Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi “DI...VINO, MA NON SOLO…” Martedì 16/10/2012 Il Barolo comune per comune: Castiglione Falletto Barolo Bric del Fiasc 1995 Paolo Scavino ~ Castiglione Falletto (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 13,5° ~ Euro 48,00 Barolo Bricco Rocche 1995 Ceretto ~ Bricco Rocche ~ Castiglione Falletto (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 13,5° ~ Euro 120,00 Barolo Riserva Villero 2001 Vietti ~ Castiglione Falletto (CN) Barolo Riserva D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14° ~ Euro 200,00 Barolo Riserva Bricco Boschis Vigna San Giuseppe 2001 Cavallotto ~ Castiglione Falletto (CN) Barolo Risreva D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14,5° ~ Euro 60,00 Barolo Monprivato 2004 Giuseppe Mascarello ~ Castiglione Falletto (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 13,5° ~ Euro 80,00 Barolo Rocche 2005 Brovia ~ Castiglione Falletto (CN) Barolo D.O.C.G. ~ Nebbiolo ~ 14,5° ~ Euro 54,00 Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%. Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità. Terreni I terreni delle zone del Barolo e del Barbaresco, che si sono formati in Età Serravalliana (o Elveziana) e Tortoniana, sono composti da marne argillocalcaree sedimentarie, intercalate da arenarie più o meno importanti, di colore grigio-azzurro (Marne di Sant'Agata, conosciute localmente con il termine di tov e costituite da 30% di sabbia, 55% di argilla, 15% di calcare), da strati di sabbia più o meno compatta e da arenarie di colore grigio-bruno e giallastro (Arenarie di Diano), da strati di sabbia o di arenaria grigio-rossastri alternati a marne grigie (Formazione di Lequio). Le Marne di Sant'Agata che troviamo a La Morra e Barolo danno dei vini eleganti e profumati, di maturazione un po' più veloce, mentre le Arenarie di Diano (Castiglione Falletto e parte di Monforte d'Alba) e la Formazione di Lequio (parte di Monforte d'Alba e Serralunga d'Alba) danno origine a vini più alcolici, più robusti e più longevi. Nella zona del Barbaresco predominano le Marne di Sant'Agata di origine tortoniana. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Castiglione Falletto A circa 12 chilometri da Alba, sulla strada per Monforte, Castiglione Falletto domina il crinale collinare che percorre il cuore della zona del Barolo. Da un canto lo sguardo spazia sui grandi cru del comune - lungo le strade del Grosso e di Brunella - e, più oltre, sulle vigne di La Morra e di Barolo. L'altro versante, quello sud-orientale, offre la vista dei vigneti di Serralunga e di Monforte, con la macchia delle case di Perno a regalare uno stacco cromatico alla geometria dei fìlari. In questo borgo inviolato nel tempo, s'è mossa invece la vita sociale che ha vissuto, in passato, momenti di fervore e avventure di grande impatto culturale. Si pensi alla Cantina Sociale sorta alla fine dell'Ottocento, dalla quale sono germogliate - pioniere in una terra piuttosto chiusa e individualista - una seconda Cantina Sociale negli anni Cinquanta e l'attuale Cooperativa Terre del Barolo. Oppure a Ferdinando Vignolo Lutati, chimico e naturalista, che per primo delimitò la zona del Barolo e, ispezionando le zolle di queste colline, compose un erbario di Langa che rimane un caposaldo scientifico ancora ai giorni nostri. La casa del cattedratico, trasformata in ristorante, s'affaccia sulla piazzetta dove non si è smesso di giocare, i giorni dì festa, al "pallone a pugno", lo sport più popolare delle Langhe: palcoscenico di sfide tra gli amici, le contrade, i paesi. Uno sguardo all'insù e si ammira svettare l'austera fortezza medievale, con le tre grandi torri cilindriche angolari e il possente mastio centrale. Del maniero si hanno notizie a partire dall'anno 1001, quando Ottone III, imperatore di Germania e re d'Italia, lo infeudò a Odaldengo Manfredi conte di Torino, unitamente ad altre terre dell'Albese. Nel 1225 passò sotto il dominio di Bertoldo Falletti, che sette anni più tardi fu nominato vicario del Monferrato dall'imperatore Federico II. Con quello di Castiglione, i castelli di Serralunga, di Barolo e della Volta (in frazione Vergne, a Barolo) sono ancora oggi la testimonianza del dominio esercitato, per secoli, dalla casata dei Falletti su queste terre. Trasformato, nei tempi, da fortezza in residenza, dal 1860 è di proprietà dei conti Vassallo di Castiglione. Ma il maniero si arricchisce di fascino inquieto solo se osservato da più lontano, paladino dei vigneti del Sindic (appartennero ad Arnaldo Rivera, sindaco di Castiglione) che paiono arrampicarsi, da mezzogiorno, fino alle pendici. E dopo la visita "olfattiva" di Castiglione, delle viuzze e degli infernotti fragranti di mosto in fermentazione, converrà lasciare l'odore dei tini per percorrere i sentieri e le strade del vino. Per uno sguardo, dalla provinciale per Monforte, sui vigneti del Meriondino e della Serra, esposti a ovest e quindi detti sorì d'la seira; o per vedere, dall'altro lato della strada, le vigne delle Rocche che s'interrompono subito prima che il terreno precipiti fino al rio di Perno. In un territorio dove non c'è angolo che non sia segnato dalla laboriosità dell'uomo, dalla volontà di plasmare la terra con sommo rispetto. Un paesaggio antropizzato, com'è raro trovarne. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Le Vigne Sedici grandi vigneti in un comune, che il disciplinare di produzione inserisce totalmente nella zona del Barolo, in cui le vigne si dispongono sui due versanti di un lungo crinale: il versante ovest guarda verso Barolo e La Morra, mentre a est si affacciano i vigneti rivolti verso Perno di Monforte e Serralunga d'Alba. Più ricchi in alcol e con buona struttura i Baroli dei primi vigneti, più profumati ed eleganti quelli del versante est. Castiglione Falletto, zona cuscinetto tra terre che esprimono vini dalle caratteristiche piuttosto diverse, riesce a cogliere con il suo Barolo la morbidezza e l'eleganza degli uni e la pienezza e la generosità degli altri. La maggior parte dei vigneti gode di un'esposizione volta a ovest o sud-ovest, verso il comune di La Morra. Sull'altro versante, nella parte a nord del centro abitato, vi è la sola significativa eccezione del Pernanno, che guarda verso est/sud-est; a sud del paese, la collina cambia orientamento e, volgendosi verso Monforte, riacquista un'esposizione verso sud che consente una felice maturazione delle uve nebbiolo. La posizione storicamente più nota è quella delle Rocche, una sottile fascia che diversi produttori hanno teso a interpretare estensivamente, comprendendovi addirittura uve provenienti da cru sicuramente, diversi, posti sotto il centro abitato, come nel caso di Pira e Rivera. Buona parte delle uve viene coltivata da piccole realtà contadine, che non vinificano direttamente, preferendo affidarsi a quella vera istituzione sociale che è la Cooperativa Terre del Barolo, che ha sede in questo comune, nella parte pianeggiante vicina al confine con Gallo Grinzane. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Bricco Boschis Visti dalla cascina Boschis, i vigneti di questa zona sono uno spettacolo di rara bellezza, nel loro discendere verso valle e nell'esporsi progressivamente al sole da ovest verso sud-ovest. Il bricco che si trova alle spalle della cascina è a un'altezza di 340 metri sul livello del mare, mentre i vigneti di nebbiolo si collocano intorno ai 300 metri. L'ampia zona confina a nordovest con Montanello nei pressi della cascina Ernestina e a est con Pernanno tramite la strada provinciale Alba-Dogliani, la quale ne delinea pure il confine meridionale. Il terreno, piuttosto fresco, è argilloso-calcareo; il Barolo che si ottiene possiede tenori di alcol e acidità equilibrati anche in annate siccitose. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Fiasco Questo bel vigneto è situato sopra la cascina del Garbelletto Superiore, in zona Altenasso, ed è delimitato a nord dalla stradina che collega la cascina con il centro abitato di Castiglione. In questa collina, che presenta un'assai favorevole esposizione ovest/sud-ovest, la zona vocata a nebbiolo arriva di poco sotto la metà. Il terreno non si discosta molto dalle altre colline del versante ovest di Castiglione Falletto e geologicamente fa parte della formazione tortoniana delle Marne di Sant'Agata Fossili. L'altezza del bricco è di poco superiore ai 250 metri e l'estensione dell'area meglio esposta si aggira intorno alla quindicina di giornate piemontesi (meno di 6 ettari). Le stradine di campagna che collegano la provinciale Alba-Barolo con Castiglione sono ottimi percorsi paesaggistici. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Monprìvato II Monprivato è un vigneto, di eccezionale valore qualitativo, che fa parte di una lunga fascia collinare che dall'abitato di Castiglione Falletto scende verso le case del Garbelletto inferiore. L'esposizione è uniforme verso sud-ovest su un'estensione di circa 16 giornate piemontesi (poco più di 6 ettari). La parte superiore del vigneto, a un'altitudine media intorno ai 300 metri, è delimitata dalla strada del Grasso, che corre dietro al cimitero del paese. La strada percorre anche i successivi vigneti di Codana e Vignolo, offrendo una bella panoramica sulla cosiddetta valle del Barolo. All'interno di questa zona si trova la Cascina Nuova, a un'altezza di 288 metri; il terreno del Monprivato è simile a quello degli altri grandi cru del versante ovest di Castiglione ed è principalmente caratterizzato da marne bianco-grigiastre. I risultati sin qui espressi dalla produzione di questo vigneto sono eccellenti: sono vini di buona struttura ma, al contempo, dotati di eleganza e profumi intensi. La fama dei vini di Castiglione è riconosciuta da molti anni, come prova il fatto che gli orgogliosi abitanti di Barolo hanno sempre dichiarato che solo nel territorio del loro comune e in quello di Castiglione Falletto ci si poteva vantare di produrre il Barolo classico. In tempi più recenti, Renato Ratti nella sua Carta del Barolo classificava, a buon diritto, Monprivato nella prima categoria come sottozona di elevate caratteristiche qualitative. II produttore che più si è identificato con questo vigneto è sicuramente Giuseppe Mascarello, che ne riporta il nome in etichetta dal 1970. Dalle uve di Monprivato, i Mascarello producono, solo nelle grandi annate, la selezione Cà d'Morissio. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Rocche di Castiglione Le uve nebbiolo coltivate nella zona delle Rocche di Castiglione sono da sempre rinomate e i vecchi ricordano che i negozianti le hanno sempre pagate di più rispetto a quelle di altre zone. Questo lungo e lineare vigneto fa da corona alle vere e proprie Rocche, che cadono a precipizio sul rio di Perno. Dalla strada che da Fontanafredda conduce a Perno si possono ammirare in tutta la loro bellezza con lo sfondo della catena delle Alpi. La parte alta di questa zona viticola è delimitata dalla strada provinciale Alba-Dogliani; in lunghezza, il limite può essere stabilito dalla cascina La Tana a poco oltre il confine con il comune di Monforte d'Alba. Il terreno è abbastanza magro, di medio impasto, leggermente sabbioso, piuttosto sciolto e tendente al calcareo. Geologicamente è ai confini della formazione detta Arenarie di Diano d'Alba. I contadini testimoniano la durezza del sottosuolo: «Facevamo lo scasso, allora a mano con il piccone, andavamo avanti 3-4 metri al giorno. Sotto, a un metro di profondità, era come una pietra; ci siamo dovuti portare una forgia perché ogni sera si doveva rifare la punta del piccone» (Paolo Borgogno). In forza di queste caratteristiche, il terreno trattiene poco l'acqua e nelle annate siccitose i nebbioli delle Rocche soffrono di più rispetto a quelli di altre zone. L'estensione di questo lungo e prestigioso vigneto è di circa 20 giornate piemontesi (meno di 8 ettari), l'esposizione è quasi uniformemente a sud-est e l'altitudine varia tra i 300 e i 350 metri. Quando, in seguito a incomprensioni fra i soci, la vecchia Cantina Sociale si trasferì da Montanello al centro abitato di Castiglione, questa cambiò denominazione e divenne Cantina Sociale Rocche di Castiglione, il che sta a dimostrare l'alta considerazione che già in quel periodo aveva questa zona. «La Cantina Sociale Rocche di Castiglione pigiava solo i nebbioli delle Rocche e del Villero; li miscelavano perché dicevano: le Rocche per il profumo, il Villero per il gusto» (Sandro Zocca). Ancor più interessante la testimonianza di Paolo Porello: «Quando c'era la vecchia Cantina Sociale, se le uve delle Rocche facevano 20 [gradi Babo] le pagavano tanto quanto quelle del Villero che facevano 21. Le Rocche fanno meno gradi ma profumano di più». Questa è la dimostrazione di come le valutazioni qualitative di un tempo non si fermavano all'analisi delle gradazioni. Le testimonianze da noi raccolte coincidono peraltro con il pregevole studio del professor Vignolo Lutati edito nel 1930 con il titolo Sulla delimitazione delle zone e dei vini tipici. Nella carta viticcio-agraria di questo opuscolo, lo studioso definisce buona parte del terreno delle Rocche come terreno sabbioso e l'uva nebbiolo che qui si produce adatta per ottenere «un Barolo un po' meno alcolico, forse, ma di un profumo spiccato che lo rende altamente pregiato anche giovane di un anno». Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Serra o Bricco Rocche La Serra è situata a incastro tra le Rocche e il Villero su un'estensione di circa 15 giornate piemontesi (meno di 6 ettari); questa piccola zona comprende la cascina Serra, alcune abitazioni lungo la strada provinciale Alba-Dogliani e la cantina Bricco Rocche sull'altura che, con i suoi 370 metri, costituisce la parte più alta di Castiglione Falletto. Da questo punto i vigneti scendono con esposizione ovest/sud-ovest lungo il versante che guarda la valle di Barolo e rappresentano la naturale continuazione del Villero; dalla parte che guarda verso Perno, sino alla strada che delimita la zona della Rocche, l'orientamento è invece verso sud-est. Sul Bricco la natura del terreno è simile a quella delle Rocche, mentre appena sotto, proseguendo versò ovest, si avvicina molto a quella del Villero. La posizione è ottima per godersi una veduta della zona del Barolo in quasi tutta la sua estensione. A sud, i vigneti della Serra confinano con quelli di Meriondino tramite due capezzagne divisorie. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Villero La tecnica dell'assemblaggio di uve nebbiolo provenienti da diverse zone è stata sempre utilizzata in Langa e ha dato - e da tuttora - risultati eccellenti. Un assemblaggio classico, storico per Castiglione, è quello delle Rocche con il Villero: un'unione eccellente in grado di esaltare le specifiche qualità dei due cru e di garantire evoluzioni positive in presenza di annate dalle diverse caratteristiche climatiche. Il Villero ha un'estensione superiore ai 15 ettari, un'esposizione sud/sud-ovest e si presenta con un terreno moderatamente argilloso e compatto, sicuramente più ricco rispetto a quello delle Rocche e in grado di trattenere maggiormente l'acqua. L'uva del Villero mantiene quindi livelli di alta qualità anche e soprattutto in annate siccitose. Approfondite analisi e diversi studi (tra cui quello prezioso del professor Vignolo Lutati) hanno più volte confermato la presenza dei tre tipi principali di terreno atto alla viticoltura e cioè: 1) marne bianche, grigiastre e bluastre, 2) terre argillose, 3) terreni sabbiosi. Se le Rocche sono di natura sabbiosa, i grandi vigneti che guardano verso La Morra sono principalmente terreni marnosi bianchi o bluastri. A questo proposito è interessante la testimonianza a suo tempo fornitaci da un anziano viticoltore, Paolo Porello, che metteva a confronto i due succitati vigneti dal punto di vista del lavoro agricolo: «In Villero c'è una terra più forte, ma quando piove la terra viene molle, gnecca. Quando si faceva lo scasso, in certi punti si vedeva del terreno quasi nero. Le Rocche, invece, sono di terra bianca sciolta; se piove, quasi si può già zappare il giorno dopo». I vini che si ottengono dalle uve del Villero sono un po' meno fini, più strutturati, più tannici e più alcolici di quelli delle Rocche: il merito non è solo della natura del terreno ma anche della bellissima esposizione del vigneto. Questo è posto a ovest del vigneto Serra ed è attraversato dalla strada vicinale della cascina Brunella (nel cuore di Villero) e da quella che porta alla frazione Pugnane nel comune di Monforte. Tratto da “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food Giuseppe Mascarello I componenti della famiglia Giuseppe Mascarello si occupano di viticoltura da oltre un secolo e mezzo, dapprima come massari della marchesa Giulia Colbert Faletti di Barolo, nella conduzione della Cascina Manescotto in Comune di La Morra, quindi, verso la fine del 1800, in proprio. GIUSEPPE MASCARELLO 1830-1902. Fu il vignaiolo Giuseppe Mascarello che iniziò l'attività in proprio della famiglia, nel 1881, nel Comune di Monforte d'Alba, acquistando un appezzamento in regione Pian della Polvere. MAURIZIO MASCARELLO 1861 - 1922 (MORISSIO). Figlio di Giuseppe, nel 1904 comprò una cascina in regione "MONPRIVATO" nel Comune di Castiglione Falletto, trasferendovi la propria attività. Nata come azienda agricola, produceva il Barolo del vigneto di proprietà MONPRIVATO. Non essendo però sufficiente l'uva dell'azienda, Maurizio iniziò a completare la produzione con i vini Dolcetto e Barbera, da uve selezionate nelle migliori posizioni ed acquistate da viticoltori di fiducia della zona. Nel 1919 Maurizio acquistò nel Comune di Monchiero (a mezza via tra Barolo, Monforte d'Alba e Dogliani) un'antica costruzione del XVIII° secolo, vanto dell'ingegneria civile piemontese del Settecento, originariamente destinata alla conservazione ed allo smercio del ghiaccio naturale. Dopo averla ristrutturata, vi trasferì la cantina, che si rivelò subito molto adatta alla conservazione dei vini, per le sue particolarità strutturali e la capacità di mantenere in ogni stagione, una temperatura costante. A questa attività Maurizio affiancò quella del commercio di materiali da costruzione. Nel 1921 piantò un una parte del vigneto MONPRIVATO, viti di Nebbiolo innestate con un particolare clone della varietà Michét. GIUSEPPE MASCARELLO 1897 - 1983 (GIUSEPPE II - GEPIN). Nel 1923, alla morte del padre, Giuseppe assunse la conduzione dell'azienda familiare, coadiuvato dal fratello Natale e dalle sorelle Giuseppina ed Adelaide. Ben presto, a causa dei diversi punti di vista sulla filosofia e sistema di conduzione dell'azienda, Giuseppe e Natale furono costretti a separare le loro strade, dividendo in due la proprietà e le rispettive zone di vendita dei vini prodotti. Nella prima metà degli anni Trenta, Giuseppe decise di abbandonare il più redditizio commercio di materiali da costruzione, per assecondare, con tutte le energie, la vocazione alla produzione di vini d'eccelsa qualità. Nella seconda metà degli anni Cinquanta, sostituì le vecchie botti esistenti in cantina con altre in pregiato rovere di Slavonia, prodotte in Italia con criteri particolari ed inediti, e con legno selezionato personalmente, insieme al mastro bottaio Severino Comola, in una particolare zona delle foreste della Slavonia. Aumentò sensibilmente la produzione del Barolo, mantenendo inalterata la qualità, grazie all'ottima conoscenza dei migliori vigneti dell'albese ed alla perfetta padronanza di un ottima tecnica di vinificazione. In momenti diversi della sua vita, Giuseppe estirpò e reimpiantò vigneti di Nebbiolo. In particolare nel 1959, selezionò un clone della varietà Michét, piantato da suo padre Maurizio nel 1920, e lo reimpiantò nel 1963. MAURO MASCARELLO Dopo aver ricostruito il percorso vitivinicolo della mia famiglia, è il momento di parlare della mie esperienze. Dapprima ho affiancato in cantina mio padre per molti anni, poi, nel 1967 ho assunto la responsabilità della conduzione della cantina di Monchiero facendomi carico in quell'anno della mia prima vinificazione. Dalla vendemmia 1968 alla vendemmia 1977 ho sperimentato diversi sistemi di vinificazione, più o meno lunghe o più brevi, differenti intensità di follature e di rimontaggi, con risultati non sempre soddisfacenti. Concluso il ciclo d'esperimenti, sono tornato, alla vinificazione tradizionale lunga, apportando però dei sostanziali cambiamenti, come la riduzione dei tempi di macerazione, da 60 a 40 giorni. Tempi ulteriormente ridotti a trenta giorni, nei primi anni Ottanta. Nel 1970 iniziai la vinificazione in selezione dell'uva proveniente da ogni singolo vigneto, in primis il Nebbiolo del vigneto MONPRIVATO e quindi quella degli altri vigneti. Nel 1979, alla morte dello zio Natale acquistai la sua azienda, riunificandola nella azienda agricola Giuseppe Mascarello e Figlio. Nel 1980 assunsi la responsabilità diretta del vigneto MONPRIVATO di famiglia, continuandone la conduzione con immutata filosofia: esecuzione delle tecniche da sempre praticate per ottenere l'alta qualità della "materia prima uva" sotto ogni punto di vista: • ideale condizione di maturazione dell'uva; • perfetta sanità del grappolo; • grande concentrazione nel grappolo dei suoi elementi costitutivi BAROLO SANTO STEFANO DI PERNO: Nostre uve selezionate dopo diradamento estivo, fermentazione tradizionale 15/20 gg. a cappello emerso. Il vino viene successivamente affinato in botti di media capacità di rovere di Slavonia per circa 36 mesi. Informazioni tratte dal Sito Ufficiale dell’Azienda Ceretto Le Langhe come il vecchio West, lande misteriose e assolate, colline che non si lasciano domare, bricchi ancora selvaggi nonostante la cartesiana logica della scansione in filari. Un Eldorado, una terra di frontiera, con le proprie corse all’oro, i pionieri, le saghe familiari, le scommesse vinte e le fortune sudate, i vincoli di sangue che si trasformano in radici profonde. La Storia del Marchio Ceretto parla di tutto questo: tre generazioni del vino che da oltre settant’anni lavorano per un risultato d’eccellenza, ambasciatore del Piemonte e dell’Italia nel mondo. E’ stato Riccardo, il capostipite, a decidere di raccogliere l’energia creativa di una regione unica per impiantare i primi vigneti e fondare ad Alba il nucleo originario dell’azienda di famiglia. Ma il ‘giro di vite’, per rimanere in tema enologico, la svolta decisiva per gli sviluppi futuri, avviene negli anni Sessanta con l’arrivo dei figli Bruno, alla guida del settore commerciale, e Marcello, alla direzione tecnica. Diversi come solo certi parenti stretti sanno essere, ma uniti e complementari, i Barolo Brothers (così sono conosciuti all’estero con un epiteto degno di Sergio Leone), promuovono una progressiva ascesa qualitativa del prodotto e lo fanno partendo dalle fondamenta del gusto, dal terroir. Sono loro a intraprendere una vera ‘corsa alla terra’, selezionando i migliori cru di Barolo e Barbaresco. In poco più di trent’anni i fratelli Ceretto creano una rete di piccole aziende autonome tra Langhe e Roero, con l’acquisto di oltre 120 ettari per una costellazione di cantine da cui nascono etichette eccezionali come i Barolo di Bricco Rocche, i Barbaresco di Bricco Asili, l’Arneis Blangè, il Moscato dei Vignaioli di Santo Stefano, il Dolcetto, la Barbera, il Langhe Monsordo, le grappe. Se rigore e chiarezza sono il file rouge della strategia imprenditoriale, estro e fantasia segnano i progetti collaterali all’azienda: cantine che recano le firme di noti designer e architetti, etichette come opere d’arte grafica, premi letterari e manifestazioni musicali, perché il vino è, soprattutto, cultura. Intanto il nuovo millennio inizia e, con tempismo quasi simbolico, nel 1999 fanno ingresso nell’azienda le nuove leve. Sono Lisa e Alessandro, eredi di Marcello, occupati rispettivamente nella gestione finanziaria-amministrativa e nelle tecniche di produzione; mentre la primogenita di Bruno, Roberta, è impegnata nelle pubbliche relazioni e nella promozione delle iniziative parallele all’azienda, accanto al fratello Federico, responsabile della gestione commerciale dei mercati esteri. Raccogliendo dai padri indole e mestiere, vocazione e competenze, la nuova generazione Ceretto sta a dimostrare che tradizione è anche transizione, sguardo al futuro, sempre sul doppio binario segnato dai genitori. Bricco Rocche E’ stata una ricerca attenta durata per anni quella che ha condotto alla selezione dei quattro vigneti di proprietà nella zona del Barolo. Il cuore del territorio è la cantina di Castiglione Falletto, progettata dallo studio torinese De Abate, secondo canoni architettonici moderni, ma nel rispetto delle esigenze funzionali e in armonia con il paesaggio circostante. L’azienda produce esclusivamente Barolo, vinificando solo uve degli 11 ettari di proprietà situati nei comuni di La Morra (Brunate), Serralunga (Prapò), Castiglione Falletto (Bricco Rocche) e Barolo (Cannubi), per una produzione annuale di 40.000 bottiglie. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Paolo Scavino Un nome, una famiglia. Il nome è quello del fondatore; Paolo Scavino che nel 1921 a Castiglione Falletto, nel cuore delle Langhe, in uno dei comuni storici del Barolo, ha dato vita all’azienda agricola, iniziando, da subito, a imbottigliare il vino migliore. Il nome è rimasto, anche dopo la scomparsa di Paolo Scavino. È un ricordo, un segno d’affetto, di gratitudine. Oggi ci sono altre due generazioni di Scavino: Enrico che ha seguito le orme di papà Paolo sin da bambino ed ha visto crescere i frutti del proprio lavoro entrando, passo dopo passo, quasi in punta di piedi, nell’Olimpo dei produttori di Barolo e le giovani Enrica ed Elisa, le figlie di Enrico e Anna Maria, che stanno prendendo in mano l’azienda mettendoci nuova passione e competenza. Il vino si fa in vigna, dicono gli Scavino. Contadini convinti del legame con il territorio, con la natura, con l’alternarsi delle stagioni, con il mutare delle annate. Hanno una cantina moderna, sono considerati innovatori, hanno fatto scelte produttive d’avanguardia, girano il mondo a presentare le loro bottiglie. Ma il vino si fa in vigna, ripetono forti dell’esperienza. Si fa curando piante antiche, capaci di offrire poco frutto, ma indimenticabile. Diradando le uve senza compromessi: pochissimi grappoli, i migliori, tutta l’essenza del Nebbiolo. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Vietti La storia di questa azienda è comune a molte altre della zona. All’inizio del ‘900, azienda agricola classica, pian piano si specializza nella viticoltura, divenendo nel tempo una delle aziende di riferimento, con un patrimonio di vigne di circa 35 ettari. Dai primi anni ’60 propone anche vini provenienti da un singolo vigneto, scelta allora non tanto comune. È di quegli anni anche la riproposta dell’Arneis come importante vitigno a bacca bianca classico piemontese. Sempre di quegli anni la scelta di arricchire le bottiglie dell’azienda con etichette disegnate da artisti di fama internazionale. La porzione del vigneto Villero di proprietà dell’azienda è situata ad una altitudine di 360 metri s.l.m., ha una superficie di poco meno di un ettaro, sottosuolo mediamente argilloso con presenza di marne bianche e bluastre, una densità d’impianto di circa 5000 ceppi per ettaro, con un’età media di circa 35 anni. La fermentazione primaria delle uve avviene in vasche d’acciaio con rimontaggi automatici per un periodo di circa 20 giorni, dopodichè il vino viene passato in barriques per la fermentazione malolattica e infine in botti di 30 hl per la maturazione. Va in bottiglia dopo circa tre anni. Brovia Nella terra del Barolo c’è una famiglia legata al vino da sempre: i Brovia. L’Azienda nasce nel lontano 1863 ed ha sede in Castiglione Falletto. Da sempre molto attenti all’importanza del “terroir” è riuscita, nel tempo, a selezionare e quindi ad acquistare grandi vigne nella zona del Barolo: Rocche, Villero e Garblèt Sue’ in Castiglione Falletto e Ca’Mia e Brea in Serralunga d’Alba. Di qui la filosofia dell’Azienda di proporre una serie di Baroli di grande personalità prodotti e vinificati tutti nella stessa maniera, ma con caratteristiche ben marcate, sempre molto distinti tra loro; Baroli che rispecchiano appieno l’immensa ricchezza data dalle nostre grandi vigne di Langa. La vigna delle Rocche di Castiglione Falletto ha un terreno abbastanza magro, leggermente sabbioso, piuttosto sciolto e tendente al calcareo. L’esposizione è a Sud-Est e l’altezza di 350 metri. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda Cavallotto Una famiglia, una cantina, una collina unica: il Bricco Boschis e la Tenuta Vitivinicola Cavallotto, vignaioli da generazioni. Un luogo ricco di storia dove le vigne hanno trovato il loro posto ideale, favorite dal microclima e dalla conformazione mineralogica del terreno con un ideale mix di marne calcaree e sabbia. La cantina, nata ufficialmente nel 1948, i vigneti di proprietà e la tenuta sono il cuore pulsante del lavoro della famiglia Cavallotto che cura personalmente ogni passaggio, dalla vigna alla cantina. 24 ettari che racchiudono una storia che risale al XVIII secolo: il Bricco Boschis, già Monte della Guardia, era di proprietà della contessa Juliette Colbert. L’attuale nome è però dovuto a Giuseppe Boschis che ne curava i lavori nelle vigne e che ereditò della contessa gran parte di esse. Nel 1920 Giacomo Cavallotto comprò l’intera proprietà ma solo nel 1946 i nipoti e fratelli Olivio e Gildo, grazie all’esperienza maturata con gli insegnamenti del papà Giuseppe dello zio Marcello, iniziano a vinificare l’uva per la vendita di vino in bottiglia. Nel 1948 ampliano la cantina e fanno nascere l’attuale marchio “Cavallotto” lanciando sul mercato il loro Barolo. Con il Barolo 1967 viene aggiunto in etichetta la scritta del cru “Bricco Boschis” e tre anni dopo, nel 1970, al nome del cru Bricco Boschis viene affiancato quello delle vigne: San Giuseppe, Colle Sudovest, Punta Marcello e, per il Barbera d’Alba, Vigna Cuculo. Nel 1989 viene acquisito il 60% dello storico cru Vignolo che grazie ai Cavallotto viene finalmente messo in commercio in purezza come Barolo Riserva Vignolo. Nel 1995, unendo le vigne Colle Sudovest e Punta Marcello, rinasce un Barolo non riserva, come si faceva dal 1948 al 1967 ma con la dicitura di Cru Bricco Boschis. Alla fine degli anni ‘80 con Alfio, Giuseppe e Laura, i figli di Olivio, i Cavallotto continuano il graduale lavoro di crescita. Aumentano i locali della cantina: il reparto invecchiamento per i vini nobili viene ricavato all’interno della collina Bricco Boschis e si affianca al locale per l’imbottigliamento e a quello per l’affinamento nato nel 1994 e ulteriormente ampliato nel 2008. I vigneti della famiglia Cavallotto hanno tre peculiarità: si estendono su una superficie di 25 ettari presente tutta sul Bricco Boschis, sono di proprietà, e sono lavorati secondo la concezione della coltura integrata e dell’inerbimento totale. La scelta di vinificare, fin dal 1948, solo uva di proprietà ha portato ad un’identità di prodotto che nel tempo è diventata forte: i Cavallotto hanno quindi creato un marchio, quello del Bricco Boschis. Più della metà dei vigneti è coltivata a Nebbiolo da Barolo per una produzione indicativa di circa 38 hl l’anno da una superficie di 13 ettari. Il Dolcetto occupa 5 ettari, il Barbera 2. I restanti vigneti sono coltivati a Nebbiolo, Freisa, Pinot Nero e Chardonnay. Tutti i vigneti presenti sono lavorati secondo il metodo Gujot classico basso a un capo a frutto. La potatura viene fatta a 8-10 gemme per il Nebbiolo e a 5-7 gemme per le altre varietà. Viene lasciato in tutte le piante uno sperone di rinnovo a 2 gemme. In ogni ettaro sono presenti circa 5000 piante e il terreno viene lavorato sull’inerbimento spontaneo con operazioni di trinciatura della cotica erbosa dalle due alle quattro l’anno, in rapporto alle condizioni atmosferiche. Alfio e Giuseppe Cavallotto, entrambi enologi, sono molto attenti alla lavorazione che viene eseguita nei vigneti e tutte le operazioni vengono fatte secondo una concezione legata al rispetto della terra. La presenza dell’erba nei filari che, una volta tagliata, forma l’humus, permette un maggior drenaggio dell’acqua ed evita il ruscellamento durante i temporali. La pianta resta idratata e tutti i lavori stagionali vengono fatti manualmente. A livello climatico la Bassa Langa albese presenta estati calde e secche (26° di temperatura media), e inverni nevosi e rigidi che, intervallati da primavera e autunno miti, accompagnano il naturale sviluppo della vite. Vinificazione con lieviti naturali, macerazione a cappello semisommerso di 22-38gg. Maturazione tradizionale in botti di rovere di Slavonia da 4 a 5 anni. Informazioni tratte dal sito ufficiale dell’azienda I commenti di Maurizio Landi Imprevedibilità e forza del Barolo! Se gli altri comuni di cui abbiamo assaggiato i vini ci hanno regalato impressioni immediate, nette e precise, Castiglione Falletto ci mostra maggiori sfaccettature ed anche una certa imprevedibilità che contribuiscono ad accrescere il fascino di questo grande vino. Anche gli stili dei produttori sembrano più aperti e liberi dai condizionamenti dei capofila presenti in altri comuni. L’autonomia interpretativa è assolutamente un valore che contribuisce ulteriormente allo stile dei vini. Anche se in questo caso nessun vino mi ha veramente emozionato, devo ammettere che la prova d’insieme è stata notevole. Una bella selezione di campioni! Venendo ai singoli vini: il Bricco Rocche di Ceretto si mostra con grande eleganza. Un vino pieno e denso che propone uno stile serio, appena un po’ serioso, austero, ma molto di classe. Un solo non trascurabile neo: il tono aromatico e la densità del vino fanno pensare ad un apporto consistente di uve non coerenti con il Nebbiolo. Si tratta ovviamente di un’accusa pesante, della quale non posso essere ovviamente certo e non vorrei fosse il frutto di una mia cattiva interpretazione. Ma, francamente, nei miei assaggi di Barolo una somiglianza così evidente con il Cabernet l’ho riscontrata molto, ma molto raramente. Al di la delle accuse di irregolarità (vedi frode), che non è mia intenzione sollevare, sappiamo bene che la pratica di aggiungere un po’ di Cabernet o di Merlot era pratica abbastanza diffusa, benché proibita. Ma, tant’è! Se non fosse per questo aspetto, il vino è veramente buono! Il Bric del Fiasc di Scavino inizia in sordina con una struttura scoordinata che sembra mostrare una fase evolutiva avanzata. Un’acidità molto evidente che, però, evolve bene e si fonde con l’ossigenazione, ma il vino non prende il volo e rimane su un tono un po’ troppo elaborato. È stato apprezzato molto, soprattutto per la sua piacevolezza olfattiva, ma mi sembra un po’ poco. Anch’esso giocato su toni di freschezza il Monprivato di Giusepper Mascarello, sembra mancare un po’ di struttura e, anche dopo una buona areazione, rimane “leggero” e appena sfuggente. Una interpretazione un po’ austera che fatica a raggiungere il pubblico. Il Rocche di Brovia è un vino denso, pieno e difficile avvicinamento. Forse lo stile dell’azienda prevale un po’ sullo stile della vigna, ma comunque si tratta di un bell’esempio di Barolo di forza. Un finale con tannini lievemente sabbiosi lo rende appena un po’ difficile. Bella prova per il Villero di Vietti. E vorrei anche vedere! Con quel prezzo! Equilibratissimo, elegantissimo e con una struttura trascinante che, nonostante la morbidezza dell’annata, attrae e si lascia ricordare. Una notevole persistenza lo porta in la nel tempo. Infine il grande incompreso della serata; il Bricco Boschis di Cavallotto. Un Barolo vero, un Barolo della tradizione, ruvido, affascinante e scontroso. Una straordinaria correttezza aromatica, appena disturbata da una nota animale un po’ invadente. A mio avviso, il solo della serata che si avvicina all’essenza dei vini tradizionali della regione. Ma i partecipante alla degustazione non l’hanno apprezzato. Da rivedere… Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione Vino Produttore 6 Barolo Riserva Bricco Boschis Vigna San Giuseppe 2001 Cavallotto Totale 1 1 4 5 1 3 1 2 4 1 2 5 1 3 2 3 1 1 2 2 2 47 3 Barolo Monprivato 2004 Giuseppe Mascarello 5 2 1 1 2 5 6 5 1 3 1 3 2 1 1 1 6 5 4 4 6 65 4 Barolo Rocche 2005 Brovia 3 4 2 2 4 4 2 6 6 6 3 2 5 4 4 4 2 2 1 1 1 68 1 Barolo Bricco Rocche 1995 Ceretto 2 3 3 4 5 2 4 1 2 2 5 4 4 6 3 2 4 3 5 3 4 71 2 Barolo Bric del Fiasc 1995 Paolo Scavino 6 5 5 3 3 1 3 3 3 4 4 1 3 2 5 5 3 4 3 6 3 75 5 Barolo Riserva Villero 2001 Vietti 4 6 6 6 6 6 5 4 5 5 6 6 6 5 6 6 5 6 6 5 5 115 Immagine tratta da: "Atlante Mondiale dei Vini" di Hugh Johnson e Jancis Robinson edizioni Mondadori BAROLO Castiglione Falletto Il Barolo Comune per Comune: Castiglione Falletto Bricco Boschis Monprivato Fiasco Villero Bricco Rocche Rocche di Castiglione Immagine tratta da: “Atlante delle Vigne di Langa” edizioni Slow Food