel campo del carbone e dell'acciaio hanno fondato una assai modesta istituzione sopranazionale - l'Alta Autorità della C.E.C.A. - troppo debole ed estesa ad un troppo piccolo s·e ttore. In tutti gli altri settori, che sono pur divenuti di interesse europeo, gli Stati si oppongono sordamente ana creazione di un potere europeo ed al trasferimento ad esso dell'amministrazione degli affari comuni. Con continue conf·erenze, accordi, progetti tentano l'impossibile, cioè la realizzazione d i un a soluzione unica mediante sei strumenti dì esecuzione indipend·enti l'uno dell'altro. L'inquieto S·e ntimento di un a solidarietà europea che va al dì là del1e nazioni, di una sorte comune che ci lega ormai tutti, della ne cessità di sviluppa re una coscienza ed una volontà politica eu ropea, è ormai assai diffus a, e si manifesta sia nella sempre più scarsa stima in cui ovunque è te nuto il proprio :Stato nazionale, sia nella vasta simpatia g.enerìca' per l'idea dell'Europa, sia nella speranz disperata e rassegna- HA Mentre i nostri governi e parlamenti _ si sprofondano pigram-ente nella politica reazionaria della .conservazione e del consolidamento della _sovranità nazionale, incuranti delle conseguenze rovinose che ne deriveranno per i loro paesi rispettivi, i fede ralisti si sono impe g·nati in un approfon - · dimento del proprio pensiero politico, allo scopo . di meglio giudicare la propria azione passata e di meglio prepararsi a quella futura. Nel corso di questa meditazione - che è un segno della loro vitalità - un'idea è affiorata, che era implicita nella nostra dottrina, senza tuttavia essere mai stata formulata con chiarezza un'idea che è insieme semplice e ri 'l d 'immense possibilità di sviluppo. Sl tratta dell'idea del Popolo Europeo. Bisogna '· dire che molt1 federalisti restano spesso in un dubbioso atteggiamento dinanzi a quest'idea. Da una parte non -po;ssono non accettarla, perché appartiene senz'altro al patrimonio del loro pensiero politico. D'altra parte sono in disagio di fronte ad una espressione insolita che nelle circostanze attuali s e m b r a corrispondere assai poco àlla realtà. Eppure i federalisti possono aspirare ad essere una forza decisa a trasformare radicalmente l'ordine esistente in Europa, solo nella misura in cui sono consape voli non già di essei\e i detentori di una buona formula 'di organizzazione politica da suggerire all'Europa, ma nella misura in cUi sono consapevoli di essere i portaparola delle esigenze più profonde degli europei. P.er giungere a questa consapevolzza occo-rre sormontare alcune difficoltà provocate dal nostro modo d'i pensare abituale, che è sempre tutto in term ini dì vita politica nazionale. Che esista un popolo francese, tedesco, olandese e via dicendo non è messo in dubbio da nessuno. In ciascun caso · si riscontrano senza difficoltà le caratt eristiche fondamentali che permettono di riconoscere l'esistenz a di un popolo. Ci sono problemi della vita p ubblica che non solo sono di interess·e comune, ma che de vono anche volta a volta trovare una soluzione unica e valevole per tutti. C'è un pot·ere politico che risol ve questi problemi comuni in nome di tutti e impegna con i suoi atti tutti i cittadini. C'è un legame diretto di diritti e di doveri fra potere pubblico e cittadini, poiché questi hanno da una parte il diritto di controllare i loro governanti e di esigere che gli affari siano gestiti in un modo conforme alla volontà della maggioranza; d'altra parte hanno il do vere di obbedire alle leggi e di pagare le imposte necess a rie all'amministrazione degli affari pubblici. C'è infine una permanente volontà di tutti di restare uniti, di cercare insieme il cam- du fD®~ut~ca di am~chia e t8u SC3JMbR C®rrB l'U.R.S.S. Leggete-in questo numero: ll lal!nnll'i-smo inglese è in 6'1l"Ìsi: le alterne vicende del cas-o lEevaltll esprimono q~W.aloosa di piiÙl di una semplioo difficoltà tattica (pa g. 2). • Il oont:Umo t ranmta.rsi di programmi di centro-sinistra in effettiva azione di goveJrru~o di 00111~ro-destm va attr.ibudto al pianto istituzionale m CUlli opewanw le fone politiche dei paesi eo:ro~fei ( pag. 3). • Ciii r ib.Jmcen-à la politica eu1ropea dopo la ratiiD!ca deU'U.JE.O.? (pag. 3). • Disan1rull, disteJIAsioae, unifìlcaziOll!le ted sca, formano l'oggetto di ~ntinl!lle proposte di Dilli ve OOI!Iferenze in- t ernazionali: ma è possibile mOlltal!'e 1•e-.r (li.\\ll.esta via p~ù di qualch e dettaglio dello sta.to gellfieJr-ale della qMe- stione? (pag. 4-5). • Il C{J)lorrnialismo è oostooa: ma sa.ll'à diffic ile impone a gli a-fricani ruta « oollaoo.mzimte o~rg-anica », cort un tipo di civilizzazione che si dimostra essa stessa sempre piàa bisognwsa di amm(J)deJI"'ntal!'Si (pag. 6). • La macchina amministrativa italiana è una delle più pos~ibile una diversa soluzione? (pag. 6). p esanti e fa.stidiose, ma è • La pOllbbHcaziooe dei documenti di Y alta ha suscitato un vespaio di polemiche: quale ne è il fondamento ! (pag. 7 ) . A. SPINELLI • - -- ~,.. EUROPA FEDERATA Pag. ! LA [RISI DEL SOf:IALISMO INGLESE Le difficoltà del socialismo inglese sono quelle di nn par.tito che non ha alcuna soluzione alternativa all'" escapism, di Betan edei suoi amici e alla politica del goyerno conservatore UE EU seguono con tenac ia u na politica estera che ha delle linee ben chiare e ferme anche se in apparenza su ce rti problemi può sembrare fluttuante : fondamentale fedeltà alla g rande C< famiglia dei p op oli di lingua anglosassone » con tutte le riserve che la tutela rigorosa de gli interessi immediati brit annici in Eur opa e in Asia impone, e qui n di di fes a d e l ruolo di terzo gra nde che la Gran Bretagna ha finora tenuto. Quanto in questa politica vi sia di miope e soprattutto qu a nto vi s ia in essa di sabotaggio più o meno co scie nte de gli sforzi di i ntegrazione europea (pur se talvolta è stato fatto buon viso a cattivo gi u oco per non recar un troppo grande dolo re agli america ni) è stato detto molte volte e non è qui il caso d i ripetere. Ora i laburisti non ha nno opposto nes~una politica costruttiva a questa tela pazientemente tes~ut.a, non ha nno fatto nessuno sforzo per adeguarsi ai dati nuovi della situazione europea alle sue effettive e più profonde esigenze. E non si fa certo pro va di molta intelli genza politica se si dic e che è so-lo tenendo conto di tali dati e di tali esigenze che Attlee potrà ridurre l'opposizione declamatoria d e i suoi compagni di r·ntito o che i labu r isti potranno battere i loro avversari: ad una vecchia politica vernic iata a n~ovo essi dovranno apporne u na verame nte nuova e consapevole delle necessità della geografia politica europea. ALEXIS HA Punto e contrappunto Per una metodologia d'opposiziOne In una lettera mviata al M ercurio prendendo lo spunto da uno seri tto di Serafini sul nuovo corso federalista pubblicato sullo stesso giornale, Renzo Morchio, pur condividendo la linea d~ opposizione adottata dal Movimento Federalista, esp r ime alcune riserve, .da addebitarsi, a suo parere, alla mancanza di una metodologia di opposizione. Il M.F.E . rischierebb e, in sostanza, di abbando n arsi ad un astratto massimalismo per mancanza di realismo e di contatto con i problemi vivi della realtà politico-e conomica di tutti i giorni. Egli cita · ad esempio l 'atteggiamento del Movimento n ei confronti dell'U.E.O.: l'U .E.O., egli dic e, C< h a p erm esso di ristabilire, sia pure al livello delle i ntangibili sovranità nazionali, ra pporti di più facile comprensione tra i Paesi d ell 'Europa occidentale», e l 'opposi z.i one federalista dovrebbe quindi essere più responsabile e realistica. E poi ancora, « i Governi che hanno perseguito in politica estera una linea federalista (in Italia come in Francia) e che per questo hanno trovato come alleati i mo vimen ti federalistici , hanno rappresentato in genere all 'interno un a politica sostanzialm ente immob ilistica " obbligando cosi il federalismo a delle pure enunciazioni programmatiche e teoriche. Ora anche volendo tralasciare l'argomento che i Governi che hanno realizzato l'U.E.O. sono pur sempre i Governi immobilisti ch e hanno sostenuto la C .E.D., e che non ci si può quindi chiedere, una volta che ci si accu sa di aver p eccato una volta jn un senso, di p eccare una seconda volta nello stesso senso, dobb iamo precisare che l a nostra opposizione all'U.E.O . ha la sua radice nella pretesa, insita in questo organi s m o, e nei suoi crea t ori, di so dd isfare con de lle parole di etro cui non c'è AH EU tuale a ggressore di scatenar-e una guerra? Il giorno in cui gli anglo - americani d ichiarassero esplicitamente che in caso di guerra generalizzata essi non farebbero uso delle armi atomiche se non nel caso in cui l'avversario vi ricorresse, in quel giorno gli occidentali avrebbero sprecato il solo modo pratico di evitare una guerra: è un dato noto a tutti ch e le stesse armi atomiche non valgono d a sole a colmare l'enorme differenza che c'è tra la Russia e i paesi occidentali sul piano delle armi tradizionali. Con quale coerenza e in nome di che Bevan chiede queste cose e chiede a dd irittura che non si proceda al riarmo dell a Ge rmania, ossia che si ri:Q.unci anche alla tenu e possibilità che hanno gli occidentali ·di L'accorciare le distanze, non è dato comprendere. Il Sunday Times ha creato un termine per indicare la posizione di politica estera di B evan e dei suoi amici: l'escapism, ossia la fuga innanzi ai dati concreti dei problemi politici, in nome di un atteggiamento predicator;r, e vuoto. Ma d'altro canto quale politica estera offre la direzione d el partito laburista come soluzione alternativa all'escapism d1 B evan e dei suoi amici e alla politica del governo conservatore? I conservatori per- AH si sempre ha d ato l'i mpressione di .brancolare nel buio alla ricerca di una strada nuova, del mitico filo di Arianna che gli consentisse di uscire dal labirinto. Tali incertezze e le inquietudini che ne deriva vano hanno fatto la principale fortuna politica di B evan, che almeno ~ iceva ad alta voce la sua scoiJ,tentezza per questo stato di cose, il b isogno di uscirne al più presto. Ma per la verità J}on si può d ire che lo stesso Éevan abbia fatto molto di concreto per riparare la barca ed rimetterla in condizione di sfidare vittoriosamente i marosi elettorali. Egli non ha offerto altro che brillanti d iscorsi, focose invettive, m agari visioni avven iristiche ; p er il resto, silenzio assoluto. E le posizioni di politica ester a che il deputato gallese ha assunto e sulle quali è scoppiata la crisi illustrano abbastanza bene , ci sembra, la povertà del pensiero politico di Bevan . Cosa mai vorrà dire, infatti, che l'Inghilte rra deve costruire la su a bomba all'idrogeno, ma deve impegnarsi a non adoperarl a nel caso in cui vi fosse un conflitto generalizzato nel quale l'avversario non facesse ricorso che alle a r mi tradizionali ? Forse che la bomba all'idrogeno non è costruita soprattutto per fun zionare da deterrente, ossia per sconsigliare a d un even- UE gli otto, Bevan o si Impicca da se stesso (e in questo caso si potrà difficilmente acc u sare di personalismo i moderati, e Attlee sarà ringraziato per aver condotto a termine una delicata oper~zione con assai più grazia di quanta volessero impiegarne i suoi amici di d estra); oppure Bevan si comporta da moderato ed evita gli scogli pericolosi: in q uesto caso Attlee . avrà messo almeno per un po' di tempo la museruola al suo temibile e bollente colle ga e resterà il solo leader del partito non di sinistra cui la sinistra possa far fi ducia, il solo cioè che possà garantire l'unità d el partito. Come potrebbero in questo caso i dirigenti di dest r a muovere all'attacco di Attle senza farsi rei di lesa unità"? Attlee, insomma, potrebbe aver calcolato che proprio la sua debole zza era la sua forza e che egli poteva così imprigionare le due correnti giocando proprio su quella difficile congiuntura politica di cui molti osservatori l'hanno accusato d i non tenere conto. Come tutti questi sottilissimi giuochi possano poi risolvere la crisi di fondo che è dietro i contrasti di persone e di tendenze non è molto facile vedere per il momento. Sono molti anni, infatti, che il partito laburista è, come è stato detto, in perdita di slancio: questo è un fatto che risale ancora p1u dietro alla sconfitta elettorale del 1951.. Avviata la costruzione del Welj.wre State i laburisti si sono trovati ad aver speso t utto il capitale che avevano accumulato negli anni di opposizione e privi quasi d e l tùtto di nuovi temi per la loro battaglia socialista. La struttura della società britannica e gli accomodamenti stessi che essi vi avevano introdotto, le condizioni particolari in cui si svolge ormai per secol are tradizione la lotta politica in I nghilterra, lo incivilimento dei rapporti sociali, la progressiva scomparsa dei clamorosi contrasti economici, i vantaggi che erano stati accordati al comune dei cittadini erano tutti fatti che toglievano vigore ad un movimento di rivend icazio n e. La società britannica si fer mava per assestarsi , per digerire la rivoluzion e ch e s'era operata, e paradossalmente gli autori della rivoluzione erano uccisi dalla loro stessa creatura: il mito di Saturno era rovesciato. La matrice tradunionista del socialismo britannico imp e di va che la lotta fosse spostata su un piano diverso da quello su cui era stata tenuta fino a q u el momento; e d'altro canto gli stessi teorici laburisti che avevano fatto i conti col marxismo dovevano constatare che l'ipotesi socialista che alla cima di un certo progresso eco n omico, alla cima di un processo di nazionalizza zione di settori-chiav e della vita economica, non si creava per virtù di un miracolo messianicame nte atteso una nuova coscienza soc iale e una nuova libertà, div e rse da quelle dell 'era capitalistica . La infinita ed impreveduta ricchezza di dete rminazioni dell'uo m o si prendeva gioco di coloro che avevano cred uto di poterlo imprigionare ne gli schemi astratti d ei loro astratti pensieri. Queste sono le ragioni politiche e morali della crisi d e l laburismo britannico: e non si può dire in buona coscienza che la direz ione che il partito ha avuto fin qui abbia fatto molto per uscire dalle strette della difficile situazione . Sovente il partito laburista è sembrato fare l'opposizione al governo conservatore perchè era inconcepibile in Inghilterra che non vi fosse l'opposizione di Sua Maestà; sove nte ha dato la sensazione di essere incerto sui fini m e désimi della sua lotta oltre che s ui mezzi ; qua- HA Il con-f litto tra Bevan e la destra del partito laburista non s1 poteva considerare terminato quindici giorni fa, quando con una piccolissima maggioranza relativa 1 dirigenti moderati riuscirono ad ottenere l'espulsione dal gruppo parlamentare dell'impetuoso deputato gallese; e non si può considerare risolto neppure ora che Attlee ha frapposto la sua persona tra la sinistra e la destra ed è riuscito ad evitare, per il momento almeno e per un voto soltanto ,l'espulsione del ribelle dal partito . Per quali ragioni Il leader del laburismo si sia deciso d'improvviso ad agire da moderatore riesce difficile comp render·e: se egli si fosse preoccupato della scarsa maggioranza conseguita n-el gruppo parlamentare e del grande numero che s'era schierato a f avo re di Bevan (più di cento deputati, circa il doppio cioè di quelli che si considerano seguaci del gallese) e avesse temuto per la sua propria posizione, potrebbe aver fatto male i su oi conti. La mod erazione potrebbe avergli alienato oggi i più sinceri ed antichi sostenitori, i diri genti moderati e i rappresentanti delle grandi centrali sindacali che non hanno esitato a votare con.tro l'emendamento favorevo le a Bevan da lui propo sto, che non hanno quindi esitato a votare contro il loro capo di ieri. La posizione di Attl ee, a giudi zio dell'Economist, sarebbe forse più in pericolo oggi, dopo la riunione dell'esecutivo, di quanto non fosse prima del gesto di moderazione, all'indomani della riunione del gruppo parlamentare. Non si può escludere, tuttavia, che l'atteggiamento del leader laburista abbia vol uto essere un atteggiamento di re-" sponsabilità, dettato dal desiderio di non spezzare l'unità del partito in una cong iuntura particolarmente delicata. Se si riflette che quasi co ntemporaneamente alla maturazione della crisi laburista v 'era lo annuncio delle probabilissime dimissioni di Churchill e quindi di un'anticipazione delle elezioni, ci si rende facilmente conto delle ragioni che erano forse all'origine del mutamento di attitudine di Attlee . E gli ha temuto che portare innanzi al corpo elettorale del suo paese un partito spezzato in due parti equivaleva a mandarlo incontro ad una sicura sconfitta. Ma anche in questo caso Attlee p otrebbe aver sbagliato: potrebbe d a rsi, infatti, che il gioco dei conservatori fosse più astuto di q u el che sembra in apparenza e che il ris ultato che essi volessero ragg iun gere fosse esatta mente il contrario di quel che si è ritenuto. S'è detto che i conservatori avevano accclf·rato i tempi della lorc operazione per cogliere di sorpresa i loro avversari ne l momento pegg io re, nel momento, cioè . in cui essi stavano regolando le loro questioni di famiglia; p otrebbe darsi anche che l'abbiano fatto invece proprio per scate nare il riflesso del patriottismo di partito e indurre perciò i diri genti laburisti :a comporsi in un a fittizia unità. Se è verosim ile che i diri gent i mode rati voleva no eliminare Bevan perchè questi era l'uomo più esposto e rumo toso d e lla sinistra, cioè l'uomo che minacciava di a lienare l oro quei voti di centro per natura ondeggianti e alieni da.g li estremismi, senza i quali tuttavia sarebbe follia pensare di vincere le elezioni; è altrettanto verosimile che ai conservatori tornasse più comodo un pa rti t o laburista turbato dalla presenza di B evan, un partito che essi avrebbero potuto accusare nei comizi elettorali di incoerenza e di _contraddittorietà. Si può fare fi nalmente un'ultima ipotesi: ed è che Attle e abbia previsto tutte queste complicazioni o almeno una parte di esse e che abbia preierito tuttavia correre i suoi rischi e tentare di non spezzare l'unità del partito . Attualmente inn anzi alla commissione de- null'altro che un inutl le doppione della N .A.T .O., una esigenza popolare diffusa che è quella dell'unità europea. E se noi puntiamo sulla soluzione federal e di questa unità, non è perché non ci preoccupiamo della soluz ione dei problemi reali dei popoli d'Europa, ma, al contrario, perché riteniamo che solo attraverso questa via sia possibile svincolarsi dalle strette dell'immobilismo, che denunciamo come esp r essione propria dello Stato nazwnale odierno. E di questa valutazione è conferm a l a pochezza dei risultati realizzati dal Governo Mendès-France, di un Governo cioè che si era proposto il compito di u scire d all' immobili smo su basi nazion ali. ' La scoperta del " Monde , In un articolo di fondo so,ffuso di amarezza e di risentimento per la parte che a Yalta i tre Grandi avevano riservata alla Francia , Le Monde del 19 marzo, evitando « de s'indigner vertuesement •, ha fatto una peregrina sco perta : « La verità è che, se la nostr a ambizione ad ass umere il ruolo di Quarto Grande, era giudicata ridicola dagli altri tre, si è che lo era veramente , in un mondo nel quale solo conta la potenza materiale . La vera carta che alta Francia restava da giocare all'indomani della guerra, non era la rivendicazione di un "c adreg hino " alta tavola dei Grandi, per sgranocchiarvi il biscottino che Sir Winston s'era compiaciuto offrirle. Essa avrebbe dovuto prendere l'iniz iativa di un movimento di unificaz ione europea, restituendo ai Tedeschi al più presto la opportunità di parteciparvi. Questi ammaestrati dalla schiacciante disfatta del loro folle imperialismo - sarebb ero stati in grado di costituire con noi e con qualche altro " piccolo " la terza forza di cui il mon do aveva allora tanta necessità e la carenza della quale si fa oggi crudelmente sentire "· P erché «all'indomani d e lla guerra» e non più ogg i? Coraggio: non è mai t a rdi per andar più oltre. · Che cosa si fa dopo l' D. t O. 1 In seguito alla ra t ifica del Consiglio della Repubblica francese d el trattato di Pari gi , l'Unione Eu r opea Occidentale può oram ai considerarsi d efini tivamente acquisita. I primi commen ti, e le indicazioni per l·e nuove iniziative da intraprendere, sono stati, in tutta Europa, p articolarmente concordi; in G ermania come in Italia , in I nghilterra come in Francia esponenti politici e stampa dop o aver tratto un p rofo ndo r-espiro di sollievo, hanno tutti concordemente auspicato una co nferenza internazionale con i paes i d e l mondo orientale. In Francia Le FigaTo scrive: « La r atifica ci a llonta na dal precipizio e prepara le condizioni della coesistenza. E' stata fatta una scelta : ci si permetterà di se gna rne la data con una C•erta emozione ». L'Aurore si rallegra <<di quest o voto senatoriale che ricolloca la Francia al su o posto, nel ca mpo di coloro che vogliono la pace. Noi sappiamo orm a i. i nostri alleati sanno, l'U.R.S .S. sa dove vo.gliamo andare. con chi e come ». Comb-at affer.ma che per la Francia ·<<è venuto il _ , m o m ~ n to, dopo aver d ato ai suoi alleati il pe gno che e ssi esigevano , di far e il possibile per la pro ssima riun ione di una confer enza a quattro •. L'unico giornale francese, e forse di tutta Eu ropa, che rip orti, sia pt.:re in te rmini generici, un accenno a queili che sono i costanti ed i n sol u ti (e occ orre agg iungere, gli unici risolub i li in sede europea) p robl-e mi de Il 'Occidente europeo, è il Frane Tireu1· che dopo aver o-sservato che col voto senatoriale si è co nchiu.sa « u na pagi na dell a storia delle r e lazioni internaziona li » e eh€ << questa pa gina non è g lo riosa», scrive: << la via è o,ra aperta sia per dare all'unità eurcpea le basi po.J itiche economiche e sociali che le mancano, sia per riprendere con l'est il dialo'(o inter r otto ». L '.E'f. PR_ì= 5 s '>~ LES AFFAlRES ÉTRA1V6ÈRES- -:t- -~tfto « ALLEMAGNE d'un don d' un milliat·d de lires- (l) aux ca isses de la démocrati e chré· ticn n e. Lcs noms de ces rlon ale urs ne furcnt pas ré vélés, mais o n sait qu'it s'ag il d'industriels cnm me Adriano O liv etti, propri élaire des très impot·ta nl es nsin es d e mac~Jines à écrire d ' hria, près de Turin. Celui-ci vient de dédarer : « L'aide américaine, loin de faire ret1net· le co mmunist:ne, l'a ura bea nco up enco urag é, en subvcntionnant Ics monopoles qui a\"a icnt c réé le fas c isrn e, et qui sont anjourd'ltui responsables du malaise na~ tiGn-al . >. Ou encore Enrico l\Jattei, dirccteur de la régie nationale des h y dmca rbnres, qui a fait adopter par le Parlement une loi déclarant propJ.·iété national e toutcs les richesses du souss~ l it al icn. .l Souples «_ préalables » (De nolre rédacteur diplomoliqu-e) D EPUIS jeudi , l'A IIemagne occidenlade est souYeraine. La France a (De nolre correspondanl à Rome) L 'EL~CTION de l\1. Giovianni Gt'onc hi à la présidcnce de la Répn- AU CARREFOUR DE lA TRADHION de HAUT LUXE et de l' ACTUAliTÉ 'W.Jef tailleur 21, RUE ROYALE , 21 Unit l'élégance " RU E ROYALE" à ·l' avantage et aux prix du " 'PRET A PORTER" 'èOSTUMES .tissus français et anglais, la meilleure f quaHté, à partir de .... 24.900 VESTON-SPORT, Harris-tweed 13.900fr. r. Ouverl du lundi au sa medi- Tél. : ANJ 85-99 ENSEMBLES MOBILIERS MODERNES & DE STYLE AU BUCHERON IO, RUE DE RIVOLI • PARIS Me tro St -PA UL • ARC 86-<10 USINE A 6!NlltLT (SEIME ) * C ATALOGUE GiiArUI r S l.l~ Oi MANDt;; AU SER VICE .. f " L'EXPRESS. 1 MAI 1955 . /,, ,. ,, ,.1- MiUiardaire-s UE communistes. Voilà pour les conséquences pra.tiq~tes. L'alfai~·e a aussi un autre asped. pro~-istes EU AH « L'unité d'action > de cerlains dénrocnxt·es-c hréti ens avec les so~ia listes et les communistes est née il y a un an à Florence, sous J'impnls·i on du pitt oresquc maire t:hréticn d e la ville, M . La Pira, aux id ées sociales très aYancécs. Au co ngrès du Parti qui suiYit, plusieurs lea dcrs, dont M. Gronchi, préconisèrent une p olitiqu e scmblable à celle de M. La P ira. · C'est alors que cel'tai ns baillcurs de fonds firent de J'adopli on de ce programme « Gronchi » la con dition HA ponrtant alliés aux cornmunistes. Il a boudé la C.E .D. et manifeslé de sér jcuses ré~rve$ sur la pratiqne, sinon sur Je principe du Pacte atlantiqne. Son éleclion a été obtenue conlre la volonté iniliale des dirigcaats démocrales-chrétiens et gra ce aux voix bloqnées de tonte l 'opposition de gauche, communistes compris. A court terme, l'enlr-é e de 1\f. Gronc:!'li au Qnirinal doit entrainer la chute du gotl\·er nement Sc elba. bati sur des comp romis fragil es en lre la gauche libé ral e et la droit e co nservatrice. A long tenne, on prévoit déjà à Rome la formalion d ' un gouYernement de ga uc hc à parlicipation nenniste, sans doute soutenu pat· Ics (l) l lire vaut O k 60. A VOUS DE SAUVER L'EUROPE t? ~lt ;r9s--s - ~-.par _4-l-k-ero--SP-INE&LI P ré side nt d e l'Un ion Européenne des Fédél'alisl~s Altiero Spinelli est né à Rome en 1907. Etudiant, il fut arreté par le rég·ime fasciste pour « conspiration contre l'Etat >> dès 1927. Il fit alors se ize années de prison. Libéré en 1943 il entra ~e no~":e~u dans la rés is tan ce et _fonda à Milan. un mouve ment fédéraliste européen. De~ui s 1945, Il a mrhte pour « l'Europe ». Il Yient, cette annee, d'etre é lu président de l'Union européenne des fédéra listes, qui grou1>e les mouvements européens. M. Spinelli nou s a adressé un appel que nou s publions vo lontie rs ici. Il souhaite que l'idée européenne so it arrachée aux conservateurs qui l'ont discréditée. La question est importante. Nous demandons à nos lecteurs de répondre. } L n'est pa~ facile d e comp rendre pourquoi la volonté de no n-con formi sme qui carac térise l'équipe de L'ExPP.Ess semble s'arreter aux frontières métropolitaines et d'outre-met· de la France. Dès qu'il s'agit dn problème de l'unification européenn e, L'EXPRESS devient méfiant et rhe aux neiges d'antan, sans saisir le lien étroit et indissoluble qui existe entre s a pwpre lutte et la Iutt e pour l'Europc. L 'idée de la Fédération européenn e a eu un so rt étr ange. E lle est la seule idée-force sortie du tetTib le cre uset de la guerre. Son potentiel révolutionnaire est immense, car elle propose ]a créa ti on d'un pouvoir d émocra tiqu e européen quj, tout en r espectant la personnalité historique de chacun de nos pays, oune des pet·specti ves nouvelles et fécondes à Jeur vie économ ique et sociale et à leur politique extérieure et mitit-aire. HA blique italienne es t pcut-Ctre lom·de d e conséqaences pour l'Italie et meme pour J'Europe occidentale. Ell e va ut d 'e tre exa miné e de près. l\'fcrribre du parti démocrate chréti cn. M. Groncbi y fait d epuis longtemps figure de frane-ti rem·. Il a tou~ jnurs préconisé une en te nte avec )es soc ialistes de M. Nenni, qui sont LA P .nx J'en ai assez d'eire vo-tre cllel!al d-e b-alaiEle f ••• . La clef de ce lle évolution vet·s Ja gauche d e la démocr.alie c hrétienne est Je pian Vanoni de redressement économiqne (c •·éation de 4 miJI.ions d ' emplois, construction de 10 millions de logemen ls) qui exige 10.{)0(} milliards de lires d ' investissements. < La questian es t maintenant de sauair auec qui nous réa liser<ms ce plo11 », a d i t M. Gronchi. au dernicr Congrès démoc rale chrétien. Or la d roi te ·et l es lib éra ux y so n t ·!10~;tiles ; il ne reste d 'a ulre issue qu e < l' c~u verture à gauche >. M. Gron chi l'a réclamée. Pietro Nenni scu~ble JHél i lui· apporter l es 75 suffrages .sociaJistes de g-auche. Que feraient alors les 143 détlut~s co mmunistes. ? En Italie comm e · eti Fran ce, . < l'isolement » est m3,il~.f.c nant lenr problème n • l. Toglialti, le ul' chef, contìait il y a quelque temps au déput é travailliste Tiichani Crossman : « Si Nen ni se rappro~'-b.e du cen lt e, je saute p ar-dcssu s sa tète et m'en rapproche davantage cncore. » Allons-nous bientot assister à ce spectacle ? UE Histoire de l'él.e ction - AH ITALIE Ave·c .-i 'l EU dé(lOsé les inslrumenls de ralification de · Accords de Paris. Avec l'accord inte n-enu sur l' affaire Roechling, et la signalure- mardi- de la co m ·entiot't. économiqne fra n c o-snrroise, .M M. Faure et Pinay · ont considéré que les « préalables » étaient sa.tisfa·ft-s. VGyons ce qui s'est dècidé, a Bonn, entt·e M. Pinay et le chancelier Adeuauer. Ils o n t p a rlé : 1" De la Sarre. Les pouvoirs du fttlur Commissaire européen neull·e, qui -d-oit administrer la Sarre, comprendront, a concédé ~l. Pinay, toutes les attribut ions exlérieures acluellement détenues par la France. En onlre, le Commissaire diwosera d 'un droil de veto snspensif pour certaines déeisions d 'ordrc intérieur. Le gou\'Cr ne ment sarrois est très méconlent : son autonotrlie, en fait, est réduite; il 8ccuse la France de l'avoir liYrée à une aulorité encore irresponsable, « J'Eurnpe »; 2 & Dcs usin es Roec llling, qui produisent le tiers de l'acie r sarrois, et qui étaient sous séqnestre fran çais. Dé-cision : la France et l'Allema gne se p :H'tagcnt la propri é té d e ces ~a:.iéries, par moilié. A IIOU\'eau , le gouvernemen·l sarro is, qui espéra1t tirer des affaires HoechJing des ressourccs ponr s;nn budget, se juge Jésé. La Frane~ doit verser 20 milliards aux h éritiers d'Hermann Roechling, ancien propriétaire de l'a ff.ai re, c hampion du ratlac hcm c nt de la Sarre à l'A ll emag ne, sttptlorler du nazisme. Pou1· les trouver, e11e cédera ses purts à des (;ronpes privés. Quel usage en ferontll ? 3• De la ca nalisalion de la illoselle, qui était une cond ii io n fran-çaise à la cr~a lion du pool charbon-a cier. Le Chan ce'liet· itwoque !es p ro c haine s élcctio ns· d e Hhén a nie-W estpbali e. L 'affa ire est dtfférée; ,p De l'orgnnisalion de l'Europe et de la négocialion avec l'Es l. Sur ces po iills, .M. Pinay . se rangea aisément aux. v ues du Chance lier, puisqu'il est deve nu le porte-parole très con·· ,_J_" _l.aJli..p.l om.at i-8--d u l\1-.. H .P . Qu'ii s'agisse de la Sarre. de Hoe chling, de l'Europe, le bila n n 'e ·t n i enth ousiasma nt , ni :·a<;sura1~t. Les faux Européens Mais Ics pt·emiers à perce\'oir celt e idée n'ont p a_s été Ics hommes politiques !es plus ouvcrts aux asptrations populait·es d e reno uvea u, mais ceux a uxquels le sort aYa it confié la direc ti on de lem· pays et qui éta ient, d a ns l'ensemble, des hommes faits oour Ics restaurations et les cu nservat io ns. lls n e désiraient, au fond, rien changer; ils ne d és i.: raicnt q11e sa uv er et rét ablir ce qui pouvait ètre sauv ~ et rélabli de l'a nci e nn e soeiété. Mais la tempete qui n~enaçait lem· pays éta it si fort e que l'Em·ope lem· es t apparue comme nn e bou ée de sauvetage. Ils ont clesservi la ca nse d.e l'Euro,pe. Et certains hommes politiqu es ft·ançais, soi-dis nt « europée ns · », l'ont dcsservie plus que les a utrcs. Les griefs qu'on doit soulever contre leul' politique européenne so nt plus graves ·e ncol'e qu e <:eux q ue L'EXPRESS a élevés, et élève, contre l elli· polili·que d'jmmobilisme dans d'autres domaines. Leur action europée nn e a été si incohérentc, si imprégnée d'esprit de retour, si dépourvue d'aud.a c~, qu'ils ont permis à toutes Ics fot·ces de la co nse•·vation nationale de reprendre le · dessus, d'abord eu France, puis dans les autres pays. Les b()mmes d.e la restaura t ion continuent en cor e aujourd 'hui à parle r ç à et là d 'int{> gration européc nn e, mais ils savent bien qu'il s n'cn fcront rie n. L a prcuve en es t qu'il se r e fus ent it e n visag~e r la scule sol uti n va lab le : d onner aux E urop écn le droit de. ùécidcr cux-mcn: es de lcur -s ort en élisant une Assemblée constituante c ur o,pé~nne. Ce refus est bien compréhensible. Pont' beaucoup d'entre eux l'Europe a été un cauch emar, à traven lequel ils n'ont aspiré en J'éalité .q n'an retour de J'ordre ancicn. Tant bien que m al, cet ordre s'est rcconstitué; L'E urope n'es t plus pour eux que bavarda ge. Une f·e rveur nouveUe C'est à ce ux qui n'acceptent pas cet ordre ancicn de reprendre le drapeau qu'on a n ég lig e mn~ent laissé traìner dans la poussière, de com prendre qn e leul' bataille pour un véritable renouveau dans leur pays, ne t>ettt Ctre gagnée qu e si l'on crée les Etats-Unis d'Europe. L'unité de l'Europe n'est pas un but loint ain auquel il fa udra songer l e jour où vous aurez brisé Ics féoda.lit és économiques, où vous am·ez mis fin an colonia-. lismc qui, a,près avoir engendré la r évolte indochinoise, couve déjà la grande révolte africaine, où vous aurez remplacé les politi cien s qui ont renoncé à l'am bition de prendt·e la tete du r edressement . Aujotu·d'hui, sndout en France, Ics intét·ets, Ics sentiments, les structures sociales et les instHutions sGnt irrémédiable.ment figés; l'E tat n'est plu s que l'expt·ess ion de ce morne éqnilibre où les forces politiqucs n'exercent plus qu'une action superficielle. Où est le molcur qui ne cesse ra, avec une constante éncrgie, d.e modi.fier rette str uctur e cr .i stallisée? Ce ne peut Hre un honime ou meme une éq uipe d'homrP.es politi.ques ca r Ics ho:mm es politiques cèdent a vec une rai>idité e fft·ay ante à la volonté profonde des ins titulio ns dont ils croient s'etre emp arés. Ce ne peut è tre qu'u n E ta t fédéral européen fondé sur d es élection s e ut· o p ~e nn es . Les rnemes hom.mes qui ne peuvent voil' dans les élcclions nationales que les ,problèmes d'une so iété figéc, s'ils votaient pour un P a rl em ent européen, seraie nt placés alors devant l'ex igcnce d'un renouve·a1.l, d'u n effort de création où l'imagination pourrait e nfin !aire son reuvre. Conserver nos E tats souv era ins, c'est rendre uto>ique lout désir· de réno. va_Hon, et. vouer nos sociétés à ' imm obi lism c et à la mort. Créer la Fédération E uropécnne, c'est pt·omouvoir celte fervcnr nonv ell e que l'éqUipe d e L'ExPRESS invoque c haqne semain e et qui est vouée à la faillit c si e lle s'enferm e da ns le cadrc national. A. S. (Copy rigltt L' E xPn Ess.) I Page 5 LES HOMMES ET L'ARGENT Qui gagne à la réforme ? C 'EST . qu e toujours une erreur politiqu e d'a nnon cer avec trop d'emphase des rcmani e1nents de second 01·dre. \l. Edgar Faure l' a bien compris : ùepuis qu·e lqu es jours, il s'efforce dc rcstitu er a posteriori Ics plus objectifs, Ics plus mode.stes à la « réforme fiscale » de M. Pflimlin. - Mais ·l'excuse qu'il en donne (1 'ampleur déjà inquiétante du déficit budgétairc) est assez révélatrice de l'état d 'espt·it actuel. Car elle confirme que cette « réforme » n 'a . jama is eu cl'autre but que de donner sa tisfaction aux rcvendications les plus énergiquement exprimées. Pour l'i nstan t donc, réformer c'est dégrçver. Tout contribuable dont l'impòt demeure inchangé peut s'estimer pcrdant. Or cn ma tière d'impòt sur le revenu, l'institution du salaire fisca l pour les commerçants, Ics artisans et les professions libérales et de l'abattement forfaitaire sur les ·rev enus salaria ux bén éfic ie essen ti cll ement a ux dasses moyenn es, entrepreneurs individ uels et cadres. Ni les pctits salariés, ni Ics familles nombreuses (qui ne sont pas imposables à la surtaxe progressive), n i ]es mcmbt·es d'entreprises à forme sociale (c'est-à-dire, en général, Ics dirigeants d es entrcprises les · plus importantes) ne profitent de ces mesures. Au contraire, ces derniers sont indirectement pénalisés par l'augmentation du taux de l'impòt sur les salaires. L'avantage fait. aux petits commerçants est manifeste. Le chloroforme Les n ouveau x ta ux envisagés· se h·aduiront, dans le secteur de ·la distribution , par un e détaxe. Mais, en l'espèce, que peu t-on en attendre ? D'une part, le probJ.ème fondamenta} des taxes sur le chiffre d'affaires n 'est tou.i ours pas résolu. Dèux produits identiques paieront finalement des droits différents, selon qu'ils son t fabriqués et vendus par des entreprises plus ou moin s « intégrées ». Ainsi, ce son t les formes les plus productivcs du commerce qui se trou ven t pénali sécs. La réponse du Gouvern ement a ux reve ndica tion s des peti ts còmmerça nts pouj adistes est un leurre. La réparti- LIBERTÉ, EFFJCACITÉ, F-É ROCITÉ par Alfred SAUVY n~ ots-f ossés, cl es I Leny a d.es mots-ornières, pour empecher de penser. des mots ou l'on s'e nli se, fa its, Le « djrigisme » est dc ce ux-Jà. Son relent fàcheux le fcra touj o urs év iter dans Ics p r ogrammcs poJitiqu cs, a u meme titre qu e « l'a narchi e libérale ». La conversio n ou reconversion des entrep ri scs ne risque-t-elle pas d'enlraìncr cle 1i ouvell es inter vention s d e l'Elal ·? II est faci le de voir qu e l'inverse est tout aussi conceva ble. Pour provoqucr un e reconve rsion radicale, que fa udrait-il ? Il suffira it de r e l:lch er les mesures de protection, c'est-à-dire précisément de réduir e l'inlervention. Le << laissez faire » de nos pères, devenu pour le patronat fr a nça is un « laissez-no us faire », d.evicndrait a lors un « laisscz tomber ». Le re làcheme nt du so uti en à la viticultur e, par exemple, ent r ainera it vite, et sans octro.i de pd.me, d.es arra cha gcs assez int.enses ; de mème, la su,pprcssion du savant réseau protecleur de la meunerie provoquerai t la dispariti on cles moulin s les moins bien gérés ou Ics plus mal placés, etc., et ne parlons pas de la betterave, puisque c'est uniquement une· qucstion de rapport d.e forces. Dans l'industrie, nombr eus es sont les << marginalcs » qui torr.bcraient au premi e r pas vers la liber té. _ Une conversion permanente a eté ré ali sée depuis deux siècles par cette lutte darwini en ne pour la v.ie . C'est ainsi qu'o nt disparu portage d'ean, diligences et qu enouilles. Où étaic nt naguère l ès garag istes, Ics plombiers, les élcctricicns (ou leurs parents) ? Si la conversion ne se fait plus a uj ourd'hui, ou se fait trop Jent smc nt, c'est précisément parce que l'intervention de l'Etat la freine ou l'e.mp eche. Une par ti e cf.cs dép en:es publiques es t .faite de primcs à l'improductivité. Mais cettc méthode est dure et po urrait prendre pour devise Liberté Efficacité - Férocité. Devenus plus hum ains, nous avons abolì la peine de mort économique. . Mais notrc grand tort a été de subventionner les choses, au lieu d'aider les hon:un es, de perpéluer la brouette, an lieu d'aider le brouettier à se motoriser. C'est pourquoi la conversio n .M cndès-Fran ce visait à transformcr cn subven tion s de progrès tournécs vers l'avenir, l es sommes act ucll emcnt consacrées au maintien de techniqucs périmées. Le réveil, en suite, n 'en sera que p lus douloureux. NOTES Pernod s'hygiénise A L'ASSEMBLEE cles actio nn a ircs cles E ts Pernod, le Présid e nt a ind iqu é que pour pallier Ics difficultés ac tn ell cs de la profession, le co ns eil d'administration envisagea it la cr éali on d'une branche ann exe co nsac rée à la fa bri ca ti on de boissons hygiéniques (!es vraies). L'activilé de la société Pernod a été en effet aff ectée par le climat cléfavot·able créé par la campagne contre les produits alcoolisés. Le but d'une telle campagne, dit le co ns ~ il , es t le plus souvcnt louabl e, :Mais, p·ar son caractère outran cier et syslématiqu e, elle porte préjudice a ux maisons sé rieuses vendant des produits Jégaux de h a ute qualité qui, en raison des ch arges qu'elles supportent, pratiquent cl es prix élevés et de moin s en moins en rapport avec le pouvoir d'achat des consommateurs. Fatiguée de s'entendre appeler <c perd n os fils », cette société aura-t-elle un jo ur la médaille d'or de la Santé publique? Vers la houe et la quenouille HA UE AH EU La petite entreprise Venons-en nu second point : le sort de la petile i nd ustrie, d ison s de la petite entreprise. Elle bénéficie actuellen~ent, et l'ar t isanat ·pl us encor e, de la pro tcc ti on publique, par voi e fi sca le n ola.mment. Par sui te, un r elachem ent de celle protection pourrait entraìn er la disparition des petites entreprises. . . La conversion est cependant loin de s'identifier avec la concentration. En face de gr osses pro,priétés viticoles ou betteravières, nous voyons de p etitcs c ultur es de pdmeurs. Plus d'un ar ti san peut, du r este, modifier s.:s métbodes ou so n outillage, sa ns fusionner avec Le Creusot o u de \Vendei. Quant a u secte ur tertiaire, qui se développe constamment, il est for t émietté. La pro tect.io n systéma tiqu e de la pelite industrie peut trouver du reste des r a isons sociales et politiqu es que l'on ne sa urait invoqu_er ·e n faveur de la t echniqn e p érimée: . Après avoir facilité la concentratìon au XIX• siècle, nous disen t M. Jules Moch et d'a utres, l'évolution technique pousserait a uj ourd'h ui en se ns inverse. Les faits ne semblent pas co nfirm er ces vues; qu'on en juge, par exe mpl e, par . l es fusions ou unions act uell es a ux E lats-Unis. Le se ui fa i t qu'une prolec ti on fjscale ou a utr e so it demandée ,pour les petites entr eprises montre bien où est la pen te. E t le réccn t rapport, si remarquable, de la comm iss ion économique eu r opéenne sur le sous-développerr.e nt, a montré qu e, contrairement à l'o pinion co ur ante, les transports routi ers eux-mémes poussent à la con centr ation. Ma is ne-tombons pas dans l'erreur opposée, méme J'absence de prolection et la r echerche éperdue du prix de r ev ien t n'entraineraie nt pas la dis,parition de la pe tit e entreprise. Une écon omie faite sculement de gr os morceaux souffrirait de t erribles gri n ceme nt s et secousscs. E t so uvenl, telle grande entreprise trouvc avantag.e à sous-tra iler ou à fai re exécuter · divers accessoires par d.es petil~s entrepri ses. Soupl esse. Il y a du reste une façon de concilier la techniqu e et le ·maintien de la struct ure, c' est la spécialisation. Nous n 'en avons que faiblemen t utilisé ]çs possibilités. E n défin itive, r ien ne justifie la position pessim iste, disons plutòt l'appréhension malthusienne qui saisit certai ns Français, à la pcnsée quc n ous pourrions abandonner le XIX• siècle. Rien, sinon une reconnaissance in suffi san tç des nécessités et plus encore des chemins de la véritable facilité. (Copyright L'ExPREss) A. S. HA • Page 6 On est content Il eut été à . totis points de "vue préfér·able d'affecter cles crédits éqnivàlc nts au financement d'investiss e m e n~ s dans nos départements en perte de vitesse. Au contraire, la bouffée de chloroform e di spensée à ce ux qui so nt en difficulté leur laissera plus l o n g~ temps l'impression que le système actuel est viable et· qu'ils peuvent' y subsisl er sans changemen t profond. EU som n~ e, PRODUCTION On es t co nten t. Les scrvices officiels a nn oncent celte semaine : la prod uc tion industricll e frança ise a progrcssé de 12 0/0 sur l'année dernière. Il faut noler, cepen d a nt, ·que tous )es pays occ id cnta ux con nai ssent une progression au moins scmblable. E n particulier, notre voisine l'Allemag ne e nregist re une progression de 16 0!0. · AH M. Gilbert Jules, Secrétaire d'Etat aux Finances et Affaires économiques, a souligné, dans un discours à Amie ns , que la « reconversion » ne justifie pas forcément le dirigisme; et qu'elle ne se traduira pas par la mort de la petite indust r ie. Dans l'état actuel de notre économie, ces deux affirmations sont-elles conciliables ? · tion sur cles centaines de milliers d'entreprises des cinquante ou soixante milliards que coùte la réforme, si e11e pèse . lourd sur le budget, est beaucoup h·op diluée pour etre efficace. C'est de l'hom.é opathie, alors qu'un remède de choc est nécessaire. UE IMPOTS pouR cer tai ns grands trava"" pris a u Maroc, les acl sont ouve rtes aux en treprt condition qu'ils s'absti enn e' des machin es. Tel es t le cas, , ment, pour la co nstructio.n de l'.:n_•orou te Habat-Casablanca et pour d'antres cha nti er s de moindre importance. Depuis les démen ces de 1935, de tclles p r a ti ques semblaient définitivemcnt condamnées. 1\'f~li s ana l:vs-o ns cet . indi ce ..· ·La Fra nc e « p r ofit e » de l'ex pan sion indtlslr irlle d e ses "\!Oisin s d ' un e manière mals.-1ine : ell e cxp_o rt e es~_cn tic Il eme n t d es matières premJeres et d es prodnits scmi .. finis. Ses ex~or t at i o ns d'acier, par exem~ ' ~ 0nt augme nté de 50 0/0 dans •e. n:wHd si nons four.~issons à I'!~lle ... .. t; •t e . des ma!Jeres prem 1e res qu 'e ll e ex porte, e lle. sous forme de produits fin is. L'A II cmag ne aujourd'hu i fonrnit. ù elle se~IIe, 40 0 / 0 cles importations enropécnnes de produi ls mécaniques. 40 % DES VOITURES D·E MOYENNE PUISSANCE PRODUITES EN FRANCE SONT ·oES ARONDES A l'occasion de la . cotat ion de Siì\'fCA, à la Bo urse de New York, ì\'I. Pigozzi, Prés idcn t-D i recteu r général, a reçu ti ne délégation des journa listes et écon omisles a m érica in s Yenus v isiter les réa li sations de cetle Société à Nan ter re et à PoiÙv. SIMCA est, en effet, la première soc1été fl-ançaise dont les ac tion s so nt officìellem e nt co tées à New York. M. Pigozzì a sign a lé que le chiff ee d 'a ffa ires s'est élevé pour J'exe rcìce 1954 à plus d e 78 milliards de f rancs, co nt re 39 m i Il ia rd s pour le précéden t exe rcice. Si l'o n ajoute le chiffre des filiales UNIC et SOMECA , celui-ci atteìnt 90 millìa rd s d e francs. Durant Je s t ro is premiers moìs de 1955, SIMCA a réalisé un chi ffre d'affaire s de 22.500.000.000, et avec ses fili a l es de 26.500.000.000 c o n tre respecti,·e ment 14.300.000.000 et 16.500.000.000 po ur l e premi e r trim es tl·e 1954. E n m a rs 1955, sur 100 vo ilu.re s de m oye nn e puissance produites en Fra nce, 40 é la ie nt ùes SIMCA Aronde, et sut· 100 vo itures d ' un e pu issa nce supéri eure, 45 étaienl des SIMCA-VEDETTE. Pourquoi la strnc ture de notre expansion est-ell e si manvaise, presq ue << co l o ni a le~ » ? Pare<' que nons n'utilisons pas n otre prod uction à crée r de nouvelles ns'in es, de nouvelles machin es, ni notre popu lation aux acti vilés )es plus uti1es. Xotre taux d'investisscmenls est act 11 ell ement de 13 0 /0 du revenu nation al (en All emagne : 24 0/0). Résultat : nons ·serons obligés de nous adresser de plus en plu s à l'A!Jemagne pour équiper non seuJement les pays d ' Outre-Mer, mais bientòt la Francl' elle-mènw. Comm uniqué. AVENUE YICTO.R-HUGO • PARIS • PAS 57-03 Vous conseille pour la saison des voyages proches sa collection 11 Pluie · et Beau Temps ,, La classe anglaise et la fanlaisie italienne culaplées au bon gorit français. -- lmperméables exclus ifs importés d' ltal ie. -Vetements légers en alpaga anglais. et son rayon de daim le plus élégant de Paris L'EXPRESS. 1 M~.\i 1955