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----- Una eopill
r..
311
QVINDICINIII.E
Anno VIli · ·N. Jr
: Ronta
~
l MCII'zo 1955
AH
EU
IL POPOLO
EUROPEO SARA' CHIAMATO A
TUENTE EUROPEA?
UE
HA
QUANDO
AH
che per non urtare troppo
i preg·iudizi e per essere
« concreti » sarà forse bene
cominciare dall'unificazione
economica, ad esempio dalla estensione dèi poteri della Comunità carbosiderurgica ad altre fonti di energia,
o, meglio an-cora, si potrebbe
cominciare con l'unificazione
doganale.
Il deputato 'Italiano ··~ La
Malfa pensa anche lui che
occorre partire per· essere
« concreti» dal settore economi·CO, riprendendo i progetti olari<~'esi di alcuni anni
fa che prevedevano la progress.iv~
unificazione de.i
mercati nazionali.
Ma è il francese André
Philip , membro autorevole
del Consiglio Economico
d·e11a Repubbli-ca francese,
che con maggior eloquenza,
nel numero di gennaio della rivista parigina « Preunes », ha fatto una a-cuta
dimostrazione della permanenza del problema della
unificazione
europea,
e,
mosso anche lui da un desiderio di « concretezza »
delinea tutte le iniziative
che bisogna p:rer.-··e re. Un
pool degli armamenti non
sarebbe ancora gran cosa,
ma potrebbe esser·e utile. Ma
è soprattutto nel campo economico che bisognerebbe
avanzare. La CECA dovrebbe essere esortata a fare con
energia la lotta contro i cartelli, una politica sociale attiva, una buona politica di
investimenti. L'elettric-i tà e
il petrolio dovr·e bbero essere sottoposti, come il carbone, all'Alta Autorita sopranazionale. Altr'e Autorità
specializzate dovrebbèro essere costituit.e per il cinema,
per i trasporti, per le ricerche nucleari. Ma soprattutto
si dovrebbero riprendere i
prog·ettì di unione doganale : abbassare progresstivamente . l·e tariffe doganali,
eliminare rapidamente le
restrizioni quantitative avviando la creazione ~i un
mercato comune. Ma foiché
ciò implica una profonda
r,ì conversione dell'industria,
occorrerebbe ~ si fQ:Oie un
istituto europeo di studio
della cong.iuntura, un'agenzia europea capaoe di sviluppare lavori pubblici europei,e dì dare assistenza ai
paesi arretrati d'Europa e
d'Africa. Una banca capaoe
di investimenti sarebbe . altresì necessaria, come pure
uno sforzo sistematico di
« coordinazione » e « armonizzazione » delle politiche
sociali e fiscali dei singoli
Stati. Queste sono, secondo
Philip, le grandi linee di
quel che va fatto per « rilanciare » l'idea europea.
Egli stesso si dichiara insoddisfatto di questo programma perché ci si « dovrà disperdere in una molteplicità
di azioni », e perché queste
azioni sono « co mplesse e in
una certa m isura contraddittorie ».
Spaak, La Malfa, Philip,
sono animati s-e nza dubbio
di buone intenzion i, ma tutti e tre sembrano non avere
occhi per vedere l'evidenza
stessa, che una qualsiasi
pastorella saprebb-e cogliere.
T11tte le cose preconizzate
da loro sono assai belle, tna ·
chi le farà? Si è mai visto
svilupparsi e fiorire una _t}Olitìca economica senza che
VOTARE PER
LA
COSTI-
Leggete in questo numero:
La crisi francese ha trovato io Edgar Faure il suo
risolutore: forse il pericolo di una richiesta di scioglime~tto non è sé.a.to dei tutto estraneo a fiale soluzio;rae
che non oare si distacchi gran che da altre precedentemente proposte. (2a pagina e paginone centrale).
•
Il presiden te Scelba e il minis tro Martino hanno
com()iuto una visita a L o ndra. dove hanno riscontrato
una piena identità di vedute con i rapp~esenta.nti di
S. ~ britannica. Ciò è valso all'Italia la generosa qualifica, attribuitale da Churehill, di « grande potenza »
(paginone cenh·ale).
•
EU
Anche l'Ingh ilterra si costruh·à la sua bomba all'id•·ogeno: n on se ne sentiva troppo la necessità, ma
permetterà all'ln~hilter·ra di dare maggiore consistenza
alla sua politica « indipendente », e questo pare sia il
suo fine principa-le, alla barba di coloro che l?,'iurano in
una Inghilterra « europea » (7" pagina).
HA
Spesso mi sono chiesto
come mai Giovanna D'Arco,
partendo dal podere e dalle
greggi del padre, potesse
:avèr fiducia che la sua parola sarebbe stata ascoltata
ed accolta dal re di Francia.
'P"oliticanti influentissimi di
"ogni genere non facevano
a1tro che parlare della ne"cessità di riunire là Francia
·sotto lo sc·ettro del · re, ed
elaboravano complicatissime manovre politiche e militari, apparentemente per
raggiung.e r·e questo scopo, in
realtà per mantenere, nella
precania situazione del paese, i privilegi loro e dei loro
pari. Il re stesso, benché
soffrisse assai della situazione in cui si trovav·a, era
_troppo pigro, troppo poco
intelligente per cercare di
uscirne. Contro questa imponente massa di inerzia,
c'era solo la certezza di una
ragazza diciannovenne che
nel mondo politico francese
del tempo, non contava assolutamente niente. n segreto della sua fiducia, della
sua ostinazione, del suo sucoesso non è tuttavia difficile
d. ~p . .·ire. Que1 · che occorreva v·e ramente far·e era
stato coperto da un cumulo
enorme di fals.a saggezza, di
falsa abilità, di falsa politica, ma era in rea.Uà di una
· semplicità e di una evidenza estrema. Bisognava far
<!apire ai francesi che c'era
un r·e e che questi aveva deciso di cacciar-e dalla Francia gli invasori inglesi, cioè
il r·e doveva farsi ungere
nella cattedrale di Re.ims,
come avevano fatto tutt.i i
suoi predecessori, e dare ordine di liberare Orléans. Come'! Tutto qui? Sì, tutto qui.
Era un'idea che una pastorella senza esperienza politica poteva avere, ma di cui
i grandi politicanti non si
erano accorti, in modo che
n essuno in Francia sapeva
più se ci fosse o no up. re,
·s e ci fosse o no la volontà di
combattere contro l'invasor-e. Giovanna d'Arco, aveva
compreso quel che piùecchi
secoli più tardi un famoso
·filosofo tedesco av·rebbe così
·f ormulato: « C'è una cosa
che bisogna dimostrare ottimamente con la maggior
ostinazione, ed è !'-e videnza.
P er·ché i più mancano d'oc- .
chi per veder-la».
Il comptto dei federalisti
è identico a quello di Giovanna d'Arco, ed il nostro
successo dipenderà in larga
misura dalla nostra ostinazione.
i
Co·me per Giovanna d'Arco il maggior pericolo non
veniva dai nemi l -o ~
~ e la
rancia ma dagli amici
, .,che non
avevano il coraggio di pensare con semplicità e di volere con coerenza, così per
i federalisti europei il pericolo maggiore viene dai nostri amici, da quegli uomini
politici che vorrebbero veramente l'unita europea, ma
credono di potersJ avviare
verso di essa attraverso elucubrazioni di pensiero e
tortuosità di azione.
Prendiamo ad esempio le
affermazioni di tr·e uomini
politici indubbiamente ami<:i
dell'Europa. Il Ministro degli esteri belga Spaak, pensa
che bisogna oen riprendere
prima o dopo la politica dell'uniti azione · europea, m a
UE
ruiMOSTHARE
L'EVIDENZA
•
.Eisenhower dichiara che sosterrebbe anoora una
politica di ()ÌÙ integrale unità e.u ropea.; , ma la g~te
fa orecchi da mercante, anzi fa finta di non capire,
Jterché si troverebbe imbaraziata a rispondere. (paginone centrale)
•
Lo schermo dell'U.E.O. non riesce a coprire le · vergogne di un processo di decomposizione già avanzat9:
quando si capirà che occorrono rim~i reali e non semplici palliativi? (3a pagina).
Spaak,
brucia
dovete
esta semplice
arse perealizzare?
•
La democrazia è in pericolo. Il suo principale nemiè oggi lo Stato nazionale che porta inevitabilmente ad
una involuzione totalitaria (7a pa.gina).
oo
•
Le possibilità di una reale eS()ansione eoonorrdca
sono legate alla rottura di una serie di interessi sezionati che pesano oggi in maniera dominante sulle economie asfittiche dei paesi europei. Sono interessi cbe si
nascondono dietro una serie di sofismi; ma una radicale
critica federalista li scopre e li denuncia uer quel che
sono: impedimenti al c~mseguimento dell'interesse generale (sa pagina).
•
Il bilancio dell'Europa d'oggi è deprimente se raffrontato a que llo di 50 anni or sono . Ma quale sarà f ra
altri 50 anni, se non ~i arriverà all'unità europea!
(8• pagina).
1
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.EUROPA FEDERATA
Pag. 2
LA LEGGE DELL'IMMOBILISMO
che lui ha le sue brave concessioni da f are, e le fa naturalmente sulla polit ica europea, dove preannuncia una
gen erica azione europeistica
che non ·. sarà limitata ai sei
paes i della « Piccola Europa >
(con quali possibi,lità di a rrivare a d elle soluzioni reali è
qui inutile ripetere). Ma il suo
programma di governo di fuoriuscita dall'immobilismo attraverso una politica sociale è
palesemente più rivolto al paese come alternativa polemica
che chiarisce le posizioni dei
socialisti, che non espressio.n e
di una volontà di raccogliere
intorno ad esso una maggioranza.
Ed eccoci ad Edgar Faure,
il presidente che ha ottenuto l'investit ur a dall'Assemblea
Nazionale. La spirale della
crisi ritorna su se stessa e
ad un radicale dotato di un
certo fascino personale viene dato l'incarico di riprendere i termini dell'impostazione
espress a inizialm ente da Antoine Pinay; l'uomo è tuttavia
diverso, divers a è la sua dislocazione parlamentare, ciascuna delle parti che han
deciso di appoggiarlo può pensare di farlo senza con questo essersi t roppo scotp erta , e
comunque c1o avviene solo
dopo che si era visto che altre
soluzioni erano risultate irrealizzabili.
Qual'è il senso delle candidature intermedie di Pflimlin
e di Pineau? L'una poteva
astrattamente considerarsi il
tentativo di uscire dall'immobilismo con una poiitica più
decisam.ente europea, ma è lo
stesso Pflimlin a mostrare con
quanta disinvoltura si pos sa
su questo piano operare dei
rapidi capovolgimenti, ed allinearsi sull'unico piano che
pare abbia capacità di esprimere un possibile governo;
l'altra esprime la pretesa,
già di Mendès-France, di uscire dall'immobilismo attraverso una politica più ori entata
in senso sociale, e che sia
disposta a tal fin e a sacrificare la politica estera (è singolare com e questa sia la
cosa a cui tutti sono disposti
a rinunciare). Ma si tratta .di
semplici fantasmi, le r ealtà
permanenti, su cui si può fondatamente contare, della sit uazion e francese sono i governi alla Pina y o alla Faure,
o se si preferisce a.Ua Lani el
e si.m ili, che possono succedersi con maggiore o minore
rapidità, ma che sono · sempre
e sostanzialmente la stessa
EU
L'esistenza di un pop olo europeo non è il parto di una fantasia galopp ante e la richie sta
che noi federalisti facciamv
perchè gli stati nazionali dell'Europa occidentale demandino ad esso il compito di elaborare in una costituente europea
la struttura di uno stato federale europeo ha la sua r agion
d 'essere nella certezza che abbiamo che il popolo europeo
sappia assai meglio che non i
gov er ~i e le forze che riescono
ad esprimersi sul piano nazionale quali siano i suoi interessi
profondi, quali le soluzioni più
adatte a soddisfare questi interessi.
Guardiamo ad esempio al popolo tedesco, quel popolo di cui
tutti temono le incomposte
esplosioni, su cui pa r e gravi
una eterna maledizione, che
tutti temono e che giustifica con
il timore che esso incute le più
assurde, incoerenti e co~tropro­
ducenti misure precauzionali.
Per il timore delle sue reazioni si .concepiscono alleanze come l'U.E .O. il cui fine principale è il controllo reciproco degli stessi partners, per il timore
delle sue reazioni gli uomini
responsabili della politica tedesca portano avanti con sempre più pressante insistenza rivendicazioni di carattere n azionalistico che - essi dicono se non soddisfatte potrebbero
portare ad un rapido indebolimento delle posizioni democratiche in Germania. Eppure tutto ciò è falso, e se le previsioni e i timori di costoro dovranno un giorno essere confermati dalla realtà, essi potranno
AH
EU
tranquillamente incolp are se
stessi di quanto accadrà.
Nel numero scorso abbiamo
riportato dei dati statistici da
cui risultava come il popolo tedesco, anche se sentimentalmente interessato al problema
della riunificazione tedesca, fo sse sostanzialmente scettico sulle possibilità di un accordo con
l'Unione Sovietica per la sua
realizzazione, e che la sicurezza
del p aese fo sse più importante
dell'unità. Da alt ri dati forniti
dall'Istituto EMNID risulta come l'interesse per la realizzazione della feder azione europea.
ancora dopo il 31 agosto 1954,
è tu ttora vivo nélla maggioranza del popolo tedesco; ma ancora più interessante è seguire,
sulla scorta de i dati forniti, le
r isposte raggruppate secondo le
simpatie poli ti che Belle persone interrogate: nel settembre
1954 il 51 o/o dei simpatizzanti
del partito liberai democratico
si pronunciava a favore di una
federazione europea, nel novembre 1954 la percentuale saliva al 61 o/o. Nel frattempo ~l
partito ha assunto delle posizioni di sempre più accentuata
intransigenza nazionalista. Da
dove prende origine questo atteggiamento? Viene spontaneo
osservare come il partito sia
molto legato alla ·grande industria tedesca, e che in seno a
questa sia sempre più forte la
pressione per un ritorno all'antico corporativismo nazionale.
Accanto a questo gioca anche
l'ambizione demagogica del
leader liberale Dehler, che v uÒle d istingue rsi dal cancelliere.
Certo alla lunga, ove non si
t rovino forme appropriate di
espressione del pop olo tedesco,
che è in questo caso popolo
euro·p eo, le vecchie strutture e
le forze che gr av itano attorno
ad esse fin iranno per imporre
all'elettorato quella tematica
nazionalistica, che esse dicono
trarre da esso.
AH
europeo
o popolo tedesco ~
POJJt)IO
UE
Dopo innumerevoli riunioni
di numerosi Comitati del NATO,
allo scopo di '' standardizzare»
il fucile dell'esercito atlantico,
dopo che tutti gli sforzi possibili erano stati tentati per convincere · gl'inglesi ad accettare
il fucile belga, è venuto in questi ultimi giorni l'annunzio che
il Ministero della Difesa inglese ha scelto per le truppe di
S. M. il fucile canadese.
Molte fatiche inutili, quindi;
e - c 'è da im maginarlo - il
b ronci o dei belgi. Ci sarà chi
proclamerà che gl'inglesi non
se ntono la solidarietà europea
e che perfino per la scelta del
fucile sentono il richiamo del
Commonweal t h e dei cugini anglo-sassoni di oltre-Atlantico. Ci
sarà chi continuerà a sostenere
la superiorità del fucile belga
e a dire che il fucile canadese
sta a quello belga come il sistema di misura inglese sta a
quello metrico decimale, ecc,.
E saranno t utte affermazioni
ingiuste o magari giuste, ma
sovranamente inutili. Perchè
nessuno può impedire al Ministro della D ifesa di S. M. di
scegliere per i soldati di S. M.
il fucile che ritiene più adatto. Come nessuno potrà imped ire al Governo bri ta nnico di
decidere la costruzione della
bomba H . Nessuno può insomma impedire al Governo di uno
Stato sovrano d i prendere decisioni defin itive ed incontrollabili nel campo della difesa o
in un qual siasi campo, che rientri nella sua sovranità . Questi
sono i limiti insiti nella NATO,
e sono insom ma i limiti di ogni
coalizione militare, i mel)lbri
della quale conservino intatta
la propria sovranità. Saranno
questi i .limiti di qualunque alleanza occidentale, di qualunque UEO, di qualunque Agenzia del riarmo, più o meno sopranazionale che si a .
L 'esempio del fucile belgacanadese è decisivo. Se non ci
si riesce a metter d'accordo sul
fucile, come si potrà riuscire
a prendere decisioni comuni in
tutti i settori molto più delicati
e complessi relativi alla d ifesa
europea?
Fatalme·n te ogni Governo tenderà a conservare le sue abitudini, le sue tradizioni, le sue
prerogative ed i suoi privilegi,
e troverà nella ostinazione e
nell 'in transigenza degli altri un
pretesto per consolidare la propria ostinazione ed esasperare
la propria intransigenza.
Se si vogliono integrare gli
eserciti, si deve integrare la difesa . Se si vuole g iungere ad
una difesa integrata, bisogna
ave re un Governo europeo, che
decida della difesa europea.
Pe r avere un Governo europeo,
bisogna avere una Costituzion~
federale europea, ed una Costituente che prepari la Costituzione.
Non c'è altra strada, anche se
quest a può apparire fast id iosa
con l'implacabile, ostinata !em-
plicità della sua logica. Altrimenti non rimarrà che protestare contro gli inglesi, che
scelgono il fucile canadese.
HA
Alla ricerca d'un lncire
UE
Punto e contrappunto
HA
La crisi francese apertasi in
seguito alla c adu ta ael governo Mendès-France, passando
attraverso le successiVe candidature di Pinay, Pflimlin e
Pineau, si è finalmente conclusa con . il voto di fiducia
che la Camera francese ha
espresso, con ben 369 voti a
favore, nei confronti del governo di Edgar Faure.
A problema risolto parrebbe più saggio cercar di divinare la linea della fortuna
della nuova équipe governativa che non fermarsi a meditare su alcuni aspetti carattelistici d ella s ituazione politica francese messi in luce
dallo svolgimento stesso della
crisi: ma poichè è evidente
che le crisi di questo genere,
obbligando le parti a chiarire le rispettive posizioni ed i
loro intendimenti, esprimono
in manierà inequivocabile i
limiti stessi a cui la formazione governativa è strettamente legata ove non voglia
giuocarsi la maggioranza tanto faticosamente raccolta, non
risulterà del tutto inutile rip ercorrere il melanconico iter
di questa crisi.
n primo personaggio in cui
ci imbattiamo è quello di Antoine Pina y, uomo della destra, esponente di quella maggioranza che ha rovesciato ·
M endès-France. La sua candidatura incontra p erò l'opposizione d ei democristiani che
intendono rimaner fuori dalle
r es·ponsabilità d i governo, p er
impedire di essere coinvolti
n el giuoco di una po•l arizzazione dello schier a m ento parl amentare in d estra e sinistra
in cui essi si trovino comprom essi con la destra . Invano
Pinay arriva a f arsi assertore
di una politica economica e
sociale ricalcata sul p rogram ma di Mendès-France : ciò
senza procurargli nuove adellioni, avrebbe la sola conseguenza di alienargli il sostegno degli uomini del suo stesso partito.
La soluzione Pinay sarebbe
troppo semplice e conseguente, e le elezioni sono troppo
~cine perchè i partiti accettino scopertamente di sostenere esperimenti che troppo da
Vicino ne ricordano altri, legati nella memoria della gente alla disfatta di Dien Bien
Phu. La legge dell'immobilismo regna ancora sovrana ,
ma essa ha ora una sua astuzia ed un suo nuovo stile, ed
ha appreso l'importanza del
gesto, dell'appello alla giovinezza, di quel mondo di valori fatti d'aria , in cui è stato
ma estro Mendès-France.
Si profila cosi la candidatura Pflimlin , la candidatura
di un esponente del partito di
opposizion e che p er tradizion e. organizzazione interna, solidità di impostazioni sembra
più preparato ad offrire un
quadro chiaro e coerente di
politica governativa nei diverBi settori. Ma solo i radicali,
con una debolissima maggioranza che lascia prevedere
una divisione a m età dei loro
voti , sono inizialmente decisi
a - sostenerlo. I socialisti si
ili chiarano contrari. La legge
dell'immobilismo entra allora
in azione: nel tentativo di
raçcogli ere voti si fa rinuncia
CO:n la massima disinvoltura
·a · quellE:! posizioni di politica
estera che si riteneva avessero fino a quel momento caratterizzato l'M.R.P. ; nell'affannosa ricer ca di consensi si
tenta di dar vita ad un programma la cui principale caratterizzazione è quella di
mancare di ogni carattere. ma
1 gollisti e larga parte degli
stessi radicali non si lasciano
sedurre e Pierre Pflimlin rinuncia all'incarico.
E' la volta di Christian Pin eau, socialista. La sua candidat ura appare in r ealtà un
po' strana fin d ::~ U ' inizio . avendo il suo partito sostenuto
M e11dès-France fino in fondo
e in nulla coincidendo <t an~
obe solo convergendo la sua
impostazione c<>n quella della
ma~~oranza . che ha abbattuto
n precedente governo. Ma an-
GLI INGLESI HANNO ADOTTATO IL FUCILE CANADESE
cosa. Ci si lamenta sovente
d ella estrema instabilità della.
situazione francese, ma quali
mutamenti ci sono in realtà
stati in Francia, ivi compreso il periodo d el rinnovatore
M endès-France?
Forse taluno potrà pen sare
che la presa di coscienza del
problema dell'immobili smo, e
le aspre polemiche ch e da un
certo tempo a questa parte si
fanno sull'argomento contribuiranno a dare alle prossime
elezioni in Francia un carattere d el tutto diverso da quello tradizionale, e a r endere
quind i più facile l a soluzion e d el problema stesso nella
prossima legislatura. Vediamo
allora quali sono le prospettive in relazione alle forz e nuove e progressive che si muovono. n el senso indicato.
M endès-France innanzitutto: è noto com e egli volesse
arrivare alle prossime elezioni con il s istema elettorale
uninominale ; ogm sistema ha
i suoi lati positivi, e certamente a n ch e quello unmominale ha i suoi. Ma percllè lo
voleva Mendès-France? I nn a nzitutto p er far scomparire la
forza politica organizzata più
ostile alla sua politica e i.il
secondo luogo p erchè era più
agevole in tal modo operare
per la creazione di una maggioranza clientelistica che non
ha mai rappresentato in n es:.
sun tempo la formula più fe~
lice per la realizzazione di
una democrazia mod erna.
Il partito socialista pone
anch'esso la sua candidatura
per la successione al r egno
d ell'immobilismo. Ma una PQ.litica di rinnovam en to , di
espansione, di movimen to, ri:chiede una impostazione din amica e senza pregiudizi, una.
azione decisa ed energica per
la distruzione di tutte le posizioni acquisite, di tut ti gli
infiniti impedimenti corporativi che pesano oggi s ulla società francese, e di cui beneficiano anche gruppi di operru
privilegiati, impiegati e piccoli commercianti che costituiscono l'elettorato tradizionale
del partito socialista. E ' djfficile ritenere pertanto che il
partito socialista sia in grado
di operare con la necessaria.
f ermezza ed energia; essendo
esso stesso legato alla catena.
dell'immobilismo, che è poi
quella degli interessi costitui;..
ti attorno allo stato nazionale.
Ed anche se ciò avvenisse,
sono le forze franc esi sufficienti ad operare da sole in
tal s·e nso? Poniamo a titOlo
di esempio che un tale sforzo riohieda una moltiplic azione del volume d egli s cambi;
mancherebbe oggi alla Francia la capacità di influire n ella determinazione d ella p o1itica internazionale al fine di
una sua chiara evoluzione nel
senso di una liberalizz.a zic)ne
degli scambi, ed il suo tentativo si infrange rebbe contro
forze più grandi di qu el che
essa non sia in grado di controllare. I termini stessi di
una politica di rinnovamento
vanno oltre i limiti propri
dello stato nazionale frances e
{come d'altronde di qu ello te' desco, italiano, ecc.) .
Ma tuttavia noi non riteniamo che tutto ciò , ivi c ompreso il dibattito sull'immobilismo , sia inutile; una politica
di rinnovamento è un 'aspirazione a cui non possiamo rinunciare. La éhiave d ella soluzione si trova tuttavia su
una linea di sviluppo esattamente opposta a que1la bat·
tuta oggi dalle forz e politiche
francesi. Essa non v a ri cercata ed era qui l 'equivoco
principale della politi ca di
Mendès-France nel potenziamento dello stato n a zionale che comunque non riesce
ormai ad es·p rim ere più d i
quel cthe attualm ente e sprime,
ma in una politica volta alla
realizzazione degli Stati Uniti
d'Europa nel cui solo ambito
e attorno alle cui sole istituzioni è pos·sibile intraprend ere
una vera lotta per una società
moderna. e pro~redita .
PAOLO BOGLIACCINO
0 li l N DI C l N Il l. E
Anao VDI • •~ l
8oaìa . 15 rebbl'aio 1955
/
AH
EU
LA FINE ~EL CORSO MOLLE
HA
Pu:rlto e contrappunto
'turale contat to franr.o-ted c::
ma u lla solida ,;e provata amiCJzta franco- britannica che
~avrebbe dovuto costituire la ba·
se ·di · ~.ghi ulteriore avvicinamento ·alla Germania. cc La ripulsa degli Stati Uniti, e quelL"a caduta del · governo · Men~
la, ancor piu brutale, di una
dès ~- F iànce . ha dato· orig·ine a
Ìnghilt~rra di cui troppi nel
un duro e singolare commentÒ
murido credevano fo sse favodeH'auto r evoie quotùiiano fran~
:revole a dei negoziati con
cese «Le Monde >> che é rive··
l'Oriente sulÌ'Euro·p a, mentre
latore ' di uno stato d'animo e
· da anni essa non~ ha mai cesdi un modo di vedere le cos'è
sato di opporvisi sordamente,
abbastanza · 'diffuso in Francia
hanno ridotto a nulla la pose di cui lò stesso Mendès-E:ransibilità di una discussione che
ce può dirsi . espression_e·. « In
ha un ·senso solo se si. svolge a
ogni · caso - dice cc Le Monde >>
quattro"·
analizzando la situazione che si
è venuta a creare e le riperéusMa l'amarezza di <<Le Mon. · sio'ni che la caduta di Mendèsde » non si esaurisce in questo
. France ha -determinato - i nosfogo contro gli alleati occidenstri alleati d'oltre Atlantico fatali, ed anche i russi vengono
rebbero b~ne, nel dolersi delchiamati in causa: cc Al che bila situazione, di non farne casogna aggiungere che Mosca
dere la responsabilità soltanto
non ha fatto mai gran che per
sulla Francia, e, per quanto esfacilitare il compito del prese possono essere criticabili,
sidente del Consiglio. Se l'Unio·
sulle sue istituzioni. Essi hanno ' ne Sovietica l'avesse aiutato,
"iwuto una larga parte di retendendogli la mano al mome·nsponsabilità 'nel determinare
to opportuno, avrebbe potuto
l'insuccésso di Mendès-France.
rendere più facile il manteniLa loro ostinazione a voler riarmento in Francia di un govermare la Germania è senz·a
no più indipendente nei conalcun dubbio relemento che,
fronti di Washington ))
privando il presidente del ConQuest'uomo ambizioso e il
siglio della neutralità comuni
gruppo che lo . sosteneva! che
sta, esponendolo agli attacchi
si erano proposti il . comptto d1
furiosi d i ·certi nostalgici della
fare assumere alla Francia il
CED, togliendogli l 'appoggw, in
ruolo di mediatrice del contraogni · caso la convinzione. di un
sto fra Occidente ed Oriente,
gran numero dei suoi ami ci di
trovatisi ad urtare contro una
sempre, ha provocato infine la
realtà più dura e coriacea di
sua caduta. Washington, come
quel che essi non pensassero,
Londra, av.rebbero potuto, vohan finito ·per perdere bgm sen·lendolo, attenuare l'effetto di- ·
so 'di misura, fino a ritenere
sastroso · sull'opinione francese
eh } non la Fra.ncia . cop la sua
di quella che è ·apparsa come
· p0litica dovesse ope~are per l~
una pressione a cui 'non era
conseguimento di certe finaltta
possil;>ile resistere, lasciando
intt;.rnaziona.li, ma che le granMendès-France spingersi più
di potenze avrebbero dovuto
avanti sulla via di quei· negoadeguare la loro politica alla
l. Iati paralleli con l'Oriente in
situazione e alla debolezza
· èui favore si è pronunciato
francese onde rendere più sopÙbblicamente, e a cui, meno
lida la 'posizione di Mendèspubblicamente, non ha ~a1_ cesFrance .
. safò di lavorare"· Ma 11 nsentim.e nto di c< Le Mende" non si
esaurisce qui, e prende ora a
sua' mira l a pol:itica dell'InghilL'Istituto Demoscopico di Allensb ~ · , il più ~11torevole del
tèrra, cioè di quellò stesso pae" Gallup » .te ·· ..:schi, ~a pubbli~
se di cui si era tanto p~rlato d!l
Tensbach, il più autorevole del
parte dei circoli neutralisti
cc Gallup ". tedeschi, ha pubblifrancesi come polo costante delcato i seguenti risultati di
. ..J.a pò.litica esteta francese ,
un'amilisi sull'opinione putbli,.
quando si era !].etto che la poca della- Repubblica di Bonn:
litica. dell'Europa O.ccidentale
. ."1) L'interesse per la n uni·
non poteva· fonàarsi S' ·· ··nn afiçazione super:~ l'interess,e per
Ci
r ·+ '
.· della caduta di
~· Me~dès-Frànce?
UE
'
AH
EU
HA
•
. . Se il peusiero pomice dei federalisti europei aveva biso~n•
· di una eonferma, l'effimera esperienza di Mendès-France l'ba
data, evitl_ente anche per i più illusi. Me!l~ès-France ~on ~ stato
solo J'es:P( nente di un fenomeno poht•co francese. E stato
il rappresea.ta.nte più ·eonvinto~ più dina~i~o di ·tutti c~loro
che in Francia in Italia, in· Germania e altrove hanno colti-vato
e coltivane J'~topia del rinnovamento e del ringioV'animento ·
dei decrepiti stati nazionali sovrani. Tutti costoro. si . son~ rico·
nosciuti in Mendès·France, ~li banno .augurato successo, SI so,no
proposti di .imitarlct,· non reitdendosi \conto di quanto patefulamente ' vano tosse il suo tentativo~ · .
: L'uiopia c.o nsiste 1t t ' credere che occorre anzit~tto rime_t·
tere in ordine i singol( paesi, ringiovanire le s~gol_e econ_om1e
nazionali r-i sanare le si~gele amministrazioni sta<iah, ravVivare
la fidueia' dei -cittadioi oèl loro stato, e çhe...('!_nificazion~ ·euro~
pea è, si, in astratto, un'~sai bella cosa, ma }ton_ la_ SI. po_tra
perseguire e realiz7.are ciJ.e __ quando. quelle _operaz1on• d1 ~·sa·
namento nazionale saranno state eo..mpiu e. E per ç.omp•erle 1
- prosegue l'utopia - oooorre_ nel frattemp~-~ mantenere ar ·
proprio paese tutti gli atbibq~i della . ~o.~r~mta, _ac~ant onare
ogni fastidiosa aspirazione a 2ua~cosa ~i so~r~na.;z:10na_te. Que~
sto ragionamento si_ fonda su sentm~ent•J.~r~Izion~e m~~r-~ssa .
assai forti in ogni stngole paese, e SI arricchisce a volt~ a volta
di motivi nazionali diversi . .Nel caso del1a Germania si preténde
ad esempio anche di fare l'unità tedesca prima. di pensare
all'unità europea; nel caso italiano si pretende anche èli consolidare definitivamente la democrazia prima di por mano
alla cr«>:azione . di una democrazia europea. Uomini e gruppi'
diversi, ora di-sinistra e ora di destra corrono dietro a questa
utopia, che è seducente perchè sembra essere tutta piena di
concretezza c realismo,. di · stare con i· piedi . ben saldi sulla
terra. Si-/fa appello CDD essa al patriottismo ed all.a fierezza
nazionale; · e .queliti ·noo sono forse sentimenti ·forti ,e iriime·
di·atamentt' compresi da tutti? ~i fa pérniò, pere(!aziòne/ su~o
stato nazionale e sui suoi poteri con i quali tante .·e tantò
grandi eose si sono faUe nel passato·; e qucSt().· non è sénso
realistieo e concreto della politica? ·
- -·
.
Eppure di utopia si tratta, e di utopia r;~vinosa. Lo Stato
federale europeo è necessario non come - superfluo e finale
· ro rona~en to di un'd'PC~"~ <! i r is o ame 9 e (il .rin•_!'i&v , •7"
che gli Stati nazionali potrebbero compiere· essi stessi ~bn_ I!J
proprie forze. Esso è necessario proprio perché è ~l ,s olo ~~r~­
m,ento. che, sç creato ed impiegato, potrà restit~ire agli ~~rop_ei
qÙella forza, quella prosperità, quella giustizia, quella fiducia
.in sé stc.Ssi che ,u . Stati nazionali · sovrani . ~o n sono . p_iù
·capaci di dare.Q..i dimostrazion~, che i federalisti no~ si
~ono mai stancMi di ripetere, trova ora una conferma qu_anto
mai per.spicua nel caso di Meridès-France. Tutti gli avversari
dell'Europa lo hanno applaudito, ·quando ha messo fine alla
politica di unificazioate sovrimazionale.. Egli sperava ii( Ì~l
modo di avere i gomiti liberi per accingersi a fare la politica
di rinnovamento nazionale, ma si illudeva. Gli . avversari dell'Europa, i geneuli, i diplomatici, i profittatori di carielli, di
corporazioni, di privilegi coloniali, non volevano l'unità europ.ea, solo per poter censet'vare, nel quadro dello Stato nazionale i loro pri:vilegi. Quando: Mendès-France ha reso loro il
servizio desiderato lo hanno ·bruscamente eliminato, poiché
sognava di disturbare il loro conservatorismo · nazionale. I comunisti, al solito, hanno fatto il gioco dei peggiori reazi~nari.
Dall'esperienza di Mendès-France e dalle ripercussioni che
essa hà avuto ne'li altri paesi, nei quali tutti ha favorito il
tacito ina reale accrescimento dell'influenza del conservatorismo nazionale, 'li eoropei devono trarre ·un . insegnamento.
Finora molti avevano sperato che alcuni uomini di Stato di
buona .v olontà sarebbero riusciti a far sorgere le istituziòni
politiehe europee. Ma è risultato che la buona volontà di
qualche ·uomo di ~overno non riesce a prevalere se gli strumenti eon cui si tenta di ·costruire l'Europa sono strumenti
pòlitiei • nazionali, i quali lasciano alla Iungà prevalere inevitabilmente i punti di vista e gli interessi grettamente na·
zionalistici.
La Costituzione degli Sta.ti Uniti d'Europa deve stabilire
un govèmo del popolo europeo, con~rollato da.l popolo europeo,
che gestisca gli affari (lOinUni del popolo europeo. Ed un popolo
europeo, composto di molte nazioni e che Parla molte lingue,
esiste, perché c'è una aspirazione sul nostro contine~te a
mettel' fine alle liti fra le nazioni· e ad affrontare insieme i
gravi ~compiti che la storia ci propone. Il popolo europeo
esiste, ·eeme esistevano un popolo italiano ed un popolo tede·
sco anehe prima che ci fossero ·gli Stati italiano e tedesco.
E' a lui che diplomatici; governi e pa-rlamentati nazionali
devono affidare il compilo di redigere ed appro_vare la costituzione dee-li Stati Uniti d'Europa.
Gli Stati nazionali, per quanto si vantino _di essere dem.ocraiici, impediscono al p~lo delle nazioni europee di prender
coscienZa. di sé stesso, di elaborare una polit~ca comune
europea attraverso una vita democratica europea perché gli
negano la possibilità !it sa di esprimersi attraverso istituzioni
Jitiche "europee. 'llnt' oo macchine per dividere i_ popòli,
~b~ne, i
ralisti, che sono
spress10ne
~ as
zioni
cora late i del popolo eur
o,' devono co la loro
tenace
opaganda ·svegliare questa c cieilza, a ere e una ·
forza eur ea capace . i indurre ·gli . Stat i governi, i · rla·
menti, i p · rtiti nazicm i non già a fa
la Costituzi e
europea. per é non ~e · r~bbero capaci,
a ad .accettar
che gli {'Urop · eleggano ' un ssemblea Cost uente ,. E"?ro~a,
incaricata ·
i redige:re l Costituzione, e la rattfichmo
loro steso:f
refèrendum fi le.
Quest~ pretesa
ambiziosa? E : difficile da r
Sì, ma è la. :sòla vii' che.' può'· essere
di arrivare ad un· ri · · uMo positivo. erché l'Euro p
essere fatta dagli Euro ei. O aitriment
qualchÈ' r.oitqtiistatore. ·
A, SPINELLI
UE
Pchi farà l'Europa?
Statistiche sull'Europa
.. en
-
.~ r
A~
la domanda: cc Qual'è, sécondo
voi, il problema più importante
oggi per la Germania Occtdentale? "· Si ·hanno i seguenti da.ti comparati. Unificazione e miglioramento economico rispe.tti·
vamente - 1951: 18 per cento e
45 per cento; 1952: 23 per cento e 33 per cento; 1953: 38 per
cento e 25 per cento.
2) La sicurezza del paese
è pn1 importante dell'unità
per il f" per .cento; il contrario
è vero per il 36 P"r cento. Il
12 per cento sono incer~ i. Da
notare che l'importanza della
s' curezza
2v ale per ' democristi ani (')9 .>er C"'.,•o) men•
tre per i socialisti il 41 per cen~
to si preoccupa più della si cu~
rezza, il 45 · per cento più del·
l'unità.
Que s
risposte indicano ~a
una parte l'interesse crescente
ai problemi politici (e 1uindi
allo. riunifif' - - · '1 e l dopo · consolidarsi di una situazione di
benessere ec r · ' mico ; dall 'altra
parte ~ nfèrman che i tedeschi
sono in maggioran za contrari
ad ogni pericolo di avventura.
Seml1"-; tale pericolo .. ;Pne
da· _ ' e dei socialdemocratici,
il cui de oi · ·rio di riunif' - -zio.:
ne può più facilmen_te r~p~r:
tarsi a ritorni nazwnallshéJ
che non ad idee di disarmo e
di pace, nonostante le apparenze e le ripetute proclamazioni...
3) cc Se il
. ..-erno 1èlla
Germania Est acconsente a tenere elezioni segrete e· libere,
credete voi che le elezioni saranno veramente segrete e li~
bere?>>. Risposta: 3 per cento
«sì"; 9 per cento c<prob abilmen+ o .. · 27 per . ~ nto cc probabilmente no "; 49 per cento
« certamente no "·
011
·~ r · servito. Continui ·a chiedere, anche dopo la
caduta di Malenkov, l'incontro
a 4, per reali ~zare la rium +-' lzione. La schfacciante maggioran'za de i tedeschi non crede
alla . possibilità di libere elezioni.
. Chiede sì la riunificazione,
ma come esigenza sentimèntale
· più che comprensibile non come meditato · calcolo- politico.
Perchè appena SI mette a fare
i conti capisce che dall 'Est possono solo venire turlupinature
ed inganni.
A
Pag. 2
la situazione politica
del ·Nord Africa .france su
.m
gwr11.1.0
<etu lì, rttOn si ·p ader.à
di iii:Sf~fflii 'dà 'Capi1(uli (rfl.fl-
cai. e tedteschi
La fine ·di
<Cl.
Utl ·
sima
voil<»ntà di
F rancia diii tutti i
HA
UE
siogoiare
1
<eG.mre
alle .sue espe-
rienze, alle sue i dee. alle -!"!IJle
aspirazioni abibiiano parrteciparo. i.n Francia IC(j)m:e fuori -~
. F ranci.a, ii .WmWJ di clrltura e
tormazicme p.olitie:a le p iù di-
m
verse.
1
1
E'· a quest-a .sua capacità di
elevarsi un cerro qual modo a
simbolo eli un aUeggiam:e.Dilo
diffuso. che deve asc.d.vec.s i il
sua ·eno~me successo. l'inte-resche il .suo esperùnen~o ha
se
suscitato u.n p-o·' ovunque. 'Spe.r aoze e desideri da l\W'lga te:m.00 eolti.vafti, e sempre fnlst~r:a­
ti da una r .eail.ìtà gr~g:ia eii me-1'-
te si. sonro riconosciuti nei pro-
gr'amma e n:ell 'anone del premier francese e :si :sono messi
a ,g aloppai'Ie con lo si.anci•o della fantas: 1 cui :si apre una pos-
sibilità m r~ali.zzazio~:e.
n m ito òe[ rilm:Q.to~~nto deile vecchle ;~ , ;a.çti.q]l;a~ stru-tture, di 11na d~mocr~:ç~ : modeF-"
na e avanzata, di •'Wll.a JP((I)liltliea
att.i:va che rid.ii.a .lll.n S'elJlllSfO. 'Wil.
posto e una dignità ai v.eocl\li
stati na..?:lionaJii dell'Europa .oontinentale, rieakando esperien:ze e !indirizzi clil.e .h.anno avutQ
fu.dun.a nei paesi anglosassoni.,,
e .r a .quel che c'e:r:a di. sostanziale e dì perman-ente neiJ. programma tl1 _.,_endès-F~:a nce. La
li'ltuitla·zior ~ in lndO'~IiLa, l:':albb:andtlilil'O rl~llla CED. ìl"imlplosta:zione dei rapporti eo·n i p.a~&i
del No.r a Mri.c:a francese, .e spri.mono iD: mod.o ,diverso J.a mede-
Mrli- ' JI'n' Ilo ~nt o ati
cptei 1M1fti. ·m c fe-r~ n'l.hove
~ • po.rr>e h! pTemes.s e
di : fl'f.l.bM .A~w:eillt•e.
·u.:EXIS
·1·
.
e_quiVOCO
fmncesi e ,it-a.
li.be~ la
g.r:ava:m:i d i
l<lii!IA tPOlliti<ea :Unterna:Ziionale che
essa non è più .oggi in grado dì
sostenere attiv:am.en:lli.e, per me-
EU
Un interesse oostante, a volte quasi morboso, ha accompagnato ogni atto e ogni ,g~:sfto di
P , M:endès~France, l'l:eUa :sua
pur breve esperienza di governo. Nessun altro presidente del
Consiglio ha saputo suscitare
una così larga messe di odi, di
:ri'Se:ntime!!1lti., di a ·d esiuni ·e'n tu:
siastiche, che non tend;(l)no a
smorzarsì neppure al momento
deUa sua cadu.ta, ma che probabilm·enitJe giuochc :anno anzi
un ruolo non secondario nello
svolg imento futuro della politica 'francese . L 'importanza degli avven,imeuti di. cui M er.Jt.:.sFrance è s tato in larga parte
prota,goni:sta, la ;sua eccezionale
~:apadtà ·di attrarre su di sè
l'atteo:zi.o.ne ,g enerale a mezzo di
una :raffinata te-cni-ca pub 'Qlici~
tari.a, .il .suo «:stile 11 iC(i);S:Ì :suggestivo e urtante al tempo stesso. n.on bastano a dare una giust ific-azione: esaw:ienlie w tutto dò.
In realtà a11 di :sotto degli
aspetti. più :supedì.ciali e .W:consistenti. al di· là dei gesti re degli .atteggiamenti .spettaoolari cii
dubbio gu.soo., c'è neO. .suo part.1oolare modo di impostare 1i
problemi e di vedere le iC(i)'Se,
un motiva di maggiore iC(i)asi..stenza re prGiondità, che ·esprime certe esigenze iondamentali,, non d i. q~esiOO\ o q11,1cl gruppo particoLare. ma in geare.re
d.i tutti ooloro ch·e avvertono
il biro,g no m W1 rlanovamenilio,
la necessità di Wla politica p iù
.atlti.va e moderna. E' veramelilite
AH
1
EU
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ndl'Africa d.d. Nord.. Questa
PJj:ssibilU:d. ~ ·( lj $.1lrà so~ 1it
UE
ulti ma
c-o ntraddizione:
eg1i
non poteva - rdistrugg.ere ila po.:
litica europeis.ti.ca con l' a.i uto
della de stra nazionalista ed insieme persuadere questa stessa
destra nazionalistica a te nere
nei prroblemi africani un atte.ggÙII.mento che essa, con il
cafumi~oso semplicismo che Za
distingue, definisce rinunciata-rio. La verità è che non esiste
per l'Africa del Nord francese
una soluzione fran cese: la for·nuda ,dj Un>1'0n Française è ormai definitivamente fallita e
la ':situaz io·n e interna e qu ella
inter1l!rJI:ziCJIIUZLe non' ne consentono più kl riipresll. La soluzione nazionale, :nell'att!WC!le schieramento delle forze pCii !itiche
francesi, Testerebbe .SII!mp:re la
soluzione cokmialiwtica, qweJ.la
cioè dell 'infrangibil.e spiralle
di-- rivolte e di repressioni. A /lla F-r ancia di oggi mancaM lle , .
possibilità politiche ed economiche di una politica nuoZP'a
AH
Qual e che sia il niudizio che
decenni del nostro, una vera
vuol dare all' esperienza
e propria amministrazione diMendès-France · (e · a noi semretta: le dimissioni di Leautey
bra che esso debba, nel suo
l'Africano furono , in fond.o, il
complesso, essere assai più neprimo segno che il contenuto
gativo che positivo) resta il
era sostanzialmente diverso fatto molto grave che i suoi
nella r ealtà e nelle intenzioni
avversari hanno scelto' un terdegli uom-ini - dallo schema
reno pericoloso per far sdrucin cui lo sì voleva ili fo·r za
ciolare il giovane « leader» racacciare. E gli avvenimenti
dicale. Certo la maggioranza
posteriori si sono preoccupati
dei deputati francesi si è prodi dimostrare questa contf"a·l lnunciata contro tutta la poli- '
di zione. Può sembra-re .paratica del Governo, ma non per
dossale che i naz-i onalisti . m èquesto l' occasione perde di
no est remisti ·richie·d ano solo
impor.tanza. E la cosa più ·ara- l' il rispetto deUe clausole dei
ve non è forse neppure tanto
trattati del protetto·r ato: ma
che nei problemi africani le
non v'è in cit1 nessun ~)ara­
posizioni del Governo fossero
dosso. I nazionalisti . nord-afriabbastanza ragionevoli, quanto
cani hanno preso coscienza da
il fatto che la coalizione che
molto tempo del di.,a-rio che
si è fattm e ~e voci che si sono
corre tra ls formo e la sostanudite a Palais Borbon sono
za, tra l'apparenza e la realtà.
tutt'altrd • che rassicu.ra~ti sui
Quel che fa più dellcata la
futuri ~vi luppi della situazione
questione deU'AfTiea del Nord
in Tunisia, in Marocco e nella
~ il. diverso statuto de'f.l'Algeria
stessa Algeria.
rispetto alla Tunisia e al MaIn realtà la politica francese
rocco. La prima, come è noto.•
è -parte. integrante ·de territoin Africa del Nord è da più
anni in un vicolo cieco e lo
1'ÌO francese, laddov.e gli altri
equilibrio delle forze politiche
due sono paesi formaf:mente ina Parigi è. talmente bloccato
dipendenti. Per ·quanto ta preche non si riesce ad intravvesenza jTancese abbia obietti-vadere per il momento quale posmente migliorato enorm-emensa essere la soluzione naziòte la tegione, il divario tra i
nale che· la Francia può dare
partimenti
metropolitani
e
c queste gravi questioni. Gli
quelli ·algerini resta grmtdiss.iunni tra il 1946 e il 1953 an7
mo: alle differenze di c stano segnato il fallimento evitus » giuridico si aggi u:ngorw
dente della formula di Union
quelle, ancor più impressionanFrançaise , nata negli anni delti, economiche e sociali. Ma{la resistenz a ai tedeschi e forgrado tutta la simpa.t ia e l'afmalmente
realizzata
subito
fetto che gli algerini p.os.s ano
dopo la liberazione del terriportare alla Francia, è alquantorio metropolitano.
to difficile per !Pro trovare delIl tentativo di dar luogo ad
le giustificazioni per queste dif~na libera associazione di Stati
ferenze: non si può chiedere
·del tipo di quella del Com loro di dnunciare alla civiltà
monwealth britannico non ha
tradizionale per .:un'assimilazioresistito alle congiunte presne sempre p.iù spinta quando
- sioni di gruppi .c olonialistici · essi non riese<no a distin,gu P. r,~
dei francesi d'Africa e della
i vantaggi de!!' assim·Ha:z.i one
burocrazia. Tra queste due
stessa. E' questo che rende in
forze si è rapid.a mente costisostanz a Za situazione a~g.erina
tuita una sorta di tacita alancora più ·perico!os.a di quelleanza e contro la loro resiLa tunisina e m ·a rocchina e c'Ile
stenza si sono urtati gli sforzi
comunqu-e lega in una strett.ì:sche i governi centrali hanno
sima interdipend.enza una potalvolta compiu·t i per imporre
litica francese · per l 'Algeria ed
• le nuove ·soluzioni. D'altro can- -una
politica per la Tunisia e
to l'opera degli in-nouatori uril Ma·rocco._ E ' o-vvio che o,ggi
tava contro la fortiss ima re--non · esiste un pe:ricoio .grave
sistenza della stessa Parigi, do"di seceS"sione e neppur 11.'11 peve gruppi colonialistici avevaricolo di agitazione nazionali.no i loro rappresentanti: è no-stica che possa as.s umere le
torio che la politica di · riforr;tesse proporzioni e .z.a .stessa
ma enunciata da Schuman nel . risonanz a che essa ha nelle al'51 fallì per l'opposizione stretre due regioni nord-africane.
nua dei radicali in seno al Go·!.fa ·_ se la sit-uazione davesse
verno. Questo comp/,esso gioco
1Jeggiorare -antora d( pi1Ì in
di azioni e rèazioni, ·periferiMarocco e in Tunisia, se dal
che e centrali, trovò it' suo
ptan o dell'agitazione il - nazìopunto culminante nell'. agosto
·fiazismo m·arocchino .e tunisino
'53 con l'azione d-i deposizione
"d:ove5se passare a que'Uo della
del sultano del Marocco, neUa
azione rivo.l uziona-ria, la forza
· quale il Governo Laniel sem·à; ' attrazione di queste posì·
. brò· aver subito piuttosto che
'ziml.l sull'opinione .àlger.i na .r iprovocato l'iniziativa locale. ·
sulterebbe centuplicata. Ed è
Ai fattorì permanenti della : aUresì naturale che p:ìù_ .t ardi la
miseria e del disagio sociale si
'Franc-i a giunge ad un aceo:rdo
veniva, dunque, ad aggiungere
"con i nazionalisti, maggiori do· un sentimento nuovo di fruv ranno essere le sue concesstrazione: le « élites » tunisine
'sioni : la logica .conseguenza di
e marocchine, che già prima· . ciò è che più effettiva sarà
della guerra avevano iniziata
l'autonomia che Marocco· ·e Tu.l'agitazione nazionalistica, che
nisia conseguiranno, più ·q uei
nella guerra avevano visto i•oc- '
paesi saranno .i noltrat.ì sulla
casione · per un mutamento ·
via dell'indipendenz·a. più Jo.rprofondo e che finalmente nel.te sarà la ten:tazi<me che i ril'immediato dopoguerra av evasultati raggiunti con l'agita-no visto dischiudersi speranze i rione eserciteranno su1 nazi o· di ·un mutamento sostanziale,
nalismo algerino.
potevam:l constatare che tutto
Queste sono, dunqu-e, le conciò era stato sogno soltanto e
traddizioni entro cui si ·è d.ì·· che il mare dell'immobilismo
òattuta la politica dei governi
-si
chiudeva inesorabilmente
francesi che si sono succedtldi
sul naufragio delle loro illudal 1946: d.et faUimento in
sioni. L'intransigenza delle riquesta materia di essi ~tutti,
chieste e la violenza dell'agicome dell'ultimo di Mendè$tazione aumentavano notevolFrance, -noi dobbiamo tentaf"e
mente a misura che la cosciendi individuare la ragione proza della disillusione si faceva
fonda al di là dei contrasti
più acuta e le speranz e di una
d'interessi' per loro ·n atura co-nsoluzione pacifica dei probletingenti. E questa ragio·n e promi diventavano. più rade. E
fonda è che non vi possono
. ovviamente contro l' irrigidiessere due politiche: 'U'IWIZ di
mento nazionalistico, nntransirigido nazionalismo in Afr.i ca e
genza dei francesi d'Africa si
di ·aperture eur.opei stich-e nelfaceva più forte: e veniv a
la 'politica generale. come pure
ogni· giorno - meglio alla luce
è ·capitato in qualche caso ; opl'equivoco sostanziale che si
pure una di C•o ncessioni in
celava nella 'formula del proAfrica e di restaurazione natettorato. La forma giuridica
zionalistica nella politica :g eneaveva coperto bene o male (e
rale. Quello che ha . depotenpiù male che bene), alla fine
ziatq il Gove.r no di M-e ndèsdel secolo scorso e nei primi
. France è stata appunto quest'a
.si
.
.
.
. meDiare francese . ~.iii stru tiu ra
11i..questi. :stati rè fatta per ~prl­
m<el'e ·mteressi pu1;ioftt:ar~ e con~rvUori.,
:Rndl.., se a trolte ma-
.' SCherati "" .a motivi ~ <.1 4' e ne>._ ;t:i.o~J,l; le esigreue tiOodamen. . hii ·di pi'Oigres'SG noa riescono
glio ·am:centratsi in llHlo sforzo
dli. rÌliii.ln!ovament:o interno, da !CUi
~Gif:er ri~t·ire cGn Òuove pos•k.ovare ll!eii'O stato nasibilità di ri aoq u i'St:ar·e ipe'SO e
':Ziònal.e una :l oro · -4'or ma di
}al'eStigi(l) nel mond'O.
es~on·e e ad · ·~ssere adegua.iii Hl .a,gO'sto !Mendès-France l" tam~·o.:te tutelat e, per cui la
•O Ue.neva dall'Assemblea Nazio· crisi <
n on è soltanto N ·i.sj parlanal.e dei p.o,teri speciali nel -cammeo.tare. m.ii è
<IN.I!o stato ,
po economk:o, che sarebbero
' che' è esso stesso, e non paò
scaduti. il 31 marzo: Jo scopo
;ma esserlo. m:esS!t ifi discussione.
·
era di :att!lltare una * rioo.n ver.sione J» che desse alle imprese
'E• s'Dio d>etto 'Che e~ contradill"am:e:s,i la p.Òssib.Hiltà di aitrG.n'. :b.rione bel l':a:t'tèggtar.eruo pro_f.ail)e la conoorrelliLZa mondiale,
gl'eSStsta di !Men.des-hance neldi muoversi :sp:edlitamente sen~e ,q uestioni di ' IPO'IiHo'a mt€rna
za .!Più b.i:sog~G delle grueee <C01'eri d SU:o ritirarsi: su. oosizioni
p:orative. dii svilupparsì seconna&i~nal.i per qu'llato ~~gu arda
do il r~tm<O deil. progresso ecoi,a •. politim. ew'o}le& ; i'O dir.e i
nomico dei p:aesi più· ev-o luti.
.piuHn:sto che occorre tn.dare olLa nec-essità di :falt" fronte ai
tre ed arrivare ,a liRe che og-·
pressanti pcoblemli. della politigi. ogni discussi41le Slld te ma di
ICa estera rimandano l'adozione
un rianc Dlel'lto ~aterno, ael
delle misure previste di mese
senso di una po!•• ·.::a taburista
:in mese; è .solo alla fine di geno à.i. new deal. :coae è oggi di
aaio . che il p .ll.'\eDiÙef" .francese ·
~:a dire. è aeceau-i amen:te
decide di J:asciarr J.a guida dela.stratt:a e destiaata ..aa più d'tl'l.a politica estera per oea~par:si
r~ delle smentite sul p lano nainteramente del ~tredres5ement..
• ,;zìroQale, apaacando ·c ompletaec-on.omico• .U .5 1lebbraio .il suo .. ,~~Dente i ltenaiai e le furze da
;governo cade in se.gu.ito ad un
eÙ.t p,artiÌ.r'e.. L'wùca .letta possimballi.to .sui p:!rOblremi èeUa polbiite per Wl arricdii.aeo.to deilla
litica del Nord Atrica. ·
wi.ta politU:a ~a:tic a è
'Delle ' molte :speTan.ze cile
. qlleilja per la~ .di 'istiqu:e:sf'uomo ha sapu~to suscitare
b4-&ioni fe.derali .atteDIAli a cui .
la _realtà .non e.i ripo.r~a, ~>:po
~allu;are quelle t.aJe n uove
etto mesi, che sp:arse lu·,i~,o.I.e
dte noa , ll'ov:uw e&pre.ssione
'e'd una serie di paurose -distru· .aeUio stato n:azio.a al.e :e che son o
:ziohl.
·
-le naturaai ponatrioi 'fiegli inI 'tu@i . amici .al!e.rmano ogg.i
te~ progressisti. .
d're e,g ti è stato tr2.m~o, cile
1 ·il..a situ-ui..o ae ~ è t a l·!flmn g~i è ·s tata fatta !Compiere
meate gr ave e di ài.fiicil e sol.ula 'S'Ila 'eSperienza. .c he eòntro
.zione clle oceorte esaminare
di lui 'Sl è coa1i"zzata la vecchia
con: estrema chiareaa i. probleFr.anci.a conserv a,trice, i mmob.imi da alh.o.atare e . (isoli. vere, e
!i'sta,, d 'e gli ìnteressì costituiti,
ll.Qà .à i:sp:erdere ~~ ed enerd-eUe er'iccb.e: questa che vuole
gie 1o. dire&wni .~ aon posso'e'S'Se'l'e ana -estrema difes a divieM CDodurre .a aessua tis'ul tato
ne p-e-rò in una v:a!utaiione plù
concrelì.o. L".oper.a a -iB.trapren:matu:r:a e eomple:ssìva 'faecusa
'ìlere p ·e r la ripr.e sa .. una po·p m dura ch-e 'Si pnssa mu-overe
JJ.itrea eur.ap:ea. è ~ più coma M-entdès-Fratill!e~ è sinromati{iliessa che non ql!lel,t.a illi. cercaCt!l reo-m~ si'a !lo .s!tesso genera1e
.r:e· 4 i ridar vita a vecchie fol'Alllmeraa, il pT'esenLtoTe della
m~e e a woecchie Ci!MÌÌ.:Zioni ge«< qwestion p-reaiJ:alble '» cbé ba
-•ricameate impegaaJie in sen~aito la di'S'C'Il'SS1:one 'SUlla
i · so . ,<e\l.oo~eista. La ,pesant-ezza
CED, l'oratore che ha aperto
·tie.Ua ~di erna situaù<N'!e fr ancea.. serie degli im~rv~nti ·a ~ea­ " ·oee e è ia ripro'VQ. Occorre p<>rr:a.tiel'e 1001oru- - ·:eo, nella di•r.e- eiascun groppg e eiascun i n:seussDol1 sul N o !l'd Africa su .. ,-.dividuo di frOJtte ad 'Una scelta
a.ti è caduto Uemuiès-France. H
f'(l!ndam~ntal-e. ch~reradD con il
g~ AUL ...::Jr:an è.;a suo monussimo rigore l"intliscsolubile
do. IOIIl<erenfte: IOI)n.'Servatore e genesso esistente tra· ,potìtk a eul!G$0 delle prell'IC!galtii.ve dello Sta- ' rope3 ' e ·'Poli-tica di r:i nnovato mmo.lllliale e,rgli ,;. ,.- ...'ltr.l:rio a
·ateÌltO a;a una partie, -e politica
qu:a~slia'Si reollllcession:e ancbe n-e:J
naz!NJ.mJ.le e potitiee. oim.rn obiliNero Afriea. .n na:zionar3smo m
. st'~~· d:aU":aJ.tr-a. .
Jià.wopa non p114Ò più ave:r~e ~he ·
..,J;a_caduta .di Men-1 -ès-France
U&a smla .Jf;aocia, queUo òeJLa
. m)~ è p.er poi
di. partivon:servaZl!o.n-e, della· d:i!fesa .dei ' c~~re giubilo, pea: ~~~Qe~ tanto
privill.regà eslistlenti.; iU namnada' rwen timent-6 . eiR-e t :a 'Sua p olismo democratico di sints:tra,
li.ltièa. può ;aver si!SCitato in noi.
che iacca.a appello all" forz.e
· !E:ssa eli app:a.re pi.utte!&oo come
e a :l le ri sorse nazionali per la
wi':Segna ,p remQnirore di quella
realìzz.azw.me .d1
compJt.o. po: c"M s:a.rà iLa ifiìne di ogai. tentati.sitJv.o è ..un-a_ insensata utop1a.
,.\la 'di. uscire claU'Ii.mmgbilismo,
La ~ealtà tutta degl i stati na'che ma{)n 'Sia fondato ·su -. un a
zionah .eur.o,pei contraddice a
chiara impostazio.ne europea
questa 't'e-Si, -e R'On soltanto la
de i · problem i.
partic olare situ azio n e parl::t•'
· p,~QL O BOGLIACCINO
,pitt, a
crisi
mti-
un
Una copia L. 3D
Q V l N D l
Ann"l VIli · N. 4
c··z N
Il L E
Un discorso mancato
EU
Leggete in questo numero:
Gli amici di Unità Popoìare sono incerti se volere
ancora o no l'Europa. Quel che è cert-o è che la vogliono
in modo sbagliato (2a pag.).
•
UE
I tedeschi pensano alla unificazione della Germania,
e ciò è naturale: ma ci pensano in ter~ini realistici, o
si perdono in uno sterile tentativo di figurarsi una realtà
esterna conforme ai loro problemi particola1·i? (3 3 pag.).
•
AH
•
Una volta si diceva in Italia che ratificata l'U.E.O.
s i s arebbe ripresa la politica di integrazione europea:·
la strana st01·ia di un ordine del giorno mancato induce
a dei legittimi SOS}Jetti (5 3 pag.).
HA
UE
Sere ni e l\'Iesse : i protagonisti della politica estera italiana!
•
Pagar le tasse è un atto di civiltà, ma legittima è
anche l'esigenza dei cittadini di vedersi .c;arantita dallo
Stato una condizione civile di vita (3a pag.).
EU
dell'integrazione della Germania nell'unità dell'Europa di cui è chiamata a
condividere la responsabilità », quando anche i sassi
sanno che l'U.E.O. è la
espressione stessa dell'abbandono da parte dei nostri
governi del principio della
unità europea, che è il ritorno consapevole al s.i stema delle sovranità e delle
fragili alleanze, che in essa
nessuno condivide la responsabilità dell'Europa?
A che scopo andar ra-c contando che la limitazione
degli armamenti tedeschi,
dispost.a dagli accordi di
Parigi consent-e «di eliminare finalmente i contrasti
fra la Germania e la Francia », quando chiunque abbia un po' di comprendonio
capis-ce che ess.i. sono il vano tentativo di fondare una
amicizia sulla diffidenza reciproca e che se non si
provvede presto div-e rsamente il tentativo deve fallire?
A che scopo andar raccontando che il principio
della limitazione concordata, controUata degli armamenti può essere estesa
dall'U.E.O. a paesi totalitari
ed essere il mezzo con cui
si può giunger·e a un'intesa
fra Oc-c idente e Oriente, .
quando è ancor vh·a la ge- -'- 1"''
nerazione che ha assistito
alle inutili logom.achie dell'altro dopoguerra sulle lim itazioni deg-li armamenti
fr·a Stati sovrani, e quando ·
tutti vedono che una delle
principali cause della tensione fra Occidente e Oriente è nella possibilità continua dell'U.R.S.S. di puntare,
per i suoi ambiziosi sogni,
sulla divisione dell'Europa,
possibilità ampiament·e conservata dall'U.E.O. ?
Noi avremmo voluto che
l'an. Martino, tenendo presente gli interessi profondi
del popolo italiano, che
coincidono con quelli del
popolo europeo tutto ·intero,
dopo aver mostrato la necessità obbiettiva in cui
l'Italia è di riconoscere la
sovranità della Germania
occ-identale - e questo e
null'altro è il trattato dell'U.E.O. - si foss-e ricordato,
ad esempio, del ragiona-
AH
di colorò che no n vog-liono
essere altro che i suoi protetti, anche 12 divisioni tedesch-e.
L'Italia non può nemmeno decider-e di restarsene
al di fuori dell'U.E.O. perché, quantunque lo spiritoso
Churchill l'abbia dichiarata
di nuovo « grande potenza», non può che accettar-e
volta a volta quel che accade, bene o male che sia,
in quel complicato e poco
coerente insieme che si
chiama mondo occidentale,
di cui fa parte e che la trascina come una corrente
troppo forte per le sue deboli braccia di Stato sovr·ano. La sovranità nostra, come quella deg·U altri Stati
democratici europei si è r·i dotta alla funzione di accettare con tutte le procedure degli atti liberi quel
che si dovrebbe ac-c ettare
ugualmente anche senza
quelle procedure.
Non è dunque il fatto di
aver acc·e ttato l '. U.E.O. ch·e
si può rimproverare seriamente al parlamento ed al
governo del nostro paese.
E' il fatto che essi, ed in
particolare il nostro Ministro degli Esteri, nel far ciò
stanno tentando di dare a
creder-e a s-e s.tessi, al popolo
italiano, al resto del mondo,
che l'Italia ha una po1itìca
estera, ha cioè un obiettivo
nell'interesse del suo paese
e che cerca di raggiungerlo,
mentre non ne ha più nessuno e si lascia semplicemente trascinare dal corso
degli eventi, senza più preoccuparsi se essi vadano nel
s.enso desiderabile, e, nel
caso che non ci vadano, se
si può fare qualcosa per
modificarne la direzione.
L'an . Martino non aveva
bisogno di sprecare troppe
parole per far comprendere che in un sistema di Stati
sovrani non è possibile continuare a tenere, a dieci
anni dalla fine della guerra,
un pae-s-e come la Germania
occupata militarmente e disarmata, tanto più in quanto la si deve considerare
ormai un paese amko. Ma
a che scopo andar raccontando la frottola che la
partecipazione della Germania nell'U.E.O. è « l'inizio
HA
Se si fa eccezione del'l.'onesto e chiaro discorso
del senatore Caron, tutta la
discussione che ha avuto
luog-o nei g-iorni scorsi al
Senato prima del voto . di
approvazione del .trattato
•Che istituisce la cosiddetta
Unione Europea Occidentale, è stata caratterizzat-a diciamolo pure con tutta
franchezza - da una mancanza assoluta nel mondo
parlamentare e g-ov·e rnativo
del più elementare senso di
r-e sponsabilità verso il po' polo italiano.
Lasciamo da parte i discorsi <;lei comunisti e dei
loro alleati, che responsabili si sentono non verso il
popolo che li ha eletti, ma
verso i sig-nori della loro
Mecca moscovita. Hanno rio'e vuto ordine da Mosca di
opporsi all'U.E.O., perché
evidentemente l' U. R. S. S.
preferisce il mantenimento
del regime di occupazione
militare della Germania occidentale, e l'hanno fatto.
Hanno ric·e vuto però un ordine, per così dire,. sfumato,
perché l'U.E.O. non chiude
le porte alle possibilità di
manovre e intrighi del
Cremlino come . sarebbe accaduto con la C.E.D., e si
sono mod-e rati, mettendo da
parte la grossa artiglieria
che s.i preparavano a spar>ar-e contro questa e contenendo la loro opposizione
nei limiti normali della loro '
V·e lenosità. Se avessero ricevuto ordini diversi, li avrebbero eseg-uiti con la massima diligenza ed avrebbero
detto perfettament·e il contrario di quel che hanno
detto. Per capirli non c'è da
fare attenzione alle loro parole; basta capire cosa vogliono i g-overnanti del momento dell'U.R.S.S.
Ma i rappresentanti de. mocratici che costituiscono
la maggioranza del parlamento italiano e che sono
al governo, sono e si dovrebbero sentire responsabili,
per quel che fanno e dicono,
v·e rso il popolo italiano, ed
è il loro atteggiamento che
appare vera-m ente assurdo.
In particolar modo sono
da disapprovare il discorso
e l'atteg·giamento dell'ono revole Martino, che nella
sua qualità di Ministro degli Esteri, è l'uomo a cui
tutti g1J.i italiani sono tenuti
a guardaré come all'incaricato di gestir-e i loro int-e r.essi nel mondo.
Diciamo subito che non ci
aspettavamo che egli ed il
parlamento :_prendessero posizione contro il trattato
dell'U.E.O.
L'Italia non ha contribuito a farlo. Esso è stato la
c-o nseguenza· del cons·e rvatorismo nazionale pr·e valso un
anno fa in Francia e delle
reazioni a catena che si sono sviluppate succ.e ssivamente nelle altr-e capitali
d•el mondo occidentale. Londra si è accinta allora a rip!1endere la sua funzione di
equilibratore europeo
funzione inutile ormai e
senza contenuto, m'a da essa
assai ambita. Bonn ha do vuto controbattere il nazionalismo neutralista dei socialdemocratici aceettando
un'ini-e zione di esercito nazionale tedesco. Washington
ha dovuto, sia pure di malumore, dire che poiché la
responsabilità deUa difes.a
dell'Europa libera continua
a pesar-e sul bi,lancio e sul
soldato americano, essa pref·e risce avere, fra le truppe
Roma • 15 Marzo 1955
•
La spina sarrese diventa sempre più pungente ed
inasprisce sempre più i rapporti franco-tedeschi: la
presunta « ~u1·opeizzazione ·» della Saar senza una vera
Europa è u_na fola a cui nessuno può seriamente credere (43 pag.).
•
. Il «Mondo » ha organizzato un Convegno per la
lotta contro i monopoli: ma è reversibile) nell'ambito
dei mercati nazionali la realtà monopolistica? (6a pag.).
-
/ ·
~Quali sono
•
i grandi problemi dell~ politica europea?
Iniziamo in questo numero una serie di articoli che cerchei'à di prospettare wm sintesi completa di questi
problemi per sottoporF a discussione (7a pag.).
mento che il 29 luglio 1942
teneva Luigi Einaudi. Anch'egli doveva chiedere al
parlamento l'approvazione
di un trattato amaro - il
trattato di pace - nel quale non c'era ombra d-i spirito europeo. Ma non condi
questa richiesta di falsi
fronzoli retori-ci.
Mostrò
che, subito dopo averlo approvato, noi Italiani dovevamo « non aver timor-e » di
batterci per la F-ederazione
· Europea. · « Difendendo i
nostri ideali a viso aperto
- concludeva allora Einaudi - noi avremo assolto il
nostro dovere. Se ciononostante l'Europa vorrà rinselvatichire, non noi potremo
essere rimproverati d-alle
generazioni venture degli
italiani di non aver adempiuto sino all'ultimo al do- vere di salvare quel che di
divino e di umano esiste
ancora nell-a travagliata società present.e ».
Quest'impegno, proclamato allora da Einaudi, è stato
assunto da Sforza e difeso
da De Gasperi, che hanno
occupato il seggio ora tenuto dall'an. Martino. Questa
è stata l'a linea fondamentale della politica estera
della Hepubblica italiana.
Il problema esiste ancora,
perché l'U.E.O. non lo affronta nemmeno, e la democrazia italiana è condannata
se non lo si risolve. Se sembra og-g-i più difficile risolverlo, ciò significa solo che
ci vuole ancor più tenaci-a
nel volerlo affrontare.
Ma questa politioa, fatta
di ostinazione, di calcolo
del]t forze ideali oltr-e che
di quelle politiche del mo-
mento, di decisione di andar-e, S·e nec·ess-ario, contro
corrente, non gode deUa
simpatia dell'an. Martino.
E quando un gruppo di senatori di orientamento federalista, gli ha fatto leggere un progetto di ordine
del giorno che volevano
pr-e sentare nel quale si ricordava solennemente che
H governo italiano non deve
abbandonare la politica della creazione di un'autorità
s-ovranazionale europea, la
politica di Einaudi, di Sforza, di De Gasperi, del popolo
italiano, l'an. Martino, arrivato alla parola sovranazionale .•s•i è vivamente opposto acché fosse presentato. I senatori deboli, ahimé
troppo deboli, ci hanno rinunziato e l'on . Martino ha
potuto, indisturbato, tentare di seppellire con vane
parole, l'unica politica estera seria dell'ItaHa.
L'an. Martino si sente
l'animo di meccanico di
quella arrugginita ma pur
sempre rovinosa macchina
per dividere i popoli che è
lo Stato sovrano nazionale,
e di Europa preferisc·e parlare, col tacito sottinteso
che non si stia parlando di
cosa seria, con gli altri
ministri degli esteri europei. Crede così di camminare con i piedi a terra. Ma
si sbag-lia, sta camminando
sulle sabbie mobili Quel che
preoccupa è che ci sta facendo camminare anche
tutto il paese.
.
A. SPINELLI
?
EUROP A FEDERATA
Pag. 2
Il Convegno di Unità Popolare
sulla politica internazionale
ha detto:
Voi sapete che io ho delle
ragioni pa rticolari per seg u ire
la sorte d ella C o munità Europea del Carbone e de ll 'Acc iaio.
Occ orre che nelle nostre organizza zioni internazi onali , nei
nostri negoziati, n e ll'el a borazione dei p roget ti, abbiamo
degli u o mini che siano essi
stessi connnti della n ecessi tà
dell'Eur opa ed è qui la grossa
responsabi lità dei governi dal
moment o che nella maggior
partè dei c asi, i n tutto ciò che
è es senzia e. essi . devo no esse-
UE
mo condivider.e o meno certe esigenze di cui gli esponenti di Unità Popolare si
dicono interpreti, potremmo aggiung'ere o togliere e
cercar·e di determinare gli
obbiettivi da pers·e guire per
la formazione di una società moderna: la discussione
su questo è e deve essere
aperta, e ciascuno dev·e portare il suo contributo positivo ed ha il diritto aa rispetto altrui: quel che tutti
hanno però il dovere di fare è di pens,ar·e con coerenza, e pensare con coerenza
significa non solo pensare a
quel che si vuole, ma anche
pensare al modo come ottenere quel che si vuole. Un
vero slancio progressista è
oggi veramente impensabile nello spazio nazionale,
laddove sarebbe possibile
in uno spazio europeo. Noi
non diciamo che la unificazione
europea
significhi
immediatamente la soluzione a tutti i problemi da cui
è ogg'i soffocata l'Europa.
Diciamo che è lo strumento
che permette una battaglia
per una giusta soluzione di
quest-i problemi. Attend·e re
che tutti i problemi siano
prima risolti significa però
dare la battaglia persa sin
d'ora.
AH
europei e non può essere risolto in sé e per sé. Il che
(se tale è veramente il pensiero di Bono mi) è certamente giusto. Salvo che poi,
anche il Bonomi sembra
peccare di . alquanta ingenuità, là dove constata la
necessità di un più stretto
coordinamento della politica estera dei paesi europei
aderenti a l l a comunità
atlantica, senza che questo
implichi d 'altra parte la
realizzazione di una Federazione europea. In realtà,
il coordinamento desiderato
da Bonomi, è stato più volte tentato almeno formalmente, ma si è sempre immancabilmente risolto in
più aperti contrasti tra i
paesi che lo tentavano.
E veniamo all'intervento
di Ferruccio Parri: qui il
concetto de1la priorità della unificazione tedesca si
accompagna a delle ulteriori specificazioni sul ruolo
che !"Europa tutta, Germania compresa, dovrebbe giocare nella politica mondiale.
Si tratterebbe in sostanza di fare dell'Europa « ùna
forza di valore e di senso
europeo», e cioè, nell'intendimento di Parri, di un complesso « neutrale ed armato quanto e sin quando ne-
cessario, assistito dane garanZ:i·e necessari·e ». Poiché
l'Europa s·e nza la Germania
unificata non si può far·e,
e poiché la Germani·a non
si può unificare senza la
neutralizzazione, neutralizziamo tutta l'Europa
questo pare sia il processo
logico alla base della t.esi
di Parri, quanto dilettante,.
sca ed astratta dalla realtà
politica ognuno può comprendere, se si tien presente che si riferisce ad una
popolazione di 150 milioni
di abitanti, e ad uno dei
complessi economici più
grandi del mondo. Ma non
basta, per realizzare tale
unità, che può ancora essere
l'unità federale, occorre prima realizzare due condizioni preliminari: un ampio
consenso popolare, che solo
può realizzarsi con una organizzazione socialista della società, ed un progressivo
coordinamento della politica economica, che arrivando sino alla creazione di
una moneta ed una banca
comune renda più fac-ile il
successr:o processo dell'unificazione politica.
Queste le tesi d·ei principali esponenti di Unità Popolare, e le critiche che ci
hanno ispirato. Noi possia-
SCHUMAN
EU
di problemi politici extra-
Una atom:ca
per 1a Francta
trova la sua spiegazione, oltre
che ne1 fi ni u lt imi ch e essa
SI propo n e, nel metod o di lavoro seguito, ecc . Ci voleva
'davvero u n dip lomatico per
fare questa scoperta. Lo sanno anc h e 1 ragazzini d ella p olitica cosa conta . l' O ECE , e
mentre gli
uomi n i
politici
<< nazionali » denunziano il falllmento della politica europea,
e i pochi politici << europei »
come S chuman ci ammoniscono a cercare vie nuove, perché la stessa CE CA non regge più, un diplomatico sorridente ci dipana il bandolo della matassa . Perché tante prenccupazioni? Il fine ultimo è
assicurato , il metodo di lavoro ç'è. Non ci re sta che as pettare con tran q u illità che lavorino le delegazioni diplomatiche, e un b e l giorno ap prenr:leremo d<ti giorna li che sono
11ati gli Stati Uniti d'Europa.
EU
AH
UE
La pubblicazione dd Libro
Bianco mglese sulla bomba H,
ha soll evato anche in Francia
il problema della necessità o
meno di arrivare - piu mo·
destamente - alla produzwne
della bomba atomica. L 'ExpTess,
se mpre sensibile ai problemi
in cui sia implicato l 'orgog!Jo
nazionale fran cese, formula una
serie di punti pro e contro la
fabbricazione di questa bomba, come base per un referendum. Tra gli argomenti pro,
ci sono che la Francia non
d eve d i ventare una poten za d1
second 'ordine, che non c·è esercito francese efficient e senza
bomba atomica, che gli investi menti mi !ilari stimolerebber o tutta l 'industria a to m ic a ed
altri; ma più interessanti e a
volte a n ch e p iù divert enti sono
gli argomenti contro: il primo
è veram e nte modesto e sensato: l a Francia non può esse- .
re che una piccola potenza
atomica. S eg ue l'afferm az ione
che la Francia può imporsi
come potenza morale di prim 'ordine se, invece di rivolgersi alla fabbricazione di bombe
atomiche consacrerà tutte le
sue r isorse allo sviluppo pacifico dell'e n ergia atomica, contribuendo in tal modo alla distensione internazionale e al
prestigio mond iale della Francia. Questo nobile ed eroico
atteggi a mento vi e ne però immediatamente sminuito dalla
constatazione che comunque
alla fine dei cinque anni richiesti dal piano di produzione atomica la Fran cia potrà
disporre di una q u antità di
plutonio appena sufficiente per
una o due bombe, sicchè dopo
le esplosi oni sperimentali occorrerà attendere un altrettanto lungo periodo per arrivare a delle nuove esperienze,
e così via di seguit o, credo
per l 'eternità!
HA
Punto e contrappunto
HA
•
Domenica 6 febbraio si è
~volto a Roma organizzato
da U. P. un convegno deditato all'esame dei maggiori
problemi di politica internazionale. Relatore Paolo
Vittorelli, il convegno ha
discusso ì pro 0lemi della
politica estera con quella
astrattezza di posizioni generali e quell'imprecisione
d1 valutazwni particolari,
tipica dei nostri amici di
Unità Popolare.
E' da notare innanzi tutto
che la preoccupazione costante degli aderenti a questo
movimento politico
sembra essere qu-:lla di dire sempre, e ad ogni occasione, che il loro mondo è
quello occidentale, i loro
ideali politici sono quelli della democrazia, anzi della democrazia S·enza
aggettivi, come Vittorelli ha
tenuto a precisare nella prima parte del suo intervento.
Ora, che un movimento politlco, che ha combattuto,
sostenendo le note tesi, la
battaglia politica del 7 giugno, senta ancora il tisogno
di ribadire la sua appartenenza al mondo occidentale,
e la sua natura di movimento schiettamente democratico, è cosa che può essere giustificata solo in chi
senta di aver per molti versi meritato le accuse di ambiguità mosse ad U. P. dai
partiti del centro democratico.
Ma veniamo al punto essenziale dell a questione. Ai
fed eralisti Vittorelli con testa che la loro linea politica
s}a attuale e che possa essere se non in teramente
realizzat a, almeno capace
di porsi obbiettivi. concreti.
A suo giudizio infatti, tali
obbiettivi potrebbero esser
l'!agg~unti solo ov·e si siano
prima risolti i princip ali
problemi d.e na politica in.:.
terna dei sin goli p aesi, e in
particolare il problema della unifi cazione tedesca. La
politica di Mendès-France
gli pare tuttora la più attuale e la più concreta. Ora,
in che modo il problema
della unificazione tedesca
possa essere considerato un
problema di politica interna, o anche soltanto di politica europea, Vi ttorelli non
dice: e non deve evidentemente aver molto riflettuto
prima di formulare la sua
tesi, ché in caso contrario
non avrebbe troppo tardato ad accorgersi che il problema della unificazione ha
una portata politica che va
molto al di là dell'ambito
europeo strettamente éonsjderato. Svolgendo fino alle ultime conseguenze la
sua polemica antifederalista, Vittorelli potrebbe in
ogni caso ritenere che, fallite le proposte sovietiche e
americane sull'unificazione
tedesca, si potrebbe tentare
di prospettare una nuova ,
so~uzione capace di conciliare le due tesi in contrasto. Ma in questo caso Vittorelli avrebbe dovuto dire
con tutta chiarezza di che
soluzione intenda parlare:
chè in caso contrario il suo
discorso non può andar
esente dall'accusa di fantasiosa astrattezza. Non vale
immaginarsi una realtà diversa da quella in cui viviamo, solo perché si ha il
desid·e rio di vedere appia_.nati i principali problemi
della politica mondiale: altrimenti si rimane sul piano di vaghe aspirazioni, e si
contribuisce, anziché alla
chiarificazione delle idee,
alla confusione e all 'incoerenza.
Che Vittorelli si muova
su un piano essenzialment·e
astratto e formale, s·e mbra
sia stato avvertito da Bonomi: il quale, nel suo intervento ha giustamente
osservato a Vittorelli che il
problema tedesco implica la
soluzione di tutta una st:rie
Al Congresso
dell' U. E. F.
Un diplomatico italiano
e la Fetleraz.one Euronea
Ci vo;eva un diplomatico
pel'
fare
questa
scoperta.
L'ambasciatore Attilio Catta m
capo della rappresentanza italiana presso l 'OECE, ri sponde
ad un l ettore di Epoca dicendo
che
«l'a sserzione
che
l 'OECE tracci a "la vera via
al lu Federa zione Europea" 11
HPapa amerrcano
Maunac, bontà sua, non sospetta affatto che qualche catt,olico amencano stia complottando per trasportare la Sant a Sede a New York o a Bo-;ton. Sono parole sue, quindi
possiamo dargli atto del credito di fiducia che concede ai
cattolici americani. Però, a
suo vedere, evident,emente le
cose, se non n e lla forma , stanno così nella sostanza perché,
continuando, dice che un Papa americano precipiterebbe la
Chiesa in una crisi peggiore
di quella che Essa ebbe a su·
bire con lo scisma di Occidente. E non solo perché la
aspirazione degli americani ad
avere
un
Papa
americano
c< deve» aver avuto origine
nella volontà di potenza, ma
a nche perch.é l'America non è
eguale alle altre Potenze m•Jndiali . E' più forte, e questo
non va a Mauriar., che vorrebbe che fosse eguale alla
francia. Con simi li id ee per
la testa da un a parte, ipocritamente, dopo aver annunziato la grande sci:lgura, si ritira n el conformismo <<pro bono paci s », confessa che è stato
indotto in tentazione, e assi·
cura che accetterebbe immediatamente un Papa americano. D a ll'altra, visto che in fine si rende conto, nel subcoscie nte. che la Francia non potrà sistemare il mor.Jo, chiude
le sue apocalittiche stramberie
,_.rospettandoci l 'E u ropa fu tura,
appena u n capoverso p rima
defin ita J·Eu~opa· che sta risorgendo, come l'Europa dei
~.:a d averi . <
<Verrà un gior no in
cui... tra i ca d averi e le rovi n e, ecc. ». Soltan to in q u el
giorno non importerà che il
Papa sia europeo o americano. Prima no .
Lo sapevamo da un pezzo
che anche i nazionalisti hanno
u n 'Europa, ed è l'Europa dei
cadaveri. Ad esso ce lo dice anche Mauriac, e poiché parla
de i propn affari, è una testimonianza autorevole.
Troppa grazia
Il 24 febbraio il Co nsiglio
france se del Movim 2. n t o Europeo h a adottato una ri so luz ione in cui. dopo aver constatato con so dd isfazione che gli
Accordi d i Parigi hanno evitato il peggio salvando l 'Alleanza atlanti'ca, si fa promotore
di alcun e iniziative che rilancino la pol itica di integrazione
europea.
Gli obbiettivi propo sti sono
la creazione di una Comunità
degli armame nti che comporti
un bilancio comune, l 'estensione delle competenze della
C.E.C.A. ad altre fonti di energia (in partico l are l 'energia
atomica), l 'organizzazione europea dei trasporti e dei mercati agricoli, ia creazione di
grandi spazi comuni euroaf:ricani, la convertibilità monetaria fra le monete europee e
l'avvio verso una unione economi ca da realizzarsi in un
periodo stabilito di dieci· o
qui ndici anni.
C'è materia, come si vede,
per una politica europea a
vasto respiro, e si potrebbe
quasi dire che ce n ·è fin troppa, se si considerano le premesse attuali: più scabroso d iventa il discorso quando si
cerca di capire chi, nella mente dei redattori della risoluzione, rea! izzerà tutte queste
belle proposte. La manie ra
stessa con cui vengono presentate lascia intendere che si
pensi a tante autorità specializzate, ciasc una con la su a
propria competenza, ecc . La
esperienza pa ss ata . e le umilianti vici ssi tudini che da un a
confe renza all'altra ·hanno accompagnato la vita del progettato poo l degli armamenti, n on
è e id entemente servita a null a .
re unan imi nel procedere a
queste designazio ni.
Quando, sui piano naziqnale,
si deve risolvere dei problemi
personali, è troppo forte l a
t e ntazione d i ·1sare quelli che
sono senza occupazio ne . E questo ha la sua giustifica zione :
i no stri compiti sono t al m ente
numerosi che quest o procedimento n on compo rta alcuna
disoccupazione .
Ma sul piano inter na zionale,
bi s o ~na assoL.1tamen te vegliare a che l'a zione futura non
sia dev iata, defor m ata, dalle
scelte che si fa nno , sopralt utto
quando le designazioni valgono per parecchi anni .
In s e(;ondo luogo, dobbiamo
preoccupa rci dei nuovi sviluppi che sono necessari, e a
questo pro pos ito vorrei dirvi
una cosa: se non vi sono progressi, se la p oli tica europea
non arrivasse ad estendersi,
possiamo essere sic uri che non
riusciremo a mantenere quel
che esiste, e ciò è vero per la
Comunità del Carbone e dell'Acciaio come per tutte le altre istituzioni e uropee. Avrerr;o dato in iz io ad un ca ntie re,
·' ma questo canti2 re. se non ci
si continua a la vorare, è un
cantiere abbandonato.
Per la C.E .C.A .. essa finirebbe per deformarsi rapidamente, il che sarebbe ancora più
dannoso. P e rché ia più grande minac cia e h~ pesa su di
essa è che sia m ~ nt e nu t a per
diventare una !';:>ecie di cartello interna zion~Je . Essa diverrebbe e sattam~ nt~ il contrario d i quel eh<? ah biamo voluto, e di quel che h<>nno voluto i n ostri Parlamen ti e i
nostr i P aesi .
E' uscito il l o opuscolo
della Piccala Biblioteca
di Europr~ Federata contenente le TESI FEDERALISTE presentate da
A. Spinelli al V Congresso dell' U. E. F.
EURO PA FEDERATA
quaoro nazwn a le -
HA
UE
La più odiosa delle misure,
è certo quella ch e limita all'uomo il diritto di esercitare
le proprie facoltà e capacità
di lavoro, dov e potrebbe farlo
con maggior vantaggio proprio ed altrui.
Le sperequazioni più assurde si riscon tran o fra località
che distano fra loro poche
ore di treno, sol che le divida
una sbarra di confine: al di
là, campi e miniere abbandonate per mancanza di braccia, mentre da questo lato
milioni di disoccupati languono n ell'inedia e nell'ozio.
Lo stesso « piano decennale~ del ministro Vanoni anche a far validi taluni suoi
discutibili presupposti ed ipotesi - urterà contro una formidabile coalizione d'interessi
privilegiati. In ogni caso la
sua attuazione è conò.izionata
ad un sostanziale afflusso di
capitali esteri e ad una cooperazione internazionale c o s ì
stretta e permanente , da equivalere ad una v era integrazione europea su scala OECE,
La politica estera non è
il solo campo in cui gli Stati nazionuali europei non
sono più capaci di rendere
S·ervizi utili ai loro popoli,
ma è eerto il campo in cui
l'assurdità dello loro pretesa di sovranità è più flagrante.
Ognuno di essi ha di fronte al suo popolo la responsabilità di provvedere alla
sua sicurezza, stabilendo di
quali altri paesi sarà amico
o avversario, essendo pronto ad adoperare la forza per
la tutela dei propri interessi
nazionali se troppo pericolosamente m inacciati, indirizzando la propria economia in un senso o nell'altro
con adeguate misure di
protezione e con trattati
commerciali.
Questa complessa attività
aveva un senso quando la
politica estera mondiale era
in realtà la politica estera
degli Stati europei, quanto
accadeva nel resto del mon do non era che un ·appendi-ce
di quel che accadeva in Europa. Gli . Stati europei con
le loro diplomazie, le loro
forze armat·e, le loro economie erano i signori della
pac·e e deUa guerra del
mondo intero. Non erano
minacciati da nessuno f uorché dai loro dissensi. Se
avess.ero saputo superarli
sarebbero stati capaci di dare un ordine ragionevole e
pacifico al mondo intero.
Ess·e ndo r i v a l i facevano
partec-ipare il mondo intero
alle loro dimissioni.
Nonostante questa immensa loro influenza, gli
obiettivi della loro politica.
erano essenzialmente europei ed essi erano in grado
di farla. Le energie umane
e le risors·e materiali che
destinavano
alla propria
espansione nel mondo, ed
all'esercizio della loro influenza mondiale erano una
frazione relativamente p iccola delle loro energie e risorse, le quali erano essenzialmente dedicate al mant.e nimento ed alla continua
correzione degli equilibri di
potenza in Europa. Era questo un compito adeguato
alle loro dimensioni.
-
EU
« Esaminando i da.zi applicati da lO Paesi eu rop ei sui
prodotti industriali ed il rispettivo reddito medio pe1·
abitante, si constata c he ad
elevate incidenze eli dazi s'i
accompagnano
generalmente
bassi r eddi ti e bassi salari e
viceversa» .
persegui-
re una p olitica di f-ieno Impiego e promuovere ad un
tempo la produttività a costi
decrescenti,
eliminando
le
aziende antieconomiche; espandere la spesa ed i pubblic1
investimenti e prefiggersi il
pareggio del bilancio e la stabilità finanziaria; sobbarcarsi agli oneri sempre più pesanti del debito pubblico, della difesa d ell' assistenza sociale, e salvaguardare il potere d'acquisto d ella mon eta.
Ci si comincia a rendere
conto ch e n on vi sono, su base nazionale, alt ernative ad
una situazione n ella quale H
divario fra la sproporzione
dei m ezzi e il volume delle
necessità si accentua sempre
più. n p eggio si è che, in Italia, non è possibile accantonare questo o quel problema,
rinviare questa o quella soluzion e, perché i bisogni sono
così incalzanti, le esigenze così legittime , gli inter essi talmente connessi, che una scelta
divien e pressoClhé impossibile
e pertanto estremamente difficile stabilire una graduatoria di priorità.
L e fratture che si producono n el sottosuolo dei partiti democratici, sono un tentativo di romperla con gli schemi e le formule tradizionali ,
di cui è ormai palese l'insufficienza. Dobbiamo assecondarlo: non si tratta di orientamenti, di destra o di sinistra, di correnti o di tendenze: ma della lotta fra le forze della conservazione nazion ale e le nuove forze che sentono l' esigenza di un ridimensionamento dei termini e delle strutture politiche. Queste
ultime - siano esse liberali.
cattoliche o socialiste - non
potranno non convergere e ritrovarsi sulla piattaforma europea: la nostra.
I
IL REGNO DEI SOGNI
UE
Le alternative
Una critica, anche superficiale, delle con traddiziom in
cui si · dibatte il nostro Paese,
mostra all'evidenza come non
sia più possibile - entro il
AH
Se gli Europ·ei dubitassero
quale prezzo essi pagano per
illud ersi di mant en ere intatte
le loro sovranità nazwnali, si
affretterebbero a ripudiarle, in
luogo di mostrarsene gelosi.
Spetta a noi federalisti a.prire loro gli occhi, mettere a
fuoco alcune verità elementari, che i pregiudizi, il conformismo, l~ mistificazioni di
una propaganda interessata,
riescono a travestire e ad
occultare.
23.753 km. di frontiere, ad
occidente dell' U.R.S.S., decompongono un territorio inferiore a quello d ell'ex Russia europea, in 26 o più Stati,
Jilinuscoli o di men che medìa grandezza. Tutti, più o
meno , sono oggi sogg etti a
protettorato , vuoi sovietico
vuoi americano, che n e menom a - in forma e misura
diverse -- l'autonomia politica e la liber tà delle scelte.
Malgrado ciò, lo <( S tato degli Amministratori d ella Sovranità » inalbera dovunque
la bandiera n azionale, fmgendo di tutelarne l'onore e
l'indipendenza, per gov ern a re
a proprio profitto la n az10ne
degli amministrati.
Esso continua infatti ad
Imporre ai cittadini, servitù,
prestazioni ed onerosi tributi,
a nch e quando è perfettamente consapevole di non essere
più in grado di fornire quei
servizi e quelle utilità, che
rientran o fra i compiti ed i
tondam entà.li doveri di uno
Stato moderno.
Non è più in grado dì difendere i <( sacri confini ~ della Patria, . nè di proteggerne
gli abitanti, nel caso d1 un
conflitto generale; e nondimeno profonde centinaia di
miliardi e trattiene i giovani
per uno o •più anni nelle caserme, onde educarli al sacrificio e addestrarli all'uso di
armi, c>..he forse avrebbero
egregiamente servito a vincel'P. lP. battaglie del passato,
ma con le quali - n ell'epoca
dei cannoni e dei missili atomici . e delle bombe termonucleari - ha molte probabilità di p erdere le prossime.
Tuttavia, fedele all'antiquata diplomazia d elle alleanze,
pensa di rim ediare alle ma>lchevolezze del proprio esercito, sommandole alle manchevolezze · degli eserciti di altre
nazioni, come appunto si appresta a fare con l'U.E.O.;
stimando ciò preferibile, alla
reciproca lìml.tazione delle prerogativ e sovrane, inseparabile
dalla costr uzione di 11n efficiente esercito europeo.
Ma lo <( Stato degli Amministratori della Sovramtà »
non è n eppure in grado di
assicurare a1 propri soggetti,
un livello di VIta degno d.i un
popolo civile.
Proteso nella difesa dei <( Superiori (e non meglio identificati) interessi deua Nazwne », ha escogitato e messo in
opera una s erie di discriminazioni concernenti quas1 tutti
i prodotti del suolo e della
industria, gli scambi di ricch ezze e p erfino le attività
scientifiche ed umane.
Queste discriminazioni, che
assumono infiniti aspetti e
caratteri vessatori - dazi a
scala mobile, vincoli alle persone, ctearing, contingentamenti, controlli sulle vamte e
sui trasfenmenti, ecc. - hanno il potere di far rincarare
le m erci, di impoverire i mercati, di limi tare i con sumi, di
diffondere la p enuria e la disoccupazion e anche dove potrebbero r egnare l'abbondanza ed il ben essere.
GUIDO COMESSATTI
EU
23.753 km. di fron6ere
cioè alla rottura dei nazionallsmi economici.
Torna attucue l 'avvertimento
di. Em ery R eves, nel suo dimenticato libro The Anatorny
of peace: «La soppressione
della disoccupazione all'interno di una struttura politica
sezionata, come è lo stato nazionale sovrano, è un mito
oppure è il fascismo».
Sovranità generatrice
di mifieria
Il DISCORSO DI CARON AL SENATO
HA
La facilità dei consensi che,
n egli ultimi anni e fmo al
naufragw della C.E.D., cllsplegava le vele multicolori del
vascello che fu un poco l'emblema dell' <( emm-eff-e » , non
appagava nè ci persuadeva.
Adesso che la barca è scampata a stento ali~ procella e
le vele p endon,o nell'infida
bonaccia d1 una falsa distenswne, tutti gll europeisti d 'accatto - com e i topi che fm- ·
lana il pencolo si sono
messi in salvo sulle vecchie
scialuppe nazionali.
Non andranno lontano.
A ·noi, della ciurma, tocca
mettersi ai remi, per dnzzare la prua cancro corrente.
Conuannati ad operare in
un 'imbienLe imma turo e svagato, contro una realtà r efrattana a consentire aue rmunziè ed ai mutamenti richiesti
dalle soluzwni soprannazwnali, i Federalisti si erano
illusi di poter vincere la loro
battaglia con le armi convenzionali della politica corrente: pressioni sui gruppi dirigenti, intese o comprom essi
elettorali, acc31par:ramento di
p erso nalità, ecc. Con quale
ri sultato, meglio non ricordare: c:he cosa, del r esto, era
lecito attendersi da par titi ,
uomini p olitici ed esponenti
d'interessi tipicamente nazionali? che collaborassero alla
amputazione dei propri prlvilegi?
Per una politica
estera europea
AH
DISSIPARE LA NEBBIA
Pag. 7
(Continuazione dalla 3a pag.)
mai di ripetere che gli St·ati nazionali, nell 'attuale situazione creatasi nel mondo,
dominato dalla presenza di
tre grandi costellazioni di
Stati, non possono dar vita
che ad economie più o meno
malat.e, autarchiche e quel
che è peggio ingiuste.
L'esigenza del federalismo, quale io oggi con ben
mod•e sta possibilità ma con
fede' incroHabile affermo, è
4.uella quindi delle migliori
tradizioni di Mazzini e di
Cattan~ eo, dove la visione
na:zion·ale si innestava in
una v1s10ne rivoluzionaria
di trasformazione d e l l e
strutture statutali, secondo
i principi di soEdarietà
umana e di giustizia sociale.
Ho detto · éhe gli Stati
Nazionali sono incapaci · di
dar·e . og gi ai popoli quan ~ o
ad essi nec·éssita in via prmcipaH~: la p ace, la libertà,
lo sviluppo economico e socialer ma vorrei tentare, ·
sulla strada di un illustre
ma·e stro, di dire qualche
cosa di più, e cioè che gli
Stati nazionali non inc·arnano appieno tutta la democrazia.
La democrazia è essenzialment-e la ricerca per
l'uomo di un controllo su se
stesso, un m .e zzo per urna~
nizzare il po tere d ell·uomo
sull'uomo. Ma questo pote-
re non si esercita in un ambito stabilito, una volta per
tutte; delle dimensioni d-e lla
Nazione. La democrazia postula, al contrario, il maggior·e allargamento possibile. Al massimo essa richiede una città umana ed inoltr·e un pote re adeguato ai
bisogni reali d•ell'uomo. Ora
il quadro puramente nazio naJe non è né il solo p ossibile né il solo auspicabile.
In certi ambiti la dimensione deJ I?otere può essere
anche piu piccol·a di queUa
d·ello Stato. Si tratta pr·e ci·Sam:ente della formula del
fed·e ralismò e del decentramento interno.
Nell'ideale
democ,ratico
non soltanto nulla si oppone ma anzi tutto spinge
che, p~r es·emp~o . per 1e- questioni di amministrazione
loc ale, o per le questioni
culturali, il quadro pel .qua, le si eserclta il poter democratico sia meno ampio di
quello dello Stato. Simmetricamente, in altri .campi,
il potere può essere sovranazionale, se i b'isogni dei
cittadini lo esigono: Il che
è proprio il caso dei mer_. ca ti che p er aver•e una d~­
mensione ottimale,
come
dicono . gli eco.no misti, debbono, attualmente, super,ar·e quello degli Stati Euro pei, Lo stesso s.i può dire
della difesa comune .
Ciò che la democrazia
esige non è che il potere si
eserciti in un quadro puramente nazionale, ma che in
ogni grado, interno o sopranazionale, tragga sempre la
sua origine dai governati e
che il suo esercizio sia condotto n el rispetto degli individui e d·ei gruppi. Ma è
c·e rto che essa trova la sua
migliore
espressione
nei
rapporti tra i P aesi, in gruppi sovranazionali e richiede per se stessa un allargamento della società ed in
ultima analisi tende all'universalismo
Con lo stesso ardore perciò con il quale auspico che
il Gov·e rno favo-risca ed attui coraggiose riforme interne per migliorare l'economia nazionale, con la
stess'a fede con la quale
auspico che lo Stato si articoli e si consolidi in un
organismo dinamico aJ servizio del Pa·e se, io auguro
che, approvati questi Accordi di Parigi, il Governo
riprenda decisamente, con
iniziative sagge o con l 'ade -rire a queUe proposte da
altri, la marcia verso l'unità dell·Europa in una Fed·e razione di popoli, che sola
appagherà quel . sentimento
di dinamismo economico e
di rinnovamento sociale che
è nelle nostre aspirazioni
più vive e più sentite.
Quest.e circostanze non
esistono più . G razie alle loro feroci rivalità, gli Stati
europei stess1 hanno provocato un cambiamento rapido e radicale della realtà.
Nel giro di soli trent'anni in
seguito a due guerre che sono state mondiali appunto
perché gli Stati europei determinav ano con le loro
follie, come con la loro s·aggezza, l a sorte del mondo,
è accaduto che tutti i dati
fondamen tali della politica
mondiale si sono radicalmente modificati.
Mezza
Europa è s ': ata ~ottomessa
al faraon ic o imp e ro sovietico. L'altra metà continua
a vivacch ia re conservando
l'antico regime degli Stati
sovrani e facendo perciò,
eh: ;:; cuna di essi, fra l'altro
anche p olitica estera. Ma
probl€mi nuo vi dominano
.ormai la scena della storia
um a na, di fronte ai qu ali
gli Stati europei sono diventati del tutto impotenti,
p·erché incapaci di affrontarli.
Indichi amo qui con rapidi
cenni e r is ervandoci di tornare più diffusamente su
ciascuno di essi, i grandi
temi reali della politica
mondiale di oggi.
Anzitutto c'è il tema dell'antagon ismo fra democrazia e comunismo. Due conC·e zioni totali della vita
umana si affrontano, e la
loro lotta non si svolge più
all'infuori d e l l a politica
estera, nell'interno di ciascun paese, ma investe questa in p ieno e subordina i
dibattiti di politi·ca interna
alla politica estera, p erché
tanto il comunismo quanto
la democr azi a sono oggi incarnati in numerosi Stati, ~
J..e due più grandi potenze
del mondo, Stati Uniti e
Unione Sovi-etica, ne sono i
più fieri sostenitori. In secondo luo go troviamo il
probl·ema dei rapporti e
delle tensioni interne di
ciascuno dei due grandi
campi antagonisti - democratico e comunista - cioè
il problema del come vanpo
rego·l ate le relaz:oni recjproche fra paesi democratici,
e rispettivamente fra paesi
comunisti.
Il terzo grande problema della poli t · ca mondiale
è qu ello dell'Asia - cui sotto que sto aspetto si deve
unire anche la parte africana del mondo arabo - la
quale, ridestata dag·li europ ei con buone e cattive maniere da un sonno secolare,
ha ora riconquis tato la sua
indipendenza ed è travagliata da immensi e pericolosissimi problemi di civiltà
- economici, sociali e politici.
In quarto luogo troviamo
il tema dell'Africa negra
che è ancora nel suo insieme
sottoposta al dominio degli
Stati europei, ma che mostra chiaramente di non
poterei restare più a lungo.
L'avvenire
dell'umanità
dipende essenzialm~nte d~
modo Jn cui quest1 grandi
problemi saranno affrontati. E dicendo ciò non si deve pensare ad una figura
retoric.a, co-me per il passato, quando la vita degli uomin-i procedeva press' a poc~
uguale quali che fossero gll
eventi della politica estera.
Se da questi contrasti venisse fuori una nuova guerr-a di grandi dimensioni, le
armi atomiche e termonucleari che sarebbero in essa
· impiegate avrebbero cons·e guenze catastrofiche non
solo per gli Stati e per la
loro potenza, ma an~he per
il più piccolo, ins1gmficante
ed appartato esser-e umano.
L'·equilibrio à i potenza,
politico militare econoJ?iCo
fra i vari Stati europe1, le
loro antipatie e simpatie
r·e ciproche, i loro risentimenti, il loro sforzo di por(continua in 8. pagina)
- ··- -- - - -
-----
- --· - -- -~
--- ----~__...
_______________________________
EUROPA FEDERATA
Pag. 8
LA «KR -USCIOVCINA»
Si tratta della non conoscenza, spesso volontaria,
di tutto ciò che costituisce
il clima della lotta per il
potere in un regime dispotico e che non è esattamente quello di una « Direzione colleg'ia.le ». Lo studio dei complotti di palazzo, o delle lotte di successione ne gli imperi orientali,
dei Sassanidi, degli Assiri,
o del Regno di Abdul Hamid ci portano ben più vicino a questa realtà, che
non i facili paragoni con
le democrazie parlamentari
che, per difettose che siano,
appartengono a un' altra
epoca da quella degli imperi totalitari. Infatti ogni
p rogresso di questi imperi
nel momento presente, in
rapporto ai nostri regimi
liberali, rappresenta un regresso nel tempo, una reazione oscurantista nel sen··
so più preciso della parola.
I miti ci presentano, come
avviene sovente, questo pas-
sato sotto forma di avvenir.e. Ma compito della riflessione e del pensiero è di
criticar-e i miti e non di
adorarli.
Malenkov, degradato per
incompetenza, sarà forse
un giorno giudicato per sabotaggio, secondo il precedente di Rykov, capo del
Governo un tempo, poi
commissario alle PP. TT. e,
qualche anno più tardi, giustiziato? Ci si rallegra d-e lla dolcezza della caduta dell'uomo che, perfino nel fisico, simbolizzava la politic·a
del burro, ma ci si dimenticano le tappe della caduta
di altri dirigenti. Comunque, l' armata moderatrice
non farà sentire la sua forza? Voroscilov, Bulganin,
Zhukov ... Marescialli, a voi!
A dire il vero, noi non
sappiamo se l' U.R.S.S. vada v·e rso un Governo di
marescialli oppure verso il
re g n o del sunnominato
Krusc-ev - verso una « Kru-
sciovcina », come diranno
allora i russi.
Ma t-entando di pronunciare questa parola - meno
facile certo, che, per esempio, « Direzione collegiale »
- si capirà un po' meglio
che questi avvenimenti non
debbono essere tradotti nei
termini troppo familiari e
rassicuranti dell-e « democrazie corrotte ». Essi, al
contrario, · debbono essere
intesi come strani, estranei
e oscuri. Lo sono certamente per noi, testimoni lontani, che studiamo questo regime un po ' come fanno gli
archeologi di una civiltà
scomparsa, dalle tracce appena decifrabili, ma essi
non lo sono meno per quel
popolo russo - sempre imbavagliato, sempre passivo,
mai interrogato, mai inform ato che, ancora più
tardi che il resto del mondo, sa che sta per cambiare
capo, anzi, pardon! , Padre.
UE
al suo viaggio - espresso.
« Per quel che posso giudicare, egli conclude, la Russia è attualmente diretta da
un gruppo di uomini intelligenti, ma non anormalmente intelligenti ». Forse,
però, gli ospiti del Kremlino non sono stati, neanche
loro, colpiti dall'intelligenza anormale del loro visitatore di una sera.
Se noi citiamo così a lungo le considerazioni di Bevan - tra tante altre dello
stesso tipo - non è perché
questo viaggiatore sia stato
perseguitato dalla sfortuna.
Perché, dopotutto, le semplici leggi del caso avrebbero dovuto bastare a impedire che tante costatazioni e previsio ni n on venissero così radicalmente smentite. Si tratta piuttosto del
principio che ispira questo
genere di discorso, che ci
sembra esprimere, in termini assertori e profetici,
una ig·noranza enorme.
FRANçOIS BONDY
EU
EU
equilibrio europeo. Per la
Francia si tratta sopr-attutto
di non essere più debole
della Germania, di risolvere a proprio favore il pro blema della Sarre, di costruirsi di nuovo pazientemente tutte le necessarie
garanzie contro il VICino
d'oltr-e Reno. Per la Germania si tratta di far compr-e ndere ad un mondo in
tutt'altre faccende affaccendato, che tutto va subordinato al problema della
propria riunificazione nazionale. Per l'Italia si trattava ieri di Trieste, ed og·gi
di s-aper-e se le proprie
chances di « grande » potenza sono meglio assicurate stringendo buoni rapporti con Londra, con Parigi,
con Bonn. Per il Lussemburgo si tratta di conservare la
protezione della propria
agricoltura ...
E' questa la politic-a per
cui sono tagliati gli Stati
europei, come le antiche
città greche erano tagliat-e
per la politica di alleanze e
rivalità fra Sparta, Atene,
Tebe e Corinto. E come qùeste non potevano affront-a re
i problemi totalmente diversi posti dall'apparire del
regno macedone e poi di
Roma, così gli Stati europei
attuali sono organicamente
incapaci, ed è perciò inutile
pretender·e da loro che lo
siano, eli accorgersi davvero
che il loro lavorio diplomatico ha cessato di essere una
cosa seria. I loro problemi
di equilibrio di poten~a al
livello europeo non determina più il r-e ale rapporto
delle forze nel mondo, da
cui solo dipende l'andamento reale della politica estera. I loro eserciti non sono
più atti a difenderli. Le loro
rivalità economiche non
hanno più influenza sulla
economia mondiale. I loro
problemi nazionali non sono più' obi-e ttivi perseguibili.
ma solo aspetti collaterali
di altri problemi ben più
HA
AH
tare o riportare a termine
le loro aspirazioni di unità
nazionale, le frontiere sacr-e di cui si circondano o
cui aspirano, il loro desiderio di rosicare, se p ossibile, un po' dei territori dello Stato vicino, gli alambiccati tentativi di proteggere
questa o quella industria
nazionale dalla concorrenza del VICino, tutto ciò
insomma che costituiva !'-essenziale della politi-ca estera di questi Stati è div-e ntato futile, privo di importanza decisiva per la sorte
sia singoli popoh europei,
che . del resto de1 mondo.
IIi ciascuno dei nostri
paesi l'uomo della str.ada se
n'è accorto, più o meno
confusamente, e non ha
perciò più nessun rispetto
profondo per il proprio Stato, che sa pretenzioso ma
impotente. Ma gli Stati europei, e per essere più precisi, i loro diplomatici i loro
uomini di gov-e rno i loro
parlamentari i loro uo-m ini
di partito i loro giornalisti,
S•alvo rare ecc-e zioni personali, non se ne sono accorti
e vivono nel reg·no dei sogni
nel quale si compiono g-e sti
e gesta senza portata alcuna, senza conseguen~a. senza responsabilità. Tutti costoro parlano e scrivono
molto di cos-e del mondo. I
nostri ministri svolazzano
da un paes•e all'altro e da
un continente all'altro, si
fanno inchini e sorrisi o si
mostrano i denti. La stordente propaganda dei fotografi, dei giornali, della televisione, della radio, del
cinema, ce li mostra indaffarat-i a conversar-e di cose
div-e nute più grandi di loro.
E quanto meno contano,
tanto più si prodigano in
gesti inutili.
Tito, incerto di tutto, sospeso com'è fra Oriente e
Occidente, vuole dare a cr-e dere di . ess·ere capace di
contribuire davvero ad un
più ordinato assetto del
mondo. Ancor ieri MendésFrance, che non sapeva far
mantenere al suo paese
qualsiasi impegno, presentava la Francia e se stesso
come il naturale mediatore
fra Mosca e Washington.
Martino pensa di poter proporre una conferenza europea che Molotov non è riuscito ad ottenere; Churchill
si fa venire le lagrime agli
occhi mettendo in guardia
il parlamento e il mondo
contro H pericolo della bomba H, ed assegna, quasi come maestro che dà premi di
buona condotta, attestati di
g-rande potenza. Adenauer
stesso, il freddo e sag~ gio
vegliardo di Bonn, perde il
senso della misura e lancia
appe-lli per la pacifica soluzione del problema della
bomba termonucleare.
Bisogna aggiunger-e, per
esser-e nel vero, che tutti i
nostri ministri diplomatici
giornalisti, sanno anche loro
di non parlare sul serio.
Tutto questo loro agit-arsi ed
inquietarsi di grandi proble mi mondiali non è altro che
pura cort-esia mondana che
essi, carichi della secol are
saggezza politica europea,
fanno ai barbari americani,
russ-i, asiatici che indebitamente occupano oggi i primi posti nella scena mondiale. Ed è anche un modo
per tentare di dare a creder-e ai loro popoli che stanno
v-e ramente occupandosi dell-e cose veramente importanti.
Ma ciò a cui credono e si
appassionano, ciò che riempi-e il maggiore spazio negli
archivi delle cancellerie e
nene teste dei diplomatici,
il sogno che i nostri Stati
ed i loro dirigenti e funzionar-i continuano fervidament-e a sognare, è l'insi-e me
dei vecchi ed insoluti problemi che conc-e rnono la
posizione della propria nazione nel concerto e nello
UE
(continuazione d ella 7. pag.)
AH
Per una politica estera europea
HA
« Oggi prendono parte al
potere un gruppo di individui che senza dubbio assomigliano più al Comitato
dirigente di una grande impr-e sa che a un Gabinetto
ministeriale
occidentale »,
scriveva Aneurin Bevan in
una corrispondenza apparsa nell'Express del 18 sett embre 1954, sotto il titolo
allettante : « Pranzo con
l1alenkov ».
L'espressione « Direzione
collegiale » o « Consi glio
d'amministrazione » ha fatto fortuna, ed i recenti mutamenti in seno al personale dirigen te dell'U.R.S.S.
hanno fatto fiorire questo
rassicurante paragone sotto
l a penna di altri persp icaci
osserv-a tori. P aesi feli ci -aveva già osservato Sartre
- in cui i. dirigenti pensano in termini di compiti
obiettivi da assumere, e non, .
co me i terribili parlamentari borghesi, in termini di
p osti da occupare e di riva- li tà tra persone e cricche.
Ma seguiamo ancora il
leader della sinistra lavoratrice e i suoi commensali
(noi che ci limitiamo a
spulciare i testi, dobbiamo
cerc are di profittare delle
nuov-e visioni che porta un
viagg·iatore di qualità ammesso nell'intimità dei
Grandi). Bevan è stato colpito dallo scarso formalismo
ger-archico e dalla cordialità
confidenziale che re gnava
quella sera, malgrado la
presenza di uno straniero
in seno alla « Direzion~
c~llegi-ale ». In questo pertodo, Malenkov aveva già
abbandonato da tempo la
Seg-reteria Generale d e l
Partito. Ma Bevan non se
n e preoccupaya: « quando
toccò a lui di prendere la
parola - egli annota - non
si chiese chi det-e nesse il
potere supremo ». Potere
basato sulla « competenza »
come sulla « disinvoltura e
la cordialità » che emanavano da questo « presidente
arbitro ». Del resto, Bevan,
a questo stesso pranzo, osse~vava · che la società sovietica si va · rapidamente
liberalizzando e « importanti personalità non possono più essere arrestate,
giustiziate o esiliate per
decisione di un potere arbitrario e tirannico ». E
Khrouchtchev? Egli non s-arà « è più che evidente, un
nuovo Stalin », nota il visitato-re. « Non ci arriverebbe
anche se lo volesse ». I suoi
colleghi lo ascoltano « con
una divertita tolleranza »,
e, lasciandogli le responsabilità della produzione agricola, g-Ii hanno forse « off-erto una coppa avvelenata». Quella coppa sarebbe
« una nuova tappa della lotta per togliere ai funzionari
del Partito la responsabilità
del Governo ».
Sempre ben ispirato Bevan ci confida ancora :
« L' uomo la cui posizione
sembra consolidarsi più rapidamente _è Mikoyan, min ist ro del Commercio, che
mi è parso in eccellenti
rapporti con tutti i suoi colleghi» .
Lo stesso , clima affettuoso regna tra i successori di
Stalin dal giorno in cui i
Tr-e Grandi Malenkov,
Molotov e Beria - pronunciarono le 01·azioni funebri
d-el Maresciallo defunto e
proclamarono la loro indissolubile unione. Ma essi
av-e vano contato sulle astuzie dell'Occidente che - e
questo non era sfuggito a
:mr. Claude Bourdet - doveva consegnare Beria al
carnefice e rovesciare subito dopo Malenkov (così co:rne egli aveva - vivo Stal~n comprato tanti vecchi bolscevichi e giovani
marescialli...). Curioso Occidente, in verità, che si
preoccupa tanto di una Potenza che comand~ a suo
piacere i fili, e di cui fa e
disfà i Governi!
Ma ritorniamo a Bevan e
ampi e ben più gravi. In
queste circostanze gli Stati
europei vedono la loro stessa indipendenza diventa re
sempre più fittizia. Ma, posti di fronte a problemi su
cui non possono più aver
presa, si rifugiano, come
certi malati, nel regno dei
sog·ni, poiché la realtà li riduce al silenzio ed alla
paura.
Se il mondo potesse fare
a meno dell'Europa, si dovrebbe sorridere, sia pure
con malinconia, di questo
museo vivente di anticaglie
diplomatiche cui è ridotta
l'attività diplomatica dei
nostri Stati. Sorriderne e
disinteressarsene. Ma il fatto è che il mondo non può
fare a meno dell'Europa.
Uno dei tratti più assurdi
della attuale struttura politica europea è che i nostri
stati sovrani impediscono
agli europei di vedere l'Europa, mentre per americani,
russi, asiatici, i singoli Stati
europei diventano ogni giorno più evanescenti, e nei loro calcoli l'Europa è ogni
giorno di più considerata
come un tutto. Questo tutto
è oggi s-c onnesso e senza
volontà propria nella politica estera, e ciò può ad alcuni piacere e ad altri dispiac.e re, ma in ogni caso è
un insieme di uomini, di
esperienze, di conosc-e nze,
di ricchezze accumulate, d.i
forze produttive di cui il
mondo non può fare e non
farà a meno. Ciascuno dei
grandi problemi della attuale politica mondiale sopra
accennati, avrà conseguenze
di una por tata immen sa
sull'Europa e sarà in modi
assai diversi, a seconda che
questo vecchio centro di civiltà umana che è l'Europa s a r à in essi una
volontà unita, attiv-a, consapevole ed all'altezza deUe
cose da·' fare , o continuerà
a viver-e nell'antico regime
deUe sovranità nazionali
con le loro fisime diplomatiche, con i loro ministri volanti, con i loro meschini
nazionalismi politici ed economici.
POLYBIOS
Abbonarsi ad <<Europa Federata>> è il modo più immediato e tangibile di dare la propria adesione alle idee per cui essa si batte. E'
solo col sostegno di un Ié\rgÒ numero di fedeli lettori che <<Europa
Federata >> può rafforzarsi ed operare più fattivamente nella lotta
per gli Stati Uniti d' Europa
EUROPA FEDERATA
periodico del MOVIMENTO
FEDERALISTA EUROPEO
Direttore
PAOLO BOGLlACCINO
Direttore responsabile
ALTIERO SPINELLI
R edazi one e Ammin istrazion e : Piazza Trevi 86, Roma
T elefoni: 687.320- 684.556
C. c. po st al e n. l j31622
Abb ona m ento annuo L. 600
Sostenitore L. 5000
E stero L. 1000
St a b . Tip . SEI - V. T ritone, 61
~--
------~----------
Anno VID • N.· 5
Ro•a - l Aprile 1955
Redazione e Amminis trazi-o ne: Piazza T ~revi 86, Roma
Telefoni: 687 .32(}- 684.556 - C. C. postale n . l/3 1622
'ùna copi'a L . 30 . ABBONAII/IENTO an nuo L. 600
So ste nitore IL. 5006 - Estero L. 1000
Al
Co~moresso
di
Toru~m®
rOlfR. NemBi ha avanutio
l~ segm~nti r~chieste
Il popolo euroeeo esiste, ma esiste
oppresso, Ol(vilito e semincosciente,
a causa del perdurante antico
· regime degli Stati nazionali . sovrani
EU
AH
UE
politica est~ra: una hnterptetazhme rest.rittiva ·
del Patto Atlantico e de~­
r U.KO.; _riniziativa ioo
favore della distensione
e de~~a tm~lficazione di
una · Germania , neutralizzata; nmpeglillo a chn~-
EU
der®mma Colillfewenut per.
ha rndunznoli!I~ degU arma. melfllt~ ; la comlamma deU~
aimn·- a.tom~che e mu~~ea­
rn; nll'~~OliliOSC~m r,an[o de~­
la Ch11 a C®ll lmlffiista; mna
HA
UE
ta che molti finiscono per
ripor.re,. in mancanza dl un
potere politico europeo, nel
potere politico dell'America
o della Russia, che ha almeno il vantaggi()_ di esse re
superiore a quello, divenuto
futile, dei nostri Stati.
Da ques te constatazioni
. appare chiaro quel che de ve
intendersi . quando si parla
di popolo europeo. Esso non
esiste ancora come realtà
politica operant.e, ma esiste
come esigenza, come aspirazione. L'ostacolo che ~
trova alla propria pien a
re alizzazione è costituito
dal sistema d·e gli Stati nazionali sovrani.
H popolo em:opeo esiste.
ma esist-è oppresso, avvilito
e semi-incosciente, a causa
del p·e rdurante antico regime de gli Stati nazionali
sovrani.
I federalisti non sono al tro che l a parte cosciente
del popolo europeo ed il loro compito unico è quello
di tro vare forme di agitazione e di protesta, le più
larghe, le più .energiche, le
più cons·apevoli possibil~ pe_r
combattere
questi
1doh,
presuntuosi ed impotenti
nello stesso tempo, che sono gli Stati sovrani della
vecchia Europa. Se un m odello dovremo prendere, .
sarà il modello di Gandhi e
del suo Congr·e sso indiano,
il quale di anno in anno ha
raggruppato una pa_rte. cre scente del popolo md1ano,
che diventava consapevole
delta ne cessità dì metter fine al dominio inglese, e di
creare la Federazione indiana. Poiché anche il dominio
inglese in India era una
macchina per dividere i popoli.
I « realisti » hanno potuto
a lungo dir·e che il popolo
indiano in realtà non esìstev·a. Eppure H Congresso
indiano, dopo essere stato
pe'r decenni il centro di r~ c­
colta id·eale del popolo m dian o è infine ben riuscito
a far di questo una realtà,
a dispetto di tutti i realisti.
AH
mino da percorrere, dì contribuire alla s'celta delle . decisioni comuni, e di ac·c ettare queste decisioni anche
quando si è rimasti in minoranza.
·
Come si può parlare di un
popolo europeo se queste
quattro carat teristiche essenziali - problemi. comum,
potere politico comune, dìritti e doveri comuni dei
singoli, consenso popolare
effettivo - non si r itrovano
tutte con la assoluta precisione con cu1 si riscontrano
nelle nostre singole nazioni?
Se , si pensa con . pigrizia
e superficialità - come fa
la m aggio ranza del nostro
mondo politico si può
dire che un giorno, se e
qu ando lo Stato federale
europeo esisterà, ci sarà un
popolo europeo, ma che ogg1
non ci sono altri .popoli
fuor ché le n azioni organizzate politicamente negli
Stati nazionali. · Se però si
guardano le cose un po · più
<la. v ;~ in? l r ~on~_m.J.sioni ;ut
si d<. ve ·giun gere - sono al·
quanto differepti. .
C'è anzitutto un insieme
d1 affari pubblici ·che non
possono essen; ·gestì ti più
~ai singoli St,à.ti. I,lla esigono
soluzwni urìit'.ariè sopranazionali. Il niei'cato comune,
la solidarietà e la giustizia
sociale, la difesa, la politica
estera possono essere ammi nistrate seriame nte, nell'interesse comune dei popoli
democratici dell'Europa continentale, solo se sì cerc·ano
e si danno soluzioni volta a
volta uniche e valevoli per
tutti
Non c'è m vece ancora un
pot·e re politico europeo che
amm inistri a nome di tutti
au-esti affari comuni. I singoli Stati con tinuano a d·e tenere lo ro tutti gli strumen ti di amministrazione,
pur senza essere più capaci
dì amministrare gli affari
sopra indicati nell'interesse
dei loro popoli. Solo nel
campo del carbone e dell'acciaio hanno fondato una
assai modesta istituzione
sopranazionale - l'Alta Autorità della C.E.C.A. - troppo debole ed estesa ad un
troppo piccolo s·e ttore. In
tutti gli altri settori, che
sono pur divenuti di interesse europeo, gli Stati si
oppongono sordamente ana
creazione di un potere europeo ed al trasferimento
ad esso dell'amministrazione degli affari comuni. Con
continue conf·erenze, accordi, progetti tentano l'impossibile, cioè la realizzazione
d i un a soluzione unica mediante sei strumenti dì esecuzione indipend·enti l'uno
dell'altro.
L'inquieto S·e ntimento di
un a solidarietà europea che
va al dì là del1e nazioni, di
una sorte comune che ci
lega ormai tutti, della ne cessità di sviluppa re una
coscienza ed una volontà
politica eu ropea, è ormai
assai diffus a, e si manifesta
sia nella sempre più scarsa
stima in cui ovunque è te nuto il proprio :Stato nazionale, sia nella vasta simpatia g.enerìca' per l'idea
dell'Europa, sia nella speranz disperata e rassegna-
HA
Mentre i nostri governi e
parlamenti _ si sprofondano
pigram-ente nella politica
reazionaria della .conservazione e del consolidamento
della _sovranità nazionale,
incuranti delle conseguenze
rovinose che ne deriveranno per i loro paesi rispettivi, i fede ralisti si sono
impe g·nati in un approfon - ·
dimento del proprio pensiero politico, allo scopo . di
meglio giudicare la propria
azione passata e di meglio
prepararsi a quella futura.
Nel corso di questa meditazione - che è un segno della loro vitalità - un'idea è
affiorata, che era implicita
nella nostra dottrina, senza
tuttavia essere mai stata
formulata con chiarezza un'idea che è insieme semplice e ri 'l d 'immense possibilità di sviluppo. Sl tratta
dell'idea del Popolo Europeo.
Bisogna '· dire che molt1
federalisti restano spesso in
un dubbioso atteggiamento
dinanzi a quest'idea. Da
una parte non -po;ssono non
accettarla, perché appartiene senz'altro al patrimonio
del loro pensiero politico.
D'altra parte sono in disagio di fronte ad una espressione insolita che nelle circostanze attuali s e m b r a
corrispondere assai poco
àlla realtà.
Eppure i federalisti possono aspirare ad essere una
forza decisa a trasformare
radicalmente l'ordine esistente in Europa, solo nella
misura in cui sono consape voli non già di essei\e i detentori di una buona formula 'di organizzazione politica
da suggerire all'Europa, ma
nella misura in cUi sono
consapevoli di essere i portaparola delle esigenze più
profonde degli europei.
P.er giungere a questa
consapevolzza occo-rre sormontare alcune difficoltà
provocate dal nostro modo
d'i pensare abituale, che è
sempre tutto in term ini dì
vita politica nazionale.
Che esista un popolo francese, tedesco, olandese e via
dicendo non è messo in dubbio da nessuno. In ciascun
caso · si riscontrano senza
difficoltà le caratt eristiche
fondamentali che permettono di riconoscere l'esistenz a
di un popolo. Ci sono problemi della vita p ubblica
che non solo sono di interess·e comune, ma che de vono anche volta a volta
trovare una soluzione unica
e valevole per tutti. C'è un
pot·ere politico che risol ve
questi problemi comuni in
nome di tutti e impegna con
i suoi atti tutti i cittadini.
C'è un legame diretto di diritti e di doveri fra potere
pubblico e cittadini, poiché
questi hanno da una parte
il diritto di controllare i
loro governanti e di esigere
che gli affari siano gestiti in
un modo conforme alla volontà della maggioranza;
d'altra parte hanno il do vere di obbedire alle leggi
e di pagare le imposte necess a rie all'amministrazione
degli affari pubblici. C'è infine una permanente volontà di tutti di restare uniti,
di cercare insieme il cam-
du
fD®~ut~ca di am~chia
e t8u
SC3JMbR C®rrB l'U.R.S.S.
Leggete-in questo numero:
ll lal!nnll'i-smo inglese è in 6'1l"Ìsi: le alterne vicende del
cas-o lEevaltll esprimono q~W.aloosa di piiÙl di una semplioo
difficoltà tattica (pa g. 2).
•
Il oont:Umo t ranmta.rsi di programmi di centro-sinistra in effettiva azione di goveJrru~o di 00111~ro-destm va
attr.ibudto al pianto istituzionale m CUlli opewanw le fone
politiche dei paesi eo:ro~fei ( pag. 3).
•
Ciii r ib.Jmcen-à la politica eu1ropea dopo la ratiiD!ca
deU'U.JE.O.? (pag. 3).
•
Disan1rull, disteJIAsioae, unifìlcaziOll!le ted sca, formano
l'oggetto di
~ntinl!lle
proposte di
Dilli
ve OOI!Iferenze in-
t ernazionali: ma è possibile mOlltal!'e 1•e-.r (li.\\ll.esta via
p~ù
di qualch e dettaglio dello sta.to gellfieJr-ale della qMe-
stione? (pag. 4-5).
•
Il C{J)lorrnialismo è oostooa: ma sa.ll'à diffic ile impone
a gli a-fricani ruta « oollaoo.mzimte o~rg-anica », cort un
tipo di civilizzazione che si dimostra essa stessa sempre
piàa bisognwsa di amm(J)deJI"'ntal!'Si (pag. 6).
•
La macchina amministrativa italiana è una delle più
pos~ibile una diversa soluzione? (pag. 6).
p esanti e fa.stidiose, ma è
•
La pOllbbHcaziooe dei documenti di Y alta ha suscitato un vespaio di polemiche: quale ne è il fondamento !
(pag. 7 ) .
A. SPINELLI
•
- --
~,..
EUROPA FEDERATA
Pag. !
LA [RISI DEL SOf:IALISMO INGLESE
Le difficoltà del socialismo inglese sono quelle di nn par.tito che non ha alcuna soluzione alternativa all'" escapism, di
Betan edei suoi amici e alla politica del goyerno conservatore
UE
EU
seguono con tenac ia u na politica estera che ha delle linee
ben chiare e ferme anche se in
apparenza su ce rti problemi
può sembrare fluttuante : fondamentale fedeltà alla g rande
C< famiglia dei p op oli di lingua
anglosassone » con tutte le riserve che la tutela rigorosa
de gli interessi immediati brit annici in Eur opa e in Asia
impone, e qui n di di fes a d e l
ruolo di terzo gra nde che la
Gran Bretagna ha finora tenuto. Quanto in questa politica
vi sia di miope e soprattutto
qu a nto vi s ia in essa di sabotaggio più o meno co scie nte
de gli sforzi di i ntegrazione europea (pur se talvolta è stato
fatto buon viso a cattivo gi u oco per non recar un troppo
grande dolo re agli america ni) è
stato detto molte volte e non
è qui il caso d i ripetere. Ora
i laburisti non ha nno opposto
nes~una politica costruttiva a
questa tela pazientemente tes~ut.a, non ha nno fatto
nessuno sforzo per adeguarsi ai dati
nuovi della situazione europea
alle sue effettive e più profonde esigenze. E non si fa certo pro va di molta intelli genza
politica se si dic e che è so-lo
tenendo conto di tali dati e
di tali esigenze che Attlee potrà ridurre l'opposizione declamatoria d e i suoi compagni di
r·ntito o che i labu r isti potranno battere i loro avversari: ad una vecchia politica vernic iata a n~ovo essi dovranno
apporne u na verame nte nuova
e consapevole delle necessità
della geografia politica europea.
ALEXIS
HA
Punto e contrappunto
Per una metodologia
d'opposiziOne
In
una
lettera
mviata
al
M ercurio prendendo lo spunto
da uno seri tto di Serafini sul
nuovo corso federalista pubblicato sullo stesso giornale,
Renzo Morchio, pur condividendo la linea d~ opposizione
adottata dal Movimento Federalista, esp r ime alcune riserve, .da addebitarsi, a suo parere, alla mancanza di una
metodologia di opposizione. Il
M.F.E . rischierebb e, in sostanza, di abbando n arsi ad un
astratto
massimalismo
per
mancanza di realismo e di contatto con i problemi vivi della realtà politico-e conomica di
tutti i giorni.
Egli cita · ad esempio l 'atteggiamento del Movimento n ei
confronti dell'U.E.O.: l'U .E.O.,
egli dic e, C< h a p erm esso di
ristabilire, sia pure al livello
delle i ntangibili sovranità nazionali, ra pporti di più facile
comprensione tra i Paesi d ell 'Europa occidentale», e l 'opposi z.i one federalista dovrebbe
quindi essere più responsabile
e realistica.
E poi ancora, « i Governi
che hanno perseguito in politica estera una linea federalista (in Italia come in Francia) e che per questo hanno
trovato come alleati i mo vimen ti federalistici , hanno rappresentato in genere all 'interno un a politica sostanzialm ente immob ilistica " obbligando
cosi il federalismo a delle pure
enunciazioni programmatiche e
teoriche.
Ora anche volendo tralasciare l'argomento che i Governi
che hanno realizzato l'U.E.O.
sono pur sempre i Governi
immobilisti ch e hanno sostenuto la C .E.D., e che non ci
si può quindi chiedere, una
volta che ci si accu sa di aver
p eccato una volta jn un senso, di p eccare una seconda volta nello stesso senso, dobb iamo precisare che l a nostra opposizione all'U.E.O . ha la sua
radice nella pretesa, insita in
questo organi s m o, e nei suoi
crea t ori, di so dd isfare con de lle parole di etro cui non c'è
AH
EU
tuale a ggressore di scatenar-e
una guerra? Il giorno in cui gli
anglo - americani d ichiarassero
esplicitamente che in caso di
guerra generalizzata essi non
farebbero uso delle armi atomiche se non nel caso in cui
l'avversario vi ricorresse, in
quel
giorno gli occidentali
avrebbero sprecato il solo modo
pratico di evitare una guerra:
è un dato noto a tutti ch e le
stesse armi atomiche non valgono d a sole a colmare l'enorme differenza che c'è tra la
Russia e i paesi occidentali sul
piano delle armi tradizionali.
Con quale coerenza e in nome
di che Bevan chiede queste
cose e chiede a dd irittura che
non si proceda al riarmo dell a
Ge rmania, ossia che si ri:Q.unci anche alla tenu e possibilità
che hanno gli occidentali ·di
L'accorciare le distanze, non è
dato comprendere. Il Sunday
Times ha creato un termine
per indicare la posizione di politica estera di B evan e dei
suoi amici: l'escapism, ossia la
fuga innanzi ai dati concreti
dei problemi politici, in nome
di un atteggiamento predicator;r, e vuoto.
Ma d'altro canto quale politica estera offre la direzione
d el partito laburista come soluzione alternativa all'escapism
d1 B evan e dei suoi amici e
alla politica del governo conservatore? I conservatori per-
AH
si sempre ha d ato l'i mpressione di .brancolare nel buio alla
ricerca di una strada nuova,
del mitico filo di Arianna che
gli consentisse di uscire dal
labirinto. Tali incertezze e le
inquietudini che ne deriva vano
hanno fatto la principale fortuna politica di B evan, che almeno ~ iceva ad alta voce la
sua scoiJ,tentezza per questo stato di cose, il b isogno di uscirne al più presto. Ma per la
verità J}on si può d ire che lo
stesso Éevan abbia fatto molto
di concreto per riparare la barca ed rimetterla in condizione
di sfidare vittoriosamente i
marosi elettorali. Egli non ha
offerto altro che brillanti d iscorsi, focose invettive, m agari
visioni avven iristiche ; p er il
resto, silenzio assoluto. E le posizioni di politica ester a che il
deputato gallese ha assunto e
sulle quali è scoppiata la crisi
illustrano abbastanza bene , ci
sembra, la povertà del pensiero politico di Bevan . Cosa mai
vorrà dire, infatti, che l'Inghilte rra deve costruire la su a
bomba all'idrogeno, ma deve
impegnarsi a non adoperarl a
nel caso in cui vi fosse un conflitto generalizzato nel quale
l'avversario non facesse ricorso che alle a r mi tradizionali ?
Forse che la bomba all'idrogeno
non è costruita soprattutto per
fun zionare da deterrente, ossia
per sconsigliare a d un even-
UE
gli otto, Bevan o si Impicca da
se stesso (e in questo caso si
potrà difficilmente acc u sare di
personalismo i moderati, e Attlee sarà ringraziato per aver
condotto a termine una delicata oper~zione con assai più grazia di quanta volessero impiegarne i suoi amici di d estra);
oppure Bevan si comporta da
moderato ed evita gli scogli
pericolosi: in q uesto caso Attlee
. avrà messo almeno per un po'
di tempo la museruola al suo
temibile e bollente colle ga e
resterà il solo leader del partito non di sinistra cui la sinistra possa far fi ducia, il solo
cioè che possà garantire l'unità d el partito. Come potrebbero in questo caso i dirigenti
di dest r a muovere all'attacco di
Attle senza farsi rei di lesa
unità"? Attlee, insomma, potrebbe aver calcolato che proprio
la sua debole zza era la sua
forza e che egli poteva così
imprigionare le due correnti
giocando proprio su quella difficile congiuntura politica di
cui molti osservatori l'hanno
accusato d i non tenere conto.
Come tutti questi sottilissimi
giuochi possano poi risolvere
la crisi di fondo che è dietro
i contrasti di persone e di tendenze non è molto facile vedere per il momento.
Sono molti anni, infatti, che
il partito laburista è, come è
stato detto, in perdita di slancio: questo è un fatto che risale ancora p1u dietro alla
sconfitta elettorale del 1951..
Avviata la costruzione del Welj.wre State i laburisti si sono
trovati ad aver speso t utto il
capitale che avevano accumulato negli anni di opposizione
e privi quasi d e l tùtto di nuovi
temi per la loro battaglia socialista. La struttura della società britannica e gli accomodamenti stessi che essi vi avevano introdotto, le condizioni
particolari in cui si svolge ormai per secol are tradizione la
lotta politica in I nghilterra, lo
incivilimento dei rapporti sociali, la progressiva scomparsa
dei clamorosi contrasti economici, i vantaggi che erano stati accordati al comune dei cittadini erano tutti fatti che toglievano vigore ad un movimento di rivend icazio n e. La società britannica si fer mava per
assestarsi , per digerire la rivoluzion e ch e s'era operata, e paradossalmente gli autori della
rivoluzione erano uccisi dalla
loro stessa creatura: il mito di
Saturno era rovesciato. La matrice tradunionista del socialismo britannico imp e di va che
la lotta fosse spostata su un
piano diverso da quello su cui
era stata tenuta fino a q u el
momento; e d'altro canto gli
stessi teorici laburisti che avevano fatto i conti col marxismo
dovevano constatare che l'ipotesi socialista che alla cima di
un certo progresso eco n omico,
alla cima di un processo di nazionalizza zione di settori-chiav e
della vita economica, non si
creava per virtù di un miracolo
messianicame nte
atteso
una nuova coscienza soc iale e
una nuova libertà, div e rse da
quelle dell 'era capitalistica . La
infinita ed impreveduta ricchezza di dete rminazioni dell'uo m o si prendeva gioco di coloro che avevano cred uto di poterlo imprigionare ne gli schemi
astratti d ei loro astratti pensieri.
Queste sono le ragioni politiche e morali della crisi d e l
laburismo britannico: e non si
può dire in buona coscienza
che la direz ione che il partito
ha avuto fin qui abbia fatto
molto per uscire dalle strette
della difficile situazione . Sovente il partito laburista è sembrato fare l'opposizione al governo conservatore perchè era
inconcepibile in Inghilterra che
non vi fosse l'opposizione di
Sua Maestà; sove nte ha dato
la sensazione di essere incerto
sui fini m e désimi della sua
lotta oltre che s ui mezzi ; qua-
HA
Il con-f litto tra Bevan e la
destra del partito laburista
non s1 poteva considerare terminato quindici giorni fa, quando con una piccolissima maggioranza relativa 1 dirigenti
moderati riuscirono ad ottenere l'espulsione dal gruppo parlamentare dell'impetuoso deputato gallese; e non si può considerare risolto neppure ora
che Attlee ha frapposto la sua
persona tra la sinistra e la destra ed è riuscito ad evitare,
per il momento almeno e per
un voto soltanto ,l'espulsione
del ribelle dal partito . Per quali ragioni Il leader del laburismo si sia deciso d'improvviso ad agire da moderatore riesce difficile comp render·e: se
egli si fosse preoccupato della
scarsa maggioranza conseguita
n-el gruppo parlamentare e del
grande numero che s'era schierato a f avo re di Bevan (più
di cento deputati, circa il doppio cioè di quelli che si considerano seguaci del gallese) e
avesse temuto per la sua propria posizione, potrebbe aver
fatto male i su oi conti. La mod erazione potrebbe avergli alienato oggi i più sinceri ed antichi sostenitori, i diri genti moderati e i rappresentanti delle
grandi centrali sindacali che
non hanno esitato a votare con.tro l'emendamento favorevo le
a Bevan da lui propo sto, che
non hanno quindi esitato a votare contro il loro capo di ieri.
La posizione di Attl ee, a giudi zio dell'Economist, sarebbe
forse più in pericolo oggi, dopo
la riunione dell'esecutivo, di
quanto non fosse prima del gesto di moderazione, all'indomani della riunione del gruppo
parlamentare.
Non si può escludere, tuttavia, che l'atteggiamento del
leader laburista abbia vol uto
essere un atteggiamento di re-"
sponsabilità, dettato dal desiderio di non spezzare l'unità
del partito in una cong iuntura particolarmente delicata. Se
si riflette che quasi co ntemporaneamente alla maturazione
della crisi laburista v 'era lo
annuncio delle probabilissime
dimissioni di Churchill e quindi di un'anticipazione delle elezioni, ci si rende facilmente
conto delle ragioni che erano
forse all'origine del mutamento
di attitudine di Attlee . E gli ha
temuto che portare innanzi al
corpo elettorale del suo paese
un partito spezzato in due parti equivaleva a mandarlo incontro ad una sicura sconfitta. Ma anche in questo caso
Attlee p otrebbe aver sbagliato:
potrebbe d a rsi, infatti, che il
gioco dei conservatori fosse più
astuto di q u el che sembra in
apparenza e che il ris ultato che
essi volessero ragg iun gere fosse esatta mente il contrario di
quel che si è ritenuto. S'è detto che i conservatori avevano
accclf·rato i tempi della lorc
operazione per cogliere di sorpresa i loro avversari ne l momento pegg io re, nel momento,
cioè . in cui essi stavano regolando le loro questioni di famiglia; p otrebbe darsi anche
che l'abbiano fatto invece proprio per scate nare il riflesso
del patriottismo di partito e indurre perciò i diri genti laburisti :a comporsi in un a fittizia
unità. Se è verosim ile che i
diri gent i mode rati
voleva no
eliminare Bevan perchè questi
era l'uomo più esposto e rumo toso d e lla sinistra, cioè l'uomo che minacciava di a lienare
l oro quei voti di centro per
natura ondeggianti e alieni da.g li estremismi, senza i quali
tuttavia sarebbe follia pensare
di vincere le elezioni; è altrettanto verosimile che ai conservatori tornasse più comodo un
pa rti t o laburista turbato dalla
presenza di B evan, un partito che essi avrebbero potuto accusare nei comizi elettorali di
incoerenza e di _contraddittorietà.
Si può fare fi nalmente un'ultima ipotesi: ed è che Attle e
abbia previsto tutte queste
complicazioni o almeno una
parte di esse e che abbia preierito tuttavia correre i suoi
rischi e tentare di non spezzare
l'unità del partito . Attualmente inn anzi alla commissione de-
null'altro che un inutl le doppione della N .A.T .O., una esigenza popolare diffusa che è
quella dell'unità europea. E se
noi puntiamo sulla soluzione
federal e di questa unità, non
è perché non ci preoccupiamo
della soluz ione dei problemi
reali dei popoli d'Europa, ma,
al contrario, perché riteniamo
che solo attraverso questa via
sia possibile svincolarsi dalle
strette dell'immobilismo, che
denunciamo come esp r essione
propria dello Stato nazwnale
odierno. E di questa valutazione è conferm a l a pochezza
dei risultati realizzati dal Governo Mendès-France, di un
Governo cioè che si era proposto il compito di u scire d all' immobili smo su basi nazion ali.
'
La scoperta
del " Monde ,
In un articolo di fondo so,ffuso di amarezza e di risentimento per la parte che a Yalta
i tre Grandi avevano riservata
alla Francia , Le Monde del 19
marzo, evitando « de s'indigner
vertuesement •, ha fatto una
peregrina sco perta : « La verità
è che, se la nostr a ambizione
ad ass umere il ruolo di Quarto
Grande, era giudicata ridicola
dagli altri tre, si è che lo era
veramente , in un mondo nel
quale solo conta la potenza
materiale . La vera carta che
alta Francia restava da giocare
all'indomani della guerra, non
era la rivendicazione di un
"c adreg hino " alta tavola dei
Grandi, per sgranocchiarvi il
biscottino che Sir Winston
s'era compiaciuto offrirle. Essa
avrebbe dovuto prendere l'iniz iativa di un movimento di
unificaz ione europea, restituendo ai Tedeschi al più presto la
opportunità di parteciparvi.
Questi
ammaestrati dalla
schiacciante disfatta del loro
folle imperialismo - sarebb ero stati in grado di costituire
con noi e con qualche altro
" piccolo " la terza forza di cui
il mon do aveva allora tanta necessità e la carenza della quale
si fa oggi crudelmente sentire "·
P erché «all'indomani d e lla
guerra» e non più ogg i? Coraggio: non è mai t a rdi per
andar più oltre.
·
Che cosa si fa
dopo l' D. t O. 1
In seguito alla ra t ifica del
Consiglio
della
Repubblica
francese d el trattato di Pari gi ,
l'Unione Eu r opea Occidentale
può oram ai considerarsi d efini tivamente acquisita.
I primi commen ti, e le indicazioni per l·e nuove iniziative
da intraprendere, sono stati, in
tutta Europa, p articolarmente
concordi; in G ermania come
in Italia , in I nghilterra come in
Francia esponenti politici e
stampa dop o aver tratto un
p rofo ndo r-espiro di sollievo,
hanno
tutti
concordemente
auspicato una co nferenza internazionale con i paes i d e l
mondo orientale.
In Francia Le FigaTo scrive:
« La r atifica ci a llonta na dal
precipizio e prepara le condizioni della coesistenza. E' stata
fatta una scelta : ci si permetterà di se gna rne la data con
una C•erta emozione ». L'Aurore
si rallegra <<di quest o voto senatoriale che ricolloca la Francia al su o posto, nel ca mpo di
coloro che vogliono la pace.
Noi sappiamo orm a i. i nostri
alleati sanno, l'U.R.S .S. sa dove vo.gliamo andare. con chi
e come ». Comb-at affer.ma che
per la Francia ·<<è venuto il
_ , m o m ~ n to, dopo aver d ato ai
suoi alleati il pe gno che e ssi
esigevano , di far e il possibile
per la pro ssima riun ione di una confer enza a quattro •.
L'unico giornale francese, e
forse di tutta Eu ropa, che rip orti, sia pt.:re in te rmini generici, un accenno a queili che
sono i costanti ed i n sol u ti (e
occ orre agg iungere, gli unici
risolub i li in sede europea) p robl-e mi de Il 'Occidente europeo,
è il Frane Tireu1· che dopo aver
o-sservato che col voto senatoriale si è co nchiu.sa « u na pagi na dell a storia delle r e lazioni
internaziona li » e eh€ << questa
pa gina non è g lo riosa», scrive:
<< la via è o,ra aperta sia per
dare all'unità eurcpea le basi
po.J itiche economiche e sociali
che le mancano, sia per riprendere con l'est il dialo'(o inter r otto ».
L '.E'f. PR_ì= 5 s '>~
LES AFFAlRES ÉTRA1V6ÈRES- -:t- -~tfto
«
ALLEMAGNE
d'un don d' un milliat·d de lires- (l)
aux ca isses de la démocrati e chré·
ticn n e.
Lcs noms de ces rlon ale urs ne furcnt pas ré vélés, mais o n sait qu'it
s'ag il d'industriels cnm me Adriano
O liv etti, propri élaire des très impot·ta nl es nsin es d e mac~Jines à écrire
d ' hria, près de Turin. Celui-ci vient
de dédarer : « L'aide américaine,
loin de faire ret1net· le co mmunist:ne,
l'a ura bea nco up enco urag é, en subvcntionnant Ics monopoles qui a\"a icnt
c réé le fas c isrn e, et qui sont anjourd'ltui responsables du malaise na~
tiGn-al . >.
Ou encore Enrico l\Jattei, dirccteur
de la régie nationale des h y dmca rbnres, qui a fait adopter par le
Parlement une loi déclarant propJ.·iété
national e toutcs les richesses du souss~ l it al icn.
.l
Souples «_ préalables »
(De
nolre
rédacteur
diplomoliqu-e)
D EPUIS
jeudi , l'A IIemagne occidenlade est souYeraine. La France a
(De nolre correspondanl à Rome)
L 'EL~CTION de l\1. Giovianni Gt'onc hi à la présidcnce de la Répn-
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*
C ATALOGUE GiiArUI r S l.l~ Oi MANDt;;
AU SER VICE .. f "
L'EXPRESS.
1 MAI 1955
. /,, ,. ,, ,.1-
MiUiardaire-s
UE
communistes. Voilà pour les conséquences pra.tiq~tes. L'alfai~·e a aussi
un autre asped.
pro~-istes
EU
AH
« L'unité d'action > de cerlains
dénrocnxt·es-c hréti ens avec les so~ia­
listes et les communistes est née il
y a un an à Florence, sous J'impnls·i on du pitt oresquc maire t:hréticn d e
la ville, M . La Pira, aux id ées sociales
très aYancécs. Au co ngrès du Parti
qui suiYit, plusieurs lea dcrs, dont
M. Gronchi, préconisèrent une p olitiqu e scmblable à celle de M. La
P ira.
· C'est alors que cel'tai ns baillcurs
de fonds firent de J'adopli on de ce
programme « Gronchi » la con dition
HA
ponrtant alliés aux cornmunistes. Il a
boudé la C.E .D. et manifeslé de sér jcuses ré~rve$ sur la pratiqne,
sinon sur Je principe du Pacte atlantiqne.
Son éleclion a été obtenue conlre
la volonté iniliale des dirigcaats démocrales-chrétiens et gra ce aux voix
bloqnées de tonte l 'opposition de
gauche, communistes compris.
A court terme, l'enlr-é e de 1\f. Gronc:!'li au Qnirinal doit entrainer la
chute du gotl\·er nement Sc elba. bati
sur des comp romis fragil es en lre la
gauche libé ral e et la droit e co nservatrice. A long tenne, on prévoit déjà
à Rome la formalion d ' un gouYernement de ga uc hc à parlicipation nenniste, sans doute soutenu pat· Ics
(l)
l lire vaut O k 60.
A VOUS DE SAUVER L'EUROPE
t? ~lt ;r9s--s -
~-.par
_4-l-k-ero--SP-INE&LI
P ré side nt d e l'Un ion Européenne des
Fédél'alisl~s
Altiero Spinelli est né à Rome en 1907. Etudiant, il fut arreté par le rég·ime fasciste pour
« conspiration contre l'Etat >> dès 1927. Il fit alors se ize années de prison. Libéré en 1943 il entra
~e no~":e~u dans la rés is tan ce et _fonda à Milan. un mouve ment fédéraliste européen. De~ui s 1945,
Il a mrhte pour « l'Europe ». Il Yient, cette annee, d'etre é lu président de l'Union européenne des
fédéra listes, qui grou1>e les mouvements européens.
M. Spinelli nou s a adressé un appel que nou s publions vo lontie rs ici. Il souhaite que l'idée
européenne so it arrachée aux conservateurs qui l'ont discréditée. La question est importante. Nous demandons à nos lecteurs de répondre.
} L n'est pa~ facile d e comp rendre pourquoi la volonté
de no n-con formi sme qui carac térise l'équipe de
L'ExPP.Ess semble s'arreter aux frontières métropolitaines et d'outre-met· de la France. Dès qu'il s'agit
dn problème de l'unification européenn e, L'EXPRESS
devient méfiant et rhe aux neiges d'antan, sans saisir
le lien étroit et indissoluble qui existe entre s a pwpre
lutte et la Iutt e pour l'Europc.
L 'idée de la Fédération européenn e a eu un so rt
étr ange. E lle est la seule idée-force sortie du tetTib le
cre uset de la guerre. Son potentiel révolutionnaire est
immense, car elle propose ]a créa ti on d'un pouvoir
d émocra tiqu e européen quj, tout en r espectant la personnalité historique de chacun de nos pays, oune des
pet·specti ves nouvelles et fécondes à Jeur vie économ ique et sociale et à leur politique extérieure et mitit-aire.
HA
blique italienne es t pcut-Ctre lom·de
d e conséqaences pour l'Italie et meme
pour J'Europe occidentale.
Ell e va ut d 'e tre exa miné e de près.
l\'fcrribre du parti démocrate chréti cn. M. Groncbi y fait d epuis longtemps figure de frane-ti rem·. Il a tou~
jnurs préconisé une en te nte avec )es
soc ialistes de M. Nenni, qui sont
LA P .nx
J'en ai assez d'eire vo-tre cllel!al d-e b-alaiEle f •••
. La clef de ce lle évolution vet·s Ja
gauche d e la démocr.alie c hrétienne
est Je pian Vanoni de redressement
économiqne (c •·éation de 4 miJI.ions
d ' emplois, construction de 10 millions
de logemen ls) qui exige 10.{)0(} milliards de lires d ' investissements.
< La questian es t maintenant de
sauair auec qui nous réa liser<ms ce
plo11 », a d i t M. Gronchi. au dernicr
Congrès démoc rale chrétien. Or la
d roi te ·et l es lib éra ux y so n t ·!10~;tiles ;
il ne reste d 'a ulre issue qu e < l' c~u­
verture à gauche >. M. Gron chi l'a
réclamée. Pietro Nenni scu~ble JHél i
lui· apporter l es 75 suffrages .sociaJistes de g-auche.
Que feraient alors les 143 détlut~s
co mmunistes. ? En Italie comm e · eti
Fran ce, . < l'isolement » est m3,il~.f.c­
nant lenr problème n • l. Toglialti,
le ul' chef, contìait il y a quelque
temps au déput é travailliste Tiichani
Crossman : « Si Nen ni se rappro~'-b.e
du cen lt e, je saute p ar-dcssu s sa tète
et m'en rapproche davantage cncore. » Allons-nous bientot assister
à ce spectacle ?
UE
Histoire de l'él.e ction
-
AH
ITALIE
Ave·c .-i 'l
EU
dé(lOsé les inslrumenls de ralification
de · Accords de Paris. Avec l'accord
inte n-enu sur l' affaire Roechling, et
la signalure- mardi- de la co m ·entiot't. économiqne fra n c o-snrroise,
.M M. Faure et Pinay · ont considéré
que les « préalables » étaient sa.tisfa·ft-s.
VGyons ce qui s'est dècidé, a Bonn,
entt·e M. Pinay et le chancelier Adeuauer. Ils o n t p a rlé :
1" De la Sarre. Les pouvoirs du
fttlur Commissaire européen neull·e,
qui -d-oit administrer la Sarre, comprendront, a concédé ~l. Pinay, toutes
les attribut ions exlérieures acluellement détenues par la France. En
onlre, le Commissaire diwosera d 'un
droil de veto snspensif pour certaines
déeisions d 'ordrc intérieur. Le gou\'Cr ne ment sarrois est très méconlent :
son autonotrlie, en fait, est réduite; il
8ccuse la France de l'avoir liYrée à
une aulorité encore irresponsable,
« J'Eurnpe »;
2 & Dcs usin es Roec llling, qui produisent le tiers de l'acie r sarrois, et
qui étaient sous séqnestre fran çais.
Dé-cision : la France et l'Allema gne se
p :H'tagcnt la propri é té d e ces ~a:.iéries,
par moilié. A IIOU\'eau , le gouvernemen·l sarro is, qui espéra1t tirer des
affaires HoechJing des ressourccs ponr
s;nn budget, se juge Jésé. La Frane~
doit verser 20 milliards aux h éritiers
d'Hermann Roechling, ancien propriétaire de l'a ff.ai re, c hampion du ratlac hcm c nt de la Sarre à l'A ll emag ne,
sttptlorler du nazisme. Pou1· les trouver, e11e cédera ses purts à des
(;ronpes privés. Quel usage en ferontll ?
3• De la ca nalisalion de la illoselle,
qui était une cond ii io n fran-çaise à la
cr~a lion du pool charbon-a cier. Le
Chan ce'liet· itwoque !es p ro c haine s
élcctio ns· d e
Hhén a nie-W estpbali e.
L 'affa ire est dtfférée;
,p De l'orgnnisalion de l'Europe et
de la négocialion avec l'Es l. Sur ces
po iills, .M. Pinay . se rangea aisément
aux. v ues du Chance lier, puisqu'il est
deve nu le porte-parole très con··
,_J_" _l.aJli..p.l om.at i-8--d u l\1-.. H .P . Qu'ii s'agisse de la Sarre. de Hoe chling, de l'Europe, le bila n n 'e ·t n i
enth ousiasma nt , ni :·a<;sura1~t.
Les faux Européens
Mais Ics pt·emiers à perce\'oir celt e idée n'ont p a_s
été Ics hommes politiques !es plus ouvcrts aux asptrations populait·es d e reno uvea u, mais ceux a uxquels
le sort aYa it confié la direc ti on de lem· pays et qui
éta ient, d a ns l'ensemble, des hommes faits oour Ics
restaurations et les cu nservat io ns.
lls n e désiraient, au fond, rien changer; ils ne d és i.:
raicnt q11e sa uv er et rét ablir ce qui pouvait ètre sauv ~
et rélabli de l'a nci e nn e soeiété. Mais la tempete qui
n~enaçait lem· pays éta it si fort e que l'Em·ope lem· es t
apparue comme nn e bou ée de sauvetage. Ils ont clesservi la ca nse d.e l'Euro,pe.
Et certains hommes politiqu es ft·ançais, soi-dis nt
« europée ns · », l'ont dcsservie plus que les a utrcs. Les
griefs qu'on doit soulever contre leul' politique européenne so nt plus graves ·e ncol'e qu e <:eux q ue
L'EXPRESS a élevés, et élève, contre l elli· polili·que
d'jmmobilisme dans d'autres domaines.
Leur action europée nn e a été si incohérentc, si
imprégnée d'esprit de retour, si dépourvue d'aud.a c~,
qu'ils ont permis à toutes Ics fot·ces de la co nse•·vation nationale de reprendre le · dessus, d'abord eu
France, puis dans les autres pays.
Les b()mmes d.e la restaura t ion continuent en cor e
aujourd 'hui à parle r ç à et là d 'int{> gration européc nn e,
mais ils savent bien qu'il s n'cn fcront rie n. L a prcuve
en es t qu'il se r e fus ent it e n visag~e r la scule sol uti n
va lab le : d onner aux E urop écn le droit de. ùécidcr
cux-mcn: es de lcur -s ort en élisant une Assemblée constituante c ur o,pé~nne.
Ce refus est bien compréhensible. Pont' beaucoup
d'entre eux l'Europe a été un cauch emar, à traven
lequel ils n'ont aspiré en J'éalité .q n'an retour de J'ordre
ancicn. Tant bien que m al, cet ordre s'est rcconstitué;
L'E urope n'es t plus pour eux que bavarda ge.
Une f·e rveur nouveUe
C'est à ce ux qui n'acceptent pas cet ordre ancicn de
reprendre le drapeau qu'on a n ég lig e mn~ent laissé
traìner dans la poussière, de com prendre qn e leul'
bataille pour un véritable renouveau dans leur pays,
ne t>ettt Ctre gagnée qu e si l'on crée les Etats-Unis
d'Europe.
L'unité de l'Europe n'est pas un but loint ain auquel
il fa udra songer l e jour où vous aurez brisé Ics féoda.lit és économiques, où vous am·ez mis fin an colonia-.
lismc qui, a,près avoir engendré la r évolte indochinoise,
couve déjà la grande révolte africaine, où vous aurez
remplacé les politi cien s qui ont renoncé à l'am bition
de prendt·e la tete du r edressement .
Aujotu·d'hui, sndout en France, Ics intét·ets, Ics sentiments, les structures sociales et les instHutions sGnt
irrémédiable.ment figés; l'E tat n'est plu s que l'expt·ess ion de ce morne éqnilibre où les forces politiqucs
n'exercent plus qu'une action superficielle. Où est le
molcur qui ne cesse ra, avec une constante éncrgie, d.e
modi.fier rette str uctur e cr .i stallisée?
Ce ne peut Hre un honime ou meme une éq uipe
d'homrP.es politi.ques ca r Ics ho:mm es politiques cèdent
a vec une rai>idité e fft·ay ante à la volonté profonde des
ins titulio ns dont ils croient s'etre emp arés. Ce ne peut
è tre qu'u n E ta t fédéral européen fondé sur d es élection s
e ut· o p ~e nn es .
Les rnemes hom.mes qui ne peuvent voil' dans les
élcclions nationales que les ,problèmes d'une so iété
figéc, s'ils votaient pour un P a rl em ent européen,
seraie nt placés alors devant l'ex igcnce d'un renouve·a1.l, d'u n effort de création où l'imagination pourrait
e nfin !aire son reuvre.
Conserver nos E tats souv era ins, c'est rendre uto>ique lout désir· de réno. va_Hon, et. vouer nos sociétés à
' imm obi lism c et à la mort. Créer la Fédération E uropécnne, c'est pt·omouvoir celte fervcnr nonv ell e que
l'éqUipe d e L'ExPRESS invoque c haqne semain e et qui
est vouée à la faillit c si e lle s'enferm e da ns le cadrc
national.
A. S.
(Copy rigltt L' E xPn Ess.)
I
Page 5
LES HOMMES ET L'ARGENT
Qui gagne à la réforme ?
C 'EST
.
qu e
toujours une erreur politiqu e d'a nnon cer avec trop
d'emphase des rcmani e1nents de second 01·dre. \l. Edgar Faure l' a bien
compris : ùepuis qu·e lqu es jours, il
s'efforce dc rcstitu er a posteriori Ics
plus objectifs, Ics plus mode.stes à la
« réforme fiscale » de M. Pflimlin.
- Mais ·l'excuse qu'il en donne (1 'ampleur déjà inquiétante du déficit budgétairc) est assez révélatrice de l'état
d 'espt·it actuel. Car elle confirme que
cette « réforme » n 'a . jama is eu cl'autre
but que de donner sa tisfaction aux
rcvendications les plus énergiquement
exprimées.
Pour l'i nstan t donc, réformer c'est
dégrçver. Tout contribuable dont l'impòt demeure inchangé peut s'estimer
pcrdant.
Or cn ma tière d'impòt sur le revenu,
l'institution du salaire fisca l pour les
commerçants, Ics artisans et les professions libérales et de l'abattement
forfaitaire sur les ·rev enus salaria ux
bén éfic ie essen ti cll ement a ux dasses
moyenn es, entrepreneurs individ uels et
cadres.
Ni les pctits salariés, ni Ics familles
nombreuses (qui ne sont pas imposables à la surtaxe progressive), n i ]es
mcmbt·es d'entreprises à forme sociale
(c'est-à-dire, en général, Ics dirigeants
d es entrcprises les · plus importantes)
ne profitent de ces mesures. Au
contraire, ces derniers sont indirectement pénalisés par l'augmentation du
taux de l'impòt sur les salaires.
L'avantage fait. aux petits commerçants est manifeste.
Le chloroforme
Les n ouveau x ta ux envisagés· se h·aduiront, dans le secteur de ·la distribution , par un e détaxe. Mais, en l'espèce, que peu t-on en attendre ?
D'une part, le probJ.ème fondamenta} des taxes sur le chiffre d'affaires
n 'est tou.i ours pas résolu. Dèux produits identiques paieront finalement
des droits différents, selon qu'ils son t
fabriqués et vendus par des entreprises plus ou moin s « intégrées ».
Ainsi, ce son t les formes les plus productivcs du commerce qui se trou ven t
pénali sécs.
La réponse du Gouvern ement a ux
reve ndica tion s des peti ts còmmerça nts
pouj adistes est un leurre. La réparti-
LIBERTÉ, EFFJCACITÉ, F-É ROCITÉ
par Alfred SAUVY
n~ ots-f ossés,
cl es
I Leny a d.es mots-ornières,
pour empecher de penser.
des mots ou l'on s'e nli se, fa its,
Le « djrigisme » est dc ce ux-Jà.
Son relent fàcheux le fcra touj o urs év iter dans Ics p r ogrammcs poJitiqu cs,
a u meme titre qu e « l'a narchi e libérale ».
La conversio n ou reconversion des entrep ri scs ne risque-t-elle pas
d'enlraìncr cle 1i ouvell es inter vention s d e l'Elal ·? II est faci le de voir qu e
l'inverse est tout aussi conceva ble. Pour provoqucr un e reconve rsion radicale, que fa udrait-il ? Il suffira it de r e l:lch er les mesures de protection,
c'est-à-dire précisément de réduir e l'inlervention. Le << laissez faire »
de nos pères, devenu pour le patronat fr a nça is un « laissez-no us faire »,
d.evicndrait a lors un « laisscz tomber ».
Le re làcheme nt du so uti en à la viticultur e, par exemple, ent r ainera it
vite, et sans octro.i de pd.me, d.es arra cha gcs assez int.enses ; de mème,
la su,pprcssion du savant réseau protecleur de la meunerie provoquerai t
la dispariti on cles moulin s les moins bien gérés ou Ics plus mal placés,
etc., et ne parlons pas de la betterave, puisque c'est uniquement une· qucstion de rapport d.e forces. Dans l'industrie, nombr eus es sont les << marginalcs » qui torr.bcraient au premi e r pas vers la liber té.
_
Une conversion permanente a eté ré ali sée depuis deux siècles par cette
lutte darwini en ne pour la v.ie . C'est ainsi qu'o nt disparu portage d'ean,
diligences et qu enouilles. Où étaic nt naguère l ès garag istes, Ics plombiers,
les élcctricicns (ou leurs parents) ? Si la conversion ne se fait plus a uj ourd'hui, ou se fait trop Jent smc nt, c'est précisément parce que l'intervention
de l'Etat la freine ou l'e.mp eche. Une par ti e cf.cs dép en:es publiques es t
.faite de primcs à l'improductivité.
Mais cettc méthode est dure et po urrait prendre pour devise Liberté Efficacité - Férocité. Devenus plus hum ains, nous avons abolì la peine de
mort économique.
.
Mais notrc grand tort a été de subventionner les choses, au lieu d'aider les hon:un es, de perpéluer la brouette, an lieu d'aider le brouettier à
se motoriser. C'est pourquoi la conversio n .M cndès-Fran ce visait à transformcr cn subven tion s de progrès tournécs vers l'avenir, l es sommes
act ucll emcnt consacrées au maintien de techniqucs périmées.
Le réveil, en suite, n 'en sera que p lus
douloureux.
NOTES
Pernod s'hygiénise
A
L'ASSEMBLEE cles actio nn a ircs
cles E ts Pernod, le Présid e nt a ind iqu é que pour pallier Ics difficultés
ac tn ell cs de la profession, le co ns eil
d'administration envisagea it la cr éali on d'une branche ann exe co nsac rée
à la fa bri ca ti on de boissons hygiéniques (!es vraies).
L'activilé de la société Pernod a été
en effet aff ectée par le climat cléfavot·able créé par la campagne contre
les produits alcoolisés.
Le but d'une telle campagne, dit le
co ns ~ il , es t le plus souvcnt louabl e,
:Mais, p·ar son caractère outran cier et
syslématiqu e, elle porte préjudice a ux
maisons sé rieuses vendant des produits
Jégaux de h a ute qualité qui, en raison
des ch arges qu'elles supportent, pratiquent cl es prix élevés et de moin s en
moins en rapport avec le pouvoir
d'achat des consommateurs.
Fatiguée de s'entendre appeler <c perd
n os fils », cette société aura-t-elle un
jo ur la médaille d'or de la Santé
publique?
Vers la houe et la quenouille
HA
UE
AH
EU
La petite entreprise
Venons-en nu second point : le sort de la petile i nd ustrie, d ison s de
la petite entreprise. Elle bénéficie actuellen~ent, et l'ar t isanat ·pl us encor e,
de la pro tcc ti on publique, par voi e fi sca le n ola.mment. Par sui te, un r elachem ent de celle protection pourrait entraìn er la disparition des petites
entreprises.
.
. La conversion est cependant loin de s'identifier avec la concentration.
En face de gr osses pro,priétés viticoles ou betteravières, nous voyons de
p etitcs c ultur es de pdmeurs. Plus d'un ar ti san peut, du r este, modifier s.:s
métbodes ou so n outillage, sa ns fusionner avec Le Creusot o u de \Vendei.
Quant a u secte ur tertiaire, qui se développe constamment, il est for t
émietté.
La pro tect.io n systéma tiqu e de la pelite industrie peut trouver du reste
des r a isons sociales et politiqu es que l'on ne sa urait invoqu_er ·e n faveur
de la t echniqn e p érimée: .
Après avoir facilité la concentratìon au XIX• siècle, nous disen t M. Jules
Moch et d'a utres, l'évolution technique pousserait a uj ourd'h ui en se ns
inverse. Les faits ne semblent pas co nfirm er ces vues; qu'on en juge, par
exe mpl e, par . l es fusions ou unions act uell es a ux E lats-Unis. Le se ui fa i t
qu'une prolec ti on fjscale ou a utr e so it demandée ,pour les petites entr eprises montre bien où est la pen te. E t le réccn t rapport, si remarquable,
de la comm iss ion économique eu r opéenne sur le sous-développerr.e nt, a
montré qu e, contrairement à l'o pinion co ur ante, les transports routi ers
eux-mémes poussent à la con centr ation.
Ma is ne-tombons pas dans l'erreur opposée, méme J'absence de prolection et la r echerche éperdue du prix de r ev ien t n'entraineraie nt pas la
dis,parition de la pe tit e entreprise. Une écon omie faite sculement de gr os
morceaux souffrirait de t erribles gri n ceme nt s et secousscs. E t so uvenl, telle
grande entreprise trouvc avantag.e à sous-tra iler ou à fai re exécuter · divers
accessoires par d.es petil~s entrepri ses. Soupl esse.
Il y a du reste une façon de concilier la techniqu e et le ·maintien de
la struct ure, c' est la spécialisation. Nous n 'en avons que faiblemen t utilisé
]çs possibilités.
E n défin itive, r ien ne justifie la position pessim iste, disons plutòt
l'appréhension malthusienne qui saisit certai ns Français, à la pcnsée quc
n ous pourrions abandonner le XIX• siècle. Rien, sinon une reconnaissance
in suffi san tç des nécessités et plus encore des chemins de la véritable
facilité.
(Copyright L'ExPREss)
A. S.
HA
•
Page 6
On est content
Il eut été à . totis points de "vue préfér·able d'affecter cles crédits éqnivàlc nts au financement d'investiss e m e n~ s
dans nos départements en perte de
vitesse. Au contraire, la bouffée de
chloroform e di spensée à ce ux qui so nt
en difficulté leur laissera plus l o n g~
temps l'impression que le système
actuel est viable et· qu'ils peuvent' y
subsisl er sans changemen t profond.
EU
som n~ e,
PRODUCTION
On es t co nten t. Les scrvices officiels a nn oncent celte semaine : la
prod uc tion industricll e frança ise a
progrcssé de 12 0/0 sur l'année dernière.
Il faut noler, cepen d a nt, ·que tous
)es pays occ id cnta ux con nai ssent
une progression au moins scmblable. E n particulier, notre voisine
l'Allemag ne e nregist re une progression de 16 0!0.
·
AH
M. Gilbert Jules, Secrétaire d'Etat aux Finances et Affaires
économiques, a souligné, dans un discours à Amie ns , que la
« reconversion » ne justifie pas forcément le dirigisme; et
qu'elle ne se traduira pas par la mort de la petite indust r ie.
Dans l'état actuel de notre économie, ces deux affirmations
sont-elles conciliables ?
·
tion sur cles centaines de milliers d'entreprises des cinquante ou soixante
milliards que coùte la réforme, si e11e
pèse . lourd sur le budget, est beaucoup h·op diluée pour etre efficace.
C'est de l'hom.é opathie, alors qu'un
remède de choc est nécessaire.
UE
IMPOTS
pouR cer tai ns grands trava""
pris a u Maroc, les acl
sont ouve rtes aux en treprt
condition qu'ils s'absti enn e'
des machin es. Tel es t le cas, ,
ment, pour la co nstructio.n de l'.:n_•orou te Habat-Casablanca et pour d'antres cha nti er s de moindre importance.
Depuis les démen ces de 1935, de
tclles p r a ti ques semblaient définitivemcnt condamnées.
1\'f~li s ana l:vs-o ns cet . indi ce ..· ·La
Fra nc e « p r ofit e » de l'ex pan sion
indtlslr irlle d e ses "\!Oisin s d ' un e
manière mals.-1ine : ell e cxp_o rt e
es~_cn tic Il eme n t d es matières premJeres et d es prodnits scmi .. finis.
Ses ex~or t at i o ns d'acier, par exem~ ' ~ 0nt augme nté de 50 0/0 dans
•e.
n:wHd si nons four.~issons à I'!~lle­
... .. t; •t e . des ma!Jeres prem 1e res
qu 'e ll e ex porte, e lle. sous forme de
produits fin is. L'A II cmag ne aujourd'hu i fonrnit. ù elle se~IIe, 40 0 / 0
cles importations enropécnnes de
produi ls mécaniques.
40 % DES VOITURES
D·E MOYENNE PUISSANCE
PRODUITES EN FRANCE
SONT ·oES ARONDES
A l'occasion de la . cotat ion de Siì\'fCA,
à la Bo urse de New York, ì\'I. Pigozzi, Prés idcn t-D i recteu r général, a reçu ti ne délégation des journa listes et écon omisles
a m érica in s Yenus v isiter les réa li sations
de cetle Société à Nan ter re et à PoiÙv.
SIMCA est, en effet, la première soc1été
fl-ançaise dont les ac tion s so nt officìellem e nt co tées à New York.
M. Pigozzì a sign a lé que le chiff ee
d 'a ffa ires s'est élevé pour J'exe rcìce 1954
à plus d e 78 milliards de f rancs, co nt re
39 m i Il ia rd s pour le précéden t exe rcice.
Si l'o n ajoute le chiffre des filiales UNIC
et SOMECA , celui-ci atteìnt 90 millìa rd s
d e francs.
Durant Je s t ro is premiers moìs de 1955,
SIMCA a réalisé un chi ffre d'affaire s de
22.500.000.000, et avec ses fili a l es de
26.500.000.000
c o n tre respecti,·e ment
14.300.000.000 et 16.500.000.000 po ur l e premi e r trim es tl·e 1954.
E n m a rs 1955, sur 100 vo ilu.re s de
m oye nn e puissance produites en Fra nce,
40 é la ie nt ùes SIMCA Aronde, et sut· 100
vo itures d ' un e pu issa nce supéri eure, 45
étaienl des SIMCA-VEDETTE.
Pourquoi la strnc ture de notre
expansion est-ell e si manvaise,
presq ue << co l o ni a le~ » ? Pare<' que
nons n'utilisons pas n otre prod uction à crée r de nouvelles ns'in es,
de nouvelles machin es, ni notre
popu lation aux acti vilés )es plus
uti1es.
Xotre taux d'investisscmenls est
act 11 ell ement de 13 0 /0 du revenu
nation al (en All emagne : 24 0/0).
Résultat : nons ·serons obligés de
nous adresser de plus en plu s à
l'A!Jemagne pour équiper non seuJement les pays d ' Outre-Mer, mais
bientòt la Francl' elle-mènw.
Comm uniqué.
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1 M~.\i 1955
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