Camp for
Company
Un nuovo paradigma
per nuovi apprendimenti
La sfida: elaborare una strategia, didattica, operativa, gestionale e sostenibile per
la promozione e la diffusione della cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità
all’interno del sistema d’istruzione nelle scuole superiori e di formazione valida per
ogni gruppo linguistico dell’Alto Adige. “Camp for Company” intende mettere a
sistema una nuova visione nel passaggio scuola-lavoro e fungere da catalizzatore
d’idee, competenze, capacità e risorse.
Il metodo: identificare una metodologia, attuarla sul campo attraverso una fase di
sperimentazione in maniera organica e consequenziale.
La ricerca: individuare le buone pratiche esistenti, cooptare partner strategici ed
operativi rappresentativi sia a livello nazionale che internazionale; analizzare,
adottare e/o produrre ex-novo strumenti di lavoro (ad oggi sette) e contenuti (ad
oggi più di cinquanta).
L’azione: allestire un team di lavoro (didattico e organizzativo) plurilingue,
organizzare incontri, realizzare workshop, allestire un sito di riferimento (www.
viva.bz.it) . Attuare azioni di sostegno e consulenza a favore di studenti e docenti.
Le finalità: adeguare l’offerta del sistema formativo altoatesino alle esigenze del
territorio, rispondere a quanto raccomandato dall’Unione Europea, inserire nei
curricula nuove competenze trasversali.
Il risultato: ad oggi 350 alunni/e di quattordici istituti d’ogni indirizzo partecipano
al progetto, decine d’idee imprenditoriali prodotte.
COLOPHON
COORDINAZIONE: Mario Farias
TESTI:
Renzo Roncat (cap. 1 e 5)
Mario Farias (cap. 2, 3, 4 e 5)
Luca Guarnieri (cap. 2 e 4)
Simone Sprea (cap. 2)
Massimo Andriolo (cap. 2)
Carla Arcieri (cap. 4)
Elena Farias (cap. 4)
Marco Fontana (revisione dei testi)
FOTO:
Mattia Rizzi, Elena Farias, Carla Arcieri,
iStockphoto © kirin_photo, © pixel107
STAMPA:
Tezzele by Esperia Bolzano-Bozen
GRAFICA: © 2014
communication & design
Camp for
Company
Un nuovo paradigma
per nuovi apprendimenti
L’Intendenza Scolastica per le scuole in lingua italiana attraverso il Servizio
Innovazione e Buone Pratiche ha avviato una sistematica azione di ideazione,
sostegno e proposta di progetti che abbiano come obiettivo l’occupazione
giovanile. Nel 2012 il Servizio ha sottoscritto con le principali organizzazioni del
mondo economico e dell’impresa un protocollo d’intesa per il sostegno di tutte le
iniziative atte ad avvicinare istituzioni scolastiche e mondo del lavoro. Nel 2013
è stato avviato il progetto Camp for Company che la presente pubblicazione
illustra sia per gli aspetti di teoria degli apprendimenti che per gli aspetti di
documentazione dei processi e dei contenuti adottati. Il progetto ha coinvolto
nella sua progettazione e realizzazione una rete di soggetti altamente qualificati
nel settore dell’educazione all’imprenditorialità e all’innovazione e ha trovato
sostegno nelle imprese del territorio, ora si tratta di procedere, in collaborazione
con le istituzioni scolastiche, alla sua introduzione nei curricola di studio.
NICOLETTA MINNEI
Sovrintendente scolastica - Provincia autonoma di Bolzano
RENZO RONCAT
Direttore della ripartizione Intendenza scolastica in Lingua italiana
Provincia autonoma di Bolzano
La nostra scuola deve necessariamente cambiare e giá da alcuni anni abbiamo
puntato la nostra attenzione sull’importante binomio scuola-lavoro.
Essere bravi a scuola non basta più perché lo studio da solo non garantisce
più un’occupazione: sbagliato considerare scuola e lavoro come percorsi
completamente diversi e distanti. Proprio il mondo del lavoro deve essere la
guida per acquisire nuove conoscenze e nuove competenze nel percorso
formativo dei nostri ragazzi. Diventa strettamente necessario entrare nel mondo
del lavoro già in fase scolastica e continuare a studiare una volta acquisita
un’occupazione.
Ogni singolo studente deve trasformarsi in imprenditore di se stesso cercando
di costruirsi la propria carriera professionale guardando non al presente, ma
al mondo come sarà tra 5 o 10 anni e noi dobbiamo dare ai nostri studenti gli
strumenti adatti per fare questo.
La scuola deve riuscire a trasmettere non solo la tradizionale preparazione
accademica, ma deve aiutare a sviluppare tutte quelle capacità trasversali quali
ad esempio la capacità di risolvere i problemi, lavorare in gruppo o essere
orientati al risultato, che sono necessarie per il mondo occupazionale che attende
i nostri ragazzi. Visto il momento economico difficile che stiamo attraversando,
è essenziale ambire ad una forza lavoro qualificata per sviluppare un’economia
che riesca ad essere competitiva, sostenibile e innovativa. Con questi obiettivi
si è sviluppato Camp for Company con l’intento di sviluppare e promuovere
tra i banchi della scuola una cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione
e ci auguriamo possa a breve essere considerato fondamentale e una reale
possibilità per migliorare il futuro dei nostri studenti.
CHRISTIAN TOMMASINI
Vicepresidente della Provincia autonoma di Bolzano
Assessore alla cultura, scuola e formazione in lingua italiana
Come trasmettere ai giovani lo spirito imprenditoriale? Fargli vivere in prima
persona “le gioie e i dolori” che si incontrano quando ci si mette in proprio e far
toccare loro con mano le sfide che si devono affrontare in questo percorso è una
strategia vincente per riuscirci. Il progetto Camp for Company va esattamente
in questa direzione, ed è già stato coronato dal successo in altri Paesi europei.
Il TIS innovation park, in quanto sostenitore dei pionieri dell’innovazione, ha
partecipato con gioia alla definizione di una strategia per la promozione della
cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità nella scuola secondaria in Alto
Adige: partire dai giovani è infatti l’unico modo per attuare il cambio di mentalità
necessario che permetterà all’Alto Adige di giocare un ruolo di primo piano tra i
motori economici europei dei prossimi decenni.
NIKOLAUS TRIBUS
Presidente del TIS innovation park
La Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano si occupa di sostenere attività socioculturali e, come recita il suo statuto, promuove e sostiene misure innovative,
d’eccellenza, rilevanti dal punto di vista sociale e progetti che abbiano un
effetto duraturo. Camp for Company ha tutte queste caratteristiche, anzi nè il
prototipo. Investire nei giovani, dar loro una possibilità (in più) di formazione e
interazione con il mondo del lavoro e con quello economico è per noi motivo
di grande soddisfazione, specialmente in un momento come quello attuale nel
quale i giovani devono confrontarsi con una realtà lavorativa molto incerta. Dar
loro strumenti, contenuti, nuove competenze, lavorare con loro per sviluppare
nuove idee imprenditoriali, trasmettere proprio quello spirito imprenditoriale
così importante per completare la loro formazione e il loro curriculum assume
anche un significato civile e sociale. La Fondazione sostiene e sosterrà quindi
con grande passione questa iniziativa che si augura possa diventare una attività
sistematica nell’ambito di tutti gli indirizzi scolastici.
GERHARD BRANDSTÄTTER
Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano
Introduzione
Camp for Company.
Un nuovo paradigma
per nuovi apprendimenti
Camp for Company (CfC) nasce facendo rete tra soggetti istituzionali impegnati
a sostenere lo sviluppo sia delle persone sia del sistema e si connota come un
Progetto-intervento volto alla promozione della cultura dell’innovazione e
dell’imprenditorialità in Alto Adige.
A livello teorico-metodologico, CfC si colloca nell’alveo dell’approccio
della teoria dell’azione e interattivo-costruttivista; a livello prasseologico, fa
riferimento alle raccomandazioni e direttive dell’Unione Europea, ad esempi di
politiche pubbliche per l’adozione di tali direttive e a buone pratiche a livello
sovranazionale.
Il Progetto, che si rivolge alle classi IV e V della scuola secondaria, si configura
come un processo di co-costruzione d’impresa che tiene a riferimento: modelli
d’apprendimento ancorati nella pratica, esperienze di testimoni privilegiati,
creazione di student companies. Si dà la finalità di formare e sostenere
l’imprenditorialità e l’autoefficacia a livello individuale e di gruppo, e soprattutto
la motivazione per il transfer di competenze.
La metodologia didattica si caratterizza come un percorso di tutoring che
fornisce il debito aiuto – nella forma di workshop, strumenti e tecniche coerenti
con l’approccio scelto – per costruire, presentare, difendere e realizzare modelli
di Business multilingui.
L’auspicio è quello di continuare a lavorare secondo tale approccio e con
queste finalità, perché questo è il modo migliore per fare imprenditorialità e
progettazione esistenziale, quindi educazione permanente dalle prime scuole
fino all’Università.
LILIANA DOZZA
Vice preside della facoltà di scienze della formazione
Libera Università di Bolzano
Capitolo 1
Un paradigma nuovo
per i nuovi bisogni
d'apprendimento
Capitolo 1
Un paradigma nuovo
per i nuovi bisogni
d'apprendimento
1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 I nuovi bisogni d’apprendimento
Il paradigma della divisione del lavoro
Alla ricerca di un paradigma nuovo
Il lavoro come agire collettivo
Lo spazio d’azione in Provincia di Bolzano
Le progettazioni già in atto
Il nuovo paradigma e i curricoli scoIastici
L’agire collettivo come
gruppo d’impresa: l’imprenditorialità
L’impresa basata sulla cooperazione
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1.1 I nuovi bisogni di apprendimento
E’ noto che, tra le stagioni dell’età evolutiva, l’adolescenza riveste un
carattere straordinario: ricerca del sé, processi di identificazione di genere,
sperimentazione dell’io sociale, affettivo, relazionale assorbono quantità enormi
di energia psichica condizionando potentemente i processi di apprendimento
dei giovani.
In un arco temporale di circa sei anni si concentrano esperienze, prove,
appuntamenti, decisioni che possono condizionare profondamente gli orizzonti
di vita, gli atteggiamenti e le aspettative individuali.
La delicatezza di questa fase dell’età evolutiva è accentuata dalla complessità
delle dinamiche storico-sociali in cui oggi essa è immersa. La ricerca pedagogica
e la progettazione educativa sono chiamate a fornire paradigmi nuovi che
possano ispirare la concretezza dell’azione delle istituzioni formative ed
educative a partire dalla consapevolezza e conoscenza dei nuovi contesti e dei
nuovi bisogni.
In questa sede siamo costretti a limitarci al solo contesto del progetto professionale
del giovane in formazione tentando però di trarre da questa problematica anche
alcune indicazioni generali che possano fungere da paradigma di riferimento in
merito alla valutazione dei curricoli, dei saperi e degli approcci didattici.
Orientamento e progettazione professionale costituiscono da sempre un
passaggio chiave dell’età adolescenziale, i nuovi contesti determinati dalla
rivoluzione digitale e dalla globalizzazione connotano però oggi tale passaggio
di aspetti di imprevedibilità e indeterminatezza un tempo sconosciuti.
E’ necessario interrogarsi sui nuovi profili che la scolarizzazione deve perseguire
e formare ben sapendo che il desiderio di sperimentazione di sé e l’istanza di
individuazione del sè propri dell’età adolescenziale esigono e richiedono
modelli ed esempi che concretamente siano in grado di orientare e indirizzare i
percorsi e i progetti di vita.
1.2 Il paradigma della divisione
del lavoro
La scolarizzazione, in età moderna, ha rappresentato lo strumento con cui gli
Stati nazionali hanno perseguito le esigenze di omologazione proprie della
nascente società di massa, le strutture portanti dei sistemi scolastici denunciano
ancora oggi chiaramente la loro derivazione dai modelli della grande industria.
Alcuni postulati del modello taylorista permangono tutt’ora visibili nella
struttura ordinamentale, nei curricola, nelle culture professionali delle istituzioni
scolastiche.
La concezione del lavoro come attività sezionabile in funzioni che individuano
e separano i momenti della progettazione e della decisione da quelli della
realizzazione operativa si palesano anche sul piano degli ordinamenti laddove
è evidente la previsione di indirizzi di studio deputati a formare le funzioni
dirigenziali e indirizzi deputati a formare competenze tecniche o professionali.
I curricola proseguono l’operazione applicando il paradigma taylorista alla
definizione dei contenuti e dei metodi di apprendimento e la divisione rigida
dei saperi entro le coordinate impermeabili delle discipline; la dislocazione delle
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discipline nei curricoli ripropongono a livello culturale la logica della catena di
montaggio e della separazione tra processi cognitivi astratti e processi cognitivi
concreti gli uni e gli altri affidati a categorie diverse di individui.
Anche le culture professionali presenti nel mondo dell’istruzione e formazione
restano fortemente condizionate dal presupposto che la teoria si apprende
con la teoria e la pratica si apprende con la pratica, di qui la grande difficoltà di
individuare percorsi curricolari che, nel rompere questa distinzione, mettano al
centro quella particolare e attuale forma di sapere chiamata competenza.
Il paradigma taylorista si giustifica, ad un certo grado dello sviluppo storico,
soprattutto in ragione della ancora ridotta complessità del sistema socioeconomico. La produzione di conoscenza è di pertinenza di poche istituzioni,
la produzione di beni materiali punta più ad abbassare i costi che a innovare
i prodotti, il controllo dei mercati è fortemente esercitato con strumenti
politico-militari, le posizioni di monopolio e il protezionismo tutelano gli assetti
consolidati, la governance del sistema è garantita da una classe dirigente
ristretta e da un funzionale sistema burocratico, tutto ciò consente al paradigma
della divisione del lavoro di garantire il ricambio generazionale e la continuità
dei processi. In quel sistema il cardine del profilo di cittadinanza è l’accesso al
lavoro, attraverso di esso si ottiene collocazione stabile nel sistema dei diritti e
dei doveri e un ruolo sociale dalle caratteristiche ben individuate. L’accesso al
lavoro, d’altronde, risponde a condizioni e requisiti che il sistema è in grado di
definire e formalizzare in percorsi formativi standardizzabili ispirati al paradigma
fondativo della divisione del lavoro.
Quel contesto, caratterizzato da orizzonti professionali molto delineati e
stabili, varcati da direttrici nitide che separavano i settori economici, le figure
professionali, i ruoli, le funzioni, le mansioni e consentivano ai sistemi formativi
di tracciare le precise coordinate dei percorsi formativi, è venuto via via
perdendosi.
1.3 Alla ricerca di un paradigma nuovo
I processi di scolarizzazione e i sistemi a cui fanno riferimento sono chiamati
oggi ad una funzione storica in gran parte mutata che va ricondotta a quella
società post-moderna i cui connotati sono venuti chiarendosi in modo distinto
negli ultimi anni.
Lo scambio e la produzione di conoscenza grazie al web ha raggiunto gli
strati sociali e i luoghi un tempo più lontani da questi processi, i saperi si sono
rapidamente mescolati generando nuovi ambiti disciplinari, nuovi prodotti
culturali, una rapidità inaudita di nuove produzioni, nuovi saperi, nuove
scoperte.
La produzione ha visto rivoluzionati i propri canoni e i propri sistemi, il primato
dell’investimento innovativo ha determinato la richiesta di profili professionali
totalmente rivoluzionati rispetto al passato.
La globalizzazione ha rotto il sistema della divisione politica dei mercati
consentendo a nuovi soggetti di inserirsi come global player nella competizione
economica.
Le funzioni di deliberazione e di direzione sono andate decentrandosi, il
governo dei processi oggi è possibile solo con il coinvolgimento di tutti gli attori.
Forte è l’esigenza di riconvertire la burocrazia che da strumento di gestione dei
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processi separato dagli stessi tende sempre più a ridefinirsi come funzione di
servizio inclusa nei processi e integrata negli stessi. Il concetto stesso di classe
dirigente come nucleo ristretto di funzioni a cui sono demandate le decisioni e
le iniziative si riconverte in un concetto nuovo di direzione meglio ricompreso in
espressioni quali governance diffusa, principio di sussidiarietà, accordo di rete,
co-decisione.
Nel sistema sommariamente illustrato la divisione del lavoro esercita un ruolo
residuale, non scompare ma non è più l’architrave su cui poggia il sistema
stesso, è necessario individuare le conseguenze, sul versante dei percorsi di
scolarizzazione, del cambio di paradigma cui stiamo assistendo.
Proviamo ad analizzare alcune manifestazioni del nuovo paradigma: siamo di
fronte a processi che erodono, fino a farle scomparire, le distinzioni rigide tra
settori economici e, dentro questi, tra compiti e funzioni professionali. Si fa
strada in ogni settore la compenetrazione tra competenze e saperi provenienti
da ambiti differenti, nei project team è richiesta la presenza di specializzazioni da
aree disciplinari molto distanti e dunque l’abitudine a farsi carico della dialettica
tra linguaggi e strumenti interpretativi molto difformi.
Nelle imprese ha sempre più peso la richiesta di governare processi sconosciuti
rispetto a quella di implementare processi conosciuti.
In ogni contesto professionale cresce la rilevanza delle competenze
organizzative, comunicative, relazionali, competenze per loro natura acquisibili
solo in situazione e in presenza.
La predisposizione ad osservare con occhio critico i processi e i prodotti e a
cogliere modalità innovative per gli stessi costituisce probabilmente l’abito
mentale più aderente ai nuovi contesti. Tale abito mentale si fonda su una
varietà di componenti che vanno da aspetti di organizzazione consapevole
della percezione (attenzione ai particolari, percezione sin-estetica, abitudine
al decentramento prospettico, ecc.), ad aspetti di natura logica (trovare
creativamente delle soluzioni a problemi apparentemente insolubili e
paradossali, applicare prospettive e linguaggi provenienti da ambiti disciplinari
un tempo distanti e incomunicanti,ecc.), per arrivare a componenti di natura
culturale (concezione del lavoro, concezione del collettivo, rappresentazione
etica e valoriale) e relazionale (abitudine al dialogo, alla ricerca, all’inclusione,
all’organizzazione e alla valorizzazione degli altri).
Dovendo raccogliere in un’unica espressione il nuovo paradigma lo potremmo
chiamare azione collettiva.
In team
10
1.4 Il lavoro come agire collettivo
Il profilo nuovo assunto dal lavoro al tempo della rivoluzione digitale e della
globalizzazione si identifica in una caratteristica che tende sempre a crearsi
qualunque sia il rapporto di lavoro, il ramo di attività, la natura del soggetto
economico preso in considerazione. Questa caratteristica è la tendenza del
lavoro ad essere azione inclusiva che interroga e chiama al coinvolgimento
decisionale molto più di quanto non divida e parcellizzi.
Ciò non significa che non esistano più le specializzazioni ma che esse non
risolvono di per sé i ruoli e i compiti dei singoli attori; la parte di gran lunga
prevalente consiste nelle capacità espresse dal gruppo di coinvolgere, mobilitare
energie, generare nuovi saperi.
Il paradigma dell’azione collettiva implica nuovi assetti organizzativi, nuove
modalità di comunicazione, nuove modalità di gestione delle risorse umane ma
anche nuove strategie di impresa, nuove forme societarie, nuove modalità di
inclusione del lavoro nei processi decisionali.
Questo quadro di analisi necessariamente sintetico è lo sfondo per comprendere
la portata della pressione che si esercita oggi sui sistemi di istruzione e formazione
affinché aggiornino le loro coordinate.
Le raccomandazioni dell’U.E, l’introduzione di progetti internazionali di
valutazione delle competenze delle alunne e degli alunni, l’istituzione di un
quadro europeo delle competenze linguistiche con relativa certificazione,
l’individuazione di competenze chiave e l’insistenza con cui se ne raccomanda
la cura, sono solo alcuni esempi dell’attenzione con cui si guarda, soprattutto
in Europa, al ruolo della scolarizzazione come primo fondamentale laboratorio
della nuova cittadinanza.
La cittadinanza, intesa come condizione di esistenza integrata nel sistema
di relazioni sociali, in grado di valorizzare le qualità e competenze individuali
e di fornire al singolo adeguati spazi di realizzazione politica, professionale e
umana, resta la finalità più alta dei processi di scolarizzazione. Si tratta però di
individuare cosa è indispensabile oggi all’individuo per il suo esercizio libero e
consapevole e successivamente di capire quali esperienze di apprendimento
coerenti a questo fine la scuola debba fornire.
Una scolarizzazione che non prendesse in considerazione la dimensione nuova
assunta dal lavoro nei nuovi contesti e che non si interrogasse sugli strumenti
necessari ai giovani per poter realmente realizzare sé stessi nell’ambito della
vita reale sarebbe una scolarizzazione fasulla, un tradimento della funzione di
emancipazione umana che la scuola ha storicamente ricoperto.
1.5 Lo spazio d’azione
in Provincia di Bolzano
Numerosi sono i riferimenti normativi che orientano il sistema d’istruzione
e formazione della Provincia di Bolzano verso una crescente apertura alle
problematiche del lavoro, dell’impresa e dell’imprenditorialità. Grazie agli art.
8 e 9 del DPR 31 agosto 1972, n. 670 (testo unico delle leggi costituzionali
concernenti lo statuto speciale per il Trentino- Alto Adige) e al DPR 10 febbraio
1983, n. 89 la Provincia di Bolzano dispone di un’ampia autonomia legislativa
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in materia di ordinamento scolastico. In particolare l’art.9 del citato DPR 10
febbraio 1983, n. 89 consente alla Provincia di adottare con propria legge le
modifiche dei programmi e degli orari di insegnamento e di esame, ivi compresa
l’introduzione di nuovi insegnamenti, per le scuole di ciascun gruppo linguistico.
La Provincia può dunque individuare, sulla base delle ricerche di settore, i
percorsi didattici più idonei e rispondenti alle esigenze culturali e linguistiche
dei gruppi residenti sul territorio e adottare, sentito il parere del CNPI, tutti i
provvedimenti normativi necessari alla realizzazione degli stessi.
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La Legge provinciale 24 settembre 2010, n.11 disciplina l’ordinamento del
secondo ciclo d’istruzione e formazione della Provincia autonoma di Bolzano;
all’art. 1 comma 3 la legge affida ai percorsi del secondo ciclo il compito di
promuovere lo sviluppo di specifici interessi e talenti, assicurare il successo
scolastico e le pari opportunità formative anche ai fini dell’inserimento nel
mondo del lavoro. La medesima legge all’art.7 prevede che le istituzioni
scolastiche del primo e del secondo ciclo favoriscano scelte adeguate in
relazione al proseguimento degli studi attraverso azioni di orientamento
realizzate in collaborazione tra loro.
Tali azioni comuni debbono mirare alla promozione della formazione e dello
sviluppo della personalità delle studentesse e degli studenti nonché alla
prevenzione della dispersione scolastica. Alle istituzioni scolastiche e formative
del secondo ciclo è affidato il compito di realizzare azioni di orientamento
volte al sostegno di scelte adeguate al proseguimento degli studi d’ordine
superiore e all’inserimento nel mondo del lavoro. Alle scuole è anche richiesta
la collaborazione sinergica con il mondo del lavoro, con la realtà produttiva del
territorio, con gli istituti educativi e di ricerca locali e con le associazioni giovanili
nonché lo scambio di studenti con scuole in Italia e all’estero.
Le Indicazioni Provinciali per la definizione dei curricoli del secondo ciclo
d’istruzione prevedono che già durante il primo biennio (Delibera GP n 2041
del 13 dicembre 2010) le scuole dispongano di spazi di autonoma gestione
del curricolo allo scopo di articolare le aree di indirizzo fino al 40% dell’orario
annuale delle lezioni per corrispondere alle esigenze del territorio e ai fabbisogni
formativi espressi dal mondo del lavoro e delle professioni. Gli spazi di flessibilità
possono essere utilizzati per realizzare specifici percorsi all’interno di un preciso
profilo culturale in risposta alle vocazioni del territorio, ai bisogni dell’utenza
e nel rispetto dell’equilibrio dell’offerta formativa territoriale. Per il secondo
biennio le Indicazioni provinciali per la definizione dei curricoli prevedono
l’approfondimento di nuclei tematici funzionali all’orientamento e alla scelta tra
prosecuzione degli studi o entrata nel mondo del lavoro anche mediante attività
di mobilità studentesca, di stage o di tirocinio. (Delibera GP n. 1301 del 3.09.12.
Indicazioni provinciali per il secondo ciclo di istruzione (2° biennio e 5° anno).
Le azioni d’orientamento, finalizzate allo studio post-diploma, alle professioni
e al lavoro, diventano attività istituzionali per tutti gli istituti di istruzione
secondaria superiore, statali e paritari. Esse si inseriscono strutturalmente nel
Piano dell’offerta formativa del secondo biennio e del quinto anno, per essere
modulate allo scopo di assecondare i talenti e gli interessi degli studenti. Le
azioni di orientamento sono intese come attività didattiche che mettano in
grado le/gli studentesse/i di:
• valutare le proprie capacità, i propri interessi e le proprie aspirazioni (bilancio
delle competenze) nei confronti dello studio post-diploma o del lavoro;
• sviluppare competenze metodologiche finalizzate ad assumere decisioni;
• riconoscere i cambiamenti intervenuti nel sistema della formazione e del
mercato del lavoro;
• utilizzare strumenti per la ricerca attiva delle opportunità formative e lavorative
(redazione e diffusione del CV, accesso a banche dati ecc.).
La norma richiama a questo riguardo l’attenzione dei dirigenti e dei docenti sulla
necessità di utilizzare metodologie didattiche “attive” e di avvalersi di “organici
collegamenti” con il mondo esterno alla scuola: gli altri Enti formativi, compresi
il mondo del lavoro, il volontariato e il privato sociale. In tutti gli istituti del
secondo ciclo d’istruzione e in tutti gli indirizzi sono introdotti gli stage e i tirocini
come esplicitazione di un preciso indirizzo pedagogico che concepisce il luogo
di lavoro come luogo di apprendimento. L’ente/organizzazione/impresa che
ospita lo studente assume il ruolo di contesto di apprendimento complementare
a quello dell’aula e del laboratorio. Attraverso la partecipazione diretta al
contesto operativo, quindi, si realizza quella socializzazione e permeabilità
tra i diversi ambienti, nonché quello scambio reciproco delle esperienze che
concorre alla formazione della persona.
Le componenti
di base
1.6 Le progettazioni già in atto
Riguardo alla tematica della cultura d’impresa e dell’imprenditorialità nelle
scuole secondarie di secondo grado in lingua italiana della provincia di Bolzano
si possono riscontrare a grandi linee tre tipi di atteggiamento. Dall’analisi dei
piani dell’offerta formativa si può evincere che alcune scuole hanno scelto
di mettere in particolare risalto le attività destinate a promuovere la cultura
d’impresa e il collegamento con il mondo del lavoro, altre hanno scelto invece di
darne una indicazione più sintetica e generale, altre ancora hanno scelto di dare
poco spazio a questo tipo di aspetti. Va tuttavia sottolineato che non sempre vi è
una corrispondenza o equivalenza fra lo spazio dedicato nei POF all’esposizione
delle iniziative e l’effettiva attività svolta dalle scuole in collaborazione con le
aziende e gli enti presenti nel territorio.
Le attività e i progetti in questo settore si concentrano soprattutto negli istituti
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tecnici e professionali e seguono soprattutto la tipologia dell’alternanza scuolalavoro e dello stage di orientamento al lavoro. Per realizzare questo genere di
attività le istituzioni scolastiche hanno incaricato un docente referente e costituito
una rete di contatti e rapporti con soggetti sia pubblici che privati promuovendo
accordi, intese, convenzioni. In alcuni istituti tecnici e professionali si realizzano
anche percorsi secondo la tipologia dell’azienda simulata.
Da un punto di vista quantitativo circa 300 studenti degli Istituti di istruzione
secondaria superiore della provincia di Bolzano nell’anno scolastico 2012 –
2013 sono stati protagonisti di un’esperienza di stage o tirocinio, questo tipo
di esperienza è principalmente rivolta agli studenti delle classi quarte, tranne
che per gli Istituti di Istruzione professionale che la propongono agli studenti
a partire dalla classe terza; la cifra rappresenta circa un terzo degli studenti
frequentanti il quarto anno. Da questa sintetica indagine risultano confermate
alcune linee di tendenza:
• l’esperienza del lavoro e dell’incontro con l’economia è progettata
prevalentemente negli istituti tecnico-professionali;
• le tipologie di esperienza proposte rispondono ancora fortemente al
parametro del lavoro alle dipendenze;
• a due terzi circa degli studenti questa opportunità non viene offerta.
Nel curricolo prevale ancora fortemente il medium verbale e il trasferimento di
strutture concettuali che vedono il docente nel ruolo di emittente e il discente nel
ruolo di destinatario, l’operatività resta incardinata sulle strutture dei linguaggi
formali e per loro tramite solo evocativa di fenomeni reali.
L’introduzione nel curricolo di esperienze capaci di richiamare situazioni
problematiche della vita reale e che richiedono competenze autentiche
rappresenta una condizione sine qua non per dare alle/ai giovani adolescenti un
contesto di scolarizzazione adeguato alle sfide socio-professionali cui saranno a
breve chiamate/i.
Abbiamo più sopra evocato il paradigma dell’azione collettiva, intorno ad esso si
sviluppa la proposta di un nuovo curricolo delle competenze.
La consapevolezza
delle proprie
attitudini
14
1.7 Il nuovo paradigma
e i curricoli scoIastici
Abbiamo già visto più sopra che la legislazione scolastica ha recepito le
sollecitazioni verso un avvicinamento dei curricoli al versante dell’agire e
dell’operare e conseguentemente all’ambito della formazione di competenze
spendibili nei contesti della vita reale. Non si deve tuttavia dissimulare la
condizione ancora marginale e a tratti para-scolastica che ancora occupano
queste problematiche e queste progettualità nei curricoli delle istituzioni
scolastiche.
Relegate in un arco di tempo molto ridotto - perlopiù durante il quarto annoesse sono, anche in questa forma ridotta, comunque totalmente assenti nel
curricolo di due studenti su tre.
L’agire collettivo come modalità di attivazione dei processi di apprendimento
è ancora fenomeno piuttosto raro presso le istituzioni scolastiche dove invece
resta prevalente la separazione tra apprendere ed agire.
L’apprendere continua ad essere interpretato come restituzione da parte di
un discente di quanto comunicato da un docente e l’agire continua ad essere
demandato a situazioni straordinarie e comunque collocate per lo più nell’extrascuola.
Se indaghiamo brevemente la fenomenologia dell’agire collettivo e la
rapportiamo ai processi di apprendimento scopriamo quale potenziale va perso
ogniqualvolta i percorsi formativi trascurano questa modalità nei loro percorsi.
L’azione collettiva è attività in primo luogo deliberativa, l’individuo accede ad
una dimensione politica e sperimenta i meccanismi del dialogo, della ricerca,
della decisione e della responsabilità. Si tratta del più rilevante processo di
identificazione e del più formidabile veicolo di autostima ed auto-efficacia a
disposizione dei sistemi formativi.
La partecipazione a processi deliberativi orientati ad avviare un’azione comune
proietta l’adolescente nella dimensione adulta e gli fornisce le competenze
politiche (politeia ovvero l’agire collettivo attraverso patti e promesse)
necessarie alla vita attiva che oggi è fusa con la vita lavorativa.
L’azione collettiva è attività ideativa con sperimentazione dei vincoli di realtà e
insieme dei processi del ragionamento ipotetico e di quello congetturale; nella
deliberazione delle finalità dell’agire e dei suoi obiettivi si attivano processi
cognitivi di logica applicata che consentono la fusione di orizzonti; infine
nell’azione collettiva la dimensione politico/morale (cosa è giusto fare) si fonde
con quella tecnico/funzionale (come si può fare).
L’azione collettiva è organizzazione del lavoro e consapevolezza delle
sue molteplici implicazioni (negoziazione, valorizzazione, comunicazione,
valutazione, ecc.), si tratta di passare dalle procedure del soggetto individuale
a quelle del soggetto collettivo affrontando in situazione le complesse
problematiche della leadership, del coinvolgimento, della governance
dei sistemi e dei processi. Il soggetto collettivo deve essere in grado di
gestire la varietà delle linee di intervento (ricerca e progettazione, gestione
finanziaria, produzione, logistica, marketing, clienti, ecc.) assicurando il pieno
coinvolgimento e insieme efficienza, efficacia, economicità.
L’azione collettiva è uso funzionale e consapevole della rete e dei social
network: infatti le potenzialità del web si dislocano in una dimensione inedita
15
in quanto grazie all’operatività e intenzionalità propria del soggetto collettivo
può generarsi il nuovo abito mentale proprio della cittadinanza digitale: il glocal.
Solo l’azione collettiva dispone delle competenze necessarie per intersecare il
globale e il locale in modo che sia l’uno che l’altro possano realmente arricchirsi.
E’ necessario dunque entrare nei curricoli di istituto con la chiarezza
dell’obiettivo: il paradigma della divisione del lavoro (antinomie docentediscente, teoria-pratica, scienze umane-scienze naturali, conoscere-agire, ecc.)
non ha la necessaria efficacia per fornire quel tipo nuovo di intelligenza richiesto
dal nuovo paradigma dell’agire collettivo.
Il principio di responsabilità sociale del sistema di istruzione e formazione deve
muovere verso l’introduzione nei curricoli di forti momenti di innovazione
ispirati al nuovo paradigma.
1.8 L’agire collettivo come gruppo
d’impresa: l’imprenditorialità
L’agire collettivo nei sistemi di apprendimento può darsi solo a patto di aprire,
nel curricolo di istituto, uno spazio nuovo non condizionato dalle antinomie
della divisione del lavoro. Molti sono dunque gli aspetti che non possono essere
riproposti, ecco alcuni tra i più rilevanti:
• non può essere una disciplina da insegnare,
• non può fondarsi sulla separazione della teoria dalla prassi,
• non può basarsi sulla divisione tra chi sa (docente) e chi non sa (discente),
• non può mantenere la divisione dei saperi e tanto meno la separatezza
disciplinaristica,
• non può mantenere la divisione degli spazi e dei tempi,
• non può mantenere la divisione tra chi valuta e chi è valutato.
Spazio di investimento culturale, relazionale, affettivo, l’agire collettivo non può
essere una simulazione ma deve essere invece un’occasione di immersione
reale in una identità individual-collettiva con i rischi e le opportunità che questa
comporta. Spazio di scoperta e di invenzione, l’agire collettivo deve misurarsi
con la fenomenologia autentica della sfida che impegna, responsabilizza e
sollecita passione conoscitiva.
Spazio di gestione di processi complessi, l’agire collettivo non deve occultarne
la dimensione problematica, situazionale, spesso caotica e comunque sempre
elenctica rispetto agli stereotipi dell’agire burocratico funzionale.
Aprire il curricolo a questa dimensione significa allora non tanto portare nelle
aule problemi della vita reale ma piuttosto portare nelle aule lo strumento di
azione della vita reale e interfacciare questo strumento con la sua dimensione
naturale: la produzione di beni e servizi.
Sono l’imprenditorialità e l’impresa a divenire nel curricolo il quadro di
riferimento funzionale al nuovo paradigma dell’agire collettivo; non è, si badi
bene, una scelta aziendalista né tanto meno l’abdicazione della pedagogia
a favore dell’economia. E’ piuttosto lo sforzo di affrontare con concretezza il
nodo teorico dei nuovi saperi e delle nuove forme di apprendimento ben
sapendo quanto oggi i profili di scolarizzazione richiedano una intelligenza dal
baricentro fortemente allungato sul versante dell’iniziativa, dello spirito creativo,
16
dell’istanza collaborativa e relazionale. L’imprenditorialità fecondata dal nuovo
paradigma dell’agire collettivo assume un abito mentale inedito, l’impresa
diventa cifra dell’agire nella società della globalizzazione e del cyberspazio.
Non ci sono altre strade per formare i nuovi profili di scolarizzazione se non
quella di accompagnare gli adolescenti nell’esperienza della messa a frutto
dell’intelligenza collettiva dentro i contesti del fare impresa e del mercato.
Un’imprenditorialità che dilata la sua funzione pedagogica in quanto è la risposta
all’adolescente che chiede di mettersi alla prova, è l’offerta di spazio e tempo
per agire, comunicare, confrontarsi, ideare,confutare, calcolare, programmare,
organizzare, valutare, il tutto sempre a partire da un team che è il vero e unico
soggetto d’impresa.
1.9 L’impresa basata sulla cooperazione
Proprio per accentuare il primato del collettivo e la rilevanza che il principio
isonomico comincia a rivestire nelle moderne forme di organizzazione, lo strumento
imprenditoriale che si propone è quello dell’impresa organizzata e gestita con
metodi cooperativi.
L’impresa orizzontale è in grado di associare l’istanza funzionalistica (nuovi profili
cognitivi, nuove competenze) con l’istanza etica (il lavoro come risorsa sociale della
comunità) consentendo ai giovani di fare insieme l’esperienza del mercato e quella
della comunità.
L’esperienza del mercato è necessaria per saldare il progetto d’impresa ai vincoli di
realtà e alle condizioni reali del suo esercizio, misurarsi con un business plan non
come semplice esercitazione scolastica ma come veicolo di un’azione reale è la
condizione imprescindibile per mobilitare e appassionare il gruppo.
L’esperienza di comunità è necessaria ai giovani per uscire da impostazioni
individualistiche e narcisistiche del comportamento. L’impresa basata sul principio
cooperativo consente l’esperienza della costruzione di una corporate identity nella
garanzia che ciascuno sia chiamato a fare la propria parte entro regole del gioco che
esaltano la discussione e il principio di isonomia.
L’impresa basata sul principio cooperativo innesta il paradigma dell’azione collettiva
entro le coordinate della storia del movimento dei lavoratori, questo consente
ai giovani di riscoprire anche la continuità con il passato e il riproporsi in versione
aggiornata delle antiche istanze del modo del lavoro.
La distribuzione ineguale dei mezzi di produzione e del capitale è il tratto distintivo che
separa chi può agire e intraprendere da chi non ha i mezzi per agire e deve dunque
mettersi al servizio, l’emancipazione attraverso l’impresa cooperativa riafferma
anche nei contesti educativo/formativi il proprio orizzonte di senso. I giovani che
si misurano con un’azione collettiva e la intraprendono fondando un’impresa
cooperativa assumono, rispetto al nodo dell’orientamento e dell’occupabilità una
posizione completamente differente rispetto ai giovani che non hanno modo di
fare esperienze di questo tipo. Per definire il valore aggiunto, il guadagno di questa
esperienza non è infatti sufficiente fare riferimento alla mobilitazione di energie e di
motivazioni e non basta nemmeno aggiungervi le molte competenze, non ultime
quelle sociali, relazionali, comunicative, organizzative che vengono messe in gioco.
Il vero guadagno è probabilmente la fusione di tutto questo, fusione che permette la
conquista di una nuova prospettiva da cui osservare il proprio futuro, una prospettiva
da condividere con gli altri con l’identico desiderio di agire.
17
Camp 4
company
Capitolo 2
Il mondo
dell’impresa
Progetti nelle scuole per far creare
incontra
la scuola
un’azienda
agli studenti
Capitolo 2
Il mondo dell’impresa
incontra la scuola
2.1 Introduzione
22
2.2 Skills di imprenditorialità richiesti
da realtá internazionali a neo-diplomati
e buone pratiche internazionali di corsi formativi
2.2.1 Skills di imprenditorialità
2.2.2 Buone pratiche di corsi formativi
22
2.3 Università di Verona: Un lavoro da … protagonista!
28
2.4 L’indagine
2.4.1 Le domande
2.4.2 La ricerca nel Triveneto
2.4.3 Gli imprenditori locali
2.4.4 Caratteristiche del futuro imprenditore
2.4.5 Il mondo degli imprenditori incontra la scuola
2.4.6 Diplomati e mondo del lavoro: quali iniziative
31
31
32
33
33
34
35
22
25
21
2.1 Introduzione
All’interno della progettazione dell’educazione all’imprenditorialità e nella
preparazione di tutte le iniziative collegate si è pensato fondamentale andare a
verificare quale fosse la percezione del mondo dell’imprenditoria reale, quella
presente sul territorio, rispetto al ruolo che può avere l’istituzione scolastica
nella preparazione di una generazione di studenti consapevoli e preparati anche
alla libera iniziativa economica.
Questo capitolo si compone di tre parti:
• nella prima parte l’Istituto IXL Center (Center for Innovation Excellence and
Leadership), una delle principali società al mondo di consulenza strategica e
di formazione nel campo dell’ innovazione, presente in 11 paesi del mondo e
attiva da 35 anni, riassume in un contributo quanto emerge a livello mondiale
sulla tematica “Skills di imprenditorialità richiesti da realtá internazionali a neodiplomati”, portando anche alcuni esempi di buone pratiche esistenti a livello
scolastico in Europa e nel mondo;
• nella seconda parte l’Università di Verona, sulla base della propria esperienza
sugli studenti post-diploma, si interroga su come i giovani debbano muoversi se
intendono mettere alla prova le proprie competenze imprenditoriali;
• nella terza parte invece si riportano i risultati di un’indagine sulla percezione
che gli imprenditori hanno del ruolo della scuola e di cosa effettivamente si
faccia e cosa manchi ai neo-diplomati nella nostra realtà.
Tutte queste considerazioni portano ad una riflessione su quanto sia concretamente
utile e necessario implementare nella scuola per rispondere alle necessità di un
mercato del lavoro profondamente diverso da quello del passato.
2.2 Skills di imprenditorialità
richiesti da realtà internazionali
a neo-diplomati e buone pratiche
internazionali di corsi formativi
2.2.1 Skills di imprenditorialità
Situazione
È opinione comune che la crisi economica internazionale tuttora in corso
abbia cambiato il mondo. Innumerevoli aziende sono state costrette a ridurre
le proprie attività o chiudere i battenti, con conseguente aumento della
disoccupazione, in particolar modo di quella giovanile. Nonostante si scorgano
segni di miglioramento all’orizzonte, risulta chiaro che il mondo futuro sarà
diverso da quello del 2007. Secondo uno studio della società di consulenza
Mc Kinsey1, tra i principali motivi che preoccupano l’80% del management di
società appartenenti al S & P 500 (le 500 aziende a maggiore capitalizzazione
degli USA), emergono:
a) la crescente incertezza sul futuro;
b) la crescente complessità nello svolgere attività imprenditoriali;
c) la velocità con cui cambiano le cose.
22
Un punto di partenza, è la scuola superiore, il cui compito è preparare i giovani
ad un mondo sempre piú complesso, competitivo, globalizzato e veloce.
Insegnando loro le competenze necessarie per “vincere” in questi scenari,
li si aiuterà ad a) essere piú “appetibili” per aziende internazionali; b) portare
maggiore valore aggiunto ad aziende nazionali; c) essere meglio preparati per
lanciare nuove iniziative imprenditoriali/assumere la direzione di aziende di
famiglia.
Bisogno
Iniziamo dal capire quali competenze vengono maggiormente richieste dalle
aziende (specialmente aziende focalizzate su mercati internazionali) ai propri
collaboratori. Secondo un’analisi pubblicata dal quotidiano inglese “The
Guardian” (primavera 2013)2, le competenze/caratteristiche tra le più richieste
(e meglio retribuite) dalle imprese (numero d’annunci analizzati 500.000) per
assumere nuovi addetti risultano essere:
A) “Capacità organizzative”
Cary Cooper, professore di psicologia organizzativa e della salute alla Lancaster
University, interpreta questa richiesta come la capacità di “cavartela nel caso che
tu venga gettato nell’acqua fredda”. Questa caratteristica va interpretata come
flessibilità e capacità di individuare autonomamente soluzioni ai problemi. Da
questo punto di vista i giovani italiani possono avere un vantaggio in questo
campo in quanto in Italia, si è per definizione abituati a ragionare in tal modo.
B) “Capacità di comunicazione e leadership”
Questo termine è obiettivamente difficile da interpretare. Talvolta, questo
termine può riferirsi alla capacità di mostrarsi sicuri di se stessi davanti ai clienti
oppure, come capacità di lavorare in gruppo. Secondo Kirwan Hack, del
reparto gestione risorse umane della società di consulenza Fairplace Cedar3
(specializzata nelle ristrutturazioni aziendali), la seconda è l’interpretazione
prevalente. Questo vale anche nel caso in cui si debba lavorare in team
multiculturali. Leadership consiste nella capacità di motivare collaboratori a dare
il loro meglio e di indirizzarli al raggiungimento di obiettivi comuni.
C) “Passione e motivazione”
Anche questo termine si presta ad interpretazioni differenti. Sempre Cary
Cooper, interpreta questa qualità come “to self-start”, cioè la capacità di trovare
soluzioni adeguate a problemi, in maniera autonoma.
D) “Buone competenze tecniche specifiche all’attivitá svolta”
È interessante notare che le “competenze tecniche” appaiano solamente al
quarto posto. Non c’è dubbio che, se si ricerca un infermiere qualificato, esso
debba dimostrare qualifiche adeguate. È d’opinione comune che siano preferiti
coloro che riescono ad applicare competenze tecniche per creare valore per
l’azienda a coloro che sono “bravi sulla carta”. Secondo l’esperienza maturata
da IXL-Center lavorando con aziende attive in tutti i settori, certificazioni
internazionali come ad esempio “PMP” (project management professional)
o “GIMI” (innovation manager professional) possono dare un vantaggio
competitivo a chi le possiede.
E) “Modestia e spirito di sacrificio”
Secondo il professor Cooper, l’importanza di questa caratteristica è destinata
23
a crescere. Certamente, in una fase di economia stagnante, è diventata cosa
comune per le aziende essere sotto organico. Questo significa che in molti casi
viene richiesto ai collaboratori di essere disposti a fare cose al di fuori del proprio
livello di competenza , sia verso l’alto che verso il basso.
F) “Buona padronanza di lingue straniere”
È di dominio comune il fatto che molte aziende danno per scontata una buona
padronanza della lingua inglese, sia scritta che orale. La padronanza di ulteriori
lingue parlate in mercati importanti per l’azienda (es. cinese mandarino, russo
o spagnolo) possono aumentare l’attrattività di un neo-diplomato per aziende
che esportano.4
G) “Curiosità e desiderio di migliorare continuamente”
Secondo Kirwan Hack di Fireplace Cedar, questa caratteristica può essere
interpretata come l’energia ed il “fuoco” che si dimostra per l’attività assegnata.
Caratteristica senza la quale, specialmente in periodi di difficoltà, è difficile
sopravvivere. Il desiderio di migliorare continuamente presuppone anche il
desiderio di innovare.
I) “Track record” (risultati raggiunti in passate attività)
Secondo Kirwan Hack, questa caratteristica è una delle caratteristiche meglio
retribuite. Termine anglosassone, indica i risultati ottenuti in occupazioni
passate, sia lavorative che scolastiche. Quali ad esempio i voti ottenuti a
scuola, l’ottenimento di premi, la vincita di borse di studio o i risultati raggiunti
in occupazioni passate come ad esempio l’aumento di fatturato generato, il
numero di brevetti registrati, l’aumentato del tasso di soddisfazione dei clienti.
L) “Carattere Innovativo; empatia e creativitá”
Alcune attività richiedono di essere creativi. Il prof. Cooper suggerisce che
essere “creativo” non è sinonimo di “scheggia pazza”, ma è una caratteristica che
consente di riuscire a pensare ed agire in maniera nuova, per trovare soluzioni
concrete a problemi. IXL-Center, da diverso tempo nota una convergenza tra le
attività svolte da studi di design industriale (empatia e fantasia) e quelle svolte
dalle società di innovazione strategica (struttura e disciplina) e mira a sviluppare
collaborazioni integrate che portino a soluzioni uniche più velocemente e con
meno rischio5. Società come Ideo Design (www.ideo.com), Frog Design (www.
frogdesign.com) o Design Continuum (www.continuuminnovation.com) sono
esempi di società che hanno applicato tale metodologia.
Soluzioni possibili
Le qualità/competenze richieste dalle aziende ai propri dipendenti e collaboratori,
ed in particolare a giovani diplomati, sono diverse, ma il denominatore comune
rimane “l’imprenditorialità”. In linea di massima la flessibilità, la fantasia e
l’empatia proprie degli studenti italiani, porta a pensare che essi dovrebbero
avere una “marcia in più” rispetto ad altri giovani di altri paesi. Effettivamente
è così ma permangono delle lacune da colmare, in particolare la relativa
capacità di comunicazione e le minori capacità organizzative (tra gli skills più
richiesti) che possono diventare degli scogli difficili da sormontare. Proprio per
questo motivo è vitale inserire nel proprio percorso scolastico corsi riguardanti
24
l’imprenditoria e l’innovazione. Essi permettono, in prima istanza di:
• riconoscere e dare struttura alle proprie idee (anche imprenditoriali);
• acquisire la disciplina per riuscire ad iniziare un’attività e portarla a termine;
• imparare la capacità di lavorare in gruppo e prendere posizioni sulle tematiche
proposte.
Infine sarebbe ideale integrare le attività sopradescritte con lo studio di una
lingua straniera, dando la preferenza alla lingua inglese.
2.2.2 Buone pratiche di corsi formativi
Risulta chiaro che le qualità/competenze indicate sopra, sono trasversali e
non caratterizzano esclusivamente la sfera imprenditoriale. Forse questo è il
motivo per cui tra il 1985 ed il 2008, tra scuola superiore e università, il numero
dell’offerta di corsi di imprenditoria sia aumentato a livello mondiale di 20 volte
(dati Fondazione Kauffman)6.
Una recente ricerca della “rete per insegnare imprenditorialità” (NFTE)7 sostiene
che il valore aggiunto derivante dall’insegnamento ai giovani di come gestire un
azienda, va oltre la creazione delle prossime generazioni di imprenditori “star”
ma ha anche un forte impatto sociale sulla riduzione della povertà. Uno studio
di NFTE su un campione di oltre 500.000 studenti, per lo più di scuole medie e
superiori e con basso reddito, ha mostrato che:
• gli studenti che hanno completato un programma di imprenditoria giovanile
NFTE hanno raggiunto migliori risultati scolastici rispetto ai loro coetanei;
• il 99% di alunni di età superiore ai 25 anni che hanno seguito corsi di
imprenditoria hanno un diploma di scuola superiore, contro il 85 % dei loro
coetanei;
• il tasso d’abbandono scolastico per alunni che hanno seguito corsi scolastici
NFTE tra i 16 ei 19 anni è stato di 1%, a fronte di una media nazionale (USA) del
3,4%.
La metà degli alunni dei corsi di imprenditoria NFTE che si sono laureati al
college ha ottenuto una laurea in scienza, tecnologia , ingegneria o matematica.
Secondo l’amministratore delegato di NFTE Amy Rosen, molti bambini prendono
tra i 12 o 13 anni decisioni che influenzeranno la loro vita. E’ quindi lecito
domandarsi se, e quanto, può cambiare la vita di una persona frequentare un
corso che gli offre le giuste basi per posizionarsi meglio rispetto alle aspettative
del mercato e della società? La risposta di Amy Rosen è: « ho visto tante volte
che è possibile. Oggigiorno vengono offerti diversi corsi di imprenditorialità da
diverse scuole, ricordiamoci però che non è sufficiente preparare del materiale
didattico, ma è necessario anche:
sviluppare dei programmi/esercizi per applicare quanto appreso;
definire delle metodologie didattiche che favoriscano il divertimento;
sviluppare modelli che favoriscano la competizione oltre i confini della scuola/
classe ».
Di seguito tre buone pratiche:
25
YEF
(Young entrepreneur foundation
e Student entrepreneur foundation)
Missione: JADE Italia si pone come obiettivo quello di riunire le Junior Enterprise
sul territorio nazionale, dare loro una voce unitaria e fungere da organo di
coordinamento tra di esse e tra esse e il network europeo e mondiale.
(www.jadeitalia.org)
Target:
Studenti universitari
Obiettivo:
Rappresentare il movimento delle Junior Enterprise in
Italia. Favorire l’imprenditorialità tra gli studenti universitari
attraverso le Junior Enterprise
Integrare il network delle Junior Enterprise, così da
incoraggiare scambio di conoscenza e cooperazione.
Supportare lo sviluppo di nuove Junior Enterprise.
Promuovere il concetto di Junior Enterprise in tutta
Italia.
Durata:
Non è prevista una durata specifica delle azioni o dei
progetti.
Obiettivi:
Favorire la nascita e supporto „student comapanies“.
Come:
Collaborazioni con Università
Finanziamento: Co-finanziamento pubblico, corporate sponsors,
donazioni.
Note:
Buona lobby a livello internazionale.
JUNIOR ACHIEVEMENT
Missione: Sviluppare e diffondere iniziative didattiche che mirano a trasferire alla
scuola competenze e conoscenze fondamentali per l’occupabilità delle giovani
generazioni e per garantire loro una migliore qualità della vita, contribuendo
attivamente al futuro economico, sociale e culturale dei territori in cui vivono.
26
Target:
Una classe o un gruppo di studenti di III, IV o V superiore
(o anche studenti scuola primaria/secondaria).
Obiettivo:
Preparare gli alunni all’avvio e gestione di una miniimpresa.
Durata:
Un incontro settimanale di 2 ore per 18-24 settimane (a
discrezione dell‘insegnante).
Obiettivi:
Fornire una panoramica del ruolo delle aziende e del loro
impatto sull‘economia.
Comprendere come far nascere e sviluppare un progetto
imprenditoriale (start-up), adattandolo alla domanda e
all‘ambiente competitivo.
Insegnare modelli organizzativi e le principali
professionalità coinvolte, prendendo come esempio i
settori che offrono maggiori opportunità occupazionali.
Aumentare la proattività personale, diventare promotore
dell‘innovazione, valorizzare la creatività individuale e
collettiva.
Metodo:
Lezioni in classe, workshop e competizioni, programmi
di imprenditorialità. Esperti di azienda che affiancano i
docenti.
Materiali. Le classi ricevono: Un kit didattico completo
di fascicoli per gli alunni, attestati di partecipazione,
comunicazioni alle famiglie, test pre e post programma,
supporti visivi quali poster o slide, giochi da tavolo,
video-lezioni, quiz online, business games fanno sì che
i contenuti, talvolta complessi, siano trattati in modo
semplice, concreto e adeguato a ogni età.
Finanziamento: Co-finanziamento pubblico, corporate sponsor,
donazioni.
Note:
Storia di successo. Uffici in tutto il mondo, anche
a Milano. Forte credibilitá/ottima reputazione.
Organizzazione italiana con perdite d’esercizio 2012.
NFTE (Network for Teaching Entrepreneurship)
Missione: l’insegnamento dell’imprenditorialità a giovani provenienti da
comunità a basso reddito attraverso programmi che li ispirano a rimanere a
scuola, a riconoscere le opportunità imprenditoriali e che permettano loro di
avere un futuro migliore. (www.nfte.com)
Target:
Studenti della III, IV o V di scuole superiori pubbliche,
principalmente in cittá/quartieri classificati poveri.
Obiettivo:
Insegnare come riconoscere e sfruttare opportunità.
Particolare enfasi viene data alle capacità di
presentare, leadership, capacità di „problem-solving”
e l’alfabetizzazione finanziaria che aiuti gli studenti a
gestire il denaro.
Durata:
Corsi di durata semestrale o annuale offerti da docenti
certificati NFTE.
Obiettivi:
Fornire una panoramica del ruolo delle aziende e del loro
impatto sull‘economia.
Comprendere come far nascere e sviluppare un progetto
imprenditoriale (start-up) adattandolo alla domanda e
all‘ambiente competitivo.
Insegnare modelli organizzativi e le principali
professionalità coinvolte, prendendo come esempio i
settori che offrono maggiori opportunità occupazionali.
Aumentare la capacitá di gestire denaro.
Metodo:
Lezioni in classe, workshop e competizioni, -visite
aziendali, esperti d’azienda che affiancano docenti.
Materiali: diversi materiali didattici e business simulation
games. Ogni gruppo di partecipanti deve individuare
un idea imprenditoriale, strutturarla in un business plan
e presentarla davanti alla sua classe. I vincitori vengono
invitati a competizioni locali o regionali.
Finanziamento: Co-finanziamento pubblico, corporate sponsors,
donazioni.
27
Note:
Storia di successo. Uffici in tutto il mondo, anche in
Europa, ma non ancora in Italia.
Buona credibilità. Programma sviluppato particolarmente
per studenti di scuole definite “povere”, cioè dove
almeno il 50% degli studenti ha diritto ad accedere ai
servizi della mensa gratuitamente.
2.3 Università di Verona:
Un lavoro da … protagonista!
Nella società della conoscenza sono otto le competenze chiave che l’Unione
Europea8 riconosce come essenziali. Esse sono un fattore di primaria
importanza per l’innovazione, la produttività e la competitività e contribuiscono
alla motivazione e alla soddisfazione degli studenti e alla qualità del loro futuro
lavoro. Queste competenze assicurano maggior flessibilità alle persone per
adattarsi in modo più rapido ad un mondo in continuo mutamento e sempre più
interconnesso.
Le otto competenze chiave, necessarie per preparare i giovani alla vita lavorativa
e acquisite alla fine del loro ciclo di istruzione e formazione sono:
• comunicazione nella madrelingua, che è la capacità di esprimere e
interpretare concetti, pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale
sia scritta (comprensione orale, espressione orale, comprensione scritta ed
espressione scritta) e di interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano
linguistico in un’intera gamma di contesti culturali e sociali;
• comunicazione in lingue straniere oltre alle principali abilità richieste per
la comunicazione nella madrelingua, richiede anche abilità quali la mediazione e
la comprensione interculturale;
• competenza matematica e le competenze di base in campo
scientifico e tecnologico ossia risolvere una serie di problemi in situazioni
quotidiane, ponendo l’accento sugli aspetti del processo, dell’attività e della
conoscenza, dimostrando la padronanza, l’uso e l’applicazione di conoscenze e
metodologie che spiegano il mondo naturale;
• competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e
spirito critico le tecnologie della società dell’informazione;
• imparare ad imparare è collegata all’apprendimento, all’abilità di
perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento sia
a livello individuale che in gruppo, a seconda delle proprie necessità, e alla
consapevolezza relativa a metodi e opportunità;
• competenze sociali e civiche che riguardano le esperienze personali,
interpersonali e interculturali e tutte le forme di comportamento che consentono
alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e
lavorativa;
•consapevolezza ed espressione culturali, che implicano la
consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze
ed emozioni attraverso un’ampia varietà di mezzi di comunicazione;
• senso di iniziativa e di imprenditorialità significa saper tradurre le
28
idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di
rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere
obiettivi.
Queste competenze sono in buona parte presenti nei nostri studenti, laureati,
assegnisti, dottorandi o dottori di ricerca che prendono contatto con il Liaison
Office dell’Area Ricerca dell’Università di Verona (vedi capitolo 4, pagina 60), ma
è utile evidenziare che rimangono da esplorare anche altri aspetti indispensabili
per chi è intenzionato ad approfondire il tema delle start up e a costituire uno
spin off. Nella maggioranza dei casi queste persone hanno fatto buon uso delle
informazioni pratiche e degli stimoli forniti loro dal personale del Liaison Office
in incontri e workshop.
Quello che dovrebbe, di fatto, maturare nei partecipanti è la consapevolezza
che imprenditori “non si nasce, ma si diventa”. Il messaggio principale di questi
incontri, infatti, è quello di dare coraggio ad ogni giovane invitandolo a vivere
ogni esperienza lavorativa da PROTAGONISTA investendo tempo, energie e
capacità in un progetto a medio lungo termine.
Per farlo è però necessario avere o perlomeno conoscere oltre alle otto
competenze “europee”, anche altre competenze che fanno riferimento proprio
alle lettere della parola PROTAGONISTA:
P come Progettualità: non è da tutti avere un progetto scritto che definisca le
finalità, gli obiettivi, gli attori, gli strumenti e i risultati attesi. Indicativamente sono
pochi coloro che hanno già un chiaro piano su cosa vogliono fare da “grandi”.
La progettazione inoltre deve essere anche considerata come un metodo per
affrontare le diverse attività che richiedono una constante organizzazione.
R come Responsabilità: per realizzare la progettualità assume particolare
importanza la leadership, ossia l’attitudine a tenere determinati comportamenti
organizzativi o conseguire determinati risultati. Queste capacità, soprattutto
legate alle relazioni umane, utili ad affrontare molti problemi di tipo tecnico, non
possono essere disgiunte dalla necessaria autorità sulle persone del cui operato
si risponde. La responsabilità dipende anche da motivazioni, maturità e capacità
di lavorare autonomamente.
O come Organizzazione: scrivere un progetto non è facile, assumersene le
responsabilità nemmeno, di conseguenza non sarà semplice dare una coerente
organizzazione. Per questo motivo è necessario avere una buona capacità di
costruire in forma sistematica un complesso d’attività, strutture ed elementi
coordinandoli fra loro in rapporto di stretta dipendenza per ottenere i risultati
sperati.
T come Tenacia: è fondamentale avere tenacia. Essere tenace significa non
solo essere caparbio e testone, ma trasmettere ai collaboratori, la voglia di fare
che è tipica di chi non si arrende. Con la tenacia si cercano nuovi stimoli per
risolvere gli inconvenienti fino a raggiungere l’obiettivo desiderato.
A come Autonomia: premesso che non è possibile fare tutto da soli, è
indispensabile avere autonomia di giudizio e saper prendere decisioni da soli.
È fondamentale avvalersi di buoni collaboratori, senza però farsi influenzare,
valutando con attenzione le conseguenze e le implicazioni delle proprie
decisioni. Di fatto se quest’ultime sono state prese con tenacia e responsabilità,
consentiranno la realizzazione di una serie di azioni organizzate in linea con il
proprio progetto strategico.
29
G come Genialità: un pizzico di genio ci vuole sempre altrimenti si corre il
rischio di rimanere nella consuetudine. Un’eccezionale vivacità inventiva e
creativa può riguardare molteplici aspetti del lavoro quotidiano e non sempre
deve per forza portare ad un’innovazione o ad un nuovo processo. A volte è
essenziale fare le cose più ovvie ma in modo chiaro e coordinato, ottenendo
così risultati inaspettati. Il lampo di genio è utile per risolvere un problema
semplicemente perché lo si guarda da un’altra prospettiva.
O come Organigramma: non è una vera e propria competenza, ma avere
un buon organigramma consente di conoscere in anticipo quali figure e ruoli
sono indispensabili per realizzare un progetto. Redatto l’organigramma sarà
necessaria tenacia e organizzazione per coinvolgere le persone giuste al posto
giusto.
N come Network: chi è competente in uno o più settori è sicuramente
consapevole che fare rete, (network) o meglio, creare legami con altri individui,
consente di mantenersi al passo con i tempi. Il coinvolgimento di un maggior
numero di portatori d’interessi (stakeholder), ossia quei soggetti che possono
influenzare in determinati ambiti, consente alla persona di accrescere tutte le
proprie competenze in quanto esposta ad un continuo confronto.
I come Innovazione: premesso che non può essere intesa solo in ambito
tecnico, l’innovazione ha come vero e proprio motore il desiderio della persona
di produrre qualcosa di buono. Si considera innovatore chi riesce a sognare
qualcosa di diverso, di migliore per tutti, andando oltre a quanto compreso
finora.
S come Specializzazione: è più corretto parlare di competenze specialistiche,
come le capacità di utilizzare le conoscenze tecniche professionali e di trasferire
quelle più appropriate alle diverse situazioni di lavoro. In particolare assegnisti,
dottorandi e dottori di ricerca hanno molte competenze specialistiche frutto
d’anni di studi, prove di laboratori, corsi partecipati e tenuti.
T come Tempestività: che fa rima con rapidità, puntualità e velocità ma più in
generale individua una persona dai ragionamenti rapidi e puntuali, oltre che in
orario agli appuntamenti. La consapevolezza del giusto tempo per ogni cosa.
Il tempismo nel saper progettare ed organizzare è una caratteristica di chi è
attendo al mondo circostante.
A come Aggiornamento: essere continuamente aggiornati è prima di tutto
un dovere professionale. Aggiornarsi significa approfondire delle conoscenze
già acquisite e l’apprendimento delle nuove, nell’ambito di una o più discipline
che caratterizzano la professionalità di una persona. Una competenza si rafforza
attraverso l’aggiornamento costante di quello che già si pensa di conoscere e
quanto invece è ancora “sconosciuto”.
Al Liaison Office non interessa quindi che dopo la partecipazione ad incontri
informativi o pratici la persona esca più confusa di prima o più entusiasta a tal
punto da lanciarsi nel mondo dell’imprenditoria. Ciò che importa è l’idea che
nel mondo del lavoro dei giorni nostri si debba essere PROTAGONISTA o
meglio consapevole di quello che si può fare e dare e quanto si può ricevere. È
protagonista la persona che nell’azienda dove è appena stata assunta propone
soluzioni diverse, collabora con tutti, promuove il benessere aziendale, ascolta
le necessità dei colleghi. Per questo l’imprenditore è il protagonista principale;
ha maggiori oneri ed onori derivanti da questo importante e fondamentale
ruolo, ma è colui che potenzialmente potrà incidere sul suo futuro.
30
Indicativamente gli studenti che sono entrati in contatto con il Liaison Office
per promuovere una loro idea d’impresa originale sono molto specializzati ed
innovativi, alquanto geniali e tenaci, ben organizzati ed autonomi anche nelle
attività di aggiornamento soprattutto nell’ambito delle loro ricerche. Per contro
non hanno un vero e proprio progetto dedicato all’idea d’impresa e faticano
ad aggiornarlo nei tempi richiesti dal mercato, trovano qualche difficoltà ad
assumersi responsabilità di tipo imprenditoriale e non hanno messo bene
a fuoco il network di contatti (non solo scientifici) che consentirebbe loro di
comporre anche un buon organigramma soprattutto in fase di start up.
In ogni caso siamo ottimisti e l’augurio è che ognuno d’essi possa diventare
PROTAGONISTA nel proprio lavoro, qualunque esso sia. Come diceva Steve
Jobs: “L’unico modo di fare un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non hai
ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare, non fermarti, come capita
per le faccende di cuore, saprai di averlo trovato non appena ce l’avrai davanti.
E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli
anni. Quindi continua a cercare finché non lo troverai. Non accontentarti. Sii
affamato. Sii folle”.
2.4 L’indagine
L’Intendenza scolastica in lingua italiana, in collaborazione con le Intendenze
tedesca e ladina, in collaborazione con la Fondazione CUOA di Vicenza e con il
coordinamento del TIS, ha predisposto una indagine da porre ad imprenditori
altoatesini, appartenenti a diversi campi (ma con in comune una particolare
attenzione alla tematica dell’innovazione sia tecnologica che progettuale), sulla
base di 16 items (per motivi d’omogeneità e di organizzazione delle risposte
ricevute) con cui fotografare la situazione e la percezione attuale da parte del
mondo imprenditoriale (in senso lato) rispetto alle tematiche qui affrontate.
Ad ogni imprenditore è stata data la libertà e la possibilità di integrare con
altre informazioni l’intervista e garantita l’anonimità. Si tratta naturalmente di
un’indagine che non vuole essere scientifica dal punto di vista statistico ma che
intende invece offrire alcuni spunti di riflessione utili per poter intervenire nel
mondo dell’istruzione. La stessa intervista è stata svolta a diversi imprenditori
del Veneto da parte di addetti della Fondazione CUOA di Vicenza, non solo per
avere una platea più vasta di intervistati, non solo in considerazione del fatto che
molti studenti altoatesini trovano impiego o svolgeranno la loro attività in una
area geografica più ampia dell’Alto Adige, ma anche quale test di paragonare di
due diverse realtà9.
2.4.1 Le domande
Il questionario proposto affrontava le seguenti tematiche:
• Quali termini - parole, aggettivi - associa alla parola “innovazione”?
• Nella sua esperienza cosa significa “portare innovazione nella propria azienda
o nel proprio lavoro”?
• Quali termini - parola, aggettivo - associa alla parola “spirito imprenditoriale”?
• Per Lei cosa significa avere “spirito imprenditoriale giorno per giorno”?
31
• Quali sono, a suo giudizio, le tre caratteristiche fondamentali che un
imprenditore deve avere?
• Quali sono, a suo giudizio, le tre competenze strategiche indispensabili per
ogni imprenditore?
• Cosa significa nel contesto attuale “avere visione internazionale”?
• Quanto conta la preparazione tradizionale?
• Quali competenze ha dovuto sviluppare e/o aggiornare attraverso la
partecipazione a percorsi formativi integrativi della formazione tradizionale?
• Quali sono i contenuti e le competenze di un imprenditore che necessitano
maggiormente di aggiornamento per stare al passo con i tempi?
• C’è qualche cosa, tematica, competenza che rimpiange di non avere curato
nella sua formazione?
• Il mercato locale che tipo di figure professionali richiede in questo momento?
• Oltre alle competenze specifiche del proprio job, che competenze trasversali
deve avere un giovane per poter portare innovazione nell’azienda in cui trova
occupazione?
• A suo giudizio cosa manca oggi nella preparazione scolastica dei giovani in
termini di innovazione e spirito imprenditoriale?
• Cosa rende così complesso il passaggio intergenerazionale dal punto di vista
dell’innovazione e dello spirito imprenditoriale?
• Oggi quali sono i tre settori che offrono le migliori opportunità nel Triveneto?
2.4.2 La ricerca nel Triveneto
La Fondazione CUOA di Vicenza ha prima individuato, su una base molto
ampia, le imprese disponibili e poi intervistato i responsabili di sedici aziende
del Triveneto, di cui 2 spin off10 dell’Università di Verona, impegnate nei settori
più diversi: alimentare, abbigliamento e calzature sportive, chimico/ambientale,
ICT (Information and Communication Technology), metalmeccanico, orafo,
siderurgico, nonché nei servizi. Sono state scelte deliberatamente aziende
attive nel campo dell’innovazione, dell’attenzione alla solidarietà, all’impatto
ambientale, alla sicurezza del lavoratore, alla cultura della qualità e della
collaborazione, al risparmio energetico.
Le imprese hanno condiviso la necessità per chi voglia entrare nel mondo
dell’impresa di una visione internazionale e improntata alla continua evoluzione
e innovazione, facendo leva sulle risorse umane e puntando a ciò che il mercato
oggi richiede: personalizzazione, problem solving, semplicità d’uso, valore
aggiunto.
Gli intervistati ritengono inoltre che il vero imprenditore abbia delle qualità
innate d’ attenzione alla risoluzione dei problemi, di visione oltre l’immediato di
quali siano le esigenze del mercato, di spirito di sacrificio; deve avere capacità
allo stesso tempo di mettersi in discussione con il proprio team e di sapere al
contempo prendere decisioni (leadership).
Le imprese hanno ritenuto non sufficiente per il giovane diplomato la
preparazione tradizionale, pur fondamentale. Oggi sostengono che siano
necessarie altre esperienze: stage in azienda, periodi all’estero, forma mentis
disposta al cambiamento, operatività. Per stare al passo con la rapidità dei
cambiamenti nelle forme del mercato gli studenti dovrebbero sapere le lingue,
i rudimenti della finanza, l’informatica, le capacità di negoziazione, strategie
di marketing, gestione dell’impresa; e ancora capacità comunicative, team
working, gestione del tempo e dello stress.
32
2.4.3 Gli imprenditori locali
La ricerca sul territorio locale ha coinvolto, dopo una serie di contatti e colloqui
telefonici, ventisei diverse piccole-medie imprese altoatesine attive nell’ambito
dell’innovazione. Sei di queste provengono da un periodo d’incubazione
passato presso il TIS, altre otto d’estrazione cooperativa, quattro appartengono
al mondo dell’artigianato, le rimanenti otto sono presenti sul mercato sotto
forma di S.r.l.. La scelta indica perciò con chiarezza la direzione della ricerca:
aziende con tendenzialmente pochi dipendenti, di recente formazione, con forte
carattere innovativo. Molti degli imprenditori intervistati sono usciti dalla scuola
da non più di venti anni e potenzialmente dovevano cogliere maggiormente
l’evoluzione del mercato e delle competenze richieste senza affondare in ricordi
troppo lontani nel tempo.
Tutti i protagonisti intervistati hanno dovuto, per confrontarsi con il mercato e
non esserne al contempo schiacciati, utilizzare strategie innovative e impegnarsi
con tutta la propria anima e le proprie energie; incarnano perciò lo spirito
imprenditoriale senza il quale è inutile fare qualsiasi tentativo nel mondo
dell’impresa. La loro testimonianza e la loro opinione può servire da cartina
di tornasole per vedere se la scuola offre ai giovani gli strumenti adeguati per
rispondere alle sfide del mercato di oggi sia in qualità di dipendenti sia in qualità
di liberi professionisti e imprenditori.
2.4.4 Caratteristiche del futuro imprenditore
Cos’è veramente fondamentale possedere ad ogni costo dello spirito
imprenditoriale - pena il fallimento certo della propria iniziativa ? Le risposte alle
interviste realizzate a Bolzano e nel Veneto convergono.
Per la maggioranza degli imprenditori altoatesini intervistati ci vuole tanta
attenzione a ciò che potrebbe riservarci il futuro nel campo economico,
cogliendo i segni dei cambiamenti. Per questo è fondamentale una chiara
apertura mentale che riesca a rompere gli schemi della tradizione e ad accogliere
con lo spirito giusto le novità che provengono da altre culture, da altri modi di
vedere le cose, da idee divergenti.
Un aspetto è stata sottolineato più volte: la necessità di avere un forte spirito di
sacrificio. I primi anni per una start up sono difficili, la possibilità di fallire è molto
elevata. La propensione al rischio in Italia è particolarmente bassa11, forse perché
ancora non è passato il messaggio americano che il fallimento è un’opportunità
andata male e non una colpa. Per questo motivo chi è riuscito ad emergere pone
lo spirito di sacrificio ai primi posti tra le caratteristiche da possedere. Costanza,
impegno, una voglia di portare avanti la propria idea anche durante i periodi
più difficili per il mercato e per l’azienda in generale: solo queste doti possono
portare al raggiungimento dell’obiettivo della sopravvivenza e del successo
dell’impresa. Nell’assunzione dei rischi insiti nel mondo dell’imprenditoria c’è
bisogno di grande senso di responsabilità; questa si esplica anche nella capacità
di chi ha avviato l’iniziativa di metterci tutte le proprie energie, perché non si
tratta di un lavoro come un altro: è la propria idea che si trasforma in realtà,
qualcuno ci ha creduto, non si può mollare alle prime difficoltà. Non tutti hanno
le caratteristiche giuste, almeno secondo gli intervistati. In maniera sintetica si
possono raggruppare le risposte come segue:
• mantenere sempre un atteggiamento positivo e proattivo rispetto alla realtà e
alla propria vita; solo in questo modo si possono cogliere le novità e le occasioni
quando si presentano;
33
• possedere un sogno, una passione (quantificata in 10.000 ore d’applicazione,
come suggerito da A. Garofalo, il famoso esperto di creatività e innovazione12)
che possa sostenere le difficoltà dei primi tempi. Questo deve tramutarsi
in competenze tecniche molto solide, in modo da poter sempre leggere con
chiarezza nella produzione concreta della propria azienda;
• acquisire competenze manageriali solide: non possono mancare
all’imprenditore del XXI secolo. Questo si tramuta nella capacità di avere un
solido business plan e una capacità di navigare con sicurezza nel mondo della
finanza. La capacità di trovare le risorse economiche necessarie per gestire
l’attività si rivela estremamente importante;
• avere carisma, l’imprenditore deve avere una forte leadership. Questo si
tramuta secondo la maggior parte degli intervistati nella capacità di possedere
competenze sociali, più che nella capacità di imporre la propria idea, sulla
necessità del lavoro in team e sulla capacità di ascoltare le idee di tutti;
• sapere prendere decisioni al momento giusto e di sapere relazionarsi con il
mondo circostante.
2.4.5 Il mondo degli imprenditori incontra la scuola
Una questione decisiva posta nelle interviste è la percezione che il mondo della
libera impresa ha rispetto al ruolo svolto dalla scuola nella preparazione dei
giovani nel XXI secolo.
Tutti gli imprenditori intervistati ricordano un modello che non c’è più, in cui il
diploma aveva un significato di crescita sociale ed economica per una famiglia,
la scuola poteva essere, ed era effettivamente, molto selettiva perché l’accesso
al mondo del lavoro avveniva attraverso i singoli titoli di studio.
Da allora le cose però sono cambiate molto, ora l’accento nel mondo della
scuola è sulle competenze e non sulle conoscenze, il titolo in sé non garantisce
nulla sulle effettive future capacità dello studente. Nella scuola si lavora in modo
diverso e perseguendo soprattutto scopi diversi.
Dalle interviste è emerso chiaramente che gli imprenditori sono completamente
all’oscuro di ciò e faticano a rendersi conto di questo cambiamento pur
esprimendo, anche se in maniera non strutturata e supportata da strumenti
analitici, difficoltà a rapportarsi con le nuove leve. Quali sono però le
competenze che essi reputano necessarie nel mondo del lavoro d’oggi giorno
e che la scuola dovrebbe perseguire? Secondo gli imprenditori sono molteplici
ma raggruppabili in alcune aree:
• linguistica: la società attuale non ammette persone che sappiano meno di due
lingue oltre la propria. Altrimenti le difficoltà ad inserirsi diventano enormi;
• economica: competenze manageriali e rudimenti di economia sono necessari
per riuscire a districarsi nel mondo delle aziende;
• sociale: capacità relazionali, abitudine al lavoro in team: tutte competenze che
la scuola può insegnare in modo privilegiato, avendo di per sé gruppi numerosi
con cui poter sperimentare situazioni potenzialmente presenti nella quotidianità
del lavoro d’impresa;
• comunicativa: lo studente deve saper parlare per più di qualche minuto,
saper presentare la propria idea in maniera efficace, guardare negli occhi
l’interlocutore, gestire un colloquio di lavoro, eccetera;
• informatica: nonostante il mito dei ‘nativi digitali’13, gli imprenditori intervistati
ritengono che gli studenti dovrebbero avere maggiore dimestichezza all’uso
proprio e consapevole del mezzo informatico.
34
2.4.6 Diplomati e mondo del lavoro: quali iniziative
A completamento di quanto visto nel paragrafo precedente, vediamo ora quali
iniziative gli imprenditori ritengono che la scuola dovrebbe intraprendere per
avvicinare maggiormente i giovani alla realtà occupazionale. Tutti gli imprenditori
rimarcano fortemente la distanza tra scuola e impresa, gap che percepiscono
con chiarezza sia nelle aspettative che nelle reali competenze dei neoassunti.
Le idee proposte vanno nella direzione dell’avvicinamento tra scuola e mondo
del lavoro, come peraltro già previsto nelle riforme scolastiche che si sono
avvicendate in Italia negli ultimi anni. Un esempio proposto sono le iniziative
di alternanza scuola/lavoro, che diverse scuole stanno attuando ma che ancora
devono diffondersi nei Piani dell’Offerta Formativa di tutti gli Istituti.
La maggior parte degli intervistati ritengono però che ottenere risultati positivi sia
necessario un periodo di tirocinio o stage durante l’anno scolastico non troppo
breve (un mese, ad esempio) in azienda. Altra iniziativa suggerita da molti sono
gli stage estivi, che non sono magari integrati nei Piani Formativi delle scuole
ma che vanno incentivati e valorizzati. Le aree di maggiore sviluppo individuate
dagli imprenditori per l’Alto Adige sono tecnologia, agricoltura, turismo: su
questi settori chiave si dovranno lanciare iniziative concrete nei prossimi anni.
Note
1 Serial Innovators, Claudio Feser e Daniel Vasella, 2011
2 http://www.theguardian.com/money/2013/apr/22/top-10-things-employers-looking-for:
3 http://www.fairplace.com
4 http://www.mosalingua.com/it/le-7-lingue-straniere-piu-utili-nel-lavoro-per-gli-italiani/
5 http://www.scoop.it/t/designing-designed-customer-service
6 http://www.businessweek.com/articles/2013-09-09/the-case-for-teaching-entrepreneurship-in-high-school
7 http://www.nfte.com
8 Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006,
relativa a competenze chiave per l'apprendimento permanente [Gazzetta ufficiale L 394 del 30.12.2006,
pag. 10].
9 I risultati dell’inchiesta veneta sono stati presentati all’interno del Festival dell’Innovazione tenutosi
a Bolzano il 27 settembre 2013
10 vedi supra, cap. 2.3
11 Interessante su questo punto l’articolo su Il sole 24 ore
http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2013-09-18/start-sindrome-fallimento-064949.shtml
12 Nonché dal libro Fuoriclasse di M. Gladwell, edito in Italia nel 2009
13 Su questo l’interessante ricerca dell’Università la Bicocca per Agendadigitale:
http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/550_per-favore-non-chiamateli-nativi-digitali.htm
35
Camp 4
company
Capitolo 3
Buone
pratiche
Progetti nelle scuole per far creare
aun’azienda
confronto
agli studenti
Capitolo 3
Buone pratiche
a confronto
3.1 Introduzione
3.1.1 Contesto
3.1.2 Raccomandazioni e direttive dell’Unione Europea
40
40
41
3.2 Student company
3.2.1 Definizione di Student company
3.2.2 Punti di forza del modello Student company
3.2.3 Ostacoli e fattori di rischio
41
42
43
43
3.3 Esempi di politiche pubbliche per l’adozione delle direttive
3.3.1 Norvegia
3.3.2 Danimarca
45
45
46
3.4 Esempi di esperienze e buone pratiche
3.4.1 Le offerte sovranazionali
3.4.2 Canada
3.4.3 Austria
3.4.4 Germania
3.4.5 Estonia
3.4.6 Irlanda
3.4.7 Spagna
48
48
49
49
50
50
50
51
39
3.1 Introduzione
L’importanza dell’educazione all’imprenditorialità è ampiamente riconosciuta a
livello internazionale. Il mondo del lavoro preme affinché arrivino nelle aziende
persone giovani che abbiano già avuto un primo ma significativo contatto con
il mondo dell’imprenditoria nel corso del proprio curriculum scolastico. È stato
rilevato come l’educazione all’imprenditorialità sia un fattore che porta il giovane
ad avere maggiori opportunità di impiego.
Sul sito dell’Unione Europea Brian Ager, il Segretario Generale dell’European
Round Table of Industrialist (acronimo: ERT) rimarca questo aspetto in modo
molto chiaro. Gli studenti che partecipano ad attività di stage imprenditoriale,
dicono le statistiche, si attiveranno 4-5 volte di più di altre/i ragazze/i per aprire
una propria azienda, eppure solo il 5% dei giovani riceve nel proprio curriculum
di studi un’educazione in tal senso. È perciò necessario coinvolgere tutti gli attori
del sistema (scuole, Stato, imprese private) per aumentare la consapevolezza
del problema e coinvolgere sempre più giovani in progetti scolastici che servano
a maturare competenze imprenditoriali.1
L’ERT è un importante advocacy group (c.d. gruppo d’interesse, cioè
associazione di persone che perseguono uno scopo comune ed esercitano
influenza sui governi per promuovere le proprie iniziative) formato da circa 50
leader del mondo dell’industria europea, tra cui Presidenti o CEO dei maggiori
gruppi industriali del continente.
3.1.1 Contesto
Lo spirito imprenditoriale è ormai riconosciuto come una delle principali forze
motrici dell’innovazione, della competitività e della crescita e l’Unione Europea
ha varato una significativa produzione di raccomandazioni e di azioni per fare
in modo di aumentare nei propri giovani, a partire dall’ambito dell’istruzione e
della formazione, una cultura più imprenditoriale. In seguito alle conclusioni del
Consiglio di Lisbona, che ha definito sin dal 2000 lo spirito imprenditoriale come
una delle nuove competenze di base da acquisire nel quadro dell’apprendimento
permanente, la promozione di attitudini e atteggiamenti imprenditoriali a tutti
i livelli d’insegnamento è divenuta una delle priorità politiche dell’Unione
Europea. Il ruolo delle scuole e delle università nella creazione di una mentalità
imprenditoriale tra i giovani e nello sviluppo delle competenze necessarie è
stato in particolare sottolineato nella Carta europea delle piccole imprese e nella
comunicazione “Piano d’azione, un’agenda europea per l’imprenditorialità”.
Imparare a gestire un’impresa costituisce tuttavia solo uno degli aspetti
dell’imprenditorialità, che è opportuno considerare nel suo significato più vasto.
Le competenze e gli atteggiamenti imprenditoriali avvantaggiano la società
anche al di là della loro applicazione alle attività commerciali e costituiscono un
veicolo di sviluppo personale. L’apprendimento dello spirito imprenditoriale
comporta, in realtà, lo sviluppo di qualità personali come la creatività e il senso
dell’iniziativa e delle responsabilità, utili nella vita di tutti i giorni e in qualunque
attività professionale.
40
3.1.2 Raccomandazioni e direttive dell’Unione Europea
Affinchè la strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione abbia successo,
è necessario che l’Europa stimoli la mentalità imprenditoriale dei giovani,
incoraggi la creazione di imprese innovative e potenzi una cultura più
favorevole allo spirito imprenditoriale e alla crescita di piccole e medie imprese
(PMI). È oggi ampiamente riconosciuto il ruolo importante dell’istruzione
nella promozione di atteggiamenti e comportamenti imprenditoriali. Tuttavia, i
benefici dell’educazione all’imprenditorialità non si limitano alle nuove imprese,
alle imprese innovative e ai nuovi posti di lavoro. Lo spirito imprenditoriale
fa riferimento alla capacità dell’individuo di trasformare le idee in azione e
costituisce pertanto una competenza essenziale per tutti, in grado di aiutare i
giovani ad essere più creativi e ad avere più fiducia in sé stessi nel momento in
cui intraprendono qualunque attività.
Il processo di Bologna (giugno 1999), che ha dato vita allo Spazio Europeo
dell’Istruzione Superiore2, può avere un effetto positivo sulla diffusione delle
competenze imprenditoriali. I 46 Paesi firmatari del processo di Bologna si sono
riuniti a Londra nel marzo 2007 e hanno raccomandato l’adozione di strumenti
come il riconoscimento dell’apprendimento non formale, lo sviluppo di piani
di studio flessibili che consentano la mobilità degli studenti e del personale
e una maggiore collaborazione tra l’università e gli imprenditori in materia
d’innovazione e di trasferimento delle conoscenze.
A livello dell’insegnamento superiore, il principale obiettivo dell’educazione
all’imprenditorialità dovrebbe essere lo sviluppo di capacità e di mentalità
imprenditoriali. In tale contesto, i programmi di educazione all’imprenditorialità
possono avere diversi obiettivi:
• sviluppare il dinamismo imprenditoriale tra gli studenti (aumentare la presa
di coscienza e la motivazione);
• formare gli studenti con le competenze di cui hanno bisogno per avviare
un’impresa e gestire la sua crescita;
• sviluppare la capacità imprenditoriale d’identificare e sfruttare le opportunità.
3.2 Student company
Numerosi progetti realizzati congiuntamente dalla Commissione e da esperti
designati dai governi nazionali hanno messo in evidenza attività che, articolandosi
nella gestione di una mini-impresa da parte degli studenti nell’ambiente
scolastico e basandosi su un apprendimento mediante la sperimentazione
personale dell’impreditorialità, costituiscono un metodo particolarmente
efficace per suscitare nuove vocazioni imprenditoriali tra i giovani.
Le mini-imprese gestite da studenti si propongono di sviluppare, su piccola scala,
un’attività economica reale o di simulare in modo realistico il funzionamento
delle imprese esistenti. Pur svolgendo la loro attività in un ambiente protetto e
a fini pedagogici, numerose imprese di studenti fabbricano e frequentemente
vendono prodotti o servizi reali. Esistono comunque diverse sfumature: ci
sono mini-imprese che vendono i loro prodotti in cambio di denaro, ma anche
imprese virtuali, che svolgono un ruolo di praticantato.
41
3.2.1 Definizione di Student company
La Student company per definizione si basa sull’esperienza pratica. Le azioni
concrete comprendono quindi sia imprese di studenti che vendono prodotti
o servizi reali sia imprese virtuali o di praticantato, a condizione che la
simulazione sia sufficientemente realistica e che siano rispettati alcuni parametri
stabiliti. Non sono quindi presi in considerazione programmi che si limitano
ad esercitazioni virtuali (ad esempio simulazioni elettroniche) che non siano
sostenute e integrate dal lavoro di gruppo e da un’interazione – in ambiente
scolastico ed extrascolastico - tra studenti, imprese ed agenzie educative.
La definizione condivisa a livello europeo e i criteri di riconoscimento sono i
seguenti: “Un’impresa di studenti è uno strumento pedagogico basato sulle
esperienze pratiche acquisite gestendo un progetto completo d’impresa, che
comporta interazioni con l’ambiente esterno (vale a dire il mondo economico e
la comunità locale)”.
Criteri che consentono di valutare se un programma corrisponde alla definizione
precedente sono:
• gli studenti sviluppano un’attività economica reale gestendo la propria società,
anche se in un ambiente protetto e a fini pedagogici: ad esempio, imprese di
studenti che fabbricano e/o vendono prodotti o servizi reali;
• le attività degli studenti simulano attività economiche (imprese virtuali o
imprese di formazione) in contatto con il mondo della produzione reale.
Una Student
company al lavoro
“Queste attività consentono agli studenti di acquisire competenze di base
in materia di gestione d’impresa, ma anche di sviluppare qualità personali e
competenze trasversali che sono sempre più importanti per tutti coloro che
vivono e lavorano in una società basata sulla conoscenza. Partecipare ad una miniimpresa (Student company) offre in realtà agli studenti l’occasione privilegiata
di valorizzare la loro creatività, di sviluppare la loro capacità di entusiasmo e di
fiducia in sé stessi, di imparare a lavorare in gruppo e di mostrarsi più inclini ad
assumersi responsabilità e ad utilizzare la loro iniziativa”3.
42
3.2.2 Punti di forza del modello Student company
Il crescente successo della metodologia delle “imprese di studenti” è dovuta ai
seguenti fattori:
• lo stretto collegamento con le imprese e con la comunità locale, nonché il
coinvolgimento del settore privato;
• la flessibilità e l’adattabilità di questi programmi alle varie tipologie e ai vari
livelli d’istruzione e, in ambito locale, alle varie situazioni economico-sociali;
• l’entusiasmo e la motivazione suscitate tra gli studenti (compresi coloro che
si mostrano poco motivati nei confronti delle materie più tradizionali);
• il potenziale che queste attività sono in grado di liberare tra i giovani in
termini di creatività, iniziativa e innovazione.
Nella quasi totalità dei Paesi presi in considerazione il focus principale è stato posto
sugli studenti del secondo ciclo dell’insegnamento secondario. I programmi
“imprese di studenti” sono organizzati sia nel quadro del programma di studio
ufficiale e nell’orario scolastico, sia nel quadro delle attività parascolastiche ed
extrascolastiche.
3.2.3 Ostacoli e fattori di rischio
Quale che sia il Paese considerato, le scuole godono di un sufficiente grado
di autonomia e di libertà per inserire programmi di Student company nei loro
curricula di studi o come attività complementari. Gli ostacoli provengono dalla
reticenza degli istituti e degli insegnanti ad impegnarsi in programmi che non
godono di un sostegno, di un riconoscimento o di una raccomandazione da
parte delle autorità incaricate dell’istruzione. Si constata infatti una maggiore
diffusione ed un più elevato tasso di riuscita quando i programmi di imprese di
studenti sono inseriti quali opzioni in un programma quadro di insegnamento
definito a livello nazionale o regionale, dal momento che maggiore risultano
la motivazione degli insegnanti e la loro preparazione che deriva da un
orientamento dei loro metodi pedagogici e da una formazione specializzata. È
spesso necessario ricorrere ad ore supplementari di insegnamento e a un lavoro
extrascolastico, soprattutto nel caso delle mini-imprese che vendono prodotti
o servizi reali.
Le ore lavorate dagli insegnanti al di là dell’orario normale non sono riconosciute
e retribuite in tutte le realtà e senza questo incentivo è difficile che gli interessati si
impegnino in queste attività. Nella maggior parte dei casi analizzati, i programmi
“imprese di studenti” sono incentivati e organizzati da soggetti esterni piuttosto
che dal sistema educativo propriamente detto, anche se beneficiano, in taluni
casi, di un importante sostegno da parte del settore pubblico. Questa situazione,
unita al fatto che essi si svolgono a volte al di fuori del curriculum strettamente
scolastico, spiega il livello spesso insufficiente delle loro risorse finanziarie. Le
attività si basano su una intensa partecipazione del settore privato, sia sotto
forma di finanziamento che di messa a disposizione personale.
L’organizzazione dei programmi “imprese di studenti” incontra difficoltà
pratiche anche a causa di una mancanza di chiarezza del quadro di riferimento
giuridico e amministrativo (ad esempio per aspetti quali la tassazione delle miniimprese o la possibilità per gli studenti di trattare con imprese reali). In altre
realtà europee, è stato invece elaborato uno specifico quadro di riferimento
43
regolamentare per le imprese di studenti, o sono stati conclusi accordi tra le
organizzazioni promotrici e le autorità scolastiche.
Senza sottostimare l’efficacia di altri strumenti pedagogici, si può affermare che
questi programmi costituiscono un’opzione importante per qualunque strategia
che intenda stimolare gli atteggiamenti e le competenze imprenditoriali, dal
momento che si basano sul principio dell’apprendimento attraverso la pratica. I
programmi possono inoltre rappresentare uno strumento importante nell’ambito
delle politiche di sviluppo regionale. Le attività potranno infatti avere un impatto
estremamente positivo nelle regioni meno sviluppate e più isolate, nella quali
i giovani saranno più facilmente convinti a restare al termine dei loro studi se
avranno stabilito collegamenti diretti con la collettività locale.
L’esperienza
Camp for Company
44
3.3 Esempi di politiche pubbliche
per l’adozione delle direttive
3.3.1 Norvegia
La Norvegia ha ricevuto vari riconoscimenti internazionali per il lavoro svolto
nell’educazione all’imprenditorialità. Un fattore del successo ottenuto è la
strategia di vedere le opportunità e farle funzionare. Il primo Piano Strategico
per l’imprenditorialità nel sistema di istruzione risale al quadriennio 2004-2008.
Nel 2009 il governo norvegese ha visto la necessità di sviluppare ulteriormente
e di ampliare gli sforzi in questo campo, con la presentazione di un nuovo
piano d’azione, con particolare attenzione all’istruzione superiore, dal titolo
“Imprenditorialità nell’istruzione e nella formazione - dalla scuola dell’obbligo
all’istruzione superiore (2009-2014)”.
Nel documento si legge che se la Norvegia vuole fermamente credere nella
propria visione della “Norwegian welfare society” è essenziale fornire a tutti i
giovani la possibilità di accedere ad una istruzione di alta qualità. Durante tutto il
Alunni
corso della propria formazione, ogni alunno e studente deve acquisire attitudini,
conoscenze e competenze che siano in grado di aiutare a sviluppare la società. Gli
esperti sono consapevoli che la natura curiosa e indagatrice di bambini e giovani
debba essere stimolata; il sistema d’istruzione e di formazione ricopre in questo
senso una vitale importanza per lo sviluppo di una cultura d’imprenditorialità
e di una società creativa. La formazione in materia d’imprenditorialità fornisce
ad allievi e studenti l’opportunità di utilizzare le loro conoscenze e le loro
abilità in modi non tradizionali. Questa premessa è importante perchè fa capire
quanto il piano sia finalizzato ad arricchire il paese di forza lavoro competente
e con conoscenze adeguate, cruciali per l’innovazione e per la creazione di
ricchezza. In altre parole, la società norvegese dipende da persone creative che
trasformano le idee in nuove imprese o in proposte di miglioramento all’interno
di imprese esistenti.
La Norvegia è stato il primo Paese a presentare una strategia nazionale per
l’imprenditorialità nel campo dell’istruzione e della formazione, per la quale
ragione ha ricevuto anche un riconoscimento internazionale4.
45
Fondamentale per la riuscita dell’iniziativa è stata la collaborazione tra Ministeri.
La valutazione del primo quadriennio ha evidenziato che è necessario ampliare
gli sforzi in una serie di ulteriori settori in modo da promuovere l’imprenditorialità
nell’insegnamento a tutti i livelli. Il secondo piano d’azione pone l’accento
sull’istruzione secondaria, al fine di sviluppare un sistema educativo che dia
agli alunni e agli studenti in misura ancora maggiore conoscenze e competenze
adeguate alle sfide del futuro. A livello internazionale la Norvegia è una forza
trainante quando si tratta d’imprenditorialità nell’istruzione e nella formazione.
Il governo norvegese ha dato una precisa definizione d’imprenditorialità
nell’istruzione e nella formazione: “L’educazione all’imprenditorialità significa
dare agli studenti gli strumenti per nuove attività e metterli in grado di percepire
nuove opportunità, in modo da renderle operative nei più svariati settori,
con particolare attenzione a quello sociale. La competenza imprenditoriale è
rilevante per tutti i settori della vita economica e lavorativa, sia per la creazione
di nuove attività e imprese nuove sia per l’innovazione di quelle già esistenti. Le
organizzazioni di volontariato, le associazioni, gli enti che si occupano di aiutare
i Paesi esteri, gli enti del settore culturale sono anch’essi importanti ambiti della
società in cui i processi d’imprenditorialità e d’innovatività possono essere
cruciali. Il Ministero dell’Istruzione e della Ricerca, il Ministero del Commercio
e dell’Industria e il Ministero del governo locale e dello sviluppo regionale
credono che sia importante promuovere l’imprenditorialità nell’istruzione e
nella formazione e farla divenire una tematica prioritaria. Questa tematica può
essere svolta sia in maniera teorica che applicata. La formazione in materia
d’imprenditorialità può essere organizzata sia come disciplina separata sia come
parte integrante di un modo di lavorare in altre discipline”5.
3.3.2 Danimarca
“Strategy for Education and Training in Entrepreneurship”.
Con il documento “Strategia per l’Istruzione e la Formazione all’Imprenditorialità”
(2010) il Governo danese ha definito ed emanato il quadro generale e
sistematico di come la Danimarca intende educare e formare i propri giovani e i
futuri lavoratori nel settore dell’imprenditoria e del management. Il documento
rimarca che i futuri manager e dipendenti potranno creare successo sociale e
commerciale non solo attraverso la creazione di nuove imprese e organizzazioni,
ma anche nell’ambito d’imprese esistenti o di istituzioni pubbliche. I giovani
contribuiranno fortemente a creare la futura competitività della Danimarca sul
mercato e saranno la chiave per raggiungere gli obiettivi che la Danimarca si è
data come strategia per far crescere la propria economia nel mondo globale.
46
La strategia per l’istruzione e la formazione all’imprenditorialità si basa
su pratiche educative già sperimentate, pur rappresentando un ulteriore
sviluppo e consolidamento della tematica nelle scuole di ogni ordine e grado.
L’imprenditorialità è stata introdotta tra le attività curriculari nella scuola primaria,
nella secondaria e nella secondaria superiore e dovrà essere presente anche
nei piani di studi di livello universitario. La strategia prevede: 1) investimenti
concreti nella formazione imprenditoriale, presso le istituzioni educative, 2) una
legislazione che definisca le attività e i contenuti, nonchè gli aspetti finanziari, per
lo sviluppo delle competenze dei docenti in materia d’imprenditorialità. Nessun
altro Paese ha stanziato altrettanti fondi e risorse per introdurre nelle istituzioni
scolastiche ed educative, a tutti i livelli, l’imprenditorialità quale disciplina.
La strategia si delinea in tre passi.
Come primo passo il Governo danese ha fissato gli obiettivi per la scuola
primaria, per la secondaria e per l’istruzione universitaria. Il governo utilizza
i canali educativi già esistenti in tutti gli ambiti del settore dell’istruzione per
garantire che questi obiettivi siano raggiunti. Questo include, ad esempio,
l’integrazione del concetto d’imprenditorialità nei corsi di aggiornamento/
formazione e nelle altre iniziative, con contratti e convenzioni ad hoc per gli
attori del sistema educativo (docenti, consulenti, agenzie formative, ecc..).
Esempio di un
metodo di analisi
Il secondo passo della strategia riguarda la creazione di un unico Ente di
riferimento per la gestione nel loro complesso delle azioni messe in campo. Con
tale missione è stata creata “Fondazione per l’imprenditorialità”. La Fondazione
promuove la formazione degli insegnanti e lo sviluppo di metodi d’insegnamento,
nonchè corsi anche per gli alunni e gli studenti di tutti i gradi d’istruzione.
Concentrando le attività il governo danese ha voluto creare un interlocutore
di dimensioni sufficienti per guidare lo sviluppo, costruire conoscenza e creare
continuità nel lavoro svolto a tutti i livelli del sistema educativo.
Il terzo passo prevede la creazione di un apposito “Partenariato per l’istruzione
e la Formazione all’Imprenditorialità”6 tra il Ministero della Cultura, il Ministero
della Scienza, Tecnologia e Innovazione, il Ministero della Pubblica Istruzione e
il Ministero dell’Economia e Business. La partnership interministeriale collabora
all’attuazione della strategia, anche sotto forma di coordinamento di altre
iniziative, in modo che entrino in sinergia con quanto svolto dalla Fondazione
per l’Imprenditorialità. Il partenariato per l’Istruzione e la Formazione per
l’Imprenditorialità incontra tutti gli attori del settore educativo ed economico a
scadenze regolari al fine di affinare ulteriormente la strategia attraverso il dialogo
e la collaborazione. Questo perché si ritiene che per portare al successo la
strategia sia fondamentale il sostegno da parte di tutto il settore dell’istruzione.
Il governo attiva inoltre accordi di partnership regionali per coinvolgere imprese
ed agenzie educative locali nella collaborazione con la Fondazione.
47
Per ogni grado e livello scolastico sono stati fissati un obiettivo principale ed
una serie di attività concrete. Per quanto riguarda la scuola secondaria superiore
(l’istruzione secondaria superiore comprende l’istruzione generale e quella
professionale) il Governo danese ha definito il seguente obiettivo:
tutti i giovani dovranno essere messi nelle condizioni di acquisire conoscenze di
metodi innovativi e competenze imprenditoriali come parte della loro istruzione
secondaria superiore.
In concreto ciò significa che:
•nella valutazione delle discipline rilevanti e/o di altri ambiti progettuali
misurabili deve essere inclusa anche una valutazione delle competenze
imprenditoriali raggiunte dagli alunni;
•gli alunni dell’istruzione secondaria superiore devono essere in grado di
muoversi nel mondo dell’imprenditoria attraverso attività concrete;
•agli insegnanti che operano in maniera rilevante in tale settore deve essere
data l’opportunità di acquisire qualifiche e fare formazione specifica (in
servizio) in modo da permettere loro di qualificarsi per insegnare contenuti di
imprenditorialità;
•ai giovani di talento deve essere data l’opportunità di partecipare a specifici
programmi o azioni con l’obiettivo di sviluppare i propri progetti7.
3.4 Esempi d’ esperienze
e buone pratiche
3.4.1 Le offerte sovranazionali
Schoolnet
L’European Round Table (ERT) collabora con Schoolnet, un network di 30
ministeri dell’educazione, attivo nell’ambito della creazione di mentalità
imprenditoriale nelle scuole. Il Ministero dell’ Educazione italiano partecipa al
network tramite l’ Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica
ANSAS, ex Indire8.
European Pen International9
In Europa, molte singole organizzazioni di school companies nazionali sono
membri di European Pen International, un’organizzazione no profit creata nel
1997. Attualmente ne sono membri quasi tutti gli Stati europei assieme a vari
Stati di altri continenti. I Paesi che aderiscono attualmente sono: Argentina,
Australia, Austria, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Repubblica Ceca,
Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lituania,
Lussemburgo, Malesia, Olanda, Polonia, Romania, Russia, Repubblica Slovacca,
Slovenia, Svezia, Spagnola, Svizzera, USA. Altri paesi si sono candidati come
membri futuri del network, ed attualmente vengono tutorati dai membri di
European Pen International. Si tratta di: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Estonia,
Georgia, India, Indonesia, Kosovo, Macedonia, Moldavia, Montenegro,
Norvegia, Serbia, Singapore. Uno dei compiti di European Pen International è
tenere aggiornato il database delle practice firms.
48
Junior Achievement
Altra notevole organizzazione di livello mondiale è Junior Achievement (JA).
Fondata negli Stati Uniti nel 1919 con lo scopo di promuovere la cultura
d’impresa in particolare tra i giovani che si muovevano dalle aree rurali alle città,
ha iniziato a svilupparsi a livello internazionale negli anni 60. Vi sono attualmente
sedi in tutti i principali paesi europei, Italia compresa10.
3.4.2 Canada
Il Canada ha avviato da anni un programma, “A Business of Our Own”, in cui
ragazzi già delle elementari si confrontano in modo dinamico con il mondo
dell’economia. Sono incoraggiati a muoversi come CEO e Presidenti della
propria azienda, vendendo quanto più prodotti nel modo più proficuo possibile.
Il programma aiuta a trovare fattori chiave del successo di un business per far
fruttare al meglio le caratteristiche proprie e quelle del proprio team. Gli scolari si
occupano di ogni singolo aspetto del business, dall’ inizio alla fine: costruiscono
il proprio stand di vendita, controllano i profitti e alla fine distribuiscono i
dividendi. Gli studenti sono invitati a pianificare, analizzare il mercato per
conoscere le sue richieste e sviluppare strategie promozionali, stabilire i prezzi,
confrontarsi con vendite e previsioni di vendite11.
“Future entrepreneur” è un programma del Ministero dello sviluppo economico,
del commercio e dell’occupazione. Prevede per l’Ontario la fornitura di
strumenti ai docenti per aumentare la capacità imprenditoriale dei propri alunni
(dalla settima alla decima classe). Si tratta di: linee guide sulle qualità che gli
studenti dovranno sviluppare, esempi tratti dal mondo imprenditoriale giovanile,
handouts e worksheets, piani per le lezioni, ma anche giochi interattivi, quali
The Great Ontario Ice Cream Challenge e The future entrepreneurs challenge12.
Il primo gioco verte attorno ad un mondo “vicino” a quello degli studenti, ovvero
quello di un’impresa che commercia gelati.
Gli studenti accompagnano due giovani imprenditori (immaginari) nella
creazione della propria creatura commerciale partendo da zero. Sono gli
studenti stessi a dover indirizzare gli imprenditori con risposte giuste alle loro
osservazioni. Si tratta di un multiple choice game della durata di circa venti
minuti.
3.4.3 Austria
In Austria, i programmi “imprese di studenti” sono raccomandati nel programma
di studi di tutti i tipi di istituti secondari tecnici e professionali. I poteri pubblici
retribuiscono e ricompensano gli insegnanti che organizzano queste attività
e garantiscono il loro perfezionamento professionale. Il settore pubblico
finanzia inoltre i centri di servizi per i due programmi attualmente realizzati
in Austria (Imprese di praticantato e Junior)13. Le practice firms austriache
permettono all’interno di un contesto, quanto più attinente al reale possibile, di
svolgere tutte le attività consuete di una ditta. Gli studenti si esercitano quindi in
attività di fatturazione, ordinazione, inventario, marketing e in ogni attività che
permetta loro quello che è spesso un primo efficace contatto con ilmondo delle
aziende. L’età degli studenti va solitamente dai quindici anni in su (dal terzo
anno di una Handelsschule). Fattore essenziale che differenzia una Übungsfirma
da un’azienda reale è la mancanza di denaro reale, sostituito da quello virtuale.
Attore significativo è ACT, un’organizzazione fondata nel 1993 che fa capo al
49
Ministero dell’educazione austriaco. Fornisce assistenza a tutte le Übungsfirmen
e rappresenta l’Austria nel contesto internazionale, come membro di European
Pen International. ACT assiste attualmente più di 900 school companies attive,
provenienti da varie istituzioni e tipi di scuole, fornendo vari servizi. ACT crea
e mantiene un ambito simulato, quanto più possibile vicino alla realtà; questo
obiettivo è perseguito tramite la creazione di servizi e istituzioni simulati.
L’accesso a tali ambienti di lavoro, come banche, ufficio delle imposte, tribunali,
assicurazioni sociali, avviene esclusivamente in forma elettronica. ACT permette
inoltre alle Übungsfirmen di collegarsi al mercato internazionale delle altre
practice firms, oltre che al mondo della politica, dell’economia e alle istituzioni
del mondo della cultura14.
3.4.4 Germania
In Germania è attivo dal 1994 il programma Junior, acronimo di “Junge
Unternehmer initiieren - organisieren - realisieren”. Il programma è membro di
Junior Achievement Young Enterprise Program e di JA worldwide15.
Il passo successivo si chiama Global Enterprise Project.
Gli studenti che hanno partecipato al programma Junior fondando una
Übungsfirma (azienda simulata), possono prendere parte al Global Enterprise
Project. Si tratta di un progetto sviluppato da JA Europe assieme all’ European
Round Table e Schoolnet. Scopo essenziale del programma è dare una visione
globale dell’economia, mettendo in contatto i ragazzi con importanti attori
del mercato internazionale, quali Deutsche Telekom, Smurfit Kappa, Solvay,
Siemens. Queste ditte inviano dei propri Trainer nelle scuole per facilitare la
comprensione di tematiche legate alla globalizzazione. Si tratta di collaboratori
delle ditte provenienti da vari reparti. Essi forniscono un esempio di come
sviluppare le proprie competenze in un determinato ambito (Marketing etc.)
assieme al sapere specifico del proprio campo di lavoro16.
3.4.5 Estonia
In Estonia sono stati sviluppati programmi per la creazione di mentalità
imprenditoriale all’interno della cornice di Junior Achievement17.
Sono rivolti a ragazzi dai tredici ai diciotto anni e durano abitualmente cinque
mesi. JA Estonia fornisce consulenti, provvede alla formazione di insegnanti e
supervisiona l’attività degli studenti, che solitamente al termine del progetto
presentano una relazione a JA sul proprio operato. Viene inoltre data importanza
all’interazione con le università e con il mondo dell’economia, in particolare con
professionisti del settore. Interessante è il ruolo svolto da volontari all’interno
del programma: si tratta spesso di ex partecipanti al programma che, una volta
preparati al ruolo di consulenti Junior con alcune specifiche attività, possono
svolgere il ruolo di tutor degli studenti. Le Student companies estoni si
confrontano ogni anno tra di loro e con quelle norvegesi e svedesi in fiere che
hanno luogo a Tallinn. Obiettivo delle fiere18 è presentare il proprio lavoro e
dunque evidenziare le proprie competenze di presentazione e marketing. Le
migliori companies vincono premi, tuttavia gli studenti vengono incoraggiati a
focalizzare la loro attenzione sulle vendite e non sui premi.
3.4.6 Irlanda
50
Il Governo irlandese da anni sta puntando sullo sviluppo delle piccole aziende
a conduzione familiare, intravedendo nelle stesse un fattore trainante per tutta
l’economia. Per questo motivo l’educazione all’imprenditorialità è in cima alla
lista delle priorità del Governo. Il Dipartimento dell’Istruzione ha introdotto
l’educazione all’impresa nel programma di studi del ciclo secondario inferiore
(età 12 – 15 anni) e nel ciclo secondario superiore (età 15 – 18 anni)19. Per gli
studenti più giovani l’obiettivo è quello di imparare a prendere decisioni nella
quotidianità della loro vita per poi diventare un giorno capaci di prendere
decisioni in una realtà aziendale e cioè in un’impresa reale. Gli studenti del
secondo ciclo invece hanno la possibilità di partecipare al programma mini
company cioè all’organizzazione e alla realizzazione di una mini impresa (get
up and go). Questo programma prevede molteplici modalità di insegnamento e
viene gestito da un gruppo di docenti ad hoc in coordinamento con la comunità
economica locale. Il programma prevede i seguenti step:
1) presentazione del concetto della mini-impresa, compresi i vantaggi,
i metodi utilizzati e le decisioni relative ai prodotti;
2) selezione e organizzazione del gruppo della mini-impresa;
3) comunicazione;
4) registrazione della mini-impresa;
5) marketing;
6) legislazione;
7) business plan;
8) finanza;
9) cessazione di attività e liquidazione;
10) fiere, dimostrazioni e presentazioni;
e spicca d’importanza per la sua impostazione interdisciplinare e transcurricolare.
Per entrambi i cicli di studi gli obiettivi in comune sono quelli di sviluppare
negli studenti competenze e capacità quali, la leadership, fiducia in se stessi,
creatività, redazione di relazioni, capacità di comunicazione e responsabilità.
3.4.7 Spagna
Rilevante nell’ambito dell’educazione all’imprenditorialità nel mondo spagnolo
è il ruolo svolto da Valnalon, un’impresa pubblica di proprietà del Ministero del
lavoro e dell’industria20. Valnalon ha sviluppato, inizialmente a livello regionale
nel Principato delle Asturie, un programma di educazione all’imprenditorialità.
Il successo ottenuto ha permesso di esportare l’idea nelle singole altre regioni
spagnole. Sono almeno tre attualmente i progetti portati avanti da Valnalon
che hanno come obiettivo di primaria importanza l’indirizzamento dei giovani
allo sviluppo di mentalità imprenditoriale: il programma “Emprender en mi
Escuela”21, rivolto ai ragazzi della scuola primaria, quello “Petit”22, rivolto agli
alunni della scuola secondaria e quello “Impresa Joven Europea”23, rivolto ai
ragazzi dei cicli di studi superiori.
Ce ne sono altri, volti per esempio a sviluppare imprenditorialità sociale, quali
JES, Jóvenes Emprendedores Sociales24.
51
Note
1 Question: “Your joint press release says that ‘participants in early-stage entrepreneurship education are
4-5 times more likely to start their own business later on’, and have higher rates of employability. However,
the European Commission estimates that less than 5% of young people in Europe receive entrepreneurship
education in school. This project was presented at the so-called ‘Enterprise Without Borders’ Summit for
educators, that is, mainly for school teachers. Where do things block? What can be done?”
Risposta di Brian Ager, Segretario Generale Dell’ERT: “We are not experts on where the blockages might be on
the education side, but what these statistics prove is that where there is access, there are significant results.
Therefore it is imperative that we involve all stakeholders to raise awareness and scale up these initiatives. By its
very nature, this is the kind of education that calls for strong engagement from business and industry.” (Fonte:
http://www.euractiv.com/innovation-enterprise/entrepreneurship-begins-school-a-interview-507758 - 27
ottobre 2011)
2 Sui contenuti e gli obiettivi del Processo di Bologna vedi
http://www.bolognaprocess.it/content/index.php?action=read_cnt&id_cnt=5718
3 Dal documento “Mini-imprese nell’insegnamento secondario - Progetto Procedura Best: relazione finale del
gruppo di esperti”, settembre 2005. http://ec.europa.eu/enterprise/newsroom/cf/_getdocument.cfm?doc_
id=3555
4 http://www.regjeringen.no/en/dep/kd/documents/reports-and-actionplans/Actionplans/2009/
entrepreneurship-in-education-and-traini.html?id=575005
5 http://planipolis.iiep.unesco.org/upload/Norway/Norway_Action_Plan_Entrepreneurship_2009_2014.pdf
6 http://fivu.dk/en/research-and-innovation/cooperation-between-research-and-innovation/entrepreneurshipeducation
7 http://en.fi.dk/publications/2010/strategy-for-education-and-training-in-entrepreneurship
8 ANSAS: http://www.indire.it/ - European Schoolnet: http://www.eun.org/
9 http://cms.europen.info/
10 Per una lista di tutte le sedi locali europee con relativi links, consultare:
http://old.jaye.org/Main/Default.aspx?Template=TMain.ascx&phContent=MembersList.
ascx&CatID=29&LngID=0&ArtID=0.
Pagina ufficiale di JA: https://www.juniorachievement.org/web/ja-usa/home
11 http://jacan.org/program/business-our-own -vedi anche: http://jacan.org/programs
12 Il primo gioco verte attorno ad un mondo “vicino” a quello degli studenti, ovvero quello di un’impresa che
commercia gelati. Gli studenti accompagnano due giovani imprenditori (immaginari) nella creazione della
propria creatura commerciale partendo da zero. Sono gli studenti stessi a dover indirizzare gli imprenditori con
risposte giuste alle loro osservazioni. Si tratta di un multiple choice game della durata di circa venti minuti.
http://www.ontariocanada.com/ontcan/1medt/smallbiz/en/sb_ye_future_games_IceCreamTranscript_en.jsp
http://www.ontariocanada.com/ontcan/1medt/smallbiz/en/sb_ye_future_en.jsp.
http://www.ic.gc.ca/eic/site/061.nsf/vwapj/entrepreneurship-entreprenariat_dec2010_eng.pdf/$file/
entrepreneurship-entreprenariat_dec2010_eng.pdf
13 http://www.act.at/page.asp?id=653
14 http://www.act.at/page.asp?id=641. Le Übungsfirmen sono considerate valido strumento di lavoro anche
nell’ambito dell’educazione per adulti. Vedere per esempio: http://www.uebungsfirma.at/html/frameset.htm
Alcuni esempi di ditte simulate austriache:
Alca Bohne (Übungsfirma che si occupa di caffè, prodotti dolciari e macchinette da caffè). Link alla pubblicità
Alca Bohne: http://youtu.be/ATWcGKzFQkA Si legge dal sito: „Die Qualität unserer Übungsfirmenarbeit
wurde durch dreifache Zertifizierung vom Unterrichtsministerium bestätigt.“ (http://www.hakneumarkt.at/
alcabohne/ueber.html)
Camalino Prodotti, lenzuola e tende: http://camalino.jimdo.com
15 http://www.juniorprojekt.de/fileadmin/user_upload/Dowloads/PDF/JUNIOR/Unterschiede_inklusive_
Basic.pdf oppure vedi http://www.juniorprojekt.de/home/?no_cache=1
16 Per ulteriori particolari consultare: http://www.juniorprojekt.de/internationales/global-enterprise-project/
Altri link: Übungsfirmenzentrale der bayerischen Wirtschaftschulen: http://www.uebungsfirmen.de/
Fiera internazionale delle Übungsfirmen: http://www.zuef.de/Zentrale-Messe/Messeportal/
17 http://www.ja.ee/Eng vedi anche http://www.ja.ee/index.php?page=121&
52
18 http://www.ja.ee/index.php?page=279&
19 Cfr. A Ryan, B. Corkery, C. Cooke Harkin, J Moran, P. Cawley, L. Friend “Get Up and Go Programme
Materials for Students and Teachers”, 2004.
20 http://www.valnalon.com
21 http://www.valnaloneduca.com/eme/cont/presentacion
22 http://www.valnaloneduca.com/petit/cont/presentacion e http://innovapetit.blogspot.com.es/
23 http://www.valnaloneduca.com/eje/cont/presentacion
24 http://www.valnaloneduca.com/jes/
53
Camp 4
company
Capitolo 4
L’esperienza
Progetti nelle scuole per far creare
Camp forun’azienda
Company
agli studenti
Capitolo 4
L’esperienza
Camp for Company
4.1 Introduzione
4.1.1 Contesto
4.1.2 I partner operativi (la squadra)
58
58
59
4.2 La struttura di “Camp for Company”
4.2.1 Il quadro generale
4.2.2 Il quarto anno
4.2.3 Il quinto anno
61
61
63
65
4.3 Gli strumenti
4.3.1 Il canvas
4.3.2 Ispiration CornerLab e Social Business Model.
4.3.3 Lean thinking
4.3.4 Trend poker
4.3.5 Il sussidiario
4.3.6 Tecniche di lavoro (comunicazione e presentazione)
4.3.7 iBridge
4.3.8 Il sito www.viva.bz.it
4.4 I contenuti
4.4.1 Costruire modelli di Business (multilingue)
4.4.2 Come presento la mia idea ( e me stesso)
4.4.3 Come difendo un’idea imprenditoriale
4.4.4 Errori da evitare e testimonianze
4.4.5 Innovazione e Creatività
4.4.6 La bellezza (salverà il mondo)
67
67
68
69
70
70
71
73
75
4.5 Le fonti
81
76
76
77
77
78
78
79
57
4.1 Introduzione
La prima sfida è stata quella di riuscire ad elaborare una strategia, didattica
ed operativa, sostenibile dalla Pubblica Amministrazione - dal punto di vista
gestionale, professionale ed economico - per la promozione e la diffusione della
cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità all’interno dell’intero sistema
d’istruzione nelle scuole superiori e di formazione dell’Alto Adige - valida
per ogni gruppo linguistico - attraverso l’identificazione e l’attuazione (che
prevedesse anche una fase di sperimentazione e validazione sul campo) di una
metodologia utilizzabile sistemicamente da parte di istituti superiori e scuole
professionali, dal mondo imprenditoriale e istituzionale durante la vita formativa
dell’alunno/studente in maniera organica e consequenziale. Seguendo le
indicazioni e gli esempi visti nei capitoli 2 e 3, si tratta di:
1) adeguare l’offerta del sistema formativo altoatesino alle esigenze e fabbisogni
del territorio;
2) rispondere a quanto raccomandato dall’Unione Europea (al fine di garantire
l’equipollenza dei titoli di studio).
Camp for Company vuole quindi - oltre che mettere a sistema una nuova visione
nel passaggio scuola-lavoro che dia più opportunità ai giovani che si affacciano
per la prima volta sul mercato - fungere da catalizzatore d’idee, competenze,
capacità e risorse presenti sul territorio (imprese, istituzioni, associazioni, ecc..).
4.1.1 Contesto
Le condizioni di partenza non erano delle migliori, infatti in Italia e in Alto Adige
(vedi cap 1) l’innovazione e l’imprenditorialità non sono certo centrali nell’offerta
didattica attuale (con qualche iniziativa da parte di singoli istituti), né sono
inserite in una disciplina presente nei sistemi educativi, e neppure è sviluppata
adeguatamente la formazione degli insegnanti in merito all’introduzione del
concetto di cultura innovativa e allo spirito d’impresa all’interno delle proprie
discipline; inoltre mancano dati quantitativi e qualitativi che possano servire
come verifica sull’efficacia di eventuali progetti od offerte realizzati in passato.
D’alta parte ogni singola scuola o istituto difficilmente può:
• trovare al proprio interno le risorse e competenze necessarie a promuovere
i valori d’innovazione e d’impresa. Le iniziative vengono molto spesso assunte
a livello personale coinvolgendo soltanto singoli soggetti in via temporanea e
non attivando vere e proprie partnership durature, formalizzate in accordi e
convenzioni;
•assumere in maniera autonoma ed isolata precise scelte sul tipo di capitale
umano che intende contribuire a formare pur nel rispetto della propria identità
distintiva e degli aspetti che la differenziano dalle altre scuole.
58
Tuttavia, quali che siano le specificità istituzionali delle scuole, il mondo del
lavoro, il mercato, le mutate condizioni sociali e non ultimo il senso di cittadinanza
attiva, impongono una visione ampia e complessiva del capitale umano, nella
quale certi valori, come quelli definiti trasversali, siano patrimonio comune di
tutte le scuole e non soltanto di quelle tecniche o professionalizzanti. Il concetto
di capitale umano coinvolge sia gli apprendimenti degli studenti sia docenti ed
esperti, che, insieme agli studenti, sono coinvolti nella produzione e diffusione
di valori innovativi e imprenditoriali. Imparare a gestire un’impresa costituisce
solo uno degli aspetti dell’imprenditorialità, che è opportuno considerare nel
suo significato più vasto. Le competenze e gli atteggiamenti imprenditoriali
avvantaggiano la società anche al di là della loro applicazione alle attività
commerciali e costituiscono un veicolo di sviluppo personale. L’apprendimento
dello spirito imprenditoriale comporta, in realtà, lo sviluppo di qualità personali
come la creatività e il senso dell’iniziativa e delle responsabilità, utili nella vita di
tutti i giorni e in qualunque attività professionale.
4.1.2 I partner operativi (la squadra)
La fase di raccolta ed analisi - attenta e puntuale - riguardante lo stato dell’arte nel
Triveneto e delle migliori buone pratiche europee (cap. 2 e 3) ha evidenziato fin
dall’inizio la necessità di aggregare un team non solo attingendo a risorse locali docenti ed esperti - ma anche rivolgendosi ad enti ed istituzioni complementari
tra loro che, per storia, rete ed esperienza professionale, potessero completare
lo spettro delle necessarie conoscenze e competenze per affrontare in maniera
adeguata la sfida che ci si era posta.
In quest’ottica il Servizio Innovazione e Buone Pratiche dell’Intendenza
Scolastica ha localmente :
• sottoscritto un protocollo d’intesa con i maggiori attori economici, associazioni
ed Enti del territorio che operano nel settore dell’economia e della scuola
per condividere in maniera sinergica e coordinare le azioni che si sarebbero
adottate;
• sottoscritto una convenzione con il TIS innovation park per dare concretezza,
attraverso la messa a disposizione di risorse umane e finanziarie, al programma
operativo alle azioni stesse;
• individuato nell’ambito dei docenti delle scuole superiori (che avevano
partecipato ad una intensa attività di formazione) diversi colleghi (risorse
umane) da impegnare a tempo parziale tale attività;
• definito uno staff organizzativo e gestionale dell’intero progetto.
Il team Servizio
Innovazione
e Buone Pratiche
59
Inoltre a livello nazionale ed internazionale ha avviato collaborazioni continuative
con:
Fondazione CUOA. Da oltre 50 anni Fondazione CUOA forma la nuova
classe manageriale e imprenditoriale italiana. È la prima Business School del
Nordest, una tra le più importanti in Italia, e si propone nel mercato nazionale e
internazionale con prodotti e percorsi di formazione che rispondono alle nuove
sfide professionali e promuovono lo sviluppo di nuovi modelli di business. Il
punto di forza del CUOA è l’attenzione costante al valore delle persone, al ruolo
delle istituzioni nazionali e internazionali, alla dimensione etica di ogni azione
economica, all’importanza del merito nella vita economica e sociale. Il CUOA
è sempre più un “incubatore” di idee, in cui vengono anticipate le esigenze,
orientate le tendenze, grazie ad una costante attività di monitoraggio degli
scenari e ad un’attenta ricerca sui temi del management, grazie all’ascolto
diretto di professionisti, manager e imprenditori, in una collaborazione stretta
e quotidiana.
Liaison Office - Università degli Studi di Verona. Le principali attività
svolte riguardano la valorizzazione e la diffusione dei risultati della ricerca
universitaria. L’ufficio favorisce il loro utilizzo presso imprese ed enti (Rapporti
con il territorio); individua le opportunità per la ricerca nei campi delle tecnologie
che genereranno e sosterranno nuove imprese (Spin Off). Opera nell’ambito
della intensificazione dei legami con l’industria e mettendo a disposizione delle
imprese di nuove tecnologie, conoscenze, personale di ricerca e strutture (Joint
Projects); supporta infine i ricercatori nell’individuare le implicazioni commerciali
delle loro scoperte (Attività di brevettazione e trasferimento di tecnologia). Impact Hub Milano. Impact Hub è una rete globale di spazi riservati a
chi vuole un mondo migliore. Al loro interno potrai lavorare, conoscere altre
persone, imparare cose nuove, creare reti di collaborazione e far decollare i tuoi
progetti. Il primo Impact Hub è nato a Londra nel 2005; oggi siamo presenti in 60
città in tutto il mondo, più di 7000 innovatori sociali impegnati a costruire nuovi
modelli imprenditoriali ad alto impatto sociale, ambientale e culturale. Impact
Hub Milano ha aperto le porte nel 2010 e riunisce nel suo network 300 Hubbers
tra freelance, imprenditori, innovatori sociali e culturali, manager del non profit,
intrapreneurs, artisti, creativi e aspiranti changemakers. Gli ingredienti che
caratterizzano gli Impact Hubs sono la fiducia, il coraggio e la collaborazione per
progettare soluzioni innovative alle sfide d’oggi. IXL Center. Consulting and Leveraging ha 30 anni di esperienza nel settore
dell’innovazione e delle consulenze sulle strategie d’impresa. Uno degli
obiettivi di IXL è di guidare aziende ed enti pubblici nel migliorare la propria
organizzazione in modo da creare crescita attraverso l’innovazione. Per fare in
modo che la capacità di rinnovare la propria organizzazione duri nel tempo IXL
aiuta le imprese a fondare strutture, processi, azioni e modalità operative stabili
e durature. L’IXL Design Powered by MM Design ha sede a Bolzano e aggiunge
il lato creativo alla propria offerta di servizi, cercando di interpretare i desideri
dei clienti e le soluzioni adeguate per il mercato attuale.
60
4.2 La struttura di “Camp for Company”
Nei prossimi paragrafi, anche a titolo d’esempio di come da un’idea si passa ad
un’idea imprenditoriale sostenibile e realizzata secondo lo strumento di lavoro
individuato per gli stessi studenti, viene presentata la modalità con la quale la
fase di elaborazione e progettazione di Camp for Company si è trasformata in un
insieme di decisioni strategiche nonché di azioni.
4.2.1 Il quadro generale
Le esperienze già consolidate in altri Paesi, le raccomandazioni europee, l’analisi
della situazione locale in termini di tempi (scolastici) e spazi (temporali) ci hanno
spinto verso una proposta che fosse da un lato sostenibile ma al tempo stesso
abbastanza elastica da poter essere adottata nelle diverse realtà (linguistiche,
culturali) scolastiche e che avesse da una parte come denominatore comune
le otto parole chiave (contenuti) già ampiamente condivise a livello europeo e
dall’altra quello di adottare un percorso che consentisse di avvicinare i giovani
alla vita reale (mercato).
Le otto parole chiave:
• entrepreneurship: l’arte di avviare un business;
• innovation: dalla creazione alla realizzazione alla rottura;
• strategy: individuare e cogliere le opportunità, il rischio e vantaggio
competitivo, come fondere intelligenza e risorse per vincere;
• people: crescita personale, nuove competenze e ruoli, organizzazione in rete;
• leadership: l’arte di ispirare il talento e ottenere il meglio da ognuno;
• marketing: le chiavi per raggiungere il cuore dei clienti (anche attraverso la
bellezza), creare un brand, come muoversi in un mondo digitale, mobile, sociale
e globale;
• trend: anticipare le tendenze economiche, sociali, estetiche, artistiche,
politiche e tecnologiche e il loro futuro impatto sul business;
• sustainability: le teorie e pratiche per conciliare le esigenze del territorio, della
società e del business. I tre percorsi:
• modelli di apprendimento ancorati nella pratica;
• esperienze di imprenditori attivi nell’economia reale;
• creazione di “Student company“.
Le modalità operative sopraesposte hanno favorito la trasformazione di
contenuti astratti in competenze e atteggiamenti concreti che consentono agli
alunni di:
• far proprio il pensiero innovativo e imprenditoriale;
• aumentare la capacità di sviluppare le idee imprenditoriali attraverso l’uso
sistematico della creatività e del team working;
• sviluppare la capacità di comunicazione e di parlare in pubblico anche
attraverso la metodologia visuale;
• far crescere le proprie doti di leadership e di individuazione degli obiettivi;
• adottare il metodo del pensiero critico (in autonomia);
• far crescere la fiducia in sé stessi attraverso l’assunzione di responsabilità;
61
• gestire il tempo e le scadenze;
• aumentare le capacità di negoziazione e come affrontare il rischio;
• avere le capacità di capire cosa sia un modello di business e un business plan.
È stata quindi elaborata una scansione temporale del Camp for Company che
prevede tempi di lavoro dilatati nel corso di alcuni mesi di scuola, in modo da
consentire di rielaborare i contenuti e di riflettere sul da farsi anche nel tempo
tra un intervento e l’altro; questo ha consentito anche ai vari attori coinvolti di
poter fornire il proprio contributo in maniera ottimale alla luce dei riscontri che
di volta in volta i partecipanti avrebbero fornito. In quest’ottica si è cercato di
armonizzare all’interno del percorso non solo momenti squisitamente didattici
ma anche incontri con il territorio (imprenditori, imprese, aziende, associazioni),
scadenze pubbliche di presentazione delle attività svolte e dei progetti che i
ragazzi avrebbero sviluppato e di valutazione (oggettiva) da parte di esperti.
Il percorso è formato dai sei passi fondanti (come esemplificato dall’immagine
sottostante):
1. avvio residenziale concentrato in tre giorni (18 ore) e successive attività di
rafforzamento delle nuove conoscenze e competenze trasferite ai team, tra
settembre e dicembre del quarto anno;
2. attività presso le scuole per individuare, sviluppare e mettere nero su bianco
le idee imprenditoriali dei team di studenti; tali progetti sono poi consegnati al
gruppo di esperti da parte dei team. In questa fase (da svolgersi tra gennaio e
maggio del quarto anno) è previsto un supporto specifico agli studenti attraverso
incontri e attività di coaching con esperti;
3. proclamazione e premiazione delle idee imprenditoriali pronte per il mercato
(nel corso di una apposita manifestazione da tenersi ad inizio giugno – fine del
quarto anno scolastico);
4. fondazione della Student company (entro settembre - inizio del quinto anno
scolastico);
5. gestione della Student company (da settembre al maggio del quinto anno);
6. chiusura, prosecuzione, vendita o trasformazione della Student compny
(entro giugno del quinto anno).
La prima bozza
di lavoro
62
Al fine di garantire una base omogenea di partenza (sfida) si è definito
e quantificato il contesto entro il quale sarebbero state valutate le idee
imprenditoriali presentate dai vari team:
• capitale massimo d’investimento iniziale pari ad € 2.500. A formare tale
capitale concorrono sia i fondatori della Student company con un apporto pari
ad un quinto del capitale (fino ad un massimo di € 500) sia l’Intendenza (o suoi
partner) con un apporto pari a quattro quinti del capitale (fino ad un massimo
di € 2.000);
• tre mesi (a partire dalla fondazione della società) per arrivare al prototipo o alla
prima produzione del prodotto o all’allestimento del servizio ideato;
• nove mesi di permanenza minima sul mercato;
• prevalenza dell’utilizzo del team quale risorsa umana chiave per lo svolgimento
delle attività connesse alla gestione della Student company;
4.2.2 Il quarto anno
L’attività durante il quarto anno prevede lo svolgimento dei primi quattro passi.
L’attività pregressa (2012) svolta congiuntamente dal Servizio Innovazione
e Buone Pratiche dell’Intendenza scolastica e School programmes del TIS
e sostenuta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, ha consentito
di proporre già tra gennaio e marzo del 2013 due prime edizioni beta (vedi
immagine) del primo passo di “Camp for Company” a favore di due classi
quarte degli istituti in lingua italiana “A. e P. Delai” e ”G. Galilei” .
Locandina della
seconda edizione di
Camp for Company
- primo passo
63
Tale attività ha consentito di verificare le modalità di fruizione progettate e la
bontà dei contenuti appositamente elaborati apportando, ove necessario,
le opportune rettifiche in funzione del feedback espresso dagli alunni e dai
docenti. In tal modo si è potuto arrivare ad ottimizzare i successivi interventi
- realizzati nell’autunno 2013 - a favore delle classi quarte degli Istituti che nel
frattempo avevano aderito al progetto.
Da settembre a dicembre 2013 si sono quindi svolte ben undici edizioni del
primo passo a favore di tredici diversi istituti della Provincia di Bolzano (in due
casi si sono aggregati gli alunni di due diverse scuole) quattro dei quali in lingua
tedesca, due appartenenti al gruppo linguistico ladino e i rimanenti sette di
lingua italiana. Gli incontri si sono svolti nella modalità linguistica richiesta da
ogni singolo istituto e con gruppi di studenti numericamente variabili da 12 a
55. Complessivamente hanno partecipato a questa fase sperimentale circa 350
alunni.
Questa attività ha permesso di arrivare ad un formato - in parte variando
l’impianto delle prime edizioni beta - che fosse al tempo stesso definito nella
sua struttura ma sufficientemente flessibile in modo da rispondere alle diverse
curvature culturali e professionali dei diversi istituti (e di conseguenza alunni/e)
partecipanti all’attività.
In particolare sono stati inseriti momenti dedicati alla:
• modalità di presentazione orale anche utilizzano il metodo della ripresa della
presentazione e del rilascio della stessa agli alunni (con commento e compito a
casa di migliorare gli aspetti critici emersi) attraverso la ripresa;
• presentazione e utilizzo di strumenti di comunicazione quali Prezi;
• individuazione dell’eccellenza di ogni singolo partecipante;
• lavoro in team e rispetto dei tempi e delle modalità operative.
Locandina della
nona edizione di
Camp for Company
- primo passo
In tal modo si è data una forma definitiva alla struttura delle tre giornate iniziali
(primo passo): la prima dedicata in prevalenza alla somministrazione di contenuti,
alla presentazione degli strumenti di lavoro e alla formazione dei team di lavoro,
la seconda incentrata sull’aspetto qualitativo di un’idea imprenditoriale e la terza
più marcatamente rivolta ad un aspetto quantitativo e di sostenibilità dell’idea
stessa. In parallelo è stato elaborato e rilasciato il primo set di strumenti e
64
contenuti, presentati nei prossimi paragrafi del presente capitolo, che sono stati
utilizzati nel corso delle attività concordate con le varie scuole per l’attuazione del
secondo passo (d’approfondimento e ricerca dell’idea imprenditoriale da parte
degli studenti). Tale materiale (disponibile sul sito www.viva.bz.it) è stato rivisto
e ottimizzato alla luce delle risposte ottenute in questa fase di sperimentazione.
Nello stesso periodo e fino al momento della stampa del presente opuscolo si
sono svolte le attività d’approfondimento previste dal secondo passo e sono in
fase d’elaborazione le idee imprenditoriali da parte degli alunni.
Dal punto di vista didattico/organizzativo sono stati messi inoltre a punto:
• gli aspetti formali riguardanti la costituzione della “Student company”;
• strumenti e contenuti trasversali e specifici da fornire ad insegnati e studenti;
• il sito www.viva.bz.it quale strumento di lavoro operativo (per gli studenti) e
di comunicazione (per quanto concerne i contenuti);
• la tempistica e la modalità di svolgimento delle attività previste per il terzo
passo e il quarto passo (sottomissione delle idee imprenditoriali e loro
valutazione). Per quanto riguarda la sottomissione di tutte le idee elaborate dai
team, la cui scadenza è stata fissata per il giorno 5 maggio, essa avverrà in forma
elettronica attraverso l’utilizzo del sito www.viva.bz.it; per quanto riguarda la
proclamazione delle idee finanziabili è prevista una apposita manifestazione
presso il TIS ad inizio di giugno.
4.2.3 Il quinto anno
La seconda annualità, corrispondente al quinto anno di scuola superiore,
completa con il quinto e sesto passo il progetto Camp for Company e vede
concentrata la propria attenzione su aspetti che differiscono da quelli affrontati
in precedenza:
• gestione della Student company - da settembre a maggio;
• trasformazione (chiusura, vendita) della Student company – a giugno prima
dell’esame di stato.
Partendo dal presupposto che a settembre la company sia in fase di fondazione
o appena fondata le attività, sia in fase di supporto che di operatività, mirano a
posizionare al meglio sul mercato la compagnia stessa e verranno forniti:
• gli strumenti formali per la creazione e la gestione della company che saranno
diversi a seconda della forma giuridica scelta. La forma giuridica (associazione,
cooperativa, fondazione, SRL semplificata, ecc…) dipenderà dallo scopo
istituzionale della company;
• attività di coaching su specifiche tematiche - sia tecniche che professionali relative al prodotto o servizio da realizzare.
Sono previste le seguenti misure:
• TIS innovation park seguirà la company nello sviluppo e gestione del prodotto
o del servizio ideato, alla stregua di quanto solitamente fa per una normale startup, fornendo supporto sistematico per le questioni generali e, su domanda, per
aspetti specifici;
65
• sarà individuato un tutor (volpe grigia) che possa seguire sistematicamente
l’azienda;
• l’Istituto d’appartenenza degli studenti fornirà gli spazi e il supporto logistico
necessario alla compagnia;
• Fondazione cassa di Risparmio di Bolzano e Camera di commercio metteranno
a disposizione esperti nel settore finanziario ed economico;
• l’Intendenza scolastica monitorerà la ricaduta dell’esperienza didattica sugli
studenti e darà alle scuole uno strumento per la valutazione delle competenze
e conoscenze acquisite che dovranno essere certificate e inserite nel fascicolo
personale dello studente.
Come evidenziato nel paragrafo precedente, l’esperienza maturata nel quarto
anno non si trasformerà automaticamente per tutti gli studenti nella creazione
di una Student company. Anche a questi studenti, le cui idee per motivi diversi
non potranno trovare un immediato sbocco sul mercato, verrà data la possibilità
di procedere in tutti quegli step (analisi di mercato, analisi dei stakeholders,
conoscenza dello strumento del bilanci, budget, ecc..) che consentiranno loro
di sviluppare egualmente le competenze imprenditoriali proprie del progetto.
Nei curriculum personali di tutti gli studenti verranno comunque certificate tutte
le competenze trasversali raggiunte come da raccomandazione dell’Unione
Europea.
66
4.3 Gli strumenti
Di seguito vengono presentati gli otto strumenti didattici che vengono forniti
agli studenti e che troverete in forma digitale sul sito www.viva.bz.it/strumenti.
Essi sono molto diversi tra loro e non sono tra loro paragonabili in termini di
dimensione o di tempo che richiedono per il loro utilizzo.
4.3.1 Il Canvas
E’ uno strumento pratico e potente per progettare un business innovativo o per
gestire in modo efficace il business in corso. E’ utilizzato da grandi e piccole
aziende e dalle più brillanti start-up internazionali, frutto della collaborazione
di professionisti provenienti da tutto il mondo. Il Business Model Canvas è
uno schema che permette di descrivere un’idea imprenditoriale, un modello
economico, in una sola pagina. La sua grande versatilità - formato cartaceo e
con l’uso di post-it, versioni elettroniche e app - consente al team di lavoro di
evidenziare la personalità di ogni singolo componente ed eseguire un lavoro di
sintesi molto efficace. Un particolare ringraziamento va a Sergio e Ugo (Hugowiz
& Ars et Inventino www.hugowiz.it ) per i tanti spunti, la pazienza nell’attendere
la versione ladina del Canvas.
Una modalità d’uso
del Canvas
Metodo didattico utlizzato: seminario (circa un ora e mezza) e presentazione
di esempi in vari settori, esercitazioni su idee imprenditoriali prodotte dagli
alunni e verifiche dal vero - imprenditori e start-up - per constatare, anche a
posteriori, l’efficacia dello strumento nella gestione anche di un’impresa
già avviata. Strumenti di supporto sono i testi “Creare modelli di Business” e
“Business model YOU” .
I testi di supporto
67
4.3.2 Ispiration CornerLab e Social Business Model.
Una parte sempre più importante del mondo economico ha risvolti sociali; come
far business nel rispetto dell’etica e dei valori sociali? Ecco una metodologia che
pur partendo da tematiche di grande rilevanza sociale può essere applicata in
qualsiasi altro ambito. L’approccio alle attività e metodologie utilizzate sono:
1) creazione dello spazio di lavoro;
2) osservazione e analisi della realtà: individuazione di aree critiche di
cambiamento e fattori di spinta all’azione;
3) definizione della sfida cardine: processo decisionale partecipato;
4) creazione dei team di lavoro;
5) esplorazione guidata degli ambiti di progettualità;
6) strutturazione guidata del progetto imprenditoriale;
7) presentazione dei progetti: storytelling creativo partecipato.
Una delle tematiche
presentate
Metodo didattico utilizzato: workshop di 2/3 ore rivolto agli studenti
(4° anno) che si confrontano per la prima volta con la problematica dell’idea
imprenditoriale. Le tematiche che verranno sviluppate grazie all’ausilio di
supporti cartacei sono:
• quali problemi sono legati alla vostra sfida?
• Quali aspetti si nascondono dietro a ogni problema?
• Quali soluzioni radicali potete immaginare?
• Format: quale forma volete dare alla vostra soluzione radicale preferita?
• Storyboard.
68
4.3.3 Lean thinking
“Un processo inefficiente può battere anche la migliore persona. La nostra forza
è avere processi eccellenti usando persone normali.” La Toyota ha fatto vedere a
tutto il mondo come produrre auto di qualità in maniera super efficiente, senza
aumentarne il costo. Il settore automotive occidentale ha imparato la lezione
del “pensiero snello” ed è riuscito a sopravvivere alla concorrenza giapponese
(per ora). Ma il pensiero snello (“lean thinking”) si applica anche ad altri settori
industriali, oltre che al settore dei servizi&office, pubblico, sanità, software (e
anche alla vita quotidiana!). Ci può aiutare anche a risparmiare risorse ed energia.
In maniera giocosa s’impara a capire come ottimizzare i processi produttivi (o il
nostro lavoro) per produrre meglio e di più, lavorando senza stress e in armonia.
Un team
al lavoro
Metodo didattico utilizzato: attività di gruppo “Lean LEGO® Game”,
d’introduzione ai processi snelli. Dopo una breve presentazione su cosa significa
“lean thinking”, gli studenti formeranno 8 squadre da 2 persone e dovranno
“simulare” un processo di produzione di casette in LEGO®. Il processo iniziale,
tipico delle imprese attuali, sarà inefficiente. Dopo 4 turni di ottimizzazione
pensando “snello”, si arriverà a migliorare di 10 volte la produttività, divertendosi
e imparando dall’osservazione diretta e dal rispetto per l’opinione dei colleghi.
69
4.3.4 Trend poker
Quanto ci possono aiutare i trend per rendere prevedibile il futuro? Che cosa
sappiamo del futuro? Che ruolo può svolgere la conoscenza dei trend per le
imprese e che influenza possono esercitare sullo sviluppo di nuovi prodotti?
Queste le tematiche saranno discusse e presentate in questo percorso didattico.
Verificheremo assieme che i trend non sono solo informazioni teoriche ma che
sono una fonte concreta di ispirazione per nuove idee e innovazioni. Dopo
una breve introduzione i partecipanti potranno testare la propria creatività e
sviluppare nuove idee in base ai trend.
Dai macro trend
ai microtrend
Metodo didattico utilizzato: due/tre ore di workshop dedicato allo
sviluppo d’idee innovative. Dopo una presentazione introduttiva sul tema
“trend”, inizierà la parte creativa del workshop. Gli studenti formeranno piccole
squadre e riceveranno diversi input sottoforma di schede relative a microtrend.
In base alle informazioni ricevute, potranno sviluppare nuove idee, prodotti e
servizi e sfruttare la propria creatività. Alla fine i risultati saranno presentati a
tutti i partecipanti al workshop e l’idea migliore verrà premiata.
4.3.5 Il sussidiario
Il sussidiario, elaborato da Confcooperative Bolzano, è uno strumento che
consente al team di progettare e realizzare percorsi e attività imprenditoriali
sottoforma di cooperative. È suddiviso in tre parti: la prima evidenzia le
caratteristiche di una cooperativa, la seconda fornisce gli strumenti operativi
quali la scansione cronologica per fondare una cooperativa scolastica, l’atto
costitutivo e lo statuto, template per verbali e altri adempimenti; la terza parte
raccoglie i documenti ed i protocolli nazionali e locali che rendono possibile tale
attività.
70
La copertina
del sussidiario
Metodo didattico utilizzato: workshop. Dopo una presentazione
introduttiva sul tema della cooperazione vengono illustrate le diverse valenze
della cooperazione anche e soprattutto come modello di Business moderno
e praticabile nei diversi comparti economici, anche attraverso la disamina di
diverse realtà locali. Agli studenti è chiesto di collaborare all’esplorazione del
territorio locale attraverso esempi e storie vissute legate alla cooperazione.
4.3.6 Tecniche di lavoro (comunicazione e presentazione)
Di seguito sono presentati due strumenti operativi estremamente utili utilizzabili
più volte nel corso delle varie attività proposte nei passi di Camp for Company.
a) PREZI. E’ uno strumento innovativo per creare presentazioni. Rispetto ad altri
software esso permette di utilizzare le risorse della rete in maniera più semplice,
efficacie e immediata: adotta infatti tutte le modalità previste per le applicazioni.
Esso stesso è un servizio web che si trova all’indirizzo www.prezi.com e per
sviluppare presentazioni con prezi.com occorre registrarsi (modalità gratuita per
studenti e docenti). L’applicazione genera prodotti/filmati di presentazioni che
vengono salvati anch’essi sul web. Grazie a questa modalità è possibile avviare
il lavoro a scuola e terminarlo a casa o viceversa, semplicemente entrando nel
proprio profilo utente. In questo modo ogni utente avrà a disposizione tutte le
prestazioni prodotte direttamente sul web. Inoltre vi è la possibilità di costruire
insieme la presentazione, ovvero di editare in modo collaborativo.
Il proprietario iniziale del lavoro, dopo aver dato il nome e iniziato l’elaborazione,
potrà invitare gli altri autori attraverso la mail delle persone autorizzate e
spedendo loro l’invito con il link della presentazione da creare insieme. Ciascuno
da casa o da postazioni di lavoro diverse potrà collaborare a creare la stessa
71
presentazione. Si potrà anche visualizzarla insieme generando, di fatto, una
modalità di visione remota in destinazioni diverse. E infine esiste la possibilità di
effettuare download con visualizzatore incorporato qualora il PC o il device da
cui si deve poi mostrare la presentazione non disponga di connessione internet.
Homepage
di Prezi.com
Metodo didattico utilizzato: presentazione introduttiva nel corso del
primo giorno del primo passo (vedi paragrafo precedente) e attività di coaching
mirata presso ogni singola scuola. Esercitazioni (la propria idea, la presentazione
di se stessi, ecc..) e accompagnamento da parte di esperti di UniVerona. Agli
studenti è chiesto di produrre presentazioni su temi specifici.
b) Pensare come un DESIGNER. Ulizzato per risolvere problemi, scoprire
nuove opportunità e realizzare prodotti e servizi avendo come centro di gravità
l’utente finale del prodotto o del servizio precedentemente sviluppato. L’attività
si svolge in sette step (e prevede anche una scheda di valutazione e feedback
dell’attività svolta):
1) chi è la persona che userà il prodotto/servizio?
2) Intervista l’User.
3) Quali sentimenti si nascondono dietro le parole?
4) Di cosa ha realmente bisogno l’USER?
5) Come rendere il prodotto/servizio USER-centred?
6) Alla ricerca del wow factor!
7) Prototyping & Storytelling: spazio alla creatività.
72
Un’esempio
di Storytelling
Metodo didattico utilizzato: workshop di due/tre ore rivolto agli studenti
(4° anno) che hanno già sviluppato l’idea imprenditoriale con particolare
riferimento al valore offerto e al segmento di clientela individuato. Si sviluppano
azioni di gruppo attraverso una serie di attività interpersonali (interviste, attività
di ruolo, di analisi e di sintesi).
4.3.7 iBridge
iBridge per Camp for Company. Il sistema si basa sull’idea di crowdsourcing,
un nuovo metodo con il quale le aziende e gli enti trovano una soluzione ad
un problema attraverso la collaborazione di un vasto pubblico. L’azienda/ente
individua un problema ben circoscritto e lo espone in poche righe, definendo il
limite di tempo e propone un premio (in denaro o in natura) che ritiene adeguato
alla prestazione che vorrebbe ricevere.
I solver iscritti nel portale iBridge (i gruppi studenti aderenti al progetto Camp for
Company) esaminano il contenuto della sfida. Entro il termine previsto, coloro
che pensano di avere la soluzione giusta, concreta e realizzabile al problema,
presentano una descrizione della loro proposta sulla base delle richieste inserite
nella sfida.
L’azienda/ente, valutate le proposte ricevute, ha la possibilità di esaminare più
approfonditamente le soluzioni attraverso colloqui ed incontri con gli studenti,
con la consulenza dell’Università degli Studi di Verona. L’azienda/ente gode
della massima elasticità e discrezionalità nella valutazione delle soluzioni e nella
verifica dell’adeguatezza delle proposte e dei soggetti.
Il logo di iBridge
73
Quali sono i vantaggi utilizzando iBridge?
L’azienda/ente e i gruppi partecipanti entrano in contatto diretto aumentando
il numero di possibili idee e soluzioni ad un definito problema in tempi brevi.
L’azienda/ente e i potenziali nuovi collaboratori hanno la possibilità di conoscersi
e mettersi alla prova reciprocamente, con la possibilità per l’ente di definire i
rapporti di collaborazione con i vincitori della sfida. Il servizio di intermediazione
di iBridge è a costo zero.
Come funziona iBridge?
Crea la tua sfida - Descrivi sinteticamente i punti chiave della tua
esigenza aziendale.
La presentazione alla sfida (brief) che viene pubblicata sulla piattaforma www.
ibridge.it deve attirare l’attenzione di utenti/visitatori che sono potenzialmente
interessati a partecipare alla sfida. È quindi fondamentale che i contenuti siano
chiari. In questo step iniziale dovrà essere specificato la data di lancio e scadenza
della sfida. L’Università degli studi di Verona è disponibile ad aiutare l’ente/
azienda/impresa a rendere il brief conciso ed efficace.
Metti in palio un premio - Quale premio ritieni adeguato alla sfida?
Il premio è una ricompensa che l’ente/impresa/azienda ritiene adeguata alla
soluzione del problema. Il valore del premio è a piena discrezione dell’ente che
decide quanto rendere interessante la sfida nei confronti degli utenti in base
alla sua difficoltà, ai tempi di lavorazione e alle competenze richieste per la
soluzione.
Lancia la sfida - La sfida ha inizio! Pubblicato il brief e definiti il premio
e le tempistiche, gli utenti che possiedono le competenze necessarie possono
iscriversi alla sfida e presentare la loro proposta di soluzione.
Ricevi le proposte - Ricevi le proposte e interagisci con la
community. Durante il periodo d’apertura della sfida, l’ente/impresa/azienda
riceverà le proposte e potrà valutare l’effettiva efficacia del brief pubblicato.
Se necessario, l’ente potrà aggiungere i contenuti della sfida con nuove
informazioni. Potrà anche dialogare con i partecipanti attraverso la community
per indirizzare meglio i partecipanti verso il risultato corretto.
Scegli la soluzione migliore - Valuta le proposte e scegli la
soluzione per te più adatta.
Quando scade il termine la sfida viene disattivata dalla piattaforma e l’ente
procede alla valutazione complessiva delle proposte ricevute. iBridge offre la
massima elasticità nella valutazione per garantire all’ente/azienda/impresa la
possibilità di approfondire la validità delle proposte selezionate e confrontarsi
direttamente con i proponenti. Quando l’ente avrà selezionato la soluzione, il
vincitore riceverà il premio.
74
4.3.8 Il sito www.viva.bz.it
Il sito www.viva.bz.it è stato pensato per far confluire in maniera unitaria tutta
l’esperienza maturata ma anche per dare una casa a tutti contenuti e strumenti
prodotti, nonché per fare in modo che tutti gli insegnanti, i loro studenti e
gli esperti potessero interagire in maniera organica tra loro e con il Servizio
innovazione e buone pratiche. Il sito è diviso concettualmente in quattro parti:
• la prima dedicata agli studenti, ove essi posso ritrovare le loro attività,
presentazioni e progetti in essere. Inoltre è presente una sezione denominata
competenze alla quale ogni gruppo potrà attingere per completare il proprio
team contattando altri colleghi in funzione della loro dichiarata eccellenza
(professionale, tecnica, linguistica o sociale). Questa parte richiede una
password per accedervi;
• la seconda dedicata ai contenuti e agli strumenti, aperta a tutti;
• la terza dedicata ai partner operativi di progetto, aperta a tutti;
• la quarta dedicata all’attualità (eventi, calendario, interviste, filmati,ecc..).
La home page
del sito
75
4.4 I contenuti
Di seguito vengono presentati i contenuti preparati per gli studenti che seguono
il progetto Camp for Company e che troverete in forma digitale sul sito www.
viva.bz.it/contenuti. Per semplicità di consultazione sono stati divisi in sei
categorie; non sono tra loro sempre omogenei in termini di dimensione o di
tempo che richiedono per la loro spiegazione o il loro svolgimento. In linea di
massima ogni singolo contenuto richiede circa 100 minuti per essere esposto,
tale lasso di tempo può variare significativamente se i temi vengono arricchiti da
esempi ed esercitazioni.
4.4.1 Costruire modelli di Business (multilingue)
Costruire modelli di business non vuol dire solo adottare il modello in nove
tasselli del Canvas (vedi sopra) ma anche individuare i giusti scenari, adottare
un corretta metodologia d’azione e una strategia vincente al fine di ottimizzare i
processi che conducono all’idea vincente.
In una serie di presentazioni in italiano, tedesco e inglese gli studenti affrontano
queste tematiche in modo approfondito. A completamento di questa
sezione fogli di lavoro per inquadrare numericamente (business plan) le idee
imprenditoriali e dare il corretto fondamento giuridico alla Student company.
Un modello reale
76
4.4.2 Come presento la mia idea (e me stesso)
Come capisco se una semplice intuizione può trasformarsi in una idea
imprenditoriale? Dove trovo degli esempi? Quali sono gli aspetti fondamentali
da presentare e di cui tenere conto in una presentazione? Quale tipo di
strumento di presentazione è più adatto a me? Come passo da uno strumento
di presentazione ad un altro? Ecco una serie di contenuti (slide e presentazioni
in formato prezi.com) che posso essere utili in proposito.
Inoltre una serie di presentazioni sull’utilizzo di prezi.com
Alcuni semplici
suggerimenti
4.4.3 Come difendo un’idea imprenditoriale
Si può difendere un’idea? Quali sono le modalità per difendere la propria
idea imprenditoriale? Una serie di presentazioni e una pubblicazione utili per
dissipare dubbi e affrontare meglio questa tematica: il marchio, il brevetto, il
diritto d’autore ed altro ancora.
Marchi e loghi a
confronto
77
4.4.4 Errori da evitare e testimonianze
Gli errori sono sempre in agguato, cerchiamo di trarre profitto da chi ha già
vissuto questa esperienza e dai loro errori. Una serie di presentazioni e
documenti ci aiutano ad esaminare la storia.
Dieci possibili errori da evitare. Le giovani imprese possono permettersi un
margine d’errore molto ristretto per via del basso capitale e la scarsa mano
d’opera a disposizione. Ecco perché gli errori fatti durante i primi passi della
creazione di una società o azienda spesso sono determinanti per provocarne il
fallimento.
Un piccolo
errore da evitare
Alcune testimonianze
Perché osservare gli “startupper”? Tra azione e visione, sogno utopico e
dura pratica quotidiana, gli startupper guardano il mondo con occhi diversi.
È questo, insieme al bagaglio d’esperienze vissute, che li rende personalità
uniche e inimitabili, vere icone dei nostri tempi. Perché prendere esempio da
imprenditrici? Il mondo sta cambiando, anzi è già cambiato, e l’esempio migliore
di coniugare i valori della famiglia e del lavoro, e di operare con tenacia e
perseveranza viene proprio dalle donne.
4.4.5 Innovazione e Creatività
“Apprendere non significa solo inghiottire nozioni, ma anche dare forma alla
propria personalità. Nuove idee sono necessarie per rinnovare la didattica, per
creare interesse, per facilitare l’apprendimento, per adattarsi ad un mondo in
cambiamento sempre più rapido. Nuove idee sono necessarie per il miglioramento
dell’efficacia e dell’efficienza dell’insegnamento e dell’apprendimento. Quando
non vi sono più idee nuove la scuola ristagna e muore. La creatività è qualcosa
che può essere sviluppata sia a livello individuale che di gruppo. A questo scopo
è molto importante l’atmosfera che deve favorire lo sviluppo di nuove idee e
nuove iniziative”. (Alessandro Garofano). Nel quadro di questa atmosfera
positiva trovano collocamento le seguenti tematiche:
78
• considerazioni sulla creatività;
• il pensiero laterale;
• tecniche del pensiero laterale;
• il brainstorming;
• Synectis;
• le mappe mentali;
• dieci verbi;
• strumenti di lavoro.
La creatività.
Un esempio.
4.4.6 La bellezza (salverà il mondo)
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro
la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti
all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua
con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e
presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo
fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo
che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne
non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la
curiosità e lo stupore” (Peppino Impastato).
Il percorso proposto consente momenti di raccordo tra aspetti teorici, tecnici
e quelli legati all’area culturale affrontati all’interno delle singole discipline.
Affronta conoscenze trasversali così da permettere il riconoscimento di
linguaggi e strutture specifiche disciplinari facendo emergere aspetti cognitivi,
applicativi, tecnologici, informatici, economico-sociale, del sapere. L’obiettivo è
quello di evidenziare punti di contatto e d’interazione tra la realtà vissuta, realtà
scolastica e il mondo del lavoro e dell’industria. Arte, lavoro, industria: mondi
apparentemente lontani e con finalità diverse, ma che hanno avuto sempre
importanti punti di contatto, attraverso la tendenza a raggiungere una propria
bellezza. Il vasto tema è affrontato come ricerca della bellezza, come esercizio
quotidiano utile per arricchire la nostra vita. Importante è quindi la riflessione
79
sulle problematiche culturali, teoriche, economiche, linguistiche e tecnologiche
dei mezzi di comunicazione di massa allo scopo di far emergere il principio
dell’unitarietà del sapere e una sempre più efficace collaborazione tra i diversi
ambiti. Di seguito il percorso proposto.
• Cosa si nasconde dietro il concetto di bellezza? Spunti per una riflessione tra
filosofia, arte e realtà in cui viviamo.
• Arte e teatro: “cucchiaio e forchetta della mente”. Lezione “laboratorio”,
modello dinamico, gestuale, creativo. Apprendimento come sinonimo di “vita”
e “innovazione”.
• Che cos’è, davvero, la bellezza? È un modello? È qualcosa di calcolabile, di
simmetrico o …. è molto di più?
• La nuova bellezza: macchine e tecnologie nel mondo dell’arte
contemporanea e della quotidianità.
• “La grande bellezza” il film: analisi, riflessioni e approfondimenti.
• Dolci applicazioni d’estetica e creatività. Confronto tra esperienze
professionali di chef pasticceri e modelli estetici: affinità, spunti e innovazioni.
• Arte, lavoro, industria: creatività e innovazione del processo produttivo
contemporaneo.
La bellezza
al lavoro
80
4.5 Le fonti
Di seguito sono elencati prima un nucleo di testi in dotazione al team, poi
un gruppo di testi consultati. Completano le fonti indicazioni di riviste,
magazine, inserti che a giudizio dei curatori del presene opuscolo possono
essere d’interesse per chi si volesse cimentare nell’organizzazione di percorsi
simili in altre strutture pubbliche o private. Ovviamente l’elenco non ha la
pretesa d’essere esaustivo o completo, tuttavia può essere utile per chi volesse
approfondire l’approccio alle tematiche trattate.
Bibilioteca del Servizio Innovazione e Buone Pratiche
Autore
Pillkah, Ulf
Shove/Potter
de Botton/Amstrong
Kelley/Littman
Garofalo, Alessandro
Cutolo, Giovanni
Clocchiatti, Gianni
Gray/Brown/Macanufo
Peroni/Cecchetti
Mello, Patrizia
Roam, Dan
Roam, Dan
Eco, Umberto (a cura di)
Eco, Umberto (a cura di)
Castelfranchi, Giangiacomo
Marconato, Giovanni (a cura di)
Knasel/Meed/Rossetti
C.Heath/D.Heath
Ries, Eric
Ochetto, Valerio
Fazzi/Giorgetti (a cura di)
Chan Kim/Mauborgne
Sutton, Robert I.
Medina, John
Feynman, Richard P.
Boncinelli, Edoardo
Arden, Paul
Webb Young, James
Sorrentino Paolo
Sorrentino Paolo
De Fusco, Renato
Goleman/Ray/Kaufman
Bettiol/Micelli (a cura di)
Maurya, Ach
Duarte, Nancy
Ceppi, Giulio
Indesit Companiy (a cura di..)
Sibbet, David
Sibbet, David
Sibbet, David
AA.VV.
Bourdieu, Pierre
Bourdieu, Pierre
Bourdieu, Pierre
Triglia, Carlo
Bourdieu/Passeron
Titolo
Using Trends and Schenarios as Tools for Strategy
Development
Bansky Siete una minaccia di livello inacettabile
L‘Arte come terapia
I dieci volti dell‘innovazione
Innovazione e creatività
Lusso & Design
Creatività per l‘innovazione
Game storming
Adriano Olivetti, un secolo troppo presto
Design contemporaneo
Sul retro del tovagliolo
Bla Bla Bla
Storia della bruttezza
Storia della bellezza
Come fare impresa
Ambienti di apprendimento per la formazione continua
Apprendere sempre
Idee forti
Partire leggeri
Adriano Olivetti, la biografia
Il bilancio sociale per le organizzazioni non profit
Strategia Oceano blu
Idee strampalate che funzionano
Il cervello, istruzioni per l‘uso
Sei pezzi meno facili
Come nascono le idee
Qualunque cosa pensi pensa il contrario
A Technique for Producing Ideas
Fostering Creativity
La grande bellezza Libro + DVD
La grande bellezza, Diario del Film
Parodie del design
Lo spirito creativo
Design e creatività nel Made in Italiy
Pianificazione snella
Slide:ology
Awareness Design
Material driven design
Visual Mitings
Visual Leaders
Visual Teams
The Career Compass
Sul concetto di campo in sociologia
Campo del potere e campo intellettuale
Le strutture sociali dell‘economia
Sociologia economica, II. Temi e percorsi contemporanei
La riproduzione
Anno e Casa editrice
2008 - Siemens Aktiengesellschaft
2013 - L‘ippocampo
2013 - Ugo Guanda Editore S.r.l.
2006 - Sperling & Kupfer Editori
Stampa rilegata
2003 - Galli Thierry Stampa
2008 - Franco Angeli
2010 - First Edition
2012 - BeccoGiallo S.r.l.
2008 - Mondadori Electa S.p.A.
2012 - Antonio Vallardi Editore
2013 - Antonio Vallardi Editore
2013 - Bompiani Vintage
2012 - Bompiani Vintage
2012 - RCS MediaGroup S.p.A.
2013 - Guaraldi S.r.l.
2002 - Raffaello Cortina Editore
2007 - Etas
2012 - Rizzoli
2013 - Edizioni di Comunità
2005 Edizioni Guerini e Associati
2012 - Rizzoli ETAS
2008 - Elliot
2010 - Bollati Boringhieri
2004 - Adelphi
2013 RCS MediaGroup
2006 - TEA
2003 - McGraw-Hill
2010 - Harvard Businnes
2013- Skira
2013 - Feltrinelli
Allemandi
2005 - BUR
2005 - Bruno Mondadori
2012 - Tecniche Nuove
2013: O‘Reilly
2012 Design Fausto Lupetti
2012 Desing Fausto Lupetti
2010 (…)
2013 (…)
2011 (…)
2009 - The Grove
2010 - Armando Editore
2002 - Manifesto libri
2004 - Aterios Editore
2009 - Il Mulino
2006 - Guaraldi
81
Testi consultati
Autore
Accornero A.
Alessandrini G.
Alessandrini G.
Alessandrini G.(a cura di)
Arendt H.
Arendt H.
Baldacci M.
Baumann Z.
Bandura A. (a cura di)
Bandura A.
Barman Z.
Bertin G.M. Contini M.
Bocca G.
Bocchi G.,Ceruti M.
Bruner J. (1996)
Cambi F.(a cura di)
Costa M. (2010)
De Masi D.
De Natale M.L., Monno S.
Dewey J.
Dozza L.
Dozza L. (a cura di) 2007
Fabbri L. (2003)
Fabbri L. (2010)
Ford H.
Frabboni F.
Gallino L.
Gardner H.
Goleman D.
Goleman D.
Levy P. (1995)
Levy P. (1995)
Makarenko A.S. (1960)
Manacorda M.A. (2008)
Margiotta U. (1997)
Margiotta U.(2007b)
Mark C.T. (2001)
Morin E.
Morin E. (1999)
Natoli S. (2010)
Rifkin J. (2000)
Rossi B. (2008)
Rossi B. (2009)
Rossi B. (2010)
82
Sen A. (1987)
Simon H. (1985)
Sennett R.
Vygotskij L.S. (1962)
Weick K. (1995)
Zago Z.
Titolo
Era il secolo del lavoro
Apprendimento organizzativo
Risorse umane e new economy
Pedagogia delle risorse umane e delle organizzazioni
Vita activa
Vita activa the human condition
La dimensione emozionale del curricolo. L’educazione
affettiva razionale nella scuola
Modernità liquida
Il senso di autoefficacia
Autoefficacia. Teoria e applicazioni
Modernità liquida
Educazione alla progettazione esistenziale
Pedagogica del lavoro
Educazione e globalizzazione
La cultura dell’educazione
Soggetto come persona
“La comunità un ponte tra formatività e innovazione”
in G.Alessandrini , M.Bucclo (a cura di) Comunità di
pratica e pedagogia del lavoro
Il futuro del lavoro
Educare gli adulti. Nuove competenze operative per i
docenti
Democrazia ed educazione
Relazioni cooperative a organizzazione
Contesti educativi per il sociale. Approcci e strategie
per il benessere individuale e di comunità
“La costruzione dell’identità professionale: il contributo
delle storie formative”
“Ricerca pedagogica e pratiche lavorative”
Autobiografia, a cura di S.Crowther
Emergenza educazione. La scuola in una società
globalizzata
Il lavoro non è una merce
Cambiare idee. L’arte e la scienza della persuasione
Et al., Spirito creativo
Intelligenza emotiva
Il virtuale
L’intelligenza collettiva
La pedagogia scolastica sovietica
Marx e l’educazione
Pensare in rete
Insegnare nella società della conoscenza
Il momento della complessità, l’emergere di una cultura
a rete
I sette saperi necessari all’educazione del futuro
La testa ben fatta
Agire nell’età del rischio
L’era dell’accesso. La rivoluzione della new economy
Pedagogia delle organizzazioni. Il lavoro come
formazione
Educare alla creatività. Formazione, innovazione e
lavoro
Lavoro e formazione. Coltivare persone creative,
Sapere Pedagogico. Scritti in onore di Nicola Paparella
Etica ed economia
Causalità, razionalità, organizzazione
L’uomo artigiano
Pensiero e linguaggio
Senso e significato nell’organizzazione
Il lavoro nell’educazione moderna e contemporanea
Casa editrice e anno
Il Mulino, Bologna 1997
Unicopli, Milano 1995
Carocci, Roma 2001
Guerini, Milano 2004
Bompiani, Milano 1994
University of Chicago Press 1958
Franco Angeli, Milano 2008
Laterza, Roma-Bari
Erickson, Trento 1996
Erickson, Trento 2000
Laterza, Roma-Bari 2000
Armando, Roma 2004
La Scuola, Brescia 1998
Cortina, Milano 2004
Trad.it.Feltrinelli, Milano 1997
Carocci, Roma 2007
Pensa Multimedia, Lecce
Rizzoli, Milano 1999
Armando, Roma 2007
La Nuova Italia, Firenze 1949
Erickson, Trento 2006
Erickson, Trento
Ucodep, Arezzo
Guerini e Associati, Milano
Rizzoli, Milano 1982
Utet, Torino 2003
Laterza, Roma-Bari 2007
Feltrinelli, Milano 2007
Rizzoli, Milano 1999
Rizzoli, Milano 1996
Trad.it Cortina, Milano 1995
Trad.it. Feltrinelli, Milano 1996
Trad.it Armando, Roma 1974
Armando, Roma
Clueb, Bologna
Pensa Multimedia, Lecce
Trad.it Codice Edizioni, Torino,
2005
Cortina, Milano 2001
Trad.it. Cortina, Milano 2000
Mondadori, Milano
Trad.it. Mondatori, Milano 2001
Guerini e Associati, Milano
Laterza, Roma-Bari
Armando, Roma
Trad.it. Laterza, Roma-Bari 2001
A cura di Filippi Il Mulino, Bologna
Feltrinelli, Milano 2008
Trad.it Giunti, Firenze 1992
Trad.it Cortina, Milano 1997
Cleup, Padova 2003
RIVISTE:
• Innovare. http://www.rivistainnovare.com/
• Innov’azione. http://www.lobbyinnovazione.it/index.php?option=com_
content&view=section&layout=blog&id=4&Itemid=27&lang=it
• Trasferimento tecnologico http://www.trasferimentotecnologico.it/larivista.php
• Ondine Pionero . http://www.pionero.it/
• Supplemento di forumpa.it: smartinnovation.
http://smartinnovation.forumpa.it/page/69385/chi-siamo
• Sistema&impresa http://www.este.it/res/rivista/rid/2/p/
• The daily bit http://www.thedailybit.net/
• Ict4executive http://www.ict4executive.it/executive
TV, DOCUMENTARI, RADIO
• RADIO1- programma etabeta: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem69ecb3c0-40b7-441b-80ec-c7cf57f16ea3-radio1.html Come lanciare una startup? I segreti di chi
ce l’ha fatta (podcast)
• TV – RAI2 NEXT “Economia e futuro” http://www.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItemc101bcc7-310e-4880-869e-e7e336ed1366.html
• RAI.EDU http://www.economia.rai.it/articoli/dpixel-venture-capital-per-start-up/18847/
default.aspx
• Marco Montemagno: buoni motivi per lanciare una startup in Italia http://www.youtube.com/
watch?v=b-A2Rewym4s
• Start Up Diary http://www.thestartupofyou.com/
• Documentario: startingup in America http://ernestocinquenove.com/ragazzi-che-ci-provanoep-1-video/
• Documentario giovani imprenditori: the startup kids http://startingupinamerica.com/
• L’Arancia: L’arancia è un progetto del Consiglio Nazionale del Notariato per venire incontro alle
esigenze di chi vorrebbe fare impresa in Italia, mettendo a disposizione di tutti il suo know how
per dare risposte e raccontare le esperienze di chi vuole fare impresa..http://www.nium.it/portal/
index.php
MAGAZINE
• TECHNOLOGY REVOLUTION http://technologyrevolution.it/tag/trasferimento-tecnologico/
• MAGAZINE VOX FABRICA http://www.voxfabrica.it/index.asp
• VOX FABRICA
• ONLINE ECONOMY UP http://www.economyup.it/
• STARTUPPER MAGAZINE http://www.startupper.it/
SITI
http://www.alexandercowan.com/business-model-canvas-templates/
http://www.smartdraw.com/support/welcome.htm
http://www.businessmodelcanvas.it/bmc/le-migliori-applicazioni.html
http://www.viralnova.com/dream-home-items/
BELLEZZA
http://prezi.com/k8d6usni2r69/il-muro-della-creativita/
http://prezi.com/i885_7mrt3uo/progetto-camp-for-company/
83
Camp 4
Campcompany
for Company
Capitolo 5
nel sistema
d’istruzione
Progetti nelle scuole per far creare
della Provinciaun’azienda
di Bolzano
agli studenti
Capitolo 5
Camp for Company
nel sistema d’istruzione
della Provincia di Bolzano
5.1 Introduzione
5.2 La modularità e la trasversalità
5.3 L’operatività
5.4 La condivisione
5.5 La certificazione
88
88
89
90
90
87
5.1 Introduzione
Questo capitolo chiude l‘esposizione dei principi pedagogico-didattici e l‘illustrazione delle unità d’apprendimento proposte agli studenti nel progetto Camp
for Company per iniziare invece ad affrontare il tema degli sviluppi del progetto
in una dimensione ordinamentale.
Il grado di rilevanza assunto dagli apprendimenti veicolati da Camp for Company consiglia infatti di garantire alle/agli adolescenti una presenza di tali apprendimenti nel curricolo obbligatorio di tutti gli Istituti. L’obiettivo generale, mutuandolo dall’esperienza pluriennale della Danimarca, rimane quindi il seguente:
• tutti i giovani dovranno essere messi nelle condizioni di acquisire conoscenze
di metodi innovativi e competenze imprenditoriali e ai giovani di talento dovrà
essere data l’opportunità di sviluppare concretamente i propri progetti.
In concreto ciò significa che:
• gli alunni dell‘istruzione secondaria superiore dovranno essere in grado di
muoversi nel mondo dell‘imprenditoria attraverso attività reali;
• agli insegnanti che opereranno (in maniera rilevante) in tale settore dovrà
essere data l‘opportunità di accedere ad una formazione specifica in modo da
permettere loro di qualificarsi per insegnare contenuti d’imprenditorialità ed innovazione;
• le competenze acquisite dagli alunni confluiranno in una serie di valutazioni
ed in una certificazione finale.
Per ottenere questo risultato è tuttavia necessaria una norma d’indirizzo che
disciplini l‘introduzione di quest’attività didattica fornendo alle istituzioni scolastiche il preciso perimetro entro cui la stessa si svolge (quota oraria, discipline
coinvolte, articolazione del percorso, modalità della valutazione e della certificazione di competenza). Proprio al fine di preparare e supportare una norma d’indirizzo con queste caratteristiche di seguito vengono esposte alcune indicazioni
desunte dall‘esperienza pilota realizzata nell’anno scolastico 2013-2014.
5.2 La modularità e la trasversalità
Camp for Company riassume in sé i vantaggi della modularità e quelli della trasversalità; la modularità:
• offre il vantaggio di fornire a docenti e studenti una serie di appuntamenti
strutturati ognuno corredato dai materiali di lavoro (strumenti) e da contenuti;
• si struttura in una sequenza precisa di consegne che garantiscono la continuità tra lavoro d‘aula e lavoro autonomo nei team;
• è supportato da una piattaforma web che consente l‘interazione tra i team prima e tra le Student company poi, lo scambio di esperienze e di cooperazione;
• consente di avvalersi della consulenza di associazioni di categoria, Camera di
commercio, TIS innvovation park, esperti e imprenditori di successo;
• garantisce la promozione delle principali competenze di base a supporto
dell‘occupabilità;
88
la trasversalità consente:
• l‘utilizzo del modulo come prolungamento di obiettivi inerenti le principali
discipline d’area comune e di indirizzo (lingue, scienze umane, diritto-economia, competenze sulle nuove tecnologie, ecc.);
• di ricondurre il modulo alle funzioni di orientamento scolastico e professionale affidate dalle norme alle Istituzioni scolastiche.
Questi requisiti autorizzano a pieno titolo la collocazione di Camp for Company
tra le attività didattiche comprese nel monte ore minimo previsto dal comma 3
dell‘art. 11 della LP 11 del 2010. Come specifica il successivo comma 4 il monte
ore minimo “costituisce una prestazione essenziale minima garantita per legge
nell’arco del quinquennio a tutte le studentesse e a tutti gli studenti”. La veste
ordinamentale in questo modo conquistata è necessaria per assicurare a Camp
for Company:
• un posizionamento alla pari rispetto alle altre attività del curricolo;
• certezza nella collocazione delle attività nell‘orario scolastico;
• garanzia sulla rilevanza che la valutazione rivestirà rispetto alla carriera scolastica della /lo studentessa/ente.
5.3 L’operatività
Lo svolgimento dalle attività previste da Camp for Company richiedono 144 ore
curricolari distribuite nell‘orario del terzo anno di corso (secondo quadrimestre), del quarto anno (primo e secondo quadrimestre) e del quinto anno (primo
quadrimestre). Si tratta in altri termini di un carico medio settimanale di due ore.
E’ importante precisare che il monte ore indicato non necessariamente dovrà
essere distribuito in maniera piatta ed uniforme nel corso dei due anni. Anzi,
in base all’esperienza maturata con i tredici Istituti che hanno partecipato alla
sperimentazione nel corso dell’anno scolastico 2013-2014, sarà utile prevedere
dei momenti d’impegno concentrato (ad esempio i primi tre giorni previsti dal
progetto) che consentano di trasferire nelle modalità migliori strumenti e contenuti in modo da rendere immediatamente operativi gli studenti.
Condizione fondamentale ed essenziale per la buona riuscita di Camp for Company é però la collaborazione sistematica e continuativa che dovrà nascere tra
docenti che operano nelle scuole e il team del Servizio Innovazione e Buone
Pratiche dell’Intendenza, integrato dalle competenze e dall’expertise del TIS
innovation park e supportato in questa attività anche dai partner istituzionali e
da quelli operativi, dagli enti territoriali quali la Camera di commercio, le Associazioni di categorie ed esperti.
Il team così costituito coordinerà in maniera organica tale collaborazione e interazione con i docenti a partire dalla formazione stessa dei singoli team di docenti
che opereranno nelle diverse classi dei diversi IstitutI, fornendo loro il sostegno
didattico ed operativo necessario. Tali docenti svolgeranno a loro volta all’interno del proprio istituto attività di coordinamento, supporto, coaching, collaborando anche alla formazione dei propri colleghi e alla docenza. Sarà cura del
dirigente scolastico individuare i docenti che svilupperanno Camp for Company
nel loro orario d’insegnamento.
89
5.4 La condivisione
Camp for Company nella sua globalità pone le proprie basi sul concetto di condivisione profonda e partecipata da parte di tutti gli attori che operano nel settore dell’istruzione e della formazione. In tal senso si è operato negli ultimi due
anni e si continuerà ad operare. Appare evidente che la prima condivisione è
da realizzare con le Istituzioni scolastiche ed i docenti che rimangono in prima linea rispetto all’utenza e alle loro famiglie in modo dare concretezza all’obiettivo
generale che s’intende perseguire.
Per dare corpo, trasparenza e visibilità, nonché la corretta veste ufficiale, le Istituzioni scolastiche nell‘esercizio della loro autonomia didattica e organizzativa
includeranno nel loro POF tra le attività didattiche previste (dal monte ore minimo) il modulo Camp for Company o, in alternativa, attività di stage o tirocinio
(strutturare in maniera accurata ed organica). In buona sostanza l’alunno/a verrà messo nelle condizioni migliori di acquisire conoscenze di metodi innovativi
e competenze imprenditoriali.
5.5 La certificazione
Le competenze e le conoscenze acquisite nell’ambito delle diverse fasi previste
da Camp for Company nel corso dei due anni d’attività entreranno nella valutazione intermedia e finale della/lo studentessa/ente, la valutazione si dovrà
esprime con un voto e un giudizio analitico con cui si descrivono le competenze
acquisite in funzione delle otto parole chiave individuate e condivise a livello
europeo e di seguito riportate:
• entrepreneurship: l‘arte di avviare un business;
• innovation: dalla creazione alla realizzazione alla rottura;
• strategy: individuare e cogliere le opportunità, il rischio e vantaggio competitivo, come fondere intelligenza e risorse per vincere;
people: crescita personale, nuove competenze e ruoli, organizzazione in rete;
• leadership: l’arte di ispirare il talento e ottenere il meglio da ognuno;
• marketing: le chiavi per raggiungere il cuore dei clienti (anche attraverso la
bellezza), creare un brand, come muoversi in un mondo digitale, mobile, sociale
e globale;
• trend: anticipare le tendenze economiche, sociali, estetiche, artistiche, politiche e tecnologiche e il loro futuro impatto sul business;
• sustainability: le teorie e le pratiche per conciliare le esigenze del territorio,
della società e del business. 90
Competenze e atteggiamenti che consentono agli alunni di:
• far proprio il pensiero innovativo e imprenditoriale;
• aumentare la capacità di sviluppare le idee imprenditoriali attraverso l’uso
sistematico della creatività e del team working;
• sviluppare la capacità di comunicare e di parlare in pubblico anche attraverso
la metodologia visuale;
• far crescere le proprie doti di leadership e di individuazione degli obiettivi;
• adottare il metodo del pensiero critico (in autonomia);
• far crescere la fiducia in se stessi attraverso l’assunzione di responsabilità;
• gestire il tempo e le scadenze;
• aumentare le capacità di negoziazione e di come affrontare il rischio;
• avere le capacità di capire cosa sia un modello di business e un business plan.
APPUNTI
APPUNTI
APPUNTI
APPUNTI
Renzo Roncat e Mario Farias, entrambi ex insegnanti, sono gli ideatori del
concetto di Camp for Company e i principali autori del presente testo. Laurea
in filosofia, un passato da dirigente scolastico ed ora direttore di ripartizione
dell’Intendenza scolastica italiana della Provincia di Bolzano il primo; laurea
in fisica, esperto di campi elettromagnetici e in tecnologie digitali, consolidate
esperienze quale consulente, attuale responsabile di “School programmes”
dell’Incubatore d’Imprese presso il TIS innovation park di Bolzano il secondo.
Negli ultimi due anni hanno dedicato molto del loro tempo ad ideare e strutturare
l’esperienza che qui viene presentata.
Non sarebbe stato possibile raggiungere questo traguardo senza il contributo
e l’aiuto costante dei collaboratori del team del “Servizio innovazione e buone
pratiche”: Carla Arcieri, Eva Barcatta, Cornelia Brugger, Mary Brunelli, Marco
Fontana, Denise Liviero, Francesa Scroppo.
Un caloroso ringraziamento va a: Erika Botolaso e Alessandro Garofalo della
Fondazione CUOA, Vita Sgardello e Marta Lasen di Impact Hub Milano,
Massimo Andriolo di IXL Center, Luca Guarnirei di Liaison Office dell’Università
di Verona. Un altro ringraziamento va a Roberto Vergolini e Gianluca Borghetti
di Confcooperative di Bolzano e Claudio Veronese dell’ LVH-APA.
Un ultimo ringraziamento, del tutto meritato, va ad Elena Farias, per l’apporto
professionale profuso e la disponibilità (e la pazienza) avuta sia con gli studenti
che con tutti noi.
Renzo Roncat & Mario Farias
www.viva.bz.it
[email protected]
In collaborazione con:
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